371
Rudolf Steiner Il Vangelo di Matteo www.liberliber.it Rudolf Steiner Il Vangelo di Matteo www.liberliber.it

Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Rudolf SteinerIl Vangelo di Matteo

www.liberliber.it

Rudolf SteinerIl Vangelo di Matteo

www.liberliber.it

Page 2: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Il Vangelo di MatteoAUTORE: Steiner, RudolfTRADUTTORE: De Renzis, EmmelinaCURATORE: NOTE:

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

TRATTO DA: Il Vangelo di Matteo / Rudolf Steiner ; traduzione di Emmelina De Renzis. - Lanciano : R. Carabba, editore, [1930]. - 287 p.; 20 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 14 dicembre 2017

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

2

Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Il Vangelo di MatteoAUTORE: Steiner, RudolfTRADUTTORE: De Renzis, EmmelinaCURATORE: NOTE:

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

TRATTO DA: Il Vangelo di Matteo / Rudolf Steiner ; traduzione di Emmelina De Renzis. - Lanciano : R. Carabba, editore, [1930]. - 287 p.; 20 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 14 dicembre 2017

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

2

Page 3: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

SOGGETTO:REL006100 RELIGIONE / Critica e Interpretazione Bi-blica / Nuovo Testamento

DIGITALIZZAZIONE:Enea Arosio, [email protected]

REVISIONE:Roberto Rogai, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Enea Arosio, [email protected] Righi, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

Informazioni sul "progetto Manuzio"Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa-zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo-glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio-ne e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono di-sponibili sul sito Internet:http://www.liberliber.it/

Aiuta anche tu il "progetto Manuzio"Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradi-mento, o se condividi le finalità del "progetto Ma-nuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni:http://www.liberliber.it/online/aiuta/

3

SOGGETTO:REL006100 RELIGIONE / Critica e Interpretazione Bi-blica / Nuovo Testamento

DIGITALIZZAZIONE:Enea Arosio, [email protected]

REVISIONE:Roberto Rogai, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Enea Arosio, [email protected] Righi, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

Informazioni sul "progetto Manuzio"Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa-zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo-glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio-ne e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono di-sponibili sul sito Internet:http://www.liberliber.it/

Aiuta anche tu il "progetto Manuzio"Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradi-mento, o se condividi le finalità del "progetto Ma-nuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni:http://www.liberliber.it/online/aiuta/

3

Page 4: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Indice generale

I......................................................................................................6II...................................................................................................36III.................................................................................................65IV.................................................................................................95V................................................................................................121VI...............................................................................................145VII..............................................................................................171VIII............................................................................................196IX...............................................................................................225X................................................................................................255XI...............................................................................................285XII..............................................................................................317

4

Indice generale

I......................................................................................................6II...................................................................................................36III.................................................................................................65IV.................................................................................................95V................................................................................................121VI...............................................................................................145VII..............................................................................................171VIII............................................................................................196IX...............................................................................................225X................................................................................................255XI...............................................................................................285XII..............................................................................................317

4

Page 5: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

RUDOLF STEINER

I VANGELIPARTE TERZA

IL VANGELO DI MATTEO

TRADUZIONE

DI

EMMELINA DE RENZIS

LANCIANOR. CARABBA

EDITORE

5

RUDOLF STEINER

I VANGELIPARTE TERZA

IL VANGELO DI MATTEO

TRADUZIONE

DI

EMMELINA DE RENZIS

LANCIANOR. CARABBA

EDITORE

5

Page 6: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

I

È questa la terza volta che mi si offre qui in Svizze-ra l’occasione di parlare di un determinato aspettodell’Avvenimento più grande della storia della Terra edell’Umanità. La prima volta fu, quando in Basileariuscì possibile parlare di questo evento dal punto divista che suggerisce il Vangelo di Giovanni; la secon-da volta quando fu possibile esporre quell’aspetto ca-ratteristico dell’evento, che trova la sua base nel Van-gelo di Luca; e questa volta, la terza, l’impulso per lamia esposizione dovrà partire dal Vangelo di Matteo.Già spesso ho indicato, che v’ha uno speciale signifi-cato nel fatto, che quell’evento ci resti conservato inquattro documenti, i quali, in certo qual modo, differi-scono apparentemente fra di loro. Ciò che dà motivoalle odierne opinioni materialistiche esteriori di svol-gere una critica negativa e distruttiva è appunto quel-lo, che alla nostra convinzione antroposofica appare dispeciale significato. Nessuno dovrebbe ardire di giudi-care un essere o un fatto qualsiasi considerandolo daun lato solo. Più volte mi son servito dell’esempio,che chi fotografa un albero da una sola parte non puòaffermare che questa fotografia sia la vera riproduzio-ne di ciò che l’albero manifesta nel suo aspetto este-

6

I

È questa la terza volta che mi si offre qui in Svizze-ra l’occasione di parlare di un determinato aspettodell’Avvenimento più grande della storia della Terra edell’Umanità. La prima volta fu, quando in Basileariuscì possibile parlare di questo evento dal punto divista che suggerisce il Vangelo di Giovanni; la secon-da volta quando fu possibile esporre quell’aspetto ca-ratteristico dell’evento, che trova la sua base nel Van-gelo di Luca; e questa volta, la terza, l’impulso per lamia esposizione dovrà partire dal Vangelo di Matteo.Già spesso ho indicato, che v’ha uno speciale signifi-cato nel fatto, che quell’evento ci resti conservato inquattro documenti, i quali, in certo qual modo, differi-scono apparentemente fra di loro. Ciò che dà motivoalle odierne opinioni materialistiche esteriori di svol-gere una critica negativa e distruttiva è appunto quel-lo, che alla nostra convinzione antroposofica appare dispeciale significato. Nessuno dovrebbe ardire di giudi-care un essere o un fatto qualsiasi considerandolo daun lato solo. Più volte mi son servito dell’esempio,che chi fotografa un albero da una sola parte non puòaffermare che questa fotografia sia la vera riproduzio-ne di ciò che l’albero manifesta nel suo aspetto este-

6

Page 7: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

riore; quando invece l’albero venisse fotografato daquattro parti se anche se ne ottenessero quattro diverseimmagini poco somiglianti fra di loro, sarebbe tuttaviapossibile di ottenere dalla visione complessiva di que-ste quattro immagini, la figura completa dell’albero. Ese questo risulta così evidente per un caso qualunque,come sarebbe mai possibile credere che un evento,che contiene in sè la massima pienezza del divenire, lamassima pienezza, per noi uomini, di ciò che v’ha diessenziale nell’esistenza, venga compreso, se lo siconsidera da un solo lato? Non sono dunque contrad-dizioni quelle che si affacciano a noi nei quattro Van-geli. Si tratta qui piuttosto del fatto, che i singoli espo-sitori erano coscienti, che ognuno di essi era capace didescrivere questo possente avvenimento da un soloaspetto, e che l’umanità può riuscire, per mezzo dellavisione complessiva di queste diverse descrizioni, adacquistarsi gradatamente un quadro dell’insieme. Noipure dunque dobbiamo essere pazienti e cercare di av-vicinarci a poco a poco a questo massimo evento deldivenire della Terra per mezzo di queste quattro ver-sioni; sviluppando anche ciò che possiamo sapere conl’aiuto di questi documenti, ai quali viene dato ilnome di Nuovo Testamento.

Da quanto altre volte è stato detto potete già com-prendere come si possano precisare i quattro diversipunti di partenza, o punti di vista dei Vangeli. Anzitut-to però, prima di caratterizzare sia pure in modo este-riore, questi quattro punti di vista, vorrei farvi osser-

7

riore; quando invece l’albero venisse fotografato daquattro parti se anche se ne ottenessero quattro diverseimmagini poco somiglianti fra di loro, sarebbe tuttaviapossibile di ottenere dalla visione complessiva di que-ste quattro immagini, la figura completa dell’albero. Ese questo risulta così evidente per un caso qualunque,come sarebbe mai possibile credere che un evento,che contiene in sè la massima pienezza del divenire, lamassima pienezza, per noi uomini, di ciò che v’ha diessenziale nell’esistenza, venga compreso, se lo siconsidera da un solo lato? Non sono dunque contrad-dizioni quelle che si affacciano a noi nei quattro Van-geli. Si tratta qui piuttosto del fatto, che i singoli espo-sitori erano coscienti, che ognuno di essi era capace didescrivere questo possente avvenimento da un soloaspetto, e che l’umanità può riuscire, per mezzo dellavisione complessiva di queste diverse descrizioni, adacquistarsi gradatamente un quadro dell’insieme. Noipure dunque dobbiamo essere pazienti e cercare di av-vicinarci a poco a poco a questo massimo evento deldivenire della Terra per mezzo di queste quattro ver-sioni; sviluppando anche ciò che possiamo sapere conl’aiuto di questi documenti, ai quali viene dato ilnome di Nuovo Testamento.

Da quanto altre volte è stato detto potete già com-prendere come si possano precisare i quattro diversipunti di partenza, o punti di vista dei Vangeli. Anzitut-to però, prima di caratterizzare sia pure in modo este-riore, questi quattro punti di vista, vorrei farvi osser-

7

Page 8: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

vare, che non intendo principiare questo ciclo di con-ferenze come si usa oggidì iniziare la descrizione deiVangeli, o di un singolo Vangelo. – Generalmente sicomincia col voler descrivere la loro genesi storica. Ciconverrà meglio di esporre, quando saremo giunti allafine del nostro ciclo, ciò che vi è da dire sulla storiadella genesi del Vangelo, per esempio, di Matteo. Per-chè è naturale, e con l’esempio di altre scienze si po-trebbe anche dimostrare, che la storia di una qualsiasicosa si può capire soltanto quando si sia compresa lacosa stessa. Nessuno, per esempio, potrà avvicinarsicon profitto a una storia dell’aritmetica, se non saniente di aritmetica. Di solito la descrizione storicaviene collocata alla fine, e dove ciò non è, la distribu-zione si trova in contraddizione con le esigenze natu-rali della conoscenza umana. Favoriremo dunque que-ste esigenze naturali della conoscenza umana e cer-cheremo di vagliare il contenuto del Vangelo che vo-gliamo esaminare, e di approfondirci poi alquanto nel-la descrizione del divenire storico di quel Vangelo.

Se facciamo che i Vangeli operino su di noi«dall’esteriore», ci è già possibile sentire una certaqual differenza nel modo come essi espongono e par-lano. Se lasciate particolarmente agire su di voi quan-to è stato detto nelle mie conferenze sul Vangelo diGiovanni e sul Vangelo di Luca, allora sperimenteretein modo ancora più preciso il sentimento corrispon-dente proprio a questi due Vangeli. Se si approfondi-sce il Vangelo di Giovanni conviene dire, che ovunque

8

vare, che non intendo principiare questo ciclo di con-ferenze come si usa oggidì iniziare la descrizione deiVangeli, o di un singolo Vangelo. – Generalmente sicomincia col voler descrivere la loro genesi storica. Ciconverrà meglio di esporre, quando saremo giunti allafine del nostro ciclo, ciò che vi è da dire sulla storiadella genesi del Vangelo, per esempio, di Matteo. Per-chè è naturale, e con l’esempio di altre scienze si po-trebbe anche dimostrare, che la storia di una qualsiasicosa si può capire soltanto quando si sia compresa lacosa stessa. Nessuno, per esempio, potrà avvicinarsicon profitto a una storia dell’aritmetica, se non saniente di aritmetica. Di solito la descrizione storicaviene collocata alla fine, e dove ciò non è, la distribu-zione si trova in contraddizione con le esigenze natu-rali della conoscenza umana. Favoriremo dunque que-ste esigenze naturali della conoscenza umana e cer-cheremo di vagliare il contenuto del Vangelo che vo-gliamo esaminare, e di approfondirci poi alquanto nel-la descrizione del divenire storico di quel Vangelo.

Se facciamo che i Vangeli operino su di noi«dall’esteriore», ci è già possibile sentire una certaqual differenza nel modo come essi espongono e par-lano. Se lasciate particolarmente agire su di voi quan-to è stato detto nelle mie conferenze sul Vangelo diGiovanni e sul Vangelo di Luca, allora sperimenteretein modo ancora più preciso il sentimento corrispon-dente proprio a questi due Vangeli. Se si approfondi-sce il Vangelo di Giovanni conviene dire, che ovunque

8

Page 9: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

si tenti di penetrare in quelle poderose comunicazioni,si rimane avvinti da un senso di grandezza spiritualeverso la quale inalziamo riverenti lo sguardo; e che sipuò vedere nel Vangelo di Giovanni come esso ci sve-li la vetta suprema cui la saggezza umana può elevarelo sguardo, la vetta suprema che potrà gradatamentediventare accessibile alla conoscenza umana. L’uomo,per così dire, sta in basso e guarda in alto verso unavetta dell’esistenza del mondo e dice a sè stesso: «Perquanto piccolo tu possa essere come uomo, il Vangelodi Giovanni ti permette d’intuire, che nella tua animas’immerge qualcosa che ti è affine e che si impadroni-sce di te come un senso dell’infinito». Così, quandoparliamo del Vangelo di Giovanni, è principalmente lagrandezza spirituale degli esseri cosmici, la quale è af-fine all’uomo, che penetra nella nostra anima. Ricor-diamoci ora, (poichè molti, che sono oggi presenti,hanno assistito alle conferenze sul Vangelo di Luca),del sentimento che ci invadeva durante l’esposizionedi quel Vangelo. Tutto ciò in cui questa descrizionedel Vangelo di Luca doveva allora penetrare era diver-so. Se nel Vangelo di Giovanni è principalmente lagrandezza spirituale, verso la quale alziamo riverentilo sguardo, e che come un soffio magico penetranell’anima nostra, quando ci abbandoniamo alle co-municazioni di quel Vangelo – nel Vangelo di Luca,invece, è l’intimità, è l’anima stessa che ci muove in-contro; è, vorrei dire, l’intensità di tutto ciò di cui leforze dell’amore sono capaci nel mondo, di ciò che le

9

si tenti di penetrare in quelle poderose comunicazioni,si rimane avvinti da un senso di grandezza spiritualeverso la quale inalziamo riverenti lo sguardo; e che sipuò vedere nel Vangelo di Giovanni come esso ci sve-li la vetta suprema cui la saggezza umana può elevarelo sguardo, la vetta suprema che potrà gradatamentediventare accessibile alla conoscenza umana. L’uomo,per così dire, sta in basso e guarda in alto verso unavetta dell’esistenza del mondo e dice a sè stesso: «Perquanto piccolo tu possa essere come uomo, il Vangelodi Giovanni ti permette d’intuire, che nella tua animas’immerge qualcosa che ti è affine e che si impadroni-sce di te come un senso dell’infinito». Così, quandoparliamo del Vangelo di Giovanni, è principalmente lagrandezza spirituale degli esseri cosmici, la quale è af-fine all’uomo, che penetra nella nostra anima. Ricor-diamoci ora, (poichè molti, che sono oggi presenti,hanno assistito alle conferenze sul Vangelo di Luca),del sentimento che ci invadeva durante l’esposizionedi quel Vangelo. Tutto ciò in cui questa descrizionedel Vangelo di Luca doveva allora penetrare era diver-so. Se nel Vangelo di Giovanni è principalmente lagrandezza spirituale, verso la quale alziamo riverentilo sguardo, e che come un soffio magico penetranell’anima nostra, quando ci abbandoniamo alle co-municazioni di quel Vangelo – nel Vangelo di Luca,invece, è l’intimità, è l’anima stessa che ci muove in-contro; è, vorrei dire, l’intensità di tutto ciò di cui leforze dell’amore sono capaci nel mondo, di ciò che le

9

Page 10: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

forze del sacrificio compiono nel mondo, quando diesse possiamo diventare partecipi. Se il Vangelo diGiovanni ci mostra l’Entità del Cristo Gesù nella suagrandezza spirituale, il Vangelo di Luca, invece, ci pa-lesa questa Entità nella sua infinita capacità di sacrifi-cio, e ci fa intuire ciò che è avvenuto per virtù di talesacrificio di amore, che come una forza pari ad altreforze pulsa e vibra attraverso il mondo, nell’insiemedell’evoluzione del mondo e dell’umanità. È dunqueprincipalmente l’elemento del sentimento, quello incui vibriamo e viviamo quando facciamo agire su dinoi il Vangelo di Luca, ed è l’elemento della cono-scenza, che ci parla delle ultime cause e degli ultimifini di questa conoscenza, ciò che si presenta a noi nelVangelo di Giovanni. Il Vangelo di Giovanni parla so-prattutto alla nostra conoscenza, il Vangelo di Luca alnostro cuore; e questo lo si può sentire nei Vangelistessi; ma vi era in noi anche il desiderio di ispirarci,in certo qual modo, a questa disposizione fondamenta-le nelle spiegazioni, che come descrizione scientifico-spirituale diamo di questi due documenti. Chi nel Van-gelo di Giovanni o nel Vangelo di Luca non ha volutoudire che parole, non ha veramente udito tutto. Ilmodo e la maniera di parlare è stata radicalmente di-versa nei due cicli di conferenze. E tutto deve di belnuovo essere differente quando ci avviciniamo al Van-gelo di Matteo.

Nel Vangelo di Luca, tutto ciò a cui diamo il nomedi amore umano, quale esso era una volta nell’evolu-

10

forze del sacrificio compiono nel mondo, quando diesse possiamo diventare partecipi. Se il Vangelo diGiovanni ci mostra l’Entità del Cristo Gesù nella suagrandezza spirituale, il Vangelo di Luca, invece, ci pa-lesa questa Entità nella sua infinita capacità di sacrifi-cio, e ci fa intuire ciò che è avvenuto per virtù di talesacrificio di amore, che come una forza pari ad altreforze pulsa e vibra attraverso il mondo, nell’insiemedell’evoluzione del mondo e dell’umanità. È dunqueprincipalmente l’elemento del sentimento, quello incui vibriamo e viviamo quando facciamo agire su dinoi il Vangelo di Luca, ed è l’elemento della cono-scenza, che ci parla delle ultime cause e degli ultimifini di questa conoscenza, ciò che si presenta a noi nelVangelo di Giovanni. Il Vangelo di Giovanni parla so-prattutto alla nostra conoscenza, il Vangelo di Luca alnostro cuore; e questo lo si può sentire nei Vangelistessi; ma vi era in noi anche il desiderio di ispirarci,in certo qual modo, a questa disposizione fondamenta-le nelle spiegazioni, che come descrizione scientifico-spirituale diamo di questi due documenti. Chi nel Van-gelo di Giovanni o nel Vangelo di Luca non ha volutoudire che parole, non ha veramente udito tutto. Ilmodo e la maniera di parlare è stata radicalmente di-versa nei due cicli di conferenze. E tutto deve di belnuovo essere differente quando ci avviciniamo al Van-gelo di Matteo.

Nel Vangelo di Luca, tutto ciò a cui diamo il nomedi amore umano, quale esso era una volta nell’evolu-

10

Page 11: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

zione dell’umanità, lo abbiamo veduto scorrerenell’Essere che è vissuto come Cristo Gesù al princi-pio dell’èra nostra volgare. Se facciamo che il Vange-lo di Matteo agisca su di noi soltanto esteriormente,dobbiamo dire, che è anzitutto un documento vera-mente più plurilaterale degli altri due, – anzi, sotto uncerto riguardo, perfino più plurilaterale di tutti e tre glialtri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelodi Marco vedremo che anche questo, in certo qualmodo, è unilaterale. Se il Vangelo di Giovanni ci pale-sa la grandezza della saggezza del Cristo Gesù, se ilVangelo di Luca ce ne dimostra la forza di amore, ènella descrizione del Vangelo di Marco che ci si affac-cia, al di sopra di tutto, ciò che come forza, come po-tenze creatrici – si potrebbe dire – come splendore delmondo attraversa gli spazii dell’universo. Ma nel Van-gelo di Marco, nell’esplicarsi dell’intensità della forzadell’universo, vi è qualcosa che ci soggioga. Quandoveramente arriviamo a comprendere il Vangelo diMarco è come se la forza del mondo ci venisse rumo-reggiando incontro da ogni parte dello spazio. Cosìciò che si presenta a noi nel Vangelo di Luca è qualco-sa che ci penetra con intimo calore nell’anima, – ciòche ci invade nel Vangelo di Giovanni è qualcosa checi dà speranza per l’anima; ma quando facciamo agiresu di noi il Vangelo di Marco c’invade come un terro-re della potenza e dello splendore delle forze dell’uni-verso, dinanzi alle quali potremmo quasi venir meno.Il Vangelo di Matteo è diverso. I tre elementi, e cioè

11

zione dell’umanità, lo abbiamo veduto scorrerenell’Essere che è vissuto come Cristo Gesù al princi-pio dell’èra nostra volgare. Se facciamo che il Vange-lo di Matteo agisca su di noi soltanto esteriormente,dobbiamo dire, che è anzitutto un documento vera-mente più plurilaterale degli altri due, – anzi, sotto uncerto riguardo, perfino più plurilaterale di tutti e tre glialtri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelodi Marco vedremo che anche questo, in certo qualmodo, è unilaterale. Se il Vangelo di Giovanni ci pale-sa la grandezza della saggezza del Cristo Gesù, se ilVangelo di Luca ce ne dimostra la forza di amore, ènella descrizione del Vangelo di Marco che ci si affac-cia, al di sopra di tutto, ciò che come forza, come po-tenze creatrici – si potrebbe dire – come splendore delmondo attraversa gli spazii dell’universo. Ma nel Van-gelo di Marco, nell’esplicarsi dell’intensità della forzadell’universo, vi è qualcosa che ci soggioga. Quandoveramente arriviamo a comprendere il Vangelo diMarco è come se la forza del mondo ci venisse rumo-reggiando incontro da ogni parte dello spazio. Cosìciò che si presenta a noi nel Vangelo di Luca è qualco-sa che ci penetra con intimo calore nell’anima, – ciòche ci invade nel Vangelo di Giovanni è qualcosa checi dà speranza per l’anima; ma quando facciamo agiresu di noi il Vangelo di Marco c’invade come un terro-re della potenza e dello splendore delle forze dell’uni-verso, dinanzi alle quali potremmo quasi venir meno.Il Vangelo di Matteo è diverso. I tre elementi, e cioè

11

Page 12: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

l’elemento cognitivo largo di speranza e di promesse,l’elemento caldo di sentimento e di amore, e anche lamaestosa grandezza dell’universo, si ritrovano tutti, –si potrebbe dire – nel Vangelo di Matteo. Ma essi sitrovano, in certo qual modo, talmente attenuati, chenella loro attenuazione ci appaiono molto più umana-mente affini, che non negli altri tre Vangeli. Di frontealla conoscenza, alla grandezza dell’amore e dellosplendore, quando facciamo agire su di noi gli altri treVangeli, ci sentiamo quasi mancare. Tutto ciò sta con-tenuto nel Vangelo di Matteo – ma vi è contenuto inmodo, che siamo in grado di sopportarlo; ci è tuttoumanamente più affine, di guisa che ci possiamo col-locare non al di sotto, ma in un dato senso, allato diesso. Dal Vangelo di Matteo non restiamo mai annien-tati, sebbene esso contenga pure qualcosa di ciò chenegli altri tre Vangeli può esercitare tale azione. IlVangelo di Matteo perciò, di questi quattro documenti,è il più generalmente umano. Esso è il Vangelo chepiù ci rappresenta Gesù Cristo come uomo, in modoche quando lasciamo agire su di noi il Cristo Gesù diMatteo, in tutte le sue membra, in tutti i suoi atti, eglista umanamente vicino a noi. Il Vangelo di Matteo,sotto un certo riguardo, è come un commento per glialtri tre Vangeli. Ciò che negli altri tre è a volte troppogrande perchè lo si possa abbracciare con lo sguardo,ci risulta chiaro, in proporzioni ridotte, per mezzo delVangelo di Matteo. E se comprendiamo questo, unaluce significativa si riverserà per noi sugli altri tre

12

l’elemento cognitivo largo di speranza e di promesse,l’elemento caldo di sentimento e di amore, e anche lamaestosa grandezza dell’universo, si ritrovano tutti, –si potrebbe dire – nel Vangelo di Matteo. Ma essi sitrovano, in certo qual modo, talmente attenuati, chenella loro attenuazione ci appaiono molto più umana-mente affini, che non negli altri tre Vangeli. Di frontealla conoscenza, alla grandezza dell’amore e dellosplendore, quando facciamo agire su di noi gli altri treVangeli, ci sentiamo quasi mancare. Tutto ciò sta con-tenuto nel Vangelo di Matteo – ma vi è contenuto inmodo, che siamo in grado di sopportarlo; ci è tuttoumanamente più affine, di guisa che ci possiamo col-locare non al di sotto, ma in un dato senso, allato diesso. Dal Vangelo di Matteo non restiamo mai annien-tati, sebbene esso contenga pure qualcosa di ciò chenegli altri tre Vangeli può esercitare tale azione. IlVangelo di Matteo perciò, di questi quattro documenti,è il più generalmente umano. Esso è il Vangelo chepiù ci rappresenta Gesù Cristo come uomo, in modoche quando lasciamo agire su di noi il Cristo Gesù diMatteo, in tutte le sue membra, in tutti i suoi atti, eglista umanamente vicino a noi. Il Vangelo di Matteo,sotto un certo riguardo, è come un commento per glialtri tre Vangeli. Ciò che negli altri tre è a volte troppogrande perchè lo si possa abbracciare con lo sguardo,ci risulta chiaro, in proporzioni ridotte, per mezzo delVangelo di Matteo. E se comprendiamo questo, unaluce significativa si riverserà per noi sugli altri tre

12

Page 13: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Vangeli. Dai singoli particolari tutto questo riesce fa-cile a comprendere.

Consideriamo ora quello, che vogliamo esaminare,puramente dall’aspetto dello stile. Perchè il Vangelodi Luca ci possa descrivere come la suprema capacitàdi amore e di sacrificio di questo Essere, che chiamia-mo il Cristo Gesù, sia affluita nell’umanità e nel mon-do, fece d’uopo ricorrere a una corrente di umanità,che discende dai tempi primordiali del divenire terre-stre; e Luca stesso ci descrive questa corrente fin su aiprimordii dell’umanità. – Perchè ci venga dimostratodove l’uomo può arrivare con la sua conoscenza e lasua saggezza e da dove trae principio verso la mètaalla quale questa conoscenza può giungere, il Vangelodi Giovanni ci mostra subito, fin dall’inizio, come ladescrizione del Cristo Gesù poggi sul Logos Creatorestesso. Esso ci indica subito la spiritualità massima acui la nostra conoscenza può arrivare. Veniamo subitocondotti al culmine, a cui la conoscenza possa aspira-re, a ciò che di più alto può vivere nel petto umano. Ilcaso è diverso nel Vangelo di Matteo. Questo comin-cia coll’indicarci le condizioni ereditarie dell’uomoGesù di Nazareth, quali sono venute, per così dire, apartire da un momento storico. Esso ci mostra le con-dizioni ereditarie entro un singolo popolo; come, incerto qual modo, tutte le qualità che si trovano riunitein Gesù di Nazareth, si sieno andate accumulando pervia di eredità da Abraham in poi; come, per così dire,un popolo – attraverso tre volte quattordici generazio-

13

Vangeli. Dai singoli particolari tutto questo riesce fa-cile a comprendere.

Consideriamo ora quello, che vogliamo esaminare,puramente dall’aspetto dello stile. Perchè il Vangelodi Luca ci possa descrivere come la suprema capacitàdi amore e di sacrificio di questo Essere, che chiamia-mo il Cristo Gesù, sia affluita nell’umanità e nel mon-do, fece d’uopo ricorrere a una corrente di umanità,che discende dai tempi primordiali del divenire terre-stre; e Luca stesso ci descrive questa corrente fin su aiprimordii dell’umanità. – Perchè ci venga dimostratodove l’uomo può arrivare con la sua conoscenza e lasua saggezza e da dove trae principio verso la mètaalla quale questa conoscenza può giungere, il Vangelodi Giovanni ci mostra subito, fin dall’inizio, come ladescrizione del Cristo Gesù poggi sul Logos Creatorestesso. Esso ci indica subito la spiritualità massima acui la nostra conoscenza può arrivare. Veniamo subitocondotti al culmine, a cui la conoscenza possa aspira-re, a ciò che di più alto può vivere nel petto umano. Ilcaso è diverso nel Vangelo di Matteo. Questo comin-cia coll’indicarci le condizioni ereditarie dell’uomoGesù di Nazareth, quali sono venute, per così dire, apartire da un momento storico. Esso ci mostra le con-dizioni ereditarie entro un singolo popolo; come, incerto qual modo, tutte le qualità che si trovano riunitein Gesù di Nazareth, si sieno andate accumulando pervia di eredità da Abraham in poi; come, per così dire,un popolo – attraverso tre volte quattordici generazio-

13

Page 14: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ni – abbia fatto scorrere quanto di meglio aveva nelsangue, per rappresentare in modo più perfetto, in unaIndividualità umana, forze umane elevatissime. IlVangelo di Giovanni ci conduce nell’Infinità del Lo-gos; il Vangelo di Luca risale nell’immensità dell’evo-luzione dell’umanità fino al suo inizio; il quadro d’unpopolo, che dal capostipite Abraham, ha trasmesso pervia di eredità le sue capacità per tre volte quattordicigenerazioni, ecco come il Vangelo di Matteo ci rap-presenta l’uomo Gesù di Nazareth.

Qui si può soltanto accennare, che a colui, il qualevuol veramente comprendere il Vangelo di Marco, oc-corre, sotto un certo riguardo, conoscere le forze co-smologiche, che scorrono attraverso tutto il diveniredel nostro mondo. Perchè il Cristo Gesù vien descrittonel Vangelo di Marco in modo, che ci vien mostrato,come dal Cosmo sia stato dato in una attività umanaun estratto, un’essenza di ciò, che di solito vive comeforze cosmiche nell’immensità degli spazii mondiali;ci viene mostrato come le azioni di Cristo Gesù siano,per così dire, estratti di attività cosmiche. L’uomo-Dio, il Cristo Gesù, come Egli sta sulla Terra, qualeun estratto, per così dire, dell’attività solare con tuttele sue immensità, questo è ciò che il Vangelo di Marcoci vuol descrivere. Marco descrive dunque comel’attività stellare operi attraverso forme umane. – IlVangelo di Matteo prende pure, in certo qual modo,l’attività stellare come punto di partenza. Nella descri-zione della nascita di Gesù di Nazareth, questo Vange-

14

ni – abbia fatto scorrere quanto di meglio aveva nelsangue, per rappresentare in modo più perfetto, in unaIndividualità umana, forze umane elevatissime. IlVangelo di Giovanni ci conduce nell’Infinità del Lo-gos; il Vangelo di Luca risale nell’immensità dell’evo-luzione dell’umanità fino al suo inizio; il quadro d’unpopolo, che dal capostipite Abraham, ha trasmesso pervia di eredità le sue capacità per tre volte quattordicigenerazioni, ecco come il Vangelo di Matteo ci rap-presenta l’uomo Gesù di Nazareth.

Qui si può soltanto accennare, che a colui, il qualevuol veramente comprendere il Vangelo di Marco, oc-corre, sotto un certo riguardo, conoscere le forze co-smologiche, che scorrono attraverso tutto il diveniredel nostro mondo. Perchè il Cristo Gesù vien descrittonel Vangelo di Marco in modo, che ci vien mostrato,come dal Cosmo sia stato dato in una attività umanaun estratto, un’essenza di ciò, che di solito vive comeforze cosmiche nell’immensità degli spazii mondiali;ci viene mostrato come le azioni di Cristo Gesù siano,per così dire, estratti di attività cosmiche. L’uomo-Dio, il Cristo Gesù, come Egli sta sulla Terra, qualeun estratto, per così dire, dell’attività solare con tuttele sue immensità, questo è ciò che il Vangelo di Marcoci vuol descrivere. Marco descrive dunque comel’attività stellare operi attraverso forme umane. – IlVangelo di Matteo prende pure, in certo qual modo,l’attività stellare come punto di partenza. Nella descri-zione della nascita di Gesù di Nazareth, questo Vange-

14

Page 15: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

lo ci conduce a un punto, che, indicandoci la stella cheguida i tre Magi al luogo di nascita di Gesù, ci fa con-siderare il grande evento cosmico in modo che fatticosmici si trovano in un determinato rapporto con ildivenire dell’umanità. Ma il Vangelo di Matteo non cidescrive un’azione cosmica, come ce la descrive ilVangelo di Marco; non richiede che si elevi il nostrosguardo a questa azione cosmica. Ci indica tre uomini,tre Magi, e l’azione che l’elemento cosmico esercitasu questi tre uomini; e noi possiamo rivolgerci a queitre uomini per sentire ciò che essi sentono. È versol’uomo, dunque, che esso ci indirizza, anche quandoci vogliamo inalzare a ciò che è cosmico; ci indica ilriflesso del cosmico nel cuore degli uomini. Lo sguar-do non viene condotto fuori nell’infinità dei mondi,ma ci viene indicata l’azione dell’elemento cosmiconei cuori umani.

Vi prego di accogliere questi accenni soltanto neiriguardi dello stile. Perchè il carattere fondamentaledei Vangeli è appunto quello di descrivere da aspettidiversi; è la maniera e il modo come descrivono checaratterizza ciò, che essi ci vogliono dire sul massimoevento dell’evoluzione dell’umanità e della Terra.

È di massima importanza il fatto, che nel principiodel Vangelo di Matteo ci viene indicata la parentelapiù prossima per consanguineità di Gesù di Nazareth.Cosi vien risposto, in certo modo, al quesito:

«Come è stata creata questa personalità fisica diGesù di Nazareth? Come si sono andate accumulando

15

lo ci conduce a un punto, che, indicandoci la stella cheguida i tre Magi al luogo di nascita di Gesù, ci fa con-siderare il grande evento cosmico in modo che fatticosmici si trovano in un determinato rapporto con ildivenire dell’umanità. Ma il Vangelo di Matteo non cidescrive un’azione cosmica, come ce la descrive ilVangelo di Marco; non richiede che si elevi il nostrosguardo a questa azione cosmica. Ci indica tre uomini,tre Magi, e l’azione che l’elemento cosmico esercitasu questi tre uomini; e noi possiamo rivolgerci a queitre uomini per sentire ciò che essi sentono. È versol’uomo, dunque, che esso ci indirizza, anche quandoci vogliamo inalzare a ciò che è cosmico; ci indica ilriflesso del cosmico nel cuore degli uomini. Lo sguar-do non viene condotto fuori nell’infinità dei mondi,ma ci viene indicata l’azione dell’elemento cosmiconei cuori umani.

Vi prego di accogliere questi accenni soltanto neiriguardi dello stile. Perchè il carattere fondamentaledei Vangeli è appunto quello di descrivere da aspettidiversi; è la maniera e il modo come descrivono checaratterizza ciò, che essi ci vogliono dire sul massimoevento dell’evoluzione dell’umanità e della Terra.

È di massima importanza il fatto, che nel principiodel Vangelo di Matteo ci viene indicata la parentelapiù prossima per consanguineità di Gesù di Nazareth.Cosi vien risposto, in certo modo, al quesito:

«Come è stata creata questa personalità fisica diGesù di Nazareth? Come si sono andate accumulando

15

Page 16: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tutte le qualità di un popolo, fin dal capostipite Abra-ham, in quella unica Personalità, perchè in essa potes-se manifestarsi quell’Entità, che noi chiamiamol’Entità-Cristo?» A questa domanda ci vien risposto:perchè l’Entità-Cristo si potesse incarnare in un corpofisico, occorreva che questo corpo fisico avesse dellefacoltà, che poteva avere soltanto, se, sommate tutte lequalità del sangue di quel popolo che discendeva daAbraham, questa somma veniva ad essere riassunta inquella speciale Personalità: Gesù di Nazareth. Si devedunque dimostrare, che questo sangue in Gesù di Na-zareth riconduce veramente per via di generazioni finoal capostipite del popolo ebraico. Perciò l’essere diquesto popolo, ciò che questo popolo è, soprattuttoper la storia del mondo, per l’evoluzione dell’umanitàe della Terra – si trova specialmente concentrato nellaPersonalità fisica di Gesù di Nazareth. Che cosa oc-corre dunque anzitutto conoscere, se si vuol coglierel’intenzione del narratore del Vangelo di Matteo,nell’introduzione di quel Vangelo? Occorre conoscerel’essenza del popolo ebraico! Occorre poter risponde-re alla domanda: Quale poteva essere il contributo cheil popolo ebraico, appunto per la sua peculiarità, ave-va da dare all’umanità?

La nostra storia esteriore, le descrizioni storicheesteriori materialistiche tengono poco conto di ciò cheè stato qui esposto. Nella storia esteriore si descrivonoi fatti esteriori. Ed essa effettivamente, poichè descri-ve in modo astratto, considera un popolo quanto

16

tutte le qualità di un popolo, fin dal capostipite Abra-ham, in quella unica Personalità, perchè in essa potes-se manifestarsi quell’Entità, che noi chiamiamol’Entità-Cristo?» A questa domanda ci vien risposto:perchè l’Entità-Cristo si potesse incarnare in un corpofisico, occorreva che questo corpo fisico avesse dellefacoltà, che poteva avere soltanto, se, sommate tutte lequalità del sangue di quel popolo che discendeva daAbraham, questa somma veniva ad essere riassunta inquella speciale Personalità: Gesù di Nazareth. Si devedunque dimostrare, che questo sangue in Gesù di Na-zareth riconduce veramente per via di generazioni finoal capostipite del popolo ebraico. Perciò l’essere diquesto popolo, ciò che questo popolo è, soprattuttoper la storia del mondo, per l’evoluzione dell’umanitàe della Terra – si trova specialmente concentrato nellaPersonalità fisica di Gesù di Nazareth. Che cosa oc-corre dunque anzitutto conoscere, se si vuol coglierel’intenzione del narratore del Vangelo di Matteo,nell’introduzione di quel Vangelo? Occorre conoscerel’essenza del popolo ebraico! Occorre poter risponde-re alla domanda: Quale poteva essere il contributo cheil popolo ebraico, appunto per la sua peculiarità, ave-va da dare all’umanità?

La nostra storia esteriore, le descrizioni storicheesteriori materialistiche tengono poco conto di ciò cheè stato qui esposto. Nella storia esteriore si descrivonoi fatti esteriori. Ed essa effettivamente, poichè descri-ve in modo astratto, considera un popolo quanto

16

Page 17: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

l’altro. In questo modo però il fatto che è fondamenta-le per colui che vuol comprendere l’evoluzionedell’umanità, passa in seconda linea; e cioè, il fatto,che nell’evoluzione dell’umanità nessun popolo ha ilmedesimo compito dell’altro, che ogni popolo ha lapropria speciale missione e i proprii speciali compiti.Ogni popolo deve contribuire la sua parte al tesoro co-mune, che l’evoluzione dell’umanità deve apportarealla Terra; e ognuna di queste parti è diversa, è unaparte assolutamente determinata. Ogni popolo ha lasua speciale missione. Orbene, ogni popolo, perfinonei dettagli delle condizioni fisiche, è costituito inmodo, da poter meglio contribuire la sua parteall’insieme dell’umanità. In altri termini: i corpi degliuomini che appartengono a uno stesso popolo mostra-no una formazione, tanto del corpo fisico, quanto diquello eterico e di quello astrale – e una connessionefra questi corpi – tale da permettere ai medesimi di di-ventare strumenti adatti per effettuare il contributo,che ogni popolo deve apportare all’insieme dell’uma-nità. – Quale era l’apporto dunque che il popolo ebrai-co doveva in special modo arrecare, e come si plasmòallora l’essenza di questa partecipazione del popoloebraico, nel corpo di Gesù di Nazareth?

Se si vuol comprendere la missione del popoloebraico occorre esaminare più profondamente l’evolu-zione generale dell’umanità. Sarà necessario qui di ca-ratterizzare con maggior precisione molto di ciò chetroverete appena accennato nella mia «Scienza Occul-

17

l’altro. In questo modo però il fatto che è fondamenta-le per colui che vuol comprendere l’evoluzionedell’umanità, passa in seconda linea; e cioè, il fatto,che nell’evoluzione dell’umanità nessun popolo ha ilmedesimo compito dell’altro, che ogni popolo ha lapropria speciale missione e i proprii speciali compiti.Ogni popolo deve contribuire la sua parte al tesoro co-mune, che l’evoluzione dell’umanità deve apportarealla Terra; e ognuna di queste parti è diversa, è unaparte assolutamente determinata. Ogni popolo ha lasua speciale missione. Orbene, ogni popolo, perfinonei dettagli delle condizioni fisiche, è costituito inmodo, da poter meglio contribuire la sua parteall’insieme dell’umanità. In altri termini: i corpi degliuomini che appartengono a uno stesso popolo mostra-no una formazione, tanto del corpo fisico, quanto diquello eterico e di quello astrale – e una connessionefra questi corpi – tale da permettere ai medesimi di di-ventare strumenti adatti per effettuare il contributo,che ogni popolo deve apportare all’insieme dell’uma-nità. – Quale era l’apporto dunque che il popolo ebrai-co doveva in special modo arrecare, e come si plasmòallora l’essenza di questa partecipazione del popoloebraico, nel corpo di Gesù di Nazareth?

Se si vuol comprendere la missione del popoloebraico occorre esaminare più profondamente l’evolu-zione generale dell’umanità. Sarà necessario qui di ca-ratterizzare con maggior precisione molto di ciò chetroverete appena accennato nella mia «Scienza Occul-

17

Page 18: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ta» e in altre conferenze. Comprenderemo meglio laparte presa anche dal popolo ebraico all’insiemedell’evoluzione dell’umanità, se almeno con alcunitratti caratteristici prenderemo per punto di partenzaquella grande catastrofe nell’evoluzione dell’umanitàa cui diamo il nome di catastrofe atlantea.

Quando la catastrofe atlantea a poco a poco si este-se sulle condizioni della Terra, gli uomini che dimora-vano allora sul vecchio continente atlanteo emigraro-no da Occidente a Oriente. In questa emigrazione sidistinguevano essenzialmente due correnti; una cor-rente che si diresse più verso settentrione, e un’altrache prese la via del sud. Abbiamo perciò una grandecorrente di umanità di popolazione atlantea, che, attra-versando l'Europa, passò in Asia; e se si osserva la re-gione che circonda il Mar Caspio, si ha a un dipressoil modo, come quest’emigrazione della popolazioneatlantea si è gradualmente sparsa. Un’altra correnteinvece attraversò l’Africa odierna, e in Asia si effettuòuna specie di confluenza di queste due correnti, in cer-to modo come due fiumi che s’incontrano e formanoun vortice. Ciò di cui ora dobbiamo principalmente in-teressarci, si è, di renderci chiaramente conto delmodo di vedere, della speciale psiche di questi popoli,o per lo meno delle principali masse di questi popoli,che passarono dall’antica Atlantide in Oriente. Effetti-vamente, nella prima epoca postatlantea, l’intiera di-sposizione dell’anima era diversa da quella che dopo èdivenuta, e specialmente da quella che è presentemen-

18

ta» e in altre conferenze. Comprenderemo meglio laparte presa anche dal popolo ebraico all’insiemedell’evoluzione dell’umanità, se almeno con alcunitratti caratteristici prenderemo per punto di partenzaquella grande catastrofe nell’evoluzione dell’umanitàa cui diamo il nome di catastrofe atlantea.

Quando la catastrofe atlantea a poco a poco si este-se sulle condizioni della Terra, gli uomini che dimora-vano allora sul vecchio continente atlanteo emigraro-no da Occidente a Oriente. In questa emigrazione sidistinguevano essenzialmente due correnti; una cor-rente che si diresse più verso settentrione, e un’altrache prese la via del sud. Abbiamo perciò una grandecorrente di umanità di popolazione atlantea, che, attra-versando l'Europa, passò in Asia; e se si osserva la re-gione che circonda il Mar Caspio, si ha a un dipressoil modo, come quest’emigrazione della popolazioneatlantea si è gradualmente sparsa. Un’altra correnteinvece attraversò l’Africa odierna, e in Asia si effettuòuna specie di confluenza di queste due correnti, in cer-to modo come due fiumi che s’incontrano e formanoun vortice. Ciò di cui ora dobbiamo principalmente in-teressarci, si è, di renderci chiaramente conto delmodo di vedere, della speciale psiche di questi popoli,o per lo meno delle principali masse di questi popoli,che passarono dall’antica Atlantide in Oriente. Effetti-vamente, nella prima epoca postatlantea, l’intiera di-sposizione dell’anima era diversa da quella che dopo èdivenuta, e specialmente da quella che è presentemen-

18

Page 19: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

te. Tutte queste masse di popoli possedevano una per-cezione chiaroveggente dell’ambiente circostante. Gliuomini, a quell’epoca, potevano ancora vedere, in cer-to modo, il mondo spirituale, e anche ciò che oggi vie-ne veduto fisicamente, lo vedevano in modo più spiri-tuale di noi. Vi era perciò allora una forma di vita e dipsiche più chiaroveggente. Specialmente importanteperò è notare, che questa chiaroveggenza della popo-lazione postatlantea originaria, era, sotto un determi-nato riguardo, a sua volta differente, per esempio, dal-la chiaroveggenza della popolazione atlantea stessa,nel vero fiore dell’epoca dell’evoluzione atlantea. Nelvero fiore dell’evoluzione atlantea, la capacità chiaro-veggente, di cui gli uomini erano indubbiamente dota-ti in alto grado, era tale, che essi guardavano in modopuro in un mondo spirituale – e anche durantequell’epoca guardavano nel mondo spirituale in guisa,che le manifestazioni del mondo spirituale esercitava-no nell’anima degli uomini degli impulsi verso ilBene. E si potrebbe dire perfino: che in questo fioredell’evoluzione atlantea, chi più era capace di guarda-re nel mondo spirituale acquistava maggiore impulsoverso il Bene; e chi meno vi poteva guardare acquista-va impulso minore verso il Bene. Le trasformazioniormai verificatesi sulla Terra erano indubbiamentetali, che già verso l’ultimo terzo dell’epoca atlantea,particolarmente però nell’epoca postatlantea, perl’appunto gli aspetti buoni dell’antica chiaroveggenzaerano andati sempre più scomparendo. Coloro soltanto

19

te. Tutte queste masse di popoli possedevano una per-cezione chiaroveggente dell’ambiente circostante. Gliuomini, a quell’epoca, potevano ancora vedere, in cer-to modo, il mondo spirituale, e anche ciò che oggi vie-ne veduto fisicamente, lo vedevano in modo più spiri-tuale di noi. Vi era perciò allora una forma di vita e dipsiche più chiaroveggente. Specialmente importanteperò è notare, che questa chiaroveggenza della popo-lazione postatlantea originaria, era, sotto un determi-nato riguardo, a sua volta differente, per esempio, dal-la chiaroveggenza della popolazione atlantea stessa,nel vero fiore dell’epoca dell’evoluzione atlantea. Nelvero fiore dell’evoluzione atlantea, la capacità chiaro-veggente, di cui gli uomini erano indubbiamente dota-ti in alto grado, era tale, che essi guardavano in modopuro in un mondo spirituale – e anche durantequell’epoca guardavano nel mondo spirituale in guisa,che le manifestazioni del mondo spirituale esercitava-no nell’anima degli uomini degli impulsi verso ilBene. E si potrebbe dire perfino: che in questo fioredell’evoluzione atlantea, chi più era capace di guarda-re nel mondo spirituale acquistava maggiore impulsoverso il Bene; e chi meno vi poteva guardare acquista-va impulso minore verso il Bene. Le trasformazioniormai verificatesi sulla Terra erano indubbiamentetali, che già verso l’ultimo terzo dell’epoca atlantea,particolarmente però nell’epoca postatlantea, perl’appunto gli aspetti buoni dell’antica chiaroveggenzaerano andati sempre più scomparendo. Coloro soltanto

19

Page 20: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che erano passati per un’educazione speciale nellescuole d’Iniziazione avevano conservato gli aspettibuoni della chiaroveggenza atlantea. All’incontro, ciòche per via naturale era rimasto della chiaroveggenzaatlantea, ha assunto nel corso del tempo sempre piùcarattere tale, che si può dire: ciò che gli uomini vede-vano in quel mondo conduceva con molta facilità allavisione delle potenze malvagie, seduttrici e corruttricidell’esistenza. Lo sguardo chiaroveggente dell’uomoa poco a poco non ebbe quasi più la forza di guardarele forze buone; ma invece l’umanità ancora poteva ve-dere ciò che era malvagio – ciò che poteva sedurre ecorrompere gli uomini. E in determinate regioni erasparsa fra la popolazione postatlantea una forma dichiaroveggenza tutt’altro che buona, che anzi, già persè stessa, era veramente una specie di tentazione.

Questo tramontare dell’antica chiaroveggenza eraormai accompagnato dallo sbocciare e da una gradua-le evoluzione di quella percezione sensoria, che rico-nosciamo come normale per l’umanità attuale. Lecose che gli uomini vedevano coi loro occhi nella pri-ma epoca postatlantea, e che l’uomo vede oggidì con isuoi occhi normali fisici, non esercitavano aquell’epoca influenze corruttrici, perchè non esisteva-no ancora le corrispondenti forze psichiche seduttrici.Quel mondo esteriore, che può diventare ora perl’uomo oggetto di tanto godimento, per quanto la vistadi esso possa oggidì esercitare su di lui la massima se-duzione, per l’uomo postatlanteo, invece, non costitui-

20

che erano passati per un’educazione speciale nellescuole d’Iniziazione avevano conservato gli aspettibuoni della chiaroveggenza atlantea. All’incontro, ciòche per via naturale era rimasto della chiaroveggenzaatlantea, ha assunto nel corso del tempo sempre piùcarattere tale, che si può dire: ciò che gli uomini vede-vano in quel mondo conduceva con molta facilità allavisione delle potenze malvagie, seduttrici e corruttricidell’esistenza. Lo sguardo chiaroveggente dell’uomoa poco a poco non ebbe quasi più la forza di guardarele forze buone; ma invece l’umanità ancora poteva ve-dere ciò che era malvagio – ciò che poteva sedurre ecorrompere gli uomini. E in determinate regioni erasparsa fra la popolazione postatlantea una forma dichiaroveggenza tutt’altro che buona, che anzi, già persè stessa, era veramente una specie di tentazione.

Questo tramontare dell’antica chiaroveggenza eraormai accompagnato dallo sbocciare e da una gradua-le evoluzione di quella percezione sensoria, che rico-nosciamo come normale per l’umanità attuale. Lecose che gli uomini vedevano coi loro occhi nella pri-ma epoca postatlantea, e che l’uomo vede oggidì con isuoi occhi normali fisici, non esercitavano aquell’epoca influenze corruttrici, perchè non esisteva-no ancora le corrispondenti forze psichiche seduttrici.Quel mondo esteriore, che può diventare ora perl’uomo oggetto di tanto godimento, per quanto la vistadi esso possa oggidì esercitare su di lui la massima se-duzione, per l’uomo postatlanteo, invece, non costitui-

20

Page 21: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

va una tentazione. Egli si sentiva invece tentato, quan-do sviluppava dei residui ereditari dell’antica chiaro-veggenza; non vedeva quasi più l’aspetto buono delmondo spirituale, ma l’elemento luciferico e arimani-co agiva su di lui con gran forza, in modo che egli ve-deva le forze e le potenze che potevano essere sedut-trici e ingannatrici. Per mezzo delle antiche sue forzeereditarie di chiaroveggenza, l’uomo dunque vedevale forze luciferiche e arimaniche. Occorreva perciòche le Guide e i Direttori dell’evoluzione dell’umani-tà, che dai Misteri ricevevano la loro saggezza per ladirezione dell’umanità, disponessero in modo che gliuomini, malgrado questa condizione di fatto, potesse-ro nondimeno arrivare sempre più al Bene e alla Veri-tà. – Ora, gli uomini, che dopo la catastrofe atlantea sierano estesi verso Oriente, si trovavano a gradi moltodiversi di evoluzione. Si può dire, che quanto più ci siinoltrava nell’Oriente, tanto più il grado di evoluzionedegli uomini era moralmente e spiritualmente elevato.In un determinato senso, ciò che per via della perce-zione esteriore si andava formando come un nuovomondo, agiva con sempre maggior chiarezza; esercita-va la sua azione sempre più in modo, da far agire sugliuomini la grandezza e lo splendore del mondo sensibi-le esteriore. E così succedeva, quanto più ci s’inoltra-va nell’Oriente. Avevano forti disposizioni in questosenso specialmente quegli uomini, i quali vivevano,per esempio, nelle contrade al settentrione dell’Indiaodierna, fin sul Mar Caspio, fino all’Oxus e l’Jaxartes.

21

va una tentazione. Egli si sentiva invece tentato, quan-do sviluppava dei residui ereditari dell’antica chiaro-veggenza; non vedeva quasi più l’aspetto buono delmondo spirituale, ma l’elemento luciferico e arimani-co agiva su di lui con gran forza, in modo che egli ve-deva le forze e le potenze che potevano essere sedut-trici e ingannatrici. Per mezzo delle antiche sue forzeereditarie di chiaroveggenza, l’uomo dunque vedevale forze luciferiche e arimaniche. Occorreva perciòche le Guide e i Direttori dell’evoluzione dell’umani-tà, che dai Misteri ricevevano la loro saggezza per ladirezione dell’umanità, disponessero in modo che gliuomini, malgrado questa condizione di fatto, potesse-ro nondimeno arrivare sempre più al Bene e alla Veri-tà. – Ora, gli uomini, che dopo la catastrofe atlantea sierano estesi verso Oriente, si trovavano a gradi moltodiversi di evoluzione. Si può dire, che quanto più ci siinoltrava nell’Oriente, tanto più il grado di evoluzionedegli uomini era moralmente e spiritualmente elevato.In un determinato senso, ciò che per via della perce-zione esteriore si andava formando come un nuovomondo, agiva con sempre maggior chiarezza; esercita-va la sua azione sempre più in modo, da far agire sugliuomini la grandezza e lo splendore del mondo sensibi-le esteriore. E così succedeva, quanto più ci s’inoltra-va nell’Oriente. Avevano forti disposizioni in questosenso specialmente quegli uomini, i quali vivevano,per esempio, nelle contrade al settentrione dell’Indiaodierna, fin sul Mar Caspio, fino all’Oxus e l’Jaxartes.

21

Page 22: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

In queste regioni centrali dell’Asia si era stabilito ungruppo di popolazioni veramente capace di fornire ilmateriale a parecchie correnti di popoli, che si stende-vano verso diverse parti del mondo – e anche a quelpopolo, che abbiamo spesso caratterizzato nei riguardidella sua concezione spirituale del mondo, cioè, al po-polo indiano antico.

In queste popolazioni del centro dell’Asia, pocotempo dopo la catastrofe atlantea, e in parte già duran-te la medesima, il senso per la realtà esteriore era giàfortemente sviluppato. Perciò anche presso gli uominiincarnati in questa regione, era ancora un ricordo vivo– una specie di conoscenza-ricordo – di ciò che essiavevano sperimentato nel mondo atlanteo. E questo ri-cordo era specialmente forte presso quella massa dipopolazione, che poi si diresse verso l’India; essa ave-va veramente una forte comprensione per lo splendoredel mondo esteriore, essa era la più progredita in fattodi osservazione delle percezioni sensorie esteriori; maera quella popolazione presso la quale più fortementeera sviluppato il ricordo delle antiche percezioni spiri-tuali dell’epoca atlantea. Presso questo popolo si svi-luppò perciò una forte aspirazione in alto verso ilmondo spirituale, del quale si ricordava, e ciò era unafacilitazione per guardare nuovamente nel mondo spi-rituale. Ma al contempo vi era il senso, che quello chei sensi esteriori offrivano fosse maya o illusione. Per-ciò presso questo popolo sorse anche l’impulso a noncurarsi particolarmente del mondo esteriore sensibile,

22

In queste regioni centrali dell’Asia si era stabilito ungruppo di popolazioni veramente capace di fornire ilmateriale a parecchie correnti di popoli, che si stende-vano verso diverse parti del mondo – e anche a quelpopolo, che abbiamo spesso caratterizzato nei riguardidella sua concezione spirituale del mondo, cioè, al po-polo indiano antico.

In queste popolazioni del centro dell’Asia, pocotempo dopo la catastrofe atlantea, e in parte già duran-te la medesima, il senso per la realtà esteriore era giàfortemente sviluppato. Perciò anche presso gli uominiincarnati in questa regione, era ancora un ricordo vivo– una specie di conoscenza-ricordo – di ciò che essiavevano sperimentato nel mondo atlanteo. E questo ri-cordo era specialmente forte presso quella massa dipopolazione, che poi si diresse verso l’India; essa ave-va veramente una forte comprensione per lo splendoredel mondo esteriore, essa era la più progredita in fattodi osservazione delle percezioni sensorie esteriori; maera quella popolazione presso la quale più fortementeera sviluppato il ricordo delle antiche percezioni spiri-tuali dell’epoca atlantea. Presso questo popolo si svi-luppò perciò una forte aspirazione in alto verso ilmondo spirituale, del quale si ricordava, e ciò era unafacilitazione per guardare nuovamente nel mondo spi-rituale. Ma al contempo vi era il senso, che quello chei sensi esteriori offrivano fosse maya o illusione. Per-ciò presso questo popolo sorse anche l’impulso a noncurarsi particolarmente del mondo esteriore sensibile,

22

Page 23: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ma a far di tutto perchè l’anima, per mezzo ora di unosviluppo artificiale – per mezzo del Yoga – si potesseelevare a ciò, che durante l’antica epoca atlanteal’uomo poteva direttamente avere dal mondo spiritua-le. Questa peculiarità di svalutare il mondo esteriore edi considerarlo come maya o illusione, e di sviluppareperciò soltanto quegl’impulsi, che tendono alla spiri-tualità – questa aspirazione, dico, era meno pronunzia-ta presso quella parte della popolazione, che era rima-sta nel Nord dell’India. Questa era però una popola-zione, che si trovava in tragicissima situazione. Tuttala peculiare disposizione del popolo indiano portaval’uomo indiano dell’epoca antica a compiere con unacerta qual facilità un determinato sviluppo di Yoga,per mezzo di cui poteva di nuovo arrivare alle regioni,nelle quali era vissuto durante l’epoca atlantea. Gli erafacile di superare ciò che egli doveva considerarecome illusione; la sorpassava nella conoscenza. Perlui la più alta conoscenza era quella di sapere: «questomondo sensibile è illusione, è maya; ma se tu evolvi latua anima, se ti dai pena, allora arrivi a quel mondoche risiede dietro al mondo dei sensi». L’indiano su-perava dunque, per mezzo di un processo interiore,ciò che considerava come maya o illusione, e che egliappunto voleva superare.

Il caso era diverso presso i popoli nordici, i qualivengono chiamati, nella storia, Ariani, in senso piùstretto, cioè presso i Persiani, i Medi, i Bactriani, ecc.Là pure il senso per la visione esteriore, per l’intellet-

23

ma a far di tutto perchè l’anima, per mezzo ora di unosviluppo artificiale – per mezzo del Yoga – si potesseelevare a ciò, che durante l’antica epoca atlanteal’uomo poteva direttamente avere dal mondo spiritua-le. Questa peculiarità di svalutare il mondo esteriore edi considerarlo come maya o illusione, e di sviluppareperciò soltanto quegl’impulsi, che tendono alla spiri-tualità – questa aspirazione, dico, era meno pronunzia-ta presso quella parte della popolazione, che era rima-sta nel Nord dell’India. Questa era però una popola-zione, che si trovava in tragicissima situazione. Tuttala peculiare disposizione del popolo indiano portaval’uomo indiano dell’epoca antica a compiere con unacerta qual facilità un determinato sviluppo di Yoga,per mezzo di cui poteva di nuovo arrivare alle regioni,nelle quali era vissuto durante l’epoca atlantea. Gli erafacile di superare ciò che egli doveva considerarecome illusione; la sorpassava nella conoscenza. Perlui la più alta conoscenza era quella di sapere: «questomondo sensibile è illusione, è maya; ma se tu evolvi latua anima, se ti dai pena, allora arrivi a quel mondoche risiede dietro al mondo dei sensi». L’indiano su-perava dunque, per mezzo di un processo interiore,ciò che considerava come maya o illusione, e che egliappunto voleva superare.

Il caso era diverso presso i popoli nordici, i qualivengono chiamati, nella storia, Ariani, in senso piùstretto, cioè presso i Persiani, i Medi, i Bactriani, ecc.Là pure il senso per la visione esteriore, per l’intellet-

23

Page 24: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

to esteriore, era fortemente sviluppato; ma la spintainteriore, l’impulso a voler arrivare per mezzodell’evoluzione interiore, per mezzo di una specie diYoga, a ciò che l’uomo atlanteo possedeva in modonaturale, non era in loro specialmente forte. Presso ipopoli nordici il ricordo non era così vivo da far sì,che essi lo trasformassero in uno sforzo per superarecon la conoscenza l’illusione del mondo esteriore.Presso questi popoli nordici non vi era la disposizioned’animo degl’indiani. Per la loro disposizione d’ani-mo ognuno di questi popoli, l’Iranico, il Persiano, ilMedo pensava a un dipresso – se si volesse esprimerecon le nostre parole attuali si potrebbe dire così: «secome uomini eravamo una volta nel mondo spirituale,e se abbiamo sperimentato e veduto la spiritualità – ese ora ci troviamo trasferiti nel mondo fisico, davantia un mondo che vediamo con i nostri occhi, che com-prendiamo con l’intelletto, che è connesso col cervel-lo, la causa di tutto ciò non risiede soltanto nell’uomo;e ciò che vi è da superare non si può superare soltantonell’interiorità dell’uomo; non si riuscirebbe a nientedi importante». L’Iranico avrebbe detto: «poichèl’uomo è disceso in basso, non soltanto si deve essereverificata una trasformazione nell’uomo, ma si deveessere trasformata anche la Natura, e tutto ciò che vi èsulla Terra. Non può quindi bastare, che noi uominilasciamo tutto quello che ci attornia così come sta, ediciamo semplicemente: «è tutto illusione, maya», esaliamo senz’altro nel mondo spirituale! Così vera-

24

to esteriore, era fortemente sviluppato; ma la spintainteriore, l’impulso a voler arrivare per mezzodell’evoluzione interiore, per mezzo di una specie diYoga, a ciò che l’uomo atlanteo possedeva in modonaturale, non era in loro specialmente forte. Presso ipopoli nordici il ricordo non era così vivo da far sì,che essi lo trasformassero in uno sforzo per superarecon la conoscenza l’illusione del mondo esteriore.Presso questi popoli nordici non vi era la disposizioned’animo degl’indiani. Per la loro disposizione d’ani-mo ognuno di questi popoli, l’Iranico, il Persiano, ilMedo pensava a un dipresso – se si volesse esprimerecon le nostre parole attuali si potrebbe dire così: «secome uomini eravamo una volta nel mondo spirituale,e se abbiamo sperimentato e veduto la spiritualità – ese ora ci troviamo trasferiti nel mondo fisico, davantia un mondo che vediamo con i nostri occhi, che com-prendiamo con l’intelletto, che è connesso col cervel-lo, la causa di tutto ciò non risiede soltanto nell’uomo;e ciò che vi è da superare non si può superare soltantonell’interiorità dell’uomo; non si riuscirebbe a nientedi importante». L’Iranico avrebbe detto: «poichèl’uomo è disceso in basso, non soltanto si deve essereverificata una trasformazione nell’uomo, ma si deveessere trasformata anche la Natura, e tutto ciò che vi èsulla Terra. Non può quindi bastare, che noi uominilasciamo tutto quello che ci attornia così come sta, ediciamo semplicemente: «è tutto illusione, maya», esaliamo senz’altro nel mondo spirituale! Così vera-

24

Page 25: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

mente modifichiamo noi stessi, ma non ciò che si èmodificato nell’intiero mondo circostante». Perciòegli non diceva: «la maya si estende là fuori – io stes-so sorpasserò questa maya, trionferò in me stesso del-la maya e così arriverò al mondo spirituale!» No! eglidiceva: «l’uomo fa parte dell’intiero mondo circostan-te; non è che una parte di esso. Quando dunque ciòche è divino nell’uomo, e che è disceso da altezze di-vine, deve essere trasformato, dovrà trasformarsi nonsoltanto ciò che è nell’uomo, ma anche ciò che ènell’ambiente che lo circonda!»

Questo atteggiamento diede a questi popoli special-mente l’impulso a lavorare energicamente alla trasfor-mazione e alla rielaborazione del mondo. Mentre inIndia si diceva: «il mondo è disceso in basso, ciò checi offre ora è maya!» più a Nord si diceva: «certamen-te, il mondo è disceso; ma dobbiamo modificarlo inmodo che esso diventi di bel nuovo spirituale!» Medi-tare, meditare sulla conoscenza, questo era il caratterefondamentale del popolo indiano. Questo popolo se lasbrigava con il mondo dando il nome di illusione o dimaya alle percezioni dei sensi. Forza d’azione, ener-gia esteriore, volontà di trasformare ciò che vi è nellanatura esteriore, questo era il carattere fondamentaledegli Iranici e degli altri popoli nordici. Essi dicevano:«ciò che ci sta d’attorno è disceso dal divino; mal’uomo è chiamato a ricondurlo al divino!» Ciò che, inultima analisi, si trovava già nel carattere popolare de-gli Iranici, venne elevato al sommo e potenziato con

25

mente modifichiamo noi stessi, ma non ciò che si èmodificato nell’intiero mondo circostante». Perciòegli non diceva: «la maya si estende là fuori – io stes-so sorpasserò questa maya, trionferò in me stesso del-la maya e così arriverò al mondo spirituale!» No! eglidiceva: «l’uomo fa parte dell’intiero mondo circostan-te; non è che una parte di esso. Quando dunque ciòche è divino nell’uomo, e che è disceso da altezze di-vine, deve essere trasformato, dovrà trasformarsi nonsoltanto ciò che è nell’uomo, ma anche ciò che ènell’ambiente che lo circonda!»

Questo atteggiamento diede a questi popoli special-mente l’impulso a lavorare energicamente alla trasfor-mazione e alla rielaborazione del mondo. Mentre inIndia si diceva: «il mondo è disceso in basso, ciò checi offre ora è maya!» più a Nord si diceva: «certamen-te, il mondo è disceso; ma dobbiamo modificarlo inmodo che esso diventi di bel nuovo spirituale!» Medi-tare, meditare sulla conoscenza, questo era il caratterefondamentale del popolo indiano. Questo popolo se lasbrigava con il mondo dando il nome di illusione o dimaya alle percezioni dei sensi. Forza d’azione, ener-gia esteriore, volontà di trasformare ciò che vi è nellanatura esteriore, questo era il carattere fondamentaledegli Iranici e degli altri popoli nordici. Essi dicevano:«ciò che ci sta d’attorno è disceso dal divino; mal’uomo è chiamato a ricondurlo al divino!» Ciò che, inultima analisi, si trovava già nel carattere popolare de-gli Iranici, venne elevato al sommo e potenziato con

25

Page 26: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

la più grande energia dalle Guide spirituali che prove-nivano dai Misteri.

Si può comprendere completamente – anche este-riormente – ciò che si svolgeva a Oriente e al Sud delMar Caspio, soltanto quando lo si paragona con ciòche si svolgeva più al Nord, in regioni dunque checonfinano con la Siberia attuale, con la Russia attuale,fin dentro in Europa. Ivi erano uomini, che avevanoconservato l’antica chiaroveggenza in alto grado, epresso i quali, sotto un certo riguardo, l’equilibrio simanteneva fra la possibilità dell’antica percezione spi-rituale e la visione sensoria, il nuovo pensiero intellet-tuale. Per gran parte di loro era ancora possibile la vi-sione del mondo spirituale. Se si considera il caratteredi questa loro visione nel mondo spirituale, la qualeera indubbiamente già discesa a un gradino inferiore,e presso queste popolazioni era essenzialmente, comeoggi si direbbe, una chiaroveggenza inferiore astrale,vediamo che ne risulta, per il complesso dell’evolu-zione dell’umanità, una determinata conseguenza. Unuomo dotato di questa specie di chiaroveggenza di-venta un uomo speciale, il suo carattere riceve una de-terminata tendenza. E ciò si vede particolarmentepresso quelle popolazioni, che possedevano, come ca-rattere popolare, questa chiaroveggenza inferiore. Unuomo siffatto ha essenzialmente tendenza a richiederedalla natura circostante ciò che gli occorre per il so-stentamento della propria vita, e di fare il meno possi-bile per trarlo dalla natura. Egli sa in conclusione –

26

la più grande energia dalle Guide spirituali che prove-nivano dai Misteri.

Si può comprendere completamente – anche este-riormente – ciò che si svolgeva a Oriente e al Sud delMar Caspio, soltanto quando lo si paragona con ciòche si svolgeva più al Nord, in regioni dunque checonfinano con la Siberia attuale, con la Russia attuale,fin dentro in Europa. Ivi erano uomini, che avevanoconservato l’antica chiaroveggenza in alto grado, epresso i quali, sotto un certo riguardo, l’equilibrio simanteneva fra la possibilità dell’antica percezione spi-rituale e la visione sensoria, il nuovo pensiero intellet-tuale. Per gran parte di loro era ancora possibile la vi-sione del mondo spirituale. Se si considera il caratteredi questa loro visione nel mondo spirituale, la qualeera indubbiamente già discesa a un gradino inferiore,e presso queste popolazioni era essenzialmente, comeoggi si direbbe, una chiaroveggenza inferiore astrale,vediamo che ne risulta, per il complesso dell’evolu-zione dell’umanità, una determinata conseguenza. Unuomo dotato di questa specie di chiaroveggenza di-venta un uomo speciale, il suo carattere riceve una de-terminata tendenza. E ciò si vede particolarmentepresso quelle popolazioni, che possedevano, come ca-rattere popolare, questa chiaroveggenza inferiore. Unuomo siffatto ha essenzialmente tendenza a richiederedalla natura circostante ciò che gli occorre per il so-stentamento della propria vita, e di fare il meno possi-bile per trarlo dalla natura. Egli sa in conclusione –

26

Page 27: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

così come l’uomo odierno dotato dei sensi sa che visono le piante, gli animali, ecc. – che vi sono delle en-tità divino-spirituali, che risiedono in tutte le cose;perchè egli le vede. Egli sa pure, che queste entità di-vino-spirituali sono potenze dietro le entità fisiche; maegli le conosce con tanta precisione, da pretendere daesse che, senza molto suo lavoro, gli conservino anchel’esistenza in cui lo hanno posto. Si potrebbero addur-re molti esempi, che sono espressioni esteriori delladisposizione d’animo e del sentimento di questi uomi-ni astralmente veggenti. Ma ne esporremo qui unosolo.

Nell’epoca che ora è importante per noi di conside-rare, tutte queste popolazioni dotate di una chiaroveg-genza già in via di decadenza erano popolazioni no-madi, le quali senza essere stabili, senza fondare nes-suna dimora fissa, si aggiravano come pastori, nonprediligevano nessuna speciale contrada, non coltiva-vano nemmeno in particolar modo ciò che la Terra of-friva, ed erano anche pronte volentieri a devastare ciòche avevano d’attorno, quando occorreva loro qualco-sa per il sostentamento della vita. Ma a contribuirecon la loro opera a elevare il livello della coltura, e atrasformare la Terra, queste popolazioni non erano di-sposte. Così è sorto il grande e importante contrasto,da annoverarsi forse fra i più importanti dell’evoluzio-ne postatlantea: il contrasto fra queste popolazioni piùnordiche e le popolazioni iraniche. Presso gl’iranici sisviluppò l’aspirazione a ingerirsi nel divenire di ciò

27

così come l’uomo odierno dotato dei sensi sa che visono le piante, gli animali, ecc. – che vi sono delle en-tità divino-spirituali, che risiedono in tutte le cose;perchè egli le vede. Egli sa pure, che queste entità di-vino-spirituali sono potenze dietro le entità fisiche; maegli le conosce con tanta precisione, da pretendere daesse che, senza molto suo lavoro, gli conservino anchel’esistenza in cui lo hanno posto. Si potrebbero addur-re molti esempi, che sono espressioni esteriori delladisposizione d’animo e del sentimento di questi uomi-ni astralmente veggenti. Ma ne esporremo qui unosolo.

Nell’epoca che ora è importante per noi di conside-rare, tutte queste popolazioni dotate di una chiaroveg-genza già in via di decadenza erano popolazioni no-madi, le quali senza essere stabili, senza fondare nes-suna dimora fissa, si aggiravano come pastori, nonprediligevano nessuna speciale contrada, non coltiva-vano nemmeno in particolar modo ciò che la Terra of-friva, ed erano anche pronte volentieri a devastare ciòche avevano d’attorno, quando occorreva loro qualco-sa per il sostentamento della vita. Ma a contribuirecon la loro opera a elevare il livello della coltura, e atrasformare la Terra, queste popolazioni non erano di-sposte. Così è sorto il grande e importante contrasto,da annoverarsi forse fra i più importanti dell’evoluzio-ne postatlantea: il contrasto fra queste popolazioni piùnordiche e le popolazioni iraniche. Presso gl’iranici sisviluppò l’aspirazione a ingerirsi nel divenire di ciò

27

Page 28: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che accadeva attorno a loro, a prendere stabili dimore,a guadagnarsi col lavoro ciò a cui si può aspirarecome uomo e come umanità, a trasformare dunque ve-ramente la natura per mezzo delle forze spiritualiumane. Tale era appunto in queste regioni l’aspirazio-ne maggiore degli uomini. E accanto a questi si spinseinvece verso il Nord quel popolo, che guardava nelmondo spirituale, che era, per così dire, a «tu per tu»con le entità spirituali, ma che non lavorava volentieri,non era stabile, e che non s’interessava affatto di farprogredire il lavoro colturale nel mondo fisico.

Questo è forse il maggior contrasto che si sia for-mato esteriormente nella storia dell’epoca postatlan-tea, e che è semplicemente una conseguenza dei diver-si generi di evoluzione delle anime. È il contrasto cheanche la storia esteriore conosce e indica, sebbene neignori le cause. È il grande contrasto fra Iran e Turan;si conosce questo contrasto anche nella storia, ma nonse ne conoscono le cause. Ora le indicheremo.

Nel Nord – in Siberia – Turan, era quella massa dipopolazioni dotata in alto grado di residui ereditari diuna chiaroveggenza astrale inferiore, la quale, comeconseguenza di questa vita nel mondo spirituale, nonaveva nè tendenza, nè intendimento per fondare unacoltura esteriore, ma che, essendo questi uomini di na-tura più passiva e avendo perfino spesso come sacer-doti dei maghi e degli stregoni inferiori, si occupava-no, quando si trattava di spiritualità, di magìa inferio-re, anzi perfino in parte di magìa nera; al Sud era

28

che accadeva attorno a loro, a prendere stabili dimore,a guadagnarsi col lavoro ciò a cui si può aspirarecome uomo e come umanità, a trasformare dunque ve-ramente la natura per mezzo delle forze spiritualiumane. Tale era appunto in queste regioni l’aspirazio-ne maggiore degli uomini. E accanto a questi si spinseinvece verso il Nord quel popolo, che guardava nelmondo spirituale, che era, per così dire, a «tu per tu»con le entità spirituali, ma che non lavorava volentieri,non era stabile, e che non s’interessava affatto di farprogredire il lavoro colturale nel mondo fisico.

Questo è forse il maggior contrasto che si sia for-mato esteriormente nella storia dell’epoca postatlan-tea, e che è semplicemente una conseguenza dei diver-si generi di evoluzione delle anime. È il contrasto cheanche la storia esteriore conosce e indica, sebbene neignori le cause. È il grande contrasto fra Iran e Turan;si conosce questo contrasto anche nella storia, ma nonse ne conoscono le cause. Ora le indicheremo.

Nel Nord – in Siberia – Turan, era quella massa dipopolazioni dotata in alto grado di residui ereditari diuna chiaroveggenza astrale inferiore, la quale, comeconseguenza di questa vita nel mondo spirituale, nonaveva nè tendenza, nè intendimento per fondare unacoltura esteriore, ma che, essendo questi uomini di na-tura più passiva e avendo perfino spesso come sacer-doti dei maghi e degli stregoni inferiori, si occupava-no, quando si trattava di spiritualità, di magìa inferio-re, anzi perfino in parte di magìa nera; al Sud era

28

Page 29: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

l’Iran, quelle regioni, cioè, in cui per tempo sorsel'aspirazione a trasformare con i mezzi più primitivi,per mezzo della forza spirituale umana, ciò che ci viendato nel mondo sensibile, perchè potessero sorgere inquesto modo delle colture esteriori.

Questo è il grande contrasto fra Iran e Turan. In belmodo il mito, la leggenda ci indica, come la parte piùprogredita degli uomini di questa coltura emigrassedal Nord nella regione, che abbiamo chiamata Iranica.E quando ci viene parlato di Gemscid, quel Re che dalNord ha condotto i suoi popoli giù verso l’Iran; quan-do nella leggenda ci viene narrato che Gemscid rice-vette da quel Dio, che gradatamente verrà riconosciu-to e che egli chiamava Ahura Mazdao, un pugnaled’oro, con il quale doveva compiere la sua missionesulla Terra, dobbiamo renderci conto: che al re Gem-scid, il quale ha tratto ed evoluto i suoi popoli dallemasse ignave dei Turanici, venne data, con quel pu-gnale d’oro, l’aspirazione alla saggezza, che è collega-ta con le forze esteriori dell’uomo, l’aspirazione laquale evolve di bel nuovo le forze decadute e le com-penetra e le pervade di quanto l’uomo può acquistarsidi forza spirituale sul piano fisico. Questo pugnaled’oro ha scassato la Terra come un aratro, ha reso ilterreno coltivabile, ha portato all’umanità le prime epiù primitive scoperte, e ha continuato ad agire e tut-tora agisce in tutto ciò di cui gli uomini si glorianocome di conquiste della loro civiltà. Ed è importanteche il re Gemscid, il quale è disceso dal Turan nelle

29

l’Iran, quelle regioni, cioè, in cui per tempo sorsel'aspirazione a trasformare con i mezzi più primitivi,per mezzo della forza spirituale umana, ciò che ci viendato nel mondo sensibile, perchè potessero sorgere inquesto modo delle colture esteriori.

Questo è il grande contrasto fra Iran e Turan. In belmodo il mito, la leggenda ci indica, come la parte piùprogredita degli uomini di questa coltura emigrassedal Nord nella regione, che abbiamo chiamata Iranica.E quando ci viene parlato di Gemscid, quel Re che dalNord ha condotto i suoi popoli giù verso l’Iran; quan-do nella leggenda ci viene narrato che Gemscid rice-vette da quel Dio, che gradatamente verrà riconosciu-to e che egli chiamava Ahura Mazdao, un pugnaled’oro, con il quale doveva compiere la sua missionesulla Terra, dobbiamo renderci conto: che al re Gem-scid, il quale ha tratto ed evoluto i suoi popoli dallemasse ignave dei Turanici, venne data, con quel pu-gnale d’oro, l’aspirazione alla saggezza, che è collega-ta con le forze esteriori dell’uomo, l’aspirazione laquale evolve di bel nuovo le forze decadute e le com-penetra e le pervade di quanto l’uomo può acquistarsidi forza spirituale sul piano fisico. Questo pugnaled’oro ha scassato la Terra come un aratro, ha reso ilterreno coltivabile, ha portato all’umanità le prime epiù primitive scoperte, e ha continuato ad agire e tut-tora agisce in tutto ciò di cui gli uomini si glorianocome di conquiste della loro civiltà. Ed è importanteche il re Gemscid, il quale è disceso dal Turan nelle

29

Page 30: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

regioni iraniche, abbia ricevuto da Ahura Mazdaoquesto pugnale d’oro, che conferisce agli uomini laforza di elaborarsi il mondo esteriore dei sensi.

La medesima entità, dalla quale proviene questopugnale d’oro, è anche il grande ispiratore di quellaguida della popolazione Iranica, che conosciamocome Zarathustra, o Zoroastro, Zerdusht. E fu Zara-thustra, in epoche primordiali – poco dopo la catastro-fe atlantea, che impregnò quel popolo, che aveva ten-denza a permeare la coltura esteriore di forza spiritua-le umana, dei beni che potè trar fuori dai sacri Misteri.Per questo Zarathustra doveva dare a quei popoli, chenon possedevano più l’antica capacità atlantea diguardare nel mondo spirituale, nuovi orizzonti e nuo-ve speranze verso il mondo spirituale. Così Zarathu-stra aprì la via di cui spesso abbiamo parlato, per laquale i popoli dovevano vedere che nel corpo di lucesolare esteriore si trova soltanto il corpo esteriore diun Essere spirituale elevato, che egli – in contrappostoalla piccola aura umana – chiamò la «Grande Aura»,Ahura Mazdao. Egli così voleva indicare che questoEssere, ancora in vero molto lontano, discenderebbeuna volta sulla Terra, per unirsi sostanzialmente conessa nella storia dell’umanità, e per continuare ulte-riormente la sua azione nel divenire dell’umanità. Za-rathustra così indicando a questi uomini Ahura Maz-dao, indicava lo stesso che è vissuto più tardi nellastoria come Cristo.

30

regioni iraniche, abbia ricevuto da Ahura Mazdaoquesto pugnale d’oro, che conferisce agli uomini laforza di elaborarsi il mondo esteriore dei sensi.

La medesima entità, dalla quale proviene questopugnale d’oro, è anche il grande ispiratore di quellaguida della popolazione Iranica, che conosciamocome Zarathustra, o Zoroastro, Zerdusht. E fu Zara-thustra, in epoche primordiali – poco dopo la catastro-fe atlantea, che impregnò quel popolo, che aveva ten-denza a permeare la coltura esteriore di forza spiritua-le umana, dei beni che potè trar fuori dai sacri Misteri.Per questo Zarathustra doveva dare a quei popoli, chenon possedevano più l’antica capacità atlantea diguardare nel mondo spirituale, nuovi orizzonti e nuo-ve speranze verso il mondo spirituale. Così Zarathu-stra aprì la via di cui spesso abbiamo parlato, per laquale i popoli dovevano vedere che nel corpo di lucesolare esteriore si trova soltanto il corpo esteriore diun Essere spirituale elevato, che egli – in contrappostoalla piccola aura umana – chiamò la «Grande Aura»,Ahura Mazdao. Egli così voleva indicare che questoEssere, ancora in vero molto lontano, discenderebbeuna volta sulla Terra, per unirsi sostanzialmente conessa nella storia dell’umanità, e per continuare ulte-riormente la sua azione nel divenire dell’umanità. Za-rathustra così indicando a questi uomini Ahura Maz-dao, indicava lo stesso che è vissuto più tardi nellastoria come Cristo.

30

Page 31: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Zarathustra o Zoroastro compì per la nuova umani-tà postatlantea un’opera grande e possente; l’umanità,priva di divinità, è stata da lui nuovamente portataall’ascesa alla spiritualità – egli le ha ridato la speran-za che gli uomini, con le forze ormai discese sul pianofisico, potessero nondimeno arrivare alla spiritualità.L’antico Indiano arrivava a tornare all’antica spiritua-lità, in un determinato modo, per mezzo della discipli-na del Yoga. Una nuova via è stata aperta agli uominiper mezzo di ciò che Zarathustra ha portato all’umani-tà.

Orbene, Zarathustra aveva un importante protettore.– Prego notare, che parlo di Zarathustra come di unessere, che i Greci già ponevano 5000 anni prima del-la guerra di Troia, e il quale non ha perciò niente a chefare con quello che la storia esteriore indica come Za-rathustra, e neppure con colui che viene indicato comeZarathustra all’epoca di Dario. – In queste anticheepoche Zarathustra aveva un protettore, che può esse-re indicato col nome divenuto poi comune, di Gushta-sp. Abbiamo dunque in Zarathustra una natura sacer-dotale possente che ci rivela il grande spirito solare,Ahura Mazdao, quella Entità che deve essere per gliuomini la guida per risalire dal piano fisico alla spiri-tualità – e in Gushtasp abbiamo la natura regale, di co-lui che era disposto a fare sul campo esteriore tutto ciòche le grandi ispirazioni di Zarathustra potevano dif-fondere nel mondo. Era perciò inevitabile, che questeispirazioni e queste intenzioni che si facevano valere

31

Zarathustra o Zoroastro compì per la nuova umani-tà postatlantea un’opera grande e possente; l’umanità,priva di divinità, è stata da lui nuovamente portataall’ascesa alla spiritualità – egli le ha ridato la speran-za che gli uomini, con le forze ormai discese sul pianofisico, potessero nondimeno arrivare alla spiritualità.L’antico Indiano arrivava a tornare all’antica spiritua-lità, in un determinato modo, per mezzo della discipli-na del Yoga. Una nuova via è stata aperta agli uominiper mezzo di ciò che Zarathustra ha portato all’umani-tà.

Orbene, Zarathustra aveva un importante protettore.– Prego notare, che parlo di Zarathustra come di unessere, che i Greci già ponevano 5000 anni prima del-la guerra di Troia, e il quale non ha perciò niente a chefare con quello che la storia esteriore indica come Za-rathustra, e neppure con colui che viene indicato comeZarathustra all’epoca di Dario. – In queste anticheepoche Zarathustra aveva un protettore, che può esse-re indicato col nome divenuto poi comune, di Gushta-sp. Abbiamo dunque in Zarathustra una natura sacer-dotale possente che ci rivela il grande spirito solare,Ahura Mazdao, quella Entità che deve essere per gliuomini la guida per risalire dal piano fisico alla spiri-tualità – e in Gushtasp abbiamo la natura regale, di co-lui che era disposto a fare sul campo esteriore tutto ciòche le grandi ispirazioni di Zarathustra potevano dif-fondere nel mondo. Era perciò inevitabile, che questeispirazioni e queste intenzioni che si facevano valere

31

Page 32: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nell’antico Iran per mezzo di Zarathustra e di Gushta-sp venissero a urtare con ciò che vi era immediata-mente al Nord di questa regione. E in seguito di que-sto urto si sviluppò effettivamente una delle più grandiguerre mai state nel mondo, guerra di cui la storiaesteriore poco c’informa, perchè si è verificata in tem-pi primordiali. Lo scontro fra Iran e Turan fu potente.Da questa guerra, durata non decenni, ma secoli, sisviluppò una determinata disposizione d’animo, laquale per lungo tempo è perdurata nell’interioredell’Asia – questo stato d’animo si può esprimere a undipresso nel modo seguente:

L’Iranico, l’uomo di Zarathustra, diceva a sè stessoall’incirca così: «ovunque si guardi vi è un mondo, di-sceso invero dalla spiritualità divina, ma che si palesaora come decaduto dalle primiere altezze. Dobbiamopresupporre, che tutto ciò che vi è attorno a noi comemondo degli animali, delle piante, dei minerali fosseprima più elevato, e ora sia caduto in decadenza;l’uomo però ha la speranza di ricondurlo di nuovo inalto». Consideriamo, per esempio, l’animale. Parliamoin modo da interpretare con le nostre parole ciò cheviveva nel sentimento dell’uomo iranico e parliamo aun dipresso come un maestro parlerebbe a scuola aisuoi scolari, per caratterizzare una siffatta disposizio-ne di animo; potremmo allora dire: «Guarda ciò che tiattornia, tutto ciò era prima più spirituale; ora è cadutoin decadenza. Il lupo, per esempio, l’animale che stanel lupo, l’essere sensibile che tu vedi, è disceso, è ca-

32

nell’antico Iran per mezzo di Zarathustra e di Gushta-sp venissero a urtare con ciò che vi era immediata-mente al Nord di questa regione. E in seguito di que-sto urto si sviluppò effettivamente una delle più grandiguerre mai state nel mondo, guerra di cui la storiaesteriore poco c’informa, perchè si è verificata in tem-pi primordiali. Lo scontro fra Iran e Turan fu potente.Da questa guerra, durata non decenni, ma secoli, sisviluppò una determinata disposizione d’animo, laquale per lungo tempo è perdurata nell’interioredell’Asia – questo stato d’animo si può esprimere a undipresso nel modo seguente:

L’Iranico, l’uomo di Zarathustra, diceva a sè stessoall’incirca così: «ovunque si guardi vi è un mondo, di-sceso invero dalla spiritualità divina, ma che si palesaora come decaduto dalle primiere altezze. Dobbiamopresupporre, che tutto ciò che vi è attorno a noi comemondo degli animali, delle piante, dei minerali fosseprima più elevato, e ora sia caduto in decadenza;l’uomo però ha la speranza di ricondurlo di nuovo inalto». Consideriamo, per esempio, l’animale. Parliamoin modo da interpretare con le nostre parole ciò cheviveva nel sentimento dell’uomo iranico e parliamo aun dipresso come un maestro parlerebbe a scuola aisuoi scolari, per caratterizzare una siffatta disposizio-ne di animo; potremmo allora dire: «Guarda ciò che tiattornia, tutto ciò era prima più spirituale; ora è cadutoin decadenza. Il lupo, per esempio, l’animale che stanel lupo, l’essere sensibile che tu vedi, è disceso, è ca-

32

Page 33: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

duto in decadenza. Anzitutto esso non palesava primale sue cattive qualità. Tu però, se germogliano in tedelle buone qualità, se raccogli le tue buone qualità ele tue forze spirituali, puoi addomesticare l’animale;puoi intessere in lui le tue buone qualità. Dal lupopuoi allora formarti un cane addomesticato che ti ser-ve! Nel lupo e nel cane hai così due esseri, che carat-terizzano, in certo modo, due correnti nel mondo». Gliuomini, che impiegavano le loro forze spirituali perelaborare il mondo circostante, erano in condizioni diaddomesticare gli animali, di elevarli a un gradino su-periore – mentre gli altri, che non adoperavano così leloro forze, lasciavano gli animali così come erano, inmodo che questi hanno dovuto cadere sempre più inbasso. Queste sono due forze diverse, che si palesanonel seguente stato d’animo: «se lascio la Natura cosìcom’è, essa sprofonda sempre più in basso: allora tut-to diventa selvaggio. Ma posso volgere i miei occhispirituali verso una potenza buona di cui sono segua-ce; allora essa mi aiuta, e con il suo aiuto posso ricon-durre in alto ciò che sta per discendere. Questa poten-za, alla quale posso alzare lo sguardo, mi può dare lasperanza di un’ulteriore evoluzione». Questa potenzas’identificava per gli Iranici con Ahura Mazdao edessi dicevano: «Tutto ciò che l’uomo può fare per no-bilitare le forze della natura, per inalzarle, può verifi-carsi, se l’uomo si unisce ad Ahura Mazdao, alla forzadi Ormuzd. Ormuzd è una corrente che tende in alto.Ma se l’uomo lascia la natura com’è, allora si può ve-

33

duto in decadenza. Anzitutto esso non palesava primale sue cattive qualità. Tu però, se germogliano in tedelle buone qualità, se raccogli le tue buone qualità ele tue forze spirituali, puoi addomesticare l’animale;puoi intessere in lui le tue buone qualità. Dal lupopuoi allora formarti un cane addomesticato che ti ser-ve! Nel lupo e nel cane hai così due esseri, che carat-terizzano, in certo modo, due correnti nel mondo». Gliuomini, che impiegavano le loro forze spirituali perelaborare il mondo circostante, erano in condizioni diaddomesticare gli animali, di elevarli a un gradino su-periore – mentre gli altri, che non adoperavano così leloro forze, lasciavano gli animali così come erano, inmodo che questi hanno dovuto cadere sempre più inbasso. Queste sono due forze diverse, che si palesanonel seguente stato d’animo: «se lascio la Natura cosìcom’è, essa sprofonda sempre più in basso: allora tut-to diventa selvaggio. Ma posso volgere i miei occhispirituali verso una potenza buona di cui sono segua-ce; allora essa mi aiuta, e con il suo aiuto posso ricon-durre in alto ciò che sta per discendere. Questa poten-za, alla quale posso alzare lo sguardo, mi può dare lasperanza di un’ulteriore evoluzione». Questa potenzas’identificava per gli Iranici con Ahura Mazdao edessi dicevano: «Tutto ciò che l’uomo può fare per no-bilitare le forze della natura, per inalzarle, può verifi-carsi, se l’uomo si unisce ad Ahura Mazdao, alla forzadi Ormuzd. Ormuzd è una corrente che tende in alto.Ma se l’uomo lascia la natura com’è, allora si può ve-

33

Page 34: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dere come tutto diventi selvatico. Ciò proviene da Ari-mane!» Si sviluppò allora la seguente disposizioned’animo nella regione iranica: «al Nord si aggiranomolti uomini; essi sono al servizio di Arimane; sonouomini di Arimane, che non fanno che aggirarsi per ilmondo, e prendere ciò che la Natura offre, senza vo-lersi adoperare a spiritualizzarla. Noi però vogliamounirci con Ormuzd, con Ahura Mazdao!»

Così veniva sentita nel mondo la dualità che venivaallora ad affiorare. Così si sentiva nell’Iran e nel Tu-ran. Così sentivano gl’Iranici, gli uomini di Zarathu-stra; e ciò che essi così sentivano lo espressero anchenelle leggi. Essi volevano organizzare la loro vita inmodo, che nella legislazione esteriore venisse adesprimersi la tendenza verso l’alto. Questa era la con-seguenza esteriore dell’insegnamento di Zarathustra.Così dobbiamo parlare dell’opposizione fra Iran e Tu-ran. E quella guerra, di cui la storia occulta c’informacon tanta esattezza, la guerra fra Ardsciasp e Gushta-sp, dei quali uno era Re dei Turanici e l’altro era Pro-tettore di Zarathustra, questa guerra dunque la vedia-mo continuarsi come contrasto fra Nord e Sud, nelladisposizione d’animo delle due regioni di Iran e di Tu-ran. Se comprendiamo questo, vedremo scorrere daZarathustra una determinata corrente animicasull’intiera umanità, dove egli ha esercitato la suaazione.

Era necessario caratterizzare anzitutto l’intiero «mi-lieu», l’intiero ambiente nel quale Zarathustra si tro-

34

dere come tutto diventi selvatico. Ciò proviene da Ari-mane!» Si sviluppò allora la seguente disposizioned’animo nella regione iranica: «al Nord si aggiranomolti uomini; essi sono al servizio di Arimane; sonouomini di Arimane, che non fanno che aggirarsi per ilmondo, e prendere ciò che la Natura offre, senza vo-lersi adoperare a spiritualizzarla. Noi però vogliamounirci con Ormuzd, con Ahura Mazdao!»

Così veniva sentita nel mondo la dualità che venivaallora ad affiorare. Così si sentiva nell’Iran e nel Tu-ran. Così sentivano gl’Iranici, gli uomini di Zarathu-stra; e ciò che essi così sentivano lo espressero anchenelle leggi. Essi volevano organizzare la loro vita inmodo, che nella legislazione esteriore venisse adesprimersi la tendenza verso l’alto. Questa era la con-seguenza esteriore dell’insegnamento di Zarathustra.Così dobbiamo parlare dell’opposizione fra Iran e Tu-ran. E quella guerra, di cui la storia occulta c’informacon tanta esattezza, la guerra fra Ardsciasp e Gushta-sp, dei quali uno era Re dei Turanici e l’altro era Pro-tettore di Zarathustra, questa guerra dunque la vedia-mo continuarsi come contrasto fra Nord e Sud, nelladisposizione d’animo delle due regioni di Iran e di Tu-ran. Se comprendiamo questo, vedremo scorrere daZarathustra una determinata corrente animicasull’intiera umanità, dove egli ha esercitato la suaazione.

Era necessario caratterizzare anzitutto l’intiero «mi-lieu», l’intiero ambiente nel quale Zarathustra si tro-

34

Page 35: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

vava situato. Poichè sappiamo che quella individuali-tà, la quale s’incarnò nel sangue che da Abraham erascorso attraverso tre volte quattordici generazioni, eche viene presentata nel Vangelo di Matteo comeGesù di Nazareth, era l’individualità di Zarathustra. Eabbiamo dovuto rintracciarla anzitutto dove essa dap-prima a noi si affaccia, nell’epoca postatlantea. E orasorge il quesito: in quale modo il sangue che da Abra-ham scorreva nell’Anatolia attraverso le generazioniera proprio quello più tardi meglio adatto per la corpo-reità di Zarathustra? Difatti una delle seguenti incar-nazioni di Zarathustra è Gesù di Nazareth.

Perchè questa domanda possa essere sollevata, ènecessario sollevare prima un quesito riguardo al cen-tro che si manifesta in questo sangue e trovarvi una ri-sposta. Nell’individualità di Zarathustra troviamo que-sto centro, che s’incarna in questo sangue del popoloebraico. Esporremo domani, perchè è proprio da que-sto sangue, da questo popolo, che Zarathustra ha do-vuto trarre la sua corporeità.

35

vava situato. Poichè sappiamo che quella individuali-tà, la quale s’incarnò nel sangue che da Abraham erascorso attraverso tre volte quattordici generazioni, eche viene presentata nel Vangelo di Matteo comeGesù di Nazareth, era l’individualità di Zarathustra. Eabbiamo dovuto rintracciarla anzitutto dove essa dap-prima a noi si affaccia, nell’epoca postatlantea. E orasorge il quesito: in quale modo il sangue che da Abra-ham scorreva nell’Anatolia attraverso le generazioniera proprio quello più tardi meglio adatto per la corpo-reità di Zarathustra? Difatti una delle seguenti incar-nazioni di Zarathustra è Gesù di Nazareth.

Perchè questa domanda possa essere sollevata, ènecessario sollevare prima un quesito riguardo al cen-tro che si manifesta in questo sangue e trovarvi una ri-sposta. Nell’individualità di Zarathustra troviamo que-sto centro, che s’incarna in questo sangue del popoloebraico. Esporremo domani, perchè è proprio da que-sto sangue, da questo popolo, che Zarathustra ha do-vuto trarre la sua corporeità.

35

Page 36: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

II

Sarà necessario, nelle prime conferenze di questo ci-clo, di ripetere alcune cose già dette nelle conferenze sulVangelo di Luca. Alcuni fatti della vita del Cristo Gesùsi possono capire soltanto se si confrontano questi dueVangeli.

Ciò che più importa per l’intima comprensione delVangelo di Matteo è il fatto, che quella Individualità,della quale questo Vangelo principalmente ci intrattiene,proviene, in quanto a corporeità, da Abraham, e attra-verso l’eredità per tre volte quattordici generazioni portain sè, per così dire, un estratto dell’insieme della nazio-nalità degli Abramiti, degli Ebrei; che questa Individua-lità, per il cultore della scienza dello spirito, è la medesi-ma che chiamiamo Zoroastro, o Zarathustra. Ieri abbia-mo descritto, in certo qual modo, l’ambiente esteriorenel quale questo Zoroastro o Zarathustra ha esercitato lasua influenza. Sarà necessario esporre anche alcune del-le concezioni del mondo e delle idee che dominavanonei circoli di Zarathustra. Bisogna dire, cioè, che nellasfera, in cui nelle epoche primordiali Zoroastro o Zara-thustra esercitò la sua influenza, sorgeva una concezionedel mondo, che nelle sue grandi linee è di grande impor-tanza. Basta enunciare alcune delle massime che semprepossono essere considerate come insegnamento dello

36

II

Sarà necessario, nelle prime conferenze di questo ci-clo, di ripetere alcune cose già dette nelle conferenze sulVangelo di Luca. Alcuni fatti della vita del Cristo Gesùsi possono capire soltanto se si confrontano questi dueVangeli.

Ciò che più importa per l’intima comprensione delVangelo di Matteo è il fatto, che quella Individualità,della quale questo Vangelo principalmente ci intrattiene,proviene, in quanto a corporeità, da Abraham, e attra-verso l’eredità per tre volte quattordici generazioni portain sè, per così dire, un estratto dell’insieme della nazio-nalità degli Abramiti, degli Ebrei; che questa Individua-lità, per il cultore della scienza dello spirito, è la medesi-ma che chiamiamo Zoroastro, o Zarathustra. Ieri abbia-mo descritto, in certo qual modo, l’ambiente esteriorenel quale questo Zoroastro o Zarathustra ha esercitato lasua influenza. Sarà necessario esporre anche alcune del-le concezioni del mondo e delle idee che dominavanonei circoli di Zarathustra. Bisogna dire, cioè, che nellasfera, in cui nelle epoche primordiali Zoroastro o Zara-thustra esercitò la sua influenza, sorgeva una concezionedel mondo, che nelle sue grandi linee è di grande impor-tanza. Basta enunciare alcune delle massime che semprepossono essere considerate come insegnamento dello

36

Page 37: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Zarathustra più antico, e queste poche sentenze già ci in-dicano le profonde basi dell’intiera concezione posta-tlantea del mondo.

Esteriormente già nella storia ci vien detto, chequell’insegnamento, nell’ambito del quale operò ancheZarathustra, proveniva da due principii, che indichiamocome principio di Ormuzd, entità buona e luminosa, eprincipio di Arimane, entità tenebrosa e malvagia. Ma alcontempo, nella descrizione esteriore di questi sistemireligiosi, viene anche detto: che questi due principii –Ormuzd, o Ahura Mazdao, e Arimane – risalgono allaloro volta a un principio comune: Zeruane Akarene. –Che cosa è questo principio unitario (in certo modo) pri-mordiale, dal quale derivano gli altri due principii che sicontrastano nel mondo? Si traduce Zeruane Akarene ge-neralmente con le parole «Il tempo increato». Si puòdunque dire che la dottrina di Zarathustra riconduce inultimo al principio primordiale, nel quale dobbiamo ve-dere «il calmo fluire del tempo nel corso del mondo».Indubbiamente queste parole di per sè stesse già signifi-cano, che non si può tornare a chiedere l’origine di que-sto tempo, di questo corso del tempo. – È importanteche questa idea appunto penetri chiaramente nella nostracoscienza; cioè, che si può parlare di una cosa qualsiasidel complesso cosmico, senza essere interiormente giu-stificati a una ricerca ulteriore delle cause di un siffattoprimo Principio. Il pensiero esteriore astratto degli uo-mini, quando gli vien indicata una causa, di rado si ras-segna a rinunziare a cercare e ricercare sempre le cause

37

Zarathustra più antico, e queste poche sentenze già ci in-dicano le profonde basi dell’intiera concezione posta-tlantea del mondo.

Esteriormente già nella storia ci vien detto, chequell’insegnamento, nell’ambito del quale operò ancheZarathustra, proveniva da due principii, che indichiamocome principio di Ormuzd, entità buona e luminosa, eprincipio di Arimane, entità tenebrosa e malvagia. Ma alcontempo, nella descrizione esteriore di questi sistemireligiosi, viene anche detto: che questi due principii –Ormuzd, o Ahura Mazdao, e Arimane – risalgono allaloro volta a un principio comune: Zeruane Akarene. –Che cosa è questo principio unitario (in certo modo) pri-mordiale, dal quale derivano gli altri due principii che sicontrastano nel mondo? Si traduce Zeruane Akarene ge-neralmente con le parole «Il tempo increato». Si puòdunque dire che la dottrina di Zarathustra riconduce inultimo al principio primordiale, nel quale dobbiamo ve-dere «il calmo fluire del tempo nel corso del mondo».Indubbiamente queste parole di per sè stesse già signifi-cano, che non si può tornare a chiedere l’origine di que-sto tempo, di questo corso del tempo. – È importanteche questa idea appunto penetri chiaramente nella nostracoscienza; cioè, che si può parlare di una cosa qualsiasidel complesso cosmico, senza essere interiormente giu-stificati a una ricerca ulteriore delle cause di un siffattoprimo Principio. Il pensiero esteriore astratto degli uo-mini, quando gli vien indicata una causa, di rado si ras-segna a rinunziare a cercare e ricercare sempre le cause

37

Page 38: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

di quella causa, e a rivolgere i concetti, per così dire,eternamente indietro, in modo da dover tornare a ricer-care nuove cause. Se si vuol veramente rimanere sul ter-reno della scienza dello Spirito bisogna rendersi conto,per mezzo di profonda meditazione, che la ricercadell’origine, della causa, deve pur fermarsi, deve finire aun dato punto, e che dopo di quello, se ancora si conti-nua a chiedere delle cause, non si fa altro che un sempli-ce giuoco del pensiero. Nella mia «Scienza Occulta» hoaccennato a questo fatto relativo alla teoria della cono-scenza. Ho detto che quando si vedono dei solchi soprauna strada, si potrebbe chiedere, che cosa li ha prodotti?Si può rispondere: le ruote di una carrozza. Si può chie-dere oltre: dove si trovano le ruote della carrozza? Sipuò chiedere perchè i solchi sono stati tracciati dallacarrozza, e come risposta ci verrà detto: perchè essa èpassata sulla strada. Si può chiedere ancora: perchè lacarrozza è passata sulla strada? e si può avere la rispo-sta: perchè essa ha dovuto condurre un uomo su quellastrada. Ma con queste domande si arriva finalmente alleconsiderazioni, che hanno spinto l’uomo a servirsi dellacarrozza. E se non ci si arresta a questo, al fatto, cioè,che l’uomo ha avuto questa intenzione, e si chiedonoancora le cause di questa intenzione, si arriva finalmentea smarrire il contenuto effettivo intrinseco della questio-ne e ci si impiglia in un giuoco di parole. – Così succedepure per le grandi questioni delle concezioni mondiali; aun dato punto bisogna arrestarsi. In ordine a ciò che ri-siede a base della dottrina di Zarathustra bisogna arre-

38

di quella causa, e a rivolgere i concetti, per così dire,eternamente indietro, in modo da dover tornare a ricer-care nuove cause. Se si vuol veramente rimanere sul ter-reno della scienza dello Spirito bisogna rendersi conto,per mezzo di profonda meditazione, che la ricercadell’origine, della causa, deve pur fermarsi, deve finire aun dato punto, e che dopo di quello, se ancora si conti-nua a chiedere delle cause, non si fa altro che un sempli-ce giuoco del pensiero. Nella mia «Scienza Occulta» hoaccennato a questo fatto relativo alla teoria della cono-scenza. Ho detto che quando si vedono dei solchi soprauna strada, si potrebbe chiedere, che cosa li ha prodotti?Si può rispondere: le ruote di una carrozza. Si può chie-dere oltre: dove si trovano le ruote della carrozza? Sipuò chiedere perchè i solchi sono stati tracciati dallacarrozza, e come risposta ci verrà detto: perchè essa èpassata sulla strada. Si può chiedere ancora: perchè lacarrozza è passata sulla strada? e si può avere la rispo-sta: perchè essa ha dovuto condurre un uomo su quellastrada. Ma con queste domande si arriva finalmente alleconsiderazioni, che hanno spinto l’uomo a servirsi dellacarrozza. E se non ci si arresta a questo, al fatto, cioè,che l’uomo ha avuto questa intenzione, e si chiedonoancora le cause di questa intenzione, si arriva finalmentea smarrire il contenuto effettivo intrinseco della questio-ne e ci si impiglia in un giuoco di parole. – Così succedepure per le grandi questioni delle concezioni mondiali; aun dato punto bisogna arrestarsi. In ordine a ciò che ri-siede a base della dottrina di Zarathustra bisogna arre-

38

Page 39: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

starsi al tempo, al calmo fluire del corso del tempo.Quell’insegnamento divide a sua volta il tempo in dueprincipii, o per dir meglio, da esso fa emanare due prin-cipii, un principio buono, un principio Luce, che ho ca-ratterizzato assai concretamente nella mia ultima confe-renza come principio di Ormuzd, e un altro principiomalvagio, un principio delle Tenebre, il principio di Ari-mane. Orbene, questa concezione primordiale persianapoggia sopra una base straordinariamente importante, ecioè, che tutta la malvagità, il male del mondo, tutto ciòche nel suo aspetto fisico deve essere indicato comeoscurità, come tenebre, non è originariamente malva-gio, tenebroso, non è un male. Questo appunto ho fattonotare, che il pensiero persiano primordiale considera,per esempio, che il lupo, – che relativamente rappresen-ta, in certo qual modo, qualcosa di selvaggio, di malva-gio, qualcosa in cui opera il principio di Arimane – si èsviluppato verso il basso, quando rimase abbandonato asè stesso, e il principio di Arimane potè agire in lui; chedunque, in questo senso, il lupo è disceso da un essere,al quale non possiamo negare il Bene. Secondo la con-cezione primordiale persiana e ariana, a base di ogni di-venire sta il fatto che la malvagità, la cattiveria, il maleviene creato, perchè ciò che era buono nel suo primieroaspetto per un’epoca anteriore, ha conservato questo suoantico aspetto anche nelle epoche successive, – che dun-que, invece di modificarsi, invece di progredire, ha con-servato l’aspetto adatto a un’epoca anteriore. Tutto ciòche è malvagio, oscuro e cattivo, proviene, secondo la

39

starsi al tempo, al calmo fluire del corso del tempo.Quell’insegnamento divide a sua volta il tempo in dueprincipii, o per dir meglio, da esso fa emanare due prin-cipii, un principio buono, un principio Luce, che ho ca-ratterizzato assai concretamente nella mia ultima confe-renza come principio di Ormuzd, e un altro principiomalvagio, un principio delle Tenebre, il principio di Ari-mane. Orbene, questa concezione primordiale persianapoggia sopra una base straordinariamente importante, ecioè, che tutta la malvagità, il male del mondo, tutto ciòche nel suo aspetto fisico deve essere indicato comeoscurità, come tenebre, non è originariamente malva-gio, tenebroso, non è un male. Questo appunto ho fattonotare, che il pensiero persiano primordiale considera,per esempio, che il lupo, – che relativamente rappresen-ta, in certo qual modo, qualcosa di selvaggio, di malva-gio, qualcosa in cui opera il principio di Arimane – si èsviluppato verso il basso, quando rimase abbandonato asè stesso, e il principio di Arimane potè agire in lui; chedunque, in questo senso, il lupo è disceso da un essere,al quale non possiamo negare il Bene. Secondo la con-cezione primordiale persiana e ariana, a base di ogni di-venire sta il fatto che la malvagità, la cattiveria, il maleviene creato, perchè ciò che era buono nel suo primieroaspetto per un’epoca anteriore, ha conservato questo suoantico aspetto anche nelle epoche successive, – che dun-que, invece di modificarsi, invece di progredire, ha con-servato l’aspetto adatto a un’epoca anteriore. Tutto ciòche è malvagio, oscuro e cattivo, proviene, secondo la

39

Page 40: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

concezione primordiale persiana, semplicemente dal fat-to, che l’aspetto di un essere, che in un’epoca passataera buono, è rimasto tale qual'era nell’epoca successiva,invece di modificarsi in conformità di questa. E l’urtoche si verifica fra un siffatto modo di essere, trasportatoda un’epoca anteriore in un’epoca successiva, e ciò cheè progredito, fa nascere la lotta del Bene con il Male. Lalotta fra il Bene e il Male, secondo la concezione pri-mordiale persiana, altro non è, dunque, che la lotta fraciò che nell’attualità ha forma giusta, e ciò che traspor-ta nell’attualità l’antica forma. Il Male non è dunque unMale assoluto, ma soltanto un Bene spostato, che erabuono in un’epoca passata. Il Male dunque che si affac-cia nell’attualità, comparisce come un fatto, che conser-va nell’attualità un’epoca anteriore. Là dove il prima eil poi ancora non stanno in lotta fra di loro, scorre tutto-ra il Tempo indiviso, il Tempo non realmente scisso neisuoi singoli momenti.

Questa è una concezione profondamente importante,che troviamo qui fra le prime popolazioni postatlantee,nella dottrina di Zarathustra. Questa concezione, chepossiamo anche considerare come il principio fonda-mentale della dottrina di Zarathustra, racchiude in sè,quando è considerata in modo giusto, proprio ciò cheieri abbiamo potuto caratterizzare da un determinatoaspetto, e che vediamo tanto spiccatamente in quelle po-polazioni appunto, che si poggiavano sulla dottrina diZarathustra. Presso tutte queste popolazioni troviamo laconoscenza della necessità, che questi due momenti,

40

concezione primordiale persiana, semplicemente dal fat-to, che l’aspetto di un essere, che in un’epoca passataera buono, è rimasto tale qual'era nell’epoca successiva,invece di modificarsi in conformità di questa. E l’urtoche si verifica fra un siffatto modo di essere, trasportatoda un’epoca anteriore in un’epoca successiva, e ciò cheè progredito, fa nascere la lotta del Bene con il Male. Lalotta fra il Bene e il Male, secondo la concezione pri-mordiale persiana, altro non è, dunque, che la lotta fraciò che nell’attualità ha forma giusta, e ciò che traspor-ta nell’attualità l’antica forma. Il Male non è dunque unMale assoluto, ma soltanto un Bene spostato, che erabuono in un’epoca passata. Il Male dunque che si affac-cia nell’attualità, comparisce come un fatto, che conser-va nell’attualità un’epoca anteriore. Là dove il prima eil poi ancora non stanno in lotta fra di loro, scorre tutto-ra il Tempo indiviso, il Tempo non realmente scisso neisuoi singoli momenti.

Questa è una concezione profondamente importante,che troviamo qui fra le prime popolazioni postatlantee,nella dottrina di Zarathustra. Questa concezione, chepossiamo anche considerare come il principio fonda-mentale della dottrina di Zarathustra, racchiude in sè,quando è considerata in modo giusto, proprio ciò cheieri abbiamo potuto caratterizzare da un determinatoaspetto, e che vediamo tanto spiccatamente in quelle po-polazioni appunto, che si poggiavano sulla dottrina diZarathustra. Presso tutte queste popolazioni troviamo laconoscenza della necessità, che questi due momenti,

40

Page 41: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nati, per così dire, dalla uniforme corrente del tempo, sipongano nel tempo l’uno di fronte all’altro – e soltantonel corso del tempo vengano superati; la conoscenzadella necessità, che sorga il nuovo e si conservi il vec-chio, e che nel pareggio fra vecchio e nuovo venga gra-datamente raggiunto lo scopo del mondo e particolar-mente lo scopo della Terra. Questa concezione, qualeora è stata caratterizzata, risiede a base di ogni evoluzio-ne superiore, che sia sorta da ciò che proviene dal Zara-thustrismo. Dacchè nelle epoche ieri descritte quelle re-gioni si possono indicare come dimora primordiale delloZarathustrismo, questa dottrina, ovunque si è presentata,ha esercitato la sua azione (e vedremo subito con qualeinfinita forza ha agito nelle epoche successive); essa haagito in modo, da instillare il contrasto fra vecchio enuovo in tutto ciò che operava; e ha esercitato azioneprofonda.

Zarathustra potè agire così profondamente su tutte leepoche successive, perchè quando si elevò fino all’ini-ziazione più alta, alla quale alla sua epoca si potesse ar-rivare, si era educato due discepoli. Già ho parlato diloro. – A uno di questi, egli insegnò tutto ciò che riguar-da i misteri dello spazio che si distende sensibilmenteintorno a noi, – tutto ciò, dunque, che sono misteri delsimultaneo; all’altro discepolo, egli insegnò tutto ciòche sono misteri del tempo fluente, misteri dell’evolu-zione, dello sviluppo. Ho anche accennato al fatto, chein un discepolato come quello che esisteva fra questidue grandi discepoli e Zarathustra, a un determinato

41

nati, per così dire, dalla uniforme corrente del tempo, sipongano nel tempo l’uno di fronte all’altro – e soltantonel corso del tempo vengano superati; la conoscenzadella necessità, che sorga il nuovo e si conservi il vec-chio, e che nel pareggio fra vecchio e nuovo venga gra-datamente raggiunto lo scopo del mondo e particolar-mente lo scopo della Terra. Questa concezione, qualeora è stata caratterizzata, risiede a base di ogni evoluzio-ne superiore, che sia sorta da ciò che proviene dal Zara-thustrismo. Dacchè nelle epoche ieri descritte quelle re-gioni si possono indicare come dimora primordiale delloZarathustrismo, questa dottrina, ovunque si è presentata,ha esercitato la sua azione (e vedremo subito con qualeinfinita forza ha agito nelle epoche successive); essa haagito in modo, da instillare il contrasto fra vecchio enuovo in tutto ciò che operava; e ha esercitato azioneprofonda.

Zarathustra potè agire così profondamente su tutte leepoche successive, perchè quando si elevò fino all’ini-ziazione più alta, alla quale alla sua epoca si potesse ar-rivare, si era educato due discepoli. Già ho parlato diloro. – A uno di questi, egli insegnò tutto ciò che riguar-da i misteri dello spazio che si distende sensibilmenteintorno a noi, – tutto ciò, dunque, che sono misteri delsimultaneo; all’altro discepolo, egli insegnò tutto ciòche sono misteri del tempo fluente, misteri dell’evolu-zione, dello sviluppo. Ho anche accennato al fatto, chein un discepolato come quello che esisteva fra questidue grandi discepoli e Zarathustra, a un determinato

41

Page 42: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

momento si verifica qualcosa di speciale, che, cioè, ilMaestro può sacrificare ai suoi discepoli qualcosa dellapropria entità. E Zarathustra, quale egli era nell’epoca incui era Zarathustra, dalla propria entità ha sacrificato aisuoi due discepoli il suo corpo astrale e il suo corpo ete-rico. L’individualità di Zarathustra, l’intima sua essenza,si è conservata, in sè racchiusa, per sempre nuove incar-nazioni. Ma ciò che in certo modo era la veste astrale diZarathustra, il corpo astrale, in cui egli è vissuto comeZarathustra in epoche primordiali dell’evoluzione posta-tlantea, questa veste astrale, dico, era così perfetta, tal-mente impregnata dall’intiera essenza di Zarathustra,che non perì, come le altre vesti astrali degli uomini, marimase chiusa in sè stessa. Nel divenire dei mondi,degl'involucri umani siffatti possono conservarsi in sèracchiusi, per virtù della profondità dell’individualitàche li ha portati. E il corpo astrale di Zarathustra rimaseconservato. E quel discepolo, che aveva ricevuto da Za-rathustra l’insegnamento dello spazio e i misteri di tuttociò che di sè penetra simultaneamente il nostro spaziosensibile, rinacque in quella personalità, che nella storiavien chiamata Thoth, o Ermete dagli Egizi. E questo di-scepolo rincarnato di Zarathustra destinato – così c’inse-gna la ricerca occulta – a divenire il Thoth o ErmeteEgizio, doveva, non soltanto consolidare in sè tutto ciòche in un’incarnazione anteriore egli aveva ricevuto daZarathustra, ma doveva anche effettuare questo consoli-damento per virtù del fatto che, nel modo consentito daisacri Misteri, gli venne incorporato, versato, infiltrato il

42

momento si verifica qualcosa di speciale, che, cioè, ilMaestro può sacrificare ai suoi discepoli qualcosa dellapropria entità. E Zarathustra, quale egli era nell’epoca incui era Zarathustra, dalla propria entità ha sacrificato aisuoi due discepoli il suo corpo astrale e il suo corpo ete-rico. L’individualità di Zarathustra, l’intima sua essenza,si è conservata, in sè racchiusa, per sempre nuove incar-nazioni. Ma ciò che in certo modo era la veste astrale diZarathustra, il corpo astrale, in cui egli è vissuto comeZarathustra in epoche primordiali dell’evoluzione posta-tlantea, questa veste astrale, dico, era così perfetta, tal-mente impregnata dall’intiera essenza di Zarathustra,che non perì, come le altre vesti astrali degli uomini, marimase chiusa in sè stessa. Nel divenire dei mondi,degl'involucri umani siffatti possono conservarsi in sèracchiusi, per virtù della profondità dell’individualitàche li ha portati. E il corpo astrale di Zarathustra rimaseconservato. E quel discepolo, che aveva ricevuto da Za-rathustra l’insegnamento dello spazio e i misteri di tuttociò che di sè penetra simultaneamente il nostro spaziosensibile, rinacque in quella personalità, che nella storiavien chiamata Thoth, o Ermete dagli Egizi. E questo di-scepolo rincarnato di Zarathustra destinato – così c’inse-gna la ricerca occulta – a divenire il Thoth o ErmeteEgizio, doveva, non soltanto consolidare in sè tutto ciòche in un’incarnazione anteriore egli aveva ricevuto daZarathustra, ma doveva anche effettuare questo consoli-damento per virtù del fatto che, nel modo consentito daisacri Misteri, gli venne incorporato, versato, infiltrato il

42

Page 43: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

corpo astrale, che era stato conservato, di Zarathustrastesso. Così l’individualità di questo discepolo di Zara-thustra rinacque come inauguratore della civiltà egizia, ea questo Ermete o Thoth venne incorporato il corpoastrale dello stesso Zarathustra. Nell’Ermete egizio tro-viamo dunque un organo diretto dell’entità di Zarathu-stra. E con questo organo, e con ciò che egli aveva por-tato seco dal suo discepolato con Zarathustra, Ermeteinfluì sulla civiltà egizia, e in essa operò tutto quello chedi grande e di importante essa contiene.

Perchè si potesse verificare ciò che è successo permezzo di questo missionario di Zarathustra, doveva na-turalmente esservi una popolazione adatta. Soltanto fraquelle popolazioni, in cui vi erano uomini, emigrati dal-le regioni atlantee verso il Sud, che si erano stabilitinell’oriente dell’Africa, e avevano conservato gran partedel genere atlanteo di chiaroveggenza, vi era terreno fer-tile, atto ad accogliere ciò che Ermete, il discepolo diZarathustra, poteva inoculare. È là, che l’essenzadell’anima della popolazione egizia si scontrò con ciòche Ermete poteva dare, e da questo incontro si formò lacoltura egizia. Questa, ormai, era un genere del tuttospeciale di coltura. Riflettete che tutto ciò che contiene imisteri della contemporaneità, di ciò che coesiste nellospazio, era stato trasmesso come prezioso dono a Erme-te dal suo maestro Zarathustra. E perchè questo dono èstato possibile, Ermete possedeva nella sua saggezzaproprio ciò che di più importante era stato in potere diZarathustra. Spesso abbiamo rilevato, essere la caratteri-

43

corpo astrale, che era stato conservato, di Zarathustrastesso. Così l’individualità di questo discepolo di Zara-thustra rinacque come inauguratore della civiltà egizia, ea questo Ermete o Thoth venne incorporato il corpoastrale dello stesso Zarathustra. Nell’Ermete egizio tro-viamo dunque un organo diretto dell’entità di Zarathu-stra. E con questo organo, e con ciò che egli aveva por-tato seco dal suo discepolato con Zarathustra, Ermeteinfluì sulla civiltà egizia, e in essa operò tutto quello chedi grande e di importante essa contiene.

Perchè si potesse verificare ciò che è successo permezzo di questo missionario di Zarathustra, doveva na-turalmente esservi una popolazione adatta. Soltanto fraquelle popolazioni, in cui vi erano uomini, emigrati dal-le regioni atlantee verso il Sud, che si erano stabilitinell’oriente dell’Africa, e avevano conservato gran partedel genere atlanteo di chiaroveggenza, vi era terreno fer-tile, atto ad accogliere ciò che Ermete, il discepolo diZarathustra, poteva inoculare. È là, che l’essenzadell’anima della popolazione egizia si scontrò con ciòche Ermete poteva dare, e da questo incontro si formò lacoltura egizia. Questa, ormai, era un genere del tuttospeciale di coltura. Riflettete che tutto ciò che contiene imisteri della contemporaneità, di ciò che coesiste nellospazio, era stato trasmesso come prezioso dono a Erme-te dal suo maestro Zarathustra. E perchè questo dono èstato possibile, Ermete possedeva nella sua saggezzaproprio ciò che di più importante era stato in potere diZarathustra. Spesso abbiamo rilevato, essere la caratteri-

43

Page 44: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

stica più spiccata dell’insegnamento di Zarathustra, cheegli indicava ai suoi seguaci il corpo solare, la luce este-riore e il corpo di luce fisica esteriore del sole, e mostra-va loro, come questo corpo solare non fosse che l’invo-lucro esteriore di un’Entità spirituale elevata. Dunque ditutto ciò che sta a base dello spazio come entitàdell’intiera natura, di ciò che è simultaneo, ma che pro-cede sempre attraverso il tempo di epoca in epoca e sipalesa a una determinata epoca, di tutto ciò Zarathustraaveva affidato i misteri a Ermete. Tutto ciò che promanadal Sole e da questo ulteriormente si sviluppa era in po-tere di Ermete. E questo appunto egli poteva deporrenelle anime di coloro, che erano provenuti dalla popola-zione atlantea, perchè queste anime, come per dote natu-rale, già avevano esse stesse guardato i misteri solari edi questi avevano conservato qualcosa nella memoria.Tutto, in linea progrediente, era in evoluzione: si sonoevolute, progredendo, tanto le anime di coloro, i qualidovevano accogliere la saggezza di Ermete, quanto Er-mete stesso.

Il caso è diverso per il secondo discepolo di Zarathu-stra. Egli aveva accolto tutti quei misteri che si riferisco-no al corso del tempo, e doveva pertanto accogliere as-sieme a quelli ciò che esiste nell’evoluzione come arre-sto del vecchio e del nuovo, come opposizione, comepolarità in azione. Ma anche per questo discepolo Zara-thustra aveva sacrificato una parte della propria entità,in modo che anche questo secondo discepolo potè, rina-scendo, ricevere il sacrificio di Zarathustra. Mentre dun-

44

stica più spiccata dell’insegnamento di Zarathustra, cheegli indicava ai suoi seguaci il corpo solare, la luce este-riore e il corpo di luce fisica esteriore del sole, e mostra-va loro, come questo corpo solare non fosse che l’invo-lucro esteriore di un’Entità spirituale elevata. Dunque ditutto ciò che sta a base dello spazio come entitàdell’intiera natura, di ciò che è simultaneo, ma che pro-cede sempre attraverso il tempo di epoca in epoca e sipalesa a una determinata epoca, di tutto ciò Zarathustraaveva affidato i misteri a Ermete. Tutto ciò che promanadal Sole e da questo ulteriormente si sviluppa era in po-tere di Ermete. E questo appunto egli poteva deporrenelle anime di coloro, che erano provenuti dalla popola-zione atlantea, perchè queste anime, come per dote natu-rale, già avevano esse stesse guardato i misteri solari edi questi avevano conservato qualcosa nella memoria.Tutto, in linea progrediente, era in evoluzione: si sonoevolute, progredendo, tanto le anime di coloro, i qualidovevano accogliere la saggezza di Ermete, quanto Er-mete stesso.

Il caso è diverso per il secondo discepolo di Zarathu-stra. Egli aveva accolto tutti quei misteri che si riferisco-no al corso del tempo, e doveva pertanto accogliere as-sieme a quelli ciò che esiste nell’evoluzione come arre-sto del vecchio e del nuovo, come opposizione, comepolarità in azione. Ma anche per questo discepolo Zara-thustra aveva sacrificato una parte della propria entità,in modo che anche questo secondo discepolo potè, rina-scendo, ricevere il sacrificio di Zarathustra. Mentre dun-

44

Page 45: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

que l’individualità di Zarathustra rimase conservata, glivennero distaccati gl’involucri; essi rimasero però intattie non perirono, perchè erano stati tenuti assieme daun’individualità così potente. Questo secondo discepolo,il quale aveva ricevuto la saggezza del Tempo: – in con-trapposto alla saggezza dello Spazio – ricevette, a un de-terminato momento della sua rincarnazione, il corpo ete-rico di Zarathustra, che questi aveva pure sacrificato,così come aveva sacrificato il suo corpo astrale. Questodiscepolo di Zarathustra rinato, altri non è che Mosè. InMosè, nella sua prima infanzia, viene incorporato il cor-po eterico di Zarathustra. – Le tradizioni religiose real-mente basate sull’occultismo contengono, in modo oc-culto, tutto ciò che ci riconduce a quei segreti, che civengono insegnati dalla ricerca occulta. Se Mosè era ildiscepolo rincarnato di Zarathustra e in lui doveva veni-re incorporato il corpo eterico conservato di Zarathustra,doveva verificarsi in lui qualcosa di speciale. Prima cheegli ricevesse, come gli altri uomini le ricevono, le im-pressioni corrispondenti all’ambiente circostante, primache le impressioni del mondo esteriore potessero pene-trare nella sua individualità, l’eredità miracolosa cheegli doveva ricevere da Zarathustra ha dovuto essere in-filtrata nella sua entità. Questo appunto ci viene simbo-licamente raccontato, quando è detto: «che egli venneposto in una cassetta e immerso nel fiume» ciò che rap-presenta una meravigliosa iniziazione. Un’iniziazioneconsiste nel fatto, che l’uomo, per un determinato tem-po, rimane segregato dal mondo esteriore, e che durante

45

que l’individualità di Zarathustra rimase conservata, glivennero distaccati gl’involucri; essi rimasero però intattie non perirono, perchè erano stati tenuti assieme daun’individualità così potente. Questo secondo discepolo,il quale aveva ricevuto la saggezza del Tempo: – in con-trapposto alla saggezza dello Spazio – ricevette, a un de-terminato momento della sua rincarnazione, il corpo ete-rico di Zarathustra, che questi aveva pure sacrificato,così come aveva sacrificato il suo corpo astrale. Questodiscepolo di Zarathustra rinato, altri non è che Mosè. InMosè, nella sua prima infanzia, viene incorporato il cor-po eterico di Zarathustra. – Le tradizioni religiose real-mente basate sull’occultismo contengono, in modo oc-culto, tutto ciò che ci riconduce a quei segreti, che civengono insegnati dalla ricerca occulta. Se Mosè era ildiscepolo rincarnato di Zarathustra e in lui doveva veni-re incorporato il corpo eterico conservato di Zarathustra,doveva verificarsi in lui qualcosa di speciale. Prima cheegli ricevesse, come gli altri uomini le ricevono, le im-pressioni corrispondenti all’ambiente circostante, primache le impressioni del mondo esteriore potessero pene-trare nella sua individualità, l’eredità miracolosa cheegli doveva ricevere da Zarathustra ha dovuto essere in-filtrata nella sua entità. Questo appunto ci viene simbo-licamente raccontato, quando è detto: «che egli venneposto in una cassetta e immerso nel fiume» ciò che rap-presenta una meravigliosa iniziazione. Un’iniziazioneconsiste nel fatto, che l’uomo, per un determinato tem-po, rimane segregato dal mondo esteriore, e che durante

45

Page 46: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

quel tempo gli viene instillato ciò che egli deve acco-gliere. Mentre Mosè, dunque, stava così segregato, potè,a un determinato momento, essere in lui incorporato ilcorpo eterico conservato di Zarathustra. Così potè fiori-re in lui quella mirabile saggezza del Tempo, trasmessa-gli nel passato da Zarathustra, e di cui egli ora era dota-to, e che poteva manifestare mostrando, in immaginiadatte al suo popolo, la saggezza della consecutività deltempo. Perciò in Mosè le grandi immagini della Genesipossono presentarsi a noi come immaginazioni esterioridella saggezza del Tempo, saggezza che proviene da Za-rathustra. Esse erano la conoscenza rinata, la saggezzarinata che Mosè aveva ricevuto da Zarathustra. E questasi era consolidata nella sua interiorità per il fatto, cheegli aveva ricevuto l’involucro eterico di Zarathustrastesso.

Ma per un processo così importante per l’evoluzionedell’umanità non può bastare, che vi sia un iniziato ainaugurare un movimento culturale, bensì occorre pureche ciò che una siffatta grande individualità ha da im-mergere come germe culturale, possa venir versato nelrelativo e adeguato germe del popolo. E se vogliamoesaminare il germe del popolo, la base del popolo, in cuiMosè poteva immergere ciò che da Zarathustra gli erastato trasmesso, sarà bene che ci occupiamo di una certapeculiarità della saggezza stessa di Mosè.

Mosè dunque, in una precedente incarnazione, erastato discepolo di Zarathustra. Egli aveva ricevuto allorala saggezza del Tempo e quei misteri che abbiamo indi-

46

quel tempo gli viene instillato ciò che egli deve acco-gliere. Mentre Mosè, dunque, stava così segregato, potè,a un determinato momento, essere in lui incorporato ilcorpo eterico conservato di Zarathustra. Così potè fiori-re in lui quella mirabile saggezza del Tempo, trasmessa-gli nel passato da Zarathustra, e di cui egli ora era dota-to, e che poteva manifestare mostrando, in immaginiadatte al suo popolo, la saggezza della consecutività deltempo. Perciò in Mosè le grandi immagini della Genesipossono presentarsi a noi come immaginazioni esterioridella saggezza del Tempo, saggezza che proviene da Za-rathustra. Esse erano la conoscenza rinata, la saggezzarinata che Mosè aveva ricevuto da Zarathustra. E questasi era consolidata nella sua interiorità per il fatto, cheegli aveva ricevuto l’involucro eterico di Zarathustrastesso.

Ma per un processo così importante per l’evoluzionedell’umanità non può bastare, che vi sia un iniziato ainaugurare un movimento culturale, bensì occorre pureche ciò che una siffatta grande individualità ha da im-mergere come germe culturale, possa venir versato nelrelativo e adeguato germe del popolo. E se vogliamoesaminare il germe del popolo, la base del popolo, in cuiMosè poteva immergere ciò che da Zarathustra gli erastato trasmesso, sarà bene che ci occupiamo di una certapeculiarità della saggezza stessa di Mosè.

Mosè dunque, in una precedente incarnazione, erastato discepolo di Zarathustra. Egli aveva ricevuto allorala saggezza del Tempo e quei misteri che abbiamo indi-

46

Page 47: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

cato, cioè: che in tutte le epoche il vecchio viene a coz-zare col nuovo e che da ciò sorge un’opposizione. Per-chè Mosè potesse collocarsi con questa saggezzanell’evoluzione dell’umanità, occorreva che egli stesso,con la saggezza di genere diverso da quella di Ermete, sicollocasse nell’evoluzione rappresentandovi un’opposi-zione. E così è successo. Possiamo dire: Ermete ricevet-te da Zarathustra la saggezza diretta, per così dire lasaggezza solare, cioè, la conoscenza di ciò che in essen-za vive misteriosamente nell’involucro fisico esterioredella luce e del corpo solare, ciò dunque, che va per viadiretta. Non così Mosè. Questi ha ricevuto quella sag-gezza, che l’uomo conserva piuttosto nel corpo etericopiù denso, che non nel corpo astrale. Egli ha ricevutoquella saggezza, che non alza soltanto lo sguardo al solee domanda: che mai emana dall’Essere Solare? ma checomprende anche ciò che si contrappone alla luce sola-re, al bene solare – ciò che lavora su di sè, senza tutta-via lasciarsi deteriorare – ciò che è terrestre, che è di-ventato denso, che emerge dalla Terra come diventatovecchio, come solidificato – saggezza terrestre dunque,la quale vive bensì nella saggezza solare, ma che nondi-meno è saggezza terrestre. I segreti misteri del divenireterrestre, del modo come l’uomo si evolve sulla Terra eha evoluto la sostanzialità terrestre allorchè il sole si èdistaccato dalla Terra: ecco ciò che Mosè aveva ricevu-to. Questa però è appunto la ragione per cui, se conside-riamo la quistione non esteriormente, ma interiormente,negl’insegnamenti di Ermete troviamo come un’assoluta

47

cato, cioè: che in tutte le epoche il vecchio viene a coz-zare col nuovo e che da ciò sorge un’opposizione. Per-chè Mosè potesse collocarsi con questa saggezzanell’evoluzione dell’umanità, occorreva che egli stesso,con la saggezza di genere diverso da quella di Ermete, sicollocasse nell’evoluzione rappresentandovi un’opposi-zione. E così è successo. Possiamo dire: Ermete ricevet-te da Zarathustra la saggezza diretta, per così dire lasaggezza solare, cioè, la conoscenza di ciò che in essen-za vive misteriosamente nell’involucro fisico esterioredella luce e del corpo solare, ciò dunque, che va per viadiretta. Non così Mosè. Questi ha ricevuto quella sag-gezza, che l’uomo conserva piuttosto nel corpo etericopiù denso, che non nel corpo astrale. Egli ha ricevutoquella saggezza, che non alza soltanto lo sguardo al solee domanda: che mai emana dall’Essere Solare? ma checomprende anche ciò che si contrappone alla luce sola-re, al bene solare – ciò che lavora su di sè, senza tutta-via lasciarsi deteriorare – ciò che è terrestre, che è di-ventato denso, che emerge dalla Terra come diventatovecchio, come solidificato – saggezza terrestre dunque,la quale vive bensì nella saggezza solare, ma che nondi-meno è saggezza terrestre. I segreti misteri del divenireterrestre, del modo come l’uomo si evolve sulla Terra eha evoluto la sostanzialità terrestre allorchè il sole si èdistaccato dalla Terra: ecco ciò che Mosè aveva ricevu-to. Questa però è appunto la ragione per cui, se conside-riamo la quistione non esteriormente, ma interiormente,negl’insegnamenti di Ermete troviamo come un’assoluta

47

Page 48: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

opposizione alla saggezza di Mosè. – Senza dubbio visono certe concezioni nell’epoca presente, che nellaconsiderazione di siffatte quistioni seguono il principio,che di notte tutte le mucche sono grigie! Esse vedonoovunque ciò che vi ha di uniforme e si rallegrano moltoquando, per esempio, ritrovano nella dottrina di Ermeteciò che vi è in quella di Mosè: in questa una trinità, inquella una trinità – qui un quaternario, e là un quaterna-rio. Ma con ciò si riesce a poco. A un dipresso è comese si volesse educare qualcuno alla botanica senza inse-gnargli la differenza per cui la rosa, per esempio, si di-stingue dal garofano, ma gli s’indicasse soltanto ciò chevi è di uguale in ambedue. Così non si arriva a niente.Dobbiamo sapere in che cosa le entità si differenzianofra di loro – e anche le saggezze. E così dobbiamo anchesapere che la saggezza di Mosè era affatto diversa daquella di Ermete. Ambedue provenivano bensì da Zara-thustra; ma appunto come anche l’unità si scinde e simanifesta nei modi più diversi, così pure Zarathustradiede a due suoi discepoli rivelazioni di genere così dif-ferente.

Se lasciamo agire su di noi la saggezza di Ermete,troviamo tutto ciò che ci rende il mondo luminoso, checi palesa quale sia l’origine dei mondi, e come la luceeserciti in essi la sua azione. Ma nella saggezza di Er-mete non troviamo i concetti, che ci palesano al contem-po come, in ogni divenire, il prima operi sul dopo, comeil passato venga a trovarsi in lotta con il presente, ecome le tenebre si contrappongano alla luce. Nella sag-

48

opposizione alla saggezza di Mosè. – Senza dubbio visono certe concezioni nell’epoca presente, che nellaconsiderazione di siffatte quistioni seguono il principio,che di notte tutte le mucche sono grigie! Esse vedonoovunque ciò che vi ha di uniforme e si rallegrano moltoquando, per esempio, ritrovano nella dottrina di Ermeteciò che vi è in quella di Mosè: in questa una trinità, inquella una trinità – qui un quaternario, e là un quaterna-rio. Ma con ciò si riesce a poco. A un dipresso è comese si volesse educare qualcuno alla botanica senza inse-gnargli la differenza per cui la rosa, per esempio, si di-stingue dal garofano, ma gli s’indicasse soltanto ciò chevi è di uguale in ambedue. Così non si arriva a niente.Dobbiamo sapere in che cosa le entità si differenzianofra di loro – e anche le saggezze. E così dobbiamo anchesapere che la saggezza di Mosè era affatto diversa daquella di Ermete. Ambedue provenivano bensì da Zara-thustra; ma appunto come anche l’unità si scinde e simanifesta nei modi più diversi, così pure Zarathustradiede a due suoi discepoli rivelazioni di genere così dif-ferente.

Se lasciamo agire su di noi la saggezza di Ermete,troviamo tutto ciò che ci rende il mondo luminoso, checi palesa quale sia l’origine dei mondi, e come la luceeserciti in essi la sua azione. Ma nella saggezza di Er-mete non troviamo i concetti, che ci palesano al contem-po come, in ogni divenire, il prima operi sul dopo, comeil passato venga a trovarsi in lotta con il presente, ecome le tenebre si contrappongano alla luce. Nella sag-

48

Page 49: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

gezza di Ermete, in fondo, non è contenuta la saggezzaterrestre, che ci fa comprendere come la Terra si sia evo-luta, con l’uomo, dopo il distacco dal sole. La particola-re missione invece della saggezza di Mosè dovette esse-re quella, di far comprendere all’uomo la Terra, nel suodivenire, dopo il distacco dal sole. Ciò che Mosè dovevaapportarci, era saggezza terrestre, – e ciò che Ermete do-veva darci, era saggezza solare. Mosè dunque, quandoricorda tutto ciò che ha ricevuto da Zarathustra, viene il-luminato sul divenire terrestre, sulla evoluzione terrestredell’uomo. Egli, in certo modo, si parte da ciò che è ter-restre. Ma questo terrestre è stato scisso dal sole, contie-ne, in certo qual modo, un riflesso dell’elemento solare;l’elemento terrestre gli muove incontro e s’incontracoll’elemento solare. E perciò anche la saggezza terre-stre di Mosè ha dovuto effettivamente incontrarsinell’esistenza concreta con la saggezza solare di Ermete.Questi due indirizzi dovevano incontrarsi. Il che, nellasua realtà, anche esteriormente ci viene mirabilmenterappresentato nell’urto fra Mosè, con la sua iniziazione,e la saggezza di Ermete. Nella sua nascita in Egitto,nell’emigrazione del suo popolo in Egitto, nell’urto delpopolo di Mosè con il popolo egizio di Ermete, vi è il ri-flesso esteriore dell’urto della saggezza solare con lasaggezza terrestre; saggezze, che ambedue provengonoda Zarathustra, che però si riversano entrambe in cor-renti di evoluzione affatto differenti sopra la Terra, cheinsieme devono collaborare e coincidere.

49

gezza di Ermete, in fondo, non è contenuta la saggezzaterrestre, che ci fa comprendere come la Terra si sia evo-luta, con l’uomo, dopo il distacco dal sole. La particola-re missione invece della saggezza di Mosè dovette esse-re quella, di far comprendere all’uomo la Terra, nel suodivenire, dopo il distacco dal sole. Ciò che Mosè dovevaapportarci, era saggezza terrestre, – e ciò che Ermete do-veva darci, era saggezza solare. Mosè dunque, quandoricorda tutto ciò che ha ricevuto da Zarathustra, viene il-luminato sul divenire terrestre, sulla evoluzione terrestredell’uomo. Egli, in certo modo, si parte da ciò che è ter-restre. Ma questo terrestre è stato scisso dal sole, contie-ne, in certo qual modo, un riflesso dell’elemento solare;l’elemento terrestre gli muove incontro e s’incontracoll’elemento solare. E perciò anche la saggezza terre-stre di Mosè ha dovuto effettivamente incontrarsinell’esistenza concreta con la saggezza solare di Ermete.Questi due indirizzi dovevano incontrarsi. Il che, nellasua realtà, anche esteriormente ci viene mirabilmenterappresentato nell’urto fra Mosè, con la sua iniziazione,e la saggezza di Ermete. Nella sua nascita in Egitto,nell’emigrazione del suo popolo in Egitto, nell’urto delpopolo di Mosè con il popolo egizio di Ermete, vi è il ri-flesso esteriore dell’urto della saggezza solare con lasaggezza terrestre; saggezze, che ambedue provengonoda Zarathustra, che però si riversano entrambe in cor-renti di evoluzione affatto differenti sopra la Terra, cheinsieme devono collaborare e coincidere.

49

Page 50: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Orbene, quella saggezza che è collegata con i metodidei Misteri si esprime sempre in modo del tutto specialesui misteri più profondi degli eventi umani, come puredegli eventi in generale. Già a Monaco, nelle conferenzesui «Misteri della storia biblica della Creazione», ho ac-cennato al fatto, che di fronte a queste grandi verità, lequali abbracciano in generale non soltanto l’uomo neisuoi più profondi misteri, ma anche i fatti mondiali, èstraordinariamente difficile parlare di queste cose in unlinguaggio esteriore accessibile. Le nostre parole spessosono veramente dei vincoli per noi; perchè esse hannoun significato pregnante preparato loro da lungo tempo.E quando, con le grandi verità che si rivelano all’animanostra, ci avviciniamo al linguaggio, e vogliamo riversa-re nelle parole ciò che si rivela a noi interiormente, sor-ge una lotta contro questo strumento così debole del lin-guaggio, il quale, sotto un certo riguardo, è straordina-riamente insufficiente. La banalità più grande che maisia stata detta nel corso del 19° secolo e della più recen-te cultura in generale, e che infinite volte è stata ripetutanell’epoca della cartasuga, si è, che ogni reale verità sipossa esprimere in modo semplice, e che il linguaggio,con le sue forme di espressione, serva appunto di normaper dimostrare se qualcuno possegga o no la verità. Maquesta frase altro non esprime se non che coloro i qualil’enunciano, non posseggono la verità effettiva, ma sol-tanto quelle verità che sono state trasmesse loro attra-verso il linguaggio nel corso dei secoli, e che essi sicontentano di foggiare un poco diversamente. Per siffat-

50

Orbene, quella saggezza che è collegata con i metodidei Misteri si esprime sempre in modo del tutto specialesui misteri più profondi degli eventi umani, come puredegli eventi in generale. Già a Monaco, nelle conferenzesui «Misteri della storia biblica della Creazione», ho ac-cennato al fatto, che di fronte a queste grandi verità, lequali abbracciano in generale non soltanto l’uomo neisuoi più profondi misteri, ma anche i fatti mondiali, èstraordinariamente difficile parlare di queste cose in unlinguaggio esteriore accessibile. Le nostre parole spessosono veramente dei vincoli per noi; perchè esse hannoun significato pregnante preparato loro da lungo tempo.E quando, con le grandi verità che si rivelano all’animanostra, ci avviciniamo al linguaggio, e vogliamo riversa-re nelle parole ciò che si rivela a noi interiormente, sor-ge una lotta contro questo strumento così debole del lin-guaggio, il quale, sotto un certo riguardo, è straordina-riamente insufficiente. La banalità più grande che maisia stata detta nel corso del 19° secolo e della più recen-te cultura in generale, e che infinite volte è stata ripetutanell’epoca della cartasuga, si è, che ogni reale verità sipossa esprimere in modo semplice, e che il linguaggio,con le sue forme di espressione, serva appunto di normaper dimostrare se qualcuno possegga o no la verità. Maquesta frase altro non esprime se non che coloro i qualil’enunciano, non posseggono la verità effettiva, ma sol-tanto quelle verità che sono state trasmesse loro attra-verso il linguaggio nel corso dei secoli, e che essi sicontentano di foggiare un poco diversamente. Per siffat-

50

Page 51: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ta gente il linguaggio è sufficiente, ed essa non sente lalotta in cui spesso ci si trova impegnati con il linguag-gio. Quando occorre dire qualcosa di grande e di pos-sente questa lotta si affaccia pur troppo con estrema for-za all’anima.

A Monaco già ho indicato, come, nel Mistero Rosi-cruciano «La Porta dell’Iniziazione», la fine della scenanella «sala di meditazione» abbia dato campo a una fie-ra lotta con il linguaggio. Ciò che l’jerofante dovevadire in quella scena al discepolo è cosa di cui soltantouna minima parte poteva venir riversata nel debole stru-mento del linguaggio.

Orbene, nei sacri Misteri appunto si esprimevano i se-greti più profondi. Perciò in tutte le epoche, si è sentitonei Misteri, quale debole strumento sia il linguaggio equanto inadeguato a rendere l’immagine di ciò, che ve-ramente si vuol dire. Da qui nei Misteri in tutti i tempila spinta a ricercare mezzi di espressione per quello chel’anima sperimentava interiormente. E i mezzi di espres-sione più deboli risultarono essere quelli, che l’uomoconserva da secoli per l’uso esteriore, per i rapporti este-riori. Invece risultarono adatte le immagini, che si pale-sano quando si svolge lo sguardo fuori nelle vastità del-lo spazio: le costellazioni, il sorgere di una determinatastella in una data epoca, l’occultazione a un determinatomomento di una stella per mezzo di un’altra, insomma,le immagini, che si ottenevano in questa guisa, si pote-vano impiegare bene per esprimere ciò che in un deter-

51

ta gente il linguaggio è sufficiente, ed essa non sente lalotta in cui spesso ci si trova impegnati con il linguag-gio. Quando occorre dire qualcosa di grande e di pos-sente questa lotta si affaccia pur troppo con estrema for-za all’anima.

A Monaco già ho indicato, come, nel Mistero Rosi-cruciano «La Porta dell’Iniziazione», la fine della scenanella «sala di meditazione» abbia dato campo a una fie-ra lotta con il linguaggio. Ciò che l’jerofante dovevadire in quella scena al discepolo è cosa di cui soltantouna minima parte poteva venir riversata nel debole stru-mento del linguaggio.

Orbene, nei sacri Misteri appunto si esprimevano i se-greti più profondi. Perciò in tutte le epoche, si è sentitonei Misteri, quale debole strumento sia il linguaggio equanto inadeguato a rendere l’immagine di ciò, che ve-ramente si vuol dire. Da qui nei Misteri in tutti i tempila spinta a ricercare mezzi di espressione per quello chel’anima sperimentava interiormente. E i mezzi di espres-sione più deboli risultarono essere quelli, che l’uomoconserva da secoli per l’uso esteriore, per i rapporti este-riori. Invece risultarono adatte le immagini, che si pale-sano quando si svolge lo sguardo fuori nelle vastità del-lo spazio: le costellazioni, il sorgere di una determinatastella in una data epoca, l’occultazione a un determinatomomento di una stella per mezzo di un’altra, insomma,le immagini, che si ottenevano in questa guisa, si pote-vano impiegare bene per esprimere ciò che in un deter-

51

Page 52: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

minato modo si svolge nell’anima umana. Spiegheròbrevemente di che si tratta.

Supponiamo che si volesse dire, che a una determina-ta epoca un grande evento doveva verificarsi, per il fattoche un’anima umana, appunto a quell’epoca, diventavamatura a sperimentare qualcosa di grande, da trasmette-re ai popoli; o che si volesse dire, che il relativo popolo,o una grande parte dell’umanità aveva raggiunto unospeciale stato di maturità ed era salita nell’evoluzione aun determinato grado, (così veniva determinato il corsodell’evoluzione di questo popolo a una data epoca) – eche si volesse dimostrare come in questo popolo venissea stabilirsi una individualità – proveniente forse datutt’altra parte. Così il culmine dell’evoluzione di questaindividualità veniva a coincidere con il culminedell’evoluzione dell’anima del popolo, – e supponiamoche si volesse esprimere questa coincidenza nella suasingolarità. Tutto ciò, che in un tal caso si poteva direcol linguaggio, non avrebbe avuto azione abbastanzagrande per riversare nel nostro sentimento l’importanzadi un evento siffatto. Veniva perciò espresso inquest’altro modo: il coincidere della massima forza diuna singola individualità con la massima forza di unasingola Anima di popolo è, come quando il Sole sta nel-la costellazione del Leone, e da lì irradia la sua luce.Venne allora preso il segno del Leone per rappresentare,con espressione figurata, il fatto che doveva venire se-gnalato, in tutta la sua forza, nell’evoluzione dell’uma-nità. Ciò che si palesava così esteriormente nello spazio

52

minato modo si svolge nell’anima umana. Spiegheròbrevemente di che si tratta.

Supponiamo che si volesse dire, che a una determina-ta epoca un grande evento doveva verificarsi, per il fattoche un’anima umana, appunto a quell’epoca, diventavamatura a sperimentare qualcosa di grande, da trasmette-re ai popoli; o che si volesse dire, che il relativo popolo,o una grande parte dell’umanità aveva raggiunto unospeciale stato di maturità ed era salita nell’evoluzione aun determinato grado, (così veniva determinato il corsodell’evoluzione di questo popolo a una data epoca) – eche si volesse dimostrare come in questo popolo venissea stabilirsi una individualità – proveniente forse datutt’altra parte. Così il culmine dell’evoluzione di questaindividualità veniva a coincidere con il culminedell’evoluzione dell’anima del popolo, – e supponiamoche si volesse esprimere questa coincidenza nella suasingolarità. Tutto ciò, che in un tal caso si poteva direcol linguaggio, non avrebbe avuto azione abbastanzagrande per riversare nel nostro sentimento l’importanzadi un evento siffatto. Veniva perciò espresso inquest’altro modo: il coincidere della massima forza diuna singola individualità con la massima forza di unasingola Anima di popolo è, come quando il Sole sta nel-la costellazione del Leone, e da lì irradia la sua luce.Venne allora preso il segno del Leone per rappresentare,con espressione figurata, il fatto che doveva venire se-gnalato, in tutta la sua forza, nell’evoluzione dell’uma-nità. Ciò che si palesava così esteriormente nello spazio

52

Page 53: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

mondiale diventò un mezzo di espressione per ciò che sisvolge nell’umanità. Da questo provennero le espressio-ni impiegate nella storia dell’umanità e che sono trattedal corso degli astri. Esse erano mezzi di espressioni peri fatti spirituali nell’umanità. Quando viene detto, peresempio, che il sole sta nel segno del Leone, e che permezzo di un evento celeste, come il coprirsi del sole conuna determinata costellazione, viene simbolicamenteespresso un evento nell’evoluzione dell’umanità, puòsuccedere che le persone superficiali ne invertano il si-gnificato, e credano che tutti gli eventi che si riferisconoalla storia dell’umanità fossero prima velati nel mito, ineventi tratti dalle stelle; mentre in realtà, per esprimereciò che si svolgeva nell’umanità, venivano tratte solo leimmagini dalle costellazioni degli astri. Realmente ilvero è sempre il rovescio di ciò che le persone superfi-ciali prediligono. (Tutto ciò torna a comparire ancheoggi esteriormente – in modo, che si dice lo stesso maall’inverso. – «Queste cose possono essere vere, posso-no persino essere dimostrate. – Ma...»).

Questo rapporto con il cosmo dovrebbe riempirci diun senso di profondo rispetto per tutto ciò che ci viendetto dei grandi avvenimenti dell’evoluzione dell’uma-nità, e che viene espresso in immagini tratte dall’esi-stenza cosmica. Ma vi è tuttavia un rapporto occulto fral’insieme dell’esistenza cosmica e ciò che si svolgenell’esistenza umana. Ciò che si svolge sulla Terra è unriflesso di ciò che succede nel cosmo. Anche l’incontrodella saggezza solare di Ermete con la saggezza terrestre

53

mondiale diventò un mezzo di espressione per ciò che sisvolge nell’umanità. Da questo provennero le espressio-ni impiegate nella storia dell’umanità e che sono trattedal corso degli astri. Esse erano mezzi di espressioni peri fatti spirituali nell’umanità. Quando viene detto, peresempio, che il sole sta nel segno del Leone, e che permezzo di un evento celeste, come il coprirsi del sole conuna determinata costellazione, viene simbolicamenteespresso un evento nell’evoluzione dell’umanità, puòsuccedere che le persone superficiali ne invertano il si-gnificato, e credano che tutti gli eventi che si riferisconoalla storia dell’umanità fossero prima velati nel mito, ineventi tratti dalle stelle; mentre in realtà, per esprimereciò che si svolgeva nell’umanità, venivano tratte solo leimmagini dalle costellazioni degli astri. Realmente ilvero è sempre il rovescio di ciò che le persone superfi-ciali prediligono. (Tutto ciò torna a comparire ancheoggi esteriormente – in modo, che si dice lo stesso maall’inverso. – «Queste cose possono essere vere, posso-no persino essere dimostrate. – Ma...»).

Questo rapporto con il cosmo dovrebbe riempirci diun senso di profondo rispetto per tutto ciò che ci viendetto dei grandi avvenimenti dell’evoluzione dell’uma-nità, e che viene espresso in immagini tratte dall’esi-stenza cosmica. Ma vi è tuttavia un rapporto occulto fral’insieme dell’esistenza cosmica e ciò che si svolgenell’esistenza umana. Ciò che si svolge sulla Terra è unriflesso di ciò che succede nel cosmo. Anche l’incontrodella saggezza solare di Ermete con la saggezza terrestre

53

Page 54: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

di Mosè, come si effettua in Egitto, è sotto un determi-nato rapporto una copia, un riflesso, di attività esteriorinel cosmo. Immaginatevi delle determinate influenzeche dal sole irradino sulla Terra, e altre influenze chedalla Terra si riflettano nello spazio mondiale; non è pernoi indifferente in quale punto dello spazio queste dueinfluenze s’incontrino; perchè a seconda che esses’incontrano vicino o lontano, anche l’azione di questoincontro fra raggi irradiati e quelli riflessi sarà diversa.Orbene, il cozzo fra la saggezza ermetica e la saggezzadi Mosè nell’antico Egitto veniva rappresentato nei Mi-steri in modo da potersi paragonare con un fatto, che infondo, secondo la nostra cosmologia spirituale, si eragià altra volta verificato nel Cosmo. Sappiamo che ori-ginariamente vi fu un distacco fra sole e Terra, che poila Terra rimase per qualche tempo ancora unita con laluna, e che poi una parte della Terra si staccò e mossenello spazio, dove è rimasta come nostra attuale luna.La Terra dunque ha rimandato come luna una parte di sènello spazio mondiale verso il sole; e simile a tale «irra-diazione» della Terra verso il sole fu il peculiare proces-so dell’incontro in Egitto della saggezza terrestre diMosè con la saggezza solare di Ermete.

La saggezza di Mosè, nel suo corso ulteriore, eraqualcosa di cui si poteva dire che essa si sviluppava,dopo il distacco della saggezza solare, come scienzadella Terra e dell’uomo, appunto come saggezza terre-stre, ma in modo, che, crescendo, mosse incontro al solee accolse ciò che come saggezza diretta proveniva dal

54

di Mosè, come si effettua in Egitto, è sotto un determi-nato rapporto una copia, un riflesso, di attività esteriorinel cosmo. Immaginatevi delle determinate influenzeche dal sole irradino sulla Terra, e altre influenze chedalla Terra si riflettano nello spazio mondiale; non è pernoi indifferente in quale punto dello spazio queste dueinfluenze s’incontrino; perchè a seconda che esses’incontrano vicino o lontano, anche l’azione di questoincontro fra raggi irradiati e quelli riflessi sarà diversa.Orbene, il cozzo fra la saggezza ermetica e la saggezzadi Mosè nell’antico Egitto veniva rappresentato nei Mi-steri in modo da potersi paragonare con un fatto, che infondo, secondo la nostra cosmologia spirituale, si eragià altra volta verificato nel Cosmo. Sappiamo che ori-ginariamente vi fu un distacco fra sole e Terra, che poila Terra rimase per qualche tempo ancora unita con laluna, e che poi una parte della Terra si staccò e mossenello spazio, dove è rimasta come nostra attuale luna.La Terra dunque ha rimandato come luna una parte di sènello spazio mondiale verso il sole; e simile a tale «irra-diazione» della Terra verso il sole fu il peculiare proces-so dell’incontro in Egitto della saggezza terrestre diMosè con la saggezza solare di Ermete.

La saggezza di Mosè, nel suo corso ulteriore, eraqualcosa di cui si poteva dire che essa si sviluppava,dopo il distacco della saggezza solare, come scienzadella Terra e dell’uomo, appunto come saggezza terre-stre, ma in modo, che, crescendo, mosse incontro al solee accolse ciò che come saggezza diretta proveniva dal

54

Page 55: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sole, e se ne compenetrò. Ma essa si doveva compene-trare con la diretta saggezza solare soltanto fino a un de-terminato grado; oltre quello doveva progredire da solaed evolversi indipendentemente. La saggezza di Mosèrimase perciò in Egitto soltanto finchè ebbe sufficiente-mente accolto ciò che le abbisognava; dopo vi fu «l’eso-do dall’Egitto dei figli di Mosè», perchè ciò che comesaggezza solare era stato accolto dalla saggezza terrestrevenisse assimilato e ormai indipendentemente sviluppa-to.

Dobbiamo dunque distinguere due parti nella saggez-za di Mosè: una, dove la saggezza di Mosè si sviluppanel grembo della saggezza di Ermete, ne è, in certo qualmodo, ovunque circondata e l’accoglie in sè di conti-nuo; poi se ne distacca e si sviluppa separatamente dopol’esodo dall’Egitto, continua a evolvere nel propriogrembo questa saggezza di Ermete – e raggiunge in que-sta ulteriore evoluzione tre tappe. In che senso deveevolversi la saggezza di Mosè? – Quale è il suo compi-to? Il suo compito deve essere quello di ritrovare la viadel sole. Essa è diventata saggezza terrestre. Mosè na-sce, e con ciò che Zarathustra gli ha dato, è un saggiosulla Terra. Egli deve ritrovare la via e la cerca nelle di-verse sue tappe, impregnandosi nella prima tappa dellasaggezza di Ermete. Poi si evolve più oltre; ciò che egliattraversa su questa via si può meglio rappresentare conimmagini di processi cosmici. Quando ciò che succedesulla Terra si riverbera nello spazio, allora, sulla via delsole, incontra dapprima Mercurio – (sappiamo già, che

55

sole, e se ne compenetrò. Ma essa si doveva compene-trare con la diretta saggezza solare soltanto fino a un de-terminato grado; oltre quello doveva progredire da solaed evolversi indipendentemente. La saggezza di Mosèrimase perciò in Egitto soltanto finchè ebbe sufficiente-mente accolto ciò che le abbisognava; dopo vi fu «l’eso-do dall’Egitto dei figli di Mosè», perchè ciò che comesaggezza solare era stato accolto dalla saggezza terrestrevenisse assimilato e ormai indipendentemente sviluppa-to.

Dobbiamo dunque distinguere due parti nella saggez-za di Mosè: una, dove la saggezza di Mosè si sviluppanel grembo della saggezza di Ermete, ne è, in certo qualmodo, ovunque circondata e l’accoglie in sè di conti-nuo; poi se ne distacca e si sviluppa separatamente dopol’esodo dall’Egitto, continua a evolvere nel propriogrembo questa saggezza di Ermete – e raggiunge in que-sta ulteriore evoluzione tre tappe. In che senso deveevolversi la saggezza di Mosè? – Quale è il suo compi-to? Il suo compito deve essere quello di ritrovare la viadel sole. Essa è diventata saggezza terrestre. Mosè na-sce, e con ciò che Zarathustra gli ha dato, è un saggiosulla Terra. Egli deve ritrovare la via e la cerca nelle di-verse sue tappe, impregnandosi nella prima tappa dellasaggezza di Ermete. Poi si evolve più oltre; ciò che egliattraversa su questa via si può meglio rappresentare conimmagini di processi cosmici. Quando ciò che succedesulla Terra si riverbera nello spazio, allora, sulla via delsole, incontra dapprima Mercurio – (sappiamo già, che

55

Page 56: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ciò che nell’astronomia abituale è Venere, nella termino-logia occulta invece vien chiamato Mercurio – i duenomi s’invertono – e così pure ciò che viene abitual-mente chiamato Mercurio, in senso occulto è Venere). –Se dunque dalla Terra ci si muove verso il sole, s’incon-tra dapprima l’elemento Mercurio, più oltre s’incontral’elemento Venere, e poi l’elemento solare. Mosè dove-va perciò sviluppare ciò che aveva ereditato da Zarathu-stra in processi interiori dell’anima, e in modo che sullavia del ritorno egli potesse ritrovare l’elemento solare.Egli vi si doveva dunque evolvere fino a un determinatogrado. Ciò che egli ha impiantato come saggezza nellaciviltà occidentale, doveva svilupparsi così come venivadato al suo popolo. Il suo cammino perciò si svolse inmodo che quello che Ermete portava direttamente pro-prio come raggi irradianti dal sole, Mosè lo sviluppònuovamente sulla via del ritorno, a ritroso, dopo di averprima accolto parte della saggezza di Ermete.

Orbene, ci vien detto che Ermete, il quale più tardivenne chiamato «Mercurio», ha portato al suo popolol’arte e la scienza, il sapere esteriore del mondo, nelmodo come al suo popolo poteva servire. In modo di-verso, e per così dire contrapposto, Mosè doveva pene-trare fino a questo punto raggiunto da Ermete-Mercurio,e sviluppare egli stesso a ritroso la saggezza di Ermete.Questo è rappresentato dal progresso del popolo ebraicofino al momento dell’epoca e del regno di Davide, ilquale si presenta a noi come cantore reale dei Salmi,come profeta divino, che agiva, sia come uomo di Dio,

56

ciò che nell’astronomia abituale è Venere, nella termino-logia occulta invece vien chiamato Mercurio – i duenomi s’invertono – e così pure ciò che viene abitual-mente chiamato Mercurio, in senso occulto è Venere). –Se dunque dalla Terra ci si muove verso il sole, s’incon-tra dapprima l’elemento Mercurio, più oltre s’incontral’elemento Venere, e poi l’elemento solare. Mosè dove-va perciò sviluppare ciò che aveva ereditato da Zarathu-stra in processi interiori dell’anima, e in modo che sullavia del ritorno egli potesse ritrovare l’elemento solare.Egli vi si doveva dunque evolvere fino a un determinatogrado. Ciò che egli ha impiantato come saggezza nellaciviltà occidentale, doveva svilupparsi così come venivadato al suo popolo. Il suo cammino perciò si svolse inmodo che quello che Ermete portava direttamente pro-prio come raggi irradianti dal sole, Mosè lo sviluppònuovamente sulla via del ritorno, a ritroso, dopo di averprima accolto parte della saggezza di Ermete.

Orbene, ci vien detto che Ermete, il quale più tardivenne chiamato «Mercurio», ha portato al suo popolol’arte e la scienza, il sapere esteriore del mondo, nelmodo come al suo popolo poteva servire. In modo di-verso, e per così dire contrapposto, Mosè doveva pene-trare fino a questo punto raggiunto da Ermete-Mercurio,e sviluppare egli stesso a ritroso la saggezza di Ermete.Questo è rappresentato dal progresso del popolo ebraicofino al momento dell’epoca e del regno di Davide, ilquale si presenta a noi come cantore reale dei Salmi,come profeta divino, che agiva, sia come uomo di Dio,

56

Page 57: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

quanto come portatore di spada – e anche come portato-re dello strumento musicale: Davide, l’Ermete, il Mer-curio del popolo ebraico, così ci viene descritto. Questacorrente della popolazione ebraica è allora arrivata atanto, da produrre un ermetismo, un mercurismo indi-pendente. La saggezza ermetica, che essa aveva accolta,era dunque arrivata all’epoca di Davide fino alla regionedi Mercurio. La saggezza di Mosè doveva progrediresulla via del ritorno, fino al punto in cui vi è la «regionedi Venere», se così si può chiamare. La regione di Vene-re arrivò per l’ebraismo in quell’epoca, in cui la saggez-za di Mosè, cioè quello che si era riversato sulla Terraattraverso i secoli come saggezza di Mosè, doveva unir-si con un elemento del tutto diverso, con una direttiva disaggezza, la cui radiazione, per così dire, proveniva daaltra parte. Come ciò che dalla Terra vien riflesso nellospazio incontra sulla via del sole a un dato punto Vene-re, così la saggezza di Mosè s’incontra, nella «cattivitàbabilonese», con ciò che dall’altra parte viene riflessodall’Asia. È dunque con ciò che si manifestava in formaattenuata nei Misteri di Babilonia e di Caldea, che lasaggezza del popolo ebraico, nella sua particolare evolu-zione, si è incontrata nella cattività babilonese. Come seun viaggiatore partito dalla Terra, e sapendo ciò che vi èsulla Terra, attraversasse la regione di Mercurio e arri-vasse a quella di Venere, e su Venere volesse accoglierela luce solare che su quella si riversa, così la saggezza diMosè accolse ciò che era emanato direttamente dai san-tuari di Zarathustra e che si era propagato in forma atte-

57

quanto come portatore di spada – e anche come portato-re dello strumento musicale: Davide, l’Ermete, il Mer-curio del popolo ebraico, così ci viene descritto. Questacorrente della popolazione ebraica è allora arrivata atanto, da produrre un ermetismo, un mercurismo indi-pendente. La saggezza ermetica, che essa aveva accolta,era dunque arrivata all’epoca di Davide fino alla regionedi Mercurio. La saggezza di Mosè doveva progrediresulla via del ritorno, fino al punto in cui vi è la «regionedi Venere», se così si può chiamare. La regione di Vene-re arrivò per l’ebraismo in quell’epoca, in cui la saggez-za di Mosè, cioè quello che si era riversato sulla Terraattraverso i secoli come saggezza di Mosè, doveva unir-si con un elemento del tutto diverso, con una direttiva disaggezza, la cui radiazione, per così dire, proveniva daaltra parte. Come ciò che dalla Terra vien riflesso nellospazio incontra sulla via del sole a un dato punto Vene-re, così la saggezza di Mosè s’incontra, nella «cattivitàbabilonese», con ciò che dall’altra parte viene riflessodall’Asia. È dunque con ciò che si manifestava in formaattenuata nei Misteri di Babilonia e di Caldea, che lasaggezza del popolo ebraico, nella sua particolare evolu-zione, si è incontrata nella cattività babilonese. Come seun viaggiatore partito dalla Terra, e sapendo ciò che vi èsulla Terra, attraversasse la regione di Mercurio e arri-vasse a quella di Venere, e su Venere volesse accoglierela luce solare che su quella si riversa, così la saggezza diMosè accolse ciò che era emanato direttamente dai san-tuari di Zarathustra e che si era propagato in forma atte-

57

Page 58: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nuata nei Misteri e nei santuari dei Caldei e dei Babilo-nesi; questo è ciò che la saggezza di Mosè accolse du-rante la cattività babilonese. Ivi la saggezza di Mosè siunì con ciò che era penetrato fino alle regionidell’Eufrate e del Tigri. Ma successe allora anche qual-cosa d’altro. Effettivamente Mosè si era incontrato conciò che una volta era emanato dal sole. Mosè – non eglistesso – ma ciò che aveva trasmesso al suo popolo conla sua saggezza, confluì in quei luoghi santi che la sag-gezza degli ebrei doveva calcare durante la cattività ba-bilonese, confluì, dico, direttamente con l’elemento so-lare di questa saggezza. Perchè nei santuari dei Misteridell’Eufrate e del Tigri, che i saggi ebraici conobbero al-lora, insegnava a quel tempo lo Zarathustra rincarnato.All’epoca a un dipresso della cattività babilonese, Zara-thustra era rincarnato, e insegnava in quei Misteri; quelZarathustra proprio, il quale aveva ceduto parte dellapropria saggezza per riacquistarne una parte. Egli stessotornava sempre a incarnarsi e nella sua incarnazionecome Zarathas o Nazarathos diventò il Maestro degliebrei condotti nella cattività babilonese, che impararonoa conoscere i santuari di queste regioni.

La saggezza di Mosè s’incontrò così nel suo corso,nel suo progresso, con ciò che Zarathustra stesso avevapotuto divenire, dopo che dai santuari più lontani deiMisteri, egli si era recato ai santuari dell’Asia anteriore.In questi, egli divenne il maestro dei discepoli iniziatidella Caldea e di alcuni singoli maestri iniziati, nonchèdi coloro, i quali ora accoglievano la fecondazione della

58

nuata nei Misteri e nei santuari dei Caldei e dei Babilo-nesi; questo è ciò che la saggezza di Mosè accolse du-rante la cattività babilonese. Ivi la saggezza di Mosè siunì con ciò che era penetrato fino alle regionidell’Eufrate e del Tigri. Ma successe allora anche qual-cosa d’altro. Effettivamente Mosè si era incontrato conciò che una volta era emanato dal sole. Mosè – non eglistesso – ma ciò che aveva trasmesso al suo popolo conla sua saggezza, confluì in quei luoghi santi che la sag-gezza degli ebrei doveva calcare durante la cattività ba-bilonese, confluì, dico, direttamente con l’elemento so-lare di questa saggezza. Perchè nei santuari dei Misteridell’Eufrate e del Tigri, che i saggi ebraici conobbero al-lora, insegnava a quel tempo lo Zarathustra rincarnato.All’epoca a un dipresso della cattività babilonese, Zara-thustra era rincarnato, e insegnava in quei Misteri; quelZarathustra proprio, il quale aveva ceduto parte dellapropria saggezza per riacquistarne una parte. Egli stessotornava sempre a incarnarsi e nella sua incarnazionecome Zarathas o Nazarathos diventò il Maestro degliebrei condotti nella cattività babilonese, che impararonoa conoscere i santuari di queste regioni.

La saggezza di Mosè s’incontrò così nel suo corso,nel suo progresso, con ciò che Zarathustra stesso avevapotuto divenire, dopo che dai santuari più lontani deiMisteri, egli si era recato ai santuari dell’Asia anteriore.In questi, egli divenne il maestro dei discepoli iniziatidella Caldea e di alcuni singoli maestri iniziati, nonchèdi coloro, i quali ora accoglievano la fecondazione della

58

Page 59: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

loro saggezza mosaica da quella corrente, che poteva af-fluire verso di loro per il fatto, che ciò che Zarathustraaveva una volta insegnato al loro signore e avo, Mosè,poteva ora essere da loro nuovamente accolto diretta-mente da Zarathustra stesso, nella di lui incarnazionecome Zarathas o Nazarathos. Questo era stato il destinodella saggezza di Mosè. Essa aveva tratto di fatto origi-ne da Zarathustra; era stata trapiantata in una regionestraniera. Era come se un essere solare venisse portatogiù, con gli occhi bendati, sulla Terra – e dovesse sullavia del ritorno ricercare tutto ciò che aveva perduto.Così Mosè era discepolo di Zarathustra; nella sua esi-stenza nella civiltà egizia egli si trovò in modo che tuttoquello che Zarathustra una volta gli aveva dato tornavaa risplendere nella sua interiorità. Ma era come se egli,segregato nel campo dell’isola terrestre, non sapessedonde gli risplendesse – e muovesse incontro a ciò cheuna volta era sole. Egli procedeva in Egitto verso la sag-gezza di Ermete, la quale portava ciò che era saggezzadi Zarathustra per via diretta e non per via riflessa comela portava Mosè; e dopo che di quella ebbe accolto asufficienza, la corrente della saggezza di Mosè proseguìdirettamente nella propria evoluzione; e col fondare,all’epoca di Davide, una saggezza ermetica diretta, unascienza e un’arte propria, essa andò incontro al sole, dalquale era uscita con una forma, in cui dapprincipio ave-va dovuto mostrarsi velata.

Zarathustra, nelle scuole babilonesi antiche, dove egliera anche maestro di Pitagora, poteva insegnare soltan-

59

loro saggezza mosaica da quella corrente, che poteva af-fluire verso di loro per il fatto, che ciò che Zarathustraaveva una volta insegnato al loro signore e avo, Mosè,poteva ora essere da loro nuovamente accolto diretta-mente da Zarathustra stesso, nella di lui incarnazionecome Zarathas o Nazarathos. Questo era stato il destinodella saggezza di Mosè. Essa aveva tratto di fatto origi-ne da Zarathustra; era stata trapiantata in una regionestraniera. Era come se un essere solare venisse portatogiù, con gli occhi bendati, sulla Terra – e dovesse sullavia del ritorno ricercare tutto ciò che aveva perduto.Così Mosè era discepolo di Zarathustra; nella sua esi-stenza nella civiltà egizia egli si trovò in modo che tuttoquello che Zarathustra una volta gli aveva dato tornavaa risplendere nella sua interiorità. Ma era come se egli,segregato nel campo dell’isola terrestre, non sapessedonde gli risplendesse – e muovesse incontro a ciò cheuna volta era sole. Egli procedeva in Egitto verso la sag-gezza di Ermete, la quale portava ciò che era saggezzadi Zarathustra per via diretta e non per via riflessa comela portava Mosè; e dopo che di quella ebbe accolto asufficienza, la corrente della saggezza di Mosè proseguìdirettamente nella propria evoluzione; e col fondare,all’epoca di Davide, una saggezza ermetica diretta, unascienza e un’arte propria, essa andò incontro al sole, dalquale era uscita con una forma, in cui dapprincipio ave-va dovuto mostrarsi velata.

Zarathustra, nelle scuole babilonesi antiche, dove egliera anche maestro di Pitagora, poteva insegnare soltan-

59

Page 60: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

to, come è possibile d’insegnare in un determinato cor-po, limitato, cioè, dagli strumenti di quel corpo. PerchèZarathustra potesse esprimere completamente l’elemen-to solare, che una volta aveva potuto esprimere e avevatrasmesso a Ermete e a Mosè, e perchè lo potesse espri-mere con una nuova forma adatta al progresso dell’epo-ca, gli occorreva un involucro corporeo, che fosse stru-mento degno e adeguato al progresso dell’epoca. Soltan-to in una forma condizionata da un corpo come quelloda lui prodotto nell’antica Babilonia, Zarathustra potevaprodurre di nuovo ciò che aveva trasmesso a Pitagora, aisavii ebraici e a quelli caldei e babilonesi, che al sestosecolo prima di Cristo erano capaci di ascoltarlo. Ri-guardo a ciò che Zarathustra poteva insegnare, era pro-prio come se la luce solare fosse sorta prima su Venere,e non potesse venire direttamente sulla Terra, come se lasaggezza di Zarathustra non potesse palesarsi nella suaprimitiva forma, ma soltanto in forma attenuata. Perchèla saggezza di Zarathustra potesse operare nella sua pri-mitiva forma, occorreva che Zarathustra si circondassedi un corpo adatto. Questo corpo adatto poteva formarsisoltanto in un modo affatto speciale, che si potrebbe de-scrivere a un dipresso nel modo seguente.

Abbiamo detto ieri che vi erano in Asia tre diversi ge-neri di anime di popolo; l’indiana al Sud, l’iranica, e laturanica nord-asiatica. Abbiamo detto che queste trespecie di anime si sono formate per il fatto, che la cor-rente nordica della popolazione atlantea si era mossaverso l’Asia e da lì si era irradiata. Un’altra corrente at-

60

to, come è possibile d’insegnare in un determinato cor-po, limitato, cioè, dagli strumenti di quel corpo. PerchèZarathustra potesse esprimere completamente l’elemen-to solare, che una volta aveva potuto esprimere e avevatrasmesso a Ermete e a Mosè, e perchè lo potesse espri-mere con una nuova forma adatta al progresso dell’epo-ca, gli occorreva un involucro corporeo, che fosse stru-mento degno e adeguato al progresso dell’epoca. Soltan-to in una forma condizionata da un corpo come quelloda lui prodotto nell’antica Babilonia, Zarathustra potevaprodurre di nuovo ciò che aveva trasmesso a Pitagora, aisavii ebraici e a quelli caldei e babilonesi, che al sestosecolo prima di Cristo erano capaci di ascoltarlo. Ri-guardo a ciò che Zarathustra poteva insegnare, era pro-prio come se la luce solare fosse sorta prima su Venere,e non potesse venire direttamente sulla Terra, come se lasaggezza di Zarathustra non potesse palesarsi nella suaprimitiva forma, ma soltanto in forma attenuata. Perchèla saggezza di Zarathustra potesse operare nella sua pri-mitiva forma, occorreva che Zarathustra si circondassedi un corpo adatto. Questo corpo adatto poteva formarsisoltanto in un modo affatto speciale, che si potrebbe de-scrivere a un dipresso nel modo seguente.

Abbiamo detto ieri che vi erano in Asia tre diversi ge-neri di anime di popolo; l’indiana al Sud, l’iranica, e laturanica nord-asiatica. Abbiamo detto che queste trespecie di anime si sono formate per il fatto, che la cor-rente nordica della popolazione atlantea si era mossaverso l’Asia e da lì si era irradiata. Un’altra corrente at-

60

Page 61: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

traversò però l’Africa e mandò i suoi ultimi rampolli findentro all’elemento turanico. E là dove s’incontraronoqueste due correnti, cioè, quella nordica emigratadall’Atlantide in Asia, e quella che dall’Atlantide si eraestesa attraverso l’Africa, si verificò una peculiare mi-scela; venne, cioè, a formarsi una popolazione, dallaquale è poi sorto il popolo ebraico. Con questa popola-zione è successo qualcosa di speciale. Tutto ciò che ab-biamo detto essere rimasto indietro come chiaroveggen-za astrale-eterica in decadenza, e che presso alcune po-polazioni era diventato sotto questa forma un male, inquanto, come in una sua ultima fase, era diventato unachiaroveggenza esteriore, in quella gente che formò ilpopolo ebraico, si volse verso l’interiore. Tutto ciò preseuna direzione affatto diversa; anzichè palesarsinell’azione esteriore di una chiaroveggenza inferiore,quale avanzo dell’antica chiaroveggenza atlantea, si pre-sentò invece in questo popolo come azione organizzatri-ce nell’interiore del corpo. Ciò che esteriormente eraqualcosa di decadente, ciò che, essendo rimasto conser-vativo, era diventato un elemento decadente della chia-roveggenza, compenetrato dall’elemento arimanico,progredì invece in modo giusto, divenendo una forza at-tiva nell’interiorità dell’uomo, una forza organizzatricenell’interiorità dell’uomo. Non si esplicava nel popoloebraico in una chiaroveggenza ritardataria, bensì orga-nizzava la corporeità e la rendeva così coscientementepiù perfetta. Tutto ciò che presso i Turanici era decaden-te esercitò invece azione creatrice e trasformatrice pres-

61

traversò però l’Africa e mandò i suoi ultimi rampolli findentro all’elemento turanico. E là dove s’incontraronoqueste due correnti, cioè, quella nordica emigratadall’Atlantide in Asia, e quella che dall’Atlantide si eraestesa attraverso l’Africa, si verificò una peculiare mi-scela; venne, cioè, a formarsi una popolazione, dallaquale è poi sorto il popolo ebraico. Con questa popola-zione è successo qualcosa di speciale. Tutto ciò che ab-biamo detto essere rimasto indietro come chiaroveggen-za astrale-eterica in decadenza, e che presso alcune po-polazioni era diventato sotto questa forma un male, inquanto, come in una sua ultima fase, era diventato unachiaroveggenza esteriore, in quella gente che formò ilpopolo ebraico, si volse verso l’interiore. Tutto ciò preseuna direzione affatto diversa; anzichè palesarsinell’azione esteriore di una chiaroveggenza inferiore,quale avanzo dell’antica chiaroveggenza atlantea, si pre-sentò invece in questo popolo come azione organizzatri-ce nell’interiore del corpo. Ciò che esteriormente eraqualcosa di decadente, ciò che, essendo rimasto conser-vativo, era diventato un elemento decadente della chia-roveggenza, compenetrato dall’elemento arimanico,progredì invece in modo giusto, divenendo una forza at-tiva nell’interiorità dell’uomo, una forza organizzatricenell’interiorità dell’uomo. Non si esplicava nel popoloebraico in una chiaroveggenza ritardataria, bensì orga-nizzava la corporeità e la rendeva così coscientementepiù perfetta. Tutto ciò che presso i Turanici era decaden-te esercitò invece azione creatrice e trasformatrice pres-

61

Page 62: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

so il popolo ebraico. Possiamo dire perciò: nella corpo-reità del popolo ebraico, la quale per via di eredità nellaconsanguineità era stata trasmessa da generazione in ge-nerazione, tutto ciò che aveva compiuto il suo tempocome visione esteriore, ciò che non doveva più esserevisione esteriore, ma doveva passare in un altro campodi azione per trovarsi nel suo giusto elemento, ciò cheaveva dato la forza agli Atlantei di guardare spiritual-mente nello spazio e nelle regioni spirituali, ciò che eradecaduto presso i Turanici come avanzo di chiaroveg-genza, tutto ciò, dico, agiva in questo piccolo popoloebraico in modo da essere rivolto invece verso l’interio-re. Tutto ciò che presso gli Atlantei era divino-spiritualeoperava nel popolo ebraico nell’interiorità, formava gliorgani, esercitava azione plasmatrice sul corpo e potevaperciò folgorare nel sangue del popolo ebraico come co-scienza divina nell’interiorità. Nel popolo ebraico eracome se tutto ciò che l’Atlanteo vedeva quando dirigevalo sguardo chiaroveggente nelle varie direzioni dellospazio, fosse risorto intimamente – completamente ri-volto verso l’interiorità – come organo della coscienzadel popolo ebraico, come coscienza di Jahve o di Jeho-va, come coscienza del Dio nell’interiorità. Questo po-polo trovò il Dio che è diffuso nello spazio, unito al pro-prio sangue; si trovò compenetrato, impregnato del Dioche sta disteso nello spazio, e sapeva che questo Dio vi-veva nella sua interiorità, nella pulsazione del suo san-gue.

62

so il popolo ebraico. Possiamo dire perciò: nella corpo-reità del popolo ebraico, la quale per via di eredità nellaconsanguineità era stata trasmessa da generazione in ge-nerazione, tutto ciò che aveva compiuto il suo tempocome visione esteriore, ciò che non doveva più esserevisione esteriore, ma doveva passare in un altro campodi azione per trovarsi nel suo giusto elemento, ciò cheaveva dato la forza agli Atlantei di guardare spiritual-mente nello spazio e nelle regioni spirituali, ciò che eradecaduto presso i Turanici come avanzo di chiaroveg-genza, tutto ciò, dico, agiva in questo piccolo popoloebraico in modo da essere rivolto invece verso l’interio-re. Tutto ciò che presso gli Atlantei era divino-spiritualeoperava nel popolo ebraico nell’interiorità, formava gliorgani, esercitava azione plasmatrice sul corpo e potevaperciò folgorare nel sangue del popolo ebraico come co-scienza divina nell’interiorità. Nel popolo ebraico eracome se tutto ciò che l’Atlanteo vedeva quando dirigevalo sguardo chiaroveggente nelle varie direzioni dellospazio, fosse risorto intimamente – completamente ri-volto verso l’interiorità – come organo della coscienzadel popolo ebraico, come coscienza di Jahve o di Jeho-va, come coscienza del Dio nell’interiorità. Questo po-polo trovò il Dio che è diffuso nello spazio, unito al pro-prio sangue; si trovò compenetrato, impregnato del Dioche sta disteso nello spazio, e sapeva che questo Dio vi-veva nella sua interiorità, nella pulsazione del suo san-gue.

62

Page 63: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Mentre dunque da un canto, come ieri abbiamo de-scritto, vediamo contrapposti Iranismo e Turanismo, ementre oggi contrapponiamo Turanismo ed Ebraismo,vediamo ciò che è decadente presso i Turanici, pulsarenel suo progresso e nel suo elemento, come più tardi do-veva essere, nel sangue del popolo ebreo. Tutto ciò chel’Atlanteo ha visto rivive in modo da essere sentito inte-riormente, e si unisce in un’unica parola: nella parolaJahve, o Jehova. Come concentrato in un unico punto, inun unico centro della coscienza di Dio, viveva in tutto,discendendo per le generazioni di Abraham, d’Isacco, diGiacobbe ecc. nel sangue delle generazioni, invisibile,ma interiormente sentito, quel Dio, che alla chiaroveg-genza atlantea si è rivelato dietro a tutti gli esseri, cheora era il Dio nel sangue di Abramo, Isacco e Giacobbee conduceva queste generazioni da un destino all’altro.In questo modo l’esteriore era diventato interiore: veni-va sperimentato, non più veduto, e non veniva più indi-cato con diversi singoli nomi, bensì con un unico nome,con: «Io sono, l’Io sono!» Aveva assunto una forma af-fatto diversa. Mentre durante l’epoca atlantea l’uomo lotrovava dappertutto dove l’uomo non era, fuori nel mon-do – ora invece lo trovava dove ha il suo centro: nel suoIo – e lo sentiva nel sangue che scorre attraverso le ge-nerazioni. Il gran Dio dell’universo è diventato ora quelDio del popolo ebraico, il Dio di Abramo, d’Isacco e diGiacobbe che scorre nel sangue attraverso le generazio-ni.

63

Mentre dunque da un canto, come ieri abbiamo de-scritto, vediamo contrapposti Iranismo e Turanismo, ementre oggi contrapponiamo Turanismo ed Ebraismo,vediamo ciò che è decadente presso i Turanici, pulsarenel suo progresso e nel suo elemento, come più tardi do-veva essere, nel sangue del popolo ebreo. Tutto ciò chel’Atlanteo ha visto rivive in modo da essere sentito inte-riormente, e si unisce in un’unica parola: nella parolaJahve, o Jehova. Come concentrato in un unico punto, inun unico centro della coscienza di Dio, viveva in tutto,discendendo per le generazioni di Abraham, d’Isacco, diGiacobbe ecc. nel sangue delle generazioni, invisibile,ma interiormente sentito, quel Dio, che alla chiaroveg-genza atlantea si è rivelato dietro a tutti gli esseri, cheora era il Dio nel sangue di Abramo, Isacco e Giacobbee conduceva queste generazioni da un destino all’altro.In questo modo l’esteriore era diventato interiore: veni-va sperimentato, non più veduto, e non veniva più indi-cato con diversi singoli nomi, bensì con un unico nome,con: «Io sono, l’Io sono!» Aveva assunto una forma af-fatto diversa. Mentre durante l’epoca atlantea l’uomo lotrovava dappertutto dove l’uomo non era, fuori nel mon-do – ora invece lo trovava dove ha il suo centro: nel suoIo – e lo sentiva nel sangue che scorre attraverso le ge-nerazioni. Il gran Dio dell’universo è diventato ora quelDio del popolo ebraico, il Dio di Abramo, d’Isacco e diGiacobbe che scorre nel sangue attraverso le generazio-ni.

63

Page 64: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Così viene fondato quel popolo, di cui esamineremodomani la speciale missione interiore per l’evoluzionedell’umanità. Oggi abbiamo potuto soltanto accennareal primissimo punto della costituzione del sangue diquesto popolo, in cui è concentrato tutto ciò chenell’epoca atlantea l’uomo ha lasciato penetrare in sè.Vedremo quali misteri segreti si svolgono in ciò a cuisoltanto abbiamo accennato, e impareremo a conoscerela peculiare natura di quel popolo, dal quale Zarathustraha potuto prendere il suo corpo per quell’Essere che in-dichiamo come Gesù di Nazareth.

64

Così viene fondato quel popolo, di cui esamineremodomani la speciale missione interiore per l’evoluzionedell’umanità. Oggi abbiamo potuto soltanto accennareal primissimo punto della costituzione del sangue diquesto popolo, in cui è concentrato tutto ciò chenell’epoca atlantea l’uomo ha lasciato penetrare in sè.Vedremo quali misteri segreti si svolgono in ciò a cuisoltanto abbiamo accennato, e impareremo a conoscerela peculiare natura di quel popolo, dal quale Zarathustraha potuto prendere il suo corpo per quell’Essere che in-dichiamo come Gesù di Nazareth.

64

Page 65: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

III

Prima di svolgere oggi il nostro tema, vorrei com-pletare con una spiegazione grafica ciò che ieri è statodetto. Ho fatto notare che nei processi dell’evoluzionedell’umanità – specialmente quando si tratta dei gran-di importanti processi della nostra esistenza – v’haqualcosa che si può esprimere in modo caratteristico,per mezzo di un linguaggio tratto, per così dire, daiprocessi del Cosmo. Ho spiegato l’impossibilità dirappresentare con parole ordinarie, in modo chiaro eanche profondo, ciò che vi è da dire intorno a questigrandi Misteri.

Quando vogliamo caratterizzare quel processo im-portante che si può chiamare l’azione reciproca deidue grandi discepoli di Zarathustra, Ermete o Thoth eMosè, converrà rappresentarlo come la ripetizione diun grande processo cosmico, tenendo conto però chequest’ultimo deve da noi certamente essere interpreta-to nel senso della saggezza occulta, nel senso dellascienza occulta. Per rappresentarci questo processocosmico dobbiamo tornare anzitutto indietro con losguardo a quell’epoca, in cui la nostra Terra si è di-staccata dal suo sole, in cui ambedue, per così dire,hanno continuato a svolgere vita propria nel cosmo

65

III

Prima di svolgere oggi il nostro tema, vorrei com-pletare con una spiegazione grafica ciò che ieri è statodetto. Ho fatto notare che nei processi dell’evoluzionedell’umanità – specialmente quando si tratta dei gran-di importanti processi della nostra esistenza – v’haqualcosa che si può esprimere in modo caratteristico,per mezzo di un linguaggio tratto, per così dire, daiprocessi del Cosmo. Ho spiegato l’impossibilità dirappresentare con parole ordinarie, in modo chiaro eanche profondo, ciò che vi è da dire intorno a questigrandi Misteri.

Quando vogliamo caratterizzare quel processo im-portante che si può chiamare l’azione reciproca deidue grandi discepoli di Zarathustra, Ermete o Thoth eMosè, converrà rappresentarlo come la ripetizione diun grande processo cosmico, tenendo conto però chequest’ultimo deve da noi certamente essere interpreta-to nel senso della saggezza occulta, nel senso dellascienza occulta. Per rappresentarci questo processocosmico dobbiamo tornare anzitutto indietro con losguardo a quell’epoca, in cui la nostra Terra si è di-staccata dal suo sole, in cui ambedue, per così dire,hanno continuato a svolgere vita propria nel cosmo

65

Page 66: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

con centri indipendenti. Possiamo rappresentarci que-sto processo schematicamente, raffigurandoci in unremotissimo passato l’assieme della sostanzialità dellaTerra e del sole come un tutto, quasi come un grandecorpo mondiale, che in un passato primordiale si èscisso. Indubbiamente occorre sempre tener presente,che così non teniamo conto di altri processi cosmici,che di pari passo accompagnarono il distacco del soledalla Terra, come, per esempio, la scissione degli altripianeti del nostro sistema solare. Per il nostro scopopossiamo non occuparci dapprima delle condizioni ditempo di questi altri distacchi, e possiamo dire: unavolta dunque si è verificata una scissione in modo(non disegno ora a secondo dell’astronomia moderna– ma schematicamente) che il sole ha formato un cen-tro – e la Terra ne ha formato un altro.

Se dunque consideriamo questo momento dellascissione della Terra dal sole dobbiamo anzitutto tenerconto, che torniamo così con lo sguardo a epoche, in

66

con centri indipendenti. Possiamo rappresentarci que-sto processo schematicamente, raffigurandoci in unremotissimo passato l’assieme della sostanzialità dellaTerra e del sole come un tutto, quasi come un grandecorpo mondiale, che in un passato primordiale si èscisso. Indubbiamente occorre sempre tener presente,che così non teniamo conto di altri processi cosmici,che di pari passo accompagnarono il distacco del soledalla Terra, come, per esempio, la scissione degli altripianeti del nostro sistema solare. Per il nostro scopopossiamo non occuparci dapprima delle condizioni ditempo di questi altri distacchi, e possiamo dire: unavolta dunque si è verificata una scissione in modo(non disegno ora a secondo dell’astronomia moderna– ma schematicamente) che il sole ha formato un cen-tro – e la Terra ne ha formato un altro.

Se dunque consideriamo questo momento dellascissione della Terra dal sole dobbiamo anzitutto tenerconto, che torniamo così con lo sguardo a epoche, in

66

Page 67: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

cui ciò che viene ora indicato come «Terra» contenevaancora in sè, nel proprio grembo, la sostanzialità dellanostra «luna» attuale, di guisa che in certo modo sitrovano di fronte la Terra più la luna – e il sole. Tuttociò che prima di questo distacco esisteva, in fatto diforze spirituali fisiche, si è scisso in modo che, percosì dire, gli elementi più grossolani, le attività piùdense, più grossolane, andarono con la Terra, mentrele attività spirituali eteriche più tenui, più elevate, an-darono col sole. Ora dobbiamo rappresentarci, che du-rante un certo tempo non breve Terra e sole svolserol’evoluzione della loro vita separatamente l’unodall’altra – che dapprima tutto ciò che emanava dalsole verso la Terra era di natura affatto diversa daquelle influenze che si dimostrano oggidì attive dalsole sulla Terra. Abbiamo così dapprima un’esistenzadella Terra, una vita della Terra che si palesa, per cosìdire, come una vita interiore, chiusa, della Terra, chepoco accoglie della vita del sole e di ciò che spiritual-mente – e, nella sua espressione, fisicamente, – irradiadal sole sulla Terra. In questa prima epoca del distaccodel sole dalla Terra, quest’ultima, in certo qual modo,andava incontro a un inaridimento, a un disseccamen-to, a una mummificazione; e se la Terra avesse conti-nuato a conservare la luna nel suo seno la vita cheoggi vi è sulla Terra non sarebbe mai stata possibile.Mentre la Terra conteneva ancora in sè la luna, la vitadel sole non poteva esercitare pienamente la sua azio-ne; ciò ha potuto verificarsi soltanto più tardi, dopo

67

cui ciò che viene ora indicato come «Terra» contenevaancora in sè, nel proprio grembo, la sostanzialità dellanostra «luna» attuale, di guisa che in certo modo sitrovano di fronte la Terra più la luna – e il sole. Tuttociò che prima di questo distacco esisteva, in fatto diforze spirituali fisiche, si è scisso in modo che, percosì dire, gli elementi più grossolani, le attività piùdense, più grossolane, andarono con la Terra, mentrele attività spirituali eteriche più tenui, più elevate, an-darono col sole. Ora dobbiamo rappresentarci, che du-rante un certo tempo non breve Terra e sole svolserol’evoluzione della loro vita separatamente l’unodall’altra – che dapprima tutto ciò che emanava dalsole verso la Terra era di natura affatto diversa daquelle influenze che si dimostrano oggidì attive dalsole sulla Terra. Abbiamo così dapprima un’esistenzadella Terra, una vita della Terra che si palesa, per cosìdire, come una vita interiore, chiusa, della Terra, chepoco accoglie della vita del sole e di ciò che spiritual-mente – e, nella sua espressione, fisicamente, – irradiadal sole sulla Terra. In questa prima epoca del distaccodel sole dalla Terra, quest’ultima, in certo qual modo,andava incontro a un inaridimento, a un disseccamen-to, a una mummificazione; e se la Terra avesse conti-nuato a conservare la luna nel suo seno la vita cheoggi vi è sulla Terra non sarebbe mai stata possibile.Mentre la Terra conteneva ancora in sè la luna, la vitadel sole non poteva esercitare pienamente la sua azio-ne; ciò ha potuto verificarsi soltanto più tardi, dopo

67

Page 68: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che la Terra ebbe distaccato da sè ciò che oggi è laluna, nonchè le entità spirituali che sono collegate conla luna, come pure la sostanzialità della luna. Orbene,a questo distacco della luna dalla Terra è collegato an-che qualcosa d’altro. Dobbiamo renderci chiaramenteconto, che tutto ciò che chiamiamo oggi vita sulla no-stra Terra si è evoluto lentamente e gradatamente. Enella scienza dello Spirito indichiamo anche le succes-sive condizioni, che si sono andate formando e svilup-pando e che hanno reso possibile la vita terrestre; ab-biamo difatti, prima, l’antica esistenza saturnia, poi,l’antica esistenza solare, l’antica esistenza lunare esoltanto alla fine la nostra esistenza terrestre. Dunque,ciò che indichiamo qui come «distacco» del sole o an-che come passata unione della Terra con il sole, è sta-to preceduto da altri processi di evoluzione di naturaaffatto diversa; e cioè, dall’esistenza saturnia, da quel-la solare e da quella lunare, dalla quale poi soltanto siè evoluta finalmente la nostra esistenza terrestre. Equando la Terra comincia con la sua forma attuale,essa ancora è unita con la sostanza di tutti i pianeti cheappartengono al nostro sistema solare, i quali si diffe-renziano poi soltanto più tardi. Questo differenziarsi èl’effetto di forze che hanno agito durante l’esistenzasaturnia, solare e lunare.

Orbene, sappiamo che durante l’esistenza saturnianon esisteva una configurazione della materia, dellasostanza, come quella di oggi. Corpi solidi, liquidi, oacquei, o anche formati di gas, di vapore, o di aria non

68

che la Terra ebbe distaccato da sè ciò che oggi è laluna, nonchè le entità spirituali che sono collegate conla luna, come pure la sostanzialità della luna. Orbene,a questo distacco della luna dalla Terra è collegato an-che qualcosa d’altro. Dobbiamo renderci chiaramenteconto, che tutto ciò che chiamiamo oggi vita sulla no-stra Terra si è evoluto lentamente e gradatamente. Enella scienza dello Spirito indichiamo anche le succes-sive condizioni, che si sono andate formando e svilup-pando e che hanno reso possibile la vita terrestre; ab-biamo difatti, prima, l’antica esistenza saturnia, poi,l’antica esistenza solare, l’antica esistenza lunare esoltanto alla fine la nostra esistenza terrestre. Dunque,ciò che indichiamo qui come «distacco» del sole o an-che come passata unione della Terra con il sole, è sta-to preceduto da altri processi di evoluzione di naturaaffatto diversa; e cioè, dall’esistenza saturnia, da quel-la solare e da quella lunare, dalla quale poi soltanto siè evoluta finalmente la nostra esistenza terrestre. Equando la Terra comincia con la sua forma attuale,essa ancora è unita con la sostanza di tutti i pianeti cheappartengono al nostro sistema solare, i quali si diffe-renziano poi soltanto più tardi. Questo differenziarsi èl’effetto di forze che hanno agito durante l’esistenzasaturnia, solare e lunare.

Orbene, sappiamo che durante l’esistenza saturnianon esisteva una configurazione della materia, dellasostanza, come quella di oggi. Corpi solidi, liquidi, oacquei, o anche formati di gas, di vapore, o di aria non

68

Page 69: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

esistevano ancora sull’antico Saturno. Nell’intiera suacompagine vi era qualcosa che esisteva soltanto comecalore; vi era una semplice differenziazione di calore,una semplice struttura di calore sull’antico Saturno.Possiamo dunque dire: l’antico Saturno aveva soltantoun corpo di calore e tutto ciò che si evolveva su diesso si evolveva nell’elemento del calore. – Non oc-corre qui che io ripeta, che dico questo, sapendo be-nissimo quanto sia impossibile per la fisica odiernad’immaginarsi un siffatto corpo costituito di solo calo-re; il «calore» del resto oggidì è per la fisica attualesoltanto una condizione, e non qualcosa di sostanziale.Ma la fisica attuale non ci riguarda, dobbiamo occu-parci soltanto della verità.

L’evoluzione continua il suo progresso dal corpo dicalore di Saturno al successivo stato dell’antico sole.In questo il corpo di calore di Saturno si densifica, incerto qual modo, come è stato descritto nella mia«Scienza Occulta». Naturalmente una parte del calorerimane: ma il corpo di calore si densifica in parte, ediventa la condizione gassosa, aeriforme del sole. Macon questo processo è connessa non soltanto una den-sificazione, ma anche una rarefazione. Si verifica conciò anche un’evoluzione in alto verso la luce. Possia-mo dunque dire: se passiamo dallo stato di caloredell’antico Saturno allo stato del Sole, arriviamo a unmondo il cui corpo ha in sè aria, calore e luce. E sepoi dal sole procediamo oltre, all’antico stato lunare,che ha preceduto il nostro stato terrestre, troviamo che

69

esistevano ancora sull’antico Saturno. Nell’intiera suacompagine vi era qualcosa che esisteva soltanto comecalore; vi era una semplice differenziazione di calore,una semplice struttura di calore sull’antico Saturno.Possiamo dunque dire: l’antico Saturno aveva soltantoun corpo di calore e tutto ciò che si evolveva su diesso si evolveva nell’elemento del calore. – Non oc-corre qui che io ripeta, che dico questo, sapendo be-nissimo quanto sia impossibile per la fisica odiernad’immaginarsi un siffatto corpo costituito di solo calo-re; il «calore» del resto oggidì è per la fisica attualesoltanto una condizione, e non qualcosa di sostanziale.Ma la fisica attuale non ci riguarda, dobbiamo occu-parci soltanto della verità.

L’evoluzione continua il suo progresso dal corpo dicalore di Saturno al successivo stato dell’antico sole.In questo il corpo di calore di Saturno si densifica, incerto qual modo, come è stato descritto nella mia«Scienza Occulta». Naturalmente una parte del calorerimane: ma il corpo di calore si densifica in parte, ediventa la condizione gassosa, aeriforme del sole. Macon questo processo è connessa non soltanto una den-sificazione, ma anche una rarefazione. Si verifica conciò anche un’evoluzione in alto verso la luce. Possia-mo dunque dire: se passiamo dallo stato di caloredell’antico Saturno allo stato del Sole, arriviamo a unmondo il cui corpo ha in sè aria, calore e luce. E sepoi dal sole procediamo oltre, all’antico stato lunare,che ha preceduto il nostro stato terrestre, troviamo che

69

Page 70: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

si presenta di bel nuovo una densificazione; troviamoora soltanto uno stato gassoso o aeriforme, ma accantoa questo, anche uno stato acqueo. Ma nella direzioneopposta, in certo modo verso la spiritualizzazione,verso l’eterizzazione, si è verificata pure una modifi-cazione. Vediamo che durante lo stato lunare non vi èsoltanto luce, ma anche ciò che si chiama etere delsuono, che è identico all’attuale etere chimico. Ciòche viene indicato qui come «etere del suono» non èlo stesso di ciò che indichiamo fisicamente come suo-no; quest’ultimo non è che un riflesso di ciò che la fa-coltà chiaroveggente sente come armonia delle sfere,come suono eterico, che vibra e vive attraverso ilmondo. Parliamo di qualcosa di molto più spirituale,di molto più eterico, quando parliamo di questo eteree di questo suono.

Arriviamo poi dall’antica esistenza lunare allo statoterrestre. In questo la densificazione si attua fino alsolido. Di corpi solidi, come si trovano sulla Terra,non ve ne erano sull’antica luna; il solido è uno statoche si è soltanto formato sulla Terra. Abbiamo dunqueormai sulla Terra calore, elemento di forma gassosa oaerea, elemento acqueo, o liquido, e corpi solidi, – edall’altra parte l’etere-luce, l’etere-suono e poi l’eterevitale. Questo è ciò a cui l’evoluzione sulla Terra è ar-rivata. Abbiamo dunque sulla Terra sette condizioni dinatura elementare, così come sull’antico Saturno nonne abbiamo che una sola, centrale, lo stato di calore.Dobbiamo perciò rappresentarci la nostra Terra,

70

si presenta di bel nuovo una densificazione; troviamoora soltanto uno stato gassoso o aeriforme, ma accantoa questo, anche uno stato acqueo. Ma nella direzioneopposta, in certo modo verso la spiritualizzazione,verso l’eterizzazione, si è verificata pure una modifi-cazione. Vediamo che durante lo stato lunare non vi èsoltanto luce, ma anche ciò che si chiama etere delsuono, che è identico all’attuale etere chimico. Ciòche viene indicato qui come «etere del suono» non èlo stesso di ciò che indichiamo fisicamente come suo-no; quest’ultimo non è che un riflesso di ciò che la fa-coltà chiaroveggente sente come armonia delle sfere,come suono eterico, che vibra e vive attraverso ilmondo. Parliamo di qualcosa di molto più spirituale,di molto più eterico, quando parliamo di questo eteree di questo suono.

Arriviamo poi dall’antica esistenza lunare allo statoterrestre. In questo la densificazione si attua fino alsolido. Di corpi solidi, come si trovano sulla Terra,non ve ne erano sull’antica luna; il solido è uno statoche si è soltanto formato sulla Terra. Abbiamo dunqueormai sulla Terra calore, elemento di forma gassosa oaerea, elemento acqueo, o liquido, e corpi solidi, – edall’altra parte l’etere-luce, l’etere-suono e poi l’eterevitale. Questo è ciò a cui l’evoluzione sulla Terra è ar-rivata. Abbiamo dunque sulla Terra sette condizioni dinatura elementare, così come sull’antico Saturno nonne abbiamo che una sola, centrale, lo stato di calore.Dobbiamo perciò rappresentarci la nostra Terra,

70

Page 71: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

all’inizio della sua attuale esistenza, quando essaemerge dall’oscurità cosmica, quando ancora è unitacol sole e anche con gli altri pianeti, dobbiamo raffi-gurarcela, dico, come vibrante e vivente in questi settestati elementari. Con il distacco del sole succede peròqualcosa di assai singolare.

Per la vita esteriore di oggidì, quale si manifesta neigeneri di attività che dal sole irradiano sulla Terra, sitrovano bensì calore e luce; ma a questi generi di atti-vità, che appartengono al mondo dei sensi e rientranonell’intiero campo della percezione sensibile, non ap-partengono le estrinsecazioni, le manifestazioni,dell’etere sonoro e dell’etere vitale. Ed è per questaragione pure, che ciò che chiamiamo attività dell’eteredel suono, si manifesta soltanto nelle combinazioni edecomposizioni chimiche, nei reciproci rapporti in-somma dell’esistenza materiale. E ciò che chiamiamol’azione dell’etere vitale, quale ci viene irradiata dalsole, non può essere percepita direttamente dall’uomoin modo analogo alla luce, che diventa per lui diretta-mente percepibile, quando con la percezione dei sensiegli distingue la luce dall’oscurità; è la vita che vienepercepita nella sua azione negli esseri viventi – mal’etere vitale, che ci viene irradiato, non viene diretta-mente percepito. Anche la scienza è perciò costretta adire: che la vita, come tale, è per essa un enigma. –Così troviamo, che i due generi più elevati di manife-stazioni eteriche, l’etere vitale e l’etere del suono, seb-bene emananti dal sole e appartenenti a ciò che di più

71

all’inizio della sua attuale esistenza, quando essaemerge dall’oscurità cosmica, quando ancora è unitacol sole e anche con gli altri pianeti, dobbiamo raffi-gurarcela, dico, come vibrante e vivente in questi settestati elementari. Con il distacco del sole succede peròqualcosa di assai singolare.

Per la vita esteriore di oggidì, quale si manifesta neigeneri di attività che dal sole irradiano sulla Terra, sitrovano bensì calore e luce; ma a questi generi di atti-vità, che appartengono al mondo dei sensi e rientranonell’intiero campo della percezione sensibile, non ap-partengono le estrinsecazioni, le manifestazioni,dell’etere sonoro e dell’etere vitale. Ed è per questaragione pure, che ciò che chiamiamo attività dell’eteredel suono, si manifesta soltanto nelle combinazioni edecomposizioni chimiche, nei reciproci rapporti in-somma dell’esistenza materiale. E ciò che chiamiamol’azione dell’etere vitale, quale ci viene irradiata dalsole, non può essere percepita direttamente dall’uomoin modo analogo alla luce, che diventa per lui diretta-mente percepibile, quando con la percezione dei sensiegli distingue la luce dall’oscurità; è la vita che vienepercepita nella sua azione negli esseri viventi – mal’etere vitale, che ci viene irradiato, non viene diretta-mente percepito. Anche la scienza è perciò costretta adire: che la vita, come tale, è per essa un enigma. –Così troviamo, che i due generi più elevati di manife-stazioni eteriche, l’etere vitale e l’etere del suono, seb-bene emananti dal sole e appartenenti a ciò che di più

71

Page 72: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tenue emana dal sole, non diventano però direttamentemanifesti per il divenire terrestre. Abbiamo così qual-cosa che – sebbene irradiato dal sole – per la percezio-ne ordinaria rimane tuttavia nascosto. Di tutto ciò chevive nell’etere sonoro e nell’etere vitale, diventa sullaTerra percepibile – anche per le condizioni attuali –qualcosa, per così dire, di umanamente interiore. Nondiventano percepibili sulla Terra le attività dirette del-la vita e dell’armonia delle sfere, sibbene ciò che agi-sce nell’intiera costituzione dell’uomo.

Orbene, per spiegarvi questo meglio converrà os-servare nuovamente l’evoluzione che l’uomo ha per-corso sulla Terra. Sappiamo che negli antichi tempi,fin nell’epoca atlantea, l’uomo era dotato di una chia-roveggenza diretta, per mezzo della quale, con la suafacoltà percettiva, egli guardava, non soltanto comeoggidì, il mondo sensibile, ma poteva anche guardareil retroscena spirituale dell’esistenza sensibile. Comemai poteva arrivare a tanto? Ciò era possibile, perchèindubbiamente, per gli uomini di quell’antico tempo,vi era uno stato intermedio, fra ciò che attualmenteabbiamo come coscienza di veglia, da quando ci si de-sta finchè ci si addormenta, e ciò che chiamiamo lostato di sonno. Nello stato di veglia l’uomo percepiscele cose fisico-sensibili. Nello stato di sonno egli – o lamaggior parte degli uomini – oggigiorno, non percepi-scono dapprima niente; in esso, vivono soltanto. Seperò s’investigasse chiaroveggentemente questa vitadell’uomo durante lo stato di sonno, si farebbero delle

72

tenue emana dal sole, non diventano però direttamentemanifesti per il divenire terrestre. Abbiamo così qual-cosa che – sebbene irradiato dal sole – per la percezio-ne ordinaria rimane tuttavia nascosto. Di tutto ciò chevive nell’etere sonoro e nell’etere vitale, diventa sullaTerra percepibile – anche per le condizioni attuali –qualcosa, per così dire, di umanamente interiore. Nondiventano percepibili sulla Terra le attività dirette del-la vita e dell’armonia delle sfere, sibbene ciò che agi-sce nell’intiera costituzione dell’uomo.

Orbene, per spiegarvi questo meglio converrà os-servare nuovamente l’evoluzione che l’uomo ha per-corso sulla Terra. Sappiamo che negli antichi tempi,fin nell’epoca atlantea, l’uomo era dotato di una chia-roveggenza diretta, per mezzo della quale, con la suafacoltà percettiva, egli guardava, non soltanto comeoggidì, il mondo sensibile, ma poteva anche guardareil retroscena spirituale dell’esistenza sensibile. Comemai poteva arrivare a tanto? Ciò era possibile, perchèindubbiamente, per gli uomini di quell’antico tempo,vi era uno stato intermedio, fra ciò che attualmenteabbiamo come coscienza di veglia, da quando ci si de-sta finchè ci si addormenta, e ciò che chiamiamo lostato di sonno. Nello stato di veglia l’uomo percepiscele cose fisico-sensibili. Nello stato di sonno egli – o lamaggior parte degli uomini – oggigiorno, non percepi-scono dapprima niente; in esso, vivono soltanto. Seperò s’investigasse chiaroveggentemente questa vitadell’uomo durante lo stato di sonno, si farebbero delle

72

Page 73: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

strane scoperte – strane, però, soltanto per l’uomo cheosserva il mondo dall’esteriore. Durante la condizionedi sonno il corpo astrale e l’Io dell’uomo – già lo sap-piamo – stanno al di fuori del suo corpo fisico e diquello eterico. Orbene, ripetutamente ho richiamato lavostra attenzione sul fatto, che non ci si deve rappre-sentare il corpo astrale e l’Io, che sono di notte fuoridel corpo fisico e di quello eterico, librantisi, a guisadi vaporosa nube – come ordinariamente si dice – nel-la vicinanza del corpo fisico. Ciò che per mezzo diuno stato di chiaroveggenza inferiore astrale, si puòvedere come «vaporosa nube», e che chiamiamo ilcorpo astrale, non è che il primissimo inizio di ciòche l’uomo palesa durante lo stato di sonno. E se si te-nesse conto soltanto di questa nube nella vicinanza delcorpo fisico e di quello eterico, ciò non varrebbe che adimostrare, che abbiamo preso le mosse dalle formepiù basse di chiaroveggenza astrale. Ciò che l’uomo èdurante il sonno si espande molto lontano. Effettiva-mente, al momento di addormentarsi, le forze interiorinel corpo astrale e nell’Io cominciano a espandersisull’intiero sistema solare, diventano parte dell’intierosistema solare. Da ogni lato l’uomo, che è in istato disonno, assorbe nel suo corpo astrale e nel suo Io leforze per il rinvigorimento di questa vita, per potersipoi al risveglio raccogliere nuovamente negli angustilimiti della sua pelle e introdurre in questa ciò che nel-la notte egli ha aspirato dall’ambiente generale del si-stema solare. Questa è la ragione per cui anche gli oc-

73

strane scoperte – strane, però, soltanto per l’uomo cheosserva il mondo dall’esteriore. Durante la condizionedi sonno il corpo astrale e l’Io dell’uomo – già lo sap-piamo – stanno al di fuori del suo corpo fisico e diquello eterico. Orbene, ripetutamente ho richiamato lavostra attenzione sul fatto, che non ci si deve rappre-sentare il corpo astrale e l’Io, che sono di notte fuoridel corpo fisico e di quello eterico, librantisi, a guisadi vaporosa nube – come ordinariamente si dice – nel-la vicinanza del corpo fisico. Ciò che per mezzo diuno stato di chiaroveggenza inferiore astrale, si puòvedere come «vaporosa nube», e che chiamiamo ilcorpo astrale, non è che il primissimo inizio di ciòche l’uomo palesa durante lo stato di sonno. E se si te-nesse conto soltanto di questa nube nella vicinanza delcorpo fisico e di quello eterico, ciò non varrebbe che adimostrare, che abbiamo preso le mosse dalle formepiù basse di chiaroveggenza astrale. Ciò che l’uomo èdurante il sonno si espande molto lontano. Effettiva-mente, al momento di addormentarsi, le forze interiorinel corpo astrale e nell’Io cominciano a espandersisull’intiero sistema solare, diventano parte dell’intierosistema solare. Da ogni lato l’uomo, che è in istato disonno, assorbe nel suo corpo astrale e nel suo Io leforze per il rinvigorimento di questa vita, per potersipoi al risveglio raccogliere nuovamente negli angustilimiti della sua pelle e introdurre in questa ciò che nel-la notte egli ha aspirato dall’ambiente generale del si-stema solare. Questa è la ragione per cui anche gli oc-

73

Page 74: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

cultisti del Medio Evo chiamavano questo corpo spiri-tuale dell’uomo corpo «astrale», perchè esso è colle-gato con i mondi stellari e da essi attinge le sue forze.Possiamo dunque dire: l’uomo, durante il sonno dellanotte, si estende effettivamente sull’intiero sistema so-lare.

Che cosa interpenetra il nostro corpo astrale duranteil sonno? Quando di notte siamo fuori del nostro cor-po fisico, il nostro corpo astrale è vivificato e pervasodalle «armonie delle sfere», da ciò che di solito si puòestendere soltanto nell’etere, nell’etere sonoro. Comea un dipresso sopra una lastra di metallo cosparsa diuna determinata polvere, quando si passi sulla lastrastessa un archetto di violino, le vibrazioni che pulsanoattraverso l’aria continuano a pulsare anche dentroquesta polvere e creano le ben note figure sonore clad-niche, [Nota 1] così di notte le armonie delle sfere vi-brano e pulsano attraverso l’uomo, ristabilendo l’ordi-ne in ciò, in cui l’uomo ha recato disordine durante ilgiorno per mezzo delle percezioni esteriori dei sensi.E ciò che vibra e vive attraverso l’etere vitale, pulsa evibra anche attraverso di noi durante lo stato di sonno– ma l’uomo non percepisce questa vita interiore deisuoi involucri, quando sta separato dal corpo fisico eda quello eterico. Nello stato normale l’uomo possie-de la percezione soltanto quando s’immerge nuova-mente nel corpo fisico e in quello eterico – e si servedegli organi esteriori del corpo eterico per pensare, edegli organi esteriori del corpo fisico per la percezione

74

cultisti del Medio Evo chiamavano questo corpo spiri-tuale dell’uomo corpo «astrale», perchè esso è colle-gato con i mondi stellari e da essi attinge le sue forze.Possiamo dunque dire: l’uomo, durante il sonno dellanotte, si estende effettivamente sull’intiero sistema so-lare.

Che cosa interpenetra il nostro corpo astrale duranteil sonno? Quando di notte siamo fuori del nostro cor-po fisico, il nostro corpo astrale è vivificato e pervasodalle «armonie delle sfere», da ciò che di solito si puòestendere soltanto nell’etere, nell’etere sonoro. Comea un dipresso sopra una lastra di metallo cosparsa diuna determinata polvere, quando si passi sulla lastrastessa un archetto di violino, le vibrazioni che pulsanoattraverso l’aria continuano a pulsare anche dentroquesta polvere e creano le ben note figure sonore clad-niche, [Nota 1] così di notte le armonie delle sfere vi-brano e pulsano attraverso l’uomo, ristabilendo l’ordi-ne in ciò, in cui l’uomo ha recato disordine durante ilgiorno per mezzo delle percezioni esteriori dei sensi.E ciò che vibra e vive attraverso l’etere vitale, pulsa evibra anche attraverso di noi durante lo stato di sonno– ma l’uomo non percepisce questa vita interiore deisuoi involucri, quando sta separato dal corpo fisico eda quello eterico. Nello stato normale l’uomo possie-de la percezione soltanto quando s’immerge nuova-mente nel corpo fisico e in quello eterico – e si servedegli organi esteriori del corpo eterico per pensare, edegli organi esteriori del corpo fisico per la percezione

74

Page 75: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sensoria. Ma nelle antiche epoche vi erano fra veglia esonno delle condizioni intermedie, che non possonovenir provocate oggi che in modo anormale, e che nel-la vita ordinaria, del resto, non si devono affatto pro-vocare, perchè pericolose. Nell’epoca atlantea peròqueste facoltà percettive erano sviluppate in modonormale; erano stati intermedii fra veglia e sonno. Permezzo di questi l’uomo poteva trasportarsi in ciò cheviveva e vibrava nell’armonia delle sfere e nell’eterevitale. Insomma negli antichi tempi, (sebbene nelle at-tività terrestri le armonie delle sfere e la vita si palesi-no soltanto negli esseri viventi esteriori) l’uomo, permezzo dell’antica chiaroveggenza, poteva vedere ciòche gli veniva irradiato dal sole come armonia dellesfere e come vita che pulsa attraverso lo spazio. Que-sta possibilità a poco a poco è andata perduta. La por-ta per queste percezioni si è chiusa quando l’uomo haperduto l’antica chiaroveggenza, e invece si è presen-tato gradatamente qualcosa d’altro: cioè, la forza inte-riore del sapere, la forza interiore della conoscenza.Così soltanto l’uomo ha imparato a meditare interior-mente, a riflettere interiormente. Tutto ciò che nellavita di veglia oggidì chiamiamo: riflessione sulle cosedel mondo fisico, ecc. dunque la nostra effettiva vitainteriore, tutto ciò si è andato sviluppando soltantocon la scomparsa dell’antica chiaroveggenza. Una vitainteriore come quella dell’uomo oggidì, che si esplicain sentimenti, sensazioni, pensieri e rappresentazioni eche, in ultima analisi, forma la parte creativa della no-

75

sensoria. Ma nelle antiche epoche vi erano fra veglia esonno delle condizioni intermedie, che non possonovenir provocate oggi che in modo anormale, e che nel-la vita ordinaria, del resto, non si devono affatto pro-vocare, perchè pericolose. Nell’epoca atlantea peròqueste facoltà percettive erano sviluppate in modonormale; erano stati intermedii fra veglia e sonno. Permezzo di questi l’uomo poteva trasportarsi in ciò cheviveva e vibrava nell’armonia delle sfere e nell’eterevitale. Insomma negli antichi tempi, (sebbene nelle at-tività terrestri le armonie delle sfere e la vita si palesi-no soltanto negli esseri viventi esteriori) l’uomo, permezzo dell’antica chiaroveggenza, poteva vedere ciòche gli veniva irradiato dal sole come armonia dellesfere e come vita che pulsa attraverso lo spazio. Que-sta possibilità a poco a poco è andata perduta. La por-ta per queste percezioni si è chiusa quando l’uomo haperduto l’antica chiaroveggenza, e invece si è presen-tato gradatamente qualcosa d’altro: cioè, la forza inte-riore del sapere, la forza interiore della conoscenza.Così soltanto l’uomo ha imparato a meditare interior-mente, a riflettere interiormente. Tutto ciò che nellavita di veglia oggidì chiamiamo: riflessione sulle cosedel mondo fisico, ecc. dunque la nostra effettiva vitainteriore, tutto ciò si è andato sviluppando soltantocon la scomparsa dell’antica chiaroveggenza. Una vitainteriore come quella dell’uomo oggidì, che si esplicain sentimenti, sensazioni, pensieri e rappresentazioni eche, in ultima analisi, forma la parte creativa della no-

75

Page 76: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

stra cultura, l’uomo nei primi tempi atlantei non lapossedeva. Egli, negli stati intermedii fra veglia e son-no, viveva riversato in un mondo spirituale e percepi-va il mondo sensibile come nebulosamente; a ognimodo questo sfuggiva completamente alla compren-sione, alle immagini riflesse interiori della vita este-riore. La vita esteriore dunque emerge, mentre l’anticachiaroveggenza gradatamente scompare. Possiamodunque dire: Si è sviluppato qualcosa nella nostra in-teriorità, che è un debole riflesso di ciò che chiamia-mo l’armonia delle sfere e l’azione dell’etere vitale.Nella stessa misura in cui l’uomo si sentiva interior-mente riempito di sentimenti, di percezioni, che gli ri-producevano il mondo esteriore, e che formaronol’attuale sua vita interiore, è sparita per lui la musicadelle sfere; nella stessa misura in cui l’uomo si andavasentendo un essere dotato di Io, gli è scomparsa lapercezione dell’etere vitale divino che pulsa attraversoil mondo. L’uomo ha dovuto acquistarsi la sua condi-zione attuale con la perdita di alcuni aspetti della vitaesteriore. L’uomo così, come essere terrestre, sentivain sè racchiusa la vita, che non poteva più percepirecome irradiata direttamente dal sole, e oggi, nella suavita interiore, non ha più che un debole riflesso dellapossente vita cosmica, dell’armonia delle sfere edell’etere vitale.

Anche nel corso della conoscenza umana si è verifi-cata come una ripetizione di ciò che è successonell’evoluzione della Terra stessa. La Terra, quando si

76

stra cultura, l’uomo nei primi tempi atlantei non lapossedeva. Egli, negli stati intermedii fra veglia e son-no, viveva riversato in un mondo spirituale e percepi-va il mondo sensibile come nebulosamente; a ognimodo questo sfuggiva completamente alla compren-sione, alle immagini riflesse interiori della vita este-riore. La vita esteriore dunque emerge, mentre l’anticachiaroveggenza gradatamente scompare. Possiamodunque dire: Si è sviluppato qualcosa nella nostra in-teriorità, che è un debole riflesso di ciò che chiamia-mo l’armonia delle sfere e l’azione dell’etere vitale.Nella stessa misura in cui l’uomo si sentiva interior-mente riempito di sentimenti, di percezioni, che gli ri-producevano il mondo esteriore, e che formaronol’attuale sua vita interiore, è sparita per lui la musicadelle sfere; nella stessa misura in cui l’uomo si andavasentendo un essere dotato di Io, gli è scomparsa lapercezione dell’etere vitale divino che pulsa attraversoil mondo. L’uomo ha dovuto acquistarsi la sua condi-zione attuale con la perdita di alcuni aspetti della vitaesteriore. L’uomo così, come essere terrestre, sentivain sè racchiusa la vita, che non poteva più percepirecome irradiata direttamente dal sole, e oggi, nella suavita interiore, non ha più che un debole riflesso dellapossente vita cosmica, dell’armonia delle sfere edell’etere vitale.

Anche nel corso della conoscenza umana si è verifi-cata come una ripetizione di ciò che è successonell’evoluzione della Terra stessa. La Terra, quando si

76

Page 77: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

è distaccata dal sole, sarebbe rimasta racchiusa in sèstessa, si sarebbe indurita, se fosse rimasta unita piùoltre con tutte le sostanzialità, con le quali essa si eradistaccata dal sole. Il sole dapprima non poteva eserci-tare la sua azione nel divenire terrestre, e ciò durò fin-chè si verificò il distacco della luna dalla Terra. Perciòquello che la Terra ha espulso da sè come luna, dob-biamo considerarlo come espulsione di tutte quelle so-stanzialità, che mettevano la Terra nell’impossibilitàdi accogliere l’azione diretta del sole. E nel respingereda sè la luna, la Terra apriva completamente il suo es-sere e la sua natura agl’influssi, alle attività del sole,che era da lei separato; essa si mosse, in certo modo,incontro al sole. La Terra mandò nella medesima dire-zione, in cui si era distaccata dal sole, una parte delproprio essere, la luna, e questa allora riverberòl’azione dell’Essere solare sulla Terra, così come este-riormente essa riverbera la luce. Il distacco della lunadalla Terra rappresenta dunque qualcosa di somma-mente importante: il dischiudersi della Terra all’azio-ne del sole. – Ciò che così si è verificato cosmicamen-te doveva anche verificarsi – come ripetizione – per lavita dell’uomo. La Terra già da molto tempo si eraaperta all’azione solare e soltanto allora era arrivato ilmomento giusto, perchè l’uomo si chiudesse all’azio-ne diretta del sole. L’azione diretta del sole esistevaancora per gli uomini atlantei nella loro chiaroveggen-za; allora gli atlantei accoglievano ciò che s’irradiavaloro dal sole. E come si è presentata per la Terra

77

è distaccata dal sole, sarebbe rimasta racchiusa in sèstessa, si sarebbe indurita, se fosse rimasta unita piùoltre con tutte le sostanzialità, con le quali essa si eradistaccata dal sole. Il sole dapprima non poteva eserci-tare la sua azione nel divenire terrestre, e ciò durò fin-chè si verificò il distacco della luna dalla Terra. Perciòquello che la Terra ha espulso da sè come luna, dob-biamo considerarlo come espulsione di tutte quelle so-stanzialità, che mettevano la Terra nell’impossibilitàdi accogliere l’azione diretta del sole. E nel respingereda sè la luna, la Terra apriva completamente il suo es-sere e la sua natura agl’influssi, alle attività del sole,che era da lei separato; essa si mosse, in certo modo,incontro al sole. La Terra mandò nella medesima dire-zione, in cui si era distaccata dal sole, una parte delproprio essere, la luna, e questa allora riverberòl’azione dell’Essere solare sulla Terra, così come este-riormente essa riverbera la luce. Il distacco della lunadalla Terra rappresenta dunque qualcosa di somma-mente importante: il dischiudersi della Terra all’azio-ne del sole. – Ciò che così si è verificato cosmicamen-te doveva anche verificarsi – come ripetizione – per lavita dell’uomo. La Terra già da molto tempo si eraaperta all’azione solare e soltanto allora era arrivato ilmomento giusto, perchè l’uomo si chiudesse all’azio-ne diretta del sole. L’azione diretta del sole esistevaancora per gli uomini atlantei nella loro chiaroveggen-za; allora gli atlantei accoglievano ciò che s’irradiavaloro dal sole. E come si è presentata per la Terra

77

Page 78: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

un’epoca in cui essa cominciò a indurirsi, così perl’uomo venne il momento, in cui egli si trasse indie-tro, sviluppò una vita interiore, e non potè aprirsi alleattività del sole. E questo processo di formazione inuna vita interiore, in cui l’uomo non poteva aprirsi alsole e poteva sviluppare soltanto in sè stesso ciò cheera un debole riflesso dell’azione dell’etere vitale,dell’etere sonoro, dell’armonia delle sfere, questa epo-ca durò lungamente fino dentro all’epoca postatlantea.

Vi fu perciò nei primi tempi dell’evoluzione atlan-tea una percezione diretta delle attività solari; poi gliuomini si chiusero a queste influenze. E quando que-ste non potevano più penetrare negli uomini e che lavita interiore umana andava a sua volta sempre piùfiorendo, i soli Misteri sacri conducevano i loro se-guaci allo sviluppo delle forze spirituali, in modo, chel’uomo, per così dire, contrariamente alle condizioninormali terrestri, per mezzo di ciò che si può indicarecome «Yoga», arrivava a percepire direttamente le at-tività solari. Si svilupparono perciò in Atlantide, du-rante la seconda metà dell’epoca atlantea, i santuarigiustamente chiamati «oracoli», e in mezzo a un’uma-nità, la quale non poteva più percepire normalmentel’azione diretta dell’etere sonoro e dell’etere vitale,venivano, nei santuari degli oracoli, educati degli sco-lari e dei discepoli della saggezza sacra, i quali, per ilfatto che reprimevano la semplice percezione dei sen-si, potevano percepire l’etere sonoro e l’etere vitale. Equesta possibilità rimase acquisita per i veri santuari

78

un’epoca in cui essa cominciò a indurirsi, così perl’uomo venne il momento, in cui egli si trasse indie-tro, sviluppò una vita interiore, e non potè aprirsi alleattività del sole. E questo processo di formazione inuna vita interiore, in cui l’uomo non poteva aprirsi alsole e poteva sviluppare soltanto in sè stesso ciò cheera un debole riflesso dell’azione dell’etere vitale,dell’etere sonoro, dell’armonia delle sfere, questa epo-ca durò lungamente fino dentro all’epoca postatlantea.

Vi fu perciò nei primi tempi dell’evoluzione atlan-tea una percezione diretta delle attività solari; poi gliuomini si chiusero a queste influenze. E quando que-ste non potevano più penetrare negli uomini e che lavita interiore umana andava a sua volta sempre piùfiorendo, i soli Misteri sacri conducevano i loro se-guaci allo sviluppo delle forze spirituali, in modo, chel’uomo, per così dire, contrariamente alle condizioninormali terrestri, per mezzo di ciò che si può indicarecome «Yoga», arrivava a percepire direttamente le at-tività solari. Si svilupparono perciò in Atlantide, du-rante la seconda metà dell’epoca atlantea, i santuarigiustamente chiamati «oracoli», e in mezzo a un’uma-nità, la quale non poteva più percepire normalmentel’azione diretta dell’etere sonoro e dell’etere vitale,venivano, nei santuari degli oracoli, educati degli sco-lari e dei discepoli della saggezza sacra, i quali, per ilfatto che reprimevano la semplice percezione dei sen-si, potevano percepire l’etere sonoro e l’etere vitale. Equesta possibilità rimase acquisita per i veri santuari

78

Page 79: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

della Scienza occulta, tanto è vero che perfino lascienza esteriore, pur senza capirla, ha nondimenoconservato ancora una tradizione della scuola di Pita-gora, che afferma potersi udire l’armonia delle sfere.Ma la scienza esteriore trasforma subito questa cosid-detta «armonia delle sfere» in un’astrazione – ciò cheessa non era – e non s’immagina ciò che essa vera-mente sia. Perchè in realtà, nelle scuole di Pitagora,s’intendeva la facoltà di percepire l’armonia delle sfe-re come il vero tornare a dischiudersi della entità uma-na all’etere sonoro, all’armonia delle sfere, al veroetere vitale divino.

Ma chi con maggior forza e grandiosità ha indicato,che dietro all’azione del sole, così come esso irradiasulla Terra la sua luce e il suo calore, vi è anchedell’altro, che è attività sonora, attività vitale, le qualinon si fanno valere nella vita interiore umana altro checome un debole riflesso, è stato per l’appunto Zara-thustra, o Zoroastro. E se vogliamo tradurre il suo in-segnamento in una lingua tratta dalle nostre parole at-tuali, possiamo dire, che egli ha insegnato ai suoi di-scepoli quanto segue: «Se elevate lo sguardo al sole,percepite il calore benefico e la luce benefica che essoirradia sulla Terra; ma se sviluppate organi superiori,se sviluppate la percezione spirituale, allora potetepercepire l’Essere solare, che esiste dietro alla vita so-lare fisica: percepite allora le attività del suono, e inqueste attività sonore percepite il significato dellavita!» Ciò che di spirituale era per primo percepibile

79

della Scienza occulta, tanto è vero che perfino lascienza esteriore, pur senza capirla, ha nondimenoconservato ancora una tradizione della scuola di Pita-gora, che afferma potersi udire l’armonia delle sfere.Ma la scienza esteriore trasforma subito questa cosid-detta «armonia delle sfere» in un’astrazione – ciò cheessa non era – e non s’immagina ciò che essa vera-mente sia. Perchè in realtà, nelle scuole di Pitagora,s’intendeva la facoltà di percepire l’armonia delle sfe-re come il vero tornare a dischiudersi della entità uma-na all’etere sonoro, all’armonia delle sfere, al veroetere vitale divino.

Ma chi con maggior forza e grandiosità ha indicato,che dietro all’azione del sole, così come esso irradiasulla Terra la sua luce e il suo calore, vi è anchedell’altro, che è attività sonora, attività vitale, le qualinon si fanno valere nella vita interiore umana altro checome un debole riflesso, è stato per l’appunto Zara-thustra, o Zoroastro. E se vogliamo tradurre il suo in-segnamento in una lingua tratta dalle nostre parole at-tuali, possiamo dire, che egli ha insegnato ai suoi di-scepoli quanto segue: «Se elevate lo sguardo al sole,percepite il calore benefico e la luce benefica che essoirradia sulla Terra; ma se sviluppate organi superiori,se sviluppate la percezione spirituale, allora potetepercepire l’Essere solare, che esiste dietro alla vita so-lare fisica: percepite allora le attività del suono, e inqueste attività sonore percepite il significato dellavita!» Ciò che di spirituale era per primo percepibile

79

Page 80: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dietro alle attività solari fisiche, veniva indicato daZarathustra ai suoi discepoli come Ormuzd, comeAhura Mazdao, come la grande Aura del Sole. Ci riu-scirà perciò facile di comprendere, che la parola«Ahura Mazdao», tradotta, si potrebbe chiamare an-che «la grande saggezza», in contrasto a ciò chel’uomo evolve oggidì in sè, come «piccola saggezza».La grande saggezza è quella ch’egli percepisce, quan-do percepisce la spiritualità del sole, la grande AuraSolare.

Così un poeta, considerando le antiche epochedell’evoluzione dell’umanità, poteva accennare a ciòche è una verità per l’investigatore dello spirito e dire:

«Delle sfere fraterne al vivo raggiol’antichissimo canto intuona il Solee corre infaticato a suo viaggiocome la folgor suole».

Agli esteti naturalmente ciò sembrerà qualcosa diricercato; essi si rallegrano tanto, quando si dice cheGoethe ha commesso una licenza poetica quando farisuonare il sole. Essi non intuiscono che cosa sia unpoeta come Goethe, il quale non descrive che realtà,quando dice: «L’antichissimo canto intuona il Sole»,cioè quello antico, conosciuto dall’antica umanità;perchè il sole oggidì ancora risuona così per colui cheè iniziato.

80

dietro alle attività solari fisiche, veniva indicato daZarathustra ai suoi discepoli come Ormuzd, comeAhura Mazdao, come la grande Aura del Sole. Ci riu-scirà perciò facile di comprendere, che la parola«Ahura Mazdao», tradotta, si potrebbe chiamare an-che «la grande saggezza», in contrasto a ciò chel’uomo evolve oggidì in sè, come «piccola saggezza».La grande saggezza è quella ch’egli percepisce, quan-do percepisce la spiritualità del sole, la grande AuraSolare.

Così un poeta, considerando le antiche epochedell’evoluzione dell’umanità, poteva accennare a ciòche è una verità per l’investigatore dello spirito e dire:

«Delle sfere fraterne al vivo raggiol’antichissimo canto intuona il Solee corre infaticato a suo viaggiocome la folgor suole».

Agli esteti naturalmente ciò sembrerà qualcosa diricercato; essi si rallegrano tanto, quando si dice cheGoethe ha commesso una licenza poetica quando farisuonare il sole. Essi non intuiscono che cosa sia unpoeta come Goethe, il quale non descrive che realtà,quando dice: «L’antichissimo canto intuona il Sole»,cioè quello antico, conosciuto dall’antica umanità;perchè il sole oggidì ancora risuona così per colui cheè iniziato.

80

Page 81: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Questo fatto era stato indicato da Zarathustra aisuoi discepoli; naturalmente egli lo aveva fatto notarespecialmente a coloro, che possiamo chiamare i suoidue più intimi discepoli, i quali sono poi ricomparsinelle loro rincarnazioni come Ermete e Mosè. Egli haindirizzato quei due discepoli verso ciò che risiededietro al risplendente corpo solare, in due modi affattodiversi. Ha indirizzato Ermete in modo, che questi èrimasto in ciò che proviene direttamente dal sole; e haispirato Mosè in modo, da fargli conservare come inun ricordo ciò che è il mistero della saggezza solare.

Se ora ci rappresentiamo – nel senso della Scienzaocculta – la Terra dopo il distacco dal sole, l’uscitadelle forze lunari dalla Terra, e tutto quanto dopo loschiudersi della Terra al sole, allora in Venere e Mer-curio avremo ciò che sta in mezzo fra la Terra e ilsole; e se ora dividiamo tutto lo spazio intermedio frasole e Terra in tre organi centrali, possiamo dire: «LaTerra si è distaccata dal sole: essa stessa ha spedito laluna incontro al sole: si sono allora scissi dal sole Ve-nere e Mercurio per muoversi incontro alla Terra, diguisa che dobbiamo considerare Venere e Mercuriocome qualcosa che dal sole viene incontro alla Terra –e la luna come qualcosa che va incontro al sole».

Come si formano i rapporti cosmici, così si forma-no pure – come per riflesso – i rapporti nell’evoluzio-ne dell’umanità. Se accogliamo come saggezza solarele rivelazioni, che Zarathustra ha trasmesso da unaparte a Ermete e dall’altra a Mosè, allora ciò che vive-

81

Questo fatto era stato indicato da Zarathustra aisuoi discepoli; naturalmente egli lo aveva fatto notarespecialmente a coloro, che possiamo chiamare i suoidue più intimi discepoli, i quali sono poi ricomparsinelle loro rincarnazioni come Ermete e Mosè. Egli haindirizzato quei due discepoli verso ciò che risiededietro al risplendente corpo solare, in due modi affattodiversi. Ha indirizzato Ermete in modo, che questi èrimasto in ciò che proviene direttamente dal sole; e haispirato Mosè in modo, da fargli conservare come inun ricordo ciò che è il mistero della saggezza solare.

Se ora ci rappresentiamo – nel senso della Scienzaocculta – la Terra dopo il distacco dal sole, l’uscitadelle forze lunari dalla Terra, e tutto quanto dopo loschiudersi della Terra al sole, allora in Venere e Mer-curio avremo ciò che sta in mezzo fra la Terra e ilsole; e se ora dividiamo tutto lo spazio intermedio frasole e Terra in tre organi centrali, possiamo dire: «LaTerra si è distaccata dal sole: essa stessa ha spedito laluna incontro al sole: si sono allora scissi dal sole Ve-nere e Mercurio per muoversi incontro alla Terra, diguisa che dobbiamo considerare Venere e Mercuriocome qualcosa che dal sole viene incontro alla Terra –e la luna come qualcosa che va incontro al sole».

Come si formano i rapporti cosmici, così si forma-no pure – come per riflesso – i rapporti nell’evoluzio-ne dell’umanità. Se accogliamo come saggezza solarele rivelazioni, che Zarathustra ha trasmesso da unaparte a Ermete e dall’altra a Mosè, allora ciò che vive-

81

Page 82: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

va in Ermete, poichè questi conteneva in sè il corpoastrale di Zarathustra, era ciò che della saggezza sola-re Zarathustra irradiava – e ciò che viveva in Mosèera, per così dire, chiuso, come un chiuso pianeta disaggezza, che doveva ancora evolversi verso ciò ches’irradiava direttamente dal sole. Come dunque l’atti-vità terrestre, con il distacco della luna, si è dischiusaall’influenza del sole, così la saggezza di Mosè si è di-schiusa alla saggezza che irradiava direttamente daZarathustra, alla saggezza solare. E queste due – lasaggezza terrestre di Mosè e la saggezza solare di Za-rathustra in Ermete – s’incontrarono in Egitto, dove ilMosaicismo s’incontrò con l’Ermetismo; di guisa checiò che Mosè sviluppa e trae da sè stesso, ciò che,come ricevendolo da lontano da Zarathustra, egli ri-sveglia in sè e irradia e trasmette al suo popolo, dob-biamo considerarlo in modo analogo all’espulsionedella sostanzialità lunare della Terra. A ciò che di sag-gezza Mosè irradiava così al suo popolo, possiamodare anche il nome che comprende la saggezza diMosè, ossia saggezza di Jahveh o di Jehovah; perchèse interpretiamo in modo giusto il nome di Jahveh o diJehovah, esso è come un riassunto complessivo dellasaggezza di Mosè. In questo modo ci riesce anchechiaro, perchè le antiche tradizioni chiamano Jahveh oJehovah una divinità lunare. Troverete questo fatto ci-tato in molte comunicazioni; ma ne potrete compren-dere la causa soltanto se lasciate agire su di voi questirapporti profondi. – Come la Terra ha espulso ciò che

82

va in Ermete, poichè questi conteneva in sè il corpoastrale di Zarathustra, era ciò che della saggezza sola-re Zarathustra irradiava – e ciò che viveva in Mosèera, per così dire, chiuso, come un chiuso pianeta disaggezza, che doveva ancora evolversi verso ciò ches’irradiava direttamente dal sole. Come dunque l’atti-vità terrestre, con il distacco della luna, si è dischiusaall’influenza del sole, così la saggezza di Mosè si è di-schiusa alla saggezza che irradiava direttamente daZarathustra, alla saggezza solare. E queste due – lasaggezza terrestre di Mosè e la saggezza solare di Za-rathustra in Ermete – s’incontrarono in Egitto, dove ilMosaicismo s’incontrò con l’Ermetismo; di guisa checiò che Mosè sviluppa e trae da sè stesso, ciò che,come ricevendolo da lontano da Zarathustra, egli ri-sveglia in sè e irradia e trasmette al suo popolo, dob-biamo considerarlo in modo analogo all’espulsionedella sostanzialità lunare della Terra. A ciò che di sag-gezza Mosè irradiava così al suo popolo, possiamodare anche il nome che comprende la saggezza diMosè, ossia saggezza di Jahveh o di Jehovah; perchèse interpretiamo in modo giusto il nome di Jahveh o diJehovah, esso è come un riassunto complessivo dellasaggezza di Mosè. In questo modo ci riesce anchechiaro, perchè le antiche tradizioni chiamano Jahveh oJehovah una divinità lunare. Troverete questo fatto ci-tato in molte comunicazioni; ma ne potrete compren-dere la causa soltanto se lasciate agire su di voi questirapporti profondi. – Come la Terra ha espulso ciò che

82

Page 83: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

essa conteneva come luna mandandola incontro alsole, così anche la saggezza terrestre di Mosè ha do-vuto andare incontro a Ermete, il quale possedeva di-rettamente la saggezza di Zarathustra nel corpo astra-le, che esso Zarathustra gli aveva sacrificato, per poievolversi egli stesso più oltre. Abbiamo già dettocome, dopo questo incontro con Ermete, il Mosaici-smo si sia evoluto fino all’epoca di Davide, e come al-lora un nuovo Ermetismo o Mercurismo sia comparsoin Davide, il reale guerriero, il reale cantore del popo-lo ebraico. E abbiamo visto come il Mosaicismo si av-vicina all’elemento solare, quando nuovamentes’incontra durante la prigionìa babilonese con l’irra-diante saggezza solare, perchè Zarathustra stesso, sot-to il nome di Zarathas o Nazarathos era il Maestrodegl’iniziati ebraici durante la cattività babilonese.Nella saggezza di Mosè vediamo dunque qualcosa,che riproduce l’intiero cammino cosmico del distaccodella Terra dal sole, e ciò che dopo è successo dellaTerra.

Siffatti rapporti riempivano di profonda venerazio-ne gli antichi saggi del popolo ebraico e tutti coloroche li sentivano; sembrava loro di sentire come dellerivelazioni dirette irradiantisi loro incontro dagli spa-zii mondiali e dall’esistenza mondiale stessa. E unapersonalità come quella di Mosè appariva loro comeun messaggero delle potenze cosmiche stesse. Così losentivano. E noi dobbiamo sentire qualcosa di simile,se vogliamo veramente comprendere gli antichi tempi;

83

essa conteneva come luna mandandola incontro alsole, così anche la saggezza terrestre di Mosè ha do-vuto andare incontro a Ermete, il quale possedeva di-rettamente la saggezza di Zarathustra nel corpo astra-le, che esso Zarathustra gli aveva sacrificato, per poievolversi egli stesso più oltre. Abbiamo già dettocome, dopo questo incontro con Ermete, il Mosaici-smo si sia evoluto fino all’epoca di Davide, e come al-lora un nuovo Ermetismo o Mercurismo sia comparsoin Davide, il reale guerriero, il reale cantore del popo-lo ebraico. E abbiamo visto come il Mosaicismo si av-vicina all’elemento solare, quando nuovamentes’incontra durante la prigionìa babilonese con l’irra-diante saggezza solare, perchè Zarathustra stesso, sot-to il nome di Zarathas o Nazarathos era il Maestrodegl’iniziati ebraici durante la cattività babilonese.Nella saggezza di Mosè vediamo dunque qualcosa,che riproduce l’intiero cammino cosmico del distaccodella Terra dal sole, e ciò che dopo è successo dellaTerra.

Siffatti rapporti riempivano di profonda venerazio-ne gli antichi saggi del popolo ebraico e tutti coloroche li sentivano; sembrava loro di sentire come dellerivelazioni dirette irradiantisi loro incontro dagli spa-zii mondiali e dall’esistenza mondiale stessa. E unapersonalità come quella di Mosè appariva loro comeun messaggero delle potenze cosmiche stesse. Così losentivano. E noi dobbiamo sentire qualcosa di simile,se vogliamo veramente comprendere gli antichi tempi;

83

Page 84: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

altrimenti ogni comprensione rimarrà una vuota astra-zione.

Ora occorreva, che ciò che era stato irradiato da Za-rathustra e che per mezzo di Ermete e di Mosè si erapoi riversato sul mondo, potesse continuare a evolver-si oltre, in modo da poter ricomparire sopra un gradi-no più elevato, in altra forma, in una forma superioredi perfezionamento. Era necessario per questo che Za-rathustra stesso – l’Individualità che prima aveva sa-crificato soltanto il corpo astrale e quello eterico – po-tesse comparire sulla Terra in un corpo fisico, per sa-crificare anche questo. Questo è un crescendo, un belcrescendo! Dapprima Zarathustra visse in epoche pri-mordiali a suo modo, e diede l’impulso all’evoluzionepostatlantea nella civiltà primordiale persiana,nell’iranica; poi cedette il suo corpo astrale per insce-nare una nuova cultura per mezzo di Ermete, e diede ilproprio corpo eterico a Mosè. Egli aveva così sacrifi-cato due dei suoi involucri. Doveva ora acquistare an-che l’occasione di sacrificare il suo corpo fisico; per-chè il grande mistero dell’evoluzione dell’umanità ri-chiedeva appunto, che da un essere potessero veniresacrificati i tre corpi. Per Ermete, Zarathustra avevasacrificato il suo corpo astrale, per Mosè il suo corpoeterico; ancora gli rimaneva, come terzo sacrifizio, disacrificare il corpo fisico. Per far questo occorrevanospeciali disposizioni; occorreva che il corpo fisico diZarathustra fosse a ciò prima specialmente preparato.E già ieri abbiamo accennato al fatto, che nel popolo

84

altrimenti ogni comprensione rimarrà una vuota astra-zione.

Ora occorreva, che ciò che era stato irradiato da Za-rathustra e che per mezzo di Ermete e di Mosè si erapoi riversato sul mondo, potesse continuare a evolver-si oltre, in modo da poter ricomparire sopra un gradi-no più elevato, in altra forma, in una forma superioredi perfezionamento. Era necessario per questo che Za-rathustra stesso – l’Individualità che prima aveva sa-crificato soltanto il corpo astrale e quello eterico – po-tesse comparire sulla Terra in un corpo fisico, per sa-crificare anche questo. Questo è un crescendo, un belcrescendo! Dapprima Zarathustra visse in epoche pri-mordiali a suo modo, e diede l’impulso all’evoluzionepostatlantea nella civiltà primordiale persiana,nell’iranica; poi cedette il suo corpo astrale per insce-nare una nuova cultura per mezzo di Ermete, e diede ilproprio corpo eterico a Mosè. Egli aveva così sacrifi-cato due dei suoi involucri. Doveva ora acquistare an-che l’occasione di sacrificare il suo corpo fisico; per-chè il grande mistero dell’evoluzione dell’umanità ri-chiedeva appunto, che da un essere potessero veniresacrificati i tre corpi. Per Ermete, Zarathustra avevasacrificato il suo corpo astrale, per Mosè il suo corpoeterico; ancora gli rimaneva, come terzo sacrifizio, disacrificare il corpo fisico. Per far questo occorrevanospeciali disposizioni; occorreva che il corpo fisico diZarathustra fosse a ciò prima specialmente preparato.E già ieri abbiamo accennato al fatto, che nel popolo

84

Page 85: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ebraico, per virtù della peculiare sua vita, venne pre-parato, attraverso varie generazioni, quel corpo fisico,il quale potè poi essere sacrificato da Zarathustracome suo terzo grande sacrificio. Occorreva all’uopoche nel popolo ebraico, tutto ciò che di solito era per-cezione diretta esteriore spirituale, ciò che era visioneastrale, ciò che presso i popoli turanici era caduto indecadenza, diventasse attività interiore. Questo è il se-greto del popolo ebraico: mentre presso i popoli tura-nici le forze, che erano retaggi di antiche epoche, ser-vivano alla preparazione di organi chiaroveggentiesteriori, presso il popolo ebraico, invece, esse s’irra-diavano verso l’interiore e organizzavano la corporeitàinteriore, di guisa che il popolo ebraico era eletto asentire e a percepire nell’interiorità ciò che durantel’epoca atlantea di solito era stato veduto come distesosullo spazio sensibile, dietro alle singole cose sensibi-li. Jahveh o Jehovah – come il popolo ebraico lo espri-me coscientemente – è sintetizzato in un punto, il«Grande Spirito», che compariva all’antichissimachiaroveggenza, dietro a tutte le cose e a tutte le enti-tà. Questo pure ci viene indicato, che il progenitore diquesto popolo ebraico ha ottenuto questa organizza-zione interiore – come progenitore appunto – in modoe maniera affatto speciale.

Vi prego di notare ora qualcosa che già spesso horilevato, cioè: che le saghe e le leggende, le quali rac-contano in modo figurato i fatti avvenuti in anticheepoche, sono più vere delle nostre attuali ricerche an-

85

ebraico, per virtù della peculiare sua vita, venne pre-parato, attraverso varie generazioni, quel corpo fisico,il quale potè poi essere sacrificato da Zarathustracome suo terzo grande sacrificio. Occorreva all’uopoche nel popolo ebraico, tutto ciò che di solito era per-cezione diretta esteriore spirituale, ciò che era visioneastrale, ciò che presso i popoli turanici era caduto indecadenza, diventasse attività interiore. Questo è il se-greto del popolo ebraico: mentre presso i popoli tura-nici le forze, che erano retaggi di antiche epoche, ser-vivano alla preparazione di organi chiaroveggentiesteriori, presso il popolo ebraico, invece, esse s’irra-diavano verso l’interiore e organizzavano la corporeitàinteriore, di guisa che il popolo ebraico era eletto asentire e a percepire nell’interiorità ciò che durantel’epoca atlantea di solito era stato veduto come distesosullo spazio sensibile, dietro alle singole cose sensibi-li. Jahveh o Jehovah – come il popolo ebraico lo espri-me coscientemente – è sintetizzato in un punto, il«Grande Spirito», che compariva all’antichissimachiaroveggenza, dietro a tutte le cose e a tutte le enti-tà. Questo pure ci viene indicato, che il progenitore diquesto popolo ebraico ha ottenuto questa organizza-zione interiore – come progenitore appunto – in modoe maniera affatto speciale.

Vi prego di notare ora qualcosa che già spesso horilevato, cioè: che le saghe e le leggende, le quali rac-contano in modo figurato i fatti avvenuti in anticheepoche, sono più vere delle nostre attuali ricerche an-

85

Page 86: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tropologiche, le quali dagli odierni scavi e dai ruderidei singoli monumenti mettono assieme un quadro deldivenire del mondo, che è meno esatto dei fatti, che leantiche leggende ci raccontano. Le antiche leggende,nel maggior numero dei casi (dico «nel maggior nu-mero dei casi» e non in «tutti», perchè non li ho inve-stigati, sebbene sia molto verosimile che si possa direin tutti, quando si tratta di vere leggende antiche),vengono corroborate da ciò che chiamiamo la ricercascientifico-spirituale. Anche il popolo ebraico difatti,quando se ne rintraccia l’origine, non ci riconduce aciò che l’odierna ricerca antropologica suppone, bensìrisale realmente nel passato a un progenitore del qualela Bibbia ci parla. Questo Abraham o Abramo è unafigura vera, ed è assolutamente vero ciò che la leggen-da talmudica ci racconta di questo capostipite.

In questa leggenda il padre di Abramo ci viene de-scritto come un generale di quella personalità leggen-daria, ma a sua volta vera, che ci viene indicata nellaBibbia col nome di «Nembrotte». E il figlio del suogenerale viene preannunciato a Nembrotte da coloroche conoscono i segni dei tempi, nel sogno, comeun’entità che detronizzerà molti re e governatori.Nembrotte se ne spaventa e ordina che venga ucciso ilfiglio del suo generale. – Questo racconta la leggenda;questo ci conferma la ricerca occulta. Il padre diAbraham trafuga il bambino e mostra a Nembrotte unbambino estraneo; il proprio figlio però, Abraham,viene allevato in una caverna. E il fatto che proprio

86

tropologiche, le quali dagli odierni scavi e dai ruderidei singoli monumenti mettono assieme un quadro deldivenire del mondo, che è meno esatto dei fatti, che leantiche leggende ci raccontano. Le antiche leggende,nel maggior numero dei casi (dico «nel maggior nu-mero dei casi» e non in «tutti», perchè non li ho inve-stigati, sebbene sia molto verosimile che si possa direin tutti, quando si tratta di vere leggende antiche),vengono corroborate da ciò che chiamiamo la ricercascientifico-spirituale. Anche il popolo ebraico difatti,quando se ne rintraccia l’origine, non ci riconduce aciò che l’odierna ricerca antropologica suppone, bensìrisale realmente nel passato a un progenitore del qualela Bibbia ci parla. Questo Abraham o Abramo è unafigura vera, ed è assolutamente vero ciò che la leggen-da talmudica ci racconta di questo capostipite.

In questa leggenda il padre di Abramo ci viene de-scritto come un generale di quella personalità leggen-daria, ma a sua volta vera, che ci viene indicata nellaBibbia col nome di «Nembrotte». E il figlio del suogenerale viene preannunciato a Nembrotte da coloroche conoscono i segni dei tempi, nel sogno, comeun’entità che detronizzerà molti re e governatori.Nembrotte se ne spaventa e ordina che venga ucciso ilfiglio del suo generale. – Questo racconta la leggenda;questo ci conferma la ricerca occulta. Il padre diAbraham trafuga il bambino e mostra a Nembrotte unbambino estraneo; il proprio figlio però, Abraham,viene allevato in una caverna. E il fatto che proprio

86

Page 87: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Abraham sia il primo, che per mezzo di quelle forze,che prima venivano impiegate per le capacità esteriorichiaroveggenti, sviluppi ora nell’interiorità quella for-za organizzatrice, che deve condurre alla coscienza in-teriore di Dio, questa inversione dell’intiero insiemedella forza viene indicata nella leggenda col racconto,che il bambino, durante i tre anni in cui viene allevatonella caverna, succhia il latte, per grazia divina, daldito della propria mano destra. Questo «nutrirsi di sèstesso», questa penetrazione delle forze, che hannoprima prodotto l’antica chiaroveggenza, nell’interioreorganizzazione dell’uomo, questo fatto ci viene carat-terizzato in modo mirabile nel capostipite del popoloebraico, in Abraham. Siffatte leggende, quando se neconosce la base reale, operano con tale forza su di noi,che diciamo a noi stessi: comprendiamo come antica-mente, coloro che comunicavano ciò che risiede dietrole leggende, non potessero parlarne che per mezzo diimmagini. Ma queste immagini erano destinate a pro-vocare, se non ancora la coscienza, per lo meno i sen-timenti per i grandi eventi. E per i tempi antichi que-sto bastava.

Abraham è dunque colui che per primo ha evolutoin modo affatto umano, come pensiero umano sulladivinità, il riflesso interiore della saggezza divina, del-la visione divina. Abram o Abraham – come vennechiamato più tardi – aveva effettivamente, e la ricercaocculta sempre ce lo ripete, un’organizzazione fisicadiversa da tutto ciò che viveva negli uomini attorno a

87

Abraham sia il primo, che per mezzo di quelle forze,che prima venivano impiegate per le capacità esteriorichiaroveggenti, sviluppi ora nell’interiorità quella for-za organizzatrice, che deve condurre alla coscienza in-teriore di Dio, questa inversione dell’intiero insiemedella forza viene indicata nella leggenda col racconto,che il bambino, durante i tre anni in cui viene allevatonella caverna, succhia il latte, per grazia divina, daldito della propria mano destra. Questo «nutrirsi di sèstesso», questa penetrazione delle forze, che hannoprima prodotto l’antica chiaroveggenza, nell’interioreorganizzazione dell’uomo, questo fatto ci viene carat-terizzato in modo mirabile nel capostipite del popoloebraico, in Abraham. Siffatte leggende, quando se neconosce la base reale, operano con tale forza su di noi,che diciamo a noi stessi: comprendiamo come antica-mente, coloro che comunicavano ciò che risiede dietrole leggende, non potessero parlarne che per mezzo diimmagini. Ma queste immagini erano destinate a pro-vocare, se non ancora la coscienza, per lo meno i sen-timenti per i grandi eventi. E per i tempi antichi que-sto bastava.

Abraham è dunque colui che per primo ha evolutoin modo affatto umano, come pensiero umano sulladivinità, il riflesso interiore della saggezza divina, del-la visione divina. Abram o Abraham – come vennechiamato più tardi – aveva effettivamente, e la ricercaocculta sempre ce lo ripete, un’organizzazione fisicadiversa da tutto ciò che viveva negli uomini attorno a

87

Page 88: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

lui. Gli uomini attorno a lui non avevano alloraun’organizzazione capace di formare, per mezzo di unorgano speciale, dei pensieri interiori. Essi potevanoformare dei pensieri quando erano liberi dal loro cor-po, quando, per così dire, sviluppavano delle forze nelloro corpo eterico; ma quando stavano dentro al corpofisico, essi non avevano ancora sviluppato l’organodel pensiero. Abraham effettivamente è il primo cheabbia formato in modo egregio lo strumento fisico delpensiero. Perciò giustamente (anche questo natural-mente va interpretato col solito granellino di sale) eglivenne indicato come inventore dell’aritmetica, diquella scienza del pensiero così egregiamente adattaallo strumento del corpo fisico. L’aritmetica è qualco-sa, che nella sua forma, – per virtù della sua interiorecertezza – si accosta a ciò che può venir conosciutochiaroveggentemente. Ma l’aritmetica si riconnette aun organo fisico. – Abbiamo dunque qui un rapportointeriore profondo fra ciò che fino ad allora impiegavaforze esteriori per la chiaroveggenza, e ciò che impie-ga ormai un organo interiore per il pensiero; questo èil fatto a cui si allude, quando si indica Abraham comeinventore dell’aritmetica. Dobbiamo dunque conside-rare Abraham come la prima personalità, nella qualesia stato inoculato l’organo fisico del pensiero,quell’organo per mezzo del quale l’uomo ormai ha po-tuto elevarsi con il suo pensiero fisico fino all’idea diun Dio. Prima l’uomo poteva sapere qualcosa di Dio edell’esistenza divina soltanto per mezzo dell’osserva-

88

lui. Gli uomini attorno a lui non avevano alloraun’organizzazione capace di formare, per mezzo di unorgano speciale, dei pensieri interiori. Essi potevanoformare dei pensieri quando erano liberi dal loro cor-po, quando, per così dire, sviluppavano delle forze nelloro corpo eterico; ma quando stavano dentro al corpofisico, essi non avevano ancora sviluppato l’organodel pensiero. Abraham effettivamente è il primo cheabbia formato in modo egregio lo strumento fisico delpensiero. Perciò giustamente (anche questo natural-mente va interpretato col solito granellino di sale) eglivenne indicato come inventore dell’aritmetica, diquella scienza del pensiero così egregiamente adattaallo strumento del corpo fisico. L’aritmetica è qualco-sa, che nella sua forma, – per virtù della sua interiorecertezza – si accosta a ciò che può venir conosciutochiaroveggentemente. Ma l’aritmetica si riconnette aun organo fisico. – Abbiamo dunque qui un rapportointeriore profondo fra ciò che fino ad allora impiegavaforze esteriori per la chiaroveggenza, e ciò che impie-ga ormai un organo interiore per il pensiero; questo èil fatto a cui si allude, quando si indica Abraham comeinventore dell’aritmetica. Dobbiamo dunque conside-rare Abraham come la prima personalità, nella qualesia stato inoculato l’organo fisico del pensiero,quell’organo per mezzo del quale l’uomo ormai ha po-tuto elevarsi con il suo pensiero fisico fino all’idea diun Dio. Prima l’uomo poteva sapere qualcosa di Dio edell’esistenza divina soltanto per mezzo dell’osserva-

88

Page 89: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

zione chiaroveggente. Tutto ciò che dagli antichi tem-pi si sapeva di Dio e dell’esistenza divina, provenivadall’osservazione chiaroveggente. Per elevarsi colpensiero alla divinità occorreva un organo fisico. Que-sto è stato inserito per primo ad Abraham. E poichè sitrattava ora di un organo fisico, così anche l’intierorapporto di questa «idea di Dio» col mondo obbiettivoe coll’entità subbiettiva dell’uomo, concepita per mez-zo di un organo fisico, era diversa da quella di prima.

Prima, nelle scuole occulte, l’idea di Dio venivaconcepita nella saggezza divina, e la si poteva tra-smettere a colui che pure era capace di questo, quandoera arrivato al punto di ricevere delle percezioni nelcorpo eterico, libero dagli organi del corpo fisico. Maperchè ciò che è strumento fisico venga trasmesso adaltra persona, vi è un solo mezzo: l’eredità dell’orga-nizzazione fisica. Ciò dunque che per Abraham vi eradi più importante, di più essenziale, l’organo fisico,doveva, per conservarsi sulla Terra, venir trasmessoda generazione in generazione per eredità fisica, ap-punto perchè trattavasi di un organo fisico. Questo cispiega, perchè l’eredità nel popolo, il discendere, percosì dire, di questa disposizione fisica attraverso ilsangue delle generazioni, è così importante nel popoloebraico. Ciò però che presso Abraham era dapprimauna disposizione fisica, cioè l’elaborazione, la cristal-lizzazione di un organo per concepire la divinità, do-veva prima penetrare nell’entità umana; e con l’eredi-tarsi di generazione in generazione penetrò sempre più

89

zione chiaroveggente. Tutto ciò che dagli antichi tem-pi si sapeva di Dio e dell’esistenza divina, provenivadall’osservazione chiaroveggente. Per elevarsi colpensiero alla divinità occorreva un organo fisico. Que-sto è stato inserito per primo ad Abraham. E poichè sitrattava ora di un organo fisico, così anche l’intierorapporto di questa «idea di Dio» col mondo obbiettivoe coll’entità subbiettiva dell’uomo, concepita per mez-zo di un organo fisico, era diversa da quella di prima.

Prima, nelle scuole occulte, l’idea di Dio venivaconcepita nella saggezza divina, e la si poteva tra-smettere a colui che pure era capace di questo, quandoera arrivato al punto di ricevere delle percezioni nelcorpo eterico, libero dagli organi del corpo fisico. Maperchè ciò che è strumento fisico venga trasmesso adaltra persona, vi è un solo mezzo: l’eredità dell’orga-nizzazione fisica. Ciò dunque che per Abraham vi eradi più importante, di più essenziale, l’organo fisico,doveva, per conservarsi sulla Terra, venir trasmessoda generazione in generazione per eredità fisica, ap-punto perchè trattavasi di un organo fisico. Questo cispiega, perchè l’eredità nel popolo, il discendere, percosì dire, di questa disposizione fisica attraverso ilsangue delle generazioni, è così importante nel popoloebraico. Ciò però che presso Abraham era dapprimauna disposizione fisica, cioè l’elaborazione, la cristal-lizzazione di un organo per concepire la divinità, do-veva prima penetrare nell’entità umana; e con l’eredi-tarsi di generazione in generazione penetrò sempre più

89

Page 90: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

addentro nell’entità umana, e sempre più profonda-mente ebbe presa su di essa. Possiamo dunque dire:Ciò che Abraham aveva ricevuto come missione delpopolo ebraico, doveva perfezionarsi – col trasmetter-si da uomo a uomo per via di eredità doveva evolversie perfezionarsi. Ma ciò che era un organo fisico pote-va sempre più perfezionarsi soltanto per mezzodell’eredità. Perchè quella entità che abbiamo impara-to anzitutto a conoscere come individualità di Zara-thustra, potesse avere un corpo fisico per quanto pos-sibile perfetto – vale a dire, un corpo fisico, dotato an-che degli organi capaci di essere uno strumento nelcorpo fisico umano per la concezione dell’idea di Dio,– occorreva perfezionare al massimo grado ciò che erastato inserito in Abraham come strumento fisico. Ciòche era stato in Abraham doveva consolidarsi interior-mente, doveva diventare ereditario e svilupparsi inmodo tale, che da esso potesse riuscire un corpo adat-to per Zarathustra, con tutte quelle facoltà che a Zara-thustra occorrevano nel suo corpo fisico. Ma quando ilcorpo fisico di un uomo deve perfezionarsi in questomodo, quando deve diventare utilizzabile come occor-reva che fosse per Zarathustra, non basta che si perfe-zioni soltanto il corpo fisico dell’uomo. Naturalmenteè impossibile che per sè solo, distaccato dall’insiemedell’uomo, il solo corpo fisico si perfezioni. I tre invo-lucri dovevano tutti gradatamente perfezionarsi attra-verso l’eredità fisica. Ciò dunque che può venir datoall’uomo fisico, a quello eterico e a quello astrale per

90

addentro nell’entità umana, e sempre più profonda-mente ebbe presa su di essa. Possiamo dunque dire:Ciò che Abraham aveva ricevuto come missione delpopolo ebraico, doveva perfezionarsi – col trasmetter-si da uomo a uomo per via di eredità doveva evolversie perfezionarsi. Ma ciò che era un organo fisico pote-va sempre più perfezionarsi soltanto per mezzodell’eredità. Perchè quella entità che abbiamo impara-to anzitutto a conoscere come individualità di Zara-thustra, potesse avere un corpo fisico per quanto pos-sibile perfetto – vale a dire, un corpo fisico, dotato an-che degli organi capaci di essere uno strumento nelcorpo fisico umano per la concezione dell’idea di Dio,– occorreva perfezionare al massimo grado ciò che erastato inserito in Abraham come strumento fisico. Ciòche era stato in Abraham doveva consolidarsi interior-mente, doveva diventare ereditario e svilupparsi inmodo tale, che da esso potesse riuscire un corpo adat-to per Zarathustra, con tutte quelle facoltà che a Zara-thustra occorrevano nel suo corpo fisico. Ma quando ilcorpo fisico di un uomo deve perfezionarsi in questomodo, quando deve diventare utilizzabile come occor-reva che fosse per Zarathustra, non basta che si perfe-zioni soltanto il corpo fisico dell’uomo. Naturalmenteè impossibile che per sè solo, distaccato dall’insiemedell’uomo, il solo corpo fisico si perfezioni. I tre invo-lucri dovevano tutti gradatamente perfezionarsi attra-verso l’eredità fisica. Ciò dunque che può venir datoall’uomo fisico, a quello eterico e a quello astrale per

90

Page 91: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

via di eredità fisica, doveva venir dato attraverso ilsusseguirsi delle generazioni.

Orbene, nell’evoluzione vige una determinata leg-ge. Conosciamo questa legge per l’evoluzione del sin-golo uomo e già spesso l’abbiamo caratterizzata. Ab-biamo mostrato, che nell’uomo, il periodo che va dal-la nascita al sesto e al settimo anno, rappresenta unaparte speciale della sua evoluzione; questo tempocoincide con l’evoluzione del corpo fisico. L’evolu-zione del corpo eterico coincide col tempo che corredal sesto o settimo anno al quattordicesimo o quindi-cesimo; dopo questa epoca fino al ventunesimo o ven-tiduesimo anno vi è l’evoluzione del corpo astrale.Questa è, per così dire, la legge indicata con il settena-rio per l’evoluzione del singolo uomo. Una legge ana-loga vige per l’evoluzione dell’umanità, per l’evolu-zione dei suoi involucri esteriori attraverso le genera-zioni; esamineremo in seguito le leggi più profonde diquesto processo. Mentre il singolo uomo percorre ungradino di evoluzione nel corso di sette anni, ed evol-ve il suo corpo fisico al settimo anno, e durante queltempo esso corpo diventa sempre più e più perfetto,così anche l’intiera compagine del corpo fisico, comepuò perfezionarsi attraverso le generazioni, viene por-tata attraverso sette generazioni a una determinata per-fezione. Ma l’eredità non si verifica in modo che daun uomo vien trasmessa al discendente più vicino, nonpassa direttamente da una generazione a quella cheimmediatamente la segue. Le facoltà delle quali trat-

91

via di eredità fisica, doveva venir dato attraverso ilsusseguirsi delle generazioni.

Orbene, nell’evoluzione vige una determinata leg-ge. Conosciamo questa legge per l’evoluzione del sin-golo uomo e già spesso l’abbiamo caratterizzata. Ab-biamo mostrato, che nell’uomo, il periodo che va dal-la nascita al sesto e al settimo anno, rappresenta unaparte speciale della sua evoluzione; questo tempocoincide con l’evoluzione del corpo fisico. L’evolu-zione del corpo eterico coincide col tempo che corredal sesto o settimo anno al quattordicesimo o quindi-cesimo; dopo questa epoca fino al ventunesimo o ven-tiduesimo anno vi è l’evoluzione del corpo astrale.Questa è, per così dire, la legge indicata con il settena-rio per l’evoluzione del singolo uomo. Una legge ana-loga vige per l’evoluzione dell’umanità, per l’evolu-zione dei suoi involucri esteriori attraverso le genera-zioni; esamineremo in seguito le leggi più profonde diquesto processo. Mentre il singolo uomo percorre ungradino di evoluzione nel corso di sette anni, ed evol-ve il suo corpo fisico al settimo anno, e durante queltempo esso corpo diventa sempre più e più perfetto,così anche l’intiera compagine del corpo fisico, comepuò perfezionarsi attraverso le generazioni, viene por-tata attraverso sette generazioni a una determinata per-fezione. Ma l’eredità non si verifica in modo che daun uomo vien trasmessa al discendente più vicino, nonpassa direttamente da una generazione a quella cheimmediatamente la segue. Le facoltà delle quali trat-

91

Page 92: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tiamo non possono trasmettersi direttamente da padrea figlio, da madre a figlia, bensì soltanto da padre a ni-pote, dunque alla seconda generazione, poi alla quartae così di seguito. L’eredità dunque non può esplicarsidirettamente. L’eredità delle generazioni dovrebbesvolgersi nel settenario, ma poichè l’eredità salta sem-pre una generazione, essa si svolge effettivamente nelnumero quattordici. Le disposizioni che Abrahamaveva come corporeità fisica potevano arrivare al loromassimo sviluppo dopo quattordici generazioni.

Ma se questo processo doveva agire anche sul cor-po eterico e su quello astrale, allora, come la singolaevoluzione umana procede dal settimo al quattordice-simo anno, così anche quell’evoluzione doveva attra-versare ancora altre sette, o piuttosto quattordici gene-razioni. E ciò che rappresenta un’evoluzione perl’uomo nei sette anni successivi – e cioè dal quattordi-cesimo in poi – doveva attraversare ancora altre quat-tordici generazioni. Ricapitoliamo: le disposizioni cheerano nel capostipite Abraham come organizzazionefisica dovevano prima esplicarsi attraverso tre voltesette, ossia tre volte quattordici generazioni; alloral’evoluzione avrebbe abbracciato il corpo fisico, quel-lo eterico e quello astrale. Attraverso a tre volte quat-tordici generazioni, vale a dire, attraverso quarantaduegenerazioni è possibile all’uomo, per mezzo dell’ere-dità attraverso la serie delle generazioni, di averecompletamente sviluppato nel corpo fisico, in quelloeterico e in quello astrale ciò di cui Abraham aveva ri-

92

tiamo non possono trasmettersi direttamente da padrea figlio, da madre a figlia, bensì soltanto da padre a ni-pote, dunque alla seconda generazione, poi alla quartae così di seguito. L’eredità dunque non può esplicarsidirettamente. L’eredità delle generazioni dovrebbesvolgersi nel settenario, ma poichè l’eredità salta sem-pre una generazione, essa si svolge effettivamente nelnumero quattordici. Le disposizioni che Abrahamaveva come corporeità fisica potevano arrivare al loromassimo sviluppo dopo quattordici generazioni.

Ma se questo processo doveva agire anche sul cor-po eterico e su quello astrale, allora, come la singolaevoluzione umana procede dal settimo al quattordice-simo anno, così anche quell’evoluzione doveva attra-versare ancora altre sette, o piuttosto quattordici gene-razioni. E ciò che rappresenta un’evoluzione perl’uomo nei sette anni successivi – e cioè dal quattordi-cesimo in poi – doveva attraversare ancora altre quat-tordici generazioni. Ricapitoliamo: le disposizioni cheerano nel capostipite Abraham come organizzazionefisica dovevano prima esplicarsi attraverso tre voltesette, ossia tre volte quattordici generazioni; alloral’evoluzione avrebbe abbracciato il corpo fisico, quel-lo eterico e quello astrale. Attraverso a tre volte quat-tordici generazioni, vale a dire, attraverso quarantaduegenerazioni è possibile all’uomo, per mezzo dell’ere-dità attraverso la serie delle generazioni, di averecompletamente sviluppato nel corpo fisico, in quelloeterico e in quello astrale ciò di cui Abraham aveva ri-

92

Page 93: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

cevuto il primo germe. Scendiamo dunque da Abra-ham attraverso tre volte quattordici generazioni, e tro-veremo allora un corpo umano in sè tutto impregnatoe compenetrato di ciò che esisteva in Abraham comeprimo germe. Soltanto un corpo siffatto poteva essereutilizzato da Zarathustra per la sua incarnazione. Equesto difatti ci racconta lo scrittore del Vangelo diMatteo.

E nell’albero delle generazioni che ci dà, egli diceanche espressamente, che ne conta quattordici daAbraham fino a Davide, quattordici da Davide finoalla cattività babilonese – e quattordici dalla cattivitàbabilonese fino al Cristo. Attraverso queste tre voltequattordici generazioni – in cui una sempre viene sal-tata – è arrivato in certo qual modo a completa forma-zione ciò che era predisposto in Abraham per la mis-sione del popolo ebraico, – e si è completamente im-presso nell’organizzazione dell’uomo. Da ciò potevavenir tratto il corpo, che occorreva a Zarathustra, perarrivare all’incarnazione, nell’epoca, in cui egli dove-va fare delle comunicazioni del tutto nuove all’umani-tà.

Questo ci dimostra, che il principio del Vangelo diMatteo è tratto da grandi profondità. Ma queste cosehanno bisogno prima di essere comprese. Dobbiamo,cioè, comprendere, che con queste tre volte quattordi-ci generazioni s’intende significarci, che in ciò che pereredità poteva essere trasmesso da Giuseppe a Gesù diNazareth, viveva l’essenza di ciò che vi era come pri-

93

cevuto il primo germe. Scendiamo dunque da Abra-ham attraverso tre volte quattordici generazioni, e tro-veremo allora un corpo umano in sè tutto impregnatoe compenetrato di ciò che esisteva in Abraham comeprimo germe. Soltanto un corpo siffatto poteva essereutilizzato da Zarathustra per la sua incarnazione. Equesto difatti ci racconta lo scrittore del Vangelo diMatteo.

E nell’albero delle generazioni che ci dà, egli diceanche espressamente, che ne conta quattordici daAbraham fino a Davide, quattordici da Davide finoalla cattività babilonese – e quattordici dalla cattivitàbabilonese fino al Cristo. Attraverso queste tre voltequattordici generazioni – in cui una sempre viene sal-tata – è arrivato in certo qual modo a completa forma-zione ciò che era predisposto in Abraham per la mis-sione del popolo ebraico, – e si è completamente im-presso nell’organizzazione dell’uomo. Da ciò potevavenir tratto il corpo, che occorreva a Zarathustra, perarrivare all’incarnazione, nell’epoca, in cui egli dove-va fare delle comunicazioni del tutto nuove all’umani-tà.

Questo ci dimostra, che il principio del Vangelo diMatteo è tratto da grandi profondità. Ma queste cosehanno bisogno prima di essere comprese. Dobbiamo,cioè, comprendere, che con queste tre volte quattordi-ci generazioni s’intende significarci, che in ciò che pereredità poteva essere trasmesso da Giuseppe a Gesù diNazareth, viveva l’essenza di ciò che vi era come pri-

93

Page 94: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

mo germe in Abraham, e che s’irradiò nell’intiero po-polo ebraico – e potè poi raccogliersi in quello specia-le strumento, in quello speciale involucro, che servì diinvolucro a Zarathustra, e in cui il Cristo si è potutoincarnare.

94

mo germe in Abraham, e che s’irradiò nell’intiero po-polo ebraico – e potè poi raccogliersi in quello specia-le strumento, in quello speciale involucro, che servì diinvolucro a Zarathustra, e in cui il Cristo si è potutoincarnare.

94

Page 95: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

IV

Da quanto ieri si è potuto esporre risulta esservigrande importante differenza fra ciò che attraversotutte le epoche si può chiamare la conoscenza delmondo spirituale, e quel genere di conoscenza delmondo divino-spirituale, che poteva essere acquistataper virtù appunto della speciale disposizione, dellaspeciale organizzazione del popolo ebraico. Abbiamoindicato che questo popolo ebraico già aveva ricevutonel suo capostipite, Abraham o Abramo, una organiz-zazione del tutto speciale; questa consisteva nel fatto,che uno strumento fisico era stato introdotto nell’orga-nismo umano, un organo fisico che permettevaall’uomo, in certo qual modo, – per quanto possibile –di elevare se stesso per il tramite della conoscenzasensoria, non soltanto a un presentimento, bensì a unadeterminata conoscenza della spiritualità divina. Laconoscenza della spiritualità divina sempre e dovun-que vi è e vi è stata. Ma questa, per così dire, cono-scenza eterna della divina spiritualità viene acquistatanei Misteri per la via dell’Iniziazione. Da questa cono-scenza, a cui si può arrivare per mezzo di una specialeevoluzione umana, per via, in certo modo, artificiale,dobbiamo distinguere quella conoscenza del mondo

95

IV

Da quanto ieri si è potuto esporre risulta esservigrande importante differenza fra ciò che attraversotutte le epoche si può chiamare la conoscenza delmondo spirituale, e quel genere di conoscenza delmondo divino-spirituale, che poteva essere acquistataper virtù appunto della speciale disposizione, dellaspeciale organizzazione del popolo ebraico. Abbiamoindicato che questo popolo ebraico già aveva ricevutonel suo capostipite, Abraham o Abramo, una organiz-zazione del tutto speciale; questa consisteva nel fatto,che uno strumento fisico era stato introdotto nell’orga-nismo umano, un organo fisico che permettevaall’uomo, in certo qual modo, – per quanto possibile –di elevare se stesso per il tramite della conoscenzasensoria, non soltanto a un presentimento, bensì a unadeterminata conoscenza della spiritualità divina. Laconoscenza della spiritualità divina sempre e dovun-que vi è e vi è stata. Ma questa, per così dire, cono-scenza eterna della divina spiritualità viene acquistatanei Misteri per la via dell’Iniziazione. Da questa cono-scenza, a cui si può arrivare per mezzo di una specialeevoluzione umana, per via, in certo modo, artificiale,dobbiamo distinguere quella conoscenza del mondo

95

Page 96: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

spirituale la quale, si può dire, è normale per un datoperiodo e in questo si manifesta in certo modo comespeciale missione nell’evoluzione dell’umanità. Cosìper l’antica epoca atlantea si potrebbe chiamare nor-male la percezione astrale chiaroveggente del divino-spirituale; per l’epoca però in cui fiorisce il popoloebraico la conoscenza normale, vale a dire, quellaesteriore, exoterica, del mondo spirituale è quella chesi verifica con l’aiuto di un organo fisico speciale, –per mezzo di quella forza cognitiva, che è collegata aun organo siffatto. E già abbiamo indicato che il popo-lo di Abraham arrivò a questa conoscenza in modo dasentire l’esistenza divina come fondersi con la propriainteriorità. Dunque per mezzo di quest’organo era di-ventata possibile la conoscenza interiore, era diventatopossibile di accogliere il divino nell’intimo della pro-pria interiorità. Ma questa penetrazione del divino-spi-rituale nell’interiorità, per mezzo di questa conoscen-za, non è diventata subito possibile in modo che il sin-golo uomo potesse dire: m’immergo nella mia propriainteriorità; cerco di penetrare in essa più profonda-mente possibile e trovo allora la goccia dell’esistenzadivino-spirituale, che mi può dare una conoscenzadella natura, di ciò che di divino-spirituale anima epervade anche il mondo esteriore. Subito non fu così;ciò si è verificato soltanto con la comparsa, con la ma-nifestazione del Cristo nell’evoluzione dell’umanità.Per il popolo ebraico antico la possibilità di sperimen-tare il divino venne per primo data nello Spirito del

96

spirituale la quale, si può dire, è normale per un datoperiodo e in questo si manifesta in certo modo comespeciale missione nell’evoluzione dell’umanità. Cosìper l’antica epoca atlantea si potrebbe chiamare nor-male la percezione astrale chiaroveggente del divino-spirituale; per l’epoca però in cui fiorisce il popoloebraico la conoscenza normale, vale a dire, quellaesteriore, exoterica, del mondo spirituale è quella chesi verifica con l’aiuto di un organo fisico speciale, –per mezzo di quella forza cognitiva, che è collegata aun organo siffatto. E già abbiamo indicato che il popo-lo di Abraham arrivò a questa conoscenza in modo dasentire l’esistenza divina come fondersi con la propriainteriorità. Dunque per mezzo di quest’organo era di-ventata possibile la conoscenza interiore, era diventatopossibile di accogliere il divino nell’intimo della pro-pria interiorità. Ma questa penetrazione del divino-spi-rituale nell’interiorità, per mezzo di questa conoscen-za, non è diventata subito possibile in modo che il sin-golo uomo potesse dire: m’immergo nella mia propriainteriorità; cerco di penetrare in essa più profonda-mente possibile e trovo allora la goccia dell’esistenzadivino-spirituale, che mi può dare una conoscenzadella natura, di ciò che di divino-spirituale anima epervade anche il mondo esteriore. Subito non fu così;ciò si è verificato soltanto con la comparsa, con la ma-nifestazione del Cristo nell’evoluzione dell’umanità.Per il popolo ebraico antico la possibilità di sperimen-tare il divino venne per primo data nello Spirito del

96

Page 97: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

popolo – quando il singolo di sentiva come un mem-bro dell’intiero popolo e non come una singola indivi-dualità; – quando egli si sentiva appartenente con ilsangue a una serie discendente di generazioni, alloraegli sentiva nella coscienza del popolo, nel suo san-gue, la coscienza divina, ossia la coscienza di Jahveh.Nel senso esatto spirituale-scientifico il Dio Jahvehnon si può indicare dicendo: Egli è il Dio di Abraham.Tale indicazione sarebbe inadeguata. Occorre invecedire: Egli è il Dio di Abraham, d’Isacco e di Giacob-be; egli è quell’Entità, che scorre di generazione ingenerazione, che si manifesta nella coscienza popolareattraverso i singoli uomini. «Questa è la differenza e ilgrande progresso che vi è fra questa conoscenza diAbraham, d’Isacco e di Giacobbe e quella cristiana;cioè, la conoscenza cristiana riconosce nella singolaindividualità umana ciò a cui la conoscenza anticaebraica poteva arrivare soltanto quando s’immergevanell’Anima del popolo, nello Spirito che scorreva nelsangue delle generazioni. Così Abraham poteva dire:mi è stato promesso di essere il fondatore di un popo-lo che si estenderà nelle generazioni che da me di-scenderanno – nel sangue che in esso scorre vivrà quelDio che riconosciamo come Sommo: Egli si manifestaa noi nella coscienza del nostro popolo». E questo di-venne normale.

Orbene, in tutte le epoche vi è stata una conoscenzasuperiore del divino-spirituale: la conoscenza che siacquistava nei Misteri. Questa non dipendeva da quel-

97

popolo – quando il singolo di sentiva come un mem-bro dell’intiero popolo e non come una singola indivi-dualità; – quando egli si sentiva appartenente con ilsangue a una serie discendente di generazioni, alloraegli sentiva nella coscienza del popolo, nel suo san-gue, la coscienza divina, ossia la coscienza di Jahveh.Nel senso esatto spirituale-scientifico il Dio Jahvehnon si può indicare dicendo: Egli è il Dio di Abraham.Tale indicazione sarebbe inadeguata. Occorre invecedire: Egli è il Dio di Abraham, d’Isacco e di Giacob-be; egli è quell’Entità, che scorre di generazione ingenerazione, che si manifesta nella coscienza popolareattraverso i singoli uomini. «Questa è la differenza e ilgrande progresso che vi è fra questa conoscenza diAbraham, d’Isacco e di Giacobbe e quella cristiana;cioè, la conoscenza cristiana riconosce nella singolaindividualità umana ciò a cui la conoscenza anticaebraica poteva arrivare soltanto quando s’immergevanell’Anima del popolo, nello Spirito che scorreva nelsangue delle generazioni. Così Abraham poteva dire:mi è stato promesso di essere il fondatore di un popo-lo che si estenderà nelle generazioni che da me di-scenderanno – nel sangue che in esso scorre vivrà quelDio che riconosciamo come Sommo: Egli si manifestaa noi nella coscienza del nostro popolo». E questo di-venne normale.

Orbene, in tutte le epoche vi è stata una conoscenzasuperiore del divino-spirituale: la conoscenza che siacquistava nei Misteri. Questa non dipendeva da quel-

97

Page 98: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

le altre forme speciali. Nell’epoca dell’evoluzioneatlantea antica, per mezzo di una determinata chiaro-veggenza astrale eterica, si poteva guardare nel sotto-strato divino-spirituale dell’esistenza; si poteva svi-luppare la propria interiorità e arrivare alla conoscen-za dei Misteri, ossia degli oracoli. E anche all’epocain cui era normale la conoscenza ebraica, era possibilein alcuni determinati santuari di elevarsi non nel corpo– come gli Abrahamiti – ma al di fuori del corpo, allaconoscenza della Divinità; si poteva salire al divino-spirituale dal punto di vista dell’eternità, in quantol’uomo elevava ciò che in lui è eterno, alla visione deldivino-spirituale.

Potete facilmente immaginarvi ciò che occorreva adAbraham. Egli imparò in modo del tutto speciale, permezzo di un organo fisico, attraverso la conoscenza fi-sica, a conoscere il divino-spirituale; per questa viaegli imparò a conoscere il Dio dirigente del mondo.Se egli voleva collocarsi in modo vivo nel complessi-vo corso dell’evoluzione era infinitamente importanteche riconoscesse che il Dio che si manifesta nella co-scienza del popolo è il medesimo Dio che in tutte leepoche è stato riconosciuto nei Misteri come divinitàcreatrice e operante. Abraham doveva dunque poteridentificare il suo Dio con quello dei Misteri. Ciò erapossibile soltanto a condizione di una ben determinatapremessa. Per virtù di una determinata premessa eglidoveva ottenere la certezza, [Nota 2] che le forze cheparlano nella coscienza popolare sono le medesime di

98

le altre forme speciali. Nell’epoca dell’evoluzioneatlantea antica, per mezzo di una determinata chiaro-veggenza astrale eterica, si poteva guardare nel sotto-strato divino-spirituale dell’esistenza; si poteva svi-luppare la propria interiorità e arrivare alla conoscen-za dei Misteri, ossia degli oracoli. E anche all’epocain cui era normale la conoscenza ebraica, era possibilein alcuni determinati santuari di elevarsi non nel corpo– come gli Abrahamiti – ma al di fuori del corpo, allaconoscenza della Divinità; si poteva salire al divino-spirituale dal punto di vista dell’eternità, in quantol’uomo elevava ciò che in lui è eterno, alla visione deldivino-spirituale.

Potete facilmente immaginarvi ciò che occorreva adAbraham. Egli imparò in modo del tutto speciale, permezzo di un organo fisico, attraverso la conoscenza fi-sica, a conoscere il divino-spirituale; per questa viaegli imparò a conoscere il Dio dirigente del mondo.Se egli voleva collocarsi in modo vivo nel complessi-vo corso dell’evoluzione era infinitamente importanteche riconoscesse che il Dio che si manifesta nella co-scienza del popolo è il medesimo Dio che in tutte leepoche è stato riconosciuto nei Misteri come divinitàcreatrice e operante. Abraham doveva dunque poteridentificare il suo Dio con quello dei Misteri. Ciò erapossibile soltanto a condizione di una ben determinatapremessa. Per virtù di una determinata premessa eglidoveva ottenere la certezza, [Nota 2] che le forze cheparlano nella coscienza popolare sono le medesime di

98

Page 99: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

quelle che parlano in modo più elevato nei Misteri. Sevogliamo esaminare questa certezza, dobbiamo richia-mare alla nostra attenzione un fatto dell’evoluzionedell’umanità.

Nella mia «Scienza Occulta» potete leggere chenell’antica Atlantide vi furono degli iniziati chiamatiallora «sacerdoti degli oracoli»; il nome non ha im-portanza. Ho anche indicato che uno di questi grandiiniziati fu la Guida di tutti gli oracoli atlantei – «l’Ini-ziato solare», – mentre invece nei santuari inferiori dioracoli dell’Atlantide vi erano iniziati di Mercurio, diMarte, di Giove ecc. Ho pure detto che questo grandeIniziato solare, Guida dell’Oracolo solare, era anche lagrande Guida della importante colonia di civiltà che siera mossa da Occidente verso Oriente – dall’Atlantideverso l’interno dell’Asia – per irradiare, per inaugura-re da lì la civiltà postatlantea. Questo grande iniziato,poichè allora già era tale, si ritirò nei santuari segretinell’interno dell’Asia. Egli diede anzitutto la possibili-tà a quei grandi savii, che indichiamo col nome di san-ti Riscis, di essere grandi maestri del loro popolo. E fuappunto questo grande e misterioso iniziato, il qualeconferì anche a Zarathustra o Zoroastro la sua inizia-zione. Ma l’iniziazione data a Zarathustra fu diversada quella che venne data ai santi Riscis; perchè aveva-no compiti diversi. Ai Riscis venne data un’iniziazio-ne per cui, evolvendo più oltre la loro interiorità, essipotevano esprimere, per così dire, di per loro stessi igrandi segreti dell’esistenza. Così divennero le grandi

99

quelle che parlano in modo più elevato nei Misteri. Sevogliamo esaminare questa certezza, dobbiamo richia-mare alla nostra attenzione un fatto dell’evoluzionedell’umanità.

Nella mia «Scienza Occulta» potete leggere chenell’antica Atlantide vi furono degli iniziati chiamatiallora «sacerdoti degli oracoli»; il nome non ha im-portanza. Ho anche indicato che uno di questi grandiiniziati fu la Guida di tutti gli oracoli atlantei – «l’Ini-ziato solare», – mentre invece nei santuari inferiori dioracoli dell’Atlantide vi erano iniziati di Mercurio, diMarte, di Giove ecc. Ho pure detto che questo grandeIniziato solare, Guida dell’Oracolo solare, era anche lagrande Guida della importante colonia di civiltà che siera mossa da Occidente verso Oriente – dall’Atlantideverso l’interno dell’Asia – per irradiare, per inaugura-re da lì la civiltà postatlantea. Questo grande iniziato,poichè allora già era tale, si ritirò nei santuari segretinell’interno dell’Asia. Egli diede anzitutto la possibili-tà a quei grandi savii, che indichiamo col nome di san-ti Riscis, di essere grandi maestri del loro popolo. E fuappunto questo grande e misterioso iniziato, il qualeconferì anche a Zarathustra o Zoroastro la sua inizia-zione. Ma l’iniziazione data a Zarathustra fu diversada quella che venne data ai santi Riscis; perchè aveva-no compiti diversi. Ai Riscis venne data un’iniziazio-ne per cui, evolvendo più oltre la loro interiorità, essipotevano esprimere, per così dire, di per loro stessi igrandi segreti dell’esistenza. Così divennero le grandi

99

Page 100: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

guide, i grandi maestri della cultura prevedica, pa-leoindiana. Per essi si trattava bensì ancora di cosacreata per via artificiale, ma su questa via era assolu-tamente simile all’antica chiaroveggenza atlantea,spartita però singolarmente fra i sette Riscis. Ognunodei sette Riscis aveva il proprio determinato campo;come i santuari degli oracoli avevano il loro campospeciale, così ognuno dei sette Riscis aveva il suocompito speciale. E parlava un collegio, quando ognu-no dei sette Riscis diceva ciò che egli sapeva dellasaggezza primordiale del mondo. Essi avevano accol-to quella saggezza dal grande Iniziato solare, il qualeaveva trapiantato l’antica saggezza atlantea dall’Occi-dente in Oriente, e l’aveva ulteriormente trasmessa, inun determinato modo, a coloro che dovevano divenirei portatori della civiltà postatlantea. Egli la diede an-che a Zarathustra, ma diversamente, di guisa che Za-rathustra poteva parlare nel modo da me già indicato.I Riscis dicevano: «Per arrivare alla somma divinaspiritualità si deve considerare come Maya, o illusio-ne, tutto ciò che vi è nel mondo circostante, ciò che sipalesa ai sensi esteriori; bisogna scostarsene e immer-gere lo sguardo completamente nell’interiorità, allorasi schiude in noi un altro mondo, diverso da quelloche ci sta dinanzi». Per mezzo dunque dell’allontana-mento dal mondo illusorio della Maya, e dell’evolu-zione della propria interiorità, si poteva salire nellesfere divino-spirituali; questo era l’insegnamento de-gli antichi Riscis Indiani. Zarathustra insegnava diver-

100

guide, i grandi maestri della cultura prevedica, pa-leoindiana. Per essi si trattava bensì ancora di cosacreata per via artificiale, ma su questa via era assolu-tamente simile all’antica chiaroveggenza atlantea,spartita però singolarmente fra i sette Riscis. Ognunodei sette Riscis aveva il proprio determinato campo;come i santuari degli oracoli avevano il loro campospeciale, così ognuno dei sette Riscis aveva il suocompito speciale. E parlava un collegio, quando ognu-no dei sette Riscis diceva ciò che egli sapeva dellasaggezza primordiale del mondo. Essi avevano accol-to quella saggezza dal grande Iniziato solare, il qualeaveva trapiantato l’antica saggezza atlantea dall’Occi-dente in Oriente, e l’aveva ulteriormente trasmessa, inun determinato modo, a coloro che dovevano divenirei portatori della civiltà postatlantea. Egli la diede an-che a Zarathustra, ma diversamente, di guisa che Za-rathustra poteva parlare nel modo da me già indicato.I Riscis dicevano: «Per arrivare alla somma divinaspiritualità si deve considerare come Maya, o illusio-ne, tutto ciò che vi è nel mondo circostante, ciò che sipalesa ai sensi esteriori; bisogna scostarsene e immer-gere lo sguardo completamente nell’interiorità, allorasi schiude in noi un altro mondo, diverso da quelloche ci sta dinanzi». Per mezzo dunque dell’allontana-mento dal mondo illusorio della Maya, e dell’evolu-zione della propria interiorità, si poteva salire nellesfere divino-spirituali; questo era l’insegnamento de-gli antichi Riscis Indiani. Zarathustra insegnava diver-

100

Page 101: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

samente. Egli non si allontanava da ciò che si manife-sta esteriormente; egli non diceva: «l’esteriore èMaya, o illusione, dalla quale dobbiamo allontanarci»;diceva bensì: Questa Maya o illusione è la manifesta-zione, la vera veste dell’esistenza divino-spirituale;non dobbiamo allontanarcene; al contrario, dobbiamoinvestigarla; nel corpo di luce solare dobbiamo vedereil tessuto esteriore in cui vibra e opera Ahura Mazdao.«Il punto di vista di Zarathustra era dunque, in certomodo, l’opposto di quello degli antichi Riscis. La cul-tura postindiana è appunto diventata importante, per-chè essa doveva imprimere nel mondo esteriore ciòche l’uomo può conquistare per mezzo della sua azio-ne spirituale. E abbiamo anche visto come Zarathustraha trasmesso nel modo già descritto quanto di meglioegli aveva da dare a Mosè e a Ermete. Perchè la sag-gezza mosaica potesse divenire giustamente feconda epotesse come seme germogliare, essa dovette essereimmersa nella popolazione che aveva come progenito-re Abraham, perchè Abraham per primo aveva dispo-sto in sè l’organo capace di acquistare la coscienza diJahve; ma egli doveva sapere che il Dio, il quale pote-va manifestarsi alle forze fisiche cognitive nella suainteriorità, parla con la medesima voce con cui parla ilDio eterno dei Misteri, il Dio che pervade l’Universo– il quale però qui si manifestava in modo limitato –cioè, come Abraham lo poteva conoscere.

A un’entità così importante, come il grande iniziatosolare atlanteo, non è possibile parlare senz’altro a co-

101

samente. Egli non si allontanava da ciò che si manife-sta esteriormente; egli non diceva: «l’esteriore èMaya, o illusione, dalla quale dobbiamo allontanarci»;diceva bensì: Questa Maya o illusione è la manifesta-zione, la vera veste dell’esistenza divino-spirituale;non dobbiamo allontanarcene; al contrario, dobbiamoinvestigarla; nel corpo di luce solare dobbiamo vedereil tessuto esteriore in cui vibra e opera Ahura Mazdao.«Il punto di vista di Zarathustra era dunque, in certomodo, l’opposto di quello degli antichi Riscis. La cul-tura postindiana è appunto diventata importante, per-chè essa doveva imprimere nel mondo esteriore ciòche l’uomo può conquistare per mezzo della sua azio-ne spirituale. E abbiamo anche visto come Zarathustraha trasmesso nel modo già descritto quanto di meglioegli aveva da dare a Mosè e a Ermete. Perchè la sag-gezza mosaica potesse divenire giustamente feconda epotesse come seme germogliare, essa dovette essereimmersa nella popolazione che aveva come progenito-re Abraham, perchè Abraham per primo aveva dispo-sto in sè l’organo capace di acquistare la coscienza diJahve; ma egli doveva sapere che il Dio, il quale pote-va manifestarsi alle forze fisiche cognitive nella suainteriorità, parla con la medesima voce con cui parla ilDio eterno dei Misteri, il Dio che pervade l’Universo– il quale però qui si manifestava in modo limitato –cioè, come Abraham lo poteva conoscere.

A un’entità così importante, come il grande iniziatosolare atlanteo, non è possibile parlare senz’altro a co-

101

Page 102: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

loro, che in un’epoca qualsiasi abbiano una particolaremissione, in un linguaggio comprensibile. Un’indivi-dualità così elevata, come il grande iniziato solare,che nella sua individualità conduce un’esistenza eter-na, e della quale – per indicarne il carattere d’eternità,– si diceva con ragione che non se ne poteva citare nènome, nè età, nè padre, nè madre, una siffatta guidadell’esistenza dell’umanità si può manifestare soltantose assume qualcosa, per mezzo di cui diventa affine acoloro, ai quali si può manifestare. Così il maestro deiRiscis, il maestro di Zarathustra, per dare ad Abrahamla sua istruzione, assunse una figura, nella quale por-tava il corpo eterico rimasto conservato dal progenito-re di Abraham – quel medesimo corpo eterico che giàesisteva nel progenitore di Abraham, in Sem, figlio diNoè. Questo corpo eterico di Sem era stato conservato– così come il corpo eterico di Zarathustra era statoconservato per Mosè – e di questo corpo eterico si ser-vì il grande iniziato del Mistero solare per potersi ri-velare ad Abraham in modo intelligibile. Questo in-contro di Abraham con il grande iniziato del Misterosolare è quello descrittoci nel Vecchio Testamento,come incontro di Abraham con il Re, con il Sacerdotedel Dio Supremo, con Melchisedek o Malek-zadikcome ci si è abituati a chiamarlo. È di massima e uni-versale importanza questo incontro di Abraham con ilgrande iniziato del Mistero solare, il quale – per nonconfondere Abraham – si palesò nel corpo eterico diSem, capostipite della stirpe semitica. E nella Bibbia

102

loro, che in un’epoca qualsiasi abbiano una particolaremissione, in un linguaggio comprensibile. Un’indivi-dualità così elevata, come il grande iniziato solare,che nella sua individualità conduce un’esistenza eter-na, e della quale – per indicarne il carattere d’eternità,– si diceva con ragione che non se ne poteva citare nènome, nè età, nè padre, nè madre, una siffatta guidadell’esistenza dell’umanità si può manifestare soltantose assume qualcosa, per mezzo di cui diventa affine acoloro, ai quali si può manifestare. Così il maestro deiRiscis, il maestro di Zarathustra, per dare ad Abrahamla sua istruzione, assunse una figura, nella quale por-tava il corpo eterico rimasto conservato dal progenito-re di Abraham – quel medesimo corpo eterico che giàesisteva nel progenitore di Abraham, in Sem, figlio diNoè. Questo corpo eterico di Sem era stato conservato– così come il corpo eterico di Zarathustra era statoconservato per Mosè – e di questo corpo eterico si ser-vì il grande iniziato del Mistero solare per potersi ri-velare ad Abraham in modo intelligibile. Questo in-contro di Abraham con il grande iniziato del Misterosolare è quello descrittoci nel Vecchio Testamento,come incontro di Abraham con il Re, con il Sacerdotedel Dio Supremo, con Melchisedek o Malek-zadikcome ci si è abituati a chiamarlo. È di massima e uni-versale importanza questo incontro di Abraham con ilgrande iniziato del Mistero solare, il quale – per nonconfondere Abraham – si palesò nel corpo eterico diSem, capostipite della stirpe semitica. E nella Bibbia

102

Page 103: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

viene accennato in modo significativo a un fatto, chepur troppo vien poco capito, e cioè alla provenienza,per così dire, di ciò che Melchisedek è in condizionedi dare ad Abraham. Che cosa Melchisedek può daread Abraham? Può dargli il segreto dell’esistenza sola-re, che Abraham naturalmente può comprendere sol-tanto a suo modo – quel segreto appunto che risiededietro alla rivelazione di Zarathustra, e al quale Zara-thustra per primo ha accennato profeticamente.

Se ci rappresentiamo il fatto, che Zarathustra ha se-gnalato ai suoi discepoli prediletti ciò che vive spiri-tualmente come Ahura Mazdao dietro il corpo di lucesolare, quando ha detto: «Guardate, là dentro vi èqualcosa che ancora non è unito con la Terra, ma cheuna volta si riverserà nell’evoluzione terrestre e di-scenderà sulla Terra...»; se riconosciamo che Zarathu-stra poteva preannunciare soltanto profeticamente loSpirito solare, il Cristo, del quale diceva: «Egli verràin un corpo umano!»; se teniamo conto di questo, do-vremo dire, che all’uomo che doveva preparare e piùtardi produrre l’incarnazione del Cristo sulla Terra,dovevano palesarsi delle profondità anche maggiori diquesto Mistero solare. E ciò potè succedere per il fat-to, che il Maestro stesso di Zarathustra, nell’incontrodi cui sopra, prese la sua influenza su Abraham – tras-se, per così dire, la sua influenza dalla medesima sor-gente, dalla quale è provenuta poi l’influenza del Cri-sto. Questo pure ci è indicato simbolicamente nellaBibbia quando dice: «Mentre Abraham va incontro a

103

viene accennato in modo significativo a un fatto, chepur troppo vien poco capito, e cioè alla provenienza,per così dire, di ciò che Melchisedek è in condizionedi dare ad Abraham. Che cosa Melchisedek può daread Abraham? Può dargli il segreto dell’esistenza sola-re, che Abraham naturalmente può comprendere sol-tanto a suo modo – quel segreto appunto che risiededietro alla rivelazione di Zarathustra, e al quale Zara-thustra per primo ha accennato profeticamente.

Se ci rappresentiamo il fatto, che Zarathustra ha se-gnalato ai suoi discepoli prediletti ciò che vive spiri-tualmente come Ahura Mazdao dietro il corpo di lucesolare, quando ha detto: «Guardate, là dentro vi èqualcosa che ancora non è unito con la Terra, ma cheuna volta si riverserà nell’evoluzione terrestre e di-scenderà sulla Terra...»; se riconosciamo che Zarathu-stra poteva preannunciare soltanto profeticamente loSpirito solare, il Cristo, del quale diceva: «Egli verràin un corpo umano!»; se teniamo conto di questo, do-vremo dire, che all’uomo che doveva preparare e piùtardi produrre l’incarnazione del Cristo sulla Terra,dovevano palesarsi delle profondità anche maggiori diquesto Mistero solare. E ciò potè succedere per il fat-to, che il Maestro stesso di Zarathustra, nell’incontrodi cui sopra, prese la sua influenza su Abraham – tras-se, per così dire, la sua influenza dalla medesima sor-gente, dalla quale è provenuta poi l’influenza del Cri-sto. Questo pure ci è indicato simbolicamente nellaBibbia quando dice: «Mentre Abraham va incontro a

103

Page 104: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Melchisedek, questo Re di Salem, questo Sacerdotedel Dio Supremo, gli porta pane e succo d’uva».Un’altra volta più tardi verrà nuovamente distribuitopane e succo d’uva. Quando il Mistero del Cristo do-veva essere espresso ai suoi discepoli con l’istituzionedella Eucaristia, esso si verifica per mezzo del pane edel succo d’uva. Poichè l’identità del sacrificio vieneespressa in modo così significativo, ciò indica cheMelchisedek attinge alla medesima sorgente dallaquale attinge il Cristo.

Per il tramite indiretto di Melchisedek, doveva dun-que esplicarsi l’influenza di ciò che doveva discenderepiù tardi sulla Terra. E questa influenza doveva eserci-tarsi sopra il grande preparatore del futuro evento, so-pra Abraham. E l’effetto dell’azione di questo incon-tro di Abraham con Melchisedek fu, che Abrahampotè intuire, che ciò che lo stimolava, ciò che eraquanto di più elevato egli potesse concepire e che in-vocava col nome di Jahve o Jehovah, proveniva dallamedesima sorgente, dalla quale per le sfere più altedel sapere terreno, proveniva anche la coscienza chel’Iniziato aveva del Dio Supremo, che pervade e vivi-fica l’universo! Questa era la coscienza che Abrahampoteva ora evolvere più oltre. Un’altra coscienza sidestò pure in Abraham: cioè, la coscienza, che ora ef-fettivamente, con il sangue che scorreva attraverso legenerazioni del suo popolo, doveva esser dato qualco-sa, che in modo giusto poteva assomigliarsi soltanto aquel che poteva essere veduto nei Misteri, quando lo

104

Melchisedek, questo Re di Salem, questo Sacerdotedel Dio Supremo, gli porta pane e succo d’uva».Un’altra volta più tardi verrà nuovamente distribuitopane e succo d’uva. Quando il Mistero del Cristo do-veva essere espresso ai suoi discepoli con l’istituzionedella Eucaristia, esso si verifica per mezzo del pane edel succo d’uva. Poichè l’identità del sacrificio vieneespressa in modo così significativo, ciò indica cheMelchisedek attinge alla medesima sorgente dallaquale attinge il Cristo.

Per il tramite indiretto di Melchisedek, doveva dun-que esplicarsi l’influenza di ciò che doveva discenderepiù tardi sulla Terra. E questa influenza doveva eserci-tarsi sopra il grande preparatore del futuro evento, so-pra Abraham. E l’effetto dell’azione di questo incon-tro di Abraham con Melchisedek fu, che Abrahampotè intuire, che ciò che lo stimolava, ciò che eraquanto di più elevato egli potesse concepire e che in-vocava col nome di Jahve o Jehovah, proveniva dallamedesima sorgente, dalla quale per le sfere più altedel sapere terreno, proveniva anche la coscienza chel’Iniziato aveva del Dio Supremo, che pervade e vivi-fica l’universo! Questa era la coscienza che Abrahampoteva ora evolvere più oltre. Un’altra coscienza sidestò pure in Abraham: cioè, la coscienza, che ora ef-fettivamente, con il sangue che scorreva attraverso legenerazioni del suo popolo, doveva esser dato qualco-sa, che in modo giusto poteva assomigliarsi soltanto aquel che poteva essere veduto nei Misteri, quando lo

104

Page 105: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sguardo chiaroveggente si volgeva fuori sugli arcanidell’esistenza e comprendeva il linguaggio del Co-smo.

Già ho fatto notare che, nei Misteri, i segreti delCosmo vengono espressi con un linguaggio stellare, eche i segreti del Cosmo vengono usati per esprimereciò che si vuol dire. Vi furono tempi, in cui i maestridei Misteri rivestivano ciò che volevano esprimerecon parole e immagini tratte dall’ordinamento dellestelle. Nel corso delle stelle, nella posizione delle stel-le fra di loro, si vedevano, in certo modo, le immagini,per mezzo delle quali si voleva esprimere ciò chel’uomo sperimenta spiritualmente, quando egli si ele-va al divino-spirituale.

Che cosa, nella saggezza dei Misteri, si leggevadunque in questa scrittura stellare? Si leggevano i se-greti della divinità che compenetra, vibrando e vivifi-cando, il mondo. L’ordine delle stelle era l’espressio-ne manifesta della Divinità. Si volgeva lo sguardoall’Universo e si diceva: là si palesa la Divinità! Ecome essa si palesi, ci viene indicato dall'ordine edall'armonia delle stelle. Per una concezione siffatta ilDio cosmico si esplicava nell'ordinamento delle stelle.– Se questo Dio cosmico doveva esplicarsi in unmodo speciale nella missione del popolo ebraico, eglidoveva esplicarsi nel medesimo ordinamento, in cuinel Cosmo è tracciato il corso delle stelle. Cioè, dove-va esprimere nel sangue delle generazioni, il qualeconteneva difatti lo strumento esteriore della manife-

105

sguardo chiaroveggente si volgeva fuori sugli arcanidell’esistenza e comprendeva il linguaggio del Co-smo.

Già ho fatto notare che, nei Misteri, i segreti delCosmo vengono espressi con un linguaggio stellare, eche i segreti del Cosmo vengono usati per esprimereciò che si vuol dire. Vi furono tempi, in cui i maestridei Misteri rivestivano ciò che volevano esprimerecon parole e immagini tratte dall’ordinamento dellestelle. Nel corso delle stelle, nella posizione delle stel-le fra di loro, si vedevano, in certo modo, le immagini,per mezzo delle quali si voleva esprimere ciò chel’uomo sperimenta spiritualmente, quando egli si ele-va al divino-spirituale.

Che cosa, nella saggezza dei Misteri, si leggevadunque in questa scrittura stellare? Si leggevano i se-greti della divinità che compenetra, vibrando e vivifi-cando, il mondo. L’ordine delle stelle era l’espressio-ne manifesta della Divinità. Si volgeva lo sguardoall’Universo e si diceva: là si palesa la Divinità! Ecome essa si palesi, ci viene indicato dall'ordine edall'armonia delle stelle. Per una concezione siffatta ilDio cosmico si esplicava nell'ordinamento delle stelle.– Se questo Dio cosmico doveva esplicarsi in unmodo speciale nella missione del popolo ebraico, eglidoveva esplicarsi nel medesimo ordinamento, in cuinel Cosmo è tracciato il corso delle stelle. Cioè, dove-va esprimere nel sangue delle generazioni, il qualeconteneva difatti lo strumento esteriore della manife-

105

Page 106: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

stazione di Jahve, un ordinamento uguale a quello,che si esprime nel corso delle stelle. Insomma: nelladiscendenza di Abraham vi doveva essere qualcosa,che nella successione delle generazioni, nella consan-guineità, fosse un riflesso di ciò che è scrittura stellarenel Cosmo. Perciò Abraham ricevette la promessa: «Ituoi discendenti saranno disposti come le stelle nelcielo!» Questa è la vera spiegazione della frase, cheordinariamente dice: «I tuoi discendenti saranno nu-merosi come le stelle nel cielo», con cui viene indica-to soltanto il gran numero della discendenza. «Mira ilcielo e conta, se puoi, le stelle, e così sarà la tua di-scendenza» (Genesi XV, 5). Ma qui non si tratta delnumero, sibbene s'intende dire, che nella discendenzadebba regnare un ordinamento simile a quello che incielo, nel linguaggio degli Dei, si può vedere nel rag-gruppamento delle stelle. In alto si vedeva l'ordina-mento che si palesa nell'ordine dello Zodiaco; e dalladiversa posizione delle stelle erranti, dei pianeti, ri-spetto allo Zodiaco, risultavano le costellazioni, in cuisi trovava il linguaggio per esprimere le attività degliDei, che tessono nell'universo. Questo stretto vincolodunque che si palesa nello Zodiaco, e nel rapporto deipianeti con i dodici segni dello Zodiaco, doveva espri-mersi nella consanguineità, nella discendenza di Abra-ham. Nei dodici figli di Giacobbe, difatti, nelle dodicitribù del popolo ebraico, abbiamo i riflessi dei dodicisegni dello Zodiaco; come il linguaggio degli Dei siesprime in alto nei dodici segni zodiacali, così Jahve

106

stazione di Jahve, un ordinamento uguale a quello,che si esprime nel corso delle stelle. Insomma: nelladiscendenza di Abraham vi doveva essere qualcosa,che nella successione delle generazioni, nella consan-guineità, fosse un riflesso di ciò che è scrittura stellarenel Cosmo. Perciò Abraham ricevette la promessa: «Ituoi discendenti saranno disposti come le stelle nelcielo!» Questa è la vera spiegazione della frase, cheordinariamente dice: «I tuoi discendenti saranno nu-merosi come le stelle nel cielo», con cui viene indica-to soltanto il gran numero della discendenza. «Mira ilcielo e conta, se puoi, le stelle, e così sarà la tua di-scendenza» (Genesi XV, 5). Ma qui non si tratta delnumero, sibbene s'intende dire, che nella discendenzadebba regnare un ordinamento simile a quello che incielo, nel linguaggio degli Dei, si può vedere nel rag-gruppamento delle stelle. In alto si vedeva l'ordina-mento che si palesa nell'ordine dello Zodiaco; e dalladiversa posizione delle stelle erranti, dei pianeti, ri-spetto allo Zodiaco, risultavano le costellazioni, in cuisi trovava il linguaggio per esprimere le attività degliDei, che tessono nell'universo. Questo stretto vincolodunque che si palesa nello Zodiaco, e nel rapporto deipianeti con i dodici segni dello Zodiaco, doveva espri-mersi nella consanguineità, nella discendenza di Abra-ham. Nei dodici figli di Giacobbe, difatti, nelle dodicitribù del popolo ebraico, abbiamo i riflessi dei dodicisegni dello Zodiaco; come il linguaggio degli Dei siesprime in alto nei dodici segni zodiacali, così Jahve

106

Page 107: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

si esprime nel sangue che scorre attraverso le genera-zioni del popolo giudaico, e si spartisce secondo dodi-ci figli di Giacobbe, nelle dodici tribù. E ciò che pren-de il suo posto entro questa costellazione dello Zodia-co viene da noi indicato coi nomi dei pianeti: Venere,Mercurio, Luna, Sole, ecc. E abbiamo visto che ciò,che nel corso del tempo si svolge in singoli periodi nelcammino della vita del popolo ebraico, può, sotto undeterminato rapporto, effettivamente paragonarsi alcorso dei pianeti attraverso lo Zodiaco; che Davide, ilcantore reale, va da noi considerato a parallelo con Er-mete o Mercurio – che l'epoca della cattività babilone-se, cioè, quella configurazione che la rivelazione diJahve ha ricevuto mediante un nuovo impulso, [Nota3] circa sei secoli prima della nostra èra, va da noiconsiderato a parallelo col nome di Venere, come unnome del nostro sistema planetario. Questo doveva es-sere indicato ad Abraham; di guisa che, per esempio,il modo come una personalità come Davide si trovaposta nella serie genealogica, è parallelo al rapporto,in cui Mercurio sta con lo Zodiaco. La tribù di «Giu-da», per esempio, corrisponde alla costellazione delLeone e la posizione di Davide nella tribù di Giudacorrisponderebbe, nella storia del popolo ebraico, aciò che sarebbe nel Cosmo la posizione di Mercurioquando copre la costellazione del Leone. Si possonodunque leggere in tutti i singoli particolari, nella con-sanguineità, nella meravigliosa trasmissione della di-gnità reale o sacerdotale, nelle lotte e nelle vittorie di

107

si esprime nel sangue che scorre attraverso le genera-zioni del popolo giudaico, e si spartisce secondo dodi-ci figli di Giacobbe, nelle dodici tribù. E ciò che pren-de il suo posto entro questa costellazione dello Zodia-co viene da noi indicato coi nomi dei pianeti: Venere,Mercurio, Luna, Sole, ecc. E abbiamo visto che ciò,che nel corso del tempo si svolge in singoli periodi nelcammino della vita del popolo ebraico, può, sotto undeterminato rapporto, effettivamente paragonarsi alcorso dei pianeti attraverso lo Zodiaco; che Davide, ilcantore reale, va da noi considerato a parallelo con Er-mete o Mercurio – che l'epoca della cattività babilone-se, cioè, quella configurazione che la rivelazione diJahve ha ricevuto mediante un nuovo impulso, [Nota3] circa sei secoli prima della nostra èra, va da noiconsiderato a parallelo col nome di Venere, come unnome del nostro sistema planetario. Questo doveva es-sere indicato ad Abraham; di guisa che, per esempio,il modo come una personalità come Davide si trovaposta nella serie genealogica, è parallelo al rapporto,in cui Mercurio sta con lo Zodiaco. La tribù di «Giu-da», per esempio, corrisponde alla costellazione delLeone e la posizione di Davide nella tribù di Giudacorrisponderebbe, nella storia del popolo ebraico, aciò che sarebbe nel Cosmo la posizione di Mercurioquando copre la costellazione del Leone. Si possonodunque leggere in tutti i singoli particolari, nella con-sanguineità, nella meravigliosa trasmissione della di-gnità reale o sacerdotale, nelle lotte e nelle vittorie di

107

Page 108: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

una o dell'altra tribù, nell'intiera storia ebraica, qualifossero le occultazioni delle singole costellazioni fuorinello spazio cosmico. Questo significavano le paroleimportanti: «I tuoi discendenti saranno disposti comel'armonia delle stelle in Cielo!» Occorre però che letradizioni edificate sull'occultismo non sieno conside-rate così superficialmente come si suole considerarle;dobbiamo anzi premettere che queste tradizioni sonod’infinita profondità.

Vediamo così effettivamente, che vi è un ordine inquesta serie di generazioni descrittaci dal Vangelo diMatteo. Vediamo che quest’Evangelista ci indicacome, effettivamente, fosse combinato in modo deltutto speciale il sangue di quel corpo, il quale dovevadapprima accogliere l’individualità di Zarathustra,perchè questa individualità di Zarathustra potesse asua volta produrre la manifestazione del Cristo sullaTerra.

Che cosa dunque si era ottenuto per mezzo dellequarantadue generazioni da Abraham fino a Giusep-pe? Si era ottenuto che in questo, ultimo nella seriedelle generazioni, si fosse effettuata una miscela disangue che era conforme alle leggi del mondo stellare,dei Misteri sacri. E in questa miscela di sangue, neces-saria all’individualità dello Zarathustra per compierela grande opera, regnava un ordinamento interiore,un’armonia, che corrispondeva a uno dei più belli, deipiù importanti ordinamenti del sistema stellare. La mi-scela del sangue dunque che Zarathustra trovò era un

108

una o dell'altra tribù, nell'intiera storia ebraica, qualifossero le occultazioni delle singole costellazioni fuorinello spazio cosmico. Questo significavano le paroleimportanti: «I tuoi discendenti saranno disposti comel'armonia delle stelle in Cielo!» Occorre però che letradizioni edificate sull'occultismo non sieno conside-rate così superficialmente come si suole considerarle;dobbiamo anzi premettere che queste tradizioni sonod’infinita profondità.

Vediamo così effettivamente, che vi è un ordine inquesta serie di generazioni descrittaci dal Vangelo diMatteo. Vediamo che quest’Evangelista ci indicacome, effettivamente, fosse combinato in modo deltutto speciale il sangue di quel corpo, il quale dovevadapprima accogliere l’individualità di Zarathustra,perchè questa individualità di Zarathustra potesse asua volta produrre la manifestazione del Cristo sullaTerra.

Che cosa dunque si era ottenuto per mezzo dellequarantadue generazioni da Abraham fino a Giusep-pe? Si era ottenuto che in questo, ultimo nella seriedelle generazioni, si fosse effettuata una miscela disangue che era conforme alle leggi del mondo stellare,dei Misteri sacri. E in questa miscela di sangue, neces-saria all’individualità dello Zarathustra per compierela grande opera, regnava un ordinamento interiore,un’armonia, che corrispondeva a uno dei più belli, deipiù importanti ordinamenti del sistema stellare. La mi-scela del sangue dunque che Zarathustra trovò era un

108

Page 109: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

riflesso dell’intiero Cosmo. Questo sangue formatocosì attraverso le generazioni, era composto secondogli ordinamenti del Cosmo. Tutto ciò sta a base diquella importante tradizione che – mi sia permessodirlo – si ritrova in forma attenuata nel Vangelo diMatteo. A base di essa vi è questo profondo mistero,del divenire di un popolo, come riflesso del divenirecosmico.

Così sentivano coloro, i quali per primi sapevanoqualcosa del grande Mistero del Cristo. Già nel san-gue che questo Gesù di Nazareth del Vangelo di Mat-teo aveva in sè, essi sentivano un riflesso del Cosmo,un riflesso di quello spirito che domina nell’intieroCosmo. Ed esprimevano questo segreto dicendo: Nelsangue in cui doveva vivere l’Io, che fu poi Gesù diNazareth, viveva lo Spirito dell’intiero Cosmo. Perchèdunque questo corpo fisico potesse nascere, occorrevache esso fosse l’impronta dello Spirito dell’intiero Co-smo, dello Spirito che domina nel mondo. Originaria-mente questa era la formula: cioè, che la forza che ri-siedeva a base di quella miscela di sangue che fu poidi Zarathustra, o Gesù di Nazareth, che questa forza,dico, era lo Spirito dell’intiero nostro Cosmo – quelloSpirito appunto, che originariamente, dopo la scissio-ne del Sole dalla nostra Terra, compenetrò di calore ecovò ciò che si era distaccato nell’evoluzione deimondi. Dalle conferenze di Monaco già sappiamo, chese vogliamo tradurre il principio della Genesi – il«Bereschit bara elohim eth haschamajim weth harez»

109

riflesso dell’intiero Cosmo. Questo sangue formatocosì attraverso le generazioni, era composto secondogli ordinamenti del Cosmo. Tutto ciò sta a base diquella importante tradizione che – mi sia permessodirlo – si ritrova in forma attenuata nel Vangelo diMatteo. A base di essa vi è questo profondo mistero,del divenire di un popolo, come riflesso del divenirecosmico.

Così sentivano coloro, i quali per primi sapevanoqualcosa del grande Mistero del Cristo. Già nel san-gue che questo Gesù di Nazareth del Vangelo di Mat-teo aveva in sè, essi sentivano un riflesso del Cosmo,un riflesso di quello spirito che domina nell’intieroCosmo. Ed esprimevano questo segreto dicendo: Nelsangue in cui doveva vivere l’Io, che fu poi Gesù diNazareth, viveva lo Spirito dell’intiero Cosmo. Perchèdunque questo corpo fisico potesse nascere, occorrevache esso fosse l’impronta dello Spirito dell’intiero Co-smo, dello Spirito che domina nel mondo. Originaria-mente questa era la formula: cioè, che la forza che ri-siedeva a base di quella miscela di sangue che fu poidi Zarathustra, o Gesù di Nazareth, che questa forza,dico, era lo Spirito dell’intiero nostro Cosmo – quelloSpirito appunto, che originariamente, dopo la scissio-ne del Sole dalla nostra Terra, compenetrò di calore ecovò ciò che si era distaccato nell’evoluzione deimondi. Dalle conferenze di Monaco già sappiamo, chese vogliamo tradurre il principio della Genesi – il«Bereschit bara elohim eth haschamajim weth harez»

109

Page 110: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

– non con parole superficiali dell’epoca attuale, chenon portano più l’antico significato, ma cercandoneinvece il vero significato, dovremmo tradurre: «In ciòche era pervenuto dall’esistenza di Saturno, del Sole edella Luna, gli Elohim, cosmicamente attivi, cogitaro-no ciò che si manifesta verso l’esteriore, e ciò che sianima nell’interiore. E sopra ciò che si animanell’interiore e attraverso ciò che si anima, dominava-no le tenebre oscure: ma lo Spirito creatore degli Elo-him, Ruach, si stese in esso, lo compenetrò di calore,covandolo (come la gallina l’uovo)». Lo Spirito checovava è assolutamente il medesimo, che poi effettuògli ordinamenti che si potrebbero esprimere, in certoqual modo, per mezzo delle costellazioni degli astri.Gli antichissimi iniziati del Mistero del Cristo sentiva-no, perciò, che la miscela del sangue di Gesù di Naza-reth era un riflesso di ciò che Ruach-Elohim effettua-va attraverso l’esistenza cosmica. E perciò, del sanguepreparato in questo modo per il grande evento, disseroche era «creato per mezzo dello Spirito dell’esistenzacosmica», per mezzo del medesimo Spirito, che inquella importante descrizione della Genesi – nel «Be-reschit bara »... – viene chiamato Ruach.

Questo significato sacro, più grande invero di qual-siasi altro significato superficiale, risiede, come signi-ficato superiore, a base di ciò che vien chiamata «laconcezione per opera dello Spirito Santo dell’Univer-so». Questo è ciò che sta a base del contenuto delleparole: «E colei che partorì questo Essere, venne

110

– non con parole superficiali dell’epoca attuale, chenon portano più l’antico significato, ma cercandoneinvece il vero significato, dovremmo tradurre: «In ciòche era pervenuto dall’esistenza di Saturno, del Sole edella Luna, gli Elohim, cosmicamente attivi, cogitaro-no ciò che si manifesta verso l’esteriore, e ciò che sianima nell’interiore. E sopra ciò che si animanell’interiore e attraverso ciò che si anima, dominava-no le tenebre oscure: ma lo Spirito creatore degli Elo-him, Ruach, si stese in esso, lo compenetrò di calore,covandolo (come la gallina l’uovo)». Lo Spirito checovava è assolutamente il medesimo, che poi effettuògli ordinamenti che si potrebbero esprimere, in certoqual modo, per mezzo delle costellazioni degli astri.Gli antichissimi iniziati del Mistero del Cristo sentiva-no, perciò, che la miscela del sangue di Gesù di Naza-reth era un riflesso di ciò che Ruach-Elohim effettua-va attraverso l’esistenza cosmica. E perciò, del sanguepreparato in questo modo per il grande evento, disseroche era «creato per mezzo dello Spirito dell’esistenzacosmica», per mezzo del medesimo Spirito, che inquella importante descrizione della Genesi – nel «Be-reschit bara »... – viene chiamato Ruach.

Questo significato sacro, più grande invero di qual-siasi altro significato superficiale, risiede, come signi-ficato superiore, a base di ciò che vien chiamata «laconcezione per opera dello Spirito Santo dell’Univer-so». Questo è ciò che sta a base del contenuto delleparole: «E colei che partorì questo Essere, venne

110

Page 111: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

riempita dalla forza di questo Spirito dell’Universo!»Occorre sentire l’intiera grandezza di un Mistero sif-fatto, per trovare che questo modo di rappresentarceloè infinitamente superiore a tutto ciò che vien dato exo-tericamente nella Conceptio immaculata, nella «Con-cezione immacolata». Se si vuol riconoscere la veraintenzione della Bibbia e liberarsi da una interpreta-zione superficiale della Concezione immacolata, bastaconsiderare in essa due fatti, e cioè: per quale ragionelo scrittore del Vangelo di Matteo avrebbe espostol’intiera serie di generazioni da Abraham fino a Giu-seppe, se poi intendeva dire che la nascita di Gesù diNazareth niente ha a che fare con tutta questa succes-sione di generazioni? Egli si sforza di descrivere comeil sangue di Abraham venga diretto giù fino a Giusep-pe, e poi dovrebbe dire che il sangue di Gesù di Naza-reth niente ha a che fare con questo sangue? L’altrofatto si è, che «Ruach-Elohim», che nella Bibbia vienchiamato lo «Spirito Santo», in lingua ebraica è disesso femminile, è femmina, ciò di cui veramente vapure tenuto conto. Parleremo di questo nuovamente inseguito; voglio ora soltanto destare un senso dellagrandezza dell’idea della concezione, che forma ilpunto di partenza di questo Mistero.

Ciò che allora si è svolto, al punto di partenza dellanostra èra, e che era risaputo soltanto da quei saggiveramente iniziati nei Misteri dell’esistenza cosmica,venne anzitutto espresso in lingua aramaica, nelle tra-dizioni che stanno a base del Vangelo di Matteo. E

111

riempita dalla forza di questo Spirito dell’Universo!»Occorre sentire l’intiera grandezza di un Mistero sif-fatto, per trovare che questo modo di rappresentarceloè infinitamente superiore a tutto ciò che vien dato exo-tericamente nella Conceptio immaculata, nella «Con-cezione immacolata». Se si vuol riconoscere la veraintenzione della Bibbia e liberarsi da una interpreta-zione superficiale della Concezione immacolata, bastaconsiderare in essa due fatti, e cioè: per quale ragionelo scrittore del Vangelo di Matteo avrebbe espostol’intiera serie di generazioni da Abraham fino a Giu-seppe, se poi intendeva dire che la nascita di Gesù diNazareth niente ha a che fare con tutta questa succes-sione di generazioni? Egli si sforza di descrivere comeil sangue di Abraham venga diretto giù fino a Giusep-pe, e poi dovrebbe dire che il sangue di Gesù di Naza-reth niente ha a che fare con questo sangue? L’altrofatto si è, che «Ruach-Elohim», che nella Bibbia vienchiamato lo «Spirito Santo», in lingua ebraica è disesso femminile, è femmina, ciò di cui veramente vapure tenuto conto. Parleremo di questo nuovamente inseguito; voglio ora soltanto destare un senso dellagrandezza dell’idea della concezione, che forma ilpunto di partenza di questo Mistero.

Ciò che allora si è svolto, al punto di partenza dellanostra èra, e che era risaputo soltanto da quei saggiveramente iniziati nei Misteri dell’esistenza cosmica,venne anzitutto espresso in lingua aramaica, nelle tra-dizioni che stanno a base del Vangelo di Matteo. E

111

Page 112: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

non soltanto per mezzo dell’occultismo, bensì ancheper mezzo della semplice ricerca filologica, è possibi-le dimostrare, che questa tradizione, che forma la basedel Vangelo di Matteo, già esisteva nell’anno 71.Come veramente i Vangeli siano nati, lo potete legge-re nel mio libro «Il Cristianesimo come fatto mistico».Ma procedendo veramente con esattezza si può dimo-strare, anche filologicamente, che quanto viene dettodi una pretesa concezione posteriore del Vangelo diMatteo non è esatto; perchè possiamo dimostrare, chegià nell’anno 71 – dunque relativamente poco tempodopo l’evento di Palestina – già esisteva uno scrittooriginario aramaico del Vangelo di Matteo. Ma sicco-me qui non devo sostenere dei fatti filologici, ma sol-tanto spirituale-scientifici, addurrò in proposito un fat-to della letteratura talmudica, completamente garanti-to dagli scienziati giudei. Nella letteratura talmudicatroviamo indicato, che Rabbi Gamaliel II era coinvol-to con sua sorella in una questione di eredità dovuta alfatto, che nell’anno 70 il loro padre era rimasto uccisoin un combattimento con i Romani. E ci vien raccon-tato, che Rabbi Gamaliel II comparve allora davanti aun giudice, il quale, a seconda di ciò che la letteraturatalmudica afferma, era a metà cristiano, un cosiddettogiudeo-cristiano. Ve ne erano alcuni nei tribunali im-posti dai Romani ai Giudei. Si verificò allora qualcosadi strano. Rabbi Gamaliel II lotta con sua sorella perl’eredità, per il patrimonio di suo padre. E davanti algiudice, il quale già sapeva qualcosa del cristianesi-

112

non soltanto per mezzo dell’occultismo, bensì ancheper mezzo della semplice ricerca filologica, è possibi-le dimostrare, che questa tradizione, che forma la basedel Vangelo di Matteo, già esisteva nell’anno 71.Come veramente i Vangeli siano nati, lo potete legge-re nel mio libro «Il Cristianesimo come fatto mistico».Ma procedendo veramente con esattezza si può dimo-strare, anche filologicamente, che quanto viene dettodi una pretesa concezione posteriore del Vangelo diMatteo non è esatto; perchè possiamo dimostrare, chegià nell’anno 71 – dunque relativamente poco tempodopo l’evento di Palestina – già esisteva uno scrittooriginario aramaico del Vangelo di Matteo. Ma sicco-me qui non devo sostenere dei fatti filologici, ma sol-tanto spirituale-scientifici, addurrò in proposito un fat-to della letteratura talmudica, completamente garanti-to dagli scienziati giudei. Nella letteratura talmudicatroviamo indicato, che Rabbi Gamaliel II era coinvol-to con sua sorella in una questione di eredità dovuta alfatto, che nell’anno 70 il loro padre era rimasto uccisoin un combattimento con i Romani. E ci vien raccon-tato, che Rabbi Gamaliel II comparve allora davanti aun giudice, il quale, a seconda di ciò che la letteraturatalmudica afferma, era a metà cristiano, un cosiddettogiudeo-cristiano. Ve ne erano alcuni nei tribunali im-posti dai Romani ai Giudei. Si verificò allora qualcosadi strano. Rabbi Gamaliel II lotta con sua sorella perl’eredità, per il patrimonio di suo padre. E davanti algiudice, il quale già sapeva qualcosa del cristianesi-

112

Page 113: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

mo, fa valere, che secondo la legge che usa presso iGiudei può ereditare soltanto il figlio, e non le figlie, eche perciò a lui solo spetta l’eredità. Il giudice gli fapresente, che la Thorà non è più in uso nelle sfere en-tro le quali si esercita la sua giurisdizione, e poichè alui è stato ricorso perchè renda giustizia e pronunzisentenza, egli vuol giudicare, non soltanto secondo lalegge dei Giudei, ma secondo la legge, che ha rim-piazzato la Thorà. Tutto ciò era successo, come già èstato detto, nell’anno 71, poichè il padre di Gamalielera stato ucciso nell’anno 70, durante la persecuzionedegli Ebrei. Rabbi Gamaliel II non trovò altra viad’uscita, che di corrompere il giudice. Il giudice cor-rotto pronunziò l’indomani una sentenza, tratta dalloscritto originario aramaico del Vangelo di Matteo. Eche disse il giudice? «Che il Cristo non è venuto perspezzare la legge di Mosè, ma per compierla». Eglicredeva così di poter sollevare la sua coscienza dallaviolenza che faceva alla legge, col dire: che aggiudi-cando l’eredità a Gamaliel, egli giudicava nel sensodel Cristo.

Da ciò sappiamo, che nell’anno 71 esisteva un do-cumento cristiano, dal quale vennero tratte delle paro-le, contenute oggi nel Vangelo di Matteo. Abbiamodunque questo segno esteriore – quel passo vien ripro-dotto in lingua aramaica – che questo documento,questo originario testo aramaico del Vangelo di Mat-teo già esisteva, per lo meno in parte, a quell’epoca.Più tardi parleremo di quello, che la ricerca occulta ha

113

mo, fa valere, che secondo la legge che usa presso iGiudei può ereditare soltanto il figlio, e non le figlie, eche perciò a lui solo spetta l’eredità. Il giudice gli fapresente, che la Thorà non è più in uso nelle sfere en-tro le quali si esercita la sua giurisdizione, e poichè alui è stato ricorso perchè renda giustizia e pronunzisentenza, egli vuol giudicare, non soltanto secondo lalegge dei Giudei, ma secondo la legge, che ha rim-piazzato la Thorà. Tutto ciò era successo, come già èstato detto, nell’anno 71, poichè il padre di Gamalielera stato ucciso nell’anno 70, durante la persecuzionedegli Ebrei. Rabbi Gamaliel II non trovò altra viad’uscita, che di corrompere il giudice. Il giudice cor-rotto pronunziò l’indomani una sentenza, tratta dalloscritto originario aramaico del Vangelo di Matteo. Eche disse il giudice? «Che il Cristo non è venuto perspezzare la legge di Mosè, ma per compierla». Eglicredeva così di poter sollevare la sua coscienza dallaviolenza che faceva alla legge, col dire: che aggiudi-cando l’eredità a Gamaliel, egli giudicava nel sensodel Cristo.

Da ciò sappiamo, che nell’anno 71 esisteva un do-cumento cristiano, dal quale vennero tratte delle paro-le, contenute oggi nel Vangelo di Matteo. Abbiamodunque questo segno esteriore – quel passo vien ripro-dotto in lingua aramaica – che questo documento,questo originario testo aramaico del Vangelo di Mat-teo già esisteva, per lo meno in parte, a quell’epoca.Più tardi parleremo di quello, che la ricerca occulta ha

113

Page 114: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

da dire in proposito. Questo soltanto ho voluto espor-re, per dimostrare: che quando ci si appella alla scien-za esteriore, non è permesso, ciò che spesso si usafare, di raccogliere, cioè, soltanto ciò che quei signorisono capaci di leggere – mentre, per esempio, vientrascurata la letteratura talmudica, che è straordinaria-mente importante per ciò che anche exotericamente ciè dato conoscere di queste cose. – Vediamo così, cheanche esteriormente poggiamo sopra buona base, sefacciamo risalire il Vangelo di Matteo a un’epoca rela-tivamente remota. Questo già ci offre anche esterior-mente una certa qual dimostrazione che gli uomini,che parteciparono alla compilazione del Vangelo diMatteo, non erano, come epoca, molto lontani dagliavvenimenti verificatisi in Palestina; questo fatto giàexotericamente ci è di garanzia, che non si poteva al-lora semplicemente mentire in faccia alla gente e dire,che al principio della nostra èra il Cristo Gesù, delquale parliamo, non è vissuto. Perchè era appena mez-zo secolo più tardi; di guisa che ancora si parlava a te-stimoni oculari, ai quali non si potevano dire cose nonsuccesse. Questi particolari sono exotericamente im-portanti, e sono stati qui esposti solo per giustificarel’aspetto esoterico della quistione.

Abbiamo visto, dunque, che dai misteri del Cosmosono state tratte delle disposizioni nell’evoluzionedell’umanità, perchè dal sangue, in certo qual modofiltrato, del popolo ebraico, che aveva accolto in sèl’ordinamento stesso dell’Universo, venisse formato

114

da dire in proposito. Questo soltanto ho voluto espor-re, per dimostrare: che quando ci si appella alla scien-za esteriore, non è permesso, ciò che spesso si usafare, di raccogliere, cioè, soltanto ciò che quei signorisono capaci di leggere – mentre, per esempio, vientrascurata la letteratura talmudica, che è straordinaria-mente importante per ciò che anche exotericamente ciè dato conoscere di queste cose. – Vediamo così, cheanche esteriormente poggiamo sopra buona base, sefacciamo risalire il Vangelo di Matteo a un’epoca rela-tivamente remota. Questo già ci offre anche esterior-mente una certa qual dimostrazione che gli uomini,che parteciparono alla compilazione del Vangelo diMatteo, non erano, come epoca, molto lontani dagliavvenimenti verificatisi in Palestina; questo fatto giàexotericamente ci è di garanzia, che non si poteva al-lora semplicemente mentire in faccia alla gente e dire,che al principio della nostra èra il Cristo Gesù, delquale parliamo, non è vissuto. Perchè era appena mez-zo secolo più tardi; di guisa che ancora si parlava a te-stimoni oculari, ai quali non si potevano dire cose nonsuccesse. Questi particolari sono exotericamente im-portanti, e sono stati qui esposti solo per giustificarel’aspetto esoterico della quistione.

Abbiamo visto, dunque, che dai misteri del Cosmosono state tratte delle disposizioni nell’evoluzionedell’umanità, perchè dal sangue, in certo qual modofiltrato, del popolo ebraico, che aveva accolto in sèl’ordinamento stesso dell’Universo, venisse formato

114

Page 115: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

un corpo, nel quale nuovamente incarnare il grandeiniziato Zarathustra. Perchè il Vangelo di Matteo parladell’individualità di Zarathustra: e di nessun’altra in-dividualità parla questo Vangelo, se non di quella diZarathustra. Orbene, non dobbiamo credere, che tuttociò che esponiamo ora dei segreti più profondidell’evoluzione dei mondi, si sia svolto apertamentedavanti agli occhi di tutti. Anche per i contemporaneitutto ciò era avvolto nel più grande mistero, ed eracomprensibile soltanto a pochissimi iniziati; riesce fa-cile perciò capire, perchè un silenzio tanto profondoregni su tutto ciò che è successo a quell’epoca nei ri-guardi di quel supremo evento dell’evoluzionedell’umanità. E quando oggi gli storici fanno appelloai loro documenti e dicono, che questi documenti tac-ciono su questo avvenimento, ciò non deve meravi-gliarci, me deve sembrarci del tutto naturale.

Abbiamo caratterizzato come questo grande eventodella evoluzione della nostra umanità venisse prepara-to dalla parte di Zarathustra; dobbiamo ora esaminareanche altre correnti preparatorie del medesimo. Molto,anzi moltissimo, è successo nell’evoluzione dell’uma-nità immediatamente prima, e anche immediatamentedopo gli eventi svoltisi attorno al Cristo. Questo even-to, in ultima analisi, era stato preparato già da moltoprima. Come venne preparato per via esteriore, con lamissione affidata da Zarathustra a Mosè ed Ermete, econ l’apprestamento da parte di Melchisedek, del mi-stero solare stesso, dell’involucro esteriore di Gesù di

115

un corpo, nel quale nuovamente incarnare il grandeiniziato Zarathustra. Perchè il Vangelo di Matteo parladell’individualità di Zarathustra: e di nessun’altra in-dividualità parla questo Vangelo, se non di quella diZarathustra. Orbene, non dobbiamo credere, che tuttociò che esponiamo ora dei segreti più profondidell’evoluzione dei mondi, si sia svolto apertamentedavanti agli occhi di tutti. Anche per i contemporaneitutto ciò era avvolto nel più grande mistero, ed eracomprensibile soltanto a pochissimi iniziati; riesce fa-cile perciò capire, perchè un silenzio tanto profondoregni su tutto ciò che è successo a quell’epoca nei ri-guardi di quel supremo evento dell’evoluzionedell’umanità. E quando oggi gli storici fanno appelloai loro documenti e dicono, che questi documenti tac-ciono su questo avvenimento, ciò non deve meravi-gliarci, me deve sembrarci del tutto naturale.

Abbiamo caratterizzato come questo grande eventodella evoluzione della nostra umanità venisse prepara-to dalla parte di Zarathustra; dobbiamo ora esaminareanche altre correnti preparatorie del medesimo. Molto,anzi moltissimo, è successo nell’evoluzione dell’uma-nità immediatamente prima, e anche immediatamentedopo gli eventi svoltisi attorno al Cristo. Questo even-to, in ultima analisi, era stato preparato già da moltoprima. Come venne preparato per via esteriore, con lamissione affidata da Zarathustra a Mosè ed Ermete, econ l’apprestamento da parte di Melchisedek, del mi-stero solare stesso, dell’involucro esteriore di Gesù di

115

Page 116: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Nazareth, così del pari fu preparato anche dell’altro,quasi una «corrente secondaria» di questa grande cor-rente, la quale – sebbene non fosse che secondaria –aveva nondimeno a che fare con la grande correnteprincipale proveniente da Zarathustra. Questa correntesecondaria si prepara lentamente in quei santuari, checi vengono indicati anche nella storia esteriore, quan-do essa richiama la nostra attenzione sopra delle spe-ciali sette che aspiravano a una determinata evoluzio-ne dell’anima, e che Filone chiama «Terapeuti». I te-rapeuti appartenevano a una setta segreta, essi cerca-vano di purificare le loro anime per via interiore, perespellere ciò che dai rapporti esteriori e dalle cogni-zioni esteriori viene contaminato, ed elevarsi in talguisa a sfere spirituali purissime. Un ramo di questasetta dei Terapeuti, in cui quella corrente secondariavenne più oltre preparata, era quella degli «Essei, oEsseni», che vivevano in Asia. Tutti questi uomini(potrete trovare di essi una breve descrizione nel miolibro «Il Cristianesimo come fatto mistico») riuniti inqueste sette, avevano in comune una determinata Gui-da spirituale. Tanto presso i Terapeuti, quanto pressogli «Esseni», vi era una determinata Guida spirituale.E se vogliamo imparare a conoscere esotericamentequesta Guida spirituale, dobbiamo ricordarci di ciò, dicui abbiamo parlato l’anno scorso nelle conferenze sulVangelo di Luca. Abbiamo parlato allora del misterodi Gotamo Buddha, quale viene trattato anche exoteri-camente negli scritti orientali, e abbiamo detto che co-

116

Nazareth, così del pari fu preparato anche dell’altro,quasi una «corrente secondaria» di questa grande cor-rente, la quale – sebbene non fosse che secondaria –aveva nondimeno a che fare con la grande correnteprincipale proveniente da Zarathustra. Questa correntesecondaria si prepara lentamente in quei santuari, checi vengono indicati anche nella storia esteriore, quan-do essa richiama la nostra attenzione sopra delle spe-ciali sette che aspiravano a una determinata evoluzio-ne dell’anima, e che Filone chiama «Terapeuti». I te-rapeuti appartenevano a una setta segreta, essi cerca-vano di purificare le loro anime per via interiore, perespellere ciò che dai rapporti esteriori e dalle cogni-zioni esteriori viene contaminato, ed elevarsi in talguisa a sfere spirituali purissime. Un ramo di questasetta dei Terapeuti, in cui quella corrente secondariavenne più oltre preparata, era quella degli «Essei, oEsseni», che vivevano in Asia. Tutti questi uomini(potrete trovare di essi una breve descrizione nel miolibro «Il Cristianesimo come fatto mistico») riuniti inqueste sette, avevano in comune una determinata Gui-da spirituale. Tanto presso i Terapeuti, quanto pressogli «Esseni», vi era una determinata Guida spirituale.E se vogliamo imparare a conoscere esotericamentequesta Guida spirituale, dobbiamo ricordarci di ciò, dicui abbiamo parlato l’anno scorso nelle conferenze sulVangelo di Luca. Abbiamo parlato allora del misterodi Gotamo Buddha, quale viene trattato anche exoteri-camente negli scritti orientali, e abbiamo detto che co-

116

Page 117: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

lui, il quale nel corso dell’evoluzione vuol diventareun Buddha, deve prima diventare un Bodhisattwa. Ab-biamo spiegato che colui il quale è conosciuto dallastoria come il «Buddha», era pure dapprima un Bodhi-sattwa poi divenne Buddha. Fino al 29mo anno dellasua esistenza fisica, come figlio del Re Suddhodana,egli era ancora un Bodhisattwa e soltanto al 29mo

anno, per mezzo dell’evoluzione interiore della suaanima, da Bodhisattwa diventò Buddha. Di Bodhisatt-wa ve n’è una intiera serie nell’evoluzione dell’uma-nità; e quel Bodhisattwa che è diventato un Buddha,sei secoli prima della nostra èra, è uno dei tanti Bodhi-sattwa che guidano l’evoluzione dell’umanità.Un’individualità siffatta, che dalla dignità di Bodhi-sattwa sale a quella di Buddha, non s’incorpora piùtardi nuovamente in un corpo fisico sulla Terra. Ab-biamo poi visto come il Buddha si sia manifestato allanascita del Gesù del Vangelo di Luca, unendosi con ilsuo corpo eterico con questo Gesù, che abbiamo chia-mato il Gesù della linea «nathanica». E abbiamo vistoche questo era un Gesù diverso da quello, del quale siparla anzitutto nel Vangelo di Matteo.

In questo divenire Buddha del figlio del Re Sudd-hodana dobbiamo vedere la fine di una vecchia evolu-zione. Effettivamente questa evoluzione, che arriva alsuo termine con il divenire Buddha di quel Bodhisatt-wa, appartiene a quella medesima corrente, a cui ap-partengono anche i Santi Riscis degli Indiani; ma coldivenire Buddha di quel Bodhisattwa, essa arrivò a un

117

lui, il quale nel corso dell’evoluzione vuol diventareun Buddha, deve prima diventare un Bodhisattwa. Ab-biamo spiegato che colui il quale è conosciuto dallastoria come il «Buddha», era pure dapprima un Bodhi-sattwa poi divenne Buddha. Fino al 29mo anno dellasua esistenza fisica, come figlio del Re Suddhodana,egli era ancora un Bodhisattwa e soltanto al 29mo

anno, per mezzo dell’evoluzione interiore della suaanima, da Bodhisattwa diventò Buddha. Di Bodhisatt-wa ve n’è una intiera serie nell’evoluzione dell’uma-nità; e quel Bodhisattwa che è diventato un Buddha,sei secoli prima della nostra èra, è uno dei tanti Bodhi-sattwa che guidano l’evoluzione dell’umanità.Un’individualità siffatta, che dalla dignità di Bodhi-sattwa sale a quella di Buddha, non s’incorpora piùtardi nuovamente in un corpo fisico sulla Terra. Ab-biamo poi visto come il Buddha si sia manifestato allanascita del Gesù del Vangelo di Luca, unendosi con ilsuo corpo eterico con questo Gesù, che abbiamo chia-mato il Gesù della linea «nathanica». E abbiamo vistoche questo era un Gesù diverso da quello, del quale siparla anzitutto nel Vangelo di Matteo.

In questo divenire Buddha del figlio del Re Sudd-hodana dobbiamo vedere la fine di una vecchia evolu-zione. Effettivamente questa evoluzione, che arriva alsuo termine con il divenire Buddha di quel Bodhisatt-wa, appartiene a quella medesima corrente, a cui ap-partengono anche i Santi Riscis degli Indiani; ma coldivenire Buddha di quel Bodhisattwa, essa arrivò a un

117

Page 118: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

certo termine. Quando un Bodhisattwa diventa Budd-ha subentra al suo posto un successore. Questo ci rac-conta anche l’antica leggenda indiana, dicendo, che ilBodhisattwa, che era disceso per salire come figlio delRe Suddhodana alla dignità di Buddha, prima dellasua ultima discesa, trasmise la corona di Bodhisattwaal suo successore nei regni spirituali. Vi era dunque inquel tempo un successore di quel Bodhisattwa, che al-lora divenne Buddha. E questo nuovo Bodhisattwa, ilquale ormai agì più oltre come Bodhisattwa, avevauna speciale missione nell’evoluzione dell’umanità.Gli era stata specialmente assegnata la missione diguidare spiritualmente quel movimento, che si mani-festava presso i Terapeuti, fra gli Esseni; di guisa chein quel Bodhisattwa, che divenne il successore delBuddha, riconosciamo la Guida spirituale delle comu-nità terapeute ed essene. In queste esercitò la sua in-fluenza. Questo Bodhisattwa, a guidare gli Esseni, in-viò, per così dire, durante il regno del Re AlessandroJanneo – circa 125-77 anni prima della nostra èra –una speciale individualità nella comunità essena. Que-sta speciale individualità guidò le comunità esseneall’incirca un secolo prima della comparsa del CristoGesù sulla Terra. Questa personalità è ben notaall’occultismo, e anche alla letteratura esteriore talmu-dica.

Vi fu dunque, un secolo prima della nostra èra, unsecolo prima della comparsa del Cristo sulla Terra,un’individualità, che niente ha a che fare con il Gesù

118

certo termine. Quando un Bodhisattwa diventa Budd-ha subentra al suo posto un successore. Questo ci rac-conta anche l’antica leggenda indiana, dicendo, che ilBodhisattwa, che era disceso per salire come figlio delRe Suddhodana alla dignità di Buddha, prima dellasua ultima discesa, trasmise la corona di Bodhisattwaal suo successore nei regni spirituali. Vi era dunque inquel tempo un successore di quel Bodhisattwa, che al-lora divenne Buddha. E questo nuovo Bodhisattwa, ilquale ormai agì più oltre come Bodhisattwa, avevauna speciale missione nell’evoluzione dell’umanità.Gli era stata specialmente assegnata la missione diguidare spiritualmente quel movimento, che si mani-festava presso i Terapeuti, fra gli Esseni; di guisa chein quel Bodhisattwa, che divenne il successore delBuddha, riconosciamo la Guida spirituale delle comu-nità terapeute ed essene. In queste esercitò la sua in-fluenza. Questo Bodhisattwa, a guidare gli Esseni, in-viò, per così dire, durante il regno del Re AlessandroJanneo – circa 125-77 anni prima della nostra èra –una speciale individualità nella comunità essena. Que-sta speciale individualità guidò le comunità esseneall’incirca un secolo prima della comparsa del CristoGesù sulla Terra. Questa personalità è ben notaall’occultismo, e anche alla letteratura esteriore talmu-dica.

Vi fu dunque, un secolo prima della nostra èra, unsecolo prima della comparsa del Cristo sulla Terra,un’individualità, che niente ha a che fare con il Gesù

118

Page 119: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del Vangelo di Luca – e niente ha a che fare con ilGesù del Vangelo di Matteo – una personalità, che erala Guida e il maestro delle comunità essene. Questapersonalità è ben conosciuta dall’occultismo, come unprecursore del cristianesimo presso gli Esseni; è cono-sciuta anche nella letteratura talmudica sotto il nomedi Gesù, figlio di Pandira, Jesciua ben Pandira. QuestoGesù, figlio di Pandira, sul conto del quale degli scrittigiudaici malevoli hanno raccontato tante favole, chenei tempi recenti sono state rievocate, questa persona-lità, dico, che era nobile e grande, non si deve scam-biare, come usano fare alcuni talmudisti, con il Gesùdi Nazareth, del quale parliamo. Conosciamo anchequesto precursore esseno del Cristianesimo, comeGesù, figlio del Pandira. E sappiamo che questo Je-sciua ben Pandira, da coloro che a quei tempi conside-ravano la dottrina essena come una bestemmia, venneaccusato di bestemmia e di eresia, e perciò, prima la-pidato e – dopo essere stato lapidato – impiccato a unalbero, per aggiungere la vergogna alla pena. Questo èun fatto occulto, ma rivelato anche nella letteraturatalmudica.

In questo Jesciua ben Pandira dobbiamo vedere unapersonalità che sta sotto la protezione del Bodhisatt-wa, successore di quel Bodhisattwa, che come figliodel Re Suddhodana è poi divenuto Buddha. Questi fat-ti sono chiari. Dobbiamo considerare come una speciedi preparazione, come una corrente secondaria dellacorrente principale cristiana, quella corrente che di-

119

del Vangelo di Luca – e niente ha a che fare con ilGesù del Vangelo di Matteo – una personalità, che erala Guida e il maestro delle comunità essene. Questapersonalità è ben conosciuta dall’occultismo, come unprecursore del cristianesimo presso gli Esseni; è cono-sciuta anche nella letteratura talmudica sotto il nomedi Gesù, figlio di Pandira, Jesciua ben Pandira. QuestoGesù, figlio di Pandira, sul conto del quale degli scrittigiudaici malevoli hanno raccontato tante favole, chenei tempi recenti sono state rievocate, questa persona-lità, dico, che era nobile e grande, non si deve scam-biare, come usano fare alcuni talmudisti, con il Gesùdi Nazareth, del quale parliamo. Conosciamo anchequesto precursore esseno del Cristianesimo, comeGesù, figlio del Pandira. E sappiamo che questo Je-sciua ben Pandira, da coloro che a quei tempi conside-ravano la dottrina essena come una bestemmia, venneaccusato di bestemmia e di eresia, e perciò, prima la-pidato e – dopo essere stato lapidato – impiccato a unalbero, per aggiungere la vergogna alla pena. Questo èun fatto occulto, ma rivelato anche nella letteraturatalmudica.

In questo Jesciua ben Pandira dobbiamo vedere unapersonalità che sta sotto la protezione del Bodhisatt-wa, successore di quel Bodhisattwa, che come figliodel Re Suddhodana è poi divenuto Buddha. Questi fat-ti sono chiari. Dobbiamo considerare come una speciedi preparazione, come una corrente secondaria dellacorrente principale cristiana, quella corrente che di-

119

Page 120: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

pende dal successore del Buddha, dall’attuale Bodhi-sattwa (che diventerà più tardi il Maitreya Buddha), ilquale aveva inviato i suoi messi fra le comunità degliEsseni, ed esplicò la sua azione nel missionario, cheeffettuò nelle comunità degli Esseni ciò che verremo aconoscere nelle prossime conferenze.

Dobbiamo dunque cercare il nome di «Gesù»nell’Individualità, di cui c’informano il Vangelo diMatteo e quello di Luca; dobbiamo cercare però ilnome di Gesù anche un secolo prima del principiodell’èra nostra, nelle comunità essene, presso quellanobile personalità, sul conto della quale, tutto ciò chela malevola letteratura talmudica volgare ha trovato, ècalunnia – personalità, che è stata accusata di bestem-mie ed eresia, e prima lapidata – e dopo impiccata aun albero.

120

pende dal successore del Buddha, dall’attuale Bodhi-sattwa (che diventerà più tardi il Maitreya Buddha), ilquale aveva inviato i suoi messi fra le comunità degliEsseni, ed esplicò la sua azione nel missionario, cheeffettuò nelle comunità degli Esseni ciò che verremo aconoscere nelle prossime conferenze.

Dobbiamo dunque cercare il nome di «Gesù»nell’Individualità, di cui c’informano il Vangelo diMatteo e quello di Luca; dobbiamo cercare però ilnome di Gesù anche un secolo prima del principiodell’èra nostra, nelle comunità essene, presso quellanobile personalità, sul conto della quale, tutto ciò chela malevola letteratura talmudica volgare ha trovato, ècalunnia – personalità, che è stata accusata di bestem-mie ed eresia, e prima lapidata – e dopo impiccata aun albero.

120

Page 121: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

V

Dobbiamo tener ben presente il fatto, che quelGesù, figlio di Pandira, Jesciua ben Pandira, niente haa che fare, in quanto a parentela o altro, con quellapersonalità o individualità, della quale parliamo comedel Gesù del Vangelo di Matteo o di quello di Luca, odi qualsiasi altro Vangelo; che questo Jesciua ben Pan-dira, il quale, un secolo prima dell’èra nostra – dunqueprima che si verificasse l’avvento del Cristo – è statolapidato e poi impiccato a un albero, non deve esserescambiato con quello di cui parliamo, quando parlia-mo dei Vangeli. Vi prego di notare, che per indicareuna personalità come quella di Jesciua ben Pandira,per poter dire che egli è esistito, non occorre alcunaconoscenza occulta, nessuna facoltà chiaroveggente;tutto ciò si può leggere, volendo, nei documenti ebrai-ci, in quelli talmudici. In diverse epoche questo Je-sciua ben Pandira è stato confuso con il vero Gesù, equesta confusione si è per la prima volta verificata nelsecondo secolo dopo il principio dell’èra nostra.Quando dunque affermiamo specificatamente che aquesto riguardo questo Gesù, figlio di Pandira, non hanulla a che fare con il Gesù dei Vangeli, dobbiamo tut-tavia ammettere che fra queste due personalità vi è un

121

V

Dobbiamo tener ben presente il fatto, che quelGesù, figlio di Pandira, Jesciua ben Pandira, niente haa che fare, in quanto a parentela o altro, con quellapersonalità o individualità, della quale parliamo comedel Gesù del Vangelo di Matteo o di quello di Luca, odi qualsiasi altro Vangelo; che questo Jesciua ben Pan-dira, il quale, un secolo prima dell’èra nostra – dunqueprima che si verificasse l’avvento del Cristo – è statolapidato e poi impiccato a un albero, non deve esserescambiato con quello di cui parliamo, quando parlia-mo dei Vangeli. Vi prego di notare, che per indicareuna personalità come quella di Jesciua ben Pandira,per poter dire che egli è esistito, non occorre alcunaconoscenza occulta, nessuna facoltà chiaroveggente;tutto ciò si può leggere, volendo, nei documenti ebrai-ci, in quelli talmudici. In diverse epoche questo Je-sciua ben Pandira è stato confuso con il vero Gesù, equesta confusione si è per la prima volta verificata nelsecondo secolo dopo il principio dell’èra nostra.Quando dunque affermiamo specificatamente che aquesto riguardo questo Gesù, figlio di Pandira, non hanulla a che fare con il Gesù dei Vangeli, dobbiamo tut-tavia ammettere che fra queste due personalità vi è un

121

Page 122: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nesso storico – il quale oggidì si può verificare soltan-to per mezzo della ricerca spirituale-scientifica. Potre-mo comprendere la profondità di questo rapporto, setorniamo brevemente a esaminare l’evoluzionedell’umanità e delle sue Guide.

Se guardiamo in alto a quelle entità, a quelle indivi-dualità, le quali sono le Guide dell’evoluzionedell’umanità, arriviamo, in ultimo, a una serie di altis-sime individualità chiamate di solito – perchè in certomodo la teoria di queste individualità è stata special-mente stabilita in Oriente – i Bodhisattwa. Vi è grannumero di siffatti Bodhisattwa. Il loro compito è di es-sere grandi Maestri dell’umanità, e da un’epocaall’altra, attraverso le scuole dei Misteri, essi devonofar affluire nell’umanità, dai mondi spirituali, ciò chea seconda della maturità umana conviene che scorra inciascuna epoca. E si può dire: questi Bodhisattwa sialternano nelle epoche che si susseguono; un Bodhi-sattwa agisce sempre come successore dell’altro. Ainostri tempi interessano sopratutto i due Bodhisattwa,da noi già spesso citati, quando si è parlato dell’evolu-zione della nostra umanità; quel Bodhisattwa, figliodel re Suddhodana, che divenne Buddha; e quello chedivenne il suo successore nella dignità di Bodhisatt-wa, il quale – poichè la carica di Bodhisattwa duracosì a lungo – è oggidì ancora Bodhisattwa, e, in con-formità della saggezza orientale e della ricerca chiaro-veggente, si può anche dire che lo sarà ancora per iprossimi 2.500 anni. Allora questo Bodhisattwa farà la

122

nesso storico – il quale oggidì si può verificare soltan-to per mezzo della ricerca spirituale-scientifica. Potre-mo comprendere la profondità di questo rapporto, setorniamo brevemente a esaminare l’evoluzionedell’umanità e delle sue Guide.

Se guardiamo in alto a quelle entità, a quelle indivi-dualità, le quali sono le Guide dell’evoluzionedell’umanità, arriviamo, in ultimo, a una serie di altis-sime individualità chiamate di solito – perchè in certomodo la teoria di queste individualità è stata special-mente stabilita in Oriente – i Bodhisattwa. Vi è grannumero di siffatti Bodhisattwa. Il loro compito è di es-sere grandi Maestri dell’umanità, e da un’epocaall’altra, attraverso le scuole dei Misteri, essi devonofar affluire nell’umanità, dai mondi spirituali, ciò chea seconda della maturità umana conviene che scorra inciascuna epoca. E si può dire: questi Bodhisattwa sialternano nelle epoche che si susseguono; un Bodhi-sattwa agisce sempre come successore dell’altro. Ainostri tempi interessano sopratutto i due Bodhisattwa,da noi già spesso citati, quando si è parlato dell’evolu-zione della nostra umanità; quel Bodhisattwa, figliodel re Suddhodana, che divenne Buddha; e quello chedivenne il suo successore nella dignità di Bodhisatt-wa, il quale – poichè la carica di Bodhisattwa duracosì a lungo – è oggidì ancora Bodhisattwa, e, in con-formità della saggezza orientale e della ricerca chiaro-veggente, si può anche dire che lo sarà ancora per iprossimi 2.500 anni. Allora questo Bodhisattwa farà la

122

Page 123: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

medesima ascesa già fatta dal suo predecessore, quan-do venne elevato alla dignità di Buddha. Allora il Bo-dhisattwa attualmente in carica verrà elevato alla di-gnità di Maitreya Buddha.

Alla direzione dell’evoluzione dell’umanità, dellaquale parliamo come di una direzione effettuata permezzo di Guide, abbiamo i Bodhisattwa, che si alter-nano e si succedono. E dobbiamo considerare la seriedi questi Bodhisattwa, come la serie dei grandi Mae-stri dell’evoluzione dell’umanità, e non dobbiamoconfonderli con ciò che è la sorgente di questo inse-gnamento, ciò da cui i Bodhisattwa accolgono allaloro volta quello che nei loro successivi insegnamentiessi devono dare all’evoluzione dell’umanità. Dobbia-mo, in certo modo, rappresentarci un collegio di Bod-hisattwa, e in mezzo a questo consesso dobbiamo im-maginarci la sorgente viva degli insegnamenti dei Bo-dhisattwa. E questa sorgente viva altro non è che que-gli, che nel nostro linguaggio abituale indichiamo conil termine «Cristo»; di guisa che dal Cristo tutti i Bod-hisattwa ricevono ciò che nel corso dell’evoluzionedelle epoche essi devono dare agli uomini.

Orbene, un Bodhisattwa, finchè rimane Bodhisatt-wa, deve dedicarsi prima di tutto all’insegnamento:perchè abbiamo visto che quando il Bodhisattwa salealla dignità di Buddha, egli non discende più ad incar-narsi in un corpo fisico. D’altra parte si può dire, inconformità di tutta la filosofia orientale, che il Gota-mo Buddha, il quale come figlio del re Suddhodana

123

medesima ascesa già fatta dal suo predecessore, quan-do venne elevato alla dignità di Buddha. Allora il Bo-dhisattwa attualmente in carica verrà elevato alla di-gnità di Maitreya Buddha.

Alla direzione dell’evoluzione dell’umanità, dellaquale parliamo come di una direzione effettuata permezzo di Guide, abbiamo i Bodhisattwa, che si alter-nano e si succedono. E dobbiamo considerare la seriedi questi Bodhisattwa, come la serie dei grandi Mae-stri dell’evoluzione dell’umanità, e non dobbiamoconfonderli con ciò che è la sorgente di questo inse-gnamento, ciò da cui i Bodhisattwa accolgono allaloro volta quello che nei loro successivi insegnamentiessi devono dare all’evoluzione dell’umanità. Dobbia-mo, in certo modo, rappresentarci un collegio di Bod-hisattwa, e in mezzo a questo consesso dobbiamo im-maginarci la sorgente viva degli insegnamenti dei Bo-dhisattwa. E questa sorgente viva altro non è che que-gli, che nel nostro linguaggio abituale indichiamo conil termine «Cristo»; di guisa che dal Cristo tutti i Bod-hisattwa ricevono ciò che nel corso dell’evoluzionedelle epoche essi devono dare agli uomini.

Orbene, un Bodhisattwa, finchè rimane Bodhisatt-wa, deve dedicarsi prima di tutto all’insegnamento:perchè abbiamo visto che quando il Bodhisattwa salealla dignità di Buddha, egli non discende più ad incar-narsi in un corpo fisico. D’altra parte si può dire, inconformità di tutta la filosofia orientale, che il Gota-mo Buddha, il quale come figlio del re Suddhodana

123

Page 124: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

percorse allora la sua ultima incarnazione in un corpofisico, da quell’epoca in poi sperimenta soltanto delleincarnazioni, che discendono fino al corpo eterico. Enelle conferenze sul Vangelo di Luca abbiamo rilevatoquale fosse il futuro compito di questo Bodhisattwadiventato Buddha. Abbiamo visto: che quando è natoil Gesù del Vangelo di Luca, il cosiddetto Gesù natha-nico, (il quale non è il Gesù del Vangelo di Matteo),l’entità del Buddha, che trovavasi allora incarnata finoal corpo eterico, penetrò, in certo modo, nel corpoastrale di questo Gesù nathanico, descrittoci dal Van-gelo di Luca. Si può dire perciò: dalla sua incarnazio-ne come Gotamo Buddha in poi, questo essere nonaveva più il compito d’insegnare, sibbene, da allora inpoi, questo Buddha doveva esercitare un’attività vi-vente. Egli era divenuto una forza reale, che dal mon-do spirituale agisce nel nostro mondo fisico. È cosaassolutamente differente agire per mezzo dell’inse-gnamento – o agire per mezzo di forza vivente, di for-za di crescenza. Fino al momento in cui un Bodhisatt-wa diventa Buddha, egli è Maestro: da quel momentoin poi, egli è una forza vivente, che ha influenza orga-nizzatrice e vivificatrice in ogni qualsiasi riguardo.Così il Buddha s’intromise nell’organismo del Gesùnathanico, come Luca descrive, e si comportò confor-memente alla sua nuova dignità.

Dal sesto secolo prima di Cristo fino ai nostri tem-pi, al posto di quel Bodhisattwa, il quale allora diven-ne Buddha, è subentrato come suo successore, nella

124

percorse allora la sua ultima incarnazione in un corpofisico, da quell’epoca in poi sperimenta soltanto delleincarnazioni, che discendono fino al corpo eterico. Enelle conferenze sul Vangelo di Luca abbiamo rilevatoquale fosse il futuro compito di questo Bodhisattwadiventato Buddha. Abbiamo visto: che quando è natoil Gesù del Vangelo di Luca, il cosiddetto Gesù natha-nico, (il quale non è il Gesù del Vangelo di Matteo),l’entità del Buddha, che trovavasi allora incarnata finoal corpo eterico, penetrò, in certo modo, nel corpoastrale di questo Gesù nathanico, descrittoci dal Van-gelo di Luca. Si può dire perciò: dalla sua incarnazio-ne come Gotamo Buddha in poi, questo essere nonaveva più il compito d’insegnare, sibbene, da allora inpoi, questo Buddha doveva esercitare un’attività vi-vente. Egli era divenuto una forza reale, che dal mon-do spirituale agisce nel nostro mondo fisico. È cosaassolutamente differente agire per mezzo dell’inse-gnamento – o agire per mezzo di forza vivente, di for-za di crescenza. Fino al momento in cui un Bodhisatt-wa diventa Buddha, egli è Maestro: da quel momentoin poi, egli è una forza vivente, che ha influenza orga-nizzatrice e vivificatrice in ogni qualsiasi riguardo.Così il Buddha s’intromise nell’organismo del Gesùnathanico, come Luca descrive, e si comportò confor-memente alla sua nuova dignità.

Dal sesto secolo prima di Cristo fino ai nostri tem-pi, al posto di quel Bodhisattwa, il quale allora diven-ne Buddha, è subentrato come suo successore, nella

124

Page 125: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

serie dei Grandi Maestri, colui che diventerà più tardiMaitreya Buddha. L’insegnamento, perciò, che occor-reva all’umanità dall’epoca in cui operava GotamoBuddha, figlio del re Suddhodana, in poi, va cercato làdove quel Bodhisattwa, che è il suo successore, espli-ca la sua ispirazione, dove, in certo modo, fa scorrerenei suoi discepoli, nei suoi allievi, ciò che essi devonocomunicare al mondo. Ieri ho fatto notare, quale stru-mento specialmente adatto per questo Bodhisattwafosse tutto ciò che si trovava riunito nelle comunità te-rapeute ed essene, e ho detto che Gesù, figlio di Pan-dira, apparteneva alle più importanti, più elevate e piùpure personalità delle comunità essene. Dobbiamodunque vedere, per così dire, risplendere nell’umanitàterrestre attraverso gli Esseni il contenuto dell’inse-gnamento di quel Bodhisattwa.

Le vere comunità essene, in quanto al contenuto piùprofondo dell’insegnamento – e di questo potete con-vincervi anche per mezzo della storia esteriore –scomparirono relativamente presto, dopo che l’avven-to del Cristo si era verificato sulla Terra. Non sembre-rà perciò tanto inverosimile, se io dico che, in fondo,le comunità terapeute ed essene erano essenzialmentestabilite per far discendere dalle regioni spirituali, dal-le sfere dei Bodhisattwa, ciò che occorreva per lacomprensione del grande e importante evento dellacomparsa del Cristo. Gl’insegnamenti più importantipervenuti agli uomini per comprendere l’avvento delCristo provenivano dalle comunità terapeute ed esse-

125

serie dei Grandi Maestri, colui che diventerà più tardiMaitreya Buddha. L’insegnamento, perciò, che occor-reva all’umanità dall’epoca in cui operava GotamoBuddha, figlio del re Suddhodana, in poi, va cercato làdove quel Bodhisattwa, che è il suo successore, espli-ca la sua ispirazione, dove, in certo modo, fa scorrerenei suoi discepoli, nei suoi allievi, ciò che essi devonocomunicare al mondo. Ieri ho fatto notare, quale stru-mento specialmente adatto per questo Bodhisattwafosse tutto ciò che si trovava riunito nelle comunità te-rapeute ed essene, e ho detto che Gesù, figlio di Pan-dira, apparteneva alle più importanti, più elevate e piùpure personalità delle comunità essene. Dobbiamodunque vedere, per così dire, risplendere nell’umanitàterrestre attraverso gli Esseni il contenuto dell’inse-gnamento di quel Bodhisattwa.

Le vere comunità essene, in quanto al contenuto piùprofondo dell’insegnamento – e di questo potete con-vincervi anche per mezzo della storia esteriore –scomparirono relativamente presto, dopo che l’avven-to del Cristo si era verificato sulla Terra. Non sembre-rà perciò tanto inverosimile, se io dico che, in fondo,le comunità terapeute ed essene erano essenzialmentestabilite per far discendere dalle regioni spirituali, dal-le sfere dei Bodhisattwa, ciò che occorreva per lacomprensione del grande e importante evento dellacomparsa del Cristo. Gl’insegnamenti più importantipervenuti agli uomini per comprendere l’avvento delCristo provenivano dalle comunità terapeute ed esse-

125

Page 126: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ne. Di guisa che Gesù, figlio di Pandira, era in certomodo destinato a lasciarsi ispirare da quel Bodhisatt-wa, il quale diventerà il Maitreya Buddha, e che ope-rava nelle comunità essene, tutti quegli insegnamentiatti a rendere comprensibile il mistero della Palestina,il mistero del Cristo. Notizie più precise sul conto deiTerapeuti e degli Esseni si possono attingere certa-mente soltanto per la via della ricerca spirituale scien-tifica. La storia esteriore ne sa ben poco. E «senza ti-more» – poichè ci troviamo in un circolo antroposofi-co che sa come accogliere queste cose – vogliamotrarre dai misteri dei Terapeuti e degli Esseni ciò che ènecessario, per arrivare a una comprensione più pro-fonda del Vangelo di Matteo e anche degli altri Vange-li. E vogliamo descrivere questi segreti dal punto divista, con cui lo studioso della scienza dello Spiritodeve considerare i Terapeuti e gli Esseni.

La caratteristica essenziale di quelle comunità, chefiorirono dunque un secolo prima dell’evento del Cri-sto, per preparare col loro insegnamento il mondo aquell’avvenimento, era il modo con cui veniva impar-tita l’iniziazione ai membri dei Terapeuti e degli Esse-ni. Essi attraversavano un’iniziazione specialmentedestinata a destare la comprensione – una comprensio-ne per mezzo della visione chiaroveggente –dell’importanza dell’Ebraismo, dell’Abrahamismo,per l’evento-Cristo. Questo era appunto un misterodelle comunità terapeute ed essene. I loro seguaci ve-nivano appositamente iniziati a vedere chiaroveggen-

126

ne. Di guisa che Gesù, figlio di Pandira, era in certomodo destinato a lasciarsi ispirare da quel Bodhisatt-wa, il quale diventerà il Maitreya Buddha, e che ope-rava nelle comunità essene, tutti quegli insegnamentiatti a rendere comprensibile il mistero della Palestina,il mistero del Cristo. Notizie più precise sul conto deiTerapeuti e degli Esseni si possono attingere certa-mente soltanto per la via della ricerca spirituale scien-tifica. La storia esteriore ne sa ben poco. E «senza ti-more» – poichè ci troviamo in un circolo antroposofi-co che sa come accogliere queste cose – vogliamotrarre dai misteri dei Terapeuti e degli Esseni ciò che ènecessario, per arrivare a una comprensione più pro-fonda del Vangelo di Matteo e anche degli altri Vange-li. E vogliamo descrivere questi segreti dal punto divista, con cui lo studioso della scienza dello Spiritodeve considerare i Terapeuti e gli Esseni.

La caratteristica essenziale di quelle comunità, chefiorirono dunque un secolo prima dell’evento del Cri-sto, per preparare col loro insegnamento il mondo aquell’avvenimento, era il modo con cui veniva impar-tita l’iniziazione ai membri dei Terapeuti e degli Esse-ni. Essi attraversavano un’iniziazione specialmentedestinata a destare la comprensione – una comprensio-ne per mezzo della visione chiaroveggente –dell’importanza dell’Ebraismo, dell’Abrahamismo,per l’evento-Cristo. Questo era appunto un misterodelle comunità terapeute ed essene. I loro seguaci ve-nivano appositamente iniziati a vedere chiaroveggen-

126

Page 127: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

temente con esattezza proprio quel rapporto. Un Esse-no doveva dunque imparare anzitutto a vedere l’intie-ro significato di ciò che per mezzo di Abraham si eraverificato nel popolo ebraico, per poterne apprezzareil valore. Che in Abraham effettivamente si dovessevedere una specie di capostipite del popolo ebraico, eche in lui era stata posta quella disposizione della qua-le vi ho parlato nelle ultime lezioni, la quale doveva incerto modo poi filtrare attraverso molte generazioni,scorrendovi giù per il sangue; tutto questo un Essenodoveva arrivare a vedere con la propria visione.

Per comprendere come qualcosa d’importante possaverificarsi per l’intiera evoluzione dell’umanità attra-verso una personalità come Abraham, dovete tenere inmente una massima, una verità importante: e cioè, chesempre, quando una personalità è destinata a strumen-to speciale per l’evoluzione dell’umanità, occorre cheun’Entità divina spirituale abbia presa immediata su diessa.

Coloro che hanno preso parte alle rappresentazionidel Mistero «Rosacruciano» a Monaco, o che lo hannoletto, sanno che una delle complicazioni drammatichepiù importanti poggia sul fatto, che il Jerofante fa no-tare a Maria, come essa possa compiere la propriamissione soltanto per virtù dell’intervento, effettiva-mente verificatosi, dell’influenza di un’entità superio-re; e in essa viene allora veramente a prodursi ciò chesi può chiamare «una separazione degli arti superiorida quelli inferiori», di guisa che gl’inferiori possono

127

temente con esattezza proprio quel rapporto. Un Esse-no doveva dunque imparare anzitutto a vedere l’intie-ro significato di ciò che per mezzo di Abraham si eraverificato nel popolo ebraico, per poterne apprezzareil valore. Che in Abraham effettivamente si dovessevedere una specie di capostipite del popolo ebraico, eche in lui era stata posta quella disposizione della qua-le vi ho parlato nelle ultime lezioni, la quale doveva incerto modo poi filtrare attraverso molte generazioni,scorrendovi giù per il sangue; tutto questo un Essenodoveva arrivare a vedere con la propria visione.

Per comprendere come qualcosa d’importante possaverificarsi per l’intiera evoluzione dell’umanità attra-verso una personalità come Abraham, dovete tenere inmente una massima, una verità importante: e cioè, chesempre, quando una personalità è destinata a strumen-to speciale per l’evoluzione dell’umanità, occorre cheun’Entità divina spirituale abbia presa immediata su diessa.

Coloro che hanno preso parte alle rappresentazionidel Mistero «Rosacruciano» a Monaco, o che lo hannoletto, sanno che una delle complicazioni drammatichepiù importanti poggia sul fatto, che il Jerofante fa no-tare a Maria, come essa possa compiere la propriamissione soltanto per virtù dell’intervento, effettiva-mente verificatosi, dell’influenza di un’entità superio-re; e in essa viene allora veramente a prodursi ciò chesi può chiamare «una separazione degli arti superiorida quelli inferiori», di guisa che gl’inferiori possono

127

Page 128: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

allora venire occupati da uno spirito subordinato infe-riore. Tutto ciò che si può trovare nel Mistero Rosa-cruciano, purchè lo lasciate agire sulla vostra anima –e non lo accogliate leggermente – può farvi scorgeredei grandi segreti dell’evoluzione dell’umanità.

Orbene, poichè Abraham era destinato a esplicareuna parte così importante nell’evoluzione dell’umani-tà, occorreva appunto che nell’intimo della sua orga-nizzazione penetrasse ciò che l’umanità dapprima,nelle epoche atlantee, aveva percepito come quelloSpirito, che vibrando e vivificando interpenetra ilmondo esteriore. Questo avvenne per la prima voltacon Abraham – e così per la prima volta fu possibileche si verificasse una trasformazione della visione spi-rituale. Ma indubbiamente, perchè ciò potesse succe-dere, occorreva l’influenza di un’entità divino-spiri-tuale. Un’entità divino-spirituale ha posto, in certoqual modo, nell’organizzazione di Abraham il germeper tutte le organizzazioni che da lui dovevano discen-dere nella serie delle generazioni. Un Esseno diquell’epoca diceva dunque a sè stesso: ciò che vera-mente poteva formare il popolo ebraico, e per mezzodi cui questo poteva diventare il veicolo della missio-ne del Cristo, venne dapprima fatto in germe daquell’Essere misterioso, che si può trovare soltanto sesi risale per la serie delle generazioni fino ad Abra-ham, quando, in certo qual modo, esso s’insinuònell’organizzazione interiore di Abraham, per agirepoi attraverso il sangue, come una specie di Spirito

128

allora venire occupati da uno spirito subordinato infe-riore. Tutto ciò che si può trovare nel Mistero Rosa-cruciano, purchè lo lasciate agire sulla vostra anima –e non lo accogliate leggermente – può farvi scorgeredei grandi segreti dell’evoluzione dell’umanità.

Orbene, poichè Abraham era destinato a esplicareuna parte così importante nell’evoluzione dell’umani-tà, occorreva appunto che nell’intimo della sua orga-nizzazione penetrasse ciò che l’umanità dapprima,nelle epoche atlantee, aveva percepito come quelloSpirito, che vibrando e vivificando interpenetra ilmondo esteriore. Questo avvenne per la prima voltacon Abraham – e così per la prima volta fu possibileche si verificasse una trasformazione della visione spi-rituale. Ma indubbiamente, perchè ciò potesse succe-dere, occorreva l’influenza di un’entità divino-spiri-tuale. Un’entità divino-spirituale ha posto, in certoqual modo, nell’organizzazione di Abraham il germeper tutte le organizzazioni che da lui dovevano discen-dere nella serie delle generazioni. Un Esseno diquell’epoca diceva dunque a sè stesso: ciò che vera-mente poteva formare il popolo ebraico, e per mezzodi cui questo poteva diventare il veicolo della missio-ne del Cristo, venne dapprima fatto in germe daquell’Essere misterioso, che si può trovare soltanto sesi risale per la serie delle generazioni fino ad Abra-ham, quando, in certo qual modo, esso s’insinuònell’organizzazione interiore di Abraham, per agirepoi attraverso il sangue, come una specie di Spirito

128

Page 129: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del popolo nella popolazione ebraica. Se dunque sivuol comprendere questo, per così dire, ultimo segretodell’evoluzione dell’umanità, bisogna risalire a questoSpirito, il quale ha piantato quel germe, e cercarlo là,dove ancora non era penetrato nell’organizzazione diAbraham. L’Esseno diceva perciò: se l’uomo vuol ri-salire a questo Spirito, che effettivamente ispira einaugura il popolo ebraico, e lo vuol conoscere nellasua purezza, egli deve attraversare, come Esseno o Te-rapeuta, una determinata evoluzione, per mezzo dellaquale si purifica di tutto ciò che dal mondo fisico si èavvicinato all’anima umana dall’evento di Abrahamin poi. Perchè l’Esseno diceva a sè stesso: l’essere spi-rituale che l’uomo porta in sè e tutte le entità spiritua-li, le quali collaborano al divenire dell’umanità, sipossono vedere nella loro purezza soltanto nel mondospirituale; così come vivono in noi, esse sono conta-minate dalle forze del mondo fisico-sensibile.

Orbene, secondo il punto di vista degli Esseni (equesto naturalmente è assolutamente esatto in un de-terminato campo della conoscenza), qualsiasi uomoallora vivente aveva in sè tutta la corruzione, che nelleepoche precedenti era penetrata nell’anima umana, eche offuscava in questa la libera visione dell’Esserespirituale che aveva posto in Abraham il germe piùsopra descritto. Ogni anima essena doveva perciò pu-rificarsi da quello che era penetrato nel suddetto ger-me, e da quanto, per così dire, offuscava in lui la vi-sione dell’Essere, che dimorava nel sangue di queste

129

del popolo nella popolazione ebraica. Se dunque sivuol comprendere questo, per così dire, ultimo segretodell’evoluzione dell’umanità, bisogna risalire a questoSpirito, il quale ha piantato quel germe, e cercarlo là,dove ancora non era penetrato nell’organizzazione diAbraham. L’Esseno diceva perciò: se l’uomo vuol ri-salire a questo Spirito, che effettivamente ispira einaugura il popolo ebraico, e lo vuol conoscere nellasua purezza, egli deve attraversare, come Esseno o Te-rapeuta, una determinata evoluzione, per mezzo dellaquale si purifica di tutto ciò che dal mondo fisico si èavvicinato all’anima umana dall’evento di Abrahamin poi. Perchè l’Esseno diceva a sè stesso: l’essere spi-rituale che l’uomo porta in sè e tutte le entità spiritua-li, le quali collaborano al divenire dell’umanità, sipossono vedere nella loro purezza soltanto nel mondospirituale; così come vivono in noi, esse sono conta-minate dalle forze del mondo fisico-sensibile.

Orbene, secondo il punto di vista degli Esseni (equesto naturalmente è assolutamente esatto in un de-terminato campo della conoscenza), qualsiasi uomoallora vivente aveva in sè tutta la corruzione, che nelleepoche precedenti era penetrata nell’anima umana, eche offuscava in questa la libera visione dell’Esserespirituale che aveva posto in Abraham il germe piùsopra descritto. Ogni anima essena doveva perciò pu-rificarsi da quello che era penetrato nel suddetto ger-me, e da quanto, per così dire, offuscava in lui la vi-sione dell’Essere, che dimorava nel sangue di queste

129

Page 130: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

generazioni; soltanto dopo questa purificazionequell’Essere poteva essere veduto giustamente. Ognigenere di purificazione animica, tutti gli esercizi degliEsseni, erano diretti a liberare l’anima dalle influenzee dalle caratteristiche ereditate attraverso le generazio-ni, che potevano intorbidire nell’uomo la visionedell’Essere spirituale che ispirava Abraham; perchèl’uomo non ha soltanto l’intimo suo essere spiritualeanimico, ma lo ha in sè offuscato e contaminato dallecaratteristiche ereditate.

Orbene, vi è una legge spirituale-scientifica, che gliEsseni potevano specialmente seguire per mezzo delleloro indagini e della loro visione chiaroveggente; ecioè, che l’influenza dell’ereditarietà termina vera-mente soltanto, quando si risale indietro di 42 gradininella serie degli antenati: soltanto dopo aver risalitoquesti 42 gradini, tutto si trova espulso dalla nostraanima. Vale a dire: si eredita qualcosa dal padre e dal-la madre, dal nonno e dalla nonna, e così di seguito: equanto più si risale indietro nella serie degli antenati,tanto meno, nel proprio essere interiore, si trova dellacorruzione accumulatasi per via di eredità – e non sene trova più affatto, se si risale indietro di 42 genera-zioni; a quel punto si perde l’influenza dell’eredità.Perciò le purificazioni degli Esseni erano dirette adespellere dall’interiorità, per mezzo di esercizi interio-ri e di un’accurata disciplina, tutte le corruzioni pene-trate nell’anima attraverso 42 generazioni. Ogni Esse-no doveva perciò percorrere degli esercizi interiori se-

130

generazioni; soltanto dopo questa purificazionequell’Essere poteva essere veduto giustamente. Ognigenere di purificazione animica, tutti gli esercizi degliEsseni, erano diretti a liberare l’anima dalle influenzee dalle caratteristiche ereditate attraverso le generazio-ni, che potevano intorbidire nell’uomo la visionedell’Essere spirituale che ispirava Abraham; perchèl’uomo non ha soltanto l’intimo suo essere spiritualeanimico, ma lo ha in sè offuscato e contaminato dallecaratteristiche ereditate.

Orbene, vi è una legge spirituale-scientifica, che gliEsseni potevano specialmente seguire per mezzo delleloro indagini e della loro visione chiaroveggente; ecioè, che l’influenza dell’ereditarietà termina vera-mente soltanto, quando si risale indietro di 42 gradininella serie degli antenati: soltanto dopo aver risalitoquesti 42 gradini, tutto si trova espulso dalla nostraanima. Vale a dire: si eredita qualcosa dal padre e dal-la madre, dal nonno e dalla nonna, e così di seguito: equanto più si risale indietro nella serie degli antenati,tanto meno, nel proprio essere interiore, si trova dellacorruzione accumulatasi per via di eredità – e non sene trova più affatto, se si risale indietro di 42 genera-zioni; a quel punto si perde l’influenza dell’eredità.Perciò le purificazioni degli Esseni erano dirette adespellere dall’interiorità, per mezzo di esercizi interio-ri e di un’accurata disciplina, tutte le corruzioni pene-trate nell’anima attraverso 42 generazioni. Ogni Esse-no doveva perciò percorrere degli esercizi interiori se-

130

Page 131: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

veri, una via mistica severa; questa lo conduceva at-traverso 42 gradini alla purificazione della sua anima.Si trattava effettivamente di 42 gradini ben marcati,che egli doveva percorrere in sè; dopo di questi si sa-peva libero da tutte le influenze del mondo dei sensi,da tutta la corruzione penetrata per via di eredità nelsuo essere interiore. L’Esseno così saliva per 42 gradi-ni tanto in alto, da sentire l’affinità dell’essenza suapiù intima, del nocciolo centrale del suo essere con laspiritualità divina. Egli diceva perciò a sè stesso: per-correndo questi 42 gradini salgo fino al Dio che mi staa cuore.

L’Esseno aveva un giusto concetto di come si sale aun essere divino non ancora immerso nella materia;conosceva la via dell’ascesa. Egli la conosceva peresperienza propria. Di tutti coloro che vivevano allorasulla Terra, i Terapeuti e gli Esseni soltanto sapevanovalutare giustamente un evento, come quello di Abra-ham; lo sapevano valutare nei riguardi dell’eredità at-traverso le generazioni. Sapevano, che se si vuol risa-lire a un essere entrato nella linea ereditaria, se si vuolarrivare al punto in cui ancora egli non si è immersonella materia, occorre risalire per 42 gradini, corri-spondenti alle 42 generazioni; allora lo si trova. Magli Esseni sapevano anche di più. Essi sapevano: cosìcome l’uomo deve salire per 42 gradini, corrisponden-ti alle 42 generazioni, per arrivare a questa Entità divi-na, così pure questo Essere divino, se vuol penetraregiù, dentro al sangue umano, deve discendere per 42

131

veri, una via mistica severa; questa lo conduceva at-traverso 42 gradini alla purificazione della sua anima.Si trattava effettivamente di 42 gradini ben marcati,che egli doveva percorrere in sè; dopo di questi si sa-peva libero da tutte le influenze del mondo dei sensi,da tutta la corruzione penetrata per via di eredità nelsuo essere interiore. L’Esseno così saliva per 42 gradi-ni tanto in alto, da sentire l’affinità dell’essenza suapiù intima, del nocciolo centrale del suo essere con laspiritualità divina. Egli diceva perciò a sè stesso: per-correndo questi 42 gradini salgo fino al Dio che mi staa cuore.

L’Esseno aveva un giusto concetto di come si sale aun essere divino non ancora immerso nella materia;conosceva la via dell’ascesa. Egli la conosceva peresperienza propria. Di tutti coloro che vivevano allorasulla Terra, i Terapeuti e gli Esseni soltanto sapevanovalutare giustamente un evento, come quello di Abra-ham; lo sapevano valutare nei riguardi dell’eredità at-traverso le generazioni. Sapevano, che se si vuol risa-lire a un essere entrato nella linea ereditaria, se si vuolarrivare al punto in cui ancora egli non si è immersonella materia, occorre risalire per 42 gradini, corri-spondenti alle 42 generazioni; allora lo si trova. Magli Esseni sapevano anche di più. Essi sapevano: cosìcome l’uomo deve salire per 42 gradini, corrisponden-ti alle 42 generazioni, per arrivare a questa Entità divi-na, così pure questo Essere divino, se vuol penetraregiù, dentro al sangue umano, deve discendere per 42

131

Page 132: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

gradini – deve dunque percorrere la via inversa. Sel’uomo ha bisogno di 42 gradini per salire a quel Dio,questo Dio, a sua volta, ha bisogno di 42 gradini perdiscendere, per diventare uomo fra gli uomini.

Così insegnavano gli Esseni. E questo appunto ve-niva sopratutto insegnato fra gli Esseni da Jesciua benPandira sotto l’influenza del Bodhisattwa che lo ispi-rava. Era perciò insegnamento esseno, che quell’Enti-tà, che aveva ispirato Abraham, perchè accogliesse nelproprio organismo quel germe divino, aveva bisognodi 42 generazioni per discendere appieno nell’umani-tà. Sapendo questo, conosciamo ormai la sorgente,dalla quale è fluita allo scrittore del Vangelo di Matteola conoscenza, che lo ha spinto appunto a rintracciarequeste 42 generazioni. E fu Gesù, figlio del Pandira, ilquale richiamò anzitutto l’attenzione degli Esseni so-pra un determinato fatto. Egli viveva un secolo primache fosse possibile che le 42 generazioni si compisse-ro: perchè ciò non era possibile che un secolo più tar-di. Egli fece osservare agli Esseni, che essi potevanopercorrere la via dei 42 gradini soltanto fino a un de-terminato grado che si riconnettesse con la storia, mache da quel punto in là potevano percorrerla soltantoper aiuto della grazia superiore; verrebbe però l’epo-ca, in cui ciò diventerebbe un evento naturale; un’epo-ca in cui nascerebbe un uomo, che avrebbe in sè lapossibilità di salire col proprio sangue a tale elevatez-za, che potrebbe discendere in lui la forza divina oc-corrente per portare a manifestazione l’intiero spirito

132

gradini – deve dunque percorrere la via inversa. Sel’uomo ha bisogno di 42 gradini per salire a quel Dio,questo Dio, a sua volta, ha bisogno di 42 gradini perdiscendere, per diventare uomo fra gli uomini.

Così insegnavano gli Esseni. E questo appunto ve-niva sopratutto insegnato fra gli Esseni da Jesciua benPandira sotto l’influenza del Bodhisattwa che lo ispi-rava. Era perciò insegnamento esseno, che quell’Enti-tà, che aveva ispirato Abraham, perchè accogliesse nelproprio organismo quel germe divino, aveva bisognodi 42 generazioni per discendere appieno nell’umani-tà. Sapendo questo, conosciamo ormai la sorgente,dalla quale è fluita allo scrittore del Vangelo di Matteola conoscenza, che lo ha spinto appunto a rintracciarequeste 42 generazioni. E fu Gesù, figlio del Pandira, ilquale richiamò anzitutto l’attenzione degli Esseni so-pra un determinato fatto. Egli viveva un secolo primache fosse possibile che le 42 generazioni si compisse-ro: perchè ciò non era possibile che un secolo più tar-di. Egli fece osservare agli Esseni, che essi potevanopercorrere la via dei 42 gradini soltanto fino a un de-terminato grado che si riconnettesse con la storia, mache da quel punto in là potevano percorrerla soltantoper aiuto della grazia superiore; verrebbe però l’epo-ca, in cui ciò diventerebbe un evento naturale; un’epo-ca in cui nascerebbe un uomo, che avrebbe in sè lapossibilità di salire col proprio sangue a tale elevatez-za, che potrebbe discendere in lui la forza divina oc-corrente per portare a manifestazione l’intiero spirito

132

Page 133: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del popolo ebraico – lo spirito Jahve – nel sangue delpopolo ebraico. Jesciua ben Pandira insegnava perciò,che se Zarathustra, il portatore di Ahura Mazdao, do-veva incarnarsi in un corpo umano, ciò sarebbe possi-bile soltanto, se questo corpo umano venisse preparatoin modo, che l’essere divino-spirituale che dovevariempirlo fosse disceso in lui attraverso 42 generazio-ni.

Con ciò abbiamo indicato, che le comunità esseneerano la sorgente di quella dottrina delle generazioni,con cui s’inizia il Vangelo di Matteo. Se vogliamo ca-pire completamente questi fatti, dobbiamo però accen-nare a qualcosa di ancora maggiore profondità.

Tutto ciò che si riconnette con lo sviluppo umano,con l’evoluzione umana, ci si presenta, per così dire,sotto due aspetti – per la semplice ragione che l’uomoè un essere scisso in due parti: quando l’uomo si pre-senta a noi con la coscienza diurna, i quattro arti delsuo essere sono collegati fra di loro, e non possiamosubito distinguere come egli sia un essere scisso indue parti. Ma di notte, quando abbiamo pure dinanzi anoi l’intiera entità umana, essa si presenta a noi chia-ramente scissa in due parti: in ciò che rimane indietronel mondo fisico, corpo fisico e corpo eterico – e inciò che si spinge fuori dal corpo fisico e da quello ete-rico, come corpo astrale e come Io. L’uomo, in certomodo, è costituito dal collegamento di queste due par-ti. Finchè parliamo di ciò per cui l’uomo appartiene almondo fisico, possiamo effettivamente parlare soltan-

133

del popolo ebraico – lo spirito Jahve – nel sangue delpopolo ebraico. Jesciua ben Pandira insegnava perciò,che se Zarathustra, il portatore di Ahura Mazdao, do-veva incarnarsi in un corpo umano, ciò sarebbe possi-bile soltanto, se questo corpo umano venisse preparatoin modo, che l’essere divino-spirituale che dovevariempirlo fosse disceso in lui attraverso 42 generazio-ni.

Con ciò abbiamo indicato, che le comunità esseneerano la sorgente di quella dottrina delle generazioni,con cui s’inizia il Vangelo di Matteo. Se vogliamo ca-pire completamente questi fatti, dobbiamo però accen-nare a qualcosa di ancora maggiore profondità.

Tutto ciò che si riconnette con lo sviluppo umano,con l’evoluzione umana, ci si presenta, per così dire,sotto due aspetti – per la semplice ragione che l’uomoè un essere scisso in due parti: quando l’uomo si pre-senta a noi con la coscienza diurna, i quattro arti delsuo essere sono collegati fra di loro, e non possiamosubito distinguere come egli sia un essere scisso indue parti. Ma di notte, quando abbiamo pure dinanzi anoi l’intiera entità umana, essa si presenta a noi chia-ramente scissa in due parti: in ciò che rimane indietronel mondo fisico, corpo fisico e corpo eterico – e inciò che si spinge fuori dal corpo fisico e da quello ete-rico, come corpo astrale e come Io. L’uomo, in certomodo, è costituito dal collegamento di queste due par-ti. Finchè parliamo di ciò per cui l’uomo appartiene almondo fisico, possiamo effettivamente parlare soltan-

133

Page 134: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

to del corpo fisico e di quello eterico. Tutto ciò checoncerne funzioni e faccende umane nel mondo fisicoriguarda soltanto il corpo fisico e quello eterico, seb-bene durante la veglia del giorno gli altri arti vi pren-dano pure parte. Durante la veglia del giorno l’uomo,dall’Io e dal corpo astrale, agisce negli altri due arti;durante il sonno, invece, egli li abbandona a sè stessi.In verità, però, dal momento in cui l’uomo si addor-menta, cominciano ad agire le forze e le entità dellospazio cosmico, dal Cosmo, per penetrare in ciò chel’uomo ha abbandonato, di guisa che si tratta effettiva-mente di una continuata influenza del Cosmo sul cor-po fisico e su quello eterico dell’uomo. Ma ciò che dinoi rimane a giacere sul letto e che è l’aspetto esterio-re del nostro essere, cioè, il corpo fisico e quello eteri-co, sta veramente racchiuso nelle 42 generazioni. Perquelle passa per via di eredità. Se cominciamo dunquedalla prima generazione e prendiamo in quella tuttociò che appartiene all’essere fisico, e procediamo poiattraverso 42 generazioni, non troviamo più, alla finedelle 42 generazioni, niente di ciò che rappresentavale tendenze più essenziali nella prima generazione.Dunque in sei volte sette generazioni sta racchiuso ciòche effettivamente vive e opera nel corpo fisico e inquello eterico di un uomo che giace dinanzi a noi.Tutto ciò, che in fatto di caratteristiche ereditate si tro-va in questi due corpi, va cercato negli antenati – masoltanto nel corso di 42 generazioni. Se si risale più inalto, non se ne ritrova più niente. Tutto ciò che appar-

134

to del corpo fisico e di quello eterico. Tutto ciò checoncerne funzioni e faccende umane nel mondo fisicoriguarda soltanto il corpo fisico e quello eterico, seb-bene durante la veglia del giorno gli altri arti vi pren-dano pure parte. Durante la veglia del giorno l’uomo,dall’Io e dal corpo astrale, agisce negli altri due arti;durante il sonno, invece, egli li abbandona a sè stessi.In verità, però, dal momento in cui l’uomo si addor-menta, cominciano ad agire le forze e le entità dellospazio cosmico, dal Cosmo, per penetrare in ciò chel’uomo ha abbandonato, di guisa che si tratta effettiva-mente di una continuata influenza del Cosmo sul cor-po fisico e su quello eterico dell’uomo. Ma ciò che dinoi rimane a giacere sul letto e che è l’aspetto esterio-re del nostro essere, cioè, il corpo fisico e quello eteri-co, sta veramente racchiuso nelle 42 generazioni. Perquelle passa per via di eredità. Se cominciamo dunquedalla prima generazione e prendiamo in quella tuttociò che appartiene all’essere fisico, e procediamo poiattraverso 42 generazioni, non troviamo più, alla finedelle 42 generazioni, niente di ciò che rappresentavale tendenze più essenziali nella prima generazione.Dunque in sei volte sette generazioni sta racchiuso ciòche effettivamente vive e opera nel corpo fisico e inquello eterico di un uomo che giace dinanzi a noi.Tutto ciò, che in fatto di caratteristiche ereditate si tro-va in questi due corpi, va cercato negli antenati – masoltanto nel corso di 42 generazioni. Se si risale più inalto, non se ne ritrova più niente. Tutto ciò che appar-

134

Page 135: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tiene a generazioni precedenti è sparito. Se guardiamodunque la parte esteriore dell’essere umano troviamoche la forza che la compenetra è collegata a 42 gene-razioni. L’evoluzione umana nel tempo si basa dunquesopra un rapporto numerico. Esaminiamo attentamen-te questo rapporto numerico; è importante tenerneconto. Osserviamolo come appunto occorre che vengaesaminato, se si vuol comprendere la genealogia delVangelo di Matteo.

Tutto ciò che riguarda il corpo fisico è collegato a42 generazioni, perchè tutto ciò che è collegato conl’evoluzione del tempo, che si riferisce al tempo, si ri-connette col numero sette. Per gli Esseni, dunque, an-che l’evoluzione ascendente delle caratteristiche fisi-che ereditarie è collegata col numero sette. Un Essenodiceva a sè stesso: Tu devi attraversare sei volte sette– dunque 42 gradini; arrivi allora agli altri sette gradi-ni, che sono perciò il compimento del numero sette, isette volte sette – cioè 49 gradini. Ciò però che risiedeal di là dei 42 gradini non è più da assegnarsi alle for-ze ed entità, che sono attive nel corpo fisico e in quel-lo eterico. Veramente l’intiera evoluzione del corpo fi-sico e di quello eterico è compiuta soltanto secondo lalegge del settenario, dopo sette volte sette generazio-ni; ma per le ultime sette generazioni si è già raggiun-ta una completa trasformazione, non vi esiste piùniente delle prime generazioni. Ciò di cui dunque dob-biamo tener conto va cercato entro il sei volte sette;quando però il settenario è completo, già abbiamo di-

135

tiene a generazioni precedenti è sparito. Se guardiamodunque la parte esteriore dell’essere umano troviamoche la forza che la compenetra è collegata a 42 gene-razioni. L’evoluzione umana nel tempo si basa dunquesopra un rapporto numerico. Esaminiamo attentamen-te questo rapporto numerico; è importante tenerneconto. Osserviamolo come appunto occorre che vengaesaminato, se si vuol comprendere la genealogia delVangelo di Matteo.

Tutto ciò che riguarda il corpo fisico è collegato a42 generazioni, perchè tutto ciò che è collegato conl’evoluzione del tempo, che si riferisce al tempo, si ri-connette col numero sette. Per gli Esseni, dunque, an-che l’evoluzione ascendente delle caratteristiche fisi-che ereditarie è collegata col numero sette. Un Essenodiceva a sè stesso: Tu devi attraversare sei volte sette– dunque 42 gradini; arrivi allora agli altri sette gradi-ni, che sono perciò il compimento del numero sette, isette volte sette – cioè 49 gradini. Ciò però che risiedeal di là dei 42 gradini non è più da assegnarsi alle for-ze ed entità, che sono attive nel corpo fisico e in quel-lo eterico. Veramente l’intiera evoluzione del corpo fi-sico e di quello eterico è compiuta soltanto secondo lalegge del settenario, dopo sette volte sette generazio-ni; ma per le ultime sette generazioni si è già raggiun-ta una completa trasformazione, non vi esiste piùniente delle prime generazioni. Ciò di cui dunque dob-biamo tener conto va cercato entro il sei volte sette;quando però il settenario è completo, già abbiamo di-

135

Page 136: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nanzi a noi qualcosa di nuovo. Nel campo in cui si pe-netra dopo le 42 generazioni, non si tratta più diun’esistenza umana, ma di un’esistenza superumana.Possiamo distinguere dunque sei volte sette genera-zioni che si ottengono completamente sulla Terra – ciòche è al di là, il sette volte sette, già trascende la Terra;è il frutto per il mondo spirituale. Dopo sei volte settespunta il frutto, che poi si schiude per il mondo spiri-tuale con il sette volte sette. – Perciò coloro, da cuiproviene il Vangelo di Matteo, dicevano: la corporeitàfisica, di cui Zarathustra si servì, dovette essere cosìmatura, che dopo le 42 generazioni stava già al princi-pio della spiritualizzazione, della deificazione – alprincipio del punto dove doveva passare alla deifica-zione. Essa si trova dunque già al principio della 43.ma,generazione; non vi penetra però, ma si lascia oracompenetrare da un’altra entità, da quella entità checome spirito di Zarathustra s’incarna sulla Terra comeGesù di Nazareth.

Per mezzo dunque del compimento del mistero nu-merico si verificò tutto ciò, che all’anima di Zarathu-stra poteva dare, nel Gesù di Nazareth, il corpo piùadatto, il sangue più adatto. Tutto ciò che si riferisceal corpo fisico e al corpo eterico venne preparato conquel mezzo per l’evoluzione dell’umanità. Tuttavia, inun uomo – dunque anche in quello che doveva diven-tare il portatore dell’Entità-Cristo, – vi sono non sol-tanto il corpo fisico e quello eterico, ma anche il corpoastrale e l’Io. Occorreva dunque preparare, non soltan-

136

nanzi a noi qualcosa di nuovo. Nel campo in cui si pe-netra dopo le 42 generazioni, non si tratta più diun’esistenza umana, ma di un’esistenza superumana.Possiamo distinguere dunque sei volte sette genera-zioni che si ottengono completamente sulla Terra – ciòche è al di là, il sette volte sette, già trascende la Terra;è il frutto per il mondo spirituale. Dopo sei volte settespunta il frutto, che poi si schiude per il mondo spiri-tuale con il sette volte sette. – Perciò coloro, da cuiproviene il Vangelo di Matteo, dicevano: la corporeitàfisica, di cui Zarathustra si servì, dovette essere cosìmatura, che dopo le 42 generazioni stava già al princi-pio della spiritualizzazione, della deificazione – alprincipio del punto dove doveva passare alla deifica-zione. Essa si trova dunque già al principio della 43.ma,generazione; non vi penetra però, ma si lascia oracompenetrare da un’altra entità, da quella entità checome spirito di Zarathustra s’incarna sulla Terra comeGesù di Nazareth.

Per mezzo dunque del compimento del mistero nu-merico si verificò tutto ciò, che all’anima di Zarathu-stra poteva dare, nel Gesù di Nazareth, il corpo piùadatto, il sangue più adatto. Tutto ciò che si riferisceal corpo fisico e al corpo eterico venne preparato conquel mezzo per l’evoluzione dell’umanità. Tuttavia, inun uomo – dunque anche in quello che doveva diven-tare il portatore dell’Entità-Cristo, – vi sono non sol-tanto il corpo fisico e quello eterico, ma anche il corpoastrale e l’Io. Occorreva dunque preparare, non soltan-

136

Page 137: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

to ciò che riguardava il corpo fisico e quello eterico,ma doveva essere fatto anche tutto l’occorrente, per laconforme preparazione del corpo astrale e dell’Io. Perun evento così grandioso, questa preparazione non po-teva venire effettuata dapprima in una sola personali-tà; sibbene doveva verificarsi in due personalità: ilcorpo fisico e il corpo eterico vennero dapprima pre-parati nella personalità, di cui ci parla principalmenteil Vangelo di Matteo: e il corpo astrale e l’Io venneropreparati nella personalità, di cui ci narra il Vangelo diLuca, nel Gesù Nathanico. Questa, nei suoi primianni, fu una tutt’altra personalità. Mentre il Gesù delVangelo di Matteo ottenne il corpo fisico e corpo ete-rico che gli spettavano, il Gesù del Vangelo di Lucadovette ottenere il corrispondente corpo astrale e il re-lativo veicolo dell’Io. Come potè ciò succedere?

Abbiamo visto che le forze delle 42 generazionihanno dovuto essere preparate in modo specialissimo,perchè gli arti necessari per il Gesù del Vangelo diMatteo si potessero formare. Dovevano però esserepreparati anche il corpo astrale e l’Io, perchè più tardipotessero ad essi convenientemente riunirsi. Del modocome essi abbiano potuto riunirsi parleremo più tardi.– Anche per il Gesù del Vangelo di Luca vi dovetteperciò essere una preparazione adeguata. Per spiegar-celo osserviamo ora lo stato del sonno.

Già ho detto che è una favola, proveniente dalle os-servazioni della chiaroveggenza inferiore, l’afferma-zione, che nella nuvola, che si trova nella vicinanza

137

to ciò che riguardava il corpo fisico e quello eterico,ma doveva essere fatto anche tutto l’occorrente, per laconforme preparazione del corpo astrale e dell’Io. Perun evento così grandioso, questa preparazione non po-teva venire effettuata dapprima in una sola personali-tà; sibbene doveva verificarsi in due personalità: ilcorpo fisico e il corpo eterico vennero dapprima pre-parati nella personalità, di cui ci parla principalmenteil Vangelo di Matteo: e il corpo astrale e l’Io venneropreparati nella personalità, di cui ci narra il Vangelo diLuca, nel Gesù Nathanico. Questa, nei suoi primianni, fu una tutt’altra personalità. Mentre il Gesù delVangelo di Matteo ottenne il corpo fisico e corpo ete-rico che gli spettavano, il Gesù del Vangelo di Lucadovette ottenere il corrispondente corpo astrale e il re-lativo veicolo dell’Io. Come potè ciò succedere?

Abbiamo visto che le forze delle 42 generazionihanno dovuto essere preparate in modo specialissimo,perchè gli arti necessari per il Gesù del Vangelo diMatteo si potessero formare. Dovevano però esserepreparati anche il corpo astrale e l’Io, perchè più tardipotessero ad essi convenientemente riunirsi. Del modocome essi abbiano potuto riunirsi parleremo più tardi.– Anche per il Gesù del Vangelo di Luca vi dovetteperciò essere una preparazione adeguata. Per spiegar-celo osserviamo ora lo stato del sonno.

Già ho detto che è una favola, proveniente dalle os-servazioni della chiaroveggenza inferiore, l’afferma-zione, che nella nuvola, che si trova nella vicinanza

137

Page 138: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del corpo fisico e di quello eterico dell’uomo dor-miente, siano contenuti l’intiera entità astrale e l’intie-ro Io dell’uomo. Perchè effettivamente l’uomo, quan-do nello stato di sonno esce dal corpo fisico e da quel-lo eterico, è veramente effuso, disteso nell’intiero Co-smo, in ciò che appartiene al nostro Cosmo. Questo èappunto il segreto del nostro sonno, cioè, che attingia-mo dal mondo stellare (perciò parliamo del corpoastrale effuso nel mondo delle stelle) le forze più puredell’intiero Cosmo, e le riportiamo con noi al risve-glio, quando dobbiamo di nuovo immergerci nel corpofisico e in quello eterico. Allora usciamo dal sonnorinforzati e rinvigoriti da ciò che possiamo assorbiredall’intiero Cosmo. – Quando l’uomo oggidì – e cosìera pure all’epoca del Cristo Gesù – diventa chiaro-veggente nel senso più elevato, che cosa deve verifi-carsi in lui? Nello stato normale odierno l’uomo,quando esce dal corpo fisico e da quello eterico con ilsuo corpo astrale e con l’Io, diventa incosciente. Ma lacoscienza chiaroveggente deve acquistare la capacità– senza far uso del corpo fisico e di quello eterico – diguardare soltanto con gli strumenti del corpo astrale edell’Io: allora la coscienza chiaroveggente prende par-te al mondo delle stelle e percepisce ciò che in esso viè; non solo vi guarda dentro, ma penetra nel mondodelle stelle. Proprio come la coscienza dell’Esseno ri-sale il corso del tempo, attraverso le epoche, alla cuibase sta il settenario, così pure l’uomo deve percorrere

138

del corpo fisico e di quello eterico dell’uomo dor-miente, siano contenuti l’intiera entità astrale e l’intie-ro Io dell’uomo. Perchè effettivamente l’uomo, quan-do nello stato di sonno esce dal corpo fisico e da quel-lo eterico, è veramente effuso, disteso nell’intiero Co-smo, in ciò che appartiene al nostro Cosmo. Questo èappunto il segreto del nostro sonno, cioè, che attingia-mo dal mondo stellare (perciò parliamo del corpoastrale effuso nel mondo delle stelle) le forze più puredell’intiero Cosmo, e le riportiamo con noi al risve-glio, quando dobbiamo di nuovo immergerci nel corpofisico e in quello eterico. Allora usciamo dal sonnorinforzati e rinvigoriti da ciò che possiamo assorbiredall’intiero Cosmo. – Quando l’uomo oggidì – e cosìera pure all’epoca del Cristo Gesù – diventa chiaro-veggente nel senso più elevato, che cosa deve verifi-carsi in lui? Nello stato normale odierno l’uomo,quando esce dal corpo fisico e da quello eterico con ilsuo corpo astrale e con l’Io, diventa incosciente. Ma lacoscienza chiaroveggente deve acquistare la capacità– senza far uso del corpo fisico e di quello eterico – diguardare soltanto con gli strumenti del corpo astrale edell’Io: allora la coscienza chiaroveggente prende par-te al mondo delle stelle e percepisce ciò che in esso viè; non solo vi guarda dentro, ma penetra nel mondodelle stelle. Proprio come la coscienza dell’Esseno ri-sale il corso del tempo, attraverso le epoche, alla cuibase sta il settenario, così pure l’uomo deve percorrere

138

Page 139: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

i gradini che gli dànno la possibilità di percepire lospazio cosmico chiaroveggentemente.

Orbene, già spesso ho indicato quali sieno i perico-li, che si presentano, tanto in una direzione, quantonell’altra, dell’evoluzione. Per gli Esseni, in ultimaanalisi, si trattava di una discesa nel corpo fisico e inquello eterico, per poter trovare Dio attraverso talepassaggio. Era per loro come se un uomo, che si desta,non vedesse attorno a sè il mondo, ma s’immergesseinvece nel corpo fisico e nel corpo eterico, per guar-darne le forze; per percepire dunque, dall’interiore, ilproprio esteriore. L’uomo, destandosi, non discendecoscientemente nel corpo fisico e in quello eterico. Neviene impedito dal fatto, che al momento di destarsi,la sua coscienza è rivolta verso l’ambiente circostante– e non si dirige verso le forze del corpo fisico e diquello eterico. L’essenziale, per gli Esseni, erad’imparare a conoscere tutte le forze, che provenivanodalle 42 generazioni – d’imparare a distogliere losguardo da ciò che si trova nel mondo esteriore, ed’imparare ad immergersi nel proprio corpo fisico e inquello eterico; così, in questi, vedevano ciò che esistenel senso del mistero del sei volte sette, delle 42 gene-razioni. In modo analogo l’uomo deve elevarsi, sevuol salire nel Cosmo, se vuol imparare a conoscere imisteri che giacciono a base dell’intiero Cosmo. Que-sto processo è più grandioso. Se l’uomo discende nel-la propria interiorità, è soltanto esposto al pericolo diessere afferrato da tutte le forze della propria interiori-

139

i gradini che gli dànno la possibilità di percepire lospazio cosmico chiaroveggentemente.

Orbene, già spesso ho indicato quali sieno i perico-li, che si presentano, tanto in una direzione, quantonell’altra, dell’evoluzione. Per gli Esseni, in ultimaanalisi, si trattava di una discesa nel corpo fisico e inquello eterico, per poter trovare Dio attraverso talepassaggio. Era per loro come se un uomo, che si desta,non vedesse attorno a sè il mondo, ma s’immergesseinvece nel corpo fisico e nel corpo eterico, per guar-darne le forze; per percepire dunque, dall’interiore, ilproprio esteriore. L’uomo, destandosi, non discendecoscientemente nel corpo fisico e in quello eterico. Neviene impedito dal fatto, che al momento di destarsi,la sua coscienza è rivolta verso l’ambiente circostante– e non si dirige verso le forze del corpo fisico e diquello eterico. L’essenziale, per gli Esseni, erad’imparare a conoscere tutte le forze, che provenivanodalle 42 generazioni – d’imparare a distogliere losguardo da ciò che si trova nel mondo esteriore, ed’imparare ad immergersi nel proprio corpo fisico e inquello eterico; così, in questi, vedevano ciò che esistenel senso del mistero del sei volte sette, delle 42 gene-razioni. In modo analogo l’uomo deve elevarsi, sevuol salire nel Cosmo, se vuol imparare a conoscere imisteri che giacciono a base dell’intiero Cosmo. Que-sto processo è più grandioso. Se l’uomo discende nel-la propria interiorità, è soltanto esposto al pericolo diessere afferrato da tutte le forze della propria interiori-

139

Page 140: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tà, dai desideri, dalle passioni, da tutto ciò che vi è infondo all’anima e di cui di solito l’uomo non si cura,di cui non ha sentore; perchè nella vita ordinarial’educazione lo trattiene dalla conoscenza di questeforze; non ha affatto possibilità di lasciarsene afferra-re, perchè al risveglio lo sguardo ne viene subito di-stolto, per rivolgersi al mondo esteriore. Mentre dun-que nel discendere nella propria interiorità si è esposti,per così dire, al pericolo di essere afferrati dagli istintiinferiori e dalle forze egoistiche della propria natura,così un altro pericolo ci minaccia quando si attraversal’esperienza dell’effondersi sull’intiero Cosmo. E que-sto pericolo meglio si potrà caratterizzare dicendo: co-lui che sperimenta il momento, in cui non si addor-menta più nell’incoscienza, ma si addormenta invececoscientemente, di guisa che nel proprio corpo astralee nell’Io possiede uno strumento per percepire il mon-do spirituale, è minacciato dal pericolo di rimanerefortemente abbagliato, come quando un uomo si trovadi fronte ai raggi del sole. Egli rimane abbagliato dallapossente grandezza e sopratutto rimane grandementeconfuso dalle impressioni che riceve.

Come i gradini che l’uomo deve percorrere, secon-do gli Esseni, per imparare a conoscere le caratteristi-che ereditarie nel corpo fisico e in quello eterico, de-vono essere indicati per mezzo del mistero numericodel sei volte sette, così vi è anche un mistero numericoche rappresenta come l’uomo arrivi alla conoscenzadei misteri cosmici, ai misteri del grande mondo. Il

140

tà, dai desideri, dalle passioni, da tutto ciò che vi è infondo all’anima e di cui di solito l’uomo non si cura,di cui non ha sentore; perchè nella vita ordinarial’educazione lo trattiene dalla conoscenza di questeforze; non ha affatto possibilità di lasciarsene afferra-re, perchè al risveglio lo sguardo ne viene subito di-stolto, per rivolgersi al mondo esteriore. Mentre dun-que nel discendere nella propria interiorità si è esposti,per così dire, al pericolo di essere afferrati dagli istintiinferiori e dalle forze egoistiche della propria natura,così un altro pericolo ci minaccia quando si attraversal’esperienza dell’effondersi sull’intiero Cosmo. E que-sto pericolo meglio si potrà caratterizzare dicendo: co-lui che sperimenta il momento, in cui non si addor-menta più nell’incoscienza, ma si addormenta invececoscientemente, di guisa che nel proprio corpo astralee nell’Io possiede uno strumento per percepire il mon-do spirituale, è minacciato dal pericolo di rimanerefortemente abbagliato, come quando un uomo si trovadi fronte ai raggi del sole. Egli rimane abbagliato dallapossente grandezza e sopratutto rimane grandementeconfuso dalle impressioni che riceve.

Come i gradini che l’uomo deve percorrere, secon-do gli Esseni, per imparare a conoscere le caratteristi-che ereditarie nel corpo fisico e in quello eterico, de-vono essere indicati per mezzo del mistero numericodel sei volte sette, così vi è anche un mistero numericoche rappresenta come l’uomo arrivi alla conoscenzadei misteri cosmici, ai misteri del grande mondo. Il

140

Page 141: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

miglior modo per avvicinarsi a questo mistero, è quel-lo di servirsi di ciò che esiste fuori nel Cosmo nei mo-vimenti e nelle costellazioni, nelle forme di espressio-ne degli astri stessi, di ciò che, in certo modo, stascritto davanti a noi nelle stelle. – Come attraverso seivolte sette gradini si penetra nei misteri dell’interioritàumana, così per mezzo di 12 volte 7, dunque di 84gradini, si arriva ai misteri spirituali dello spazio co-smico. Quando si sono percorsi questi dodici voltesette – ossia 84 gradini, – si arriva al punto, in cui illabirinto di queste forze spirituali cosmiche non è piùabbagliante; in cui l’uomo veramente ha conquistatola quiete per orientarsi in questo possente labirinto; incui viene a conoscere questo labirinto. Questo pure in-segnavano gli Esseni in un determinato senso.

Quando l’uomo diventa chiaroveggente nel modosuddescritto, egli, nell’addormentarsi, si riversa inqualcosa, che si esprime nel segreto numerico del do-dici volte sette. Ma al «dodici volte sette» egli già stadentro alla spiritualità; per avere compiuto l’undicivolte sette, già egli è arrivato al limite del mistero.Come il sette volte sette già è nella spiritualità, cosìpure il dodici volte sette è già nella spiritualità. Sel’uomo vuol percorrere questa strada, occorre, per ar-rivare alla spiritualità, che egli attraversi undici voltesette gradini – cioè l’uomo, nel corpo astrale e l’Io,deve percorrere undici volte sette gradini. Questo vie-ne espresso nella scrittura stellare, in quanto il numerosette si attinge dal numero sette dei pianeti, e ciò che

141

miglior modo per avvicinarsi a questo mistero, è quel-lo di servirsi di ciò che esiste fuori nel Cosmo nei mo-vimenti e nelle costellazioni, nelle forme di espressio-ne degli astri stessi, di ciò che, in certo modo, stascritto davanti a noi nelle stelle. – Come attraverso seivolte sette gradini si penetra nei misteri dell’interioritàumana, così per mezzo di 12 volte 7, dunque di 84gradini, si arriva ai misteri spirituali dello spazio co-smico. Quando si sono percorsi questi dodici voltesette – ossia 84 gradini, – si arriva al punto, in cui illabirinto di queste forze spirituali cosmiche non è piùabbagliante; in cui l’uomo veramente ha conquistatola quiete per orientarsi in questo possente labirinto; incui viene a conoscere questo labirinto. Questo pure in-segnavano gli Esseni in un determinato senso.

Quando l’uomo diventa chiaroveggente nel modosuddescritto, egli, nell’addormentarsi, si riversa inqualcosa, che si esprime nel segreto numerico del do-dici volte sette. Ma al «dodici volte sette» egli già stadentro alla spiritualità; per avere compiuto l’undicivolte sette, già egli è arrivato al limite del mistero.Come il sette volte sette già è nella spiritualità, cosìpure il dodici volte sette è già nella spiritualità. Sel’uomo vuol percorrere questa strada, occorre, per ar-rivare alla spiritualità, che egli attraversi undici voltesette gradini – cioè l’uomo, nel corpo astrale e l’Io,deve percorrere undici volte sette gradini. Questo vie-ne espresso nella scrittura stellare, in quanto il numerosette si attinge dal numero sette dei pianeti, e ciò che

141

Page 142: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

si deve percorrere nello spazio cosmico si attinge dalnumero dodici delle costellazioni dello Zodiaco.Come i pianeti stanno situati entro le dodici costella-zioni e le occultano, così l’uomo, quando vuol giunge-re a conoscere lo spazio cosmico, deve percorrere set-te volte dodici – ossia sette volte undici gradini, fin-chè arriva alla spiritualità. – Se volete farvi di questoun’idea, dovete raffigurarvi la cerchia della spiritualitànelle dodici costellazioni dello Zodiaco, e l’uomostesso nel centro di essa. Orbene, la spiritualità è tal-mente distesa, che se egli vuole arrivare fino ad essa,non può cominciare a spandersi dal punto centrale,bensì deve estendersi a forma di spirale, volgendosi,per così dire, in sette curve spirali, e ogni volta chepercorre una curva spirale deve passare per tutte ledodici costellazioni zodiacali, di guisa da dovere pas-sare sette volte per dodici punti. L’uomo si stende aforma di spirale gradatamente nel Cosmo (tutto ciònaturalmente è soltanto un’immagine sensibile di ciòche l’uomo sperimenta); e se in questo suo girare egliattraversasse una settima volta le dodici costellazionizodiacali, arriverebbe al divino-spirituale. Allora, an-zichè guardare fuori nel Cosmo dal proprio centro,l’uomo invece dall’ambiente spirituale, dalle dodicicostellazioni, guarda in dentro, e può vedere ciò che viè nel mondo esteriore. Occorre sperimentare questo,se si vuol vedere ciò che vi è nel mondo. Non bastache ci si ponga da un punto di vista, sibbene bisognaporsi da dodici punti di vista. Chi voleva penetrare in

142

si deve percorrere nello spazio cosmico si attinge dalnumero dodici delle costellazioni dello Zodiaco.Come i pianeti stanno situati entro le dodici costella-zioni e le occultano, così l’uomo, quando vuol giunge-re a conoscere lo spazio cosmico, deve percorrere set-te volte dodici – ossia sette volte undici gradini, fin-chè arriva alla spiritualità. – Se volete farvi di questoun’idea, dovete raffigurarvi la cerchia della spiritualitànelle dodici costellazioni dello Zodiaco, e l’uomostesso nel centro di essa. Orbene, la spiritualità è tal-mente distesa, che se egli vuole arrivare fino ad essa,non può cominciare a spandersi dal punto centrale,bensì deve estendersi a forma di spirale, volgendosi,per così dire, in sette curve spirali, e ogni volta chepercorre una curva spirale deve passare per tutte ledodici costellazioni zodiacali, di guisa da dovere pas-sare sette volte per dodici punti. L’uomo si stende aforma di spirale gradatamente nel Cosmo (tutto ciònaturalmente è soltanto un’immagine sensibile di ciòche l’uomo sperimenta); e se in questo suo girare egliattraversasse una settima volta le dodici costellazionizodiacali, arriverebbe al divino-spirituale. Allora, an-zichè guardare fuori nel Cosmo dal proprio centro,l’uomo invece dall’ambiente spirituale, dalle dodicicostellazioni, guarda in dentro, e può vedere ciò che viè nel mondo esteriore. Occorre sperimentare questo,se si vuol vedere ciò che vi è nel mondo. Non bastache ci si ponga da un punto di vista, sibbene bisognaporsi da dodici punti di vista. Chi voleva penetrare in

142

Page 143: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

alto nella spiritualità divina doveva percorrere undicivolte sette gradini, doveva condurre su il corpo astralee l’Io per undici volte sette gradini; quando arrivava aldodici volte sette, egli stava dentro alla spiritualità.

In questo modo il corpo astrale e l’Io dovevano per-correre dodici volte sette – ossia undici volte sette gra-dini, se volevano arrivare al divino. Se il divino vuoldiscendere a rendere adatto un Io umano, deve purediscendere per undici volte sette gradini. Quando dun-que il Vangelo di Luca ha voluto descrivere quelle for-ze spirituali, che rendevano il corpo astrale e l’Io adat-ti per il portatore del Cristo, ha dovuto descrivere ladiscesa della forza divina attraverso undici volte settegradini. E questo realmente ci descrive il Vangelo diLuca. E poichè il Vangelo di Luca ci descrivequell’altra personalità, per la quale vennero preparatiil corpo astrale e l’Io, esso non ci descrive – come ilVangelo di Matteo – sei volte sette generazioni, bensìundici volte sette gradini successivi, attraverso i qualivien condotto giù da Dio stesso (e questo vieneespressamente detto nel Vangelo di Luca), ciò che di-morò nell’individualità del Gesù del Vangelo di Luca.Contate i gradini umani citati nel Vangelo di Luca at-traverso i quali viene condotta giù la forza divina etroverete 77 gradini.

Poichè il Vangelo di Matteo ci descrive il misterodell’attività nella discesa di quella forza divina, cheperfeziona il corpo fisico e quello etereo, deve domi-nare in esso il numero «sei volte sette»; – e nel Vange-

143

alto nella spiritualità divina doveva percorrere undicivolte sette gradini, doveva condurre su il corpo astralee l’Io per undici volte sette gradini; quando arrivava aldodici volte sette, egli stava dentro alla spiritualità.

In questo modo il corpo astrale e l’Io dovevano per-correre dodici volte sette – ossia undici volte sette gra-dini, se volevano arrivare al divino. Se il divino vuoldiscendere a rendere adatto un Io umano, deve purediscendere per undici volte sette gradini. Quando dun-que il Vangelo di Luca ha voluto descrivere quelle for-ze spirituali, che rendevano il corpo astrale e l’Io adat-ti per il portatore del Cristo, ha dovuto descrivere ladiscesa della forza divina attraverso undici volte settegradini. E questo realmente ci descrive il Vangelo diLuca. E poichè il Vangelo di Luca ci descrivequell’altra personalità, per la quale vennero preparatiil corpo astrale e l’Io, esso non ci descrive – come ilVangelo di Matteo – sei volte sette generazioni, bensìundici volte sette gradini successivi, attraverso i qualivien condotto giù da Dio stesso (e questo vieneespressamente detto nel Vangelo di Luca), ciò che di-morò nell’individualità del Gesù del Vangelo di Luca.Contate i gradini umani citati nel Vangelo di Luca at-traverso i quali viene condotta giù la forza divina etroverete 77 gradini.

Poichè il Vangelo di Matteo ci descrive il misterodell’attività nella discesa di quella forza divina, cheperfeziona il corpo fisico e quello etereo, deve domi-nare in esso il numero «sei volte sette»; – e nel Vange-

143

Page 144: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

lo di Luca, che ci descrive la discesa della forza divinache trasforma il corpo astrale e l’Io, deve comparire ilnumero «undici volte sette». Questo ci dimostra daquali profondità queste cose vengano tratte, e comenel Vangelo di Matteo e in quello di Luca ci venganoeffettivamente descritti i segreti dell’iniziazione, edella successione dei gradini che la spiritualità divinadeve discendere per penetrare in un’individualitàumana, e per spingersi fuori nel Cosmo.

Domani spiegheremo, perchè anche nel Vangelo diLuca vien indicata una successione di generazioni, eperchè nell’epoca in cui a pochi uomini soltanto veni-va insegnato il mistero del Cristo Gesù, veniva comu-nicato che da Dio e da Adamo fin giù al Gesù delVangelo di Luca vi sono 77 generazioni.

144

lo di Luca, che ci descrive la discesa della forza divinache trasforma il corpo astrale e l’Io, deve comparire ilnumero «undici volte sette». Questo ci dimostra daquali profondità queste cose vengano tratte, e comenel Vangelo di Matteo e in quello di Luca ci venganoeffettivamente descritti i segreti dell’iniziazione, edella successione dei gradini che la spiritualità divinadeve discendere per penetrare in un’individualitàumana, e per spingersi fuori nel Cosmo.

Domani spiegheremo, perchè anche nel Vangelo diLuca vien indicata una successione di generazioni, eperchè nell’epoca in cui a pochi uomini soltanto veni-va insegnato il mistero del Cristo Gesù, veniva comu-nicato che da Dio e da Adamo fin giù al Gesù delVangelo di Luca vi sono 77 generazioni.

144

Page 145: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

VI

Chi prende in mano il Vangelo di Luca ed esaminail capitolo, in cui la discendenza del Gesù di cui parlaquel Vangelo viene rintracciata fin su nelle precedentigenerazioni, potrà senz’altro comprendere, chel’intenzione dello scrittore del Vangelo di Luca corri-sponde a ciò che ieri è stato detto. Ieri si trattava delfatto, che nel medesimo senso, in cui un’entità-forzadivina deve compenetrare il corpo fisico e quello ete-rico del Gesù salomonico, un’entità-forza divina devepure compenetrare il corpo astrale e l’Io di quella per-sonalità, che conosciamo come Gesù Nathanico, comeil Gesù del Vangelo di Luca. E viene chiaramente det-to nel Vangelo di Luca, che questa entità-forza divinadeve essere quale essa è, per il fatto, che la successio-ne ereditaria scorre in linea diretta attraverso tutte legenerazioni a cominciare da quel gradino dell’umani-tà, in cui l’uomo, entro l’esistenza terrena, non è en-trato ancora per la prima volta in un’incarnazione ter-rena fisico-sensibile. Vediamo di fatti che il Vangelodi Luca rintraccia attraverso – diremo così – le gene-razioni, la discendenza del suo Gesù fino ad Adamo,fino a Dio. Questo altro non significa però, se non chese noi vogliamo trovare codesto principio nel corpo

145

VI

Chi prende in mano il Vangelo di Luca ed esaminail capitolo, in cui la discendenza del Gesù di cui parlaquel Vangelo viene rintracciata fin su nelle precedentigenerazioni, potrà senz’altro comprendere, chel’intenzione dello scrittore del Vangelo di Luca corri-sponde a ciò che ieri è stato detto. Ieri si trattava delfatto, che nel medesimo senso, in cui un’entità-forzadivina deve compenetrare il corpo fisico e quello ete-rico del Gesù salomonico, un’entità-forza divina devepure compenetrare il corpo astrale e l’Io di quella per-sonalità, che conosciamo come Gesù Nathanico, comeil Gesù del Vangelo di Luca. E viene chiaramente det-to nel Vangelo di Luca, che questa entità-forza divinadeve essere quale essa è, per il fatto, che la successio-ne ereditaria scorre in linea diretta attraverso tutte legenerazioni a cominciare da quel gradino dell’umani-tà, in cui l’uomo, entro l’esistenza terrena, non è en-trato ancora per la prima volta in un’incarnazione ter-rena fisico-sensibile. Vediamo di fatti che il Vangelodi Luca rintraccia attraverso – diremo così – le gene-razioni, la discendenza del suo Gesù fino ad Adamo,fino a Dio. Questo altro non significa però, se non chese noi vogliamo trovare codesto principio nel corpo

145

Page 146: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

astrale e nell’Io del Gesù Nathanico, dobbiamo risali-re fino a una condizione dell’uomo, in cui egli ancoranon è impigliato in un’incarnazione terrena fisico-sen-sibile, in cui ancora non è disceso dalla sua esistenzadivino-spirituale, ma giace ancora nel grembo di quel-le sfere spirituali, nell’ambito delle quali l’uomo puòchiamarsi appartenente alle sfere divine, un essere di-vino. Conformemente al senso di tutte le spiegazioniantroposofiche, dobbiamo indicare quest’epoca deltempo lemurico e affermare che era l’epoca, in cuil’uomo ancora non si era incarnato negli elementidell’esistenza terrena, sibbene si trovava in una sferadivino-spirituale. Effettivamente il Vangelo di Lucarintracciava il suo Gesù fino a quei tempi, in cuil’uomo era ancora di natura divina, e ancora su di luinon aveva agito ciò che chiamiamo l’influsso luciferi-co.

Quei misteri, che conducevano i loro discepoli finoa quella iniziazione che abbiamo definita ieri comeconoscenza dei grandi misteri dello spazio cosmico,volevano effettivamente condurre l’uomo a trascende-re tutto ciò che è terreno – o, per meglio dire, voleva-no condurlo al di là di ciò che l’uomo è diventato permezzo dell’elemento terreno. Essi volevano insegnarecome si vede il mondo, quando non lo si guarda attra-verso gli strumenti ottenuti dall’uomo durante l’epoca,in cui l’influenza luciferica già poteva agire su di lui.E come si palesa l’universo alla visione chiaroveggen-te, quando l’uomo si libera dalla percezione attraverso

146

astrale e nell’Io del Gesù Nathanico, dobbiamo risali-re fino a una condizione dell’uomo, in cui egli ancoranon è impigliato in un’incarnazione terrena fisico-sen-sibile, in cui ancora non è disceso dalla sua esistenzadivino-spirituale, ma giace ancora nel grembo di quel-le sfere spirituali, nell’ambito delle quali l’uomo puòchiamarsi appartenente alle sfere divine, un essere di-vino. Conformemente al senso di tutte le spiegazioniantroposofiche, dobbiamo indicare quest’epoca deltempo lemurico e affermare che era l’epoca, in cuil’uomo ancora non si era incarnato negli elementidell’esistenza terrena, sibbene si trovava in una sferadivino-spirituale. Effettivamente il Vangelo di Lucarintracciava il suo Gesù fino a quei tempi, in cuil’uomo era ancora di natura divina, e ancora su di luinon aveva agito ciò che chiamiamo l’influsso luciferi-co.

Quei misteri, che conducevano i loro discepoli finoa quella iniziazione che abbiamo definita ieri comeconoscenza dei grandi misteri dello spazio cosmico,volevano effettivamente condurre l’uomo a trascende-re tutto ciò che è terreno – o, per meglio dire, voleva-no condurlo al di là di ciò che l’uomo è diventato permezzo dell’elemento terreno. Essi volevano insegnarecome si vede il mondo, quando non lo si guarda attra-verso gli strumenti ottenuti dall’uomo durante l’epoca,in cui l’influenza luciferica già poteva agire su di lui.E come si palesa l’universo alla visione chiaroveggen-te, quando l’uomo si libera dalla percezione attraverso

146

Page 147: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

il corpo fisico e quello eterico, si libera da tutto ciòche gli si può avvicinare dall’elemento terreno? Que-sto era anzitutto il grande quesito, che si ponevano idiscepoli dei misteri. Questa era la condizione, in cuil’uomo si trovava naturalmente prima di essere pene-trato in un’incarnazione terrena, e prima di giungeread essere «l’Adamo terrestre», – per esprimerci nellospeciale senso della Bibbia e del Vangelo di Luca. – Indue modi soltanto dunque l’uomo arriva a ciò che fadi lui un uomo divino-spirituale; uno di questi modi èl’alta iniziazione dei grandi misteri – l’altro modo nonè realizzabile a volontà in qualsiasi epoca della Terra,bensì esisteva a un gradino elementare dell’esistenzaumana – prima che l’uomo divino nell’epoca lemuricascendesse a essere ciò che la Bibbia chiama «l’uomoterrestre»; perchè Adamo significa «uomo terrestre»,colui che non è più divino-spirituale, ma che si è rive-stito di elementi terreni.

Ma quando esprimiamo queste cose può obbiettarsiche soltanto settantasette – diciamo – generazioni ogradini dell’esistenza, vengono chiamati gradini diereditarietà. Nel Vangelo di Matteo già qualcuno po-trebbe sorprendersi, che da Abraham fino al Cristovengano nominate soltanto quarantadue generazioni, epotrebbe obbiettare, che col numero degli anni asse-gnati generalmente a una generazione, esse non baste-rebbero per arrivare dal Cristo fino ad Abraham. Chidice questo dovrebbe però tener conto del fatto, chegiustamente, per gli antichi tempi, per i tempi patriar-

147

il corpo fisico e quello eterico, si libera da tutto ciòche gli si può avvicinare dall’elemento terreno? Que-sto era anzitutto il grande quesito, che si ponevano idiscepoli dei misteri. Questa era la condizione, in cuil’uomo si trovava naturalmente prima di essere pene-trato in un’incarnazione terrena, e prima di giungeread essere «l’Adamo terrestre», – per esprimerci nellospeciale senso della Bibbia e del Vangelo di Luca. – Indue modi soltanto dunque l’uomo arriva a ciò che fadi lui un uomo divino-spirituale; uno di questi modi èl’alta iniziazione dei grandi misteri – l’altro modo nonè realizzabile a volontà in qualsiasi epoca della Terra,bensì esisteva a un gradino elementare dell’esistenzaumana – prima che l’uomo divino nell’epoca lemuricascendesse a essere ciò che la Bibbia chiama «l’uomoterrestre»; perchè Adamo significa «uomo terrestre»,colui che non è più divino-spirituale, ma che si è rive-stito di elementi terreni.

Ma quando esprimiamo queste cose può obbiettarsiche soltanto settantasette – diciamo – generazioni ogradini dell’esistenza, vengono chiamati gradini diereditarietà. Nel Vangelo di Matteo già qualcuno po-trebbe sorprendersi, che da Abraham fino al Cristovengano nominate soltanto quarantadue generazioni, epotrebbe obbiettare, che col numero degli anni asse-gnati generalmente a una generazione, esse non baste-rebbero per arrivare dal Cristo fino ad Abraham. Chidice questo dovrebbe però tener conto del fatto, chegiustamente, per gli antichi tempi, per i tempi patriar-

147

Page 148: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

cali prima di Salomone e di David, veniva assegnata aogni generazione una maggiore durata di tempo diquello che più tardi non si facesse. Se in qualchemodo vogliamo venir a capo delle date storiche stesse,non dobbiamo assegnare a tre generazioni – per esem-pio, di Abraham, Isacco e Giacobbe – ciò che ora cirisulterebbe la media per tre generazioni; sibbene dob-biamo assegnare all’incirca duecentoquindici anni aqueste tre generazioni. Questo risulta anche dalla ri-cerca occulta. Il fatto che per quegli antichi tempi sidebba assegnare durata maggiore a una generazioneche non oggidì, risulta anche più evidente per le gene-razioni, che da Adamo discendono fino ad Abraham.Nelle generazioni che si succedono da Abraham inpoi, ognuno può persuadersi da sè che la singola gene-razione dura lungo tempo; perchè viene sempre attri-buita un’età già avanzata ai patriarchi Abraham, Isac-co e Giacobbe, quando nasce loro un figlio, che èl’erede. E se oggi si calcolano ordinariamente 33 anniper una generazione, coloro che scrissero il Vangelo diMatteo assegnavano e con ragione per gli antichi tem-pi settantacinque, ottanta e perfino un numero mag-giore di anni a una generazione. Ma occorre osserva-re, che nel Vangelo di Matteo, fino ad Abraham,s’intende parlare di singoli uomini; ma che non si trat-ta più di singoli uomini quando da Abraham si risalepiù in su e si considerano quei nomi che vengono cita-ti dal Vangelo di Luca. Dobbiamo a questo propositoricordare un particolare esatto, sebbene per le idee

148

cali prima di Salomone e di David, veniva assegnata aogni generazione una maggiore durata di tempo diquello che più tardi non si facesse. Se in qualchemodo vogliamo venir a capo delle date storiche stesse,non dobbiamo assegnare a tre generazioni – per esem-pio, di Abraham, Isacco e Giacobbe – ciò che ora cirisulterebbe la media per tre generazioni; sibbene dob-biamo assegnare all’incirca duecentoquindici anni aqueste tre generazioni. Questo risulta anche dalla ri-cerca occulta. Il fatto che per quegli antichi tempi sidebba assegnare durata maggiore a una generazioneche non oggidì, risulta anche più evidente per le gene-razioni, che da Adamo discendono fino ad Abraham.Nelle generazioni che si succedono da Abraham inpoi, ognuno può persuadersi da sè che la singola gene-razione dura lungo tempo; perchè viene sempre attri-buita un’età già avanzata ai patriarchi Abraham, Isac-co e Giacobbe, quando nasce loro un figlio, che èl’erede. E se oggi si calcolano ordinariamente 33 anniper una generazione, coloro che scrissero il Vangelo diMatteo assegnavano e con ragione per gli antichi tem-pi settantacinque, ottanta e perfino un numero mag-giore di anni a una generazione. Ma occorre osserva-re, che nel Vangelo di Matteo, fino ad Abraham,s’intende parlare di singoli uomini; ma che non si trat-ta più di singoli uomini quando da Abraham si risalepiù in su e si considerano quei nomi che vengono cita-ti dal Vangelo di Luca. Dobbiamo a questo propositoricordare un particolare esatto, sebbene per le idee

148

Page 149: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

materialistiche dell’uomo oggidì possa sembrare forsealquanto inverosimile.

Ciò che attualmente possiamo chiamare la nostramemoria, la continuità della nostra coscienza, il ricor-do di ciò che perdura della nostra entità interiore, risa-le oggi per l’uomo normale soltanto fino ai primi annidell’infanzia. L’uomo moderno può tornare indietrocon la memoria nella propria vita e si accorgerà che aun dato punto il ricordo si spezza. Chi si ricorderà dipiù, e chi di meno, della propria infanzia; ma la nostramemoria attuale è assolutamente limitata dalla singolavita personale – non abbraccia neppure l’intiera vitapersonale fino al giorno della nascita. Se ci ricordiamoquali erano le capacità animiche, le peculiarità caratte-ristiche della coscienza degli uomini in generale nelleantiche epoche, e come ritornando indietro nell’evolu-zione dell’umanità si arrivi a tempi in cui un determi-nato stato di chiaroveggenza era la coscienza umananormale, allora non ci sembrerà più strano, che di que-sti tempi relativamente vicini si possa dire (ciò che laricerca occulta del resto conferma), che le condizionidi coscienza, in quanto alla memoria, erano negli anti-chi tempi affatto diverse da quelle che poi sono diven-tate. Se dunque risaliamo indietro nel tempo indicatodalla Bibbia come l’epoca di Abraham, troviamo chel’intiera disposizione dell’anima era diversa da ciò chepoi è diventata, e principalmente la memoria era di-versa. E se da Abraham risaliamo ancora più indietrofino all’epoca atlantea e oltre quella, dobbiamo dire,

149

materialistiche dell’uomo oggidì possa sembrare forsealquanto inverosimile.

Ciò che attualmente possiamo chiamare la nostramemoria, la continuità della nostra coscienza, il ricor-do di ciò che perdura della nostra entità interiore, risa-le oggi per l’uomo normale soltanto fino ai primi annidell’infanzia. L’uomo moderno può tornare indietrocon la memoria nella propria vita e si accorgerà che aun dato punto il ricordo si spezza. Chi si ricorderà dipiù, e chi di meno, della propria infanzia; ma la nostramemoria attuale è assolutamente limitata dalla singolavita personale – non abbraccia neppure l’intiera vitapersonale fino al giorno della nascita. Se ci ricordiamoquali erano le capacità animiche, le peculiarità caratte-ristiche della coscienza degli uomini in generale nelleantiche epoche, e come ritornando indietro nell’evolu-zione dell’umanità si arrivi a tempi in cui un determi-nato stato di chiaroveggenza era la coscienza umananormale, allora non ci sembrerà più strano, che di que-sti tempi relativamente vicini si possa dire (ciò che laricerca occulta del resto conferma), che le condizionidi coscienza, in quanto alla memoria, erano negli anti-chi tempi affatto diverse da quelle che poi sono diven-tate. Se dunque risaliamo indietro nel tempo indicatodalla Bibbia come l’epoca di Abraham, troviamo chel’intiera disposizione dell’anima era diversa da ciò chepoi è diventata, e principalmente la memoria era di-versa. E se da Abraham risaliamo ancora più indietrofino all’epoca atlantea e oltre quella, dobbiamo dire,

149

Page 150: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che allora la memoria era affatto diversa. Essa consi-steva sopratutto in questo, che non ci si ricordavacome oggidì soltanto delle vicende personali della sin-gola vita; bensì ci si ricordava – attraverso alla nascita– di ciò che il padre, il nonno, il bisnonno ecc. aveva-no sperimentato. La memoria era una cosa, che scor-reva attraverso il sangue per una serie di generazioni,e soltanto più tardi venne limitata a singoli tempi ealla singola vita. E quando nei tempi antichi vengonoimpiegati dei nomi (la nomenclatura degli antichi ri-chiederebbe uno studio speciale), a quei nomi va dataun’interpretazione affatto diversa da quella che oggidìsi usa connettere con un nome, – e ciò che la filologiaesteriore dice oggidì sul proposito, è veramente cosada dilettanti. L’uso dei nomi era prima completamentediverso. Allora nessuno avrebbe potuto affatto imma-ginare che dei nomi potessero venire collegati a cose ea esseri in modo esteriore come oggidì si suol fare. Ilnome, negli antichi tempi, era una cosa essenziale; eraessenzialmente connesso coll’essere e la cosa, e nedoveva esprimere nel suono l’interiore essenza. Ilnome era allora come un’eco dell’essere espressa insuono. Nei tempi attuali non si ha nessuna idea di que-sto: altrimenti non potrebbero esservi libri come la«Critica del linguaggio» di Fritz Mauthner, il qualepassa in rassegna tutte le ricerche moderne, tutta lacritica scientifica degli ultimi anni sul linguaggio, congrande cura – ma omette ciò che negli antichi tempiera l’essenza del linguaggio. Il nome degli antichi

150

che allora la memoria era affatto diversa. Essa consi-steva sopratutto in questo, che non ci si ricordavacome oggidì soltanto delle vicende personali della sin-gola vita; bensì ci si ricordava – attraverso alla nascita– di ciò che il padre, il nonno, il bisnonno ecc. aveva-no sperimentato. La memoria era una cosa, che scor-reva attraverso il sangue per una serie di generazioni,e soltanto più tardi venne limitata a singoli tempi ealla singola vita. E quando nei tempi antichi vengonoimpiegati dei nomi (la nomenclatura degli antichi ri-chiederebbe uno studio speciale), a quei nomi va dataun’interpretazione affatto diversa da quella che oggidìsi usa connettere con un nome, – e ciò che la filologiaesteriore dice oggidì sul proposito, è veramente cosada dilettanti. L’uso dei nomi era prima completamentediverso. Allora nessuno avrebbe potuto affatto imma-ginare che dei nomi potessero venire collegati a cose ea esseri in modo esteriore come oggidì si suol fare. Ilnome, negli antichi tempi, era una cosa essenziale; eraessenzialmente connesso coll’essere e la cosa, e nedoveva esprimere nel suono l’interiore essenza. Ilnome era allora come un’eco dell’essere espressa insuono. Nei tempi attuali non si ha nessuna idea di que-sto: altrimenti non potrebbero esservi libri come la«Critica del linguaggio» di Fritz Mauthner, il qualepassa in rassegna tutte le ricerche moderne, tutta lacritica scientifica degli ultimi anni sul linguaggio, congrande cura – ma omette ciò che negli antichi tempiera l’essenza del linguaggio. Il nome degli antichi

150

Page 151: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tempi non era affatto applicato al singolo uomo nellasua vita personale, bensì a ciò che veniva abbracciatodalla memoria, di guisa che un nome veniva adoperatofinchè durava il ricordo. Così, per esempio, Noè non èun singolo uomo; ma il nome di Noè significa, chedapprima un singolo uomo si è ricordato della propriavita – e poi attraverso la nascita si è ricordato dellavita di suo padre, di suo nonno e così di seguito, findove la memoria poteva arrivare. Finchè reggeva ilfilo della memoria il medesimo nome veniva adopera-to per una siffatta serie di uomini. Similmente in nomicome Adamo, Seth, Enoch o altri simili, venivanocomprese tante persone quante la memoria ne potevaabbracciare nel ricordo retrospettivo. Quando dunqueviene detto negli antichi tempi, che qualcuno si chia-ma «Enoch», ciò significa: che in una personalità, fi-glia di altra personalità già nominata con altro nome,sorge un nuovo filo di memoria: essa non si ricordadunque delle personalità passate: e questo nuovo filodi memoria non termina con la morte di questa perso-nalità per prima chiamata Enoch, ma si trasmette dalpadre al figlio, al nipote, e così di seguito, finchè vie-ne creato un nuovo filo di memoria. E finchè durava ilfilo di memoria veniva adoperato il medesimo nome.Dunque nella successione delle generazioni varie per-sonalità sono indicate assieme quando, per esempio, siparla di «Adamo». Il Vangelo di Luca, ben inteso, im-piega i nomi in questo senso, perchè vuol dire: QuestaEntità-Forza dell’esistenza divino-spirituale che è sta-

151

tempi non era affatto applicato al singolo uomo nellasua vita personale, bensì a ciò che veniva abbracciatodalla memoria, di guisa che un nome veniva adoperatofinchè durava il ricordo. Così, per esempio, Noè non èun singolo uomo; ma il nome di Noè significa, chedapprima un singolo uomo si è ricordato della propriavita – e poi attraverso la nascita si è ricordato dellavita di suo padre, di suo nonno e così di seguito, findove la memoria poteva arrivare. Finchè reggeva ilfilo della memoria il medesimo nome veniva adopera-to per una siffatta serie di uomini. Similmente in nomicome Adamo, Seth, Enoch o altri simili, venivanocomprese tante persone quante la memoria ne potevaabbracciare nel ricordo retrospettivo. Quando dunqueviene detto negli antichi tempi, che qualcuno si chia-ma «Enoch», ciò significa: che in una personalità, fi-glia di altra personalità già nominata con altro nome,sorge un nuovo filo di memoria: essa non si ricordadunque delle personalità passate: e questo nuovo filodi memoria non termina con la morte di questa perso-nalità per prima chiamata Enoch, ma si trasmette dalpadre al figlio, al nipote, e così di seguito, finchè vie-ne creato un nuovo filo di memoria. E finchè durava ilfilo di memoria veniva adoperato il medesimo nome.Dunque nella successione delle generazioni varie per-sonalità sono indicate assieme quando, per esempio, siparla di «Adamo». Il Vangelo di Luca, ben inteso, im-piega i nomi in questo senso, perchè vuol dire: QuestaEntità-Forza dell’esistenza divino-spirituale che è sta-

151

Page 152: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ta immersa nell’Io e nel corpo astrale del Gesù Natha-nico, dobbiamo seguirla fin su al punto, in cui l’uomoper la prima volta è disceso in un’incarnazione terre-na.

Nel Vangelo di Luca abbiamo dunque dapprima deinomi per le singole personalità; ma se risaliamo oltreAbraham arriviamo al tempo, in cui la memoria durapiù a lungo, e vien allora compreso in un unico nomeciò che la memoria conserva come un Io attraversovarie personalità. Vi riuscirà così più facile di com-prendere come i settantasette nomi, enumerati dalVangelo di Luca, possano abbracciare lunghissimeepoche – veramente fino al tempo in cui l’Entità, chesi può indicare come l’entità divino-spiritualedell’uomo, s’incarnò per la prima volta in un corpoumano fisico-sensibile. – In quel Vangelo si vede an-che, che nei grandi misteri, colui che arrivava attra-verso i settantasette gradini a purificare la propria ani-ma da tutto ciò che l’umanità aveva raccolto nell’esi-stenza terrena, perveniva a uno stato, che oggidì è sol-tanto possibile quando l’uomo è libero dal corpo e puòvivere nel corpo astrale e nell’Io. Allora l’uomo si puòeffondere in ciò da cui la Terra stessa è sorta, nel co-smo che l’attornia, nell’intiero nostro sistema cosmi-co. E così doveva essere. Allora egli ha raggiuntoquella Entità-Forza che penetrò nel corpo astrale enell’Io del Gesù Nathanico.

Nel Gesù Nathanico doveva venir rappresentato ciòche l’uomo possiede per rapporti non terrestri, bensì

152

ta immersa nell’Io e nel corpo astrale del Gesù Natha-nico, dobbiamo seguirla fin su al punto, in cui l’uomoper la prima volta è disceso in un’incarnazione terre-na.

Nel Vangelo di Luca abbiamo dunque dapprima deinomi per le singole personalità; ma se risaliamo oltreAbraham arriviamo al tempo, in cui la memoria durapiù a lungo, e vien allora compreso in un unico nomeciò che la memoria conserva come un Io attraversovarie personalità. Vi riuscirà così più facile di com-prendere come i settantasette nomi, enumerati dalVangelo di Luca, possano abbracciare lunghissimeepoche – veramente fino al tempo in cui l’Entità, chesi può indicare come l’entità divino-spiritualedell’uomo, s’incarnò per la prima volta in un corpoumano fisico-sensibile. – In quel Vangelo si vede an-che, che nei grandi misteri, colui che arrivava attra-verso i settantasette gradini a purificare la propria ani-ma da tutto ciò che l’umanità aveva raccolto nell’esi-stenza terrena, perveniva a uno stato, che oggidì è sol-tanto possibile quando l’uomo è libero dal corpo e puòvivere nel corpo astrale e nell’Io. Allora l’uomo si puòeffondere in ciò da cui la Terra stessa è sorta, nel co-smo che l’attornia, nell’intiero nostro sistema cosmi-co. E così doveva essere. Allora egli ha raggiuntoquella Entità-Forza che penetrò nel corpo astrale enell’Io del Gesù Nathanico.

Nel Gesù Nathanico doveva venir rappresentato ciòche l’uomo possiede per rapporti non terrestri, bensì

152

Page 153: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

celesti. Così il Vangelo di Luca ci descrive l’Entità di-vino-spirituale che ha interpenetrato, impregnato ilcorpo astrale e l’Io del Gesù di Luca. E il Vangelo diMatteo descrive invece quell’Entità-Forza divino-spi-rituale che da un canto ha operato su di Abraham, per-chè potesse nascere l’organo interno per la coscienzadi Jahve – e d’altra parte è la medesima Entità-Forzache attraverso quarantadue generazioni agiva nel cor-po fisico e in quello eterico, e che attraverso quaranta-due generazioni vi concentra una linea di ereditarietà.

Ieri già ho detto che questi insegnamenti, e princi-palmente gl’insegnamenti del Vangelo di Matteo cheriguardano la provenienza del sangue di Gesù di Na-zareth, venivano coltivati, venivano spiegati, in quellecomunità, che possiamo chiamare le comunità dei Te-rapeuti e degli Esseni, e che in esse operava, comegrande maestro dei Terapeuti e degli Esseni, quel Je-sciua ben Pandira, il quale doveva preparare l’epocadel Cristo Gesù. Egli doveva preparare almeno alcunidiscepoli a che, al termine di un determinato periodo –cioè quarantadue generazioni dopo Abraham – il po-polo ebraico fosse, per così dire, talmente progredito,che l’individualità di Zarathustra potesse incarnarsi inun discendente della linea di Abraham, in un rampollodella linea salomonica della casa di Davide. Questoveniva insegnato anticipatamente; a tal fine, natural-mente, a quell’epoca, occorreva sperimentarlo nei Mi-steri; e non soltanto veniva insegnato nelle scuole de-gli Esseni, bensì vi erano in quelle scuole anche dei

153

celesti. Così il Vangelo di Luca ci descrive l’Entità di-vino-spirituale che ha interpenetrato, impregnato ilcorpo astrale e l’Io del Gesù di Luca. E il Vangelo diMatteo descrive invece quell’Entità-Forza divino-spi-rituale che da un canto ha operato su di Abraham, per-chè potesse nascere l’organo interno per la coscienzadi Jahve – e d’altra parte è la medesima Entità-Forzache attraverso quarantadue generazioni agiva nel cor-po fisico e in quello eterico, e che attraverso quaranta-due generazioni vi concentra una linea di ereditarietà.

Ieri già ho detto che questi insegnamenti, e princi-palmente gl’insegnamenti del Vangelo di Matteo cheriguardano la provenienza del sangue di Gesù di Na-zareth, venivano coltivati, venivano spiegati, in quellecomunità, che possiamo chiamare le comunità dei Te-rapeuti e degli Esseni, e che in esse operava, comegrande maestro dei Terapeuti e degli Esseni, quel Je-sciua ben Pandira, il quale doveva preparare l’epocadel Cristo Gesù. Egli doveva preparare almeno alcunidiscepoli a che, al termine di un determinato periodo –cioè quarantadue generazioni dopo Abraham – il po-polo ebraico fosse, per così dire, talmente progredito,che l’individualità di Zarathustra potesse incarnarsi inun discendente della linea di Abraham, in un rampollodella linea salomonica della casa di Davide. Questoveniva insegnato anticipatamente; a tal fine, natural-mente, a quell’epoca, occorreva sperimentarlo nei Mi-steri; e non soltanto veniva insegnato nelle scuole de-gli Esseni, bensì vi erano in quelle scuole anche dei

153

Page 154: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

discepoli, i quali attraversavano realmente i quaranta-due gradini, di guisa che essi potevano vedere chiaro-veggentemente come era quell’Entità, che scese attra-verso i quarantadue gradini. Il mondo doveva essereinformato sul proposito per mezzo di insegnamentiadatti. Gli Esseni dovevano provvedere perchè almenoalcuni pochi fossero capaci di comprendere ciò che ilCristo sarebbe stato.

Orbene, già abbiamo esposto la via peculiare segui-ta dapprima da quell’individualità umana, che si è in-carnata nel sangue di cui la composizione si trova de-scritta nel Vangelo di Matteo. Sappiamo che questomaestro, antichissimo e grande, è conosciuto sotto ilnome di Zarathustra o di Zoroastro, e insegnava inOriente ciò che abbiamo esaurientemente esaminato,ciò che lo ha reso appunto adatto per questa incarna-zione. Sappiamo che egli ha introdotto la civiltà erme-tica egiziana, sacrificando a quello scopo il propriocorpo astrale, il quale venne poi impresso in Ermete;sappiamo inoltre, che egli ha sacrificato il corpo eteri-co che aveva a quel tempo, e che questo venne conser-vato per Mosè, e che Mosè, per la creazione della suaciviltà, aveva in sè il corpo eterico di Zarathustra. Za-rathustra stesso ha potuto rincarnarsi più tardi in altricorpi astrali ed eterici. Particolarmente è per noid’interesse l’incarnazione di Zarathustra, nel sesto se-colo prima della nostra èra, come Zarathos o Nazara-thos, nell’antica Caldea, quando egli aveva come di-scepoli i saggi e i maghi caldei, e in cui all’epoca del-

154

discepoli, i quali attraversavano realmente i quaranta-due gradini, di guisa che essi potevano vedere chiaro-veggentemente come era quell’Entità, che scese attra-verso i quarantadue gradini. Il mondo doveva essereinformato sul proposito per mezzo di insegnamentiadatti. Gli Esseni dovevano provvedere perchè almenoalcuni pochi fossero capaci di comprendere ciò che ilCristo sarebbe stato.

Orbene, già abbiamo esposto la via peculiare segui-ta dapprima da quell’individualità umana, che si è in-carnata nel sangue di cui la composizione si trova de-scritta nel Vangelo di Matteo. Sappiamo che questomaestro, antichissimo e grande, è conosciuto sotto ilnome di Zarathustra o di Zoroastro, e insegnava inOriente ciò che abbiamo esaurientemente esaminato,ciò che lo ha reso appunto adatto per questa incarna-zione. Sappiamo che egli ha introdotto la civiltà erme-tica egiziana, sacrificando a quello scopo il propriocorpo astrale, il quale venne poi impresso in Ermete;sappiamo inoltre, che egli ha sacrificato il corpo eteri-co che aveva a quel tempo, e che questo venne conser-vato per Mosè, e che Mosè, per la creazione della suaciviltà, aveva in sè il corpo eterico di Zarathustra. Za-rathustra stesso ha potuto rincarnarsi più tardi in altricorpi astrali ed eterici. Particolarmente è per noid’interesse l’incarnazione di Zarathustra, nel sesto se-colo prima della nostra èra, come Zarathos o Nazara-thos, nell’antica Caldea, quando egli aveva come di-scepoli i saggi e i maghi caldei, e in cui all’epoca del-

154

Page 155: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

la cattività babilonese i discepoli ebraici dell’occulti-smo vennero specialmente in contatto con lui. E neisecoli seguenti le scuole caldee di occultismo furonoriempite di tradizioni, cerimonie e culti provenienti daZarathustra, nella personalità di Zarathos o Nazara-thos, – e tutte le generazioni di discepoli occulti cal-dei, babilonesi, assiri, ecc. che vivevano in quelle con-trade dell’Asia veneravano grandemente il nome diquesto loro grande maestro, di Zarathustra, nella va-riante di Zarathos o Nazarathos. Essi aspettarono conintenso desiderio la prossima incarnazione del lorogrande maestro e guida, perchè sapevano, che egli sa-rebbe ricomparso dopo seicento anni. Il segreto diquesta ricomparsa era da loro conosciuto; esso viveva,per così dire, come qualcosa che risplendeva lorodall’avvenire. E quando si avvicinò l’epoca in cui ilsangue era pronto per la nuova incarnazione di Zara-thustra, i tre messaggeri, i tre Magi sapienti, si partiro-no dall’Oriente; essi sapevano che il nome venerato diZarathustra stesso, come stella, li avrebbe guidati allalocalità, dove la rincarnazione di Zarathustra dovevaverificarsi. Fu l’entità del grande maestro stesso, checome «stella» condusse i tre Magi al luogo di nascitadel Gesù del Vangelo di Matteo. Anche per via filolo-gica esteriore si può illustrare, che effettivamente laparola stella veniva adoperata negli antichi tempicome nome di individualità umane. E non soltanto laricerca spirituale ci dice chiaramente che a quel tempoi tre Magi seguirono la stella di Zoroastro, la «stella

155

la cattività babilonese i discepoli ebraici dell’occulti-smo vennero specialmente in contatto con lui. E neisecoli seguenti le scuole caldee di occultismo furonoriempite di tradizioni, cerimonie e culti provenienti daZarathustra, nella personalità di Zarathos o Nazara-thos, – e tutte le generazioni di discepoli occulti cal-dei, babilonesi, assiri, ecc. che vivevano in quelle con-trade dell’Asia veneravano grandemente il nome diquesto loro grande maestro, di Zarathustra, nella va-riante di Zarathos o Nazarathos. Essi aspettarono conintenso desiderio la prossima incarnazione del lorogrande maestro e guida, perchè sapevano, che egli sa-rebbe ricomparso dopo seicento anni. Il segreto diquesta ricomparsa era da loro conosciuto; esso viveva,per così dire, come qualcosa che risplendeva lorodall’avvenire. E quando si avvicinò l’epoca in cui ilsangue era pronto per la nuova incarnazione di Zara-thustra, i tre messaggeri, i tre Magi sapienti, si partiro-no dall’Oriente; essi sapevano che il nome venerato diZarathustra stesso, come stella, li avrebbe guidati allalocalità, dove la rincarnazione di Zarathustra dovevaverificarsi. Fu l’entità del grande maestro stesso, checome «stella» condusse i tre Magi al luogo di nascitadel Gesù del Vangelo di Matteo. Anche per via filolo-gica esteriore si può illustrare, che effettivamente laparola stella veniva adoperata negli antichi tempicome nome di individualità umane. E non soltanto laricerca spirituale ci dice chiaramente che a quel tempoi tre Magi seguirono la stella di Zoroastro, la «stella

155

Page 156: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

d’Oro» di Zoroastro, e che questa li condusse doveegli voleva incarnarsi, sibbene anche il fatto, che laparola «stella» veniva impiegata per le individualitàumane superiori (come ho detto, questo è un fatto chepuò essere confermato anche per via filologica) po-trebbe indicare, che con la stella che conduceva queisaggi s’intendeva designare Zarathustra stesso. Sei se-coli prima dell’èra nostra i Magi dell’Oriente sonodunque venuti in stretto rapporto con l’individualitàche s’incarnò come il Gesù del Vangelo di Matteo. EZarathustra stesso condusse i Magi: essi seguirono lesue orme. Perchè fu, per così dire, l’impulso di Zara-thustra, della stella che guidava i Magi e li attirava inPalestina, che dai misteri orientali caldei guidò il lorocammino, in Palestina, dove Zarathustra si accingevaalla sua nuova incarnazione.

Il segreto della prossima incarnazione di Zarathu-stra, di Zarathos o Nazarathos, era conosciuto anchenei misteri caldei. Il segreto però, che il sangue delpopolo ebreo doveva essere destinato, a un determina-to momento, alla nuova corporeità di Zarathustra, ve-niva insegnato da coloro, i quali si erano, per cosìdire, per mezzo dei quarantadue gradini elevati neimisteri esseni. Vi erano dunque dapprima due catego-rie di persone, che sapevano qualcosa del mistero delGesù del Vangelo di Matteo. Dalla parte di Zarathu-stra, donde veniva designata l’individualità che dove-va incarnarsi nel sangue giudaico, lo sapevano gli ini-ziati caldei; dalla parte del sangue, dalla parte esterio-

156

d’Oro» di Zoroastro, e che questa li condusse doveegli voleva incarnarsi, sibbene anche il fatto, che laparola «stella» veniva impiegata per le individualitàumane superiori (come ho detto, questo è un fatto chepuò essere confermato anche per via filologica) po-trebbe indicare, che con la stella che conduceva queisaggi s’intendeva designare Zarathustra stesso. Sei se-coli prima dell’èra nostra i Magi dell’Oriente sonodunque venuti in stretto rapporto con l’individualitàche s’incarnò come il Gesù del Vangelo di Matteo. EZarathustra stesso condusse i Magi: essi seguirono lesue orme. Perchè fu, per così dire, l’impulso di Zara-thustra, della stella che guidava i Magi e li attirava inPalestina, che dai misteri orientali caldei guidò il lorocammino, in Palestina, dove Zarathustra si accingevaalla sua nuova incarnazione.

Il segreto della prossima incarnazione di Zarathu-stra, di Zarathos o Nazarathos, era conosciuto anchenei misteri caldei. Il segreto però, che il sangue delpopolo ebreo doveva essere destinato, a un determina-to momento, alla nuova corporeità di Zarathustra, ve-niva insegnato da coloro, i quali si erano, per cosìdire, per mezzo dei quarantadue gradini elevati neimisteri esseni. Vi erano dunque dapprima due catego-rie di persone, che sapevano qualcosa del mistero delGesù del Vangelo di Matteo. Dalla parte di Zarathu-stra, donde veniva designata l’individualità che dove-va incarnarsi nel sangue giudaico, lo sapevano gli ini-ziati caldei; dalla parte del sangue, dalla parte esterio-

156

Page 157: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

re, dalla parte del corpo, lo sapevano gli Esseni. Eradunque un insegnamento, che veniva impartito nellescuole essene già da cento e più anni, quellodell’avvento del Gesù del Vangelo di Matteo – di quelGesù, il quale nel suo insieme doveva sodisfare, nonsoltanto a tutte le condizioni delle quali ho parlato, maa un’altra ancora, che caratterizzeremo a un dipressonel modo seguente.

Un discepolo esseno siffatto dopo molto tempo,dopo molte purificazioni ed esercizi della sua anima,veniva condotto su per i quarantadue gradini a vedere,per così dire, i segreti del corpo fisico e di quello ete-rico. Colui che doveva allora nascere in Palestina, chesi doveva incarnare entro questo sangue, scendeva giùdall’alto: egli già aveva le facoltà che il discepolo es-seno non poteva conseguire che dopo lunghi e difficilicimenti, attraverso i quarantadue gradini. Di colui checosì scendeva si doveva dire: «Egli a priori possiedela capacità di evolvere siffatte tendenze». – «Esse na-scevano con lui», si diceva nelle comunità essene. Main ultima analisi, ciò che veniva coltivato nelle comu-nità essene, in fatto di esercizi e di purificazionidell’anima, era la continuazione di una specie di edu-cazione occulta, che esisteva già da antichissimi tempinel Giudaismo: in questo vi era sempre stato ciò cheveniva indicato come «Nazareato» o «Nazareismo».Consisteva nel fatto, che singoli uomini – anche primadella creazione delle sètte terapeute ed essene – appli-cavano su di sè dei determinati metodi di evoluzione

157

re, dalla parte del corpo, lo sapevano gli Esseni. Eradunque un insegnamento, che veniva impartito nellescuole essene già da cento e più anni, quellodell’avvento del Gesù del Vangelo di Matteo – di quelGesù, il quale nel suo insieme doveva sodisfare, nonsoltanto a tutte le condizioni delle quali ho parlato, maa un’altra ancora, che caratterizzeremo a un dipressonel modo seguente.

Un discepolo esseno siffatto dopo molto tempo,dopo molte purificazioni ed esercizi della sua anima,veniva condotto su per i quarantadue gradini a vedere,per così dire, i segreti del corpo fisico e di quello ete-rico. Colui che doveva allora nascere in Palestina, chesi doveva incarnare entro questo sangue, scendeva giùdall’alto: egli già aveva le facoltà che il discepolo es-seno non poteva conseguire che dopo lunghi e difficilicimenti, attraverso i quarantadue gradini. Di colui checosì scendeva si doveva dire: «Egli a priori possiedela capacità di evolvere siffatte tendenze». – «Esse na-scevano con lui», si diceva nelle comunità essene. Main ultima analisi, ciò che veniva coltivato nelle comu-nità essene, in fatto di esercizi e di purificazionidell’anima, era la continuazione di una specie di edu-cazione occulta, che esisteva già da antichissimi tempinel Giudaismo: in questo vi era sempre stato ciò cheveniva indicato come «Nazareato» o «Nazareismo».Consisteva nel fatto, che singoli uomini – anche primadella creazione delle sètte terapeute ed essene – appli-cavano su di sè dei determinati metodi di evoluzione

157

Page 158: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dell’anima e del corpo. I Nazarei applicavano princi-palmente il metodo – che sotto alcuni riguardi è anco-ra utile oggidì, se l’uomo vuol progredire più rapida-mente nella sua evoluzione animica, di quello che al-trimenti non gli sarebbe possibile, – di seguire unadieta speciale: sopratutto si astenevano completamen-te da ogni cibo carneo e dal vino. Si procuravano cosìla possibilità di un certo alleggerimento, perchè difattiil cibo carneo è capace di ostacolare l’evoluzionedell’uomo che aspira alla spiritualità. Effettivamente(e qui non si tratta di propaganda vegetariana) l’asten-sione dal cibo carneo facilita tutto: l’uomo può diven-tare più resistente nella sua anima e mostrarsi più fortenel trionfare di quelle opposizioni e di quegli ostacoli,che provengono dal corpo fisico e da quello eterico, serinunzia al cibo carneo. L’uomo diventa più tollerante,più capace di sopportare, ma naturalmente egli non lodiventa per il fatto semplicemente di essersi astenutodal cibo carneo, ma sopratutto perchè ha fortificato lasua anima. Se si astiene semplicemente dalla carne,egli non modifica che il proprio corpo fisico; maquando da parte dell’anima non vi è ciò che vi deveessere, ciò che deve interpenetrare il corpo, alloral’astensione dalla carne non ha alcuno speciale scopo.Esisteva dunque questo Nazareismo. Gli Esseni peròlo proseguirono con prescrizioni molto più severe; viaggiunsero anche molte altre cose. Essi vi aggiunserotutto ciò che vi ho raccontato ieri e avanti ieri; ma col-tivarono sopratutto una severa astensione dal cibo car-

158

dell’anima e del corpo. I Nazarei applicavano princi-palmente il metodo – che sotto alcuni riguardi è anco-ra utile oggidì, se l’uomo vuol progredire più rapida-mente nella sua evoluzione animica, di quello che al-trimenti non gli sarebbe possibile, – di seguire unadieta speciale: sopratutto si astenevano completamen-te da ogni cibo carneo e dal vino. Si procuravano cosìla possibilità di un certo alleggerimento, perchè difattiil cibo carneo è capace di ostacolare l’evoluzionedell’uomo che aspira alla spiritualità. Effettivamente(e qui non si tratta di propaganda vegetariana) l’asten-sione dal cibo carneo facilita tutto: l’uomo può diven-tare più resistente nella sua anima e mostrarsi più fortenel trionfare di quelle opposizioni e di quegli ostacoli,che provengono dal corpo fisico e da quello eterico, serinunzia al cibo carneo. L’uomo diventa più tollerante,più capace di sopportare, ma naturalmente egli non lodiventa per il fatto semplicemente di essersi astenutodal cibo carneo, ma sopratutto perchè ha fortificato lasua anima. Se si astiene semplicemente dalla carne,egli non modifica che il proprio corpo fisico; maquando da parte dell’anima non vi è ciò che vi deveessere, ciò che deve interpenetrare il corpo, alloral’astensione dalla carne non ha alcuno speciale scopo.Esisteva dunque questo Nazareismo. Gli Esseni peròlo proseguirono con prescrizioni molto più severe; viaggiunsero anche molte altre cose. Essi vi aggiunserotutto ciò che vi ho raccontato ieri e avanti ieri; ma col-tivarono sopratutto una severa astensione dal cibo car-

158

Page 159: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

neo. Con questo mezzo si ottenne, in un tempo relati-vamente più breve, che siffatti uomini imparassero aestendere la loro memoria nel passato fino ad abbrac-ciare quarantadue generazioni, che imparassero così ascrutare i segreti della cronaca dell’Akasha. Essi di-ventarono ciò che si potrebbe chiamare: un germogliodi un ramo, di un albero, di una pianta, che s’intrecciaattraverso molte generazioni. Essi non erano staccatidall’albero dell’umanità; sentivano i fili che li legava-no all’albero del resto dell’umanità; essi erano qualco-sa di diverso da coloro, i quali si distaccavano dal cep-po e di cui la memoria si limitava alla singola perso-nalità. Uomini siffatti venivano denominati, anchenelle comunità essene, con una parola che dovevaesprimere «un ramo vivo» e non «un ramo reciso».Erano uomini, i quali si sentivano dentro nella succes-sione delle generazioni, ma non si sentivano recisidall’albero dell’umanità. I discepoli che presso gli Es-seni seguivano principalmente questa direzione, e cheavevano percorso i quarantadue gradini, venivanochiamati «Nezer».

Colui di cui ieri vi ho parlato come di un maestrodelle comunità essene, Gesù, figlio del Pandira, ebbeun discepolo fedele anche in questa classe dei Nezer.Perchè questo Jesciua ben Pandira, il quale è ben co-nosciuto dagli occultisti, aveva cinque discepoli,ognuno dei quali aveva assunto un ramo speciale delgrande insegnamento generale del Jesciua ben Pandirae lo svolgeva separatamente. Questi cinque discepoli

159

neo. Con questo mezzo si ottenne, in un tempo relati-vamente più breve, che siffatti uomini imparassero aestendere la loro memoria nel passato fino ad abbrac-ciare quarantadue generazioni, che imparassero così ascrutare i segreti della cronaca dell’Akasha. Essi di-ventarono ciò che si potrebbe chiamare: un germogliodi un ramo, di un albero, di una pianta, che s’intrecciaattraverso molte generazioni. Essi non erano staccatidall’albero dell’umanità; sentivano i fili che li legava-no all’albero del resto dell’umanità; essi erano qualco-sa di diverso da coloro, i quali si distaccavano dal cep-po e di cui la memoria si limitava alla singola perso-nalità. Uomini siffatti venivano denominati, anchenelle comunità essene, con una parola che dovevaesprimere «un ramo vivo» e non «un ramo reciso».Erano uomini, i quali si sentivano dentro nella succes-sione delle generazioni, ma non si sentivano recisidall’albero dell’umanità. I discepoli che presso gli Es-seni seguivano principalmente questa direzione, e cheavevano percorso i quarantadue gradini, venivanochiamati «Nezer».

Colui di cui ieri vi ho parlato come di un maestrodelle comunità essene, Gesù, figlio del Pandira, ebbeun discepolo fedele anche in questa classe dei Nezer.Perchè questo Jesciua ben Pandira, il quale è ben co-nosciuto dagli occultisti, aveva cinque discepoli,ognuno dei quali aveva assunto un ramo speciale delgrande insegnamento generale del Jesciua ben Pandirae lo svolgeva separatamente. Questi cinque discepoli

159

Page 160: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

di Jesciua ben Pandira, portavano i nomi seguenti:Mattai, Nakkai – il terzo discepolo, perchè particolar-mente della classe dei «Nezer» portava appunto ilnome di Nezer, – poi Buni e Thoda. Ognuno di questicinque discepoli, o seguaci di Jesciua ben Pandira, – ilquale un secolo prima dell’èra nostra fu condannato amorte, nel modo già descritto, per bestemmie ed ere-sie e subì il martirio, – continuava a coltivare, per cosìdire, in cinque diversi rami il grande universale inse-gnamento di Jesciua ben Pandira. La ricerca occultascientifico-spirituale c’insegna che dopo la morte diJesciua ben Pandira venne in particolar modo conti-nuata, per mezzo del discepolo Mattai, la dottrina del-la preparazione del sangue per il prossimo avvento delGesù del Vangelo di Matteo; e quell’insegnamentodell’atteggiamento interiore dell’anima, che era con-nesso con l’antico Nazareato, ma anche col nuovo ne-zerismo, venne proseguito dall’altro grande discepolodi Jesciua ben Pandira, da Nezer. E Nezer era special-mente destinato a fondare una piccola colonia. Vi era-no molte di siffatte colonie di Esseni in Palestina, e inognuna di esse veniva coltivato un ramo speciale diEssenismo. Il Nezerismo doveva specialmente venircoltivato dal discepolo Nezer, sopratutto in quella co-lonia che conduceva un’esistenza misteriosa, e la qua-le, in ultima analisi, non rappresentava che un piccolocentro in quell’epoca – questa colonia ebbe poi nellaBibbia il nome di «Nazareth». In Nazareth – Nezereth– venne impiantata una colonia essena da Nezer, il di-

160

di Jesciua ben Pandira, portavano i nomi seguenti:Mattai, Nakkai – il terzo discepolo, perchè particolar-mente della classe dei «Nezer» portava appunto ilnome di Nezer, – poi Buni e Thoda. Ognuno di questicinque discepoli, o seguaci di Jesciua ben Pandira, – ilquale un secolo prima dell’èra nostra fu condannato amorte, nel modo già descritto, per bestemmie ed ere-sie e subì il martirio, – continuava a coltivare, per cosìdire, in cinque diversi rami il grande universale inse-gnamento di Jesciua ben Pandira. La ricerca occultascientifico-spirituale c’insegna che dopo la morte diJesciua ben Pandira venne in particolar modo conti-nuata, per mezzo del discepolo Mattai, la dottrina del-la preparazione del sangue per il prossimo avvento delGesù del Vangelo di Matteo; e quell’insegnamentodell’atteggiamento interiore dell’anima, che era con-nesso con l’antico Nazareato, ma anche col nuovo ne-zerismo, venne proseguito dall’altro grande discepolodi Jesciua ben Pandira, da Nezer. E Nezer era special-mente destinato a fondare una piccola colonia. Vi era-no molte di siffatte colonie di Esseni in Palestina, e inognuna di esse veniva coltivato un ramo speciale diEssenismo. Il Nezerismo doveva specialmente venircoltivato dal discepolo Nezer, sopratutto in quella co-lonia che conduceva un’esistenza misteriosa, e la qua-le, in ultima analisi, non rappresentava che un piccolocentro in quell’epoca – questa colonia ebbe poi nellaBibbia il nome di «Nazareth». In Nazareth – Nezereth– venne impiantata una colonia essena da Nezer, il di-

160

Page 161: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

scepolo di Jesciua ben Pandira. Ivi erano persone – evivevano in grande segretezza – che coltivavanol’antico Nazareismo. Perciò dopo lo svolgimento dellealtre vicende di cui ancora dovrò parlare, dopo l’emi-grazione in Egitto e il ritorno dal medesimo, nulla viera di più naturale per il Gesù del Vangelo di Matteo,che di venir condotto nell’atmosfera di questo Nezeri-smo. A questo accennano pure le parole del Vangelodi Matteo, in cui è detto, che dopo il ritorno dall’Egit-to egli venne condotto nella piccola città di Nazareth,«acciocchè si adempisse quello che fu detto dai Profe-ti: egli dovrà diventare un Nazareo». Questo è poi sta-to tradotto nei modi più diversi, perchè i traduttori nonne conoscevano esattamente il significato – e nessunosapeva bene di che si trattasse. Questo significava: chevi era una colonia essena, là dove Gesù doveva cre-scere. Ora, però, prima d’inoltrarci in altri dettagli especialmente sul rapporto col Gesù del Vangelo diLuca, vogliamo ancora parlare a grandi linee del Gesùdel Vangelo di Matteo.

Tutto ciò che è descritto dapprima nel Vangelo diMatteo risale ai misteri che Jesciua ben Pandira ha in-segnati fra gli Esseni, e che il suo discepolo Mattai hapoi trasmessi come insegnamento; i primi segreti delVangelo di Matteo già c’indicano questo discepoloMattai. – Per mezzo di tutto ciò che proviene, in certomodo, dalla parte che è ora stata descritta dal Vangelodi Matteo, poterono venir preparati il corpo fisico equello eterico del Gesù del Vangelo di Matteo, quan-

161

scepolo di Jesciua ben Pandira. Ivi erano persone – evivevano in grande segretezza – che coltivavanol’antico Nazareismo. Perciò dopo lo svolgimento dellealtre vicende di cui ancora dovrò parlare, dopo l’emi-grazione in Egitto e il ritorno dal medesimo, nulla viera di più naturale per il Gesù del Vangelo di Matteo,che di venir condotto nell’atmosfera di questo Nezeri-smo. A questo accennano pure le parole del Vangelodi Matteo, in cui è detto, che dopo il ritorno dall’Egit-to egli venne condotto nella piccola città di Nazareth,«acciocchè si adempisse quello che fu detto dai Profe-ti: egli dovrà diventare un Nazareo». Questo è poi sta-to tradotto nei modi più diversi, perchè i traduttori nonne conoscevano esattamente il significato – e nessunosapeva bene di che si trattasse. Questo significava: chevi era una colonia essena, là dove Gesù doveva cre-scere. Ora, però, prima d’inoltrarci in altri dettagli especialmente sul rapporto col Gesù del Vangelo diLuca, vogliamo ancora parlare a grandi linee del Gesùdel Vangelo di Matteo.

Tutto ciò che è descritto dapprima nel Vangelo diMatteo risale ai misteri che Jesciua ben Pandira ha in-segnati fra gli Esseni, e che il suo discepolo Mattai hapoi trasmessi come insegnamento; i primi segreti delVangelo di Matteo già c’indicano questo discepoloMattai. – Per mezzo di tutto ciò che proviene, in certomodo, dalla parte che è ora stata descritta dal Vangelodi Matteo, poterono venir preparati il corpo fisico equello eterico del Gesù del Vangelo di Matteo, quan-

161

Page 162: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tunque, ben inteso nelle quarantadue generazioni, sitrattasse anche di influenze sul corpo astrale. Maquando abbiamo detto, che durante le prime quattordi-ci generazioni si tratta del corpo fisico, durante le se-conde quattordici generazioni del corpo eterico, e cheper le ultime quattordici generazioni, dalla cattivitàbabilonese in poi, si tratta del corpo astrale, dobbiamotuttavia ammettere, che tutto ciò che è stato giusta-mente preparato in questo modo per Zarathustra, nonpoteva essere utilizzato da questa possente individua-lità che nei riguardi del corpo fisico e del corpo eteri-co. Ora ricordatevi, come sempre vi ho detto, chel’uomo, nella singola sua evoluzione personale, dallanascita fino al suo settimo anno, sviluppa principal-mente il corpo fisico, che durante i sette anni susse-guenti – dal cambio dei denti fino alla maturità ses-suale – sviluppa sopratutto il corpo eterico, e che sol-tanto allora comincia il libero sviluppo del corpoastrale. L’evoluzione del corpo fisico e del corpo ete-rico doveva arrivare a compimento in quello specialecorpo fisico e in quel corpo eterico, che erano statipreparati per mezzo delle generazioni, che comincianoda Abraham, ed essere vissuta da Zarathustra nella suanuova incarnazione. Più tardi però, quando egli era ar-rivato al termine dell’evoluzione del corpo eterico, ciòche gli era stato preparato non bastava più, ed egli do-vette ormai avviarsi all’evoluzione del corpo astrale.Allora si è svolto quel grande e misterioso fatto, che ènecessario di comprendere, per poter capire l’intiero

162

tunque, ben inteso nelle quarantadue generazioni, sitrattasse anche di influenze sul corpo astrale. Maquando abbiamo detto, che durante le prime quattordi-ci generazioni si tratta del corpo fisico, durante le se-conde quattordici generazioni del corpo eterico, e cheper le ultime quattordici generazioni, dalla cattivitàbabilonese in poi, si tratta del corpo astrale, dobbiamotuttavia ammettere, che tutto ciò che è stato giusta-mente preparato in questo modo per Zarathustra, nonpoteva essere utilizzato da questa possente individua-lità che nei riguardi del corpo fisico e del corpo eteri-co. Ora ricordatevi, come sempre vi ho detto, chel’uomo, nella singola sua evoluzione personale, dallanascita fino al suo settimo anno, sviluppa principal-mente il corpo fisico, che durante i sette anni susse-guenti – dal cambio dei denti fino alla maturità ses-suale – sviluppa sopratutto il corpo eterico, e che sol-tanto allora comincia il libero sviluppo del corpoastrale. L’evoluzione del corpo fisico e del corpo ete-rico doveva arrivare a compimento in quello specialecorpo fisico e in quel corpo eterico, che erano statipreparati per mezzo delle generazioni, che comincianoda Abraham, ed essere vissuta da Zarathustra nella suanuova incarnazione. Più tardi però, quando egli era ar-rivato al termine dell’evoluzione del corpo eterico, ciòche gli era stato preparato non bastava più, ed egli do-vette ormai avviarsi all’evoluzione del corpo astrale.Allora si è svolto quel grande e misterioso fatto, che ènecessario di comprendere, per poter capire l’intiero

162

Page 163: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

grande Mistero del Cristo Gesù. L’individualità di Za-rathustra si è sviluppata durante l’epoca infantile nelcorpo fisico e nel corpo eterico del Gesù del Vangelodi Matteo, fino al dodicesimo anno, perchè allora inquesta individualità, anche per virtù del clima, si pre-sentò con anticipazione il momento, che per le nostrecontrade corrisponderebbe a quello del quattordicesi-mo e quindicesimo anno; al dodicesimo anno dunque,già era stato raggiunto tutto ciò che nel relativo corpofisico e in quello eterico della linea salomonica con-formemente preparati, poteva essere raggiunto. E allo-ra l’individualità dello Zarathustra abbandonò effetti-vamente questo corpo fisico e questo corpo eterico dicui parla anzitutto il Vangelo di Matteo, e passò nelGesù del Vangelo di Luca. Perchè dalle conferenze sulVangelo di Luca già sappiamo, che in realtà, con ilracconto «del Gesù dodicenne nel Tempio», come vie-ne esposto da Luca, si è inteso dire quanto segue: nelmomento, in cui il bambino Gesù del Vangelo di Lucasi presenta improvvisamente ai suoi genitori in modo,che essi non lo possono più affatto comprendere, incui egli addirittura è diventato un altro, si è compiutoil fatto, che nella di lui interiorità è penetrata l’indivi-dualità di Zarathustra, la quale fino allora aveva svoltola propria evoluzione nel corpo fisico e nel corpo ete-rico del Gesù salomonico. Queste cose esistono nellavita, sebbene per la natura profana delle concezionimaterialistiche del mondo riesca oggidì difficile cre-dervi. Il passaggio di una individualità da un corpo

163

grande Mistero del Cristo Gesù. L’individualità di Za-rathustra si è sviluppata durante l’epoca infantile nelcorpo fisico e nel corpo eterico del Gesù del Vangelodi Matteo, fino al dodicesimo anno, perchè allora inquesta individualità, anche per virtù del clima, si pre-sentò con anticipazione il momento, che per le nostrecontrade corrisponderebbe a quello del quattordicesi-mo e quindicesimo anno; al dodicesimo anno dunque,già era stato raggiunto tutto ciò che nel relativo corpofisico e in quello eterico della linea salomonica con-formemente preparati, poteva essere raggiunto. E allo-ra l’individualità dello Zarathustra abbandonò effetti-vamente questo corpo fisico e questo corpo eterico dicui parla anzitutto il Vangelo di Matteo, e passò nelGesù del Vangelo di Luca. Perchè dalle conferenze sulVangelo di Luca già sappiamo, che in realtà, con ilracconto «del Gesù dodicenne nel Tempio», come vie-ne esposto da Luca, si è inteso dire quanto segue: nelmomento, in cui il bambino Gesù del Vangelo di Lucasi presenta improvvisamente ai suoi genitori in modo,che essi non lo possono più affatto comprendere, incui egli addirittura è diventato un altro, si è compiutoil fatto, che nella di lui interiorità è penetrata l’indivi-dualità di Zarathustra, la quale fino allora aveva svoltola propria evoluzione nel corpo fisico e nel corpo ete-rico del Gesù salomonico. Queste cose esistono nellavita, sebbene per la natura profana delle concezionimaterialistiche del mondo riesca oggidì difficile cre-dervi. Il passaggio di una individualità da un corpo

163

Page 164: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

all’altro può verificarsi. E qualcosa di simile si è ap-punto verificato, quando l’individualità di Zarathustraabbandonò il corpo originario e penetrò nel Gesù delVangelo di Luca, nel quale ormai il corpo astrale e ilveicolo dell’Io erano specialmente preparati.

Così Zarathustra ha potuto proseguire la propriaevoluzione, dal dodicesimo anno in poi, nel corpoastrale e nell’Io all’uopo preparati del Gesù Nathani-co. Ciò ci viene esposto nel Vangelo di Luca in modoveramente grandioso, là dove ci descrive lo straordi-nario portento del Gesù dodicenne, che siede nel Tem-pio fra i dottori e dice cose meravigliose. Come mai ilGesù della linea nathanica ha potuto fare questo? Loha potuto fare, perchè in quel momento l’individualitàdi Zarathustra era penetrata in lui. Fino al dodicesimoanno Zarathustra non ha parlato attraverso questo fan-ciullo, che allora era stato condotto a Gerusalemme;perciò la trasformazione del carattere è così grande,che i genitori non lo riconoscono, quando lo ritrovanoseduto fra i dottori.

Si tratta dunque di due coppie di genitori, le quali sichiamano ambedue «Giuseppe» e «Maria» – (1) e didue Gesù bambini; di uno di essi, del Gesù della lineasalomonica, della casa di Davide, ci dà notizia la suc-cessione delle generazioni del Vangelo di Matteo;l’altro fanciullo, il Gesù della linea nathanica, è figlio

1A quell’epoca molti portavano quei nomi; ma voler dedurre qualcosa dainomi di «Giuseppe» e «Maria» oggidì, con il modo con cui attualmentes’intendono i nomi, sarebbe una contraddizione a qualsiasi seria ricerca.

164

all’altro può verificarsi. E qualcosa di simile si è ap-punto verificato, quando l’individualità di Zarathustraabbandonò il corpo originario e penetrò nel Gesù delVangelo di Luca, nel quale ormai il corpo astrale e ilveicolo dell’Io erano specialmente preparati.

Così Zarathustra ha potuto proseguire la propriaevoluzione, dal dodicesimo anno in poi, nel corpoastrale e nell’Io all’uopo preparati del Gesù Nathani-co. Ciò ci viene esposto nel Vangelo di Luca in modoveramente grandioso, là dove ci descrive lo straordi-nario portento del Gesù dodicenne, che siede nel Tem-pio fra i dottori e dice cose meravigliose. Come mai ilGesù della linea nathanica ha potuto fare questo? Loha potuto fare, perchè in quel momento l’individualitàdi Zarathustra era penetrata in lui. Fino al dodicesimoanno Zarathustra non ha parlato attraverso questo fan-ciullo, che allora era stato condotto a Gerusalemme;perciò la trasformazione del carattere è così grande,che i genitori non lo riconoscono, quando lo ritrovanoseduto fra i dottori.

Si tratta dunque di due coppie di genitori, le quali sichiamano ambedue «Giuseppe» e «Maria» – (1) e didue Gesù bambini; di uno di essi, del Gesù della lineasalomonica, della casa di Davide, ci dà notizia la suc-cessione delle generazioni del Vangelo di Matteo;l’altro fanciullo, il Gesù della linea nathanica, è figlio

1A quell’epoca molti portavano quei nomi; ma voler dedurre qualcosa dainomi di «Giuseppe» e «Maria» oggidì, con il modo con cui attualmentes’intendono i nomi, sarebbe una contraddizione a qualsiasi seria ricerca.

164

Page 165: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

di tutt’altra coppia di genitori e di lui ci parla il Van-gelo di Luca. I due fanciulli crescono insieme e sievolvono insieme fino al loro dodicesimo anno. Que-sto potete leggerlo nei Vangeli. Il Vangelo parla sem-pre giusto. E finchè non si voleva che la gente sapessela verità, o fin che la gente non voleva sentire la veri-tà, i Vangeli sono stati poco conosciuti. Occorre sol-tanto comprendere i Vangeli, essi parlano giusto.

Il Gesù della linea nathanica cresce dotato di straor-dinaria interiorità. Egli è poco abile nell’assimilare sa-pienza esteriore, e cognizioni esteriori; è dotato peròdi una grande, profonda interiorità, di una infinita ca-pacità di amore, perchè nel suo corpo eterico vivevaquella forza, che scorreva giù dall’epoca, in cuil’uomo non era ancora disceso in un’incarnazione ter-restre, in cui conduceva ancora un’esistenza divina.L’esistenza divina viveva in lui come capacità infinitadi amore. Questo fanciullo era dunque poco adatto aciò che gli uomini si sono assimilati attraverso le in-carnazioni, per mezzo degli strumenti del corpo fisico;ma d’altra parte era grandemente e straordinariamentecompenetrato di calore di amore nella sua anima, nellasua interiorità. Si svolgeva qualcosa in lui, che era unindizio, per coloro che sapevano, dell’immensa, pro-fonda interiorità di questo ragazzo. Ciò che nell’uomosi risveglia generalmente soltanto a contatto conl’esteriorità, dal Gesù del Vangelo di Luca già a prioriera conosciuto; subito dopo nato, egli disse alcune pa-role comprensibili per coloro che lo attorniavano. Egli

165

di tutt’altra coppia di genitori e di lui ci parla il Van-gelo di Luca. I due fanciulli crescono insieme e sievolvono insieme fino al loro dodicesimo anno. Que-sto potete leggerlo nei Vangeli. Il Vangelo parla sem-pre giusto. E finchè non si voleva che la gente sapessela verità, o fin che la gente non voleva sentire la veri-tà, i Vangeli sono stati poco conosciuti. Occorre sol-tanto comprendere i Vangeli, essi parlano giusto.

Il Gesù della linea nathanica cresce dotato di straor-dinaria interiorità. Egli è poco abile nell’assimilare sa-pienza esteriore, e cognizioni esteriori; è dotato peròdi una grande, profonda interiorità, di una infinita ca-pacità di amore, perchè nel suo corpo eterico vivevaquella forza, che scorreva giù dall’epoca, in cuil’uomo non era ancora disceso in un’incarnazione ter-restre, in cui conduceva ancora un’esistenza divina.L’esistenza divina viveva in lui come capacità infinitadi amore. Questo fanciullo era dunque poco adatto aciò che gli uomini si sono assimilati attraverso le in-carnazioni, per mezzo degli strumenti del corpo fisico;ma d’altra parte era grandemente e straordinariamentecompenetrato di calore di amore nella sua anima, nellasua interiorità. Si svolgeva qualcosa in lui, che era unindizio, per coloro che sapevano, dell’immensa, pro-fonda interiorità di questo ragazzo. Ciò che nell’uomosi risveglia generalmente soltanto a contatto conl’esteriorità, dal Gesù del Vangelo di Luca già a prioriera conosciuto; subito dopo nato, egli disse alcune pa-role comprensibili per coloro che lo attorniavano. Egli

165

Page 166: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

era dunque grande nei riguardi di tutto ciò che è inte-riore, e poco abile per tutto ciò che andava acquistatosulla Terra stessa, attraverso le generazioni dell’uma-nità. I genitori dovettero perciò grandemente meravi-gliarsi, quando in questa corporeità, sviluppatasi inquesto modo, si palesò loro a un tratto un ragazzocompenetrato di tutta quella sapienza esteriore, che cisi deve acquistare per mezzo di strumenti esteriori.Questa trasformazione così repentina, così potente, èstata possibile, perchè in quel momento l’individualitàdi Zarathustra passò dal Gesù bambino salomonico inquesto Gesù della linea nathanica. Era Zarathustra,Zarathos che parlava attraverso questo fanciullo nelmomento descritto, cioè quando i genitori lo cercanonel Tempio.

Zarathustra si era naturalmente assimilato tuttequelle capacità, che si possono assimilare con l’usodello strumento del corpo fisico e di quello del corpoeterico. Egli si era dovuto cercare la linea del sanguedella direzione salomonica e la corporeità per mezzodi essa preparata, perchè ivi erano quelle potenti forzeelaborate al massimo grado. Da questa corporeità egliprese ciò che si potè assimilare e lo unì a ciò che ori-ginava da quella interiorità, che proveniva dalla figuradel Gesù del Vangelo di Luca, che discendeva daun’epoca, in cui l’uomo ancora non era in un’incarna-zione terrena. Queste due cose così si unirono; un’uni-ca Entità ci sta ormai dinanzi. E per giunta – si potreb-be dire – la nostra attenzione viene ora specialmente

166

era dunque grande nei riguardi di tutto ciò che è inte-riore, e poco abile per tutto ciò che andava acquistatosulla Terra stessa, attraverso le generazioni dell’uma-nità. I genitori dovettero perciò grandemente meravi-gliarsi, quando in questa corporeità, sviluppatasi inquesto modo, si palesò loro a un tratto un ragazzocompenetrato di tutta quella sapienza esteriore, che cisi deve acquistare per mezzo di strumenti esteriori.Questa trasformazione così repentina, così potente, èstata possibile, perchè in quel momento l’individualitàdi Zarathustra passò dal Gesù bambino salomonico inquesto Gesù della linea nathanica. Era Zarathustra,Zarathos che parlava attraverso questo fanciullo nelmomento descritto, cioè quando i genitori lo cercanonel Tempio.

Zarathustra si era naturalmente assimilato tuttequelle capacità, che si possono assimilare con l’usodello strumento del corpo fisico e di quello del corpoeterico. Egli si era dovuto cercare la linea del sanguedella direzione salomonica e la corporeità per mezzodi essa preparata, perchè ivi erano quelle potenti forzeelaborate al massimo grado. Da questa corporeità egliprese ciò che si potè assimilare e lo unì a ciò che ori-ginava da quella interiorità, che proveniva dalla figuradel Gesù del Vangelo di Luca, che discendeva daun’epoca, in cui l’uomo ancora non era in un’incarna-zione terrena. Queste due cose così si unirono; un’uni-ca Entità ci sta ormai dinanzi. E per giunta – si potreb-be dire – la nostra attenzione viene ora specialmente

166

Page 167: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

richiamata sopra un altro fatto. Non soltanto i genitoridel Gesù di Luca si accorsero di una speciale trasfor-mazione, trovarono qualcosa che essi non potevanosupporre; bensì questa trasformazione si palesa ancheesteriormente. Perchè quando il Gesù bambino vientrovato dai suoi genitori nel Tempio fra i Dottori, vie-ne descritto in particolar modo che: «Egli discese conloro e venne in Nazareth... E Gesù avanzò in robustez-za esteriore fisica, in nobili attitudini e in sapienza».Perchè vengono enumerate queste tre qualità? Perchèerano tre qualità, che egli poteva in special modo ap-propriarsi ora che in lui vi era l’individualità di Zara-thustra. Osservo espressamente, che queste tre parolevengono ordinariamente tradotte nelle Bibbie comuni:«E Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appoDio e appo gli uomini».

Vorrei sapere se occorre veramente un Vangelo perdire che un ragazzo dodicenne avanza in età! Perfinonella traduzione del Weizsäcker sta detto: «E Gesùavanzava in sapienza, in statura e in grazia appo Dio eappo gli uomini». Ma questo non è il significato giu-sto; invece s’intende dire, che vi era ora nel Gesùbambino nathanico un’Individualità, la quale non era– come prima – soltanto interiore, e che non si mostra-va esteriormente, ma che ora, perchè si era sviluppatain un corpo fisico perfetto, si manifestava anche nellabellezza esteriore fisica. Ma anche ciò che viene spe-cialmente coltivato nel corpo eterico, e che in questosi assimila e si elabora durante la vita come abitudini,

167

richiamata sopra un altro fatto. Non soltanto i genitoridel Gesù di Luca si accorsero di una speciale trasfor-mazione, trovarono qualcosa che essi non potevanosupporre; bensì questa trasformazione si palesa ancheesteriormente. Perchè quando il Gesù bambino vientrovato dai suoi genitori nel Tempio fra i Dottori, vie-ne descritto in particolar modo che: «Egli discese conloro e venne in Nazareth... E Gesù avanzò in robustez-za esteriore fisica, in nobili attitudini e in sapienza».Perchè vengono enumerate queste tre qualità? Perchèerano tre qualità, che egli poteva in special modo ap-propriarsi ora che in lui vi era l’individualità di Zara-thustra. Osservo espressamente, che queste tre parolevengono ordinariamente tradotte nelle Bibbie comuni:«E Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appoDio e appo gli uomini».

Vorrei sapere se occorre veramente un Vangelo perdire che un ragazzo dodicenne avanza in età! Perfinonella traduzione del Weizsäcker sta detto: «E Gesùavanzava in sapienza, in statura e in grazia appo Dio eappo gli uomini». Ma questo non è il significato giu-sto; invece s’intende dire, che vi era ora nel Gesùbambino nathanico un’Individualità, la quale non era– come prima – soltanto interiore, e che non si mostra-va esteriormente, ma che ora, perchè si era sviluppatain un corpo fisico perfetto, si manifestava anche nellabellezza esteriore fisica. Ma anche ciò che viene spe-cialmente coltivato nel corpo eterico, e che in questosi assimila e si elabora durante la vita come abitudini,

167

Page 168: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

non esisteva dapprincipio nel Gesù nathanico; in essosi presentò una potente capacità di amore, e su questasi poteva edificare più oltre; ma questa tendenza fu làdi colpo, essa non poteva comprimersi nelle abitudini.Ora però vi era l’altra individualità, che aveva in sè leforze della crescenza del corpo fisico e del corpo ete-rico, ed era ormai possibile che delle abitudini si pale-sassero anche esteriormente e si riversassero nel corpoeterico. Questa è la seconda qualità, in cui il Gesùbambino avanzò. La terza, «la sapienza», è già più ov-via. Il Gesù del Vangelo di Luca non era sapiente; eraun essere dotato d’infinita capacità di amore. Mal’avanzarsi in sapienza potè verificarsi, perchè l’indi-vidualità di Zarathustra penetrò in lui.

Nell’esporre il Vangelo di Luca già ho detto, che fa-cilmente una personalità che sia abbandonatadall’individualità e alla quale rimangano ancora sol-tanto i tre corpi, – il corpo fisico, il corpo eterico e ilcorpo astrale – (perchè in quel caso rimangono indie-tro) può ancora vivere per qualche tempo. Ciò peròche era rimasto indietro del Gesù salomonico rimasemalaticcio, e morì effettivamente poco dopo. Questosignifica, che effettivamente, il Gesù bambino del pri-mo capitolo del Vangelo di Matteo morì relativamentepresto dopo il dodicesimo anno. Abbiamo così dappri-ma non un solo Gesù bambino, ma due; dopo peròquesti due diventano uno. Spesso le tradizioni degliantichi tempi esprimono cose meravigliose che indub-biamente però occorre comprendere, e che si possono

168

non esisteva dapprincipio nel Gesù nathanico; in essosi presentò una potente capacità di amore, e su questasi poteva edificare più oltre; ma questa tendenza fu làdi colpo, essa non poteva comprimersi nelle abitudini.Ora però vi era l’altra individualità, che aveva in sè leforze della crescenza del corpo fisico e del corpo ete-rico, ed era ormai possibile che delle abitudini si pale-sassero anche esteriormente e si riversassero nel corpoeterico. Questa è la seconda qualità, in cui il Gesùbambino avanzò. La terza, «la sapienza», è già più ov-via. Il Gesù del Vangelo di Luca non era sapiente; eraun essere dotato d’infinita capacità di amore. Mal’avanzarsi in sapienza potè verificarsi, perchè l’indi-vidualità di Zarathustra penetrò in lui.

Nell’esporre il Vangelo di Luca già ho detto, che fa-cilmente una personalità che sia abbandonatadall’individualità e alla quale rimangano ancora sol-tanto i tre corpi, – il corpo fisico, il corpo eterico e ilcorpo astrale – (perchè in quel caso rimangono indie-tro) può ancora vivere per qualche tempo. Ciò peròche era rimasto indietro del Gesù salomonico rimasemalaticcio, e morì effettivamente poco dopo. Questosignifica, che effettivamente, il Gesù bambino del pri-mo capitolo del Vangelo di Matteo morì relativamentepresto dopo il dodicesimo anno. Abbiamo così dappri-ma non un solo Gesù bambino, ma due; dopo peròquesti due diventano uno. Spesso le tradizioni degliantichi tempi esprimono cose meravigliose che indub-biamente però occorre comprendere, e che si possono

168

Page 169: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

soltanto comprendere, quando si conoscono i fatti chevi si riferiscono. Parleremo in seguito più precisamen-te del modo come questi due ragazzi si sono uniti; oradesidero aggiungere soltanto un particolare.

Nel cosiddetto «Vangelo degli Egiziani» si trova unpunto strano già considerato molto eretico nei primisecoli; perchè nei circoli cristiani non si voleva udirela verità su questo riguardo – o non si voleva che ve-nisse conosciuta. Ma qualcosa è stato conservato in unVangelo apocrifo, in cui viene detto: «che la Salvezzacomparirà nel mondo quando i due diventeranno unoe l’esteriore diventerà come l’interiore». Queste paro-le sono un’espressione esatta dello stato di fatto occul-to appunto descrittovi. Da ciò dipende la salvezza: idue devono diventare UNO. E diventeranno UNO,quando al dodicesimo anno l’individualità di Zarathu-stra passò nel Gesù nathanico e l’interiore diventòesteriore. La forza animica del Gesù del Vangelo diLuca era una cosa potentemente interiore; ma questainteriorità diventò un’esteriorità, quando l’individuali-tà di Zarathustra, che si era sviluppata nell’esteriorità,nel corpo fisico, e nel corpo eterico del Gesù salomo-nico, compenetrò questa interiorità, e la pervase, incerto modo, con le forze che si erano sviluppate nelcorpo fisico e in quello eterico. Allora questo corpo fi-sico e questo corpo eterico del Gesù nathanico venne-ro compenetrati dall’interiore verso l’esteriore da unapossente forza, di guisa che l’esteriore potè ormai di-venire un’espressione dell’interiore; di quell’interiori-

169

soltanto comprendere, quando si conoscono i fatti chevi si riferiscono. Parleremo in seguito più precisamen-te del modo come questi due ragazzi si sono uniti; oradesidero aggiungere soltanto un particolare.

Nel cosiddetto «Vangelo degli Egiziani» si trova unpunto strano già considerato molto eretico nei primisecoli; perchè nei circoli cristiani non si voleva udirela verità su questo riguardo – o non si voleva che ve-nisse conosciuta. Ma qualcosa è stato conservato in unVangelo apocrifo, in cui viene detto: «che la Salvezzacomparirà nel mondo quando i due diventeranno unoe l’esteriore diventerà come l’interiore». Queste paro-le sono un’espressione esatta dello stato di fatto occul-to appunto descrittovi. Da ciò dipende la salvezza: idue devono diventare UNO. E diventeranno UNO,quando al dodicesimo anno l’individualità di Zarathu-stra passò nel Gesù nathanico e l’interiore diventòesteriore. La forza animica del Gesù del Vangelo diLuca era una cosa potentemente interiore; ma questainteriorità diventò un’esteriorità, quando l’individuali-tà di Zarathustra, che si era sviluppata nell’esteriorità,nel corpo fisico, e nel corpo eterico del Gesù salomo-nico, compenetrò questa interiorità, e la pervase, incerto modo, con le forze che si erano sviluppate nelcorpo fisico e in quello eterico. Allora questo corpo fi-sico e questo corpo eterico del Gesù nathanico venne-ro compenetrati dall’interiore verso l’esteriore da unapossente forza, di guisa che l’esteriore potè ormai di-venire un’espressione dell’interiore; di quell’interiori-

169

Page 170: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tà, che prima era rimasta interiore, quando il Gesùbambino di Luca ancora non era stato compenetratodall’individualità di Zarathustra. Così i due erano di-ventati UNO.

Abbiamo ora seguito Zarathustra, dalla sua nascitacome Gesù bambino del Vangelo di Matteo, fino alsuo dodicesimo anno, in cui ha abbandonato il suocorpo originario e ha assunto la corporeità del Gesùnathanico, che egli ormai sviluppa più oltre e conducea tale perfezione, che a una determinata altezza ha po-tuto veramente sacrificarla, sacrificando i suoi tre cor-pi, per accogliere quella Entità che viene indicata allo-ra come il CRISTO.

170

tà, che prima era rimasta interiore, quando il Gesùbambino di Luca ancora non era stato compenetratodall’individualità di Zarathustra. Così i due erano di-ventati UNO.

Abbiamo ora seguito Zarathustra, dalla sua nascitacome Gesù bambino del Vangelo di Matteo, fino alsuo dodicesimo anno, in cui ha abbandonato il suocorpo originario e ha assunto la corporeità del Gesùnathanico, che egli ormai sviluppa più oltre e conducea tale perfezione, che a una determinata altezza ha po-tuto veramente sacrificarla, sacrificando i suoi tre cor-pi, per accogliere quella Entità che viene indicata allo-ra come il CRISTO.

170

Page 171: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

VII

Se vogliamo comprendere l’intiero significatodell’Avvento del Cristo per l’evoluzione dell’umanità,dobbiamo nuovamente parlare di un fatto, già noto acoloro che hanno udito l’anno scorso a Basilea leConferenze sul Vangelo di Luca. E tanto più occorrericordare questo fatto, in quanto ora sarà bene richia-mare dinanzi all’anima nostra i punti principalidell’Avvento del Cristo, per poter poi nelle prossimeconferenze aggiungere i particolari al quadro, cheoggi tracceremo soltanto a grandi linee. Per ottenereperò queste grandi linee occorre ricordarci di una leg-ge fondamentale dell’evoluzione dell’umanità: cioè,della legge, che nel corso dell’evoluzione gli uominiaccolgono sempre nuove facoltà, si elevano a gradisempre più elevati di perfezione – se così li vogliamochiamare. Questo fatto si palesa a noi anche superfi-cialmente dall’esteriore, purchè si esamini storica-mente quel breve periodo di tempo, che dalla storiaesteriore appunto può essere abbracciato, in cui delledeterminate facoltà non erano ancora sviluppatenell’uomo; e poi si rintracci nel corso del tempo,come delle nuove facoltà si sieno andate riversandonell’uomo e abbiano finalmente prodotto la nostra ci-

171

VII

Se vogliamo comprendere l’intiero significatodell’Avvento del Cristo per l’evoluzione dell’umanità,dobbiamo nuovamente parlare di un fatto, già noto acoloro che hanno udito l’anno scorso a Basilea leConferenze sul Vangelo di Luca. E tanto più occorrericordare questo fatto, in quanto ora sarà bene richia-mare dinanzi all’anima nostra i punti principalidell’Avvento del Cristo, per poter poi nelle prossimeconferenze aggiungere i particolari al quadro, cheoggi tracceremo soltanto a grandi linee. Per ottenereperò queste grandi linee occorre ricordarci di una leg-ge fondamentale dell’evoluzione dell’umanità: cioè,della legge, che nel corso dell’evoluzione gli uominiaccolgono sempre nuove facoltà, si elevano a gradisempre più elevati di perfezione – se così li vogliamochiamare. Questo fatto si palesa a noi anche superfi-cialmente dall’esteriore, purchè si esamini storica-mente quel breve periodo di tempo, che dalla storiaesteriore appunto può essere abbracciato, in cui delledeterminate facoltà non erano ancora sviluppatenell’uomo; e poi si rintracci nel corso del tempo,come delle nuove facoltà si sieno andate riversandonell’uomo e abbiano finalmente prodotto la nostra ci-

171

Page 172: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

viltà attuale. Ma perchè una facoltà ben determinatapossa risvegliarsi nella natura umana – e possa a pocoa poco diventare più tardi una facoltà generale degliuomini – una facoltà, per così dire, che ognuno puòacquistarsi al tempo opportuno – occorre, che questafacoltà si affacci dapprima da qualche parte, in modospecialmente importante. Quando ho parlato del Van-gelo di Luca l’anno scorso ho richiamato la vostra at-tenzione sull’«ottuplice sentiero» che l’umanità puòseguire, se si attiene a ciò, che è fluito nell’evoluzionedell’umanità per mezzo del Gotamo Buddha. L’ordi-nario corso di questo ottuplice sentiero si può indicarecome: retta cognizione, retto giudizio, retta parola,retta azione, retta vita, rette abitudini, retto sapere eretto raccoglimento. Queste sono delle determinate fa-coltà dell’anima umana. Possiamo dire: dai tempi incui è vissuto Gotamo Buddha la natura umana si èinalzata a un gradino tale, che è diventato possibileche l’uomo in sè stesso, come una facoltà interioredella natura umana, possa gradatamente sviluppare lefacoltà di questo ottuplice sentiero. Prima, però, primache Gotamo Buddha fosse vissuto sulla Terranell’incarnazione di Buddha, la natura umana ancoranon era capace di acquistarsi queste qualità. Dunquepossiamo affermare: perchè queste qualità si potesserogradatamente sviluppare nella natura umana, occorre-va il fatto, che una volta, per mezzo della presenza diun’entità tanto elevata come il Gotamo Buddha, ve-nisse dato alla natura umana l’impulso, perchè attra-

172

viltà attuale. Ma perchè una facoltà ben determinatapossa risvegliarsi nella natura umana – e possa a pocoa poco diventare più tardi una facoltà generale degliuomini – una facoltà, per così dire, che ognuno puòacquistarsi al tempo opportuno – occorre, che questafacoltà si affacci dapprima da qualche parte, in modospecialmente importante. Quando ho parlato del Van-gelo di Luca l’anno scorso ho richiamato la vostra at-tenzione sull’«ottuplice sentiero» che l’umanità puòseguire, se si attiene a ciò, che è fluito nell’evoluzionedell’umanità per mezzo del Gotamo Buddha. L’ordi-nario corso di questo ottuplice sentiero si può indicarecome: retta cognizione, retto giudizio, retta parola,retta azione, retta vita, rette abitudini, retto sapere eretto raccoglimento. Queste sono delle determinate fa-coltà dell’anima umana. Possiamo dire: dai tempi incui è vissuto Gotamo Buddha la natura umana si èinalzata a un gradino tale, che è diventato possibileche l’uomo in sè stesso, come una facoltà interioredella natura umana, possa gradatamente sviluppare lefacoltà di questo ottuplice sentiero. Prima, però, primache Gotamo Buddha fosse vissuto sulla Terranell’incarnazione di Buddha, la natura umana ancoranon era capace di acquistarsi queste qualità. Dunquepossiamo affermare: perchè queste qualità si potesserogradatamente sviluppare nella natura umana, occorre-va il fatto, che una volta, per mezzo della presenza diun’entità tanto elevata come il Gotamo Buddha, ve-nisse dato alla natura umana l’impulso, perchè attra-

172

Page 173: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

verso i secoli, attraverso i millenni, queste facoltà sipotessero ormai sviluppare come indipendentinell’uomo. Ho già detto che ormai queste facoltà sisvilupperanno come indipendenti presso un numerosempre maggiore di uomini; e quando un numero suf-ficientemente grande di uomini avrà acquistato questefacoltà, la Terra sarà matura per accogliere il prossimoBuddha, il Maitreya Buddha, il quale ora è un Bodhi-sattwa. È fra questi due eventi, dunque, che si svolgequell’evoluzione, nella quale gli uomini, in numeroabbastanza ragguardevole, si assimilano le facoltà in-tellettuali, morali e affettive superiori, indicate comel’ottuplice sentiero. Ma perchè un progresso siffatto sipossa effettuare, occorre che una volta – la prima vol-ta – per mezzo di un’individualità elevatissima vengadato spiccatamente, chiaramente, in uno specialeevento, l’impulso al progresso dell’evoluzione. Unavolta dunque è successo, che riunite tutte in un singo-lo uomo – cioè nella personalità del Gotamo Buddha –queste facoltà dell’ottuplice sentiero si sieno trovate alcompleto. E questa personalità diede l’impulso, per-chè tutti gli uomini ormai potessero assimilare questefacoltà.

Questa è la legge dell’evoluzione dell’umanità: unaprima volta, occorre che l’impulso in senso generale sipresenti in una personalità; poi a poco a poco – siapure attraverso i millenni – scorre nell’umanità, diguisa che tutti gli uomini possano accogliere questoimpulso, e sviluppare quelle facoltà.

173

verso i secoli, attraverso i millenni, queste facoltà sipotessero ormai sviluppare come indipendentinell’uomo. Ho già detto che ormai queste facoltà sisvilupperanno come indipendenti presso un numerosempre maggiore di uomini; e quando un numero suf-ficientemente grande di uomini avrà acquistato questefacoltà, la Terra sarà matura per accogliere il prossimoBuddha, il Maitreya Buddha, il quale ora è un Bodhi-sattwa. È fra questi due eventi, dunque, che si svolgequell’evoluzione, nella quale gli uomini, in numeroabbastanza ragguardevole, si assimilano le facoltà in-tellettuali, morali e affettive superiori, indicate comel’ottuplice sentiero. Ma perchè un progresso siffatto sipossa effettuare, occorre che una volta – la prima vol-ta – per mezzo di un’individualità elevatissima vengadato spiccatamente, chiaramente, in uno specialeevento, l’impulso al progresso dell’evoluzione. Unavolta dunque è successo, che riunite tutte in un singo-lo uomo – cioè nella personalità del Gotamo Buddha –queste facoltà dell’ottuplice sentiero si sieno trovate alcompleto. E questa personalità diede l’impulso, per-chè tutti gli uomini ormai potessero assimilare questefacoltà.

Questa è la legge dell’evoluzione dell’umanità: unaprima volta, occorre che l’impulso in senso generale sipresenti in una personalità; poi a poco a poco – siapure attraverso i millenni – scorre nell’umanità, diguisa che tutti gli uomini possano accogliere questoimpulso, e sviluppare quelle facoltà.

173

Page 174: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Ciò che deve fluire nell’umanità, per mezzodell’Avvento del Cristo, è cosa, a cui non bastano cin-que millenni, come bastarono a ciò che doveva venireall’umanità per mezzo del Gotamo Buddha. Ciò che èscorso nell’umanità per mezzo dell’Entità-Cristo siesplicherà e continuerà ad agire nell’umanità, comefacoltà speciale, durante tutto il rimanente dell’evolu-zione terrestre. Ma che cosa è effettivamente venuto,per mezzo dell’Avvento del Cristo – sebbene comeimpulso infinitamente più grandioso – in modo analo-go a quello del Buddha? – Se vogliamo esaminare ciòche è venuto nell’umanità, per mezzo dell’Avventodel Cristo, potremo caratterizzarlo a un dipresso nelmodo seguente: ciò che in tutte le antiche epoche pre-cristiane ha potuto avvicinarsi agli uomini unicamenteentro la cerchia dei misteri, è diventato, in un determi-nato modo, possibile dall’Avvento del Cristo in poi –e andrà diventando sempre più possibile – come quali-tà generale della natura umana. E come? Dobbiamoora renderci anzitutto chiaramente conto degli antichimisteri e della natura dell’iniziazione nei tempi precri-stiani.

Questa iniziazione era invero diversa presso i variipopoli della sfera terrestre – e così pure era diversanei tempi postatlantei. L’iniziazione nel suo insiemeera distribuita in modo, che alcuni popoli sperimenta-vano una determinata parte di essa, mentre altri popoline sperimentavano un’altra. Chi si pone sul terrenodella rincarnazione potrà rispondere da sè al quesito

174

Ciò che deve fluire nell’umanità, per mezzodell’Avvento del Cristo, è cosa, a cui non bastano cin-que millenni, come bastarono a ciò che doveva venireall’umanità per mezzo del Gotamo Buddha. Ciò che èscorso nell’umanità per mezzo dell’Entità-Cristo siesplicherà e continuerà ad agire nell’umanità, comefacoltà speciale, durante tutto il rimanente dell’evolu-zione terrestre. Ma che cosa è effettivamente venuto,per mezzo dell’Avvento del Cristo – sebbene comeimpulso infinitamente più grandioso – in modo analo-go a quello del Buddha? – Se vogliamo esaminare ciòche è venuto nell’umanità, per mezzo dell’Avventodel Cristo, potremo caratterizzarlo a un dipresso nelmodo seguente: ciò che in tutte le antiche epoche pre-cristiane ha potuto avvicinarsi agli uomini unicamenteentro la cerchia dei misteri, è diventato, in un determi-nato modo, possibile dall’Avvento del Cristo in poi –e andrà diventando sempre più possibile – come quali-tà generale della natura umana. E come? Dobbiamoora renderci anzitutto chiaramente conto degli antichimisteri e della natura dell’iniziazione nei tempi precri-stiani.

Questa iniziazione era invero diversa presso i variipopoli della sfera terrestre – e così pure era diversanei tempi postatlantei. L’iniziazione nel suo insiemeera distribuita in modo, che alcuni popoli sperimenta-vano una determinata parte di essa, mentre altri popoline sperimentavano un’altra. Chi si pone sul terrenodella rincarnazione potrà rispondere da sè al quesito

174

Page 175: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che potrebbe affacciarsi: perchè negli antichi tempinon era concesso a ogni popolo di ricevere l’intieroinsieme dell’iniziazione? Ciò non era necessario, per-chè un’anima che nasceva in un popolo e in quellosperimentava una parte dell’iniziazione, non era limi-tata a quella singola incarnazione in quel popolo, masi rincarnava alternativamente in altri popoli, e potevain questi sperimentare le corrispondenti altre partidell’iniziazione.

Se vogliamo renderci chiaramente conto della natu-ra dell’iniziazione, dobbiamo dire: l’iniziazione, perl'uomo, è la visione nel mondo spirituale, visione chenon può essere concessa al suo sguardo sensibile, alsuo intelletto esteriore, che sono collegati agli stru-menti del corpo fisico. – L’uomo, nella vita normale,per così dire, ha due volte l’occasione entro le venti-quattro ore di trovarsi là, dove sta anche l’iniziato; mal’iniziato vi sta in un modo differente, da come vi stal’uomo dalla vita terrena normale. Veramente l’uomovi si trova sempre – ma ne è inconsapevole, l’iniziatoinvece ne è consapevole. È noto che l’uomo nella vitaattraversa durante le ventiquattro ore una condizionedi veglia e una di sonno. Abbiamo esaurientementedescritto, e tutti ormai sanno, che l’uomo nell’addor-mentarsi esce con il suo Io e con il corpo astrale dalcorpo fisico e da quello eterico; egli allora si riversacon il suo Io e con il corpo astrale sull’intiero cosmocircostante, e dal cosmo trae a sè le correnti di cui ab-bisogna di giorno per la sua vita di veglia. L’uomo

175

che potrebbe affacciarsi: perchè negli antichi tempinon era concesso a ogni popolo di ricevere l’intieroinsieme dell’iniziazione? Ciò non era necessario, per-chè un’anima che nasceva in un popolo e in quellosperimentava una parte dell’iniziazione, non era limi-tata a quella singola incarnazione in quel popolo, masi rincarnava alternativamente in altri popoli, e potevain questi sperimentare le corrispondenti altre partidell’iniziazione.

Se vogliamo renderci chiaramente conto della natu-ra dell’iniziazione, dobbiamo dire: l’iniziazione, perl'uomo, è la visione nel mondo spirituale, visione chenon può essere concessa al suo sguardo sensibile, alsuo intelletto esteriore, che sono collegati agli stru-menti del corpo fisico. – L’uomo, nella vita normale,per così dire, ha due volte l’occasione entro le venti-quattro ore di trovarsi là, dove sta anche l’iniziato; mal’iniziato vi sta in un modo differente, da come vi stal’uomo dalla vita terrena normale. Veramente l’uomovi si trova sempre – ma ne è inconsapevole, l’iniziatoinvece ne è consapevole. È noto che l’uomo nella vitaattraversa durante le ventiquattro ore una condizionedi veglia e una di sonno. Abbiamo esaurientementedescritto, e tutti ormai sanno, che l’uomo nell’addor-mentarsi esce con il suo Io e con il corpo astrale dalcorpo fisico e da quello eterico; egli allora si riversacon il suo Io e con il corpo astrale sull’intiero cosmocircostante, e dal cosmo trae a sè le correnti di cui ab-bisogna di giorno per la sua vita di veglia. L’uomo

175

Page 176: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dunque, effettivamente, dal momento in cui si addor-menta fino a quello in cui si desta, sta riversatosull’intiero mondo circostante. Ma egli non ne saniente. La sua coscienza si spegne al momentodell’addormentarsi, quando il corpo astrale e l’Ioescono dal corpo fisico e da quello eterico, di guisache l’uomo vive veramente nell’universo, nel macro-cosmo, durante lo stato di sonno, ma nell’esistenzanormale terrena egli non ne è consapevole. E l’inizia-zione consiste nel far sì che l’uomo impari a non vive-re incoscientemente, quando egli è riversato sull’intie-ro cosmo, sibbene che egli impari a sperimentare tuttocoscientemente, a penetrare coscientemente nell’esi-stenza degli altri corpi cosmici collegati con la nostraTerra. Questa è l’essenza dell’iniziazione nel grandeuniverso.

Se l’uomo, senza essere preparato, si addormentas-se e potesse percepire ciò che vi è in quel mondo, incui egli vive durante lo stato di sonno, la possente egrandiosa impressione, che egli allora sperimentereb-be, è paragonabile soltanto all’abbagliamento che col-pisce un occhio non preparato, quando si trova espo-sto ai raggi solari, e ai raggi della luce. L’uomo speri-menterebbe un abbagliamento cosmico e la sua animarimarrebbe uccisa da questo abbagliamento. E ogniiniziazione è diretta a far sì che l’uomo non entri im-preparato nell’universo, nel macrocosmo, ma bensìpreparato e con organi rinforzati capaci di sostenerel’urto. Questo è uno degli aspetti che dobbiamo de-

176

dunque, effettivamente, dal momento in cui si addor-menta fino a quello in cui si desta, sta riversatosull’intiero mondo circostante. Ma egli non ne saniente. La sua coscienza si spegne al momentodell’addormentarsi, quando il corpo astrale e l’Ioescono dal corpo fisico e da quello eterico, di guisache l’uomo vive veramente nell’universo, nel macro-cosmo, durante lo stato di sonno, ma nell’esistenzanormale terrena egli non ne è consapevole. E l’inizia-zione consiste nel far sì che l’uomo impari a non vive-re incoscientemente, quando egli è riversato sull’intie-ro cosmo, sibbene che egli impari a sperimentare tuttocoscientemente, a penetrare coscientemente nell’esi-stenza degli altri corpi cosmici collegati con la nostraTerra. Questa è l’essenza dell’iniziazione nel grandeuniverso.

Se l’uomo, senza essere preparato, si addormentas-se e potesse percepire ciò che vi è in quel mondo, incui egli vive durante lo stato di sonno, la possente egrandiosa impressione, che egli allora sperimentereb-be, è paragonabile soltanto all’abbagliamento che col-pisce un occhio non preparato, quando si trova espo-sto ai raggi solari, e ai raggi della luce. L’uomo speri-menterebbe un abbagliamento cosmico e la sua animarimarrebbe uccisa da questo abbagliamento. E ogniiniziazione è diretta a far sì che l’uomo non entri im-preparato nell’universo, nel macrocosmo, ma bensìpreparato e con organi rinforzati capaci di sostenerel’urto. Questo è uno degli aspetti che dobbiamo de-

176

Page 177: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

scrivere della natura dell’iniziazione: il familiarizzar-si, l’illuminarsi, il diventar percepibile di quel mondo,in cui l’uomo sta di notte, e di cui nello stato di sonnoegli è inconsapevole.

Questo trattenersi nel macrocosmo abbaglia e con-fonde sopratutto, perchè l’uomo è abituato, nel mondodei sensi, a condizioni affatto diverse da quelle che in-contra nel macrocosmo. Nel mondo dei sensi l’uomo èabituato a considerare, per così dire, tutte le cose daun solo punto di vista; e se una cosa gli si avvicina,che non armonizza completamente con le opinioni cheegli si è formate da quell’unico punto di vista, egli lagiudica falsa, non la giudica esatta. Se con l’opinioneche tutte le cose devono conformarsi a quel punto divista (opinione del resto utile e comoda per la vita sulpiano fisico) si volesse uscire, per mezzo dell’inizia-zione, nel macrocosmo, non ci si orienterebbe mai.Perchè nel modo come l’uomo vive nel mondo deisensi, egli si concentra sopra una specie di punto, – eda questo punto, dal suo guscio di chiocciola, insom-ma, egli giudica tutte le circostanze; ciò che si accordacon l’opinione che egli si è formata, è vero; ciò checon quella non armonizza, è falso. Quando peròl’uomo è passato per l’iniziazione egli deve uscire nelmacrocosmo. Vogliamo supporre che l’uomo, uscendoin una determinata direzione, sperimenti soltanto ciòche vi è appunto in quella direzione, e trascuri tutto ilresto; tutto ciò rimarrebbe per lui sconosciuto. Mal’uomo non può affatto dirigersi verso una sola dire-

177

scrivere della natura dell’iniziazione: il familiarizzar-si, l’illuminarsi, il diventar percepibile di quel mondo,in cui l’uomo sta di notte, e di cui nello stato di sonnoegli è inconsapevole.

Questo trattenersi nel macrocosmo abbaglia e con-fonde sopratutto, perchè l’uomo è abituato, nel mondodei sensi, a condizioni affatto diverse da quelle che in-contra nel macrocosmo. Nel mondo dei sensi l’uomo èabituato a considerare, per così dire, tutte le cose daun solo punto di vista; e se una cosa gli si avvicina,che non armonizza completamente con le opinioni cheegli si è formate da quell’unico punto di vista, egli lagiudica falsa, non la giudica esatta. Se con l’opinioneche tutte le cose devono conformarsi a quel punto divista (opinione del resto utile e comoda per la vita sulpiano fisico) si volesse uscire, per mezzo dell’inizia-zione, nel macrocosmo, non ci si orienterebbe mai.Perchè nel modo come l’uomo vive nel mondo deisensi, egli si concentra sopra una specie di punto, – eda questo punto, dal suo guscio di chiocciola, insom-ma, egli giudica tutte le circostanze; ciò che si accordacon l’opinione che egli si è formata, è vero; ciò checon quella non armonizza, è falso. Quando peròl’uomo è passato per l’iniziazione egli deve uscire nelmacrocosmo. Vogliamo supporre che l’uomo, uscendoin una determinata direzione, sperimenti soltanto ciòche vi è appunto in quella direzione, e trascuri tutto ilresto; tutto ciò rimarrebbe per lui sconosciuto. Mal’uomo non può affatto dirigersi verso una sola dire-

177

Page 178: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

zione nel macrocosmo, sibbene egli deve andare intutte le possibili direzioni. L’uscita è un distendersi,un effondersi nel macrocosmo. Allora termina com-pletamente ogni possibilità di avere un unico punto divista. Allora si deve certamente poter contemplare ilmondo da quell’unico punto – perchè in certo modo siguarda anche indietro su sè stessi, ma bisogna arrivareanche a poter considerare il mondo da un secondo eda un terzo punto di vista. [Nota 4] Cioè, bisogna svi-luppare prima di tutto una certa elasticità di opinione;bisogna acquistare una possibilità di plurilateralità. –Naturalmente anche in questo caso non si tratta di tro-varsi di fronte a una infinità di condizioni, sibbene auna media di condizioni. [Nota 5] Ed effettivamentenon vi è da temere che si debba acquistare un numeroinfinito di punti di vista, come è possibile in teoria;sibbene per tutte le condizioni, che possono in generepresentarsi all’uomo, bastano dodici punti di vista,simbolizzati alla loro volta nel linguaggio stellare del-le scuole dei misteri, per mezzo dei dodici segni delloZodiaco. – L’uomo, per esempio, non deve uscire nelcosmo soltanto nella direzione del «Cancro», ma deveuscire in modo da poter contemplare veramente ilmondo da dodici punti di vista diversi. Non serve af-fatto cercare l’armonia per mezzo di un linguaggioastratto intellettuale; l’armonia si può cercare in se-guito nei diversi punti di vista che risultano; dappri-ma è necessario contemplare il mondo da aspetti di-versi.

178

zione nel macrocosmo, sibbene egli deve andare intutte le possibili direzioni. L’uscita è un distendersi,un effondersi nel macrocosmo. Allora termina com-pletamente ogni possibilità di avere un unico punto divista. Allora si deve certamente poter contemplare ilmondo da quell’unico punto – perchè in certo modo siguarda anche indietro su sè stessi, ma bisogna arrivareanche a poter considerare il mondo da un secondo eda un terzo punto di vista. [Nota 4] Cioè, bisogna svi-luppare prima di tutto una certa elasticità di opinione;bisogna acquistare una possibilità di plurilateralità. –Naturalmente anche in questo caso non si tratta di tro-varsi di fronte a una infinità di condizioni, sibbene auna media di condizioni. [Nota 5] Ed effettivamentenon vi è da temere che si debba acquistare un numeroinfinito di punti di vista, come è possibile in teoria;sibbene per tutte le condizioni, che possono in generepresentarsi all’uomo, bastano dodici punti di vista,simbolizzati alla loro volta nel linguaggio stellare del-le scuole dei misteri, per mezzo dei dodici segni delloZodiaco. – L’uomo, per esempio, non deve uscire nelcosmo soltanto nella direzione del «Cancro», ma deveuscire in modo da poter contemplare veramente ilmondo da dodici punti di vista diversi. Non serve af-fatto cercare l’armonia per mezzo di un linguaggioastratto intellettuale; l’armonia si può cercare in se-guito nei diversi punti di vista che risultano; dappri-ma è necessario contemplare il mondo da aspetti di-versi.

178

Page 179: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Vorrei far notare a questo proposito, come in paren-tesi, che nel mondo, in tutti quei movimenti che sonobasati sopra verità occulte, vi è, per così dire, un puntocrociale, una difficoltà, cioè, che l’uomo tende facil-mente a portare nel movimento stesso quelle abitudinidella sua vita che di solito si fanno valere. Quando cisi trova nella necessità di comunicare le verità conse-guite per la via della ricerca supersensibile, occorre –anche quando si espone soltanto exotericamente – diimporsi la norma di esporle da punti di vista diversi. Ecoloro che già da anni seguono attentamente il nostromovimento avranno certo osservato che sempre abbia-mo cercato di non descrivere unilateralmente, ma didescrivere dai punti di vista più diversi. Questa è natu-ralmente anche la ragione, per cui quegli uomini chevogliono giudicare di ogni cosa, alla stregua degli usiche prevalgono sul piano fisico, trovano qua e là dellecontraddizioni; perchè una cosa appare indubbiamentediversa, a seconda che la si considera da uno o da al-tro aspetto. Così è facile trovare contraddizioni! In unmovimento spirituale scientifico occorre che questamassima fondamentale venga un poco spiegata, ecioè, che si deve tener conto, quando vien detto qual-cosa che suona apparentemente diverso da ciò che inaltra occasione è stato detto, che allora in quella occa-sione la descrizione è stata esposta soltanto da un de-terminato punto di vista. E per evitare appunto l’esi-stenza fra di noi di un siffatto spirito ingiustificato dicontraddizione, ci siamo attenuti alla norma di descri-

179

Vorrei far notare a questo proposito, come in paren-tesi, che nel mondo, in tutti quei movimenti che sonobasati sopra verità occulte, vi è, per così dire, un puntocrociale, una difficoltà, cioè, che l’uomo tende facil-mente a portare nel movimento stesso quelle abitudinidella sua vita che di solito si fanno valere. Quando cisi trova nella necessità di comunicare le verità conse-guite per la via della ricerca supersensibile, occorre –anche quando si espone soltanto exotericamente – diimporsi la norma di esporle da punti di vista diversi. Ecoloro che già da anni seguono attentamente il nostromovimento avranno certo osservato che sempre abbia-mo cercato di non descrivere unilateralmente, ma didescrivere dai punti di vista più diversi. Questa è natu-ralmente anche la ragione, per cui quegli uomini chevogliono giudicare di ogni cosa, alla stregua degli usiche prevalgono sul piano fisico, trovano qua e là dellecontraddizioni; perchè una cosa appare indubbiamentediversa, a seconda che la si considera da uno o da al-tro aspetto. Così è facile trovare contraddizioni! In unmovimento spirituale scientifico occorre che questamassima fondamentale venga un poco spiegata, ecioè, che si deve tener conto, quando vien detto qual-cosa che suona apparentemente diverso da ciò che inaltra occasione è stato detto, che allora in quella occa-sione la descrizione è stata esposta soltanto da un de-terminato punto di vista. E per evitare appunto l’esi-stenza fra di noi di un siffatto spirito ingiustificato dicontraddizione, ci siamo attenuti alla norma di descri-

179

Page 180: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

vere da diversi aspetti. Così, per esempio, coloro chehanno assistito l’anno scorso al ciclo di Monaco (I fi-gli di Lucifero e i fratelli di Cristo) avranno trovatoche dei grandi segreti dell’universo sono stati descrittidal punto di vista della filosofia orientale. Ma coluiche vuol uscire nel cosmo per la via sopra caratteriz-zata, è necessario che si acquisti mobilità, elasticità digiudizio; se egli non vuole acquistarla, si perderà inun labirinto. Perchè occorre riflettere, che è bensì veroche l’uomo può uniformarsi al mondo – ma che è purevero che il mondo non si uniforma all’uomo. Sel’uomo con dei preconcetti esce soltanto verso una di-rezione, e vuole arrestarsi a quel punto di vista, succe-derà che il mondo, nel frattempo, continuerà a progre-dire – egli però rimarrà addietro nell’evoluzione. Se,per esempio, parlando con le immagini della scritturastellare, l’uomo volesse, per così dire, uscire soltantonella direzione dell’Ariete, e credesse trovarsi nellacostellazione dell’Ariete, mentre invece il mondo, chesi è mosso più oltre, fa passare davanti ai suoi occhiciò che vi è nella costellazione dei Pesci, allora egliconsidera quello che proviene dai Pesci – parlo sim-bolicamente nel linguaggio stellare – come un’espe-rienza dell’Ariete. Ne risulta confusione e l’uomo sitrova allora effettivamente in un labirinto. Il fatto si è,che occorre tener conto, che l’uomo ha effettivamentebisogno di dodici punti fermi, di dodici punti di vista,per orientarsi nel labirinto del macrocosmo.

180

vere da diversi aspetti. Così, per esempio, coloro chehanno assistito l’anno scorso al ciclo di Monaco (I fi-gli di Lucifero e i fratelli di Cristo) avranno trovatoche dei grandi segreti dell’universo sono stati descrittidal punto di vista della filosofia orientale. Ma coluiche vuol uscire nel cosmo per la via sopra caratteriz-zata, è necessario che si acquisti mobilità, elasticità digiudizio; se egli non vuole acquistarla, si perderà inun labirinto. Perchè occorre riflettere, che è bensì veroche l’uomo può uniformarsi al mondo – ma che è purevero che il mondo non si uniforma all’uomo. Sel’uomo con dei preconcetti esce soltanto verso una di-rezione, e vuole arrestarsi a quel punto di vista, succe-derà che il mondo, nel frattempo, continuerà a progre-dire – egli però rimarrà addietro nell’evoluzione. Se,per esempio, parlando con le immagini della scritturastellare, l’uomo volesse, per così dire, uscire soltantonella direzione dell’Ariete, e credesse trovarsi nellacostellazione dell’Ariete, mentre invece il mondo, chesi è mosso più oltre, fa passare davanti ai suoi occhiciò che vi è nella costellazione dei Pesci, allora egliconsidera quello che proviene dai Pesci – parlo sim-bolicamente nel linguaggio stellare – come un’espe-rienza dell’Ariete. Ne risulta confusione e l’uomo sitrova allora effettivamente in un labirinto. Il fatto si è,che occorre tener conto, che l’uomo ha effettivamentebisogno di dodici punti fermi, di dodici punti di vista,per orientarsi nel labirinto del macrocosmo.

180

Page 181: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Questo lo possiamo considerare come la prima del-le caratteristiche del dispiegamento della propria vitanel Macrocosmo. Ma v’ha anche un altro modo in cuil’uomo sta nel mondo divino-spirituale, senza esserneconsapevole; egli vi sta, cioè, durante l’altra parte del-le ventiquattro ore nel mattino. [Nota 6] Al risvegliol’uomo s’immerge veramente nel corpo fisico e inquello eterico, ma non ne percepisce niente; perchè almomento di destarsi, quando vi s’immerge, la perce-zione dell’uomo viene subito distolta verso il mondoesteriore. Egli percepirebbe qualcosa di affatto diver-so, se s’immergesse coscientemente nel proprio corpofisico e nel proprio corpo eterico. L’uomo si trovadunque protetto contro la vita cosciente nel Macroco-smo, per la quale non è preparato, dallo stato del son-no; e viene protetto contro la discesa cosciente nellavita del corpo fisico e del corpo eterico, dal fatto, chela sua facoltà percettiva viene distolta verso il mondoesteriore. Orbene, il pericolo a cui l’uomo si trovereb-be esposto, se discendesse impreparato nel suo corpofisico e in quello eterico, è alquanto diverso dall’abba-gliamento e dalla confusione cosmica già descritta,come un pericolo che si affaccia quando, senza prepa-razione, egli si spinge fuori nel Macrocosmo.

Se l’uomo penetra senza preparazione nella naturadel proprio corpo fisico e corpo eterico, e s’identificacon essa, si sviluppa allora con speciale intensità ciò,per cui egli effettivamente ha ottenuto il corpo fisico eil corpo eterico. Perchè ha egli avuto questi due corpi?

181

Questo lo possiamo considerare come la prima del-le caratteristiche del dispiegamento della propria vitanel Macrocosmo. Ma v’ha anche un altro modo in cuil’uomo sta nel mondo divino-spirituale, senza esserneconsapevole; egli vi sta, cioè, durante l’altra parte del-le ventiquattro ore nel mattino. [Nota 6] Al risvegliol’uomo s’immerge veramente nel corpo fisico e inquello eterico, ma non ne percepisce niente; perchè almomento di destarsi, quando vi s’immerge, la perce-zione dell’uomo viene subito distolta verso il mondoesteriore. Egli percepirebbe qualcosa di affatto diver-so, se s’immergesse coscientemente nel proprio corpofisico e nel proprio corpo eterico. L’uomo si trovadunque protetto contro la vita cosciente nel Macroco-smo, per la quale non è preparato, dallo stato del son-no; e viene protetto contro la discesa cosciente nellavita del corpo fisico e del corpo eterico, dal fatto, chela sua facoltà percettiva viene distolta verso il mondoesteriore. Orbene, il pericolo a cui l’uomo si trovereb-be esposto, se discendesse impreparato nel suo corpofisico e in quello eterico, è alquanto diverso dall’abba-gliamento e dalla confusione cosmica già descritta,come un pericolo che si affaccia quando, senza prepa-razione, egli si spinge fuori nel Macrocosmo.

Se l’uomo penetra senza preparazione nella naturadel proprio corpo fisico e corpo eterico, e s’identificacon essa, si sviluppa allora con speciale intensità ciò,per cui egli effettivamente ha ottenuto il corpo fisico eil corpo eterico. Perchè ha egli avuto questi due corpi?

181

Page 182: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Per poter vivere nella natura dell’Io, per poter evolve-re una coscienza dell’Io. – Ma l’Io arriva impreparato,impuro, non raffinato, nel mondo del corpo fisico edel corpo eterico. Se l’uomo discende impreparato nelcorpo fisico e nel corpo eterico, egli ne riceve impres-sione tale, che la percezione mistica che allora si af-faccia, esclude la verità interiore, e si presentano inve-ce all’uomo delle immagini illusorie. In quantol’uomo ha aperto lo sguardo nella propria natura inte-riore, egli viene ad unirsi con tutto ciò che in lui vi èdi desideri e di malvagità egoistiche, di impulsi egoi-stici ecc. Egli di solito non si unisce con questi; per-chè durante il giorno il suo sguardo viene rivolto ver-so le vicende del mondo esteriore, e queste son benpoco di fronte a ciò che può svilupparsi dalla proprianatura dell’uomo. Già altre volte ho raccontato quelloche i martiri e i santi cristiani ci descrivono delle loroprime esperienze, quando si sono uniti con la proprianatura e si sono immersi in ciò che viveva nella lorointeriorità. Vi faccio osservare che quelle esperienzesono le medesime di quelle di cui ora ho parlato, e chequesti santi cristiani, per il fatto dell’esclusione dellapercezione esteriore e della discesa verso l’interiore,ci descrivono da quali tentazioni e illusioni sono statiassaliti. Le descrizioni che essi ne dànno corrispondo-no assolutamente a verità. Perciò veramente da questopunto di vista le biografie dei santi sono, in fondo,straordinariamente istruttive, per vedere il lavoro dellepassioni, emozioni, istinti e di tutto ciò che risiede

182

Per poter vivere nella natura dell’Io, per poter evolve-re una coscienza dell’Io. – Ma l’Io arriva impreparato,impuro, non raffinato, nel mondo del corpo fisico edel corpo eterico. Se l’uomo discende impreparato nelcorpo fisico e nel corpo eterico, egli ne riceve impres-sione tale, che la percezione mistica che allora si af-faccia, esclude la verità interiore, e si presentano inve-ce all’uomo delle immagini illusorie. In quantol’uomo ha aperto lo sguardo nella propria natura inte-riore, egli viene ad unirsi con tutto ciò che in lui vi èdi desideri e di malvagità egoistiche, di impulsi egoi-stici ecc. Egli di solito non si unisce con questi; per-chè durante il giorno il suo sguardo viene rivolto ver-so le vicende del mondo esteriore, e queste son benpoco di fronte a ciò che può svilupparsi dalla proprianatura dell’uomo. Già altre volte ho raccontato quelloche i martiri e i santi cristiani ci descrivono delle loroprime esperienze, quando si sono uniti con la proprianatura e si sono immersi in ciò che viveva nella lorointeriorità. Vi faccio osservare che quelle esperienzesono le medesime di quelle di cui ora ho parlato, e chequesti santi cristiani, per il fatto dell’esclusione dellapercezione esteriore e della discesa verso l’interiore,ci descrivono da quali tentazioni e illusioni sono statiassaliti. Le descrizioni che essi ne dànno corrispondo-no assolutamente a verità. Perciò veramente da questopunto di vista le biografie dei santi sono, in fondo,straordinariamente istruttive, per vedere il lavoro dellepassioni, emozioni, istinti e di tutto ciò che risiede

182

Page 183: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nell’uomo, lavoro da cui la vista dell’uomo viene di-stolta, quando volge lo sguardo nella vita normale sulmondo esteriore. Possiamo dunque dire: per mezzodella discesa nella propria interiorità l’uomo viene, incerto modo, concentrato sul proprio Io, viene comple-tamente impigliato nel suo Io – viene intensivamenteconcentrato in quel punto, in cui egli altro non vuolessere che un Io – in cui egli altro non vuole che lasoddisfazione dei proprii desideri e dei proprii istinti,in cui appunto il male che vi è nell’uomo vuol afferra-re il suo Io; questa è la disposizione d’animo, che inlui allora prevale.

Vediamo così, che da una parte il pericolo perl’uomo di rimanere abbagliato si presenta quando eglivuol estendersi nel Cosmo senza preparazione, e chedall’altra, egli si trova condensato, compresso, con-tratto in sè stesso, quando s’immerge impreparato nelproprio corpo fisico e in quello eterico. Ma vi è ancheun altro aspetto dell’iniziazione, che a sua volta è sta-to coltivato presso alcuni altri popoli. Mentre uno diquesti aspetti, cioè l’uscita nel macrocosmo, è statosopratutto coltivato presso i popoli ariani e nordici,l’altro aspetto invece è stato sommamente coltivatopresso gli egiziani. Vi è anche l’iniziazione, in cuil’uomo volge lo sguardo verso l’interiorità e si avvici-na così al divino; in cui con la concentrazione in sèmedesimo, con la discesa nella propria natura, imparaa conoscere l’attività del divino nella propria natura.

183

nell’uomo, lavoro da cui la vista dell’uomo viene di-stolta, quando volge lo sguardo nella vita normale sulmondo esteriore. Possiamo dunque dire: per mezzodella discesa nella propria interiorità l’uomo viene, incerto modo, concentrato sul proprio Io, viene comple-tamente impigliato nel suo Io – viene intensivamenteconcentrato in quel punto, in cui egli altro non vuolessere che un Io – in cui egli altro non vuole che lasoddisfazione dei proprii desideri e dei proprii istinti,in cui appunto il male che vi è nell’uomo vuol afferra-re il suo Io; questa è la disposizione d’animo, che inlui allora prevale.

Vediamo così, che da una parte il pericolo perl’uomo di rimanere abbagliato si presenta quando eglivuol estendersi nel Cosmo senza preparazione, e chedall’altra, egli si trova condensato, compresso, con-tratto in sè stesso, quando s’immerge impreparato nelproprio corpo fisico e in quello eterico. Ma vi è ancheun altro aspetto dell’iniziazione, che a sua volta è sta-to coltivato presso alcuni altri popoli. Mentre uno diquesti aspetti, cioè l’uscita nel macrocosmo, è statosopratutto coltivato presso i popoli ariani e nordici,l’altro aspetto invece è stato sommamente coltivatopresso gli egiziani. Vi è anche l’iniziazione, in cuil’uomo volge lo sguardo verso l’interiorità e si avvici-na così al divino; in cui con la concentrazione in sèmedesimo, con la discesa nella propria natura, imparaa conoscere l’attività del divino nella propria natura.

183

Page 184: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Negli antichi misteri l’evoluzione generaledell’umanità non era progredita al punto che, in certomodo, l’iniziazione – sia fuori nel macrocosmo, siadentro nell’uomo stesso, nel microcosmo – potessevenire effettuata, di guisa da lasciare l’uomo comple-tamente abbandonato a sè stesso. Quando, per esem-pio, veniva effettuata un’iniziazione egizia e l’uomoveniva condotto a penetrare nelle forze del propriocorpo fisico e corpo eterico, di guisa che con piena co-scienza poteva sperimentare le vicende del suo corpofisico e del suo corpo eterico, allora dalla sua naturaastrale scaturivano, in certo modo, da ogni parte terri-bili passioni ed emozioni; – dei mondi demoniaci, dia-bolici uscivano da lui. Sicchè colui che lavorava comejerofante nei misteri egiziani aveva bisogno di aiuti, iquali accogliessero ciò che usciva a quel modo, e lodeviassero attraverso la loro propria natura; perciò idodici assistenti dell’iniziatore erano incaricati di ac-cogliere i demoni che uscivano. In questo modol’uomo veramente non era mai completamente liberonell’antica iniziazione; perchè ciò che necessariamen-te doveva svilupparsi, quando egli s’immergeva nelcorpo fisico e nel corpo eterico, si poteva svilupparesoltanto, quando e perchè l’uomo aveva attorno a sè idodici assistenti, i quali accoglievano i demoni e li do-mavano. – Similmente succedeva nei misteri nordici;in quelli, con l’uscita nel macrocosmo, l’iniziazionepoteva effettuarsi per il fatto, che vi erano pure dodiciaiutanti dell’iniziatore, i quali davano le loro forze

184

Negli antichi misteri l’evoluzione generaledell’umanità non era progredita al punto che, in certomodo, l’iniziazione – sia fuori nel macrocosmo, siadentro nell’uomo stesso, nel microcosmo – potessevenire effettuata, di guisa da lasciare l’uomo comple-tamente abbandonato a sè stesso. Quando, per esem-pio, veniva effettuata un’iniziazione egizia e l’uomoveniva condotto a penetrare nelle forze del propriocorpo fisico e corpo eterico, di guisa che con piena co-scienza poteva sperimentare le vicende del suo corpofisico e del suo corpo eterico, allora dalla sua naturaastrale scaturivano, in certo modo, da ogni parte terri-bili passioni ed emozioni; – dei mondi demoniaci, dia-bolici uscivano da lui. Sicchè colui che lavorava comejerofante nei misteri egiziani aveva bisogno di aiuti, iquali accogliessero ciò che usciva a quel modo, e lodeviassero attraverso la loro propria natura; perciò idodici assistenti dell’iniziatore erano incaricati di ac-cogliere i demoni che uscivano. In questo modol’uomo veramente non era mai completamente liberonell’antica iniziazione; perchè ciò che necessariamen-te doveva svilupparsi, quando egli s’immergeva nelcorpo fisico e nel corpo eterico, si poteva svilupparesoltanto, quando e perchè l’uomo aveva attorno a sè idodici assistenti, i quali accoglievano i demoni e li do-mavano. – Similmente succedeva nei misteri nordici;in quelli, con l’uscita nel macrocosmo, l’iniziazionepoteva effettuarsi per il fatto, che vi erano pure dodiciaiutanti dell’iniziatore, i quali davano le loro forze

184

Page 185: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

all’iniziando, perchè egli avesse la capacità di svilup-pare quel modo di pensare e di sentire, necessario perattraversare il labirinto del macrocosmo.

Siffatta iniziazione, in cui l’uomo assolutamentenon è libero, e che poggia completamente sull’allonta-namento dei demoni per mezzo degli assistentidell’iniziatore, ha dovuto gradatamente cedere il cam-po a un’altra iniziazione, in cui l’uomo può fare da sè;in cui colui, il quale effettua l’iniziazione e fornisceall’uomo i mezzi, dice soltanto: «Va fatto questo equello», e l’uomo a poco a poco può orientarsi più ol-tre da sè. Oggidì l’uomo non è molto progredito suquesta via. Ma a poco a poco, come facoltà indipen-dente dell’umanità, si andrà formando nell’uomo lacapacità di poter senza aiuto salire nel macrocosmo, odiscendere nel microcosmo – egli potrà allora percor-rere come essere libero le due parti dell’iniziazione. Eperchè ciò potesse succedere, vi è stato l’avvento delCristo. L’avvento del Cristo significa per l’uomo ilpunto di partenza che lo abilita a discendere libera-mente nel corpo fisico e nel corpo eterico, come purea uscir fuori nel macrocosmo, nell’universo. Occorre-va che una volta si verificasse in grande, per mezzo diun Essere di genere superiore come lo è il CristoGesù, tanto la discesa nel corpo fisico e nel corpo ete-rico, quanto l’uscita fuori nel macrocosmo. In ultimaanalisi l’avvento del Cristo rappresenta appunto que-sto; l’Essere universale del Cristo ha mostrato, in cer-to modo, all’umanità, ciò che ormai, nel corso della

185

all’iniziando, perchè egli avesse la capacità di svilup-pare quel modo di pensare e di sentire, necessario perattraversare il labirinto del macrocosmo.

Siffatta iniziazione, in cui l’uomo assolutamentenon è libero, e che poggia completamente sull’allonta-namento dei demoni per mezzo degli assistentidell’iniziatore, ha dovuto gradatamente cedere il cam-po a un’altra iniziazione, in cui l’uomo può fare da sè;in cui colui, il quale effettua l’iniziazione e fornisceall’uomo i mezzi, dice soltanto: «Va fatto questo equello», e l’uomo a poco a poco può orientarsi più ol-tre da sè. Oggidì l’uomo non è molto progredito suquesta via. Ma a poco a poco, come facoltà indipen-dente dell’umanità, si andrà formando nell’uomo lacapacità di poter senza aiuto salire nel macrocosmo, odiscendere nel microcosmo – egli potrà allora percor-rere come essere libero le due parti dell’iniziazione. Eperchè ciò potesse succedere, vi è stato l’avvento delCristo. L’avvento del Cristo significa per l’uomo ilpunto di partenza che lo abilita a discendere libera-mente nel corpo fisico e nel corpo eterico, come purea uscir fuori nel macrocosmo, nell’universo. Occorre-va che una volta si verificasse in grande, per mezzo diun Essere di genere superiore come lo è il CristoGesù, tanto la discesa nel corpo fisico e nel corpo ete-rico, quanto l’uscita fuori nel macrocosmo. In ultimaanalisi l’avvento del Cristo rappresenta appunto que-sto; l’Essere universale del Cristo ha mostrato, in cer-to modo, all’umanità, ciò che ormai, nel corso della

185

Page 186: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

maturità dell’evoluzione terrestre, può venir consegui-to da un numero abbastanza grande di uomini. Occor-reva che questo evento si verificasse una volta. – Checosa è successo dunque per mezzo dell’Avvento delCristo?

Da un canto doveva succedere che l’Entità-Cristostessa discendesse una volta nel corpo fisico e nel cor-po eterico. E in quanto è successo che il corpo fisico eil corpo eterico di un essere umano ha potuto esseretalmente santificato, che l’Entità-Cristo è discesa inesso – (e ciò è successo una sola volta), è stato, contal mezzo, dato pure l’impulso all’evoluzionedell’umanità, perchè ogni uomo, che vi aspira, possaliberamente sperimentare la discesa nel corpo fisico enel corpo eterico. Per questo l’Entità-Cristo ha dovutodiscendere sulla Terra e compiere ciò che mai ancoraera stato compiuto, mai era successo. Perchè negli an-tichi misteri, per mezzo dell’azione degli assistenti, sieffettuava qualcosa di affatto diverso. Negli antichimisteri l’uomo poteva discendere negli arcani del cor-po fisico e di quello eterico – e salire nei misteri delmacrocosmo, ma soltanto in modo che non viveva ve-ramente nel suo corpo fisico. Egli poteva bensì pene-trare nei segreti del corpo fisico, ma non mentre stavadentro al corpo fisico; egli doveva per così dire libe-rarsi dal corpo. E quando vi ritornava, egli poteva ve-ramente ricordarsi delle esperienze delle sfere spiri-tuali, ma non poteva trasportare queste esperienze nelcorpo fisico. Era un ricordarsi – ma non un portar

186

maturità dell’evoluzione terrestre, può venir consegui-to da un numero abbastanza grande di uomini. Occor-reva che questo evento si verificasse una volta. – Checosa è successo dunque per mezzo dell’Avvento delCristo?

Da un canto doveva succedere che l’Entità-Cristostessa discendesse una volta nel corpo fisico e nel cor-po eterico. E in quanto è successo che il corpo fisico eil corpo eterico di un essere umano ha potuto esseretalmente santificato, che l’Entità-Cristo è discesa inesso – (e ciò è successo una sola volta), è stato, contal mezzo, dato pure l’impulso all’evoluzionedell’umanità, perchè ogni uomo, che vi aspira, possaliberamente sperimentare la discesa nel corpo fisico enel corpo eterico. Per questo l’Entità-Cristo ha dovutodiscendere sulla Terra e compiere ciò che mai ancoraera stato compiuto, mai era successo. Perchè negli an-tichi misteri, per mezzo dell’azione degli assistenti, sieffettuava qualcosa di affatto diverso. Negli antichimisteri l’uomo poteva discendere negli arcani del cor-po fisico e di quello eterico – e salire nei misteri delmacrocosmo, ma soltanto in modo che non viveva ve-ramente nel suo corpo fisico. Egli poteva bensì pene-trare nei segreti del corpo fisico, ma non mentre stavadentro al corpo fisico; egli doveva per così dire libe-rarsi dal corpo. E quando vi ritornava, egli poteva ve-ramente ricordarsi delle esperienze delle sfere spiri-tuali, ma non poteva trasportare queste esperienze nelcorpo fisico. Era un ricordarsi – ma non un portar

186

Page 187: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

seco nel corpo fisico. – Ciò doveva essere radicalmen-te trasformato dall’Avvento del Cristo e lo fu difatti.Dunque prima dell’avvento del Cristo non erano maiesistiti un corpo fisico e un corpo eterico, che avesse-ro sperimentato la penetrazione dell’Io nell’intieracompleta interiorità umana, fin dentro nel corpo fisicoe nel corpo eterico. Prima dunque nessuno poteva ve-ramente penetrare con il suo Io fin dentro al corpo fi-sico e al corpo eterico. Ciò è successo per la primavolta con l’Avvento del Cristo. E da questo eventoprovenne anche l’altro influsso, e cioè, che un’Entità,la quale, quantunque infinitamente superiore agli uo-mini, pur nondimeno era tanto unita alla natura uma-na, si è riversata fuori nel macrocosmo senza aiutoestraneo, per mezzo del proprio Io. Ma questo diventòpossibile soltanto per mezzo del Cristo. Soltanto permezzo del Cristo è stato possibile all’uomo di acqui-starsi la capacità di spingersi fuori a poco a poco libe-ramente e di penetrare nel macrocosmo. – Questesono le due colonne fondamentali che si presentanougualmente a noi nei due Vangeli – in quello di Luca eanche in quello di Matteo. E come?

Abbiamo visto che Zarathustra, con quella indivi-dualità che negli antichissimi tempi postatlantei erastata il grande maestro dell’Asia, s’incarnò più tardicome Zarathos o Nazarathos, e che con la medesimaindividualità egli s’incarnò in quel Bambino Gesù,che abbiamo descritto come il Gesù Bambino del Van-gelo di Matteo, il quale discende dalla linea salomoni-

187

seco nel corpo fisico. – Ciò doveva essere radicalmen-te trasformato dall’Avvento del Cristo e lo fu difatti.Dunque prima dell’avvento del Cristo non erano maiesistiti un corpo fisico e un corpo eterico, che avesse-ro sperimentato la penetrazione dell’Io nell’intieracompleta interiorità umana, fin dentro nel corpo fisicoe nel corpo eterico. Prima dunque nessuno poteva ve-ramente penetrare con il suo Io fin dentro al corpo fi-sico e al corpo eterico. Ciò è successo per la primavolta con l’Avvento del Cristo. E da questo eventoprovenne anche l’altro influsso, e cioè, che un’Entità,la quale, quantunque infinitamente superiore agli uo-mini, pur nondimeno era tanto unita alla natura uma-na, si è riversata fuori nel macrocosmo senza aiutoestraneo, per mezzo del proprio Io. Ma questo diventòpossibile soltanto per mezzo del Cristo. Soltanto permezzo del Cristo è stato possibile all’uomo di acqui-starsi la capacità di spingersi fuori a poco a poco libe-ramente e di penetrare nel macrocosmo. – Questesono le due colonne fondamentali che si presentanougualmente a noi nei due Vangeli – in quello di Luca eanche in quello di Matteo. E come?

Abbiamo visto che Zarathustra, con quella indivi-dualità che negli antichissimi tempi postatlantei erastata il grande maestro dell’Asia, s’incarnò più tardicome Zarathos o Nazarathos, e che con la medesimaindividualità egli s’incarnò in quel Bambino Gesù,che abbiamo descritto come il Gesù Bambino del Van-gelo di Matteo, il quale discende dalla linea salomoni-

187

Page 188: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ca della casa di Davide. Abbiamo visto che l’indivi-dualità di Zarathustra sviluppò durante dodici anni inquesto Gesù Bambino – vale a dire in sè stesso – tuttele facoltà, che era dato trarre e sviluppare da un ram-pollo della casa di Salomone, nello strumento del cor-po fisico e in quello del corpo eterico. Egli possedevaqueste facoltà soltanto per il fatto di essere vissuto perdodici anni in questo corpo fisico e in questo corpoeterico. (Per acquistarsi delle facoltà umane occorreelaborarle con degli strumenti). L’individualità delloZarathustra abbandonò poi questo Gesù Bambino epassò in quel fanciullo Gesù, che è descritto nel Van-gelo di Luca, il quale discende dalla linea nathanicadella casa di Davide, e che nacque come secondoGesù bambino e venne educato in Nazareth in vici-nanza dell’altro. Zarathustra si trasferì in questo Gesù,proprio nel momento che il Vangelo di Luca descrive,e cioè, quando egli viene ritrovato nel tempio di Geru-salemme, dopo essere stato smarrito durante la festa.Mentre dunque il bambino Gesù salomonico morì pre-sto, Zarathustra continuò a vivere nel Gesù del Vange-lo di Luca fino al suo trentesimo anno. Egli si acquistòdurante quel tempo tutte le facoltà, che è dato acqui-starsi con degli strumenti che si hanno, quando da uncanto si porta seco ciò che si poteva acquistare in uncorpo fisico e in un corpo eterico preparati nel modogià descritto, e inoltre vi si può aggiungere ciò che èdato acquistare in un corpo astrale e in un portatore

188

ca della casa di Davide. Abbiamo visto che l’indivi-dualità di Zarathustra sviluppò durante dodici anni inquesto Gesù Bambino – vale a dire in sè stesso – tuttele facoltà, che era dato trarre e sviluppare da un ram-pollo della casa di Salomone, nello strumento del cor-po fisico e in quello del corpo eterico. Egli possedevaqueste facoltà soltanto per il fatto di essere vissuto perdodici anni in questo corpo fisico e in questo corpoeterico. (Per acquistarsi delle facoltà umane occorreelaborarle con degli strumenti). L’individualità delloZarathustra abbandonò poi questo Gesù Bambino epassò in quel fanciullo Gesù, che è descritto nel Van-gelo di Luca, il quale discende dalla linea nathanicadella casa di Davide, e che nacque come secondoGesù bambino e venne educato in Nazareth in vici-nanza dell’altro. Zarathustra si trasferì in questo Gesù,proprio nel momento che il Vangelo di Luca descrive,e cioè, quando egli viene ritrovato nel tempio di Geru-salemme, dopo essere stato smarrito durante la festa.Mentre dunque il bambino Gesù salomonico morì pre-sto, Zarathustra continuò a vivere nel Gesù del Vange-lo di Luca fino al suo trentesimo anno. Egli si acquistòdurante quel tempo tutte le facoltà, che è dato acqui-starsi con degli strumenti che si hanno, quando da uncanto si porta seco ciò che si poteva acquistare in uncorpo fisico e in un corpo eterico preparati nel modogià descritto, e inoltre vi si può aggiungere ciò che èdato acquistare in un corpo astrale e in un portatore

188

Page 189: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dell’Io, come quelli posseduti dal Gesù del Vangelo diLuca.

Zarathustra dunque è cresciuto in questo corpo delGesù di Luca fino al trentesimo anno, e con tutte lequalità che egli poteva sviluppare era giunto a tantonel corpo già descritto, che poteva ormai offrire il suoterzo grande sacrificio, cioè, il sacrificio del corpo fi-sico, il quale per tre anni diventò ormai il corpo fisicodell’Entità-Cristo. Così l’individualità dello Zarathu-stra, dopo aver sacrificato nei secoli e nei millenniprecedenti il corpo astrale e il corpo eterico per Er-mete e per Mosè, sacrifica ora il corpo fisico, – abban-dona, cioè, questo involucro, che rimane con tutto ciòche in esso ancora vi è di corpo eterico e di corpoastrale. E ciò che fino allora era stato riempitodall’individualità di Zarathustra, viene ora occupatoda un Essere di natura assolutamente impareggiabile,e sorgente di ogni saggezza per tutti i grandi maestridella saggezza: dal Cristo. Questo è l’evento che civiene indicato (lo descriveremo ancora più esattamen-te) con il battesimo di Giovanni nel Giordano –quell’Evento di cui il valore universale e l’infinitagrandezza ci vengono indicati in uno dei Vangeli conle parole: «Questi è il mio figlio, il diletto, in cui vedome stesso, in cui mi si presenta il mio proprio Sè» eche non vanno tradotte con le parole superficiali «nelquale io mi sono compiaciuto». In altri Vangeli è per-fino detto: «Tu sei il mio figlio, oggi ti ho generato».Qui ci viene chiaramente indicato che si tratta di una

189

dell’Io, come quelli posseduti dal Gesù del Vangelo diLuca.

Zarathustra dunque è cresciuto in questo corpo delGesù di Luca fino al trentesimo anno, e con tutte lequalità che egli poteva sviluppare era giunto a tantonel corpo già descritto, che poteva ormai offrire il suoterzo grande sacrificio, cioè, il sacrificio del corpo fi-sico, il quale per tre anni diventò ormai il corpo fisicodell’Entità-Cristo. Così l’individualità dello Zarathu-stra, dopo aver sacrificato nei secoli e nei millenniprecedenti il corpo astrale e il corpo eterico per Er-mete e per Mosè, sacrifica ora il corpo fisico, – abban-dona, cioè, questo involucro, che rimane con tutto ciòche in esso ancora vi è di corpo eterico e di corpoastrale. E ciò che fino allora era stato riempitodall’individualità di Zarathustra, viene ora occupatoda un Essere di natura assolutamente impareggiabile,e sorgente di ogni saggezza per tutti i grandi maestridella saggezza: dal Cristo. Questo è l’evento che civiene indicato (lo descriveremo ancora più esattamen-te) con il battesimo di Giovanni nel Giordano –quell’Evento di cui il valore universale e l’infinitagrandezza ci vengono indicati in uno dei Vangeli conle parole: «Questi è il mio figlio, il diletto, in cui vedome stesso, in cui mi si presenta il mio proprio Sè» eche non vanno tradotte con le parole superficiali «nelquale io mi sono compiaciuto». In altri Vangeli è per-fino detto: «Tu sei il mio figlio, oggi ti ho generato».Qui ci viene chiaramente indicato che si tratta di una

189

Page 190: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nascita, cioè della nascita del Cristo in quell’involu-cro, che Zarathustra ha dapprima preparato e poi sa-crificato. Al momento del battesimo di Giovannil’Entità-Cristo penetra nell’involucro umano prepara-to da Zarathustra: abbiamo qui a che fare con una ri-nascita di questi tre involucri, in quanto vengono com-penetrati dalla sostanzialità del Cristo. Il battesimo diGiovanni è una rinascita degli involucri preparati daZarathustra ed è la nascita del Cristo sulla Terra. Orail Cristo è in un corpo umano – veramente è in corpiumani specialmente preparati, ma tuttavia in corpiumani come li hanno gli altri uomini – sebbene menoperfetti.

Il Cristo, l’Individualità più elevata che possa esse-re unita con la Terra, è ora in corpi umani. Se con lasua vita egli deve rappresentarci l’Evento più grande,la completa Iniziazione, occorre che egli ne viva da-vanti a noi ambo gli aspetti: la discesa nel corpo fisicoe nel corpo eterico – e l’ascesa nel macrocosmo. IlCristo rappresenta con la sua vita i due eventi davantiall’uomo; ma questi due eventi, come si addice com-pletamente alla natura degli eventi del Cristo, devonopresentarsi a noi in modo, che nel discendere nel cor-po fisico e nel corpo eterico il Cristo sia invulnerabilea tutte le tentazioni, le quali veramente gli si fanno in-contro, ma che vengono da lui respinte. Similmentedeve riuscir chiaro, che su di lui non possono averpresa quei pericoli, che si presentano all’uomo quandoquesti esce fuori nel macrocosmo.

190

nascita, cioè della nascita del Cristo in quell’involu-cro, che Zarathustra ha dapprima preparato e poi sa-crificato. Al momento del battesimo di Giovannil’Entità-Cristo penetra nell’involucro umano prepara-to da Zarathustra: abbiamo qui a che fare con una ri-nascita di questi tre involucri, in quanto vengono com-penetrati dalla sostanzialità del Cristo. Il battesimo diGiovanni è una rinascita degli involucri preparati daZarathustra ed è la nascita del Cristo sulla Terra. Orail Cristo è in un corpo umano – veramente è in corpiumani specialmente preparati, ma tuttavia in corpiumani come li hanno gli altri uomini – sebbene menoperfetti.

Il Cristo, l’Individualità più elevata che possa esse-re unita con la Terra, è ora in corpi umani. Se con lasua vita egli deve rappresentarci l’Evento più grande,la completa Iniziazione, occorre che egli ne viva da-vanti a noi ambo gli aspetti: la discesa nel corpo fisicoe nel corpo eterico – e l’ascesa nel macrocosmo. IlCristo rappresenta con la sua vita i due eventi davantiall’uomo; ma questi due eventi, come si addice com-pletamente alla natura degli eventi del Cristo, devonopresentarsi a noi in modo, che nel discendere nel cor-po fisico e nel corpo eterico il Cristo sia invulnerabilea tutte le tentazioni, le quali veramente gli si fanno in-contro, ma che vengono da lui respinte. Similmentedeve riuscir chiaro, che su di lui non possono averpresa quei pericoli, che si presentano all’uomo quandoquesti esce fuori nel macrocosmo.

190

Page 191: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Orbene, nel Vangelo di Matteo vien descritto, comedopo il battesimo di Giovanni l’Entità-Cristo discendaveramente nel corpo fisico e nel corpo eterico. E lastoria della Tentazione è appunto una descrizione diquesto evento. Vedremo come i dettagli di questa sce-na della Tentazione riproducano in tutti i singoli parti-colari le esperienze che l’uomo ha generalmente,quando discende nel corpo fisico e nel corpo eterico.In quella scena la penetrazione del Cristo in un corpoumano fisico e in un corpo eterico, la concentrazionenell’Io umano, viene previssuta nell’uomo, di guisache è possibile dire: «Così può essere: tutto ciò ci puòsuccedere! Se vi ricordate del Cristo, se diventate si-mili a Lui, avrete la forza di far fronte a tutto ciò, divincere anche voi tutto ciò che affluisce dal corpo fisi-co e dal corpo eterico!» Nel Vangelo di Matteo la pri-ma scena notevole è quella della Tentazione. Essa ri-produce uno degli aspetti dell’iniziazione, la discesanel corpo fisico e nel corpo eterico. L’altra partedell’iniziazione – il distendersi nel macrocosmo –vien pure descritta e precisamente in modo, che vienedapprima mostrato, come il Cristo effettui questo di-stendersi nel macrocosmo con la natura umana – com-pletamente nel senso della natura sensibile umana.

Qui appunto vorrei esporre una obbiezione, che fa-cilmente potrebbe venir sollevata – la ribatteremocompletamente nei prossimi giorni, oggi però ne esa-mineremo i punti principali – e cioè: se il Cristo eraveramente un’Entità tanto elevata, perchè ha dovuto

191

Orbene, nel Vangelo di Matteo vien descritto, comedopo il battesimo di Giovanni l’Entità-Cristo discendaveramente nel corpo fisico e nel corpo eterico. E lastoria della Tentazione è appunto una descrizione diquesto evento. Vedremo come i dettagli di questa sce-na della Tentazione riproducano in tutti i singoli parti-colari le esperienze che l’uomo ha generalmente,quando discende nel corpo fisico e nel corpo eterico.In quella scena la penetrazione del Cristo in un corpoumano fisico e in un corpo eterico, la concentrazionenell’Io umano, viene previssuta nell’uomo, di guisache è possibile dire: «Così può essere: tutto ciò ci puòsuccedere! Se vi ricordate del Cristo, se diventate si-mili a Lui, avrete la forza di far fronte a tutto ciò, divincere anche voi tutto ciò che affluisce dal corpo fisi-co e dal corpo eterico!» Nel Vangelo di Matteo la pri-ma scena notevole è quella della Tentazione. Essa ri-produce uno degli aspetti dell’iniziazione, la discesanel corpo fisico e nel corpo eterico. L’altra partedell’iniziazione – il distendersi nel macrocosmo –vien pure descritta e precisamente in modo, che vienedapprima mostrato, come il Cristo effettui questo di-stendersi nel macrocosmo con la natura umana – com-pletamente nel senso della natura sensibile umana.

Qui appunto vorrei esporre una obbiezione, che fa-cilmente potrebbe venir sollevata – la ribatteremocompletamente nei prossimi giorni, oggi però ne esa-mineremo i punti principali – e cioè: se il Cristo eraveramente un’Entità tanto elevata, perchè ha dovuto

191

Page 192: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sperimentare tutto questo? Perchè ha dovuto discende-re nel corpo fisico e nel corpo eterico? Perchè ha do-vuto, come l’uomo, uscir fuori nel Macrocosmo estendersi in esso? Non per sè egli ha fatto questo! Hadovuto farlo per gli uomini; nelle sfere superiori, conle sostanzialità delle sfere superiori, potevano farloquelle entità affini al Cristo; ma in un corpo fisico e inun corpo eterico umano un tale fatto non era ancorasuccesso; un corpo umano ancora non era stato inter-penetrato dall’Entità-Cristo. Della sostanzialità divinaè uscita fuori nello spazio; ma ciò che vive nell’uomonon è stato ancora portato fuori nello spazio. Cristosoltanto poteva prenderlo seco e versarlo fuori nellospazio. Ciò doveva venir fatto per la prima volta nellanatura umana da un Dio.

E questo secondo evento vien descritto quando, percosì dire, la seconda colonna viene collocata nel Van-gelo di Matteo; cioè, quando esso mostra, che la se-conda parte dell’iniziazione, l’uscita nel macrocosmo,l’ascesa nel sole e nelle stelle, si è veramente verifica-ta per parte del Cristo con la natura umana. Egli alloraviene dapprima unto – unto come un altro uomo, perdiventare puro, per diventare invulnerabile a ciò chepoteva dapprima avvicinarsi a lui dal mondo fisico.Vediamo così come l’unzione, che rappresenta unaparte negli antichi misteri, ci si presenta nuovamentesopra un gradino superiore, sul piano storico, mentredi solito era una unzione nel tempio. E vediamo comeil Cristo, alla cena della Pasqua, esprima ora questo

192

sperimentare tutto questo? Perchè ha dovuto discende-re nel corpo fisico e nel corpo eterico? Perchè ha do-vuto, come l’uomo, uscir fuori nel Macrocosmo estendersi in esso? Non per sè egli ha fatto questo! Hadovuto farlo per gli uomini; nelle sfere superiori, conle sostanzialità delle sfere superiori, potevano farloquelle entità affini al Cristo; ma in un corpo fisico e inun corpo eterico umano un tale fatto non era ancorasuccesso; un corpo umano ancora non era stato inter-penetrato dall’Entità-Cristo. Della sostanzialità divinaè uscita fuori nello spazio; ma ciò che vive nell’uomonon è stato ancora portato fuori nello spazio. Cristosoltanto poteva prenderlo seco e versarlo fuori nellospazio. Ciò doveva venir fatto per la prima volta nellanatura umana da un Dio.

E questo secondo evento vien descritto quando, percosì dire, la seconda colonna viene collocata nel Van-gelo di Matteo; cioè, quando esso mostra, che la se-conda parte dell’iniziazione, l’uscita nel macrocosmo,l’ascesa nel sole e nelle stelle, si è veramente verifica-ta per parte del Cristo con la natura umana. Egli alloraviene dapprima unto – unto come un altro uomo, perdiventare puro, per diventare invulnerabile a ciò chepoteva dapprima avvicinarsi a lui dal mondo fisico.Vediamo così come l’unzione, che rappresenta unaparte negli antichi misteri, ci si presenta nuovamentesopra un gradino superiore, sul piano storico, mentredi solito era una unzione nel tempio. E vediamo comeil Cristo, alla cena della Pasqua, esprima ora questo

192

Page 193: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

«spandersi nel mondo intiero», – non soltanto «l’esse-re in sè stesso», bensì l’essere riversato nell’intieromondo, – quando Egli spiega a coloro, che lo attornia-no, che egli si sente in tutto ciò che è espresso nellaTerra come solido – a questo accennano le parole: «Iosono il pane» – e così pure in tutto il liquido. Nellacena della Pasqua viene indicato questo coscienteuscire nel macrocosmo, così come l’uomo esce in essoincosciente nel sonno. E il senso di tutto ciò chel’uomo deve sentire come un abbagliamento che gli siavvicina, lo troviamo espresso nelle parole scultorie:«L’anima mia è afflitta fino alla morte!»

Il Cristo Gesù sperimenta effettivamente ciò che gliuomini sperimentano di solito come un annientamen-to, una paralisi, un abbagliamento. Egli sperimentanella scena di Gethsemane ciò che si può definire: ilcorpo fisico, abbandonato dall’anima, palesa il pro-prio stato di paura. Ciò che viene sperimentato in que-sta scena deve rappresentare come l’anima si allarghinel mondo e come il corpo venga abbandonato. E tut-to ciò che segue deve effettivamente descrivere l’usci-ta nel macrocosmo. La «Crocifissione» e ciò che èrappresentato con il «seppellimento» e tutto il restocompiutosi nei misteri, costituisce l’altra colonna delVangelo di Matteo, il viver fuori nel macrocosmo. – Eil Vangelo di Matteo esprime questo chiaramente, in-dicandoci che il Cristo Gesù fino allora era vissuto nelcorpo fisico che pende sulla croce: – Egli stava con-centrato in questo punto dello spazio; ma ora Egli si

193

«spandersi nel mondo intiero», – non soltanto «l’esse-re in sè stesso», bensì l’essere riversato nell’intieromondo, – quando Egli spiega a coloro, che lo attornia-no, che egli si sente in tutto ciò che è espresso nellaTerra come solido – a questo accennano le parole: «Iosono il pane» – e così pure in tutto il liquido. Nellacena della Pasqua viene indicato questo coscienteuscire nel macrocosmo, così come l’uomo esce in essoincosciente nel sonno. E il senso di tutto ciò chel’uomo deve sentire come un abbagliamento che gli siavvicina, lo troviamo espresso nelle parole scultorie:«L’anima mia è afflitta fino alla morte!»

Il Cristo Gesù sperimenta effettivamente ciò che gliuomini sperimentano di solito come un annientamen-to, una paralisi, un abbagliamento. Egli sperimentanella scena di Gethsemane ciò che si può definire: ilcorpo fisico, abbandonato dall’anima, palesa il pro-prio stato di paura. Ciò che viene sperimentato in que-sta scena deve rappresentare come l’anima si allarghinel mondo e come il corpo venga abbandonato. E tut-to ciò che segue deve effettivamente descrivere l’usci-ta nel macrocosmo. La «Crocifissione» e ciò che èrappresentato con il «seppellimento» e tutto il restocompiutosi nei misteri, costituisce l’altra colonna delVangelo di Matteo, il viver fuori nel macrocosmo. – Eil Vangelo di Matteo esprime questo chiaramente, in-dicandoci che il Cristo Gesù fino allora era vissuto nelcorpo fisico che pende sulla croce: – Egli stava con-centrato in questo punto dello spazio; ma ora Egli si

193

Page 194: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

stende nell’intiero Cosmo. E chi avesse dovuto cercar-lo ora, non lo avrebbe veduto in questo corpo fisico,ma avrebbe dovuto cercarlo chiaroveggentemente nel-lo Spirito che pervade gli spazii. Dopo che il Cristoebbe compiuto effettivamente ciò che prima, ma conaiuto estraneo, veniva compiuto nei tre giorni e mezzonei misteri, e che ebbe compiuto ciò che appunto gliveniva rimproverato, – perchè egli aveva detto che sipoteva abbattere questo tempio e che in tre giorni loavrebbe riedificato (con ciò venne chiaramente indica-ta l’iniziazione nel macrocosmo, che di solito venivacompiuta nei tre giorni e mezzo) – Egli accenna ancheal fatto, che dopo questa scena Egli non deve più esse-re cercato là dove l’Entità del Cristo Gesù era stataracchiusa entro al fisico, bensì fuori nello Spirito, chepervade gli spazii mondiali. E questo viene general-mente tradotto, anche in queste mediocri traduzionidei tempi moderni, con grande maestà, con le parole:«Fra poco dovrete cercare quell’Essere che nasceràdall’evoluzione dell’umanità alla destra della Potenzae vi si paleserà dalle nubi». – È là che dovete cercareil Cristo, riversato nel mondo, come prototipo dellagrande Iniziazione che l’uomo sperimenta, quando ab-bandona il corpo, e con la propria vita si stende fuorinel macrocosmo.

Questo ci dà il principio e la fine della vera vita delCristo, che comincia con la nascita del Cristo al batte-simo di Giovanni nel corpo, del quale abbiamo parla-to: comincia allora con una parte dell’iniziazione, con

194

stende nell’intiero Cosmo. E chi avesse dovuto cercar-lo ora, non lo avrebbe veduto in questo corpo fisico,ma avrebbe dovuto cercarlo chiaroveggentemente nel-lo Spirito che pervade gli spazii. Dopo che il Cristoebbe compiuto effettivamente ciò che prima, ma conaiuto estraneo, veniva compiuto nei tre giorni e mezzonei misteri, e che ebbe compiuto ciò che appunto gliveniva rimproverato, – perchè egli aveva detto che sipoteva abbattere questo tempio e che in tre giorni loavrebbe riedificato (con ciò venne chiaramente indica-ta l’iniziazione nel macrocosmo, che di solito venivacompiuta nei tre giorni e mezzo) – Egli accenna ancheal fatto, che dopo questa scena Egli non deve più esse-re cercato là dove l’Entità del Cristo Gesù era stataracchiusa entro al fisico, bensì fuori nello Spirito, chepervade gli spazii mondiali. E questo viene general-mente tradotto, anche in queste mediocri traduzionidei tempi moderni, con grande maestà, con le parole:«Fra poco dovrete cercare quell’Essere che nasceràdall’evoluzione dell’umanità alla destra della Potenzae vi si paleserà dalle nubi». – È là che dovete cercareil Cristo, riversato nel mondo, come prototipo dellagrande Iniziazione che l’uomo sperimenta, quando ab-bandona il corpo, e con la propria vita si stende fuorinel macrocosmo.

Questo ci dà il principio e la fine della vera vita delCristo, che comincia con la nascita del Cristo al batte-simo di Giovanni nel corpo, del quale abbiamo parla-to: comincia allora con una parte dell’iniziazione, con

194

Page 195: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

la discesa nel corpo fisico e nel corpo eterico nellastoria della Tentazione. E si chiude poi con l’altra par-te dell’iniziazione: con il distendersi nel macrocosmo,che comincia con la scena della cena e viene più oltrerappresentata nel processo della Flagellazione, dellaCoronazione con le spine, della Crocifissione e dellaResurrezione. Gli eventi del Vangelo di Matteo stannoracchiusi fra questi due estremi; ora collocheremoquesti eventi al loro posto, nel quadro che abbiamo fi-nora tracciato soltanto a grandi linee.

195

la discesa nel corpo fisico e nel corpo eterico nellastoria della Tentazione. E si chiude poi con l’altra par-te dell’iniziazione: con il distendersi nel macrocosmo,che comincia con la scena della cena e viene più oltrerappresentata nel processo della Flagellazione, dellaCoronazione con le spine, della Crocifissione e dellaResurrezione. Gli eventi del Vangelo di Matteo stannoracchiusi fra questi due estremi; ora collocheremoquesti eventi al loro posto, nel quadro che abbiamo fi-nora tracciato soltanto a grandi linee.

195

Page 196: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

VIII

In ciò che ieri si è esposto sul fatto, che nell’Avven-to del Cristo le due parti dell’iniziazione sono stateinalzate al grado di processi storici mondiali, ci si pa-lesa pure – se ben si considera – l’aspetto per noi es-senziale di questo Avvento del Cristo.

Quella iniziazione in cui l’uomo attraversava, percosì dire, la quotidiana esperienza del risveglio, inmodo, che nel discendere nel corpo fisico e nel corpoeterico la sua facoltà percettiva non veniva distoltaverso l’ambiente fisico esteriore, ma veniva stimolataa percepire i processi del corpo eterico e del corpo fi-sico, quella particolare iniziazione veniva impartitaspecialmente in tutti i misteri e santuari d’iniziazione,che erano basati sulla sacra cultura egizia. Coloro checercavano tale iniziazione nel senso antico, cioè nelsenso, che in questa venivano diretti e guidati attraver-so ai pericoli che si affacciavano in quella iniziazione,divenivano per tal fatto, sotto un certo riguardo, uomi-ni diversi, uomini i quali durante l’atto dell’iniziazio-ne potevano guardare nel mondo spirituale e vedervisopratutto quelle forze ed entità spirituali, che prendo-no parte al nostro corpo fisico e al nostro corpo eteri-co. Se ora vogliamo caratterizzare l’iniziazione essena

196

VIII

In ciò che ieri si è esposto sul fatto, che nell’Avven-to del Cristo le due parti dell’iniziazione sono stateinalzate al grado di processi storici mondiali, ci si pa-lesa pure – se ben si considera – l’aspetto per noi es-senziale di questo Avvento del Cristo.

Quella iniziazione in cui l’uomo attraversava, percosì dire, la quotidiana esperienza del risveglio, inmodo, che nel discendere nel corpo fisico e nel corpoeterico la sua facoltà percettiva non veniva distoltaverso l’ambiente fisico esteriore, ma veniva stimolataa percepire i processi del corpo eterico e del corpo fi-sico, quella particolare iniziazione veniva impartitaspecialmente in tutti i misteri e santuari d’iniziazione,che erano basati sulla sacra cultura egizia. Coloro checercavano tale iniziazione nel senso antico, cioè nelsenso, che in questa venivano diretti e guidati attraver-so ai pericoli che si affacciavano in quella iniziazione,divenivano per tal fatto, sotto un certo riguardo, uomi-ni diversi, uomini i quali durante l’atto dell’iniziazio-ne potevano guardare nel mondo spirituale e vedervisopratutto quelle forze ed entità spirituali, che prendo-no parte al nostro corpo fisico e al nostro corpo eteri-co. Se ora vogliamo caratterizzare l’iniziazione essena

196

Page 197: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

anche da questo punto di vista, possiamo dire: Quandoun Esseno percorreva i quarantadue gradini più sopradescritti e conseguiva per mezzo di ciò una conoscen-za più esatta della sua vera interiorità, della vera suanatura di Io, e di tutto ciò che rende l’uomo capace divedere attraverso gli organi esteriori destinati a ciò pervia di eredità, veniva condotto oltre i quarantadue gra-dini fino a quell’Entità spirituale divina, la quale comeJahve o Jehova ha determinato l’organo, che già vi hodescritto in Abraham; e vedeva allora nello Spirito,che questo era l’organo essenziale per quell’epoca.L’Esseno guardava indietro dunque nel passato,all’interiore struttura essenziale dell’essere umano in-teriore, che era un risultato di quella Entità divina spi-rituale. In un’iniziazione siffatta, si prescindeva dun-que dalla conoscenza della interiorità dell’uomo.

Vi ho dato ieri una descrizione generale di ciò chesi presenta specialmente all’uomo, quando egli pene-tra, impreparato, nella propria interiorità. Ho detto:che si destano allora nell’uomo precipuamente tutti gliegoismi, tutto ciò che porta l’uomo a dire a sè stesso:tutte le forze che sono in me, tutte le passioni ed emo-zioni collegate al mio Io, e che nulla vogliono saperedel mondo spirituale, voglio averle in me in modo, dapotermi unire con esse – da poter agire, sentire e per-cepire unicamente per spinta della mia propria interio-rità egoistica! – Questo appunto è il pericolo, che permezzo di siffatta discesa nella propria interiorità cre-sca nell’uomo uno smisurato egoismo. È, questa, una

197

anche da questo punto di vista, possiamo dire: Quandoun Esseno percorreva i quarantadue gradini più sopradescritti e conseguiva per mezzo di ciò una conoscen-za più esatta della sua vera interiorità, della vera suanatura di Io, e di tutto ciò che rende l’uomo capace divedere attraverso gli organi esteriori destinati a ciò pervia di eredità, veniva condotto oltre i quarantadue gra-dini fino a quell’Entità spirituale divina, la quale comeJahve o Jehova ha determinato l’organo, che già vi hodescritto in Abraham; e vedeva allora nello Spirito,che questo era l’organo essenziale per quell’epoca.L’Esseno guardava indietro dunque nel passato,all’interiore struttura essenziale dell’essere umano in-teriore, che era un risultato di quella Entità divina spi-rituale. In un’iniziazione siffatta, si prescindeva dun-que dalla conoscenza della interiorità dell’uomo.

Vi ho dato ieri una descrizione generale di ciò chesi presenta specialmente all’uomo, quando egli pene-tra, impreparato, nella propria interiorità. Ho detto:che si destano allora nell’uomo precipuamente tutti gliegoismi, tutto ciò che porta l’uomo a dire a sè stesso:tutte le forze che sono in me, tutte le passioni ed emo-zioni collegate al mio Io, e che nulla vogliono saperedel mondo spirituale, voglio averle in me in modo, dapotermi unire con esse – da poter agire, sentire e per-cepire unicamente per spinta della mia propria interio-rità egoistica! – Questo appunto è il pericolo, che permezzo di siffatta discesa nella propria interiorità cre-sca nell’uomo uno smisurato egoismo. È, questa, una

197

Page 198: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

determinata specie di illusione, che colpisce anche og-gidì sempre coloro che tendono, per mezzo di un’evo-luzione esoterica, a questa discesa nella propria inte-riorità. Molti e varii sono gli egoismi che si fanno al-lora valere nell’uomo; e quando essi si affacciano,l’uomo regolarmente non li riconosce affatto comeegoismi; tutto egli li crederà, fuorchè egoismi! La viaai mondi superiori – anche quando viene cercata ainostri tempi – sempre è stata descritta come una viache richiede abnegazione. E parecchi degli uomini, iquali anche all’epoca nostra desiderano molto salirenei mondi superiori, ma non vogliono esercitarequell’abnegazione, che guarderebbero volentieri neimondi superiori, ma non vogliono sperimentare ciòche veramente vi può condurre, trovano molto inco-modo, che debba affiorare in loro tutta questa zavorra,che giace nel fondo della natura umana. Essi vorreb-bero arrivare ai mondi superiori senza l’affiorare ditutti gli egoismi e delle passioni. Essi non si accorgo-no che spesso l’egoismo più forte, più significativo, sipalesa appunto in quel loro malcontento verso ciò chesi affaccia veramente come fenomeno del tutto regola-re, e di cui essi dovrebbero chiedersi: «Poichè sono unuomo, non debbo io provocare anche tutte queste for-ze?» Essi trovano strana la presenza di tali cose, seb-bene già cento e cento volte sia stato loro spiegato,che a un determinato momento qualcosa di questo ge-nere deve presentarsi. Intendo qui accennare soltantoalle illusioni e agli errori, a cui si abbandonano certi

198

determinata specie di illusione, che colpisce anche og-gidì sempre coloro che tendono, per mezzo di un’evo-luzione esoterica, a questa discesa nella propria inte-riorità. Molti e varii sono gli egoismi che si fanno al-lora valere nell’uomo; e quando essi si affacciano,l’uomo regolarmente non li riconosce affatto comeegoismi; tutto egli li crederà, fuorchè egoismi! La viaai mondi superiori – anche quando viene cercata ainostri tempi – sempre è stata descritta come una viache richiede abnegazione. E parecchi degli uomini, iquali anche all’epoca nostra desiderano molto salirenei mondi superiori, ma non vogliono esercitarequell’abnegazione, che guarderebbero volentieri neimondi superiori, ma non vogliono sperimentare ciòche veramente vi può condurre, trovano molto inco-modo, che debba affiorare in loro tutta questa zavorra,che giace nel fondo della natura umana. Essi vorreb-bero arrivare ai mondi superiori senza l’affiorare ditutti gli egoismi e delle passioni. Essi non si accorgo-no che spesso l’egoismo più forte, più significativo, sipalesa appunto in quel loro malcontento verso ciò chesi affaccia veramente come fenomeno del tutto regola-re, e di cui essi dovrebbero chiedersi: «Poichè sono unuomo, non debbo io provocare anche tutte queste for-ze?» Essi trovano strana la presenza di tali cose, seb-bene già cento e cento volte sia stato loro spiegato,che a un determinato momento qualcosa di questo ge-nere deve presentarsi. Intendo qui accennare soltantoalle illusioni e agli errori, a cui si abbandonano certi

198

Page 199: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

uomini. All’epoca nostra bisogna anche tener contoche l’umanità, in certo qual modo, si è abituata allacomodità, e preferirebbe salire nei mondi superioricon tutto quell’agio a cui si è abituata nella vita ordi-naria. Ma le comodità, che si hanno nei campi ordinaridell’esistenza, non si possono procurare sulla via chedeve condurre ai mondi spirituali.

Orbene, chi, nei tempi antichi, aveva trovato questavia ai mondi spirituali, attraverso quella parte dell’ini-ziazione, che conduce nell’interiorità umana, per ilfatto appunto, che l’interiorità umana è creata da po-tenze divino-spirituali, veniva perciò condotto dentrole forze divino-spirituali e le vedeva lavorare al corpofisico e a quello eterico. Un uomo siffatto diventavaadatto a testimoniare, ad annunziare i segreti del mon-do spirituale. Egli poteva raccontare agli altri ciò cheaveva sperimentato nei misteri mentre veniva condot-to nella propria interiorità, e per tal mezzo, nel mondospirituale. A che cosa però era collegata questa inizia-zione? Quando un iniziato siffatto usciva dai mondispirituali, poteva dire: «Ho potuto gettare uno sguardonell’esistenza spirituale, ma vi sono stato aiutato! Gliassistenti dell’iniziatore hanno reso possibile, che iosopravvivessi al momento in cui altrimenti i demonidella mia propria natura mi avrebbero sopraffatto».Per il fatto però, che l’iniziato conseguiva la visionedel mondo spirituale con l’aiuto di quegli assistentiesteriori, egli rimaneva durante la vita dipendente daquesto collegio d’iniziazione, da coloro che lo aveva-

199

uomini. All’epoca nostra bisogna anche tener contoche l’umanità, in certo qual modo, si è abituata allacomodità, e preferirebbe salire nei mondi superioricon tutto quell’agio a cui si è abituata nella vita ordi-naria. Ma le comodità, che si hanno nei campi ordinaridell’esistenza, non si possono procurare sulla via chedeve condurre ai mondi spirituali.

Orbene, chi, nei tempi antichi, aveva trovato questavia ai mondi spirituali, attraverso quella parte dell’ini-ziazione, che conduce nell’interiorità umana, per ilfatto appunto, che l’interiorità umana è creata da po-tenze divino-spirituali, veniva perciò condotto dentrole forze divino-spirituali e le vedeva lavorare al corpofisico e a quello eterico. Un uomo siffatto diventavaadatto a testimoniare, ad annunziare i segreti del mon-do spirituale. Egli poteva raccontare agli altri ciò cheaveva sperimentato nei misteri mentre veniva condot-to nella propria interiorità, e per tal mezzo, nel mondospirituale. A che cosa però era collegata questa inizia-zione? Quando un iniziato siffatto usciva dai mondispirituali, poteva dire: «Ho potuto gettare uno sguardonell’esistenza spirituale, ma vi sono stato aiutato! Gliassistenti dell’iniziatore hanno reso possibile, che iosopravvivessi al momento in cui altrimenti i demonidella mia propria natura mi avrebbero sopraffatto».Per il fatto però, che l’iniziato conseguiva la visionedel mondo spirituale con l’aiuto di quegli assistentiesteriori, egli rimaneva durante la vita dipendente daquesto collegio d’iniziazione, da coloro che lo aveva-

199

Page 200: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

no aiutato. Le forze che lo avevano aiutato uscivanofuori con lui nel mondo.

Tutto ciò doveva venir modificato, venir superato.Coloro che dovevano essere iniziati dovevano rimane-re in condizione di sempre minore dipendenza da co-loro che erano i loro maestri e iniziatori. Perchè que-sto aiuto era anche essenzialmente accompagnato daun altro fatto. Nella nostra coscienza quotidiana ab-biamo un sentimento ben chiaro dell’Io, che si desta auna determinata ora della nostra esistenza. Di questosi è già spesso parlato, e anche nella mia «Teosofia»troverete caratterizzato il momento, in cui l’uomo ar-riva a parlare di sè come di un «Io». Questa è cosa chel’animale non può fare. Se l’animale guardasse, comel’uomo, nella propria interiorità, non troverebbe un Ioindividuale, bensì un Io della specie, un Io di gruppo;sentirebbe di appartenere a un intiero gruppo. Questosentimento dell’Io si spegneva in un determinatomodo nelle antiche iniziazioni. Mentre dunque l’uomopenetrava nei mondi spirituali il suo sentimentodell’Io si oscurava, e se recapitolate tutto quello che viho detto, vi persuaderete che questo oscuramento eraun bene. Perchè è al sentimento dell’Io appunto che siricollegano tutti gli egoismi, le passioni ecc. Si ricol-legano ad esso tutti gli egoismi, le emozioni che vo-gliono isolare l’uomo dal mondo esteriore. Per nonrafforzare oltremodo le passioni, le emozioni, occorre-va che il sentimento dell’Io fosse attutito. Nelle inizia-zioni, negli antichi misteri si trattava dunque, non di

200

no aiutato. Le forze che lo avevano aiutato uscivanofuori con lui nel mondo.

Tutto ciò doveva venir modificato, venir superato.Coloro che dovevano essere iniziati dovevano rimane-re in condizione di sempre minore dipendenza da co-loro che erano i loro maestri e iniziatori. Perchè que-sto aiuto era anche essenzialmente accompagnato daun altro fatto. Nella nostra coscienza quotidiana ab-biamo un sentimento ben chiaro dell’Io, che si desta auna determinata ora della nostra esistenza. Di questosi è già spesso parlato, e anche nella mia «Teosofia»troverete caratterizzato il momento, in cui l’uomo ar-riva a parlare di sè come di un «Io». Questa è cosa chel’animale non può fare. Se l’animale guardasse, comel’uomo, nella propria interiorità, non troverebbe un Ioindividuale, bensì un Io della specie, un Io di gruppo;sentirebbe di appartenere a un intiero gruppo. Questosentimento dell’Io si spegneva in un determinatomodo nelle antiche iniziazioni. Mentre dunque l’uomopenetrava nei mondi spirituali il suo sentimentodell’Io si oscurava, e se recapitolate tutto quello che viho detto, vi persuaderete che questo oscuramento eraun bene. Perchè è al sentimento dell’Io appunto che siricollegano tutti gli egoismi, le passioni ecc. Si ricol-legano ad esso tutti gli egoismi, le emozioni che vo-gliono isolare l’uomo dal mondo esteriore. Per nonrafforzare oltremodo le passioni, le emozioni, occorre-va che il sentimento dell’Io fosse attutito. Nelle inizia-zioni, negli antichi misteri si trattava dunque, non di

200

Page 201: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

una coscienza di sogno, ma di uno stato di attutimentodel sentimento dell’Io. Sempre più e più si dovevatendere però a che l’uomo divenisse capace di attra-versare l’iniziazione, pur mantenendo completamentel’integrità del proprio Io – di quell’Io, che l’uomo por-ta seco nella coscienza di veglia, dal momento in cuisi desta fino a quello in cui si addormenta: quell’oscu-ramento dell’Io, che negli antichi misteri sempre an-dava connesso con l’iniziazione, non doveva più veri-ficarsi. Ma questo oscuramento poteva venir eliminatonel corso del tempo soltanto gradatamente e lentamen-te; tale risultato oggi si può dire già conseguito in al-tissima misura in tutte le iniziazioni basate sopra unagiusta direzione; in esse è stato ottenuto, che quandol’uomo penetra nei mondi superiori, il sentimentodell’Io si mantenga integro fino a un alto grado.

Esaminiamo ora più minutamente una siffatta anti-ca iniziazione; per esempio, un’iniziazione essenadell’epoca precristiana. Anche questa iniziazione es-sena era collegata, in un determinato modo, col fatto,che il sentimento dell’Io veniva affievolito. Così era.Ciò dunque che nella nostra esistenza terrena dàall’uomo il suo sentimento dell’Io, ciò che riceve lepercezioni esteriori, doveva, nell’iniziazione essena,essere pure attutito. Basta gittare superficialmente unosguardo sulla vita giornaliera, e si può dire: nello statospeciale in cui l’uomo si trova nel mondo spiritualedurante la coscienza di sonno, egli non ha il suo senti-mento dell’Io; lo ha soltanto nella sua coscienza diur-

201

una coscienza di sogno, ma di uno stato di attutimentodel sentimento dell’Io. Sempre più e più si dovevatendere però a che l’uomo divenisse capace di attra-versare l’iniziazione, pur mantenendo completamentel’integrità del proprio Io – di quell’Io, che l’uomo por-ta seco nella coscienza di veglia, dal momento in cuisi desta fino a quello in cui si addormenta: quell’oscu-ramento dell’Io, che negli antichi misteri sempre an-dava connesso con l’iniziazione, non doveva più veri-ficarsi. Ma questo oscuramento poteva venir eliminatonel corso del tempo soltanto gradatamente e lentamen-te; tale risultato oggi si può dire già conseguito in al-tissima misura in tutte le iniziazioni basate sopra unagiusta direzione; in esse è stato ottenuto, che quandol’uomo penetra nei mondi superiori, il sentimentodell’Io si mantenga integro fino a un alto grado.

Esaminiamo ora più minutamente una siffatta anti-ca iniziazione; per esempio, un’iniziazione essenadell’epoca precristiana. Anche questa iniziazione es-sena era collegata, in un determinato modo, col fatto,che il sentimento dell’Io veniva affievolito. Così era.Ciò dunque che nella nostra esistenza terrena dàall’uomo il suo sentimento dell’Io, ciò che riceve lepercezioni esteriori, doveva, nell’iniziazione essena,essere pure attutito. Basta gittare superficialmente unosguardo sulla vita giornaliera, e si può dire: nello statospeciale in cui l’uomo si trova nel mondo spiritualedurante la coscienza di sonno, egli non ha il suo senti-mento dell’Io; lo ha soltanto nella sua coscienza diur-

201

Page 202: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

na, quando viene distolto dal mondo spirituale, e ilsuo sguardo si dirige verso il mondo fisico-sensibile. –Così succede nell’uomo terrestre attuale, e così puresuccedeva nell’uomo terrestre, per il quale il Cristo haoperato sulla Terra. Nell’uomo in condizioni normali,dell’attuale epoca terrestre, l’Io generalmente non ri-mane sveglio nel mondo spirituale. Orbene, un’inizia-zione del Cristo consiste appunto in questo, che l’Iorimane desto nei mondi superiori, così come è destonel mondo esteriore.

Per meglio chiarire le mie parole vi prego di osser-vare attentamente il momento del risveglio. Questomomento si presenta a noi in modo, che l’uomo escedal suo mondo superiore e s’immerge nel proprio cor-po fisico e nel corpo eterico; nel momento però in cuis’immerge, egli non vede i processi interiori del corpofisico e del corpo eterico, ma le sue facoltà percettivevengono, in certo qual modo, dirette verso l’ambientecircostante. Ora tutto ciò su cui lo sguardo dell’uomosi posa al momento del risveglio, ciò che l’uomo ab-braccia con lo sguardo, – sia con la percezione fisicadegli occhi, o con la percezione fisica delle orecchie,sia col pensiero, coll’intelletto che è collegatoall’organo fisico del cervello, – tutto ciò che egli per-cepisce nell’ambiente fisico circostante, veniva indi-cato nel linguaggio usato nella dottrina occulta ebraicaantica, come il «Regno», Malchut. Si potrebbe do-mandare: che cosa dunque si riconnetteva nel linguag-gio ebraico antico con l’espressione «Il Regno»? Que-

202

na, quando viene distolto dal mondo spirituale, e ilsuo sguardo si dirige verso il mondo fisico-sensibile. –Così succede nell’uomo terrestre attuale, e così puresuccedeva nell’uomo terrestre, per il quale il Cristo haoperato sulla Terra. Nell’uomo in condizioni normali,dell’attuale epoca terrestre, l’Io generalmente non ri-mane sveglio nel mondo spirituale. Orbene, un’inizia-zione del Cristo consiste appunto in questo, che l’Iorimane desto nei mondi superiori, così come è destonel mondo esteriore.

Per meglio chiarire le mie parole vi prego di osser-vare attentamente il momento del risveglio. Questomomento si presenta a noi in modo, che l’uomo escedal suo mondo superiore e s’immerge nel proprio cor-po fisico e nel corpo eterico; nel momento però in cuis’immerge, egli non vede i processi interiori del corpofisico e del corpo eterico, ma le sue facoltà percettivevengono, in certo qual modo, dirette verso l’ambientecircostante. Ora tutto ciò su cui lo sguardo dell’uomosi posa al momento del risveglio, ciò che l’uomo ab-braccia con lo sguardo, – sia con la percezione fisicadegli occhi, o con la percezione fisica delle orecchie,sia col pensiero, coll’intelletto che è collegatoall’organo fisico del cervello, – tutto ciò che egli per-cepisce nell’ambiente fisico circostante, veniva indi-cato nel linguaggio usato nella dottrina occulta ebraicaantica, come il «Regno», Malchut. Si potrebbe do-mandare: che cosa dunque si riconnetteva nel linguag-gio ebraico antico con l’espressione «Il Regno»? Que-

202

Page 203: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sta espressione comprendeva tutto ciò in cui l’Io pote-va reggersi cosciente. Questa è veramente la defini-zione più esatta del significato, che nell’antichitàebraica veniva connesso con l’espressione «Il Re-gno»: è Regno, dove l’Io umano può essere presente.Se consideriamo questa espressione, potremo dire:Nel linguaggio ebraico antico l’espressione il «Re-gno» indica anzitutto il mondo sensibile, il mondo incui l’uomo sta nello stato di veglia conservando com-pleta la coscienza del suo Io.

Esaminiamo ora i gradini dell’iniziazione, per cuil’uomo discende nella propria interiorità. Il primo gra-dino, prima che l’uomo possa penetrare nel suo corpoeterico e ne possa percepire i segreti, è facile immagi-nare quale sia. L’involucro esteriore dell’uomo consi-ste, come già sappiamo, del corpo astrale, del corpoeterico e del corpo fisico. Questa è un’altra esperienzaancora che l’uomo deve attraversare: deve, cioè,dall’interiore guardare, per così dire, coscientementeattraverso il proprio corpo astrale, se vuole sperimen-tare questo genere di iniziazione. Egli deve sperimen-tare anzitutto l’interiorità del suo corpo astrale, sevuole penetrare nell’interiorità del suo corpo fisico edel suo corpo eterico. Questa è la porta per la qualeegli deve passare; si tratta però sempre di nuove espe-rienze, che deve attraversare. L’uomo vi sperimentapure qualcosa che è obbiettivo, come gli oggetti delmondo esteriore sono obbiettivi. Se gli oggetti delmondo sensibile circostante, che siamo capaci di spe-

203

sta espressione comprendeva tutto ciò in cui l’Io pote-va reggersi cosciente. Questa è veramente la defini-zione più esatta del significato, che nell’antichitàebraica veniva connesso con l’espressione «Il Re-gno»: è Regno, dove l’Io umano può essere presente.Se consideriamo questa espressione, potremo dire:Nel linguaggio ebraico antico l’espressione il «Re-gno» indica anzitutto il mondo sensibile, il mondo incui l’uomo sta nello stato di veglia conservando com-pleta la coscienza del suo Io.

Esaminiamo ora i gradini dell’iniziazione, per cuil’uomo discende nella propria interiorità. Il primo gra-dino, prima che l’uomo possa penetrare nel suo corpoeterico e ne possa percepire i segreti, è facile immagi-nare quale sia. L’involucro esteriore dell’uomo consi-ste, come già sappiamo, del corpo astrale, del corpoeterico e del corpo fisico. Questa è un’altra esperienzaancora che l’uomo deve attraversare: deve, cioè,dall’interiore guardare, per così dire, coscientementeattraverso il proprio corpo astrale, se vuole sperimen-tare questo genere di iniziazione. Egli deve sperimen-tare anzitutto l’interiorità del suo corpo astrale, sevuole penetrare nell’interiorità del suo corpo fisico edel suo corpo eterico. Questa è la porta per la qualeegli deve passare; si tratta però sempre di nuove espe-rienze, che deve attraversare. L’uomo vi sperimentapure qualcosa che è obbiettivo, come gli oggetti delmondo esteriore sono obbiettivi. Se gli oggetti delmondo sensibile circostante, che siamo capaci di spe-

203

Page 204: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

rimentare per mezzo dell’attuale organismo umano,vengono da noi indicati come il «Regno», potremo an-che, conformemente al linguaggio che adoperiamo –l’antico linguaggio ebraico ancora non distinguevacon tanta sottigliezza – distinguere di bel nuovo inesso tre Regni: il Regno Minerale, il Regno Vegetale eil Regno Animale. Tutto ciò nel linguaggio anticoebraico è un Regno; e il complesso dei tre Regni sitrova in genere riassunto nell’unico concetto del «Re-gno». E proprio come noi contempliamo gli animali,le piante e i minerali, quando volgiamo lo sguardofuori sul mondo sensibile, dove il nostro Io può esserepresente, così per colui che s’immerge nella propriainteriorità, lo sguardo si posa su tutto ciò che egli puòpercepire nel corpo astrale. L’uomo non vede ora tuttociò per mezzo del suo Io, sibbene l’Io si serve, per ve-dere, degli strumenti del corpo astrale. E ciò chel’uomo vede, quando egli possiede un altro patrimo-nio percettivo, e che è presente col proprio Io in quelmondo con il quale egli si è unito per mezzo degli or-gani astrali, viene appunto indicato dal linguaggioebraico antico con tre espressioni. Così come noi ab-biamo un regno animale, uno vegetale e uno minerale,il linguaggio ebraico antico indica il ternario, che sicontempla quando si è presenti nel proprio corpoastrale, come Nezach, Jesod e Hod.

Per tradurre nel nostro linguaggio questi tre terminicon esattezza, occorrerebbe immergerci nuovamentenel sentimento del linguaggio ebraico antico; perchè

204

rimentare per mezzo dell’attuale organismo umano,vengono da noi indicati come il «Regno», potremo an-che, conformemente al linguaggio che adoperiamo –l’antico linguaggio ebraico ancora non distinguevacon tanta sottigliezza – distinguere di bel nuovo inesso tre Regni: il Regno Minerale, il Regno Vegetale eil Regno Animale. Tutto ciò nel linguaggio anticoebraico è un Regno; e il complesso dei tre Regni sitrova in genere riassunto nell’unico concetto del «Re-gno». E proprio come noi contempliamo gli animali,le piante e i minerali, quando volgiamo lo sguardofuori sul mondo sensibile, dove il nostro Io può esserepresente, così per colui che s’immerge nella propriainteriorità, lo sguardo si posa su tutto ciò che egli puòpercepire nel corpo astrale. L’uomo non vede ora tuttociò per mezzo del suo Io, sibbene l’Io si serve, per ve-dere, degli strumenti del corpo astrale. E ciò chel’uomo vede, quando egli possiede un altro patrimo-nio percettivo, e che è presente col proprio Io in quelmondo con il quale egli si è unito per mezzo degli or-gani astrali, viene appunto indicato dal linguaggioebraico antico con tre espressioni. Così come noi ab-biamo un regno animale, uno vegetale e uno minerale,il linguaggio ebraico antico indica il ternario, che sicontempla quando si è presenti nel proprio corpoastrale, come Nezach, Jesod e Hod.

Per tradurre nel nostro linguaggio questi tre terminicon esattezza, occorrerebbe immergerci nuovamentenel sentimento del linguaggio ebraico antico; perchè

204

Page 205: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

le usuali traduzioni lessicografiche dei dizionari nonci aiutano affatto. Se si vuol comprendere di che sitratta bisogna far appello al sentimento del linguaggiodell’epoca precristiana. Bisognerebbe, per esempio,tener conto anzitutto, che ciò che possiamo indicarecon il suono «Hod» esprimerebbe «spiritualità che sipalesa verso l’esteriore». Osservate dunque: questaparola indicherebbe una spiritualità che si manifestaverso l’esteriore, una spiritualità che tende versol’esteriore, ma una spiritualità che va intesa comeastralità. All’incontro la parola «Nezach» esprimereb-be una sfumatura più rude di questa «tendenza a mani-festarsi verso l’esteriore». Ciò che si manifesta in que-sto modo è qualcosa a cui possiamo forse applicare leparole: «che si dimostra impenetrabile». (Se oggiprendete un qualche libro di fisica, vi troverete un giu-dizio, che veramente dovrebbe essere una definizione– ma la logica qui non c’entra, – e cioè, la definizione,che i corpi fisici vengono indicati come «impenetrabi-li». Veramente dovrebbe essere detto come definizio-ne: «si chiama corpo fisico quel corpo, di cui si puòdire, che il posto che esso occupa non può contempo-raneamente essere occupato da altro corpo». Dunquedovrebbe trattarsi di una definizione – invece viene af-fermato un dogma, dicendo: i corpi del mondo fisicohanno la peculiarità di essere impenetrabili, – mentreinvece si dovrebbe dire, che il medesimo posto nonpuò contemporaneamente essere occupato da due cor-pi. Questo però rientra veramente nel campo della fi-

205

le usuali traduzioni lessicografiche dei dizionari nonci aiutano affatto. Se si vuol comprendere di che sitratta bisogna far appello al sentimento del linguaggiodell’epoca precristiana. Bisognerebbe, per esempio,tener conto anzitutto, che ciò che possiamo indicarecon il suono «Hod» esprimerebbe «spiritualità che sipalesa verso l’esteriore». Osservate dunque: questaparola indicherebbe una spiritualità che si manifestaverso l’esteriore, una spiritualità che tende versol’esteriore, ma una spiritualità che va intesa comeastralità. All’incontro la parola «Nezach» esprimereb-be una sfumatura più rude di questa «tendenza a mani-festarsi verso l’esteriore». Ciò che si manifesta in que-sto modo è qualcosa a cui possiamo forse applicare leparole: «che si dimostra impenetrabile». (Se oggiprendete un qualche libro di fisica, vi troverete un giu-dizio, che veramente dovrebbe essere una definizione– ma la logica qui non c’entra, – e cioè, la definizione,che i corpi fisici vengono indicati come «impenetrabi-li». Veramente dovrebbe essere detto come definizio-ne: «si chiama corpo fisico quel corpo, di cui si puòdire, che il posto che esso occupa non può contempo-raneamente essere occupato da altro corpo». Dunquedovrebbe trattarsi di una definizione – invece viene af-fermato un dogma, dicendo: i corpi del mondo fisicohanno la peculiarità di essere impenetrabili, – mentreinvece si dovrebbe dire, che il medesimo posto nonpuò contemporaneamente essere occupato da due cor-pi. Questo però rientra veramente nel campo della fi-

205

Page 206: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

losofia). Il manifestarsi nello spazio in modo che siverifichi l’esclusione di altra manifestazione – e que-sto rappresenta una sfumatura più densa di quella diHod – tutto ciò vien espresso con la parola Nezach. Eciò che sta frammezzo è espresso con la parola Jesod.– Avete dunque tre sfumature diverse: prima avete lamanifestazione di un fatto astrale qualsiasi, che si ma-nifesta verso l’esteriore, in Hod; quando questa mani-festazione è già talmente più densa, che le cose si pre-sentano a noi con l’impenetrabilità fisica, allora, se-condo il linguaggio ebraico antico, vi sarebbe Nezach;e per le sfumature intermedie si avrebbe Jesod. Pos-siamo dunque dire: che le tre peculiarità diverse, dicui effettivamente le entità del mondo astrale sono do-tate, possono essere indicate con quelle tre parole.

Ormai possiamo, per così dire, penetrare con l’ini-ziando più oltre nell’interiorità umana. Quando ha su-perato ciò che vi è anzitutto da superare nel suo corpoastrale, egli penetra nel proprio corpo eterico. In que-sto l’uomo percepisce già qualcosa di più elevato diquanto possa essere indicato con quelle tre parole. Misi potrebbe domandare: Perchè in questo corpo etericol’uomo percepisce qualcosa di più elevato? Ciò si ri-connette con un fatto speciale, di cui dovete tener con-to, se volete comprendere la vera struttura interioredel mondo. Dovete tener presente, che nel mondoesteriore che si presenta a noi, quelle manifestazioniappunto che ci sembrano più basse, sono proprio quel-le a cui hanno lavorato le forze spirituali più elevate.

206

losofia). Il manifestarsi nello spazio in modo che siverifichi l’esclusione di altra manifestazione – e que-sto rappresenta una sfumatura più densa di quella diHod – tutto ciò vien espresso con la parola Nezach. Eciò che sta frammezzo è espresso con la parola Jesod.– Avete dunque tre sfumature diverse: prima avete lamanifestazione di un fatto astrale qualsiasi, che si ma-nifesta verso l’esteriore, in Hod; quando questa mani-festazione è già talmente più densa, che le cose si pre-sentano a noi con l’impenetrabilità fisica, allora, se-condo il linguaggio ebraico antico, vi sarebbe Nezach;e per le sfumature intermedie si avrebbe Jesod. Pos-siamo dunque dire: che le tre peculiarità diverse, dicui effettivamente le entità del mondo astrale sono do-tate, possono essere indicate con quelle tre parole.

Ormai possiamo, per così dire, penetrare con l’ini-ziando più oltre nell’interiorità umana. Quando ha su-perato ciò che vi è anzitutto da superare nel suo corpoastrale, egli penetra nel proprio corpo eterico. In que-sto l’uomo percepisce già qualcosa di più elevato diquanto possa essere indicato con quelle tre parole. Misi potrebbe domandare: Perchè in questo corpo etericol’uomo percepisce qualcosa di più elevato? Ciò si ri-connette con un fatto speciale, di cui dovete tener con-to, se volete comprendere la vera struttura interioredel mondo. Dovete tener presente, che nel mondoesteriore che si presenta a noi, quelle manifestazioniappunto che ci sembrano più basse, sono proprio quel-le a cui hanno lavorato le forze spirituali più elevate.

206

Page 207: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Già spesso ho richiamato la vostra attenzione su que-sto fatto – e specialmente quando si trattava della na-tura umana stessa. – L’uomo è costituito, se lo si vuoldescrivere, di corpo fisico, corpo eterico, corpo astralee dell’Io. Certamente l’Io, sotto un certo riguardo, èl’arto suo più elevato; ma così come esso è oggidì,l’Io rappresenta il bambino fra i quattro arti della na-tura umana. L’Io contiene nell’uomo il germe dellamassima elevatezza a cui questi possa arrivare; ma perora si trova nel suo sviluppo a un gradino inferiore.All’incontro il corpo fisico, a suo modo, è l’arto piùperfetto – certamente non per merito dell’uomo stes-so, ma perchè attraverso le epoche di Saturno, Sole,Luna delle entità divine spirituali hanno lavoratonell’uomo. E anche il corpo astrale è diventato già piùperfetto dell’Io dell’uomo. Se dunque guardiamo anzi-tutto l’Io umano, esso è ciò che ci sta più vicino, ciòcon cui ci identifichiamo. E si può dire: chi non ètroppo superficiale, e non vuol chiudere a sè stesso lavista, basta che guardi nella propria interiorità e vi tro-va il suo Io. Invece riflettete: quanto mai l’uomo èlontano dai segreti del corpo fisico umano! Al corpofisico umano non soltanto per milioni di anni, ma permilioni di milioni di anni hanno lavorato delle entitàdivino-spirituali, per portarlo alla sua attuale struttura.Fra l’Io e il corpo fisico vi sono dunque il corpo astra-le e il corpo eterico. Il corpo astrale, di fronte al corpofisico, è pure un arto imperfetto della natura umana. Inesso vi sono emozioni, passioni, cupidigie ecc. E at-

207

Già spesso ho richiamato la vostra attenzione su que-sto fatto – e specialmente quando si trattava della na-tura umana stessa. – L’uomo è costituito, se lo si vuoldescrivere, di corpo fisico, corpo eterico, corpo astralee dell’Io. Certamente l’Io, sotto un certo riguardo, èl’arto suo più elevato; ma così come esso è oggidì,l’Io rappresenta il bambino fra i quattro arti della na-tura umana. L’Io contiene nell’uomo il germe dellamassima elevatezza a cui questi possa arrivare; ma perora si trova nel suo sviluppo a un gradino inferiore.All’incontro il corpo fisico, a suo modo, è l’arto piùperfetto – certamente non per merito dell’uomo stes-so, ma perchè attraverso le epoche di Saturno, Sole,Luna delle entità divine spirituali hanno lavoratonell’uomo. E anche il corpo astrale è diventato già piùperfetto dell’Io dell’uomo. Se dunque guardiamo anzi-tutto l’Io umano, esso è ciò che ci sta più vicino, ciòcon cui ci identifichiamo. E si può dire: chi non ètroppo superficiale, e non vuol chiudere a sè stesso lavista, basta che guardi nella propria interiorità e vi tro-va il suo Io. Invece riflettete: quanto mai l’uomo èlontano dai segreti del corpo fisico umano! Al corpofisico umano non soltanto per milioni di anni, ma permilioni di milioni di anni hanno lavorato delle entitàdivino-spirituali, per portarlo alla sua attuale struttura.Fra l’Io e il corpo fisico vi sono dunque il corpo astra-le e il corpo eterico. Il corpo astrale, di fronte al corpofisico, è pure un arto imperfetto della natura umana. Inesso vi sono emozioni, passioni, cupidigie ecc. E at-

207

Page 208: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

traverso le emozioni del corpo astrale, sebbene il cor-po eterico vi si frapponga come un ostacolo, l’uomogode di molte cose, le quali lavorano in diretta opposi-zione alla meravigliosa organizzazione del corpo fisi-co umano. Ho fatto notare di quanti veleni per il cuo-re, per esempio, l’uomo si ciba, e come, se dipendessedal suo corpo astrale, egli distruggerebbe ben presto lasua salute. L’uomo deve la propria salute soltanto alfatto, che come organizzazione, il cuore umano ècombinato in modo così mirabile e perfetto, che permolti decenni resiste agli attacchi del corpo astrale.Così è. Quanto più profondamente si discende, tantopiù si trovano forze spirituali più elevate che hannocollaborato ai singoli arti. Si potrebbe dire: Gli Deipiù giovani, le forze divino-spirituali più giovani sonoquelle che ci hanno dato l’Io; e sono gli Dei molto piùvecchi, i quali hanno operato quella perfezione dei no-stri arti inferiori, che l’uomo oggidì appena cominciaa comprendere – ben lungi però dall’essere capace diimitare con i suoi strumenti ciò che le forze e le entitàdivino-spirituali hanno eseguito per l’uomo in quellamirabile costruzione.

Questa perfezione specialmente era veduta da colo-ro, i quali s’immergevano, per esempio, per mezzo diun’iniziazione essena nell’interiorità umana. Un Esse-no siffatto diceva a sè stesso: «quando percorro i pri-mi quattordici gradini penetro anzitutto nel mio corpoastrale. Allora mi si presentano tutte le passioni edemozioni che sono collegate al mio corpo astrale, tutto

208

traverso le emozioni del corpo astrale, sebbene il cor-po eterico vi si frapponga come un ostacolo, l’uomogode di molte cose, le quali lavorano in diretta opposi-zione alla meravigliosa organizzazione del corpo fisi-co umano. Ho fatto notare di quanti veleni per il cuo-re, per esempio, l’uomo si ciba, e come, se dipendessedal suo corpo astrale, egli distruggerebbe ben presto lasua salute. L’uomo deve la propria salute soltanto alfatto, che come organizzazione, il cuore umano ècombinato in modo così mirabile e perfetto, che permolti decenni resiste agli attacchi del corpo astrale.Così è. Quanto più profondamente si discende, tantopiù si trovano forze spirituali più elevate che hannocollaborato ai singoli arti. Si potrebbe dire: Gli Deipiù giovani, le forze divino-spirituali più giovani sonoquelle che ci hanno dato l’Io; e sono gli Dei molto piùvecchi, i quali hanno operato quella perfezione dei no-stri arti inferiori, che l’uomo oggidì appena cominciaa comprendere – ben lungi però dall’essere capace diimitare con i suoi strumenti ciò che le forze e le entitàdivino-spirituali hanno eseguito per l’uomo in quellamirabile costruzione.

Questa perfezione specialmente era veduta da colo-ro, i quali s’immergevano, per esempio, per mezzo diun’iniziazione essena nell’interiorità umana. Un Esse-no siffatto diceva a sè stesso: «quando percorro i pri-mi quattordici gradini penetro anzitutto nel mio corpoastrale. Allora mi si presentano tutte le passioni edemozioni che sono collegate al mio corpo astrale, tutto

208

Page 209: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ciò che nella mia incarnazione io stesso ho guastatonel mio corpo astrale. Ma ancora non sono stato incondizione di guastare il mio corpo eterico come hoguastato il corpo astrale. Il mio corpo eterico, in fon-do, è molto più divino, molto più puro; esso mi si pa-lesa, quando percorro gli altri quattordici gradini». Equell’Esseno aveva il senso, che se egli resisteva alletentazioni del corpo astrale, dopo i primi quattordicigradini il peggio era superato, e che entrerebbe ormainelle sfere luminose del suo corpo eterico, le cui forzeegli ancora molto non aveva potuto guastare. Ciò chel’uomo vedeva allora in questo corpo veniva a suavolta indicato dall’insegnamento occulto ebraico anti-co con tre espressioni, di cui è straordinariamente dif-ficile rendere il significato nel nostro linguaggio attua-le: le espressioni erano Gedulah, Tipheret e Geburah.Cerchiamo di formarci un’idea dei tre campi indicatida queste tre espressioni.

Quando l’uomo percepiva ciò con cui egli si uniscenel corpo eterico, possiamo dire a un dipresso, che laprima parola, Gedulah, operava in modo da fargli ac-quistare una rappresentazione di tutto ciò che nel re-gno spirituale, nel mondo spirituale, appare maestoso,grandioso, ciò che dà l’impressione del meraviglioso.Di contro ciò che viene indicato con Geburah, sebbe-ne abbia affinità con la prima parola, rappresenta non-dimeno una sfumatura completamente diversa di gran-dezza; rappresenta una sfumatura di una grandezza giàdiminuita dall’azione. Geburah è quella sfumatura che

209

ciò che nella mia incarnazione io stesso ho guastatonel mio corpo astrale. Ma ancora non sono stato incondizione di guastare il mio corpo eterico come hoguastato il corpo astrale. Il mio corpo eterico, in fon-do, è molto più divino, molto più puro; esso mi si pa-lesa, quando percorro gli altri quattordici gradini». Equell’Esseno aveva il senso, che se egli resisteva alletentazioni del corpo astrale, dopo i primi quattordicigradini il peggio era superato, e che entrerebbe ormainelle sfere luminose del suo corpo eterico, le cui forzeegli ancora molto non aveva potuto guastare. Ciò chel’uomo vedeva allora in questo corpo veniva a suavolta indicato dall’insegnamento occulto ebraico anti-co con tre espressioni, di cui è straordinariamente dif-ficile rendere il significato nel nostro linguaggio attua-le: le espressioni erano Gedulah, Tipheret e Geburah.Cerchiamo di formarci un’idea dei tre campi indicatida queste tre espressioni.

Quando l’uomo percepiva ciò con cui egli si uniscenel corpo eterico, possiamo dire a un dipresso, che laprima parola, Gedulah, operava in modo da fargli ac-quistare una rappresentazione di tutto ciò che nel re-gno spirituale, nel mondo spirituale, appare maestoso,grandioso, ciò che dà l’impressione del meraviglioso.Di contro ciò che viene indicato con Geburah, sebbe-ne abbia affinità con la prima parola, rappresenta non-dimeno una sfumatura completamente diversa di gran-dezza; rappresenta una sfumatura di una grandezza giàdiminuita dall’azione. Geburah è quella sfumatura che

209

Page 210: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

indica una grandezza, una forza, che già si manifestaverso l’esteriore, per difendersi, per manifestarsi comeentità indipendente verso l’esteriore. Mentre dunqueal termine «Gedulah» è connessa l’azione per mezzodella saldezza interiore, dell’entità interiore, il termine«Geburah» invece rappresenta un’azione, che si puòdire aggressiva, e che si manifesta verso l’esteriorecon un procedere aggressivo. Orbene, il «riposare insè stessa della grandezza», dell’interiorità, la quale simanifesta bensì verso l’esteriore – ma non con un pro-cedimento aggressivo, ma soltanto perchè essa in sèstessa esprime la grandezza spirituale – questo venivaindicato con «Tipheret», di cui potremo riprodurre ilsignificato soltanto, se combiniamo i nostri due con-cetti di «Bontà» e di «Bellezza». Un essere che espri-me la propria individualità in modo, che la sua interio-rità s’imprima nella forma esteriore, ci appare bello; eun essere che esprime esteriormente la sua propria sal-dezza interiore, ci appare buono. Ma questi due con-cetti, nell’insegnamento occulto ebraico antico, si riu-niscono in «Tipheret». Le entità, dunque, che si mani-festano per mezzo di queste tre qualità, sono quellecon le quali si acquistava un rapporto, quando si di-scendeva nel corpo eterico.

Veniva poi la discesa nel corpo fisico. Nel corpo fi-sico l’uomo arrivava, per così dire, a conoscere le en-tità divino-spirituali più antiche, che avevano lavoratosu di lui. Ricordatevi che nelle relazioni «Dalla crona-ca dell’Akasha» e nella «Scienza Occulta» viene de-

210

indica una grandezza, una forza, che già si manifestaverso l’esteriore, per difendersi, per manifestarsi comeentità indipendente verso l’esteriore. Mentre dunqueal termine «Gedulah» è connessa l’azione per mezzodella saldezza interiore, dell’entità interiore, il termine«Geburah» invece rappresenta un’azione, che si puòdire aggressiva, e che si manifesta verso l’esteriorecon un procedere aggressivo. Orbene, il «riposare insè stessa della grandezza», dell’interiorità, la quale simanifesta bensì verso l’esteriore – ma non con un pro-cedimento aggressivo, ma soltanto perchè essa in sèstessa esprime la grandezza spirituale – questo venivaindicato con «Tipheret», di cui potremo riprodurre ilsignificato soltanto, se combiniamo i nostri due con-cetti di «Bontà» e di «Bellezza». Un essere che espri-me la propria individualità in modo, che la sua interio-rità s’imprima nella forma esteriore, ci appare bello; eun essere che esprime esteriormente la sua propria sal-dezza interiore, ci appare buono. Ma questi due con-cetti, nell’insegnamento occulto ebraico antico, si riu-niscono in «Tipheret». Le entità, dunque, che si mani-festano per mezzo di queste tre qualità, sono quellecon le quali si acquistava un rapporto, quando si di-scendeva nel corpo eterico.

Veniva poi la discesa nel corpo fisico. Nel corpo fi-sico l’uomo arrivava, per così dire, a conoscere le en-tità divino-spirituali più antiche, che avevano lavoratosu di lui. Ricordatevi che nelle relazioni «Dalla crona-ca dell’Akasha» e nella «Scienza Occulta» viene de-

210

Page 211: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

scritto, come il primo germe del corpo fisico sia venu-to a formarsi sull’antico Saturno. Delle entità spiritua-li elevate, sublimi, i Troni, hanno sacrificato la propriasostanza di volontà, perchè il primo germe del corpofisico umano potesse formarsi. Delle entità spiritualielevate hanno collaborato a questo primo germe du-rante l’ulteriore evoluzione attraverso Saturno, Sole eLuna. E nelle conferenze a Monaco (sulla Genesi) horaccontato che queste elevatissime entità spirituali ri-masero unite con l’uomo attraverso le epoche di Sa-turno, Sole e Luna, organizzando sempre più oltrequesto primo germe del corpo fisico umano, così dadeterminare questa attuale mirabile costruzione delcorpo fisico, in cui l’uomo può dimorare oggi insiemeagli altri tre suoi arti – il corpo eterico, il corpo astralee l’Io.

Quando l’uomo poteva così veramente penetrarenella propria interiorità, percepiva ciò che nella dottri-na occulta ebraica antica s’indicava, come dotato diqualità, che soltanto nell’uomo possono venir rappre-sentate, quando egli pensa, per esempio, al massimodi saggezza, che nella propria anima possa conseguire.L’uomo alza lo sguardo, per così dire, alla saggezzacome a un ideale: sente elevarsi il proprio essere,quando può in parte riempirlo di saggezza. Coloro ches’immergevano nel corpo fisico sapevano, allora, cheavrebbero avvicinati esseri, i quali in tutta la loro so-stanzialità erano ciò di cui l’uomo può acquistarsi sol-tanto una piccola, una minima parte, quando aspira

211

scritto, come il primo germe del corpo fisico sia venu-to a formarsi sull’antico Saturno. Delle entità spiritua-li elevate, sublimi, i Troni, hanno sacrificato la propriasostanza di volontà, perchè il primo germe del corpofisico umano potesse formarsi. Delle entità spiritualielevate hanno collaborato a questo primo germe du-rante l’ulteriore evoluzione attraverso Saturno, Sole eLuna. E nelle conferenze a Monaco (sulla Genesi) horaccontato che queste elevatissime entità spirituali ri-masero unite con l’uomo attraverso le epoche di Sa-turno, Sole e Luna, organizzando sempre più oltrequesto primo germe del corpo fisico umano, così dadeterminare questa attuale mirabile costruzione delcorpo fisico, in cui l’uomo può dimorare oggi insiemeagli altri tre suoi arti – il corpo eterico, il corpo astralee l’Io.

Quando l’uomo poteva così veramente penetrarenella propria interiorità, percepiva ciò che nella dottri-na occulta ebraica antica s’indicava, come dotato diqualità, che soltanto nell’uomo possono venir rappre-sentate, quando egli pensa, per esempio, al massimodi saggezza, che nella propria anima possa conseguire.L’uomo alza lo sguardo, per così dire, alla saggezzacome a un ideale: sente elevarsi il proprio essere,quando può in parte riempirlo di saggezza. Coloro ches’immergevano nel corpo fisico sapevano, allora, cheavrebbero avvicinati esseri, i quali in tutta la loro so-stanzialità erano ciò di cui l’uomo può acquistarsi sol-tanto una piccola, una minima parte, quando aspira

211

Page 212: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

alla saggezza, alla saggezza che non si consegue conla conoscenza esteriore abituale, bensì con la cono-scenza raggiunta attraverso gravi esperienze dell’ani-ma, e che non si acquista in una sola incarnazione, maattraverso molte incarnazioni – e anche allora soltantoin parte; perchè soltanto l’esperienza di tutte le possi-bilità della saggezza potrebbe darci il completo pos-sesso di essa. Delle entità che si manifestano comeEntità della Saggezza, nelle quali si manifesta predo-minante la qualità di possente spiccante saggezza,queste erano le entità che l’uomo percepiva. E la qua-lità di tali entità, le quali erano Entità della Saggezza,veniva indicata nella dottrina occulta ebraica anticacon la parola Chokmah, che oggi non impropriamentesi indica come saggezza. Una determinata sfumaturameno raffinata delle qualità di questa saggezza, sareb-be quella meno raffinata che vi è anche nell’uomo –anche questa però viene conseguita dall’uomo, nellasua individualità, soltanto in grado minimo. Nel di-scendere nel corpo fisico l’uomo prova però a questopunto di nuovo delle entità, le quali posseggono spic-catamente questa qualità, che di fronte alla saggezza èuna qualità meno raffinata, e che veniva indicata nelladottrina occulta ebraica antica come Binah, di guisache esse si palesano come entità, le quali risplendonoper virtù di questa qualità. Questo è ciò che si puòprovocare nell’uomo quando gli si ricorda il suo intel-letto. L’uomo non consegue l’intelletto che in minimogrado. Ma quando si tratta del significato di Binah,

212

alla saggezza, alla saggezza che non si consegue conla conoscenza esteriore abituale, bensì con la cono-scenza raggiunta attraverso gravi esperienze dell’ani-ma, e che non si acquista in una sola incarnazione, maattraverso molte incarnazioni – e anche allora soltantoin parte; perchè soltanto l’esperienza di tutte le possi-bilità della saggezza potrebbe darci il completo pos-sesso di essa. Delle entità che si manifestano comeEntità della Saggezza, nelle quali si manifesta predo-minante la qualità di possente spiccante saggezza,queste erano le entità che l’uomo percepiva. E la qua-lità di tali entità, le quali erano Entità della Saggezza,veniva indicata nella dottrina occulta ebraica anticacon la parola Chokmah, che oggi non impropriamentesi indica come saggezza. Una determinata sfumaturameno raffinata delle qualità di questa saggezza, sareb-be quella meno raffinata che vi è anche nell’uomo –anche questa però viene conseguita dall’uomo, nellasua individualità, soltanto in grado minimo. Nel di-scendere nel corpo fisico l’uomo prova però a questopunto di nuovo delle entità, le quali posseggono spic-catamente questa qualità, che di fronte alla saggezza èuna qualità meno raffinata, e che veniva indicata nelladottrina occulta ebraica antica come Binah, di guisache esse si palesano come entità, le quali risplendonoper virtù di questa qualità. Questo è ciò che si puòprovocare nell’uomo quando gli si ricorda il suo intel-letto. L’uomo non consegue l’intelletto che in minimogrado. Ma quando si tratta del significato di Binah,

212

Page 213: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dobbiamo pensare ad entità completamente pervase daciò che l’intelletto consegue; si tratta tuttavia di unasfumatura meno raffinata di Chokmah. Perciò la dot-trina segreta ebraica antica, quando parla della verasaggezza creatrice produttiva, che in sè produce i se-greti del mondo, quando dunque vuol indicare Chok-mah, dice: che essa si può paragonare a un zampillo diacqua – mentre Binah si può paragonare al mare. Cosìesprimevano la densificazione. – E la massima eleva-tezza a cui ci si poteva inalzare, quando si discendevanel corpo fisico, veniva indicata come Keter. È diffici-le trovare un termine che ci renda il significato di que-sta parola. Si può soltanto indicare simbolicamentequella qualità, che, manifestandosi, fa come presentirele qualità di entità spirituali divine superiori elevatissi-me. Questa qualità viene perciò pure simbolicamenteindicata con un simbolo, per mezzo del quale l’uomoviene inalzato al di sopra di sè stesso, e che significapiù di quello che veramente esso possa significare. Peresprimere l’elevatezza di questa qualità, essa viene in-dicata con il termine «Corona». Traduciamo perciò inquesto modo:

Binah Chokmah KeterGeburah Tipheret GedulahNezach Iesod HodMalchut Il Regno Io [Nota 7]

213

dobbiamo pensare ad entità completamente pervase daciò che l’intelletto consegue; si tratta tuttavia di unasfumatura meno raffinata di Chokmah. Perciò la dot-trina segreta ebraica antica, quando parla della verasaggezza creatrice produttiva, che in sè produce i se-greti del mondo, quando dunque vuol indicare Chok-mah, dice: che essa si può paragonare a un zampillo diacqua – mentre Binah si può paragonare al mare. Cosìesprimevano la densificazione. – E la massima eleva-tezza a cui ci si poteva inalzare, quando si discendevanel corpo fisico, veniva indicata come Keter. È diffici-le trovare un termine che ci renda il significato di que-sta parola. Si può soltanto indicare simbolicamentequella qualità, che, manifestandosi, fa come presentirele qualità di entità spirituali divine superiori elevatissi-me. Questa qualità viene perciò pure simbolicamenteindicata con un simbolo, per mezzo del quale l’uomoviene inalzato al di sopra di sè stesso, e che significapiù di quello che veramente esso possa significare. Peresprimere l’elevatezza di questa qualità, essa viene in-dicata con il termine «Corona». Traduciamo perciò inquesto modo:

Binah Chokmah KeterGeburah Tipheret GedulahNezach Iesod HodMalchut Il Regno Io [Nota 7]

213

Page 214: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Abbiamo così riprodotto i gradini delle qualità diquelle entità, nella regione delle quali l’uomo si elevaquando discende nella propria interiorità. È un «cre-scendo». E potete rappresentarvi che in un’iniziazioneessena l’uomo attraversava vicende affatto nuove,aveva esperienze del tutto nuove, e arrivava a cono-scere ciò che realmente viene indicato con tali qualità.Che cosa però si deve dire in special modo di un ini-ziato esseno, e del genere di iniziazione essena in con-fronto dell’iniziazione delle popolazioni circostanti?Di che cosa teneva speciale conto l’iniziazione esse-na?

Tutte le antiche iniziazioni si basavano sulla neces-sità, che venisse attutito appunto quel sentimentodell’Io, che l’uomo ha, quando contempla Malchut, ilRegno. Questo sentimento dell’Io doveva venire spen-to. Si può perciò dire: che nell’iniziazione non si pote-va essere uomini così, come lo si è fuori nel mondo fi-sico; si veniva veramente condotti su nel mondo spiri-tuale, ma in questo non si poteva essere uomini comelo si era fuori nel Regno. Per le antiche iniziazioni ap-punto va tenuto conto della differenza fra ciò chel’iniziando sperimentava, e il modo come egli si senti-va nel suo Io.

E se si volesse esprimere in parole, ciò chenell’antica iniziazione veniva operato nelle antichescuole occulte, e il valore che poteva avere per il pub-blico, si dovrebbe dire: «nessuno deve credere di poterconservare il medesimo sentimento dell’Io, che egli

214

Abbiamo così riprodotto i gradini delle qualità diquelle entità, nella regione delle quali l’uomo si elevaquando discende nella propria interiorità. È un «cre-scendo». E potete rappresentarvi che in un’iniziazioneessena l’uomo attraversava vicende affatto nuove,aveva esperienze del tutto nuove, e arrivava a cono-scere ciò che realmente viene indicato con tali qualità.Che cosa però si deve dire in special modo di un ini-ziato esseno, e del genere di iniziazione essena in con-fronto dell’iniziazione delle popolazioni circostanti?Di che cosa teneva speciale conto l’iniziazione esse-na?

Tutte le antiche iniziazioni si basavano sulla neces-sità, che venisse attutito appunto quel sentimentodell’Io, che l’uomo ha, quando contempla Malchut, ilRegno. Questo sentimento dell’Io doveva venire spen-to. Si può perciò dire: che nell’iniziazione non si pote-va essere uomini così, come lo si è fuori nel mondo fi-sico; si veniva veramente condotti su nel mondo spiri-tuale, ma in questo non si poteva essere uomini comelo si era fuori nel Regno. Per le antiche iniziazioni ap-punto va tenuto conto della differenza fra ciò chel’iniziando sperimentava, e il modo come egli si senti-va nel suo Io.

E se si volesse esprimere in parole, ciò chenell’antica iniziazione veniva operato nelle antichescuole occulte, e il valore che poteva avere per il pub-blico, si dovrebbe dire: «nessuno deve credere di poterconservare il medesimo sentimento dell’Io, che egli

214

Page 215: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ha nel Regno, in Malchut, quando vuol diventare uniniziato; nell’elevarsi, egli sperimenta con straordina-ria imponenza le tre volte tre qualità nelle loro verità,ma deve spogliarsi del suo sentimento dell’Io, di ciòche sperimenta nel mondo esteriore. Ciò che vienesperimentato come Nezach, Jesod, e Hod, ecc. nonpuò venir portato giù nel Regno, e non può rimanercollegato con il sentimento dell’Io ordinariodell’uomo!» Questo era il modo di pensare generale.E negli antichi tempi, chiunque si fosse opposto aquesta opinione, sarebbe stato considerato sciocco,folle o mentitore. Gli Esseni furono però i primi cheinsegnarono: «verrà un tempo, in cui tutto ciò che vi èin alto potrà essere trasportato quaggiù, di guisa chel’uomo possa sperimentarlo, pur conservando il suosentimento dell’Io». Questo è ciò che i Greci hannopoi chiamato: βασιλεία. Furono gli Esseni i primi adinsegnare che verrebbe Uno, il quale porterebbe giùper l’Io, che vive in Malchut, nel Regno, ciò che stalassù nei «Regni dei Cieli». E questo era pure ciò cheJesciua ben Pandira ha insegnato con possenti paroleai suoi Esseni e ad alcuni del suo ambiente. Se si vo-lesse riassumere il suo insegnamento con poche echiare parole, così come esso è stato proseguito e tra-smesso all’epoca successiva per mezzo del suo disce-polo Mattai, si potrebbe forse dire come segue.

Jesciua ben Pandira disse anzitutto, per ispirazioneche gli proveniva dal seguace di Gotamo Buddha, dalBodhisattwa, il quale diventerà un giorno il Maitreya

215

ha nel Regno, in Malchut, quando vuol diventare uniniziato; nell’elevarsi, egli sperimenta con straordina-ria imponenza le tre volte tre qualità nelle loro verità,ma deve spogliarsi del suo sentimento dell’Io, di ciòche sperimenta nel mondo esteriore. Ciò che vienesperimentato come Nezach, Jesod, e Hod, ecc. nonpuò venir portato giù nel Regno, e non può rimanercollegato con il sentimento dell’Io ordinariodell’uomo!» Questo era il modo di pensare generale.E negli antichi tempi, chiunque si fosse opposto aquesta opinione, sarebbe stato considerato sciocco,folle o mentitore. Gli Esseni furono però i primi cheinsegnarono: «verrà un tempo, in cui tutto ciò che vi èin alto potrà essere trasportato quaggiù, di guisa chel’uomo possa sperimentarlo, pur conservando il suosentimento dell’Io». Questo è ciò che i Greci hannopoi chiamato: βασιλεία. Furono gli Esseni i primi adinsegnare che verrebbe Uno, il quale porterebbe giùper l’Io, che vive in Malchut, nel Regno, ciò che stalassù nei «Regni dei Cieli». E questo era pure ciò cheJesciua ben Pandira ha insegnato con possenti paroleai suoi Esseni e ad alcuni del suo ambiente. Se si vo-lesse riassumere il suo insegnamento con poche echiare parole, così come esso è stato proseguito e tra-smesso all’epoca successiva per mezzo del suo disce-polo Mattai, si potrebbe forse dire come segue.

Jesciua ben Pandira disse anzitutto, per ispirazioneche gli proveniva dal seguace di Gotamo Buddha, dalBodhisattwa, il quale diventerà un giorno il Maitreya

215

Page 216: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Buddha: «Fino a ora i Regni dei Cieli non potevanovenir portati giù nel Regno, in Malchut, a cui l’Io ap-partiene, ma quando sarà compiuto il tempo, in cui letre volte quattordici generazioni saranno trascorse, al-lora dalla stirpe di Abraham, dalla stirpe di Davide,che noi vogliamo sperimentare come stirpe di Jesse(Jessei o Esseni), nascerà uno, il quale porterà le novequalità dei Regni dei Cieli quaggiù nel Regno, in cuivi è l’Io». E per aver impartito questo insegnamentoJesciua ben Pandira è stato lapidato come bestemmia-tore, perchè un insegnamento siffatto rappresentava lapeggiore diffamazione dell’iniziazione per coloro, iquali non volevano lasciare affermare, e non volevanovedere, che ciò che è giusto per un dato periodo, nonlo è necessariamente per un altro, perchè l’umanitàcontinua a progredire. Poi venne il tempo in cui ciòche era stato predetto si compì, in cui veramente le trevolte quattordici generazioni erano completamentetrascorse, in cui dal sangue del popolo poteva vera-mente sorgere quella corporeità, nella quale Zarathu-stra poteva incarnarsi, perchè, dopo averla elaboratacon gli strumenti che erano in esso corpo, egli la po-tesse sacrificare al Cristo. Ormai era venuto il tempodel quale il Precursore del Cristo potè dire: ora vieneil tempo in cui «I Regni dei Cieli» si avvicinerannoall’Io, il quale vive nel Regno esteriore, in Malchut.Ora comprenderemo ciò che, dopo aver superato laTentazione, il Cristo doveva assegnare anzitutto comecompito a sè stesso.

216

Buddha: «Fino a ora i Regni dei Cieli non potevanovenir portati giù nel Regno, in Malchut, a cui l’Io ap-partiene, ma quando sarà compiuto il tempo, in cui letre volte quattordici generazioni saranno trascorse, al-lora dalla stirpe di Abraham, dalla stirpe di Davide,che noi vogliamo sperimentare come stirpe di Jesse(Jessei o Esseni), nascerà uno, il quale porterà le novequalità dei Regni dei Cieli quaggiù nel Regno, in cuivi è l’Io». E per aver impartito questo insegnamentoJesciua ben Pandira è stato lapidato come bestemmia-tore, perchè un insegnamento siffatto rappresentava lapeggiore diffamazione dell’iniziazione per coloro, iquali non volevano lasciare affermare, e non volevanovedere, che ciò che è giusto per un dato periodo, nonlo è necessariamente per un altro, perchè l’umanitàcontinua a progredire. Poi venne il tempo in cui ciòche era stato predetto si compì, in cui veramente le trevolte quattordici generazioni erano completamentetrascorse, in cui dal sangue del popolo poteva vera-mente sorgere quella corporeità, nella quale Zarathu-stra poteva incarnarsi, perchè, dopo averla elaboratacon gli strumenti che erano in esso corpo, egli la po-tesse sacrificare al Cristo. Ormai era venuto il tempodel quale il Precursore del Cristo potè dire: ora vieneil tempo in cui «I Regni dei Cieli» si avvicinerannoall’Io, il quale vive nel Regno esteriore, in Malchut.Ora comprenderemo ciò che, dopo aver superato laTentazione, il Cristo doveva assegnare anzitutto comecompito a sè stesso.

216

Page 217: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Egli aveva, cioè, attraversato la tentazione, permezzo della forza del proprio essere interiore, permezzo di ciò, che oggi nell’uomo si chiama l’Io. Egliera arrivato a superare tutti gli attacchi e le tentazioniche si affacciano all’uomo, quando discende nel corpoastrale, nel corpo eterico e nel corpo fisico. Questopure è esposto chiaramente. Tutti gli egoismi sono de-scritti e in modo tale, che la nostra attenzione vieneovunque richiamata su di essi a un sommo grado. Maun serio ostacolo che si presenta all’uomo che aspiraall’evoluzione esoterica – ed è naturale che ciò si veri-fichi, quando ci si immerge nella propria interiorità –è il difetto, che in lui si desta, di occuparsi sempre e dipreferenza della propria personalità. Effettivamentes’incontra molto spesso in coloro, che vogliono pene-trare nel mondo spirituale, questo difetto di parlare dipreferenza della propria cara personalità, che essiamano sopra ogni cosa e della quale ogni ora e ogniminuto si occupano, osservandola minuziosamente.Mentre di solito gli uomini vivono risolutamente sen-za occuparsi tanto di sè stessi, invece, appena tendo-no, non dico ad aspirare a una evoluzione, ma soltantoa diventare teosofi, cominciano a occuparsi moltissi-mo del proprio Io; allora da tutte le parti sorgono delleillusioni, dalle quali prima la fattività della loro vitafacilmente li distoglieva. Perchè avviene questo? Per-chè l’uomo non sa veramente per qual verso prender-si, quando tutto ciò che sorge dalla sua interiorità siunisce al suo essere. Egli non sa che farne, è molto

217

Egli aveva, cioè, attraversato la tentazione, permezzo della forza del proprio essere interiore, permezzo di ciò, che oggi nell’uomo si chiama l’Io. Egliera arrivato a superare tutti gli attacchi e le tentazioniche si affacciano all’uomo, quando discende nel corpoastrale, nel corpo eterico e nel corpo fisico. Questopure è esposto chiaramente. Tutti gli egoismi sono de-scritti e in modo tale, che la nostra attenzione vieneovunque richiamata su di essi a un sommo grado. Maun serio ostacolo che si presenta all’uomo che aspiraall’evoluzione esoterica – ed è naturale che ciò si veri-fichi, quando ci si immerge nella propria interiorità –è il difetto, che in lui si desta, di occuparsi sempre e dipreferenza della propria personalità. Effettivamentes’incontra molto spesso in coloro, che vogliono pene-trare nel mondo spirituale, questo difetto di parlare dipreferenza della propria cara personalità, che essiamano sopra ogni cosa e della quale ogni ora e ogniminuto si occupano, osservandola minuziosamente.Mentre di solito gli uomini vivono risolutamente sen-za occuparsi tanto di sè stessi, invece, appena tendo-no, non dico ad aspirare a una evoluzione, ma soltantoa diventare teosofi, cominciano a occuparsi moltissi-mo del proprio Io; allora da tutte le parti sorgono delleillusioni, dalle quali prima la fattività della loro vitafacilmente li distoglieva. Perchè avviene questo? Per-chè l’uomo non sa veramente per qual verso prender-si, quando tutto ciò che sorge dalla sua interiorità siunisce al suo essere. Egli non sa che farne, è molto

217

Page 218: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

inesperto sul proprio conto. Prima osservava e si la-sciava facilmente attirare dall’esteriore: ora egli ne èpiù distolto, è più rivolto verso la propria interiorità –e sorgono allora sentimenti di ogni sorta che giaceva-no in lui stesso. Perchè sorge tutto ciò? Egli desidere-rebbe ora essere proprio un Io, ben indipendente dalmondo esteriore. Ma indubbiamente egli cade dappri-ma spesso nell’errore di voler essere da principio trat-tato come un bambino, al quale viene chiaramentedetto ciò che deve fare; egli tutto vorrebbe essere,tranne che un uomo che si traccia da sè la propria di-rezione e la propria mèta in conformità di ciò che rice-ve dalla vita esoterica. Egli non è ancora abituato apensare a questo; ma ha il senso, che la dipendenzadal mondo esteriore lo disturba. E invece i maggioridisturbi sorgono, quando si vuole essere tanto indipen-denti, quando si dedica troppa cura al proprio Ego. Maquando si dà tanta importanza all’Ego, diventa moltovolgare il fatto, che vi è una cosa nella quale il nostrocorpo non può liberarsi dal mondo circostante, la cir-costanza, cioè, che l’uomo deve mangiare! Questo èmolto volgare, nondimeno per molta gente rappresen-ta una circostanza fatale. Questo c’insegna quantopoco noi siamo, senza il mondo che ci circonda. Ed ègiusto il paragone, che noi siamo dipendenti dal mon-do circostante, senza di cui non possiamo vivere, eche con esso stiamo attaccati come il dito sta attaccatoalla mano: se lo si taglia via, si dissecca. Una piccolaosservazione superficiale basta dunque a dimostrarci,

218

inesperto sul proprio conto. Prima osservava e si la-sciava facilmente attirare dall’esteriore: ora egli ne èpiù distolto, è più rivolto verso la propria interiorità –e sorgono allora sentimenti di ogni sorta che giaceva-no in lui stesso. Perchè sorge tutto ciò? Egli desidere-rebbe ora essere proprio un Io, ben indipendente dalmondo esteriore. Ma indubbiamente egli cade dappri-ma spesso nell’errore di voler essere da principio trat-tato come un bambino, al quale viene chiaramentedetto ciò che deve fare; egli tutto vorrebbe essere,tranne che un uomo che si traccia da sè la propria di-rezione e la propria mèta in conformità di ciò che rice-ve dalla vita esoterica. Egli non è ancora abituato apensare a questo; ma ha il senso, che la dipendenzadal mondo esteriore lo disturba. E invece i maggioridisturbi sorgono, quando si vuole essere tanto indipen-denti, quando si dedica troppa cura al proprio Ego. Maquando si dà tanta importanza all’Ego, diventa moltovolgare il fatto, che vi è una cosa nella quale il nostrocorpo non può liberarsi dal mondo circostante, la cir-costanza, cioè, che l’uomo deve mangiare! Questo èmolto volgare, nondimeno per molta gente rappresen-ta una circostanza fatale. Questo c’insegna quantopoco noi siamo, senza il mondo che ci circonda. Ed ègiusto il paragone, che noi siamo dipendenti dal mon-do circostante, senza di cui non possiamo vivere, eche con esso stiamo attaccati come il dito sta attaccatoalla mano: se lo si taglia via, si dissecca. Una piccolaosservazione superficiale basta dunque a dimostrarci,

218

Page 219: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

quanto noi siamo dipendenti dal mondo che ci circon-da.

Se questo sentimento dell’Ego è molto spinto, puòtrasformarsi nel desiderio: oh, potessi io diventare in-dipendente dal mondo che mi attornia e divenire capa-ce di procurarmi magicamente ciò che mi fa sentiretanto la mia dipendenza dal mondo circostante e di cuinormalmente come uomo abbisogno nella vita fisica!– Questo effettivamente è un desiderio che può sorge-re in coloro che cercano l’iniziazione. Può sorgerel’odio appunto della dipendenza che ci lega al mondocircostante, l’odio perchè non possiamo procurarcimagicamente gli alimenti, perchè non possiamo sem-plicemente crearli. Questo desiderio sembra moltostrano quando lo si esprime; sembrano appunto para-dossi quei desideri dell’uomo che in piccolo sorgonorealmente presto quando egli cerca l’iniziazione, mache sono talmente assurdi, quando si rappresentanonelle loro conseguenze estreme. L’uomo non è affattoconsapevole di averli, in piccolo. Nessun uomo li haveramente così accentuati, perchè egli è troppo attac-cato alle abitudini esteriori per potersi abbandonareall’illusione di dire, che si potrebbe procurare gli ali-menti per magìa, che potrebbe vivere di cosa che nonsia tratta dal regno esteriore, da Malchut. Ma portatialle estreme conseguenze, indurrebbero l’uomo a po-ter credere: oh, fossi io arrivato a tanto da poter viverenel mio corpo astrale e nell’Io in modo da poggiare

219

quanto noi siamo dipendenti dal mondo che ci circon-da.

Se questo sentimento dell’Ego è molto spinto, puòtrasformarsi nel desiderio: oh, potessi io diventare in-dipendente dal mondo che mi attornia e divenire capa-ce di procurarmi magicamente ciò che mi fa sentiretanto la mia dipendenza dal mondo circostante e di cuinormalmente come uomo abbisogno nella vita fisica!– Questo effettivamente è un desiderio che può sorge-re in coloro che cercano l’iniziazione. Può sorgerel’odio appunto della dipendenza che ci lega al mondocircostante, l’odio perchè non possiamo procurarcimagicamente gli alimenti, perchè non possiamo sem-plicemente crearli. Questo desiderio sembra moltostrano quando lo si esprime; sembrano appunto para-dossi quei desideri dell’uomo che in piccolo sorgonorealmente presto quando egli cerca l’iniziazione, mache sono talmente assurdi, quando si rappresentanonelle loro conseguenze estreme. L’uomo non è affattoconsapevole di averli, in piccolo. Nessun uomo li haveramente così accentuati, perchè egli è troppo attac-cato alle abitudini esteriori per potersi abbandonareall’illusione di dire, che si potrebbe procurare gli ali-menti per magìa, che potrebbe vivere di cosa che nonsia tratta dal regno esteriore, da Malchut. Ma portatialle estreme conseguenze, indurrebbero l’uomo a po-ter credere: oh, fossi io arrivato a tanto da poter viverenel mio corpo astrale e nell’Io in modo da poggiare

219

Page 220: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sui miei proprii desiderii, da non aver più bisognodell’intiero mondo circostante!

Sorge effettivamente questa tentazione, e a coluiche la deve subire al massimo grado si presenta inmodo, che il Tentatore dice al Cristo Gesù di trasfor-mare le pietre in pane. Questo rappresenta il massimogrado della Tentazione. Effettivamente – nella storiadella Tentazione – la discesa nella propria interiorità èdescritta mirabilmente nel Vangelo di Matteo. Il se-condo gradino si presenta dopo che ci si è già immersinel proprio corpo astrale, e che ci si trova effettiva-mente di fronte a tutte queste emozioni e a queste pas-sioni, che potrebbero spingerci veramente a un egoi-smo paradossale. Quando ci si sente di fronte a tale si-tuazione si vorrebbe veramente – senza superarla, sen-za renderci invulnerabili – precipitarsi giù nel corpoeterico e in quello fisico. Questa effettivamente è unasituazione che può venir descritta come un precipitarenell’abisso. E così difatti viene descritta nel Vangelodi Matteo: come un precipitare in ciò che ancora mol-to non si è potuto guastare, cioè, nel corpo eterico enel corpo fisico. Ma questo non dovrebbe accadere,prima di aver domato le passioni e le emozioni.L’Entità-Cristo sa questo, e risponde al Tentatore,mentre per mezzo della propria forza vince ciò che lesi contrappone: «Tu stesso non devi tentare l’Entitàalla quale tu devi arrenderti». Viene poi il terzo gradi-no quando si discende nel corpo fisico. Quando questadiscesa si presenta come Tentazione, allora ha caratte-

220

sui miei proprii desiderii, da non aver più bisognodell’intiero mondo circostante!

Sorge effettivamente questa tentazione, e a coluiche la deve subire al massimo grado si presenta inmodo, che il Tentatore dice al Cristo Gesù di trasfor-mare le pietre in pane. Questo rappresenta il massimogrado della Tentazione. Effettivamente – nella storiadella Tentazione – la discesa nella propria interiorità èdescritta mirabilmente nel Vangelo di Matteo. Il se-condo gradino si presenta dopo che ci si è già immersinel proprio corpo astrale, e che ci si trova effettiva-mente di fronte a tutte queste emozioni e a queste pas-sioni, che potrebbero spingerci veramente a un egoi-smo paradossale. Quando ci si sente di fronte a tale si-tuazione si vorrebbe veramente – senza superarla, sen-za renderci invulnerabili – precipitarsi giù nel corpoeterico e in quello fisico. Questa effettivamente è unasituazione che può venir descritta come un precipitarenell’abisso. E così difatti viene descritta nel Vangelodi Matteo: come un precipitare in ciò che ancora mol-to non si è potuto guastare, cioè, nel corpo eterico enel corpo fisico. Ma questo non dovrebbe accadere,prima di aver domato le passioni e le emozioni.L’Entità-Cristo sa questo, e risponde al Tentatore,mentre per mezzo della propria forza vince ciò che lesi contrappone: «Tu stesso non devi tentare l’Entitàalla quale tu devi arrenderti». Viene poi il terzo gradi-no quando si discende nel corpo fisico. Quando questadiscesa si presenta come Tentazione, allora ha caratte-

220

Page 221: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

re del tutto speciale; è un’esperienza che l’uomo puòavere effettivamente nell’iniziazione, un’esperienzache ognuno deve avere, quando raggiunge il gradinodella discesa nel corpo fisico e nel corpo eterico:l’uomo, per così dire, vede sè stesso dall’interiore.Egli vi vede allora tutto ciò che vi è nelle tre qualitàsuperiori. Ciò è per lui come un mondo: ma dapprimaè un mondo che non esiste che nella sua propria illu-sione, un mondo che egli non può vedere come veritàinteriore, se non penetra attraverso l’involucro delcorpo fisico e sale alle entità spirituali stesse, che nonstanno più nel corpo fisico, ma che soltanto lavoranoin esso. Se non ci liberiamo dall’attaccamento all’Ego,sarà pur sempre il Tentatore del mondo fisico, Lucife-ro o il diavolo, che vorrà ingannarci sul conto nostro.Egli ci promette allora tutto ciò che si presenta a noicome illusione – ciò che però altro non è che la crea-zione della nostra propria Maya, della nostra propriaillusione. Se questo spirito dell’Ego non ci abbandona,vediamo un intero mondo, ma un mondo di errori e dimenzogne, ed egli ci promette questo mondo. Ma nondobbiamo credere che sia un mondo della verità. Arri-viamo dapprima in questo mondo; ma restiamo nellaMaya, se non ci liberiamo da esso.

Questi tre gradini della Tentazione vengonodall’Entità-Cristo vissuti davanti all’umanità comemodello, come esempio. E per il fatto che questi tregradini vengono sperimentati al di fuori degli antichisantuari dei misteri, sperimentati dalla forza di

221

re del tutto speciale; è un’esperienza che l’uomo puòavere effettivamente nell’iniziazione, un’esperienzache ognuno deve avere, quando raggiunge il gradinodella discesa nel corpo fisico e nel corpo eterico:l’uomo, per così dire, vede sè stesso dall’interiore.Egli vi vede allora tutto ciò che vi è nelle tre qualitàsuperiori. Ciò è per lui come un mondo: ma dapprimaè un mondo che non esiste che nella sua propria illu-sione, un mondo che egli non può vedere come veritàinteriore, se non penetra attraverso l’involucro delcorpo fisico e sale alle entità spirituali stesse, che nonstanno più nel corpo fisico, ma che soltanto lavoranoin esso. Se non ci liberiamo dall’attaccamento all’Ego,sarà pur sempre il Tentatore del mondo fisico, Lucife-ro o il diavolo, che vorrà ingannarci sul conto nostro.Egli ci promette allora tutto ciò che si presenta a noicome illusione – ciò che però altro non è che la crea-zione della nostra propria Maya, della nostra propriaillusione. Se questo spirito dell’Ego non ci abbandona,vediamo un intero mondo, ma un mondo di errori e dimenzogne, ed egli ci promette questo mondo. Ma nondobbiamo credere che sia un mondo della verità. Arri-viamo dapprima in questo mondo; ma restiamo nellaMaya, se non ci liberiamo da esso.

Questi tre gradini della Tentazione vengonodall’Entità-Cristo vissuti davanti all’umanità comemodello, come esempio. E per il fatto che questi tregradini vengono sperimentati al di fuori degli antichisantuari dei misteri, sperimentati dalla forza di

221

Page 222: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

un’Entità, che vive essa stessa nei tre corpi umani, èstato dato l’impulso a che l’umanità stessa, nell’avve-nire, nel corso dell’evoluzione, potesse arrivare a tan-to, che l’uomo possa salire anche nel mondo spiritualecon l’Io, col quale può stare in Malchut, nel Regno. Aquesto si doveva arrivare: ciò che separava i due mon-di non doveva più esistere e l’uomo, con l’Io che vivein Malchut, doveva poter salire nei mondi spirituali. Eciò è stato ottenuto per l’umanità per mezzo della vit-toria sulla Tentazione, quale viene descritta nel Van-gelo di Matteo. Ormai, in un’Entità che viveva sullaTerra, avevamo l’esempio di come l’Io, dal Regno,venisse portato su nei Regni superiori, nei mondi su-periori. – Quale conquista doveva risultare dunque dalfatto che l’Entità-Cristo ha, per così dire, rappresenta-to e vissuto in forma esteriore storica, ciò che si svol-geva di solito soltanto dietro al velo dei misteri? Do-veva essere la predica del Regno. E il Vangelo di Mat-teo, per descrivere giustamente, parlerà dapprima del-la Tentazione, e dopo di questa descriverà la fasedell’ascesa dell’Io, il quale può ormai sperimentare insè stesso il mondo spirituale – senza essere costretto auscire fuori di sè stesso. Il mistero di questo Io, checosì come vive nel Regno esteriore può ascendere nelmondo spirituale, questo mistero doveva ormai veniresvelato al mondo esteriore per mezzo della Entità-Cri-sto, in quell’epoca caratterizzata dopo la storia dellaTentazione nel Vangelo di Matteo. In quel punto co-minciano i capitoli, che s’iniziano con la predica del

222

un’Entità, che vive essa stessa nei tre corpi umani, èstato dato l’impulso a che l’umanità stessa, nell’avve-nire, nel corso dell’evoluzione, potesse arrivare a tan-to, che l’uomo possa salire anche nel mondo spiritualecon l’Io, col quale può stare in Malchut, nel Regno. Aquesto si doveva arrivare: ciò che separava i due mon-di non doveva più esistere e l’uomo, con l’Io che vivein Malchut, doveva poter salire nei mondi spirituali. Eciò è stato ottenuto per l’umanità per mezzo della vit-toria sulla Tentazione, quale viene descritta nel Van-gelo di Matteo. Ormai, in un’Entità che viveva sullaTerra, avevamo l’esempio di come l’Io, dal Regno,venisse portato su nei Regni superiori, nei mondi su-periori. – Quale conquista doveva risultare dunque dalfatto che l’Entità-Cristo ha, per così dire, rappresenta-to e vissuto in forma esteriore storica, ciò che si svol-geva di solito soltanto dietro al velo dei misteri? Do-veva essere la predica del Regno. E il Vangelo di Mat-teo, per descrivere giustamente, parlerà dapprima del-la Tentazione, e dopo di questa descriverà la fasedell’ascesa dell’Io, il quale può ormai sperimentare insè stesso il mondo spirituale – senza essere costretto auscire fuori di sè stesso. Il mistero di questo Io, checosì come vive nel Regno esteriore può ascendere nelmondo spirituale, questo mistero doveva ormai veniresvelato al mondo esteriore per mezzo della Entità-Cri-sto, in quell’epoca caratterizzata dopo la storia dellaTentazione nel Vangelo di Matteo. In quel punto co-minciano i capitoli, che s’iniziano con la predica del

222

Page 223: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Monte, e dànno la descrizione di quello che il Cristodice del Regno, di Malchut.

Tanta profondità dovete cercare nel Vangelo diMatteo! Dovete effettivamente cercare le fonti e glielementi di questo Vangelo di Matteo nella dottrinasegreta, non soltanto degli Esseni, ma in generedell’intiero mondo ebraico antico e greco. Allora ac-quisteremo anche per questo documento quel senti-mento di profonda venerazione, di santo rispetto di cuigià a Monaco ho detto: che lo si acquista appunto,quando, provvisti dei risultati delle ricerche dellascienza dello Spirito, ci si avvicina a questi documentiche ci sono stati dati dai veggenti. Quando vediamoche tali cose ci vengono dette dagli antichi veggenti,sentiamo proprio risuonare le loro parole dagli antichitempi. È proprio come un penetrare fino a noi di unconversare spirituale, che le grandi Individualità svol-gono fra di loro attraverso i secoli, di guisa che gli uo-mini, che vogliono, possono ascoltare, e certamentesoltanto quegli uomini, i quali comprendono pure lamassima evangelica: «Chi ha orecchio da intendere,intenda!» Ma se molto ci è voluto perchè le orecchiefisiche potessero crescere in noi, molto ancora occor-rerà per la nascita delle orecchie spirituali, che ci per-metteranno di comprendere ciò che vien detto in queigrandi e possenti documenti spirituali.

A questo appunto deve servire la nostra nuovascienza dello Spirito, a farci nuovamente imparare aleggere i documenti antichi. E soltanto quando saremo

223

Monte, e dànno la descrizione di quello che il Cristodice del Regno, di Malchut.

Tanta profondità dovete cercare nel Vangelo diMatteo! Dovete effettivamente cercare le fonti e glielementi di questo Vangelo di Matteo nella dottrinasegreta, non soltanto degli Esseni, ma in generedell’intiero mondo ebraico antico e greco. Allora ac-quisteremo anche per questo documento quel senti-mento di profonda venerazione, di santo rispetto di cuigià a Monaco ho detto: che lo si acquista appunto,quando, provvisti dei risultati delle ricerche dellascienza dello Spirito, ci si avvicina a questi documentiche ci sono stati dati dai veggenti. Quando vediamoche tali cose ci vengono dette dagli antichi veggenti,sentiamo proprio risuonare le loro parole dagli antichitempi. È proprio come un penetrare fino a noi di unconversare spirituale, che le grandi Individualità svol-gono fra di loro attraverso i secoli, di guisa che gli uo-mini, che vogliono, possono ascoltare, e certamentesoltanto quegli uomini, i quali comprendono pure lamassima evangelica: «Chi ha orecchio da intendere,intenda!» Ma se molto ci è voluto perchè le orecchiefisiche potessero crescere in noi, molto ancora occor-rerà per la nascita delle orecchie spirituali, che ci per-metteranno di comprendere ciò che vien detto in queigrandi e possenti documenti spirituali.

A questo appunto deve servire la nostra nuovascienza dello Spirito, a farci nuovamente imparare aleggere i documenti antichi. E soltanto quando saremo

223

Page 224: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

provvisti di comprensione per l’Io, per la naturadell’Io nel Regno, allora soltanto potremo comprende-re ciò che nel Vangelo di Matteo comincia colle paro-le: «Beati i poveri in ispirito perchè – per mezzo di sèstessi – per mezzo del loro proprio Io – troveranno iRegni dei Cieli».

Un antico iniziato avrebbe detto: «cercate inutil-mente nel proprio Io i Regni dei Cieli». Il Cristo Gesùperò dice: «Il tempo è venuto, in cui gli uomini checercano i Regni dei Cieli troveranno lo Spirito nelproprio Io».

Lo storico Avvento del Cristo è la rivelazione nelmondo esteriore di profondi segreti dei Misteri; daquesto punto di vista esamineremo più dettagliata-mente l’Avvento storico del Cristo. Vedremo alloraquale significato va dato alle parole, che nel Sermonedel Monte cominciano con «Beati».

224

provvisti di comprensione per l’Io, per la naturadell’Io nel Regno, allora soltanto potremo comprende-re ciò che nel Vangelo di Matteo comincia colle paro-le: «Beati i poveri in ispirito perchè – per mezzo di sèstessi – per mezzo del loro proprio Io – troveranno iRegni dei Cieli».

Un antico iniziato avrebbe detto: «cercate inutil-mente nel proprio Io i Regni dei Cieli». Il Cristo Gesùperò dice: «Il tempo è venuto, in cui gli uomini checercano i Regni dei Cieli troveranno lo Spirito nelproprio Io».

Lo storico Avvento del Cristo è la rivelazione nelmondo esteriore di profondi segreti dei Misteri; daquesto punto di vista esamineremo più dettagliata-mente l’Avvento storico del Cristo. Vedremo alloraquale significato va dato alle parole, che nel Sermonedel Monte cominciano con «Beati».

224

Page 225: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

IX

Da quanto risulta dalle conferenze di questo ciclo èevidente che l’essenza dell’Avvento del Cristo consi-ste in quanto segue. Quell’evoluzione umana, che ab-biamo descritta come un’elevazione dell’anima ai Re-gni dello Spirito, la quale poteva venir conseguita neitempi precristiani soltanto nei misteri, e solamente sel’Io, per quel tanto che si trova sviluppato nella co-scienza normale umana, veniva in un determinatomodo attutito, quella evoluzione umana, dico, dovevaricevere un impulso tale, che permettesse agli uomini,– ciò si riferisce in gran parte, certamente, all’avveni-re dell’umanità – di conseguirla in modo, che essi, pe-netrando in questo mondo spirituale, potessero conser-vare appieno quella coscienza dell’Io, la quale ai no-stri tempi spetta normalmente all’uomo soltanto per ilpiano esteriore fisico-sensibile.

Questo progresso nell’evoluzione dell’umanità,dato in questo modo dall’Avvento del Cristo, è al con-tempo il progresso più grande che nell’evoluzione del-la Terra e nell’evoluzione dell’umanità sia stato maifatto, e che potrà mai venir fatto. Cioè, tutto ciò che inrapporto a cotale fatto ancora deve venire nell’evolu-zione della Terra, è una realizzazione, uno sviluppo,

225

IX

Da quanto risulta dalle conferenze di questo ciclo èevidente che l’essenza dell’Avvento del Cristo consi-ste in quanto segue. Quell’evoluzione umana, che ab-biamo descritta come un’elevazione dell’anima ai Re-gni dello Spirito, la quale poteva venir conseguita neitempi precristiani soltanto nei misteri, e solamente sel’Io, per quel tanto che si trova sviluppato nella co-scienza normale umana, veniva in un determinatomodo attutito, quella evoluzione umana, dico, dovevaricevere un impulso tale, che permettesse agli uomini,– ciò si riferisce in gran parte, certamente, all’avveni-re dell’umanità – di conseguirla in modo, che essi, pe-netrando in questo mondo spirituale, potessero conser-vare appieno quella coscienza dell’Io, la quale ai no-stri tempi spetta normalmente all’uomo soltanto per ilpiano esteriore fisico-sensibile.

Questo progresso nell’evoluzione dell’umanità,dato in questo modo dall’Avvento del Cristo, è al con-tempo il progresso più grande che nell’evoluzione del-la Terra e nell’evoluzione dell’umanità sia stato maifatto, e che potrà mai venir fatto. Cioè, tutto ciò che inrapporto a cotale fatto ancora deve venire nell’evolu-zione della Terra, è una realizzazione, uno sviluppo,

225

Page 226: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del grande impulso dato con l’Avvento del Cristo. Orachiediamo: che cosa doveva allora veramente verifi-carsi? Doveva, in un determinato modo, riprodursi inun singolo uomo, ciò che apparteneva ai segreti degliantichi misteri. Apparteneva ai segreti degli antichimisteri, per esempio, come ad essi oggidì, in certoqual modo, ancora appartiene, il fatto, che l’uomo, neldiscendere nel proprio corpo fisico e corpo eterico,sperimenta nel corpo astrale quelle tentazioni, di cuiieri abbiamo parlato. E nei misteri greci l’uomo dove-va nuovamente sperimentare tutte le difficoltà e i peri-coli, che si presentano a noi, quando ci riversiamo,quando ci stendiamo nel macrocosmo. Anche questo èstato da noi più esattamente descritto. Queste vicende,che l’uomo sperimenta nell’una o nell’altra direzionedell’iniziazione, vennero sperimentate come esempio,quale unicissimo impulso di una grande superiore In-dividualità, dal Cristo Gesù, per dare la spinta a chegli uomini, nell’evoluzione futura, potessero attraver-sare a grado a grado una evoluzione siffatta derivantedall’iniziazione. Esaminiamo ora anzitutto ciò che siera compiuto nei misteri.

Per descriverlo si può dire: Veramente, nei misteri,tutto ciò che veniva compiuto dall’anima umana, ve-niva compiuto in modo che l’Io rimanesse attutito, po-sto in una specie di parziale stato di sogno; ma l’inte-riorità, l’elemento anima dell’uomo sperimentava al-cuni fatti, che si possono descrivere nel modo seguen-te. L’uomo sperimentava il risveglio dell’egoismo;

226

del grande impulso dato con l’Avvento del Cristo. Orachiediamo: che cosa doveva allora veramente verifi-carsi? Doveva, in un determinato modo, riprodursi inun singolo uomo, ciò che apparteneva ai segreti degliantichi misteri. Apparteneva ai segreti degli antichimisteri, per esempio, come ad essi oggidì, in certoqual modo, ancora appartiene, il fatto, che l’uomo, neldiscendere nel proprio corpo fisico e corpo eterico,sperimenta nel corpo astrale quelle tentazioni, di cuiieri abbiamo parlato. E nei misteri greci l’uomo dove-va nuovamente sperimentare tutte le difficoltà e i peri-coli, che si presentano a noi, quando ci riversiamo,quando ci stendiamo nel macrocosmo. Anche questo èstato da noi più esattamente descritto. Queste vicende,che l’uomo sperimenta nell’una o nell’altra direzionedell’iniziazione, vennero sperimentate come esempio,quale unicissimo impulso di una grande superiore In-dividualità, dal Cristo Gesù, per dare la spinta a chegli uomini, nell’evoluzione futura, potessero attraver-sare a grado a grado una evoluzione siffatta derivantedall’iniziazione. Esaminiamo ora anzitutto ciò che siera compiuto nei misteri.

Per descriverlo si può dire: Veramente, nei misteri,tutto ciò che veniva compiuto dall’anima umana, ve-niva compiuto in modo che l’Io rimanesse attutito, po-sto in una specie di parziale stato di sogno; ma l’inte-riorità, l’elemento anima dell’uomo sperimentava al-cuni fatti, che si possono descrivere nel modo seguen-te. L’uomo sperimentava il risveglio dell’egoismo;

226

Page 227: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

egli voleva diventare indipendente dal mondo esterio-re. Ma – come ieri abbiamo dimostrato – poichè ogniuomo è dipendente dal mondo esteriore, e non puòprocurarsi gli alimenti per magìa, e poichè egli dipen-de da ciò che gli risulta dalla sua corporeità fisica,così egli è esposto all’illusione di credere, che quelloappunto che a lui risulta soltanto dalla corporeità fisi-ca sia il mondo e lo splendore interiore di esso. Ognidiscepolo, ogni iniziando attraversava questa espe-rienza nei misteri – ma l’attraversava in uno stato di-verso da quello in cui il Cristo Gesù l’attraversava so-pra un gradino superiore. Se qualcuno descrive dun-que, unicamente in conformità dei fatti, ciò che puòvenir sperimentato dai discepoli degli antichi misteri,e descrive poi la vita del Cristo Gesù, la descrizionedei fatti sarà nei due casi, in certo qual modo, simile.Perchè questo appunto è successo: ciò che si è svoltonelle tenebre dei misteri si è palesato sul piano storicodel mondo ed è diventato un Evento storico, unicissi-mo.

Prendiamo ora l’esempio seguente, che del resto siè sempre verificato nell’antichità, specialmente negliultimi secoli prima della comparsa del Cristo; suppo-niamo che un pittore o uno scrittore qualsiasi fosse ve-nuto a sapere quali speciali pratiche venissero svolteper i nuovi iniziandi... e le avesse dipinte o descritte.Allora tale pittura, o descrizione, avrebbe potuto esse-re simile a ciò che i Vangeli ci descrivono dell’Avven-to del Cristo. Possiamo così rappresentarci come, in

227

egli voleva diventare indipendente dal mondo esterio-re. Ma – come ieri abbiamo dimostrato – poichè ogniuomo è dipendente dal mondo esteriore, e non puòprocurarsi gli alimenti per magìa, e poichè egli dipen-de da ciò che gli risulta dalla sua corporeità fisica,così egli è esposto all’illusione di credere, che quelloappunto che a lui risulta soltanto dalla corporeità fisi-ca sia il mondo e lo splendore interiore di esso. Ognidiscepolo, ogni iniziando attraversava questa espe-rienza nei misteri – ma l’attraversava in uno stato di-verso da quello in cui il Cristo Gesù l’attraversava so-pra un gradino superiore. Se qualcuno descrive dun-que, unicamente in conformità dei fatti, ciò che puòvenir sperimentato dai discepoli degli antichi misteri,e descrive poi la vita del Cristo Gesù, la descrizionedei fatti sarà nei due casi, in certo qual modo, simile.Perchè questo appunto è successo: ciò che si è svoltonelle tenebre dei misteri si è palesato sul piano storicodel mondo ed è diventato un Evento storico, unicissi-mo.

Prendiamo ora l’esempio seguente, che del resto siè sempre verificato nell’antichità, specialmente negliultimi secoli prima della comparsa del Cristo; suppo-niamo che un pittore o uno scrittore qualsiasi fosse ve-nuto a sapere quali speciali pratiche venissero svolteper i nuovi iniziandi... e le avesse dipinte o descritte.Allora tale pittura, o descrizione, avrebbe potuto esse-re simile a ciò che i Vangeli ci descrivono dell’Avven-to del Cristo. Possiamo così rappresentarci come, in

227

Page 228: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

molti antichi misteri, all’iniziando, dopo che aveva at-traversato delle determinate preparazioni – perchè lasua anima potesse diventare libera – veniva legato ilcorpo, con le mani distese, a una specie di croce. Eglirimaneva qualche tempo in quella situazione, perchèl’elemento animico potesse inalzarsi e attraversare ciòche abbiamo descritto. Supponiamo che questo pro-cesso dunque sia stato rappresentato in pittura o periscritto; oggi qualcuno potrebbe trovare tutto ciò, edire: questo scrittore l’ha tratto da un’antica tradizione– oppure, un pittore ha dipinto ciò che si svolgeva neimisteri. – E potrebbe dire pure: nei Vangeli si trova dibel nuovo ritratto e comunicato ciò che già prima esi-steva! – E questo si può verificare in una infinità dicasi. La vastità dell’applicazione di questa affermazio-ne l’ho dimostrata esaurientemente nel mio libro «IlCristianesimo come fatto Mistico», descrivendo cometutti i segreti degli antichi Misteri rivivano nei Vange-li, e come i Vangeli non sieno, in ultima analisi, cheripetizioni delle antiche descrizioni dell’iniziazionenei Misteri. E perchè veniva semplicemente descrittol’antico processo dei misteri, quando si comunicavaciò che si svolgeva col Cristo Gesù? Perchè appuntotutto ciò che si svolgeva negli antichi misteri, come unprocesso interiore dell’anima, veniva a svolgersi comeun fatto storico; perchè l’Avvento del Cristo Gesù,elevato a Entità-Io, riproduceva le funzioni simbolicheo anche reali-simboliche dell’antica iniziazione.

228

molti antichi misteri, all’iniziando, dopo che aveva at-traversato delle determinate preparazioni – perchè lasua anima potesse diventare libera – veniva legato ilcorpo, con le mani distese, a una specie di croce. Eglirimaneva qualche tempo in quella situazione, perchèl’elemento animico potesse inalzarsi e attraversare ciòche abbiamo descritto. Supponiamo che questo pro-cesso dunque sia stato rappresentato in pittura o periscritto; oggi qualcuno potrebbe trovare tutto ciò, edire: questo scrittore l’ha tratto da un’antica tradizione– oppure, un pittore ha dipinto ciò che si svolgeva neimisteri. – E potrebbe dire pure: nei Vangeli si trova dibel nuovo ritratto e comunicato ciò che già prima esi-steva! – E questo si può verificare in una infinità dicasi. La vastità dell’applicazione di questa affermazio-ne l’ho dimostrata esaurientemente nel mio libro «IlCristianesimo come fatto Mistico», descrivendo cometutti i segreti degli antichi Misteri rivivano nei Vange-li, e come i Vangeli non sieno, in ultima analisi, cheripetizioni delle antiche descrizioni dell’iniziazionenei Misteri. E perchè veniva semplicemente descrittol’antico processo dei misteri, quando si comunicavaciò che si svolgeva col Cristo Gesù? Perchè appuntotutto ciò che si svolgeva negli antichi misteri, come unprocesso interiore dell’anima, veniva a svolgersi comeun fatto storico; perchè l’Avvento del Cristo Gesù,elevato a Entità-Io, riproduceva le funzioni simbolicheo anche reali-simboliche dell’antica iniziazione.

228

Page 229: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Dobbiamo tener presente il fatto, che proprio coluiche si attiene fermamente alla convinzione chel’Avvento del Cristo è storico – che si è svolto in essocome fatto storico, ciò che prima era rappresentato daiprocessi dei misteri per altre condizioni umane – chi siattiene a questa convinzione, potrà registrare la simi-larità della biografia del Cristo nei Vangeli con i pro-cessi dei misteri. Si potrebbe – per descrivere più esat-tamente – dire anche così: allora coloro che a ciò era-no chiamati, videro l’Avvento del Cristo in Palestina,– videro il compimento della profezia essena, il batte-simo di Giovanni nel Giordano, la Tentazione, poi ciòche segue, la crocifissione ecc. Allora potevano dire asè stessi: Ora abbiamo una vita dinanzi a noi, la vita diun’Entità in un corpo umano. Se vogliamo considera-re i punti più importanti ed essenziali di questa vita,quelli che contano, quali sono essi? Strano a dirsi! inessa troviamo dei determinati punti, che si compiononella vita esteriore storica, e sono proprio i medesimiche avvengono nei misteri a colui che cerca l’inizia-zione. Basterebbe dunque prendere il canone di un mi-stero e questo canone servirebbe di prototipo per unprocesso, che possiamo descrivere qui come fatto sto-rico.

Questo appunto è il gran segreto: ciò che prima sta-va sepolto nelle tenebre del Tempio e in questo sisvolgeva per essere poi portato fuori nel mondo sol-tanto nei suoi risultati, – ora invece, per coloro chepartecipavano alla visione spirituale, si svolgeva sul

229

Dobbiamo tener presente il fatto, che proprio coluiche si attiene fermamente alla convinzione chel’Avvento del Cristo è storico – che si è svolto in essocome fatto storico, ciò che prima era rappresentato daiprocessi dei misteri per altre condizioni umane – chi siattiene a questa convinzione, potrà registrare la simi-larità della biografia del Cristo nei Vangeli con i pro-cessi dei misteri. Si potrebbe – per descrivere più esat-tamente – dire anche così: allora coloro che a ciò era-no chiamati, videro l’Avvento del Cristo in Palestina,– videro il compimento della profezia essena, il batte-simo di Giovanni nel Giordano, la Tentazione, poi ciòche segue, la crocifissione ecc. Allora potevano dire asè stessi: Ora abbiamo una vita dinanzi a noi, la vita diun’Entità in un corpo umano. Se vogliamo considera-re i punti più importanti ed essenziali di questa vita,quelli che contano, quali sono essi? Strano a dirsi! inessa troviamo dei determinati punti, che si compiononella vita esteriore storica, e sono proprio i medesimiche avvengono nei misteri a colui che cerca l’inizia-zione. Basterebbe dunque prendere il canone di un mi-stero e questo canone servirebbe di prototipo per unprocesso, che possiamo descrivere qui come fatto sto-rico.

Questo appunto è il gran segreto: ciò che prima sta-va sepolto nelle tenebre del Tempio e in questo sisvolgeva per essere poi portato fuori nel mondo sol-tanto nei suoi risultati, – ora invece, per coloro chepartecipavano alla visione spirituale, si svolgeva sul

229

Page 230: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

grande piano della storia mondiale, con l’Avvento delCristo. Bisogna certamente rendersi conto, a questoproposito, che all’epoca in cui scrivevano gli Evange-listi non si redigevano biografie come si usa fare oggi-dì, che per scrivere una biografia di Goethe, di Schil-ler, o di Lessing si fruga in ogni angoletto, si riunisco-no tutti i più piccoli biglietti, per poi raccogliere comeparte più importante della biografia ciò che veramentene sarebbe la parte meno essenziale. Mentre con que-sta raccolta di bigliettini non si arriva ad afferrare ipunti essenziali, gli Evangelisti si contentavano di de-scrivere ciò che era essenziale della vita del CristoGesù. Ed essenziale è appunto il fatto, che la vita delCristo, nel grande piano della storia mondiale, è la ri-produzione dell’iniziazione. Possiamo dunque meravi-gliarci che questo fatto, presentatosi nella nostra epo-ca, abbia veramente stupefatto moltissimi uomini? Eciò che sorprende questi uomini ci risulterà anchemaggiormente evidente, se osserviamo quanto segue.

Abbiamo miti e leggende dagli antichi tempi. Checosa sono? Chi conosce miti e leggende e sa ciò chesono, troverà in essi, o il racconto dei processi chel’antica coscienza chiaroveggente ha veduto nel mon-do spirituale, rivestiti di processi sensibili, o impareràa conoscere altri miti e leggende, che altro non sonoessenzialmente se non la riproduzione dei processi deimisteri. Il mito di Prometeo, per esempio, è in parte lariproduzione di pratiche dei misteri, e così pure moltialtri miti. Troviamo difatti, per esempio, spesso ripe-

230

grande piano della storia mondiale, con l’Avvento delCristo. Bisogna certamente rendersi conto, a questoproposito, che all’epoca in cui scrivevano gli Evange-listi non si redigevano biografie come si usa fare oggi-dì, che per scrivere una biografia di Goethe, di Schil-ler, o di Lessing si fruga in ogni angoletto, si riunisco-no tutti i più piccoli biglietti, per poi raccogliere comeparte più importante della biografia ciò che veramentene sarebbe la parte meno essenziale. Mentre con que-sta raccolta di bigliettini non si arriva ad afferrare ipunti essenziali, gli Evangelisti si contentavano di de-scrivere ciò che era essenziale della vita del CristoGesù. Ed essenziale è appunto il fatto, che la vita delCristo, nel grande piano della storia mondiale, è la ri-produzione dell’iniziazione. Possiamo dunque meravi-gliarci che questo fatto, presentatosi nella nostra epo-ca, abbia veramente stupefatto moltissimi uomini? Eciò che sorprende questi uomini ci risulterà anchemaggiormente evidente, se osserviamo quanto segue.

Abbiamo miti e leggende dagli antichi tempi. Checosa sono? Chi conosce miti e leggende e sa ciò chesono, troverà in essi, o il racconto dei processi chel’antica coscienza chiaroveggente ha veduto nel mon-do spirituale, rivestiti di processi sensibili, o impareràa conoscere altri miti e leggende, che altro non sonoessenzialmente se non la riproduzione dei processi deimisteri. Il mito di Prometeo, per esempio, è in parte lariproduzione di pratiche dei misteri, e così pure moltialtri miti. Troviamo difatti, per esempio, spesso ripe-

230

Page 231: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tuta la descrizione, in cui ci appare Zeus e accanto alui una divinità inferiore, la quale – come si potevaesprimere completamente nel senso greco – è destina-ta a indurre Zeus in tentazione. «Pan che tenta Zeus»– sopra un’altura Zeus, accanto a lui il Dio Pan, che lotenta; potrete trovare questa immagine rappresentatanei modi più diversi. Perchè venivano date queste de-scrizioni? Perchè esse dovevano rappresentare la di-scesa dell’uomo nell’interiorità: quando egli incontrala propria sua natura inferiore, la natura egoistica diPan, quando egli discende nel corpo fisico e nel corpoeterico. – L’intiero mondo è pieno di descrizioni diprocessi siffatti, che si svolgevano quando gl’iniziandipercorrevano la via verso il mondo spirituale, processiartisticamente riprodotti nei miti e nei simboli.

Oggidì – e questo è ciò che sorprende molte perso-ne che non possono o non vogliono imparare a cono-scere i fatti – oggidì forse molti uomini frivoli credo-no fare una grande scoperta, quando si trovano davan-ti a un quadro che rappresenta Pan sopra un monte, al-lato di Zeus, e che tenta Zeus. – Essi dicono allora:«Da questo risulta chiaramente che la scena della Ten-tazione del Cristo già era stata; gli Evangelisti dunquehanno descritto soltanto ciò che hanno raccolto daun’antica descrizione figurata – e i Vangeli sono com-binati da queste antiche descrizioni!» – E tali personededucono, che se da queste i Vangeli sono stati combi-nati, essi non raccontano niente di speciale, ma sonosoltanto tratti dai miti, per parlare di un Cristo Gesù

231

tuta la descrizione, in cui ci appare Zeus e accanto alui una divinità inferiore, la quale – come si potevaesprimere completamente nel senso greco – è destina-ta a indurre Zeus in tentazione. «Pan che tenta Zeus»– sopra un’altura Zeus, accanto a lui il Dio Pan, che lotenta; potrete trovare questa immagine rappresentatanei modi più diversi. Perchè venivano date queste de-scrizioni? Perchè esse dovevano rappresentare la di-scesa dell’uomo nell’interiorità: quando egli incontrala propria sua natura inferiore, la natura egoistica diPan, quando egli discende nel corpo fisico e nel corpoeterico. – L’intiero mondo è pieno di descrizioni diprocessi siffatti, che si svolgevano quando gl’iniziandipercorrevano la via verso il mondo spirituale, processiartisticamente riprodotti nei miti e nei simboli.

Oggidì – e questo è ciò che sorprende molte perso-ne che non possono o non vogliono imparare a cono-scere i fatti – oggidì forse molti uomini frivoli credo-no fare una grande scoperta, quando si trovano davan-ti a un quadro che rappresenta Pan sopra un monte, al-lato di Zeus, e che tenta Zeus. – Essi dicono allora:«Da questo risulta chiaramente che la scena della Ten-tazione del Cristo già era stata; gli Evangelisti dunquehanno descritto soltanto ciò che hanno raccolto daun’antica descrizione figurata – e i Vangeli sono com-binati da queste antiche descrizioni!» – E tali personededucono, che se da queste i Vangeli sono stati combi-nati, essi non raccontano niente di speciale, ma sonosoltanto tratti dai miti, per parlare di un Cristo Gesù

231

Page 232: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

immaginario. E vi è stato un gran movimento in Ger-mania, in cui con molta frivolità si è discusso, se ilCristo sia mai esistito. E sempre, con grottesca man-canza di conoscenza della quistione – ma con profon-da erudizione – vengono di bel nuovo enumerate le di-verse saghe e i diversi miti per dimostrare, che qua elà già esistevano le scene che si ritrovano nei Vangeli.Ai nostri tempi non serve dimostrare agli uomini ilvero contenuto della quistione, sebbene lo stato di fat-to caratterizzato sia ben noto a coloro che conosconoqueste cose. È così però che si sviluppano dei movi-menti spirituali ai nostri tempi! Si sviluppano vera-mente in modo grottesco!

Non avrei veramente parlato di tutto questo, se nonci si trovasse continuamente esposti a far fronte ad ob-biezioni, che vengono sollevate da questa o da quellaparte e che sono apparentemente ispirate da profondaerudizione, in contrasto ai principii e ai fatti enunciatidalla scienza dello Spirito.

Ciò che qui ho descritto è la verità. E le descrizioniche provengono dai Misteri devono tornare ad affac-ciarsi a noi nei Vangeli, poichè questi applicano il se-greto dell’iniziazione a una Individualità affatto diver-sa, e vogliono appunto dimostrare: vedete, ciò che pri-ma si compiva nei Misteri con l’attutimento della co-scienza, qui invece si è compiuto come qualcosa dispeciale, perchè un Essere-Io, senza attutimento dellacoscienza dell’Io, doveva attraversare questi processi,che prima venivano compiuti nei Misteri! – Non ci si

232

immaginario. E vi è stato un gran movimento in Ger-mania, in cui con molta frivolità si è discusso, se ilCristo sia mai esistito. E sempre, con grottesca man-canza di conoscenza della quistione – ma con profon-da erudizione – vengono di bel nuovo enumerate le di-verse saghe e i diversi miti per dimostrare, che qua elà già esistevano le scene che si ritrovano nei Vangeli.Ai nostri tempi non serve dimostrare agli uomini ilvero contenuto della quistione, sebbene lo stato di fat-to caratterizzato sia ben noto a coloro che conosconoqueste cose. È così però che si sviluppano dei movi-menti spirituali ai nostri tempi! Si sviluppano vera-mente in modo grottesco!

Non avrei veramente parlato di tutto questo, se nonci si trovasse continuamente esposti a far fronte ad ob-biezioni, che vengono sollevate da questa o da quellaparte e che sono apparentemente ispirate da profondaerudizione, in contrasto ai principii e ai fatti enunciatidalla scienza dello Spirito.

Ciò che qui ho descritto è la verità. E le descrizioniche provengono dai Misteri devono tornare ad affac-ciarsi a noi nei Vangeli, poichè questi applicano il se-greto dell’iniziazione a una Individualità affatto diver-sa, e vogliono appunto dimostrare: vedete, ciò che pri-ma si compiva nei Misteri con l’attutimento della co-scienza, qui invece si è compiuto come qualcosa dispeciale, perchè un Essere-Io, senza attutimento dellacoscienza dell’Io, doveva attraversare questi processi,che prima venivano compiuti nei Misteri! – Non ci si

232

Page 233: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

deve dunque meravigliare, quando si dice, che non viè quasi niente nei Vangeli che già prima non fosse!Ma esisteva in modo, che riguardo a tutto ciò che pre-cede si sarebbe potuto dire: Sì, l’uomo deve salire neiRegni dei Cieli. Non era ancora disceso fino all’Io, ciòche si chiama i Regni dei Cieli. Questa è appunto lanovità essenziale, cioè, che quello che poteva primavenire sperimentato in altre regioni, soltanto per mez-zo dell’attutimento dell’Io, poteva invece ora esseresperimentato in Malchut, nel Regno, con completaconservazione dell’Io! – Il Cristo Gesù, perciò, dopoaver sperimentato quello che nel Vangelo di Matteo civien descritto come Tentazione, diventa il predicatoredel Regno. Che cosa aveva Egli veramente da dire?Aveva da dire: «Ciò che prima l’uomo conseguiva at-tutendo il suo Io, e riempiendosi di altre entità, potràvenire ora conseguito con la conservazione di questoIo!» Questo dunque è l’essenziale, che egli dice: ciòche prima veniva conseguito in modo diverso, potràora venir conseguito conservando integro l’Io. Perciònon bastava che gli eventi dell’iniziazione venisseroriprodotti nella vita del Cristo, ma era essenziale cheanche nella «Predica del Regno» venisse detto: Tuttociò che è stato promesso a coloro, che venivano primanei Misteri o accoglievano gl’insegnamenti dei Miste-ri, spetta ora a coloro che in sè sperimentano l’entitàdell’Io – e la sperimentano nel modo che il Cristo ciha prospettato con la propria vita.

233

deve dunque meravigliare, quando si dice, che non viè quasi niente nei Vangeli che già prima non fosse!Ma esisteva in modo, che riguardo a tutto ciò che pre-cede si sarebbe potuto dire: Sì, l’uomo deve salire neiRegni dei Cieli. Non era ancora disceso fino all’Io, ciòche si chiama i Regni dei Cieli. Questa è appunto lanovità essenziale, cioè, che quello che poteva primavenire sperimentato in altre regioni, soltanto per mez-zo dell’attutimento dell’Io, poteva invece ora esseresperimentato in Malchut, nel Regno, con completaconservazione dell’Io! – Il Cristo Gesù, perciò, dopoaver sperimentato quello che nel Vangelo di Matteo civien descritto come Tentazione, diventa il predicatoredel Regno. Che cosa aveva Egli veramente da dire?Aveva da dire: «Ciò che prima l’uomo conseguiva at-tutendo il suo Io, e riempiendosi di altre entità, potràvenire ora conseguito con la conservazione di questoIo!» Questo dunque è l’essenziale, che egli dice: ciòche prima veniva conseguito in modo diverso, potràora venir conseguito conservando integro l’Io. Perciònon bastava che gli eventi dell’iniziazione venisseroriprodotti nella vita del Cristo, ma era essenziale cheanche nella «Predica del Regno» venisse detto: Tuttociò che è stato promesso a coloro, che venivano primanei Misteri o accoglievano gl’insegnamenti dei Miste-ri, spetta ora a coloro che in sè sperimentano l’entitàdell’Io – e la sperimentano nel modo che il Cristo ciha prospettato con la propria vita.

233

Page 234: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Tutto, dunque, anche ciò che riguarda l’insegna-mento, deve essere ripetuto. Non dobbiamo però me-ravigliarci, che in confronto degli antichi insegnamen-ti sorga appunto questa differenza che, cioè, vien det-to: «quanto prima non poteva venir conseguito conl’Io, può ora essere conseguito dentro all’Io». Suppo-niamo che il Cristo volesse far notare a coloro a cuidesiderava rivelare questa grande verità, che prima gliuomini, secondo gl’insegnamenti penetrati fino a lorodai Misteri, alzavano sempre lo sguardo al Regno deiCieli e dicevano: «da lì può scendere – senza però pe-netrare nel nostro Io – ciò che ci rende beati!» Sareb-be stato allora necessario, che il Cristo avesse conser-vato ciò che prima era stato detto del divino Fonte-Padre dell’esistenza – perchè a quello ci si poteva ele-vare con l’Io attutito – e avesse modificato soltanto lesfumature di cui appunto è quistione. Egli avrebbe,per esempio, dovuto parlare così: «mentre prima si èdetto: dovete alzare lo sguardo ai Regni, al divinoFonte-Padre dell’esistenza, [Nota 8] e aspettare cheEgli risplenda giù dai Regni dei Cieli, ora si potràdire: non soltanto Egli risplende giù su di noi, ma ciòche lassù si vuole, deve penetrare nella più profondanatura-Io dell’uomo, ed essere, in questa, pure volu-to».

Vogliamo supporre che tutte le singole frasi del Pa-dre Nostro già prima esistessero e che occorresse que-sta sola modificazione: «Prima si alzava lo sguardoall’antico Spirito-Padre divino in modo che tutto ciò

234

Tutto, dunque, anche ciò che riguarda l’insegna-mento, deve essere ripetuto. Non dobbiamo però me-ravigliarci, che in confronto degli antichi insegnamen-ti sorga appunto questa differenza che, cioè, vien det-to: «quanto prima non poteva venir conseguito conl’Io, può ora essere conseguito dentro all’Io». Suppo-niamo che il Cristo volesse far notare a coloro a cuidesiderava rivelare questa grande verità, che prima gliuomini, secondo gl’insegnamenti penetrati fino a lorodai Misteri, alzavano sempre lo sguardo al Regno deiCieli e dicevano: «da lì può scendere – senza però pe-netrare nel nostro Io – ciò che ci rende beati!» Sareb-be stato allora necessario, che il Cristo avesse conser-vato ciò che prima era stato detto del divino Fonte-Padre dell’esistenza – perchè a quello ci si poteva ele-vare con l’Io attutito – e avesse modificato soltanto lesfumature di cui appunto è quistione. Egli avrebbe,per esempio, dovuto parlare così: «mentre prima si èdetto: dovete alzare lo sguardo ai Regni, al divinoFonte-Padre dell’esistenza, [Nota 8] e aspettare cheEgli risplenda giù dai Regni dei Cieli, ora si potràdire: non soltanto Egli risplende giù su di noi, ma ciòche lassù si vuole, deve penetrare nella più profondanatura-Io dell’uomo, ed essere, in questa, pure volu-to».

Vogliamo supporre che tutte le singole frasi del Pa-dre Nostro già prima esistessero e che occorresse que-sta sola modificazione: «Prima si alzava lo sguardoall’antico Spirito-Padre divino in modo che tutto ciò

234

Page 235: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che è là, restasse conservato e guardasse giù nel no-stro regno terrestre. Ora però» – il Cristo avrebbe do-vuto dire – «questo Regno deve discendere sulla Terrastessa dove è l’Io; e la Volontà che si compie in altodeve compiersi anche sulla Terra!» Quale sarà la con-seguenza di un tale fatto? La conseguenza sarà, chechi guarda profondamente e sente le sfumature sottilidi cui si tratta, non si meraviglierà affatto che le frasidel Padre Nostro già esistessero negli antichi tempi.L’uomo superficiale però non osserverà queste sfuma-ture delicate, perchè per lui non hanno importanza.Del significato del cristianesimo non s’interessa – per-chè non lo capisce! E quando ritrova quelle parole ne-gli antichi tempi, egli dirà: «Ecco appunto, gli Evan-gelisti scrivono del Padre Nostro. Ma questo già esi-steva!», e non essendo capace di osservare le sfumatu-re che qui hanno importanza, dirà: «Il Padre Nostroesisteva già da prima!» Ma ora osservate la grandedifferenza fra la comprensione vera delle scritture el’osservazione superficiale. Ciò che importa si è, chequando si osservano le nuove sfumature si applichinoall’antico. L’uomo superficiale però, il quale non os-serva queste sfumature, constaterà che il Padre Nostrovi era già da prima.

Questi fatti vanno sperimentati come episodi, maoccorre qui esporli, perchè gli antroposofi devono tro-varsi in condizione di far fronte oggidì all’erudizioneda dilettanti, che ci viene opposta e che s’incanala ecircola per centinaia di giornali e viene accolta dal

235

che è là, restasse conservato e guardasse giù nel no-stro regno terrestre. Ora però» – il Cristo avrebbe do-vuto dire – «questo Regno deve discendere sulla Terrastessa dove è l’Io; e la Volontà che si compie in altodeve compiersi anche sulla Terra!» Quale sarà la con-seguenza di un tale fatto? La conseguenza sarà, chechi guarda profondamente e sente le sfumature sottilidi cui si tratta, non si meraviglierà affatto che le frasidel Padre Nostro già esistessero negli antichi tempi.L’uomo superficiale però non osserverà queste sfuma-ture delicate, perchè per lui non hanno importanza.Del significato del cristianesimo non s’interessa – per-chè non lo capisce! E quando ritrova quelle parole ne-gli antichi tempi, egli dirà: «Ecco appunto, gli Evan-gelisti scrivono del Padre Nostro. Ma questo già esi-steva!», e non essendo capace di osservare le sfumatu-re che qui hanno importanza, dirà: «Il Padre Nostroesisteva già da prima!» Ma ora osservate la grandedifferenza fra la comprensione vera delle scritture el’osservazione superficiale. Ciò che importa si è, chequando si osservano le nuove sfumature si applichinoall’antico. L’uomo superficiale però, il quale non os-serva queste sfumature, constaterà che il Padre Nostrovi era già da prima.

Questi fatti vanno sperimentati come episodi, maoccorre qui esporli, perchè gli antroposofi devono tro-varsi in condizione di far fronte oggidì all’erudizioneda dilettanti, che ci viene opposta e che s’incanala ecircola per centinaia di giornali e viene accolta dal

235

Page 236: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

pubblico come «scienza». – A proposito del Padre No-stro vorrei dire: «vi è stato effettivamente un uomo, ilquale si è divertito a raccogliere da tutti i possibili do-cumenti delle antiche epoche, da tutti i possibili passidel Talmud delle frasi, da cui risulta qualcosa di simi-le al «Padre Nostro»; notate bene, però, che ciò chequesto erudito ha messo insieme, non si trovava cosìcombinato in nessun scritto al di fuori dei Vangeli;erano singole frasi sparse per varii scritti. – Se si vo-lesse volgere questo sistema nel grottesco, si potrebbedire, che le prime frasi del «Faust» di Goethe sonostate pure da lui combinate a quel modo! E questo sipotrebbe anche forse dimostrare, dicendo che vi fu nel17° secolo uno studente riprovato negli esami che dis-se a suo padre: «ahi! quanto ho studiato diritto e conquanta fatica». E un altro, riprovato in medicina,avrebbe detto ugualmente: «ahi! quanto ho studiatomedicina e con quanta fatica!» E da questo Goetheavrebbe combinato le prime frasi del «Faust». Questoè un paradosso. Ma come principio e come metodo èproprio il medesimo di quello che ci vien presentatonella critica dei Vangeli.

Così racimolate si trovano le seguenti frasi, (2) dallequali, come ho detto prima, dovrebbe risultare il PadreNostro.

Il «Padre Nostro, che sei nel Cielo; oh Signore, no-stro Dio, sia benedetto il tuo nome, e sia glorificata in

2JOHN M. ROBERTSON «I Miti Evangelici» Jena, Diedrich 1910.

236

pubblico come «scienza». – A proposito del Padre No-stro vorrei dire: «vi è stato effettivamente un uomo, ilquale si è divertito a raccogliere da tutti i possibili do-cumenti delle antiche epoche, da tutti i possibili passidel Talmud delle frasi, da cui risulta qualcosa di simi-le al «Padre Nostro»; notate bene, però, che ciò chequesto erudito ha messo insieme, non si trovava cosìcombinato in nessun scritto al di fuori dei Vangeli;erano singole frasi sparse per varii scritti. – Se si vo-lesse volgere questo sistema nel grottesco, si potrebbedire, che le prime frasi del «Faust» di Goethe sonostate pure da lui combinate a quel modo! E questo sipotrebbe anche forse dimostrare, dicendo che vi fu nel17° secolo uno studente riprovato negli esami che dis-se a suo padre: «ahi! quanto ho studiato diritto e conquanta fatica». E un altro, riprovato in medicina,avrebbe detto ugualmente: «ahi! quanto ho studiatomedicina e con quanta fatica!» E da questo Goetheavrebbe combinato le prime frasi del «Faust». Questoè un paradosso. Ma come principio e come metodo èproprio il medesimo di quello che ci vien presentatonella critica dei Vangeli.

Così racimolate si trovano le seguenti frasi, (2) dallequali, come ho detto prima, dovrebbe risultare il PadreNostro.

Il «Padre Nostro, che sei nel Cielo; oh Signore, no-stro Dio, sia benedetto il tuo nome, e sia glorificata in

2JOHN M. ROBERTSON «I Miti Evangelici» Jena, Diedrich 1910.

236

Page 237: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

alto la memoria tua nel Cielo e così anche qui giù sul-la Terra. Lascia che il tuo Regno domini su di noi orae in eterno. Gli uomini santi degli antichi tempi dice-vano: rimetti e perdona a tutti gli uomini ciò che essimi hanno fatto. E non indurci in Tentazioni. Ma libe-raci dal male. Perchè il Regno dei Cieli è tuo e tu devidominare nello splendore sempre ed eternamente».

Queste sono frasi, combinate nel modo appunto de-scritto – cioè il «Padre Nostro» è messo insieme, vimanca soltanto la sfumatura importante, che occorre-va vi entrasse, se doveva venir indicato il grande si-gnificato dell’Avvento del Cristo. E questa sfumaturaconsiste nel fatto, che in nessuna frase sta detto, che ilRegno debba discendere; sta detto: «Lascia che il tuoRegno domini su di noi ora e in eterno». Ma non stadetto: «Venga il tuo Regno». Questo è l’essenziale.Ma l’uomo superficiale non l’osserva. E sebbene que-ste frasi siano state raccolte non da una sola, ma damolte biblioteche, non si trova in esse affatto ciò dicui si tratta nel «Padre Nostro»: La tua Volontà sia fat-ta siccome in Cielo, così in Terra. Questo significache essa penetra nell’Io. Vedete qui, se l’esaminateanche soltanto scientificamente dall’esteriore, la diffe-renza fra una ricerca superficiale e una ricerca vera-mente coscienziosa, che tien conto di tutti i particola-ri. E questa ricerca veramente coscienziosa vi è – pur-chè si voglia un poco approfondire. – Vi ho letto que-ste frasi da un libro – le ho lette a bella posta da un li-bro stampato; perchè questo libro (Robertson «I miti

237

alto la memoria tua nel Cielo e così anche qui giù sul-la Terra. Lascia che il tuo Regno domini su di noi orae in eterno. Gli uomini santi degli antichi tempi dice-vano: rimetti e perdona a tutti gli uomini ciò che essimi hanno fatto. E non indurci in Tentazioni. Ma libe-raci dal male. Perchè il Regno dei Cieli è tuo e tu devidominare nello splendore sempre ed eternamente».

Queste sono frasi, combinate nel modo appunto de-scritto – cioè il «Padre Nostro» è messo insieme, vimanca soltanto la sfumatura importante, che occorre-va vi entrasse, se doveva venir indicato il grande si-gnificato dell’Avvento del Cristo. E questa sfumaturaconsiste nel fatto, che in nessuna frase sta detto, che ilRegno debba discendere; sta detto: «Lascia che il tuoRegno domini su di noi ora e in eterno». Ma non stadetto: «Venga il tuo Regno». Questo è l’essenziale.Ma l’uomo superficiale non l’osserva. E sebbene que-ste frasi siano state raccolte non da una sola, ma damolte biblioteche, non si trova in esse affatto ciò dicui si tratta nel «Padre Nostro»: La tua Volontà sia fat-ta siccome in Cielo, così in Terra. Questo significache essa penetra nell’Io. Vedete qui, se l’esaminateanche soltanto scientificamente dall’esteriore, la diffe-renza fra una ricerca superficiale e una ricerca vera-mente coscienziosa, che tien conto di tutti i particola-ri. E questa ricerca veramente coscienziosa vi è – pur-chè si voglia un poco approfondire. – Vi ho letto que-ste frasi da un libro – le ho lette a bella posta da un li-bro stampato; perchè questo libro (Robertson «I miti

237

Page 238: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

evangelici») è stato ora tradotto anche in tedesco,come una specie di Vangelo moderno, per metterloalla portata di tutti; colui che ha tenuto tante conferen-ze sulla quistione se Gesù sia o no vissuto, (3) ha do-vuto però ancora leggerlo in inglese. Ma è diventatopresto celebre e ormai è anche tradotto in tedesco,perchè la gente non sia costretta a leggerlo in inglese.– È stato possibile che un professore, di una scuola su-periore tedesca, andasse facendo conferenze sulla qui-stione, se Gesù sia vissuto, e sulla base dei fatti ap-punto caratterizzati desse la risposta: Nessun docu-mento ci fa ritenere che sia vero quello che dicono letradizioni e che tale Personalità – ossia Gesù – sia vis-suta. – Fra i libri eccellenti allegati in appoggio, è ci-tato anche questo libro del Robertson. Ma perchè ser-va di difesa agli antroposofi sia detto: da questo libro,da questa ricerca storica dei documenti del nuovo Te-stamento, potrete imparare anche molte altre cose.Vorrei comunicarvi in proposito anche un particolarespecialmente caratteristico.

Quel libro vuol dimostrare, che non soltanto neipassi del Talmud si possono, per così dire, indicare deiprecedenti del Padre Nostro, ma che tornando indietronei millenni alle tradizioni dei tempi primordiali, sipotrebbero ritrovare sempre e ovunque dei precedentidel Padre Nostro. E nella pagina immediatamentedopo vien detto (poichè si tratta di dimostrare che il

3Pr. Dr. Arturo Drews.

238

evangelici») è stato ora tradotto anche in tedesco,come una specie di Vangelo moderno, per metterloalla portata di tutti; colui che ha tenuto tante conferen-ze sulla quistione se Gesù sia o no vissuto, (3) ha do-vuto però ancora leggerlo in inglese. Ma è diventatopresto celebre e ormai è anche tradotto in tedesco,perchè la gente non sia costretta a leggerlo in inglese.– È stato possibile che un professore, di una scuola su-periore tedesca, andasse facendo conferenze sulla qui-stione, se Gesù sia vissuto, e sulla base dei fatti ap-punto caratterizzati desse la risposta: Nessun docu-mento ci fa ritenere che sia vero quello che dicono letradizioni e che tale Personalità – ossia Gesù – sia vis-suta. – Fra i libri eccellenti allegati in appoggio, è ci-tato anche questo libro del Robertson. Ma perchè ser-va di difesa agli antroposofi sia detto: da questo libro,da questa ricerca storica dei documenti del nuovo Te-stamento, potrete imparare anche molte altre cose.Vorrei comunicarvi in proposito anche un particolarespecialmente caratteristico.

Quel libro vuol dimostrare, che non soltanto neipassi del Talmud si possono, per così dire, indicare deiprecedenti del Padre Nostro, ma che tornando indietronei millenni alle tradizioni dei tempi primordiali, sipotrebbero ritrovare sempre e ovunque dei precedentidel Padre Nostro. E nella pagina immediatamentedopo vien detto (poichè si tratta di dimostrare che il

3Pr. Dr. Arturo Drews.

238

Page 239: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Padre Nostro è una combinazione di qualcosa che giàprima esisteva, e che non occorreva vi fosse un Cristoper recitare quella preghiera alla gente) che vi è unapreghiera in lingua caldea, scoperta su delle tavolette,in cui si fa appello all’antico Dio babilonese Meroda-ch, e della quale vengono citate le seguenti frasi, chevi prego di ascoltare attentamente.

Nota: Nel Giornale della Società Artistica RealeOtt. 1891 il Sig. T. G. Pinches pubblicava, per la pri-ma volta, la traduzione di una tavoletta scoperta inSippara nell’anno 1882 in cui in un’invocazione aMerodach si trova il seguente passo: «Che l’abbon-danza del mondo possa scendere nel tuo centro (la tuacittà); che la tua legge possa essere adempiuta in tuttol’avvenire... Che lo Spirito malvagio possa dimorareal di fuori di te».

E lo scienziato, al quale questo passo ha fatto tantaimpressione, vi aggiunse: «Abbiamo dunque qui dellenorme di preghiera, che stanno a pari del Padre Nostroe che risalgono forse a 4000 anni prima del Cristo!»

Ditemi ora se ragionevolmente si possa trovareun’analogia fra il Padre Nostro e quelle frasi! Nondi-meno queste frasi valgono per quello scienziato comenorme di preghiere, dalle quali il Padre Nostro è statosemplicemente copiato. E queste cose contano oggidìcome vere ricerche in questo campo.

Vi è anche un’altra ragione per cui si può parlare diquesto fra gli antroposofi, perchè gli antroposofi de-vono anche poter tranquillizzare la propria coscienza;

239

Padre Nostro è una combinazione di qualcosa che giàprima esisteva, e che non occorreva vi fosse un Cristoper recitare quella preghiera alla gente) che vi è unapreghiera in lingua caldea, scoperta su delle tavolette,in cui si fa appello all’antico Dio babilonese Meroda-ch, e della quale vengono citate le seguenti frasi, chevi prego di ascoltare attentamente.

Nota: Nel Giornale della Società Artistica RealeOtt. 1891 il Sig. T. G. Pinches pubblicava, per la pri-ma volta, la traduzione di una tavoletta scoperta inSippara nell’anno 1882 in cui in un’invocazione aMerodach si trova il seguente passo: «Che l’abbon-danza del mondo possa scendere nel tuo centro (la tuacittà); che la tua legge possa essere adempiuta in tuttol’avvenire... Che lo Spirito malvagio possa dimorareal di fuori di te».

E lo scienziato, al quale questo passo ha fatto tantaimpressione, vi aggiunse: «Abbiamo dunque qui dellenorme di preghiera, che stanno a pari del Padre Nostroe che risalgono forse a 4000 anni prima del Cristo!»

Ditemi ora se ragionevolmente si possa trovareun’analogia fra il Padre Nostro e quelle frasi! Nondi-meno queste frasi valgono per quello scienziato comenorme di preghiere, dalle quali il Padre Nostro è statosemplicemente copiato. E queste cose contano oggidìcome vere ricerche in questo campo.

Vi è anche un’altra ragione per cui si può parlare diquesto fra gli antroposofi, perchè gli antroposofi de-vono anche poter tranquillizzare la propria coscienza;

239

Page 240: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

e questa potrebbe sentirsi tormentata, quando sente ri-petere: che la ricerca esteriore ha verificato questo oquel fatto! – o se legge nei giornali o nelle riviste: «èstata scoperta ora in Asia una tavoletta, e dalla letturadi questa è risultato, che il Padre Nostro esisteva giàquattromila anni prima del Cristo». Quando si affermaquesto, sarebbe necessario chiedere su quale base que-sta affermazione sia fondata? E ho voluto dimostrareappunto, quali sono le basi sulle quali si fondano oggiqueste affermazioni, quando si dice, che esse sono sta-te «verificate scientificamente». Esempi siffattis’incontrano a ogni piè sospinto ed è bene che gli an-troposofi conoscano il tarlo nascosto dietro alle obbie-zioni così spesso opposte all’antroposofia. Ma andia-mo avanti.

Ciò che importa si è, che il Cristo Gesù ha inaugu-rato un’evoluzione dell’umanità basata sull’Io, sullacompleta conservazione dell’Io. Egli ha fondato«l’iniziazione dell’Io», l’ha inaugurata. Allora potre-mo dire che questo Io è l’essenziale, il centro del com-plesso dell’entità umana; che nell’Io converge, in cer-to modo, tutto ciò che oggidì è natura umana, e chetutto quello che è venuto nel mondo per questo Io, permezzo dell’Avvento del Cristo, può anche aver presasu tutte le altre parti, gli altri arti della natura umana.Questo però, naturalmente, dovrà verificarsi in unmodo del tutto speciale – e in conformità dell’evolu-zione dell’umanità. – Ciò che possiamo evolvere ri-sulta evidente da queste conferenze. La conoscenza

240

e questa potrebbe sentirsi tormentata, quando sente ri-petere: che la ricerca esteriore ha verificato questo oquel fatto! – o se legge nei giornali o nelle riviste: «èstata scoperta ora in Asia una tavoletta, e dalla letturadi questa è risultato, che il Padre Nostro esisteva giàquattromila anni prima del Cristo». Quando si affermaquesto, sarebbe necessario chiedere su quale base que-sta affermazione sia fondata? E ho voluto dimostrareappunto, quali sono le basi sulle quali si fondano oggiqueste affermazioni, quando si dice, che esse sono sta-te «verificate scientificamente». Esempi siffattis’incontrano a ogni piè sospinto ed è bene che gli an-troposofi conoscano il tarlo nascosto dietro alle obbie-zioni così spesso opposte all’antroposofia. Ma andia-mo avanti.

Ciò che importa si è, che il Cristo Gesù ha inaugu-rato un’evoluzione dell’umanità basata sull’Io, sullacompleta conservazione dell’Io. Egli ha fondato«l’iniziazione dell’Io», l’ha inaugurata. Allora potre-mo dire che questo Io è l’essenziale, il centro del com-plesso dell’entità umana; che nell’Io converge, in cer-to modo, tutto ciò che oggidì è natura umana, e chetutto quello che è venuto nel mondo per questo Io, permezzo dell’Avvento del Cristo, può anche aver presasu tutte le altre parti, gli altri arti della natura umana.Questo però, naturalmente, dovrà verificarsi in unmodo del tutto speciale – e in conformità dell’evolu-zione dell’umanità. – Ciò che possiamo evolvere ri-sulta evidente da queste conferenze. La conoscenza

240

Page 241: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

umana del mondo fisico-sensibile circostante, non sol-tanto per mezzo dei sensi, bensì anche per mezzodell’intelletto che è collegato al cervello, in verità esi-ste completamente soltanto dall’epoca, che di pocoprecede l’Avvento del Cristo. Per quello che l’uomoriconosce con l’intelletto, che è collegato al cervello,vi era prima sempre una specie di chiaroveggenza;cioè, gli uomini partecipavano alla chiaroveggenza.Che così fosse, già lo sapete dalle mie conferenze suiprimi tempi dell’evoluzione atlantea. Ma quel deter-minato grado di chiaroveggenza, che nei primi tempidell’evoluzione postatlantea ancora era molto diffuso,andò lentamente e gradatamente diminuendo. Ancoraall’epoca dell’Avvento del Cristo vi erano molti uomi-ni, i quali, negli stati intermedii fra sonno e veglia, po-tevano guardare nel mondo spirituale; in quei specialistati intermedii essi potevano partecipare al mondospirituale. Una siffatta partecipazione al mondo spiri-tuale non andava soltanto unita per l’umanità in gene-rale con il fatto, che un uomo dotato di un grado infe-riore di chiaroveggenza potesse dire a sè stesso: io sobene che dietro a ogni manifestazione fisico-sensibilevi è una spiritualità, perchè la vedo. No. Questa parte-cipazione al mondo spirituale andava unita anche conqualcosa d’altro. La natura dell’uomo delle anticheepoche era tale, che lo si poteva facilmente renderepartecipe del mondo spirituale. Oggidì è relativamentemolto difficile percorrere un’evoluzione esoterica insenso giusto, in modo che l’uomo possa arrivare alla

241

umana del mondo fisico-sensibile circostante, non sol-tanto per mezzo dei sensi, bensì anche per mezzodell’intelletto che è collegato al cervello, in verità esi-ste completamente soltanto dall’epoca, che di pocoprecede l’Avvento del Cristo. Per quello che l’uomoriconosce con l’intelletto, che è collegato al cervello,vi era prima sempre una specie di chiaroveggenza;cioè, gli uomini partecipavano alla chiaroveggenza.Che così fosse, già lo sapete dalle mie conferenze suiprimi tempi dell’evoluzione atlantea. Ma quel deter-minato grado di chiaroveggenza, che nei primi tempidell’evoluzione postatlantea ancora era molto diffuso,andò lentamente e gradatamente diminuendo. Ancoraall’epoca dell’Avvento del Cristo vi erano molti uomi-ni, i quali, negli stati intermedii fra sonno e veglia, po-tevano guardare nel mondo spirituale; in quei specialistati intermedii essi potevano partecipare al mondospirituale. Una siffatta partecipazione al mondo spiri-tuale non andava soltanto unita per l’umanità in gene-rale con il fatto, che un uomo dotato di un grado infe-riore di chiaroveggenza potesse dire a sè stesso: io sobene che dietro a ogni manifestazione fisico-sensibilevi è una spiritualità, perchè la vedo. No. Questa parte-cipazione al mondo spirituale andava unita anche conqualcosa d’altro. La natura dell’uomo delle anticheepoche era tale, che lo si poteva facilmente renderepartecipe del mondo spirituale. Oggidì è relativamentemolto difficile percorrere un’evoluzione esoterica insenso giusto, in modo che l’uomo possa arrivare alla

241

Page 242: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

chiaroveggenza. Come un ultimo residuo, come retag-gio degli antichi tempi, la chiaroveggenza si affacciaoggi come sonnambulismo ecc. Questi stati non pos-sono però oggidì essere considerati come regolari. Ne-gli antichi tempi però erano stati normali e potevanovenire intensificati per mezzo di determinati processiesercitati sulla natura umana. Quando la natura umanaveniva elevata alla vita nel mondo spirituale, questofatto era accompagnato anche da altre conseguenze.Oggidì, in cui non ci si regola secondo ciò che è stori-co, succede invece, che si giudica di ciò che deve es-sere storico a seconda di ciò che si crede; ma perquanto oggi possa essere messo in dubbio, nondimeno– ancora ai tempi del Cristo – potevano effettuarsi, peres., delle guarigioni, facendo diventare l’uomo chiaro-veggente. All’epoca attuale, in cui l’uomo è discesopiù profondamente sul piano fisico, questo non è piùpossibile. A quei tempi però era più facile aver presasull’anima, in modo che per mezzo di speciali proces-si, essa potesse essere resa chiaroveggente e vivere nelmondo spirituale; e poichè il mondo spirituale è unmondo risanatore e manda forza risanatrice fin dentronel mondo fisico, vi era così una possibilità d’iniziaredelle guarigioni. Supponiamo, per esempio, che qual-cuno fosse malato; s’iniziavano le pratiche, perchèegli potesse guardare nel mondo spirituale. E quandole correnti del mondo spirituale affluivano su di lui, lecorrenti che scorrevano nel suo essere erano correntirisanatrici. Le guarigioni, generalmente, erano prati-

242

chiaroveggenza. Come un ultimo residuo, come retag-gio degli antichi tempi, la chiaroveggenza si affacciaoggi come sonnambulismo ecc. Questi stati non pos-sono però oggidì essere considerati come regolari. Ne-gli antichi tempi però erano stati normali e potevanovenire intensificati per mezzo di determinati processiesercitati sulla natura umana. Quando la natura umanaveniva elevata alla vita nel mondo spirituale, questofatto era accompagnato anche da altre conseguenze.Oggidì, in cui non ci si regola secondo ciò che è stori-co, succede invece, che si giudica di ciò che deve es-sere storico a seconda di ciò che si crede; ma perquanto oggi possa essere messo in dubbio, nondimeno– ancora ai tempi del Cristo – potevano effettuarsi, peres., delle guarigioni, facendo diventare l’uomo chiaro-veggente. All’epoca attuale, in cui l’uomo è discesopiù profondamente sul piano fisico, questo non è piùpossibile. A quei tempi però era più facile aver presasull’anima, in modo che per mezzo di speciali proces-si, essa potesse essere resa chiaroveggente e vivere nelmondo spirituale; e poichè il mondo spirituale è unmondo risanatore e manda forza risanatrice fin dentronel mondo fisico, vi era così una possibilità d’iniziaredelle guarigioni. Supponiamo, per esempio, che qual-cuno fosse malato; s’iniziavano le pratiche, perchèegli potesse guardare nel mondo spirituale. E quandole correnti del mondo spirituale affluivano su di lui, lecorrenti che scorrevano nel suo essere erano correntirisanatrici. Le guarigioni, generalmente, erano prati-

242

Page 243: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che di questo genere. Ciò che oggi vien descrittocome «guarigione del Tempio» non è che un relativodilettantismo. Tutto è in evoluzione e le anime, daquegli antichi tempi, sono progredite dalla chiaroveg-genza alla non chiaroveggenza. Anticamente però lostato chiaroveggente dell’uomo poteva venire così in-tensificato, che delle forze risanatrici scorressero dallasfera spirituale dentro al mondo fisico, di guisa cheper determinate malattie l’uomo poteva venir guaritodallo Spirito. Perciò non dobbiamo tanto meravigliarciquando i Vangeli raccontano, che ormai, per virtùdell’Avvento del Cristo, sono giunti i tempi, in cuipossono elevarsi al mondo spirituale non soltanto co-loro che hanno l’antica chiaroveggenza, bensì anchecoloro, che per conseguenza dell’evoluzionedell’umanità, l’hanno perduta.

Si potrebbe dire: Guardiamo indietro negli antichitempi; allora gli uomini partecipavano alla visione delmondo spirituale, la pienezza del mondo spirituale simanifestava loro nell’antica chiaroveggenza. Ora peròsono diventati poveri di spirito, mendicanti di Spirito,coloro, i quali col progresso dell’evoluzione non pos-sono più guardare nel mondo spirituale. Ma per il fat-to che il Cristo ha portato nel mondo il segreto, che leforze dei Regni dei Cieli possono affluire nell’Io – an-che nell’Io per il piano fisico-sensibile – per questofatto possono sperimentare ormai lo Spirito in sè stes-si e diventare beati e felici anche coloro, i quali hannoperduto l’antica chiaroveggenza e con essa la pienezza

243

che di questo genere. Ciò che oggi vien descrittocome «guarigione del Tempio» non è che un relativodilettantismo. Tutto è in evoluzione e le anime, daquegli antichi tempi, sono progredite dalla chiaroveg-genza alla non chiaroveggenza. Anticamente però lostato chiaroveggente dell’uomo poteva venire così in-tensificato, che delle forze risanatrici scorressero dallasfera spirituale dentro al mondo fisico, di guisa cheper determinate malattie l’uomo poteva venir guaritodallo Spirito. Perciò non dobbiamo tanto meravigliarciquando i Vangeli raccontano, che ormai, per virtùdell’Avvento del Cristo, sono giunti i tempi, in cuipossono elevarsi al mondo spirituale non soltanto co-loro che hanno l’antica chiaroveggenza, bensì anchecoloro, che per conseguenza dell’evoluzionedell’umanità, l’hanno perduta.

Si potrebbe dire: Guardiamo indietro negli antichitempi; allora gli uomini partecipavano alla visione delmondo spirituale, la pienezza del mondo spirituale simanifestava loro nell’antica chiaroveggenza. Ora peròsono diventati poveri di spirito, mendicanti di Spirito,coloro, i quali col progresso dell’evoluzione non pos-sono più guardare nel mondo spirituale. Ma per il fat-to che il Cristo ha portato nel mondo il segreto, che leforze dei Regni dei Cieli possono affluire nell’Io – an-che nell’Io per il piano fisico-sensibile – per questofatto possono sperimentare ormai lo Spirito in sè stes-si e diventare beati e felici anche coloro, i quali hannoperduto l’antica chiaroveggenza e con essa la pienezza

243

Page 244: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del mondo spirituale! Perciò potè venir pronunciata lagrande massima: Beati d’ora in poi saranno non sol-tanto coloro che sono ricchi di spirito per l’anticachiaroveggenza, bensì anche coloro che sono poveri emendicanti di Spirito; perchè nel loro Io, quando èstata loro aperta la via del Cristo, affluisce ciò chepossiamo chiamare i Regni dei Cieli.

Negli antichi tempi, dunque, l’organismo fisico de-gli uomini permetteva che perfino nello stato normalepotesse parzialmente effettuarsi l’uscita dell’anima, diguisa che l’uomo, potendo così uscire dal suo corpofisico, diventava chiaroveggente e diventava un riccodi Spirito. Per effetto della condensazione del corpofisico, la quale indubbiamente non è anatomicamentedimostrabile, l’uomo non ha più potuto diventare ric-co nel Regno dei Cieli. Se si volesse ora descriverequesto stato, si dovrebbe dire: l’uomo è diventato unpovero, un mendicante di Spirito; ma in sè stesso, permezzo di ciò che il Cristo ha apportato, egli può speri-mentare i Regni dei Cieli. Questo è ciò che si potrebbedescrivere riguardo ai processi del corpo fisico.

Se si volesse ora descrivere ciò che si svolse ade-guatamente nei riguardi dell’Io-uomo, si dovrebbe di-mostrare come ogni singolo arto della natura umanapotrebbe venire in sè beatificato in nuova guisa. Nelleparole: «Beati i mendicanti di Spirito, perchè in sèstessi troveranno il Regno dei Cieli!» la nuova verità èespressa per il corpo fisico. Per il corpo eterico si po-trebbe esprimere nel seguente modo: nel corpo eterico

244

del mondo spirituale! Perciò potè venir pronunciata lagrande massima: Beati d’ora in poi saranno non sol-tanto coloro che sono ricchi di spirito per l’anticachiaroveggenza, bensì anche coloro che sono poveri emendicanti di Spirito; perchè nel loro Io, quando èstata loro aperta la via del Cristo, affluisce ciò chepossiamo chiamare i Regni dei Cieli.

Negli antichi tempi, dunque, l’organismo fisico de-gli uomini permetteva che perfino nello stato normalepotesse parzialmente effettuarsi l’uscita dell’anima, diguisa che l’uomo, potendo così uscire dal suo corpofisico, diventava chiaroveggente e diventava un riccodi Spirito. Per effetto della condensazione del corpofisico, la quale indubbiamente non è anatomicamentedimostrabile, l’uomo non ha più potuto diventare ric-co nel Regno dei Cieli. Se si volesse ora descriverequesto stato, si dovrebbe dire: l’uomo è diventato unpovero, un mendicante di Spirito; ma in sè stesso, permezzo di ciò che il Cristo ha apportato, egli può speri-mentare i Regni dei Cieli. Questo è ciò che si potrebbedescrivere riguardo ai processi del corpo fisico.

Se si volesse ora descrivere ciò che si svolse ade-guatamente nei riguardi dell’Io-uomo, si dovrebbe di-mostrare come ogni singolo arto della natura umanapotrebbe venire in sè beatificato in nuova guisa. Nelleparole: «Beati i mendicanti di Spirito, perchè in sèstessi troveranno il Regno dei Cieli!» la nuova verità èespressa per il corpo fisico. Per il corpo eterico si po-trebbe esprimere nel seguente modo: nel corpo eterico

244

Page 245: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

vi è il principio del dolore. Un essere vivente, pureavendo un corpo astrale, può soffrire soltanto per gua-sti al suo corpo eterico. La sede del dolore va cercatanel corpo eterico. Questo voi potrete dedurre dalle va-rie conferenze. Se si volesse esprimere nei riguardidella nuova verità ciò che in fatto di elemento curativoscaturiva anticamente dal mondo spirituale, ciò checoncerne il corpo eterico, si potrebbe dire: non è piùpossibile di consolare coloro che soffrono nel corpoeterico facendoli semplicemente uscire fuori di lorostessi ed entrare in rapporto col mondo spirituale; seinvece essi entrano ora in un nuovo rapporto con ilmondo, è proprio dentro sè stessi che possono trovareconsolazione, perchè una forza nuova è stata portatadal Cristo nel corpo eterico. La nuova verità dunqueper il corpo eterico dovrebbe essere espressa così: isofferenti non possono ormai più diventare beati con ilsolo penetrare nel mondo spirituale e col lasciare con-vergere su di loro, in stato di chiaroveggenza, le cor-renti del mondo spirituale; sibbene, col dirigere la lorovita verso il Cristo, essi si riempiono della nuova veri-tà, e sperimentano in sè stessi la consolazione per ognidolore!

Che cosa doveva dirsi nei riguardi del corpo astra-le? – Quando l’uomo anticamente voleva reprimere leemozioni, le passioni e gli egoismi del suo corpoastrale, alzava lo sguardo alle regioni superiori e invo-cava forza dai Regni dei Cieli; allora veniva sottopo-sto a delle pratiche, che reprimevano gl’istinti nocivi

245

vi è il principio del dolore. Un essere vivente, pureavendo un corpo astrale, può soffrire soltanto per gua-sti al suo corpo eterico. La sede del dolore va cercatanel corpo eterico. Questo voi potrete dedurre dalle va-rie conferenze. Se si volesse esprimere nei riguardidella nuova verità ciò che in fatto di elemento curativoscaturiva anticamente dal mondo spirituale, ciò checoncerne il corpo eterico, si potrebbe dire: non è piùpossibile di consolare coloro che soffrono nel corpoeterico facendoli semplicemente uscire fuori di lorostessi ed entrare in rapporto col mondo spirituale; seinvece essi entrano ora in un nuovo rapporto con ilmondo, è proprio dentro sè stessi che possono trovareconsolazione, perchè una forza nuova è stata portatadal Cristo nel corpo eterico. La nuova verità dunqueper il corpo eterico dovrebbe essere espressa così: isofferenti non possono ormai più diventare beati con ilsolo penetrare nel mondo spirituale e col lasciare con-vergere su di loro, in stato di chiaroveggenza, le cor-renti del mondo spirituale; sibbene, col dirigere la lorovita verso il Cristo, essi si riempiono della nuova veri-tà, e sperimentano in sè stessi la consolazione per ognidolore!

Che cosa doveva dirsi nei riguardi del corpo astra-le? – Quando l’uomo anticamente voleva reprimere leemozioni, le passioni e gli egoismi del suo corpoastrale, alzava lo sguardo alle regioni superiori e invo-cava forza dai Regni dei Cieli; allora veniva sottopo-sto a delle pratiche, che reprimevano gl’istinti nocivi

245

Page 246: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del suo corpo astrale. Ora però era venuto il tempo, incui l’uomo, per opera del Cristo, doveva ricevere nelsuo Io stesso la forza di frenare e di domare le passio-ni e le emozioni del suo corpo astrale. La nuova veri-tà, nei riguardi del corpo astrale, doveva perciò essereespressa nel seguente modo: «Beati coloro che sonomansueti per mezzo di sè stessi, per mezzo della forzadell’Io; perchè saranno coloro che erediteranno il Re-gno della Terra!» – È profondo il significato di questoterzo versetto delle Beatitudini. Verificatelo con le co-gnizioni acquistate per mezzo della scienza dello Spi-rito. – Il corpo astrale dell’uomo è stato inseritonell’entità umana durante l’antica esistenza lunare. Leentità che hanno acquistato influenza sugli uomini,cioè le entità luciferiche, si sono anche insediate parti-colarmente nel corpo astrale. Per causa di ciò l’uomonon può raggiungere fin dall’inizio la mèta terrestresua più elevata. Le entità luciferiche – come sappiamo– sono rimaste indietro al grado lunare, e impedironoall’uomo di evolversi e di progredire in modo giustosulla Terra. Ormai, però, che il Cristo era disceso sullaTerra, che l’Io poteva essere impregnato dalla forza-Cristo, l’uomo poteva veramente condurre a effetto ilPrincipio della Terra, in quanto trovava in sè stesso laforza di frenare il corpo astrale e di scacciarne le in-fluenze luciferiche. Perciò si potè dire ora: Colui chefrena il suo corpo astrale, che diventa forte, di guisache non può andare in collera, senza che il suo Io siapresente, che è «equanime» e forte nella propria inte-

246

del suo corpo astrale. Ora però era venuto il tempo, incui l’uomo, per opera del Cristo, doveva ricevere nelsuo Io stesso la forza di frenare e di domare le passio-ni e le emozioni del suo corpo astrale. La nuova veri-tà, nei riguardi del corpo astrale, doveva perciò essereespressa nel seguente modo: «Beati coloro che sonomansueti per mezzo di sè stessi, per mezzo della forzadell’Io; perchè saranno coloro che erediteranno il Re-gno della Terra!» – È profondo il significato di questoterzo versetto delle Beatitudini. Verificatelo con le co-gnizioni acquistate per mezzo della scienza dello Spi-rito. – Il corpo astrale dell’uomo è stato inseritonell’entità umana durante l’antica esistenza lunare. Leentità che hanno acquistato influenza sugli uomini,cioè le entità luciferiche, si sono anche insediate parti-colarmente nel corpo astrale. Per causa di ciò l’uomonon può raggiungere fin dall’inizio la mèta terrestresua più elevata. Le entità luciferiche – come sappiamo– sono rimaste indietro al grado lunare, e impedironoall’uomo di evolversi e di progredire in modo giustosulla Terra. Ormai, però, che il Cristo era disceso sullaTerra, che l’Io poteva essere impregnato dalla forza-Cristo, l’uomo poteva veramente condurre a effetto ilPrincipio della Terra, in quanto trovava in sè stesso laforza di frenare il corpo astrale e di scacciarne le in-fluenze luciferiche. Perciò si potè dire ora: Colui chefrena il suo corpo astrale, che diventa forte, di guisache non può andare in collera, senza che il suo Io siapresente, che è «equanime» e forte nella propria inte-

246

Page 247: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

riorità per frenare il corpo astrale, conseguirà certa-mente il Principio dell’evoluzione terrestre! Il terzoversetto delle Beatitudini è così formulato in modo,che può venire compreso per mezzo della scienza del-lo Spirito.

Come arriverà l’uomo ad elevare e a rendere beatigli altri arti del suo essere per mezzo dell’essenza-Cri-sto che dimora in lui? Vi arriverà, quando l’elementoanima verrà seriamente e degnamente pervaso dallaforza dell’Io, quanto lo è l’elemento fisico. Per l’ani-ma senziente potremo dire: l’uomo, se vuole gradata-mente sperimentare in sè il Cristo, deve arrivare a sen-tire nella sua anima senziente uno stimolo, come quel-lo sentito incoscientemente dal suo corpo, e a cui si dàdi solito il nome di fame e sete. Egli deve essere asse-tato di anima, come il suo corpo è affamato e assetatodi cibo e di bevanda. Ciò a cui l’uomo, per virtù dellaforza-Cristo che dimora in lui, può giungere in questomodo, veniva indicato nel vecchio stile nel suo piùampio significato, come sete di giustizia; e quandol’uomo si riempie l’anima senziente della forza-Cri-sto, egli può arrivare a trovare in sè stesso la possibili-tà di soddisfare alla sua sete di giustizia.

È particolarmente mirabile il quinto versetto delleBeatitudini; ed è naturale che lo sia, poichè esso deveoffrirci qualcosa di affatto speciale; deve riferirsiall’anima razionale o affettiva umana. Orbene, chi hastudiato, sa ciò che sta detto nel mio libro «ScienzaOcculta» o nell’altro «Teosofia», e ciò che del resto

247

riorità per frenare il corpo astrale, conseguirà certa-mente il Principio dell’evoluzione terrestre! Il terzoversetto delle Beatitudini è così formulato in modo,che può venire compreso per mezzo della scienza del-lo Spirito.

Come arriverà l’uomo ad elevare e a rendere beatigli altri arti del suo essere per mezzo dell’essenza-Cri-sto che dimora in lui? Vi arriverà, quando l’elementoanima verrà seriamente e degnamente pervaso dallaforza dell’Io, quanto lo è l’elemento fisico. Per l’ani-ma senziente potremo dire: l’uomo, se vuole gradata-mente sperimentare in sè il Cristo, deve arrivare a sen-tire nella sua anima senziente uno stimolo, come quel-lo sentito incoscientemente dal suo corpo, e a cui si dàdi solito il nome di fame e sete. Egli deve essere asse-tato di anima, come il suo corpo è affamato e assetatodi cibo e di bevanda. Ciò a cui l’uomo, per virtù dellaforza-Cristo che dimora in lui, può giungere in questomodo, veniva indicato nel vecchio stile nel suo piùampio significato, come sete di giustizia; e quandol’uomo si riempie l’anima senziente della forza-Cri-sto, egli può arrivare a trovare in sè stesso la possibili-tà di soddisfare alla sua sete di giustizia.

È particolarmente mirabile il quinto versetto delleBeatitudini; ed è naturale che lo sia, poichè esso deveoffrirci qualcosa di affatto speciale; deve riferirsiall’anima razionale o affettiva umana. Orbene, chi hastudiato, sa ciò che sta detto nel mio libro «ScienzaOcculta» o nell’altro «Teosofia», e ciò che del resto

247

Page 248: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

da anni è stato ripetuto nelle varie conferenze, ossia,che i tre arti dell’anima umana: anima senziente, ani-ma razionale o affettiva e anima cosciente vengono te-nuti insieme dall’Io. Ognuno sa che nell’anima sen-ziente l’Io esiste in uno stato ottuso, ma che esso sca-turisce fuori nell’anima razionale o affettiva e che sol-tanto per virtù di questo fatto l’uomo diventa comple-tamente uomo. Mentre per gli arti inferiori – perfinoper l’anima senziente – l’uomo è dominato da forzespirituali divine, egli diventa un essere individualenell’anima razionale; in questa risplende l’Io. Nei ri-guardi dell’anima razionale o affettiva, quando essa haacquistato la forza-Cristo, conviene dunque parlare incerto modo diversamente da come si parla degli artiinferiori. Negli arti inferiori l’uomo si mette in rappor-to con determinate entità divine, le quali agiscono ne-gli arti inferiori, nel corpo fisico, nel corpo eterico, nelcorpo astrale e anche nell’anima senziente; e ciò chel’uomo sviluppa in essi in fatto di qualità ecc. viene asua volta ricondotta su a queste entità divine. Ciò chel’uomo sviluppa però nell’anima razionale o affettiva,quando essa evolve la qualità del Cristo, dovrà esseresopratutto una qualità umana. Quando l’uomo comin-cia da sè a scoprire l’anima razionale, egli diventa permezzo di questa sempre meno dipendente dalle forzedivino-spirituali dell’ambiente circostante. Questa èdunque qualcosa che si riferisce all’uomo stesso.L’uomo perciò, quando accoglie la forza-Cristo, puòevolvere nell’anima razionale quelle qualità, che pas-

248

da anni è stato ripetuto nelle varie conferenze, ossia,che i tre arti dell’anima umana: anima senziente, ani-ma razionale o affettiva e anima cosciente vengono te-nuti insieme dall’Io. Ognuno sa che nell’anima sen-ziente l’Io esiste in uno stato ottuso, ma che esso sca-turisce fuori nell’anima razionale o affettiva e che sol-tanto per virtù di questo fatto l’uomo diventa comple-tamente uomo. Mentre per gli arti inferiori – perfinoper l’anima senziente – l’uomo è dominato da forzespirituali divine, egli diventa un essere individualenell’anima razionale; in questa risplende l’Io. Nei ri-guardi dell’anima razionale o affettiva, quando essa haacquistato la forza-Cristo, conviene dunque parlare incerto modo diversamente da come si parla degli artiinferiori. Negli arti inferiori l’uomo si mette in rappor-to con determinate entità divine, le quali agiscono ne-gli arti inferiori, nel corpo fisico, nel corpo eterico, nelcorpo astrale e anche nell’anima senziente; e ciò chel’uomo sviluppa in essi in fatto di qualità ecc. viene asua volta ricondotta su a queste entità divine. Ciò chel’uomo sviluppa però nell’anima razionale o affettiva,quando essa evolve la qualità del Cristo, dovrà esseresopratutto una qualità umana. Quando l’uomo comin-cia da sè a scoprire l’anima razionale, egli diventa permezzo di questa sempre meno dipendente dalle forzedivino-spirituali dell’ambiente circostante. Questa èdunque qualcosa che si riferisce all’uomo stesso.L’uomo perciò, quando accoglie la forza-Cristo, puòevolvere nell’anima razionale quelle qualità, che pas-

248

Page 249: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sano da pari a pari, che non vengono implorate comericompensa dal Cielo, ma che ormai ritornano semprea una medesima entità, che è l’uomo. Dobbiamo dun-que intuire, per così dire, che ciò che affluisce dallequalità dell’anima razionale è tale, che qualcosa di si-mile rifluisce a sua volta verso di noi. Il quinto verset-to delle Beatitudini ci indica mirabilmente appuntoquesta qualità. Esso è differente da tutti gli altri – esebbene le traduzioni non siano specialmente buone,non potevano però nascondere questo fatto. Quel ver-setto dice: «Beati i misericordiosi perchè questi trove-ranno misericordia». Ciò che affluisce, rifluisce di ri-torno – e difatti così deve essere, se è compreso nelsenso della scienza dello Spirito.

Il versetto successivo invece si riferisce all’animacosciente, a qualcosa nell’uomo in cui l’Io già è com-pletamente espresso e in cui l’uomo torna a salire inmodo nuovo. Sappiamo, che proprio all’epoca in cui ilCristo è comparso, l’anima razionale o affettiva eraappunto arrivata a manifestarsi. Ora stiamo nell’epocain cui l’anima cosciente deve manifestarsi, e in cuil’uomo risale di nuovo nel mondo spirituale. Mentrel’uomo diventa anzitutto cosciente di sè stesso e il suoSè risplende cosciente nell’anima razionale o affetti-va, egli sviluppa nell’anima cosciente appieno il suoIo, il quale risale ormai di nuovo nel mondo spirituale.L’uomo che accoglie in sè la Forza-Cristo, se riversa ilsuo Io nell’anima cosciente e in quella soltanto vera-mente sperimenta, arriverà per questa via al suo Dio.

249

sano da pari a pari, che non vengono implorate comericompensa dal Cielo, ma che ormai ritornano semprea una medesima entità, che è l’uomo. Dobbiamo dun-que intuire, per così dire, che ciò che affluisce dallequalità dell’anima razionale è tale, che qualcosa di si-mile rifluisce a sua volta verso di noi. Il quinto verset-to delle Beatitudini ci indica mirabilmente appuntoquesta qualità. Esso è differente da tutti gli altri – esebbene le traduzioni non siano specialmente buone,non potevano però nascondere questo fatto. Quel ver-setto dice: «Beati i misericordiosi perchè questi trove-ranno misericordia». Ciò che affluisce, rifluisce di ri-torno – e difatti così deve essere, se è compreso nelsenso della scienza dello Spirito.

Il versetto successivo invece si riferisce all’animacosciente, a qualcosa nell’uomo in cui l’Io già è com-pletamente espresso e in cui l’uomo torna a salire inmodo nuovo. Sappiamo, che proprio all’epoca in cui ilCristo è comparso, l’anima razionale o affettiva eraappunto arrivata a manifestarsi. Ora stiamo nell’epocain cui l’anima cosciente deve manifestarsi, e in cuil’uomo risale di nuovo nel mondo spirituale. Mentrel’uomo diventa anzitutto cosciente di sè stesso e il suoSè risplende cosciente nell’anima razionale o affetti-va, egli sviluppa nell’anima cosciente appieno il suoIo, il quale risale ormai di nuovo nel mondo spirituale.L’uomo che accoglie in sè la Forza-Cristo, se riversa ilsuo Io nell’anima cosciente e in quella soltanto vera-mente sperimenta, arriverà per questa via al suo Dio.

249

Page 250: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Quando egli sperimenta il Cristo nel suo Io e lo portasu seco nell’anima cosciente, arriverà così al suo Dio.– Orbene, è stato detto che l’espressione dell’Io nelcorpo fisico è il sangue, che ha il proprio centro nelcuore. Conformemente a ciò il sesto versetto dovevaesprimere, che l’Io, per mezzo della qualità che confe-risce al sangue e al cuore, può diventare partecipe del-la Divinità. Come dice il versetto? «Beati coloro chehanno il cuore puro; perchè questi vedranno Dio!»Questa non è veramente una traduzione specialmentebuona, ma serve al nostro scopo. – La scienza delloSpirito risplende dunque nell’intiero insieme di questemirabili sentenze, che il Cristo Gesù comunica ai suoidiscepoli più intimi, dopo che Egli ha resistito allaTentazione.

Le frasi che seguono si riferiscono allo sviluppodell’uomo negli arti superiori della sua entità – allosviluppo della Personalità Spirituale, dello Spirito Vi-tale e dell’Uomo-Spirito. Esse accennano perciò sol-tanto a quello che l’uomo sperimenterà nell’avvenire,e che ora alcuni eletti soltanto possono sperimentare.Il versetto successivo si riferisce perciò alla Personali-tà spirituale: «Beati coloro i quali si attirano la Perso-nalità spirituale come primo arto spirituale; perchè sa-ranno chiamati figli di Dio». Il primo arto della Trinitàsuperiore è già penetrato in loro. Essi hanno accolto ilDio, sono diventati espressioni esteriori della Divinità.– Ora però è specialmente espresso, che soltanto glieletti potranno arrivare a questo, – coloro i quali com-

250

Quando egli sperimenta il Cristo nel suo Io e lo portasu seco nell’anima cosciente, arriverà così al suo Dio.– Orbene, è stato detto che l’espressione dell’Io nelcorpo fisico è il sangue, che ha il proprio centro nelcuore. Conformemente a ciò il sesto versetto dovevaesprimere, che l’Io, per mezzo della qualità che confe-risce al sangue e al cuore, può diventare partecipe del-la Divinità. Come dice il versetto? «Beati coloro chehanno il cuore puro; perchè questi vedranno Dio!»Questa non è veramente una traduzione specialmentebuona, ma serve al nostro scopo. – La scienza delloSpirito risplende dunque nell’intiero insieme di questemirabili sentenze, che il Cristo Gesù comunica ai suoidiscepoli più intimi, dopo che Egli ha resistito allaTentazione.

Le frasi che seguono si riferiscono allo sviluppodell’uomo negli arti superiori della sua entità – allosviluppo della Personalità Spirituale, dello Spirito Vi-tale e dell’Uomo-Spirito. Esse accennano perciò sol-tanto a quello che l’uomo sperimenterà nell’avvenire,e che ora alcuni eletti soltanto possono sperimentare.Il versetto successivo si riferisce perciò alla Personali-tà spirituale: «Beati coloro i quali si attirano la Perso-nalità spirituale come primo arto spirituale; perchè sa-ranno chiamati figli di Dio». Il primo arto della Trinitàsuperiore è già penetrato in loro. Essi hanno accolto ilDio, sono diventati espressioni esteriori della Divinità.– Ora però è specialmente espresso, che soltanto glieletti potranno arrivare a questo, – coloro i quali com-

250

Page 251: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

prendono appieno ciò che l’avvenire deve apportarealla totalità. Ciò che gli uomini dell’avvenire possonochiamare «il completo accoglimento del Cristo nellaloro interiorità» esiste per i singoli eletti. Ma poichè sitratta di singoli eletti, gli altri non li possono com-prendere, e ne risulta che come eletti, essi sono ancheperseguitati. Perciò nei riguardi di coloro che si perse-guitano attualmente come singoli rappresentanti di unavvenire, vien detto il versetto: «Beati quei che soffro-no persecuzioni per amore della giustizia, perchè in sètrovano i Regni dei Cieli». – E l’ultimo versetto vienediretto particolarmente soltanto ai discepoli più intimi:è ciò che si riferisce al nono arto dell’uomo,all’Uomo-Spirito: «Beati siete voi quando gli uominivi malediranno e vi perseguiteranno per causa mia».

Così in questi mirabili versetti, che si riferiscono ainove arti della natura umana, vien mostrato come l’Io,quando diventa un Io-Cristo, si plasmi nei diversi artidella natura umana e li beatifichi. Grandiosamente emaestosamente i versetti, dopo la scena della Tenta-zione nel Vangelo di Matteo, esprimono l’azione dellaForza-Cristo sui nove arti dell’uomo anzituttonell’epoca attuale, e poi nel prossimo avvenire, in cuiverranno chiamati ancora Figli di Dio coloro, – ve nesono soltanto dei singoli esemplari privilegiati – neiquali la Personalità Spirituale risplende già oggi, anti-cipatamente. E questo è per l’appunto l’ammirevole:l’espressione precisa usata per i primi arti, che già esi-

251

prendono appieno ciò che l’avvenire deve apportarealla totalità. Ciò che gli uomini dell’avvenire possonochiamare «il completo accoglimento del Cristo nellaloro interiorità» esiste per i singoli eletti. Ma poichè sitratta di singoli eletti, gli altri non li possono com-prendere, e ne risulta che come eletti, essi sono ancheperseguitati. Perciò nei riguardi di coloro che si perse-guitano attualmente come singoli rappresentanti di unavvenire, vien detto il versetto: «Beati quei che soffro-no persecuzioni per amore della giustizia, perchè in sètrovano i Regni dei Cieli». – E l’ultimo versetto vienediretto particolarmente soltanto ai discepoli più intimi:è ciò che si riferisce al nono arto dell’uomo,all’Uomo-Spirito: «Beati siete voi quando gli uominivi malediranno e vi perseguiteranno per causa mia».

Così in questi mirabili versetti, che si riferiscono ainove arti della natura umana, vien mostrato come l’Io,quando diventa un Io-Cristo, si plasmi nei diversi artidella natura umana e li beatifichi. Grandiosamente emaestosamente i versetti, dopo la scena della Tenta-zione nel Vangelo di Matteo, esprimono l’azione dellaForza-Cristo sui nove arti dell’uomo anzituttonell’epoca attuale, e poi nel prossimo avvenire, in cuiverranno chiamati ancora Figli di Dio coloro, – ve nesono soltanto dei singoli esemplari privilegiati – neiquali la Personalità Spirituale risplende già oggi, anti-cipatamente. E questo è per l’appunto l’ammirevole:l’espressione precisa usata per i primi arti, che già esi-

251

Page 252: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

stono, e lo sfumarsi verso l’indeterminato degli ultimiversetti, che valgano per il lontano avvenire.

Chi volesse ricercare negli antichi scritti dei versettisomiglianti e da quelli deducesse, che gli Evangelistihanno forse combinato e messo insieme questi verset-ti, agirebbe di nuovo in modo molto superficiale; tantopiù se queste ricerche venissero fatte senza sapere ve-ramente di che si tratta; perchè questo è appunto ciòche occorre dire: che essi vanno applicati alla natura-Io pervasa dal Cristo! Allora chi non si accorge dellameravigliosa intensificazione della parte essenziale diquei versetti, ed è questo appunto che importa, potreb-be dire come segue: basta sfogliare il libro già citato e,alcune pagine più innanzi, si trova, in un capitolo inti-tolato «Le Beatitudini», un accenno a un «Enoch», ilquale non è quello generalmente conosciuto, e in quelcapitolo vengono anche citate nove «Beatitudini».L’autore si vanta specialmente del fatto, che questodocumento data dall’inizio dell’èra cristiana, ed egliritiene, che il documento così importante da noi ap-punto descritto, possa essere stato copiato dalle se-guenti nove Beatitudini dell’«Enoch slavo».

1. – Beato è colui che ha timore del Nome del Si-gnore e continuamente serve al suo cospetto ecc.

2. – Beato è colui il quale giudica imparzialmente,non per desiderio di ricompensa, ma per amore dellagiustizia e non aspettandosi niente; a lui spetterà inavvenire di essere rettamente giudicato.

252

stono, e lo sfumarsi verso l’indeterminato degli ultimiversetti, che valgano per il lontano avvenire.

Chi volesse ricercare negli antichi scritti dei versettisomiglianti e da quelli deducesse, che gli Evangelistihanno forse combinato e messo insieme questi verset-ti, agirebbe di nuovo in modo molto superficiale; tantopiù se queste ricerche venissero fatte senza sapere ve-ramente di che si tratta; perchè questo è appunto ciòche occorre dire: che essi vanno applicati alla natura-Io pervasa dal Cristo! Allora chi non si accorge dellameravigliosa intensificazione della parte essenziale diquei versetti, ed è questo appunto che importa, potreb-be dire come segue: basta sfogliare il libro già citato e,alcune pagine più innanzi, si trova, in un capitolo inti-tolato «Le Beatitudini», un accenno a un «Enoch», ilquale non è quello generalmente conosciuto, e in quelcapitolo vengono anche citate nove «Beatitudini».L’autore si vanta specialmente del fatto, che questodocumento data dall’inizio dell’èra cristiana, ed egliritiene, che il documento così importante da noi ap-punto descritto, possa essere stato copiato dalle se-guenti nove Beatitudini dell’«Enoch slavo».

1. – Beato è colui che ha timore del Nome del Si-gnore e continuamente serve al suo cospetto ecc.

2. – Beato è colui il quale giudica imparzialmente,non per desiderio di ricompensa, ma per amore dellagiustizia e non aspettandosi niente; a lui spetterà inavvenire di essere rettamente giudicato.

252

Page 253: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

3. – Beato è colui il quale riveste l’indigente e dà ilsuo pane agli affamati.

4. – Beato è colui che giudica imparzialmente perl’orfano e la vedova e che assiste coloro a cui vien fat-to torto.

5. – Beato è colui il quale si allontana dall’instabilesentiero di questo vano mondo e segue la retta via checonduce alla vita eterna.

6. – Beato è colui che semina giustizia; egli racco-glierà sette volte la messe.

7. – Beato è colui in cui vi è verità, perchè dice alsuo vicino la verità.

8. – Beato è colui il quale ha amore sulle labbra edolcezza nel cuore.

9. – Beato è colui il quale comprende ogni paroladel Signore e glorifica il Signore Iddio ecc.

Queste sentenze sono belle, certamente. Ma se leconsiderate nel loro insieme e nei riguardi di ciò chetrattano, – cioè, l’enumerazione di alcune massimefondamentali che si possono dire per ogni epoca, manon proprio per un’epoca di repentino rivolgimentocaratterizzato dall’introduzione della Forza-Io, – allo-ra, se nondimeno le volete paragonare alle «Beatitudi-ni» del Vangelo di Matteo, vi troverete nel punto di vi-sta esteriore di coloro, i quali vogliono paragonare lereligioni dell’umanità in modo esteriore. Quando essitrovano qualcosa che somiglia, affermano subito che èidentico – e non tengono conto di ciò che veramenteimporta. Ma quando si sa di che si tratta, si può osser-

253

3. – Beato è colui il quale riveste l’indigente e dà ilsuo pane agli affamati.

4. – Beato è colui che giudica imparzialmente perl’orfano e la vedova e che assiste coloro a cui vien fat-to torto.

5. – Beato è colui il quale si allontana dall’instabilesentiero di questo vano mondo e segue la retta via checonduce alla vita eterna.

6. – Beato è colui che semina giustizia; egli racco-glierà sette volte la messe.

7. – Beato è colui in cui vi è verità, perchè dice alsuo vicino la verità.

8. – Beato è colui il quale ha amore sulle labbra edolcezza nel cuore.

9. – Beato è colui il quale comprende ogni paroladel Signore e glorifica il Signore Iddio ecc.

Queste sentenze sono belle, certamente. Ma se leconsiderate nel loro insieme e nei riguardi di ciò chetrattano, – cioè, l’enumerazione di alcune massimefondamentali che si possono dire per ogni epoca, manon proprio per un’epoca di repentino rivolgimentocaratterizzato dall’introduzione della Forza-Io, – allo-ra, se nondimeno le volete paragonare alle «Beatitudi-ni» del Vangelo di Matteo, vi troverete nel punto di vi-sta esteriore di coloro, i quali vogliono paragonare lereligioni dell’umanità in modo esteriore. Quando essitrovano qualcosa che somiglia, affermano subito che èidentico – e non tengono conto di ciò che veramenteimporta. Ma quando si sa di che si tratta, si può osser-

253

Page 254: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

vare che nell’evoluzione dell’umanità vi è un progres-so, perchè l’umanità si eleva di gradino in gradino, el’uomo non rinasce un millennio più tardi in un corpofisico per sperimentare le medesime vicende, che egligià ha sperimentate, sibbene per sperimentare quelprogresso che l’umanità ha conseguito nel frattempo.Questo è il significato della Storia. E questo è il signi-ficato dell’evoluzione dell’umanità. Di questo signifi-cato della Storia e dell’evoluzione dell’umanità ilVangelo di Matteo parla in tutte le sue pagine!

254

vare che nell’evoluzione dell’umanità vi è un progres-so, perchè l’umanità si eleva di gradino in gradino, el’uomo non rinasce un millennio più tardi in un corpofisico per sperimentare le medesime vicende, che egligià ha sperimentate, sibbene per sperimentare quelprogresso che l’umanità ha conseguito nel frattempo.Questo è il significato della Storia. E questo è il signi-ficato dell’evoluzione dell’umanità. Di questo signifi-cato della Storia e dell’evoluzione dell’umanità ilVangelo di Matteo parla in tutte le sue pagine!

254

Page 255: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

X

Nelle ultime conferenze è stato dimostrato, che ilCristo Gesù doveva significare per l’evoluzionedell’umanità il graduale equipaggiamento delle forzedell’Io umano, per cui queste potessero venir dotate diquelle capacità, che l’uomo poteva acquistare negliantichi Misteri soltanto per mezzo di una specie di at-tutimento del suo Io. E se vogliamo di nuovo ricorda-re quello che sul proposito è stato esposto, possiamodire: in tutte le antiche iniziazioni vi era la possibilitàdi elevarsi al mondo spirituale, in ciò che abbiamo ca-ratterizzato come i Regni dei Cieli. Ma per causa dellesingolarità, delle peculiarità dell’evoluzione anticaprecristiana dell’umanità non era possibile di salirenei Regni dei Cieli in modo che l’Io, l’effettiva entità-Io umana, potesse rimanere nella medesima condizio-ne, in cui essa si trova di fronte al piano fisico-sensi-bile. Distinguiamo dunque queste due disposizionidell’anima umana. Una è quella disposizione, chel’uomo normale attuale conosce dal momento che sidesta fino a quello che si addormenta, e in cui con ilsuo Io percepisce gli oggetti del piano fisico-sensibile;vi è poi l’altra, la seconda disposizione dell’anima, incui questo Io è attutito, in cui non esiste la chiara co-

255

X

Nelle ultime conferenze è stato dimostrato, che ilCristo Gesù doveva significare per l’evoluzionedell’umanità il graduale equipaggiamento delle forzedell’Io umano, per cui queste potessero venir dotate diquelle capacità, che l’uomo poteva acquistare negliantichi Misteri soltanto per mezzo di una specie di at-tutimento del suo Io. E se vogliamo di nuovo ricorda-re quello che sul proposito è stato esposto, possiamodire: in tutte le antiche iniziazioni vi era la possibilitàdi elevarsi al mondo spirituale, in ciò che abbiamo ca-ratterizzato come i Regni dei Cieli. Ma per causa dellesingolarità, delle peculiarità dell’evoluzione anticaprecristiana dell’umanità non era possibile di salirenei Regni dei Cieli in modo che l’Io, l’effettiva entità-Io umana, potesse rimanere nella medesima condizio-ne, in cui essa si trova di fronte al piano fisico-sensi-bile. Distinguiamo dunque queste due disposizionidell’anima umana. Una è quella disposizione, chel’uomo normale attuale conosce dal momento che sidesta fino a quello che si addormenta, e in cui con ilsuo Io percepisce gli oggetti del piano fisico-sensibile;vi è poi l’altra, la seconda disposizione dell’anima, incui questo Io è attutito, in cui non esiste la chiara co-

255

Page 256: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

scienza di un siffatto Io; ed è appunto mentre egli sitrovava in questa ultima disposizione dell’anima, chel’uomo veniva elevato negli antichi misteri ai Regnidei Cieli. I Regni dei Cieli, tanto nel senso della predi-ca del Precursore, di Giovanni il Battista, quanto nelsenso della predica del Cristo Gesù stesso, dovevanovenir portati giù, perchè l’umanità potesse riceverel’impulso verso una ulteriore evoluzione, per mezzodella quale, pur conservando la forza-Io abituale, gliuomini potessero sperimentare le vicende dei mondisuperiori. Perciò era naturale che, per così dire, da tut-ti i relatori delle vicende del Cristo venissero espostetutte le pratiche, tutti i diversi procedimenti che si ve-rificavano negli antichi misteri per gli iniziandi, mache al contempo venisse accennato: in tutto ciò vi èuna nuova sfumatura, questa cioè, che non si tratta or-mai più della seconda delle due disposizioni dell’ani-ma già caratterizzate, sibbene di quella in cui l’Io siconserva integro. Abbiamo anche caratterizzato ieri,da questo punto di vista, le nove Beatitudini qualeprincipio del cosiddetto Sermone del Monte. Potremoancora approfondire il contenuto attuale del Vangelodi Matteo, così come esso, sebbene poco chiaramente,è stato tradotto dall’aramaico in greco. Ma perfinonella versione poco chiara del testo greco del Vangelodi Matteo, – anche nella continuazione della Predicadel Monte –, trasparisce ovunque chiaramente l’indi-cazione di ciò che l’uomo poteva sperimentare antica-mente, mercè l’attutimento dell’Io. Così che, come

256

scienza di un siffatto Io; ed è appunto mentre egli sitrovava in questa ultima disposizione dell’anima, chel’uomo veniva elevato negli antichi misteri ai Regnidei Cieli. I Regni dei Cieli, tanto nel senso della predi-ca del Precursore, di Giovanni il Battista, quanto nelsenso della predica del Cristo Gesù stesso, dovevanovenir portati giù, perchè l’umanità potesse riceverel’impulso verso una ulteriore evoluzione, per mezzodella quale, pur conservando la forza-Io abituale, gliuomini potessero sperimentare le vicende dei mondisuperiori. Perciò era naturale che, per così dire, da tut-ti i relatori delle vicende del Cristo venissero espostetutte le pratiche, tutti i diversi procedimenti che si ve-rificavano negli antichi misteri per gli iniziandi, mache al contempo venisse accennato: in tutto ciò vi èuna nuova sfumatura, questa cioè, che non si tratta or-mai più della seconda delle due disposizioni dell’ani-ma già caratterizzate, sibbene di quella in cui l’Io siconserva integro. Abbiamo anche caratterizzato ieri,da questo punto di vista, le nove Beatitudini qualeprincipio del cosiddetto Sermone del Monte. Potremoancora approfondire il contenuto attuale del Vangelodi Matteo, così come esso, sebbene poco chiaramente,è stato tradotto dall’aramaico in greco. Ma perfinonella versione poco chiara del testo greco del Vangelodi Matteo, – anche nella continuazione della Predicadel Monte –, trasparisce ovunque chiaramente l’indi-cazione di ciò che l’uomo poteva sperimentare antica-mente, mercè l’attutimento dell’Io. Così che, come

256

Page 257: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

prima si poteva dire: se io attutisco il mio Io e con l'Ioattutito penetro nel mondo spirituale, comprenderòquesto o quello in modo fondamentale –, in futuro losi imparerà a comprendere alla presenza del proprioIo. [Nota 9] Certamente, queste cose si comprendonorealmente soltanto quando si approfondisce maggior-mente ciò che già ho indicato, cioè, il modo come ve-nivano adoperati gli antichi nomi, le antiche denomi-nazioni. Le antiche denominazioni appunto non veni-vano scelte così come oggidì si usa sceglierle; bensìvenivano scelte sempre con piena conoscenzadell’essenzialità della cosa a cui si dava il nome. Edalle denominazioni del Sermone del Monte traspari-sce appunto chiaramente che il Cristo Gesù si sentivacome il portatore della coscienza-Io a un grado piùalto di quello antico, si sentiva portatore della co-scienza-Io che in sè medesima può sperimentare i Re-gni dei Cieli. Perciò egli espone la differenza ai suoidiscepoli: «Negli antichi tempi vi veniva detto: DaiRegni dei Cieli tali o tali altri fatti vi vengono rivelati.Da ora innanzi però, purchè lasciate parlare il vostroIo, potrete sperimentarli in ciò che il vostro Io vidice!» Questa è la ragione della continua ripetizione«Io ve lo dico!» Perchè Gesù Cristo si sentiva il rap-presentante di quell’anima umana, che si esplicanell’espressione: «Io lo dico!» «Io sono qui con la miacompleta coscienza dell’Io!» Non vanno considerateleggermente le parole che si trovano ripetute nellacontinuazione del Sermone del Monte; cioè: «Ma io vi

257

prima si poteva dire: se io attutisco il mio Io e con l'Ioattutito penetro nel mondo spirituale, comprenderòquesto o quello in modo fondamentale –, in futuro losi imparerà a comprendere alla presenza del proprioIo. [Nota 9] Certamente, queste cose si comprendonorealmente soltanto quando si approfondisce maggior-mente ciò che già ho indicato, cioè, il modo come ve-nivano adoperati gli antichi nomi, le antiche denomi-nazioni. Le antiche denominazioni appunto non veni-vano scelte così come oggidì si usa sceglierle; bensìvenivano scelte sempre con piena conoscenzadell’essenzialità della cosa a cui si dava il nome. Edalle denominazioni del Sermone del Monte traspari-sce appunto chiaramente che il Cristo Gesù si sentivacome il portatore della coscienza-Io a un grado piùalto di quello antico, si sentiva portatore della co-scienza-Io che in sè medesima può sperimentare i Re-gni dei Cieli. Perciò egli espone la differenza ai suoidiscepoli: «Negli antichi tempi vi veniva detto: DaiRegni dei Cieli tali o tali altri fatti vi vengono rivelati.Da ora innanzi però, purchè lasciate parlare il vostroIo, potrete sperimentarli in ciò che il vostro Io vidice!» Questa è la ragione della continua ripetizione«Io ve lo dico!» Perchè Gesù Cristo si sentiva il rap-presentante di quell’anima umana, che si esplicanell’espressione: «Io lo dico!» «Io sono qui con la miacompleta coscienza dell’Io!» Non vanno considerateleggermente le parole che si trovano ripetute nellacontinuazione del Sermone del Monte; cioè: «Ma io vi

257

Page 258: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dico!» Esse sono la ripetizione dell’accenno a quelnuovo impulso, che il Cristo Gesù ha posto nell’evo-luzione dell’umanità. Se leggete in questo modo lacontinuazione del Sermone del Monte, sentirete cheegli intendeva dire: «Fino ad ora non potevate ricorre-re al vostro Io; ora però, per mezzo di ciò che vi hodato, potete gradatamente penetrare nei Regni dei Cie-li per mezzo della forza dell’interiorità, per mezzodella forza propria dell’Io! L’intiero spirito della pre-dica del Monte è compenetrato dal nuovo impulso diegoità dell’uomo. E così pure il seguito, in cui si passaalle cosiddette guarigioni.

Queste guarigioni, come è noto, rappresentano unsoggetto di grandi discussioni. E ciò che viene sopra-tutto discusso – come tutti sapete – è la quistione deimiracoli. Vien detto appunto, per lo più, che si trattadel racconto di miracoli. Ma esaminiamo più da vici-no la quistione dei miracoli. Ieri già vi ho fatto osser-vare, che di fatto l’uomo attualmente non apprezza lemodificazioni, le metamorfosi verificatesi nell’entitàumana nel corso dell’evoluzione, al loro giusto valore.Se non grossolanamente, ma in senso più raffinato,paragonate un corpo fisico dell’epoca in cui il CristoGesù è vissuto, o anche di un’epoca anteriore, a uncorpo fisico attuale, vi si paleserà (ciò potrebbe pale-sarsi indubbiamente soltanto alla ricerca occulta) unadifferenza notevole – una differenza, che non si puòstabilire con mezzi anatomici, bensì per mezzo dellaricerca occulta. E trovereste che il corpo fisico è di-

258

dico!» Esse sono la ripetizione dell’accenno a quelnuovo impulso, che il Cristo Gesù ha posto nell’evo-luzione dell’umanità. Se leggete in questo modo lacontinuazione del Sermone del Monte, sentirete cheegli intendeva dire: «Fino ad ora non potevate ricorre-re al vostro Io; ora però, per mezzo di ciò che vi hodato, potete gradatamente penetrare nei Regni dei Cie-li per mezzo della forza dell’interiorità, per mezzodella forza propria dell’Io! L’intiero spirito della pre-dica del Monte è compenetrato dal nuovo impulso diegoità dell’uomo. E così pure il seguito, in cui si passaalle cosiddette guarigioni.

Queste guarigioni, come è noto, rappresentano unsoggetto di grandi discussioni. E ciò che viene sopra-tutto discusso – come tutti sapete – è la quistione deimiracoli. Vien detto appunto, per lo più, che si trattadel racconto di miracoli. Ma esaminiamo più da vici-no la quistione dei miracoli. Ieri già vi ho fatto osser-vare, che di fatto l’uomo attualmente non apprezza lemodificazioni, le metamorfosi verificatesi nell’entitàumana nel corso dell’evoluzione, al loro giusto valore.Se non grossolanamente, ma in senso più raffinato,paragonate un corpo fisico dell’epoca in cui il CristoGesù è vissuto, o anche di un’epoca anteriore, a uncorpo fisico attuale, vi si paleserà (ciò potrebbe pale-sarsi indubbiamente soltanto alla ricerca occulta) unadifferenza notevole – una differenza, che non si puòstabilire con mezzi anatomici, bensì per mezzo dellaricerca occulta. E trovereste che il corpo fisico è di-

258

Page 259: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ventato più denso, si è maggiormente condensato;esso era più molle all’epoca del Cristo-Gesù. Alla vi-sta, sopratutto, il corpo si presentava in modo, chequello che oggidì non si vede più nell’uomo, la pre-senza cioè nel corpo di alcune determinate azioni del-le forze che modellano ogni corpo, si palesava aquell’epoca molto più accentuatamente (ciò era visibi-le certo soltanto per uno sguardo molto penetrante), diguisa che i muscoli anticamente emergevano chiara-mente, e con maggior risalto. Questa particolarità èandata lentamente e gradatamente perduta. – È puerilela storia dell’arte quando critica gli antichi disegni, incui, per esempio, le linee dei muscoli risaltano conspeciale rilievo, e attribuisce questo fatto all’esagera-zione e all’incapacità del disegnatore antico; essa nonsa che ciò è basato sopra un’osservazione effettiva,che era giusta per gli antichi tempi, ma sarebbe errataper quelli attuali. Di questo fatto però non vogliamooccuparci, ci limiteremo ora a dar maggior rilievo aciò che si riconnetteva con questi corpi umani formaticosì diversamente.

La forza dell’anima, la forza dello Spirito esercita-va a quei tempi sul corpo fisico un’influenza moltomaggiore, per così dire più rilevante, di quel che nonabbia esercitato più tardi, quando il corpo era diventa-to più denso e l’anima aveva perciò perduto parte delsuo potere sul corpo. A quegli antichi tempi vi eradunque maggiore possibilità di guarire per influenzadell’anima. L’anima aveva molto più potere, di guisa

259

ventato più denso, si è maggiormente condensato;esso era più molle all’epoca del Cristo-Gesù. Alla vi-sta, sopratutto, il corpo si presentava in modo, chequello che oggidì non si vede più nell’uomo, la pre-senza cioè nel corpo di alcune determinate azioni del-le forze che modellano ogni corpo, si palesava aquell’epoca molto più accentuatamente (ciò era visibi-le certo soltanto per uno sguardo molto penetrante), diguisa che i muscoli anticamente emergevano chiara-mente, e con maggior risalto. Questa particolarità èandata lentamente e gradatamente perduta. – È puerilela storia dell’arte quando critica gli antichi disegni, incui, per esempio, le linee dei muscoli risaltano conspeciale rilievo, e attribuisce questo fatto all’esagera-zione e all’incapacità del disegnatore antico; essa nonsa che ciò è basato sopra un’osservazione effettiva,che era giusta per gli antichi tempi, ma sarebbe errataper quelli attuali. Di questo fatto però non vogliamooccuparci, ci limiteremo ora a dar maggior rilievo aciò che si riconnetteva con questi corpi umani formaticosì diversamente.

La forza dell’anima, la forza dello Spirito esercita-va a quei tempi sul corpo fisico un’influenza moltomaggiore, per così dire più rilevante, di quel che nonabbia esercitato più tardi, quando il corpo era diventa-to più denso e l’anima aveva perciò perduto parte delsuo potere sul corpo. A quegli antichi tempi vi eradunque maggiore possibilità di guarire per influenzadell’anima. L’anima aveva molto più potere, di guisa

259

Page 260: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che quando l’ordine del corpo veniva disturbato, essapoteva compenetrare questo corpo con le forze attiverisanatrici, tratte dal mondo spirituale, per ricondurloper forza propria all’armonia, all’ordine. Questo pote-re dell’anima sul corpo è andato gradatamente dimi-nuendo. Ciò dipende dal progressivo corso dell’evolu-zione. Le guarigioni negli antichi tempi erano perciòeffettuate per la maggior parte per mezzo di processirisanatori spirituali. E coloro che passavano per medi-ci, non erano medici fisici nel senso attuale, ma eranoper la maggior parte risanatori, in quanto essi agivanosul corpo, esercitando la loro azione per il tramitedell’anima. Essi purificavano l’anima e la compene-travano di sentimenti, impulsi e forze sane di volontà,per mezzo delle influenze divino-spirituali che essipotevano esplicare, sia nello stato abituale della perce-zione fisica, sia nel cosiddetto sonno del Tempio, o al-tro simile, che a quell’epoca pure altro non era che unmodo di trasferire l’uomo in uno stato di chiaroveg-genza. Quando si considerano dunque le condizioni dicultura di quell’epoca si può assolutamente dire: checoloro che erano forti nell’anima e potevano fare ap-pello a ciò che essi stessi avevano accolto, potevanoallora esercitare una forte azione sull’anima e conquesta, a quell’epoca, anche sui corpi. Questa è la ra-gione per cui quegli uomini, i quali allora erano inqualche modo compenetrati di spirito, e di cui si sape-va che emanavano forze risanatrici nell’ambiente cir-costante, venivano pure chiamati «risanatori». E in ul-

260

che quando l’ordine del corpo veniva disturbato, essapoteva compenetrare questo corpo con le forze attiverisanatrici, tratte dal mondo spirituale, per ricondurloper forza propria all’armonia, all’ordine. Questo pote-re dell’anima sul corpo è andato gradatamente dimi-nuendo. Ciò dipende dal progressivo corso dell’evolu-zione. Le guarigioni negli antichi tempi erano perciòeffettuate per la maggior parte per mezzo di processirisanatori spirituali. E coloro che passavano per medi-ci, non erano medici fisici nel senso attuale, ma eranoper la maggior parte risanatori, in quanto essi agivanosul corpo, esercitando la loro azione per il tramitedell’anima. Essi purificavano l’anima e la compene-travano di sentimenti, impulsi e forze sane di volontà,per mezzo delle influenze divino-spirituali che essipotevano esplicare, sia nello stato abituale della perce-zione fisica, sia nel cosiddetto sonno del Tempio, o al-tro simile, che a quell’epoca pure altro non era che unmodo di trasferire l’uomo in uno stato di chiaroveg-genza. Quando si considerano dunque le condizioni dicultura di quell’epoca si può assolutamente dire: checoloro che erano forti nell’anima e potevano fare ap-pello a ciò che essi stessi avevano accolto, potevanoallora esercitare una forte azione sull’anima e conquesta, a quell’epoca, anche sui corpi. Questa è la ra-gione per cui quegli uomini, i quali allora erano inqualche modo compenetrati di spirito, e di cui si sape-va che emanavano forze risanatrici nell’ambiente cir-costante, venivano pure chiamati «risanatori». E in ul-

260

Page 261: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tima analisi dovrebbero essere chiamati risanatori nonsoltanto i «Terapeuti», ma anche gli «Esseni». Anzidobbiamo dir di più: in uno speciale idioma dell’Asiaanteriore, di cui si servivano specialmente coloro daiquali il Cristianesimo si è sviluppato, la traduzione diquel che noi chiameremmo «risanatore spirituale» è laparola Gesù. «Gesù» significa in ultima analisi «medi-co spirituale». Questa è una traduzione discretamentegiusta, sopratutto se ci si basa sul valore della parolacome sentimento. E questo potrà al contempo illumi-narci anche su tutto ciò che veniva sentito in tali nomiin un’epoca, in cui il contenuto di un nome veniva an-cora sentito. Cerchiamo di penetrare completamentenelle condizioni di civiltà di quell’epoca.

Un uomo che avesse parlato nel senso di quell’epo-ca avrebbe detto: Vi sono uomini che possono pene-trare nei misteri, i quali con un determinato sacrificiodella coscienza del loro Io possono mettersi in rappor-to, nei misteri, con determinate forze animiche spiri-tuali, le quali poi irradiano sull’ambiente; e per mezzodi queste essi diventano risanatori per quell’ambiente.– Supponiamo che un uomo siffatto fosse diventatodiscepolo del Cristo Gesù; egli avrebbe detto allora:«Abbiamo sperimentato un fatto straordinario. Primapotevano diventare risanatori spirituali soltanto gli uo-mini, i quali per mezzo dell’attutimento della coscien-za dell’Io avevano accolto le forze spirituali nei miste-ri; ora però abbiamo sperimentato un uomo che lo èdiventato senza le pratiche dei misteri, e con completa

261

tima analisi dovrebbero essere chiamati risanatori nonsoltanto i «Terapeuti», ma anche gli «Esseni». Anzidobbiamo dir di più: in uno speciale idioma dell’Asiaanteriore, di cui si servivano specialmente coloro daiquali il Cristianesimo si è sviluppato, la traduzione diquel che noi chiameremmo «risanatore spirituale» è laparola Gesù. «Gesù» significa in ultima analisi «medi-co spirituale». Questa è una traduzione discretamentegiusta, sopratutto se ci si basa sul valore della parolacome sentimento. E questo potrà al contempo illumi-narci anche su tutto ciò che veniva sentito in tali nomiin un’epoca, in cui il contenuto di un nome veniva an-cora sentito. Cerchiamo di penetrare completamentenelle condizioni di civiltà di quell’epoca.

Un uomo che avesse parlato nel senso di quell’epo-ca avrebbe detto: Vi sono uomini che possono pene-trare nei misteri, i quali con un determinato sacrificiodella coscienza del loro Io possono mettersi in rappor-to, nei misteri, con determinate forze animiche spiri-tuali, le quali poi irradiano sull’ambiente; e per mezzodi queste essi diventano risanatori per quell’ambiente.– Supponiamo che un uomo siffatto fosse diventatodiscepolo del Cristo Gesù; egli avrebbe detto allora:«Abbiamo sperimentato un fatto straordinario. Primapotevano diventare risanatori spirituali soltanto gli uo-mini, i quali per mezzo dell’attutimento della coscien-za dell’Io avevano accolto le forze spirituali nei miste-ri; ora però abbiamo sperimentato un uomo che lo èdiventato senza le pratiche dei misteri, e con completa

261

Page 262: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

conservazione del suo Io!» Ma ciò che è sorprendentenon è già il fatto, che delle guarigioni venissero effet-tuate. Non si sarebbe trovato affatto strano che nei ca-pitoli del Vangelo di Matteo si parlasse di un risanato-re spirituale. Si sarebbe detto: «Che vi è di strano nelfatto che quelle persone possano guarire? Ciò è natu-rale!» E le guarigioni citate non sarebbero affatto sem-brate a quell’epoca un miracolo speciale. Ciò che èimportante invece si è, che lo scrittore del Vangelo diMatteo racconti: «Questo è un uomo che ha portatouna forza essenziale nuova nell’umanità, e che perimpulso del proprio Io, con il quale non si potevanoprima operare guarigioni, egli invece ha effettuato del-le guarigioni, attirando per queste quella forza, permezzo della quale prima non si potevano operare gua-rigioni». – Nei Vangeli viene dunque raccontato qual-cosa di affatto diverso da quello che ordinariamente èstato inteso (specialmente da ciò che più tardi è statointeso). Innumerevoli prove – anche storiche – posso-no venir addotte per dimostrare che è esatto ciò che lascienza dello Spirito afferma da fonti occulte. Voglia-mo citare una sola prova.

Se ciò che ora è stato detto è vero, anticamente de-vono veramente aver creduto, che, date delle determi-nate premesse, i ciechi potessero venir guariti per in-fluenza spirituale. Orbene, giustamente si è accennatoad antiche immagini che rappresentano qualcosa di si-mile. Anche l’autore John Robertson, citato nella pre-cedente conferenza, dice, che vi è a Roma un quadro

262

conservazione del suo Io!» Ma ciò che è sorprendentenon è già il fatto, che delle guarigioni venissero effet-tuate. Non si sarebbe trovato affatto strano che nei ca-pitoli del Vangelo di Matteo si parlasse di un risanato-re spirituale. Si sarebbe detto: «Che vi è di strano nelfatto che quelle persone possano guarire? Ciò è natu-rale!» E le guarigioni citate non sarebbero affatto sem-brate a quell’epoca un miracolo speciale. Ciò che èimportante invece si è, che lo scrittore del Vangelo diMatteo racconti: «Questo è un uomo che ha portatouna forza essenziale nuova nell’umanità, e che perimpulso del proprio Io, con il quale non si potevanoprima operare guarigioni, egli invece ha effettuato del-le guarigioni, attirando per queste quella forza, permezzo della quale prima non si potevano operare gua-rigioni». – Nei Vangeli viene dunque raccontato qual-cosa di affatto diverso da quello che ordinariamente èstato inteso (specialmente da ciò che più tardi è statointeso). Innumerevoli prove – anche storiche – posso-no venir addotte per dimostrare che è esatto ciò che lascienza dello Spirito afferma da fonti occulte. Voglia-mo citare una sola prova.

Se ciò che ora è stato detto è vero, anticamente de-vono veramente aver creduto, che, date delle determi-nate premesse, i ciechi potessero venir guariti per in-fluenza spirituale. Orbene, giustamente si è accennatoad antiche immagini che rappresentano qualcosa di si-mile. Anche l’autore John Robertson, citato nella pre-cedente conferenza, dice, che vi è a Roma un quadro

262

Page 263: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

che rappresenta Esculapio dinanzi a due ciechi, e Ro-bertson ne deduce naturalmente che ciò rappresentauna guarigione, e che questa sia stata poi adottata da-gli scrittori dei Vangeli che l’hanno introdotta nelledescrizioni dei medesimi. Ma l’essenziale qui non ègià il fatto, che quelle guarigioni spirituali siano mira-colose; bensì è essenziale il fatto, che il pittore delquadro abbia voluto così dimostrare che «Esculapio»è uno di quegli iniziati, i quali hanno acquistato le for-ze risanatrici spirituali nei misteri, per mezzodell’attutimento della coscienza dell’Io. Ma lo scritto-re del Vangelo di Matteo invece ha voluto dire: Non ècosì che le guarigioni venivano conseguite dal Cristo;doveva invece venir acquistato gradatamentedall’intiera umanità ciò che come unicissimo impulsoviveva nel Cristo, e l’Io, per forza propria, doveva apoco a poco acquistare quest’impulso. Gli uomini og-gidì ancora non possono acquistarlo, perchè dovrà pe-netrare nell’umanità soltanto nell’avvenire. Ma ciòche si è effettuato con il Cristo all’inizio dell’èra no-stra penetrerà, e gli uomini diventeranno capaci apoco a poco di manifestarlo. Ciò succederà gradata-mente. È questo appunto che lo scrittore del Vangelodi Matteo ha voluto descrivere con le sue guarigionimiracolose. Per virtù di conoscenza occulta mi è dun-que permesso di dire: lo scrittore del Vangelo di Mat-teo non voleva veramente descrivere nessun «miraco-lo», ma qualcosa di affatto naturale, di evidente; eglivoleva soltanto descrivere che le guarigioni venivano

263

che rappresenta Esculapio dinanzi a due ciechi, e Ro-bertson ne deduce naturalmente che ciò rappresentauna guarigione, e che questa sia stata poi adottata da-gli scrittori dei Vangeli che l’hanno introdotta nelledescrizioni dei medesimi. Ma l’essenziale qui non ègià il fatto, che quelle guarigioni spirituali siano mira-colose; bensì è essenziale il fatto, che il pittore delquadro abbia voluto così dimostrare che «Esculapio»è uno di quegli iniziati, i quali hanno acquistato le for-ze risanatrici spirituali nei misteri, per mezzodell’attutimento della coscienza dell’Io. Ma lo scritto-re del Vangelo di Matteo invece ha voluto dire: Non ècosì che le guarigioni venivano conseguite dal Cristo;doveva invece venir acquistato gradatamentedall’intiera umanità ciò che come unicissimo impulsoviveva nel Cristo, e l’Io, per forza propria, doveva apoco a poco acquistare quest’impulso. Gli uomini og-gidì ancora non possono acquistarlo, perchè dovrà pe-netrare nell’umanità soltanto nell’avvenire. Ma ciòche si è effettuato con il Cristo all’inizio dell’èra no-stra penetrerà, e gli uomini diventeranno capaci apoco a poco di manifestarlo. Ciò succederà gradata-mente. È questo appunto che lo scrittore del Vangelodi Matteo ha voluto descrivere con le sue guarigionimiracolose. Per virtù di conoscenza occulta mi è dun-que permesso di dire: lo scrittore del Vangelo di Mat-teo non voleva veramente descrivere nessun «miraco-lo», ma qualcosa di affatto naturale, di evidente; eglivoleva soltanto descrivere che le guarigioni venivano

263

Page 264: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

effettuate in modo nuovo. Così risultano i fatti, quandosi espongono con vera coscienza scientifica. Un pro-fondo malinteso è invalso perciò proprio riguardo aiVangeli.

Come dovrebbe ormai svolgersi coerentemente ilracconto?

Abbiamo visto, che ciò che si è compiuto nella vitadel Cristo Gesù per mezzo della cosiddetta Tentazionefu la discesa in tutti quei processi, che l’uomo speri-menta quando discende nel corpo fisico e nel corpoeterico; abbiamo visto, che la forza che emana dalcorpo fisico e dal corpo eterico divenne capace di ope-rare nel modo come essa si manifestò nel Sermone delMonte e come si manifestò pure nelle guarigioni dopoil Sermone. Inoltre, la forza di questo Cristo Gesù agi-va anche come di solito agisce la forza di un iniziatonei misteri; agì in modo tale, da attirare i discepoli. Eil Cristo doveva a sua volta attirare naturalmente i di-scepoli in modo tutto suo particolare.

Se si vuole dunque comprendere da questo punto divista il Vangelo di Matteo, quando parla in seguito diciò che viene dopo il Sermone del Monte e dopo leguarigioni, è necessario servirci delle cognizioni deifatti occulti che ci siamo andate acquistando nel corsodell’anno. Occorre che l’uomo, quando deve vera-mente essere condotto attraverso l’iniziazione sullavia dei mondi superiori, arrivi a una specie di visioneimmaginativa, a una visione che vive d’immaginazio-ni. Coloro che attorniavano il Cristo dovevano ormai

264

effettuate in modo nuovo. Così risultano i fatti, quandosi espongono con vera coscienza scientifica. Un pro-fondo malinteso è invalso perciò proprio riguardo aiVangeli.

Come dovrebbe ormai svolgersi coerentemente ilracconto?

Abbiamo visto, che ciò che si è compiuto nella vitadel Cristo Gesù per mezzo della cosiddetta Tentazionefu la discesa in tutti quei processi, che l’uomo speri-menta quando discende nel corpo fisico e nel corpoeterico; abbiamo visto, che la forza che emana dalcorpo fisico e dal corpo eterico divenne capace di ope-rare nel modo come essa si manifestò nel Sermone delMonte e come si manifestò pure nelle guarigioni dopoil Sermone. Inoltre, la forza di questo Cristo Gesù agi-va anche come di solito agisce la forza di un iniziatonei misteri; agì in modo tale, da attirare i discepoli. Eil Cristo doveva a sua volta attirare naturalmente i di-scepoli in modo tutto suo particolare.

Se si vuole dunque comprendere da questo punto divista il Vangelo di Matteo, quando parla in seguito diciò che viene dopo il Sermone del Monte e dopo leguarigioni, è necessario servirci delle cognizioni deifatti occulti che ci siamo andate acquistando nel corsodell’anno. Occorre che l’uomo, quando deve vera-mente essere condotto attraverso l’iniziazione sullavia dei mondi superiori, arrivi a una specie di visioneimmaginativa, a una visione che vive d’immaginazio-ni. Coloro che attorniavano il Cristo dovevano ormai

264

Page 265: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

acquistare, non soltanto la capacità di ascoltare ciòche veniva dato in una comunicazione, in una manife-stazione così maestosa quale il Sermone del Monte;non soltanto essi dovevano prender parte a ciò cheveniva effettuato in fatto di guarigioni per mezzo delCristo Gesù stesso, ma la forza potente che operavanel Cristo Gesù doveva gradatamente trasferirsi negliamici e nei discepoli più vicini. Anche questo vienedescritto. Dapprima viene esposto, come dopo la Ten-tazione, il Cristo Gesù sia in condizione di esporre gliantichi insegnamenti con una nuova sfumatura, e dieffettuare le antiche guarigioni per mezzo di un nuovoimpulso. Dopo però viene dimostrato, come Egli agi-sca in modo nuovo sui suoi discepoli – come quellaforza al massimo grado in lui incorporata operi suisuoi discepoli. – Come viene dimostrato questo? Vie-ne dimostrato in modo, che per l’uomo non ricettivociò che il Cristo espone debba apparire tale da poteressere espresso anche con parole; però su coloro chesono ricettivi, che Egli stesso si è scelti e ha attirati,agisce in modo diverso. Agiva su di essi in modo chedava loro delle immaginazioni, provocava il gradinoimmediatamente superiore di conoscenza. Ciò cheemanava dal Cristo poteva dunque agire in due modidiversi: su coloro che stavano al di fuori agiva inmodo che essi udivano le sue parole e con quelle ac-coglievano una specie di teoria; sugli altri, i quali ave-vano sperimentato la sua forza, e che Egli si era scelti,perchè specialmente per virtù del loro Karma, poteva

265

acquistare, non soltanto la capacità di ascoltare ciòche veniva dato in una comunicazione, in una manife-stazione così maestosa quale il Sermone del Monte;non soltanto essi dovevano prender parte a ciò cheveniva effettuato in fatto di guarigioni per mezzo delCristo Gesù stesso, ma la forza potente che operavanel Cristo Gesù doveva gradatamente trasferirsi negliamici e nei discepoli più vicini. Anche questo vienedescritto. Dapprima viene esposto, come dopo la Ten-tazione, il Cristo Gesù sia in condizione di esporre gliantichi insegnamenti con una nuova sfumatura, e dieffettuare le antiche guarigioni per mezzo di un nuovoimpulso. Dopo però viene dimostrato, come Egli agi-sca in modo nuovo sui suoi discepoli – come quellaforza al massimo grado in lui incorporata operi suisuoi discepoli. – Come viene dimostrato questo? Vie-ne dimostrato in modo, che per l’uomo non ricettivociò che il Cristo espone debba apparire tale da poteressere espresso anche con parole; però su coloro chesono ricettivi, che Egli stesso si è scelti e ha attirati,agisce in modo diverso. Agiva su di essi in modo chedava loro delle immaginazioni, provocava il gradinoimmediatamente superiore di conoscenza. Ciò cheemanava dal Cristo poteva dunque agire in due modidiversi: su coloro che stavano al di fuori agiva inmodo che essi udivano le sue parole e con quelle ac-coglievano una specie di teoria; sugli altri, i quali ave-vano sperimentato la sua forza, e che Egli si era scelti,perchè specialmente per virtù del loro Karma, poteva

265

Page 266: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

trasmettere loro la sua forza, agiva in modo, dico, chesprigionava nella loro anima delle immaginazioni,delle cognizioni, le quali si riferivano in un determina-to modo a un gradino più elevato nei mondi superiori.Questo è detto nelle parole: gli esteriori odono soltan-to parabole, cioè, espressioni figurate per ciò che suc-cede nel mondo spirituale, «voi però intendete ciò chele parabole significano – a voi è concesso intendere illinguaggio che vi conduce nei mondi superiori». Que-sto non va interpretato superficialmente, ma va com-preso come un’ascesa dei discepoli nei mondi superio-ri.

Ora vogliamo esaminare bene come i discepoli po-tessero venir condotti nei mondi superiori. Indubbia-mente, per comprendere ciò che ora sto dicendo, oc-corre non soltanto ascoltare, ma occorre anche dellabuona volontà impregnata di ciò che le cognizioni spi-rituali scientifiche da voi acquistate possono averviapportato. Vorrei condurvi con chiarezza a quello cheil Vangelo di Matteo veramente intende comunicarenelle descrizioni che seguono. – Ricordiamoci di nuo-vo che l’iniziazione ha due aspetti; uno è quello in cuil’uomo discende nel corpo fisico e nel corpo eterico,in cui impara dunque a conoscere la sua propria inte-riorità, in cui vien condotto nelle forze che nell’uomostesso sono creatrici; l’altro aspetto dell’iniziazione èquello in cui l’uomo vien condotto fuori nel mondospirituale, in cui egli si riversa nel Macrocosmo. Or-bene, sapete che questo è un processo che nei riguardi

266

trasmettere loro la sua forza, agiva in modo, dico, chesprigionava nella loro anima delle immaginazioni,delle cognizioni, le quali si riferivano in un determina-to modo a un gradino più elevato nei mondi superiori.Questo è detto nelle parole: gli esteriori odono soltan-to parabole, cioè, espressioni figurate per ciò che suc-cede nel mondo spirituale, «voi però intendete ciò chele parabole significano – a voi è concesso intendere illinguaggio che vi conduce nei mondi superiori». Que-sto non va interpretato superficialmente, ma va com-preso come un’ascesa dei discepoli nei mondi superio-ri.

Ora vogliamo esaminare bene come i discepoli po-tessero venir condotti nei mondi superiori. Indubbia-mente, per comprendere ciò che ora sto dicendo, oc-corre non soltanto ascoltare, ma occorre anche dellabuona volontà impregnata di ciò che le cognizioni spi-rituali scientifiche da voi acquistate possono averviapportato. Vorrei condurvi con chiarezza a quello cheil Vangelo di Matteo veramente intende comunicarenelle descrizioni che seguono. – Ricordiamoci di nuo-vo che l’iniziazione ha due aspetti; uno è quello in cuil’uomo discende nel corpo fisico e nel corpo eterico,in cui impara dunque a conoscere la sua propria inte-riorità, in cui vien condotto nelle forze che nell’uomostesso sono creatrici; l’altro aspetto dell’iniziazione èquello in cui l’uomo vien condotto fuori nel mondospirituale, in cui egli si riversa nel Macrocosmo. Or-bene, sapete che questo è un processo che nei riguardi

266

Page 267: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

della realtà – non nei riguardi della coscienza – sicompie ogni volta che l’uomo si addormenta. L’uomoestrae il suo corpo astrale e l’Io dal suo corpo eterico eda quello fisico e li riversa nel mondo stellare, di gui-sa che egli assorbe allora delle forze dall’intiero mon-do stellare – donde il nome di «corpo astrale». Ciò chel’uomo può acquistare per mezzo di quel genere diiniziazione, quando col corpo astrale e l’Io egli è fuoridel corpo fisico e del corpo eterico, non è soltanto unavisione generale cosciente di ciò che vi è sulla nostraTerra, bensì è un fluire nel Cosmo, una conoscenzadel mondo stellare e un accoglimento di forze che anoi affluiscono dal mondo stellare. Questo che rappre-senta per noi qualcosa che l’uomo si acquista soltantoa poco a poco mentre si effonde nel Cosmo, già esiste-va nel Cristo, per causa della speciale naturadell’Essenza sua, dopo il battesimo di Giovanni. E viera non soltanto nello stato che somiglia a quello delsonno, ma anche quando Egli non dormiva, quandostava nel suo corpo fisico e nel suo corpo eterico; Egliera allora in condizione tale da potersi unire con leforze del mondo stellare e da portare queste forze nelmondo fisico. L’azione esercitata dal Cristo Gesù puòessere anche descritta dicendo: per mezzo dell’attra-zione del corpo fisico e del corpo eterico apposita-mente per lui preparati, per mezzo dell’intero suo es-sere il Cristo attirava a sè la forza del sole, della luna,del mondo stellare, del Cosmo in generale, che appar-tiene alla nostra Terra; e quando Egli operava, agiva

267

della realtà – non nei riguardi della coscienza – sicompie ogni volta che l’uomo si addormenta. L’uomoestrae il suo corpo astrale e l’Io dal suo corpo eterico eda quello fisico e li riversa nel mondo stellare, di gui-sa che egli assorbe allora delle forze dall’intiero mon-do stellare – donde il nome di «corpo astrale». Ciò chel’uomo può acquistare per mezzo di quel genere diiniziazione, quando col corpo astrale e l’Io egli è fuoridel corpo fisico e del corpo eterico, non è soltanto unavisione generale cosciente di ciò che vi è sulla nostraTerra, bensì è un fluire nel Cosmo, una conoscenzadel mondo stellare e un accoglimento di forze che anoi affluiscono dal mondo stellare. Questo che rappre-senta per noi qualcosa che l’uomo si acquista soltantoa poco a poco mentre si effonde nel Cosmo, già esiste-va nel Cristo, per causa della speciale naturadell’Essenza sua, dopo il battesimo di Giovanni. E viera non soltanto nello stato che somiglia a quello delsonno, ma anche quando Egli non dormiva, quandostava nel suo corpo fisico e nel suo corpo eterico; Egliera allora in condizione tale da potersi unire con leforze del mondo stellare e da portare queste forze nelmondo fisico. L’azione esercitata dal Cristo Gesù puòessere anche descritta dicendo: per mezzo dell’attra-zione del corpo fisico e del corpo eterico apposita-mente per lui preparati, per mezzo dell’intero suo es-sere il Cristo attirava a sè la forza del sole, della luna,del mondo stellare, del Cosmo in generale, che appar-tiene alla nostra Terra; e quando Egli operava, agiva

267

Page 268: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

per il suo tramite ciò che dal Cosmo come vita risana-trice e rinforzante pervade di solito l’uomo, quandoquesti si trova nello stato di sonno fuori del corpo fisi-co e del corpo eterico. Quelle forze per mezzo di cui ilCristo Gesù operava erano forze che affluivano dalCosmo per attrazione del suo corpo, e che attraversoal suo corpo scorrevano fuori e si riversavano sui suoidiscepoli. Questo appunto cominciò a verificarsi neisuoi discepoli; per mezzo della loro ricettività essi po-terono sentire giustamente: «sì, questo Cristo Gesù di-nanzi a noi è un’Entità per mezzo della quale le forzedel Cosmo ci pervengono come un cibo spirituale;esse si riversano su di noi».

I discepoli però si trovavano essi stessi in un dop-pio stato di coscienza, perchè non erano ancora uomi-ni superiormente evoluti; ora soltanto per mezzo delCristo s’inalzavano a una evoluzione superiore; essistessi stavano sempre in un doppio stato di coscienza,che si può paragonare alla veglia e al sonnodell’uomo. Dei discepoli si può dire perciò: mentre al-ternativamente nel sonno e nella veglia essi si trova-vano nella possibilità, nell’uno o nell’altro stato, di faragire su di loro la forza magica del Cristo, essi la po-tevano lasciare agire di giorno, quando egli stava di-nanzi a loro; – ma la sua forza agiva anche nel sonno,quando essi erano fuori del corpo fisico e del corpoeterico. Mentre di solito l’uomo sta riversato inco-sciente nel mondo stellare e non ne sa niente, con essiinvece vi era la forza-Cristo; allora essi la scorgevano.

268

per il suo tramite ciò che dal Cosmo come vita risana-trice e rinforzante pervade di solito l’uomo, quandoquesti si trova nello stato di sonno fuori del corpo fisi-co e del corpo eterico. Quelle forze per mezzo di cui ilCristo Gesù operava erano forze che affluivano dalCosmo per attrazione del suo corpo, e che attraversoal suo corpo scorrevano fuori e si riversavano sui suoidiscepoli. Questo appunto cominciò a verificarsi neisuoi discepoli; per mezzo della loro ricettività essi po-terono sentire giustamente: «sì, questo Cristo Gesù di-nanzi a noi è un’Entità per mezzo della quale le forzedel Cosmo ci pervengono come un cibo spirituale;esse si riversano su di noi».

I discepoli però si trovavano essi stessi in un dop-pio stato di coscienza, perchè non erano ancora uomi-ni superiormente evoluti; ora soltanto per mezzo delCristo s’inalzavano a una evoluzione superiore; essistessi stavano sempre in un doppio stato di coscienza,che si può paragonare alla veglia e al sonnodell’uomo. Dei discepoli si può dire perciò: mentre al-ternativamente nel sonno e nella veglia essi si trova-vano nella possibilità, nell’uno o nell’altro stato, di faragire su di loro la forza magica del Cristo, essi la po-tevano lasciare agire di giorno, quando egli stava di-nanzi a loro; – ma la sua forza agiva anche nel sonno,quando essi erano fuori del corpo fisico e del corpoeterico. Mentre di solito l’uomo sta riversato inco-sciente nel mondo stellare e non ne sa niente, con essiinvece vi era la forza-Cristo; allora essi la scorgevano.

268

Page 269: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Di essa sapevano: «è questa forza che ci dà il nutri-mento dai mondi stellari». – Ma questo doppio statodi coscienza dei discepoli aveva anche un’altra conse-guenza. In tutti gli uomini, per così dire – dunque an-che in un discepolo di Gesù – va considerato ciò chel’uomo è dapprima, e ciò che egli porta in sè comegerme per il suo avvenire nelle seguenti incarnazioni.In voi tutti, già ora vi è quello che in una futura epocadi civiltà, quando si presenterà in una nuova incarna-zione, guarderà, per esempio, il mondo circostante inmodo affatto diverso. E se ciò che ora già si trova invoi divenisse chiaroveggente, allora vedrebbe, comeuna specie di prima impressione chiaroveggente,l’avvenire a voi più prossimo. Ciò che succede nelprossimo avvenire appartiene alle prime impressionichiaroveggenti, quando queste sono pure, vere e ge-nuine. – Così perfettamente succedeva ai discepoli.Nella coscienza normale di veglia la forza del Cristoscorreva in loro; allora essi potevano dire: «quandovegliamo, la forza del Cristo scorre in noi così, comeessa deve scorrere per il fatto che ora ci troviamo nel-la nostra coscienza normale di veglia». E nello statodel sonno come si trovavano? Perchè essi erano disce-poli di Gesù e la forza-Cristo aveva agito su di loro,essi diventavano durante lo stato di sonno in determi-nate epoche sempre chiaroveggenti; essi non vedeva-no però ciò che allora attualmente succedeva, bensìvedevano ciò a cui gli uomini avrebbero dovuto pren-dere parte nell’avvenire. Essi s’immergevano allora,

269

Di essa sapevano: «è questa forza che ci dà il nutri-mento dai mondi stellari». – Ma questo doppio statodi coscienza dei discepoli aveva anche un’altra conse-guenza. In tutti gli uomini, per così dire – dunque an-che in un discepolo di Gesù – va considerato ciò chel’uomo è dapprima, e ciò che egli porta in sè comegerme per il suo avvenire nelle seguenti incarnazioni.In voi tutti, già ora vi è quello che in una futura epocadi civiltà, quando si presenterà in una nuova incarna-zione, guarderà, per esempio, il mondo circostante inmodo affatto diverso. E se ciò che ora già si trova invoi divenisse chiaroveggente, allora vedrebbe, comeuna specie di prima impressione chiaroveggente,l’avvenire a voi più prossimo. Ciò che succede nelprossimo avvenire appartiene alle prime impressionichiaroveggenti, quando queste sono pure, vere e ge-nuine. – Così perfettamente succedeva ai discepoli.Nella coscienza normale di veglia la forza del Cristoscorreva in loro; allora essi potevano dire: «quandovegliamo, la forza del Cristo scorre in noi così, comeessa deve scorrere per il fatto che ora ci troviamo nel-la nostra coscienza normale di veglia». E nello statodel sonno come si trovavano? Perchè essi erano disce-poli di Gesù e la forza-Cristo aveva agito su di loro,essi diventavano durante lo stato di sonno in determi-nate epoche sempre chiaroveggenti; essi non vedeva-no però ciò che allora attualmente succedeva, bensìvedevano ciò a cui gli uomini avrebbero dovuto pren-dere parte nell’avvenire. Essi s’immergevano allora,

269

Page 270: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

in certo modo, nel mare della visione astrale e preve-devano ciò che doveva succedere nell’avvenire.

Vi erano dunque pei discepoli due stati: uno, in cuipotevano dire: questo è il nostro stato diurno; in que-sto nostro stato diurno il Cristo, dai mondi cosmici, cireca le forze dei mondi cosmici e ce le distribuiscecome alimento spirituale. Egli ci porta, poichè Egli èla forza solare, tutto quello che abbiamo descrittocome accolto nel cristianesimo dal Zarathustrismo.Egli trasmette ciò che il sole può emanare di forzedalle sette costellazioni del giorno. Da queste viene ilcibo per il giorno. – E che cosa succede nello statonotturno? Nello stato notturno i discepoli potevanodirsi: percepiamo come, in certo modo, per mezzo delCristo Gesù il sole della notte, che è invisibile di not-te, che passa per le altre cinque costellazioni, mandanelle nostre anime il cibo celeste!

I discepoli potevano sentire nella loro chiaroveg-genza immaginativa: noi siamo uniti con la forza-Cri-sto, con la forza solare; essa ci manda ciò che occorreper gli uomini dell’epoca attuale (osservo che questo èdetto per gli uomini del quarto periodo di civiltà). Enell’altro stato di coscienza la forza-Cristo ci invia ciòche essa può mandare come sole notturno, come forzadelle cinque costellazioni notturne. – Questo però valeormai per l’epoca immediatamente successiva, cioè,per il quinto periodo di civiltà! – Questo è ciò che i di-scepoli sperimentavano. – Come si poteva esprimere?– Nelle prossime conferenze parleremo ancora delle

270

in certo modo, nel mare della visione astrale e preve-devano ciò che doveva succedere nell’avvenire.

Vi erano dunque pei discepoli due stati: uno, in cuipotevano dire: questo è il nostro stato diurno; in que-sto nostro stato diurno il Cristo, dai mondi cosmici, cireca le forze dei mondi cosmici e ce le distribuiscecome alimento spirituale. Egli ci porta, poichè Egli èla forza solare, tutto quello che abbiamo descrittocome accolto nel cristianesimo dal Zarathustrismo.Egli trasmette ciò che il sole può emanare di forzedalle sette costellazioni del giorno. Da queste viene ilcibo per il giorno. – E che cosa succede nello statonotturno? Nello stato notturno i discepoli potevanodirsi: percepiamo come, in certo modo, per mezzo delCristo Gesù il sole della notte, che è invisibile di not-te, che passa per le altre cinque costellazioni, mandanelle nostre anime il cibo celeste!

I discepoli potevano sentire nella loro chiaroveg-genza immaginativa: noi siamo uniti con la forza-Cri-sto, con la forza solare; essa ci manda ciò che occorreper gli uomini dell’epoca attuale (osservo che questo èdetto per gli uomini del quarto periodo di civiltà). Enell’altro stato di coscienza la forza-Cristo ci invia ciòche essa può mandare come sole notturno, come forzadelle cinque costellazioni notturne. – Questo però valeormai per l’epoca immediatamente successiva, cioè,per il quinto periodo di civiltà! – Questo è ciò che i di-scepoli sperimentavano. – Come si poteva esprimere?– Nelle prossime conferenze parleremo ancora delle

270

Page 271: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

denominazioni che usavano, ora desidero soltantoesporre alcune osservazioni.

Una moltitudine di uomini veniva indicata nelle an-tiche terminologie come un «migliaio», e volendo pre-cisare, vi si aggiungeva un numero, che veniva trattodalla caratteristica più importante; per esempio, gliuomini del quarto periodo di cultura venivano indicaticome il «quarto migliaio» – e coloro i quali già vive-vano nello stile del quinto periodo di cultura, come il«quinto migliaio». – Questi sono semplicemente ter-mini tecnici. Perciò i discepoli potevano dire: «duran-te lo stato diurno percepiamo ciò che la forza-Cristo ciinvia dal sole, dalle sette costellazioni del giorno; diguisa che riceviamo così il cibo assegnato agli uominidel quarto periodo di cultura, per il quarto migliaio. Enel nostro stato immaginativo notturno di chiaroveg-genza percepiamo – per mezzo delle cinque costella-zioni della notte – ciò che vale per il prossimo avveni-re, per il quinto migliaio!» Gli uomini perciò dellaquarta epoca – i quattromila – vengono nutriti dal cie-lo per mezzo dei sette pani celesti, per mezzo dellesette costellazioni del giorno; e gli uomini della quin-ta epoca – i cinquemila – vengono nutriti dai cinquepani celesti, dalle cinque costellazioni della notte. Alcontempo viene pure sempre indicato il punto dellaseparazione, dove le costellazioni del giorno toccanoquelle della notte: i pesci. – Questo si riferisce a unmistero; con questo viene accennato a un processo im-portante dei misteri, ai magici rapporti del Cristo con i

271

denominazioni che usavano, ora desidero soltantoesporre alcune osservazioni.

Una moltitudine di uomini veniva indicata nelle an-tiche terminologie come un «migliaio», e volendo pre-cisare, vi si aggiungeva un numero, che veniva trattodalla caratteristica più importante; per esempio, gliuomini del quarto periodo di cultura venivano indicaticome il «quarto migliaio» – e coloro i quali già vive-vano nello stile del quinto periodo di cultura, come il«quinto migliaio». – Questi sono semplicemente ter-mini tecnici. Perciò i discepoli potevano dire: «duran-te lo stato diurno percepiamo ciò che la forza-Cristo ciinvia dal sole, dalle sette costellazioni del giorno; diguisa che riceviamo così il cibo assegnato agli uominidel quarto periodo di cultura, per il quarto migliaio. Enel nostro stato immaginativo notturno di chiaroveg-genza percepiamo – per mezzo delle cinque costella-zioni della notte – ciò che vale per il prossimo avveni-re, per il quinto migliaio!» Gli uomini perciò dellaquarta epoca – i quattromila – vengono nutriti dal cie-lo per mezzo dei sette pani celesti, per mezzo dellesette costellazioni del giorno; e gli uomini della quin-ta epoca – i cinquemila – vengono nutriti dai cinquepani celesti, dalle cinque costellazioni della notte. Alcontempo viene pure sempre indicato il punto dellaseparazione, dove le costellazioni del giorno toccanoquelle della notte: i pesci. – Questo si riferisce a unmistero; con questo viene accennato a un processo im-portante dei misteri, ai magici rapporti del Cristo con i

271

Page 272: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

discepoli. Il Cristo dimostra loro chiaramente, cheEgli non parla dell’antico fermento dei Farisei, ma cheEgli trasmette loro un cibo celeste che Egli reca dalleforze solari del Cosmo, sebbene non abbia a disposi-zione che una volta i sette pani del giorno, le sette co-stellazioni del giorno, e l’altra volta i cinque pani del-la notte, le cinque costellazioni della notte – e fram-mezzo vi sono sempre i pesci, che rappresentano laseparazione – anzi, perchè sia ben chiaro, una voltaperfino vien parlato di due pesci.

Chi potrebbe ancora dubitare, dopo avere scanda-gliato queste profondità del Vangelo di Matteo, che sitratti proprio della rivelazione che risale a Zarathustra!e a lui difatti essa doveva risalire, perchè egli per pri-mo ci ha chiamati alla conoscenza dello Spirito delsole, ed è pure stato uno dei primi missionari destinatia spiegare, a coloro che potevano accoglierla, la forzasolare magica che discendeva sulla Terra.

Che cosa fanno però i commentatori superficialidella Bibbia? Essi trovano nel Vangelo di Matteo, unavolta un pasto per quattromila persone con sette pani,e un’altra volta un pasto per cinquemila con cinquepani, e subito giudicano che il secondo pasto sia unasemplice ripetizione del primo, e dicono: il copiatoreinesatto dei documenti, come succede appunto quandosi copia, è stato trascurato nel copiare; perciò egli de-scrive una volta un pasto di quattromila con sette panie l’altra volta un pasto di cinquemila con cinque pani;così succede quando si copia trascuratamente! – Non

272

discepoli. Il Cristo dimostra loro chiaramente, cheEgli non parla dell’antico fermento dei Farisei, ma cheEgli trasmette loro un cibo celeste che Egli reca dalleforze solari del Cosmo, sebbene non abbia a disposi-zione che una volta i sette pani del giorno, le sette co-stellazioni del giorno, e l’altra volta i cinque pani del-la notte, le cinque costellazioni della notte – e fram-mezzo vi sono sempre i pesci, che rappresentano laseparazione – anzi, perchè sia ben chiaro, una voltaperfino vien parlato di due pesci.

Chi potrebbe ancora dubitare, dopo avere scanda-gliato queste profondità del Vangelo di Matteo, che sitratti proprio della rivelazione che risale a Zarathustra!e a lui difatti essa doveva risalire, perchè egli per pri-mo ci ha chiamati alla conoscenza dello Spirito delsole, ed è pure stato uno dei primi missionari destinatia spiegare, a coloro che potevano accoglierla, la forzasolare magica che discendeva sulla Terra.

Che cosa fanno però i commentatori superficialidella Bibbia? Essi trovano nel Vangelo di Matteo, unavolta un pasto per quattromila persone con sette pani,e un’altra volta un pasto per cinquemila con cinquepani, e subito giudicano che il secondo pasto sia unasemplice ripetizione del primo, e dicono: il copiatoreinesatto dei documenti, come succede appunto quandosi copia, è stato trascurato nel copiare; perciò egli de-scrive una volta un pasto di quattromila con sette panie l’altra volta un pasto di cinquemila con cinque pani;così succede quando si copia trascuratamente! – Non

272

Page 273: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

pongo in dubbio che qualcosa di simile possa succe-dere nei libri dell’epoca moderna: ma i Vangeli nonsono stati scritti a questo modo! Quando in essi unracconto è ripetuto, la ragione ne è profonda, comeappunto ho dimostrato. Ma appunto perchè il Vangelodi Matteo descrive con questa profondità, conforme-mente alle informazioni che il grande maestro essenoJesciua ben Pandira ha fornite un secolo prima dellacomparsa del Sole-Cristo, perchè il Sole-Cristo potes-se venir compreso, appunto per questo, dico, occorrescandagliare queste profondità nel Vangelo di Matteose veramente si vuol comprendere quest’ultimo. Oratiriamo innanzi.

Il Cristo aveva irradiato dapprima sui suoi discepolila forza della visione astrale, immaginativa (ciò cheEgli poteva recar loro dalla visione astrale). Questopure viene chiaramente detto. Si potrebbe dire: Chi haocchi per leggere, legga! Come si usava dire antica-mente, ai tempi in cui ancora tutto non era registrato:Chi ha orecchie per intendere, intenda! – Chi ha occhiper leggere, legga i Vangeli! Vi è forse nel Vangeloqualche accenno al fatto, che questa forza del Sole-Cristo comparisce ai discepoli in modo diverso digiorno che di notte? Sì, è chiaramente detto. Leggetenel Vangelo di Matteo un passo importante, dove stadetto: «Ma alla quarta vigilia della notte – cioè, fra letre e le quattro del mattino – i discepoli che dormiva-no, videro camminare sul mare ciò che credettero dap-prima un fantasma» cioè la forza-solare notturna, che

273

pongo in dubbio che qualcosa di simile possa succe-dere nei libri dell’epoca moderna: ma i Vangeli nonsono stati scritti a questo modo! Quando in essi unracconto è ripetuto, la ragione ne è profonda, comeappunto ho dimostrato. Ma appunto perchè il Vangelodi Matteo descrive con questa profondità, conforme-mente alle informazioni che il grande maestro essenoJesciua ben Pandira ha fornite un secolo prima dellacomparsa del Sole-Cristo, perchè il Sole-Cristo potes-se venir compreso, appunto per questo, dico, occorrescandagliare queste profondità nel Vangelo di Matteose veramente si vuol comprendere quest’ultimo. Oratiriamo innanzi.

Il Cristo aveva irradiato dapprima sui suoi discepolila forza della visione astrale, immaginativa (ciò cheEgli poteva recar loro dalla visione astrale). Questopure viene chiaramente detto. Si potrebbe dire: Chi haocchi per leggere, legga! Come si usava dire antica-mente, ai tempi in cui ancora tutto non era registrato:Chi ha orecchie per intendere, intenda! – Chi ha occhiper leggere, legga i Vangeli! Vi è forse nel Vangeloqualche accenno al fatto, che questa forza del Sole-Cristo comparisce ai discepoli in modo diverso digiorno che di notte? Sì, è chiaramente detto. Leggetenel Vangelo di Matteo un passo importante, dove stadetto: «Ma alla quarta vigilia della notte – cioè, fra letre e le quattro del mattino – i discepoli che dormiva-no, videro camminare sul mare ciò che credettero dap-prima un fantasma» cioè la forza-solare notturna, che

273

Page 274: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

si riverbera dal Cristo. – Viene dunque perfino indica-to il momento; perchè a un determinato momento sol-tanto può venir loro indicato, che questa forza può af-fluire loro dal Cosmo per il tramite di un Essere, qualeera il Cristo. Che il Cristo Gesù dunque si aggiri inPalestina e che la presenza di questa Personalità e In-dividualità unicissima sia un tramite per il qualel’azione della forza solare penetra nella nostra Terra,ci viene comunicato dal fatto, che viene sempre indi-cata la posizione del sole, il suo rapporto con le co-stellazioni, con i piani celesti. Questa natura cosmica,questa penetrazione delle forze cosmiche per il tramitedel Cristo, questo è ciò che viene ovunque descritto.Andiamo avanti.

Il Cristo doveva anche iniziare in modo affatto spe-ciale alcuni suoi discepoli – quelli più particolarmenteadatti – di guisa che essi potessero non soltanto acqui-stare la vista immaginativa, e vedere, cioè, il mondospirituale in immagini astrali, ma potessero essi stessivedere – anche udire – ciò di cui spesso abbiamo par-lato, l’ascesa nel Devachan; e potessero penetrare conlo sguardo in ciò che si svolge nei mondi spirituali, inmodo da poter ricercare nei mondi spirituali questaPersonalità – che essi vedevano come Cristo Gesù sulpiano fisico – in tutta la sua grandezza spirituale. Essidovevano divenire chiaroveggenti in sfere anche su-periori al piano astrale. – Non tutti potevano diventar-lo. Lo potevano diventare soltanto i discepoli più ri-cettivi alla forza che irradiava dal Cristo, e cioè, i tre

274

si riverbera dal Cristo. – Viene dunque perfino indica-to il momento; perchè a un determinato momento sol-tanto può venir loro indicato, che questa forza può af-fluire loro dal Cosmo per il tramite di un Essere, qualeera il Cristo. Che il Cristo Gesù dunque si aggiri inPalestina e che la presenza di questa Personalità e In-dividualità unicissima sia un tramite per il qualel’azione della forza solare penetra nella nostra Terra,ci viene comunicato dal fatto, che viene sempre indi-cata la posizione del sole, il suo rapporto con le co-stellazioni, con i piani celesti. Questa natura cosmica,questa penetrazione delle forze cosmiche per il tramitedel Cristo, questo è ciò che viene ovunque descritto.Andiamo avanti.

Il Cristo doveva anche iniziare in modo affatto spe-ciale alcuni suoi discepoli – quelli più particolarmenteadatti – di guisa che essi potessero non soltanto acqui-stare la vista immaginativa, e vedere, cioè, il mondospirituale in immagini astrali, ma potessero essi stessivedere – anche udire – ciò di cui spesso abbiamo par-lato, l’ascesa nel Devachan; e potessero penetrare conlo sguardo in ciò che si svolge nei mondi spirituali, inmodo da poter ricercare nei mondi spirituali questaPersonalità – che essi vedevano come Cristo Gesù sulpiano fisico – in tutta la sua grandezza spirituale. Essidovevano divenire chiaroveggenti in sfere anche su-periori al piano astrale. – Non tutti potevano diventar-lo. Lo potevano diventare soltanto i discepoli più ri-cettivi alla forza che irradiava dal Cristo, e cioè, i tre

274

Page 275: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, nel senso delVangelo di Matteo. Perciò questo Vangelo ci racconta,che il Cristo sceglie questi tre discepoli più suscettibilialla sua influenza e li conduce là dove può guidarli, aldi là del piano astrale, nella sfera devacanica, doveessi possono vedere i prototipi spirituali: una voltaquello del loro Cristo Gesù stesso e – perchè essi pos-sano vedere le condizioni in cui Egli vi stava – ancheciò, che più da vicino stava in rapporto con esso Cri-sto Gesù: l’antico Profeta Elia, il quale era anche ilprecursore del Cristo come Giovanni Battista; essipossono dunque vedere l’Elia rincarnato (la scena sisvolge dopo la decapitazione di Giovanni, quandoGiovanni già era salito nei mondi spirituali), e posso-no però vedere anche il Precursore spirituale, Mosè.Questo potè succedere soltanto allorchè i tre discepoliprescelti vennero condotti non soltanto alla visioneastrale, ma a quella spirituale. E che essi salissero ef-fettivamente nel Devachan ci viene annunciato nelVangelo di Matteo nel seguente modo: Essi non sol-tanto videro il Cristo con la sua forza solare – il Van-gelo dice ancora «e il suo volto era luminoso come ilsole!» – ma ci vien detto inoltre, che essi osservanoanche come i tre si intrattengano insieme. Si trattadunque di un’ascesa nel Devachan: essi udirono i treche s’intrattenevano. Tutto dunque ci vien rappresen-tato conformemente alla caratteristica del mondo spi-rituale, che risulta dalla ricerca spirituale scientifica.In nessun punto vi è contraddizione fra ciò che abbia-

275

discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, nel senso delVangelo di Matteo. Perciò questo Vangelo ci racconta,che il Cristo sceglie questi tre discepoli più suscettibilialla sua influenza e li conduce là dove può guidarli, aldi là del piano astrale, nella sfera devacanica, doveessi possono vedere i prototipi spirituali: una voltaquello del loro Cristo Gesù stesso e – perchè essi pos-sano vedere le condizioni in cui Egli vi stava – ancheciò, che più da vicino stava in rapporto con esso Cri-sto Gesù: l’antico Profeta Elia, il quale era anche ilprecursore del Cristo come Giovanni Battista; essipossono dunque vedere l’Elia rincarnato (la scena sisvolge dopo la decapitazione di Giovanni, quandoGiovanni già era salito nei mondi spirituali), e posso-no però vedere anche il Precursore spirituale, Mosè.Questo potè succedere soltanto allorchè i tre discepoliprescelti vennero condotti non soltanto alla visioneastrale, ma a quella spirituale. E che essi salissero ef-fettivamente nel Devachan ci viene annunciato nelVangelo di Matteo nel seguente modo: Essi non sol-tanto videro il Cristo con la sua forza solare – il Van-gelo dice ancora «e il suo volto era luminoso come ilsole!» – ma ci vien detto inoltre, che essi osservanoanche come i tre si intrattengano insieme. Si trattadunque di un’ascesa nel Devachan: essi udirono i treche s’intrattenevano. Tutto dunque ci vien rappresen-tato conformemente alla caratteristica del mondo spi-rituale, che risulta dalla ricerca spirituale scientifica.In nessun punto vi è contraddizione fra ciò che abbia-

275

Page 276: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

mo imparato e ciò che deve risultare da una conformedescrizione nei riguardi del Cristo: l’ascesa, cioè, deidiscepoli da lui guidati, prima nell’astrale, e poi nellasfera devacanica, nella sfera dello Spirito.

Così il Cristo Gesù viene chiaramente descritto nelVangelo di Matteo come il conservatore, il portatoredi quella forza, di cui Zarathustra già ha parlato an-nunziando il portatore della forza solare. E nel Vange-lo di Matteo sta fedelmente descritto, che questa forzadel sole, lo Spirito del sole – Ahura Mazdao o Or-muzd – del quale Zarathustra poteva dire soltanto cheesso vive nel sole, è vissuto per il tramite di questoGesù di Nazareth sulla Terra, e si è unito con questaTerra in modo tale, che per mezzo di un’unica vita inun corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale, èdiventato un impulso dell’evoluzione terrestre e pene-trerà a poco a poco in questa evoluzione terrestre.Detto con altre parole ciò significa: In una persona, ilprincipio dell’Io è stato una volta sulla Terra in modo,che a poco a poco, attraverso alle successive incarna-zioni, gli uomini si acquisteranno queste forze dell’Ioper mezzo della partecipazione al Cristo, o per mezzodell’accoglimento dell’Entità-Cristo nel senso di Pao-lo. E mentre gli uomini da incarnazione a incarnazio-ne percorrono il resto dell’epoca terrestre, coloro chevogliono impregnare la loro anima della forza di quel-la personalità, che una volta è esistita sulla Terra, sali-ranno ad altezze sempre più elevate. Allora coloro chea queste erano eletti potevano vedere con i loro occhi

276

mo imparato e ciò che deve risultare da una conformedescrizione nei riguardi del Cristo: l’ascesa, cioè, deidiscepoli da lui guidati, prima nell’astrale, e poi nellasfera devacanica, nella sfera dello Spirito.

Così il Cristo Gesù viene chiaramente descritto nelVangelo di Matteo come il conservatore, il portatoredi quella forza, di cui Zarathustra già ha parlato an-nunziando il portatore della forza solare. E nel Vange-lo di Matteo sta fedelmente descritto, che questa forzadel sole, lo Spirito del sole – Ahura Mazdao o Or-muzd – del quale Zarathustra poteva dire soltanto cheesso vive nel sole, è vissuto per il tramite di questoGesù di Nazareth sulla Terra, e si è unito con questaTerra in modo tale, che per mezzo di un’unica vita inun corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale, èdiventato un impulso dell’evoluzione terrestre e pene-trerà a poco a poco in questa evoluzione terrestre.Detto con altre parole ciò significa: In una persona, ilprincipio dell’Io è stato una volta sulla Terra in modo,che a poco a poco, attraverso alle successive incarna-zioni, gli uomini si acquisteranno queste forze dell’Ioper mezzo della partecipazione al Cristo, o per mezzodell’accoglimento dell’Entità-Cristo nel senso di Pao-lo. E mentre gli uomini da incarnazione a incarnazio-ne percorrono il resto dell’epoca terrestre, coloro chevogliono impregnare la loro anima della forza di quel-la personalità, che una volta è esistita sulla Terra, sali-ranno ad altezze sempre più elevate. Allora coloro chea queste erano eletti potevano vedere con i loro occhi

276

Page 277: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

fisici il Cristo nel corpo di Gesù di Nazareth. Nel cor-so dell’evoluzione terrestre doveva verificarsi unavolta per l’intiera umanità, che il Cristo, che prima po-teva essere veduto soltanto come spirito del sole, po-tesse discendere, e così unirsi con le forze della Terra.E l’uomo è l’essere in cui doveva vivere la pienezzadi quella fluttuante forza solare, che una volta dovevadiscendere e vivere in un corpo fisico. Così però è sta-ta iniziata l’epoca, in cui la forza solare deve riversar-si negli uomini – e gradatamente sempre più affluiràin quegli uomini, i quali da incarnazione a incarnazio-ne, per quanto il corpo fisico glielo permette, si com-penetrano a poco a poco della Forza-Cristo. Ben inte-so non ogni corpo fisico; così pure allora è stato ne-cessario quel corpo speciale, di cui la struttura era sta-ta preparata (come già descritto) in modo complicatoper mezzo dei due Gesù, e che poi è stato portato dal-lo Zarathustra a un determinato grado superiore, per-chè effettivamente il Cristo potesse nella sua pienezzaesplicarvi una volta la propria vita. Una volta! Gli uo-mini si compenetravano della Forza-Cristo dapprimainteriormente e poi sempre più anche esteriormente. –Così l’avvenire non soltanto comprenderà l’Entità delCristo, ma se ne compenetrerà. E a un gran numero divoi già ho descritto quale, per l’evoluzione terrestredell’umanità, sarà il progresso di questa partecipazio-ne al Cristo. Ho potuto perfino descriverlo nei «Miste-ri Rosacruciani», con la veggenza di Teodora, la qualeè ideata come una personalità, che ha sviluppato in sè

277

fisici il Cristo nel corpo di Gesù di Nazareth. Nel cor-so dell’evoluzione terrestre doveva verificarsi unavolta per l’intiera umanità, che il Cristo, che prima po-teva essere veduto soltanto come spirito del sole, po-tesse discendere, e così unirsi con le forze della Terra.E l’uomo è l’essere in cui doveva vivere la pienezzadi quella fluttuante forza solare, che una volta dovevadiscendere e vivere in un corpo fisico. Così però è sta-ta iniziata l’epoca, in cui la forza solare deve riversar-si negli uomini – e gradatamente sempre più affluiràin quegli uomini, i quali da incarnazione a incarnazio-ne, per quanto il corpo fisico glielo permette, si com-penetrano a poco a poco della Forza-Cristo. Ben inte-so non ogni corpo fisico; così pure allora è stato ne-cessario quel corpo speciale, di cui la struttura era sta-ta preparata (come già descritto) in modo complicatoper mezzo dei due Gesù, e che poi è stato portato dal-lo Zarathustra a un determinato grado superiore, per-chè effettivamente il Cristo potesse nella sua pienezzaesplicarvi una volta la propria vita. Una volta! Gli uo-mini si compenetravano della Forza-Cristo dapprimainteriormente e poi sempre più anche esteriormente. –Così l’avvenire non soltanto comprenderà l’Entità delCristo, ma se ne compenetrerà. E a un gran numero divoi già ho descritto quale, per l’evoluzione terrestredell’umanità, sarà il progresso di questa partecipazio-ne al Cristo. Ho potuto perfino descriverlo nei «Miste-ri Rosacruciani», con la veggenza di Teodora, la qualeè ideata come una personalità, che ha sviluppato in sè

277

Page 278: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

la forza di poter guardare il prossimo avvenire. Andia-mo incontro a un periodo in cui, effettivamente, in unavvenire non molto lontano, succederà che pochi uo-mini – dapprima – e poi un numero sempre maggioredi essi, non soltanto per mezzo dell’educazione spiri-tuale, sibbene per mezzo di quel grado di evoluzioneterrena a cui l’umanità arriverà, potranno vedere – or-mai però nel mondo eterico, non nel mondo fisico – lafigura del Cristo; e poi in un avvenire più lontano lovedranno ancora di nuovo con altro aspetto. Una voltaEgli è stato visibile in forma fisica, perchè gli uominiche stavano sul piano fisico lo dovevano una voltasperimentare.

Ma l’impulso-Cristo non avrebbe compiuto la suaazione, se non continuasse ad agire in modo da potersievolvere più oltre. Andiamo incontro a un’epoca, –questo va accolto come una comunicazione – in cui leforze superiori degli uomini potranno vedere il Cristo.Anche prima della fine del ventesimo secolo succede-rà, che un numero ristretto di uomini saranno vera-mente Teodori, cioè, che in essi l’occhio spirituale ef-fettivamente si aprirà a quell’esperienza che Paoloebbe davanti a Damasco, e che egli ha potuto percepi-re, perchè era nato prima del tempo, era un parto «pre-maturo». Un dato numero di uomini, prima del termi-ne del ventesimo secolo, sperimenteranno di nuovol’esperienza del Cristo, come Paolo la sperimentò di-nanzi a Damasco, e come Paolo, pure essi non avran-no bisogno di nessun Vangelo o documento per sapere

278

la forza di poter guardare il prossimo avvenire. Andia-mo incontro a un periodo in cui, effettivamente, in unavvenire non molto lontano, succederà che pochi uo-mini – dapprima – e poi un numero sempre maggioredi essi, non soltanto per mezzo dell’educazione spiri-tuale, sibbene per mezzo di quel grado di evoluzioneterrena a cui l’umanità arriverà, potranno vedere – or-mai però nel mondo eterico, non nel mondo fisico – lafigura del Cristo; e poi in un avvenire più lontano lovedranno ancora di nuovo con altro aspetto. Una voltaEgli è stato visibile in forma fisica, perchè gli uominiche stavano sul piano fisico lo dovevano una voltasperimentare.

Ma l’impulso-Cristo non avrebbe compiuto la suaazione, se non continuasse ad agire in modo da potersievolvere più oltre. Andiamo incontro a un’epoca, –questo va accolto come una comunicazione – in cui leforze superiori degli uomini potranno vedere il Cristo.Anche prima della fine del ventesimo secolo succede-rà, che un numero ristretto di uomini saranno vera-mente Teodori, cioè, che in essi l’occhio spirituale ef-fettivamente si aprirà a quell’esperienza che Paoloebbe davanti a Damasco, e che egli ha potuto percepi-re, perchè era nato prima del tempo, era un parto «pre-maturo». Un dato numero di uomini, prima del termi-ne del ventesimo secolo, sperimenteranno di nuovol’esperienza del Cristo, come Paolo la sperimentò di-nanzi a Damasco, e come Paolo, pure essi non avran-no bisogno di nessun Vangelo o documento per sapere

278

Page 279: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

del Cristo. Essi sapranno. Per esperienza interiore essisapranno del Cristo, il quale comparirà allora nellenubi eteriche.

Questo è una specie di ritorno del Cristo in formaeterica, il quale così si palesa come già, preannunzian-dosi, si è palesato a Paolo. Abbiamo il compito di in-sistere sul fatto, che conformemente alla naturadell’Avvento del Cristo, Colui, il quale all’inizio dellanostra èra è vissuto una volta in un corpo fisico comeCristo Gesù, comparirà in forma eterica – come ècomparso a Paolo davanti a Damasco – prima del ter-mine della nostra èra! E se gli uomini si eleveranno afacoltà sempre più elevate, impareranno a conoscerel’intiera pienezza della natura del Cristo. Ma non visarebbe progresso, se il Cristo dovesse comparire unaseconda volta in un corpo fisico, perchè allora la suaprima comparsa sarebbe stata inutile. Allora la suaprima comparsa non avrebbe effettuato lo sviluppodelle forze superiori nell’uomo. Questo è il risultatodell’Avvento del Cristo, che, cioè, delle forze superio-ri si sviluppano nell’uomo, e che il Cristo può essereveduto con queste nuove forze nel mondo spirituale,là donde egli irradia la sua azione. E se si comprendela lotta storica attuale, si ha il compito di richiamarel’attenzione su questo Avvento – di indicare quanto viha di storico nella nostra epoca nel modo come antica-mente il maestro esseno Jesciua ben Pandira, prean-nunziandolo, ha indicato il Cristo, il quale dovevauscire come il Leone dalla stirpe di Davide – e richia-

279

del Cristo. Essi sapranno. Per esperienza interiore essisapranno del Cristo, il quale comparirà allora nellenubi eteriche.

Questo è una specie di ritorno del Cristo in formaeterica, il quale così si palesa come già, preannunzian-dosi, si è palesato a Paolo. Abbiamo il compito di in-sistere sul fatto, che conformemente alla naturadell’Avvento del Cristo, Colui, il quale all’inizio dellanostra èra è vissuto una volta in un corpo fisico comeCristo Gesù, comparirà in forma eterica – come ècomparso a Paolo davanti a Damasco – prima del ter-mine della nostra èra! E se gli uomini si eleveranno afacoltà sempre più elevate, impareranno a conoscerel’intiera pienezza della natura del Cristo. Ma non visarebbe progresso, se il Cristo dovesse comparire unaseconda volta in un corpo fisico, perchè allora la suaprima comparsa sarebbe stata inutile. Allora la suaprima comparsa non avrebbe effettuato lo sviluppodelle forze superiori nell’uomo. Questo è il risultatodell’Avvento del Cristo, che, cioè, delle forze superio-ri si sviluppano nell’uomo, e che il Cristo può essereveduto con queste nuove forze nel mondo spirituale,là donde egli irradia la sua azione. E se si comprendela lotta storica attuale, si ha il compito di richiamarel’attenzione su questo Avvento – di indicare quanto viha di storico nella nostra epoca nel modo come antica-mente il maestro esseno Jesciua ben Pandira, prean-nunziandolo, ha indicato il Cristo, il quale dovevauscire come il Leone dalla stirpe di Davide – e richia-

279

Page 280: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

mò a sua volta in questo modo l’attenzione sulla forzasolare, sulla costellazione del Leone. E se l’umanità –dico questo soltanto come un accenno – potesse avereoggidì la fortuna che quel Jesciua ben Pandira, il qua-le era allora ispirato da quel grande Bodhisattwa chesarà un giorno il Maitreya Buddha, si incarnasse nuo-vamente ai tempi nostri, questo Maestro considerereb-be certo come missione sua più importante quella dirichiamare l’attenzione sul Cristo eterico, il qualedeve comparire nelle nubi eteriche; ed egli afferme-rebbe che una volta l’Avvento del Cristo si è verifica-to nel corpo fisico.

Supponiamo che quella figura Gesù, la quale è statalapidata in Palestina come figlio del Pandira circa cen-tocinque anni prima dell’Avvento del Cristo, tornassein una nuova incarnazione a indicare ai tempi nostri lacomparsa del Cristo; allora direbbe che il Cristo nonpuò comparire fisicamente, ma che deve comparire inspoglie eteriche – così come Egli è comparso a Paolodavanti a Damasco. E da questo appunto si potrebbericonoscere il Jesciua ben Pandira rincarnato. Madall’altro canto a sua volta è essenziale che, per cosìdire, il nuovo essenismo venga riconosciuto, che siimpari da colui che sarà una volta Maitreya Buddhacome il Cristo comparirà alla nostra epoca, e che so-pratutto si abbia cura di non formarsi un giudizio falsosull’essenismo che dovrà risorgere nella nostra epoca.– Una caratteristica sicura vi posso dare, che potràservire di contrassegno per questo Jesciua ben Pandira

280

mò a sua volta in questo modo l’attenzione sulla forzasolare, sulla costellazione del Leone. E se l’umanità –dico questo soltanto come un accenno – potesse avereoggidì la fortuna che quel Jesciua ben Pandira, il qua-le era allora ispirato da quel grande Bodhisattwa chesarà un giorno il Maitreya Buddha, si incarnasse nuo-vamente ai tempi nostri, questo Maestro considerereb-be certo come missione sua più importante quella dirichiamare l’attenzione sul Cristo eterico, il qualedeve comparire nelle nubi eteriche; ed egli afferme-rebbe che una volta l’Avvento del Cristo si è verifica-to nel corpo fisico.

Supponiamo che quella figura Gesù, la quale è statalapidata in Palestina come figlio del Pandira circa cen-tocinque anni prima dell’Avvento del Cristo, tornassein una nuova incarnazione a indicare ai tempi nostri lacomparsa del Cristo; allora direbbe che il Cristo nonpuò comparire fisicamente, ma che deve comparire inspoglie eteriche – così come Egli è comparso a Paolodavanti a Damasco. E da questo appunto si potrebbericonoscere il Jesciua ben Pandira rincarnato. Madall’altro canto a sua volta è essenziale che, per cosìdire, il nuovo essenismo venga riconosciuto, che siimpari da colui che sarà una volta Maitreya Buddhacome il Cristo comparirà alla nostra epoca, e che so-pratutto si abbia cura di non formarsi un giudizio falsosull’essenismo che dovrà risorgere nella nostra epoca.– Una caratteristica sicura vi posso dare, che potràservire di contrassegno per questo Jesciua ben Pandira

280

Page 281: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

risorto nella nostra epoca, il segno caratteristico cioè,che egli non si spaccierà per il Cristo. Tutti coloro chepotranno sorgere nella nostra epoca e dire, che vive inloro la medesima forza che è vissuta nel Gesù di Na-zareth, da questa affermazione potranno essere ricono-sciuti come false individualità di quel Precursore delCristo che visse un secolo prima di lui. Questa affer-mazione sarebbe il segno più sicuro che si tratta di unprecursore falso, poichè soltanto un precursore falsopotrà affermare di essere in rapporto col Cristo stesso.Ma il pericolo che ci minaccia in questo campo ègrandissimo. Perchè alla nostra epoca l’umanità ten-tenna fra due estremi. Da una parte si afferma con in-sistenza, che all’epoca nostra l’umanità non è dispostaa riconoscere le forze spirituali che agiscono in taliuomini. È diventata ormai una verità conosciuta datutti, e che anche i giornali continuamente ripetono,che la nostra razza non ha il dono e la forza di ricono-scere una forza spirituale originale quando si manife-sta. Questa è una delle colpe della nostra epoca; poi-chè è vero, che ai nostri tempi potrebbe verificarsi lapiù grande delle incarnazioni e l’epoca nostra potreb-be rimanere ottusa, e lasciarla passare senza curarse-ne! E l’altra colpa non è minore – indubbiamente èuna colpa non soltanto della nostra epoca, ma anche dimolte altre, e cioè, che come vengono deprezzate leindividualità spirituali, di guisa che non sono ricono-sciute, così pure dall’altra parte vi è negli uomini vivobisogno di divinizzare, di inalzare fino alle nubi. Ve-

281

risorto nella nostra epoca, il segno caratteristico cioè,che egli non si spaccierà per il Cristo. Tutti coloro chepotranno sorgere nella nostra epoca e dire, che vive inloro la medesima forza che è vissuta nel Gesù di Na-zareth, da questa affermazione potranno essere ricono-sciuti come false individualità di quel Precursore delCristo che visse un secolo prima di lui. Questa affer-mazione sarebbe il segno più sicuro che si tratta di unprecursore falso, poichè soltanto un precursore falsopotrà affermare di essere in rapporto col Cristo stesso.Ma il pericolo che ci minaccia in questo campo ègrandissimo. Perchè alla nostra epoca l’umanità ten-tenna fra due estremi. Da una parte si afferma con in-sistenza, che all’epoca nostra l’umanità non è dispostaa riconoscere le forze spirituali che agiscono in taliuomini. È diventata ormai una verità conosciuta datutti, e che anche i giornali continuamente ripetono,che la nostra razza non ha il dono e la forza di ricono-scere una forza spirituale originale quando si manife-sta. Questa è una delle colpe della nostra epoca; poi-chè è vero, che ai nostri tempi potrebbe verificarsi lapiù grande delle incarnazioni e l’epoca nostra potreb-be rimanere ottusa, e lasciarla passare senza curarse-ne! E l’altra colpa non è minore – indubbiamente èuna colpa non soltanto della nostra epoca, ma anche dimolte altre, e cioè, che come vengono deprezzate leindividualità spirituali, di guisa che non sono ricono-sciute, così pure dall’altra parte vi è negli uomini vivobisogno di divinizzare, di inalzare fino alle nubi. Ve-

281

Page 282: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dete oggidì le comunità che hanno i loro speciali Mes-sia, in esse ovunque vi è la necessità di divinizzare.Questo fatto indubbiamente si è verificato ripetuta-mente nel corso dei secoli. – Di fatti Maimonide rac-conta di un falso Cristo, sorto in Francia nel 1137, cheha avuto allora numerosi seguaci, ma più tardi è statopure condannato a morte dalle autorità che governava-no a quell’epoca. Lo stesso Maimonide racconta inol-tre, che 40 anni prima, a Cordova, in Spagna, è sortoun tale che si è spacciato per il Cristo, e che circa 25anni prima, al principio dunque del dodicesimo seco-lo, è sorto a Fez, nel Marocco, un falso Messia, il qua-le ha annunziato la venuta di un altro Messia ancorapiù grande. Finalmente viene raccontato che in Persia,nell’anno 1147, si è presentato un tale, il quale non hadetto di essere il Cristo, ma che si è riferito al Cristo.E la comparsa più grossolana è quella di cui vi ho giàparlato, di Sciabbatai Zevi nell’anno 1666 in Smirne.In quest’uomo, che riteneva di essere una rincarnazio-ne del Cristo, si può appunto studiare bene la natura diun falso Messia e la sua azione sull’ambiente. A queitempi si sparse da Smirne la notizia che un nuovo Cri-sto era comparso nella persona di Sciabbatai Zevi. Enon dovete credere che il movimento si limitasse auna cerchia ristretta. Da tutte le parti di Europa, dallaFrancia, dalla Spagna e dall’Italia, dalla Polonia,dall’Ungheria, dalla Russia meridionale, dall’Africadel Nord e dall’interno dell’Asia, la gente accorreva aSmirne per conoscere il nuovo Cristo, Sciabbatai

282

dete oggidì le comunità che hanno i loro speciali Mes-sia, in esse ovunque vi è la necessità di divinizzare.Questo fatto indubbiamente si è verificato ripetuta-mente nel corso dei secoli. – Di fatti Maimonide rac-conta di un falso Cristo, sorto in Francia nel 1137, cheha avuto allora numerosi seguaci, ma più tardi è statopure condannato a morte dalle autorità che governava-no a quell’epoca. Lo stesso Maimonide racconta inol-tre, che 40 anni prima, a Cordova, in Spagna, è sortoun tale che si è spacciato per il Cristo, e che circa 25anni prima, al principio dunque del dodicesimo seco-lo, è sorto a Fez, nel Marocco, un falso Messia, il qua-le ha annunziato la venuta di un altro Messia ancorapiù grande. Finalmente viene raccontato che in Persia,nell’anno 1147, si è presentato un tale, il quale non hadetto di essere il Cristo, ma che si è riferito al Cristo.E la comparsa più grossolana è quella di cui vi ho giàparlato, di Sciabbatai Zevi nell’anno 1666 in Smirne.In quest’uomo, che riteneva di essere una rincarnazio-ne del Cristo, si può appunto studiare bene la natura diun falso Messia e la sua azione sull’ambiente. A queitempi si sparse da Smirne la notizia che un nuovo Cri-sto era comparso nella persona di Sciabbatai Zevi. Enon dovete credere che il movimento si limitasse auna cerchia ristretta. Da tutte le parti di Europa, dallaFrancia, dalla Spagna e dall’Italia, dalla Polonia,dall’Ungheria, dalla Russia meridionale, dall’Africadel Nord e dall’interno dell’Asia, la gente accorreva aSmirne per conoscere il nuovo Cristo, Sciabbatai

282

Page 283: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Zevi. È stato un grande movimento mondiale. E se aquegli uomini, i quali consideravano allora SciabbataiZevi come il nuovo Cristo, finchè egli da sè stesso sitradì, finchè furono scoperti i suoi artifizi, se a quegliuomini qualcuno avesse detto, che non si trattava delvero Cristo, avrebbe passato dei brutti momenti – per-chè avrebbe offeso il domma di un’infinità di uomini.

Questa è l’altra colpa – una colpa che non si palesaforse proprio nelle regioni cristiane, – ma che nelle al-tre regioni si affaccia ogni giorno. Gli uomini sentonola necessità di far sorgere dei Messia in incarnazioniterrene. Nei paesi cristiani queste cose si svolgono perlo più in circoli più ristretti; ma anche in questi paesisi trovano dei Cristi. – È necessario che l’uomo, permezzo della sua conoscenza spirituale-scientifica, permezzo della sua coltura spirituale-scientifica, per mez-zo di una visione esatta del materiale e dei fatti chel’occultismo ci fornisce, non cada nè nell’uno nènell’altro errore. E se gl’insegnamenti datici in questosenso vengono compresi, gli uomini si terranno lonta-ni tanto dal primo quanto dal secondo errore; allorapotremo penetrare alquanto nel fatto storico più pro-fondo dell’attualità, e vedremo: che se penetriamo piùprofondamente nella vita spirituale potrà esserci con-ferito una specie di rinnovamento dell’essenismo, ilquale anticamente, per il tramite di Jesciua ben Pandi-ra, preannunziava anzitutto l’Avvento del Cristo comeun fatto fisico. E se l’insegnamento esseno ai nostritempi deve essere rinnovato, e se vogliamo vivere,

283

Zevi. È stato un grande movimento mondiale. E se aquegli uomini, i quali consideravano allora SciabbataiZevi come il nuovo Cristo, finchè egli da sè stesso sitradì, finchè furono scoperti i suoi artifizi, se a quegliuomini qualcuno avesse detto, che non si trattava delvero Cristo, avrebbe passato dei brutti momenti – per-chè avrebbe offeso il domma di un’infinità di uomini.

Questa è l’altra colpa – una colpa che non si palesaforse proprio nelle regioni cristiane, – ma che nelle al-tre regioni si affaccia ogni giorno. Gli uomini sentonola necessità di far sorgere dei Messia in incarnazioniterrene. Nei paesi cristiani queste cose si svolgono perlo più in circoli più ristretti; ma anche in questi paesisi trovano dei Cristi. – È necessario che l’uomo, permezzo della sua conoscenza spirituale-scientifica, permezzo della sua coltura spirituale-scientifica, per mez-zo di una visione esatta del materiale e dei fatti chel’occultismo ci fornisce, non cada nè nell’uno nènell’altro errore. E se gl’insegnamenti datici in questosenso vengono compresi, gli uomini si terranno lonta-ni tanto dal primo quanto dal secondo errore; allorapotremo penetrare alquanto nel fatto storico più pro-fondo dell’attualità, e vedremo: che se penetriamo piùprofondamente nella vita spirituale potrà esserci con-ferito una specie di rinnovamento dell’essenismo, ilquale anticamente, per il tramite di Jesciua ben Pandi-ra, preannunziava anzitutto l’Avvento del Cristo comeun fatto fisico. E se l’insegnamento esseno ai nostritempi deve essere rinnovato, e se vogliamo vivere,

283

Page 284: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

non nello spirito della tradizione di un antico Bodhi-sattwa, sibbene nel senso dello spirito vivente di unnuovo Bodhisattwa, dobbiamo farci ispirare pure daquel Bodhisattwa, che diverrà un giorno il MaitreyaBuddha. E questo Bodhisattwa c’ispira in modo dafarci osservare che si avvicina il tempo, quando il Cri-sto, in forma nuova, in un corpo eterico, sarà una gra-zia per quegli uomini, i quali, per mezzo di una nuovasaggezza essena, sviluppano le nuove forze nell’epo-ca, in cui si verificherà il ritorno del Cristo, in vesteeterica, con azione vivificatrice per gli uomini. Vo-gliamo parlare completamente nel senso ispiratore delBodhisattwa che deve diventare il Maitreya Buddha.Sappiamo allora, che non parliamo del Cristo affattonel senso di una qualsiasi confessione religiosa, quan-do diciamo, come egli debba diventare di nuovo visi-bile per il piano fisico, e non temiamo di dire, [Nota10] che a noi non importerebbe di dover dire diversa-mente, se riconoscessimo di conformarci così a verità;non abbiamo nessuna preferenza per alcun insegna-mento religioso orientale, sibbene viviamo soltantoper la verità: ed esprimiamo, con le formule che impa-riamo dall’ispirazione del Bodhisattwa stesso, qualesarà la futura comparsa del Cristo!

284

non nello spirito della tradizione di un antico Bodhi-sattwa, sibbene nel senso dello spirito vivente di unnuovo Bodhisattwa, dobbiamo farci ispirare pure daquel Bodhisattwa, che diverrà un giorno il MaitreyaBuddha. E questo Bodhisattwa c’ispira in modo dafarci osservare che si avvicina il tempo, quando il Cri-sto, in forma nuova, in un corpo eterico, sarà una gra-zia per quegli uomini, i quali, per mezzo di una nuovasaggezza essena, sviluppano le nuove forze nell’epo-ca, in cui si verificherà il ritorno del Cristo, in vesteeterica, con azione vivificatrice per gli uomini. Vo-gliamo parlare completamente nel senso ispiratore delBodhisattwa che deve diventare il Maitreya Buddha.Sappiamo allora, che non parliamo del Cristo affattonel senso di una qualsiasi confessione religiosa, quan-do diciamo, come egli debba diventare di nuovo visi-bile per il piano fisico, e non temiamo di dire, [Nota10] che a noi non importerebbe di dover dire diversa-mente, se riconoscessimo di conformarci così a verità;non abbiamo nessuna preferenza per alcun insegna-mento religioso orientale, sibbene viviamo soltantoper la verità: ed esprimiamo, con le formule che impa-riamo dall’ispirazione del Bodhisattwa stesso, qualesarà la futura comparsa del Cristo!

284

Page 285: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

XI

Alla storia della Tentazione, che abbiamo descrittacome un impulso verso uno speciale genere d’inizia-zione, segue ciò che il Cristo Gesù ha potuto divenirecome divulgatore degli antichi insegnamenti in formacompletamente nuova, anzitutto ai suoi discepoli; ciòdunque, che Egli è potuto divenire, non soltanto comedivulgatore d’insegnamenti, bensì – se ci si può servi-re del termine – come forza, come forza risanatricedegli uomini. Questo è descritto nelle guarigioni. Ieriabbiamo anche seguito il passaggio che – come hodetto – richiede una certa buona volontà di compren-sione, buona volontà che risulta da una elaborazionedelle cognizioni spirituali scientifiche in noi raccoltenel corso degli anni; abbiamo seguito il passaggio aquel peculiare genere d’insegnamento vivente, che sieffettuava per mezzo della trasmissione di forze, cheemanavano dal Cristo Gesù e irradiavano, per cosìdire, dentro alle anime dei suoi discepoli. E abbiamocercato, per quanto era possibile, di esprimere un po-deroso mistero con parole umane: abbiamo cercato diosservare come fosse questo insegnamento, che il Cri-sto Gesù aveva da dare ai suoi discepoli. Il Cristo erauna specie di punto di raccoglimento, un essere di

285

XI

Alla storia della Tentazione, che abbiamo descrittacome un impulso verso uno speciale genere d’inizia-zione, segue ciò che il Cristo Gesù ha potuto divenirecome divulgatore degli antichi insegnamenti in formacompletamente nuova, anzitutto ai suoi discepoli; ciòdunque, che Egli è potuto divenire, non soltanto comedivulgatore d’insegnamenti, bensì – se ci si può servi-re del termine – come forza, come forza risanatricedegli uomini. Questo è descritto nelle guarigioni. Ieriabbiamo anche seguito il passaggio che – come hodetto – richiede una certa buona volontà di compren-sione, buona volontà che risulta da una elaborazionedelle cognizioni spirituali scientifiche in noi raccoltenel corso degli anni; abbiamo seguito il passaggio aquel peculiare genere d’insegnamento vivente, che sieffettuava per mezzo della trasmissione di forze, cheemanavano dal Cristo Gesù e irradiavano, per cosìdire, dentro alle anime dei suoi discepoli. E abbiamocercato, per quanto era possibile, di esprimere un po-deroso mistero con parole umane: abbiamo cercato diosservare come fosse questo insegnamento, che il Cri-sto Gesù aveva da dare ai suoi discepoli. Il Cristo erauna specie di punto di raccoglimento, un essere di

285

Page 286: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

concentramento, per forze che dal macrocosmo fluiva-no nelle condizioni della Terra e che dovevano scorre-re nelle anime dei discepoli, e potevano venire raccol-te soltanto per mezzo di quelle forze che si trovavanoriunite nel Cristo Gesù. Quelle forze che affluisconodi solito nell’uomo soltanto incoscientemente durantelo stato di sonno, scorrevano invece nei discepoli da-gli spazii mondiali attraverso l’Entità del Cristo Gesù,come forze istruttive e vivificatrici del Cosmo stesso.Queste forze, che erano quelle che c’illuminanosull’esistenza dell’Universo, si possono caratterizzarenaturalmente nei singoli particolari soltanto se si esa-minano le diverse costellazioni del Cosmo. Di questomistero, così come viene descritto nel Vangelo di Mat-teo, parleremo ancora oggi. Anzitutto dobbiamo peròrenderci chiaramente conto, come i discepoli progre-dissero nella saggezza rispetto alle condizioni dellaTerra per il fatto, che le forze del Cristo irradiavano sudi loro. Essi dovevano, per così dire, crescere in sèstessi, nella loro vita, nella loro saggezza vivente, –dovevano crescere nei modi più diversi.

Orbene, ci viene appunto descritto un aspetto parti-colare della crescenza di uno dei discepoli, o apostoli.Per comprendere questo singolo fatto, specialmenteimportante nella vita di un apostolo, è necessario con-siderarlo inquadrato in un grande complesso. Dobbia-mo renderci ben conto, che nell’evoluzione dell’uma-nità l’uomo progredisce. Non è invano che si percor-rono tante successive incarnazioni. Non abbiamo at-

286

concentramento, per forze che dal macrocosmo fluiva-no nelle condizioni della Terra e che dovevano scorre-re nelle anime dei discepoli, e potevano venire raccol-te soltanto per mezzo di quelle forze che si trovavanoriunite nel Cristo Gesù. Quelle forze che affluisconodi solito nell’uomo soltanto incoscientemente durantelo stato di sonno, scorrevano invece nei discepoli da-gli spazii mondiali attraverso l’Entità del Cristo Gesù,come forze istruttive e vivificatrici del Cosmo stesso.Queste forze, che erano quelle che c’illuminanosull’esistenza dell’Universo, si possono caratterizzarenaturalmente nei singoli particolari soltanto se si esa-minano le diverse costellazioni del Cosmo. Di questomistero, così come viene descritto nel Vangelo di Mat-teo, parleremo ancora oggi. Anzitutto dobbiamo peròrenderci chiaramente conto, come i discepoli progre-dissero nella saggezza rispetto alle condizioni dellaTerra per il fatto, che le forze del Cristo irradiavano sudi loro. Essi dovevano, per così dire, crescere in sèstessi, nella loro vita, nella loro saggezza vivente, –dovevano crescere nei modi più diversi.

Orbene, ci viene appunto descritto un aspetto parti-colare della crescenza di uno dei discepoli, o apostoli.Per comprendere questo singolo fatto, specialmenteimportante nella vita di un apostolo, è necessario con-siderarlo inquadrato in un grande complesso. Dobbia-mo renderci ben conto, che nell’evoluzione dell’uma-nità l’uomo progredisce. Non è invano che si percor-rono tante successive incarnazioni. Non abbiamo at-

286

Page 287: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

traversato inutilmente delle incarnazioni nell’epocapostatlantea, nel primo periodo di civiltà postatlantea,quello indiano, poi nel periodo di civiltà persiano, inquello egizio-caldaico, in quello greco-latino ecc. sib-bene queste incarnazioni vengono da noi attraversatecome una grande scuola della vita, perchè dalle condi-zioni esistenti in ciascuna di queste incarnazioni e inognuno di quei periodi di civiltà si possa raccoglierequalcosa dell’ambiente. Con questo mezzo cresciamogradatamente. E in che cosa consiste questa crescenzadell’uomo attraverso le singole epoche di evoluzionedell’umanità?

L’uomo, come già sappiamo dalle nozioni elemen-tari della scienza dello Spirito, possiede varii arti nellasua entità. Se vogliamo enumerarli nel nostro sensopossiamo dire, che vi è: il corpo fisico, il corpo eteri-co, il corpo astrale; con il corpo astrale è collegatal’anima senziente, poi vengono l’anima razionale o af-fettiva e l’anima cosciente; vi sono inoltre gli arti su-periori della natura umana, verso i quali ci andiamoevolvendo: la Personalità spirituale, lo Spirito vitale el’Uomo-Spirito. Effettivamente, in ciascuna di questeepoche della civiltà postatlantea, ci è stato dato qual-cosa per questi singoli arti della nostra natura umana.Difatti nella prima epoca, nella civiltà paleoindiana,vennero inserite nell’uomo alcune forze, dalle quali ilsuo corpo eterico ha tratto profitto. Ciò che a questoriguardo doveva venir impresso nel corpo fisicodell’uomo era già stato inserito in quel corpo negli ul-

287

traversato inutilmente delle incarnazioni nell’epocapostatlantea, nel primo periodo di civiltà postatlantea,quello indiano, poi nel periodo di civiltà persiano, inquello egizio-caldaico, in quello greco-latino ecc. sib-bene queste incarnazioni vengono da noi attraversatecome una grande scuola della vita, perchè dalle condi-zioni esistenti in ciascuna di queste incarnazioni e inognuno di quei periodi di civiltà si possa raccoglierequalcosa dell’ambiente. Con questo mezzo cresciamogradatamente. E in che cosa consiste questa crescenzadell’uomo attraverso le singole epoche di evoluzionedell’umanità?

L’uomo, come già sappiamo dalle nozioni elemen-tari della scienza dello Spirito, possiede varii arti nellasua entità. Se vogliamo enumerarli nel nostro sensopossiamo dire, che vi è: il corpo fisico, il corpo eteri-co, il corpo astrale; con il corpo astrale è collegatal’anima senziente, poi vengono l’anima razionale o af-fettiva e l’anima cosciente; vi sono inoltre gli arti su-periori della natura umana, verso i quali ci andiamoevolvendo: la Personalità spirituale, lo Spirito vitale el’Uomo-Spirito. Effettivamente, in ciascuna di questeepoche della civiltà postatlantea, ci è stato dato qual-cosa per questi singoli arti della nostra natura umana.Difatti nella prima epoca, nella civiltà paleoindiana,vennero inserite nell’uomo alcune forze, dalle quali ilsuo corpo eterico ha tratto profitto. Ciò che a questoriguardo doveva venir impresso nel corpo fisicodell’uomo era già stato inserito in quel corpo negli ul-

287

Page 288: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

timi tempi del periodo atlanteo; è col corpo eterico in-vece che cominciano a manifestarsi le facoltà chespettavano all’uomo durante l’epoca postatlantea.Così nell’epoca antica indiana gli vennero date le for-ze che dovevano venire impresse nel suo corpo eteri-co; nell’epoca antica persiana le forze che dovevanoessere impresse nel suo corpo astrale, nel corpo sen-ziente; durante l’epoca egizio-caldaica le forze perl’anima senziente; durante il quarto periodo di cultura,quello greco-latino, gli vennero impresse a questo ri-guardo le forze dell’anima razionale o affettiva, – eora viviamo nell’epoca, in cui le forze, che in linea disuccessione corrispondono ad essa, devono essere gra-datamente impresse nell’anima cosciente; ma in que-sto ultimo compito, però, l’umanità non è ancora mol-to progredita. Verrà poi un sesto periodo postatlanteo,in cui verranno impresse le forze della Personalità spi-rituale – e nella settima condizione di cultura le forzedello Spirito Vitale. E poi nel lontano avvenire verràimpresso nell’umanità normale di quell’epocal’Uomo-Spirito o Atma.

Esaminiamo ora quest’evoluzione umana nei ri-guardi del singolo uomo. Dovremo ora considerarel’uomo come veniva considerato da coloro, che permezzo dei santi misteri già sapevano in parte i verirapporti di queste cose. E così pure i discepoli hannodovuto gradatamente imparare a considerare l’uomoper mezzo della forza vivificatrice e istruttiva che dalCristo irradiava e veniva loro trasmessa. Possiamo

288

timi tempi del periodo atlanteo; è col corpo eterico in-vece che cominciano a manifestarsi le facoltà chespettavano all’uomo durante l’epoca postatlantea.Così nell’epoca antica indiana gli vennero date le for-ze che dovevano venire impresse nel suo corpo eteri-co; nell’epoca antica persiana le forze che dovevanoessere impresse nel suo corpo astrale, nel corpo sen-ziente; durante l’epoca egizio-caldaica le forze perl’anima senziente; durante il quarto periodo di cultura,quello greco-latino, gli vennero impresse a questo ri-guardo le forze dell’anima razionale o affettiva, – eora viviamo nell’epoca, in cui le forze, che in linea disuccessione corrispondono ad essa, devono essere gra-datamente impresse nell’anima cosciente; ma in que-sto ultimo compito, però, l’umanità non è ancora mol-to progredita. Verrà poi un sesto periodo postatlanteo,in cui verranno impresse le forze della Personalità spi-rituale – e nella settima condizione di cultura le forzedello Spirito Vitale. E poi nel lontano avvenire verràimpresso nell’umanità normale di quell’epocal’Uomo-Spirito o Atma.

Esaminiamo ora quest’evoluzione umana nei ri-guardi del singolo uomo. Dovremo ora considerarel’uomo come veniva considerato da coloro, che permezzo dei santi misteri già sapevano in parte i verirapporti di queste cose. E così pure i discepoli hannodovuto gradatamente imparare a considerare l’uomoper mezzo della forza vivificatrice e istruttiva che dalCristo irradiava e veniva loro trasmessa. Possiamo

288

Page 289: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dire perciò: se consideriamo l’uomo, ora o anche altempo del Cristo Gesù, troviamo in lui delle disposi-zioni, così, ad esempio, come ne troviamo in unapianta, quando non ha ancora che le foglie verdi, enon porta nè fiori, nè frutti. Quando si guarda unapianta, che ha soltanto le foglie verdi, si sa, che perquanto è vero che la pianta esiste, così pure essa con-tiene già in sè la disposizione al fiore e al frutto, chesvilupperà in seguito, se tutto procede regolarmente. Ecosì come è vero che dalla pianta, che ha soltanto lefoglie verdi, cresceranno poi fiori e frutti, altrettanto èvero che dall’uomo, il quale, come all’epoca del Cri-sto Gesù, non ha che l’anima senziente e l’anima ra-zionale o affettiva, crescerà l’anima cosciente, la qua-le poi si schiude alla Personalità spirituale, perchè laTrinità Superiore – come un dono divino spirituale –possa affluire nell’uomo. Possiamo perciò dire:l’uomo si sviluppa da ciò che è il contenuto, le qualitàdella sua anima, così come la pianta con le sole foglieverdi si sviluppa poi fino ai fiori e ai frutti. L’uomo sisviluppa in modo che porge l’anima senziente, l’ani-ma razionale e l’anima cosciente come un fiore delsuo essere verso ciò che di divino discende a luidall’alto, perchè per mezzo dell’accoglimento dellaPersonalità Spirituale, egli possa proseguire ulterior-mente il cammino verso le altezze dell’evoluzionedell’umanità.

In questo modo gli uomini, che all’epoca di GesùCristo avevano sviluppato del tutto normalmente sol-

289

dire perciò: se consideriamo l’uomo, ora o anche altempo del Cristo Gesù, troviamo in lui delle disposi-zioni, così, ad esempio, come ne troviamo in unapianta, quando non ha ancora che le foglie verdi, enon porta nè fiori, nè frutti. Quando si guarda unapianta, che ha soltanto le foglie verdi, si sa, che perquanto è vero che la pianta esiste, così pure essa con-tiene già in sè la disposizione al fiore e al frutto, chesvilupperà in seguito, se tutto procede regolarmente. Ecosì come è vero che dalla pianta, che ha soltanto lefoglie verdi, cresceranno poi fiori e frutti, altrettanto èvero che dall’uomo, il quale, come all’epoca del Cri-sto Gesù, non ha che l’anima senziente e l’anima ra-zionale o affettiva, crescerà l’anima cosciente, la qua-le poi si schiude alla Personalità spirituale, perchè laTrinità Superiore – come un dono divino spirituale –possa affluire nell’uomo. Possiamo perciò dire:l’uomo si sviluppa da ciò che è il contenuto, le qualitàdella sua anima, così come la pianta con le sole foglieverdi si sviluppa poi fino ai fiori e ai frutti. L’uomo sisviluppa in modo che porge l’anima senziente, l’ani-ma razionale e l’anima cosciente come un fiore delsuo essere verso ciò che di divino discende a luidall’alto, perchè per mezzo dell’accoglimento dellaPersonalità Spirituale, egli possa proseguire ulterior-mente il cammino verso le altezze dell’evoluzionedell’umanità.

In questo modo gli uomini, che all’epoca di GesùCristo avevano sviluppato del tutto normalmente sol-

289

Page 290: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tanto ciò che è esteriore, potevano dire: sì, ora è sol-tanto sviluppata in modo normale l’anima razionale oaffettiva, che ancora non può accogliere in sè una Per-sonalità spirituale; ma da quel medesimo uomo, nelquale come principio più alto si era evoluta l’animarazionale o affettiva, si svilupperà come un suo figlio,come un suo prodotto, l’anima cosciente, la quale puòpoi schiudersi alla Personalità spirituale. E come veni-va chiamato nei misteri ciò che l’uomo, conforme-mente all’intiero suo essere, ha dovuto sviluppare, percosì dire, come i suoi fiori, ciò che da lui è germoglia-to, ciò che è risultato dalla sua natura? Come lo si do-veva perciò chiamare anche nell’ambiente del Cristo,quando i discepoli volevano veramente progredire?

Lo si chiamava – se si vuol tradurre nel nostro lin-guaggio – il «Figliuolo dell’Uomo», perchè la parolagreca ὑιὀς τοῦ ᾲνϑρώπου non ha affatto il significatoristretto della nostra parola «figlio» quale «figlio d’unpadre», sibbene significa quello che risulta come di-scendenza da un’entità, ciò che germoglia da un’enti-tà, come fiore da pianta, che finora abbia portato sol-tanto foglie. Si poteva perciò dire: quando gli uomininormali non avevano ancora sviluppato nell’anima co-sciente quei fiori del loro essere, non avevano ancorain sè il ὑιὀς τοῦ ᾲνϑρώπου; sì, gli uomini normali nonhanno sviluppato ancora niente del «Figliodell’Uomo», ma vi debbono pur sempre essere degliuomini, che precorrono la loro generazione, che porta-no in loro anticipatamente la conoscenza e la vita di

290

tanto ciò che è esteriore, potevano dire: sì, ora è sol-tanto sviluppata in modo normale l’anima razionale oaffettiva, che ancora non può accogliere in sè una Per-sonalità spirituale; ma da quel medesimo uomo, nelquale come principio più alto si era evoluta l’animarazionale o affettiva, si svilupperà come un suo figlio,come un suo prodotto, l’anima cosciente, la quale puòpoi schiudersi alla Personalità spirituale. E come veni-va chiamato nei misteri ciò che l’uomo, conforme-mente all’intiero suo essere, ha dovuto sviluppare, percosì dire, come i suoi fiori, ciò che da lui è germoglia-to, ciò che è risultato dalla sua natura? Come lo si do-veva perciò chiamare anche nell’ambiente del Cristo,quando i discepoli volevano veramente progredire?

Lo si chiamava – se si vuol tradurre nel nostro lin-guaggio – il «Figliuolo dell’Uomo», perchè la parolagreca ὑιὀς τοῦ ᾲνϑρώπου non ha affatto il significatoristretto della nostra parola «figlio» quale «figlio d’unpadre», sibbene significa quello che risulta come di-scendenza da un’entità, ciò che germoglia da un’enti-tà, come fiore da pianta, che finora abbia portato sol-tanto foglie. Si poteva perciò dire: quando gli uomininormali non avevano ancora sviluppato nell’anima co-sciente quei fiori del loro essere, non avevano ancorain sè il ὑιὀς τοῦ ᾲνϑρώπου; sì, gli uomini normali nonhanno sviluppato ancora niente del «Figliodell’Uomo», ma vi debbono pur sempre essere degliuomini, che precorrono la loro generazione, che porta-no in loro anticipatamente la conoscenza e la vita di

290

Page 291: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

epoche avvenire. Fra le guide dell’umanità vi devonoessere uomini, i quali, nella quarta epoca, in cui nor-malmente è sviluppata soltanto l’anima razionale o af-fettiva, sebbene esteriormente appaiano uomini comegli altri, pur nondimeno interiormente già hanno svi-luppato la possibilità dell’anima cosciente, nella qualerisplende la Personalità spirituale. E tali «Figlidell’Uomo» veramente esistevano. E i discepoli delCristo Gesù dovevano perciò svilupparsi alla com-prensione della natura e dell’essenza di queste Guidedell’Umanità. – Il Cristo Gesù perciò, per accertarsi diciò che essi pensano al riguardo, chiede dapprima aisuoi seguaci più intimi, ai suoi discepoli: «di quali es-seri, di quali uomini, si può dire, che siano Figliolidell’Uomo in questa generazione?» La domanda an-drebbe posta a un dipresso in questo modo, se la si vo-lesse porre nel senso dell’antichissimo testo aramaicodel Vangelo di Matteo; perchè già vi ho fatto notare,che sebbene nella interpretazione greca, se la si com-prende bene, tutto trovasi certamente esposto megliodi quello che oggi non sia, pur nondimeno nella tradu-zione dal testo antico aramaico molte cose sono rima-ste poco chiare. Dobbiamo perciò raffigurarci il CristoGesù davanti ai suoi discepoli, che chiede loro: «Degliuomini delle generazioni passate che già apparteneva-no al periodo greco-latino, quali credete fossero Fi-glioli dell’Uomo?» Essi allora nominarono: Elia, Gio-vanni Battista, Geremia e altri Profeti. I discepoli sa-pevano, per virtù della forza istruttiva che proveniva

291

epoche avvenire. Fra le guide dell’umanità vi devonoessere uomini, i quali, nella quarta epoca, in cui nor-malmente è sviluppata soltanto l’anima razionale o af-fettiva, sebbene esteriormente appaiano uomini comegli altri, pur nondimeno interiormente già hanno svi-luppato la possibilità dell’anima cosciente, nella qualerisplende la Personalità spirituale. E tali «Figlidell’Uomo» veramente esistevano. E i discepoli delCristo Gesù dovevano perciò svilupparsi alla com-prensione della natura e dell’essenza di queste Guidedell’Umanità. – Il Cristo Gesù perciò, per accertarsi diciò che essi pensano al riguardo, chiede dapprima aisuoi seguaci più intimi, ai suoi discepoli: «di quali es-seri, di quali uomini, si può dire, che siano Figliolidell’Uomo in questa generazione?» La domanda an-drebbe posta a un dipresso in questo modo, se la si vo-lesse porre nel senso dell’antichissimo testo aramaicodel Vangelo di Matteo; perchè già vi ho fatto notare,che sebbene nella interpretazione greca, se la si com-prende bene, tutto trovasi certamente esposto megliodi quello che oggi non sia, pur nondimeno nella tradu-zione dal testo antico aramaico molte cose sono rima-ste poco chiare. Dobbiamo perciò raffigurarci il CristoGesù davanti ai suoi discepoli, che chiede loro: «Degliuomini delle generazioni passate che già apparteneva-no al periodo greco-latino, quali credete fossero Fi-glioli dell’Uomo?» Essi allora nominarono: Elia, Gio-vanni Battista, Geremia e altri Profeti. I discepoli sa-pevano, per virtù della forza istruttiva che proveniva

291

Page 292: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

loro dal Cristo, che quelle Guide avevano accolto insè delle forze, per mezzo delle quali esse si erano svi-luppate al punto di portare in sè il Figliolo dell’Uomo.In questa medesima occasione uno dei discepoli, ordi-nariamente chiamato Pietro, diede anche un’altra ri-sposta. Per comprendere quest’altra risposta dobbia-mo imprimerci bene nell’anima ciò che nei passatigiorni abbiamo dimostrato, e cioè, quale fosse la mis-sione del Cristo Gesù nel senso del Vangelo di Mat-teo: la sua missione era quella di dare all’uomo, permezzo dell’impulso-Cristo, la possibilità di svilupparela completa coscienza dell’Io; di portare a completafioritura ciò che risiede nell’«Io sono». Detto in altreparole: anche nell’iniziazione gli uomini dovevanonell’avvenire inalzarsi ai mondi superiori in modo,che la coscienza dell’«Io sono», che oggi l’uomo nor-male ha soltanto per il mondo fisico, rimanesse appie-no conservata per tutte le vie che salgono nei mondisuperiori. La possibilità che questo si potesse verifica-re venne data dall’esistenza del Cristo Gesù nel mon-do fisico. Possiamo dunque dire: il Cristo Gesù è ilrappresentante di quella forza, che ha dato all’umanitàla piena coscienza dell’«Io sono».

Già ho richiamato la vostra attenzione sul fatto, chele interpretazioni dei Vangeli, fatte in senso del liberopensiero, o in senso antievangelico, non rilevano ge-neralmente quello che appunto vi è di importante.Esse insistono sempre sul fatto, che delle singole frasidei Vangeli ecc. sono state già prima dette in altra oc-

292

loro dal Cristo, che quelle Guide avevano accolto insè delle forze, per mezzo delle quali esse si erano svi-luppate al punto di portare in sè il Figliolo dell’Uomo.In questa medesima occasione uno dei discepoli, ordi-nariamente chiamato Pietro, diede anche un’altra ri-sposta. Per comprendere quest’altra risposta dobbia-mo imprimerci bene nell’anima ciò che nei passatigiorni abbiamo dimostrato, e cioè, quale fosse la mis-sione del Cristo Gesù nel senso del Vangelo di Mat-teo: la sua missione era quella di dare all’uomo, permezzo dell’impulso-Cristo, la possibilità di svilupparela completa coscienza dell’Io; di portare a completafioritura ciò che risiede nell’«Io sono». Detto in altreparole: anche nell’iniziazione gli uomini dovevanonell’avvenire inalzarsi ai mondi superiori in modo,che la coscienza dell’«Io sono», che oggi l’uomo nor-male ha soltanto per il mondo fisico, rimanesse appie-no conservata per tutte le vie che salgono nei mondisuperiori. La possibilità che questo si potesse verifica-re venne data dall’esistenza del Cristo Gesù nel mon-do fisico. Possiamo dunque dire: il Cristo Gesù è ilrappresentante di quella forza, che ha dato all’umanitàla piena coscienza dell’«Io sono».

Già ho richiamato la vostra attenzione sul fatto, chele interpretazioni dei Vangeli, fatte in senso del liberopensiero, o in senso antievangelico, non rilevano ge-neralmente quello che appunto vi è di importante.Esse insistono sempre sul fatto, che delle singole frasidei Vangeli ecc. sono state già prima dette in altra oc-

292

Page 293: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

casione. Così, per esempio, esse possono asserire, cheperfino il contenuto delle Beatitudini c’era già da pri-ma. Ma ciò che non vi era, è la reiterata indicazione:che ciò che l’uomo non poteva prima conseguire, seconservava appieno la sua coscienza dell’Io, potrà or-mai essere conseguito dall’individualità umana permezzo del Cristo Gesù! – Questo è un fatto straordina-riamente importante. – Ho analizzato le singole partidelle Beatitudini e ho dimostrato che il primo versettodeve dire: «Beati i mendicanti di spirito» perchè se-condo l’evoluzione dell’umanità è povero di spiritol’uomo, che non può più guardare nel mondo spiritua-le nel senso dell’antica chiaroveggenza. Ma il Cristodà loro la consolazione e la spiegazione: se pure essinon possono più guardare nel mondo spirituale permezzo degli antichi organi di chiaroveggenza, oraperò, per mezzo di sè stessi, per mezzo del loro Io, vipotranno guardare, perchè: «per mezzo di sè stessi tro-veranno i Regni dei Cieli». – Così pure il secondo ver-setto: «Beati coloro che soffrono dolore». Non occorrepiù che essi si sviluppino per mezzo dell’antica facol-tà chiaroveggente alle sfere del mondo spirituale; essievolveranno il loro Io in modo da potersi svilupparefino al mondo spirituale. Ma per far questo occorreche l’Io accolga sempre più la forza che si è ancoratauna volta sulla Terra in un Essere unico e incompara-bile: nel Cristo.

Gli uomini attuali dovrebbero appunto riflettere unpoco su queste cose: non è senza ragione che in ogni

293

casione. Così, per esempio, esse possono asserire, cheperfino il contenuto delle Beatitudini c’era già da pri-ma. Ma ciò che non vi era, è la reiterata indicazione:che ciò che l’uomo non poteva prima conseguire, seconservava appieno la sua coscienza dell’Io, potrà or-mai essere conseguito dall’individualità umana permezzo del Cristo Gesù! – Questo è un fatto straordina-riamente importante. – Ho analizzato le singole partidelle Beatitudini e ho dimostrato che il primo versettodeve dire: «Beati i mendicanti di spirito» perchè se-condo l’evoluzione dell’umanità è povero di spiritol’uomo, che non può più guardare nel mondo spiritua-le nel senso dell’antica chiaroveggenza. Ma il Cristodà loro la consolazione e la spiegazione: se pure essinon possono più guardare nel mondo spirituale permezzo degli antichi organi di chiaroveggenza, oraperò, per mezzo di sè stessi, per mezzo del loro Io, vipotranno guardare, perchè: «per mezzo di sè stessi tro-veranno i Regni dei Cieli». – Così pure il secondo ver-setto: «Beati coloro che soffrono dolore». Non occorrepiù che essi si sviluppino per mezzo dell’antica facol-tà chiaroveggente alle sfere del mondo spirituale; essievolveranno il loro Io in modo da potersi svilupparefino al mondo spirituale. Ma per far questo occorreche l’Io accolga sempre più la forza che si è ancoratauna volta sulla Terra in un Essere unico e incompara-bile: nel Cristo.

Gli uomini attuali dovrebbero appunto riflettere unpoco su queste cose: non è senza ragione che in ogni

293

Page 294: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

singolo versetto delle Beatitudini del Sermone delMonte si trova un detto greco, molto importante: ὅτιαὐτῶν ἐστιν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν. Se prendiamodunque il primo versetto: «Beati i mendicanti di spiri-to», dovrebbe continuare così: «in sè stessi» o «permezzo di sè stessi troveranno i Regni dei Cieli». Tantonel secondo versetto, quanto nel terzo e negli altrisempre vien ripetuto l’accenno: «in sè stessi». Perdo-nate se dirò ora in modo molto banale qualcosa digrande sul nostro tempo. La nostra epoca dovrà deci-dersi ad applicare la parola «auton», αὐτῶν (che si ri-trova, per esempio, in «automobile») non soltanto allemacchine, e a non interpretarla soltanto in modo este-riore; essa dovrà decidersi a comprendere anche nelcampo spirituale la peculiarità del ὅτι αὐτῶν, «la pro-pulsione per virtù propria». Questa è cosa che la no-stra epoca deve accogliere come un monito. Per lemacchine essa ama la «propulsione per virtù propria»,ma nei riguardi di ciò che prima era al di fuori dellacoscienza dell’Io, e che in tutti gli antichi misteri finoall’Avvento del Cristo veniva sempre sperimentato aldi fuori della coscienza dell’Io, l’umanità dovrebbeanche imparare «la propulsione per virtù propria», diguisa che l’uomo possa divenire a poco a poco l’arte-fice autocreativo anche in quel campo; – ed è questoappunto che l’umanità attuale imparerà a comprende-re, se si compenetrerà dell’Impulso-Cristo.

Se teniamo conto di tutto questo diremo: il quesitoche il Cristo pone ai suoi discepoli aveva anche un si-

294

singolo versetto delle Beatitudini del Sermone delMonte si trova un detto greco, molto importante: ὅτιαὐτῶν ἐστιν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν. Se prendiamodunque il primo versetto: «Beati i mendicanti di spiri-to», dovrebbe continuare così: «in sè stessi» o «permezzo di sè stessi troveranno i Regni dei Cieli». Tantonel secondo versetto, quanto nel terzo e negli altrisempre vien ripetuto l’accenno: «in sè stessi». Perdo-nate se dirò ora in modo molto banale qualcosa digrande sul nostro tempo. La nostra epoca dovrà deci-dersi ad applicare la parola «auton», αὐτῶν (che si ri-trova, per esempio, in «automobile») non soltanto allemacchine, e a non interpretarla soltanto in modo este-riore; essa dovrà decidersi a comprendere anche nelcampo spirituale la peculiarità del ὅτι αὐτῶν, «la pro-pulsione per virtù propria». Questa è cosa che la no-stra epoca deve accogliere come un monito. Per lemacchine essa ama la «propulsione per virtù propria»,ma nei riguardi di ciò che prima era al di fuori dellacoscienza dell’Io, e che in tutti gli antichi misteri finoall’Avvento del Cristo veniva sempre sperimentato aldi fuori della coscienza dell’Io, l’umanità dovrebbeanche imparare «la propulsione per virtù propria», diguisa che l’uomo possa divenire a poco a poco l’arte-fice autocreativo anche in quel campo; – ed è questoappunto che l’umanità attuale imparerà a comprende-re, se si compenetrerà dell’Impulso-Cristo.

Se teniamo conto di tutto questo diremo: il quesitoche il Cristo pone ai suoi discepoli aveva anche un si-

294

Page 295: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

gnificato speciale; dapprima egli chiede: fra le Guidedi questa generazione chi potrebbe essere indicatocome Figliolo dell’Uomo? e i discepoli indicarono al-cune Guide. Il Cristo allora rivolse loro un’altra do-manda. Egli voleva condurli gradatamente a compren-dere la sua propria natura, a comprendere ciò che Eglirappresenta per l’Io. E questo è contenuto nella secon-da domanda: «e chi credete voi che io sia?» – Esull’«Io sono», il Vangelo di Matteo appunto deve in-sistere in ogni singolo caso in modo speciale. AlloraPietro diede una risposta che tendeva ormai a indicareil Cristo, non soltanto come «Figliolo dell’Uomo»,sibbene lo indicava – e possiamo sempre interpretarela parola nel modo come viene comunemente usata –come il «Figliolo del Dio vivente». Di fronte al «Fi-gliolo dell’Uomo» che cosa è il «Figliolo del Dio vi-vente»? Per comprendere questo concetto occorrecompletare i fatti, a cui prima abbiamo accennato.

L’uomo, abbiamo detto, si evolve in modo, che svi-luppa nella sua entità l’anima cosciente, nella qualepuò palesarsi la Personalità Spirituale. Quando egliperò ha sviluppato l’anima cosciente, la PersonalitàSpirituale, lo Spirito Vitale e l’Uomo-Spirito devono,in certo modo, venirgli incontro, perchè questa fioritu-ra che sta sbocciando in lui possa accogliere il Terna-rio superiore. – Questa evoluzione dell’uomo possia-mo rappresentarla anche graficamente come l’evolu-zione di una specie di pianta:

295

gnificato speciale; dapprima egli chiede: fra le Guidedi questa generazione chi potrebbe essere indicatocome Figliolo dell’Uomo? e i discepoli indicarono al-cune Guide. Il Cristo allora rivolse loro un’altra do-manda. Egli voleva condurli gradatamente a compren-dere la sua propria natura, a comprendere ciò che Eglirappresenta per l’Io. E questo è contenuto nella secon-da domanda: «e chi credete voi che io sia?» – Esull’«Io sono», il Vangelo di Matteo appunto deve in-sistere in ogni singolo caso in modo speciale. AlloraPietro diede una risposta che tendeva ormai a indicareil Cristo, non soltanto come «Figliolo dell’Uomo»,sibbene lo indicava – e possiamo sempre interpretarela parola nel modo come viene comunemente usata –come il «Figliolo del Dio vivente». Di fronte al «Fi-gliolo dell’Uomo» che cosa è il «Figliolo del Dio vi-vente»? Per comprendere questo concetto occorrecompletare i fatti, a cui prima abbiamo accennato.

L’uomo, abbiamo detto, si evolve in modo, che svi-luppa nella sua entità l’anima cosciente, nella qualepuò palesarsi la Personalità Spirituale. Quando egliperò ha sviluppato l’anima cosciente, la PersonalitàSpirituale, lo Spirito Vitale e l’Uomo-Spirito devono,in certo modo, venirgli incontro, perchè questa fioritu-ra che sta sbocciando in lui possa accogliere il Terna-rio superiore. – Questa evoluzione dell’uomo possia-mo rappresentarla anche graficamente come l’evolu-zione di una specie di pianta:

295

Page 296: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Nell’anima cosciente l’uomo si schiude e gli ven-gono incontro la Personalità Spirituale, o Manas, loSpirito Vitale, o Buddhi, e l’Uomo-Spirito o Atma.Questi sono qualcosa dunque che viene incontroall’uomo dall’alto, per così dire, come fecondazionedello spirito. Mentre l’uomo cresce con gli altri suoiarti verso l’alto e si schiude al fiore del Figliolodell’Uomo, se egli vuol progredire più oltre e acco-gliere la completa coscienza dell’Io, dovrà venirgli in-contro dall’alto ciò che gli apporta la Personalità Spi-rituale, lo Spirito Vitale e l’Uomo-Spirito. E chi è ilrappresentante di ciò che gli viene portato giùdall’alto, di ciò che si riferisce al remotissimo avveni-

296

Nell’anima cosciente l’uomo si schiude e gli ven-gono incontro la Personalità Spirituale, o Manas, loSpirito Vitale, o Buddhi, e l’Uomo-Spirito o Atma.Questi sono qualcosa dunque che viene incontroall’uomo dall’alto, per così dire, come fecondazionedello spirito. Mentre l’uomo cresce con gli altri suoiarti verso l’alto e si schiude al fiore del Figliolodell’Uomo, se egli vuol progredire più oltre e acco-gliere la completa coscienza dell’Io, dovrà venirgli in-contro dall’alto ciò che gli apporta la Personalità Spi-rituale, lo Spirito Vitale e l’Uomo-Spirito. E chi è ilrappresentante di ciò che gli viene portato giùdall’alto, di ciò che si riferisce al remotissimo avveni-

296

Page 297: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

re dell’uomo? Il primo dono lo accogliamo come«Personalità Spirituale». Chi è colui che accoglierà ildono della Personalità Spirituale che discende? Egli èil Figliolo del Dio, che vive – dello Spirito Vitale, ilFiglio del Dio vivo!

Cristo Gesù chiede dunque in quel momento: Checosa deve avvicinarsi agli uomini per mezzo del mioimpulso? Deve avvicinarsi agli uomini il principiospirituale vivificante che sta in alto. Così si trovano difronte il Figliolo dell’Uomo, che dal basso cresce ver-so l’alto, e il Figliolo di Dio, il Figlio del Dio vivo, ilquale dall’alto cresce verso il basso. Occorre distin-guerli. Dobbiamo comprendere che questa domandaera difficile per i discepoli. Tutta la difficoltà per i di-scepoli di questa domanda vi riuscirà evidente se ri-flettete, che i discepoli allora accoglievano per la pri-ma volta ciò che, dopo l’epoca del Cristo, anche negliuomini più semplici si trovava già inoculato per mez-zo dei Vangeli; i discepoli dovevano accoglierlo appe-na allora dalle forze vive dell’insegnamento del CristoGesù. Nelle forze che essi avevano già sviluppate nonvi era la capacità di comprendere quello che poteva ri-spondere alla domanda: «Io stesso di chi sono il rap-presentante?» Viene detto nel Vangelo che uno dei di-scepoli che si chiamava Pietro, abbia risposto: «Tu seiil Cristo, il Figliolo del Dio vivo». Questa risposta, inquel momento, – se ci è permesso dirlo – non provie-ne dalle forze spirituali normali di Pietro. E il CristoGesù (cerchiamo di raffigurarci il fatto con forma vi-

297

re dell’uomo? Il primo dono lo accogliamo come«Personalità Spirituale». Chi è colui che accoglierà ildono della Personalità Spirituale che discende? Egli èil Figliolo del Dio, che vive – dello Spirito Vitale, ilFiglio del Dio vivo!

Cristo Gesù chiede dunque in quel momento: Checosa deve avvicinarsi agli uomini per mezzo del mioimpulso? Deve avvicinarsi agli uomini il principiospirituale vivificante che sta in alto. Così si trovano difronte il Figliolo dell’Uomo, che dal basso cresce ver-so l’alto, e il Figliolo di Dio, il Figlio del Dio vivo, ilquale dall’alto cresce verso il basso. Occorre distin-guerli. Dobbiamo comprendere che questa domandaera difficile per i discepoli. Tutta la difficoltà per i di-scepoli di questa domanda vi riuscirà evidente se ri-flettete, che i discepoli allora accoglievano per la pri-ma volta ciò che, dopo l’epoca del Cristo, anche negliuomini più semplici si trovava già inoculato per mez-zo dei Vangeli; i discepoli dovevano accoglierlo appe-na allora dalle forze vive dell’insegnamento del CristoGesù. Nelle forze che essi avevano già sviluppate nonvi era la capacità di comprendere quello che poteva ri-spondere alla domanda: «Io stesso di chi sono il rap-presentante?» Viene detto nel Vangelo che uno dei di-scepoli che si chiamava Pietro, abbia risposto: «Tu seiil Cristo, il Figliolo del Dio vivo». Questa risposta, inquel momento, – se ci è permesso dirlo – non provie-ne dalle forze spirituali normali di Pietro. E il CristoGesù (cerchiamo di raffigurarci il fatto con forma vi-

297

Page 298: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

vente per potere in un determinato senso rendercelovisibile) ha dovuto dire a sè stesso, mentre guardavaPietro: è già molto che da questa bocca sia uscita talerisposta, che allude a remota epoca dell’avvenire! Equando poi guardava ciò che vi era nella coscienza diPietro, ciò che in lui già vi era in modo, che conl’intelletto o con le forze acquistate per mezzodell’iniziazione egli potesse dare una tale risposta, ilCristo ha dovuto dire a sè stesso: «da ciò che Pietroconosce coscientemente quella risposta non è venuta;in essa parlano quelle forze più profonde, che sononell’uomo, ma che questi soltanto gradatamente rendecoscienti».

Portiamo in noi il corpo fisico, il corpo eterico, ilcorpo astrale e l’Io; ci eleviamo alla Personalità Spiri-tuale, allo Spirito Vitale e allo Spirito-Uomo per mez-zo della trasformazione delle forze del corpo astrale,del corpo eterico e del corpo fisico. Questo è statospesso descritto nei trattati elementari di scienza delloSpirito. Ma le forze che svilupperemo una volta nelnostro corpo astrale come Personalità Spirituale giàesistono nel corpo astrale; però vi sono per virtù diforze divino-spirituali e non sono da noi sviluppate.Così pure nel nostro corpo eterico già vi è uno SpiritoVitale divino-spirituale. Il Cristo perciò dice, guardan-do Pietro: «ciò che attualmente vi è nella tua coscien-za non ha dato questa risposta; sibbene ha parlato in tequalcosa che svilupperai soltanto nell’avvenire, e chegià è in te, ma di cui non sei consapevole. Ciò che già

298

vente per potere in un determinato senso rendercelovisibile) ha dovuto dire a sè stesso, mentre guardavaPietro: è già molto che da questa bocca sia uscita talerisposta, che allude a remota epoca dell’avvenire! Equando poi guardava ciò che vi era nella coscienza diPietro, ciò che in lui già vi era in modo, che conl’intelletto o con le forze acquistate per mezzodell’iniziazione egli potesse dare una tale risposta, ilCristo ha dovuto dire a sè stesso: «da ciò che Pietroconosce coscientemente quella risposta non è venuta;in essa parlano quelle forze più profonde, che sononell’uomo, ma che questi soltanto gradatamente rendecoscienti».

Portiamo in noi il corpo fisico, il corpo eterico, ilcorpo astrale e l’Io; ci eleviamo alla Personalità Spiri-tuale, allo Spirito Vitale e allo Spirito-Uomo per mez-zo della trasformazione delle forze del corpo astrale,del corpo eterico e del corpo fisico. Questo è statospesso descritto nei trattati elementari di scienza delloSpirito. Ma le forze che svilupperemo una volta nelnostro corpo astrale come Personalità Spirituale giàesistono nel corpo astrale; però vi sono per virtù diforze divino-spirituali e non sono da noi sviluppate.Così pure nel nostro corpo eterico già vi è uno SpiritoVitale divino-spirituale. Il Cristo perciò dice, guardan-do Pietro: «ciò che attualmente vi è nella tua coscien-za non ha dato questa risposta; sibbene ha parlato in tequalcosa che svilupperai soltanto nell’avvenire, e chegià è in te, ma di cui non sei consapevole. Ciò che già

298

Page 299: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

vi è nella tua carne e nel tuo sangue non può ancoraparlare in modo da esprimere le parole: «Tu sei il Cri-sto, il Figliolo del Dio vivo». In queste parlano le for-ze divino-spirituali subcoscienti, anzi le forze più pro-fonde che vi siano nell’uomo». L’elemento misteriososuperiore in Pietro, ciò che Cristo chiama il «Padrenel Cielo», le forze dalle quali Pietro veramente ènato, di cui però egli ancora non è cosciente, questehanno parlato in quel momento per mezzo di lui. Eperciò le parole: «Ciò che attualmente tu sei comeuomo costituito di carne e di sangue non ti ha ispirato,ma ti ha ispirato il Padre nel Cielo».

Ma il Cristo ha dovuto allora dire anche qualcosad’altro: «In Pietro ho davanti a me una natura, un di-scepolo, di cui l’intiera costituzione umana è tale, chela forza del Padre che vi è in lui non rimane turbatadalle forze che la coscienza già ha sviluppato, dalmodo come l’attività spirituale agisce; questa forzasubcosciente umana è talmente forte, che egli può af-fidarsi ad essa quando le si abbandona. Questo è ciòche vi è d’importante in Pietro – (il Cristo ha dovutodire a sè stesso). Quello che è in lui vi è pure in ogniuomo; ma ancora non è abbastanza cosciente; si svi-lupperà soltanto nell’avvenire. Perchè quello che io hoda dare all’umanità, e di cui costituisco l’impulso, sipossa ulteriormente evolvere e aver presa sugli uomi-ni, occorre che sia basato su ciò che appunto ha parla-to in Pietro: Tu sei il Cristo, il Figliolo del Dio vivo!Su questa pietra nell’uomo, non ancora turbata dal

299

vi è nella tua carne e nel tuo sangue non può ancoraparlare in modo da esprimere le parole: «Tu sei il Cri-sto, il Figliolo del Dio vivo». In queste parlano le for-ze divino-spirituali subcoscienti, anzi le forze più pro-fonde che vi siano nell’uomo». L’elemento misteriososuperiore in Pietro, ciò che Cristo chiama il «Padrenel Cielo», le forze dalle quali Pietro veramente ènato, di cui però egli ancora non è cosciente, questehanno parlato in quel momento per mezzo di lui. Eperciò le parole: «Ciò che attualmente tu sei comeuomo costituito di carne e di sangue non ti ha ispirato,ma ti ha ispirato il Padre nel Cielo».

Ma il Cristo ha dovuto allora dire anche qualcosad’altro: «In Pietro ho davanti a me una natura, un di-scepolo, di cui l’intiera costituzione umana è tale, chela forza del Padre che vi è in lui non rimane turbatadalle forze che la coscienza già ha sviluppato, dalmodo come l’attività spirituale agisce; questa forzasubcosciente umana è talmente forte, che egli può af-fidarsi ad essa quando le si abbandona. Questo è ciòche vi è d’importante in Pietro – (il Cristo ha dovutodire a sè stesso). Quello che è in lui vi è pure in ogniuomo; ma ancora non è abbastanza cosciente; si svi-lupperà soltanto nell’avvenire. Perchè quello che io hoda dare all’umanità, e di cui costituisco l’impulso, sipossa ulteriormente evolvere e aver presa sugli uomi-ni, occorre che sia basato su ciò che appunto ha parla-to in Pietro: Tu sei il Cristo, il Figliolo del Dio vivo!Su questa pietra nell’uomo, non ancora turbata dal

299

Page 300: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

frangersi delle onde della sviluppata coscienza, su ciòche da essa parla come forza del Padre, su questo vo-glio fondare ciò che sempre più germoglierà dal mioimpulso». E se gli uomini sviluppano questa base nerisulterà l’umanità dell’Impulso-Cristo. Questo è con-tenuto nelle parole: «Tu sei Pietro, e sopra questa pie-tra edificherò ciò che potrà diventare una comunitàumana, una raccolta di uomini che professanol’Impulso-Cristo!»

Sul significato di queste parole fervono nel mondomolte discussioni, ma esse veramente non vanno in-terpretate superficialmente. Si potranno comprenderesoltanto quando se ne ricercherà l’origine nelle pro-fondità di quella saggezza, che è al contempo la sag-gezza dei Misteri.

Subito dopo di esse viene chiaramente dimostrato,che il Cristo Gesù fa veramente assegnamento sullaforza profonda subcosciente di Pietro. Perchè un mo-mento dopo il Cristo parla degli avvenimenti cheprossimamente si svolgeranno; parla di ciò che sisvolgerà come Mistero al Golgotha. Ormai è passato ilmomento, in cui parla ciò che giace più profondamen-te in Pietro; egli dice ora ciò che in lui già è cosciente.Ora egli non può comprendere quello che il Cristo in-tende dire, non può credere alla venuta di sofferenze edella morte. E quando parla il Pietro cosciente, che giàha sviluppato in sè le proprie forze coscienti, allora ilCristo deve respingerlo, dicendo: Ora non parla piùnessun Dio, ma parla ciò che come uomo tu già hai

300

frangersi delle onde della sviluppata coscienza, su ciòche da essa parla come forza del Padre, su questo vo-glio fondare ciò che sempre più germoglierà dal mioimpulso». E se gli uomini sviluppano questa base nerisulterà l’umanità dell’Impulso-Cristo. Questo è con-tenuto nelle parole: «Tu sei Pietro, e sopra questa pie-tra edificherò ciò che potrà diventare una comunitàumana, una raccolta di uomini che professanol’Impulso-Cristo!»

Sul significato di queste parole fervono nel mondomolte discussioni, ma esse veramente non vanno in-terpretate superficialmente. Si potranno comprenderesoltanto quando se ne ricercherà l’origine nelle pro-fondità di quella saggezza, che è al contempo la sag-gezza dei Misteri.

Subito dopo di esse viene chiaramente dimostrato,che il Cristo Gesù fa veramente assegnamento sullaforza profonda subcosciente di Pietro. Perchè un mo-mento dopo il Cristo parla degli avvenimenti cheprossimamente si svolgeranno; parla di ciò che sisvolgerà come Mistero al Golgotha. Ormai è passato ilmomento, in cui parla ciò che giace più profondamen-te in Pietro; egli dice ora ciò che in lui già è cosciente.Ora egli non può comprendere quello che il Cristo in-tende dire, non può credere alla venuta di sofferenze edella morte. E quando parla il Pietro cosciente, che giàha sviluppato in sè le proprie forze coscienti, allora ilCristo deve respingerlo, dicendo: Ora non parla piùnessun Dio, ma parla ciò che come uomo tu già hai

300

Page 301: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

evoluto; questo non ha valore, è insegnamentodell’errore; proviene da Arimane, è di Satana! Questosignificano le parole: «Ritirati da me, Satana; tu mi seidi scandalo, perchè non hai la sapienza di Dio, maquella degli uomini». Il Cristo lo chiama subito «Sata-na»; rivolge appunto la parola «Satana» ad Arimane,mentre di solito nella Bibbia vi è la parola «Diavolo»per tutto ciò che è lucifero. Il Cristo adopera allora di-fatti la parola giusta per l’errore, al quale Pietro anco-ra deve abbandonarsi.

Così stanno veramente le cose. La critica modernapopolare della Bibbia che cosa ne ha fatto? Essa hatrovato essere impossibile che il Cristo Gesù di frontea Pietro gli dica una volta: «Tu soltanto hai compresoche un Dio ti sta davanti» e che subito dopo lo chiami«Satana». E i critici della Bibbia ritengono perciò: chebisogna dedurne, che la parola «Satana», che Cristoavrebbe rivolto a Pietro, debba essere stata interpolatapiù tardi da altri, e che sia un falso. In tutto questo, divero v’ha soltanto, che l’opinione che l’epoca attualeha tratto sul significato più profondo di queste paroledalla ricerca filologica, non ha valore alcuno, se non èpreceduta dalla comprensione reale delle tradizioni bi-bliche. Senza la base di una comprensione reale dellaBibbia non è possibile che l’uomo possa veramentepronunziarsi sulla creazione storica dei documenti chevi si riferiscono.

Ma fra le due frasi citate ve ne sta pure un’altra; lapotremo comprendere soltanto se teniamo conto di un

301

evoluto; questo non ha valore, è insegnamentodell’errore; proviene da Arimane, è di Satana! Questosignificano le parole: «Ritirati da me, Satana; tu mi seidi scandalo, perchè non hai la sapienza di Dio, maquella degli uomini». Il Cristo lo chiama subito «Sata-na»; rivolge appunto la parola «Satana» ad Arimane,mentre di solito nella Bibbia vi è la parola «Diavolo»per tutto ciò che è lucifero. Il Cristo adopera allora di-fatti la parola giusta per l’errore, al quale Pietro anco-ra deve abbandonarsi.

Così stanno veramente le cose. La critica modernapopolare della Bibbia che cosa ne ha fatto? Essa hatrovato essere impossibile che il Cristo Gesù di frontea Pietro gli dica una volta: «Tu soltanto hai compresoche un Dio ti sta davanti» e che subito dopo lo chiami«Satana». E i critici della Bibbia ritengono perciò: chebisogna dedurne, che la parola «Satana», che Cristoavrebbe rivolto a Pietro, debba essere stata interpolatapiù tardi da altri, e che sia un falso. In tutto questo, divero v’ha soltanto, che l’opinione che l’epoca attualeha tratto sul significato più profondo di queste paroledalla ricerca filologica, non ha valore alcuno, se non èpreceduta dalla comprensione reale delle tradizioni bi-bliche. Senza la base di una comprensione reale dellaBibbia non è possibile che l’uomo possa veramentepronunziarsi sulla creazione storica dei documenti chevi si riferiscono.

Ma fra le due frasi citate ve ne sta pure un’altra; lapotremo comprendere soltanto se teniamo conto di un

301

Page 302: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

insegnamento antichissimo, ma pur sempre nuovo, deimisteri; l’insegnamento cioè, che l’uomo, quale è sul-la Terra, e non soltanto l’uomo, ma ogni qualsiasi co-munità umana, è una specie di riproduzione di ciò chesi svolge nel grande Cosmo, nel Macrocosmo. Questofatto è stato descritto particolarmente quando abbiamoparlato della discendenza di Gesù di Nazareth. Abbia-mo visto come le parole dette ad Abraham significhi-no veramente: «La tua discendenza deve essere una ri-produzione dell’ordinamento delle stelle nel Cielo».Ciò che vi è nel Cielo come ordinamento delle dodicicostellazioni e come corso dei pianeti attraverso loZodiaco, deve ripetersi nelle dodici tribù e in ciò cheil popolo ebreo attraversa per tre volte quattordici ge-nerazioni. Dunque nella successione delle generazio-ni, per mezzo della peculiare ereditarietà per consan-guineità, le dodici tribù rappresentano una riproduzio-ne dei rapporti macrocosmici. Questo è stato detto adAbraham. – Nel momento in cui il Cristo Gesù sta difronte a Pietro, il quale nella sua natura più profondapuò comprendere ciò che effettivamente vien dato conl’impulso-Cristo – la fluente forza spirituale attraversoil Figliolo del Dio vivo – il Cristo sa, che egli può in-dicare a coloro che lo attorniano, che ora s’inizia qual-cosa di nuovo sulla Terra, che vi si verificherà una ri-produzione di nuovi processi. Mentre per Abrahamveniva data nella consanguineità una riproduzione deirapporti cosmici, ora invece nei rapporti etico-moralispirituali dovrà formarsi una riproduzione di ciò che

302

insegnamento antichissimo, ma pur sempre nuovo, deimisteri; l’insegnamento cioè, che l’uomo, quale è sul-la Terra, e non soltanto l’uomo, ma ogni qualsiasi co-munità umana, è una specie di riproduzione di ciò chesi svolge nel grande Cosmo, nel Macrocosmo. Questofatto è stato descritto particolarmente quando abbiamoparlato della discendenza di Gesù di Nazareth. Abbia-mo visto come le parole dette ad Abraham significhi-no veramente: «La tua discendenza deve essere una ri-produzione dell’ordinamento delle stelle nel Cielo».Ciò che vi è nel Cielo come ordinamento delle dodicicostellazioni e come corso dei pianeti attraverso loZodiaco, deve ripetersi nelle dodici tribù e in ciò cheil popolo ebreo attraversa per tre volte quattordici ge-nerazioni. Dunque nella successione delle generazio-ni, per mezzo della peculiare ereditarietà per consan-guineità, le dodici tribù rappresentano una riproduzio-ne dei rapporti macrocosmici. Questo è stato detto adAbraham. – Nel momento in cui il Cristo Gesù sta difronte a Pietro, il quale nella sua natura più profondapuò comprendere ciò che effettivamente vien dato conl’impulso-Cristo – la fluente forza spirituale attraversoil Figliolo del Dio vivo – il Cristo sa, che egli può in-dicare a coloro che lo attorniano, che ora s’inizia qual-cosa di nuovo sulla Terra, che vi si verificherà una ri-produzione di nuovi processi. Mentre per Abrahamveniva data nella consanguineità una riproduzione deirapporti cosmici, ora invece nei rapporti etico-moralispirituali dovrà formarsi una riproduzione di ciò che

302

Page 303: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

l’uomo può divenire per mezzo del suo Io. Quando gliuomini comprenderanno, così come la natura miglioredi Pietro lo comprese, ciò che è il Cristo, allora essiformeranno, non soltanto delle comunità, degli ordi-namenti basati sulla consanguineità, sibbene ne for-meranno di quelli che da anima ad anima tessono co-scientemente il vincolo dell’amore. Questo significa:che, come nel sangue ebreo, nei fili che attraversanole generazioni, si trovava riunito quello che, confor-memente al prototipo del Macrocosmo, doveva starriunito nel genere umano, e come ciò che era discioltonel genere umano era pure disciolto conformementeagli ordinamenti del cielo, così ora dall’Io cosciente,nei rapporti etico-morali spirituali doveva nascere ciòche divide gli uomini, o li riunisce nell’amore. Gli or-dinamenti degli uomini dovevano venir formati e ar-monizzati dall’Io cosciente. Questo è il contenuto del-le parole, che il Cristo Gesù aggiunge, come seguitoalla risposta che ha data a Pietro: «E qualunque cosaavrai legata sopra la Terra – (ciò che la natura più pro-fonda lega in te) – è legata anche nei Cieli, e ciò chela medesima natura scioglie quaggiù sopra la Terra,sarà sciolto anche nei Cieli». –

Negli antichi tempi l’importanza del rapporto uma-no risiedeva nella consanguineità; ma l’uomo dovevasempre più svilupparsi nei rapporti spirituali e morali.Se teniamo conto di questo, dobbiamo dire: ciò chel’uomo fonda come comunità dovrà avere importanzaper lui. Parlando dal punto di vista della scienza dello

303

l’uomo può divenire per mezzo del suo Io. Quando gliuomini comprenderanno, così come la natura miglioredi Pietro lo comprese, ciò che è il Cristo, allora essiformeranno, non soltanto delle comunità, degli ordi-namenti basati sulla consanguineità, sibbene ne for-meranno di quelli che da anima ad anima tessono co-scientemente il vincolo dell’amore. Questo significa:che, come nel sangue ebreo, nei fili che attraversanole generazioni, si trovava riunito quello che, confor-memente al prototipo del Macrocosmo, doveva starriunito nel genere umano, e come ciò che era discioltonel genere umano era pure disciolto conformementeagli ordinamenti del cielo, così ora dall’Io cosciente,nei rapporti etico-morali spirituali doveva nascere ciòche divide gli uomini, o li riunisce nell’amore. Gli or-dinamenti degli uomini dovevano venir formati e ar-monizzati dall’Io cosciente. Questo è il contenuto del-le parole, che il Cristo Gesù aggiunge, come seguitoalla risposta che ha data a Pietro: «E qualunque cosaavrai legata sopra la Terra – (ciò che la natura più pro-fonda lega in te) – è legata anche nei Cieli, e ciò chela medesima natura scioglie quaggiù sopra la Terra,sarà sciolto anche nei Cieli». –

Negli antichi tempi l’importanza del rapporto uma-no risiedeva nella consanguineità; ma l’uomo dovevasempre più svilupparsi nei rapporti spirituali e morali.Se teniamo conto di questo, dobbiamo dire: ciò chel’uomo fonda come comunità dovrà avere importanzaper lui. Parlando dal punto di vista della scienza dello

303

Page 304: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Spirito, possiamo dire: il singolo Karma degli uominideve collegarsi col Karma delle comunità. Da quantoè stato esposto nei passati anni potete già sapere, che èaltrettanto poco in contraddizione con l’idea del Kar-ma l’elemosina fatta a un povero, quanto l’assunzionedel Karma singolo di un uomo per parte di una comu-nità. La comunità può aiutare il singolo a portare lasua sorte. Il Karma può essere collegato in modo chela comunità aiuti il singolo a portare il suo Karma. In-somma può verificarsi la seguente combinazione mo-rale: un singolo individuo di una comunità può com-mettere un fallo; questo fallo verrà certo registrato nelKarma di quella singola personalità, e deve essere ri-portato nel grande complesso cosmico. Ma può esser-vi un altro uomo che dica di volere aiutare il primo asopportare il suo Karma. È necessità che il Karma sicompia, ma si può essere aiutati da altri. Così delle in-tiere comunità possono aiutare colui che ha commessoun fallo. Un singolo può avere talmente contessuto ilsuo Karma con la comunità, che questa, considerando-lo uno dei suoi membri, gli tolga coscientemente partedel Karma che gli spetterebbe; – l’intiera comunità èunita nel sentimento e nel desiderio di migliorare ilsingolo, di guisa che la comunità può dire: «tu, singo-lo uomo, hai agito male, ma noi ti rimpiazziamo! Ciassumiamo ciò che giova a migliorare il tuo Karma».Se la comunità è chiamata Chiesa, allora la Chiesas’impone con ciò l’obbligo di prendere su di sè i pec-cati del singolo, di aiutarlo a sopportare il suo Karma.

304

Spirito, possiamo dire: il singolo Karma degli uominideve collegarsi col Karma delle comunità. Da quantoè stato esposto nei passati anni potete già sapere, che èaltrettanto poco in contraddizione con l’idea del Kar-ma l’elemosina fatta a un povero, quanto l’assunzionedel Karma singolo di un uomo per parte di una comu-nità. La comunità può aiutare il singolo a portare lasua sorte. Il Karma può essere collegato in modo chela comunità aiuti il singolo a portare il suo Karma. In-somma può verificarsi la seguente combinazione mo-rale: un singolo individuo di una comunità può com-mettere un fallo; questo fallo verrà certo registrato nelKarma di quella singola personalità, e deve essere ri-portato nel grande complesso cosmico. Ma può esser-vi un altro uomo che dica di volere aiutare il primo asopportare il suo Karma. È necessità che il Karma sicompia, ma si può essere aiutati da altri. Così delle in-tiere comunità possono aiutare colui che ha commessoun fallo. Un singolo può avere talmente contessuto ilsuo Karma con la comunità, che questa, considerando-lo uno dei suoi membri, gli tolga coscientemente partedel Karma che gli spetterebbe; – l’intiera comunità èunita nel sentimento e nel desiderio di migliorare ilsingolo, di guisa che la comunità può dire: «tu, singo-lo uomo, hai agito male, ma noi ti rimpiazziamo! Ciassumiamo ciò che giova a migliorare il tuo Karma».Se la comunità è chiamata Chiesa, allora la Chiesas’impone con ciò l’obbligo di prendere su di sè i pec-cati del singolo, di aiutarlo a sopportare il suo Karma.

304

Page 305: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Non si tratta di ciò che si chiama oggi «remissione deipeccati», sibbene di un vero impegno, di un «assu-mersi dei peccati». Di questo si tratta: la comunità liassume coscientemente.

Se si interpreta il «legare» e lo «sciogliere» in que-sto modo, si dovrebbe, per ogni remissione dei pecca-ti, ove la si comprenda bene, pensare al dovere che nerisulta per la comunità. Dal fatto che i fili del singolovengono ad intessersi col Karma dell’intiera società,risulta una rete. La caratteristica di questa rete si è,che per virtù di ciò che il Cristo ha portato giù dalleAltezze Spirituali, essa deve riprodurre in sè l’ordina-mento del Cielo, cioè – il Karma del singolo deve es-sere legato al Karma collettivo conformementeall’ordinamento del mondo spirituale, non dunque ar-bitrariamente, ma in modo, che l’organismo della co-munità diventi una copia dell’ordinamento del Cielo.Questa scena della cosiddetta confessione di Pietro,per coloro che cominciano a comprenderla, acquistacosì un significato infinitamente profondo. È, per cosìdire, la fondazione dell’umanità avvenire basata sullanatura dell’Io. Questo è quello che si svolge in questocolloquio confidenziale fra il Cristo e i suoi discepolipiù intimi: cioè, il Cristo trasferisce le forze che Egliporta giù dal Macrocosmo in ciò che i discepoli devo-no fondare. E da questo punto in avanti il Vangelo diMatteo, passo per passo, descrive l’ascesa dei disce-poli verso ciò che può scorrere in essi dalla forza sola-re e dalla forza cosmica che l’Entità-Cristo raccoglie

305

Non si tratta di ciò che si chiama oggi «remissione deipeccati», sibbene di un vero impegno, di un «assu-mersi dei peccati». Di questo si tratta: la comunità liassume coscientemente.

Se si interpreta il «legare» e lo «sciogliere» in que-sto modo, si dovrebbe, per ogni remissione dei pecca-ti, ove la si comprenda bene, pensare al dovere che nerisulta per la comunità. Dal fatto che i fili del singolovengono ad intessersi col Karma dell’intiera società,risulta una rete. La caratteristica di questa rete si è,che per virtù di ciò che il Cristo ha portato giù dalleAltezze Spirituali, essa deve riprodurre in sè l’ordina-mento del Cielo, cioè – il Karma del singolo deve es-sere legato al Karma collettivo conformementeall’ordinamento del mondo spirituale, non dunque ar-bitrariamente, ma in modo, che l’organismo della co-munità diventi una copia dell’ordinamento del Cielo.Questa scena della cosiddetta confessione di Pietro,per coloro che cominciano a comprenderla, acquistacosì un significato infinitamente profondo. È, per cosìdire, la fondazione dell’umanità avvenire basata sullanatura dell’Io. Questo è quello che si svolge in questocolloquio confidenziale fra il Cristo e i suoi discepolipiù intimi: cioè, il Cristo trasferisce le forze che Egliporta giù dal Macrocosmo in ciò che i discepoli devo-no fondare. E da questo punto in avanti il Vangelo diMatteo, passo per passo, descrive l’ascesa dei disce-poli verso ciò che può scorrere in essi dalla forza sola-re e dalla forza cosmica che l’Entità-Cristo raccoglie

305

Page 306: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

per trasferirla in loro. Sappiamo già che un aspettodell’iniziazione è l’uscita nel macrocosmo; e poichè ilCristo è l’impulso a siffatta iniziazione, Egli guida isuoi discepoli conducendoli fuori nel Cosmo. Cosìcome il singolo iniziando, quando attraversa questainiziazione, si sviluppa coscientemente nel macroco-smo e impara a conoscerlo pezzo per pezzo, così ilCristo discende, per così dire, dal macrocosmo, e indi-ca ovunque le forze che in quello si esplicano e afflui-scono, e le trasmette ai discepoli.

Ieri già ho fatto notare come ciò si verifichi. Rap-presentiamoci bene la scena: un uomo si addormenta.Allora giacciono nel letto il corpo fisico e quello eteri-co, mentre il corpo astrale e l’Io sono riversati nel Co-smo e le forze del Cosmo penetrano in essi. Se allorail Cristo si avvicinasse a quell’uomo, il Cristo sarebbel’Entità la quale attira in lui coscientemente questeforze e lo illumina. E così appunto avviene nella scenache ci viene descritta: i discepoli s’inoltrano nell’ulti-ma notte di veglia; allora vedono che quello che essidapprima hanno creduto un fantasma è il Cristo, ilquale fa scorrere in loro la forza del macrocosmo.Dalla descrizione si può toccar con mano come Egliguidasse i discepoli verso le forze del macrocosmo.

E le susseguenti scene del Vangelo di Matteo altronon rappresentano, se non come il Cristo guidi i disce-poli passo per passo sulla via percorsa dall’iniziando.È come se il Cristo stesso attraversasse tutto ciò e gui-dasse per mano, passo per passo, i suoi discepoli verso

306

per trasferirla in loro. Sappiamo già che un aspettodell’iniziazione è l’uscita nel macrocosmo; e poichè ilCristo è l’impulso a siffatta iniziazione, Egli guida isuoi discepoli conducendoli fuori nel Cosmo. Cosìcome il singolo iniziando, quando attraversa questainiziazione, si sviluppa coscientemente nel macroco-smo e impara a conoscerlo pezzo per pezzo, così ilCristo discende, per così dire, dal macrocosmo, e indi-ca ovunque le forze che in quello si esplicano e afflui-scono, e le trasmette ai discepoli.

Ieri già ho fatto notare come ciò si verifichi. Rap-presentiamoci bene la scena: un uomo si addormenta.Allora giacciono nel letto il corpo fisico e quello eteri-co, mentre il corpo astrale e l’Io sono riversati nel Co-smo e le forze del Cosmo penetrano in essi. Se allorail Cristo si avvicinasse a quell’uomo, il Cristo sarebbel’Entità la quale attira in lui coscientemente questeforze e lo illumina. E così appunto avviene nella scenache ci viene descritta: i discepoli s’inoltrano nell’ulti-ma notte di veglia; allora vedono che quello che essidapprima hanno creduto un fantasma è il Cristo, ilquale fa scorrere in loro la forza del macrocosmo.Dalla descrizione si può toccar con mano come Egliguidasse i discepoli verso le forze del macrocosmo.

E le susseguenti scene del Vangelo di Matteo altronon rappresentano, se non come il Cristo guidi i disce-poli passo per passo sulla via percorsa dall’iniziando.È come se il Cristo stesso attraversasse tutto ciò e gui-dasse per mano, passo per passo, i suoi discepoli verso

306

Page 307: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

le tappe, alle quali l’iniziando viene condotto. Vi diròora qualcosa che vi dimostrerà come il Cristo conducai suoi discepoli passo per passo fuori nel macrocosmo.Quando si hanno visioni viventi del mondo spiritualee quando le forze chiaroveggenti crescono, s’impara aconoscere molto di ciò che prima non si può conosce-re; s’impara a conoscere, per esempio, il vero rapportodelle progredienti condizioni di crescenza delle piante.La mente materialista dirà della pianta: ecco un fiore –supponiamo un fiore che porti frutto; – da esso si svi-lupperà il seme; si può prendere questo seme e immer-gerlo nella terra; il granello di seme si putrefà e com-parisce una nuova pianta, la quale a sua volta portasemi e così continua di germoglio in germoglio. Il ma-terialista penserà, che in questo processo, una partemateriale, sia pur minima, del granello di seme impu-tridito, debba essere stata trasmessa nella nuova pian-ta. Ma non è così. Effettivamente ciò che è materialenell’antica pianta viene tutto distrutto. Si verifica unsalto riguardo alla materia e la nuova pianta è mate-rialmente qualcosa di affatto nuovo. Succede effetti-vamente una nuova formazione.

S’imparano a conoscere i rapporti più importantidel mondo soltanto quando si è imparato a compren-dere e ad applicare questa legge peculiare all’intieromacrocosmo: cioè, che effettivamente si verificanodei salti nelle condizioni materiali. Nei Misteri si insi-steva specialmente su questo fatto, e si diceva, chel’iniziando, uscendo nel cosmo, doveva imparare a un

307

le tappe, alle quali l’iniziando viene condotto. Vi diròora qualcosa che vi dimostrerà come il Cristo conducai suoi discepoli passo per passo fuori nel macrocosmo.Quando si hanno visioni viventi del mondo spiritualee quando le forze chiaroveggenti crescono, s’impara aconoscere molto di ciò che prima non si può conosce-re; s’impara a conoscere, per esempio, il vero rapportodelle progredienti condizioni di crescenza delle piante.La mente materialista dirà della pianta: ecco un fiore –supponiamo un fiore che porti frutto; – da esso si svi-lupperà il seme; si può prendere questo seme e immer-gerlo nella terra; il granello di seme si putrefà e com-parisce una nuova pianta, la quale a sua volta portasemi e così continua di germoglio in germoglio. Il ma-terialista penserà, che in questo processo, una partemateriale, sia pur minima, del granello di seme impu-tridito, debba essere stata trasmessa nella nuova pian-ta. Ma non è così. Effettivamente ciò che è materialenell’antica pianta viene tutto distrutto. Si verifica unsalto riguardo alla materia e la nuova pianta è mate-rialmente qualcosa di affatto nuovo. Succede effetti-vamente una nuova formazione.

S’imparano a conoscere i rapporti più importantidel mondo soltanto quando si è imparato a compren-dere e ad applicare questa legge peculiare all’intieromacrocosmo: cioè, che effettivamente si verificanodei salti nelle condizioni materiali. Nei Misteri si insi-steva specialmente su questo fatto, e si diceva, chel’iniziando, uscendo nel cosmo, doveva imparare a un

307

Page 308: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

determinato gradino a conoscere le forze che effettua-vano questi «salti». Orbene, in qualsiasi direzione ci sidiriga, s’impara a conoscere qualcosa nel cosmo,quando ci si aiuta con le costellazioni del cielo. Que-ste funzionano allora come lettere. Quando ci svilup-piamo in questo modo in una determinata direzione,sperimentiamo il salto dagli antenati ai discendenti,tanto nel campo vegetale, animale o umano, quanto inquello dell’esistenza planetaria; perchè, per esempio,anche nel passaggio da Saturno al sole tutto quello cheera materiale andò perduto. Rimase ciò che era spiri-tuale – tutto ciò che era materiale perì. È lo spiritualeche effettuò il salto. Così pure è successo nel passag-gio dal sole alla luna, e dalla luna alla Terra. Questofatto si verifica tanto in grande quanto in piccolo. Visono due segni che rappresentano questo processo asalti – uno antico, per mezzo di cui si rappresentavacon scrittura figurata, piuttosto immaginativa, e un al-tro segno più recente. Potete trovare il segno nuovonei calendari. Quando l’evoluzione progredisce ciòche è vecchio si arriccia – a un dipresso come una spi-rale; e la nuova evoluzione viene come una secondaspirale fuori dall’antica, procedendo ed esplicandosidall’interiore verso l’esteriore. Ma la nuova evoluzio-ne non procede in modo da riallacciarsi direttamenteall’antica, poichè tra la fine dell’antica e il principiodella nuova vi è un piccolo distacco; e soltanto dopoquesto, la nuova evoluzione procede nel suo cammi-no.

308

determinato gradino a conoscere le forze che effettua-vano questi «salti». Orbene, in qualsiasi direzione ci sidiriga, s’impara a conoscere qualcosa nel cosmo,quando ci si aiuta con le costellazioni del cielo. Que-ste funzionano allora come lettere. Quando ci svilup-piamo in questo modo in una determinata direzione,sperimentiamo il salto dagli antenati ai discendenti,tanto nel campo vegetale, animale o umano, quanto inquello dell’esistenza planetaria; perchè, per esempio,anche nel passaggio da Saturno al sole tutto quello cheera materiale andò perduto. Rimase ciò che era spiri-tuale – tutto ciò che era materiale perì. È lo spiritualeche effettuò il salto. Così pure è successo nel passag-gio dal sole alla luna, e dalla luna alla Terra. Questofatto si verifica tanto in grande quanto in piccolo. Visono due segni che rappresentano questo processo asalti – uno antico, per mezzo di cui si rappresentavacon scrittura figurata, piuttosto immaginativa, e un al-tro segno più recente. Potete trovare il segno nuovonei calendari. Quando l’evoluzione progredisce ciòche è vecchio si arriccia – a un dipresso come una spi-rale; e la nuova evoluzione viene come una secondaspirale fuori dall’antica, procedendo ed esplicandosidall’interiore verso l’esteriore. Ma la nuova evoluzio-ne non procede in modo da riallacciarsi direttamenteall’antica, poichè tra la fine dell’antica e il principiodella nuova vi è un piccolo distacco; e soltanto dopoquesto, la nuova evoluzione procede nel suo cammi-no.

308

Page 309: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Ci risulta dunque questo disegno: due spirali ches’intrecciano e nel centro un piccolo distacco. È il se-gno del «Cancro», che deve simboleggiare l’uscire ecrescer fuori nel macrocosmo e rappresentare la for-mazione di qualunque nuovo germoglio in qualsiasievoluzione. – Orbene, vi era anche un altro segno perrappresentare queste condizioni. Per quanto strano vipossa sembrare, questo segno era formato in modo,che riproduceva un asino e il suo puledro, ossia l’ante-nato e il discendente; questo segno doveva rappresen-tare il rapporto effettivo del passaggio da uno statoall’altro. Ed effettivamente anche la costellazione delCancro, nelle antiche pitture, viene spesso rappresen-tata in questo modo, come un asino e il suo puledro. Èutile conoscere questo. È un insegnamento importanteche aiuta l’uomo a comprendere, come anchenell’ascesa nel macrocosmo vi sia un siffatto passag-gio importante, per cui l’uomo si eleva al mondo spi-rituale, ma deve poi procurarsi delle nuove illumina-zioni. Questo viene descritto correttamente quando,nel linguaggio stellare, si rappresenta il sole fisico che

309

Ci risulta dunque questo disegno: due spirali ches’intrecciano e nel centro un piccolo distacco. È il se-gno del «Cancro», che deve simboleggiare l’uscire ecrescer fuori nel macrocosmo e rappresentare la for-mazione di qualunque nuovo germoglio in qualsiasievoluzione. – Orbene, vi era anche un altro segno perrappresentare queste condizioni. Per quanto strano vipossa sembrare, questo segno era formato in modo,che riproduceva un asino e il suo puledro, ossia l’ante-nato e il discendente; questo segno doveva rappresen-tare il rapporto effettivo del passaggio da uno statoall’altro. Ed effettivamente anche la costellazione delCancro, nelle antiche pitture, viene spesso rappresen-tata in questo modo, come un asino e il suo puledro. Èutile conoscere questo. È un insegnamento importanteche aiuta l’uomo a comprendere, come anchenell’ascesa nel macrocosmo vi sia un siffatto passag-gio importante, per cui l’uomo si eleva al mondo spi-rituale, ma deve poi procurarsi delle nuove illumina-zioni. Questo viene descritto correttamente quando,nel linguaggio stellare, si rappresenta il sole fisico che

309

Page 310: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

attraversa la costellazione del Cancro e, dopo averraggiunto il punto culminante, discende nuovamente.Così è difatti, quando l’iniziando compie dapprimal’ascesa nel mondo spirituale per imparare a conosce-re le forze, e dopo averle conosciute, le riporta giùseco per renderle proficue all’umanità.

Tanto nel Vangelo di Matteo quanto negli altri Van-geli vien raccontato, che il Cristo Gesù prospetta que-sto ai discepoli. E vien raccontato in modo, che Eglinon agisce per mezzo della semplice parola, ma chepresenta ai suoi discepoli l’immaginazione, il quadrovivente del suo muovere incontro a quelle altezze, allequali l’umanità deve ormai salire per mezzo della pro-pria evoluzione. Allora Egli si serve dell’immaginedell’asino e del suo puledro: cioè, Egli conduce i di-scepoli alla comprensione di ciò che nella vita spiri-tuale corrisponde alla costellazione del Cancro. Que-sta è dunque espressione di qualcosa che è successonei rapporti viventi spirituali fra il Cristo e i suoi di-scepoli, è cosa di tale maestà e grandiosità che nonpuò essere espressa con parole umane di alcun lin-guaggio, occorre per esprimerla che il Cristo conducai discepoli nelle condizioni del mondo spirituale, eprocuri loro nelle condizioni fisiche delle riproduzionidel mondo macrocosmico. Allora Egli li conduce inalto fino al punto, in cui le forze degl’iniziati diventa-no nuovamente utili per l’umanità. Là Egli sta adun’altezza che si può indicare soltanto dicendo: Eglista all’altezza solare, nel segno del Cancro! Nessuna

310

attraversa la costellazione del Cancro e, dopo averraggiunto il punto culminante, discende nuovamente.Così è difatti, quando l’iniziando compie dapprimal’ascesa nel mondo spirituale per imparare a conosce-re le forze, e dopo averle conosciute, le riporta giùseco per renderle proficue all’umanità.

Tanto nel Vangelo di Matteo quanto negli altri Van-geli vien raccontato, che il Cristo Gesù prospetta que-sto ai discepoli. E vien raccontato in modo, che Eglinon agisce per mezzo della semplice parola, ma chepresenta ai suoi discepoli l’immaginazione, il quadrovivente del suo muovere incontro a quelle altezze, allequali l’umanità deve ormai salire per mezzo della pro-pria evoluzione. Allora Egli si serve dell’immaginedell’asino e del suo puledro: cioè, Egli conduce i di-scepoli alla comprensione di ciò che nella vita spiri-tuale corrisponde alla costellazione del Cancro. Que-sta è dunque espressione di qualcosa che è successonei rapporti viventi spirituali fra il Cristo e i suoi di-scepoli, è cosa di tale maestà e grandiosità che nonpuò essere espressa con parole umane di alcun lin-guaggio, occorre per esprimerla che il Cristo conducai discepoli nelle condizioni del mondo spirituale, eprocuri loro nelle condizioni fisiche delle riproduzionidel mondo macrocosmico. Allora Egli li conduce inalto fino al punto, in cui le forze degl’iniziati diventa-no nuovamente utili per l’umanità. Là Egli sta adun’altezza che si può indicare soltanto dicendo: Eglista all’altezza solare, nel segno del Cancro! Nessuna

310

Page 311: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

meraviglia perciò se il Vangelo di Matteo a questopunto fa notare, che la vita del Cristo nella sua epocaterrena è arrivata all’apice, e possentemente vi accen-na con le parole: «Osanna nel più alto dei Cieli». – Inquesto ogni suono è scelto in modo, che per mezzo diciò che allora si verifica i discepoli si sviluppano, per-chè a sua volta, per mezzo di quello che si svolge inloro, possa svilupparsi nell’umanità ciò che ha potutoessere portato nell’evoluzione di essa dal Cristo Gesù.

E la storia della Pasqua, che segue, altro non è chel’affluire reale e vivente di ciò che doveva dapprimascorrere nei discepoli come un insegnamento – e poifluire magicamente nell’umanità, per mezzo delle for-ze emanate dal Mistero del Golgotha. È così che dob-biamo comprendere la continuazione del Vangelo diMatteo. Comprenderemo allora pure come lo scrittoredel Vangelo di Matteo sia sempre rimasto cosciente,che egli, per così dire, deve far notare il contrasto fral’insegnamento vivente, che è stato udito dalle altezzecosmiche e che vale per i discepoli, e quello che puòessere presentato a coloro che stanno al di fuori, e chenon sono ricettivi per le forze del Cristo stesso. Perciòincontriamo tutti quei particolari nei «discorsi con gliScribi e i Farisei» che esamineremo domani. Oggiperò vogliamo ancora far notare, che il Cristo Gesù,dopo aver condotto innanzi i suoi discepoli per quantoera possibile, li ha fatto prender parte alle tappe, allequali l’iniziando viene condotto, e ha fatto loro vedereche, se seguono questa via, sperimenteranno essi stes-

311

meraviglia perciò se il Vangelo di Matteo a questopunto fa notare, che la vita del Cristo nella sua epocaterrena è arrivata all’apice, e possentemente vi accen-na con le parole: «Osanna nel più alto dei Cieli». – Inquesto ogni suono è scelto in modo, che per mezzo diciò che allora si verifica i discepoli si sviluppano, per-chè a sua volta, per mezzo di quello che si svolge inloro, possa svilupparsi nell’umanità ciò che ha potutoessere portato nell’evoluzione di essa dal Cristo Gesù.

E la storia della Pasqua, che segue, altro non è chel’affluire reale e vivente di ciò che doveva dapprimascorrere nei discepoli come un insegnamento – e poifluire magicamente nell’umanità, per mezzo delle for-ze emanate dal Mistero del Golgotha. È così che dob-biamo comprendere la continuazione del Vangelo diMatteo. Comprenderemo allora pure come lo scrittoredel Vangelo di Matteo sia sempre rimasto cosciente,che egli, per così dire, deve far notare il contrasto fral’insegnamento vivente, che è stato udito dalle altezzecosmiche e che vale per i discepoli, e quello che puòessere presentato a coloro che stanno al di fuori, e chenon sono ricettivi per le forze del Cristo stesso. Perciòincontriamo tutti quei particolari nei «discorsi con gliScribi e i Farisei» che esamineremo domani. Oggiperò vogliamo ancora far notare, che il Cristo Gesù,dopo aver condotto innanzi i suoi discepoli per quantoera possibile, li ha fatto prender parte alle tappe, allequali l’iniziando viene condotto, e ha fatto loro vedereche, se seguono questa via, sperimenteranno essi stes-

311

Page 312: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

si il proprio sviluppo nel mondo spirituale del macro-cosmo, perchè essi hanno disposizione all’iniziazione,e questa sta dinanzi a loro; essi così si svilupperannonel mondo macrocosmico, dove potranno conosceresempre più la vera natura del Cristo, dell’Essere cheriempie tutti gli spazii spirituali, e che ha avuto la suapersonificazione in Gesù di Nazareth. Cristo ha dovu-to dire ai suoi discepoli, che essi andavano maturandoverso questa iniziazione, che diventerebbero iniziatidell’umanità. Egli poteva anche richiamare la loro at-tenzione sul fatto, che ci si può sviluppare all’inizia-zione indipendente soltanto lasciando con pazienza eperseveranza maturare l’interiorità.

Che cosa deve dunque svilupparsi nell’interioritàdell’uomo, quando l’interiorità va diventando semprepiù possente e l’uomo evolve la forza chiaroveggentesuperiore? – Le sue disposizioni devono svilupparsi inmodo, che egli possa accogliere le forze della Perso-nalità spirituale, dello Spirito Vitale e dell’Uomo-Spi-rito. Ma la penetrazione dall’alto di quella forza cherende l’uomo iniziato, che lo fa partecipare ai Regnidei Cieli, dipende dal momento in cui l’uomo può di-ventare maturo, dipende dal Karma del singolo. Chi saquesto? Soltanto gli iniziati più elevati lo sanno; colo-ro che stanno sui gradini inferiori dell’iniziazione an-cora non lo sanno. Quando qualche individualità èmatura per elevarsi nel mondo spirituale, arriva ancheper lei l’ora di penetrarci. Viene certamente; ma inmodo, che l’uomo non se l’aspetta, viene come il la-

312

si il proprio sviluppo nel mondo spirituale del macro-cosmo, perchè essi hanno disposizione all’iniziazione,e questa sta dinanzi a loro; essi così si svilupperannonel mondo macrocosmico, dove potranno conosceresempre più la vera natura del Cristo, dell’Essere cheriempie tutti gli spazii spirituali, e che ha avuto la suapersonificazione in Gesù di Nazareth. Cristo ha dovu-to dire ai suoi discepoli, che essi andavano maturandoverso questa iniziazione, che diventerebbero iniziatidell’umanità. Egli poteva anche richiamare la loro at-tenzione sul fatto, che ci si può sviluppare all’inizia-zione indipendente soltanto lasciando con pazienza eperseveranza maturare l’interiorità.

Che cosa deve dunque svilupparsi nell’interioritàdell’uomo, quando l’interiorità va diventando semprepiù possente e l’uomo evolve la forza chiaroveggentesuperiore? – Le sue disposizioni devono svilupparsi inmodo, che egli possa accogliere le forze della Perso-nalità spirituale, dello Spirito Vitale e dell’Uomo-Spi-rito. Ma la penetrazione dall’alto di quella forza cherende l’uomo iniziato, che lo fa partecipare ai Regnidei Cieli, dipende dal momento in cui l’uomo può di-ventare maturo, dipende dal Karma del singolo. Chi saquesto? Soltanto gli iniziati più elevati lo sanno; colo-ro che stanno sui gradini inferiori dell’iniziazione an-cora non lo sanno. Quando qualche individualità èmatura per elevarsi nel mondo spirituale, arriva ancheper lei l’ora di penetrarci. Viene certamente; ma inmodo, che l’uomo non se l’aspetta, viene come il la-

312

Page 313: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dro di notte! Ma come si sviluppa l’uomo nel mondospirituale?

I Misteri antichi – e sotto un dato rapporto anche inuovi – avevano tre gradini per l’iniziazione macroco-smica; il primo era quello in cui l’uomo si sviluppavain modo da percepire tutto ciò che si può percepire permezzo della Personalità Spirituale; allora egli non èsoltanto un uomo nel nuovo senso, bensì si è sviluppa-to a ciò che in ordine alle gerarchie si chiama la «na-tura angelica»; questa è la gerarchia che sta immedia-tamente al di sopra dell’uomo. Nei misteri persiani an-che colui che si sviluppava nel macrocosmo, di guisache la Personalità Spirituale agiva in lui, si chiamavaun «Persiano», perchè un tale uomo non era più unsingolo, – bensì apparteneva all’angiolo del popolopersiano; oppure lo si chiamava anche addirittura Na-tura di Angiolo – o di Dio. Il grado seguente è quello,in cui si desta corrispondentemente lo Spirito-Vitale;un uomo su questo gradino si chiamava un «eroe sola-re», nel senso dei misteri persiani, perchè egli acco-glieva allora la forza del sole, si evolveva dal basso inalto verso le forze del sole, dove la forza spirituale delsole veniva incontro alla Terra; – lo si chiamava peròanche un «Figliolo del Padre». E colui in cui domina-va l’Atma o l’Uomo-Spirito si chiamava negli antichimisteri il «Padre». Questi erano i tre gradini dell’ini-ziando: angiolo, figliolo o eroe del sole – e Padre.

Soltanto gl’iniziati superiori possono giudicarequando l’iniziazione può risvegliarsi nell’uomo. Per-

313

dro di notte! Ma come si sviluppa l’uomo nel mondospirituale?

I Misteri antichi – e sotto un dato rapporto anche inuovi – avevano tre gradini per l’iniziazione macroco-smica; il primo era quello in cui l’uomo si sviluppavain modo da percepire tutto ciò che si può percepire permezzo della Personalità Spirituale; allora egli non èsoltanto un uomo nel nuovo senso, bensì si è sviluppa-to a ciò che in ordine alle gerarchie si chiama la «na-tura angelica»; questa è la gerarchia che sta immedia-tamente al di sopra dell’uomo. Nei misteri persiani an-che colui che si sviluppava nel macrocosmo, di guisache la Personalità Spirituale agiva in lui, si chiamavaun «Persiano», perchè un tale uomo non era più unsingolo, – bensì apparteneva all’angiolo del popolopersiano; oppure lo si chiamava anche addirittura Na-tura di Angiolo – o di Dio. Il grado seguente è quello,in cui si desta corrispondentemente lo Spirito-Vitale;un uomo su questo gradino si chiamava un «eroe sola-re», nel senso dei misteri persiani, perchè egli acco-glieva allora la forza del sole, si evolveva dal basso inalto verso le forze del sole, dove la forza spirituale delsole veniva incontro alla Terra; – lo si chiamava peròanche un «Figliolo del Padre». E colui in cui domina-va l’Atma o l’Uomo-Spirito si chiamava negli antichimisteri il «Padre». Questi erano i tre gradini dell’ini-ziando: angiolo, figliolo o eroe del sole – e Padre.

Soltanto gl’iniziati superiori possono giudicarequando l’iniziazione può risvegliarsi nell’uomo. Per-

313

Page 314: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ciò il Cristo diceva: L’iniziazione verrà, se procedetepiù oltre sulle vie per le quali ora vi ho condotti, sali-rete nei Regni dei Cieli; ma l’ora non è conosciuta nèdagli angioli – che sono iniziati con la Personalità Spi-rituale, – nè dal Figliolo, – cioè, da coloro che sonoiniziati con lo Spirito-Vitale, – ma soltanto dagl’ini-ziati più elevati che sono iniziati col «Padre». NelVangelo di Matteo, perciò, troviamo qui di nuovo del-le parole assolutamente conformi alla tradizione deimisteri. E vedremo che l’annunzio dei Regni dei Cielialtro non è che la predizione ai discepoli, che essi spe-rimenteranno l’iniziazione. Il Cristo Gesù del Vangelodi Matteo esprime chiaramente, che Egli intende ap-punto questo. Se si legge il passo in quistione corretta-mente, risulta evidente, che il Cristo accenna a deglispeciali insegnamenti allora correnti, sul modo diascendere nei Regni dei Cieli. Questo svilupparsi perpenetrare nei Regni dei Cieli era stato allora interpre-tato materialisticamente, perchè si credeva che tutta laTerra vi avrebbe partecipato, mentre si sarebbe dovutosapere, che soltanto alcuni degl’iniziandi arrivavano asvilupparsi per mezzo della loro iniziazione; cioè, re-gnava l’opinione fra alcune persone, che ben presto sisarebbe verificata materialmente una trasformazionedella Terra in Cielo. E il Cristo richiama specialmentel’attenzione sul fatto, che alcuni avranno quella cre-denza; Egli li chiama Profeti mentitori e falsi Messia.Perciò è veramente strano, che oggidì ancora alcunidegl’interpreti dei Vangeli raccontino, che l’idea del

314

ciò il Cristo diceva: L’iniziazione verrà, se procedetepiù oltre sulle vie per le quali ora vi ho condotti, sali-rete nei Regni dei Cieli; ma l’ora non è conosciuta nèdagli angioli – che sono iniziati con la Personalità Spi-rituale, – nè dal Figliolo, – cioè, da coloro che sonoiniziati con lo Spirito-Vitale, – ma soltanto dagl’ini-ziati più elevati che sono iniziati col «Padre». NelVangelo di Matteo, perciò, troviamo qui di nuovo del-le parole assolutamente conformi alla tradizione deimisteri. E vedremo che l’annunzio dei Regni dei Cielialtro non è che la predizione ai discepoli, che essi spe-rimenteranno l’iniziazione. Il Cristo Gesù del Vangelodi Matteo esprime chiaramente, che Egli intende ap-punto questo. Se si legge il passo in quistione corretta-mente, risulta evidente, che il Cristo accenna a deglispeciali insegnamenti allora correnti, sul modo diascendere nei Regni dei Cieli. Questo svilupparsi perpenetrare nei Regni dei Cieli era stato allora interpre-tato materialisticamente, perchè si credeva che tutta laTerra vi avrebbe partecipato, mentre si sarebbe dovutosapere, che soltanto alcuni degl’iniziandi arrivavano asvilupparsi per mezzo della loro iniziazione; cioè, re-gnava l’opinione fra alcune persone, che ben presto sisarebbe verificata materialmente una trasformazionedella Terra in Cielo. E il Cristo richiama specialmentel’attenzione sul fatto, che alcuni avranno quella cre-denza; Egli li chiama Profeti mentitori e falsi Messia.Perciò è veramente strano, che oggidì ancora alcunidegl’interpreti dei Vangeli raccontino, che l’idea del

314

Page 315: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

materiale avvicinarsi di un regno divino sia stato uninsegnamento di Cristo Gesù stesso. Chi può vera-mente leggere il Vangelo di Matteo sa che il Cristo in-tende parlare di un processo spirituale, verso il qualel’iniziando si sviluppa, al quale però nel corsodell’evoluzione della Terra l’intiera umanità, che si at-tiene al Cristo, si svilupperà – ma si svilupperà inquanto la Terra stessa si spiritualizza.

Da questo aspetto pure dobbiamo esaminare pro-fondamente l’intiera costruzione del Vangelo di Mat-teo e allora, anche di fronte a quest’ultimo, c’invadeun sentimento di profonda venerazione, tanto più chenessun altro Vangelo ci conduce così facilmente a rile-vare in modo esatto come il Cristo Gesù istruisca isuoi discepoli anzitutto dal punto di vista dell’Io. Ve-diamo attorno a Lui i suoi discepoli, che vedono ope-rare attraverso il corpo umano le forze del cosmo. Lovediamo condurre i suoi discepoli per mano, perchèessi possano imparare ciò che l’iniziando impara. Sco-priamo dei rapporti umani e come essi si possano for-mare attorno al Cristo Gesù. È questo che ci rende ilVangelo di Matteo così umanamente affine. Per mezzodi questo Vangelo impariamo così bene a conoscerel’Uomo, Gesù di Nazareth, il portatore del Cristo; im-pariamo a conoscere tutto ciò che Egli opera nel men-tre discende nella natura umana. Sì, perfino i processicelesti sono rivestiti nei fatti del Vangelo di Matteo dicondizioni quanto mai umane. E come questo si veri-fichi pure in altri casi e non soltanto per le condizioni

315

materiale avvicinarsi di un regno divino sia stato uninsegnamento di Cristo Gesù stesso. Chi può vera-mente leggere il Vangelo di Matteo sa che il Cristo in-tende parlare di un processo spirituale, verso il qualel’iniziando si sviluppa, al quale però nel corsodell’evoluzione della Terra l’intiera umanità, che si at-tiene al Cristo, si svilupperà – ma si svilupperà inquanto la Terra stessa si spiritualizza.

Da questo aspetto pure dobbiamo esaminare pro-fondamente l’intiera costruzione del Vangelo di Mat-teo e allora, anche di fronte a quest’ultimo, c’invadeun sentimento di profonda venerazione, tanto più chenessun altro Vangelo ci conduce così facilmente a rile-vare in modo esatto come il Cristo Gesù istruisca isuoi discepoli anzitutto dal punto di vista dell’Io. Ve-diamo attorno a Lui i suoi discepoli, che vedono ope-rare attraverso il corpo umano le forze del cosmo. Lovediamo condurre i suoi discepoli per mano, perchèessi possano imparare ciò che l’iniziando impara. Sco-priamo dei rapporti umani e come essi si possano for-mare attorno al Cristo Gesù. È questo che ci rende ilVangelo di Matteo così umanamente affine. Per mezzodi questo Vangelo impariamo così bene a conoscerel’Uomo, Gesù di Nazareth, il portatore del Cristo; im-pariamo a conoscere tutto ciò che Egli opera nel men-tre discende nella natura umana. Sì, perfino i processicelesti sono rivestiti nei fatti del Vangelo di Matteo dicondizioni quanto mai umane. E come questo si veri-fichi pure in altri casi e non soltanto per le condizioni

315

Page 316: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dell’iniziazione parleremo nella prossima e ultimaconferenza.

316

dell’iniziazione parleremo nella prossima e ultimaconferenza.

316

Page 317: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

XII

Quando consideriamo l’evoluzione dell’umanità ecome, nel senso della nostra scienza dello Spirito, essaproceda di grado in grado, deve in essa apparirci spe-cialmente importante il fatto, che l’uomo – tornandosempre a incarnarsi nelle varie singole epoche –ascende e raggiunge dei gradi di perfezione semprepiù elevati, per poter finalmente trasformare nel suointimo, a poco a poco, in forze di azione, le speciali fi-nalità adeguate appunto ai singoli gradi planetari dievoluzione. Vediamo così da un canto l’uomo ascen-dere e tendere con questa evoluzione al suo scopo di-vino. Ma l’uomo non potrebbe mai evolversi finoall’altezza a cui deve elevarsi, se non venisse, in certomodo, aiutato da entità, le quali hanno percorsonell’universo vie di evoluzione diverse da quelladell’uomo. Di tempo in tempo, – così possiamo espri-merci – degli esseri penetrano da altre sfere nella no-stra evoluzione terrestre e si uniscono con l’evoluzio-ne umana per inalzare l’uomo alla loro propria altez-za. Possiamo esprimere questo in modo generale, per-fino per i passati stati planetari della nostra esistenzaterrestre, dicendo, per esempio, che già nell’anticafase saturnea, delle entità elevate, i Troni, hanno sacri-

317

XII

Quando consideriamo l’evoluzione dell’umanità ecome, nel senso della nostra scienza dello Spirito, essaproceda di grado in grado, deve in essa apparirci spe-cialmente importante il fatto, che l’uomo – tornandosempre a incarnarsi nelle varie singole epoche –ascende e raggiunge dei gradi di perfezione semprepiù elevati, per poter finalmente trasformare nel suointimo, a poco a poco, in forze di azione, le speciali fi-nalità adeguate appunto ai singoli gradi planetari dievoluzione. Vediamo così da un canto l’uomo ascen-dere e tendere con questa evoluzione al suo scopo di-vino. Ma l’uomo non potrebbe mai evolversi finoall’altezza a cui deve elevarsi, se non venisse, in certomodo, aiutato da entità, le quali hanno percorsonell’universo vie di evoluzione diverse da quelladell’uomo. Di tempo in tempo, – così possiamo espri-merci – degli esseri penetrano da altre sfere nella no-stra evoluzione terrestre e si uniscono con l’evoluzio-ne umana per inalzare l’uomo alla loro propria altez-za. Possiamo esprimere questo in modo generale, per-fino per i passati stati planetari della nostra esistenzaterrestre, dicendo, per esempio, che già nell’anticafase saturnea, delle entità elevate, i Troni, hanno sacri-

317

Page 318: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

ficato la loro sostanza di Volontà, perchè da essa ve-nisse formato il primo germe del corpo fisico umano.Questo è soltanto un esempio in grande. Ma delle en-tità discendono sempre nell’umanità – è permesso ser-virci di questa espressione – le quali nella loro evolu-zione hanno preceduto l’uomo; ed esse si unisconoall’evoluzione umana dimorando temporaneamente inun’anima umana, dentro a un essere umano, o, comesi suol dire, assumendo forma umana; se si vuoleesprimere più superficialmente si può dire, che sorgo-no nell’anima umana come una forza ispiratrice, chepenetra in quest’anima umana di guisa che un siffattoessere umano viene animato da un Dio, e può esercita-re nell’evoluzione una maggiore azione di quella chead un altro uomo non sia dato esercitare.

La nostra epoca, compenetrata di concezioni livel-latrici e materialistiche, non ode volentieri tali cose.Vorrei dire: la nostra epoca serba soltanto un ultimorudimento dell’idea appunto espressa, e cioè, che unuomo possa peregrinare per il mondo, compenetrato,in certo modo, da un’entità discesa da regioni superio-ri che parla a lui. Se all’uomo moderno venisse propo-sto di accogliere un’idea siffatta, egli la respingereb-be, reputandola un assoluto pregiudizio. Ma l’uomonondimeno ha conservato un residuo di quell’idea an-che nella nostra epoca materialistica, sebbene questoresiduo si nasconda in lui sotto forma di credenza in-cosciente nei miracoli; egli crede, cioè, ancora al sor-gere qua o là di personalità geniali, di «genii». Dalla

318

ficato la loro sostanza di Volontà, perchè da essa ve-nisse formato il primo germe del corpo fisico umano.Questo è soltanto un esempio in grande. Ma delle en-tità discendono sempre nell’umanità – è permesso ser-virci di questa espressione – le quali nella loro evolu-zione hanno preceduto l’uomo; ed esse si unisconoall’evoluzione umana dimorando temporaneamente inun’anima umana, dentro a un essere umano, o, comesi suol dire, assumendo forma umana; se si vuoleesprimere più superficialmente si può dire, che sorgo-no nell’anima umana come una forza ispiratrice, chepenetra in quest’anima umana di guisa che un siffattoessere umano viene animato da un Dio, e può esercita-re nell’evoluzione una maggiore azione di quella chead un altro uomo non sia dato esercitare.

La nostra epoca, compenetrata di concezioni livel-latrici e materialistiche, non ode volentieri tali cose.Vorrei dire: la nostra epoca serba soltanto un ultimorudimento dell’idea appunto espressa, e cioè, che unuomo possa peregrinare per il mondo, compenetrato,in certo modo, da un’entità discesa da regioni superio-ri che parla a lui. Se all’uomo moderno venisse propo-sto di accogliere un’idea siffatta, egli la respingereb-be, reputandola un assoluto pregiudizio. Ma l’uomonondimeno ha conservato un residuo di quell’idea an-che nella nostra epoca materialistica, sebbene questoresiduo si nasconda in lui sotto forma di credenza in-cosciente nei miracoli; egli crede, cioè, ancora al sor-gere qua o là di personalità geniali, di «genii». Dalla

318

Page 319: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

grande massa degli uomini, anche per l’abituale co-scienza umana, emergono dei genii, dei quali si dice:nella loro anima germogliano capacità diverse daquelle che ordinariamente si trovano nella natura uma-na. A questi «genii» si crede ancora, per lo meno nellanostra epoca. Ma vi sono però anche dei circoli, in cuinon si crede più ai genii e in cui vien decretato chenon ve ne sono, perchè il pensiero materialistico noncomprende più i fatti della vita spirituale. Ma fra lamaggior parte degli uomini ancora persiste la creden-za nei «genii». E se non vogliamo ritenere che la cre-denza sia completamente vuota, si deve dire, che per iltramite di un genio che voglia far progredire l’evolu-zione dell’umanità, parla, della natura umana, una for-za diversa dalle abituali forze umane. [Nota 11] Seperò si tenesse il debito conto degl’insegnamenti checonoscono il vero stato di fatto riguardo a tali genii, cisi renderebbe conto, quando un uomo si presentacome subitamente invaso da qualcosa di straordinaria-mente buono, grande e possente, che una forza spiri-tuale è discesa in lui e ha preso, in certo qual modo,possesso di quello in cui siffatte entità devono agire –cioè, dell’interiorità dell’uomo stesso. Al pensatoreantroposofico dovrebbe riuscire evidente, a priori, chequeste due cose sono possibili: e cioè, l’elevazioneevolutiva dell’uomo verso le altezze divine – e la di-scesa di entità divino-spirituali in corpi umani o inanime umane.

319

grande massa degli uomini, anche per l’abituale co-scienza umana, emergono dei genii, dei quali si dice:nella loro anima germogliano capacità diverse daquelle che ordinariamente si trovano nella natura uma-na. A questi «genii» si crede ancora, per lo meno nellanostra epoca. Ma vi sono però anche dei circoli, in cuinon si crede più ai genii e in cui vien decretato chenon ve ne sono, perchè il pensiero materialistico noncomprende più i fatti della vita spirituale. Ma fra lamaggior parte degli uomini ancora persiste la creden-za nei «genii». E se non vogliamo ritenere che la cre-denza sia completamente vuota, si deve dire, che per iltramite di un genio che voglia far progredire l’evolu-zione dell’umanità, parla, della natura umana, una for-za diversa dalle abituali forze umane. [Nota 11] Seperò si tenesse il debito conto degl’insegnamenti checonoscono il vero stato di fatto riguardo a tali genii, cisi renderebbe conto, quando un uomo si presentacome subitamente invaso da qualcosa di straordinaria-mente buono, grande e possente, che una forza spiri-tuale è discesa in lui e ha preso, in certo qual modo,possesso di quello in cui siffatte entità devono agire –cioè, dell’interiorità dell’uomo stesso. Al pensatoreantroposofico dovrebbe riuscire evidente, a priori, chequeste due cose sono possibili: e cioè, l’elevazioneevolutiva dell’uomo verso le altezze divine – e la di-scesa di entità divino-spirituali in corpi umani o inanime umane.

319

Page 320: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Nel mio dramma «Il Mistero dei Rosacroce»l’attenzione viene a un dato punto richiamata sul fatto,che quando qualche evento importante deve verificar-si nell’evoluzione dell’umanità, un essere divino deve,per così dire, unirsi a un’anima umana e compenetrar-la. Questa è una necessità dell’evoluzione dell’umani-tà.

Per comprendere questo fatto, nei riguardi della no-stra evoluzione spirituale terrestre, ricordiamoci comela Terra, al suo inizio, fosse ancora unita col sole, dacui oggi sta distaccata, e che è soltanto più tardi, a undato momento del remotissimo passato, che il sole e laTerra si sono separati. L’antroposofo naturalmente sa,che con ciò non si tratta di un semplice distacco mate-riale della materia terrestre da quella solare, sibbenedel distaccarsi delle entità divino-spirituali che eranocollegate col sole, o con gli altri pianeti materiali.Dopo il distacco della Terra dal sole rimasero unitecon la Terra alcune entità spirituali, mentre rimaserounite col sole altre entità spirituali, le quali, perchè sierano sviluppate oltre le condizioni terrestri, non pote-vano completare la loro ulteriore evoluzione cosmicasulla Terra, ma uscirono dalla medesima e trasferironola loro dimora sul sole. Abbiamo dunque il fatto, cheuna specie di entità spirituali rimase più strettamenteunita con la Terra, mentre le altre entità effondevanodal sole la loro azione sull’esistenza terrestre. Dopo ildistacco del sole vi sono dunque, per così dire, duecampi d’azione; il campo d’azione della Terra con le

320

Nel mio dramma «Il Mistero dei Rosacroce»l’attenzione viene a un dato punto richiamata sul fatto,che quando qualche evento importante deve verificar-si nell’evoluzione dell’umanità, un essere divino deve,per così dire, unirsi a un’anima umana e compenetrar-la. Questa è una necessità dell’evoluzione dell’umani-tà.

Per comprendere questo fatto, nei riguardi della no-stra evoluzione spirituale terrestre, ricordiamoci comela Terra, al suo inizio, fosse ancora unita col sole, dacui oggi sta distaccata, e che è soltanto più tardi, a undato momento del remotissimo passato, che il sole e laTerra si sono separati. L’antroposofo naturalmente sa,che con ciò non si tratta di un semplice distacco mate-riale della materia terrestre da quella solare, sibbenedel distaccarsi delle entità divino-spirituali che eranocollegate col sole, o con gli altri pianeti materiali.Dopo il distacco della Terra dal sole rimasero unitecon la Terra alcune entità spirituali, mentre rimaserounite col sole altre entità spirituali, le quali, perchè sierano sviluppate oltre le condizioni terrestri, non pote-vano completare la loro ulteriore evoluzione cosmicasulla Terra, ma uscirono dalla medesima e trasferironola loro dimora sul sole. Abbiamo dunque il fatto, cheuna specie di entità spirituali rimase più strettamenteunita con la Terra, mentre le altre entità effondevanodal sole la loro azione sull’esistenza terrestre. Dopo ildistacco del sole vi sono dunque, per così dire, duecampi d’azione; il campo d’azione della Terra con le

320

Page 321: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

sue entità... e il campo d’azione del sole con le sue en-tità. Orbene, quelle entità spirituali che da una sferasuperiore possono essere utili all’uomo, sono appuntoquelle, le quali dalla Terra hanno trasferito il lorocampo d’azione sul sole. E dalla sfera degli esseri cheappartengono al campo d’azione del sole provengonoquelle entità, che di tempo in tempo si uniscono conl’umanità della Terra, per far progredire l’evoluzioneterrestre e quella dell’umanità.

Nei miti dei popoli sempre troviamo questi «eroisolari», delle entità, cioè, che dalle sfere spiritualiesercitano la loro azione nell’evoluzione dell’umanità.E un uomo pervaso, compenetrato da un’entità solaresiffatta si trova essere, rispetto a ciò che si affacciaesteriormente, un’entità molto superiore di quel che anoi non palesi. L’esteriore è un’illusione, è Maya – edietro alla Maya sta il vero essere; e questo può essereintuito soltanto da chi può penetrare con lo sguardonelle profondità più intime di una natura siffatta.

Nei misteri sempre è stato conosciuto e ancora siconosce questo duplice aspetto del corso evolutivodell’umanità. Si distinguevano e ancora si distinguo-no, per così dire, degli spiriti divini che discendonodalle sfere spirituali – e degli uomini che dalla Terraascendono agli arcani spirituali attraverso l’iniziazio-ne. – Quale entità è quella del Cristo?

Abbiamo visto ieri, che indicandolo come «il Cri-sto, il Figliolo del Dio vivente», Egli è un’entità di-scendente. Se si volesse denominare con un termine

321

sue entità... e il campo d’azione del sole con le sue en-tità. Orbene, quelle entità spirituali che da una sferasuperiore possono essere utili all’uomo, sono appuntoquelle, le quali dalla Terra hanno trasferito il lorocampo d’azione sul sole. E dalla sfera degli esseri cheappartengono al campo d’azione del sole provengonoquelle entità, che di tempo in tempo si uniscono conl’umanità della Terra, per far progredire l’evoluzioneterrestre e quella dell’umanità.

Nei miti dei popoli sempre troviamo questi «eroisolari», delle entità, cioè, che dalle sfere spiritualiesercitano la loro azione nell’evoluzione dell’umanità.E un uomo pervaso, compenetrato da un’entità solaresiffatta si trova essere, rispetto a ciò che si affacciaesteriormente, un’entità molto superiore di quel che anoi non palesi. L’esteriore è un’illusione, è Maya – edietro alla Maya sta il vero essere; e questo può essereintuito soltanto da chi può penetrare con lo sguardonelle profondità più intime di una natura siffatta.

Nei misteri sempre è stato conosciuto e ancora siconosce questo duplice aspetto del corso evolutivodell’umanità. Si distinguevano e ancora si distinguo-no, per così dire, degli spiriti divini che discendonodalle sfere spirituali – e degli uomini che dalla Terraascendono agli arcani spirituali attraverso l’iniziazio-ne. – Quale entità è quella del Cristo?

Abbiamo visto ieri, che indicandolo come «il Cri-sto, il Figliolo del Dio vivente», Egli è un’entità di-scendente. Se si volesse denominare con un termine

321

Page 322: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

della filosofia orientale lo si chiamerebbe un’entità«avatarica», un Dio discendente. Ma si tratta di unasiffatta entità discendente soltanto a partire da un de-terminato momento. Quella che deve apparirci cometale ci viene descritta dai quattro Evangelisti – Matteo– Marco – Luca e Giovanni – da tutti e quattro. Almomento del battesimo di Giovanni questa entità di-scende, per così dire, dalla sfera dell’esistenza solaresulla nostra Terra e si unisce con un’entità umana.Dobbiamo ora renderci chiaramente conto, che nelsenso dei quattro Evangelisti questa entità solare è piùgrande delle altre entità avatariche, più grande deglialtri esseri solari che mai siano discesi. Perciò essa ri-chiede che dagli uomini le cresca a sua volta incontro,per così dire, un’entità umana appositamente prepara-ta. Dell’essere solare dunque, del «Figlio del Dio vi-vente», che viene incontro all’uomo per aiutarnel’evoluzione, ci parlano i quattro Evangelisti; diquell’uomo invece, il quale gli cresce incontro per po-ter accogliere questo Essere solare, ci parlano soltantoil Vangelo di Matteo e il Vangelo di Luca. Essi riferi-scono come l’uomo aspiri e tenda per trent’anni versoil grande momento, in cui egli potrà accogliere in sèl’Essere solare. E poichè l’Entità che indichiamocome Entità-Cristo è un’Entità così universale, cosìvasta, gli involucri corporei capaci di poter accoglierequesto Essere non possono venir preparati in modosemplice. Occorre che all’Essere solare discendentevadano crescendo incontro un involucro fisico e un in-

322

della filosofia orientale lo si chiamerebbe un’entità«avatarica», un Dio discendente. Ma si tratta di unasiffatta entità discendente soltanto a partire da un de-terminato momento. Quella che deve apparirci cometale ci viene descritta dai quattro Evangelisti – Matteo– Marco – Luca e Giovanni – da tutti e quattro. Almomento del battesimo di Giovanni questa entità di-scende, per così dire, dalla sfera dell’esistenza solaresulla nostra Terra e si unisce con un’entità umana.Dobbiamo ora renderci chiaramente conto, che nelsenso dei quattro Evangelisti questa entità solare è piùgrande delle altre entità avatariche, più grande deglialtri esseri solari che mai siano discesi. Perciò essa ri-chiede che dagli uomini le cresca a sua volta incontro,per così dire, un’entità umana appositamente prepara-ta. Dell’essere solare dunque, del «Figlio del Dio vi-vente», che viene incontro all’uomo per aiutarnel’evoluzione, ci parlano i quattro Evangelisti; diquell’uomo invece, il quale gli cresce incontro per po-ter accogliere questo Essere solare, ci parlano soltantoil Vangelo di Matteo e il Vangelo di Luca. Essi riferi-scono come l’uomo aspiri e tenda per trent’anni versoil grande momento, in cui egli potrà accogliere in sèl’Essere solare. E poichè l’Entità che indichiamocome Entità-Cristo è un’Entità così universale, cosìvasta, gli involucri corporei capaci di poter accoglierequesto Essere non possono venir preparati in modosemplice. Occorre che all’Essere solare discendentevadano crescendo incontro un involucro fisico e un in-

322

Page 323: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

volucro eterico preparati in modo affatto speciale; esa-minando il Vangelo di Matteo abbiamo veduto dadove essi provengano. Ma da quella medesima entitàdalla quale, nel senso del Vangelo di Matteo, sono sta-ti preparati per quell’Essere solare l’involucro fisico el’involucro eterico passati attraverso le quarantaduegenerazioni del popolo ebreo, da questi medesimi in-volucri non poteva al contempo venir preparatol’involucro astrale e neppure il veicolo del vero Io.Occorreva per questo una speciale organizzazione, laquale venne conseguita per mezzo di un’altra entitàumana, di cui ci racconta il Vangelo di Luca, quandoc’informa della storia giovanile del cosiddetto GesùNathanico. Abbiamo visto poi che i due Gesù – quellodi Matteo e quello di Luca – diventano uno solo, men-tre l’entità, la quale come entità-Io prese dapprimapossesso degl’involucri corporei di cui ci parla il Van-gelo di Matteo, ossia l’individualità di Zarathustra, ab-bandona il dodicenne Gesù del Vangelo di Matteo epenetra nel Gesù Nathanico del Vangelo di Luca, percontinuare in quest’ultimo a vivere e per formare ilcorpo astrale e il veicolo dell’Io, con le qualità cheessa individualità si era acquistate nel corpo fisico enel corpo eterico, appositamente preparati, del Gesù diMatteo; e ciò fece, perchè gli arti superiori potesseromaturare e accogliere nel trentesimo anno l’Entità chediscendeva dalle regioni superiori.

Se si volesse descrivere l’intiero procedimento nelsenso del Vangelo di Matteo, si dovrebbe dire: lo

323

volucro eterico preparati in modo affatto speciale; esa-minando il Vangelo di Matteo abbiamo veduto dadove essi provengano. Ma da quella medesima entitàdalla quale, nel senso del Vangelo di Matteo, sono sta-ti preparati per quell’Essere solare l’involucro fisico el’involucro eterico passati attraverso le quarantaduegenerazioni del popolo ebreo, da questi medesimi in-volucri non poteva al contempo venir preparatol’involucro astrale e neppure il veicolo del vero Io.Occorreva per questo una speciale organizzazione, laquale venne conseguita per mezzo di un’altra entitàumana, di cui ci racconta il Vangelo di Luca, quandoc’informa della storia giovanile del cosiddetto GesùNathanico. Abbiamo visto poi che i due Gesù – quellodi Matteo e quello di Luca – diventano uno solo, men-tre l’entità, la quale come entità-Io prese dapprimapossesso degl’involucri corporei di cui ci parla il Van-gelo di Matteo, ossia l’individualità di Zarathustra, ab-bandona il dodicenne Gesù del Vangelo di Matteo epenetra nel Gesù Nathanico del Vangelo di Luca, percontinuare in quest’ultimo a vivere e per formare ilcorpo astrale e il veicolo dell’Io, con le qualità cheessa individualità si era acquistate nel corpo fisico enel corpo eterico, appositamente preparati, del Gesù diMatteo; e ciò fece, perchè gli arti superiori potesseromaturare e accogliere nel trentesimo anno l’Entità chediscendeva dalle regioni superiori.

Se si volesse descrivere l’intiero procedimento nelsenso del Vangelo di Matteo, si dovrebbe dire: lo

323

Page 324: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

scrittore del Vangelo di Matteo considerava anzituttoquesto fatto: «Quale corpo fisico e quale corpo etericopossono servire una volta per dimora all’Entità-Cristosulla Terra?» E per virtù di ciò che egli sapeva, ri-spondeva alla domanda nel modo seguente: perchèquesto corpo fisico e questo corpo eterico potesseroallora venir preparati, occorreva, che attraverso lequarantadue generazioni del popolo ebreo tutti i ger-mi, che erano stati posti una volta in Abraham, si svi-luppassero completamente, in modo che, per via dieredità, venissero formati quello speciale corpo fisicoe quello speciale corpo eterico che appunto occorreva-no. Egli aggiungeva inoltre, che un corpo fisico e uncorpo eterico siffatti potevano essere strumenti e arne-si adatti soltanto se la grande individualità che avevapreparato l’umanità ad accogliere e a comprendere ilCristo, cioè, l’individualità di Zarathustra, se ne fosseprima servito; ed essa difatti se ne poteva servire, perquel tanto che questi strumenti offrivano la possibilitàdi un’evoluzione, e cioè, fino al dodicesimo anno;questa individualità ha dovuto poi abbandonare il cor-po del Gesù di Matteo e trasferirsi in certo modo nelcorpo del Gesù di Luca. Allora lo scrittore del Vange-lo di Matteo rivolge il suo sguardo al Gesù di Luca, ein questo segue ormai la vita di Zarathustra fino altrentesimo anno. Allora è arrivato il momento in cuiZarathustra ha portato il corpo astrale e l’Io a talepunto di perfezione, che egli può ormai sacrificare tut-to, perchè lo Spirito Solare, l’Entità delle sfere spiri-

324

scrittore del Vangelo di Matteo considerava anzituttoquesto fatto: «Quale corpo fisico e quale corpo etericopossono servire una volta per dimora all’Entità-Cristosulla Terra?» E per virtù di ciò che egli sapeva, ri-spondeva alla domanda nel modo seguente: perchèquesto corpo fisico e questo corpo eterico potesseroallora venir preparati, occorreva, che attraverso lequarantadue generazioni del popolo ebreo tutti i ger-mi, che erano stati posti una volta in Abraham, si svi-luppassero completamente, in modo che, per via dieredità, venissero formati quello speciale corpo fisicoe quello speciale corpo eterico che appunto occorreva-no. Egli aggiungeva inoltre, che un corpo fisico e uncorpo eterico siffatti potevano essere strumenti e arne-si adatti soltanto se la grande individualità che avevapreparato l’umanità ad accogliere e a comprendere ilCristo, cioè, l’individualità di Zarathustra, se ne fosseprima servito; ed essa difatti se ne poteva servire, perquel tanto che questi strumenti offrivano la possibilitàdi un’evoluzione, e cioè, fino al dodicesimo anno;questa individualità ha dovuto poi abbandonare il cor-po del Gesù di Matteo e trasferirsi in certo modo nelcorpo del Gesù di Luca. Allora lo scrittore del Vange-lo di Matteo rivolge il suo sguardo al Gesù di Luca, ein questo segue ormai la vita di Zarathustra fino altrentesimo anno. Allora è arrivato il momento in cuiZarathustra ha portato il corpo astrale e l’Io a talepunto di perfezione, che egli può ormai sacrificare tut-to, perchè lo Spirito Solare, l’Entità delle sfere spiri-

324

Page 325: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tuali, possa dall’alto prender dimora in essi. Questofatto viene indicato nel Battesimo di Giovanni.

Se volgiamo nuovamente il pensiero a quel distaccodella Terra dal sole e teniamo presente, che delle enti-tà si sono allora pure distaccate dalla Terra, le entità,cioè, di cui il Cristo era la Guida superiore, diremo: visono entità le quali estendono la loro azione soltanto apoco a poco sulla Terra, così come pure il Cristo hapotuto far sentire la sua influenza sulla Terra soltantonel corso del tempo. Ma il distacco solare era accom-pagnato anche da un altro fatto. A questo propositodobbiamo ricordarci di qualcosa già spesso detto; chel’antica esistenza di Saturno era relativamente sempli-ce come sostanzialità. Era un’esistenza nel fuoco o nelcalore. Sull’antico Saturno non vi erano ancora nè arianè acqua, e neppure l’etere luce. Questo si è presenta-to soltanto durante l’esistenza solare. Durante l’esi-stenza lunare vi si aggiunse poi come secondo stato didensificazione il liquido – e come ulteriore stato diraffinamento l’etere del suono, ossia sonoro. E duran-te l’esistenza terrestre vi si è aggiunto come stato didensificazione il solido, ossia lo stato terreo – e comestato di raffinamento ciò che chiamiamo l’etere vitale;abbiamo così sulla Terra calore, aria o gas, l’acqueo oil liquido, e lo stato solido o terreo – e come stati diraffinamento: l’etere luce, l’etere del suono o sonoro,e l’etere vitale che è lo stato eterico più raffinato chesi conosca.

325

tuali, possa dall’alto prender dimora in essi. Questofatto viene indicato nel Battesimo di Giovanni.

Se volgiamo nuovamente il pensiero a quel distaccodella Terra dal sole e teniamo presente, che delle enti-tà si sono allora pure distaccate dalla Terra, le entità,cioè, di cui il Cristo era la Guida superiore, diremo: visono entità le quali estendono la loro azione soltanto apoco a poco sulla Terra, così come pure il Cristo hapotuto far sentire la sua influenza sulla Terra soltantonel corso del tempo. Ma il distacco solare era accom-pagnato anche da un altro fatto. A questo propositodobbiamo ricordarci di qualcosa già spesso detto; chel’antica esistenza di Saturno era relativamente sempli-ce come sostanzialità. Era un’esistenza nel fuoco o nelcalore. Sull’antico Saturno non vi erano ancora nè arianè acqua, e neppure l’etere luce. Questo si è presenta-to soltanto durante l’esistenza solare. Durante l’esi-stenza lunare vi si aggiunse poi come secondo stato didensificazione il liquido – e come ulteriore stato diraffinamento l’etere del suono, ossia sonoro. E duran-te l’esistenza terrestre vi si è aggiunto come stato didensificazione il solido, ossia lo stato terreo – e comestato di raffinamento ciò che chiamiamo l’etere vitale;abbiamo così sulla Terra calore, aria o gas, l’acqueo oil liquido, e lo stato solido o terreo – e come stati diraffinamento: l’etere luce, l’etere del suono o sonoro,e l’etere vitale che è lo stato eterico più raffinato chesi conosca.

325

Page 326: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Orbene, con il distacco del sole si è distaccata dallaTerra non soltanto la materialità del sole, ma se ne al-lontanò contemporaneamente anche la spiritualità diesso. Questa ritornò sulla Terra soltanto gradatamente– ma non completamente. (Ho già spiegato questo fat-to a Monaco, nelle conferenze sulla Genesi, perciò loricorderò qui soltanto brevemente). Degli stati supe-riori, per così dire, eterici, l’uomo percepisce sullaTerra il calore, l’etere-calore, e tutt’al più anche laluce; tutto ciò che egli percepisce come suono, non èche un riflesso del vero suono che sta nell’etere – èuna materializzazione di esso. Quando si parladell’«etere suono» s’intende il veicolo di ciò che è co-nosciuto come «armonia delle sfere», e che non si puòudire che per mezzo della chiaroudienza. Il sole, cosìcome esso è ora fisicamente, invia veramente la sualuce alla Terra, ma nel sole vive anche questo stato piùelevato. Già spesso si è detto non essere vane le paroledelle persone che sanno questo e che dicono comeGoethe:

Delle sfere fraterne al vivo raggioL’antichissimo canto intuona il Sole;E corre infaticato a suo viaggio,

Come la folgor suole.

Qui viene accennato all’armonia delle sfere, a ciòche vive nell’etere sonoro. Ma l’uomo può sperimen-tare quell’armonia soltanto quando si eleva per mezzo

326

Orbene, con il distacco del sole si è distaccata dallaTerra non soltanto la materialità del sole, ma se ne al-lontanò contemporaneamente anche la spiritualità diesso. Questa ritornò sulla Terra soltanto gradatamente– ma non completamente. (Ho già spiegato questo fat-to a Monaco, nelle conferenze sulla Genesi, perciò loricorderò qui soltanto brevemente). Degli stati supe-riori, per così dire, eterici, l’uomo percepisce sullaTerra il calore, l’etere-calore, e tutt’al più anche laluce; tutto ciò che egli percepisce come suono, non èche un riflesso del vero suono che sta nell’etere – èuna materializzazione di esso. Quando si parladell’«etere suono» s’intende il veicolo di ciò che è co-nosciuto come «armonia delle sfere», e che non si puòudire che per mezzo della chiaroudienza. Il sole, cosìcome esso è ora fisicamente, invia veramente la sualuce alla Terra, ma nel sole vive anche questo stato piùelevato. Già spesso si è detto non essere vane le paroledelle persone che sanno questo e che dicono comeGoethe:

Delle sfere fraterne al vivo raggioL’antichissimo canto intuona il Sole;E corre infaticato a suo viaggio,

Come la folgor suole.

Qui viene accennato all’armonia delle sfere, a ciòche vive nell’etere sonoro. Ma l’uomo può sperimen-tare quell’armonia soltanto quando si eleva per mezzo

326

Page 327: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dell’iniziazione, o quando un essere solare discendeappositamente per comunicarla a qualche uomo spe-cialmente destinato a strumento di evoluzione per glialtri uomini. A un uomo siffatto il sole comincia a ri-suonare, le armonie delle sfere si fanno udire. – E al disopra dell’etere sonoro vi è l’etere vitale. E così comea base del semplice suono, come contenuto superiore,come interiorità, come elemento anima vi è la «paro-la» il suono, o il senso, così del pari all’etere vitale èunito il senso, la parola – lo stesso che più tardi in per-siano si è chiamato «honover» e ciò che Giovannil’Evangelista chiama il «Logos» quale suono pieno disenno, proprio dell’Essere Solare.

E Zarathustra, nei primissimi tempi della nostraevoluzione postatlantea, apparteneva appunto a queglieletti, che nel corso del tempo non rimanevano sordidi fronte a questo sole risonante, a questo sole parlan-te e alle sue entità. E non è un semplice mito, ma è let-teralmente verità, che anche Zarathustra ha ricevuto lasua istruzione dalla parola solare. Egli era divenutocapace di accogliere questa parola solare. Equegl’insegnamenti possenti, maestosi, che l’anticoZarathustra ha comunicato ai suoi discepoli che cosaerano in ultima analisi? Si possono indicare nel se-guente modo: Zarathustra era uno strumento, per iltramite del quale risuonava il suono, il senso della Pa-rola Solare stessa. Perciò la leggenda persiana parladella «parola solare», che si manifesta per bocca diZarathustra – della parola misteriosa, che risiede die-

327

dell’iniziazione, o quando un essere solare discendeappositamente per comunicarla a qualche uomo spe-cialmente destinato a strumento di evoluzione per glialtri uomini. A un uomo siffatto il sole comincia a ri-suonare, le armonie delle sfere si fanno udire. – E al disopra dell’etere sonoro vi è l’etere vitale. E così comea base del semplice suono, come contenuto superiore,come interiorità, come elemento anima vi è la «paro-la» il suono, o il senso, così del pari all’etere vitale èunito il senso, la parola – lo stesso che più tardi in per-siano si è chiamato «honover» e ciò che Giovannil’Evangelista chiama il «Logos» quale suono pieno disenno, proprio dell’Essere Solare.

E Zarathustra, nei primissimi tempi della nostraevoluzione postatlantea, apparteneva appunto a queglieletti, che nel corso del tempo non rimanevano sordidi fronte a questo sole risonante, a questo sole parlan-te e alle sue entità. E non è un semplice mito, ma è let-teralmente verità, che anche Zarathustra ha ricevuto lasua istruzione dalla parola solare. Egli era divenutocapace di accogliere questa parola solare. Equegl’insegnamenti possenti, maestosi, che l’anticoZarathustra ha comunicato ai suoi discepoli che cosaerano in ultima analisi? Si possono indicare nel se-guente modo: Zarathustra era uno strumento, per iltramite del quale risuonava il suono, il senso della Pa-rola Solare stessa. Perciò la leggenda persiana parladella «parola solare», che si manifesta per bocca diZarathustra – della parola misteriosa, che risiede die-

327

Page 328: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tro all’esistenza solare. Così dice quella leggenda,quando parla del corpo astrale del sole, di «AhuraMazdao»; ma essa parla anche della «Parola Solare»,che poi nelle traduzioni greche è stata chiamata il«Logos».

Se guardiamo l’antico Zarathustra vediamo che per-fino lui, personalità tanto elevata, non era ancora ini-ziato in quegli antichi tempi in modo da accogliere co-scientemente ciò che allora doveva parlare nell’uomo;l’anima di una personalità siffatta era, per così dire,pervasa da qualcosa di superiore fino a cui non si eraancora evoluta. Zarathustra poteva insegnare diAhura-Mazdao, perchè l’aura solare gli si rivelava,perchè l’entità spirituale Ahura-Mazdao risuonava inlui, perchè attraverso di lui parlava la Parola Solare, lagrande Aura, la luce mondiale; la corporeità esterioredel Dio solare, il quale proiettava sugli uomini le sueinfluenze, era come presente anche là, dove gli uomininon l’avevano ancora sulla Terra stessa. E la Parolasolare costituiva allora piuttosto l’interiorità. Nel sen-so di Zarathustra si potrebbe dunque dire: egli inse-gnava a coloro che erano i suoi discepoli: «Doveterendervi conto, che dietro alla luce solare fisica vi èuna luce spirituale. Come dietro l’uomo fisico vi è lasua astralità, l’aura, così pure dietro il sole vi è la«Grande Aura». Questo sole fisico, in certo qualmodo, va considerato come il corpo di luce di un Es-sere, che discenderà una volta sulla Terra; è, per cosìdire, la corporeità esteriore che s’impara a conoscere

328

tro all’esistenza solare. Così dice quella leggenda,quando parla del corpo astrale del sole, di «AhuraMazdao»; ma essa parla anche della «Parola Solare»,che poi nelle traduzioni greche è stata chiamata il«Logos».

Se guardiamo l’antico Zarathustra vediamo che per-fino lui, personalità tanto elevata, non era ancora ini-ziato in quegli antichi tempi in modo da accogliere co-scientemente ciò che allora doveva parlare nell’uomo;l’anima di una personalità siffatta era, per così dire,pervasa da qualcosa di superiore fino a cui non si eraancora evoluta. Zarathustra poteva insegnare diAhura-Mazdao, perchè l’aura solare gli si rivelava,perchè l’entità spirituale Ahura-Mazdao risuonava inlui, perchè attraverso di lui parlava la Parola Solare, lagrande Aura, la luce mondiale; la corporeità esterioredel Dio solare, il quale proiettava sugli uomini le sueinfluenze, era come presente anche là, dove gli uomininon l’avevano ancora sulla Terra stessa. E la Parolasolare costituiva allora piuttosto l’interiorità. Nel sen-so di Zarathustra si potrebbe dunque dire: egli inse-gnava a coloro che erano i suoi discepoli: «Doveterendervi conto, che dietro alla luce solare fisica vi èuna luce spirituale. Come dietro l’uomo fisico vi è lasua astralità, l’aura, così pure dietro il sole vi è la«Grande Aura». Questo sole fisico, in certo qualmodo, va considerato come il corpo di luce di un Es-sere, che discenderà una volta sulla Terra; è, per cosìdire, la corporeità esteriore che s’impara a conoscere

328

Page 329: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

per mezzo della visione chiaroveggente; e dentro aquesta corporeità vi è ancora un’interiorità, un ele-mento anima. Come l’elemento anima si esprime at-traverso il suono, così per il tramite dell’Aura Solaresi fa strada la Parola Solare, il Logos Solare». E Zara-thustra poteva promettere questo all’umanità: che dal-le sfere divine spirituali verrebbe una volta la GrandeAura, l’Essere di Luce, e che l’anima dell’Essere diLuce sarebbe la Parola Solare. La sorgente profeticadi questo annunzio risale all’antico Zarathustra. In Za-rathustra troviamo la saggezza profetica della venutadell’Aura Solare e della Parola Solare.

Orbene, nei Misteri, veniva trasmessa da un’epocaall’altra la novella, che all’umanità era stata predettala venuta del Logos Solare, della Parola Solare. E que-sta novella è stata ognora la grande consolazione e lasperanza di coloro, che entro l’evoluzione dell’umani-tà speravano e aspiravano verso l’alto. E degl’inse-gnamenti sempre più esatti potevano venir comunicatiagli uomini dagli Spiriti solari minori, che si univanocon la Terra, e i quali, in ultima analisi, erano messag-geri della Parola solare, dello Spirito della luce solare,dell’Aura solare.

Questa era una parte della tradizione dei mistericome si è trasmessa attraverso le epoche. L’altra parteconsisteva nel fatto, che gli uomini dovevano non sol-tanto imparare, ma anche mettere in pratica la possibi-lità di evolversi per muovere incontro a ciò che scendesulla Terra. Ma nei tempi precristiani ancora non si

329

per mezzo della visione chiaroveggente; e dentro aquesta corporeità vi è ancora un’interiorità, un ele-mento anima. Come l’elemento anima si esprime at-traverso il suono, così per il tramite dell’Aura Solaresi fa strada la Parola Solare, il Logos Solare». E Zara-thustra poteva promettere questo all’umanità: che dal-le sfere divine spirituali verrebbe una volta la GrandeAura, l’Essere di Luce, e che l’anima dell’Essere diLuce sarebbe la Parola Solare. La sorgente profeticadi questo annunzio risale all’antico Zarathustra. In Za-rathustra troviamo la saggezza profetica della venutadell’Aura Solare e della Parola Solare.

Orbene, nei Misteri, veniva trasmessa da un’epocaall’altra la novella, che all’umanità era stata predettala venuta del Logos Solare, della Parola Solare. E que-sta novella è stata ognora la grande consolazione e lasperanza di coloro, che entro l’evoluzione dell’umani-tà speravano e aspiravano verso l’alto. E degl’inse-gnamenti sempre più esatti potevano venir comunicatiagli uomini dagli Spiriti solari minori, che si univanocon la Terra, e i quali, in ultima analisi, erano messag-geri della Parola solare, dello Spirito della luce solare,dell’Aura solare.

Questa era una parte della tradizione dei mistericome si è trasmessa attraverso le epoche. L’altra parteconsisteva nel fatto, che gli uomini dovevano non sol-tanto imparare, ma anche mettere in pratica la possibi-lità di evolversi per muovere incontro a ciò che scendesulla Terra. Ma nei tempi precristiani ancora non si

329

Page 330: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

poteva credere che il singolo e debole uomo potesseda solo, senz’altro, crescere incontro al grande Esseresolare, alla Guida degli spiriti solari, al Cristo. Nonera possibile che un singolo uomo potesse arrivare aquesto per virtù di una qualsiasi iniziazione. Perciò ilVangelo di Matteo descrive come, in certo modo, tuttele linfe del popolo ebreo siano state riunite per poterformare un uomo siffatto. D’altra parte nel Vangelo diLuca sta descritto come, attraverso i settantasette gra-dini, fosse stato filtrato quanto di meglio in generalevi era nell’uomo terrestre, perchè un corpo adeguatopotesse crescere incontro al grande Essere che dovevadiscendere sulla Terra.

Nei misteri, naturalmente, coloro a cui andava im-partito l’insegnamento e sui quali bisognava influire,erano uomini, per così dire, deboli – non si trattava af-fatto di uomini capaci di abbracciare l’intiero campodi ciò che sta dinanzi agli uomini, o che un singolouomo può conseguire per mezzo della sua evoluzione.Negli antichi misteri, perciò, coloro che dovevano es-sere iniziati nei segreti dei medesimi si ripartivano indeterminate classi, le quali dovevano avvicinarsi ai se-greti in tanti modi diversi. Alcuni venivano, per cosìdire, istruiti in modo speciale, su come l’uomo este-riore debba vivere, su ciò che l’uomo esteriore devecompiere per diventare uno strumento adatto, un tem-pio per l’Entità solare che doveva discendere. Ma vierano anche dei discepoli dei misteri, di cui l’attenzio-ne veniva specialmente richiamata su ciò che l’anima

330

poteva credere che il singolo e debole uomo potesseda solo, senz’altro, crescere incontro al grande Esseresolare, alla Guida degli spiriti solari, al Cristo. Nonera possibile che un singolo uomo potesse arrivare aquesto per virtù di una qualsiasi iniziazione. Perciò ilVangelo di Matteo descrive come, in certo modo, tuttele linfe del popolo ebreo siano state riunite per poterformare un uomo siffatto. D’altra parte nel Vangelo diLuca sta descritto come, attraverso i settantasette gra-dini, fosse stato filtrato quanto di meglio in generalevi era nell’uomo terrestre, perchè un corpo adeguatopotesse crescere incontro al grande Essere che dovevadiscendere sulla Terra.

Nei misteri, naturalmente, coloro a cui andava im-partito l’insegnamento e sui quali bisognava influire,erano uomini, per così dire, deboli – non si trattava af-fatto di uomini capaci di abbracciare l’intiero campodi ciò che sta dinanzi agli uomini, o che un singolouomo può conseguire per mezzo della sua evoluzione.Negli antichi misteri, perciò, coloro che dovevano es-sere iniziati nei segreti dei medesimi si ripartivano indeterminate classi, le quali dovevano avvicinarsi ai se-greti in tanti modi diversi. Alcuni venivano, per cosìdire, istruiti in modo speciale, su come l’uomo este-riore debba vivere, su ciò che l’uomo esteriore devecompiere per diventare uno strumento adatto, un tem-pio per l’Entità solare che doveva discendere. Ma vierano anche dei discepoli dei misteri, di cui l’attenzio-ne veniva specialmente richiamata su ciò che l’anima

330

Page 331: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

deve silenziosamente evolvere in sè stessa, se vuolearrivare a comprendere, a sentire e a sperimentare unoSpirito solare. Potete voi immaginarvi che fosse natu-rale, che nei misteri vi fossero dei discepoli, i qualiavevano in certo qual modo il compito di regolare laloro vita esteriore, e i quali venivano sorvegliati conspeciale cura fin dalla loro prima infanzia, perchè illoro corpo seguisse un’evoluzione, che permettesseloro di divenire il veicolo, di divenire il tempio peruno Spirito solare discendente? Così era però negliantichi tempi e, in ultima analisi, anche nei nuovi,sebbene in questi ultimi le concezioni materialisticheesteriori del mondo non permettano di accorgersene.Supponiamo il momento, in cui un’entità superioredebba discendere dalle sfere spirituali per dare unnuovo impulso all’umanità. Coloro che servono neimisteri devono aspettare un tale momento; essi hannoil compito di rivelare i segni del tempo. Con completacalma e rassegnazione e senza rumore, essi hanno at-teso il momento, in cui un Dio discende dalle altezzecelesti, per dare all’umanità una spinta in avanti. Èperò pure loro compito di sorvegliare l’umanità este-riore per trovare qualche personalità, che possa venirguidata e diretta, al fine di renderla adatta ad accoglie-re un’entità siffatta. Orbene, se l’essere che deve di-scendere è di natura eccezionalmente elevata, occorreche l’uomo, che deve diventare il tempio per tale esse-re, venga guidato fin dalla primissima infanzia. E cosìavviene difatti; soltanto non lo si osserva. Più tardi

331

deve silenziosamente evolvere in sè stessa, se vuolearrivare a comprendere, a sentire e a sperimentare unoSpirito solare. Potete voi immaginarvi che fosse natu-rale, che nei misteri vi fossero dei discepoli, i qualiavevano in certo qual modo il compito di regolare laloro vita esteriore, e i quali venivano sorvegliati conspeciale cura fin dalla loro prima infanzia, perchè illoro corpo seguisse un’evoluzione, che permettesseloro di divenire il veicolo, di divenire il tempio peruno Spirito solare discendente? Così era però negliantichi tempi e, in ultima analisi, anche nei nuovi,sebbene in questi ultimi le concezioni materialisticheesteriori del mondo non permettano di accorgersene.Supponiamo il momento, in cui un’entità superioredebba discendere dalle sfere spirituali per dare unnuovo impulso all’umanità. Coloro che servono neimisteri devono aspettare un tale momento; essi hannoil compito di rivelare i segni del tempo. Con completacalma e rassegnazione e senza rumore, essi hanno at-teso il momento, in cui un Dio discende dalle altezzecelesti, per dare all’umanità una spinta in avanti. Èperò pure loro compito di sorvegliare l’umanità este-riore per trovare qualche personalità, che possa venirguidata e diretta, al fine di renderla adatta ad accoglie-re un’entità siffatta. Orbene, se l’essere che deve di-scendere è di natura eccezionalmente elevata, occorreche l’uomo, che deve diventare il tempio per tale esse-re, venga guidato fin dalla primissima infanzia. E cosìavviene difatti; soltanto non lo si osserva. Più tardi

331

Page 332: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

soltanto, quando si narra la storia di tali uomini si sco-prono delle determinate linee fondamentali; se anchesi presentano in modo diverso nell’aspetto esterioredelle condizioni della loro vita, pur nondimeno vi èfra essi una certa somiglianza. Perciò si può dire: sevolgiamo indietro lo sguardo sul corso dell’evoluzio-ne dell’umanità troviamo ovunque degli esseri, chepresentano una certa similarità nel corso della lorovita, anche nei riguardi della biografia esteriore. Que-sto non si può negare, ed è risultato evidente anchealle ricerche dei tempi moderni. E in molte opere invoga, di erudizione, però non molto profonda, si tro-vano delle tabelle, che registrano le similarità fra lebiografie di tali personalità. Per esempio, il Prof. Jen-sen (di Marburg) ha raccolto le similarità fra le bio-grafie dell’antico babilonese Gilgamesch, di Mosè, diGesù e di Paolo. Egli ne fa delle bellissime tabelle;prende alcune vicende della vita di ognuna di questepersonalità – questi singoli eventi si possono benissi-mo paragonare – e ne risultano così delle somiglianzestraordinarie, delle somiglianze, invero, di fronte allequali il nostro senso materialistico rimane del tuttostupefatto. La conclusione che ne vien tratta è natural-mente quella, che un mito è copiato dall’altro; che loscrittore della vita di Gesù ha copiato dalla biografiadell’antico babilonese Gilgamesch, che la biografia diMosè non è che una copia di un antico epos – e in ulti-mo ne risulta la conclusione che nessuno di essi, nèMosè, nè Gesù, nè Paolo sia mai esistito come perso-

332

soltanto, quando si narra la storia di tali uomini si sco-prono delle determinate linee fondamentali; se anchesi presentano in modo diverso nell’aspetto esterioredelle condizioni della loro vita, pur nondimeno vi èfra essi una certa somiglianza. Perciò si può dire: sevolgiamo indietro lo sguardo sul corso dell’evoluzio-ne dell’umanità troviamo ovunque degli esseri, chepresentano una certa similarità nel corso della lorovita, anche nei riguardi della biografia esteriore. Que-sto non si può negare, ed è risultato evidente anchealle ricerche dei tempi moderni. E in molte opere invoga, di erudizione, però non molto profonda, si tro-vano delle tabelle, che registrano le similarità fra lebiografie di tali personalità. Per esempio, il Prof. Jen-sen (di Marburg) ha raccolto le similarità fra le bio-grafie dell’antico babilonese Gilgamesch, di Mosè, diGesù e di Paolo. Egli ne fa delle bellissime tabelle;prende alcune vicende della vita di ognuna di questepersonalità – questi singoli eventi si possono benissi-mo paragonare – e ne risultano così delle somiglianzestraordinarie, delle somiglianze, invero, di fronte allequali il nostro senso materialistico rimane del tuttostupefatto. La conclusione che ne vien tratta è natural-mente quella, che un mito è copiato dall’altro; che loscrittore della vita di Gesù ha copiato dalla biografiadell’antico babilonese Gilgamesch, che la biografia diMosè non è che una copia di un antico epos – e in ulti-mo ne risulta la conclusione che nessuno di essi, nèMosè, nè Gesù, nè Paolo sia mai esistito come perso-

332

Page 333: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

nalità fisica! Generalmente gli uomini non sospettanoaffatto fin dove le cosiddette ricerche sono arrivate,con la loro interpretazione materialistica della quistio-ne.

Questa somiglianza delle biografie deriva soltantodal fatto, che effettivamente queste personalità, chedevono accogliere un Essere divino, devono esseretutte ugualmente guidate, ugualmente dirette; e nonc’è da meravigliarsene, quando ci si rende conto delcorso più profondo dell’evoluzione dell’umanità e delmondo. Perciò non soltanto la mitologia comparata,ma anche il deliziarsi nella ricerca di analogie fra imiti non è, in fondo, che un passatempo raffinato. Nonse ne conclude niente. A che serve stabilire una relati-va analogia fra la vita del Sigfrido tedesco e quella diun qualsiasi altro eroe greco e di altro paese? È natu-rale che vi siano delle analogie. L’apparenza dei pan-neggiamenti poco importa, interessa sapere chi ci stadentro! Non importa conoscere il corso più o meno di-verso della vita di Sigfrido, ma interessa sapere qualeè l’individualità che sta in lui. Ma queste cose nonpossono essere accertate che dall’investigazione oc-culta. Ciò che dobbiamo osservare a questo riguardosi è, che siffatti uomini, destinati a divenire il tempioper un essere che promuove il progresso dell’umanità,vengono guidati nella loro vita in un determinatomodo; da un determinato aspetto perciò si riscontra uncorso uguale e parallelo nei tratti fondamentali dellaloro vita. Da tempi antichissimi perciò esistevano nei

333

nalità fisica! Generalmente gli uomini non sospettanoaffatto fin dove le cosiddette ricerche sono arrivate,con la loro interpretazione materialistica della quistio-ne.

Questa somiglianza delle biografie deriva soltantodal fatto, che effettivamente queste personalità, chedevono accogliere un Essere divino, devono esseretutte ugualmente guidate, ugualmente dirette; e nonc’è da meravigliarsene, quando ci si rende conto delcorso più profondo dell’evoluzione dell’umanità e delmondo. Perciò non soltanto la mitologia comparata,ma anche il deliziarsi nella ricerca di analogie fra imiti non è, in fondo, che un passatempo raffinato. Nonse ne conclude niente. A che serve stabilire una relati-va analogia fra la vita del Sigfrido tedesco e quella diun qualsiasi altro eroe greco e di altro paese? È natu-rale che vi siano delle analogie. L’apparenza dei pan-neggiamenti poco importa, interessa sapere chi ci stadentro! Non importa conoscere il corso più o meno di-verso della vita di Sigfrido, ma interessa sapere qualeè l’individualità che sta in lui. Ma queste cose nonpossono essere accertate che dall’investigazione oc-culta. Ciò che dobbiamo osservare a questo riguardosi è, che siffatti uomini, destinati a divenire il tempioper un essere che promuove il progresso dell’umanità,vengono guidati nella loro vita in un determinatomodo; da un determinato aspetto perciò si riscontra uncorso uguale e parallelo nei tratti fondamentali dellaloro vita. Da tempi antichissimi perciò esistevano nei

333

Page 334: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

templi dei misteri delle norme, che regolavano ciò chedoveva succedere a siffatti uomini. E fra queste normeve ne erano alcune anche nei segreti degli Esseni ri-guardo al Cristo Gesù; esse indicavano come dovreb-bero essere quegli esseri umani, che come Gesù Salo-monico e come Gesù Nathanico, erano destinati a cre-scere incontro al sublime Essere solare, al Cristo. Manon tutti i discepoli erano iniziati in tutto. Vi erano di-verse classi e generi di iniziati. Ve ne erano difatti al-cuni, i quali sapevano sopratutto, ciò che un essereumano, destinato a crescere all’incontro di Dio, dove-va attraversare, per poter divenire degno di accogliereil Dio; e ve ne erano altri, a cui era noto come il Dio sicomporti quando si palesa in un uomo: quando (peresprimersi alla buona) si palesa, per così dire, come«genio». Perchè oggidì gli uomini non si accorgononeppure che i «genii» rivelano pure delle analogie fradi loro quando prendono possesso di un uomo. Ma og-gigiorno del resto non si scrivono le biografie dal pun-to di vista spirituale. Perchè se, per esempio, si voles-se descrivere il genio di Goethe dal punto di vista spi-rituale, vi si troverebbe una meravigliosa somiglianzacol genio, per esempio, di Dante, di Omero, di Eschi-lo. Oggidì però non si scrivono biografie dal punto divista spirituale, bensì si fanno degli schedari, che regi-strano i dettagli riguardanti la vita esteriore di siffattiuomini. Questo interessa molto di più la gente. Abbia-mo così oggi un’abbondante raccolta di schede riguar-danti la vita di Goethe – ma ancora nessuna vera de-

334

templi dei misteri delle norme, che regolavano ciò chedoveva succedere a siffatti uomini. E fra queste normeve ne erano alcune anche nei segreti degli Esseni ri-guardo al Cristo Gesù; esse indicavano come dovreb-bero essere quegli esseri umani, che come Gesù Salo-monico e come Gesù Nathanico, erano destinati a cre-scere incontro al sublime Essere solare, al Cristo. Manon tutti i discepoli erano iniziati in tutto. Vi erano di-verse classi e generi di iniziati. Ve ne erano difatti al-cuni, i quali sapevano sopratutto, ciò che un essereumano, destinato a crescere all’incontro di Dio, dove-va attraversare, per poter divenire degno di accogliereil Dio; e ve ne erano altri, a cui era noto come il Dio sicomporti quando si palesa in un uomo: quando (peresprimersi alla buona) si palesa, per così dire, come«genio». Perchè oggidì gli uomini non si accorgononeppure che i «genii» rivelano pure delle analogie fradi loro quando prendono possesso di un uomo. Ma og-gigiorno del resto non si scrivono le biografie dal pun-to di vista spirituale. Perchè se, per esempio, si voles-se descrivere il genio di Goethe dal punto di vista spi-rituale, vi si troverebbe una meravigliosa somiglianzacol genio, per esempio, di Dante, di Omero, di Eschi-lo. Oggidì però non si scrivono biografie dal punto divista spirituale, bensì si fanno degli schedari, che regi-strano i dettagli riguardanti la vita esteriore di siffattiuomini. Questo interessa molto di più la gente. Abbia-mo così oggi un’abbondante raccolta di schede riguar-danti la vita di Goethe – ma ancora nessuna vera de-

334

Page 335: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

scrizione di ciò che Goethe era realmente. Sì, l’umani-tà, – sotto un certo riguardo – ed effettivamente constragrande superbia – si rivela incapace oggidì di se-guire l’evoluzione del genio nella personalità umana,e vi è oggi la tendenza, diciamo, di mettere in eviden-za le primissime forme giovanili dei poemi dei nostrigrandi poeti, e di affermare che la freschezza e l’origi-nalità vive in queste forme giovanili come qualcosa dielementare, – mentre che negli anni successivi questiuomini l’hanno persa e sono diventati vecchi. Ma ilvero si è, che gli uomini, nella loro presunzione, vo-gliono comprendere soltanto i poeti giovani, e non vo-gliono seguire ciò che i poeti hanno sperimentato. Gliuomini si vantano, come di un grande merito, del fat-to, che essi si arrestano ai giovani, i vecchi li disprez-zano, e non si accorgono invece, che i vecchi nonsono diventati «vecchi», ma che essi, invece, sono re-stati bambini. Questo è un errore quasi generale. Masiccome è così profondamente radicato, non è da me-ravigliarsi che vi sia tanto poca comprensione per ilfatto, che un essere divino possa prender dimora inuna personalità umana, e che, in ultima analisi, l’espli-cazione della vita di un siffatto essere divino nei di-versi esseri umani sia, nelle varie epoche, analogo.

Siccome occorrevano molte cognizioni per intende-re siffatti rapporti profondi, questi campi venivano ap-punto divisi in tante classificazioni diverse. Non dob-biamo perciò sorprenderci, se in alcune classi dei mi-steri veniva insegnato, come l’uomo si prepari per svi-

335

scrizione di ciò che Goethe era realmente. Sì, l’umani-tà, – sotto un certo riguardo – ed effettivamente constragrande superbia – si rivela incapace oggidì di se-guire l’evoluzione del genio nella personalità umana,e vi è oggi la tendenza, diciamo, di mettere in eviden-za le primissime forme giovanili dei poemi dei nostrigrandi poeti, e di affermare che la freschezza e l’origi-nalità vive in queste forme giovanili come qualcosa dielementare, – mentre che negli anni successivi questiuomini l’hanno persa e sono diventati vecchi. Ma ilvero si è, che gli uomini, nella loro presunzione, vo-gliono comprendere soltanto i poeti giovani, e non vo-gliono seguire ciò che i poeti hanno sperimentato. Gliuomini si vantano, come di un grande merito, del fat-to, che essi si arrestano ai giovani, i vecchi li disprez-zano, e non si accorgono invece, che i vecchi nonsono diventati «vecchi», ma che essi, invece, sono re-stati bambini. Questo è un errore quasi generale. Masiccome è così profondamente radicato, non è da me-ravigliarsi che vi sia tanto poca comprensione per ilfatto, che un essere divino possa prender dimora inuna personalità umana, e che, in ultima analisi, l’espli-cazione della vita di un siffatto essere divino nei di-versi esseri umani sia, nelle varie epoche, analogo.

Siccome occorrevano molte cognizioni per intende-re siffatti rapporti profondi, questi campi venivano ap-punto divisi in tante classificazioni diverse. Non dob-biamo perciò sorprenderci, se in alcune classi dei mi-steri veniva insegnato, come l’uomo si prepari per svi-

335

Page 336: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

lupparsi fino all’Essere divino; mentre in altre classiveniva insegnato, come l’interiorità dell’Essere diLuce, del Logos, della Parola solare, contenutanell’aura dell’Essere solare, venga discendendo. NelCristo abbiamo dunque questo processo di discesanella forma più complicata. E non ci sarebbe affattoda meravigliarsi, se fossero occorse anche più di quat-tro persone per comprendere questo grande e possenteevento; ma furono quattro a occuparsene. Due, – gliscrittori del Vangelo di Matteo e del Vangelo di Luca– si sforzarono di descrivere la personalità che andavacrescendo incontro all’Essere solare discendente –Matteo, nei riguardi del corpo fisico e del corpo eteri-co, Luca, nei riguardi del corpo astrale e del veicolodell’Io. Marco – invece, non si cura di ciò che va cre-scendo incontro all’Essere solare: egli descrive l’AuraSolare, la grande Aura, il corpo di Luce, la Luce spiri-tuale, che opera attraverso gli spazii mondiali e cheagisce nella figura del Cristo Gesù. Egli comincia per-ciò subito con il battesimo di Giovanni, quando di-scende la Luce cosmica. E nel Vangelo di Giovanni civiene descritta l’anima di questo Spirito solare, il Lo-gos, la Parola solare, l’Interiorità. Il Vangelo di Gio-vanni, perciò, è anche il più intimo dei Vangeli.

Così vedete come sono ripartiti questi fatti e l’Enti-tà complicata del Cristo Gesù vi viene presentata sottoquattro aspetti. Il Cristo perciò ci vien presentato nelGesù di Nazareth da tutti e quattro gli Evangelisti; maognuno di questi quattro scrittori dei Vangeli è, in cer-

336

lupparsi fino all’Essere divino; mentre in altre classiveniva insegnato, come l’interiorità dell’Essere diLuce, del Logos, della Parola solare, contenutanell’aura dell’Essere solare, venga discendendo. NelCristo abbiamo dunque questo processo di discesanella forma più complicata. E non ci sarebbe affattoda meravigliarsi, se fossero occorse anche più di quat-tro persone per comprendere questo grande e possenteevento; ma furono quattro a occuparsene. Due, – gliscrittori del Vangelo di Matteo e del Vangelo di Luca– si sforzarono di descrivere la personalità che andavacrescendo incontro all’Essere solare discendente –Matteo, nei riguardi del corpo fisico e del corpo eteri-co, Luca, nei riguardi del corpo astrale e del veicolodell’Io. Marco – invece, non si cura di ciò che va cre-scendo incontro all’Essere solare: egli descrive l’AuraSolare, la grande Aura, il corpo di Luce, la Luce spiri-tuale, che opera attraverso gli spazii mondiali e cheagisce nella figura del Cristo Gesù. Egli comincia per-ciò subito con il battesimo di Giovanni, quando di-scende la Luce cosmica. E nel Vangelo di Giovanni civiene descritta l’anima di questo Spirito solare, il Lo-gos, la Parola solare, l’Interiorità. Il Vangelo di Gio-vanni, perciò, è anche il più intimo dei Vangeli.

Così vedete come sono ripartiti questi fatti e l’Enti-tà complicata del Cristo Gesù vi viene presentata sottoquattro aspetti. Il Cristo perciò ci vien presentato nelGesù di Nazareth da tutti e quattro gli Evangelisti; maognuno di questi quattro scrittori dei Vangeli è, in cer-

336

Page 337: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

to modo, costretto ad attenersi al proprio punto di par-tenza; perchè è da questo che egli è arrivato alla suavista chiaroveggente, necessaria a poter descriverequella Entità complicata. – Rappresentiamoci benequesto fatto; perchè esso penetri veramente nella no-stra anima.

Matteo è costretto a dirigere lo sguardo sulla nasci-ta del Gesù salomonico, e di rintracciare come le forzedel corpo fisico e del corpo eterico vengano preparate,e come questi involucri vengano poi abbandonati daZarathustra, il quale trasporta seco, nel Gesù del Van-gelo di Luca, ciò che egli si è acquistato nel corpo fi-sico e nel corpo eterico del Gesù salomonico. Alloralo scrittore del Vangelo di Matteo deve seguire con lasua narrazione ciò che dapprima non ha descritto. Maegli segue principalmente (quello appunto da cui èpartito) la sorte di ciò che in fatto di conquiste e di ri-sultati si è trasferito dal Gesù salomonico nel Gesù na-thanico.

Il suo sguardo non si posa molto sulla parte ele-mentare nel corpo astrale e nel veicolo dell’Io delGesù di Luca, ma piuttosto su ciò che dal proprioGesù è passato in quello. E quando Matteo descrivel’Essere solare che è disceso, allora egli di nuovo sipreoccupa sopratutto di quelle capacità, che Gesù po-teva avere soltanto per il fatto di aver potuto elaborareil corpo fisico e il corpo eterico nel Gesù salomonico.Questo naturalmente si poteva ancora osservare nelCristo; perchè queste capacità vi erano, e Matteo se-

337

to modo, costretto ad attenersi al proprio punto di par-tenza; perchè è da questo che egli è arrivato alla suavista chiaroveggente, necessaria a poter descriverequella Entità complicata. – Rappresentiamoci benequesto fatto; perchè esso penetri veramente nella no-stra anima.

Matteo è costretto a dirigere lo sguardo sulla nasci-ta del Gesù salomonico, e di rintracciare come le forzedel corpo fisico e del corpo eterico vengano preparate,e come questi involucri vengano poi abbandonati daZarathustra, il quale trasporta seco, nel Gesù del Van-gelo di Luca, ciò che egli si è acquistato nel corpo fi-sico e nel corpo eterico del Gesù salomonico. Alloralo scrittore del Vangelo di Matteo deve seguire con lasua narrazione ciò che dapprima non ha descritto. Maegli segue principalmente (quello appunto da cui èpartito) la sorte di ciò che in fatto di conquiste e di ri-sultati si è trasferito dal Gesù salomonico nel Gesù na-thanico.

Il suo sguardo non si posa molto sulla parte ele-mentare nel corpo astrale e nel veicolo dell’Io delGesù di Luca, ma piuttosto su ciò che dal proprioGesù è passato in quello. E quando Matteo descrivel’Essere solare che è disceso, allora egli di nuovo sipreoccupa sopratutto di quelle capacità, che Gesù po-teva avere soltanto per il fatto di aver potuto elaborareil corpo fisico e il corpo eterico nel Gesù salomonico.Questo naturalmente si poteva ancora osservare nelCristo; perchè queste capacità vi erano, e Matteo se-

337

Page 338: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

gue con speciale cura questa parte del Cristo Gesù chefin dal principio egli prese in considerazione, perchèper lui era importante.

Lo scrittore del Vangelo di Marco dirige lo sguardofin da principio sullo Spirito solare che discende dalcielo. Egli non segue un essere terrestre; per lui ciòche si aggira in quel corpo fisico non è che un mezzoper rappresentare quello che in quel corpo ha operatocome Spirito solare. Egli richiama perciò l’attenzionesui fatti, che può seguire, cioè, sul modo come agisco-no le forze dello Spirito solare. Perciò molte cose ri-sultano uguali in Matteo e in Marco; ma hanno puntidi vista diversi; uno descrive piuttosto il caratteredell’involucro, e fa notare specialmente, come le ca-pacità che già erano state accolte nei primi anni si pa-lesino negli anni successivi; e descrive anche in modo,che si veda la speciale azione di queste capacità. Loscrittore del Vangelo di Marco, invece, si serve dellaforma del Gesù fisico soltanto per dimostrare ciò chelo Spirito solare può operare sulla Terra. Questo si ve-rifica fino nei più piccoli particolari. Dovete tenerconto, se volete veramente comprendere i Vangeli intutti i loro dettagli, che lo sguardo degli Evangelisti ri-mane sempre fissato su ciò a cui fin dal principio essil’hanno diretto.

Lo scrittore del Vangelo di Luca tien perciò special-mente conto di quello che a lui importa: il corpo astra-le e il veicolo dell’Io; dà rilievo dunque a ciò che que-sta Entità sperimenta, non come personalità fisica

338

gue con speciale cura questa parte del Cristo Gesù chefin dal principio egli prese in considerazione, perchèper lui era importante.

Lo scrittore del Vangelo di Marco dirige lo sguardofin da principio sullo Spirito solare che discende dalcielo. Egli non segue un essere terrestre; per lui ciòche si aggira in quel corpo fisico non è che un mezzoper rappresentare quello che in quel corpo ha operatocome Spirito solare. Egli richiama perciò l’attenzionesui fatti, che può seguire, cioè, sul modo come agisco-no le forze dello Spirito solare. Perciò molte cose ri-sultano uguali in Matteo e in Marco; ma hanno puntidi vista diversi; uno descrive piuttosto il caratteredell’involucro, e fa notare specialmente, come le ca-pacità che già erano state accolte nei primi anni si pa-lesino negli anni successivi; e descrive anche in modo,che si veda la speciale azione di queste capacità. Loscrittore del Vangelo di Marco, invece, si serve dellaforma del Gesù fisico soltanto per dimostrare ciò chelo Spirito solare può operare sulla Terra. Questo si ve-rifica fino nei più piccoli particolari. Dovete tenerconto, se volete veramente comprendere i Vangeli intutti i loro dettagli, che lo sguardo degli Evangelisti ri-mane sempre fissato su ciò a cui fin dal principio essil’hanno diretto.

Lo scrittore del Vangelo di Luca tien perciò special-mente conto di quello che a lui importa: il corpo astra-le e il veicolo dell’Io; dà rilievo dunque a ciò che que-sta Entità sperimenta, non come personalità fisica

338

Page 339: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

esteriore, ma come corpo astrale, veicolo dei senti-menti e delle sensazioni; il corpo astrale è anche ilveicolo di capacità creatrici; la pietà, la carità emana-no pure dal corpo astrale. E il Cristo Gesù poteva es-sere appunto quell’Entità misericordiosa che ci viendescritta, perchè aveva il corpo astrale del Gesù Na-thanico. Luca perciò dirige lo sguardo fin da principiosull’aspetto misericordioso, su ciò che il Cristo Gesùpuò operare, perchè porta in sè quel corpo astrale.

E lo scrittore del Vangelo di Giovanni volge losguardo sul fatto, che l’interiorità dello Spirito solare,l’attività più sublime che possa venire esercitata sullaTerra, viene condotta in giro fra gli uomini per il tra-mite di Gesù. Egli poco si cura della vita fisica, mavolge lo sguardo su ciò che vi è di più elevato, sulpuro Logos solare, e il Gesù fisico non è per lui che ilmezzo di seguire l’azione del Logos solare nell’uma-nità. Ed egli mantiene il suo sguardo fissato fin dalprincipio sempre sul medesimo punto.

Noi uomini, quando dormiamo, guardiamo i nostriinvolucri esteriori, il corpo fisico e il corpo eterico. Inquesti due arti vivono tutte le forze che provengonodalle entità divine spirituali, le quali da milioni e mi-lioni di anni hanno lavorato per edificare questo tem-pio, il corpo fisico. Abbiamo vissuto in questo tempiofin dall’epoca lemurica – e sempre più lo abbiamopeggiorato. Ma originariamente esso ci è pervenutoattraverso le epoche di Saturno, sole e luna. Vivevanoe tessevano in esso allora delle nature divine. E quan-

339

esteriore, ma come corpo astrale, veicolo dei senti-menti e delle sensazioni; il corpo astrale è anche ilveicolo di capacità creatrici; la pietà, la carità emana-no pure dal corpo astrale. E il Cristo Gesù poteva es-sere appunto quell’Entità misericordiosa che ci viendescritta, perchè aveva il corpo astrale del Gesù Na-thanico. Luca perciò dirige lo sguardo fin da principiosull’aspetto misericordioso, su ciò che il Cristo Gesùpuò operare, perchè porta in sè quel corpo astrale.

E lo scrittore del Vangelo di Giovanni volge losguardo sul fatto, che l’interiorità dello Spirito solare,l’attività più sublime che possa venire esercitata sullaTerra, viene condotta in giro fra gli uomini per il tra-mite di Gesù. Egli poco si cura della vita fisica, mavolge lo sguardo su ciò che vi è di più elevato, sulpuro Logos solare, e il Gesù fisico non è per lui che ilmezzo di seguire l’azione del Logos solare nell’uma-nità. Ed egli mantiene il suo sguardo fissato fin dalprincipio sempre sul medesimo punto.

Noi uomini, quando dormiamo, guardiamo i nostriinvolucri esteriori, il corpo fisico e il corpo eterico. Inquesti due arti vivono tutte le forze che provengonodalle entità divine spirituali, le quali da milioni e mi-lioni di anni hanno lavorato per edificare questo tem-pio, il corpo fisico. Abbiamo vissuto in questo tempiofin dall’epoca lemurica – e sempre più lo abbiamopeggiorato. Ma originariamente esso ci è pervenutoattraverso le epoche di Saturno, sole e luna. Vivevanoe tessevano in esso allora delle nature divine. E quan-

339

Page 340: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

do consideriamo il nostro corpo fisico, possiamo dire:esso è un tempio, che ci hanno preparato gli Dei, –quegli Dei, i quali dalla materia solida ci hanno volutopreparare questo tempio. – E nel corpo eterico abbia-mo dinanzi a noi qualcosa che contiene in sè indub-biamente le sostanzialità più sottili dell’entità umana;però l’uomo non le può vedere, perchè per causa delleinfluenze luciferiche e arimaniche egli non è capace divederle. In questo corpo eterico vive pure quello cheappartiene al sole; risuona in esso ciò che agiva comearmonia delle sfere, – ciò che degli Dei si può perce-pire dietro al mero fisico. Possiamo dire perciò: nelcorpo eterico vivono delle Divinità elevate – quelleappunto che sono affini agli Dei solari. – Consideria-mo così il corpo fisico e il corpo eterico come gli artipiù perfetti del nostro essere. Quando li abbiamo ab-bandonati, nel sonno, quando essi si sono staccati danoi, sono compenetrati e contessuti dell’azione di en-tità divine.

Lo scrittore del Vangelo di Matteo fissò principal-mente la sua attenzione fin dal principio sul corpo fisi-co di Gesù, e continuò a osservare con speciale cura ilcorpo fisico anche nel Cristo Gesù. Il corpo fisico ma-teriale del Gesù di Matteo non esisteva più, era statoabbandonato al dodicesimo anno. Ma la parte divina,le forze di esso, erano passate nell’altro corpo fisico,in quello del Gesù nathanico. Perciò questo corpo fisi-co di Gesù di Nazareth era così perfetto, perchè egliaveva pervaso il proprio corpo delle forze portate seco

340

do consideriamo il nostro corpo fisico, possiamo dire:esso è un tempio, che ci hanno preparato gli Dei, –quegli Dei, i quali dalla materia solida ci hanno volutopreparare questo tempio. – E nel corpo eterico abbia-mo dinanzi a noi qualcosa che contiene in sè indub-biamente le sostanzialità più sottili dell’entità umana;però l’uomo non le può vedere, perchè per causa delleinfluenze luciferiche e arimaniche egli non è capace divederle. In questo corpo eterico vive pure quello cheappartiene al sole; risuona in esso ciò che agiva comearmonia delle sfere, – ciò che degli Dei si può perce-pire dietro al mero fisico. Possiamo dire perciò: nelcorpo eterico vivono delle Divinità elevate – quelleappunto che sono affini agli Dei solari. – Consideria-mo così il corpo fisico e il corpo eterico come gli artipiù perfetti del nostro essere. Quando li abbiamo ab-bandonati, nel sonno, quando essi si sono staccati danoi, sono compenetrati e contessuti dell’azione di en-tità divine.

Lo scrittore del Vangelo di Matteo fissò principal-mente la sua attenzione fin dal principio sul corpo fisi-co di Gesù, e continuò a osservare con speciale cura ilcorpo fisico anche nel Cristo Gesù. Il corpo fisico ma-teriale del Gesù di Matteo non esisteva più, era statoabbandonato al dodicesimo anno. Ma la parte divina,le forze di esso, erano passate nell’altro corpo fisico,in quello del Gesù nathanico. Perciò questo corpo fisi-co di Gesù di Nazareth era così perfetto, perchè egliaveva pervaso il proprio corpo delle forze portate seco

340

Page 341: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dal corpo del Gesù salomonico. Ora rappresentiamocilo scrittore del Vangelo di Matteo che volge lo sguar-do sul Gesù morente sulla croce; egli sempre ha diret-to il suo sguardo su ciò che sopratutto deve osservare,su ciò che fin dal principio egli ha preso come suopunto di partenza. La parte spirituale abbandona ora ilcorpo fisico – e con quella anche ciò che di divino viera stato portato. Lo scrittore del Vangelo di Matteoha diretto lo sguardo sulla separazione dell’interioritàdel Cristo Gesù da questa parte divina che era nellanatura fisica. Ed egli modifica le antiche parole deimisteri che risuonavano sempre, allorchè per poterguardare nel mondo spirituale, la natura spiritualedell’uomo usciva dal corpo fisico; le parole: «Diomio, Dio mio, come mi hai glorificato!» e invece dice,guardando il corpo fisico: «Dio mio, Dio mio, perchèmi hai abbandonato!» Tu mi hai lasciato! Questo ab-bandono si verifica in quel momento. – E lo scrittoredel Vangelo di Matteo ha diretto principalmente il suosguardo su quel momento, su quell’«abbandono».

Ma lo scrittore del Vangelo di Marco descrive comele forze esteriori dell’Aura solare si vadano avvicinan-do – come l’Aura solare, il corpo dell’Essere solare siunisca al corpo eterico. Il corpo eterico sta nella me-desima condizione in cui il nostro corpo eterico stadurante il sonno. Come nello stato di sonno le forzeesteriori escono con noi, così nella morte fisica diGesù esse pure uscirono. Perciò si trovano le medesi-me parole nel Vangelo di Marco.

341

dal corpo del Gesù salomonico. Ora rappresentiamocilo scrittore del Vangelo di Matteo che volge lo sguar-do sul Gesù morente sulla croce; egli sempre ha diret-to il suo sguardo su ciò che sopratutto deve osservare,su ciò che fin dal principio egli ha preso come suopunto di partenza. La parte spirituale abbandona ora ilcorpo fisico – e con quella anche ciò che di divino viera stato portato. Lo scrittore del Vangelo di Matteoha diretto lo sguardo sulla separazione dell’interioritàdel Cristo Gesù da questa parte divina che era nellanatura fisica. Ed egli modifica le antiche parole deimisteri che risuonavano sempre, allorchè per poterguardare nel mondo spirituale, la natura spiritualedell’uomo usciva dal corpo fisico; le parole: «Diomio, Dio mio, come mi hai glorificato!» e invece dice,guardando il corpo fisico: «Dio mio, Dio mio, perchèmi hai abbandonato!» Tu mi hai lasciato! Questo ab-bandono si verifica in quel momento. – E lo scrittoredel Vangelo di Matteo ha diretto principalmente il suosguardo su quel momento, su quell’«abbandono».

Ma lo scrittore del Vangelo di Marco descrive comele forze esteriori dell’Aura solare si vadano avvicinan-do – come l’Aura solare, il corpo dell’Essere solare siunisca al corpo eterico. Il corpo eterico sta nella me-desima condizione in cui il nostro corpo eterico stadurante il sonno. Come nello stato di sonno le forzeesteriori escono con noi, così nella morte fisica diGesù esse pure uscirono. Perciò si trovano le medesi-me parole nel Vangelo di Marco.

341

Page 342: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Lo scrittore del Vangelo di Luca dirige pure il suosguardo nel momento della morte del Cristo Gesù suciò verso cui fin da principio lo ha diretto: sul corpoastrale e sul veicolo dell’Io. Egli perciò non ci dice lemedesime parole. Luca rileva principalmente i fattiche si riferiscono al corpo astrale, il quale sperimentain quel momento la massima sua esplicazione di pietàe di amore. Ed egli registra perciò le parole: «Padre,perdona loro; poichè non sanno quel che si fanno!»Queste sono parole di amore che possono proveniresoltanto dal corpo astrale, a cui lo scrittore del Vange-lo di Luca ha mirato fin dal principio. E ciò che puòesservi di umiltà e di rassegnazione emana al massimogrado da questo corpo astrale, sul quale fin all’ultimoLuca dirige il suo sguardo. Perciò le parole di chiusu-ra: «Padre nelle tue mani raccomando il mio spirito».

E Giovanni descrive quello che è bensì tratto dallaTerra, ma che dagli uomini deve venir attuatonell’ordinamento terrestre; cioè, il significatodell’ordinamento terrestre che risiede nella Parola so-lare. Egli considera perciò principalmente tuttaquell’azione ordinatrice che il Cristo esplicò dalla cro-ce sul Golgotha. Egli ci descrive come in quel mo-mento il Cristo stabilisca una fratellanza superiore aquella che si basa sulla consanguineità. Le fratellanzesi basavano prima sulla parentela del sangue. – Mariaè la madre, che il bambino aveva come madre di san-gue. Ciò che deve riunire un’anima all’altra nell’amo-re viene stabilito per mezzo del Cristo Gesù. Al disce-

342

Lo scrittore del Vangelo di Luca dirige pure il suosguardo nel momento della morte del Cristo Gesù suciò verso cui fin da principio lo ha diretto: sul corpoastrale e sul veicolo dell’Io. Egli perciò non ci dice lemedesime parole. Luca rileva principalmente i fattiche si riferiscono al corpo astrale, il quale sperimentain quel momento la massima sua esplicazione di pietàe di amore. Ed egli registra perciò le parole: «Padre,perdona loro; poichè non sanno quel che si fanno!»Queste sono parole di amore che possono proveniresoltanto dal corpo astrale, a cui lo scrittore del Vange-lo di Luca ha mirato fin dal principio. E ciò che puòesservi di umiltà e di rassegnazione emana al massimogrado da questo corpo astrale, sul quale fin all’ultimoLuca dirige il suo sguardo. Perciò le parole di chiusu-ra: «Padre nelle tue mani raccomando il mio spirito».

E Giovanni descrive quello che è bensì tratto dallaTerra, ma che dagli uomini deve venir attuatonell’ordinamento terrestre; cioè, il significatodell’ordinamento terrestre che risiede nella Parola so-lare. Egli considera perciò principalmente tuttaquell’azione ordinatrice che il Cristo esplicò dalla cro-ce sul Golgotha. Egli ci descrive come in quel mo-mento il Cristo stabilisca una fratellanza superiore aquella che si basa sulla consanguineità. Le fratellanzesi basavano prima sulla parentela del sangue. – Mariaè la madre, che il bambino aveva come madre di san-gue. Ciò che deve riunire un’anima all’altra nell’amo-re viene stabilito per mezzo del Cristo Gesù. Al disce-

342

Page 343: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

polo che Egli ama non dà la madre carnale, sibbenegli dà nello Spirito la propria madre. Rinnovando cosìantichi legami – che erano andati perduti per l’umani-tà – risuonano dalla croce nel nuovo senso le parole:«Ecco il tuo figliolo» ed «Ecco la madre tua!» La vir-tù ordinatrice, che fondava nuove comunità, è quellache, come senso dell’etere vitale ordinatore della vita,fluisce nella Terra, per mezzo dell’azione del Cristo.

Abbiamo così un fatto – il fatto del Cristo – dietro atutto ciò che i Vangeli descrivono. Ma ognuno descri-ve dal punto di vista adottato fin dal principio, perchèla mente di ogni Evangelista era occupata in modo,che egli doveva dirigere lo sguardo chiaroveggenteverso ciò a cui era preparato, – sicchè non ascoltava ilresto. Dobbiamo perciò dire a noi stessi: questo even-to universale non deve sembrarci contradittorio perchèvien descritto da quattro diversi aspetti, anzi, imparia-mo appunto a conoscerlo soltanto quando siamo capa-ci di abbracciare tutti e quattro gli aspetti diversi. Etroviamo allora completamente naturale che la profes-sione di fede di Pietro, a cui ieri abbiamo accennato,si trovi soltanto nel Vangelo di Matteo e non negli al-tri Vangeli. Marco descrive il Cristo come la Forza so-lare, come la Forza universale cosmica che agisce inmodo nuovo sulla Terra. Marco descrive dunque laforza maestosa dell’Aura solare nelle sue attività ele-mentari. E il Vangelo di Luca, nel mentre descrivel’interiorità del Cristo Gesù, ne descrive il corpo astra-le – descrive principalmente la singola individualità

343

polo che Egli ama non dà la madre carnale, sibbenegli dà nello Spirito la propria madre. Rinnovando cosìantichi legami – che erano andati perduti per l’umani-tà – risuonano dalla croce nel nuovo senso le parole:«Ecco il tuo figliolo» ed «Ecco la madre tua!» La vir-tù ordinatrice, che fondava nuove comunità, è quellache, come senso dell’etere vitale ordinatore della vita,fluisce nella Terra, per mezzo dell’azione del Cristo.

Abbiamo così un fatto – il fatto del Cristo – dietro atutto ciò che i Vangeli descrivono. Ma ognuno descri-ve dal punto di vista adottato fin dal principio, perchèla mente di ogni Evangelista era occupata in modo,che egli doveva dirigere lo sguardo chiaroveggenteverso ciò a cui era preparato, – sicchè non ascoltava ilresto. Dobbiamo perciò dire a noi stessi: questo even-to universale non deve sembrarci contradittorio perchèvien descritto da quattro diversi aspetti, anzi, imparia-mo appunto a conoscerlo soltanto quando siamo capa-ci di abbracciare tutti e quattro gli aspetti diversi. Etroviamo allora completamente naturale che la profes-sione di fede di Pietro, a cui ieri abbiamo accennato,si trovi soltanto nel Vangelo di Matteo e non negli al-tri Vangeli. Marco descrive il Cristo come la Forza so-lare, come la Forza universale cosmica che agisce inmodo nuovo sulla Terra. Marco descrive dunque laforza maestosa dell’Aura solare nelle sue attività ele-mentari. E il Vangelo di Luca, nel mentre descrivel’interiorità del Cristo Gesù, ne descrive il corpo astra-le – descrive principalmente la singola individualità

343

Page 344: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

umana, come l’uomo viva di per sè; perchè l’uomovive di per sè nel corpo astrale; in questo egli ha ciòche gli è più intimamente proprio, in questo egli cre-sce in sè stesso. Nei riguardi del corpo astrale l’uomonon ha tendenza a formare delle comunità.

La forza formativa di comunità, per mezzo dellaquale l’uomo si mette in relazione con gli altri uomini,sta nel corpo eterico. Luca non ha perciò nessuna oc-casione, nessuna ragione di parlare di alcuna comunitàin via di formazione. E tanto meno ne ha l’occasioneil descrittore dell’Entità-Io, lo scrittore del Vangelo diGiovanni. All’incontro lo scrittore del Vangelo diMatteo, il quale ci descrive il Cristo Gesù come uomo,ha speciale ragione di descrivere anche quei rapporti,che si palesano come conseguenze umane del fatto,che una volta Dio ha vissuto in una forma umana. Ciòche Dio, come uomo fra gli uomini, ha potuto allorafondare di rapporti fra gli uomini stessi, rapporti cheformarono ciò che si può definire «una comunità»,una totalità organica, ha dovuto specialmente esseredescritto da quell’Evangelista, il quale descrive il Cri-sto nella sua natura più umana; perchè egli ha direttolo sguardo fin da principio sull’azione, che il Cristoesplica come uomo, per mezzo di ciò che attinge dalcorpo fisico e dal corpo eterico. Se abbiamo sviluppa-to la comprensione interiore, troveremo assolutamentenaturale che queste parole tanto discusse si trovinosoltanto nel Vangelo di Matteo. E se esaminiamo lemolte discussioni degli odierni teologi di ogni sfuma-

344

umana, come l’uomo viva di per sè; perchè l’uomovive di per sè nel corpo astrale; in questo egli ha ciòche gli è più intimamente proprio, in questo egli cre-sce in sè stesso. Nei riguardi del corpo astrale l’uomonon ha tendenza a formare delle comunità.

La forza formativa di comunità, per mezzo dellaquale l’uomo si mette in relazione con gli altri uomini,sta nel corpo eterico. Luca non ha perciò nessuna oc-casione, nessuna ragione di parlare di alcuna comunitàin via di formazione. E tanto meno ne ha l’occasioneil descrittore dell’Entità-Io, lo scrittore del Vangelo diGiovanni. All’incontro lo scrittore del Vangelo diMatteo, il quale ci descrive il Cristo Gesù come uomo,ha speciale ragione di descrivere anche quei rapporti,che si palesano come conseguenze umane del fatto,che una volta Dio ha vissuto in una forma umana. Ciòche Dio, come uomo fra gli uomini, ha potuto allorafondare di rapporti fra gli uomini stessi, rapporti cheformarono ciò che si può definire «una comunità»,una totalità organica, ha dovuto specialmente esseredescritto da quell’Evangelista, il quale descrive il Cri-sto nella sua natura più umana; perchè egli ha direttolo sguardo fin da principio sull’azione, che il Cristoesplica come uomo, per mezzo di ciò che attinge dalcorpo fisico e dal corpo eterico. Se abbiamo sviluppa-to la comprensione interiore, troveremo assolutamentenaturale che queste parole tanto discusse si trovinosoltanto nel Vangelo di Matteo. E se esaminiamo lemolte discussioni degli odierni teologi di ogni sfuma-

344

Page 345: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

tura su queste parole del Vangelo di Matteo trovere-mo, che le ragioni addotte in favore o contro l’accetta-zione di esse sono sempre di carattere peculiare e uni-laterale, – ma da nessuna parte ci si rivela una com-prensione del loro significato più profondo. Coloroche le respingono, lo fanno, perchè la comunità este-riore della Chiesa cattolica le travisa, perchè l’orga-nizzazione esteriore della Chiesa cattolica è stata fon-data su quelle. Di esse può essere stato fatto in questomodo un cattivo uso, ma ciò non dimostra affatto cheesse siano state interpolate nel Vangelo a favore dellaChiesa cattolica. Coloro che le oppugnano, in ultimaanalisi, non sanno addurre niente di speciale in contra-rio, perchè essi non ne vedono lo snaturamento. Que-sti signori si trovano allora in una strana situazione.Uno di essi afferma: che il Vangelo di Marco è il piùoriginale dei quattro Vangeli; che poi vi si sono ag-giunti i Vangeli di Matteo e di Luca, che sono stati co-piati in un determinato modo dal Vangelo di Marco, eampliati: e che sarebbe ormai evidente, poichè loscrittore del Vangelo di Matteo ha copiato, che egliabbia aggiunto varii particolari – e così pure lo scritto-re del Vangelo di Luca. Allo scrittore del Vangelo diMatteo è venuto in mente, perchè desideroso di ap-poggiare la comunità, di aggiungere le parole: «Tu seiPietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Comu-nità». – Indubbiamente rispetto a molte parole nonserve la trasmissione del testo, perchè in certi antichitesti non si può dimostrare che vi siano queste o quel-

345

tura su queste parole del Vangelo di Matteo trovere-mo, che le ragioni addotte in favore o contro l’accetta-zione di esse sono sempre di carattere peculiare e uni-laterale, – ma da nessuna parte ci si rivela una com-prensione del loro significato più profondo. Coloroche le respingono, lo fanno, perchè la comunità este-riore della Chiesa cattolica le travisa, perchè l’orga-nizzazione esteriore della Chiesa cattolica è stata fon-data su quelle. Di esse può essere stato fatto in questomodo un cattivo uso, ma ciò non dimostra affatto cheesse siano state interpolate nel Vangelo a favore dellaChiesa cattolica. Coloro che le oppugnano, in ultimaanalisi, non sanno addurre niente di speciale in contra-rio, perchè essi non ne vedono lo snaturamento. Que-sti signori si trovano allora in una strana situazione.Uno di essi afferma: che il Vangelo di Marco è il piùoriginale dei quattro Vangeli; che poi vi si sono ag-giunti i Vangeli di Matteo e di Luca, che sono stati co-piati in un determinato modo dal Vangelo di Marco, eampliati: e che sarebbe ormai evidente, poichè loscrittore del Vangelo di Matteo ha copiato, che egliabbia aggiunto varii particolari – e così pure lo scritto-re del Vangelo di Luca. Allo scrittore del Vangelo diMatteo è venuto in mente, perchè desideroso di ap-poggiare la comunità, di aggiungere le parole: «Tu seiPietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Comu-nità». – Indubbiamente rispetto a molte parole nonserve la trasmissione del testo, perchè in certi antichitesti non si può dimostrare che vi siano queste o quel-

345

Page 346: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

le determinate parole. Ma in quanto a queste paroledel Vangelo di Matteo, esse vanno registrate come pa-trimonio sicuro dei Vangeli, perchè qui non vi è nep-pure una possibilità filologica di metterle in dubbio.Vi sono molte parole di cui la versione veramentecomplicata può farci dubitare; ma rispetto alle paroledella professione di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figliodel Dio vivo», e le altre parole: «Tu sei Pietro, e sopraquesta pietra edificherò la mia Comunità e le portedell’inferno non avranno forza contro di lei», dal pun-to di vista filologico non vi è niente da opporre. E di-fatti contro di esse non si fanno obiezioni. Non vi ènessun testo in cui si prestino a opposizioni. I testi tro-vati più recentemente avrebbero potuto forse offrireun campo all’opposizione, ma in questi appunto ilpasso in quistione non si può leggere, perchè quellaparte del testo è molto guastata. Questo almeno èquello che risulta dalle ricerche filologiche. Natural-mente dovete attenervi a ciò che vien riferito da colo-ro che hanno visto questi manoscritti.

Non possiamo dunque mettere in dubbio l’esattezzadella traduzione di queste parole. Anche la filologiaesteriore ce ne garantisce l’esattezza ed è facile com-prendere perchè esse siano conformi all’intiera naturadel Vangelo di Matteo. In questo Vangelo vediamo ilCristo Gesù descritto proprio come uomo. E quandoabbiamo acquistato questa chiave, ovunque ci volgia-mo ci riesce facile comprendere il Vangelo di Matteo.E comprenderemo anche le parabole che Cristo Gesù

346

le determinate parole. Ma in quanto a queste paroledel Vangelo di Matteo, esse vanno registrate come pa-trimonio sicuro dei Vangeli, perchè qui non vi è nep-pure una possibilità filologica di metterle in dubbio.Vi sono molte parole di cui la versione veramentecomplicata può farci dubitare; ma rispetto alle paroledella professione di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figliodel Dio vivo», e le altre parole: «Tu sei Pietro, e sopraquesta pietra edificherò la mia Comunità e le portedell’inferno non avranno forza contro di lei», dal pun-to di vista filologico non vi è niente da opporre. E di-fatti contro di esse non si fanno obiezioni. Non vi ènessun testo in cui si prestino a opposizioni. I testi tro-vati più recentemente avrebbero potuto forse offrireun campo all’opposizione, ma in questi appunto ilpasso in quistione non si può leggere, perchè quellaparte del testo è molto guastata. Questo almeno èquello che risulta dalle ricerche filologiche. Natural-mente dovete attenervi a ciò che vien riferito da colo-ro che hanno visto questi manoscritti.

Non possiamo dunque mettere in dubbio l’esattezzadella traduzione di queste parole. Anche la filologiaesteriore ce ne garantisce l’esattezza ed è facile com-prendere perchè esse siano conformi all’intiera naturadel Vangelo di Matteo. In questo Vangelo vediamo ilCristo Gesù descritto proprio come uomo. E quandoabbiamo acquistato questa chiave, ovunque ci volgia-mo ci riesce facile comprendere il Vangelo di Matteo.E comprenderemo anche le parabole che Cristo Gesù

346

Page 347: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

narra ai suoi discepoli e a coloro che stanno fuori del-la cerchia dei medesimi.

Ieri abbiamo mostrato come l’uomo si evolva dalbasso verso l’alto, come egli cresca fino all’anima co-sciente, che si sviluppa come fiore nell’essere umano– come egli si sviluppi in modo da poter accoglierel’Impulso-Cristo che gli viene incontro. Ciò che viendato durante le cinque epoche di cultura – il corpo ete-rico, il corpo astrale, l’anima senziente, l’anima razio-nale o affettiva, l’anima cosciente, – questi cinque artidella natura umana crescono dal basso verso l’alto;l’uomo può servirsene elaborandoli, sviluppandoli eadoperandoli in modo, da dar loro quel contenuto, cheoffra loro la possibilità – quando il giusto tempo è ar-rivato – di essere compenetrati dall’Impulso-Cristo.L’umanità può evolversi in modo, che nell’avveniretutti gli uomini possano divenire partecipi del Cristo.Ma essi devono sviluppare questi cinque arti, dal bas-so verso l’alto, giustamente. Se trascurano di farlo,essi non diventeranno maturi ad accogliere il Cristo.Se attraverso le diverse incarnazioni essi non curanoquesti arti, se non li elaborano per accogliere il Cristo,allora il Cristo verrà, ma essi non potranno unirsi aLui. Essi non hanno versato olio nelle loro lampade!Questi cinque arti possono anche essere lasciati senzaolio. Tutti coloro che non hanno versato olio nelle lorolampade sono rappresentati, per mezzo di una bellamirabile parabola, dalle «cinque vergini stolte», lequali non avendo a tempo provvisto di olio le loro

347

narra ai suoi discepoli e a coloro che stanno fuori del-la cerchia dei medesimi.

Ieri abbiamo mostrato come l’uomo si evolva dalbasso verso l’alto, come egli cresca fino all’anima co-sciente, che si sviluppa come fiore nell’essere umano– come egli si sviluppi in modo da poter accoglierel’Impulso-Cristo che gli viene incontro. Ciò che viendato durante le cinque epoche di cultura – il corpo ete-rico, il corpo astrale, l’anima senziente, l’anima razio-nale o affettiva, l’anima cosciente, – questi cinque artidella natura umana crescono dal basso verso l’alto;l’uomo può servirsene elaborandoli, sviluppandoli eadoperandoli in modo, da dar loro quel contenuto, cheoffra loro la possibilità – quando il giusto tempo è ar-rivato – di essere compenetrati dall’Impulso-Cristo.L’umanità può evolversi in modo, che nell’avveniretutti gli uomini possano divenire partecipi del Cristo.Ma essi devono sviluppare questi cinque arti, dal bas-so verso l’alto, giustamente. Se trascurano di farlo,essi non diventeranno maturi ad accogliere il Cristo.Se attraverso le diverse incarnazioni essi non curanoquesti arti, se non li elaborano per accogliere il Cristo,allora il Cristo verrà, ma essi non potranno unirsi aLui. Essi non hanno versato olio nelle loro lampade!Questi cinque arti possono anche essere lasciati senzaolio. Tutti coloro che non hanno versato olio nelle lorolampade sono rappresentati, per mezzo di una bellamirabile parabola, dalle «cinque vergini stolte», lequali non avendo a tempo provvisto di olio le loro

347

Page 348: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

lampade non possono unirsi col Cristo; le cinque ver-gini però che hanno l’olio possono unirsi al momentogiusto col Cristo.

Tutte queste parabole fondate sopra dei numeri get-tano luce profonda su quell’Impulso che il Cristo potèportare all’umanità.

V’ha di più, a coloro che consideravano i suoi inse-gnamenti dall’esteriore, Egli dimostrava, che essi purenon consideravano molte cose esteriori da un meropunto di vista materiale, quali esse sono concretamen-te, ma che le consideravano come simboli di ben altro.Egli voleva richiamarli al loro proprio pensiero, alloro proprio modo di pensare. Egli si fece portare unamoneta e mostrò loro l’immagine dell’Imperatore, perrichiamare la loro attenzione sul fatto, che quella mo-neta esprimeva anche qualcosa di speciale, che non ri-siedeva nel semplice metallo, – esprimeva, cioè,l’appartenenza ad una speciale autorità, a un determi-nato sovrano. «Rendete dunque a Cesare quel che è diCesare»; questo è di Cesare e ciò risiede nell’immagi-ne, non nel metallo. – «Imparate» Egli ha voluto dire,– «a considerare anche l’uomo e ciò che è in lui comeil veicolo e il tempio del Dio vivo. Considerarel’uomo come una moneta! imparate a vederenell’uomo l’immagine di Dio, allora riconosceretecome l’uomo appartenga a Dio».

Ma queste parabole hanno tutte un aspetto più pro-fondo di quello superficiale che ordinariamente vienloro attribuito. E si trova l’aspetto più profondo quan-

348

lampade non possono unirsi col Cristo; le cinque ver-gini però che hanno l’olio possono unirsi al momentogiusto col Cristo.

Tutte queste parabole fondate sopra dei numeri get-tano luce profonda su quell’Impulso che il Cristo potèportare all’umanità.

V’ha di più, a coloro che consideravano i suoi inse-gnamenti dall’esteriore, Egli dimostrava, che essi purenon consideravano molte cose esteriori da un meropunto di vista materiale, quali esse sono concretamen-te, ma che le consideravano come simboli di ben altro.Egli voleva richiamarli al loro proprio pensiero, alloro proprio modo di pensare. Egli si fece portare unamoneta e mostrò loro l’immagine dell’Imperatore, perrichiamare la loro attenzione sul fatto, che quella mo-neta esprimeva anche qualcosa di speciale, che non ri-siedeva nel semplice metallo, – esprimeva, cioè,l’appartenenza ad una speciale autorità, a un determi-nato sovrano. «Rendete dunque a Cesare quel che è diCesare»; questo è di Cesare e ciò risiede nell’immagi-ne, non nel metallo. – «Imparate» Egli ha voluto dire,– «a considerare anche l’uomo e ciò che è in lui comeil veicolo e il tempio del Dio vivo. Considerarel’uomo come una moneta! imparate a vederenell’uomo l’immagine di Dio, allora riconosceretecome l’uomo appartenga a Dio».

Ma queste parabole hanno tutte un aspetto più pro-fondo di quello superficiale che ordinariamente vienloro attribuito. E si trova l’aspetto più profondo quan-

348

Page 349: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

do si sa, che il Cristo non adoperava le parabole comeoggidì nella nostra epoca giornalistica si usa adoperar-le; il Cristo le adopera in modo, che le trae dall’intieranatura umana; e che se l’uomo le meditasse e le esten-desse all’intiera sua natura, sarebbe costretto sempre afare tutto ciò che vuole fare, in modo adeguato a ognisingolo campo. Così pure sarebbe bene che agli uomi-ni venisse dimostrato come basti che essi trasferiscanoil loro pensiero da un campo a un altro, perchè unacosa che essi ritengono giusta possa invece palesarsiassurda.

Quando, per esempio, vi furono persone che comin-ciarono a escogitare tanti «miti solari» per il Buddha,per il Cristo ecc. la misura fu colma! (E oggi succedeche si torna a rappresentare quelle figure come «mitisolari»). Un tale finì per trovare la cosa assurda e dis-se: con questo metodo di applicare, in modo esteriore,delle immagini mitiche, dei segni stellari a ogni avve-nimento importante, tutto può riuscir possibile. Sequalcuno dimostra che la vita del Cristo rappresentaun mito solare, per poi dedurne che il Cristo Gesù nonè mai vissuto, si potrebbe allora dimostrare con lostesso metodo, che non vi è stato mai un Napoleone; equesto si potrebbe dimostrare con facilità, dicendo:«Napoleone» porta il nome del Dio solare «Apollo».Orbene, la lettera «N», che precede il nome, non si-gnifica in Greco una negazione, sibbene un rafforza-mento; perciò «Napoleone» sarebbe N’Apollon» –anzi, una specie di «Super-Apollon». Si può procedere

349

do si sa, che il Cristo non adoperava le parabole comeoggidì nella nostra epoca giornalistica si usa adoperar-le; il Cristo le adopera in modo, che le trae dall’intieranatura umana; e che se l’uomo le meditasse e le esten-desse all’intiera sua natura, sarebbe costretto sempre afare tutto ciò che vuole fare, in modo adeguato a ognisingolo campo. Così pure sarebbe bene che agli uomi-ni venisse dimostrato come basti che essi trasferiscanoil loro pensiero da un campo a un altro, perchè unacosa che essi ritengono giusta possa invece palesarsiassurda.

Quando, per esempio, vi furono persone che comin-ciarono a escogitare tanti «miti solari» per il Buddha,per il Cristo ecc. la misura fu colma! (E oggi succedeche si torna a rappresentare quelle figure come «mitisolari»). Un tale finì per trovare la cosa assurda e dis-se: con questo metodo di applicare, in modo esteriore,delle immagini mitiche, dei segni stellari a ogni avve-nimento importante, tutto può riuscir possibile. Sequalcuno dimostra che la vita del Cristo rappresentaun mito solare, per poi dedurne che il Cristo Gesù nonè mai vissuto, si potrebbe allora dimostrare con lostesso metodo, che non vi è stato mai un Napoleone; equesto si potrebbe dimostrare con facilità, dicendo:«Napoleone» porta il nome del Dio solare «Apollo».Orbene, la lettera «N», che precede il nome, non si-gnifica in Greco una negazione, sibbene un rafforza-mento; perciò «Napoleone» sarebbe N’Apollon» –anzi, una specie di «Super-Apollon». Si può procedere

349

Page 350: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

più oltre e scoprire una strana analogia. – Riflettete aciò che lo scopritore della non esistenza di Gesù, ilProfessore tedesco di Filosofia, Drews, scopre comeanalogia per i nomi di Gesù, Giuseppe, Giasone, ecc.– Si potrebbe scoprire così una strana somiglianza frail suono del nome della madre di Napoleone – Letizia– e quello della madre di Apollo – Latona, o Leto, ingreco. – Si potrebbe dire inoltre che Apollo, il sole, haattorno a sè dodici costellazioni: Napoleone aveva do-dici Marescialli, che altro non sarebbero che espres-sioni simboliche per i segni zodiacali che circondanoil sole. Ma non invano l’eroe del mito napoleonico haappunto sei fratelli, sicchè Napoleone coi fratelli fasette, che è anche il numero dei pianeti. Dunque Na-poleone non è mai vissuto.

Questa è una satira molto spiritosa dei significatisimbolici a cui oggidì si dà tanta importanza. Gli uo-mini in fondo non imparano mai niente; altrimenti do-vrebbero sapere, che con quel medesimo metodo cheviene oggi nuovamente applicato, già da molto tempoè stato dimostrato, per esempio, che Napoleone non èmai vissuto. Ma l’umanità non impara niente, poichècon quel medesimo metodo viene oggi nuovamentedimostrato che Gesù mai è vissuto.

Queste cose dimostrano indubbiamente la necessitàdi avvicinarsi con una preparazione, anzi con una pre-parazione interiore, a ciò che i Vangeli ci narrano delpiù grande evento del mondo. E dobbiamo renderciconto, che in questo appunto i seguaci della scienza

350

più oltre e scoprire una strana analogia. – Riflettete aciò che lo scopritore della non esistenza di Gesù, ilProfessore tedesco di Filosofia, Drews, scopre comeanalogia per i nomi di Gesù, Giuseppe, Giasone, ecc.– Si potrebbe scoprire così una strana somiglianza frail suono del nome della madre di Napoleone – Letizia– e quello della madre di Apollo – Latona, o Leto, ingreco. – Si potrebbe dire inoltre che Apollo, il sole, haattorno a sè dodici costellazioni: Napoleone aveva do-dici Marescialli, che altro non sarebbero che espres-sioni simboliche per i segni zodiacali che circondanoil sole. Ma non invano l’eroe del mito napoleonico haappunto sei fratelli, sicchè Napoleone coi fratelli fasette, che è anche il numero dei pianeti. Dunque Na-poleone non è mai vissuto.

Questa è una satira molto spiritosa dei significatisimbolici a cui oggidì si dà tanta importanza. Gli uo-mini in fondo non imparano mai niente; altrimenti do-vrebbero sapere, che con quel medesimo metodo cheviene oggi nuovamente applicato, già da molto tempoè stato dimostrato, per esempio, che Napoleone non èmai vissuto. Ma l’umanità non impara niente, poichècon quel medesimo metodo viene oggi nuovamentedimostrato che Gesù mai è vissuto.

Queste cose dimostrano indubbiamente la necessitàdi avvicinarsi con una preparazione, anzi con una pre-parazione interiore, a ciò che i Vangeli ci narrano delpiù grande evento del mondo. E dobbiamo renderciconto, che in questo appunto i seguaci della scienza

350

Page 351: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dello Spirito possono facilmente errare. Anche il mo-vimento teosofico si è servito qualche volta con pocaserietà di simboli tratti dal mondo stellare. Volevo per-ciò dimostrare in questo ciclo di conferenze, in cui hoparlato anche del modo di rappresentare i grandi even-ti dell’evoluzione dell’umanità per mezzo del linguag-gio stellare, come realmente questo linguaggio stellaresia stato giustamente adoperato da coloro che com-prendevano bene i rapporti dell’universo.

Avvicinatevi dunque con questa preparazione a ciòverso cui questi Vangeli convergono. Già ho indicatoil battesimo, e la storia della vita e della morte, comedue tappe dell’iniziazione. Non ho che da aggiungere,che il Cristo Gesù, dopo aver condotto i suoi discepolidove essi potevano guardare l’uscita dell’essenza piùintima dell’uomo nel Macrocosmo – la potevano se-guire con lo sguardo attraverso la morte, – non ci pre-senta una risurrezione nel senso superficiale general-mente inteso. Sibbene nel senso generale del Vangelodi Matteo (prendete le parole, e comprendetele real-mente!) come anche in quello del Vangelo di Giovan-ni, è chiaramente dimostrato, che le parole di Paolosono vere: egli ha visto il Cristo come Risorto, permezzo dell’Evento di Damasco! Ed egli dice espressa-mente, che ha preso parte a ciò a cui gli altri fratelli, idodici e i cinquecento avevano preso parte. Come egliha visto il Cristo, così pure gli altri lo hanno vistodopo la Risurrezione. Questo ci viene esaurientementeindicato quando vien narrato nel Vangelo, che Maria

351

dello Spirito possono facilmente errare. Anche il mo-vimento teosofico si è servito qualche volta con pocaserietà di simboli tratti dal mondo stellare. Volevo per-ciò dimostrare in questo ciclo di conferenze, in cui hoparlato anche del modo di rappresentare i grandi even-ti dell’evoluzione dell’umanità per mezzo del linguag-gio stellare, come realmente questo linguaggio stellaresia stato giustamente adoperato da coloro che com-prendevano bene i rapporti dell’universo.

Avvicinatevi dunque con questa preparazione a ciòverso cui questi Vangeli convergono. Già ho indicatoil battesimo, e la storia della vita e della morte, comedue tappe dell’iniziazione. Non ho che da aggiungere,che il Cristo Gesù, dopo aver condotto i suoi discepolidove essi potevano guardare l’uscita dell’essenza piùintima dell’uomo nel Macrocosmo – la potevano se-guire con lo sguardo attraverso la morte, – non ci pre-senta una risurrezione nel senso superficiale general-mente inteso. Sibbene nel senso generale del Vangelodi Matteo (prendete le parole, e comprendetele real-mente!) come anche in quello del Vangelo di Giovan-ni, è chiaramente dimostrato, che le parole di Paolosono vere: egli ha visto il Cristo come Risorto, permezzo dell’Evento di Damasco! Ed egli dice espressa-mente, che ha preso parte a ciò a cui gli altri fratelli, idodici e i cinquecento avevano preso parte. Come egliha visto il Cristo, così pure gli altri lo hanno vistodopo la Risurrezione. Questo ci viene esaurientementeindicato quando vien narrato nel Vangelo, che Maria

351

Page 352: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

di Magdala, la quale aveva visto il Cristo appunto duegiorni prima, lo vede dopo la Risurrezione – e credeche Egli sia il giardiniere, perchè non lo ravvisa. SeEgli veramente fosse apparso tale quale Egli era duegiorni prima, il fatto narrato sarebbe da escludersi: sa-rebbe un fatto anormale. Perchè a nessuno presterestefede, che affermasse di aver visto un uomo e di nonaver poi riconosciuto quella medesima figura duegiorni più tardi. Dobbiamo dunque renderci chiara-mente conto, che erasi effettivamente verificato uncambiamento. E se osserviamo attentamente i Vangeli,ci risulta evidente, che attraverso tutti gli eventi in Pa-lestina, attraverso il Mistero del Golgotha, gli occhidei discepoli si erano aperti, ed essi potevano ricono-scere il Cristo, quale Egli era, come Spirito che vibrae pervade il mondo con la sua azione – come Egli era,dopo aver abbandonato il corpo fisico alla Terra, purrimanendo la sua azione senza di quello altrettanto ef-ficace per la Terra quanto lo era prima. Il Vangelo diMatteo dimostra questo esaurientemente – lo dimostraanche con le più importanti parole forse, che in generesi possano trovare in un documento antico. Ci indicachiaramente: che una volta vi era il Cristo in un corpofisico umano, ma che questo evento non è un sempliceevento. È una causa, un impulso; esso esercitaun’azione. La Parola solare, l’Aura solare, di cui Zara-thustra una volta ha parlato come di un Essere esisten-te al di fuori della Terra, è diventata, per mezzo dellavita del Cristo Gesù, qualcosa che si congiunge alla

352

di Magdala, la quale aveva visto il Cristo appunto duegiorni prima, lo vede dopo la Risurrezione – e credeche Egli sia il giardiniere, perchè non lo ravvisa. SeEgli veramente fosse apparso tale quale Egli era duegiorni prima, il fatto narrato sarebbe da escludersi: sa-rebbe un fatto anormale. Perchè a nessuno presterestefede, che affermasse di aver visto un uomo e di nonaver poi riconosciuto quella medesima figura duegiorni più tardi. Dobbiamo dunque renderci chiara-mente conto, che erasi effettivamente verificato uncambiamento. E se osserviamo attentamente i Vangeli,ci risulta evidente, che attraverso tutti gli eventi in Pa-lestina, attraverso il Mistero del Golgotha, gli occhidei discepoli si erano aperti, ed essi potevano ricono-scere il Cristo, quale Egli era, come Spirito che vibrae pervade il mondo con la sua azione – come Egli era,dopo aver abbandonato il corpo fisico alla Terra, purrimanendo la sua azione senza di quello altrettanto ef-ficace per la Terra quanto lo era prima. Il Vangelo diMatteo dimostra questo esaurientemente – lo dimostraanche con le più importanti parole forse, che in generesi possano trovare in un documento antico. Ci indicachiaramente: che una volta vi era il Cristo in un corpofisico umano, ma che questo evento non è un sempliceevento. È una causa, un impulso; esso esercitaun’azione. La Parola solare, l’Aura solare, di cui Zara-thustra una volta ha parlato come di un Essere esisten-te al di fuori della Terra, è diventata, per mezzo dellavita del Cristo Gesù, qualcosa che si congiunge alla

352

Page 353: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Terra, si unisce ad essa, – e vi rimarrà unito. Primanon stava unito con la Terra ciò che dopo vi è rimastounito.

A noi antroposofi si addice comprendere questo fat-to. Da questo comprendiamo dunque, che il Cristo ri-sorto era Colui, che come Spirito si era fatto conosce-re agli occhi ormai dischiusi alla chiaroveggenza deidiscepoli, e aveva indicato ad essi che, come Spirito,Egli poteva ormai pervadere l’esistenza terrestre:«Andate», diceva loro, «e raccogliete discepoli fra tut-te le genti, battezzandoli nel nome del Padre, del Fi-glio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osserva-re tutto quello che Io vi ho comandato! Ed ecco che Iosono con voi per tutti i giorni fino alla fine dell’epocaterrestre!» – La scienza dello Spirito deve farci com-prendere ciò che allora è cominciato: cioè, che conl’Aura terrestre si è unita l’Aura solare e che questa èvisibile per coloro, di cui l’occhio spirituale si è di-schiuso – e questa Aura solare entro l’Aura terrestreche era divenuta visibile a Paolo, si può udire, quandosi dischiude il nostro orecchio interiore in modo dapoter udire la Parola solare, così come essa venne udi-ta da Lazzaro, che era stato iniziato dal Cristo stesso.La scienza dello Spirito appunto deve servire a prepa-rarci a comprendere questo fatto. La scienza dello Spi-rito è l’interprete di ciò che è successo nei riguardidell’evoluzione spirituale del mondo. E come tale in-terprete, essa fonderà in realtà ciò che anche il Cristo

353

Terra, si unisce ad essa, – e vi rimarrà unito. Primanon stava unito con la Terra ciò che dopo vi è rimastounito.

A noi antroposofi si addice comprendere questo fat-to. Da questo comprendiamo dunque, che il Cristo ri-sorto era Colui, che come Spirito si era fatto conosce-re agli occhi ormai dischiusi alla chiaroveggenza deidiscepoli, e aveva indicato ad essi che, come Spirito,Egli poteva ormai pervadere l’esistenza terrestre:«Andate», diceva loro, «e raccogliete discepoli fra tut-te le genti, battezzandoli nel nome del Padre, del Fi-glio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osserva-re tutto quello che Io vi ho comandato! Ed ecco che Iosono con voi per tutti i giorni fino alla fine dell’epocaterrestre!» – La scienza dello Spirito deve farci com-prendere ciò che allora è cominciato: cioè, che conl’Aura terrestre si è unita l’Aura solare e che questa èvisibile per coloro, di cui l’occhio spirituale si è di-schiuso – e questa Aura solare entro l’Aura terrestreche era divenuta visibile a Paolo, si può udire, quandosi dischiude il nostro orecchio interiore in modo dapoter udire la Parola solare, così come essa venne udi-ta da Lazzaro, che era stato iniziato dal Cristo stesso.La scienza dello Spirito appunto deve servire a prepa-rarci a comprendere questo fatto. La scienza dello Spi-rito è l’interprete di ciò che è successo nei riguardidell’evoluzione spirituale del mondo. E come tale in-terprete, essa fonderà in realtà ciò che anche il Cristo

353

Page 354: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Gesù – pure nel senso del Vangelo di Matteo – volevafondare.

Alcune parole del Vangelo di Matteo vengono ge-neralmente tradotte erroneamente – e cioè le belle esublimi parole: «Non sono disceso su questa Terra perallontanare da essa la pace, bensì per allontanarne laspada». – Le più belle sublimi parole di pace pur trop-po, nel corso del tempo, sono state volte nel senso op-posto. È per liberare gradatamente la Terra da ciò cheporta discordia, disarmonia nell’umanità, che l’EntitàCristo si è impressa nell’esistenza terrestre spirituale.E la scienza dello Spirito fonderà la pace, se essa po-trà essere realmente cristiana in questo senso e unifi-care le religioni. Ed essa può unificare non soltantociò che sta nei paesi a noi più vicini, ma può veramen-te fondare la pace sull’intiero orbe terrestre, purchècomprenda l’opera del Supremo Fondatore della Pace.Non è certamente nel senso del più grande fondatoredella pace, che degli uomini fanatici di una parte dellaTerra si recano in altra parte di essa per imporre un in-segnamento cristiano ristretto, a un popolo intiera-mente diverso, il quale non possiede affatto condizioniadatte per quella speciale forma d’insegnamento cri-stiano che si è sviluppata presso altri popoli. È un gra-ve errore voler trasportare ai nostri tempi l’insegna-mento cristiano in Oriente, così come esso si è svilup-pato da noi presso questo o quel popolo. Perchè noiantroposofi abbiamo spesso ripetuto, che il Cristo nonappartiene soltanto ai «cristiani», che, in ultima anali-

354

Gesù – pure nel senso del Vangelo di Matteo – volevafondare.

Alcune parole del Vangelo di Matteo vengono ge-neralmente tradotte erroneamente – e cioè le belle esublimi parole: «Non sono disceso su questa Terra perallontanare da essa la pace, bensì per allontanarne laspada». – Le più belle sublimi parole di pace pur trop-po, nel corso del tempo, sono state volte nel senso op-posto. È per liberare gradatamente la Terra da ciò cheporta discordia, disarmonia nell’umanità, che l’EntitàCristo si è impressa nell’esistenza terrestre spirituale.E la scienza dello Spirito fonderà la pace, se essa po-trà essere realmente cristiana in questo senso e unifi-care le religioni. Ed essa può unificare non soltantociò che sta nei paesi a noi più vicini, ma può veramen-te fondare la pace sull’intiero orbe terrestre, purchècomprenda l’opera del Supremo Fondatore della Pace.Non è certamente nel senso del più grande fondatoredella pace, che degli uomini fanatici di una parte dellaTerra si recano in altra parte di essa per imporre un in-segnamento cristiano ristretto, a un popolo intiera-mente diverso, il quale non possiede affatto condizioniadatte per quella speciale forma d’insegnamento cri-stiano che si è sviluppata presso altri popoli. È un gra-ve errore voler trasportare ai nostri tempi l’insegna-mento cristiano in Oriente, così come esso si è svilup-pato da noi presso questo o quel popolo. Perchè noiantroposofi abbiamo spesso ripetuto, che il Cristo nonappartiene soltanto ai «cristiani», che, in ultima anali-

354

Page 355: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

si, Egli è la medesima Entità indicata da Zarathustracome Ahura Mazdao, e che i sette Rischis Indianihanno indicato come Vicva Karman. Noi stiamo inOccidente, e sappiamo che si tratta del Cristo anchequando in Oriente vengono adoperate altre parole. Vo-gliamo comprendere il Cristo anche in modo, che que-sta comprensione sia compatibile con l’evoluzionedell’umanità, coll’ulteriore progresso degli uomini. Eci rendiamo chiaramente conto, che i documenti e lecognizioni che respingono il Cristo non possono darcinessuna spiegazione di lui; queste spiegazioni ci po-tranno esser date soltanto da quelle tradizioni, che insè portano coscientemente l’influenza viva del Cristo.E sappiamo, che se ai popoli che negano il Cristo siparla in modo giusto di Vicva Karman e di AhuraMazdao nel nostro senso cristiano, essi ci comprende-ranno, purchè non s’imponga loro nessun nome e cheessi penetrino di per sè stessi alla comprensione delCristo. Non vogliamo imporre ad essi il Cristo comenome, ci rendiamo conto, se siamo non soltanto antro-posofi, ma occultisti, che non importano i nomi, ciòche importa è l’entità. Se ci potessimo convincere, chel’Entità che sta nel Cristo si può indicare con altronome, lo si farebbe; perchè dobbiamo interessarci del-la verità – e non di ciò che preferiamo, perchè appar-teniamo a un determinato paese della Terra e a un po-polo speciale. Ma nessuno deve dire, che con mezziinadatti (perchè si sono sottratti da sè all’influenza delCristo) si possa comprendere il Cristo. Questo è im-

355

si, Egli è la medesima Entità indicata da Zarathustracome Ahura Mazdao, e che i sette Rischis Indianihanno indicato come Vicva Karman. Noi stiamo inOccidente, e sappiamo che si tratta del Cristo anchequando in Oriente vengono adoperate altre parole. Vo-gliamo comprendere il Cristo anche in modo, che que-sta comprensione sia compatibile con l’evoluzionedell’umanità, coll’ulteriore progresso degli uomini. Eci rendiamo chiaramente conto, che i documenti e lecognizioni che respingono il Cristo non possono darcinessuna spiegazione di lui; queste spiegazioni ci po-tranno esser date soltanto da quelle tradizioni, che insè portano coscientemente l’influenza viva del Cristo.E sappiamo, che se ai popoli che negano il Cristo siparla in modo giusto di Vicva Karman e di AhuraMazdao nel nostro senso cristiano, essi ci comprende-ranno, purchè non s’imponga loro nessun nome e cheessi penetrino di per sè stessi alla comprensione delCristo. Non vogliamo imporre ad essi il Cristo comenome, ci rendiamo conto, se siamo non soltanto antro-posofi, ma occultisti, che non importano i nomi, ciòche importa è l’entità. Se ci potessimo convincere, chel’Entità che sta nel Cristo si può indicare con altronome, lo si farebbe; perchè dobbiamo interessarci del-la verità – e non di ciò che preferiamo, perchè appar-teniamo a un determinato paese della Terra e a un po-polo speciale. Ma nessuno deve dire, che con mezziinadatti (perchè si sono sottratti da sè all’influenza delCristo) si possa comprendere il Cristo. Questo è im-

355

Page 356: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

possibile per tutti. Si può trovare il Cristo anche pres-so le altre nazioni, ma lo si deve studiare con i mezziche scorrono dal Cristo stesso. Nessuno può far colpaagli antroposofi, se essi si rifiutano di studiare il Cri-stianesimo con forme che non siano tratte dal Cristia-nesimo stesso. Non si può comprendere il Cristo condei nomi orientali; allora non lo si vede affatto; siguarda attorno a Lui e si crede forse di vederlo. Ecome sarebbe se ci volessero costringere, sul campoantroposofico, a intendere il Cristo dal punto di vistaorientale? Ci ribelleremmo a che il Cristo ci venisseportato dall’Oriente! Non potremmo permetterlo! Cisi vorrebbe costringere a trasportare l’Occidente inOriente, e a formarci un concetto del Cristo corrispon-dente a quest’ultimo. Questo non può e non deve esse-re, – non per ragioni di avversione, ma perchè i con-cetti orientali, che hanno un’origine più antica, nonbastano per comprendere il Cristo; poichè il Cristonon può assolutamente comprendersi se non per mez-zo di quella linea di evoluzione in cui trovasi dappri-ma Abraham, e poi Mosè. Ma in Mosè è penetratal’entità di Zarathustra. E allora dobbiamo cercare an-cora Zarathustra e vedere come estenda la sua influen-za su Mosè; e dobbiamo cercare ancora Zarathustra,non negli antichi scritti dello Zarathustrismo, ma nellasua rincarnazione nel Gesù di Nazareth. È l’evoluzio-ne che dobbiamo studiare! Così pure il Buddha non vada noi cercato dove egli era sei secoli prima della no-stra èra, ma là dove il Vangelo di Luca ce lo mostra, e

356

possibile per tutti. Si può trovare il Cristo anche pres-so le altre nazioni, ma lo si deve studiare con i mezziche scorrono dal Cristo stesso. Nessuno può far colpaagli antroposofi, se essi si rifiutano di studiare il Cri-stianesimo con forme che non siano tratte dal Cristia-nesimo stesso. Non si può comprendere il Cristo condei nomi orientali; allora non lo si vede affatto; siguarda attorno a Lui e si crede forse di vederlo. Ecome sarebbe se ci volessero costringere, sul campoantroposofico, a intendere il Cristo dal punto di vistaorientale? Ci ribelleremmo a che il Cristo ci venisseportato dall’Oriente! Non potremmo permetterlo! Cisi vorrebbe costringere a trasportare l’Occidente inOriente, e a formarci un concetto del Cristo corrispon-dente a quest’ultimo. Questo non può e non deve esse-re, – non per ragioni di avversione, ma perchè i con-cetti orientali, che hanno un’origine più antica, nonbastano per comprendere il Cristo; poichè il Cristonon può assolutamente comprendersi se non per mez-zo di quella linea di evoluzione in cui trovasi dappri-ma Abraham, e poi Mosè. Ma in Mosè è penetratal’entità di Zarathustra. E allora dobbiamo cercare an-cora Zarathustra e vedere come estenda la sua influen-za su Mosè; e dobbiamo cercare ancora Zarathustra,non negli antichi scritti dello Zarathustrismo, ma nellasua rincarnazione nel Gesù di Nazareth. È l’evoluzio-ne che dobbiamo studiare! Così pure il Buddha non vada noi cercato dove egli era sei secoli prima della no-stra èra, ma là dove il Vangelo di Luca ce lo mostra, e

356

Page 357: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dove irradia dall’alto, dopo che da Bodhisattwa egli èdiventato Buddha, e che risplende nel corpo astraledel Gesù di Luca. È là che troviamo il Buddha – e chelo impariamo a conoscere nel suo progresso.

Da questo vediamo come le religioni effettivamenteconcordino e collaborino veramente al progressodell’umanità. Non si tratta di predicare soltanto dellemassime della scienza dello Spirito, ma di trasformar-le in sentimento vivo; – non si deve parlare semplice-mente di tolleranza, mentre si è intolleranti, perchè sinutre una preferenza per un sistema speciale di reli-gione; saremo tolleranti soltanto quando applicheremoa ognuno la sua propria misura e quando comprende-remo ognuno per quello che è. – Non è certo colpa no-stra – nè è colpa di una nostra speciale preferenza –che i diversi sistemi di religione abbiano visibilmentecollaborato a formare il cristianesimo. Veramente nel-le altezze spirituali, dove hanno agito le grandi entitàspirituali, le cose sono andate diversamente che fra iloro seguaci sulla Terra. Questi seguaci sulla Terra,per esempio, hanno riunito un concilio nel Tibet, perprendere il nome del Buddha come punto di partenzaper una dottrina ortodossa, e hanno fatto questo pro-prio all’epoca, in cui il vero Buddha è disceso perispirare il corpo astrale del Gesù di Luca. Così succe-de sempre: i seguaci sulla Terra giurano soltanto suciò che ha un effetto sulla Terra; gli esseri divini peròproseguono nel frattempo la loro azione, perchèl’umanità possa progredire. Ma il miglior modo di

357

dove irradia dall’alto, dopo che da Bodhisattwa egli èdiventato Buddha, e che risplende nel corpo astraledel Gesù di Luca. È là che troviamo il Buddha – e chelo impariamo a conoscere nel suo progresso.

Da questo vediamo come le religioni effettivamenteconcordino e collaborino veramente al progressodell’umanità. Non si tratta di predicare soltanto dellemassime della scienza dello Spirito, ma di trasformar-le in sentimento vivo; – non si deve parlare semplice-mente di tolleranza, mentre si è intolleranti, perchè sinutre una preferenza per un sistema speciale di reli-gione; saremo tolleranti soltanto quando applicheremoa ognuno la sua propria misura e quando comprende-remo ognuno per quello che è. – Non è certo colpa no-stra – nè è colpa di una nostra speciale preferenza –che i diversi sistemi di religione abbiano visibilmentecollaborato a formare il cristianesimo. Veramente nel-le altezze spirituali, dove hanno agito le grandi entitàspirituali, le cose sono andate diversamente che fra iloro seguaci sulla Terra. Questi seguaci sulla Terra,per esempio, hanno riunito un concilio nel Tibet, perprendere il nome del Buddha come punto di partenzaper una dottrina ortodossa, e hanno fatto questo pro-prio all’epoca, in cui il vero Buddha è disceso perispirare il corpo astrale del Gesù di Luca. Così succe-de sempre: i seguaci sulla Terra giurano soltanto suciò che ha un effetto sulla Terra; gli esseri divini peròproseguono nel frattempo la loro azione, perchèl’umanità possa progredire. Ma il miglior modo di

357

Page 358: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

progredire per l’umanità, è quello di comprendere isuoi Dei – è quello di cercare di seguire, sotto al lorosguardo, la loro medesima via di progresso. Questodeve darci un sentimento vivo, una comprensione vivaper ciò che abbiamo veduto nei diversi Vangeli.

Avete visto che in ognuno dei tre Vangeli abbiamopotuto vedere qualcosa di diverso. Quando studieremoil Vangelo di Marco ci si rivelerà una cosmologia pro-fondamente intima, perchè Ahura Mazdao, il qualeagisce attraverso tutti gli spazii, può effettivamente es-sere descritto nel suo giusto rapporto dal Vangelo diMarco; così come i segreti del sangue umano, i rap-porti ereditari dell’individuo con il popolo dal qualeproviene, si affacciano davanti all’anima nelle descri-zioni del Vangelo di Matteo.

Accogliete ciò che ho potuto descrivere in questigiorni come uno degli aspetti dell’evento del Cristo, erendetevi conto che, con ciò, tutto non è stato affattodetto. Oggidì non è forse ancora tempo di dire tuttoquello che è possibile dire, sia pure nei circoli più ri-stretti, intorno a questi grandi misteri. Quello che dimeglio però può affluirci da questa descrizione deglieventi, si è, che si accolgano questi ultimi non soltantocon la nostra ragione e con il nostro intelletto, ma chesi uniscano con le fasi più intime della vita della no-stra anima, con l’intiero nostro atteggiamento e tutto ilnostro cuore – e che in noi continuino a vivere. Le pa-role dei Vangeli sono parole, che se le imprimiamo nelnostro cuore, vi si trasformano in forze che ci compe-

358

progredire per l’umanità, è quello di comprendere isuoi Dei – è quello di cercare di seguire, sotto al lorosguardo, la loro medesima via di progresso. Questodeve darci un sentimento vivo, una comprensione vivaper ciò che abbiamo veduto nei diversi Vangeli.

Avete visto che in ognuno dei tre Vangeli abbiamopotuto vedere qualcosa di diverso. Quando studieremoil Vangelo di Marco ci si rivelerà una cosmologia pro-fondamente intima, perchè Ahura Mazdao, il qualeagisce attraverso tutti gli spazii, può effettivamente es-sere descritto nel suo giusto rapporto dal Vangelo diMarco; così come i segreti del sangue umano, i rap-porti ereditari dell’individuo con il popolo dal qualeproviene, si affacciano davanti all’anima nelle descri-zioni del Vangelo di Matteo.

Accogliete ciò che ho potuto descrivere in questigiorni come uno degli aspetti dell’evento del Cristo, erendetevi conto che, con ciò, tutto non è stato affattodetto. Oggidì non è forse ancora tempo di dire tuttoquello che è possibile dire, sia pure nei circoli più ri-stretti, intorno a questi grandi misteri. Quello che dimeglio però può affluirci da questa descrizione deglieventi, si è, che si accolgano questi ultimi non soltantocon la nostra ragione e con il nostro intelletto, ma chesi uniscano con le fasi più intime della vita della no-stra anima, con l’intiero nostro atteggiamento e tutto ilnostro cuore – e che in noi continuino a vivere. Le pa-role dei Vangeli sono parole, che se le imprimiamo nelnostro cuore, vi si trasformano in forze che ci compe-

358

Page 359: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

netrano; esse sviluppano mirabile forza vitale quandole comprendiamo veramente. Vedremo che questa for-za vitale vien da noi trasportata nella vita. E oggi,mentre mi trovo costretto, in quanto a questo ciclo, adire l’ultima parola sul Vangelo di Matteo, vorrei spe-cialmente insistere su ciò che già altre volte ho dettoalla fine dei nostri cicli estivi – prendendo ora peròcome punto di partenza questo documento più umana-mente bello delle tradizioni cristiane, il Vangelo diMatteo.

– Che cosa si presenta a noi in particolare nel Van-gelo di Matteo, poichè in esso, fin da principio, vieneparticolarmente considerata l’umanità del CristoGesù?

Per quanto grande possa ammettersi la distanza fraun uomo qualsiasi sulla Terra e quello speciale uomoche ha potuto accogliere il Cristo, pur nondimeno, nelVangelo di Matteo – se lo si considera con umiltà – cisi palesa ciò che un uomo vale, e di che l’uomo sia de-gno. Perchè per quanto la nostra natura, a seconda del-la posizione che occupiamo nel mondo, possa esseremolto, ma molto lontana dalla natura di Gesù di Naza-reth, possiamo tuttavia dire: portiamo in noi la naturaumana, e questa natura umana si palesa in modo, cheessa può accogliere il Figliolo di Dio, il Figlio del Diovivo; di guisa che da questo accoglimento può risul-tarci la promessa, che il Figliolo di Dio possa ormairimanere unito all’esistenza terrena spirituale, e chequando la Terra sarà giunta alla sua mèta, tutti gli uo-

359

netrano; esse sviluppano mirabile forza vitale quandole comprendiamo veramente. Vedremo che questa for-za vitale vien da noi trasportata nella vita. E oggi,mentre mi trovo costretto, in quanto a questo ciclo, adire l’ultima parola sul Vangelo di Matteo, vorrei spe-cialmente insistere su ciò che già altre volte ho dettoalla fine dei nostri cicli estivi – prendendo ora peròcome punto di partenza questo documento più umana-mente bello delle tradizioni cristiane, il Vangelo diMatteo.

– Che cosa si presenta a noi in particolare nel Van-gelo di Matteo, poichè in esso, fin da principio, vieneparticolarmente considerata l’umanità del CristoGesù?

Per quanto grande possa ammettersi la distanza fraun uomo qualsiasi sulla Terra e quello speciale uomoche ha potuto accogliere il Cristo, pur nondimeno, nelVangelo di Matteo – se lo si considera con umiltà – cisi palesa ciò che un uomo vale, e di che l’uomo sia de-gno. Perchè per quanto la nostra natura, a seconda del-la posizione che occupiamo nel mondo, possa esseremolto, ma molto lontana dalla natura di Gesù di Naza-reth, possiamo tuttavia dire: portiamo in noi la naturaumana, e questa natura umana si palesa in modo, cheessa può accogliere il Figliolo di Dio, il Figlio del Diovivo; di guisa che da questo accoglimento può risul-tarci la promessa, che il Figliolo di Dio possa ormairimanere unito all’esistenza terrena spirituale, e chequando la Terra sarà giunta alla sua mèta, tutti gli uo-

359

Page 360: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

mini saranno compenetrati dalla sostanza-Cristo edall’essenza-Cristo, per quel tanto che essi stessi nelloro intimo desidereranno di esserlo. Occorre umiltàperchè ci sia permesso avere questo ideale: perchè senon lo coltiviamo in umiltà esso ci rende superbi, pre-suntuosi, ci fa pensare soltanto a ciò che come uominipotremmo essere – e non ci si ricorda abbastanza diquanto poco finora siamo stati capaci di offrire. Dob-biamo sperimentare quell’ideale con umiltà. Se locomprendiamo in questo modo, ci appare così grandee possente, così maestoso e penetrante nel suo splen-dore, che esso ci richiama seriamente all’umiltà; maquell’umiltà non può deprimerci, perchè il nostrosguardo penetra nella verità di questo ideale. E se nepenetriamo la verità, allora, per piccola che sia la for-za in noi, pur nondimeno essa ci eleverà sempre più inalto, sempre più verso la nostra mèta divina.

Nel mio dramma: «Il Mistero dei Rosacroce» tro-viamo toccate tutte le corde che occorrono per arriva-re; una prima volta, nella seconda scena, quando Jo-hannes Thomasius si trova sotto l’impressione delleparole «Uomo, conosci te stesso» e l’altra volta, quan-do sotto l’impressione delle parole «Uomo, sperimen-ta te stesso!», egli viene sollevato giubilante negli spa-zii mondiali. Se teniamo presente tutto questo potre-mo anche meglio comprendere la maestà e la grandez-za che si presentano a noi nel Gesù del Vangelo diMatteo; quella maestà e quella grandezza c’invitanoall’umiltà, rivelandoci la nostra piccolezza; esse ci in-

360

mini saranno compenetrati dalla sostanza-Cristo edall’essenza-Cristo, per quel tanto che essi stessi nelloro intimo desidereranno di esserlo. Occorre umiltàperchè ci sia permesso avere questo ideale: perchè senon lo coltiviamo in umiltà esso ci rende superbi, pre-suntuosi, ci fa pensare soltanto a ciò che come uominipotremmo essere – e non ci si ricorda abbastanza diquanto poco finora siamo stati capaci di offrire. Dob-biamo sperimentare quell’ideale con umiltà. Se locomprendiamo in questo modo, ci appare così grandee possente, così maestoso e penetrante nel suo splen-dore, che esso ci richiama seriamente all’umiltà; maquell’umiltà non può deprimerci, perchè il nostrosguardo penetra nella verità di questo ideale. E se nepenetriamo la verità, allora, per piccola che sia la for-za in noi, pur nondimeno essa ci eleverà sempre più inalto, sempre più verso la nostra mèta divina.

Nel mio dramma: «Il Mistero dei Rosacroce» tro-viamo toccate tutte le corde che occorrono per arriva-re; una prima volta, nella seconda scena, quando Jo-hannes Thomasius si trova sotto l’impressione delleparole «Uomo, conosci te stesso» e l’altra volta, quan-do sotto l’impressione delle parole «Uomo, sperimen-ta te stesso!», egli viene sollevato giubilante negli spa-zii mondiali. Se teniamo presente tutto questo potre-mo anche meglio comprendere la maestà e la grandez-za che si presentano a noi nel Gesù del Vangelo diMatteo; quella maestà e quella grandezza c’invitanoall’umiltà, rivelandoci la nostra piccolezza; esse ci in-

360

Page 361: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

dicano però pure l’intima verità e l’intima realtà, chepuò sottrarci all’abisso della nostra piccolezza, rive-landoci ciò che dobbiamo essere, ciò che potremo di-venire. E se, arrivati alla conoscenza, di fronte a ciòche la grandezza divina umana può essere nell’uomo,ci sentiremo qualche volta profondamente scossi, do-vremo nondimeno, se abbiamo la buona volontà disperimentare qualcosa dell’Impulso divino, del «Fi-gliolo del Dio vivo», ricordarci del Cristo Gesù; ilquale, allorchè come uomini possiamo sperimentarequesto Io di cui Egli è il massimo rappresentante, ciha Egli stesso ammoniti, lanciandoci attraverso tutti itempi avvenire in forma lapidaria le parole «Uomo,sperimenta te stesso!» Quando comprenderemo inquesto modo la parte umana del Vangelo di Matteo(questa è anche la ragione per cui sentiamo questoVangelo come a noi più vicino) ci affluirà da esse ilcoraggio per vivere, la forza e la speranza per soste-nerci anche nel lavoro della nostra vita; comprendere-mo allora meglio ciò che queste parole dovevano es-sere.

Prendete con voi queste parole per meditarle. Pochiaccenni soltanto è possibile dare, ma ai vostri cuori ealle vostre anime spetta il compito di estrarne il signi-ficato più profondo. E di questo potete essere convin-ti: quelle parole, in quanto colgono la giusta interpre-tazione dell’evento del Cristo sono doppiamente vi-venti. E scoprirete molto in queste parole se ne lascia-te risuonare l’eco nei vostri cuori, anzichè affidarle

361

dicano però pure l’intima verità e l’intima realtà, chepuò sottrarci all’abisso della nostra piccolezza, rive-landoci ciò che dobbiamo essere, ciò che potremo di-venire. E se, arrivati alla conoscenza, di fronte a ciòche la grandezza divina umana può essere nell’uomo,ci sentiremo qualche volta profondamente scossi, do-vremo nondimeno, se abbiamo la buona volontà disperimentare qualcosa dell’Impulso divino, del «Fi-gliolo del Dio vivo», ricordarci del Cristo Gesù; ilquale, allorchè come uomini possiamo sperimentarequesto Io di cui Egli è il massimo rappresentante, ciha Egli stesso ammoniti, lanciandoci attraverso tutti itempi avvenire in forma lapidaria le parole «Uomo,sperimenta te stesso!» Quando comprenderemo inquesto modo la parte umana del Vangelo di Matteo(questa è anche la ragione per cui sentiamo questoVangelo come a noi più vicino) ci affluirà da esse ilcoraggio per vivere, la forza e la speranza per soste-nerci anche nel lavoro della nostra vita; comprendere-mo allora meglio ciò che queste parole dovevano es-sere.

Prendete con voi queste parole per meditarle. Pochiaccenni soltanto è possibile dare, ma ai vostri cuori ealle vostre anime spetta il compito di estrarne il signi-ficato più profondo. E di questo potete essere convin-ti: quelle parole, in quanto colgono la giusta interpre-tazione dell’evento del Cristo sono doppiamente vi-venti. E scoprirete molto in queste parole se ne lascia-te risuonare l’eco nei vostri cuori, anzichè affidarle

361

Page 362: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

semplicemente alla memoria esteriore. – Ciò che èstato detto deve servire di suscitamento. Cercate i ri-sultati, gli effetti di questo suscitamento nel vostroproprio cuore. Può darsi allora che scoprirete in quelliqualcosa di affatto diverso, da ciò che qui ci è statodetto, o che in questo breve tempo avete scoperto.Con questo augurio, anche in questo ciclo, vi dico «ar-rivederci».

362

semplicemente alla memoria esteriore. – Ciò che èstato detto deve servire di suscitamento. Cercate i ri-sultati, gli effetti di questo suscitamento nel vostroproprio cuore. Può darsi allora che scoprirete in quelliqualcosa di affatto diverso, da ciò che qui ci è statodetto, o che in questo breve tempo avete scoperto.Con questo augurio, anche in questo ciclo, vi dico «ar-rivederci».

362

Page 363: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Note e osservazioni sulla traduzioneper l'edizione elettronica Manuzio

(a cura del revisore)----------------

Conferenza III:

Nota 1 – "figure sonore cladniche": il testo originale è"... und die bekannten Chladnischen Klangfiguren ...".Generalmente il termine viene reso con "di Chladni", ilfisico tedesco che le studiò. [torna a p. 74]

Conferenza IV:

Nota 2 – Nella frase "Ciò era possibile soltanto acondizione di una ben determinata premessa. Per virtùdi una determinata premessa egli doveva ottenere lacertezza..." riesce poco comprensibile che cosa siintenda con "a condizione di una premessa".

Il testo originale è: "Das war nur unter einer ganzbestimmten Voraussetzung möglich. Unter einer ganzbestimmten Voraussetzung musste ihm die Gewissheitgegeben werden,..."

L'espressione "unter einer Voraussetzung, dass... " puòsignificare "a condizione che" e dunque la frasesuonerebbe in tal caso:

"Ciò era possibile soltanto a una ben determinatacondizione. A una ben determinata condizione glidoveva esser data la certezza...". [torna a p. 98]

363

Note e osservazioni sulla traduzioneper l'edizione elettronica Manuzio

(a cura del revisore)----------------

Conferenza III:

Nota 1 – "figure sonore cladniche": il testo originale è"... und die bekannten Chladnischen Klangfiguren ...".Generalmente il termine viene reso con "di Chladni", ilfisico tedesco che le studiò. [torna a p. 74]

Conferenza IV:

Nota 2 – Nella frase "Ciò era possibile soltanto acondizione di una ben determinata premessa. Per virtùdi una determinata premessa egli doveva ottenere lacertezza..." riesce poco comprensibile che cosa siintenda con "a condizione di una premessa".

Il testo originale è: "Das war nur unter einer ganzbestimmten Voraussetzung möglich. Unter einer ganzbestimmten Voraussetzung musste ihm die Gewissheitgegeben werden,..."

L'espressione "unter einer Voraussetzung, dass... " puòsignificare "a condizione che" e dunque la frasesuonerebbe in tal caso:

"Ciò era possibile soltanto a una ben determinatacondizione. A una ben determinata condizione glidoveva esser data la certezza...". [torna a p. 98]

363

Page 364: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Nota 3 – La frase "che l'epoca della cattività babilone-se, cioè, quella configurazione che la rivelazione diJahve ha ricevuto mediante un nuovo impulso..." suonaun po' ambigua. In particolare, non si capisce se il "che"sia soggetto o oggetto. Sia nel primo caso ("la configu-razione ha ricevuto la rivelazione"), sia nel secondo ("larivelazione ha ricevuto la configurazione") la frase restaimperscrutabile.

Il testo originale è: "jene Konfiguration, welche dieJahve-Offenbarung ... erhalten hat".

La frase potrebbe essere resa con "che l'epoca dellacattività babilonese, cioè, quella configurazione che larivelazione di Jahve ha preso mediante un nuovoimpulso...". [torna a p. 107]

Conferenza VII:

Nota 4 – Nella frase "Allora si deve certamente potercontemplare il mondo da quell’unico punto – perchè incerto modo si guarda anche indietro su sè stessi, mabisogna arrivare anche a poter considerare il mondoda un secondo e da un terzo punto di vista", il passo"perchè in certo modo si guarda anche indietro su sèstessi" non è aderente all'originale "weil man auchzurückschaut" che significa semplicemente "poiché siguarda anche all'indietro"; non c'è quindi traccia né di"in certo modo", né soprattutto di "su sè stessi".

Una traduzione alternativa potrebbe essere:

364

Nota 3 – La frase "che l'epoca della cattività babilone-se, cioè, quella configurazione che la rivelazione diJahve ha ricevuto mediante un nuovo impulso..." suonaun po' ambigua. In particolare, non si capisce se il "che"sia soggetto o oggetto. Sia nel primo caso ("la configu-razione ha ricevuto la rivelazione"), sia nel secondo ("larivelazione ha ricevuto la configurazione") la frase restaimperscrutabile.

Il testo originale è: "jene Konfiguration, welche dieJahve-Offenbarung ... erhalten hat".

La frase potrebbe essere resa con "che l'epoca dellacattività babilonese, cioè, quella configurazione che larivelazione di Jahve ha preso mediante un nuovoimpulso...". [torna a p. 107]

Conferenza VII:

Nota 4 – Nella frase "Allora si deve certamente potercontemplare il mondo da quell’unico punto – perchè incerto modo si guarda anche indietro su sè stessi, mabisogna arrivare anche a poter considerare il mondoda un secondo e da un terzo punto di vista", il passo"perchè in certo modo si guarda anche indietro su sèstessi" non è aderente all'originale "weil man auchzurückschaut" che significa semplicemente "poiché siguarda anche all'indietro"; non c'è quindi traccia né di"in certo modo", né soprattutto di "su sè stessi".

Una traduzione alternativa potrebbe essere:

364

Page 365: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

"Certamente si deve pure poter contemplare il mondoda quell’unico punto all'indietro verso se stessi –poiché si guarda anche all'indietro –, ma bisognaaltresì potersi mettere nella posizione di osservare ilmondo da un secondo e da un terzo punto di vista."

Questo l'originale:

"Da muss man die Welt betrachten können von demeinen Punkt gleichsam auf sich hin – weil man auchzurückschaut –, aber man muss auch in die Lagekommen können, die Welt von einem zweiten und einemdritten Gesichtspunkt aus anzusehen." [torna a p. 178]

Nota 5 – Nella frase: "Naturalmente anche in questocaso non si tratta di trovarsi di fronte a una infinità dicondizioni, sibbene a una media di condizioni",l'espressione "a una media di condizioni" è veramentepoco felice.

In questo passo, vengono usate da Steiner dueespressioni probabilmente tratte da terminologiescientifiche ("unendlichen Verhältnissen" e"Durchschnitts-verhältnissen"; al proposito, si osservianche la scelta di "rechnen", "calcolare"): difatti egli eratutt'altro che digiuno di tali conoscenze. Così cometradotto, il passo pare incomprensibile: che significatrovarsi di fronte "a una media di condizioni"?Casomai, “a una condizione media”.

Una traduzione alternativa può dunque essere:

365

"Certamente si deve pure poter contemplare il mondoda quell’unico punto all'indietro verso se stessi –poiché si guarda anche all'indietro –, ma bisognaaltresì potersi mettere nella posizione di osservare ilmondo da un secondo e da un terzo punto di vista."

Questo l'originale:

"Da muss man die Welt betrachten können von demeinen Punkt gleichsam auf sich hin – weil man auchzurückschaut –, aber man muss auch in die Lagekommen können, die Welt von einem zweiten und einemdritten Gesichtspunkt aus anzusehen." [torna a p. 178]

Nota 5 – Nella frase: "Naturalmente anche in questocaso non si tratta di trovarsi di fronte a una infinità dicondizioni, sibbene a una media di condizioni",l'espressione "a una media di condizioni" è veramentepoco felice.

In questo passo, vengono usate da Steiner dueespressioni probabilmente tratte da terminologiescientifiche ("unendlichen Verhältnissen" e"Durchschnitts-verhältnissen"; al proposito, si osservianche la scelta di "rechnen", "calcolare"): difatti egli eratutt'altro che digiuno di tali conoscenze. Così cometradotto, il passo pare incomprensibile: che significatrovarsi di fronte "a una media di condizioni"?Casomai, “a una condizione media”.

Una traduzione alternativa può dunque essere:

365

Page 366: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

"Naturalmente anche in questo caso non si tratta diconsiderare infinite condizioni, ma piuttosto condizionimedie".

Questo l'originale:

Natürlich ist es ja auch dabei so, dass wir nicht mitunendlichen Verhältnissen rechnen können, sondernnur mit Durchschnitts-verhältnissen. [torna a p. 178]

Nota 6 – La frase "Ma v’ha anche un altro modo in cuil’uomo sta nel mondo divino-spirituale, senza esserneconsapevole; egli vi sta, cioè, durante l’altra partedelle ventiquattro ore nel mattino" riescesostanzialmente incomprensibile. Quale potrebbe esserequesta altra parte, se le ore in una giornata sono soloappunto ventiquattro? E poi, come fanno a esserciventiquattro ore nel mattino? Anche qui, l'originalechiarisce:

Aber noch in einer anderen Weise ist der Mensch in dergöttlich-geistigen Welt, ohne etwas davon zu wissen,nämlich während der anderen Zeit der vierundzwanzigStunden des Tages.

Intanto, le ventiquattro ore non sono del mattino, masemplicemente del giorno. E poi, non c'è nessun'altraparte, bensì il residuo tempo. Dunque, una traduzionepotrebbe essere:

366

"Naturalmente anche in questo caso non si tratta diconsiderare infinite condizioni, ma piuttosto condizionimedie".

Questo l'originale:

Natürlich ist es ja auch dabei so, dass wir nicht mitunendlichen Verhältnissen rechnen können, sondernnur mit Durchschnitts-verhältnissen. [torna a p. 178]

Nota 6 – La frase "Ma v’ha anche un altro modo in cuil’uomo sta nel mondo divino-spirituale, senza esserneconsapevole; egli vi sta, cioè, durante l’altra partedelle ventiquattro ore nel mattino" riescesostanzialmente incomprensibile. Quale potrebbe esserequesta altra parte, se le ore in una giornata sono soloappunto ventiquattro? E poi, come fanno a esserciventiquattro ore nel mattino? Anche qui, l'originalechiarisce:

Aber noch in einer anderen Weise ist der Mensch in dergöttlich-geistigen Welt, ohne etwas davon zu wissen,nämlich während der anderen Zeit der vierundzwanzigStunden des Tages.

Intanto, le ventiquattro ore non sono del mattino, masemplicemente del giorno. E poi, non c'è nessun'altraparte, bensì il residuo tempo. Dunque, una traduzionepotrebbe essere:

366

Page 367: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

"egli vi sta, cioè, durante il restante tempo delleventiquattro ore del giorno".

S'intende (dopo aver letto ciò che precede il passo) che"restante" si riferisce al periodo di tempo in cui l'uomoè nello stato normale di veglia. [torna a p. 181]

Conferenza VIII:

Nota 7 – L'elenco dei termini ebraici è così riprodottonel testo di riferimento:

Binah Chokmah Keter

Geburah Tipheret Gedulah

Nezach Iesod Hod

Malchut Il Regno Io

mentre nell'originale tedesco è:

Binah Chochmah Kether

Geburah Tiphereth Gedulah

Nezach Jesod Hod

-------------------------------------------------------

Malchuth, das Reich, Ich

A parte la diversa grafia (che può essere consideratasolo una differente traslitterazione), la rappresentazionegrafica dell'originale mette in speciale evidenza l'ultimariga (anche separata dalle altre da una linea

367

"egli vi sta, cioè, durante il restante tempo delleventiquattro ore del giorno".

S'intende (dopo aver letto ciò che precede il passo) che"restante" si riferisce al periodo di tempo in cui l'uomoè nello stato normale di veglia. [torna a p. 181]

Conferenza VIII:

Nota 7 – L'elenco dei termini ebraici è così riprodottonel testo di riferimento:

Binah Chokmah Keter

Geburah Tipheret Gedulah

Nezach Iesod Hod

Malchut Il Regno Io

mentre nell'originale tedesco è:

Binah Chochmah Kether

Geburah Tiphereth Gedulah

Nezach Jesod Hod

-------------------------------------------------------

Malchuth, das Reich, Ich

A parte la diversa grafia (che può essere consideratasolo una differente traslitterazione), la rappresentazionegrafica dell'originale mette in speciale evidenza l'ultimariga (anche separata dalle altre da una linea

367

Page 368: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

orizzontale), mettendo in relazione fra loro i tre termini"Malchuth", "il Regno", "Io". Nella rappresentazionegrafica della versione italiana (in cui ogni riga è trattataallo stesso modo, con la medesima spaziatura fra leparole e senza separazione dell'ultima riga) si perdetotalmente questo significato speciale dell'ultima rigastessa. [torna a p. 214]

Conferenza IX:

Nota 8 – "divino Fonte-Padre dell'esistenza".L'originale è: "der göttliche Vaterquell des Daseins".Questa traduzione lascia un po' perplessi, sia per laconcordanza ("divino" invece che "divina": pare infattiche si dovrebbe concordare con "fonte" e non con"padre"), sia perché in italiano suona stranol'accostamento fonte-padre (per inciso, in tedesco ilproblema non si pone, poiché "Quell" è maschile). Unatraduzione più lineare potrebbe essere: "divino Padre,fonte dell'esistenza". [torna a p. 234]

Conferenza X:

Nota 9 – La frase presente nel testo di riferimentoriesce del tutto incomprensibile: "Di guisa che comel'uomo prima poteva dire: «quando io attutisco il mioIo e mento dell’Io. Di guisa che come l’uomo primaprenderò questo o quello di fondamentale», egli potràinvece nell'avvenire comprendere, pur rimanendopresente il suo Io."

368

orizzontale), mettendo in relazione fra loro i tre termini"Malchuth", "il Regno", "Io". Nella rappresentazionegrafica della versione italiana (in cui ogni riga è trattataallo stesso modo, con la medesima spaziatura fra leparole e senza separazione dell'ultima riga) si perdetotalmente questo significato speciale dell'ultima rigastessa. [torna a p. 214]

Conferenza IX:

Nota 8 – "divino Fonte-Padre dell'esistenza".L'originale è: "der göttliche Vaterquell des Daseins".Questa traduzione lascia un po' perplessi, sia per laconcordanza ("divino" invece che "divina": pare infattiche si dovrebbe concordare con "fonte" e non con"padre"), sia perché in italiano suona stranol'accostamento fonte-padre (per inciso, in tedesco ilproblema non si pone, poiché "Quell" è maschile). Unatraduzione più lineare potrebbe essere: "divino Padre,fonte dell'esistenza". [torna a p. 234]

Conferenza X:

Nota 9 – La frase presente nel testo di riferimentoriesce del tutto incomprensibile: "Di guisa che comel'uomo prima poteva dire: «quando io attutisco il mioIo e mento dell’Io. Di guisa che come l’uomo primaprenderò questo o quello di fondamentale», egli potràinvece nell'avvenire comprendere, pur rimanendopresente il suo Io."

368

Page 369: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Avendo sotto gli occhi il testo cartaceo, riesce chiaroche la riga evidenziata è stata duplicata, prendendo ilposto di un'altra riga, che risulta mancante:

In questo caso, non si può far altro che ricorrere al testooriginale, che è il seguente:

"So daß, wie er früher sagen konnte: Wenn ich mein Ichherabdämpfe und mit herabgedämpftem Ichhineinkomme in die geistige Welt, so werde ich diesesoder jenes an Fundamentalem begreifen –, er dies inZukunft begreifen lernen wird unter Beisein seines Ich".

Ne riporto quindi una possibile traduzione letterale:"Così che, come prima si poteva dire: se io attutisco ilmio Io e con l'Io attutito penetro nel mondo spirituale,comprenderò questo o quello in modo fondamentale –,in futuro lo si imparerà a comprendere alla presenzadel proprio Io". [torna a p. 257]

Nota 10 – "Sappiamo allora, che non parliamo delCristo affatto nel senso di una qualsiasi confessionereligiosa, quando diciamo, come egli debba diventaredi nuovo visibile per il piano fisico, e non temiamo didire...": da questa frase potrebbe apparire che Steinercreda che il Cristo debba apparire di nuovo sul piano

369

Avendo sotto gli occhi il testo cartaceo, riesce chiaroche la riga evidenziata è stata duplicata, prendendo ilposto di un'altra riga, che risulta mancante:

In questo caso, non si può far altro che ricorrere al testooriginale, che è il seguente:

"So daß, wie er früher sagen konnte: Wenn ich mein Ichherabdämpfe und mit herabgedämpftem Ichhineinkomme in die geistige Welt, so werde ich diesesoder jenes an Fundamentalem begreifen –, er dies inZukunft begreifen lernen wird unter Beisein seines Ich".

Ne riporto quindi una possibile traduzione letterale:"Così che, come prima si poteva dire: se io attutisco ilmio Io e con l'Io attutito penetro nel mondo spirituale,comprenderò questo o quello in modo fondamentale –,in futuro lo si imparerà a comprendere alla presenzadel proprio Io". [torna a p. 257]

Nota 10 – "Sappiamo allora, che non parliamo delCristo affatto nel senso di una qualsiasi confessionereligiosa, quando diciamo, come egli debba diventaredi nuovo visibile per il piano fisico, e non temiamo didire...": da questa frase potrebbe apparire che Steinercreda che il Cristo debba apparire di nuovo sul piano

369

Page 370: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

fisico, mentre, coerentemente con quanto sostenuto finoa questo momento, ritiene esattamente il contrario.

L'originale è infatti "Wir wissen dann, daß wir nicht imSinne irgendeines Religionsbekenntnisses von demChristus reden, wie er wiederum wahrnehmbar werdensoll für den physischen Plan, und wir scheuen uns nichtzu sagen...".

Una possibile traduzione letterale è "Sappiamo allorache non parliamo affatto del Cristo nel senso di unaqualsiasi confessione religiosa (nel senso che eglidebba divenire percepibile sul piano fisico) e nontemiamo di dire...". [torna a p. 284]

Conferenza XII:

Nota 11 – Nella frase "E se non vogliamo ritenere chela credenza sia completamente vuota, si deve dire, cheper il tramite di un genio che voglia far progredirel’evoluzione dell’umanità, parla, della natura umana,una forza diversa dalle abituali forze umane" sembrache la "forza", attraverso il genio, parli "della naturaumana", mentre il senso è che la "forza diversa" parla"dalla natura umana", anche se, attraverso il genio, inmodo diverso dall'abituale. Insomma, la "natura umana"non è l'argomento di cui parla la "forza", ma lascaturigine da cui la forza proviene, seppure in modospeciale, attraverso il "genio".

370

fisico, mentre, coerentemente con quanto sostenuto finoa questo momento, ritiene esattamente il contrario.

L'originale è infatti "Wir wissen dann, daß wir nicht imSinne irgendeines Religionsbekenntnisses von demChristus reden, wie er wiederum wahrnehmbar werdensoll für den physischen Plan, und wir scheuen uns nichtzu sagen...".

Una possibile traduzione letterale è "Sappiamo allorache non parliamo affatto del Cristo nel senso di unaqualsiasi confessione religiosa (nel senso che eglidebba divenire percepibile sul piano fisico) e nontemiamo di dire...". [torna a p. 284]

Conferenza XII:

Nota 11 – Nella frase "E se non vogliamo ritenere chela credenza sia completamente vuota, si deve dire, cheper il tramite di un genio che voglia far progredirel’evoluzione dell’umanità, parla, della natura umana,una forza diversa dalle abituali forze umane" sembrache la "forza", attraverso il genio, parli "della naturaumana", mentre il senso è che la "forza diversa" parla"dalla natura umana", anche se, attraverso il genio, inmodo diverso dall'abituale. Insomma, la "natura umana"non è l'argomento di cui parla la "forza", ma lascaturigine da cui la forza proviene, seppure in modospeciale, attraverso il "genio".

370

Page 371: Il Vangelo di Matteo - liberliber.it · altri Vangeli. Quando un giorno esporremo il Vangelo di Marco vedremo che anche questo, in certo qual modo, è unilaterale. Se il Vangelo di

Questo il testo originale: "Und wenn man nicht beieinem leeren Glauben stehenbleiben will, muß mansagen, daß durch ein Genie, welches dieMenschheitsevolution weiterbringen will, eine andereKraft aus der Menschennatur herausspricht, als es diegewöhnlichen Menschenkräfte sind."

La frase potrebbe essere resa con: "E se non ci si vuollimitare a un vuoto atto di fede, si deve affermare che,attraverso il genio che voglia far progredirel'evoluzione dell'umanità, scaturisce, dalla naturaumana, una forza diversa da quella abituale". [torna ap. 319]

371

Questo il testo originale: "Und wenn man nicht beieinem leeren Glauben stehenbleiben will, muß mansagen, daß durch ein Genie, welches dieMenschheitsevolution weiterbringen will, eine andereKraft aus der Menschennatur herausspricht, als es diegewöhnlichen Menschenkräfte sind."

La frase potrebbe essere resa con: "E se non ci si vuollimitare a un vuoto atto di fede, si deve affermare che,attraverso il genio che voglia far progredirel'evoluzione dell'umanità, scaturisce, dalla naturaumana, una forza diversa da quella abituale". [torna ap. 319]

371