83
,--------------------------- IVAR ODDONE PSICOLOGIA DELl AMBIENTE fabbrica e territorio .. I . ' f' Prezzo .. G. GIAPPICHELLI-EDITORE

IVAR ODDONE - mirafiori-accordielotte.org · nonostante il r~petto che abbiamo per il loro lavoro ... non e un segreto che l'accettarlo sta diventando sempre piu difficile. Quando

  • Upload
    vodiep

  • View
    215

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

,--------------------------- ------~

IVAR ODDONE

PSICOLOGIA DELl AMBIENTE fabbrica e territorio

~· .. ·····.d··•[]J[]][~]~ I .

~ ' f' Prezzo ~,.,, ..

G. GIAPPICHELLI-EDITORE

LU

l-z L

U

w

m

~

~

0 Q

<

( ·;::::

a w

0

w

z ~

' :::...J

·;:: -J

0 ....

_J ~

-J

w

0 L

U ~

:r: 0

0 ~

u 0

<(

'0

a.. .~

a.. 0:::

.... <

( -

....D

~

<..9_!) ~

a~

(j

....::.J

0 u U)

0..

__,.,.,..-

INDICE

"~

Premessa ...... .

1. Ambiente e Psicologia . PROPRIETA LETTERARIA RISERVATA

2. L'ambiente fabbrica. .

3. Gli uomini della fabbrica .

4. Un modello per il territorio e per l'uomo .

5. 11 grezzo e la psicologia

6. Un piano di ricerca-intervento .

7. Metodologia e tecnica

8. Conclusioni .

9. Appendice •

Bibliografia .

1979 • ROTOSTAMPA LITOGRAFIA GEOM. E. SILVESTRI· CORSO TAZZOU 158 ·TORINO

pag. 7

11

28

42

58

76

100

113

137

142

163

5

""""'!~"~'

PREMESSA

Questo libro e frutto di un lungo lavoro, da una parte, e dall'altra di una situazione "emergente ", che risolve un conflitto tra l'esigenza, il bisogno di continuare la ricerca e l'esigenza di trasmettere i "risultati" in qualsiasi e in ogni momenta per verificarli con altri, coinvolgendoli nella ricerca e nell'intervento perche, nell'ambito del lavoro che ci interessa, il cambiamento degli uomini e obiettivo e mezzo.

A quanto presentiamo in questo libro non e estranea la storia della nostra esperienza. Siamo arrivati alla psicologia del lavoro attraverso i modelli medici e la loro applicazione nell'ambiente di lavoro che caratterizza la nostra realta sociale.

Abbiamo scoperto insieme a molti altri l'importanza dell'ambiente, in particolare dell'ambiente di fabbrica, e la necessita di conoscerlo. Siamo arrivati alla conclusione che, per conoscerlo, l'unico modo possibile e quello di ricostruire l'ambiente di fabbrica attraverso gli uomini della fabbrica.

Siamo cosi arrivati alla psicologia dellavoro in rapporto ad un 'esigenza comune a tutti quelli, economisti, geografi, urbanisti, programmatori sanitari, che hanno costituito il nucleo centrale dal quale e nata la psicologia am bien tale.

La domanda che inevitabilmente ci siamo posti a questo punto, e none una domanda originale, e quale rapporto esista tra l'ambiente di fabbrica e il comportamento degli operai.

Che cosa ci sia fra l'ambiente e l'uomo, o meglio fra l'ambiente e il comportamento dell'uomo, la sua vita mentale

7

e/o la sua condotta, e un problema che ha interessato gli uomini anche prima che nascesse Ia psicologia.

Dalla lettura dei sofisti (la cosa in se, Ia rappresentazione della cosa e il "dicibile ") all"'Image" di Boulding c 'e un cammino che e durato secoli, ma non ha portato l'uomo a conoscere in modo conclusivo "questa cosa".

Questo non significa che non sia cambiato qualcosa fra l'ambiente e l'uomo, che anzi tutto il sapere umano puo essere visto come una continua modellizzazione per permettere all'uomo di leggere l'ambiente e per adeguare l'ambiente all'uomo.

Anche il sapere che mette in evidenza il divario fra potenzialita e capacita di adattare l'ambiente all'uomo e sapere, e certamente ha un 'importanza decisiva.

Crediamo necessario esplicitare quali sono stati, nell'am­bito del sapere che definisce la nostra Immagine, i nostri modelli di riferimento, oltre che da un punto di vista piu strettamente psicologico, anche da un pun to · di vista piu a monte.

Questo non per caratterizzare la psicologia ambientale, ma per caratterizzare la nostra "scatola nera", il nostro metamodello, in quanto non possiamo sottrarci a quello che c'e di implicito, e di esplicito, in ogni ricerca di psicologia.

Non solo non si puo dire che esiste "l'ambiente" (esistono "gli ambienti"), ma le ricerche sugli ambienti sono caratterizzate dal modo in cui il ricercatore si rappresenta l'ambiente.

Nel corso del lavoro faremo piu volte riferimento a Gramsci e al comportamentismo soggettivo.

II modello gramsciano e tutti i modelli che, nel linguaggio italiano ed europeo in modo particolare, si definiscono modelli politici, propongono implicitamente di considerare l'esistenza di gruppi di uomini come elemento di mediazione fra l'ambiente e l'uomo.

Nel modello gramsciano non contano solo i gruppi realmente esistenti, ma sono anche i gruppi presupposti ad avere questa funzione di mediazione: "I rapporti sociali sono espressi da diversi gruppi di uomini che si presuppongono, la cui unita e dialettica, non formale".

8

Questa possibilitti per l'uomo di immaginare la sua appartenenza, la sua identificazione con gruppi diversi da quelli che lo definiscono socialmente, tecnicamente, profes­sionalmente, e per noi un dato fondamentale.

Se e vero che i modelli dei gruppi presentano delle evidenti omogeneita all'interno di ogni gruppo, ci sono delle omogeneitii. di ordine piu generale, delle Immagini, possibili anche tra soggetti appartenenti a gruppi diversi.

Nell'af(rontare il problema di come si definisce il comportamento dell'uomo singolo, in quanto vive Ia sua appartenenza a un gruppo oppure sceglie l'identificazione con un gruppo diverso da quello di appartenenza, il comporta­mentismo soggettivo ci e parso il modello psicologico piu adeguato.

La proposta milleriana di caratterizzare l'uomo attraver­so le Immagini (che vengono intese come informazione nel senso piu ampio, ma, proprio attraverso Ia de finizione, richiamano l'idea di qualche cosa "vis to" concretamente dagli stessi soggetti) e il Piano ( che caratterizza ogni uomo per il solo fatto di essere vivo) ci sembra possedere almeno due requisiti fondamentali.

In primo luogo Ia struttura del comportamento viene definita sulla base di elementi formali (Immagini-Piani-Unita T.O. T.E.) che non s~iegano "perche" si attiva un dato comportamento, ma descrivono "come" que/ comportamen­to si definisce. Oggetto della ricerca non sono i contenuti, ma la stessa organizzazione gerarchica del comportamento.

In secondo luogo, per questa stessa caratteristica, si tratta di un modello generalizzabile, che permette di esplicita­re non solo come si definiscono comportamenti diversi negli uomini oggetto della ricerca, ma anche nel Piano di definizio­ne della ricerca stessa. Sulla scorta dei riferimenti sinora esposti abbiamo fatto delle esperienze nell'ambiente fabbrica e nell'ambiente quartiere che ora vogliamo trasmettere. Questo comporta almeno due problemi: riuscire a sintetizzare questa stessa esperienza nei suoi elementi essenzial~ che si considerano validi anche per altri uomini, e capire come, attraverso quali passaggi, attraverso quali scelte, di modelli e di procedure, si e arrivati a considerare il prodotto della

9

oc--

nostra esperienza come qualcosa che vale la pena di trasmet­tere.

La struttura di questo libro ricupera questi elementi. Abbiamo esposto che cosa e per noi quell'area della psicolo­gia che si vuol caratterizzare come psicologia ambientale e quale significato ha avuto per noi l'ambiente fabbrica nello sviluppo di una prospettiva per la psicologia del lavoro italiana.

Abbiamo /atto il punto di quello che e oggi per noi il grado di sviluppo della psicologia del lavoro che ci interessa, limitatamente alla fabbrica.

Abbiamo cercato di delineare gli sviluppi possibili, in parte attuali, della nostra teorizzazione sull'ambiente fabbrica applicandoli al "res to" del territorio, di un terri to rio definito, quello della zona corrispondente all'Unita Locale dei Servizi.

Ci siamo soffermati in particolare sugli aspetti di arricchimento derivati dall'applicazione all'ambiente territo­rio del modello di psicologia del lavoro nato nell'ambiente fabbrica.

lnfine abbiamo espresso le implicazioni che dalla nostra esperienza nella fabbrica e nel territorio derivano, rispetto a

· nuove possibilitti di ricerca e di ridefinizione della comunita scientifica.

II titolo rappresenta in sintesi l'immagine dell'ambiente, degli ambienti rispetto ai quali e stato definito un insieme di parametri e di elementi di riferimento, attraverso una ricerca e un intervento non limitato strettamente all'ambito psicolo­gico.

Che cosa sia Ia fabbrica, che cosa sia il territorio e chiaro per tutti, anche se non tutti leggono la fabbrica e il territorio secondo Ia modalita proposta in questo lavoro.

Per quanto riguarda invece il termine psicologia il giudizio di pertinenza di questo libro e soggetto alla validazione consensuale della comunita degli psicologi.

10

1. AMBIENTE E PSICOLOGIA

La psicologia ambientale interessa per diversi motivi. In primo luogo, nell'ambito della psicologia dellavoro, l'ambien­te, come espressione dei modi di produzione e come risultante di un dato tipo di organizzazione del lavoro, rappresenta un fondamentale campo di interesse.

Un secondo motivo di interesse e il fatto che l'approccio ambientale costituisce un punto di convergenza fra i nuovi sviluppi della psicologia americana, che precede quasi sempre gli sviluppi della psicologia italiana, e le nuove domande e proposte del movimento operaio italiano. Infatti in questi ultimi dieci ·anni il problema dell'ambiente di lavoro ( e dell'organizzazione dellavoro che lo determina) ha rappresen­tanto l'elemento fondamentale di interesse della classe operaia italiana.

La psicologia del lavoro, come psicologia applicata al mondo del lavoro, si sovrappone in parte alia psicologia sociale ( o ne e parte in quanto il lavoro puo essere considerate una attivita sociale fondamentale); appartiene alia psicologia generale perche ne utilizza i modelli e le tecniche e perche ne arricchisce il patrimonio attraverso la conoscenza della vita mentale e del comportamento dell'uo­mo, del soggetto, sullavoro.

I confini tra psicologia dellavoro e psicologia sociale, tra psicologia del lavoro e psicologia generale appaiono ancor piu sfumati, se l'attivita lavorativa considerata e quella dei servizi (in senso stretto dei servizi socio-sanitari), nell'ambito di una

11

trasformazione complessiva dei servizi e quindi dell'organizza­zj,one della vita sociale.

Moscovici ed altri in questi ultimi anni, nell'ambito della psicologia sociale, hanno sottolineato che esiste ormai l'esi­genza e lo spazio culturale per una psicologia sociale europea, partendo soprattutto dal presupposto che il retroterra cultu­rale europeo, caratterizzato. dal pensiero di Marx, di Freud, di Piaget, si e andato nettamente differenziando dal mondo culturale della psicologia americana e di conseguenza si e posto dei quesiti per i quali non possiamo avere delle risposte da oltre oceano.

"Prima di noi, sopra di noi e intomo a noi c'era, e ancora c'e, Ia psicologia sociale americana.

Non e necessaria soffermarsi sui ruolo giocato nel suo sviluppo da uomini come Lewin, Festinger ... e molti altri. Ma nonostante il r~petto che abbiamo per il loro lavoro ... non e un segreto che l'accettarlo sta diventando sempre piu difficile. Quando li leggiamo e tentiamo di capire e di assimilare i principi che li guidano, dobbiamo spesso conclu­dere che essi ci sono estranei, che la nostra esperienza non coincide con la loro, che le nostre visioni dell'uomo, della realta e della storia, sono differenti...

Non dobbiamo dimenticare che il reale sviluppo che ha avuto la psicologia sociale americana non e consistito tanto nei suoi metodi empirici o nella sua costruzione teorica, quanta nel fatto che essa ha a.ssunto come temi di ricerca e .contenuti teorici i problemi della societa in cui nasce. 11 suo merito e stato tanto nelle tecniche quanta nel tradurre i problemi della societa americana in. termini sociopsicologici e nell'assumerli come oggetto di indagine scientifica. Quindi se tutto cio che facciamo e di assimilare la letteratura che ci e trasmessa - sia pure solo per un intento di comparazione -noi non facciamo nulla piu che adottare le preoccupazioni e le tradizioni di un'altra societa ...

Questa punto di vista e condiviso da altri, la cui esperienza e stata simile alla mia; ma nonostante il nostro retroterra comune non siamo stati capaci di creare un linguaggio, un modello·e una definizione dei problemi che corrispondesse pienamente alla nostra realta sociale ...

12

Per molti di noi, le idee, per esempio, di Marx, Freud, Piaget o Durkheim hanno una diretta rilevanza perche ci sono familiari e percbe le domande a cui essi tentarono di dare una risposta sono ancora le nostre domande.

Quindi, la struttura delle classi sociali, il fenomeno del linguaggio, !'influenza delle idee sulla societa, tutto · cio appare criticamente im,portante ed esige Ia priorita nell'analisi della condotta "collettiva", sebbene faccia fatica ad emergere nella psicologia sociale contemporanea". (Moscovici, 1972).

Marx, Freud e Piaget rappresentano dunque dei modelli che hanno creato la possibilita, per gli uomini europei, di cambiare illoro comportamento sociale e d'altra parte hanno definite, per gli psicologi, un particolare "ambiente" cultura­le e scientifico. Esiste una psicologia ambientale che studi il comportamento scientifico degli psicologi in rapporto all'am­biente culturale, nel cui ambito questa comportamento si definisce? Non interessa tanto sottolineare, neUe parole di Moscovici, Ia domanda di autonomia, quanta raccogliere le implicazioni che interessano Ia psicologia ambientale.

Si deve agjpungere a questa posizione di Moscovici un dato di fatto fondamentale, peculiare della situazione italiana rispetto al resto della situazione europea: la classe operaia italiana, a partire dal modello gramsciano, ha posto dei quesiti e proposto, prevalentemente in modo implicito, ma anche in modo esplicito, delle vie di sviluppo alla psicologia, dellavoro in particolare, che producono un divario potenziale ejo attuale fra la problematica della psicologia italiana e quella della psicologia statunitense.

Questa fatto coincide con la convergenza apparentemen­te paradossale verso la tematica ambientale della psicologia americana e del movimento operaio italiano.

A questa interesse per la tematica sull'ambiente e sotteso il problema della partecipazione, owiamente visto in modo molto diverso.

La convergenza sulla tematica della partecipazione corrisponde almena in parte alla funzione egemonica della psicologia statunitense, sui piano mondiale, come coniunita scientifica capace di anticipare le aree problematiche fonda­mentali, e alla funzione egemonica della classe operaia

13

italiana, almeno a livello europeo, nell'individuazione dei problemi centrali nello sviluppo della Iotta del movimento operaio.

Interessa dunque un'analisi critica della psicologia am­bientale statunitense che possa in qualche modo aiutare la riflessione relativa a questa convergenza, forse solo apparente.

Ma che cos'e la psicologia ambientale? Una serie notevole di articoli e di pubblicazioni, quasi esclusivamente in lingua inglese e prevalentemente statunitensi, puo ~ssere. ricondotta a quest' area della psicologia.

In particolare esistono tre antologie; una a cura di R.M. Downs e D. Stea, "Image and Environment", dell973; una a cura di W. Ittelson, "Environment and Cognition", dello stesso anno, tradotta in italiano nel1978 col titolo: La psicologia del­l'ambiente, ed una terza in italiano, a cura di S. Bagnara e R. Misiti, dal titolo "Psicologia am bien tale", pubblicata nel1978.

E' da notare che le tre pubblicazioni hanno in comune alcuni articoli fondamentali. Questo significa che la psicologia ambientale e ancora ai primi passi come riflessione esplicita dell'importanza dell'ambiente sui problemi della psicologia.

Per quanto ci interessa, l'articolo che rappresenta il contributo teorico piu valido e quello di Ittelson.

11 problema viene ricondotto essenzialmente alla perce­zione.

Non e forse casuale che l'articolo inizi con una indicazione, con una frase ambigua, ma secondo noi essenzia­le: "Lo studio della percezione e stato definito il segnavento della psicologia, alludendo al fatto che essa indica la.direzione da seguire neUe ricerche future in altri campi".

Tra i significati possibili ne esiste uno che riporta il problema della percezione alla psicologia stessa, in quanto a sua volta inserita in un ambiente reale,l'ambiente scientifico e non, la cui percezione determina la scelta delle aree di ricerca della psicologia.

La ricezione e l'elaborazione delle informazioni prove­nienti dall'ambiente costituiscono l'area di studio definita percezione, qualsiasi sia il tipo di approccio; anche nella psicologia sperimentale la percezione e un'area di studio importante percM e 1a fonte di informazioni sull'ambiente.

14

"Un aspetto saliente del percepire e il fatto che esso sia pertinente ed appropriato alla situazione in cui si verifica. .. In psicologia, solitamente questi termini sono stati usati col significato di precisione o correttezza, considerato come un accordo tra realta ed apparenza". I criteri pervalutare sono tre: il paragone tra risposta psicologica e misura fisica, la validazjone consensuale e l'approccio pragmatico che si basa sull' adeguatezza del comportamento.

11 primo criteria, quello della misura fisica, e corretto non in se e per se ma in funzione della sua appropriatezza al problema. 11 secondo principia, la validazione consensuale ·che viene espressa tramite giudizi verbali con riferimenti fenomenologici, aumenta di importanza col complicarsi della situazione. 11 terzo criteria, quello pragmatico, implica una certa conoscenza del fine o intento e in questo consiste la difficolta nell'applicare questo criteria.

In conclusione secondo lttelson la pertinenza non ha senso che in rapporto ai principi usati per valutarla e i criteri applicabili cambiano da situazione a situazione.

Egli sottolinea inoltre che una comprensione dettagliata dell'ambiente come fonte d'informa~ione e un aspetto centrale nello studio della percezione.

Ittelson affronta anche il problema dell'importanza dello stimolo e conclude che il corollario aJIIbientale delle ipotesi sulla conoscenza dello stimolo e la previsione che gli ambienti che differiscono sotto aspetti significativi condur­ranno coloro che percepiscono a percepire in modi significati­vamente diversi.

Comunque il sistema percezione-cognizione viene consi­derato come parte di un sistema piu ampio che ha Ia funzione fondamentale di elaborare l'informazione.

In concl~ione Ittelson riconduce a sette punti le caratteristiche dell'ambiente che definiscono i termini in cui si pone il problema della percezione ambientale. Queste caratteristiche suggeriscono che le scoperte sulla percezione dell'oggetto possono essere applicate solo con molta cautela alla percezione dell'ambiente.

Gli aspetti salienti dell'ambiente che ci circonda in quanto richiedono un comportamento esplorativo; Ia loro

15

qualita di multimodalita; la presenza di una stimolazione periferica; la presenza di troppe informazioni simultaneamen­te abbondanti, insufficienti e contraddittorie; il fatto che la percezione dell'ambiente coinvolge sempre un'azione; il fatto che l'ambiente procura significati simbolici e messaggi moti­vazionali che possono influenzare le direzioni dell'azione; infine, forse piu importante di tutto, gli ambienti hanno sempre un'atmosfera, difficile da definire. Questa atmosfera e legata fra l'altro al fatto che gli ambienti sono vissuti come parte di un'attivita sociale, possiedono una qualita estetica ben determinata e infine hanno sempre una qualita sistemica.

Questo elenco di caratteristiche rappresenta secondo Ittelson "il minimo di fatti che devono essere presi in considerazione in qualsiasi studio un po' serio sulla percezio­ne ambientale". Egli sottolinea an cora che esistono delle difficoltit in quanto l'ambiente reale di tutti i giorni, che ha i vantaggi di essere disponibile ed economico, ha lo svantaggio di venire avvicinato dal soggetto con una vasta massa di informazioni gia acquisite, mentre l'ambiente nuovo, costrui­to in laboratorio, oltre ad essere costoso, puo apparire irreale e prefabbricato.

La percezione dell'ambiente quotidiano e stata studiata da molti ricercatori non psicologi. Le risposte percettive all'ambiente risulterebbero organizzate secondo quattro livelli di analisi: affezione, orientamento, categorizzazione, sistema­zione e manipolazione. Questi livelli non funzionano sequen­zialmente, rna interagiscono di continuo.

"11 modo in cui una persona vede l'ambiente e in senso lato funzione di quello che fa in esso, incluso il tipo di strategie usate nell'esplorarlo e concettualizzarlo. E quello che viene fatto nell'ambiente rappresenta a sua volta una scelta tra diverse alternative, Ia cui natura e le cui possibilita sono progressivamente ristrette da decisioni anteriori, spesso irreversibili. Non e irragionevole dire che l'ambiente viene vissuto nel mondo in cui e, percbe si decide di vederlo in quel modo".

In questo senso l'ambiente e un artefatto ideato dall'uomo. Tutte le argomentazioni di Ittelson confluiscono nell'ipotesi transazionale.

16

"""'!~!~"~

Secondo questa ipotesi: "L'ambiente e visto come un processo totale, attivo, continuo che coinvolge Ia partecipa­zione di tutti gli aspetti... L'uomo e il suo ambiente sono inseparabili ed entrambi vengono definiti nei termini della loro partecipazione al globale processo ambientale ... il modo migliore per concettualizzare tutto cio e di vedere l'ambiente come . un sistema aperto, piuttosto che chiuso. In questo sistema... il processo produce modelli stabili che resistono al cambiamento e che possono essere comuni a situazioni diverse, e a tempi diversi. Allo stesso tempo Ia situazione cambia continuamente. La reale partecipazione dei diversi aspetti, o componenti del processo, produce degli squilibri che, alternativamente, alterano il grado di partecipazione dei vari aspetti e cosi cambiano Ia situazione globale ambientale in un processo continuo ... L'uomo non e mai completamente sciolto dalla situazione in cui agisce, ne l'ambiente e indipendente dall'individuo ... La parola "transazione" ha una doppia implicazione: uno, tutte le parti della situazione entrano in gioco come partecipanti attive, due, queste parti devono Ia loro esistenza al fatto che si sono incontrate in una situazione in cui parteciparono cosi attivamente da non sembrare mai esistite al di fuori di essa se non per interagire I' una con l'altra senza ostentare Ia loro identitit".

Da questo punto di vista dobbiamo considerare tutte le azioni dell'uomo, incluse le sue conoscenze piil avanzate, come attivita non di lui solo, ne come primariamente sue, rna come processi dell'intera situazione di organismo e ambiente" (Ittelson, 1973).

La sintesi di lttelson relativa alia percezione ambientale appare convincente in quanto rappresenta una sintesi efficace di quella che e l'elaborazione teorica della psicologia ambien­tale in questo _momento. Essa rappresenta inoltre un modello psicologico compatibile con il modello gramsciano secondo il · quale "i rapporti sociali sono espressi da diversi gruppi di uomini che si presuppongono, Ia cui unita e dialettica, non formale" (Gramsci, 1966).

In particolare, dal punto di vista metologico, sono da recuperare da Ittelson, per qualsiasi ricerca relativa alla· percezione della situazione ambientale, le sette caratteristiche

17

2

peculiari dell'ambiente rispetto alla percezione, prima ricor­date.

Siamo consci delle enormi difficolta che si determinano quando si vuole studiare un ambiente reale, quale ad esempio un ambiente fabbrica o un ambiente quartiere. Cio nonostan­te la psicologia deve tentare di studiare gli ambienti reali, oltre che operare attraverso le indagini di laboratorio.

Gli altri articoli teorici sulla psicologia ambientale che abbiamo potuto considerare ci paiono molto meno interes­santi.

Concordiamo con Wohlwill e Kohn (1973) sul fatto che gli studiosi i quali si sono occupati della percezione ambienta­le si sono interessati soltanto del modo nel quale l'ambiente e percepito ed esperito. Da questo deriva una posizione viziata da un pregiudizio soggettivistico, affiancato da uno sterile modo di fare ricerca di tipo descrittivo o limitato ad analisi fattoriali dei giudizi sui differenziale semantico, rna viene elusa la domanda centrale che per gli au tori e ·questa: quali sono le determinanti direttive o i correlati del mondo dell'esperienza?

I due autori si pongono il compito di specificare le relazioni funzionali che intercorrono tra attributi dati del­l'ambiente fisico e aspetti rilevanti del comportamento. 11 problema principale risulta essere quello di "generalizzare le leggi e relazioni sul ruolo delle singole variabili dello stimolo, scoperte in situazioni di laboratorio artificiali e rigidamente controllate, agli effetti di corrispondenti variabili ambientali sul comportamento". Ma, nonostante la validita di queste premesse, approdano a un tipo di ricerca e a delle conclusioni almeno discutibili.

Secondo questi autori infatti e sufficiente, per soddisfa­re le premesse di cui abbiamo parlato prima, studiare argomenti quali la preferenza e il grado di complessita attribuito a una serie di fotografie di scene ambientali ( o simili) per definire dei postulati di ordine generale. Postulato 1. La preferenza per un dato ambiente e, in generale, in rapporto inverso con l'incertezza e il conflitto generato da esso. Postulato 2. 11 principio di ottimizzazione. Gli effetti di livelli

18

._,.,,.,.,.T

differenziali di stimolazione, e in particolare di intensita di stimolazione, sono soggetti a un onnipresente principio di ottimizzazione, secondo il quale sono i livelli intermedi che ottengono il grado piu alto di preferenza o conducono al massimo di efficienza nel funzionamento comportamentale. Postulato 3. 11 ruolo del livello di adattamento nella risposta agli ambienti. L'individuo valuta un ambiente, in rapporto ad una data dimensione, in base ad una struttura di riferimento stabilita grazie all'esperienza anteriore in ambienti precedenti. Questa struttura di riferimento determina illivello di adatta­mento a cui vengono riferite le grandezze in rapporto a tali dimensioni.

Wohlwill e Kohn affrontano inoltre due piu vaste questioni teoriche che informerebbero di se le piu importanti direzioni di ricerca in quest'area.

La prima rimanda alla misurazione obiettiva che viene risolta facendo ricorso a valutazioni di giudici indipendenti ai quali fornire "referenti concreti per gli attributi da giudicare" e che vanno considerati "come sensori della variazione ambientale rispetto a questi attributi".

"11 grado di consenso dei risultanti giudizi serve, d'altronde, come criterio di validazione di questa procedura".

La seconda questione teorica, che secondo gli autori e in stretto rapporto con la prima, riguarda il modo in cui si dovrebbe inserire l'individuo nell'equazione: "il comportamen­to e funzione dell'ambiente" (Wohlwill e Kohn, 1973).

Sull'obiettivita della misura nei termini proposti dai due Autori, abbiamo molti dubbi.

Sul secondo punto la nostra perplessita nasce soprattut­to dall'equazione che considera come variabile indipendente l'ambiente e come variabile dipendente l'uomo.

Downs e Stea hanno raccolto da un ricchissimo materia­le e con molta fatica, come dicono gli stessi autori, soprattutto per decidere i criteri di scelta, una serie di ricerche di psicologia ambientale piu orientate verso il comportamento spaziale.

Anche in questo materiale volutamente settoriale, i limiti tra mappe cognitive e mappe spaziali risultano molto confusi. Quello che ci interessa sottolineare e che risulta

19

evidente in molti lavori l'importanza del linguaggio, sia direttamente (nell'eta evolutiva) sia indirettamente, attraver­so !'influenza dei rapporti sociali, dei gruppi sociali nella definizione delle mappe spaziali e/o delle mappe cognitive.

In altre parole i gruppi appaiono come mediatori importanti nella formazione delle mappe cognitive.

Le percezioni spaziali (Hart e Moore, 1973) sono il risultato dello sviluppo e dell'apprendimento. Esistono pro­blem,i di terminologia ancora da risolvere. In genere si distingue tra: percezione spaziale, orientamento spaziale, rappresentazione cognitiva e processi di costruzione della mappa cognitiva.

Con la crescita il codice linguistico tende ad essere preferito alla immediata espressione motoria ed alla concre­tezza dell'esperienza.

In molti casi questo percorso porta all'abbandono dei processi immaginativi e le impressioni visive non vengono piu ricordate nella loro pienezza (Stea e Blaut, 1973).

Ci si puo chiedere se, in rapporto alla minore o maggiore ricchezza dellinguaggio e al tipo di attivita che puo comportare un massimo od un minimo relativo di importanza dell'impres­sione visiva, non si possano avere come risultato differenze qua­litative importanti nella definizione delle mappe cognitive.

Secondo Bower si da per scontato che il bambino in eta evolutiva dovrebbe giustamente tendere verso il raggiungi­mento di concetti del mondo di tipo euclideo o newtoniano. Ma ci si dimentica che le concezioni euclidee e newtoniane sono in realta "modelli" di geometria del mondo reale e sistemi fisici piuttosto che "dati".

Non sappiamo pero con sicurezza se il modello geome­trico che imponiamo al bambino sia l'unico vero modello (Bower, 1973).

Probabilmente gli schemi che caratterizzano le nostre mappe spaziali sono unici per i singoli, ma ci deve essere una notevole somiglianza tra individui all'interno di un gruppo che compie certe esperienze sensorie efo verbali nello stesso ambiente (gruppi di coetanei, gruppi sociali, gruppi etnici). Esiste un maggiore o minor grado di omogeneita all'intemo di gruppi appartenenti a zone diverse (Cox e Zannaras, 1973).

20

____...­·~· ~~j .. : ''

Gould propone di ritornare..all'idea molto semplice che molta gente produce molta informazione, o viceversa, nel definire le mappe spaziali (Gould, 1973).

Le preferenze spaziali sembrano essere in relazione con l'informazione, che e altamente correlata a sua volta con Ia popolazione dell'area che la genera e con la distanza dal punto. della percezione.

In una ricerca sull'identificazione di percezione di somiglianze sovranazionali (Hefner e Robinson, 1973) si rivelo l'esistenza di dimensioni del tipo sviluppo-sottosvilup­po, comunista-non comunista.

Ci sono delle differenze tra i gruppi nelle mappe cognitive. Lo spazio e percepito in modo diverso da chi lo usa e da chi lo amministra e anche nei sottogruppi di chi lo usa esistono delle differenze di percezione (Lucas, 1973).

E' stata anche studiata l'omogeneita di gruppi nazionali (intragruppo) e tra gruppi di diversa nazionalita attraverso alla preferenza residenziale, chiedendo a degli studenti universitari quale paese dell'Europa, anche diverso dal proprio, si sarebbe scelto come residenza. L'autore (Gould, 1973) sottolinea for­tunatamente che sarebbe folie credere che le preferenze spaziali per la desiderabilita residenziale possano essere indicative delle immagini mentali d'insieme che una nazione ha di un'altra.

Dalla letteratura si puo derivare una serie di considera­zioni di ordine generale che ci interessano. L'individuo, alla nascita, ha probabilmente una potenzialita di mappizzazione che noi non conosciamo, forse multidimensionale. Questa potenzialita puo essere studiata con tecniche di laboratorio che esulano dal nostro interesse e dalla nostra competenza. 11 linguaggio come modelizzazione e essenzialmente lo strumen­to, il mezzo e il modo attraverso cui si definisce, da quella potenzialita, una attualita della mappa cognitiva. I linguaggi sono caratterizzati per questo aspetto da due elementi essenziali: l'aspetto tecnico e l'aspetto politico-culturale come visione del mondo e/o progetto di vita individuale e collettiva o Weltanschauung che dir si voglia. Studiare i~ un dato ambiente quali modelli di lettura esistano a questi due livelli potrebbe essere un modo per definire, di quella potenzialita presupposta, quale parte e stata utilizzata.

21

La psicologia ambientale porta tecnici con modelli di lettura diversi, geografi, urbanisti, architetti, economisti a chiedersi quali siano i modelli di lettura della gente, usando come confronto la loro "lettura" considerata come realta. Sarebbe un importante contributo della psicologia ricordare che la psicologia studia la rappresentazione degli uomini attraverso degli uomini che hanno delle rappresentazioni degli uomini, con le distorsioni, schematizzazioni, deformazioni tipiche della mappizzazione.

11 resto della letteratura psicologica di impostazione ambientale offre numerosi spunti critici e stimoli ad una riflessione relativa a metodologie e tecniche, rna esula dall'interesse di questo libro.

La sintesi della nostra breve rassegna critica della psicologia ambientale ci conferma che esiste una convergenza tra la psicologia statunitense e la domanda, anche alla psicologia, della classe operaia italiana, sulla tematica ambien­tale e sul problema della partecipazione.

Ci sembra opportuno sottolineare che spesso, nella psicologia ambientale, l'esigenza della partecipazione si ac­compagna ad una visione pessimistica della capacita dei "politici" di raccogliere questa stessa esigenza.

Da Baritz a Von Bertalanffy, a Boulding, a Field, il problema del modello politico come modello di riferimento per lo sviluppo anche della psicologia rappresenta un dato essenziale.

Ma la modalita "americana" nel risolvere il problema e legata ad un modello politico che e il modello dei "politican­ti", dei manager, e che esclude quasi aprioristicamente e in modo spesso superficiale, secondo gli stereotipi americani, i1 modello marxiano e soprattutto il modello gramsciano. 0 meglio non viene affrontato in modo esplicito in termini di modellizzazione il problema di definire un progetto di una societa "diversa". Questo ci fa tornare alla mente quanto dicono Galanter e Gerstenhaber: "ll pensiero immaginativo e ne pii.t ne meno la costruzione di un'immagine o modello dell'ambiente, portando il modello ad essere pii.t veloce di questo, e predicendo che l'ambiente si comported. come il modello".

22

In Italia non solo e possibile uno sviluppo della psicologia dellavoro sulla tematica ambientale come tematica centrale, rna e possibile uno sviluppo originale sul problema dell'ambiente: esiste una proposta che non e solo caratteriz­zata da un progetto, rna gia ha modificato l'ambiente reale della fabbrica.

A buon diritto quindi il modello politico come modello di rappresentazione della realta di fabbrica, e non solo di fabbrica,, e dell'intervento su questo "ambiente" fa parte dei riferimenti necessari per lo psicologo, soprattutto per lo psicologo di fabbrica, a maggior ragione se interessato alia tematica ambientale.

Nell'ambito dei contributi italiani alia psicologia am­bientale, vogliamo ricordare la prefazione di Bagnara e Misiti all'antologia che porta il titolo di "Psicologia ambientale".

I due autori mettono in evidenza che alia pretesa della psicologia ambientale di fornire le conoscenze necessarie per evitare gli errori della pianificazione corrisponde una scarsa consistenza scientifica.

Al bisogno di garantirsi il consenso della gente, o meglio di assicurare al programmatore di saper cogliere quello che la gente vuole, come la gente pensa debba essere progettato un quartiere, un parco, un territorio, si risponde con Ia presenza di un esperto specifico, in questo caso uno psicologo ambienta­le, in qualunque tipo di programmazione.

L'approccio interdisciplinare e una variante di questo surrogato della partecipazione. I due autori sottolineano inoltre che i modelli di uomo che sottostanno alle varie ricerche si possono ricondurre almeno a dodici.

Gli autori citano Neisser a proposito del problema delle relazioni fra le rappresentazioni mentali del mondo dove l'uomo vive e ·le caratteristiche di questo mondo. Si tratta non soltanto di un tema centrale nella ricerca ambientale, rna anche di. una prospettiva di studio per la psicologia in generale, se e vero che gli psicologi "hanno dedicato un impegno perfino eccessivo a costruire modelli ipotetici della mente e non abbastanza invece ad analizzare quell'ambiente per entrare in rapporto con il quale la mente e stata formata".

23

Le riflessioni che abbiamo riportato ci inducono a formulare alcuni quesiti.

Esiste uno specifico psicologico assoluto, astorico, che permetta di dire quello che e psicologico e quello che e invece politico e sociale?

Esiste la possibilita di una teoria che abbia come interfacce da un lato una teoria del fattore economico-sociale e dall'altro il comportamento umano senza l'intermediario di modelli politici (intesi come modelli interpretativi e determi­nanti della condotta) cioe non psicologici?

Esiste la possibilita di analizzare quell'ambiente "per entrare in rapporto con il quale la mente e stata formata" (Neisser) senza avere come intermediari gli altri uomini portatori di conoscenze sull'ambiente che non siano conside­rate strettamente psicologiche?

Se queste domande possono avere una risposta negativa, la differenza tra la situazione italiana e quella statunitense e molto maggiore e anche la qualita della differenza cambia.

Nell'affrontare i problemi che abbiamo accennato si dimentica il notevole apporto critico alia psicologia ambienta­le del lavoro di uno dei due autori, "Sviluppo di sistemi uomo-macchina" di R. Misiti, che gia nel1971 proponeva un approccio in termini di sistema uomo-macchina-ambiente. Citiamo H. Field: "D settore di studio che riguarda la cognizione dell'ambiente e una terra di nessuno ... Comunque si voglia classificare questo conteso territorio, psicologia ambientale o ambiente fisico-sociale o sistemi uomo-ambien­te, esso costituisce una fonte indispensabile per Ia compren­sione dei limiti e della potenzialita dell'uso di un progetto in relazione aile attivita umane" (Field, 1973). E, fra i progetti, il modo industriale di produrre e certamente il piu definito dal punto di vista tecnologico e politico e, non solo secondo il modello marxiano, ma anche secondo il modello dominan­te, e centrale nel definire i comportamenti sui lavoro e fuori dellavoro.

La psicologia ambientale nasce nel1955 con l'immagine della ~'finestra" di Boulding, attraverso la quale si vedono "i tetti rossi del campus della Stanford University; al di Ia di questi, gli alberi e le cime dei tetti della citta di Palo Alto".

24

Dal confronto con quanto gli appare visivamente egli scopre la propria immagine del mondo legata allo spazio, al tempo, alla societa ed alia propria esperienza e scopre l'importanza delle immagini che gli uomini si fanno del mondo attraverso la scienza, attraverso al fatto di essere vivi. Nella prefazione a "Image and environment" del 1973, Boulding definisce Ia psicologia ambientale come l'espressione di un invisibile "college". "Essa rappresenta quasi una nuova disciplina che corre attraverso le vecchie discipline della geografia e della psicologia, con una considerevole aggiunta di altre discipline sociali e anche un seducente sapore di storia, come noi ci muoviamo dallo spazio nello spazio-tempo". Essa "rappresen­ta inoltre un significativo contributo volto ad occupare il maggiore vuoto neUe scienze, la mancanza della scienza del sapere umano ... la sola cosa che puo salvarci dal disastro".

"Tutti i problemi sociali possono essere risolti da una dinamica che include il sapere umano come 1' elemento essenziale". "Lo stimolo immediato, come vedendo qualcosa dalla finestra di una camera, puo scatenare le nostre immagini del futuro; lo stimolo chiaramente e soltanto un grilletto e l'atto dipende dall'intera struttura di valutazione cognitiva, cioe dall'immagine". Kaplan, Lynch, Miller, Galanter e Pribram ne sono i piu diretti continuatori. A partire dal modello di "Immagine" hanno sviluppato il pensiero di Boulding secondo cui, tra lo stimolo e la risposta, sta una Immagine che non e una variabile interveniente e non e neanche una variabile, ma un complesso insieme di parametri ai quali noi abbiamo un certo tipo di accesso, anche se tuttavia imperfetto.

L'immagine della finestra di Palo Alto di Boulding ci evoca la finestra del carcere attraverso la quale per anni Antonio Gramsci ha visto quello che ha visto Boulding: l'immagine del sapere umano. Non e una questione di retorica; come dice il Miller per Immagine ·non si intende la semplice immagine visiva: anche i ciechi hanno immagini. Ci serve per riflettere sul fatto che, per quanto riguarda la vita mentale, le forme storiche del sapere non sempre rispettano Ia geografia delle scienze e delle discipline. Ci sono delle aree indiscutibilmente psicologiche ( di esclusiva pertinenza della

25

psicologia), altre indiscutibilmente politiche efo di altre scienze sociali; il sistema uomo-ambiente reale e terra di nessuno che puo essere occupata da un economista come Boulding o da un teorico della teoria generale dei sistemi come Von Bertalanffy o da un uomo come Gramsci. E' quindi accessibile anche alla psicologia, anche alia psicologia dellavoro.

Noi siamo sempre dell'opinione che bisogna elaborare "una dottrina in cui tutti i rapporti sociali sono attivi e in movimento, fissando ben chiaro che si!de di questa attivita e la coscienza dell'uomo singolo che si concepisce non isolato, rna ricco di possibilita offerte dagli altri uomini e dalla societa delle cose cui non puo non avere una certa conoscenza" (Gramsci, 1966).

Siamo ancora concordi con Gramsci quando dice che ogni uomo ha la sua filosofia, la sua visione del mondo, rna che non tutti hanno nella societa la funzione di filosofi. E' a partire da questa Weltanschauung che gli uomini tendono a

· definire una teoria dell'influenza non solo dell'ambiente economico-politico-scientifico sull'uomo, rna anche e soprat­tutto dell'uomo sulla definizione dell'ambiente economico­politico-scientifico.

La psicologia ambientale non puo essere soltanto un sinonimo di sistema uomo (singolo )-ambiente e tantomeno di ambiente fisico-sociale; presuppone un sistema uomo-uomini­ambiente, come modello generale di approccio.

Ci limiteremo a dire che quanto abbiamo sin qui esposto e quanto siamo in grado di trasmettere di quel complesso di parametri al quale abbiamo un certo tipo di accesso, anche se tuttavia imperfetto, che e la nostra immagine della psicologia ambientale.

Vorremmo concludere, a partire da quanto Ittelson dice dell'ambiente: "Non e irragionevole dire che l'ambiente viene vissuto nel modo in cui e, perche si decide di vederlo in quel modo. In questo senso l'ambiente e un artefatto ideato dall'uomo". Ma anche la psicologia e un ambiente, un artefatto, un sistema i cui confini sono definiti dalla modellizzazione della comunita scientifica, regolati dal suo linguaggio.

26

~···

Per dirla con Lewin: "Qualsiasi vita di gruppo ... [ anche quella della comunita scientifica o delle comunita scientifiche della psicologia] si verifica entro un contesto che fissa certi limiti a cio che e possibile 0 impossibile, a cio che potrebbe 0

non potrebbe accadere" (Lewin, 1951). Ci piace provare, e l'abbiamo gia fatto, a trarre le debite

conclusioni presupponendo una comunita scientifica allargata ad altri, "diversi". Nei seguenti capitoli cercheremo di dire "come" si puo presupporre ( e non solo presupporre) una tale comunita scientifica.

27

2. L' AMBIENTE F A.BBRICA

Il modello di rappresentazione della fabbrica, dal punto di vista della psicologia del lavoro, non puo non riferirsi ad una fabbrica reale.

Quando parliamo di fabbrica, quindi, intendiamo parlare della fabbrica italiana attuale. Rispetto alia situazione ameri­cana che ripete oggi, per molti aspetti, la situazione in cui opera Taylor, oggi, in Italia, tra la fabbrica letta secondo il modello tayloristico e Ia fabbrica reale il divario e enorme.

Anche in ltalia il modello tayloristico ha comportato, sino ad alcuni anni fa, un'unica lettura della fabbrica nei termini di una divisione del lavoro che comportava l'appar­tenenza al gruppo degli istruttori o al gruppo degli esecutori.

In coerenza con questa immagine, sino alla meta degli anni sessanta, coesistono due soluzioni sostanzialmente spe­

. culari ai problemi della fabbrica: l'emonomja, intesa come intervento di progressivo miglioramento delle condizioni di

_lavoro, e la soluzione politica. la "rivoluzione", per cui si nega la credibilita di un adattamento dellavoro' all'uomo che non comporti Ia trasformazione della struttura economica e politica.

Ricordiamo come Gramsci definisca questa soluzione, in quanto soluzione speculare, una "posizione negativa e pole­mica elementare... Le classi... storicamente sulla difensiva, non ·possono acquistare coscienza di se che per negazioni, attraverso la coscienza della personalita e dei limiti di classe dell'avversario ... " (Gramsci, 1966).

28

"''i ~<!> '

Al fine di cogliere il cambiamento che si e verificato in Italia negli ultimi anni, diventa fondamentale per la psicologia la capacita di ridefinire le proprie categorie interpre:tative. In mancanza di tale ridefinizione, il comportamento puo conti­nuare ad essere letto solo n-ei termm1 taylonsbc1 dena collaborazjone o del rifiuto. -- --·- ·----

Soprattutto, e questo interessa la psicologia ambientale che privilegiamo, si apre una nuova area di ricerca per la psicologia dellavoro, specificamente ambientale perche l'og­getto della percezione e lo stimolo al comportamento non e piu il singolo aspetto della condizione produttiva operaia nella fabbrica (il salario, l'orario, le ferie, il supersfruttamen· to, i ritmi) ma in modo esplicito l'ambiente di lavoro e ~organizzazione dellayoro che nee a mo~te.

In altre parole il comportamento non e piu funzione dell'ambiente "formale" della fabbrica, definito dal modello tayloristico, ma e funzione di ambienti "diversi" in quanto esistono, oggi e in Italia, modelli di lettura diversi.

Come dato fondamentale, non esiste piu una lettura unica del problema dell'organizzazione e dell'ambiente di lavoro, ma ci troviamo in presenza di grtJ,ppi che affrontano Ia stessa realta. gueUa pr~ttiva, partendo da modelli di anatisi e di intervento diyersi. non coerenti.

Si tratta di una situazione che, come abbiamo detto, e peculiare del nostro Paese e che si e andata definendo in questi ultimi quindici anni. E' una situazione che la psicologia statunitense non puo conoscere e che differenzia quindi in partenza, potenzialmente, la psicologia del lavoro italiana da quella americana e mondiale.

Si e gia accennato ad una convergenza tra gli sviluppi della psicologia americana e gli interessi e la domanda attuale del movimento- operaio italiano sui problema dell'ambiente.

Questa convergenza interessa direttamente anche la definizione di nuovi modelli di adattamento delle condizioni di lavoro all'uomo che tendono al recupero della dimensione "ambientale".

Rispetto alla definizione dell'oggetto in termini di rapporto uomo-macchina o uomo-mansione, si pone la necessita di definire il contesto della ricerca e dell'intervento

29

ergonomico rispetto all'ambiente, diversamente definito in termini di organizzazione, di comunicazione o, piit general­mente, di sistema. Se ancora questo approccio non si definisce come psicologia ambientale e solo una questione di linguaggio: la tematica ambientale e comune, il tentativo di ottenere l'integrazione _degli uomini nel sist~a e ben presente, e infine e implicita la necessita di progettare con la presunzione che il progetto sia come la gente lo vorrebbe. Useremo quindi il termine di ergonomia nell'accezione piit comprensiva di adattamento dell'organizzazione del lavoro all'uomo, sottintendendo che i criteri ergonomici (psicologici, medici, ecc.) possono essere, e sono di fatto, diversamente definiti.

Rispetto al modello dello "scientific management" la situazione italiana attuale puo essere caratterizzata in termini

tl schematici da almeno quattro modi di leggere i problemi della fabbrica: uno e quello degli esecutori, della classe operaia, con le connotazioni cui abbiamo gili fatto riferimento: gli altri tre derivano dalle contraddizioni che le lotte operaie hanno determinato nell'ambito degli istruttori.

In base a questo possiamo dire che oggi il gruppo che ha il compito di progettare e di prevedere la fabbrica, illay-out, i modi ed i tempi di produzione ha un modo di "leggere" la fabbrica, di vedere i problemi della fabbrica, diverso dal gruppo che estisce la produzione e arantisce la realizzazione

e1 traguardi pro u lVI, e c e in modo ancora diverso vede Porganizzazione del lavoro il gruppo di coloro che hanno il ·com pi to della manutenzione degli uomini, medici e psicologi in particolare ...

Come punto di partenza per individuare e caratterizzare questa pluralita di modelli, ci serviremo del presupposto di fondo del taylorismo: tutta l'organizzazione del lavoro a monte dell'esecuzione deve essere organizzata da esperti, senza Ta parteci azione a tutti i livelli in funzi i un _yomo me o, che non esis~. Questo comporta la divisione della fabbrica, dai punto di vista dell'organizzazione degli uomini, in due grandi sottoinsiemi: quello degli istruttori, cioe di tutti coloro che sotto varie forme sono delegati a organizzare illavoro, e quello degli esecutori.

30

Iii:.·.

!IS' lit~ .,.

Se e possibile, almeno inizialmente, considerare il secondo insieme come 9mogeneo, almeno rispetto ail'esclu­sione dalla definizione delle norme, e certo che questo non _____..... ~

vale per il gruppo degli istruttori. Per caratterizzare quest'ultimo sottoinsieme rispetto al

problema che ci interessa, cioe la produzione di modelli incoerenti, partiremo da due considerazioni.

In. primo luogo, la fabbrica non e diventata quello che voleva Taylor, neppure da un punto di vista tecnico; al contrario, i problemi tecnici, gli imprevisti, quindi le difficol- !,Q ta di previsione sono aumentate, invece di diminuire (dagli ~ "intoppi", aile risposte operaie a livello mdividuaie, aile risposte in termini di contrattazione, alla gestione articolata dei contratti).

Questo comporta una prima differenziazione fra coloro che nel gruppo degli istruttori hanno, aimeno prevalentemen­te, il compito della progettazione e coloro che gestiscono un ~tivo che di fatto non corrisponde mai alle Jt previsioni, rna ch.e deve comunque dare i risultaP prey~ti. t.. .- •n Secondo luogo, neppure il modello tayloristiCO e

diventato quello che voleva Taylor, cioe un "modo di vedere" la fabbrica comune a tutti coloro che, come istruttori o come esecutori, lavorano nella fabbrica, anzi ha stimolato delle

· risposte collettive, articolate, che vanno al di la dell'antitesi collaborazione o rifiuto.

Queste risposte sono legate oggi in modo concreto al riconoscimento dell'esistenza di gruppi operai omogenei, per cui gli esecutori "si leggono" come singole persone apearte­nenti a gruppi .che, vivendo faccia a faccia la stessa situazione ar nocivitit, producono dei criteri di vaiutazione dell'ambiente e dell'organizzazione del lavoro, sia per gli aspetti tecnici, sia per gli effetti n_ocivi. 11 riconoscimento di questi gruppi, che trovano la loro espressione nel delegato, la loro ragione ed il loro modo di essere nella gestione articolata dei contratti, ha sollecitato l'ingresso nella fabbrica, o almeno in alcune fabbriche, di un nuovo gruppo di istruttori.

Questo gruppo in parte si aggiunge ad un altro, gia presente, con il compito della manutenzione dell'uomo, in parte svolge, almeno istituzionalmente, il compito di ripro-

31

durre la coerenza fra._modelli interpretativi dell'organizzazio­ne formale e dell'orgamzzaziope informal~ in base al presupposto implicito che esista un unico modello scientifico.

Possiamo quindi pensare che alla definizione del reale processo di organizzazione dellavoro contribuiscano almeno i seguenti modelli: uno legato alla progettazione (Ufficio Tempi e Metodi in particolare); un secondo legato alla gestione (la "line"); un altro, o piu altri, legati ai servizi ausiliari ( Centri di Medicina, di Psicologia, di Sociologia, ecc. ); un quarto, legato agli esecutori.

Progettazione. 11 gruppo dei progettisti comprende tutti coloro che, pur avendo una formazione diversa (tecnici in senso stretto, ingegneri, ecc.) hanno comunque nella fabbrica

iil compito di progettare e prevedere l'intero processo produttivo sino al detta lio del gesto elementare, del tempo e ementare per il singolo operaio.

II compito ~ essenzialmente: dato un prodotto, dare una organizzazione del lavoro ottimale rispetto alla produzione richiesta. II gruppo della progettazione e l'unico gruppo, fra gli istruttori, che puo fare nferunentO ad una manualistica sostanzialmente omogenea, standardizzata.

- Dall'ubicazione d1 un nuovo stahilimento alla progetta-zione del lay-out, la manualistica ripropone puntualmente una sequenza obbligata, che ripete in modo rigido una sequenza cronologica: in primo hiogo lo stabilimento, quindi il reoarto, illay-ol!!. gli. impianti accessori. e infine il problema

. dell'impiego di uomini. - Si determina in questo modo una contraddizione: la progettazione e potenzialmente il momento di massimo utilizzo del sapere relativo all'adattamento dellavoro all'uo­mo, rna e obbligata ad una sequenza rigida in cui il processo tecnico di organizzazione del lavoro rimane di fatto la variabile indipendente.

Analogamente il gruppo della progettazione non puo cogliere, se non come dato di esperienza, il significate della contrattazione, che pure comporta un insieme di modifiche e di riadattamenti che hanno una indubbia rilevanza ergonomi-ca.

Sui piano dell'esperienza, la previsione della contratta-

32

•I' '{!ll;

r/ij1'',1

!;,!, ·~· \""

zione produce almeno due conseguenze: l'esclusione delle soluzioni tecnicamente possibili che si prevede non saranno accettate o, se accettate, produrranno comunque problemi di gestione, costi aggiuntivi, richieste di intervento dei servizi medici o psicologici, e l'adozione di previsioni sempre piu approssimate e sempre meno rigide, in particolare per il problema fondamentale, quello dei tempi di lavoro.

Anche se molte delle proposte operaie (ad esempio il passaggio dalla saturazione media alla saturazione massima, il rispetto del rapporto organico-produzione) so no oggi talora tradotte in norme contrattuali vincolanti per l'Ufficio Tempi e Metodi, sui piano formale la frattura tra progettazione e organizzazione effettiva del lavoro, successiva alla contratta­zione, non si ricompone.

11 lavoro del gruppo di progettazione rimane il pm rigidamente legato a Taylor per quanto riguarda la convinzio­ne che sia possibile progettare e prevedere l'organizzazione del lavoro, sia per gli aspetti tecnici, sia per quanto riguarda il comportamento degli uomini.

Rimane il piu legato non a Taylor, rna al modello tayloristico, per l'incapacita di recuperare l'esperienza, com­presa l'esperienza di altri tecnici, per ridefinire le proprie modalita di lavoro.

Gestione. A un secondo gruppo spetta il compito di gestire l'esecuzione e di garantire, attraverso interventi che derivano dall'esperienza individuale e aziendale, gli standard produttivi fissati dalla progettazione: il gruppo che gestisce l'esecuzione (la "line").

Questo secondo gruppo si caratterizza essenzialmente per la sua capacita di assorbire il divario tra la previsione e la realta del processo produttivo.

Si tratta i!1 primo luogo di un divario tecnico-organizza­tivo: le fermate tecniche, il mancato rifomimento di materia­le, la necessita di sostituire dei pezzi non utilizzabili, la rottura di una macchina rendono necessaria aggiustare continuamente la previsione teorica.

In secondo luogo il divario nasce dall'impatto dell'orga­nizzazione "tecnica" del lavoro con gli uomini concreti, con le risposte concrete, individuali e collettive (gli infortuni,

33

3

l'assenteismo, il turnover, ma anche il controllo del carico di lavoro, dell'ambiente di lavoro, la gestione dei contratti da parte dei gruppi e dei loro delegati).

11 problema della sindacalizzazione, che interessa solo marginalmente l'Ufficio Tempi e Metodi, e un problema centrale per gli uomini della "line".

Tanto piu alta e Valida e la sindacalizzazione, tanto piu diventa inattuabile la soluzione tradizionalmente adottata dalla "line" per correggere gli errori di previsione, cioe il peggioramento delle condizioni di lavoro, in particolare l'aumento temporaneo del carico di lavoro, per recuperare gli standard produttivi.

Sul piano formale non e previsto nessun intervento della "line" nella definizione o nel riadattamento dell'organizzazio­ne del lavoro, eppure l'esperienza di questo gruppo interessa la psicologia dellavoro per almeno due aspetti.

In primo luogo perche esiste un intervento costante, a livello informale, che tende ad un adeguamento dell'organiz­zazione del lavoro alle esigenze (iniziative per risolvere i problemi di rifomimento dei materiali, alleviamento del disagio sui punti piu affollati, addestramento, interpretazione delle norme di lavoro).

In secondo luogo, ed e questa l'aspetto di maggiore interesse, l'esperienza di questa gruppo tende a comporre una mappa cognitiva del reparto, in cui i punti emergenti sono quelli dove avvengono piu facilmente dei "guasti" relativi al materiale, alle macchine o agli uomini (infortuni, assentei-smo, turnover, zone di maggiore sindacalizzazione).

In sostanza l'esperienza di questo gruppo rappresenta una verifica, o una possibilita di verifica della progettazione. Generalmente questa verifica e soltanto potenziale, perche non esiste lo spazio per formalizzarla: l'esperienza della "line" non puo modificare, se non marginalmente, il progetto o la sequenza di progettazione.

D'altra parte questa esperienza, benche spesso coerente con l'esperienza degli esecutori, non puo acconsentire alle soluzioni operaie perche queste soluzioni, verificate nella realta, adottate nella realta, non sono coerenti con il modello tayloristico.

34

~ ·tf ~j :~t0 :\ i

,-.

In secondo luogo questo implicherebbe un riconosci­mento che potrebbe ulteriormente spostare il peso del­l'esperienza degli esecutori nel definire l'organizzazione del lavoro.

Manutenzione dell'uomo. A un terzo gruppo e delegata la soluzione dei problemi legati alia salute e al comportamen­to degli uomini: e il gruppo che ha la manutenzione dell'uomo.

L'attivita di questo gruppo e, almeno potenzialmente, la piu caratterizzata nel senso dell'adattamento del lavoro all'uomo, in particolare per gli aspetti medici e psicologici, perche le scienze umane, in quanta modello teorico e procedu­rale, sono parte fondamentale della manualistica cui questo gruppo puo fare riferimento.

II vincolo maggiore e dato dal fatto che questo gruppo ha la possibilita di intervenire sugli uomini, ma non puo intervenire sull'organizzazione del lavoro, se non in forme limitate e sempre indirette.

Questo gruppo viene quindi a trovarsi, all'interno della fabbrica, in una condizione che non permette un corretto intervento di adattamento del lavoro all'uomo: dato che l'intervento e sull'uomo e non sul processo produttivo, anche in questo caso l' organizzazione del lavoro tende a rappresen­tare di fatto, rispetto alle possibilita di intervento, la variabile indipendente.

La possibilita di intervento e ulteriormente ridotta dal fatto che non esiste oggi, se non in condizioni eccezionali, un piano formalizzato d'intervento su di un reparto, o di una lavorazione.

All'intemo della fabbrica, l'intervento "normale" del medico e dello psicologo tende a tradursi in attivita specifiche (la selezione, l'addestramento, il controllo medico periodico, l'attestazione dello stato di malattia) in cui gli aspetti di supporto alla produzione o l'aspetto clinico, sia medico che psicologico, tendono a prevalere.

Questa situazione accentua il divario fra l'esperienza individuate, informale, in cui il tecnico della salute puo verificare la contraddizione fra il singolo operaio e l'organiz­zazione del lavoro ( contraddizione che spesso e la causa del

35

suo ricorso al medico o allo psicologo) e l'impossibilita di formalizzare questa contraddizione.

Ne derivano due conseguenze almeno: l'impossibilita di formalizzare la propria esperienza relativamente ai contenuti di classe di questa esperienza e, quindi, l'impossibilita di ridefinire il proprio intervento attraverso questa formalizza­zione.

La situazione di questo gruppo e in crisi dalla fine degli anni sessanta. La riforma sanitaria ha creato uno spazio per un intervento piu autonomo di questo gruppo. Ciononostante stenta a definirsi una reale possibilita di intervento efficace e la possibilita di un ruolo diverso non produce ancora piani di intervento adeguati.

Esecutori. 11 gruppo degli esecutori e rappresentato dagli operai. Illavoro di questo gruppo e rigidamente formalizzato, vincolato dal pun to· di vista degli orari, dei controlli, dei movimenti, dei tempi: da questa stessa formalizzazione esso risulta, all'intemo della fabbrica, come illavoro piu povero di contenuti, di autonomia, di possibilita di sviluppo.

Tutto cio che gli esecutori producono come risposta culturale collettiva all'organizzazione dellavoro definita dagli istruttori, rientra ancora oggi nel campo dell'informale.

Questa difficolta alla formalizzazione risulta anche dal fatto che nella strategia sindacale in ltalia il problema dell'organizzazione dellavoro non e presente, almeno con la rilevanza e con le connotazioni attuali, sino alla fine degli anni sessanta.

Prima di allora, ad esempio, i contratti, quando affronta­no il problema della nocivita, considerano soltanto la possibilita di commissioni paritetiche, il cui compito non e di stabilire se la situazione e 0 non e nociva e di trovare delle soluzioni, ma di classificare le lavorazioni secondo tre diverse categorie di nocivita.

Sino· a quel momento, dunque, anche per gli esecutori operare un adattamento del lavoro all'uomo ha soltanto il significate della delega al tecnico, in particolare per il problema centrale della difesa della salute nell'ambiente di lavoro, o della Iotta politica, della rivoluzione.

Oggi la proposta sindacale di un modello teorico e

36

.......,.,...--

organizzativo come quello del gruppo operaio omogeneo e diventata un punto di riferimento che ha arricchito enorme­mente l'esperienza degli esecutori.

L'esigenza di un nuovo linguaggio sull'ambiente di lavoro che permettesse di formalizzare l'esperienza del gruppo operaio omogeneo portO verso la fine degli anni sessanta (attraverso una ricerca durata diversi anni) alla definizione di una nuova strategia sindacale nei confronti della nocivita del lavoro. 11 modello complessivo si compone di diversi · modelli parziali, il cui intreccio determina la globalita dell'approccio.

Esso propone un modello di analisi dell'ambiente che si rifa alle immagini comuni a tutti gli uomini. Se consideriamo i fattori nocivi all'interno della fabbrica, esistono dei fattori che l'operaio (come ognuno di noi) puo riconoscere pensando alla propria abitazione, cioe: rumore, temperatura, illumina­zione, umidita, ecc.: questi elementi vengono riuniti nel primo gruppo; il secondo gruppo di fattori comprende quelli che sono presenti alla mente quando pensiamo ad una fabbrica, quindi: polvere, fumi, gas, radiazioni, ecc.; il terzo gruppo e costituito da un unico fattore: la fatica fisica, l'attivita muscolare; il quarto gruppo comprende tutti i fattori stancanti diversi dalla fatica fisica (effetti stancanti nel linguaggio sindacale; fatica industriale nel linguaggio della psicologia del lavoro) che sono poi quelli piu caratterizzanti dell'attuale organizzazione dellavoro.

Esiste un collegamento tra questo modello interpretati­ve e quello scientifico; esiste cioe la possibilita di individuare quali sono i danni alia salute piu frequenti dovuti ai quattro gruppi di fattori. Quali sono gli effetti nocivi: infortuni, malattie aspecifiche, malattie professionali, imputabili ai singoli fattori: -luce, rumore, temperatura, umidita, ventilazio­ne, gas, polveri, vibrazioni, radiazioni ionizzanti, lavoro fisico, ritmi eccessivi, monotonia, ripetitivita, ansia, responsabilita, posizioni disagevoli. Inoltre questo modello fomisce una serie di criteri (nati in buona parte dall'esperienza operaia) per contestare sul piano della specificita i criteri secondo i quali

·sono stabiliti i MAC (massimi accettabili di concentrazione). 11 modello recupera dall'esperienza operaia la sequenza

37

degli interventi necessari per controllare la nocivita. Bisogna conoscere: quali fattori nocivi sono presenti, in che quantita, con quali effetti. L'elemento centrale del nuovo approccio e rappresentato dal fatto che cambia il soggetto dell'indagine conoscitiva e dell'intervento per trasformare l'ambiente. 11 nuovo soggetto e il gruppo operaio omogeneo, cioe i lavoratori che vivono una esperienza di gruppo faccia a faccia, sottoposti alla medesima nocivita ambientale, e che in anni di lavoro hanno compiuto una (sia pur grossolana) analisi epidemiologica sull'ambiente (posseggono la storia epidemio­logica del gruppo, cioe conoscono gli effetti causati negli anni dalla nocivita). In questo modo, attraverso la socializzazione delle singole osservazioni spontanee, essi hanno validato consensualmente dei giudizi sulla nocivita presente nell'am­biente di lavoro. Dal gruppo operaio omogeneo e dalle sue sovra-aggregazioni e derivata una proposta di nuovi strumenti conoscitivi: registri dei dati ambientali, registri dei dati biostatistici, libretto di rischio, libretto sanit~io. Questi non costituiscono solamente una memoria per i lavoratori di una data fabbrica c per i tecnici della salute, rna arricchiscono la medicina del lavoro imponendo il riconoscimento di una realta (quella degli uomini concreti storicamente determinati) ignorata, almeno ufficialmente, dalla medicina dellavoro.

L'uso di questo modello nei corsi sindacali per migliaia di sindacalisti, delegati, operai; l'adozione del linguaggio che lo caratterizza nei convegni sindacali; le rivendicazioni opera­ie relative ai registri ed ai libretti; l'egemonia della classe operaia ( o almeno la proposta egemonica della classe operaia) per la definizione di un sistema adeguato di controllo della nocivita che ha imposto alia medicina del lavoro ufficiale questo nuovo linguaggio hanno permesso di realizzare l'obiet­tivo di fondo, cui facevamo prima riferimento: la formalizza­zione dell'esperienza operaia, e al tempo stesso la crescita dell'esperienza dei gruppi operai all'interno della fabbrica sui problemi dell'organizzazione dellavoro.

La rilevanza di questa modellizzazione e esplosa in questi ultimi anni, in quanto la Iotta sull'ambiente si e collegata via via con gli altri problemi "settoriali" del movimento operaio: orario, cottimo, qualifiche, rigidita

38

dell'uso della forza lavoro, mansione, tempi di lavoro, per confluire nel problema dell'organizzazione dellavoro. In altre parole, il problema dell'organizzazione del lavoro si e proposto in concreto nel momento in cui ciascuno di questi gruppi ha affrontato i problemi della propria mansione in termini di cottimo, qualifiche, ritmi, ambiente di lavoro, ha messo in discussione i criteri tradizionali per la definizione di ciascuno di questi aspetti e ha proposto altri criteri e altre soluzioni.

Questa esperienza, che non sempre passa come esperien­za sull'organizzazione del lavoro, ha prodotto, a partire dal modello sindacale sull'ambiente di lavoro, una manualistica che non affron ta in modo analitico i diversi fattori di nocivita, rna investe in modo diretto la lavorazione (la revisione delle scocche, la meccanica) e il reparto (la fonderia, la verniciatura).

E' evidente che questa strategia comporta la riappropria­zione dei criteri in base ai quali la progettazione definisce i tempi, i metodi, il carico di lavoro, cosi come il confronto con i tecnici della salute mette in discussione i criteri per la definizione della nocivita o della non nocivita.

Questa riappropriazione evidenzia le contraddizioni tra i modelli dei gruppi fondamentali che, nella fabbrica, hanno il compito di definire l'organizzazione dellavoro: le contraddi­zioni tra progettazione e gestione, che comportano di fatto un aggravamento della nocivita; le contraddizioni tra norme di lavoro e norme di sicurezza, quando le richieste della produzione sono di fatto inconciliabili con l'uso dei mezzi di protezione e con il rispetto delle norme di sicurezza.

Al contrario i problemi della salute, attraverso la diffusione del modello sindacale, tendono a porsi come momenti prioritari nella progettazione, nella gestione e nell'intervento dei servizi ausiliari, a tutti i livelli. In altre parole, per il gruppo degli esecutori, il problema della difesa della salute tende sempre piu a coincidere con quello dell'orga­nizzazione dellavoro e delle tecnologie di produzione.

11 piano di adattamento dell'organizzazione del lavoro agli uomini e dunque diversamente inteso dai diversi gruppi della fabbrica.

39

Se consideriamo la sicurezza sullavoro, essa risulta non solo diversamente intesa rna assume un diverso peso rispetto agli altri problemi dell'organizzazione del lavoro a seconda dei gruppi. E' evidente il valore prioritario che essa ha per il gruppo degli esecutori in particolare.

Questo comporta la necessita di conoscere i modi di leggere la fabbrica, i modi di considerare l'organizzazione del lavoro che i gruppi fondamentali della fabbrica si sono andati formando attraverso l'esperienza. Non si tratta solo di conoscere i modi formalizzati (modelli teorici) rna anche i modi reali (modelli d'uso), recuperando le categorie elaborate dai singoli gruppi.

Un approccio di questo tipo non e certamente facile; e una prospettiva che non permette la definizione immediata di proposte procedurali consolidate, definitive. Non si tratta tuttavia di partire da zero: almeno per il gruppo degli esecutori, per gli operai, anche se in modo non compiutamen­te formalizzato, esistono gia delle esperienze che interessano, anche relativamente alle procedure.

In particolare e gia in atto la formalizzazione del processo attraverso il quale i gruppi operai omogenei indivi­duano l'esistenza di problemi concementi l'organizzazione del lavoro (sicurezza del lavoro in particolare, intesa come controllo della nocivita), ne ricercano le soluzioni e le verificano.

Ed e anche vero che esistono oggi e in Italia gruppi di tecnici, in particolare medici, psicologi, specialisti di varia provenienza, che si muovono nell'ambito di una comunita scientifica che riconosce il valore della proposta sindacale e dell'esperienza operaia.

Essi, proprio per questo motivo, tendono a definire un approccio ergonomico di tipo nuovo rispetto al modello anglosassone dominante sui piano intemazionale.

Questo intervento ha possibilita di esplicarsi o al momento della progettazione o al momento della ristruttura­zione di un reparto o di una lavorazione.

Accanto a queste due modalita di intervento ne esiste una. terza, che non viene generalmente riconosciuta come modalita di inteivento ergonomico, cioe la contrattazione.

40

Essa rappresenta comunque una proposta di elementi procedurali e di elementi di verifica che hanno interesse per l'ergonomia.

Ci pare estremamente importante che le procedure ergonomiche si rifacciano non soltanto agli interventi ergono­mici intesi come tali, rna anche e soprattutto al reale cambiamento dell'organizzazione dellavoro, perche l'ergono­mo diventi sempre piu capace di utilizzare non solo le conoscenze tecniche, rna anche la conoscenza della dinamica reale che porta, nel mondo del lavoro, all'adattamento del lavoro all'uomo.

41

3. GLI UOMINI DELLA FABBRICA

A partire dal modello interpretativo dell'organizzazione del lavoro che abbiamo esposto nel capitola precedente, cercheremo di caratterizzare la vitalita relativa, attuale efo potenziale, dei quattro modelli rispetto ad alcuni elementi che possono definire un'ipotesi di prospettiva.

Considereremo: il tipo di problematica; i gradi di liberta nella individuazione e di problemi e di soluzioni nei diversi gruppi; l'arricchimento del linguaggio, in particolare l'arric­chimento relativo alla riappropriazione dei modelli degli altri gruppi; infine, un elemento di verifica: il cambiamento che si e verificato negli uomini della fabbrica in questi ultimi anni.

Problem solving. L'esigenza di formalizzare il modo in cui ciascuno dei gruppi della fabbrica vede la fabbrica e quali problemi, quali soluzioni possibili ne deriva, ci ha portato ad

. affrontare, attraverso una rassegna critica della letteratura, che cosa la psicologia conosce in particolare del problem­solving degli uomini della fabbrica.

Ricordiamo gli elementi comuni a tutte le ricerche che abbiamo considerato.

L'elemento fondamentale ci sembra dato dal fatto che tutte le ricerche, in particolare queUe di tipo sperimentale, sono condotte su un problema, un problema singolo, specifi­co, sia esso di tipo elementare o complesso.

Riportiamo a titolo di esempio una ricerca di Chapanis: il motivo della scelta e ovvio rispetto all'autore, ma un Secondo motivo di interesse e l'obiettivo della ricerca,

42

.!;Iii. ~~ ~f:?,~)'

finalizzata ad individuare "come le persone comunicano tra di loro per risolvere i propri problemi".

Riportiamo la consegna data ai soggetti dell'esperimen­to: "Al cercatore viene assegnato un problema del quale deve trovare la soluzione; il suo elenco riporta alcune informazioni mentre la sorgente [delle informazioni, cioe il secondo membra dell'esperimento] ha sul proprio elenco le altre informazioni necessarie per risolvere il problema. Ne l'una ne l'altra persona puo, da sola, pervenire alia soluzione, rna insieme esse hanna tutte le informazioni necessarie per raggiungerla" (Chapanis, 1975).

Questa esempio ci sembra rappresentativo delle altre ricerche sul problem-solving, per almena due caratteristiche.

In prima luogo, e resa nota al soggetto l'esistenza di un problema, i termini del problema e il procedimento da seguire per la soluzione (individuale, in coppia, a gruppo).

Per questa solo fatto ci sembra che le caratteristiche del problem-solving, a livello di ricerca e di sperimentazione, siano profondamente diverse rispetto aile caratteristiche e alle difficolta del procedimento reale, non simulato, di soluzione dei problemi. Lo conferma la descrizione che Miller, Galanter e Pribram fanno di un uomo che, nella sua vita di tutti i giorni, d'un tratto si trova ad affrontare un problema.

"Mentre al soggetto di un esperimento psicologico il problema viene spiegato ed egli puo essere ragionevolmente fiducioso dell'esistenza di una soluzione, la persona media non e certa che si tratti realmente di un problema o, se lo e, che si possa trovare un test semplice per la sua soluzione, o, se il test esiste, che ci sia qualche soluzione che lo soddisfa. Nella soluzione reale di un problema c'e un'incertezza molto maggiore di quella che c'e nella controparte di laboratorio ... Sarebbe assolutamente erroneo credere che tutti i problemi vengano dati in forma ben definita e che il pensiero consista semplicemente nella ricerca in un insieme di una alternativa che funzioni" (Miller, Galanter, Pribram, 1960).

La seconda caratteristica comune nelle ricerche sul pro­blem-solving, collegata a quella che abbiamo adesso considera­to, e il fatto che, alla fine dellibro 0 dell'esperimento, la solu­zione c'e, ed era nota sin dall'inizio all'autore, o al ricercatore.

43

E' la situazione che, al di fuori del laboratorio, caratterizza ad esempio il problem-solving nella scuola, o meglio il problem-solving strettamente legato alle esercitazio­ni tradizionali relative alle materie di studio. In questo tipo di problemi, la soluzione esatta esiste sempre, il probl~ma none di inventarla, ma di scoprirla.

Ci sembra che il problem-solving si ponga nella fabbrica in termini diversi, non rapportabili a quelli delle ricerche di laboratorio che abbiamo esaminato. Anche per il Miller (1960): " ... nel risolvere problemi noi eseguiamo continua­mente dei piani che abbiamo imparato tediosamente a padroneggiare a scuola".

Di fronte alia situazione di incertezza creata da un problema, la prima risposta e la ricerca di una soluzione data, verificata e, quando e possibile, gia formalizzata: questo comporta una valutazione dei quattro modelli prima di tutto in ·termini di compiutezza della formalizzazione.

I modelli del primo e del terzo gruppo sono i piu formalizzati: di fronte a problemi di progettazione, o a problemi di disadattamento o di danno alla salute, nella fabbrica, il gruppo di istruttori delegato alia soluzione del problema puo fare riferimento ad una specifica manualistica e quindi, almeno inizialmente, tendere a risolvere il problema rimanendo nell'ambito delle procedure gia note.

Negli ultimi anni, tuttavia, l'esistenza di una contratta­zione a livello di reparto (anche rispetto alia progettazione); la presenza in .fabbrica non di singoli, ma di delegati e di gruppi; la nuova domanda per la difesa della salute sui posto di lavoro hanno creato un nuovo tipo di problemi, e hanno ridotto nella stessa misura la capacita della manualistica di fomire delle soluzioni.

La manualistica tradizionale non e piu sufficiente a coprire tutti i problemi che oggi si presentano nella fabbrica.

Si e quindi determinato un divario crescente tra proble­mi previsti dalla manualistica e problemi reali, che sollecita una diversa modalita di soluzione, legata all'esperienza diretta. .

. _ Si tratta di una modalita interessante perche tende a modificare non solo le soluzioni tradizionali, ma lo stesso

44

~~. ~.~~~~ '("I

quadro di riferimento che non prevede la maggior parte dei problemi che si presentano (basti pensare all'invecchiamento della manualistica sui tempi e metodi).

Tuttavia, determinando una visione troppo ravvicinata al problema stesso, questa seconda modalita non permette il decentramento necessaria per formalizzare la sequenza di soluzione, quindi riduce al minimo le possibilita di accumula­zione ill quella stessa esperienza.

Per quanto riguartia il secondo gruppo, la quasi totalita dei problemi che si pongono all'uomo di line nasce dal divario fra previsione e realta del processo produttivo.

La complessita di questi problemi, che non sono piu soltanto di natura tecnica ma includono, talvolta anche come elemento risolutivo, i rapporti fra gli uomini, rende del tutto insufficiente il ricorso alia manualistica degli altri due gruppi di istruttori, manualistica che pure ha prodotto in questi ultimi anni una serie di ricerche sulla crisi della line.

Certo questo riferimento rimane, ma le. soluzioni al problema di gestire gli uomini, di valutarli, di convincerli, di farsi degli alleati, e il modo di fare tutto questo, sono lasciati all'iniziativa, all'esperienza, aile scelte personali. L'ambito delle soluzioni possibili, inoltre, e stato modificato dalle lotte operaie degli ultimi anni, dalla presenza in fabbrica dei gruppi e dei delegati: le soluzioni tradizionali piu legate al taylori­smo, a un approccio individuale, non sono piu possibili oggi.

II gruppo degli esecutori e l'unico, all'intemo della fabbrica, a non possedere una specifica manualistica di riferimento per Ia soluzione dei propri problemi.

II modello di questo gruppo e formalizzato secondo delle categorie politico-sindacali spesso ancora inadeguate, che talora recuperano nella definizione dei proble'mi categorie mediate dai modelli degli istruttori, in particolare dai modelli della progettazione, della medicina e della psicologia del lavoro.

Di fatto, a partire dall'ingresso in fabbrica l'esecutore si trova in una situazione di massima predeterminazione, in cui il vincolo fondamentale e il rispetto del tempo di esecuzione previsto. Una volta soddisfatta questa condizione e appresa l'esecuzione sulla base delle istruzioni formali, il problema

45

immediatamente successivo sara quello di differenziarsi, di recuperare dei margini di tempo, modificando le istruzioni o inventando degli accorgimenti.

Questa e il prima nucleo di una strategia di soluzione, i cui elementi vengono generalmente indicati come astuzie. Quello che dobbiamo prevedere e che l'operaio si trova in un sistema dinamico: la dove recupera del tempo, il sistema (l'organizzazione formale e informale) gli porta via il tempo conquistato e determina una situazione veramente frustrante, cioe determina la riduzione del tempo non solo per quello che ha trovato l'astuzia, rna per tutti quelli che fanno lo stesso lavoro.

Il problem-solving, per l'esecutore, si pone quindi, in un prima momenta, in questi termini: "esiste un gruppo che prepara delle istruzioni che devo modificare, se voglio riuscire a riposarmi, a conquistarmi del tempo, a parlare con i compagni. Se il mio prima piano riesce, devo fare in modo tale che la soluzione che ho trovato non sia rivolta contra di me e contra quelli che lavorano con me".

La soluzione del prima problema, guadagnare tempo, pone dun que immediatamente un problema piu complesso: difendere il tempo conquistato. L'astuzia individuale diventa il punta di partenza di una strategia collettiva che supera !'ambito del rapporto con la macchina, con la mansione in senso stretto, rna rimane diretta alla soluzione dei problemi legati all'organizzazione dellavoro.

Per alcuni di questi problemi esiste una soluzione nota (ad esempio il problema del salario ), per altri non esiste una soluzione definitiva, rna sono noti come problemi (ad esempio il problema delle qualifiche: si puo sapere come affrontarlo, rna, magari, non lo si e risolto ).

All'operaio si pongono altre questioni che non vengono ancora recepite come problemi da risolvere: ad esempio, il rumore a cui e sottoposto un operaio in fabbrica (aspetto oggettivo del problema), puo non esistere per lui come problema, e solo in seguito puo diventare un problema da risolvere, quando cioe non e piu accettato (aspetto soggetti­vo).

Le fonti di riferimento nella soluzione dei problemi

46

~' :~;~, ·.

t<

:l ii

sono essenzialmente l'esperienza e la modellizzazione che ne e derivata, a livello di piccolo gruppo, di grande gruppo e di organizzazioni sindacali e politiche; in un secondo momenta, potranno essere gli stessi modelli teorici degli istruttori.

Questa colloca il gruppo degli esecutori in una posizione molto diversa dagli altri tre gruppi, rispetto al problema centrale della verifica della validita delle soluzioni.

Ai fini dell'approccio psicologico ci pare rilevante il fatto di ritrovare solo nel modello degli esecutori la validazio­ne consensuale, non soltanto come criteria di misura e di valutazione, rna soprattutto come metodo fondamentale di verifica della validita delle soluzioni. Agli altri tre gruppi non e presente questa criteria, che ritroviamo in Ittelson come l'unico criteria utilizzabile la dove la situazione e complessa e non e possibile utilizzare altri criteri di verifica della pertinenza e dell'appropriatezza di un intervento.

I gradi di liberta. Un secondo aspetto che ci interessa considerare nella definizione dei modelli di lettura e di comportamento dei quattro gruppi della fabbrica e relativo ai gradi di liberta. Interessa in particolare l'aspetto piu propria­mente psicologico del problema, cioe il rapporto fra compor­tamento e modellizzazione, fra cambiamento di comporta­mento e ridefinizione del modello di lettura.

La nostra esperienza, se ci ha confermato quello che dice Murrel a proposito del problema dell'organizzazione del lavoro ( che cioe le tecniche per organizzare il lavoro so no cambiate di ben poco negli ultimi cinquant'anni), ci ha anche convinto che si e creato negli ultimi anni, in particolare in Italia, un enorme divario tra la persistenza di queUe tecniche e la quan­tita di informazioni, di esperienze, di soluzioni parziali, di mo­delli empirici prodotti nella fabbrica, a tutti i livelli.

Se si facesse uno sciopero alia rovescia, cioe se gli uomini che lavorano nella fabbrica decidessero di lavorare soltanto sulla base dei manuali, dei riferimenti scritti, in altre parole delle istruzioni formali, la fabbrica si fermerebbe, sempre e dovunque.

Se questo non avviene, e percbe la fabbrica vive e va avanti appunto sulla base delle esperienze, delle soluzioni informali.

47

Queste soluzioni non sono frutto di ispirazione ne di intuito personale, cosi come l'esperienza non e una somma di atti singoli, ma un insieme complesso, strutturato, che comporta dei modelli di comportamento.

Abbiamo individuato nella fabbrica dei modelli di comportamento diversi, di fronte ai problemi reali. Non ci siamo chiesti il perche, mail come questi comportamenti si definiscono.

II prima elemento dei gradi di liberta e ovvio: la liberta di spostarsi, di vedere, di parlare per conoscere. Per questa aspetto, i gradi di liberta formali sono certamente minimi per gli esecutori, po~iamo pensare che siano massimi, tra gli istruttori, per colora che lavorano nei servizi ausiliari, in quanta non direttamente responsabili del processo di produ­zione.

Anche il problema dei gradi di liberta all'intemo della fabbrica tuttavia non e, 0 non e soltanto, un problema oggettivo. Per verificame l'aspetto informale, .possiamo chie­derci che cosa e cambiato, negli ultimi anni, per gli esecutori, e che cosa e cambiato per uno psicologo. Rimandiamo al diario di Dazzo (Pugno e Garavini, 1974) per un'in:rmagine della condizione operaia nella fabbrica degli anni '50.

Rispetto al diario di Dazzo abbiamo presenti le "istru­zioni al sosia" dei delegati di linea che hanna partecipato ai seminari di Psicologia dellavoro nell'ambito delle 150 ore.

La stessa organizzazione dellavoro, formalmente intesa, determina due situazioni nelle quali i gradi di liberta degli

· esecutori sono profondamente diversi: la prima, quella dell'operaio a cui non e permesso di tenere in tasca un giornale di sinistra quando e in fabbrica, che non ha il diritto di leggerlo durante una pausa, che non ha il diritto di spostarsi, ne di riposarsi sul posto di lavoro; la seconda, quella di un operaio che puo spostarsi, che utilizza le proprie pause, che contesta in direzione il mancato rispetto dei tempi previsti.

Non possiamo documentare un cambiamento simile per lo ps.icologo: tra l'inchiesta alla Hawthorne negli anni '20 e le attuali inchieste alla Philips, alla Volvo, ci sembra che nulla dimostri un analogo salta di qualita.

48

f

Questa ci porta a considerare il problema dei gradi di liberta a un secondo livello. Intendendo liberta non come liberarsi di qualche cosa, ma nel sensa di conquistarsi qualche cosa, di costruire qualche cosa, consideriamo la,possibilita di tradurre un progetto in realta.

Ci serviremo ancora del confronto tra un episodio di ricomposizione della mansione, che conosciamo attraverso le istruzioni al sosia di un delegato di linea, e una citazione da un testa di psicologia industriale.

"Senza fare una richiesta all'azienda ci siamo distribuiti i lavori e scambiati i posti ... Dopa essere diventati pratici in tutte le lavorazioni ci siamo resi canto che tutta l'intelligenza sta nel sa per adoperare la lima, lo stagna, il disco; il bollo in se e una cosa stupida, che sia sui fianchetto, sulla porta o sul padiglione e la stessa cosa. Una volta che uno ha acquistato la capacita di adoperare tutti questi strumenti, lavorare su diversi punti della vettura e uguale, quindi si possono eliminare le divisioni della mansione... Volevano darci delle multe... Passati otto giomi, durante i quali continuavano a dirci di no, ci siamo messi a lavorare col nostro sistema, allora ci hanna fermata la linea; quando l'hanno rimessa in funzione abbiamo continuato a lavorare allo stesso modo. Ci sono stati allora tumulti in direzione, non sapevano se metterci in sciopero, erano indecisi" (Oddone, Re, Briante, 1977).

L'esperimento di ricomposizione continua, viene ripreso nella squadra del secondo tumo, fino a quando, dopa un periodo di prova di un mese, la direzione autorizza la ricomposizione e il passaggio di qualifica per gli operai di entrambe le squadre.

Rispetto a questa episodio, consideriamo la definizione dei gradi di liberta sottintesa in questa citazione da un testa di psicologia industriale.

"Implicito nel principia di gerarchia vi e un altro principia classico: 'ad ogni uomo, un solo capo'. Ed implicita in questa principia vi e l'idea che 'lo staff non puo esercitare alcuna autorita sulla line'. Questa norma rimane vera sia che si consideri il ruolo della staff di tipo generale oppure quello dello staff specializzato di esperti di finanza, contabilit8., personale, relazioni industriali, pianificazione, ricerca ecc.

49

4

La ragione per proibire allo staff di dare ordini alla line e naturalmente la confusione che potrebbe derivare dal suggeri­re ad un subordinato di obbedire a due superiori, e l'impossibilita di conservare la responsabilita della direzione di line se il suo personale deve sottomerttersi ai comandi dello staff'' (Learned e Sproat, 1971).

Sul presupposto di questa divisione dei compiti, lo psicologo non potra tradurre il proprio progetto in realta (ne impedire che il progetto di altri venga tradotto ), se non attn\verso il convincimento operato nei confronti degli uomini della line: gli sono precluse le soluzioni collettive, sia quelle con gli altri psicologi ( che non hanno piu potere di lui) sia quelle con gli operai.

Dal contatto con gli altri gruppi di istruttori, derivera tutta una serie di informazioni, per lo piu informali, che sottolineiamo non tanto per il loro valore di condizionamen­to oggettivo, quanto perche incideranno profondamente sul processo che ci interessa, cioe sui problem-sloving caratteristi­co di questo gruppo. Dopo questa trasmissione informale, il medico, o lo psicologo, sapra che, di tutte le modalita di soluzione pensabili (e pensate prima dell'entrata in fabbrica) alcune gli saranno possibili, altre no (per esempio la discussio­ne dei tempi, o determinate modalita di rapporto diretto con gli esecutori).

Alia strategia di soluzione che passa attraverso il convincimento, la mediazione, e legata la possibilita di dire quello che pensa. L'adozione di una censura nei confronti di quanto lo psicologo ha fatto, o detto, ridurrebbe la sua credibilita, quindi anche le sue. possibilita di convincere: ridurrebbe il suo potere, senza liberarlo.

Riportiamo un passo delle istruzioni al sosia di uno psicologo del lavoro con compiti di formazione (forse non generalizzabili, ci sembrano comunque significative): "II mio sosia deve soprattutto schivare gli scontri diretti coi superiori per evitare di far capire come realmente la pensa, cio al fine di conservarsi, nella pratica didattica e operativa, una certa autonomia nella definizione dei contenuti da trasmettere. In poche parole, deve accettare un compromesso sul piano formale per lavorare in pace in aula. La sua si puo definire

50

r . . ' .

'

~~ una collaborazione metamorfica per salvare Ia posizione e l'eventuale carriera".

Rispetto a questa autocensura cosciente, o comunque legata a una scelta personale, vogliamo sottolineare ancora Ia presenza di un altro processo di autocensura, molto meno definito.

P.rima di chiedersi in che modo un progettista ( o uno psicologo, o un operaio) possono (nel senso del potere reale) cambiare la fabbrica, ci sembra ci si debba chiedere in che modo essi "possono pensare" di cambiare la fabbrica. Ogni modello teorico, in quanto insieme strutturato, non solo comporta delle soluzioni date, dei piani di comportamento, rna comporta anche dei binari, dei vincoli, da cui e difficile uscire e di cui e difficile prendere coscienza ( coscienza dei gradi di liberta attuali in rapporto a quelli possibili, da conquistarsi ).

I modelli teorici, gli schemi di riferimento scritti, sono per gli istruttori essenzialmente tecnici: tra modello tecnico e modello politico, tra modello interpretativo della fabbrica e modello interpretativo della societa, troviamo sempre, per gli istruttori, una soluzione di continuita, che non esiste a livello degli esecutori. Ripercorrendo all'indietro Ia scala dei gradi di libertil, vediamo che una prima riduzione del pensabile e data dall'autocensura, un'ulteriore riduzione e data dal possibile: se non funziona l'autocensura, funziona inevitabilmente la censura. Entrambe agiscono essenzialmente sulla comunica­zione Iibera fra istruttori ed esecutori in quanto classe.

11 possibile acquista quindi, nella fabbrica ( dal pensabile tecnico all'autocensura alia censura vera e propria), una connotazione puramente tecnica, che esclude Ia partecipazio­ne;· l'utilizzazione riconosciuta degli apporti degli operai in quanto classe~ in una sequenza che porta ad un modello d'uso, noto a tutti, rna mai formalizzato.

lnoltre il modello teorico di questo gruppo e caratteriz­zato dall'unicita del modello cui corrisponde il riconoscimen­to della verita scientifica.

In contrapposizione a questo gli esecutori riconoscono Ia pluralita dei modelli: lo conferma il fatto che il passaggio dall'esigenza del cambiamento alia riappropriazione dei mo-

51

delli degli altri gruppi e attuale soprattutto per gli esecutori, che pur non possiedono gli strumenti scolastici, specialistici adeguati ( o presunti tali).

Invece gli istruttori, specie il terzo gruppo, pur posse­dendo gli strumenti adeguati ( o presunti tali), effettuano si una riappropriazione, di fatto, rna non riconosciuta, e parlano genericamente di esperienza degli operai, rna non di un modello della classe operaia, come modello scientifico. Questa esperienza operaia diventa ancora, per l'istruttore, attraverso un processo riduttivo, qualcosa di estremamente povero e generico (il piu ricco degli istruttori, lo psicologo, non vede il dramma rna tutt'al piu iluissuto, possibilmente in chiave di psicopatologia).

Oltre a tutti gli aspetti per i quali abbiamo considerato la differenza dei grad.i di liberta fra istruttori ed esecutori va ancora considerato, da un punto di vista piu generale, il grado di liberta che esiste per gli esecutori, rispetto a quello che esiste per gli istruttori, relativamente all'utilizzazione del­l'esperienza per la ridefinizione del modello teorico.

Per quanto riguarda l'organizzazione dellavoro, parados­salmente il creatore dell'attuale organizzazione del lavoro e stato l'unico ad avere coscienza dell'enorme valore dell'espe­rienza operaia, tanto da considerarla il punto fondamentale dei quattro principi dell'organizzazione scientifica dellavoro.

Da allora in poi il modello tecnico si e cristallizzato escludendosi la possibilita di recuperare un fatto storico che continua nel tempo, e con un tasso di accrescimento sempre maggiore, cioe l'accumulo dell'esperienza nella classe operaia.

E' cambiata la tecnologia, sono cambiati gli uomini, e cambiato il contesto sociale e sta ancora cambiando.

Il modello di organizzazione del lavoro non e piu un modello unico, esistono diversi ·modelli di organizzazione del lavoro.

Questa pluralita di modelli e anche frutto di una ricerca, nata da\ bisogni della classe operaia, di cambiare una organizzazione del lavoro oggettivamente contraria aile esi­genze dell'uomo. Questa ricerca ha comportato in primo luogo una riappropriazione dei modelli degli istruttori: la maggior parte delle conquiste operaie di questi ultimi anni

52

I. '

t },

sono il frutto della capacita della classe operaia di individuare le contraddizioni all'intemo degli istruttori (degli organizza­tori del lavoro) e di conquistarsi uno spazio. Questo processo di riappropriazione puo rappresentare ( e in parte gia rappre­senta) una modalita di ridefinizione del modello teorico dell'organizzazione del lavoro, tramite il recupero dell'espe­rienza informale di tutti i gruppi.

In questo processo la coscienza di classe della classe operaia tende non solo a una organizzazione del lavoro piu coerente con i bisogni degli esecutori, rna aumenta i gradi di liberta (il pensabile e il possibile) degli uomini che hanno compiti diversi fra gli istruttori (Re, 1976).

Il contributo che la psicologia ambientale del lavoro ha dato al processo di cambiamento e stato appunto quello di contribuire alia modellizzazione, alia definizione di un linguaggio capace di veicolare modalita di lettura ed elementi di piano di comportamento.

Fra le ragioni che ci hanno indotto a riproporre sui territorio dell'U.L.S. l'approccio all'ambiente fabbrica, oltre a quelle che abbiamo gia espresso, un'altra ci pare importante esporre: quella della possibilita di meglio verificare Ia nostra ipotesi, percbe l'organizzazione della fabbrica e certamente piu rigida, meno trasformabile, e quindi il territorio e complessivamente ( o dovrebbe essere) piu capace di cambiare la fabbrica (sempre rispetto alia salute) di quanto non lo sia la fabbrica da sola.

Inoltre nella nostra rappresentazione della dinamica dei modelli la classe operaia si presenta, tra i gruppi del territorio, come il raggruppamento di uomini che ha piu capacita di egemonizzare la modellizzazione che influenza il rapporto tra l'uomo e l'ambiente e la piu alta necessita-capacita di riappropriazione.

Non e estraneo a questo il fatto che il divario tra conoscenze scientifiche e rischio e certamente di gran lunga piu alto nella fabbrica che nel resto del territorio.

Nella nostra modellizzazione la fabbrica e stata rido.tta per esigenze di ricerca ad un modello astratto, avulso dal resto del mondo in quanto ci interessava · limitarci al comportamento nella fabbrica degli uomini della fabbrica.

53

Il modello che, da quando abbiamo incominciato ad interessarci di questa problema, si e andato continuamente arricchendo, e riconducibile ad alcuni elementi essenziali.

La coscienza dell'esistenza di piu modelli di organizza­zione dellavoro e legata al fat to che la classe operaia italiana si e pasta il problema dell'ambiente (non solo come fonte di nocivita) e quindi si e originato un processo di riappropriazio­ne dei modelli degli istruttori.

Questa processo di riappropriazione influenza il cambia­menta della fabbrica e della organizzazione del lavoro (cambiamento in atto). Anche se non cambia il modello di organizzazione del lavoro del gruppo fondamentale che vede la tecnologia come pura evoluzione di macchine e processi, escludendo gli uomini e le lora rappresentazioni. Un siffatto modello formale di iettura impedisce di percepire che, se cambiano gli esecutori (attraverso i lora modelli di lettura­comportamento ), cambia 1' organizzazione del lavoro. Di conseguenza impedisce di fare esperienza nella capacita di adeguare l'organizza.Zione dellavoro agli uomini. D'altra parte se gli esecutori non si rendono canto, non p:.;endono coscienza del cambiamento del proprio modello, essi possono cambiare l'organizzazione dellavoro reale rna non ne deriva­no il rinforzo legato al successo.

La coscienza della modellizzazione e soprattutto della sua importanza e quindi un fattore determinante nella possibili ta di cambiare ed e essenziale nel definire il cambiamento (nel fare la storia dei cambiamenti della fabbrica) dando all'uomo, al suo approccio, ai suoi piani il posto fondamentale che gli compete.

Linguaggio e cambiamento. II linguaggio degli uomini della fabbrica puo essere assunto come indice del tipo di modellizzazione, del suo cambiamento, sia in senso quantita­tiva che in sensa qualitativo. Sarebbe molto interessante ed e da fare una ricerca in tale senso. Una valutazione empirica, validata di certo da molti tra coloro che si interessano dei problemi dell'organizzazione dellavoro, porterebbe a conclu­dere che i linguaggi dei quattro gruppi sono profondamente cambiati, nel senso che si sono molto arricchiti. A parer nostro il linguaggio che si e piu arricchito in termini di competenza, in sensa originale relativamente agli altri, e

54

- I r quello degli esecutori confermando questa originalita anche dove si costituisce come riappropriazione. Quello che secon­do noi viene immediatamente dopo come arricchimento e il linguaggio dei manutentori degli uomini che e, in questa area di arricchimento, fortemente influenzato dal cambiamento del linguaggio degli esecutori. 11 terzo posto, nella nostra graduatoria grezza, e occupato dallinguaggio dei gestori.

11 rapporto tra uomini ed ambiente si caratterizza quindi come definito: 1) da piu modalita di lettura e condotta (almeno quattro in uno schema riduttivo ), di cui quella degli esecutori a piu alto tasso di accrescimento, con una forte influenza sull'entita e sul tipo di accrescimento degli altri gruppi, specie su quel gruppo che comprende gli psicologi del lavoro; 2) dalla coscienza dell'importanza e della dinamica della modellizzazione sul processo di cambiamento dell'am­biente; 3) dal riconoscimento che la fabbrica non e un sistema chiuso e che la modellizzazione rispetto ai problemi dell'ambiente (almena limitatamente alla salute) coinvolge un territorio attomo alla fabbrica, che e gia almeno istituzional­mente definito nella zona dell'U.L.S.

In termini di psicologia ambientale, potremmo rileggere la proposta per valutare il cambiamento che riprendiamo da "Ambiente di lavoro" (1977).

"Vogliamo cercare di spiegare come e avvenuto, in questi ultimi dieci anni, il cambiamento dei tradizionali modi di porsi degli operai di fronte ai vecchi e ai nuovi problemi che l'organizzazione dellavoro pone".

Per effettuare la valutazione del cambiamento, si propa­ne "il confronto fra due lavoratori rappresentativi dal punto di vista sindacale all'intemo della fabbrica, uno di dieci anni fa e uno di oggi, e an cora fra due operai scarsamente sindacaliz­zati, uno di dieci anni fa e uno di oggi... usando come riferi­menti le informazioni possedute e la capacita di utilizzare le informazioni strutturandole in un piano di intervento".

Da questa confronto, a parita di problemi ( orario, turni, straordinario, posto di lavoro, mansione, qualifica, salario, invalidita temporanea, ambiente di lavoro, licenziamento ), l'operaio del 1977 risulta piu capace, nel sensa di una maggiore autonomia e di una maggior ricchezza di soluzioni.

55

Dal lavoro citato risulta che i problemi sono diventati dei problemi in senso reale solo verso la fine degli anni sessanta

lnfatti si potrebbe dire che nel 1967 l'orario, i turni, la nocivita dellavoro non si configurassero come problemi veri e propri. Esistevano soltanto delle situazioni limite: l'orario, attraverso gli straordinari, poteva raggiungere anche le sessan­ta ore; in certi reparti la nocivita era insopportabile; un operaio poteva ricevere la lettera di licenziamento senza possibilita di ricorso. Erano complessivamente un problema da risolvere, per il quale si cercava una soluzione. A questa situazione corrispondeva una mappa cognitiva coerente, certamente povera di elementi caratteristici di una soluzione cosi come oggi si configura. Non erano presenti alla mente dell'operaio anche sindacalizzato i criteri in base ai quali si definivano i tempi (M.T.M., saturazione, maggiorazioni per effetti stancanti), i criteri in base ai quali si stabiliva l'idoneita o meno ad un deter.minato posto di lavoro. ·

Che cosa fosse l'organizzazione dellavoro era noto solo come esperienza della situazione che derivava da una data organizzazione del lavoro. Oggi quell'elenco e verainente un elenco di problemi, per ognuno dei quali la mappa cognitiva dell'operaio contiene degli elementi che possono portare alla soluzione.

Non e soltanto un risultato dovuto alla modifica dei rapporti di forze: e il frutto ma e anche la causa del

. cambiamento. E' legato essenzialmente ad una lenta e progressiva riappropriazione dei modelli degli istruttori, cioe dei criteri in base ai quali gli istruttori definiscono l'organiz­zazione dellavoro nel suo complesso.

Non solo i piani dell'operaio di oggi sono estremamente piu ricchi ma il processo di arricchimento dei piani individuali dell'operaio nella fabbrica e un processo pennanentemente in atto. Esso ha prodotto delle differenziazioni fra chi ha limitato la definizione del proprio piano all'ambito dei problemi della fabbrica e chi ha portato il suo processo di riappropriazione a livelli superiori, estendendolo ad ambienti piu ampi.

La capacita di esplorare l'ambiente, la constatazione che

56

""""""'"

le modalita di lettura dell'ambiente non sono solo queUe legate al posto di lavoro, anche inteso nel senso piu ampio, hanno certamente prodotto delle mappe cognitive adeguate ai nuovi piani di comportamento. A conferma di questo anche l'arricchimento del linguaggio che abbiamo prima ricordato. Questa situazione si caratterizza in un modo interessante rispetto alla situazione che si ha nel territorio quartiere complessivo. Mentre nel territorio il cambiamento deve avvenire, nella fabbrica e gia avvenuto. E' gia avvenuto nel senso che alla nuova situazione di diritto, nel territorio, non corrispondono a livello individuale delle immagini, delle mappe cognitive e dei piani di comportamento adeguati e compiuti, mentre per l'operaio non e piu vero, almeno in generale.

Due implicazioni interessanti per lo psicologo dellavoro. La prima e che sul territorio ci sono dei soggetti diversi, capaci cioe di partecipare, di programmare e di integrare i loro piani con altri nell'obiettivo di aumentare il livello di salute. La seconda, di conseguenza, e che il territorio non puo piu essere letto come insieme di uomini sufficientemente omogenei, tali da poter parlare dell'uomo in generale, o dell'uomo medio. Noi abbiamo cercato di sviluppare queste due implicazioni. ·

57

~·M•

4. UN MODELLO PER IL TERRITORIO E PER L'UOMO

Un modello per il territorio. Territorio e una parola diventata molto di moda. Noi useremo questo termine per indicare una zona, quella porzione di territorio che corrispon­de all'Unita Sanitaria Locale e all'Unita Locale dei Servizi.

Nella nostra rappresentazione potra assumere anche il significato piu definito di una zona particolare; la zona n. 6, una delle ventitre zone in cui e stato suddiviso il territorio della citta di Torino, una delle 76 zone in cui e stata divisa la Regione Piemonte.

Il territorio di cui parliamo quindi e un ambiente in cui ci sono delle fabbriche, delle case, dei negozi, delle scuole, degli ambulatori medici, degli ospedali, delle vie, delle piazze e infine degli uomini. E' un territorio definito geograficamen­te da _sonfW. Le zone corrispondono a grandi linee a quartieri gia esistenti nella citta, oppure corrispondono a citta intere, oppure risultano dalla aggregazione di piu Comuni, aggregati secondo dei criteri di omogeneita e di vicinanza in rapporto a modelli economici, commerciali ed altri.

Si tratta quindi in generale, salvo pochissime eccezioni, di entita artificiali che non trovano una rispondenza fra i confini geografici e la rappresentazione che di questi territori si fa la gente che vi abita o vi lavora, come succede per i territori comunali o regionali.

Per quanto riguarda i vecchi quartieri della citta di Torino, ad esempio, possiamo dire che essi sono rappresentati nella mente degli uomini da alcune vie, piazze, gruppi di case che chi conosce Torino identifica con quel quartiere.

58

:'"

Se ci si allontana dalla zona tipica del quartiere, tutto diventa sfumato. Questo nella migliore delle ipotesi. Gli uomini quindi si rappresentano la propria zona di residenza efo di lavoro in un modo diverso: o non conoscono neanche la suddivisione in zone o, se la conoscono, utilizzano per identificarla delle rappresentazioni tali per cui l'identificazio­ne della parte centrale in genere o tipica della zona e precisa e il resto e sempre piu sfumato.

A noi interessano ess.enzialmente gli uomini di un . territorio e il modo in cui percepiscono, dell'ambiente che li rtytCl/IAO(AA.A. circonda, queno-che puo interessare per la definizione di un'Unita Sanitaria Locale.

Fra gli infiniti modi possibili di rappresentarsi un territorio scegliamo un modello che considera il territorio caratterizzato soprattutto dagli uomini che vivono o lavorano in quel territorio in un sistema di relazioni, di rapporti sociali che sono espressi da giversi gruppi di uomini la cui unita e Qialettica, non formale. ~n ci pare accettabile l'idea dell'uomo in generale, o

dell'uomo della strada in contrapposizione a "chi sa", o dell'uomo medio.

Nel nostro modello il disegno politico di costruzione dell'Unita Locale dei Servizi e basato sulla possibilita che questi rapporti sociali possano diventare "attivi e in movi­mento, avendo ben chiaro il fatto che sede di questa attivita e la coscienza dell'uomo smgolo che conosce, vuole, crea, in quanto gia conosce, vuole, crea e si concepisce non isolato, rna ricco di possibilita che gli sono offerte dagli altri uomini e dalla societa delle cose, di cui non puo non avere una certa conoscenza" (Gramsci, 1966).

Non possiamo che considerare fondamentale il presup-porre l'esistenza di gruppi che .si differenziano nel lorolc · modo di rappresentarsi il territorio o nella loro condotta in

1 1 . ·)

termini di USO ael terntOrlO, facendo della identificazione di f; )A I' (Yu .

questi grupPfeaena lorocaratterizzazione un obiettivo della ricerca.

Partiamo da una prima distinzione tra uomini della fabbrica e altri. Per un'ulteriore disaggregazione degli uomini della fabbrica rimandiamo a quanto gia abbiamo esposto.

59

f . ~ ~ La distinzione di uppi diversi fra gli altri comporta ' ' ~ Y · f l'uso di conoscenze che u 1 a biamo: esistano degli operato­ri che vanno dal medico aile colf (collaboratrici familiari);

1 ·• esistono dei partiti politici, delle associazioni di qualunque

f~""'1 tipo Ia cui attivita corrisponde alia formazione di modelli di rawresentazione dell'~nte_.~rr!1Q:t:!.~ comportaineilti

, ftM' o cperenti.. Queste prime aggregazioni. possono servire alla ~ ·. identificazione e alla caratterizzazione dei gruppi del territa-

rio. Vogliamo inoltre ricuperare dal nostro modello di

lettura dell'organizzazione dellavoro nella fabbrica la distin-,}.)J'A . • zione fra istruttori ed esecutori come modello imperante di

"0 !JI'~M ~ divisione del el territorio come nena fabbnca. Anche

""]!'. '.;,.v'~nel territorio si possono riconoscere e e attivita 1ondamen­l p ,#""" talmente riconducibili aila progettazione ed alla programma­!• zione. Un altro gruppo di attivita e riconducibile alia gestione

e alla realizzazione del programma relativo al territorio. Un altro gruppo di attivita, ed e quello pii.t facilmente identifica­bile, ha come obiettlvo la manutenzione degli uomini. Gli esecutori ci sono n~bbrica come nella societa.

La vita di gruppo comunque, sia per quanta rigUarda la carattetizzazione dei modi di rappresentarsi l'ambiente terri­tario, sia per quanta riguarda la funzione di ogni gruppo nell'organizzazione del territario, non e pii.t cosi nettamente definita come nella fabbrica, perche uno stesso soggetto puo appartenere a gruppi diversi, al contrario di quanta avviene _nella fabbrica.

Della proposizione iniziale resta comunque valido che la . t.At-11"'- trisultante, anche del!~enza a diversi gruppi, e qualco-

nif sa~ si riYml.a.a livellodella@Cienza def!:~~!!lo .. ~!~olo, ed e~ quello che ci interessa come psicologi dellavoro.

Questa data della fluidita dei gruppi, relativa si intende, favorisce anche il formarsi di un sistema informativo grezzo che e per noi un dato rilevante nella definizione dei modelli di comportamento degli uomini del territario.

Non si tratta di un obbediente cretino matematico o di un 'intelligenza artificiale, similitudini usate pee indicare la piu sofisticata delle macchine, cioe il calcolatore, rna di qualcosa che appartiene al mondo dell'ovvio e che non e ne

60

~f

obbediente, ne cretino, ne si puo definire dal punta di vista matematico, non e artificiale e soprattutta non e controllabi­le come il calcolatore.

Dobbiamo a Whitehead l'affermazione che occorre una mente straordinaria per studiare l'ovvio e, aggiunge Ittelson (1973), "Non c'e nulla di pii.t evidente dell'ambiente e, salvo rare eccezioni, non sono mai esistiti psicologi con menti abbastanza fuori dal comune da intraprendeme lo studio".

Noi non vogliamo neanche avvicinarci allo studio del sistema informativo grezzo, ci accontentiamo di darla come un presupposta fondamentale se si vogliono considerare le modalita attraverso le quali si definisce, a liveH.Q_~.!!J!2!!!.C?.2 il suo modo di ra resentars1 l'ambiente territario.

Abbiamo proposta e propomamo 1 e mirlo grezzo per indicare una modalita di trasmissione .delle informazioni che comprende linguaggi scientificamente sofisticati, linguaggi derivati dal buon sensa e dai sensa comune, approcci formili eassolutamente informafi In Un coacervo ctl proceSS! non regolati, non preordinati, e soprattutto non integrati. ·· In una societa quale quella in cui viviamo le informazio­ni che veicolano modelli piu o meno completi e/o elementi di modelli di lettura e di comportamento sono rappresentate da un elenco interminabile, sia dal punta' di vista quantitativa che dal punta di vista qualitativo.

-Un'aitra constitazione e relativa ai canali attraverso i quali queste informazioni circolano, intendendo i canali diversi daila comunicazione diretta. Daile reti telev~ive a quelle radiofoniche, alle riviste, ai giomali, ai manifesti, sino aile scritte sui muri, anche per questa aspetto la valutazione quantitativa e qualitativa in un territario e praticamente impossibile.

Per quant9 riguarda le forme di trasmissione diretta, i rapporti sociali attuali in un territario cittadino, come

· momenti e occasioni di confronta, di scambio, presentano Ia stessa complessita dei due aspetti precedenti.

Tutto questa ha comunque sempre come risultante la rappresentazione e la condotta dell'uomo singolo e quindi ci pone due problemi.

11 prima e relativo alla definizione di un sistema

61

informativo non grezzo. Qualunque sistema informativo preordinato, progettato come sistema coerente all'Unita Sanitaria Locale o all'Unita Locale dei Servizi deve tener

. ~ conto della esistenza del sistema informativo grezzo. Se non ne tiene conto non puo realizzare ne Ia partecipazione !}~ 1@to meno l'mt§gr!Z]~~e. -

Il secondo problema e quello che ci interessa piu da VIcmo. E' necessaria un'ipotesi che individui in certi uomini una qualita di mediatori, di elementi nodali di questo sistema informativo grezzo, se si vuole aifrontareil- problema dei oomportamentrdegli uomini del territorio rispetto al proble­ma della salute in senso lato.

Noi proponiamo di definire questi soggetti: esperti grezzi. --consideriamo ancora i gruppi di uomini del territorio che possiamo considerare come gli elementi essenziali del rapporto dialettico tra i gruppi stessi. I rapporti tra questi gruppi rappresen~o per noi il momento nel quale il complesso flusso di informazioni genericamente prima accen­nato tende a strutturarsi in rappresentazione dell'ambiente territorio. Intendiamo parlare di una rappresentazione dell'in­tero territorio della zona per tutti gli aspetti che possono interessare la salute.

Vogliamo solo dire che l'ambiente-territorio zonale per ora e quasi soltanto una rappresentazione istituzionale. Le

jfrappresentazioni che derivano dalla dialettica intergruppo e f{ ~tragruppo sono parziali sia dal pun to di vista quantitativa ·~to di vista qualitativo. Illoro livello di complessita e correlato alla presenza e alle caratteristiche degli esperti grezzi che sono tali proprio perche hanno sviluppato una serie di caratteri che ne fanno degli esperti ambientali. Dal punto di vista descrittivo possiamo dire semplicemente quello che tutti sanno. In ogni quartiere ci sono dei soggetti (possono appartenere a qualsiasi gruppo) che conoscono meglio degli altri il quartiere e non solo per una esperienza diretta. Li possiamo definire piu curiosi degli altri, piu portati ad arricchirsi e di i.mmagini in senso stretto (immagini visive) e di dati relativi alia realta delloro quartiere.

Fra questi soggetti ce ne sono alcuni che hanno un

62

,: :tii;

111' M\

!ill mi

r~ ;,'

Rrogetto ambientale per il territorio inteso come tendenz~ a\f')tR,4(., l risolvere i prohlen;ti che derivano dalla -conoscenza ael ~tAN-J,... 'J!/' q~artiere. Sono questi quelli che noi proponiamo di indicare come esperti grezzi. Essi sono coinvolti, per tutte queste caratteristiche, nel lavoro teso a tradurre il progetto in comportamenti coerenti, che non sempre coincidono o si limitano all'impegno politico e/o sociale nell'accezione cor-rente. Puo trattarsi di un delegato di un consiglio di fabbrica, di un medico o di un ambulante, di una casalinga, di un insegnante, di un di.J"igente di un partito · o di una qualsiasi altra organizzazione. uello che ci interessa e il profilo psicologico, e la rlCchezza delle loro mappe co ltlv ma prima di tutto il loro ruolo di me iatori, di elementi nodali del sistema iliformativo grezzo. La loro presenza sia nelluogo di lavoro di ognugno, sia in un'assemblea, sia in qualsiasi momento di incontro occasionale tende a strutturare nella mente degli altri le informazioni come rappresentazione piu definita del territorio. Nel contempo neUe stesse occasioni quello che gli altri sanno del quartiere alimenta ed arricchisce la rappresentazione ambientale dell'esperto grezzo. Essi rap­presentano nell'ambiente territorio quello che nell'ambiente fabbrica e il gruppo operaio omogeneo, una modalita di condensazione, di strutturazione dell'esperienza. Non e una contraddizione. L'esperienza di un gruppo di operai relativa ad un dato ambiente di lavoro e una memoria collettiva provocata ed agevolata da un ambiente sempre relativamente uguale ( o con una memoria collettiva dei cambiamenti che lo conserva OOlCO). II gruppo operalO omogeneoesem"~;e:··io f I

s~ssor~ _.!!_,!.,ap ·--···~----~-----;·· ia __ ~e ~ olif~ f,: c~btan~~gli operaiTP~£.1.!~ non s1 rompa la c~ntmurta del 1U r~ vw.

gnippo ). In cer:toqual modo il comportamento e sol tanto in f ¢) fr iun"!ttne dell'ambiente. Mae peculiare perche in questo caso r~ C = f A significa che il comportamento tende continuamente a trasformare globalmente A.

Nell'ambiente territorio complessivo il livello di com­plessita e maggiormente in funzione delle caratteristiche del soggetto. Quanto abbiamo detto non vuol distinguere tra esperto grezzo dell'ambiente territorio complessivo e esperto grezzo dell'ambiente-fabbrica corrispondente ad un gruppo

63

operaio omogeneo. Vuol solo dire che la diversita di rappresentazione del reparto e minima nel gruppo operaio omogeneo, sul territorio complessivo la difformita e maggio-re.

Ma che cosa e questa rappresentazione, questa immagi­ne, e in che modo si puo collegare con il comportamento complessivo?

Partiremo dalla mappa cognitiva. La mappa cognitiva e legata al comportamento, secondo Downs e Stea (1973) da questa definizione: "11 comportamento spaziale dell'uomo e in rapporto alla mappa cognitiva individuale, relativa all'am­biente spaziale". "Le mappe cognitive sono rappresentazioni in varie forme complesse, altamente selettive, astratte, genera­lizzate".

"Noi possiamo caratterizzare le mappe cognitive come incomplete, distorte, schematizzate ed aumentate e noi constatiamo che esistono sia similarita di gruppo sia differen­ze individuali idiosincratiche".

Secondo Downs e Stea "per capire meglio che cosa sono \"'Jt 'l~) le mappe cognitive e necessario rispondere a tre domande . (/)"' ""' ~entali: che cosa deve conoscere la gente, che cosa saTa ~ ~Q.,v gente, come ~a gente conosce?" Le mappe cognitive spaziali

fJJJP' vengono cos1 ricondotte ad un confronto tra una mappa cartografica ( o un altro tipo di mappa tecnica) e le mappe dei soggetti considerati.

E' una modalita che non sembra offrire lo spazio dovuto ad una ipotesi di mappizzazione non tecnica, in funzione del comportamento spaziale, piu adeguata, piu economica di quella tecnica attuale.

Se noi consideriamo la rappresentazione individ~e WUJ'ambiente territorio come qualcosa d1 pm d1 una mappa cognitiva necessaria per il comportamento spaziale siamo portati a pensare che la si possa definire grezza ed adeguata. Usiamo ancora grezzo col significato e per i motivi che abbiamo gia ricordato.

La consideriamo adeguata per diversi motivi rna per un motivo soprattutto: perche tra le rappresentazioni attuali di un territorio solo la rappresentazione dell'individuo pur nella sua incompletezza, nella sua distorsione, nella sua schematiz-

64

~'

::

I, l,

zazione e aumento e una mappa di sintesi sia dal punto di ~ vista diacronico che dal punto di vista sincronico. Per un estraneo che volesse conoscere il quartiere nel piu breve tempo possibile un ualsiasi cittadino attraverso alia sua rna a za .JWJ' com ortarsi come artiere ben inteso.

L,' adeguatezza della mappa grezza e meglio e molto maggiore la probabilita dell'adeguatezza se la rappre­sentazione del territorio ambiente che noi consideriamo e quella di un esperto grezzo.

Cercheremo di sostenere la credibilita di questa ipotesi, cioe del massimo di adeguatezza della mappa grezza, certa­mente non nel senso di una conoscenza corretta ne come carta topografica ne come bilancio sociale di area.

La psicologia offre un modello di uomo che ci sembra il piu adeguato a sostenere questa ipotesi: il. modello del ~omportamentismo saggettivo in quapto tra l'immagine, la r~ppresentazione, la map a cognitiva e il om ortamento ~~~ ~ pro pone 1 met ere un piano. e non si usano le immagini I per far quillcosa si e come uno che raccoglie mappe ma non f~ mai __ ':l~.~~gio':JMiller, Galanter e Pri6ram, 1960) . ... --- · Un modello per l'uomo. 11 comportamentismo soggetti-vo ci offre un modello che ha un duplice valore. 11 primo e quello di essere un modello psicologico relativo al comporta­mento dell'uomo che e compatibile col nostro modello di lettura della fabbrica e dell'ambiente (compatibile nel senso che e il piu compatibile ). In secondo luogo esso rappresenta una lettura nord-americana non solo dell'uomo ma anche del mondo. Questo ci permette di cogliere la contraddizione che deriva dal fatto che il mondo americano, molto diverso rispetto al nostro, ci fornisce i modelli dell'ambiente che ci circonda ( quelli americani sono i modelli dominanti, anche se non sono gli unici). Si pone cosi piu chiaramente il problema di prendere coscienza che abbiamo bisogno di modelli di lettura adeguati alla nostra realta sociale.

Consideriamo il comportamentismo soggettivo il piu compatibile con la nostra visione della psicologia del lavoro; pensiamo che certe parti di questo modello possano essere utilizzate ed altre debbano essere criticamente riviste, correg-

65

gendole e completandole. Questa riflessione critica del 'modello del comportamentismo soggettivo e fatta alla luce della contraddizione che abbiamo prima considerato.

11 modello del comportamentismo soggettivo propone di considerare l'uomo alia stregua di un calcolatore, di conside­rare le informazione dell'uomo: immagini; il suo programma: piano.

11 piano non va inteso come un progetto elaborato della nostra giornata. E' una anticipazione grossolana, abbozzata, flessibile perche perle nostre azlOniquotidiane abbiamo gia a disposiziQn~--.~~l!~.JlO.str.a.....m..E@9~ diversi tiei di s.Q.ttopiani ~he -~--~.!metton.o di eliminare un lavoro minuzioso di preparazione di istruzioni che le definiscono. Ci basta immaginare la nostra giornata e fare un piano di massima. Le nostre azioni comunque sarebbero sempre governate da un piano, definito come.ogni processo gerarchico che nell'organi­smo puo controllare l'ordine in cui deve essere eseguita una sequenza di operazioni. L'interesse del modello milleriano sta nell'ipotesi dei rapporti tra piano ed immagine. "L'immagine e tutta la conoscenza accumulata ed ~~G.b!!XQ~~ni­smo ha di se stesso e del suo mwJ.do. Essa include tutto cio clie""'T'"orgaillsiiioha--app;;~;~-·i suoi valori cosi come i suoi fatti, organizzati attraverso qualsiasi concetto, immagine o relazione, sia stato in grado di padroneggiare". Un altro motivo di interesse e che i piani si inseriscono in uno schema di base: il TOTE (letteralmente test-o~~.:~~t-exit)

li us.~~~~)· Questo schema Vale per l'umta eJementare (sostituisce 1 I ~rtanto [arco rir:~~ rna anche per qualunque altro livello

del piano. 11 piano e caratterizzato ad ogni livello da un test che -1>\~aluta l'inco~gruenz!,]tra situazione attuale e situazione

prevista. Puo essere considerato test ogni processo che determini che la fase operativa e appropriata e allora abbiamo l'operazione, oppure che non lo e ed allora l'abbiamo l'exit (l'uscita, che puo essere l'arresto dell'azione oil passaggio ad una azione successiva del piano piu generale ).

In questa impostazione viene ricuperata l'importanza del feed-back nella spiegazione del comportamento in generale e dell'azione riflessa. "Di conseguenza, i concetti tradizionali di stimolo e risposta devono essere ridefiniti e reinterpretati...

66

f;

lavoro complessa. Questa organizzazione corrisponde ad un ,Piano ~he a sua volta risulta dai.,Eiani particolari di gruppi di uomini che hanno una funzione diversa in questa organizza­zione. II piano generale ed i piani dei singoli gruppi rispondono ai requisiti della definizione di piano: sono processi gerarchici che possono cgntrollare l' ord.ipe in cui deve essere eseguita una sequenza di operazioni.

11 modello · tayloristico cui corrisponde ancora am pia­mente la realta dell'organizzazione del lavoro specie negli Stati Uniti e un esempio perfettamente rispondente alla definizione milleriana di Piano.

E' una gerarchia di istruzioni che prevede il comporta­mento delle smgole unita del sistema ad ogni livello, sino al singolo gesto, prevedendone le modalita ed i tempi di esecuzione con la possibilita di controllare l'ordine in cui le operazioni devono essere eseguite.

Eppure anche una fabbrica italiana attuale con tutta la sua problematica nei confronti del modello tayloristico, anche un territorio-zona sono interpretabili aHa luce di questo concetto di piano.

Ricuperiamo ancora dal comportamentismo soggettivo la spiegazione di questa apparente contraddizione ... "I Piani vengono eseguiti perche le persone sono vive. Non si tratta di una facezia, poiche nella misura in cui le persone si comportano, devono eseguire qualche Piano o qualche altro. La risposta si sposta cosi dal perche i piani vengono eseguiti all'esame di quali piani vengono eseguiti. E per affrontare questa problema di scelta occorrono alcuni concetti dL­valutazione." ~ No~ e difficile cogliere l'analogia. A livello individuale e sovraindividuale la scelta del piano e l'elemento centrale, l'esigenza anzi la realta del piano come modalita del comportarsi umano, individuale e sociale, resta.

Tutte le azioni hanno in comune la caratteristica di

67

essere intenzionali o volute, rna ogni azione e distinguibile da un'altra per il suo contenuto, il risultato che ci si attende da essa, il suo intento.

"L'intenzione come concetto psicologico e passata di moda da quando la teoria del riflesso e i suoi derivati sono diventate il fondamento delle nostre teorie scientifiche del comportamento".

Secondo Miller ne il concetto di rinforzo, neanche il concetto di valenza di Lewin sono soddisfacenti per chiarire efo sostituire il concetto di intenzione: " ... invece Ia gente nei

\

discorsi comuni usa in ten to con ragionevole precisione". II termine viene usato in riferimento alle parti incom..D.le­

te di un piaQo Ia cui esecuzione e ghi iniziata. Nel linguaggio ct>mune una necessita ulteriore sembra

essere che i piani siano consci. Gli autori riconducono il problema all'esistenza di due

parti indipendenti, ~e e ~e, che comporrebbe­ro il motivo, attribuendo il valore all'lmml}gine· e 11D,tenzione al Piano. · .._ ---ufntenzione sarebbe l'elemento che caratterizza il piano che viene attivato in contrapposizione all'enorme quantita di piani disponibili che un uomo possiede rna non usa.

L'intento o intenzione sarebbe anche l'elemento che distingue in modo decisivo una catena di azioni da un piano di azione.

Nel primo caso, nel caso della catena, le sue ultime parti non sarebbero intenzionali, mentre in un piano sarebbe chiara l'intenzione di eseguirne tutte le parti, anche quelle finali.

L'accento sulla volonta non e certo quello gramsciano, rna e di certo importante che nel modello psicologico l'azione risulti un 'azione voluta, intenzionale.

Un aspetto centrale rispetto al comportamento ambien­tale e dato, nel modello milleriano, dalla possibilita che offre il modello stesso di considerare il comportamento dell'uomo come la risultante di un sistema complesso di piani tutti correlati fra di loro.

I1 comportamento in termini di azione consisterebbe nell'esecuzione di un piano con un massimo di flessibilita collegato a tutta una serie di sottopiani. Dall'estemo all'inter-

68

,,. ~. j

no, i piani diventano sempre piu rigidi, passando attraverso alle abitudini e alle abilita, sino ad arrivare agli istinti, considerati dal punto di vista etologico come sequenze obbligate di atti in un ordine dato.

Questo modello psicologico e particolarmente interes­sante percM sottolinea la notevole complessita di un cambia­menta· di comportamento quando questo non sia limitato all'uso dell'ambiente, rna tenda a modificare l'ambiente come insieme per renderlo piu adeguato.

In questo senso si puo fare l'ipotesi che un elemento caratterizzante della situazione italiana rispetto alia situazio­ne americana sia proprio l'esistenza di una intenzione di modificare l'ambiente· come organizzazione del territorio, non soltanto nel senso dei servizi rna soprattutto come organizzazione dei rapporti sociali.

Se questo e rilevante anche dal punto di vista psicologi­co si puo allora a ragion veduta considerarne alcune conse­guenze. Almeno due sono le implicazioni che ci interessa sottolineare: a1 disegno politico che tende a definire un ambiente-territorio diverso corrispondono piani di comporta­mento a disposizione neUe memorie di ogni uomo, con relativi sottopiani coerenti che non sono adeguati al compor­tamento nel nuovo ambiente. In secondo luogo: per lo psicologo dellavoro, dell'organizzazione si pone il problema di come si possa agevolare il cambiamento, in termini di quali interventi sono possibili. I suoi piani di comportamento (anche come psicologo), come quelli di ogni altro soggetto del territorio, sono inadeguati alla situazione prefigurata o si presuppongono tali.

11 problema delle abilita motorie e delle abitudini interessa sia l'ambiente fabbrica sia l'ambiente territorio.

Le abitudini ed abilita sono piani in origine volontari diventati relativamente inflessibili; involontari ed automatici assumendo quasi le caratteristiche di piani innati (istinti). Entrambi sono schemi d'azione sempre in attivita, diretti verso le condizioni ambientali che li attivano, li guidano. e li organizzano gerarchicamente in unita d'azione a piu livelli di complessita: "11 problema che va considerato ... e come i piani appresi, diventano automatizzati".

69

Dal modello immagine-piano il problema dell'apprendi­mento risulta essenzialmente riconducibile a due fasi, l'ap­prendimento prima della strategia e poi della tattica.

La prima attraverso il linguaggio (verbale o piu frequen­temente scritto ), la seconda attraverso l'esecuzione dei compiti corrispondenti all'abilita. Che si tratti di pilotare un aereo, o di scrivere a macchina o di andare in bicicletta o di scivolare sulla neve con degli sci ai piedi, non cambia l'aspetto essenziale del problema. La strategia generale relativa all'atti­vita da imparare e traducibile in istruzioni; rna l'allievo deve riuscire a coordinare tutte le tattiche dettagliate, sino alla messa in movimento dei singoli gruppi muscolari, integrando­le in quelle istruzioni. "Probabilmente il lavoro degli esperti di tempi e metodi e il tentativo piu intensivo di specificare esattamente per ogni movimento cosa deve fare una persona. Cio e quanto di piu simile ci possa essere allo scrivere programmi per persone, dettagliati quanto quelli che scrivia­mo per calcolatori ... disgraziatamente, pero, gli operai non riescono ad acquisire le strategie di cui i tecnici sono in possesso". "Quando le persone hanno il tempo di sviluppare da sole delle abilita, quando cioe formano un Piano che guida le azioni generali (anche se inefficienti) trovano poi esse stesse gli elementi che producono abilita. Nelle situazioni piu naturali lo sviluppo di abilita implica la costruzione di una gerarchia di unita comportamentali ognuna guidata da un proprio piano. Questo fatto viene riconosciuto di rado

. nell'analisi dei tempi e metodi". Puo essere di notevole rilievo il fatto che la costruzione

delle tattiche e delle strategie di un piano comporta anche due situazioni diverse, una di tipo analogico ed una di tipo digitate. "I piani dell'apprendista" sono formulati in forma simbolica, digitale. Una volta che il piano e padroneggiato e passato ai muscoli, esso puo operare come se fosse un sottoprogramma di un calcolatore analogico.

"Quando una Unita d'azione si e molto specializzata puo essere eseguita direttamente senza essere espressa preven­tivaniente in forma digitale o verbale, ed anche senza una focalizzazione della coscienza".

La compatibilita di quanto ci danno gli Autori del

70

comportamentismo soggettivo, sulla caratterizzazione dell'or­ganizzazione del lavoro tayloristica, col nostro modello e ovvia. Ma questo approccio ci pone alcuni problemi per quanto si riferisce al territorio-quartiere.

Le abilita motorie ejo le abitudini che cosa sono? Esiste sempre, anche nell'attivita intellettuale piu complessa e creativa, un insieme di sottopiani indispensabili per svolgerla che possiamo includere nelle abilita e/o abitudini? Esistono delle situazioni nelle quali chi e in grado di svolgere una attivita non e in grado di verbalizzarla? Ci rendiamo conto che nell'esprimere le nostre perplessita sotto forma di domande abbiamo risposto alla prima domanda attraverso le altre due. E' uno degli innumerev<;>li modi attraverso i quali ci si pone un problema e si crea la possibilita di risolverlo. La seconda e la terza domanda hanno per noi una risposta affermativa, contenuta fra l'altro implicitamente nel modello del comportamentismo soggettivo. E non solo per l'aspetto piu ovvio di tipo ontogenetico, relativo cioe a tutto quello che abbiamo appreso per poter camminare, parlare, scrivere, far di conto, ecc. rna anche per quanto riguarda piani e sottopiani che accompagnano il ricordare, l'individuare i problemi e la loro soluzione, il formare i piani, l'abbandonare i piani e l'integrare i piani a livello individuale. E' da sottolineare che r piani che sarebbero necessari per queste attivita sono diversi da uomo· e uomo: "mentre l'immagine, con l'esclusione dei valori, e scoraggiantemente stabile tra i membri di culture analoghe, il piano e cosi variabile che e quasi impossibile descriverlo ".

Da questo consegue in primo luogo che non puo essere "dicibile", cioe tradotto in forma verbale, simbolica, che una minima parte di quello che caratterizza il comportamento. Quindi il trasferire nel comportamento di un altro l'essenziale del nostro comportamento trasmettendoglielo, o si limita alle abilita motorie e allora puo essere risolto ed e stato risolto dicendo: "guarda come lavoro e fa come me" oppure presuppone la formazione di piani per tradurre in forma digitate quello che e analogico. Questo problema e per noi un problema di rilievo.

Nell'ascrivere ad abilita ejo abitudini una qualsiasi

71

attivitit possiamo riflettere su quanto diceva Schopenhauer su una attivita fondamentale, caratteristica dell'uomo colto: Ia lettura, considerandola non come modalita del pensare ma un riposarsi entrando nel pensare altrui, utilizzando il pensiero degli altri, in altre parole qualcosa che con la superesercitazio­ne diventa un'abitudine, un'abilita (tralasciamo l'aggettivo motorio ma l'interpretazione attraverso il modello milleriano non cambia).

Con le nostre domande problematiche e le nostre risposte certamente non esaurienti vogliamo concludere che se le attivitit dell'uomo seguono il modello dei piani e questi possono diventare e diventano per la massima parte di tipo analogico cioe non trasmissibile, la psicologia che si interessa dei comportamenti sul territorio-quartiere, deve teneme conto. Deve cioe presupporre che anche per il livello individuale nell'ambiente territorio-quartiere esista una psico­logia ambientale scritta ( che e solo parte di qu~lla dicibile) ed una psicologia non scritta ( quella legata al comportamento che e diventato quasi istintivo e quella legata ai comporta­menti per i quali non esiste un codice, una simbolizzazione per raccoglierla e/o trasmetterla).

11 sistema informativo grezzo, le mappe grezze e gli esperti grezzi sono sostenuti, supportati anche da questo materiale importante costituito dal non dicibile e non detto attraverso illinguaggio tradizionale (non solo della psicologia dellavoro).

Ma come si formano i piani? A noi interessano tre questioni relative alla formazione dei piani. Di dove vengono i piani? Quando e che memorizziamo direttamente dei piani e quando ne memorizziamo alcuni per generarne altri? In quale modo le immagini possono contribuire a generare dei piani?

Secondo Miller gli istinti sono piani che ereditiamo. Le abitudini e le abilita vengono apprese per imitazione o da altre persone per comunicazione verbale, o incidentalmente per far fronte a problemi che l'ambiente ci pone. I piani collettivi ci vengono di norma comunicati dai partecipanti, ma anche quando contribuiamo ad originarne di nuovi, di solito tentiamo di muoverci lungo delle. linee gia familiari. I

72

piani per ricordare e per parlare sono relativamente modifica­bili. "Anche nel pensare e nel risolvere problemi, noi eseguiamo continuamente dei piani che abbiamo imparato tediosamente a padroneggiare a scuola".

Alia seconda domanda i comportamentisti soggettivi ri­spondono che noi scegliamo a seconda della convenienza, intesa come .economia men tale, tra memorizzazione di piani e metapiani capaci di generare altri piani.

Alla terza domanda non esiste una risposta esplicita, quella implicita e data dalla proposizione: "Mutamenti della immagine possono effettuarsi solo attraverso l'esecuzione di piani per la raccolta, l'immagazzinamento e la trasformazione di informazioni".

Queste risposte sono assolutamente insoddisfacenti alme­no per quello che ci interessa e rispetto al nostro modello di lettura dell'ambiente fabbrica come per l'ambiente territorio. E questa carenza si ricollega al modo in cui viene trattato il pro­blema della integrazione dei piani. Infatti l'immagine della atti­vita umana, sia per quanto riguarda l'individuo, sia per quanto riguarda la collettivita e perfettamente coerente con le risposte prima riportate. Non ci sentiamo di esprimere il nostro giudizio con una aggettivazione banale, possiamo solo dire che abbiamo una immagine molto diversa dell'attivita umana, individuate e collettiva, da quella espressa dai comportamentisti soggettivi.

Cionostante resta valido che differenziandoci nell'imma­gine, concordiamo nel piano di analisi relativo aile modalita di integrazione dei piani.

"11 compito di integrare i diversi piani in uno stesso flusso di comportamento, deve essere eseguito dallo stesso organismo che forma ed esegue piani differenti". Se i piani successivi sono puramente concatenati da avvenimenti casuali che si verificano nell'ambiente delle persone, non c'e proble­ma. Ma se vengono coordinati illtelligentemente, ci deve essere un meccanismo che lo fa.

E, presumibilmente, il meccanismo avra la stessa forma generale che abbiamo gia descritto: la gerarchia TOTE .. La nuova caratteristica e pero che gli oggetti sottopostl a test ed operazioni da questa gerarchia TOTE di coordinamento sono essi stessi delle gerarchie TOTE.

73

1.,......-........... "'""" ... ~, '· ·' ' •... , .. ., _....,_ .. ff ..... ,,~---· ~ ,_ •• ~.,

"Dobbiamo cioe avere !,pian~ operano suL.Diw. t:osi come abbiamo dei piani che operano su delle informazioni per guidare il comportamento motorio. Cio comporta una certa complessita". Questo processo diventa ancora pili complicato "quando pili persone cercano di lavorare insieme e di eseguire un piano comune basato su qualche immagine pubblica. Si ha un piano pubblico ogni qua:Ivolfa un gruppo eli persone cerca di cooperare per ottenere un risultato che i

l/ singoli non sarebbero o dis osti o in grado ~ngere M 1so atamen3. Ogni mem ro si assume l'esec1lzlone di quaiChe

frammento del piano pubblico e lo incorpora nei suoi piani individuali personali. In tal modo troveremo che la comunita ha costituito un albero, una gerarchia di Piani analoga ai piani gerarchici che abbiamo discusso per i singoli individui. Alla base dell'albero ci sono poche persone che pianificano la strategia per l'intero gruppo e all'estremita dei rami molti lavoratori che eseguono le tattiche dei propri sottopiani. Noi americani passiamo -gran parte del nostro tempo a coordinare e a partecipare proprio a questo tipo di piani sociali."

Ogni passo, ogni frase, ogni parola del capitolo sulla integrazione dei piani e cosi indicativa dell'immagine del mondo degli autori che si sarebbe tentati di riportarlo tutto anche per confermare la contraddizione tra utilizzazione ita­liana di modelli americani e differenza essenziale tra imma­gine del mondo americana e italiana (o almeno parte di essa).

L'integrazione dei piani individuali nei piani collettivi ha una modalita fondamentale: la pianificazione. Essa nelle piccole collettivita ha la forma di una pianificazione che abbiamo gia citato, neUe collettivita pili grandi ( e il nostro caso) la pianificazione e la risultante di innumerevoli piani individuali.

I piani collettivi come quelli individuali possono essere temporanei o ricorrenti e relativamente durevoli. La fabbrica rappresenta un esempio di organismo che utilizza piani ricorrenti. Se eseguito con successo il piano viene ripetuto e determina "una permanenza dei vari sottopiani di queste iniziative in continua attivita e le persone hanno il tempo di acquisire specifiche abilita ... La divisione dellavoro e delle responsabilita, possibile ed efficace, definisce un

74

r•

insieme di ruoli sociali. Il ruolo di una persona in ogni gruppo dovrebbe essere definito nei termini di piani che in quel gruppo ci si attende che esegua".

L'interesse degli Autori per la pianificazione sociale nasce dal fatto che essa costituisce un interessante oggetto di ricerca per lo studio dei piani (natura ed esecuzione) e perche costituisce la ragion d'essere delle istituzioni umane che "esistono primariamente allo scopo di eseguire piani che i loro membri, come individui, sarebbero incapaci o non disposti ad eseguire". Venendo a mancare, a decadere i piani, i gruppi scompaiono o si conservano "per il piacere di nuotare nel mare delle emozioni". "I gruppi sono come. i calcolatori, 90 er cento di iano e 10 per cento di jimni''"'Tn;·

li in vidui d'altro canto, sono circa il 7 per cento di ~r c -2-. ~"'Siaspazi"oche tempo

en::;tr::an::s:;o;;;:.:"'in;:...:;m;...;;.o•d~o-=p...;e:;;,;n;;;;;etrante nei nostri piani. Dobbiamo stabilire delle regole sulle priorita ... N oi americani siamo i pili diligenti servitori del tempo".

Ho creduto necessaria esporre il modello immagine­piano come modello psicologico dell'uomo, per i motivi che ho gia spiegato e anche perche, e questo spiega le frequenti citazioni del testo, un modello non si puo smontare a piacimento, prendeme alcuni pezzi e comporre con questi e con pezzi di altri modelli un secondo modello di proprio gradimento. 0 lo si accetta globalmente nei suoi elementi essenziali oppure lo si rifiuta, se si cerca una struttura di riferimento per fare della psicologia applicata quale e e non puo non essere la psicologia dellavoro.

Io lo ho accettato e ho cercato di usarlo come una visione clinica in senso lato, tentando cioe di definire delle categorie concrete, qui ed ora, di immagini e di piani relative agli uomini de li ambienti che conosco meglio: la fabbrica e il teriitOr_!g. La maggior parte de e en 1c e a . non modeHo ma ai riferimenti concreti che gli Autori usano per esemplificare gli aspetti clinici correlati al modello sono inevitabili e compatibili con quanto ho prima esposto. Dipende dalla diversita delle immagini che sono legate ai diversi valori dei due mondi, quello nordamericano e quello in cui ho vissuto e vivo.

75

---~ --r/

5. IL GREZZO E LA PSICOLOGIA

Abbiamo fissato alcuni punti di riferimento, relativi alla rappresentazione del rapporto uomo-ambiente, alia rappre­sentazione dell'ambiente fabbrica, alla rappresentazione del­l'uomo e alia rappresentazione del territorio. 'J'enteremo ora di "rappresentarci" ~a loro combinazione in un progetto di cambiamento di un territorio-quartiere, avendo cura di non perdere il controllo dell'insieme.

Questa operazione ricorda queUe filastrocche e canzoni che esistono in ogni cultura. .. "E infine il signore sull'angelo della morte, sul macellaio che uccise il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco, che brucio il bastone, che picchio il cane, che morse il gatto, che si mangio il topo, che mio padre compro alia fiera dell'Est" o "Questa e la mucca

. che scaglia in aria il cane, che morse il gatto, che uccise il topo, che mangio il malto, che stava nella casa che Jack costrui". La grammatica tollererebbe il fatto di esprimere con un'unica frase questa catena di frasi (Questa e la mucca che il cane, che il gatto, che... morse, uccise, mangio) in una costruzione ad incastro che assomiglia alle relazioni che si puo ragionevolmente presupporre intercorrano tra uomini e cose in un ambiente quale la fabbrica e/o il territorio. L'uomo singolo non tollera quello che la grammatica al contrario tollererebbe, perche ha una memoria limitata e non e multimodale. La realta tollera, come la grammatica, quello che la rappresentazione individuale non tollera. La rappresen­tazione sociale, il sistema informative grezzo degli uomini del

76

·;:~.,

territorio, come la grammatica, tollera, contiene incastri analoghi.

Per affrontare il problema di controllare l'insieme delle rappresentazioni individuali nel loro incastro, nelle loro relazioni continue, una soluzione possibile e offerta dal modello sociolo ·co nel '· 'v' uo cosi come interessa _ a ps1eologia individuaJe, _yiene cancellato. 11 model o sociologico si rappresenta i problemi e la loro soluzione avendo come unitil elementare di analisi delle entita sovrain-'N-'> dividuali. Anche il modello politico in generale nsolve m modo analogo il problema.

Abbiamo voluto provare a risolvere il problema parten­do da un modello come quello milleriano che propone di leggere l'uomo come una bambola russa nella quale i piani fl~bili sono le bambole pill grandi che contengono Ie bambole intermedie, le abilita e le abitudini e via via, quanto pill le bambole sono piccole, tanto pill i piani sono rigidi (i piani biologici, i piani ereditarif A_bbtamo immaginato (e una &!rtvaztone dal modello gramsciano) delle bambo!e ancora pill grandi, i piani dei gruppi sino alia bambola ~i~ ~ l'~~.g~izzazione della uii& d~i uomini del terri n i . Cosi facendo la sede per l'osservatore psicologo e ancora l'uomo singolo, che none pill l'uomo in generale ma l'uomo che fa parte di gruppi particolari, fra di loro sufficientemente omogenei rispetto alle loro mappe cognitive, ai loro comoor­tamentL

In mancanza, forse soltanto nostra, di altri riferimenti, siamo obbligati quindi a collegare, ordinandole in sequenza, una serie di cose altrimenti collegate.

Riconsideriamo il modello di fabbrica, di lettura dell'or­ganizzazione del lavoro, come storia delle rappresentazioni rispetto all'ambiente fabbrica. Lo immaginiamo come un percorso in tre fasi fondamentali~ ognuna caratterizzata e condizionata dal modello di lettura. La prima fase comprende un percorso segnato essenzialmente dal fatto che, cercando di educare dal punto di vista sanitario gli operai, si evidenzia l.lna difficolta quasi insormontabile e si scopre che gli operai hanno una ra resentazione dell'ambiente di fabbrica diversa, incompati ile rispetto a que la e1 ncercaton. 1 tratta di una

77

rappresentazione grezza, di sintesi. Questa modalita apparen­temente mal strutturata caratterizza anche la rappresenta~ zione dei ruoli, infatti la domanda al tecnico della salute non e soltanto di tipo diagnostico-interpretativo rna complessiva: e la domanda di un apporto fondamentale per risolvere il problema della nocivita. Ancora grezzo risulta questo model-

~ lo, il quale contiene pero un con.cetto fondameptale: se il .medico conosce 1 r~~h~2 si ado~ri E!:r ris~!ve!_li. 11 modello di lettura grezzo, che ha come riferimento la casa, la fabbrica in generale, la fatic~ fisica, gli effetti stancanti non dovuti alla fatica fisica, e peculiare degli operai nella fabbrica ma rappresenta anche una serie di riferimenti che, appunto perche grezzi, abbiamo tutti nella nostra mente. Anche se

I p. ossediamo modelli di lettura molto sofisticati, questo modo grezzo di classificare persiste ..8i...trat.tlLYindL.dLY.n._modello_ J~ co!!i!L'l£., Questa modalita di mappizzazione, di tipo infantile secondo le categorie psicologiche att1,1ali, basata su elementi sensoriali, esperienziali, risulta compatibile e coeren-te con la verifica della nocivita ambientale. Rifiuta la misura fisica come valutazione se non e confermata dal giudizio di pertinenza derivato dalla validazione consensuale. Valida consensualmente l'operato del medico sulla scorta del giudi-

f) .~ ~ zio pragmatico che risponde al quesito: "L'operato, il co_!!!Qor­~ tamento del medico e adegy.ato a! fine-? " come ricorda

. Ittelson questo criterio e legato alla identificazione del fine, dell'intento. E si scopre che l'intento del medico e la classificazione, la diagnosi, quello dell'operaio e l'eliminazio­ne della nocivita. La prima fase della ricerca sull'ambiente di lavoro e basata sul modello piu generale della ricerca della veritii, dell"'one best way". Questo impedisce di capire che esiste una multimodalita nella lettura dell'ambiente.

Questo modo unimodale di rappresentarsi la fabbrica ha generato queUe che si definiscono, impropriamente, le stroz­zature ideologiche.

La strozzatura non e solo ideologica, e anche scientifica red e legata alla resistenza ad accettare un carattere essenziale

fi ~e.lla percez~~P.~!~E.!!L~::g!.le.UQ.~~~i!~ muit!_~§~l~~-~- Se non si accetta questo, allora si parla dell'operaio che non capisce e va educato, opPure st parla della priorita della ..... -~---·--~~--,_A ... .-_,_.,,_.,~-·· -,_ .. ,.--.......~-----...----·

78

soggettivita operaia, si parla di autovalutazione, di autodeter­~W· Si confonde la classe operaia, e la cosc1enza di classe, con il singolo operaio e con gli atteggiamenti del singolo operaio. Siamo ben lontani dal modello di uomo di cui parla Gramsci.

La divisione del lavoro ha avuto come base un metamo­dello fondamentale, che resiste poiche e condiviso anche da chi ideologicamente si pone come portatore di modelli alternativi. Anzi e proprio in questo mito dell'alternativo formale che si esclude la possibilita del superamento del metamodello. Il superamento non pub avvenire che attraverso il riconoscimento di una dialettica tra uomini reali, portatori di modelli diversi rna che producono una sintesi che e l'ambiente e l'organizzazione del lavoro, dentro e fuori della fabbrica. Solo questa diversa rappresentazione del rapporto fra portatori di modelli scientifici e altri obbliga a riconoscere la validita, anche se parziale, degli altri.

La seconda fase della storia del modello di lettura della fabbrica e contrassegnata dalla presa di coscienza della pluralita dei modi di rappresentarsi la fabbrica o almeno di due di essi: quello operaio e quello medico.

E' fondamentale, nel passaggio a questa coscienza della multimodalita, la possibilita, verificata, di potenziamento reciproco dei due modelli. E' uno scambio tra due gruppi (presupposti) che sfrutta i vantaggi della combinazione della modalita prevalentemente esperienziale con la modalita lin­guistica. Ma e anche importante sottolineare che da questo scambio esplode (e solo un detonatore, non e la causa del fatto storico) un movimento per la modifica dell'ambiente, quindi dell'organizzazione dellavoro, caratterizzato dal rico­noscimento, prevalentemente solo di fatto, della multimodali­ta della lettu~:a dell'ambiente fabbrica. 11 passaggio dalle letture precedenti, ancorate al metamodello della verita scientifica unica (o alla sua immagine speculare: la veritii e ascientifica, esperienziale nel senso piu ingenuo, infantile del termine ), ad una lettura bimodale a pre almeno due strade alla modellizzazione.

La classe operaia, attraverso questa nuova immagine governa il suo comportamento e in questo governo la

79

coscienza dell'uomo singolo (il singolo operaio) contiene, in gradi diversi, questa immagine. Invece i medici dellavoro, gli psicologi dellavoro, anche quelli che hanno accettato questa immagine comune, stentano a sviluppare nel loro campo le potenzialita di un modello multimodale. Gli esempi di questo reflusso che non e ideologico rna scientifico, sono molti. Alla luce di questa esperienza, e a conferma, possiamo leggere le scoperte di Taylor e di Mayo. Anche Taylor scopre il valore fondamentale dell'esperienza operaia, anche Mayo scopre il valore fondamentale dell'organizzazione informale dellavoro. 11 peso determinante della struttura economico-politica non deve mascherare ne il valore delle loro scoperte originali (non

, delle loro soluzioni politiche) ne l'infh.ienza del modello s¢.entifico dominante ( o metamodello) che nega, contro l'evidenza, la multimodalita della lettura dell'organizzazione del lavoro. 11 fatto che questo si ripeta anche in presenza del modello di lettura marxiano e anche in tecnici che lo conoscono, dichiarano di accettarlo, induce ·a sottolineare l'importanza di riconoscere la multimodalita, oltre la dimen­sione inter e polidisciplinare, nell'unica forma concreta:

14 tlquella di accettare in modo dialettico. non formale, la. validita ~ ~i modelli di altri mogL

Alia luce di queste considerazioni, la fabbrica appare come la risultante di un processo nel quale i rapporti di forze si traducono in situ~wni .A. aeconda s1ei....m2~lll:d~~

4;:lf che definiscono, attraverso il conflitto, la. contrattazione, i t mocrrconcreti a~·j?roauz1one. La coscienza del fatto che ·esistonocfi1es'£Cmodiiii, che hanno anche delle connotazioni positive, determina il processo di riappropriazione, cioe la ricerca dei modelli ( quali sono e come sono e a che cosa possono servire ), in misura diversa nei diversi gruppi.

In una terza fase si supera, anche perche le prime due fasi lo hanno reso possibile e la storia del movimento operaio italiano necessario, la lettura dell'ambiente fabbrica come sistema chiuso. 11 sistema che diventa oggetto di interesse e di ricerca e l'ambiente di vita, il territorio-quartiere che copre la gamm.a degli eventi della vita quotidiana di un uomo che lavora.

In sintesi la modellizzazione necessaria minima e forse

80

I I I

I•

-j? '{

i.

I f ,\ I" \

sufficiente, per la rappresentazione dell'ambiente fabbrica, e data dai seguenti riferimenti. II riconoscimento della pluralita dei modelli e la loro definizione; la considerazione che il modello dello psicologo del lavoro e uno dei modelli; la conoscenza della dinamica dei modelli. Infine, la presa di coscienza che l'approccio ambientale per la psicologia del lavoro. offre (perlomeno anche) una possibilita di un ruolo reale se il piano dello psicologo del lavoro si definisce concretamente.

Il progetto di fabbrica, i1 modello .di fabbrica cui fa riferimento lo psicologo del lavoro e determinante, perche e su quello che egli misura la congruita del piano di ricerca e dei relativi sottopiani e test.

Ben diversa e la ricerca se il modello ha come obiettivo l'ottimizzazione della produzione aziendale oppure l'ottimiz­zazione della produzione sociale, non solo aziendale, e della capacita degli uomini della fabbrica. Come suggerisce il ~ comportamentismo so gettivo il val re e me I> fIn n ne planO. Lo psicologo dellavoro puo affrontare la tematica ambientale se studia l'Immagine di ogni gruppo, il piano di ogni gruppo, la validazione consensuale intragruppo e intergruppo. La verifica comporta lo studio del cambiamen-to, la conoscenza del segno del cambiamento (anche rispetto alia salute psicofisica) delle caratteristiche dell'ambiente. Ma ancora e necessario dire che nell'esperienza sull'ambiente la ricerca, per essere feconda, non solo presuppone che lo psicologo accetti il modello della multimodalita ( espressa da gruppi di uomini) rna anche, ed e altrettanto essenziale, che questo presupporre sia totalizzante rispetto alia definizione del piano.

Se interessa il problema del cambiamento del territorio­quartiere dal punto di vista sanitario, l'obiettivo puo confi­gurarsi in modo analogo. Se si accetta la~odalita multimoda­le (e l'esistenza di uomini o gruppi di uomm1 cornsponl!enti) non si puo non presupporre u i di ini ( e modelli coerenti) previsti cam iamento. In altre parole se s1 s u 1a anche dal punto di vista della psicologia del lavoro un ambiente avendo l'intento di cambiarlo (perche il compito­ruolo assegnato allo psicologo e quello di mettere il suo

81

6

sapere a servizio del cambiamento) l'unico approccio possibi­le puo essere inizialmente globale, totalizzante, obbligando il ricercatore, se vuole, alia funzione di manager. Lo studio della situazione attuale e di quella al tempo dato non puo essere come le immagini di una lanterna magica rna deve avere i caratteri dell'immagine cinematografica: anche se si tratta di due fotografie, deve "dare il movimento". In altre parole si puo studiare la situazione attuale solo definendo la situazione prevista. Se non si opera in tal modo si usano inevitabilmente dei criteri di rappresentazione corrispondenti alia situazione attuale o speculari. Lo psicologo puo operare senza preoccu­parsi della situazione prevista solo se vuol studiare il cambiamento del proprio comportamento nella ricerca (nel passaggio dalla situazione attuale a quella prevista).

Quando la nuova situazione sara diventata attuale, rifacendo la ricerca sullo stesso oggetto, ottemi la valutazione del cambiamento del suo comportamento nella ricerca, confermando che C = f A. Ma qualcun altro avra dovuto discostarsi dall'equaiione perche l'ambiente potesse cambia­re.

Si possono studiare i comportamenti dell'uomo medio, nell'ambiente fabbrica come nell'ambiente-quartiere, derivan­done delle leggi (come propongono e fanno Wohlwill e Kohn). A patto che l'ambiente o meglio gli ambienti, come suggeriscono i due autori, si mantengano costanti e che i1 c9mportamento dell'uomo riOi:i-t:enaa:ffiiinesosCientemente, rie mcosc1ente~nte aJ!~_@fjj. L'ambiente poteva essere

-oonsiderato costante (l'ambiente fabbrica e l'ambiente-quar­tiere nel nostro caso) un tempo, oggi certamente non e piu vero. E allora o consideriamo il cambiamento come opera di altro diverso dall'uomo; oppure come opera di uomini diversi

~;:!toit~i~~;ttn~~Af!!~;~ie~~~~~~~~:~;f.~~~ siamo.conVinti""ch'e.le tre rappresentazioni del problema (non certo le sole) siano delle Immagini esistenti in _gru--l!Pi_di --~-~~-LQhe appartenionQ.Ilmm~ita scientific}le.

Che il cambiamento dell'ambiente fa'6br1ca"'si definisca, nel modello di rappresentazione di progettisti e anche di psicologi del lavoro, come frutto della tecnologia e dei

82

'I L mutamenti dell'organizzazione dellavoro, visti come qualcosa di diverso dal prodottooegli uomini, e un dato espenenziale~ verlficablle:--··-··· --

Ricorda certi discorsi sull'alimentazione artificiale del bambino nei quali si parla dei vantaggi e degli svantaggi del_ latte di mucca nei confronti del latte della "centrale del latte". ·

Non voglio sostenere che chi parla della tecnologia ignori che essa e il frutto del lavoro di uomini, ne che chi parla del latte della "centrale dellatte" pensi che si tratti di un mammifero. Voglio solo dire che certi modelli linguistici possono far perdere di vista illegame che esiste fra l'azione dell'uomo e il cambiamento dell'ambiente. Nella psicologia dellavoro questo e doppiamente vero: non solo la tecnologia e altro rispetto all'uomo, rna l'uomo da studiare e spesso solo l'uomo esecutore, che e l'uomo medio, l'uomo massa. E' quello che ha le rappresentazioni che bisogna studiare. Come se, e sempre solo implicito nel comportamento della ricerca, esistessero uomini che vedono, che sanno, i tecnici di tutti i livelli, e gli altri che invece "si rappresentano". Potrei dire che tutto dipende, come nel caso della filastrocca, dal fatto che il modello scientifico tollera male gli incastri linguistici che la grammatica tollera e la real til tollera e il grezzo tollera.

Non ho trovato nessun argomento del tutto soddisfacen­te per convincere di una cosa che a me oggi (ieri no) appare ovvia.

La cosa che mi appare ovvia e che l'ambiente fabbrica cambia continuamente, e ognuno di noi 10 sa-;-aa·opera degli ti'9!mnt smtrliljljri~i, Per Tamagworpar-te"inafreitiffiienre,-"m

(un rapporto dialettico tra uomini portatori di modelli in base ai quali si definisce e ridefinisce appunto l'ambiente. La medicina del lavoro, la psicologia del lavoro e l'ergononllii. oonsioeran5 dl Tatto s<rto l1'1Il! ttpt d1 mtervento: qyelio-

~~. ¥,!!!o p!§@f~!!~:IC!me ~ass~~~). Questo sigmrica che non v1ene consiaeiatoessenz1ale come oggetto di studio (e questo vale fra l'altro anche per. la tecnologia e l'organizzazione del lavoro) il rocesso continuo eli ~-C~~~n12. <;:,!1~ -~ fortuna avviene n;_~,.!~nte !!b~~~~a (e,~~l~!?~Jllit~-~rE[ad opera Qegti uom1m che

83

si muovono in riferimento ai loro modelli e che ridefiniscono i loro modelli sulla base dell'esperienza che anche i cambia­menti contribuiscono a determinare.

Mappa grezza. Col termine di mappa grezza del territo­rio intendiamo una parte essenziale della mappa cognitiva ejo spaziale che e una recente scoperta della psicologia, anche se e parte fondamentale del nostro comportamento quotidiano. I termini Immagine e mappa cognitiva possono essere usati indifferentemente, sono interscambiabili perche vogliono indicare un insieme di riferimenti che govemano il nostro comportamento e che noi non siaino in grado di identificare e trasmettere se non in parte, e soprattutto se non in funzione di un comportamento. Esiste anche una certa confusione terminologica tra Immagine e mappa cognitiva se usiamo la terminologia del cotnportamentismo soggettivo perche in questo modello l'immagine e prevalentemente rappresentazio­ne, mentre l'azione e caratterizzata dal piano. Siamo convinti che la rappresentazio,ne, l'lmmagine ( di Boulding come quella di Miller) e la mappa cognitiva sono intrecciate in modo inestricabile con la condotta. Noi preferiamo indicare con il termine mappa grezza l'aspetto che si riferisce alla rappresen­tazione (l'lmmagine del comportamentismo soggettivo) relati­va al territorio, alle cose e agli uomini del territorio-zona.

Ogni abitante del territorio-quartiere ha un· insieme di riferimenti rispetto al problema della salute che si possono ricondurre alle cose, agli uomini ed ai modelli. Conosce

· alcune cose: ambulatori, ospedali, farmacie, centri assistenzia­li, uffici dell'organizzazione mutualistica e del Comune; conosce degli uomini: medici, assistenti sociali, uomini politici, sindacalisti, che rappresentano un riferimento per il problema salute. Conosce dei modelli di interpretazione del problema: che cosa sono le malattie, esiste la cura, la prevenzione, la riabilitazione. Questi esempi non servono che a dare un'idea di quell'immenso numero di riferimenti che compongono la mappa grezza di ogni abitante.

La psicologia ambientale considera unica la mappa cognitiva di ogni singolo soggetto, ma riscontra degli elementi di omogeneita tra le mappe cognitive dei soggetti appartenen­ti allo stesso gruppo. Un soggetto puo appartenere a gruppi

84

r ,, diversi (in rapporto all'eta, al fattore etnico, all'attivita lavorativa, al raggruppamento politico, alla religione, ecc.). Questi gruppi rappresentano un momento di definizione della mappa in quanto sono fonte di informazioni e sede di ricezione di informazioni. La mappa grezza ha le caratteristi­che della mappa cognitiva perche ne e parte integrante.

P.referiamo definirla grezza per sottolineare una caratte­ristica essenziale. La letteratura sulle mappe cognitive, in particolare sulle mappe spaziali (Downs e Stea, 1973) riferisce l'esistenza di quattro caratteristiche: incompletezza, distorsione, schematizzazione e aumento. Queste considera­zioni derivano da un confronto tra le mappe riscontrate sperimentalmente e le mappe contenute nello spazio fisico del mondo reale visto secondo il modello euclideo.

Chi conosce l'anatomia e la fisiologia del cervello sa che non rispetta ne dal punto di vista motorio ne dal punto di vista sensitivo una simmetria, una scala, in altre parole il modello di Euclide. E' certamente deformata in coerenza all'uso.

Allo stesso modo la mappa· corporea delle cartelle cliniche dermatologiche ci offre un'immagine mostruosa dell'uomo con mani, piedi, genitali, labbra ed altre parti molto ingrandite (le sedi piu frequenti delle lesioni che interessano il dermatologo) mentre il resto del corpo e rimpicciolito.

Puo essere considerata incompleta, distorta, schematica e forse aumentata. Ma non si puo certo dire che la dermatologia non conosca la mappa corretta dell'uomo, secondo i concetti euclidei.

Se consideriamo altri criteri in base ai quali vengono valutate le mappe spaziali troviamo la proposta di considerar­le in rapporto a tre quesiti: 1) che cosa dovrebbe sapere la gerite; 2) che cosa sa; 3) come lo apprende.

Anche in questo caso e il modello del ricercatore che stabilisce il termine di confronto. E' possibile utilizzare L tre quesiti per ogni uomo oltre che per il ricercatore: ognuno sa quello che pensa di dover sapere, in rapporto alla possibilita di saperlo. Bisogna ancora aggiungere che la possibilita di

85

sapere e funzione di elementi oggettivi ma anche di elementi soggettivi derivanti da quello che ognuno pensa di dover sapere.

Da quanto prima abbiamo detto due considerazioni tra le tante possibili. La prima e che le mappe tecniche sono necessariamente unimodali, quelle grezze no. Questo e il motivo per cui preferiamo usare l'aggettivo grezzo come contrapposto a tecnico e in senso non peggiorativo, anzi. Rispetto alia necessita-possibilita per l'azione, nei rapporti con 1' ambiente le mappe grezze come linguaggio individuale, sono certamente piu adeguate, efficienti ed efficaci.

La seconda e che se ricuperiamo le caratteristiche dell'ambiente che secondo lttelson debbono essere tenute presenti nello studio della percezione ambientale, i caratteri delle mappe cognitive ( e quindi delle mappe grezze) appaiono spiegati, anzi Ciustificati. Le ricordiamo perche parlare di mappe grezze comporta anche considerare f~mdamentale il processo di mappizzazione. 1) Gli aspetti salienti di cio che ci circonda, i primi, i piu ovvii e quem Cli"e ne definiscono la proprieta, costringono l'osserva­tore a prendeme parte. L'ambiente non si puo osseniare, lo si esplora; 2) gli ambienti sono sempre multimodali; 3) l'infor­mazlone e sempre contemporaneamente centrale e periferiCa (C"ioe abbiamo sempre presente anche q~he e fuori del nostro campo percettivo ); 4) gli ambienti sono sempre simultaneamente esempi di informazioni abbondanti o di informazioni insufficienti ed ambigue, o di informazioni c:onflittuali e contraddittorie; 5) l'ambiente procura significa­tlsimbolici e messaggi mot1vazionali; 6) gli ambienti hanno sempre uii' atmosJ.era difficile da Gefinire rna mol to importan­te, relati;a alle qualita estetiche, sociali e sistemiche; 7) la percezione deWambiente coinvolge sempre un'azioJ!e, gli ambienti determinano le probabilita di verificarsi di azioni potenziali. · ..... -

Ci interessa ancora definire una caratteristica delle mappe grezze che e da tenere presente quando si abbia bisogno di raccoglierle.

In primo luogo come dice Boulding l'accesso all'immagi­ne da parte del soggetto e parziale e in secondo luogo la

86

Tr l mappa grezza e composta nella sua parte accessibile di una

grande quantita di informazioni riservate. Questa parte riservata, relativa non tanto alla conoscenza delle cose quanto ai giudizi sugli uomini, e molto rilevante nel determinare il comportamento. Basti pensare a una mappa grezza di uno psicologo ( o degli psicologi) rispetto alla comunita scientifica della psicologia italiana. Risulta evidente quante informazioni determinanti nel comportamento sono riservate, cioe non comunicabili in modo ufficiale anche se elemento di comuni­cazione informale.

Basta pensare che la mappa grezza di un operatore di un Consultorio conosce, soprattutto perche lo ha derivato dalle mappe grezze di altri abitanti del quartiere oltre che dalle sue esperienze, le zone del quartiere nelle quali si concretizzano le cause sociali della gravidanza non desiderata. Conosce nome, cognome, indirizzo di coloro che procurano gli aborti clandestini e conosce tutti gli altri elementi che compongono la mappa riservata.

Che noi la definiamo omerta o in qualunque altro modo, ratmosfera di cui parla Ittelson, che ha connotazioni esteti­che, sociali e sistemiche blocca l'utilizzazione di questi contenuti che restano soltanto e sempre oggetto solo di comunicazioni informali.

Allo stesso modo l'operatore di un Centro antidroga si costruisce una mappa grezza analoga, in un modo meno preciso conosce le vie attraverso le quali le droge pesanti circolano, magari anche i numeri telefonici a cui basta telefonare perche arrivi un signore con la valigetta contenente le fiale e le siringhe. Queste informazioni ed altre gli vengono da coloro che utilizzano il Centro. Se noi verifichiamo quali sono, in un corso di formazione per operatori di questo tipo, le modalita attraverso le quali si dovrebbe definire la loro capacita professionale, ci troviamo di fronte a delle ipotesi estremamente raffinate, su base psicoanalitica, su base antro­pologica, psichiatrica, di fronte a considerazioni sulla legisla­zione. Di fronte cioe ad un coacervo di modelli decisamente disomogenei che non permettono la definizione di un comportamento efficace.

Come e possibile studiare Ia rappresentazione della

87

malattia, o meglio la disposizione a drogarsi, senza che la comunita per il ricercatore, e non il ricercatore per la comunita, definiscano la situazione congruente verso la quale operare? Cioe il progetto di una societa in funzione della quale utilizzare tutto il sapere umano, compreso quello contenuto nella mappa grezza dell'operatore. .

Come ricercatori, noi non vogliamo definire questo progetto, ma non possiamo neanche nasconderci dietro a un dito. Le mappe grezze degli uomini del quartiere, degli operatori di tutti i servizi e degli abitanti del quartiere rappresentano una conoscenza reale, concreta, utilizzabile. Noi vogliamo sottolineare solo questo.

I motivi del blocco che rende riservate, non comunicabi­li molte delle informazioni, o meglio una soluzione a questa riservatezza che porti i soggetti a fare un uso adeguato delle loro informazioni, ci paiono di molto interesse come oggetto di studio da parte dello psicologo.

Le mappe gre_zze dei singoli abitanti sono le foglie di un albero che e il sistema informativo grezzo.

Sistema informativo grezzo. 11 sistema informativo grezzo di un ambiente-quartiere puo essere paragonato ad un albero, piu strutturato in certe sue diramazioni, come le fabbriche, e meno in altre.

11 disegno della sua struttura e il risultato di un processo diacronico, che si perde nella storia dell'uomo e che la continua, e di un processo sincronico che si allarga ad altri

. quartieri della grande citta e via via attraverso i mezzi di comunicazione si alimenta anche di informazioni che proven­gono da tutto il mondo.

Esso rappresenta, o meglio e l'elemento portante della organizzazione informale di un territorio-zona ed ha pertanto una struttura visibile che e rappresentata dall'organizzazione sociale, una parte della quale e regolata in modo formalizza­to, cioe quella istituzionale. Un'altra parte dell'organizzazio­ne sociale, meno formalizzata rna evidente e nota, e quella delle associazioni libere, in primo luogo quelle dei partiti. Accanto a queste esistono altre forme di associazione, sempre meno evidenti e note, fino ad arrivare a quelle proibite. Ad esempio, fra queUe che interessano, possiamo citare la rete

88

~-

~.' \ ( f

degli aborti clandestini e quella della distribuzione della droga.

Accanto a queste strutture piu o meno durevoli ne esistono altre, piu occasionali, come dimostrazioni, scioperi, cortei di protesta per fatti del quartiere o per avvenimenti di ordine regionale o nazionale, che creano delle comunicazioni che si possono sempre riportare al sistema informativo grezzo.

Quali siano i canali privilegiati e quali siano le informa­zioni privilegiate e perche, sfugge alla nostra possibilita di definizione. Ci pare pero che le caratteristiche dell'ambiente suggerite da Ittelson siano da tenere presenti nel definire il sistema informativo grezzo.

Se e difficile individuare nella percezione ambientale dei confini precisi fra individuo ed ambiente, diventa ancora piu difficile individuare un limite preciso fra percezione indivi­duale diretta e percezione individuale indiretta, cioe mediata da altri individui. E' da ricordare infatti che il rapporto tra individuo e ambiente inteso in senso riduttivo, cioe le cose, e sempre mediato attraverso degli uomini, anche quanto si tratta di comunicazioni scritte, radiofoniche, televisive.

In mezzo c'e sempre un uomo che sceglie l'informazione e quindi un uomo soggetto alle regole di percezione prima ricordate.

Possiamo provare a costruire un'immagine piu familiare del sistema informativo grezzo rispetto alla vita di ogni giomo raffigurandoci l'intensita del flusso di informazioni, il tipo di informazioni e le sedi. Possiamo pensare che di notte il flusso di informazioni sia minimo, massimo nell'orario di lavoro, sui luoghi di lavoro con un tipo di informazioni piu caratterizza­to, piu specifico, relativo alia attivita svolta. L'attivita della casalinga intesa come attivita di preparazione degli alimenti ad esempio comporta anche le compere. La scelta attraverso il prezzo e ancora ridefinita dal tipo di alimenti necessari scelti, fra quelli noti, in base a tabelle dietetiche che non sono queUe del dietologo. Sono mappe che forse appartengono all'area di interesse dell'antropologo culturale. None difficile verificare che l'immigrazione modifica, arricchisce la doman­da ad esempio di tipi di verdura, di frutta. La loro comparsa

89

sul mercato arricchisce la mappa grezza degli indigeni dal punto di vista delle possibilita di alimentazione, rna non solo. L'alimentazione e collegata alla cosiddetta medicina popolare attraverso le conoscenze sulle presunte o reali virtu farmaco­logiche degli alimenti.

Abbiamo scelto volutamente un esempio banale, per sottolineare che la considerazione della mappa grezza degli abitanti di un territorio quartiere rispetto al problema della salute non e rappresentata certamente soltanto dalla risposta alla domanda: che cosa vuol dire salute, che cosa vuol dire malattia.

Durante l'orario di lavoro nella fabbrica il sistema informativo grezzo si alimenta di sensazioni, di riflessioni, di eventi, di infortuni. 11 sistema i:rrformativo grezzo relativo ai problemi della salute si definisce in modo piu preciso durante le code nell'ambulatorio del medico, durante la visita, nell'acquisto di medicinali in farmacia. In modo piu indiretto comperando il giornale all'edicola immagini e scritte, locandi­ne o articoli contenuti nel giornale, ad esempio, producono informazioni e manipolazione delle infonnazioni.

In questi ultimi tempi sono comparsi nelle edicole periodici tutti dedicati al problema della salute e della malattia. Si parla addirittura di una prossima pubblicazione di un quotidiano su questo argomento.

Accanto al flusso di infonnazioni piu specifiche rispetto al tipo di attivita, piu organizzate perche collegate a una rete di comunicazioni piu costante, altre meno specifiche, legate a

· rapporti occasionali (dalla panettiera, davanti alle scuole, sul tram o sull'autobus) caratterizzano le modalita del sistema informativo grezzo. Non dobbiamo considerare irrilevanti queste modalita occasionali che, attraverso l'indicazione di un medico, di un santone, di un periodico sulla salute, di una trasmissione televisiva sull'alimentazione artificiale, orientano le scelte attuali e queUe future talora piu di articoli divulgativi anche seri su un argomento di educazione sanitaria.

Alla sera il sistema informativo vive degli incontri di piccoli gruppi, di riunioni nelle sedi dei partiti o di altre libere associazioni e soprattutto della informazione televisiva. In particolare le stazioni private distribuiscono informazioni e

90

lp t

t ~ /

modelli di comportamento rispetto alia salute che hanno certamente un peso non indifferente nella definizione delle mappe grezze.

Aumenta il numero delle modalita, aumenta il numero delle informazioni che diventano sempre piu abbondanti, ambigue, difficilmente elaborabili. L'esistenza del sistema informativo grezzo pennette di rispondere alia domanda che la psicologia ambientale pone, cioe il fatto che l'unicita della mappa cognitiva del singolo si accompagna alla relativa omogeneita di gruppi che vivono in situazioni analoghe (Zannaras, 1973). Questi due elementi da soli non bastano per ricostruire ne il processo che, a partire dagli elementi comuni, produce la diversita delle singole mappe, n~ i1 processo contrario di relativa integrazione. Si tratta, e evidente, di un processo molto complesso. Un primo accesso, anche se imperfetto, puo essere dato dal presupporre l'esi­stenza del sistema informativo. grezzo come elemento di mediazione tra il singolo e i1 gruppo di appartenenza (per questo aspetto i1 gruppo coincide con gli abitanti del terri tori o-zona).

Questo i1 quadro appena abbozzato delle comunicazioni basate su informazioni gia elaborate efo parzialmente elabora­te, indirette.

QueUe dirette che gli uomini ricevono o possono derivare senza avere altri uomini come mediatori rendono ancora piu complesso il problema a chi volesse definire il modo nel quale si forma la rappresentazione della salute e della malattia. Quanto abbiamo detto sinora significa per noi che e molto difficile descrivere, raffigurare il sistema informa­tivo grezzo definendo quali infonnazioni circolario e come circolano. Ci offre comunque la possibilita di individuare altre caratteristiche del sistema informativo grezzo e altre modalita possibili di studio, di ricerca.

La prima caratteristica e la mancanza di un codice comune rispetto a1 problema della salute e della malattia, nel sistema informativo grezzo attuale. Questo si puo derivare dal confronto tra il comportamento attuale e quello del periodo preantibiotico, di fronte alla malattia. Allora gli obiettivi del comportamento rispetto al problema della salute erano

91

essenzialmente due: alimentarsi e coprirsi a sufficienza (prevenzione della malattia) e diagnosticare in tempo le malattie fondamentali piu frequenti e gravi. Molte regole magiche indicano la forza di queste strutture di comporta­mento. Procurarsi a qualunque costo i cibi che la donna in gravidanza desiderava per evitare che il neonato presentasse poi dei tumori cutanei detti appunto voglie e uno dei tanti esempi.

11 piano di comportamento per diagnosticare il pii.t presto possibile le malattie piu frequenti e gravi era definito e preciso e si inscriveva in un piano piu ampio di corretta utilizzazione delle risorse di cui il medico, oltre all'alimenta­zione, era un elemento fondamentale. Di fronte al malessere il test era: "esistono segni che possano far pensare alia morte? " se si, chiama il medico; se no, si utilizzava un secondo test: "presenta i segni di una delle malattie gravi che conosco (tifo, difterite, tubercolosi, polmonite)? "se si chiama il medico; se no, e una alterazione intercorrente, banale. 11 quadro delle malattie gravi, piu ·frequenti era conosciuto da tutti. La rappresentazione, la mappa non era di tipo linguistico e simbolico, rna di tipo visivo, esperienziale perche o in famiglia o in famiglie affini l'evento si era verificato e le persone frequentavano, visitavano gli ammalati, aiutando anche.

Questo confronto porta alia considerazione che prima del periodo antibiotico esisteva un codice chiaro per elabora­re le informazioni indirette derivanti dall'estemo e che era

. possibile esplorare l'ambiente, elaborare le informazioni direttamente assunte dall'ambiente in base ad un codice di lettura e di comportamento coerente.

Una seconda caratteristica importante e data dal fatto che il sistema informativo ha i suoi nodi di elaborazione a livello dei raggruppamenti di uomini. I gruppi non sono solo momenti di comunicazione, rna sono momenti importanti nell'elaborazione delle informazioni e dei modelli e nella definizione delle modalita di elaborazione delle informazioni.

A questi gruppi infatti si deve non solo la domanda rna anche la definizione, la elaborazione di un disegno politico, che non rappresenta la soluzione rna la prefigura creando gli strumenti istituzionali compatibili.

92

·~'t}

(

Inoltre uno di questi gruppi, quello della fabbrica, e portatore di un modello coerente alla situazione prefigurata dal disegno politico.

Un'altra caratteristica va sottolineata: il sistema infor­mativo grezzo e l'unico sistema informativo esistente, cioe l'unico insieme di informazioni strutturate, in particolare per gli aspetti che si riferiscono alia realta del territorio quartiere.

In primo luogo per gli aspetti relativi alle cose. Le diverse aree del quartiere non sono affatto equivalenti per gli abitanti, e non occorre una ricerca sulla preferenzialita residenziale per confermarlo. Sono note ( ed e il primo elemento "in comune" nella mappa cognitiva degli abitanti) le zone residenziali, le zone sovrapopolate, le zone a maggior rischio, le condizioni di rischio presenti nelle diverse aree: fabbriche, strade a grande scorrimento, incroci pericolosi.

Un secondo livello di informazioni strutturate, che rappresenta l'aspetto peculiare, pii.t interessante del sistema informativo grezzo e relativo agli uomini, agli avvenimenti occasionali o costanti che interessano la vita degli uomini su quel territorio. Se si verifica un'epidemia di morbillo; se e presente i1 fenomeno della delinquenza, e di quale tipo di delinquenza si tratta e in quali punti si organizza; se e presente il fenomeno della droga, con quali caratteristiche, con quali diramazioni e con quali modalita di organizzazione; se e con quale entita e presente il fenomeno degli aborti clandestini, chi sono coloro che procurano clandestinamente gli aborti; quale riflesso, quale influenza e quale attrattiva questi fenomeni esercitano ad esempio sugli adolescenti all'intemo delle scuole del quartiere.

Un livello ulteriore e relativo ai modelli di lettura esistenti sul territorio quartiere: quali sono i gruppi politici; quali le associazioni di maggior rilievo; quali i centri di riunione, di incontro e quali modalita di lettura non coerenti emergono in queste occasioni.

Il carattere comune a tutti i livelli e dato dal fatto che si tratta di informazioni che si definiscono e si trasmettono in modo quasi esclusivamente verbale. Un sistema informativo grezzo non comprende solo i non tecnici. Sono soprattutto gli operatori di base, medici, ecc. coinvolti nella gestione della

93

salute e della malattia ad usare come riferimento nella loro condotta il sistema informative grezzo.

Da questo primo schizzo del sistema informative grezzo si puo derivare il fatto che, se vogliamo conoscere l'ambiente territorio gerarchizzando, cioe individuando una scala di priorita a partire dall'insieme, i sul:rquartieri, le fabbriche, le case, i punti di maggiore nocivita, esiste la possibilita di ricostruire questa mappa ragionata.

11 sistema informative grezzo e anche caratterizzato da una domanda implicita. Una domanda che non e limitata alla salute del singolo individuo, ma che vale anche per il singolo individuo: quali sono le risorse disponibili, come vengono impiegate, come l'impiego delle risorse viene verificato attraverso i risultati. Cioe nel sistema informative grezzo e gia presente, anche se in modo confuse e prevalentemente implicito, la domanda di un sistema informative meccanizza­to che serva da supporto per le scelte permettendo di valutare il rapporto costi-risultati.

L'elemento regolatore del sistema informative grezzo, e, in condizioni usuali, la valutazione che i gruppi formali fanno delle priorita che il sistema informative grezzo definisce.

Queste priorita attualmente, almeno in modo parziale, sfuggono alla capacita di valutazione dei gruppi formali perch€! il cambiamento degli uomini ha prodotto nuove categorizzazioni, nuovi modelli ancora poco noti, mal studia­ti. Pertanto il problema del cosiddetto scollamento tra paese reale e forze rappresentative tradizionali ha anche ( e non solo) questo significate. I modi usuali di rappresentarsi la lettura e il comportamento degli altri si dimostrano insuffi­cienti, inadeguati. Questa situazione e una situazione di reciprocita complessa, non e a una sola direzione.

A questo fenomeno non e estraneo il problema di una "comunita scientifica" che stenta a crearsi una posizione autonoma e usa modelli mediati da altre situazioni. La peculiarita della situazione italiana esige una adeguata, coerente modellizzazione delle scienze sociali, delle scienze umane.

Qualcuno potrebbe obiettare che abbiamo scoperto l'imformale, gia scoperto da Elton Mayo. Non facciamo fatica

94

r ll;

:va~

.~~

li'fi'

i ,',

\ ~·

'111

I ~·

a riconoscerlo anzi vogliamo aggiungere che esso esisteva ed era gia noto molto prima di noi e motto prima di Mayo. Mayo ha dato alla sua scoperta il significate di un divario tra progetto dell'organizzazione formale del lavoro e realta. Divario che avrebbe dovuto essere risolto con le human relations. Noi pensiamo invece che l'informale debba essere letto ceme grezzo cioe come multimodale. Le scienze umane lo devono studiare per conoscerlo ma anche per verificare le loro scoperte.

Esperto grezzo. La categoria esperto grezzo nasce dal­l'ipotesi che, se si vuol modificare l'ambiente quartiere in accordo con i1 disegno politico, le mappe cognitive e i com­portamenti degli uomini tendono a resistere al cambiamento e a riprodurre nei fatti la situazione attuale, vanificando il progetto di cui in termini generali sono stati e sono partecipi.

Possiamo presupporre che il sistema informative grezzo contenga, almeno potenzialmente, degli elementi di diversita, congruenti con la situazione che il disegno politico tende a creare. Possiamo presupporre ancora che questi elementi si accumulino a livello di soggetti diversi, la cui mappa grezza non e piu coerente alla situazione attuale, nel senso che contiene degli elementi di rappresentazione del problema salute-malattia degli uomini del territorio diversa.

Molti di questi elementi di diversita tuttavia sono, nella situazione attuale, poco dicibili, . perch€! i linguaggi che dovrebbero formalizzarli, dato il carattere di unimodalita, tendono a filtrarli, eliminandoli.

L'expertise che definiamo grezza in quanto non organiz­zata secondo le modalita tradizionali e presente nelle "mappe grezze" degli abitanti del territorio-quartiere e particolar­mente in alcuni di essi.

Essa puo essere rilevata, utilizzata solo se si da un peso particolare, nel produrre il cambiamento, agli uomini che ne sono piu ricchi.

Abbiamo gia sottolineato che si tratta di uomini piu curiosi di conoscere, di definire anche con immagini visiye, esperienziali il quartiere, ma soprattutto di uomini che hanno un progetto ambientale di cambiamento del quartiere ( o di parte di esso ).

95

La vita dei gruppi cui appartengono avviene in un contesto che fissa i limiti a "cio che e possibile 0 non e possibile, a cio che puo accadere o non puo accadere". In genere chi non accetta queste regole viene espulso dal gruppo o se ne va. Si puo presupporre che questi soggetti tendano a spostare i limiti del possibile, di quello che si puo pensare possa accadere (il pensabile) di tutto il gruppo. Ricordano quei soggetti che secondo Miller resistono al "lavaggio del cervello" o "controllo del pensiero", procedimenti noti che sono stati utilizzati sui prigionieri politici e militari. In questi procedimenti il primo passo, sempre secondo Miller, consi­sterebbe nel far smettere al soggetto di fare piani da solo. La capacita di resistere sarebbe dovuta alla caratteristica di essere refrattario, in contrapposizione alla caratteristica comune alla maggioranza degli uomini, quella di essere "ben disposti" a lasciarsi controllare dagli altri. La conclusione del Miller su questa questione e per noi importante: "finche gli psicologi non raggiungono _una chiara comprensione di cosa sia "l'essere disposti" la sorpresa e l'unico atteggiamento appro­priato di fronte al fatto che ci sono dei soggetti che resistono al controllo del pensiero".

Sulla refratterietii al controllo del pensiero la storia degli uomini della fabbrica propone molti esempi. Basta leggere il diario dell'operaio Dozzo per avere materia di riflessione e per trovare degli esempi di "esperti grezzi" refrattari al controllo del pensiero e al tentativo di far smettere alla

. persona di far piani da solo. Non e tanto la caratteristica dell'essere refrattario al

controllo del pensiero che ci interessa, quanto il fatto che ci siano dei soggetti capaci di fare dei piani da soli, rna che presuppongono gli altri uomini della comunita, gli altri gruppi.

Questa capacita ne fa un elemento nodale del sistema informativo grezzo perche solo in questi soggetti gli elementi che circolano nel sistema trovano una struttura e una gerarchizzazione effettiva. Il Kuhn ipotizza che i paradigmi (si possono considerare rappresentazioni, immagini formaliz­zate, metapiani o metamodelli) vengano prodotti in un numero molto grande e che sopravvivano solo i piu adatti

96

.,....-----

~ "

all'ambiente. Si puo pensare che le mappe grezze dell'ambien­te obbediscano alle stesse leggi: siano rifiutate se non compatibili con Ia rappresentazione dominante. Lo studio di che cosa significhi rappresentazioni adatte all'ambiente com­porta molti problemi che interessano gli psicologi.

Uno di questi problemi e quello posto da Bertalanffy: la rappresentazione dell'uomo nella psicologia e prevalentemen­te rattomorfica. L'uomo e considerato un robot nel senso che e visto come un sistema chiuso, mentre la sua entropia negativa puo essere spiegata solo se lo si considera un sistema aperto.

Se 1 'uomo e un sistema aperto non puo non esserlo che rispetto all'ambiente, in particolare all'ambiente di lavoro e al resto del suo ambiente di vita, il quartiere. 11 sistema informativo grezzo e la mappa grezza di ognuno, l'albero con le sue foglie, alimentano l'entropia negativa, attraverso la capacita di pensare e di credere possibile oltre i limiti fissati dai gruppi che formalmente hanno il compito appunto di fissare questi limiti.

Esistono in tutte le comunita, anche in quella scientifi­ca, anche nel territorio, soggetti piu ricchi di entropia negativa. La selezione delle rappresentazioni e dei comporta­menti piu adatti sui territorio-zona puo essere spontanea o puo essere il prod otto di un processo di riappropriazione. Qualcuno potrebbe identificare l'"educazione sanitaria" co­me modalita che agevola la riappropriazione dei modelli piu adatti.

Anche se non si tratta di sanitaria rna di altro e sempre il modello tecnico unimodale che viene trasmesso e che ribadisce il paradigma selezionando prevalentemente in modo negativo le mappe grezze, eliminando anomalie e mutazioni positive. Questo tipo di formazione coesiste con il modello di "formazione permanente" che vorrebbe attribuire alla espe­rienza dei non tecnici un peso rilevante. Anch'essa pero molto spesso si traduce in una domanda di informazione tecnica unimodale. L'unica forma di riappropriazione valida ci sembra quella che si realizza nell'ambiente-fabbrica e di cui abbiamo gia parlato. Nel tendere a controllare la nocivita ambientale e l'organizzazione del lavoro il gruppo degli

97

7

esecutori si riappropria in modo attivo dei modelli degli altri gruppi, selezionando quello che e coerente, adeguato al proprio progetto di fabbrica diversa ponendo ai tecnici, ai ricercatori il problema reciproco di agevolare la riappropria· zion e.

Aile caratteristiche dell'esperto grezzo, curiosa, conosci­tore del quartiere nel sensa di soggetto ricco di immagini visive ed esperienziali legate ad un progetto di cambiamento, capace di superare il proprio gruppo nel pensare oltre quello che sono i limiti del pensabile e del possibile peril gruppo e la comunita, mutante perche portatore di elementi di un nuovo paradigma, refrattario al "controllo del pensiero", ricco di entropia negativa si aggiunge questa caratteristica, questa capacita di riappropriazione dei modelli scientifici, scientifi­co-tecnici.

Abbiamo detto che la nostra ipotesi di ricerca presuppo· ne gli esperti grezzi come soggetti nei quali queste caratteristi­che sono piu marcate rna che in forme diverse esse sono presenti nelle mappe grezze di tutti gli abitanti del territorio­quartiere. E' necessaria un catalizzatore perche questa poten­zialita esploda rivelandosi anche in altri.

Non vorremmo creare la sensazione che l'esperto grezzo sia un alieno da romanzo di fantascienza. Nei settori in cui la tecnica non e ancora sofisticata ognuno di noi non fa alcuna fatica a riconoscere in alcuni soggetti una particolare capacita di "anticipare", proprio perche particolarmente abili nell'uti­lizzare la propria esperienza e l'esperienza altrui e tutto quello che il sapere puo fornire.

Non e difficile, per chi lo voglia controllare, verificare l'esistenza di contadini che, sulla scorta di vecchie tradizioni ( comuni a molte Regioni) di veterinari scalzi si impadronisco­no con estrema abilita di procedure terapeutiche realizzando un massimo di efficacia nelloro comportamento.

Se studiamo la lora rappresentazione non in termini di anatomia, rna in termini di fisiologia, patologia e clinica veterinaria, non riusciamo a renderci assolutamente ragione dei ris.ultati validi del lora comportamento. Questa significa che la nostra modalita interpretativa del rapporto tra rappre­sentazione e comportamento e incapace di spiegare i risultati

98

della lora condotta esattamente come lora non sono capaci di spiegarci nel nostro linguaggio scientifico la salute e la malattia degli animali che trattano. Significa in altre parole che esistono altre modalita, diverse dalla scienza tradizionale, che comunque permettono di conseguire dei risultati verifi­cabili e ripetibili.

Le anomalie co~e queste ed altre sono di stimolo alla ricerca: Per noi riconfermano l'elemento centrale che rende possibile l'esistenza di esperti grezzi: la non validita come oggetto di studio, almena nella psicologia del lavoro, del concetto di uomo in generale, di uomo media. Questa modello rischia di produrre un effetto simile a quello delle proiezioni di Mercatore: ridurre a due sole dimensioni la Terra che, come ognuno sa, e di forma sferica.

99

6. UN PIANO Dl RICERCA-INTERVENTO

La nostra ricerca si e definita, dal punta di vista metodologico, nei qtodi che gia implicitamente si derivano dai capitoli precedenti e che preciseremo ulteriormente.

Ci interessa delineare molto schematicamente le fasi della ricerca-intervento, sottolineando che, non trattandosi di una situazione di laboratorio, il coinvolgimento e l'osservazio­ne non hanna avuto le stesse modalita per tutti i soggetti. Per individuare le fasi fondamentali del progetto abbiamo distin­to una sequenza coerente, che definisce la ricerca vera e propria, e degli interventi collaterali, mal definibili in termini di sequenza.

La prima fase e riconducibile ai seguenti momenti. L'incontro con l'assessore da cui deriva la richiesta di partecipare alla realizzazione di un disegno politico. A questa prima incontro ha corrisposto, da parte nostra, l'accettazione del disegno politico e la proposta del modello della psicologia ambientale del lavoro come modello di riferimento per tentare una sperimentazione sul territorio.

Questa ha portato all'utilizzazione, come prima cristallo di agglomerazione, di un gruppo gia operante nell'ambito della medicina preventiva secondo il modello indicato e alla messa a disposizione di un piccolo gruppo di operatori del Comune, da formare secondo quel modello.

.L'intervento-ricerca si e definito nella prima proposta di un progetto da utilizzare per tutti gli uomini del territorio e per un confronto di modelli coni gruppi politici.

100

Questa progetto per la zona n. 6 e stato quindi ridefinito attraverso la partecipazione, in particolare del gruppo di operatori responsabili della realizzazione del progetto, di altri coinvolti dall'assessore e della stesso assessore. Abbiamo riportato in appendice, per esigenza di spazio, solo una sintesi del progetto che e opera degli operatori coinvolti.

Una prima condizione da soddisfare, gia coerente con il modello di ricerca, e consistita nel realizzare, attraverso la formazione, l'omogeneita del gruppo di operatori messi a disposizione, rispetto al modello ambientale di psicologia del lavoro.

In un momenta successivo, si e raggiunto un ulteriore livello di omogeneita parziale rispetto al modello d'uso, realizzato attraverso la costruzione delle mappe grezze e la definizione dei piani individuali coordinati all'interno del gruppo di progetto. Si e quindi riconosciuta la necessita di estendere l'omogeneita rispetto al modello teorico ad un secondo gruppo: gli esperti grezzj ( obiettivo intermedio, l'individuazione di esperti grezzi).

Un'ultima fase e consistita nella ridefinizione dei com­portamenti mansionali degli operatori coinvolti e nella ridefinizione dell'organizzazione del lavoro con integrazione dei piani di tutti i soggetti coinvolti, anche di quelli esterni al gruppo di progetto. ·

Si sono previste, e in parte si sono avverate, sia per i soggetti direttamente coinvolti nella realizzazione del proget­to, sia per i soggetti che sono stati interessati al progetto, due possibilita fondamentali: o un rinforzo secondario dovuto al successo, oppure una caduta della valenza, con abbandono.

Come intervento-ricerca collaterale, dal momenta che il territorio della zona n. 6 non e un sistema chiuso, si e provved~to ad una serie di contatti con membri del sindaca­to, dei partiti ed altri esperti grezzi individuati come portatori di modelli di lettura e di esperienza coerenti col modello proposto.

Parallelamente si sono condotte due altre esperienze. "La prima si riferisce agli operatori di un Centro di Medicina Preventiva che gia opera da anni secondo un modello

101

coerente che si esprime soprattutto nel sistema informativo utilizzato, tentando di tradurre l'esperienza accumulata in una situazione aziendale in una proposta territoriale.

La seconda e rappresentata da un seminario-lezione composto da studenti del Corso di Psicologia dellavoro, dagli operatori del progetto San Donato, da medici, sindacalisti, insegnanti, ospedalieri e psicologi del lavoro.

E' stato un primo tentativo di simulare una situazione nella quale fosse possibile un confronto dei modelli di lettura di un territorio, da parte di una popolazione non indifferen­ziata, rna comprendente non tecnici e tecnici di tipo diverso. L'obiettivo del seminario e stato quello di rispondere aile domande: quale contributo puo dare la psicologia ambientale del lavoro alla realizzazione del disegno politico; quale immagine del territorio hanno i diversi gruppi; quali gruppi vengono presupposti come "diversi" nella loro immagine del territorio; quali i madelli di comportamento noti e quali quelli presupposti?

Sono state fatte inoltre delle tesi sullo stesso argomento (iniziando quattro anni fa). Hanno portato a dei risultati interessanti che sono stati di stimolo al seminario, rna che non e possibile riportare in questo lavoro.

11 seminario-lezione ha avuto come prodotto la defini­zione di diverse modalita di trasmissione di una griglia di "trenta rischi prioritari" e l'individuazione di "cento doman­de" su cose, uomini e modelli del territorio.

Fasi dell'intervento. Ci siamo posti come primo obietti­vo quello di spostare i soggetti dalla rappresentazione e dalle condotte attuali ad una rappresentazione che agevoli la definizione di condotte coerenti alla situazione prefigurata. Questo spostamento si presuppone possa avvenire attraverso l'utilizzazione, da parte nostra e da parte degli uomini del territorio, di elementi gia presenti, rna non utilizzati.

Abbiamo gia detto che la situazione attuale e caratteriz­zata da una carenza essenziale che non esisteva nel periodo preantibiotico, in cui il modello di lettura del problema della salute e della malattia era comune a tutti i gruppi, in particolare ai medici e ai loro utilizzatori.

Esso era costituito dalla rappresentazione delle malattie

102

I prioritarie e dalla conoscenza strutturata, in termini di immagini, del loro quadro clinico e dei loro segni. Il tutto permetteva alla gente di possedere e di utilizzare un piano di comportamento nel quale questi segnali erano i test che consentivano di utilizzare il medico e le strutture sanitarie esistenti.

.Abbiamo utilizzato l'esperienza fatta nell'ambiente fab­brica, dove il modello di analisi che ha rappresentato un linguaggio comune, accessibile a tecnici e non, era stato identificato nelle categorie, neUe immagini grezze che esisto­no nella mente di tutti. Nell'ambiente territorio abbiamo ravvisato un elemento analogo nell'immagine che ognuno ha della vita dell'uomo, dalla nascita alla morte.

Abbiamo collegato questa struttura longitudinale con qualcosa a monte che e sempre comune a tutti gli uomini: prima della nascita la gravidanza e, prima della gravidanza, gli ovuli non fecondati (l'eta fertile). In questa struttura longitu­dinale abbiamo identificato una possibilita di mappizzazione che, a seconda dei soggetti, e piu o meno attuale, fino al limite della condizione di sola potenzialita.

11 problema era ed e per noi quello di fornire un modello comune. Il vecchio puo ricostruire i suoi problemi di salute e di malattia ripercorrendo la propria vita fino al grembo della madre e il giovane conosce quello che sta a monte del suo momento di esistenza e ha un modello di previsione del suo futuro nei termini prima indicati. Questo modello viene proposto come sistema di riferimento per recuperare la propria esperienza (per il gia vissuto) e per recuperare l'esperienza altrui (per definire i problemi dell'ancora da vivere).

All'interno di questa struttura di ordine generale abbia­mo ravvisato la necessita di una ulteriore suddivisione in fasi, recuperandole ancora dal modello che ognuno ha: la nascita e il periodo dello sviluppo fino all'eta lavorativa, il periodo lavorativo e il periodo post-lavorativo. A monte la gravidanza e, ancora pili a monte, l'ovulo non fecondato nel grembo della madre potenziale: l'eta fertile.

Restava il problema di focalizzare l'attenzione del soggetto al fine di ricostruire la mappa grezza. Abbiamo

103

pensato di risolverlo individuando un numero definite, piccolo, di rischi. Questi rischi sono stati individuati sulla scorta di alcuni caratteri che ne fanno dei rischi prioritari: prima di tutto la possiblita di prevenirli. Il secondo carattere in base al quale abbiamo scelto i rischi prioritari e la gravita e la frequenza.

Questa criteria di gerarchizzazione ci pare owio: un rischio e tanto meno importante quanta meno grave e il danno prevedibile e quanta minore e la frequenza. All'altro estremo l'importanza di un rischio, e quindi la sua priorita, e maggiore quanto maggiore e la gravita del danno corrispon­dente e quanta maggiore e la frequenza.

Quanta abbiamo finora esposto ha per noi due significa­ti essenziali, due conseguenze che ci interessano rispetto alla possibilita del cambiamento. Il primo a livello individuale, il secondo a livello sovraindividuale.

A livello individuale puo permettere al soggetto di ristrutturare la propria mappa grezza del territo.rio, ricuperan­do le immagini relative al problema della salute e della malattia sia personali, sia di piccolo gruppo, sia di grande gruppo. Grande gruppo vuole dire uomini del tEmitorio quartiere. La ristrutturazione della propria immagine secondo questa tipo di mappizzazione rende possibile la comunicazio­ne interindividuale. Se il codice di lettura della esperienza relativo alia salute e alla malattia e comune, il confronto dell'esperienza supera le caratteristiche del vissuto e tende alla rappresentazione (in ogni singolo individuo) dei problemi socio-sanitari del territorio come rappresentazione collettiva.

A livello sovraindividuale il cambiamento atteso e quello di uno spostamento di oggetto. Il problema della salute e della malattia non ha piu come oggetto, come elemento di riferimento soltanto il proprio corpo rna presuppone, in un modo piu o meno consapevole, come elemento di riferimento la salute degli uomini del territorio e i danni alla salute degli uomini del territorio. 11 supporto necessaria per rendere attuale e valido lo spostamento puo essere dato dalla mappa del territorio-zona.

Come abbiamo gia detto la rappresentazione dell'am­biente-zona prima della definizione delle zone (Unita Locali

104

~-

,.

dei Servizi) era il riferimento ai vecchi borghi efo quartieri. In termini di mappa spaziale questi venivano rappresentati da un nucleo tipico di case, vie, piazze; attorno a questa nucleo dei contorni sempre piu sfumati, cioe un territorio senza confini.

Nel disegno politico generale e in particolare in quello della Regione Piemonte la definizione di un contenitore e quindi ·di un territorio con confini precisi risulta essenziale per una mappizzazione. Senza la definizione dei confini il processo di mappizzazione diventa problematico.

Un territorio definite agevola l'individuazione dei punti salienti, definisce meglio la percezione periferica, agevola le modalita adeguate, agevola le informazioni e i messaggi motivazionali da assumere. Infine permette di definire meglio /'atmosfera per i suoi aspetti estetici, sociali e sistemici. Da tutto questa deriva una maggiore e piu corretta possibilita di esplorare l'ambiente-quartiere e infine si puo definire un comportamento piu adeguato; e piu facile rispondere alla domanda che cosa la gente dovrebbe sapere, che cosa sa e come lo sa.

Nell'ambito degli operatori coinvolti nella realizzazione del progetto della zona n. 6 e nell'ambito del seminario ci siamo posti il problema in questi termini: "quali sono le cento domande e le cento risposte corrispondenti" che noi consideriamo fondamentali per una conoscenza minima e sufficiente della zona (sempre nell'ambito dei problemi socio-sanitari). I trenta rischi conservano ovviamente la funzione di modello che ristruttura l'esperienza dei soggetti e che guida nella ricerca delle cento domande. Queste a loro volta rappresentano un ulteriore passo per lo spostamento dell'oggetto di cui abbiamo parlato, agevolando il recupero di una mappa grezza nella sua forma piu esperienziale rispetto a quella usuale di"tipo linguistico.

Utilizzando delle esperienze gia verificate e le rappresen­tazioni "in comune" abbiamo provocato la definizione dei piani degli operatori nel tentative di awiare un processo di iniziale integrazione dei piani ( degli operatori tra di loro e .tra loro e la popolazione ).

Sono stati cosi precisati dei piani parzialmente integrati di intervento per ognuna delle cinque fasce di eta.

105

I problemi. La definizione dei 30 rischi ha posto tre problemi essenziali. La modalita di scelta dei 30 rischi, che rappresentano una proposta gia strutturata che puo essere discussa, rna che nelle attuali condizioni non puo essere in partenza un prodotto della partecipazione, e stato il primo problema.

Un secondo problema e consistito nel tentare di individuare una formulazione per i singoli rischi e l'insieme dei rischi. Questo Secondo aspetto e immediatamente collega­to con il terzo: come verificare che i 30 rischi siano recepiti come parte integrante della rappresentazione della malattia.

Quali possono essere i dati, i criteri che permettono di individuare un numero definito, limitato di rischi prioritari?

Dal punto di v·ista sovraindividuale, l'unico dato certo e la maggior densita di un certo tipo di danno che caratterizza particolari gruppi che vivono e/o operano in determinati ambienti.

A partire da questo dato, e a partire dal dato dell'eta e del sesso, e negli ambienti e in certi caratteri di questi stessi ambienti di vita ejo di lavoro che bisogna individuare le condizioni di rischio. Questo processo di identificaiione dei danni e quindi dei rischi, delle condizioni che li favoriscono, puo permettere di ricostruire una rappresentazione "in comune". A partire da questo si possono ricostruire i comportamenti adeguati dei gruppi per i rischi che li caratterizzano, e i piani di comportamento relativi alla

. mansione, o alla professione o all'attivita degli operatori coinvolti.

La rappresentazione della malattia e i comportamenti che interessano nel passaggio dalla situazione attuale alla situazione prefigurata sono in particolare quelli degli operato­ri.

Intendiamo per operatori non soltanto gli operatori socio-sanitari, rna tutti gli operatori coinvolti considerati rispetto aile categorie da noi individuate nella fabbrica: progettisti, programmatori, gestori, operatori che hanno la manutenzione dell'uomo. Sino ad arrivare a coloro che hanno il compito di elaborare e di manipolare le informazioni attraverso le quali gli uomini di un territorio-zona possono

verificare il reale rapporto fra costi e risultati, o meglio an cora l 'ottimizzazione dei risultati a parita di risoi"se impegnate.

Nel definire i 30 rischi ci siamo basati essenzialmente su questa procedura. Utilizzando la letteratura, utilizzando degli esperti settoriali e la nostra esperienza ci siamo chiesti quali sono, fra i rischi che oggi si potrebbero prevenire, i piu gravi e frequ"enti. Li consideriamo come rischi attesi, da sottoporre a verifica proprio attraverso la nostra proposta su un territorio dato.

Il secondo problema che ci ha posto la griglia dei 30 rischi e stato quello della forma attraverso la quale trasmet­terla, affinche essa potesse produrre una prima integrazione delle informazioni contenute nelle mappe grezze. Se la griglia dei 30 rischi non e collegata con un intervento che ne comporti l'utilizzazione, esiste un massimo di probabilita che scatti la trappola linguistica. La griglia dei 30 rischi diventa allora un elenco, in termini di nozioni, secondo il quale il soggetto tende a soddisfare una sua generica esigenza di sapere. In altre parole ha imparato quali sono i 30 rischi piu gravi ejo frequenti e prevenibili. Il suo comportamento none minimamente modificato dall'assunzione di questo dato.

Questo fatto riconferma il legame tra forma di trasmis­sione dei 30 rischi e comportamento. La loro ricezione, la loro accettazione, o provoca un rifiuto o determina una ristrutturazione del comportamento che puo essere studiata piu facilmente a livello degli operatori. Ci interessa ancora sottolineare che solo quando questa informazione (la griglia dei 30 rischi) comincia a circolare nel sistema informativo grezzo puo trovare una forma adeguata a produrre la ristrutturazione delle rappresentazioni e del comportamento.

Il problema della formulazione delle 100 domande si e posto ripetutamente nel gruppo degli operatori coinvolti nel progetto per la zona n. 6. Esso ha rappresentato uno stimolo reale per la definizione delle priorita, degli aspetti salienti del quartiere, coerenti con il progetto, e rappresenta, a tempi ravvicinati, un obiettivo di concreta definizione di queste stesse 100 domande, perle cose, per gli uomini, peri modelli.

La natura stessa delle 100 domande, come caratterizza-

zione della conoscenza del quartiere in funzione dei 30 rischi, non permette una soluzione come quella della definizione dei 30 rischi stessi. Non esiste infatti una competenza tecnico­scientifica cui fare riferimento.

E' stato proprio nell'individuazione delle 100 domande che si e realizzata la presa di coscienza della difficolta di scegliere, di gerarchizzare, di quantificare e collocare nello spazio, di descrivere i comportamenti, le condotte.

L'insieme di queste difficolta puo spiegare la tendenza a preferire una soluzione sistematica delegata ejo una soluzione linguistica in termini di classificazioni che hanno ancora il significato di una classificazione sistematica. Solo nell'ambito della fabbrica questo non avviene probabilmente per una serie di ragioni, non escluso il carattere esperienziale, visivo, concreto, dell'ambiente e del rischio.

Alleghiamo le ''100 domande", (nell'appendice) cosi come sono state formulate dai partecipanti al seminario universitario di cui abbiamo gia trattato. II risultato ricorda il vecchio proverbio cinese: "Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco".

A conclusione di questo capitolo sulla ricerca-intervento vogliamo riferire brevemente su un primo nucleo di organiz­zazione che prefigura l'U.L.S.

La prefigurazione di una situazione coerente al disegno po­litico dell'U.L.S. comporta la realizzazione di una prima fase.

Questa puo essere data solo da una rappresentazione sufficientemente adeguata dell'entita della situazione reale relativa ad ogni singolo rischio, combinando i singoli rischi con le fasce di eta. Si e provveduto in fase sperimentale a caratterizzare i piani coerenti ad ogni fascia.

Schematicamente riportiamo quale e stata la procedura utilizzata. Si e prevista una sequenza di fasi che sono le seguenti nell'ordine: documentazione, informazioni esistenti e percorsi delle stesse, mappa grezza, costi-risultati e infine, a conclusione, il piano operativo sperimentale.

E' prevista una sesta fase che dovrebbe accompagnare i piani .operativi. Questa fase dovra consistere nel portare la popolazione a conoscenza dei significati dei piani operativi, delle modalita di intervento e infine dei costi e dei risultati.

108

Riportiamo gli elementi salienti relativi al periodo dalla nascita fino a sei anni (disaggregandolo all'interno del periodo dello sviluppo) come esemplificazione del procedimento.

Tralasciamo la fase della documentazione che ha ovvia­mente comportato l'utilizzo di pediatri particolarmente esperti.

La seconda fase ha dimostrato che, dal momento della nascita fino a sei anni, esistono situazioni che obbligatoria­mente producono informazioni secondo codici esattamente definiti ed esiste una manipolazione di queste informazioni che ha dei percorsi ben precisi. Con estrema puntualita ognuna di queste informazioni va perduta.

Restano vive solo le informazioni che non interessano dal punto di vista sanitario (anagrafiche in particolare). Le occasioni fondamentali per Ia produzione delle informazioni sono rappresentate dalla nascita e dalle vaccinazioni (cinque nei primi sei anni).

II piano operativo sperimentale si propone di utilizzare, attivandole, le informazioni gia esistenti.

Si propone anche di trasformare le occasioni obbligato­rie di vaccinazione in momenti di controllo dei singoli bambini. Come obiettivo ulteriore la combinazione di tutte queste informazioni dovrebbe portare a quella rappresenta­zione adeguata di cui abbiamo parlato.

Per ottenere questo obiettivo si e definito un piano per identificare l'entita dei costi e per valutare i benefici che caratterizzano Ia situazione attuale come termine di confron­to da usare rispetto all'entita dei costi e benefici della situazione prefigurata.

E' in atto una ricerca di esperti di sistemi informativi che dovrebbe dare delle indicazioni per Ia definizione di un sistema informativo adeguato. L'impegno maggiore e rappre­sentato dal problema dell'organizzazione del lavoro, cioe dalla definizione di istruzioni peri singoli operatori coinvolti: piani, relativi test, codici, modalita di memorizzazione. L'integrazione dei piani dei singoli operatori e la manipolazio­ne delle informazioni che derivano dai }oro interventi. e il problema piu complesso.

La situazione precedente nella quale Ia memorizzazione

109

e un fatto formale rappresenta un'esperienza di tutti gli opera­tori tale per cui e difficile superare l'approccio burocratico.

Per definire le istruzioni ci siamo serviti dell'esperienza di operatori di un centro di medicina preventiva gia struttura­to sulla base di un approccio epidemiologico e sul modello della psicologia del lavoro che abbiamo ricordato.

La sperimentazione dei piani operativi sara resa nota in tutti i suoi aspetti alla popolazione del territorio-quartiere.

E' in atto per questa fase la definizione di un piano adeguato per verificare la qualita dell'informazione seconda­ria. E' prevista una notevole difficolta nella ricezione del messaggio per motivi che risultano da tutto quanto abbiamo esposto sinora sulle incongruenze tra rappresentazione attuale e rappresentazione coerente.

Mappizzazione guidata. La ricerca ha un filo condutto­re: il ricupero delle mappe grezze per definire la mappa grezza pesata, rappresentativa, contenente quegli elementi di gerarchizzazione indispensabili per definire un :vero e proprio piano degli uomini del territorio.

Assomiglia ad una catena di S. Antonio; e un ricordo di infanzia e quindi cerchiamo di spiegare per i piu giovani che cosa intendiamo con questo termine. Inviare una lettera a dei soggetti che con la minaccia di gravi disgrazie sono tenuti a ricopiare un messaggio e rimandarlo ad altre dieci persone che riceveranno il messaggio e la minaccia. E cosi la catena dovrebbe continuare all'infinito. Analogamente si potrebbe proporre la lettura del territorio ad un qualsiasi abitante del quartiere con la griglia dei trenta rischi, ricuperare la mappa grezza che ne deriva, chiedergli di proporre ad altre dieci persone di fare la stessa cosa ...

Incominciando da un amico abitante nel quartiere, al quale si potrebbe fare la proposta alla domenica sera, alla fine della settimana lavorativa, alia sera del venerdi, si potrebbero avere 100.000 mappe grezze.

Se il problema fosse solo di raccogliere le mappe si potrebbe cercare di trovare una minaccia cosi terrificante da avere la probabilita di ottenere lo scopo almeno nel 64%, perche infatti 64.000 sono gli abitanti del quartiere di cui ci interessiamo.

110

l #:1.·. ·::w·,.: ( Ma le cose non stanno cosi. Il processo va avanti in parte

come una catena di S. Antonio, ma l'essenziale e dato dal fatto che bisognerebbe garantire che due condizioni vengano soddisfatte.

La prima e una condizione per la quale esiste solo la tendenza a soddisfarla. Se consideriamo il primo soggetto, questo. dovrebbe essere portato a conoscenza, il modo non interessa, delle osservazioni di un secondo che confronta la propria mappa grezza con la sua ( quella del primo) e quindi puo proporre una modifica. Cosi dovrebbe avvenire quando un terzo soggetto viene ad essere incontrato nella sequenza. Le eventuali differenze della mappa grezza del terzo rispetto a quella derivata dal contronfo tra la prima e la seconda comporterebbero la necessita di riciclare i primi due. E cosi via, sino ad avere bisogno di un numero spropositato che tende ad essere un numero immenso di confronti per ottenere

· la mappa grezza rappresentativa degli uomini del territorio. Questo il procedimento necessaria se non esistesse una

omogeneita ragionevole e sufficiente nelle immagini che gli abitanti di un quartiere hanno del proprio quartiere rispetto ai problemi della salute e della malattia, che si crea su quel che noi abbiamo definito sistema informativo grezzo ( che esisteva gia molto prima di noi).

La seconda condizione che va soddisfatta e che non ammette deroghe e quella di garantire che, qualunque sia il tipo di percorso usato per raccogliere le mappe grezze degli uomini del territorio, la mappa grezza rappresentativa sia sempre una sola. Questo fatto ovviamente comporta un piano con le gerarchizzazioni coerenti, che guidi la costruzione della mappa grezza

Noi abbiamo seguito due percorsi. II primo e stato facilitato dalla situazione che il modello e la strategia del movimento operaio hanno determinato. Questo ha permesso agli organizzatori del progetto di costruire le mappe grezze relative alle fabbriche piu importanti sulla scorta della griglia di sei rischi proritari. Da queste mappe grezze, attraverso il Comitato di partecipazione, si e potuta definire la mappa grezza del territorio relativa alia nocivita da lavoro.

II secondo percorso e risultato piu difficile ovviamente

111

per la mancanza, al di fuori della fabbrica, di un sistema di riferimento corrispondente a quello che esiste nella fabbrica. Si e comunque ottenuto un risultato significative: una mappa grezza della zona n. 6 pesata, rappresentativa. Questa mappa complessiva del territorio identifica tre zone definendole anche nei confini, considerate a piu alto rischio rispetto alle condizioni di vita, di lavoro e di abitazione.

La realizzazione delle mappe grezze ha come sotto­obiettivo, come prima situazione di congruenza, quella dell'identificazione di un numero sufficiente e ragionevole di esperti grezzi che e stato definito nell'un per mille della popolazione. 11 tempo previsto e stato quello di dodici mesi.

L'identificazione di questi esperti grezzi deve essere fatta nell'ambito dei gruppi considerati elementi fondamenta­li di supporto del sistema informative grezzo. In particolare, raggruppamenti politici importanti del quartiere, Consigli di fabbrica, medici mutualisti, insegnanti, ambulanti, commer­cianti, operatori dei servizi comunali, farmacisti.

So no stati cofisiderati fra gli altri dei gruppi meno struttu­rati e definiti, quali ad esempio i genitori, in prevalenza le madri che si trovano davanti agli edifici scolastici piu importanti della zona, al momenta dell'uscita dei bambini dalla scuola.

Il piano di identificazione degli esperti grezzi, che e da considerarsi un sottopiano rispetto alla definizione della mappa grezza rappresentativa, richiede, come e owio, dei sottopiani relativi alla identificazione dei gruppi che interessano la ricerca.

Alia fase attuale dell'intervento-ricerca il problema del processo attraverso il quale definire una mappa grezza (del terri to rio) rappresentativa, piu ricca di quella attuale, con le tre zone ad alto rischio, nella quale molti degli uomini del territorio si riconoscano, resta ancora il problema centrale. E' anche il problema piu complesso, perche comporta la soluzione di questioni teoriche e pratiche di non facile soluzione e anche, non solo, perche questo tipo di mappizza­zione e lo strumento essenziale della ricerca e ne e allo stesso tempo la verifica.

. Non possiamo documentare per mancanza di spazio la grande quantita di elementi derivati su questo aspetto dalla ricerca-intervento.

112

1·'.· . '' ';r:. ~/

t ~~. ;\!;' ;:~1 1:'

7. METODOLOGIA E TECNICA

Partecipare ad un intervento ricerca significa uscire dal laboratorio di ricerca o dallo studio. Non e tanto un problema di luogo. Le situazioni si determinano, si presenta­no e bisogna affrontarle. Soprattutto all'inizio e necessario adattare il proprio comportamento a situazioni sempre nuove, scarsamente previste o del tutto imprevedibili. Gli arrangiamenti, le modifiche al proprio piano sono degli eventi molto frequenti. Sono diventate col tempo, circa tre anni, un aspetto considerato nel piano stesso. La ricerca diventa comunque un processo che si presuppone di controllare sino al momenta della congruenza tra situazione prefigurata e realta costruita, rna non e agevole descriverla.

Abbiamo dovuto approntare delle strategie, delle tatti­che e definire delle categorie, adeguandole alle necessita. Nella ricerca di laboratorio le condizioni (materiali, metodi, tecniche) sono prefigurate nell'esperimento; nella ricerca­intervento l'intervento, pur modellandosi sulle linee della ricerca, la ridefinisce continuamente.

Questo spiega i caratteri di questo capitolo. Essi sono ulteriormente spiegati dal fatto che i tre anni sinora trascorsi hanno rappresentato una sorta di ricerca per definire la ricer ca.

Crediamo pertanto opportuno chiarire innanzitutto le categorie che abbiamo usato come riferimenti per classificare i soggetti dell'osservazione e illoro comportamento.

Questi riferimenti sono i seguenti: la conoscenza, la

113

8

coscienza e la 9onsapeyolezza. Per definire la conoscenza potremmo partire daltt definizione che Miller da dell'Immagi­ne: " ... e tutta la conoscenza accumulata ed organizzata che l'organismo ha di se sfesso e del suo mondo". -

Per definire Ia cosCienza ustamo come punto di partenza Bassin: "La coscienza e [anzitutto] presa di coscienza della

_,Jjjrealta oggettiva da parte del soggetto come "conoscenza di 'l19ua:Iche CQB1l" ... La coscienza e una forma speclale supenore

di attivita psichica che si manifesta nell'uomo solo quanto e nella misura in cui l'uomo si se ari dal mondo og ettivo circost~. assm, 972). --

Per consapevolezza intendiamo quella modalita della coscienza che controlla l'uso dei modelli, che tende -~ial a correggere Ia Iettura e i1 compoftamento alla luce, appunto, della consapevolezza. che questa lettura e questo comporta­mento sono nell'ambito di altre letture e di altri comporta­menti.

Siamo assolutamente consci che si tratta di una distin­zione artificiosa. lnfatti per il Miller nel termine di Immagine sono comprese la coscienza, la conoscenza e la consapevolez-za.

Per Bassin la coscienza, allo stesso modo, comprende tutte e tre le aree che noi abbiamo considerate.

Per Boulding l'Immagine comprende ancora qualcosa in pii.t a cui non abbiamo accesso. Non vogliamo creare delle nuove istanze, delle nuove topiche. Vogliamo soltanto indica­re · degli strumenti che abbiamo creduto utile usare per

· guidare il nostro comportamento nella ricerca. Abbiamo cioe prodotto per i nostri obiettivi di ricerca dei modelli provvisori adeguati e indispensabili alle nostre esigenze.

11 divario fra rappresentazione e comportamento e ~ticolarmente importante nello studio che ci interessa, c10e in una situazione caratterizzata da un raptdo cam61amentoeli rappresentaz1om e oa una relattva immobtnta, ngtdlfl del i;Q!llport~el!!o. Quesro---semoia-contraaarre·a: quanta affer­ma il comportamentismo soggettivo: "l'Immagine con l'ecce­zione dei valori e scoraggiantemente stabile tra i membri di culture analoghe".

Pertanto noi abbiamo bisogno di distinguere quello che

114

uno sa (conoscenza), quella parte della conoscenza che entra a far parte dell'insieme di elementi che uidano il compo amen to ( coscienza) e quello che uno sa rispetto a ·que-sta parte d1 se stesso ( consapevolezza).

Gia nel Miller compare in modo esplicito la distinzione tra la conoscenza che uno ha di se stesso e quella che ha del suo mpndo. La partizione tra conoscenza che viene usata e quella che non viene usata e implicita (anche se ambigua) nella frase "la conoscenza deve essere incorporata nel piano, altrimenti non fornirebbe una base per guidare il comporta­mento".

Anche in Bassin esiste il riconoscimento implicito di una gradualita della conoscenza, che al suo grado pii.t alto puo corrispondere alia consapevolezza, nel senso che noi abbiamo attribuito a questo termine per le esigenze della nostra ricer ca.

In un altro nostro lavoro, nel tentativo di distinguere fra rappresentazioni in generale e in particolare del proprio comportamento, e comportamento reale, avevamo parlato di modello teorico e modello d'uso. Ci rendiamo conto di dover chiarire quindi ancora qualche cosa. A livello del comporta­mento abbiamo dei riferimenti espliciti a modelli teorici di riferimento, che sono modelli compiuti.

Un tale dice: "Io ho come riferimento Marx, Freud, Lewin". Dal punto di vista psicologico e chiaro che non si tratta di tutto Marx, di tutto Freud, di tutto Lewin, ma di una rappresentazione pii.t o meno spuria del modello teorico, tanto e vero che soggetti che si rifanno allo stesso modello teorico possono presentare, anche a livello teorico, delle profonde differenze.

Per modello d'uso intendevamo ed intendiamo il com­portamento di pn soggetto in una situazione, in un ambiente, come la fabbrica, rispetto a dei precisi riferimenti, che noi avevamo indicato nella mansione, nel rapporto con i compa­gni di lavoro, nel rapporto con la gerarchia aziendale e con l'organizzazione sindacale.

Anche in questo caso non si tratta di un comportamento costante, sempre uguale, definibile in modo preciso, in quanto si riferisce a situazioni che si ripetono giorno dopo

116

giomo, molto simili l'uno all'altra, come puo essere la vita quotidiana durante le ore di lavoro, nello stesso posto di lavoro, ma certamente mai assolutamente identiche.

Per di piu none possibile raccogliere dall'estemo, giomo dopo giomo, almeno per un certo numero di giorni, il comportamento in termini di condotta, in modo ininterrotto, di un soggetto, e tanto meno cogliere la parte non visibile del comportamento, cioe la vita mentale.

11 modello d'uso. gi conseguenza, e per noi, e lo deriviamo dal comportamentismo soggettivo, quello che raccoghamo attraverso quanto ci dkeil-soggettosteSS""oL usando una certa tecnica che e quella delle istruzioni al sosia. Non SlamO lii"'grado'"tfCsTstemarem modo piu compiuto e preciso i riferimenti di cui abbiamo parlato, conoscenza, coscienza, consapevolezza, modello teorico compiuto, rappre­sentazione del modello teorico e modello d'uso. Ci scusiamo dicendo che si tratta di qualcosa di owio e che .• per studiarlo, come dice Whitehead, ci vuole una mente non comune.

- Nella nostra ricerca ci siamo continuamente chiesti, nell'osservazione di ogni soggetto, quali sono le sue conoscen­ze, quale la sua coscienza, quale la~sua consapevolezza, quale il suo modello teorico di riferimento, quate la sua rappresen­tazione di quel modello, quale il suo modello d'uso.

Per definire la nostra procedura, alia luce delle conside­razioni fatte, indicheremo le modalita prevalentemente usate e per quali soggetti. Abbiamo usato e usiamo l'osservazione clinica e le istruzioni al sosia per gli operatori coinvolti nell'organizzazione del progetto, cioe con i soggetti che sono stati e che sono a diretto contatto con noi nella conduzione dell'intervento-ricerca.

Abbiamo usato in modo indiretto l'osservazione clinica per i soggetti con cui sono venuti a contatto, nell'ambito della realizzazione del progetto, i suddetti operatori. Questa osservazione clinica e quindi indiretta, rispetto ai ricercatori, in quanto condotta dagli stessi operatori del progetto. Essa si e re~ possibile attraverso al fatto che abbiamo fornito a questi operatori gli strumenti necessari.

Abbiamo usato le "istruzioni al sosia" in modo indiret­to, sempre rispetto ai ricercatori, per tutti gli operatori, cioe

116

per tutti i ~tti che hanno un ruolo e ~!!!gi -~ .PJM!.P nell'organizzazione socto-saoitaria. Dicendo tutti intendiamo tutti coloro che sono stati realmente interessati.

La ricerca tende quindi a caratterizzarsi come una ricerca nella quale gli strumenti concettuali specialistici, se cosi vogliamo dire, a disposizione dei ricercatori come psicol.ogi del lavoro sono al tempo stesso strumenti di indagine per la ricerca e strumenti di lettura degli uomini sul territorio, a disposizione di tutti gli uomini del territorio.

Questa modalita e per noi importante perche si ricollega al nostro modo di concepire la comunita scientifica, quello di una comunita scientifica allargata.

Gli oggetti della ricerca sono quindi anche soggetti della ricerca perche resi consapevoli di tutto quanto sinora abbiamo scritto e di quanto scriveremo. La ricerca considera in modo privilegiato una ventina di persone costantemente a contatto con il ricercatore; un'altra decina di persone e periodicamente a contatto con il ricercatore. Altri uomini del territorio della zona n. 6 appartnenti a gruppi diversi, sono stati indirettamente osservati.

A questi dobbiamo aggiungere una serie di soggetti che per le loro competenze in campo amministrativo, economico, politico, sindacale, medico, ci sono stati d'aiuto per le loro competenze, ma che ci sono anche serviti come oggetti di ricerca in quanto hanno costituito un punto di riferimento per le loro osservazioni e per le loro reazioni al progetto di ricerca-intervento.

Osservazione clinica. II piano relativo all'osservazione clinica e i test connessi possono essere schematicamente ricondotti al seguente diagramma logico. II soggetto aspira e/o e disponibile alla situazione prefigurata nel disegno politico? Se . si, allora: il soggetto vede la situazione prefigurata nel progetto come tema o come problema? In caso positivo: il soggetto vede il problema sia rispetto aile cose, sia rispetto agli uomini, sia rispetto ai modelli interpre­tativi e di comportamento? Se si, il soggetto accetta la rappresentazione in comune (modello longitudinale: dall'ovu­lo sino alla fine della vita compiuta; i 30 rischi; le 100 domande; i piani operativi coerenti)? In caso di risposta

117

affermativa, e capace di produrre un piano coerente? Se si, produca il piano e verifichi coi ricercatori efo con gli operatori di primo livello la congruenza del suo piano con il progetto di ricerca-intervento.

Questa schematizzazione ci obbliga a saltare molti passaggi intermedi, cioe molti sottopiani con relativi test. Ad esempio il soggetto puo dichiarare di essere disponibile al progetto, ma di fatto si tratta di una pura dichiarazione verbale.

11 sottopiano consiste nella consegna dei progetto per la lettura e le possibilita sono piu di due, cioe che il soggetto non legga oppure legga il progetto, ma che, dopo averlo letto e genericamente approvato, pur restando disponibile non continui il percorso indicato dal programma logico.

Un altro esempib. 11 soggetto vede il problema connesso al progetto in termini di cose, di uomini e di modelli, ma non accetta l'esistenza delle mappe grezze, del sist~ma informati­vo grezzo, rifluendo .in una lettura del problema del cambia­menta in termini di razionalizzazione, onesta, validita scienti­fica nella programmazione ecc. L'accettazione o meno del modello delle mappe grezze in questo caso costitUisce un sottotest di importanza per noi fondamentale.

Questo diagramma logico serve a noi solo per esplicitare la tendenza a rendere sempre piu rigoroso ed oggettivo il piano di ricerca per stimolare Ia definizione, a livello di intervento, di veri e propri piani individuali e di piani di

. integrazione dei piani. A questo modello logico corrispondono dei comporta­

menti attesi, a livello del piano generale come a livello dei sottopiani. 11 comportamento atteso e quello di un'estrema flessibilita della rappresentazione del cambiamento, accompa­gnata da un'estrema rigidita del comportamento. Per questo abbiamo bisogno di distinguere fra conoscenza, coscienza e consapevolezza e fra modello teorico compiuto, che potrem­mo chiamare modello eponimico, mutuando il termine delle classificazioni mediche di un tempo, rappresentazione dello stesso modello e modello d'uso.

La consapevolezza risulta allora il livello piu adeguato perche rappresenta la capacita di distinguere, nell'ambito

118

~

delle proprie conoscenze, quelle che veramente entrano in gioco nel proprio comportamento. 11 modello d'uso, la verifica di quanto dei modelli teorici si ritrova nel comporta­mento.

Questo, forse, chiarisce meglio quanto abbiamo detto a proposito del diagramma logico prima esposto, nel senso che esistono molti sottopiani che in quel piano non compaiono.

Quando si tratta ad esempio di rispondere alla domanda: il soggetto e capace di produrre un piano coerente? Per arrivare alla risposta affermativa e necessario un sottopiano per valutare Ia coerenza, ma e necessaria anche un sottopiano per valutare se quello che viene prodotto dal soggetto e veramente un piano, o non soltanto un generico programma o elenco di cose da fare.

Tutto questo all'interno di una lettura del cambiamento di comportamento che si basa sul modello psicologico del comportamentismo soggettivo. In particolare di questo mo­dello ci e parsa, nella ricerca, di notevole rilievo la caratteriz­zazione delle abilita e abitudini.

AI di la, secondo noi, delle conclusioni a cui arrivano gli autori, i confini fra abitudini, abilita, che sono dei piani automatici, quasi istintivi, e piani flessibili (di tipo analogico i primi, di tipo digitale i secondi) non sono affatto netti. Nella ricerca, soprattutto per quanto riguarda gli operatori, il cambiamento del piano flessibile sembra rendersi possibile solo se si modificano anche i sottopiani coinvolti dal cambiamento di comportamento .

Per converso la creazione di attivita nuove comporta la definizione di tattiche, di sottopiani che rientrano forse nell'ambito delle abilita, ma per le quali mancano gli istruttori. Nel dire questo abbiamo presenti due esempi. Nell'esercizio della professione medica, attraverso l'Universita e la pratica medica nell'ospedale · efo fuori dell'ospedale, si definiscono delle abilita efo delle abitudini che hanno un carattere di estrema complessita. In esse si puo ravvisare, secondo la nostra classificazione, il modello d'uso. Non sono ravvisabili i modelli teorici corrispondenti (se non in modo confuso). Non esiste la consapevolezza del piano e dei piani che le governano. .

119

Quando un soggetto si presenta all'osservazione del medico, si attiva un piano fatto di momenti di osservazione, di raccolta della storia clinica, di visita, di memorizzazione degli elementi salienti, di prescrizione della cura. E' in genere il caso tipico di un piano interrotto, la cui continuazione pero non dipende in genere dal medico, ma dal soggetto in osservazione.

Secondo noi non basta cambiare quello che puo essere cambiato a livello dei piani flessibili. Modelli ideologici, modelli politici, modelli scientifici generali, fino al modello di organizzazione sanitaria, compreso il progetto che ci interes­sa, possono essere accettati in modo estremamente attivo senza che avvenga il cambiamento coerente di un insieme di comportamenti parziali che sono intimamente connessi col modello d'uso che si e definito precedentemente.

Si pone il problema di come si possano individuare i sottopiani da modificare e come debbano essere modificati.

Gli operatori dei consultori familiari, dei consultori pediatrici (non per l'aspetto medico), dei centri antidroga e di altre attivita coinvolte nel disegno politico si trovano nelle condizioni di avere da una parte un solido supporto ·ideologi­co, politico, sociale, come domanda di risolvere dei problemi reali in una forma adeguata. Rispetto alla professione medica, manca pero il patrimonio, in termini di istituzioni precedenti e di esperienza individuale, cui fare riferimento per modellare le abitudini e le abilita coerenti.

Se gia esistono delle attivita similari, i piani e le abitudini degli operatori tendono a modellarsi su queste. In altri casi, come per il centro antidroga, in mancanza di attivita similari, gli operatori sono in una situazione estrema­mente difficile. I modelli che vengono loro proposti sono modelli legislativi, modelli psichiatrici, modelli ospedalieri, modelli ideologici. In queste condizioni e estremamente difficile la definizione di abitudini e abilita solidificate, validate dall'uso e da una comunita professionale consolidata.

. Quanto abbiamo detto rispetto allo scarso accesso che noi abbiamo alla consapevolezza dei sottopiani che regolano le nostre abitudini, le nostre abilita professionali, ci fa tornare alla mente qualche cosa di mal definibile, ma che ha a che

120

~ J?!~;

l!:·i'

fare con questi sottopiani. Ci e capitato, dovendo parlare con dei soggetti peraltro assolutamente disponibili rispetto al progetto, di sentirci dire, al terzo o al quarto incontro: "Stavolta l'esposizione e stata veramente chiara, molto di piu delle altre volte". Per il fatto che generalmente non e alia prima volta che l'esposizione risulta chiara, possiamo fare l'ipotesi che la chiarezza dell'esposizione sia si in funzione anche dell'espositore, ma che ogni proposta di cambiamento renda necessaria una ristrutturazione del campo.

Questo si ricollega forse a qualcosa che possiamo definire un'abitudine nell'ambito ·della vita mentale, quindi anche nell'ambito dei piani flessibili. Forse e quella che si suole chiamare prassi, qualcosa che i comportamentisti soggettivi definirebbero magari stile, che regola l'individuazio­ne dei punti salienti in ogni ambiente e stabilisce non solo la liceita degli atti, ma anche dei problemi e delle soluzioni.

Noi sottolineiamo questi fatti percbe durante la nostra ricerca abbiamo talora incontrato delle resistenze e non siamo stati capaci di identificare a quale livello, se a livello delle conoscenze, della coscienza, della consapevolezza, potessero essere collocate.

In alcuni di questi casi la resistenza e cessata in coincidenza con la dichiarazione che l'esposizione era stata "finalmente chiara".

Le situazioni riferite ci ricordano la definizione che Kohler da dell'intuizione: "la comparsa di una soluzione completa con riferimento all'intera configurazione del cam­po".

Istruzioni al sosia. L'osservazione clinica, come tecnica, ci puo fomire molte informazioni sulla rappresentazione e sul comportamento, ma ci dice molto poco sull'ambiente.

Abbiamo· gia ricordato che esistono delle posizioni interessanti nell'ambito della psicologia che sottolineano l'esigenza per lo psicologo di conoscere gli ambienti nei quali vivono gli uomini che sono oggetto della sua ricerca . Abbiamo anche precisato che per lo psicologo uno dei modi, forse il fondamentale per conoscere gli ambienti sono gli altri uomini, E' cosi possibile ricuperare almeno in parte la multimodalita ambientale, una conoscenza dell'ambiente

121

molto piu ricca e adeguata di quella che deriva dall'osserva­zione clinica.

Una tecnica di ricerca che promette non solo di raccogliere dati sui comportamento, rna arricchisce di cono­scenze sull'ambien~ in cui il soggetto osservato si muove e la tecnica delle istruzioni al sosia.

Questa tecnica si propane come obiettivo l'apprendi­mento, da parte del ricercatore, delle modalita di comporta­mento dell'oggetto della ricerca fino all'acquisizione della capacita di sostituzione del soggetto intervistato rispetto agli elementi considerati salienti dell'ambiente.

La possibilita di oggettivare il proprio piano di compor­tamento provoca, in chi da le istruzioni, un aumento della consapevolezza, "nel senso di una sempre piu completa gerearchizzazione". (Oddone, Re, Briante, 1977).

L'applicazione di questa tenica in modo rigoroso com­porta la possibilita, che e una possibilita limite, di sostituire completamente il soggetto. ·

Vogliamo sottdlineare che in questa tecnica ci sono due possibili situazioni di congruenza. La situazione in cui la tecnica dovrebbe essere abbandonata e una situaziorie limite, irrealizzabile. La seconda e quella situazione nella quale il ricercatore, che tende a sostituirsi all' oggetto-soggetto della ricerca ha imparato a ripeterne i piani di comportamento, almeno quelli relativi aile aree di osservazione.

Rispetto all'ambiente quindi questa ripetizione ha anche .il significate di apprendimento delle modalita di esplorazione dell'ambiente stesso, dell'identificazione dei punti salienti, delle modalita di percezione e di tutti gli altri elementi che caratterizzano Ia percezione ambientale.

II risultato comunque e che il ricercatore vede l'ambien­te in cui l'oggetto della ricerca si comporta ed impara, attraverso le istruzioni, a comportarsi in quell'ambiente come il soggetto in esame.

Pertanto noi indichiamo col termine di tecnica delle "istruzioni al sosia" anche tutte le varianti di questa tecnica che conservino il carattere che prima abbiamo detto, rispetto al tempo e rispetto alia riappropriazione dell'ambiente e del piano di comportamento.

122

In base a questo possiamo dire che gia per l'ambiente fabbrica la partecipazione periodica dello psicologo, quasi continua, neUe sedi sindacali periferiche durante il periodo di lavoro quotidiano, nella prospettiva e con l'obiettivo di conoscere e gli ambienti e i comportain.enti degli uomini rispetto a problemi definiti puo essere secondo noi una tecnica assimilabile a quella delle istruzioni al sosia.

Quindi Ia partecipazione all'intervento, anche nei suoi aspetti operativi di diverso ordine, nella stessa prospettiva di ricerca, ha lo stesso significate ( da un pun to di vista tecnico ).

Vogliamo riprendere in questo capitola, per alcuni aspetti, le nostre ricerche per l'organizzazione del lavoro dell'U.d.b. e degli asili e il rapporto paziente-medico di base come terminale dell'U.S.L.

L 'Unitci di Base. La ricerca nell'ambito della costruzione dell'U.d.B. si e inserita in una situazione di pluralita di modelli non comunicanti. .

I gruppi (e i modelli corrispondenti) coinvolti nella soluzione del problema della nocivita degli ambienti di lavoro non sono soltanto i quattro gruppi fondamentali della fabbrica. Almeno sino alla Riforma Sanitaria e ancora oltre, il numero di questi gruppi e dato da un elenco di decine di Enti e istituzioni a ognuna delle quali corrisponde una procedura, una prassi e quindi un modello.

Vogliamo ancora ricordare, fra i gruppi coinvolti estemi alia fabbrica, in particolare quello della magistratura perche esso non e piu caratterizzato da un modello comune di rappresentazione dei problemi. Questa differenziazione dei modi di rappresentarsi il problema dell'intervento e cosi rilevante da meritare uno studio specifico da parte della psicologia del lavoro. La stessa modalita che fa nascere il procedimento giudiziario e gia un elemento di differenziazio­ne: o solo sulla base di una cienuncia specifica (di un lavoratore, di un consiglio di fabbrica o dell'lspettorato del Lavoro) oppure per iniziativa del giudice sulla base di un legittimo sospetto di una grave situazione di inosservanza della Iegge ejo dell'esistenza di situazioni produttive estrema­mente nocive.

II modo di condurre l'inchiesta e in funzione della

123

situazione che il giudice si raffigura come situazione con­gruente. La situazione congruente per un giudice puo essere data da quella situazione produttiva nella quale esiste un'osservanza della legge in senso riduttivo.

La situazione di congruenza puo essere, all'altro estre­mo, quella di una situazione produttiva nella quale l'osservan­za della Iegge e intesa come reale garanzia della mancanza di rischio.

A seconda che l'una o l'altra di queste due situazioni di congruenza rappresenti l'elemento centrale del piano avremo dei sottopiani profondamente diversi.

Questa diversita si esprime ancora nella modalita di sopralluogo, nei test usati per scegliere i periti d'uffici.o, nell'intento o nel non intento di acquisire sempre nuovi elementi rispetto al cambiamento delle cose, degli uomini nella fabbrica.

lnfine, come risultante del tipo di piano ( e dei relativi sottopiani), si hanno differenziazioni nei giudizi espressi come sentenza.

Le sentenze a loro volta modificano il giudizio di congruenza dei gruppi della fabbrica e non solo di qU:elli.

L'esistenza di questa complessa pluralitit (legata a differenze intergruppo e intragruppo) ha posto come proble­ma centrale quello di un piano per risolvere il problema della integrazione dei diversi gruppi. Ma a partire da quale modello, considerandolo capace di egemonizzare gli altri?

La ricerca ha messo in evidenza che i diversi gruppi politici e le diverse forze sociali intendono in modo diverso questa nuova istanza istituzionale, sino al limite del non riconoscimento.

11 modello scelto dall'intervento istituzionale e quello che deriva dalla proposta del movimento sindacale. Esso risulta schematicamente dalla nota in appendice relativa all'U.d.B. che illustra il modo di intendere la funzione e le caratteristiche dell'U.d.B. da parte degli organizzatori del progetto di intervento su S. Donato.

·n problema per quanto attiene alia ricerca si e definito come caratterizzazione dell'organizzazione del lavoro degli operatori dell'U.d.B .. Si e resa necessaria la definizione della

,,. ~::·

situazione di congruenza in base alla quale definire a loro volta i piani e i sottopiani coerenti e le abilita corrispondenti.

Trattandosi di un processo che tende ad una situazione limite di congruenza nella quaie non esiste alcun rischio, e stato necessario definire delle fasi intermedie.

Si e trattato di prefigurarsi una situazione concreta, definita negli elementi essenziali, come un sistema funzionan­te, anticipandolo nella propria immaginazione. Questa moda­lita non e familiare agli operatori (non solo a loro) perche non fa parte delle abilita connesse con la professionalita attuale.

L'obiettivo di una prima fase e stato identificato in una Unita di Base che possieda una rappresentazione del territorio comprensibile per tutti i gruppi interessati al problema, minima e sufficiente per poter definire un piano di disinqui­namento. Questo obbliga a formulare una situazione obietti­vo per ridurre la nocivita da lavoro in rapporto ad un lasso di tempo ragionevole (3 anni).

Per costruire la rappresentazione necessaria gli operatori hanno usato vantaggiosamente l'ipotesi del sistema informati­ve grezzo.

E' stato possibile costruire in poco tempo una mappa grezza della nocivita da lavoro della zona (relativa alle fabbriche di ogni territori-zona) minima e sufficiente.

Nella costruzione di questa mappa grezza rappresentati­va si e definita una serie di abilita che gli stessi operatori tendono a tradurre in istruzioni per operatori di altre U.d.B.

Teniamo a sottolineare che la mappa grezza rappresenta­tiva, pesata, costruita sulla scorta dell'ipotesi prima ricordata ha rappresentato una prima seria conferma secondo noi dell'ipotesi stessa. Dobbiamo ancora sottolineare che non esiste altra forma di rappresentazione, di mappizzazione (attuale, non possibile) che permetta di leggere la nocivita di un intero territorio-zona in modo altrettanto efficace ed adeguato.

Essa ha valore per qualunque abitante del territorio zona: per un cittadino qualsiasi, per un operaio, per un medico del lavoro, per un magistrato, per un amministratore oltre che ovviamente per l'operatore dell'U.d.B.

125

Per costruire questa mappa ci si e serviti di un altro criterio di gerarchizzazione costituito da una griglia di sei rischi ( da silice, da amianto, da broncoirritanti, da sostanze cancerogene, da rumore, da infortuni). Questi sei rischi fanno parte dei "trenta rischi".

Si e avuto un confronto della rappresentazione del territorio degli operatori dell'U.d.B. (e dei piani coerenti) con quelle dei gruppi fondamentali al fine di realizzare un 'integra­zione dei piani.

I gruppi fondamentali per i quali si e proceduto ad una prima ricerca empirica relativa ai piani so no: gli istruttori nella fabbrica, la magistratura, le istituzioni pubblico-ammini­strative (Regione, Comune, distinguendo fra amministrazione e burocrazia), degli esperti universitari e gli operai. Quando diciamo operai vogltamo dire esperti grezzi, come singoli operai, e/o singoli delegati neUe singole fabbriche, o come rappresentanti nel Comitato di Partecipazione.

11 confronto di modelli fra i diversi gruppi ha avuto tre conseguenze. In primo luogo si e modificato il sistema informative grezzo nel senso che si e ridefinito attraverso alla introduzione di categorie gerarchizzanti (i sei rischi) ..

La seconda conseguenza e rappresentata dal fatto che questi confronti hanno riconfermato 1' esistenza in tutti i soggetti incontrati (in buona parte tecnici) di mappe grezze (relative a territori piu o meno grandi sino alla dimensione regionale) estremamente ricche, rna non formalizzate e forse non formalizzabili compiutamente in mappe tecniche.

La terza conseguenza e stata quella di porre il problema di una ricerca volta a definire i caratteri di un sistema informative predisposto per l'uso di calcolatori. Abbiamo molto succintamente e schematicamente (in termini di immagini e di piano) cercato di descrivere la ricerca interven­to relativa all'U.d.B. che noi consideriamo il primo cristallo di agglomerazione per la definizione e la creazione dell'U.L.S.

Se vogliamo verificare, sempre in modo empirico (questa fase non permette di andare oltre anche per una questione di risorse ), possiamo usare il metodo del confronto fra l'immagi­ne di piano e il piano degli operatori attuale dell'U.d.B. e quelli degli operatori corrispondenti nella situazione prece-

126

1 ~~ \tl

1V:··

..

dente. Indichiamo nella situazione precedente una situazione che e ancora attuale in quasi tutti i servizi similari diversi dall'UdB.

. 11 piano degli operatori nella situazione precedente era attivato da una richiesta di ispezione o da un atto amministra­tivo. 11 piano che definiva il comportamento dello operatore era CfU"atterizzato dalla situazione di congruenza prevista. Possiamo individuare il test fondamentale nella domanda: "la situazione ispezionata e o non e congruente con 1' ordinanza e con la Iegge? " se si "il piano e concluso" se no "segue un atto amministrativo" (ingiunzione, multa ecc ... ).

Per l'operatore dell'U.d.B. il piano di comportamento indi~duale si configura con una ricchezza di test· molto maggiore e ( dato essenziale) e in funzione dell'ambiente reale.

11 piano principale e volto a definire la mappa grezza e il piano di disinquinamento coerente. Questo comporta molti sottopiani per l'individuazione di esperti grezzi ( tecnici e non, operai e non beninteso) passando attraverso a test costituiti dall'esistenza o no dei sei rischi.

L'attivazione in caso affermativo (presenza di almeno uno dei rischi) porta alia definizione di quali reparti a rischio, con quale intensita, per quanti uomini e con quali effetti ecc... sino alia definizione del piano vero e proprio di intervento. .

La compl~ssita del piano che corrisponde al nuovo operatore (quello dell'U.d.B.) ha comportato delle convenzio­ni (della Regione e del Comune) con istituti universitari specializzati nei singoli rischi.

Le rappresentazioni dei tecnici di diverso ordine si sono rivelate costituite di due parti che richiamano le categorie empiriche di conoscenza, coscienza e consapevolezza. In generale (anc~e se non sempre) una grande riccheza di conoscenze, sia di ordine teorieo, sia di ordine concreto relative al territorio. A livello di coscienza, e ravvisabile nel comportamento che solo una minima parte di queste cono­scenze viene utilizzata.

11 divario cosi individuate non e legato sol tanto a ostacoli oggettivi rna a un modello di comportamento definito dalla prassi, residuo di situazioni precedenti e superate.

127

La consapevolezza del modello d'uso e del divario fra questo e i modelli teorici e generalmente assai scarsa.

Abbiamo delineato alcuni aspetti di una ricerca su di una organizzazione dellavoro estremamente complessa.

La difficolta e legata al fatto che si tratta di definire un sottosistema (l'U.d.B.) di un sistema (l'U.L.S.) ancora larga­mente da definire. I dati dell'osservazione, gli stimoli ricavati da questo lavoro sono stati tanti e tali da determinare come problema centrale quello di sistemarli. E' quello che stiamo facendo.

Rapporto paziente-medico di base. Come nascono e vengono manipolate e utilizzate le informazioni sanitarie quotidiane di base?

Nelle situazioni in cui un qualsiasi soggetto, per qualsiasi motivo, incontra un operatore sanitaria (in particolare un medico nel suo ambulatorio) nasce il maggior numero di tali informazioni.

Circoscriviamo il problema a) aile rappresentazioni del soggetto e del medico viste separatamente e in relazione b) all'integrazione del piano del soggetto con quello del medico e c) alia traccia mnemonica che resta dell'incontro.

Abbiamo un soggetto che in rapporto a test estrema­mente diversificati si reca dal medico. A monte di questa fase del piano ci sono beninteso altre fasi. Possiamo genericamen­te dire che il soggetto prima di recarsi dal medico ha utilizzato altri piani legati alla sua esperienza personale o di soggetti che gli sono vicini o talora il piano che comporta l'utilizzazione del farmacista. La rappresentazione della ma­lattia e della salute di questo soggetto e con alta probabilita molto diversa da quella del medico. Con altrettanta probabili­ta si puo dire che essa e data da un coacervo di modelli parziali e disomogenei. La rappresentazione del medico invece appartiene a un insieme di rappresentazioni sufficien­temente omogenee fra di loro.

Alla disomogeneita intragruppo del gruppo pazienti si accompagna una disomogeneita fra i due gruppi.

Se consideriamo le uscite della situazione (rapporto medico-paziente) sappiamo che sono fondamentalmente tre. La prescrizione farmaceutica (e/o dietetica e/o igienica), la

l ·~~1 :

prescrizione di esami ( che presuppone come ulteriore uscita di nuovo la prescrizione farmaceutica) oil ricovero ospedalie­ro. Questo finisce per essere il solo piano integrato dei due soggetti. La definizione di altri piani piu coerenti e fortemen­te disturbata da sottopiani burocratici (per autorizzazioni a ritirare medicinali, ad assentarsi dallavoro ecc.) che occupano molto .del tempo dell'incontro.

La probabilita che la situazione di incontro medicojpa­ziente si configuri in un vero e proprio piano che prevede una serie gerarchizzata di azioni e molto bassa. Diventa spesso una catena di azioni a cui manca la previsione della conclusione del piano.

La memoria dell'incontro che corrisponde ad una siffatta situazione e coerente ad essa. 0 si tratta di una traccia mnemonica nella mente del medico o di appunti che di fatto hanno solo il valore di annotazioni. Il codice di riferimento e quello nosografico rna in realta il codice usato non e mai altro, se non in casi estremamente definiti dal punto di vista diagnostico, che un codice personale. Questo codice e un elemento fondamentale del modello d'uso. Le differenze intragruppo nell'insieme del gruppo dei medici incominciano a delinearsi. Altra parte integrante del comportamento e il piano terapeutico che appartiene ad un modello d 'uso anch'esso squisitamente personale. Abbiamo studiato rico­struendo con le istruzioni al sosia il piano diagnostico e terapeutico di tre medici omogenei fra di loro per eta, per il tipo di preparazione nettamente al di sopra della media e anche perche legati fra di loro da rapporti di lavoro e di amicizia. Abbiamo riscontrato delle notevoli differenze.

Questo significa per noi ( e stiamo proseguendo la ricerca per verificarlo) che il modello d'uso ( corrisponde ai piani piu frequentemente attivati) e l'elemento che permette di diffe­renziare soggetti che ad un approccio diverso possono apparire simili.

Il modello teorico che ancora impronta il modello d'uso del medico e nato in una situazione caratterizzata da malattie acute, gravi e monofattoriali che favorivano la definizione di un vero e proprio piano da parte del medico, un'integrazione del piano del paziente ed una memorizzazione coerente. In

genere la malattia era un periodo compiuto corrispondente ad un lasso di tempo relativamente breve fra due situazioni di non malattia. Possiamo dire che esisteva un'unita di tempo, di luogo e di azione che permetteva un piano di lavoro del tipo "per obiettivi". .

Le malattie che prevalgono oggi come causa di incontro ambulatoriale medico-paziente sono malattie plurifattoriali con un riferimento temporale molto piu lungo, discontinue e con una gravita mino~e o meglio con un tasso di ingravescen­za minore. L'unita di tempo, di luogo e di azione si e perduta.

In una prospettiva di prevenzione il problema della definizione e della integrazione dei piani medico-paziente e quello della memorizzazione diventano sempre piu importan­ti. Questi elementi ed altri che non e possibile illustrare ci hanno indotto a definire un codice di classificazione e di memorizzazione compatibile con la rappresentazione "in comune" (i trenta rischi). 11 presupposto e il seguente. 11 codice dei trenta rjschi e il nucleo centrale di aggregazione delle esperienze degli uomini del territorio. Esso puo permet­tere non solo una comunicazione efficace dei non medici fra di loro rna anche quella dei non medici con i medici.

Per realizzare questo e necessaria soddisfare una condi­zione: che anche la rappresentazione medica sia coerente con questa rappresentazione "in comune".

La proposta deriva dal recupero dell'esperienza di medici mutualisti e dai risultati di ricerche fatte da noi e verificate per un periodo abbastanza lungo su un numero ristretto di altri medici. La proposta consiste nell'avere come conclusione della situazione medico-paziente (a ulteriore conclusione e integrazione delle uscite usuali) un giudizio di sintesi codificato. Questo giudizio di sintesi globale e costrui­to su giudizi relativi a: quali elementi ereditari fanno sospettare una probabilita maggiore di quella causale di avere dei danni? quali probabilita esistono in rapporto alle attivita lavorative di avere dei danni? quali probabilita ci sono in rapporto a malattie pregresse e{o attuali di avere dei danni? Le classi del codice definiscono il rischio di alterazioni delle funzioni fondamentali: respiratoria, epatica, renale, cardiova­scolare, disturbi emozionali, uditiva, visiva, osteoarticolare,

W4M!f;~~{' :t\f' .,J\:1':.1

stati precancerosi. E si definisce cosi la risposta complessiva (il rischio globale) attraverso alia domanda: quali sono le probabilita complessive, derivate dai singoli giudizi, di danno alle funzioni?

Riconducendo il codice del medico alia valutazione delle funzioni fondamentali si puo tentare di chiudere il cerchio del nostro ragionamento. 11 codice nosografico e discontinuo. Se passiamo ad un codice di alterazione delle funzioni ( codice continuo) possiamo ricreare una continuita nella rappresenta­zione della valutazione del danno sia nel medico che nel paziente. Infatti nella rappresentazione grezza relativa all'in­voluzione che accompagna l'invecchiamento e presente la riduzione delle funzioni. Un codice basato sulle funzioni e coerente con il modello grezzo. Questa compatibilita puo rappresentare il piu valido supporto di una educazione sanitaria che potenzia la validita del modello grezzo. Puo anche agevolare la riappropriazione, puo anche, e non e del tutto privo di importanza, frenare le distorsioni di un eccessivo tecnicismo o macchinismo. E' una pura illusione che un tracciato di qualsiasi tipo possa sostituire il giudizio derivato da un'elaborazione estremamente complessa di un medico preparato posto nelle condizioni ottimali. Dire: "ho fatto l'elettrocardiogramma, il fonocardiogramma, il T.A.C. quindi posso stare tranquillo ... " e il risultato di un metamo­dello ascientifico. Esso ha come prodotto ulteriore la svalutazione gravissima della capacita potenziale efo attuale del medico tout court e del rapporto ottimale tra medico di base e paziente. 11 rapporto ottimale medico-paziente e dato dall'integrazione dei piani dell'uno e dell'altro in una prospet­tiva di tempi lunghi ed in una prospettiva epidemiologica. Questa integrazione e resa possibile solo se e soddisfatta la condizione che Ja rappresentazione della salute e della malat­tia sia nei due soggetti compatibile, abbia cioe gli elementi fondamentali "in comune". L'integrazione dei due piani e

. una prospettiva ed e anche un processo che presuppone delle ricerche rigorose e puntuali anche dello psicologo dellavoro.

La memorizzazione fondamentale per chi voglia definire un sistema informative non grezzo deve essere coerente con questa prospettiva.

Un sistema informativo, predisposto per calcolatori, capace di rappresentare in modo adeguato, coerente e comprensibile per gli uomini del territorio la situazione in termini di costi-risultati perche sia possibile la gerarchizza­zione, la scelta e quindi un piano, esige la soluzione dei problemi prima ricordati.

Noi abbiamo cercato di delineare quanto sulla scorta della nostra esperienza si possa fare o meglio come si possa tentare di farlo.

L'asilo nido. Oggetto della ricerca: l'organizzazione del lavoro negli asili nido e l'operatore fondamentale dell'asilo nido: la puericultrice, o monitrice, o tata che dir si voglia. Nell'ambito del disegno politico dell'U.L.S. esiste una doman­da di un cambiamento rilevante. Questo fatto e legato all'esplosione di un ·interesse di tipo politico, scientifico e sociale, relativo ai problemi, e all'importanza dei problemi, della prima infanzia. Da esso deriva una domanda di formazione che ha due aspetti: formare alle nuove esigenze le puePicultrici gia in attivita e formare un numero rilevante di nuove puericultrici.

E' cambiato, per la puericultrice, il modo di rappresen­tarsi la propria mansione e quindi il tipo di formazione necessaria. Prima la tata si rappresentava la propria mansione come rapporto con il singolo bambino, come rapporto con la direzione (gestione) dell'asilo, con il pediatra (rapporto parzialmente mediato dalla gestione ). Adesso la questione si pone come rapporto (oltre a quelli precedenti) con diversi modelli specialistici, come contatto periodico e diretto con pediatra, psicologo, pedagogista e, meno frequente, con altri: logoterapista, fisioterapista, esperto di psicomotricita, ecc.

Alla situazione precedente corrispondeva una formazio­ne che presupponeva una tata dotata per natura della capacita di saper trattare con i bambini, per la quale era necessaria soltanto un'informazione di ordine sanitario, pratico e coerente.

Attualmente la formazione tende a investire tutti i problemi coinvolti nella problematica di moda, senza tentare alcuna gerarchizzazione: l'alimentazione, la socializzazione, la crescita, il complesso di Edipo, la gravidanza, il ruolo della

132

l ' '

' '

'

" '.(f;;~ ~,..,,

~~;'/:.

famiglia, il ruolo dell'asilo, l'emancipazione femminile, la dinamica di gruppo, le motivazioni, la riabilitazione, ecc. Si crea in questo modo uno scarto crescente fra numero delle informazioni trasmesse alle puericultrici e capacita di control­lo delle informazioni, quindi aumenta la probabilita di produrre il tipo piu negativo di monitrice: quello della tata insi­cura, cpe e l'aspetto speculare della tata che non ha nessuna in­formazione, nessun sistema di verifica, ma si sente sicura.

Qual e la competenza coerente al disegno politico? Non e la competenza all'interno di un modello para-familiare, ne di un modello para-scolastico, non e neppure la competenza all'interno di un modello para-sanitario. Sicuramente ancora non e una competenza pseudo-pediatrica, pseudo-psicologica o pesudo-pedagogica

E' stata impostata una ricerca, per definire questa competenza, basata su un'ipotesi relativa all'organizzazione del lavoro dell'asilo nido e al valore dell'esperienza delle puericultrici. E' stata raccolta l'esperienza di dodici puericul­trici, scelte per la loro anzianita di lavoro e la loro capacita riconosciuta, utilizzando la tecnica delle istruzioni al sosia.

L'ipotesi che sta alla base dellavoro e che l'organizzazio­ne dell'asilo sia la risultante di una pluralita di modelli di intervento, non sempre coerenti. Si individuano in particolare il modello dei genitori, il modello degli amministratori, i modelli degli specialisti, pediatra, psicologo, pedagogista.

Questi modelli in parte tendono ad un intervento diretto sull'asilo o sul bambino, in parte si traducono in istruzioni per la tata, in parte costituiscono un potenziale di formazione e di informazione che, per essere esplicitato in modo corretto, presuppone una domanda da parte delle tate.

L'esperienza delle tate e quindi caratterizzata come esperienza di up gruppo di esecutori che non porta all'interno dell'asilo un proprio modello teorico autonomo, ma riceve dagli altri gruppi delle istruzioni, talora implicite, talora esplicite, spesso contraddittorie.

Va precisato che, quando parliamo di esperienza delle tate, non intendiamo dire che una qualsiasi esperienza di ima qualsiasi tata abbia di per se una validita pari o superiore a quella dell'esperto, dello specialista.

133

Intendiamo dire che le tate si trovano, all'interno dell'asilo nido, nella condizione di fare il massimo di esperienza rispetto al riconoscimento che esiste una pluralita di modelli di intervento, rispetto al riconoscimento delle contraddizioni tra questi modelli e rispetto alla formazione di un modello d'uso costruito anche attraverso la riappropriazio­ne e l'integrazione dei modelli degli altri gruppi.

Questa esperienza non e scritta da nessuna parte e pertanto interessa raccoglierla, sistemarla e renderla trasmissi­bile. La trasmissione non puo avvenire cercando genericamen­te di raccogliere l'esperienza delle tate, rna solo recuperando nel suo insieme il comportamento reale, concreto di alcune tate, cosi come e strutturato in termini di piani.

La tecnica che abbiamo usato per raggiungere questa obiettivo e stata quella di scegliere in primo luogo delle tate che fossero considerate delle brave tate e di chiedere loro come · direbbero di comportarsi a delle altre tate che le dovessero sostituire.

Si tratta in altre parole di chiedere, a queste tate capaci, di formulare delle istruzioni concrete per un'altra tata, non di teorizzare sui bambini difficili o sui problemi dell'alimenta­zione o dell'educazione sessuale come se fossero collocate nella funzione del pediatra o dello psicologo.

Le prime istruzioni al sosia raccolte hanno dato una descrizione dettagliata del comportamento delle tate intervi­state, una tipologia dei bambini, dei genitori, una descrizione del rapporto di queste tate con il pediatra, della loro

· difficolta a stabilire un rapporto soddisfacente con lo psicologo. Non hanno dato in modo esplicito gli elementi di riferimento su cui la tata costruisce la propria esperienza rna hanno permesso di individuarli.

11 piano in base al quale e stata raccolta l'esperienza delle educatrici, tentando di far emergere non i dettagli, non le singole soluzioni, rna il piano di comportamento, e dato dall'incrocio della sequenza della giornata con tre test fondamentali.

.Un primo test, il primo controllo che verifica, all'inizio di ogni giornata, la congruenza tra la situazione e il piano previsto, in termini di distribuzione del tempo e delle attivita,

e il seguente: ogni bambino e uguale a ieri? Questa comporta l'attuazione di una serie di sotto-test e di interventi coerenti, nel caso di una risposta negativa. 11 risultato di questi interventi e comunque quello di ripristinare la congruenza, anche attraverso il richiamo allo specialista per confermare la necessita di un allontanamento temporaneo del bambino in cui e stato individuato un elemento di anormalita.

Un secondo test su cui la tata costruisce la propria esperienza e legato al fatto di seguire un gruppo piu o meno numeroso di bambini e di ripetere, e quindi di verificare attraverso gli anni la propria esperienza, sempre sulla stessa fascia di eta.

Questo secondo test e formalizzato nella domanda: questa bambino e uguale agli altri?

Un ultimo test e dato dalla domanda: questa bambino cambia nel modo previsto?

In altre parole, l'osservazione chela tata compie su ogni bambino e guidata dalla previsione che ci sia un comporta­mento che ha una continuita nel tempo; che esista una gamma di normalita al di la delle differenze tra bambino e bambino; che sia prevedibile e sia necessaria prevedere le tappe di sviluppo di ogni bambino avendo come riferimento una sequenza verificata.

Si puo pensare che, all'interno dei diversi momenti in cui si articola la giornata di lavoro della tata (l'ingresso dei bambini, il cambia, il gioco in tutte le sue espressioni, la pulizia dei bambini, il pasto, il sonno, il ritomo a casa), le tre domande prima individuate siano alla base di test specifici, relativi alle diverse attivita, che tendono a verificare la gamma di normalita dei comportamenti ed a individuare i momenti e le modalita di intervento indispensabili.

Un dato interessante che risulta dalla ricerca cui prima si e fatto riferimento: il tipo di struttura, cioe l'ONMI, non ha deformato l'esperienza, non ha impedito che essa si definisse come mappa grezza, cosi come la intendiamo, cioe ricca di elementi autonomi capaci di produrre un comportamento che regge anche alla luce delle nuove esigenze. Questa ·non stupisce, anzi conferma quello che avviene nella fabbrica.

Un altro dato interessante puo essere rappresentato

dall'aver identificato, sulla base dell'ipotesi e delle tecniche riferite, la competenza della puericultrice non in una generica definizione di un ruolo, piu o meno ricco di aggettivazioni, ma in un elemento non specialistico, cioe nella capacita di strutturare e di gerarchizzare una serie di elementi in un piano di conoscenza derivato dai modelli specialistici, multi­modali fra di loro.

Tanto piu il piano e ricco di sottopiani e di test per la verifica, tanto piu cresce la competenza delle puericultrice. Questo arricchimento e in funzione della sua capacita di fare esperienza, cioe di utilizzare i modelli specialistici, i piani degli specialisti, integrandoli nel proprio piano.

136

8. CONCLUSION!

Questo libro, come ho detto all'inizio, e frutto di un lungo lavoro e di una situazione emergente. Rappresenta il mezzo per avere delle risposte da parte di chi appartiene alia comunita scientifica degli psicologi. Con un altro linguaggio e insieme ad altri non psicologi ho cercato di descrivere in un'altra pubblicazione lo stesso intervento-ricerca e le ipotesi su cui si basa per avere delle risposte anche dai non psicologi.

Le risposte degli uni e degli altri sono le forme di validazione consensuale necessarie per valutare se le prospetti­ve per la psicologia del lavoro proposte in questa ricerca hanno un senso.

La conclusione a cui sinora siamo giunti e che gli uomini del territorio possiedono delle mappe grezze relative ai problemi della salute e della malattia ricche di materiale interessante, potenzialmente adeguato rispetto alla realizza­zione del disegno politico.

Nello stesso tempo dobbiamo dire che esiste in tutti i soggetti una netta resistenza ad "esibire" questa mappa grezza, ad accettarne l'esistenza e ad accettare l'esistenza del sistema informativo grezzo e dell'esperto grezzo come qualco­sa di valido.

E' come se ognuno fosse convinto che da qualche parte esiste qualcosa e/o qualcuno che conosce nel modo corretto o che sa come si puo fare per conoscere in modo corretto. Questo comportamento e mal definibile ma sembra caratte­rizzato essenzialmente da un rimandare altrove o ad altri o a

137

qualcosa di diverso la soluzione del problema. Questo comportamento coesiste con un atteggiamento critico, non problematico, che non ammette obiezioni, quale ci si aspetterebbe da chi non rimanda la soluzione perche la conosce.

La situazione apparentemente contraddittoria sembra consistere nel fatto che il soggetto, ogni soggetto, pare convinto di essere certo della validita di una soluzione: quella di affidare alla scienza, agli scienziati veri, quelli che sanno, che "non possono non sapere", il problema. Ma questa scienza, questi scienziati non sono quelli che si conoscono. Stanno da un'altra parte.

Ci siamo chiesti se questo vale solo per gli uomini del territorio quartiere con cui abbiamo lavorato e lavoriamo o se non vale anche, ad. esempio, per la comunita scientifica, anche per noi.

Ponendoci questo quesito ci siamo ricordati della scoperta di Moscovici e di altri, cioe di aver usato per anni dei modelli per poi scoprire che questi modelli non sono del tutto adeguati e compatibili per studiare la situazione in cui si e vissuti per tutta la vita.

Ci siamo ricordati di Seve che sottolinea 1' enorme accumulo di esperienza a livello dei quadri di partito, dei militanti, rna paradossalmente non riconosce un'esperienza analoga agli operai.

Ci siamo chiesti quante volte, nella scelta di una tematica, di una metodologia, di una tecnica per una ricerca non abbiamo fatto l'operazione di validazione, ricercando nella nostra mente o nella letteratura la compatibilita del . tema, del metodo con il modello scientifico dominante, identificandolo possibilmente con un modello scientifico lontano, magari soprattutto americano.

Per un ricercatore e difficile oggi dire, se vuol farsi ascoltare, qualcosa che non sia validato da una comunita scientifica.

Allora si puo anche scrivere in un lavoro scientifico che la doratura dei campi di grano ha un significato diverso per un contadino (cioe che il grano e maturo) da quello che ha per un cittadino (Robinson, 1973) o che un abitante di una

138

piccola citta si trova poco a suo agio in una grande citta (Gould, 1973). Oppure si puo portare ad esempio della scarsa influenza dell'ambiente sull'uomo il fatto che una tribu aramaica errante ha rivelato al mondo delle verita che hanno influenzato profondamente la storia (Milgram, 1973). Oppure fare una ricerca sulle residenze preferenziali fra studenti universitari di diversi Paesi europei e concludere con la scopei:ta che questi preferiscono i Paesi occidentali a quelli dell'Est europeo e in particolare pochi sceglierebbero come residenza !'Albania (Gould, 1973).

Ci sembra implicito in tutto questo un atteggiamento simile a quello per cui gli abitanti del quartiere rimandano a qualcosa di altro, di veramente scientifico la soluzione dei loro problemi. L'esperienza dei "non scienziati" non ha valore e viceversa.

Significativo di questo atteggiamento e secondo noi quello di Chomsky il quale scrive: "Allo stato attuale delle nostre conoscenze dobbiamo attribuire una schiacciante influenza sul comportamento reale a dei fattori mal definiti quali l'attenzione, l'atteggiamento, la volonta, il capriccio."

Le posizioni che Chomsky ha saputo assumere di fronte ai problemi mondiali sembrano contrastare con queste sue parole.

Si puo ipotizzare che, anche per lui, la mappa grezza che lo guida neUe sue prese di posizione, nel suo comportamento al di fuori della ricerca, rappresenti qualcosa di personale, di non valido dal punto di vista scientifico.

La resistenza ad "esibire" la propria mappa grezza dandole il valore di qualcosa di significativo per risolvere i problemi degli uomini non e quindi solo degli uomini del territorio quartiere. A monte di questo esiste un metamodello culturale in senso lato che puo essere letto in chiave di culture egemoni e di modelli egemonici, fra cui quello della scienza come qualcosa di separato nettamente dall'esperienza.

Quanto abbiamo detto non serve a noi se non per sottolineare, per cercare di capire quello che ci determina. La coscienza di quello che ci determina rende evidenti i limiti della nostra liberta nel ricercare e nell'individuare delle soluzioni, anche per il problema ambiente-quartiere.

139

Siamo convinti, a conclusione di quanto abbiamo detto, che la ricerca nella fabbrica come nel quartiere si possa fare anche al di fuori del laboratorio come ricerca inserita in un tentative di cambiamento. Non e una scoperta originale. "Siamo convinti che la fonte piu importante dei piani nuovi siano i vecchi. Noi li cambiamo un po' ogni volta che li usiamo, ma fondamentalmente sono sempre gli stessi ve.cchi piani con delle variazioni minime. A volte si possono mutuare dei nuovi piani da qualcun altro. Non succede pero spesso che sene creino di completamente nuovi" (Miller, 1960).

Noi abbiamo utilizzato i primi modelli di lettura di Taylor e anche quelli di Mayo, ci siamo proposti di fare qualcosa di simile a quello che Lewin definiva "action research". Per leggere l'uomo, il suo comportamento, ci fondiamo essenzialmente sul comportamento soggettivo. Non nascondiamo di far riferimento a Boulding e a Bassin e a tanti altri.

Quello che c'e in piu pensiamo di averlo imparato da Gramsci. Ma a partfre da tutti questi modelli teorici abbiamo cercato di imparare a conoscere l'ambiente leggendolo attra­verso gli uomini, in particolare attraverso quelli che si ingegnano per necessita, ma non solo per quello, a modificar­lo.

Per questo riconosciamo il valore della nostra mappa grezza e le possibilita che essa offre trasmettendo agli altri la consapevolezza del valore della loro mappa grezza per esplorare l'ambiente, l'ambiente territorio-quartiere come

·rambiente-fabbrica. Questa collocazione solleva molti problemi. 11 primo e

l'insieme di elementi che secondo Ittelson deve caratterizzare qualsiasi ricerca ambientale. n secondo e la deformazione dovuta agli osservatori. Dalla nostra angolazione l'unica soluzione possibile e quella opposta a quanto Wohlwill e Kohn (1973) propongono. I giudici della ricerca-intervento non devono essere imparziali. Devono essere quello che ognuno di noi e, parziale, come le proprie mappe, deformate, schematizzate, distorte. Con i loro· bisogni indotti e non, gli uomini del territorio-quartiere hanno la funzione di giudici che validano consensualmente, in modo positivo o negativo,

140

la ricerca-intervento e tutte le proposte, gli strumenti, gli obiettivi del progetto. A chi organizza il progetto e la ricerca resta il diritto di non accettare il giudizio. Anche se secondo noi non esiste altro modo di validare una ricerca di questo tipo.

141

9. APPENDICE

Descrizione dell'iter legislativo. La base legislativa di partenza della riforrna sanitaria e l'articolo della Costituzione Italiana che recita: "La Repubblica tutela la salute come fondarnentale diritto dell'individuo e interesse della colletti­vita, e garantisce cure gratuite agli indigentL Nessuno puo essere obbligato ad un determinate trattarnento sanitaria se non per disposizioni di legge. La Iegge non puo in nessun caso violare i lirniti irnposti dal rispetto della persona umaria".

I principi fondarnentali di un diverso concetto di sanita: salute come bene sovraindividuale, della collettivita, quindi uguale per tutti e rispetto della persona urnana, sono come si vede gia contenuti in queste brevi righe formulate piu di 30 anni fa. L'istituzione del servizio sanitaria nazionale che irnplica il carnbiarnento dell'ordinarnento sanitaria e del dicernbre 1978. Sarebbe pero riduttivo esarninare questo divario di tempo come un lungo periodo di non applicazione del dettato costituzionale. Se questo e vero, e lo e, in rapporto alia volonta e capacita politica dei vari governi di questi trent'anni, non si puo dire altrettanto a livello delle organizzazioni forrnali e inform ali della dernocrazia ( dalle organizzazioni sindacali ai consigli di fabbrica, ai consigli di quartiere spon tanei, a gruppi isolati di persone) che in questi anni hanno portato avanti esperienze che hanno reso estrerna­rnente piu corposa e credibile Ia realizzazione dell'articolo costituzionale.

L'arricchirnento e evidente anche se analizziarno l'iter

142

delle leggi che si sono succedute a ritrno sernpre piu serrato, a partire dal 1970, e non e casuale che sia a partire da questa data.

Questo iter legislative si dipana su due grandi filoni: uno di decentrarnento dei poteri dello Stato, l'altro, quello piu strettarnente sanitaria, assistenziale e contributive.

11. prirno filone si avvia (anche questo aveva le sue basi nella costituzione (art. 115-117-118) nel1970 con l'istituzio­ne delle Regioni. Con questa Iegge vengono forrnalrnente insediati i governi regionali, i consigli regionali.

Con successivi decreti presidenziali n. 4 e 9 del 1972 e con la Iegge n. 382 del 197 5 e con i decreti attuativi 616-617-618 del 1977, inizia il trasferirnento delle funzioni dello Stato aile Regioni, e dalle Regioni ai Cornuni.

Cioe nell'arco di sette anni si e attuato il processo di decentrarnento dei poteri degli organi centrali dello stato a quelli periferici delle Regioni e dei Cornuni. Questo nuovo assetto non e un rnero artificio legislative rna potenzialrnente e la base stessa di una dernocratizzazione reale delle istituzio­ni. In questo modo viene sottratto, alia struttura sanitaria centralizzata, il potere di operare in termini di rnedie nazionali cancellando le specificita, le esperienze delle varie cornunita regionali, al di fuori di qualsiasi possibilita di controllo e verifica sull'operativita quantitativa e qualitativa dell'istituzione stessa.

Nel 1976 la legge nurnero 8 appone un altro tassello alla possibilita di partecipare al governo delle cornunita locali e al controllo della gestione della cosa pubblica da parte della popolazione, forrnalizzando i "Consigli di quartiere".

Man rnano che venivano emanate le leggi nazionali, le Regioni e i Cornuni delineavano le rnodalita di applicazione delle stesse secondo le necessita locali e sulla base delle sollecitazioni delle organizzazioni dernocratiche delle Regioni e dei Cornuni stessi. A partire dal 197 5 Ia Regione Pie monte attuava una irnportante Iegge: "Ia zonizzazione" cioe Ia suddivisione del territorio in 76 Unita locali dei servizi, delirnitava cioe i "contenitori" dell'ulteriore decentrarnento dei poteri. II Cornune di Torino deliberava la suddivisione del proprio territorio in 23 U.L.S. cioe "contenitori" corrispon-

143

denti ai suoi 23 quartieri. I confini di questi territori, in particolare per Torino, hanno rispettato quello che rimaneva dei confini storici dei borghi e dei successivi comitati di quartiere spontanei.

L'assetto che questo lavorio legislativo nazionale, regio­nale e comunale ha determinato puo essere cosi riassunto. Dalla base al vertice: govemi dell'U.L.S., Comuni, Province, Regioni, Govemo centrale. Il govemo e quindi ripartito in vari livelli gerarchici di cui per la realta torinese il Consiglio di circoscrizione che controlla l'U.L.S. e l'unita elementare.

L'altro filone legislativo, quello sanitaria, rappresenta uno dei contenuti che deve andare a riempire i "contenitori" cioe le U.L.S. Uno dei contenuti e, senz'altro, il piu importante sia per il valore politico che riveste sia per l'impegno economico. Il primo atto di questo filone e stata la legge del 1974 peril passaggio dell'assistenza ospedaliera alle Regioni, quindi la legge di scioglimento delle mutue (del 1977), in campo. nazionale. Successivamente la Regione Piemonte fissava con la Iegge regionale n. 39 del1977 i criteri di programmazione dei contenuti per le U.L.S. e cioe la riorganizzazione dei servizi sanitari e assistenziali sul proprio territorio.

Il Comune di Torino ha approntato le delibere di attuazione di tale riorganizzazione proponendole ai Consigli di quartiere per eventuali adeguamenti. lnfine abbiamo la legge che istituisce il servizio sanitario nazionale (del dicem­bre 1978).

A questo punto emergono due considerazioni. La prima e che il compito dei legislatori e finito, la seconda che esaminando tutto l'iter legislativo si ha l'impressione di una ripetizione burocratica di atti, quasi sproporzionata in rap­porto della semplicita incisiva dell'articolo costituzionale.

Ad entrambe le considerazioni si puo rispondere negati­vamente. Esattamente come e avvenuto per l'articolo costitu­zionale anche per le successive leggi si apre adesso la fase di attuazione e verifica cioe la fase in cui, nel confronto con gli uomini, le cose e i problemi reali, si misurera l'adeguatezza dei principi e delle norme fissate negli articoli di legge. Si apre quindi una nuova fase dialettica di arricchimento tra leggi ed

~:'

esperienza reale. Tale dialettica va di pari passo con la questione implicita nella seconda considerazione.

Quello che appare di primo acchito un iter burocratico complesso e tortuoso altro non e che il processo di adeguamento dei principi generali alla realta e alla specificita delle situazioni reali dei govemi locali.

Esiste equilibria tra questa legislazione e il comporta­mento ·in termini di partecipazione della popolazione sempre piu coinvolta ( e chiamata a coinvolgersi) nella gestione della cosa pubblica? La risposta e estremamente complessa. Da una parte, rispetto alia situazione in cui e stato fonnulato l'articolo costituzionale, indubbiamente la capacita e la volonta di partecipare sono cresciute, dall'altra in rapporto alla situazione nuova che si configura tali capacita e volonta rischiano di essere inficiate dall'enormita di conoscenze richieste in rapporto alla poverta degli strumenti conoscitivi messi a disposizione. Ma proprio questo sara uno degli elementi fondamentali della dialettica tra leggi e situazioni reali. Ovverossia il processo che si avvia ha come suo fondamentale momento la messa a punto di momenti formativi e informativi che permettano realmente di govema­re e partecipare. Questi momenti non sono a senso unico dal govemo e dai legislatori alia popolazione, rna sono di andata e ritomo e quindi di reciproca formazione: sia della popolazio­ne sia dellegislatore efo amministratore.

E questa considerazione ci rinvia alle leggi, in particolare alla legge sul "Servizio sanitaria nazionale" che gia contiene elementi di indicazione in questo senso, rna sono elementi che dovranno essere arricchiti proprio nel · processo di attuazione e di apprendimento che l'applicazione della legge comporta. La delibera del Comune di Torino sulla sperimen­tazione ULS, d_elinea in modo piu preciso strumenti, metodo e riferimenti comuni che permettono la dialettizzazione del rapporto popolazione-amministrazione, leggi-operativita reale per arrivare ad una soluzione che rappresenti un reale cambiamento ed un cambiamento che sia una soluzione reale.

Con l'entrata in vigore della riforma sanitaria (e delle altre leggi nazionali): 1) vengono unificate in un servizio nazionale le strutture dell'assistenza sanitaria e le varie loro

1

i ~ l

funzioni; 2) il governo arnministrativo e politico (rispetto aile scelte) delle maggior parte di queste strutture viene decentra­to a vari livelli sui territorio nazionale. Per le "strutture di assistenza sanitaria" il carnbiamento previsto e abbastanza radical e.

Per quello che riguarda la gente che usa l'assistenza, la scomparsa delle mutue e la riunificazione del servizio non porta carnbiamenti nell'iter malato-sintomo-medico-esarni, ecc.

II carnbiamento consiste nel fatto che: 1) chi non aveva l'assistenza ora ce l'ha; 2) i tipi di prestazioni delle mutue vengono unificati.

Con le leggi regionali e le delibere comunali si crea per gli amministratori la possibilita di fare piani di zona legati alla realta territoriale. Per le popolazioni si determina la possibili­ta di affrontare alcuni rischi in modo diverso rispetto all'iter usuale e di utilizzare in sensa preventivo e partecipativo alcune leggi nazionali (Iegge per la tutela delle lavoratrici madri, scioglimentO degli ospedali psichiatrici, tossico-dipen­denze). Rispetto ai rischi relativi all'eta fertile, alia pediatria, all'eta lavorativa, ai rischi psichiatrici, esistono ( oltre a11e leggi) consultori e servizi che possono essere un punta di riferimento per la prevenzione, la formazione, l'azione sul territorio.

Si rende inoltre possibile che ogni gruppo di cittadini del territorio, attraverso gli organi di governo della ULS possa incidere nella costruzione dei programmi di zona.

L 'Unita di base per la tutela della salute dei lavoratori (U.d.B.). Gli elementi che caratterizzano il modo con cui il movimento operaio organizzato nella fabbrica affronta i

- problemi relativi alia salute sul luogo di lavoro sono i seguenti: 1) La scelta di priorita di intervento: cioe l'individuazione

in una situazione concreta di che cosa si vuole concreta­mente carnbiare, per quali e per quante persone, nspetto a quale rischio, con quali strumenti, in quanta tempo, in una dimensione non individuale ma collettiva.

2) La definizione di un modello coerente con le letture che f~o i gruppi operai della situazione del propno

~

;t

ambiente di lavoro rispetto alia salute: questa modello ( { l 0

consiste nei criteri di scelta dei rischi (piu gravi ejo frequenti e prevenibili), quindi nella stesura di una gy-iglia di rischi propritari e nella definizione dei fattori che li favoriscono.

3) II metoda di individuazione e quantificazione dei rischi: '{ ~ 11

si tratta del metoda della mappa grezza dei rischi che, ~ partendo dall'esperienza degli operai di una fabbrica, definisce la presenza o meno di un rischio, valuta l'entita della stesso, individua i gruppi piu esposti.

4) II metoda con cui vengono scelte le priorita: cioe quell//. o Qrocesso di validazione consensuale che permette l'ela­borazione di una strategia in sede sindacale.

5) La trasformazione della strategia elaborata in un piano che permette di essere controllato e verificato nell'otte­nimento degli obiettivi. Alla base di questi elementi stanno costantemente due

caratteristiche di fondo: 1) la coscienza del ruolo centrale che ha in ogni proposta di carnbiarnento l'esperienza accumulata I da gruppi di operai; 2) la definizione delle strategie nei ) o

termini W ofnettivi d1rett1 a::r carnb1amentq di quei fattori che forniscono il rischio individuato.

La richiesta delle organizzazioni sindacali all 'Ente locale e stata quella di un servizio coerente con questa modello; cioe il sindacato non ha richiesto un nuovo servizio che erogasse assistenza o salute rispetto all'arnbiente di lavoro ma un servizio che rendesse possibile (fornendo l'apporto tecnico­scientifico) lo sviluppo della salute nell'ambiente di lavoro a partire dalle caratteristiche sopraddette.

Questa richiesta e stata recepita con l'istituzione delle Unita di base per la tutela della salute nei luoghi di lavoro.

LeU. di B. svolgono illoro lavoro in stretto rapporto con la struttura sindacale nella fabbrica, coni gruppi operai omoge­nei, fornendo innanzitutto la memoria del carnbiamento rispet­to ai rischi di lavoro neUe fabbriche. L'utilizzo del modello ope­raio prima esposto e garantito dal metoda di lavoro delle U.d.B. (griglie dei rischi, mappe di rischio, piani di interv£mto coerenti) e dalla presenza del comitato di partecipazione, di nomina sindacale, che affianca l'U.d.B. nel suo lavoro.

(( Lo svolgimentq dei piani di riduzione dei rischi della

U.d.B. richjede l'utmzw di tecniche di controllo sull'uomo e sull'ambiente. Per questo motivo la Regione Piemonte e il Comune di Torino si sono convenzionati con istituti universi-tari.

Ci si e quindi messi in condizione di rendere confronta­bili su obiettivi precisi, il modello operaio e i modelli tecnici esistenti. Si tratta quindi di un confronto di modelli che a partire dai modelli piu precisamente codificati ( quello opera­io sinteticamente descritto, quello tecnico tradizionale della medicina del lavoro) si articola in una serie di ramificazioni che contengono modelli ancora leggermente diversi, o inter­medi tra l'uno e l'altro (quello degli operatori dell'U.d.B.) o di a}tro tipo (come possono essere presenti nei singoli operai di un gruppo omogeneo ). Cio che e in grado di garantire il confronto di modelli diversi e da una parte il riferimento alia fabbrica, letta secondo mappe di rischio e gruppi a piu alto rischio. Dall'altra il funzionamento di un servizio che escludendo la delega torna costantemente sull'oggetto di partenza ( quel reparto, con quel rischio, con quei fat tori che lo favoriscono) ed e in grado costantemente di valutare cosa e quanto e cambiato, se l'obiettivo e raggiunto e va quindi abbandonato o se e necessaria ritornarvi sopra fino al raggiungimento.

Sintesi del progetto S. Donato (quartiere n. 6). 11 progetto vuol essere una sperimentazione "di massa" con

. l'obiettivo di costruire un piano partecipato di intervento che sia in grado di produrre salute, intesa come benessere psico-fisico, nella popolazione di una determinata zona.

Nella realizzazione del progetto il nostro modello di riferimento e quello con il quale la classe operaia organizza e affronta il problema della nocivita nei luoghi di lavoro. None scelta ideologica rna essenzialmente scientifica nel metodo e nei suoi momenti operativi. Questa scelta si basa su una considerazione: non c'e nessun'altra forza o grupoo che abbia

ll in questi anni maturato tanta esperienza sulla salvaguardia della· salute come la classe operaia, esperienza che e riuscita concretamente a creare un modello preventivo adeguato e quindi, sempre molto concretamente, a produrre salute.

148

~

:t Si tratta di una metodologia relativa alla lotta per la

salvaguardia della salute nell'ambiente di lavora trasferibile nel resto del territorio in quanto non e possibile ( o meglio sarebbe falso) definire una linea di demarcazione netta tra {/ ambiente di lavoro e ambiente di vita extra lavorativo, sia perche eSlste una cornspondenza tra organizzazione della fabbrica e organizzazione del territorio, sia perche illavorato­re che passa otto ore nella fabbrica e sedici nel territorio e lo stesso e non puo affrontare il problema della salute in due modi diversi.

E' opportuno esplicitare quali sono le caratteristiche di questa metodologia e in cosa differiscono da un approccio tradizionale al problema della salute: 1) la salute viene affrontata in modo sovraindividuale: non una persona con dei sintomi, con una malattia che deve essere curata con un dato farmaco, rna un gruppo che attraverso l'esperienza scopre nell'omogeneita della propria condizione la causa del malessere comune e quindi e in grado di ipotizzare delle soluzioni. 2) Questa esperienza richiede la partecipazione di tutti i soggetti, non solo nell'individuazione del danno e del rischio rna anche nella scelta delle priorita legata alle effettive possibilita; tutti 1 soggetti coinvolti riescono a leggere nello stesso modo lo stato di salute della collettivita e a fare delle scelte di priorita funzionali a un miglioramento della salute della collettivita stessa . 3) Operando cosi nel preparare un piano di bonifica non si approda ad un elenco indifferenziato di bisogni rna ad obiettivi concreti, precisi, raggiungibili rispetto a gruppi concreti di uomini scelti in modo definito. 4) La scelta delle priorita di intervento e riferita ai gruppi di uomini pii.t esposti, ai rischi prevenibili (su questi e possibile l'intervento ), piu gravi ejo frequenti. 5) Nello sviluppo concreto previsto dal piano cosi elaborato si ha sempre una verifica (miglioramento o meno della salute nei gruppi considerati a piu alto rischio ). _

11 modello con cui viene attualmente in generale affrontato il problema della salute e pressocbe .l'opposto: parte da un rapporto estremamente privatizzato · del mala to

149

con il tecnico (medico) e i suoi apparati (ambulatori, ospedali, tecnologie) che lo costringe ad un rapporto privatiz­zato con Ia sua malattia e le sue cause ( che qumd1 Io mette m condizione di completa delega trovandosi nell'impossibilita di validare con altri un rap porto di causa-effetto ).

L'intervento del tecnico quindi non puo essere mirato ad un miglioramento della salute di una collettivita rna puo solo essere volta a soddisfare singole esigenze. Da questa deriva l'impossibilita per il tecnico di porsi delle priorita relative al territono e di venf1care un camthamento del hvello di salute nella collettivita.

I protagonisti del cambiamento (quelli che devono costruire e validare il piano di intervento) possono essere solo gli uomini del territorio unificati dal fatto di appartenere a una zona definita come abitanti, come lavoratori delle aziende, come operatori e tecnici (medici ecc.). La lora esperienza non formalizzata e il punta di partenza per qualsiasi ipotesi concreta di cambiamento.

I lora momenta organizzativi ( consigli di fabbrica, consigli di zona, associazioni culturali, politiche, religiose, comitati di quartiere ... ) sono in grado di fornire una prima immagine di sintesi dei problemi del territorio, quindi sono i pnm1 referenti per Ia costruzione di un piano partecipato.

Particolare importanza hanna le organizzazioni dei lavoratori sui luogo di lavoro perche i rischi da lavoro sono spesso i piu gravi e i piu frequenti e sono sempre prevenibili.

Il prima obiettivo da porsi e che la popolazione (teoricamente tutta, in prima istanza neUe sue organizzazioni) riconosca di far parte di una zona definita, con caratteristiche precise e precisi problemi di ordine socio-sanitario.

II secondo obiettivo e data da un modello comune di lettura ( e di comportamento) rispetto alla nocivitci del territorio. Per realizzare questa rappresentazione comune lo strumento proposto e la mappa grezza dei rischi: una mappa che indichi non genericamente tutto quello che esiste come rischio rna, per quella che e l'esperienza della gente, quali sono i rischi piu gravi, piu frequenti e prevenibili e quali i gruppi di persone piu esposte a questi rischi.

La mappa grezza non e uno strumento statico, fissato

.._,..,

una volta per tutte, rna uno strumento dinamico sempre perfezionabile e ridefinibile con l'esperienza della popola­zione.

Durante la costruzione della mappa grezza si innesca un processo di partecipazione che comporta da parte di chi vi e coinvolto un confronto tra il proprio modo di leggere la situazione sanitaria e quello degli altri, una individuazione e confronto delle priorita, una correlazione causa-effetto e una prima individuazione di un piano per la riduzione dei rischi da lavoro e complessivi. Per ottenere una lettura comune della situazione dei rischi proponiamo di considerare l'arco -della vita di un individuo cogliendo diverse fasi, cioe delle fasce di eta, e prec1samente: A) eta fertile; B) gravidanza; C) w!,o, eta neonatale; D) Rrima pediatria (7 giorni-1 anno); E) seconda pediatria (eta prescolare: 2 anni-6 anni); F) da 7 a 12 anni; G) adolescenza; H) eta lavorativa; I) eta post-lavorativa.

Per ogni fascia di eta vengono scelti un numero di rischi finiti e limitati ed e rispetto a questi rischi che vengono definiti i gruppi piu esposb, la gravita e Ia frequenza.

Dalla mappa, costruita con queste caratteristiche, verra ricavato un piano di intervento di bonifica che dovra individuare le tecniche operative per la riduzione dei rischi, l'entita della riduzione prevista, i tempi di riduzione.

Percbe questa metoda sia valido deve essere verificabile nei risultati (quanta salute in piu si e ottenuta) e nei costi, quanta e costato l'intervento, in rapporto ai risultati.

II sistema informativo di base inteso in questa modo deve essere il riferimento per costruire il sistema informativo meccanizzato a livello comunale, comprensoriale, regionale e infine nazionale. I problemi di diverso ordine, non solo tecnici, che nascono dalle necessita che il sistema informativo grezzo sia compatibile con il sistema informativo formale sono molti; quello che conta e che la lora soluzione vada avanti di pari passo con la creazione di una rappresentazione comune (su riferimenti comuni) della popolazione rispetto alla nocivitci della propria zona.

La griglia dei rischi. II prima presupposto e considerare l'uomo come una globalita, cioe come una sequenza di

m.omenti rispetto ai quali questo uomo nasce, cresce, va a scuola, lavora, ecc.; questo processo ha la sua continuita cosi come nel corso dell'anno dopo una stagione ne viene un'altra.

Il secondo presupposto della griglia dei rischi proposta nel progetto S. Donato e di identificare un numero definito di rischi che servano da riferimento alla popolazione ed ai tecnici del Quartiere.

11 terzo presupposto e che questo uomo, nell'arco della sua .vita e caratterizzato da un insieme di funzioni e non di pezzi. In altre parole lavora, respira, mangia, cammina, ecc ... enon e fatto come un puzzle in cui c'e il cuore, il fegato, 0

l'osso tale e l'articolazione talaltra. La vita di questo uomo, che e ognuno di noi, comincia

con la nascita e finisce con la morte, o meglio comincia prima della nascita.

I periodi che caratterizzano la vita dell'uomo noi li abbiamo chiamati fasce d'eta, piu precisamente: 1) eta fertile; 2) gravidanza · e parto; 3) periodo dello sviluppo (all'incirca sino a 18 anni, questo periodo puo essere ulteriormente distinto in prima pediatria, da 7 giomi a 1 anno compiuto, seconda pediatria, da 2 anni a 5 anni compiuti, eta scolare, da 6 anni a 12 anni compiuti, adolescenza, da 13 anni sino a 18 anni); 4) eta lavorativa, fino a 60 anni; 5) eta postlavorativa.

All'intemo di queste fasce il nostro uomo puo avere dei danni alle sue funzioni.

Questi danni, se ad esempio consultiamp l'indice di un . testo di medicina, possono essere molti e in apparenza tutti

I im ortanti allo stesso modo. Ma sono realmente tutti impor­tan · sso m o. e ne so no alcuni che possono essere evitati in quanto ne conosciamo le cause ejo le circostanze che li possono favorire, e queste si possono rimuovere.

Ci interessano i danni prevenibili, gravi e/o frequenti. In altri termini ci interessano tra i rischi che si possono

prevenire quelli che sono piu gravi e frequenti. Con questa i!'iglia di gravita, freguenza e prevenibilita si

~no setacciati i rischi rispetto a ogni.fascia d'eta. In questo modo si sono evidenziati circa 30 rischi e si sono indicate le cause favorenti il rischio, cioe tutte queUe cause che aumentano le probabilita che i1 rischio si trasformi in danno.

152

I rischi e le cause favorenti da noi indicati e che percio proponiamo sia ai tecnici che ai non tecnici come prioritari sono i seguenti.

Eta fertile. E' quel periodo in cui la funzione riprodutti­va e attivata. Per la donna si tratta di quell'arco di vita compresa tra la prima mestruazione e la menopausa. Per l'uomo da quando inizia la sua capacita di fecondare al momento in cui questa cessa. All'incirca questa fascia d'eta e compresa tra i 13 e i 45 anni per la donna e tra i 13 e i 60 . anni per l'uomo.

I rischi emersi come prioritari per questa fascia sono: gravidanza non desiderata, danno alle cellule seminali.

Per la gravidanza non desiderata la causa favorente e il non uso o lo scorretto uso di criteri e/o mezzi anticoncezio­nali.

Per il danno alle cellule seminali le cause favorenti sono i . fattori nocivi ad effetto mutageno che possono produrre un danno alle stesse. Questi fattori sono presenti particolarmente nell'ambiente di lavoro sotto forma di sostanze chimiche e radiazioni ionizzanti.

L'esposizione a queste ultime si ha anche nell'ambiente esterno ogni qualvolta il soggetto si sottoponga a radiografie. Relativamente al rischio in esame ci riferiamo esclusivamente alle radiografie del bacino.

Gravidanza. Per questa fascia i rischi sono o di avere un danno a1 feto per cui il bambino puo nascere con delle lesioni oppure l'aborto.

Le cause favorenti rispetto a questi due rischi sono: - l'uso di certi farma.ci ( e percio necessario conoscere farmaci da non usare in gravidanza); - radiografie, durante il corso della gravidanza vanno evitate, se possibile, radiografie del bacino; - eta troppo avanzata della madre·, in particolare se questa ha superato i 38/40 anni, le probabilita di rischio aumentano. - fattore Rh negative della madre: qualora il feto erediti dal padre il fattore Rh positivo si determina, a partire c;ialla seconda gravidanza, un'incompatibilita materno-fetale. - condizioni di vita inadeguate, cioe in presenza di carenze igienico-alimentari-abi tati ve;

153

- condizioni lavorative, per queste si rimanda alle tabelle legislative che dettano le regale da rispettare per la donna che lavora ed entrain gravidanza. - !'ultima causa favorente per i rischi prima indicati sono queUe condizioni come anemie, malattie della madre ( cardio­patia, ad esempio ), essere porta tori di malattie ereditarie che devono essere a conoscenza della coppia nel momenta in cui questa decide di avere un figlio rna che comunque sono legate alla scelta che la stessa puo fare.

Parto - 7 giorni. Questa fascia comprende il momenta del parto e quel periodo di circa sette giorni in cui il bambino si abitua al nuovo ambiente in cui si trova. 11 rischio e di avere un danno al neonato e questa puo essere determinato da un parto prematuro o postmaturo, o da condizioni fisiologiche personali della madre, o ancora da inadeguate condizioni ambientali.

I Pediatria (7 giorni- 1 anno). In questa periodo, ben conosciuto dalle madri per cui e uso comune dire che il bambino "ha passato l'anno" lo stesso impara a camminare, alimentarsi normalmente, coordinate i movimenti.

I rischi che puo correre sono quelli di avere un· alterato sviluppo psichico, motoria o globale, di avere un danno alla funzione respiratoria.

Le cause favorenti questi rischi sono diverse, indichiamo le piu frequenti. - per il danno psichico e motoria: un danno alle strutture .nervose subito durante il parto o subito dopo, nei primi giorni di vita, che soprattutto se di minima entita puo sfuggire alia diagnosi, compromette il normale sviluppo del bambino, se non e trattato in tempo utile. - per il danno psichico: la sordita che impedendo la comunicazione bambino-ambiente favorisce un ritardo nella sviluppo mentale. - alterato sviluppo globale del bambino: ha come causa favorente una alimentazione scarsa o non corretta, enteriti (diarree frequenti) per ultimo: malattie da malassorbimento ( che impediscono l'assunzione delle sostanze nutritive indi­spensabili all'accrescimento ). - rispetto all'handicap deambulatorio, cioe una limitazione

154

della capacita, di camminare, la causa che lo favorisce e la lussazione congenita dell'anca, non trattata. Per questa mal­formazione contano come fattori predisponenti l'area geogra­fica di provenienza della famiglia e la presenza tra gli ascendenti di casi di lussazione congenita dell'anca. - il danno alla funzione respiratoria vede come causa favoreote ripetute forme di bronchiti e broncopolmoniti che insorgono con maggior frequenza in quei bambini che abitano in case malsane, umide, in zone del quartiere ad alto inquinamento atmosferico.

II Pediatria ( 1 anno - 6 anni). I rischi di questa fascia sono: - avere un accrescimento non regolare ( cioe non aumentare proporzionalmente di peso e di altezza rispetto al peso alla nascita); - l'ambliopia: l'ambliopia di per se stessa non e un danno rna puo divenirlo. Ossia il bambino avendo una diversa capacita visiva nei due occhi usa maggiormente l'occhio che vede meglio e a lungo andare finisce per perd~re l'uso dell'altro; - danno alla funzione cardiocircolatoria: il danno e data da malattie come quella reumatica, che colpisce i bambini dei gruppi sociali piu poveri e puo evolvere in endocardite reumatica. Altre malattie sono le cardiopatie congenite e le endocarditi batteriche. - per il danno alia funzione respiratoria si rimanda a quanta detto prima.

Eta scolare (6 anni - 12 anni). I rischi piu gravi frequenti e prevenibili in questa fascia sono: - danno alla funzione respiratoria, vedi quanta detto prima; - danno alla funzione masticatoria e quindi digerente che ha come causa favorente la carie (il bambino non mastica bene per cui finisce per essere compromessa la digestione); - danno alia funzione osteoarticolare con causa favorente paramorfismi e scoliosi, cioe atteggiamenti della scheletro non corretti che ne compromettono lo sviluppo normale; - in questa fascia e poi il momenta di intervenire prevent~va­mente per evitare un danno alia funzione riproduttiva (sterilita) che si manifesta solo nell'uomo adulto. Si tratta del criptorchidismo cioe la mancata discesa di uno o dei due testicoli nella scrota.

155

Adolescenza. In questa eta si compie definitivamente la maturazione fisica del corpo dell'uomo e della donna: molti dei rischi precedenti, se trasformati in danno, sono ormai irreversibili e quindi restano come esiti di rischi precedenti. La capacita del corpo di funzionare Secondo tutti gli aspetti e compromessa e il problema si pone come riabilitazione o come inserimento di un individuo, parzialmente menomato, nella societa. In piu possono essere considerati come rischi di questo particolare periodo: - i disturbi di origine psicologica e di inserimento nel mondo adulto che possono evolvere nel danno di emarginazione nei suoi piu diversi aspetti.

Eta lavorativa: - danno alla funzione respiratoria che ha come fattori favorenti gli inquinanti aerei dell'ambiente lavorativo ed extralavorativo. I prioritari nelle fabbriche sono: silice, asbesto, broncoirritanti di vario genere; - tumori dovuti ,prevalentemente a cancerogeni usati nei processi lavorativi, a radiazioni ionizzanti, al fumo; - danno alla funzione epatica causata da epatiti virali, abuso di alcool, solventi, farmaci; - funzione renale: ancora solventi e farmaci oltre a glomeru­lonefriti e infezioni alle vie urinarie; - funzione cardiocircolatoria: i fattori favorenti sono l'iper­tensione, l'ereditarieta vasculopatica e il diabete; - disturbi emozionali legati all'ambiente di lavoro e all'am-

. biente di vita; - danno alla funzione visiva per radiazioni o inquinanti dell'ambiente di lavoro o per infortuni; - danno alia funzione uditiva in particolare per rumore nell'ambiente di lavoro.

In questa fascia tutte le funzioni possono . essere a rischio. I rischi maggiori sono quelli legati all'ambiente di lavoro, dall'altra ci sono le abitudini di vita acquisite (fumo, alcool, farmaci).

Per la Regione Piemonte i rischi prioritari emersi per l'ambiente di lavoro sono:Silice, Asbesto, Rumore, Cancero­geni, Infortuni, Broncoirritanti. In particolare silice, asbesto e broncoirritanti sono sostanze che, se presenti nell'ambiente di

156

lavoro, provocano un danno alla funzione respiratoria e come tali sono conosciuti. Per i tumori non si tratta tanto di un rischio per una funzione rna per la vita stessa dell'individuo; con le conoscenze attuali possiamo dire che gli unici tumori prevenibili sono quelli che vengono provocati dall'ambiente di lavoro (tutte queUe sostanze che sicuramente provocano l'insorgenza di tumori si chiamano tecnicamente cancerogeni).

Il rumore provoca un danno alla funzione uditiva. Per gli infortuni non ci sono commenti da fare. Per i rischi non strettamente legati all'attivita lavorativa

quello emerso prioritario per S. Donato e di avere un danno alla funzione cardiocircolatoria, favorito da ipertensione, eredita vasculopatica, diabete. Di per se stessa l'ipertensione non e un rischio rna lo diventa perche un iperteso, se non trattato va incontro a lesioni dei vasi (si rompono) a livello cerebrale e cardiaco che, se non provocano la morte dell'individuo stesso, lo lasciano comunque menomato.

Eta postlavorativa. Per questa fascia piu che di rischi veri e propri che la caratterizzano si parla di esiti di situazioni precedenti, cioe di danni avuti neUe fasce precedenti, o di un aggravamento degli stessi.

Le cento domande: Quali sono i confini geografici del quartiere S. Donato? C. - f1 · Quante persone abitano inS. Donato? C::: Quanti sono i nuclei familiari? C Quante sono le donne inS. Donato? C Quanti gli uomini? C. Com'e divisa la popolazione per fasce d'eta? C Rispetto alle condizioni abitative e alle condizioni culturali e socio-economiche di chi vi abita, la zona n. 6 ha una situazione omogenea? C - ll. P. Quante sono le abitazioni? C Quante sono le stanze? C Quanti alloggi hanno l'acqua potabile nell'abitazione? C Quanti alloggi hanno l'acqua potabile fuori abitazione? C Quanti alloggi hanno il gabinetto nell'abitazione? ~ Quanti alloggi hanno il gabinetto fuori dell'abitazione? ( Quanti alloggi hanno il bagno (vasca o doccia)? <::. Quante sono le abitazioni con doppi servizi? C

157

QuantE! sono le abitazioni col solo gabinetto interno? C Quante abitazioni hanno il gas della rete di distribu­zione? C.. Quante abitazioni si servono invece della bombola? C Quante abitazioni hanno l'impianto di riscaldamento centrale? C.. Quante abitazioni hanno l'impianto di riscaldamento autonomo (sono escluse le abitazioni riscaldate con apparecchi singoli tipo stufe ecc.)? C

.... Quante sono le donne in eta fertile? <:::

158

Quanti sono i parti annui? C - J. P. Tra quale eta e compresa l'eta fertile? c - (~. In percentuale quante sono le donne in eta fertile? C: Se in ltalia . per ogni nascita ci sono 1,4-1,5 aborti, quanti sono gli attesi inS. Donato? C. v. f. Quanti sono i bambini della 18 pediatria? C Quanti sono i bambini della 28 pediatria? C Quanti sono i bambini dai 6 ai 12 anni? C Quanti sono gli adolescenti? C Quante sono le persone in eta lavorativa? C::: Quante sono le persone in eta postlavorativa? C. Quante persone lavorano in S. Donato pur senza risiedervi? ~ Che cosa si intende per zone o ambienti in cui la C possibilita di infortuni o malattie dovuti ad agenti · f esterni o a fattori ambientali e lavorativi e molto alta? V· · Quante sono, all'interno del quartiere, e geograficamen-te dove si localizzano le zone individuate come zone rischio per la vita dell'uomo per fattori abitativi, sociali.C::::. v P. lavorativi ecc.? · Quante persone abitano neUe 3 zone individuate come zone rischio? C . l/. P • Quante persone abitano nella zona N. 1? C . \1 P Quante persone abitano nella zona N. 2? C · VI' Quante persone abitano nella zona N. 3? C. rl. f All'interno di queste tre zone a rischio, quante sono le donne in eta fertile? (' . 1/ P All'interno di queste tre zone quanti sono gli individui fino ai 4 anni? (. tl p.

Quante le persone dai 5 ai 14 anni? ( Quante le persone dai 15 ai 19 anni? C Quante le persone dai 20 ai 60 anni? C. Quante oltre i 60 anni? ( . In percentuale quanti sono gli individui dalla 1 a pediatria alla adolescenza in tutto il quartiere di S. Donato?

1-1 c. v.f.

Sempre in percentuale quanti .sono gli individui in eta {' . f1 . lavorativa? Sempre in percentuale quanti sono gli individui oltre i {' M 60 anni? · · In percent~ale quanti sono i nuclei famigliari di 3-4-5 ( • M . component!? In percent~ale quanto sono i nuclei famigliari di 1 o 2 C . M . component!? In percentuale, nella zona n. 1, quanti sono i nuclei {' t1 famigliari composti da 6 o piu persone? · · In percentuale, nella zona n. 1, quante sono le abitazioni senza bagno all'interno degli alloggi? Quante sono le abitazioni con il bagno fuori? Quante sono le abitazioni nella zona n. 1? Quante sono le abitazioni nella zona n. 2? In percentuale, sempre nella zona n. 2, quante sono le abitazioni senza bagno all'interno? Quante abita?;ioni hanno il bagno fuori? Quante abitazioni ci sono nella zona n. 3? Quante abitazioni hanno il bagno fuori? In percentuale quante sono?

(.tJr,

Quali sono le principali sedi di attivita produttiva nella , M zona n. 6? L • •

Quanti operai lavorano alia Michelin? Quanti all_a Teksid? Quanti alla MMT? Quanti dipendenti ha 1' A.E.M.? Quanti dipendenti halo stabilimento Paracchi?

(. gVf.

Che cosa si intende per rischi prioritari? 1/, All'interno della Michelin, quali sono i rischi prioritari? (' · f'f. ' Quali sono le soluzioni prospettate relative a questi rischi? (. (1. t/. f

159

All'interno della Teksid, quali sono i rischi prioritari? {. rf · (/ f Quali sono le soluzioni prospettate relative a questi rischi? In percentuale, quante sono le persone che lavorano alla Michelin e alla Teksid senza abitare nella zona e quali sono i reparti prioritari per l'intervento neUe due fabbriche? Nell'eta lavorativa, quanti sono gli uomini esposti a silice e a polveri irritanti, a rumore, a infortuni? Quanti e quali sono i servizi sanitari nella zona n. 6? Dove sono? Quanti sono i dipendenti dei tre ospedali? Quante sono le officine meccaniche in S. Donato? Quante le falegnamerie? Quante tipografie e litografie? Quante sono le altre varie attivita?

\

TQuante scuole elementari ci sono nel quartiere? Dove si troVa.I)O? · Quante e quali sono le scuole medie? Dove si trovano? Quante e quali sono le medie superiori? Dove si trovano?

160

Quante e quali sono le parrocchie inS. Donato? Quante farmacie ci sono nella zona n. 6? Quante e quali sono le aree verdi in S. Donato Campidoglio? Quanti e quali sono i mercati? Esistono sedi di partito inS. Donato e dove? Esistono circoli, associazioni, organizzazioni varie in S. Donato? Quanto si spende all'anno, approssimativamente, per la sanita? Le spese sostenute dal Comune per i servizi socio-assi­stenziali nella zona n. 6, come si possono dividere? A quanto ammontano le relative spese? Esiste il servizio psichiatrico nella zona n. 6 e quanto costa? Quanti medici mutualistici ci sono e quanti concepi-menti avvengono in S. Donato?

Riguardo al grado di istruzione, quanti sono gli alfabeti senza titolo di studio (A), gli analfabeti oltre i 45 arini (B) e gli analfabeti (C)? Quanti uomini e quante donne hanno il diploma (A) la ( . pt . licenza elementare (B) e la licenza media (C)? Quanti uomini e quante donne hanno la laurea? A cosa serve saper rispondere a tutte queste domande? A quali esempi si rivolgono gli adolescenti del quartiere per costruire i propri comportamenti? Quale immagine si costruiscono dellavoro attraverso al quartiere? Frequentano gli oratori della zona? Quali? Frequentano le sedi dei partiti politici del quartiere? Quali? Si riWliscono in bande? Quali i punti di incontro? Cosa fanno? Si riuniscono nei bar? Quali? Cosa fanno? Frequentano la sede del Consiglio di quartiere? Sono in grado, oggi, di formulare proposte al Consiglio di quartiere relativamente ad alcuni dei problemi con­nessi con la loro fascia di eta? Come vivono, sia gli adolescenti sia il resto della popolazione, il problema di avere dei figli? Come si presenta a seconda delle zone e dei gruppi etnici e sociali di appartenenza la pianificazione delle nascite? Da dove vengono prese nel quartiere le informazioni per il controllo delle nascite? e secondo quali canali si diffondono? Quali sono le malattie di cui la popolazione ha paura? C. M· Cosa sa d.i queste malattie? Pensa che siano prevenibili? Pensa chEl nel quartiere ci siano cose che causano malattia? Prevenire, curare e riabilitare sono concetti presenti alla mente della gente? Concretamente in San Donato cosa significa prevet1ire, curare- e riabilitare? La prevenzione e credibile 0 e una cosa "buona,' ma irrealizzabile,.? La gente crede alla partecipazione e alla possibilita di

161

migliorare il modo di vivere specie neUe aree piu disagiate del quartiere? Quante e quali cose i genitori considerano importanti

162

per la crescita del bambino. Queste cose sono uguali in tutto il quartiere o cambiano secondo i gruppi e le aree? Dove si incontrano i genitori per confrontare le loro esperienze? Considerano importanti questi confronti? Da chi ricevono le istruzioni sull'allevamento del bambi­no i neogenitori? Le istruzioni e le loro fonti sono uguali per tutti nel quartiere o anche in questo caso si diversificano secondo i gruppi e le aree? Le malattie professionali della zona sono conosciute? Cosa vuol dire "essere malato" secondo i diversi gruppi del quartiere? Molti sostengono che Torino e una citta in cui si vive male (prima si viveva meglio, c'era piu solidarieta, si poteva uscire. la sera ecc.); sono note le cause del peggioramento (relativo) della citta e in particolare del quartiere San Donato? Prima il quartiere come era? La gente pensa di avere delle soluzioni da proporre?

r If BIBLIOGRAFIA

1.

S. Moscovici, "Society and Theory in Social Psychology", in J. Israel· H. Tajfel, The context of Social Psychology, Academic Press, London, 1972, pp. 18-20.

W.li Ittelson, Environment and Cognition, Academic Press, New York, 1973, Trad. it. La psicologia dell'ambiente, Franco Angeli, Milano, 1978.

A. Gramsci, "Problemi di filosofia e di storia", in II materialismo storico e Ia filosofia di Benedetto Croce, Einaudi, Torino, 1966, p. 31.

J. Wohlwill-l. Kohn, "Un approccio dimensionale alia complessita dell'ambiente", in S. Bagnara·R. Misiti, Psicologia ambientale, II Mulino, Bologna, 197 8, p. 14 7.

R.M. Downs-D. Stea, Image and environment, Aldine, Chicago, 1973. R.A. Hart-G.T. Moore, "The development of Spatial Cognition: A

Review", in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., p. 246. D. Stea-J.M. Blaunt, "Some Preliminary Observations on Spatial

Learning in School Children", in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., p. 226.

G.H. Bower, "Analysis of Mnemonic Device", American Scientist, 58, 496-510, 1970.

T.G.R. Bower, "The visual world of infants", cit., in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., p. 60. ·

K.R. Cox-G. Zannaras, "Designative Perceptions of Macro-Spaces: Concepts, a Methodology and Applications", in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., p. 162.

P.R. Gould, "The Black Boxes of JonKoping: Spatial Information and preference", in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., p. 235.

J.P. Robinson-R. Hefner, "Multidimensional difference in public and academic perceptions of nations", cit. in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., pp. 161-167.

163

R.C. Lucas, "Wilderness perception and use: the example of the Boundary Waters Canoe Area", cit. in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., p. 21.

P.R. Gould, op. cit., p. 36. Galanter, Gerstenhaber, cit. in Miller-Galanter-Pribram, op. cit., p. 199. S. Bagnara-R. Misiti, Psicologia ambientole, II Mulino, Bologna, 1978. R. Misiti, Sviluppo di sistemi uomo-macchina, Giappichelli, Torino,

1973. H.H. Field, "Quali implicazioni ha sulla struttura ambientale il

mutamento dell'organizzazione sanitaria", in Ittelson, op. cit., pp. 136-169.

K.E. Boulding, The Image, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1966.

A. Gramsci, "Problemi di filosofia e di storia", op. cit., pp. 29-30. K. Lewin, Field Theory in Social Science, 1961, tr. it. Teoria e

sperimentazione in psicologia sociale, II Mulino, Bologna, 1972, p. 227.

2.

C. Cosi-O. Briante, "Un esempio di contrattazione dei carichi di lavoro", in Medicina dei lavoratori, n. 4, 1976.

3.

A. Chapanis, "La comunicazione interpersonale", in Le scienze, n. 83, 1976, p. 92.

G.A. Miller, E. Galanter, K.H. Pribram, Plans and Structure of Behavior, 1960, tr. it., Piani e struttura del comportamento, Franco Angeli, Milano, 1973, p. 198.

·E. Pugno, S. Garavini, Gli anni duri alla Fiat, Einaudi, Torino, 1974. I. Oddone, A. Re, G. Briante, Esperienza operaia, coscienza di classe e

psicologia dellavoro, Einaudi, Torino, 1977, pp. 163·164. Learned, Sproat, Organizzazione aziendale, Istituto Editoriale Interna­

zionale, Roma, 1971, p. 40. AA. Vari, Ambiente di lavoro-La fabbrica nel territorio, Editrice

Sindacale Italiana, Roma, 1977, pp. 92-93. A. Re, Ergonomia come adattamento dell'organizzazione del lavoro

all'uomo, Tesi di specializzazione, Torino, 1976.

4.

A. Gramsci, "Problemi di filosofia e di storia", op. cit., p. 30. A.N. Whitehead, cit. in W.H. Ittelson, op. cit., p. 13.

164

R.M. Downs-D. Stea, "Cognitive Maps and Spatial Behavior: Process and Products", in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., pp. 8-26.

G.A. Miller, E. Galanter, K.H. Pribram, op. cit., cap. 1. G.A. Miller, E. Galanter, K. Pribram, op. cit., cap. 2. G.A. Miller, E. Galanter, K. Pribram, op. cit., cap. 4. G.A. Miller, E. Galanter, K. Pribram, op. cit. cap. 6. G.A. Miller, E. Galanter, K. Pribram, op. cit., cap. 13. G.A. Mi.ller, E. Galanter, K. Pribram, op. cit., cap. 7.

6.

R.M. Downs, D. Stea, "Cognitive Maps and Spatial Behavior: Process and Products", in R.M. Downs, D. Stea, op. cit., pp. 8-26.

W.H. Ittelson, op. cit., pp. 24-26. K.R. Cox, G. Zannaras, op. cit., p. 162. G.A. Miller, E. Galanter, K. Pribram, op. cit., cap. 8. T.S. Kuhn, The Structure of Scientific Reoolutions, 1962, tr. it. La

struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino, 1969, cap. 13.

L. Von Bertalanffy, Robots, Men and Minds. Psychology in the Modern World, 1967, tr. it. ll sistema uomo, Istituto. Librario Intemazio· nale, Milano, 1971, cap. 1.

7.

G.A. Miller, E. Galanter, K. Pribram, op. cit., p. 33. F. V. Bassin, 11 problema dell'inconscio, Editori Riuniti, Roma, 1972, p.

116. K.E. Boulding, op. cit. W. Kohler, The mentality of Apes, London, Routledge and Kegan Paul,

1927, pp. 169-170, tr. it. L 'intelligenza delle sciemmie antropoi­di, Ed. Universitaria, 1960.

I. Oddone, A. Re, G. Briante, op. cit., p. 128. A. Re, da un lavoro in corso di pubblicazione.

8.

L. Seve, Marxisme et theorie de Ia personnalite, 1972, tr. it. Marxismo e teoria della personalita, Einaudi, Torino, 1973, pp. 220.

A.R. Robinson, cit. in R.M. Downs-D. Stea, op. cit., p. 248. P.R. Goud, op. cit., pp. 182·220. S. Milgram, "L'impiego di tecniche proiettive nella ricerca geografica.

Introduzione", in Ittelson, op. cit., p. 32. P.R. Gould, op. cit., p. 197.

166