34
Gruppo di azione locale “Sviluppo Valle dell’Himera” La miniera Trabonella La miniera Trabonella

La Miniera Trabonella

Embed Size (px)

DESCRIPTION

 

Citation preview

Page 1: La Miniera Trabonella

Gruppo di azione locale“Sviluppo Valle dell’Himera”

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Page 2: La Miniera Trabonella

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

in copertina: Pozzo Luzzatti in una foto d’epoca.Questa, così come tutte le altre immagini d’epoca della pubblicazione, fa partedi una collezione di cartoline risalente al primo decennio del Novecento

Page 3: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 1

Indice

Introduzione pag. 2

Cenni storici: Dai primi anni dell’attività estrattiva al 1911 pag. 4

Dal Grande Disastro al periodo della gestione S.I.A.M.T. pag. 10

La gestione E.M.S. / So. Chi. Mi. Si. e la fine dell’attività estrattiva pag. 18

Le condizioni della miniera prima dell’intervento di recuperodel G.A.L. “Sviluppo Valle dell’Himera” pag. 20

Turismo culturale e naturalistico:il progetto di recupero del G.A.L “Sviluppo Valle dell’Himera” pag. 22

Appendice:

1 Testimonianze sacre e profane pag. 26

2 Il trattamento del minerale di zolfo pag. 28

3 Gli usi industriali dello zolfo pag. 30

Page 4: La Miniera Trabonella

2

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Posta all’estremo lembo orientale del bacino zolfifero nisseno, la miniera Trabonella è statanella sua lunghissima storia una tra le maggiori della Sicilia sia per la quantità dellaproduzione, sia per il numero degli operai impiegati. Basti pensare che nel periodo dimaggior sviluppo dell’industria zolfifera siciliana, tra il XIX ed il XX secolo, essa fornivacirca la metà dello zolfo prodotto dall’intero bacino estrattivo nisseno, dando lavoro ad untotale di quasi 1500 operai, escluso l’indotto.

La miniera, in virtù di tali condizioni, può essere presa ad esempio delle vicende dell’industriaestrattiva siciliana, dagli inizi rudimentali dei primi decenni del 1800, all’apporto diprofessionalità qualificate spesso provenienti dal Nord Italia, fino agli investimenti delsecondo dopoguerra.

Le vicende dell’industria zolfifera siciliana nel suo complesso sono ben note ed il lento ma

Introduzione

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 3

inesorabile declino di questo settore portò alla dismissione definitiva dello stesso nel 1988,benché a quella data la maggior parte degli impianti fosse già inattiva da tempo

Non è retorico sostenere che con il declino dell’attività estrattiva tramontò un mondo fattodi contrasti vivissimi, di sviluppo e arretratezza tecnologica, di solidarietà e sopraffazioni,di benessere e miseria. Né si può trascurare quanta parte l’industria dello zolfo abbia avutonello sviluppo economico e sociale di Caltanissetta.

Di tutto ciò rimane ancora oggi una traccia concreta tra i fabbricati e gli impianti ormaiinutilizzati.

Rendere agevolmente fruibile ai visitatori questa realtà, tanto complessa quanto affascinante,è alla base dell’intervento di recupero e sistemazione degli spazi esterni della minieraTrabonella realizzato dal G.A.L. “S.V.H.”.

Claudio Torrisi

Page 5: La Miniera Trabonella

Cenni storiciDai primi anni dell’attività estrattiva al 1911

La principale fonte attualmente disponibile circa la data di inizio dei lavori nella minieraTrabonella sono i Cenni sulla storia delle zolfare di Sicilia pubblicati dall’Ing. M. Gattonel 1889.Secondo l’Autore la miniera Trabonella venne esplorata in un periodo compreso tra il 1820ed il 1830, e le ricerche archivistiche confermano questo dato.

Bisogna tuttavia ricordare il carattere particolare di quelle primitive lavorazioni, costituiteper buona parte da scavi in superficie a ridottissima profondità, condotti saltuariamenteanche da gruppi di contadini, più che da minatori veri e propri.

In base ai dati raccolti è comunque possibile soffermarsi sull’aspetto della miniera in queidecenni iniziali di attività.

Con buona probabilità i lavori di estrazione vennero da principio intrapresi nella zona degliaffioramenti, ovvero quei punti nei quali la vena di zolfo, per la sua inclinazione, intercettavala superficie ed era visibile a giorno.

Nel caso specifico della miniera Trabonella gli affioramenti si collocavano lungo una strisciadi terreno posta in prossimità del pozzo Luzzatti ( che a quell’epoca non esisteva ancora ),ed orientata da Sud-Est a Nord-Ovest. Gli scavi condotti lungo gli affioramenti dovevanoessere simili a delle trincee, con una profondità alquanto ridotta.

Successivamente, quando la vena di minerale utile si insinuava a maggiore profondità,venivano scavati dei cunicoli, le discenterie, divenute tristemente famose per il massacrantelavoro che in esse svolgevano i carusi, categoria di operai utilizzati per il trasporto delminerale, alla quale appartenevano anche numerosi minori. E’ questa una piaga tristissimadel lavoro in miniera che si spiega soltanto attraverso le condizioni di diffusa povertà checaratterizzavano la popolazione di allora.

Va comunque ricordato che lo sfruttamento del lavoro minorile non era una prerogativadelle miniere siciliane poiché, restando nell’ambito minerario, situiazioni simili si riscontravanoad esempio anche nelle miniere inglesi dello stesso periodo.

Il livello tecnico dei lavori era molto limitato, causando sia continui infortuni dovuti spessoa crolli di minerale nelle gallerie, sia la frequente interruzione degli scavi, provocata inprimo luogo dalla difficoltà di liberare le gallerie dall’acqua che vi si accumulava, e cheveniva edotta a mano, con l’impiego di recipienti o con rudimentali pompe in legno.

Le fonti dei primi dell’Ottocento, ed in particolare una statistica del 1839, ci forniscono unaindicazione sia riguardo alcuni tra i primi esercenti, o gabelloti della miniera Trabonella,che erano allora i fratelli Giuseppe e Francesco Morelli, droghieri in Caltanissetta,

4

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Page 6: La Miniera Trabonella

sia riguardo il primo dato sulla produzione, che ammontava a 69.350,4 casse di minerale,già a quel tempo il valore più elevato tra tutte le miniere del bacino minerario nisseno.

Il sistema di coltivazione allora utilizzato era quello per archi e colonne, consistente nelloscavo di un reticolo di gallerie ortogonali, che lasciavano appunto delle colonne di mineraleaventi il compito di sorreggere la volta. Tale sistema, in virtù della discrezione esistentenello stabilire lo spessore e la dimensione delle colonne, era spesso causa di incidenti, anchefunesti, causati dal crollo della volta delle gallerie.

Gli anni successivi al 1840 segnarono il tentativo di ripresa dalla profonda crisi che avevacolpito il mercato dello zolfo, a causa dello scarso controllo della produzione che portò alformarsi di ingenti quantitativi di prodotto invenduto, con un drastico calo dei prezzi.

Intorno alla metà del 1860 la miniera produceva comunque circa 45.000 casse di mineraleall’anno, impiegando 422 operai.

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 5

Il sistema delle “discenterie” rappresentato nel Piano minerario del 1897

Page 7: La Miniera Trabonella

6

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Negli anni tra il 1863 ed il 1875 la miniera Trabonella fu colpita da una serie di incendisotterranei, di entità tale da comportarne la chiusura tra il 1875 ed il 1877, come testimoniatodai verbali relativi a tali incidenti.

Il primo di questi, verificatosi nel 1863 a causa di un’esplosione di grisou, ebbe conseguenzedisastrose, uccidendo 82 operai.

La chiusura della miniera, ed il conseguente mancato profitto, causarono addirittura ilfallimento del barone Morillo, la cui famiglia figurava dal 1746 quale proprietaria del feudodi Trabonella, in cui era situata la miniera.

Durante la gestione fallimentare, la miniera venne data in affitto alla ditta Luigi Scalia &C. nel 1877, la quale riprese i lavori di estrazione costruendo il Piano Inclinato Principale,diviso nelle due sezioni S.Alessandro e S.Luigi, ed arrivando ad una produzione di 10.400tonnellate di zolfo, ancora una volta e di gran lunga la maggiore di tutto il bacino estrattivonisseno. A quel tempo lavoravano nella miniera 429 operai.

Da una fonte relativa all’anno 1896 si hanno notizie circa la divisione della miniera indiverse sezioni, tutte comunque unite sotto lo stesso proprietario, il barone Morillo ancorafallimentare, e tutte coltivate dal medesimo esercente, ossia la suddetta ditta L. Scalia &C. Queste sezioni erano: la Miniera Grande, la S. Vincenzo, la S. Francesco, la sezioneGavite e la Carrozzo.

Il fatto che tutte le sezioni fossero affidate ad un unico esercente costituiva un elementomolto importante per il rendimento della miniera stessa, perché in tal modo si aveva lapossibilità di sfruttare il filone di zolfo in maniera razionale ed efficiente, coordinando leoperazioni, senza dover modificare o interrompere i lavori per l’invasione di proprietà altrui.La miniera produceva allora 10.200 tonnellate di zolfo con 397 operai impiegati.

Gli impianti esterni della sezione San Francesco

Page 8: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 7

Il decennio a cavallo tra il XIX° ed il XX°secolo costituì il periodo d’oro delle minieredi zolfo siciliane. Ed infatti i dati relativi agliinizi del 1900 mostrano un notevoleincremento della produzione e dei lavoratoriimpiegati.

Non viene più registrata la sezione S.Francesco, mentre si aggiungono la sezioneMaria Carmela e la Trabonella Ovest.

Cambiano anche gli esercenti: la ditta LuzzattiDella Torre per la Sezione Grande, la dittaLo Vecchio & C. per le sezioni Gavite,Carrozzo e Trabonella Ovest. Le sezioni SanVincenzo e Maria Carmela erano eserciterispettivamente dalle ditte G.Curatolo eS.Lipani.

La produzione nel 1906 si attestava a 31.415tonnellate di zolfo, con un incremento del300% rispetto al 1896, determinando unaumento del numero degli operai impiegatiche saliva a 1462. Queste cifre di per sé sonosufficienti a spiegare quale importanza dovevaavere la miniera Trabonella nell’economianissena, basti dire che tutte le restanti minieredel bacino di Caltanissetta, nel 1906,impiegavano 1588 operai.

A questo periodo risalgono i primi documentigrafici dai quali è possibile ricostruire l’aspettodegli impianti esterni della miniera.

Esisteva già il pozzo Luzzatti, almeno dal1901, ma contemporaneamente l’accesso alsotterraneo avveniva anche attraverso la ViaOperai, una discenteria che correva quasiparallela al riflusso Burga-Pompe, il cuiimbocco era situato a fianco della sala doveerano istallate le pompe per l’eduzionedell’acqua dal sottosuolo.

All’imbocco del Piano Inclinato Principale sitrovava la sala macchine, con l’argano per iltraino dei vagoni.

Degna di interesse è anche la presenza diedifici come la Pasteria, il Pollaio, il

Pozzo Luzzatti visto da Nord

I fabbricati adiacenti alla palazzina della direzione, in un particolaredel Piano minerario del 1892-97

Page 9: La Miniera Trabonella

8

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Magazzino olio e vino o la Scuderia, i quali testimoniano bene la complessità dellaorganizzazione della vita in una miniera di grande estensione, che era in attività giorno enotte con i vari turni e doveva essere autosufficiente per la maggior parte delle necessità.Non mancavano quindi un’officina per la riparazione e la preparazione dei pezzi necessarialle varie macchine, magazzini per il legno, e quant’altro fosse necessario al proseguimentoininterrotto dell’attività estrattiva.

Nei medesimi documenti grafici sono visibili alcune case degli operai, le quali consistevanoessenzialmente in baracche prive di qualsiasi comodità, ma gli stessi operai utilizzavanoper ricovero anche grotte scavate nella roccia circostante o nei cumuli di rosticci, ossia gliscarti della lavorazione, quando non finivano con l’abitare nelle stesse gallerie della miniera.

Anche la viabilità è rappresentata in modo particolarmente dettagliato. Infatti, oltre allastrada per Caltanissetta e a numerose vie interne al comprensorio della miniera, è raffigurataquella che conduceva alla stazione ferroviaria di Imera, situata a circa un chilometro a Norddella miniera. Il che testimonia come agli inizi del Novecento questa stazione fosse giàesistente ed utilizzata per il trasporto dello zolfo in particolare verso i porti di Licata e PortoEmpedocle, o anche a Termini Imerese, ed a Catania, dove esistevano delle raffinerie.

Gli edifici descritti formavano in buona parte la cosiddetta Sezione Luzzatti, ed i resti dimolti di essi sono attualmente ben visibili nel sito della miniera.

Ruderi di una baracca utilizzata dagli operai, situata nei pressi della palazzina della direzione

Riflusso G. Nuvolari (1898). Il camino

Page 10: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 9

Page 11: La Miniera Trabonella

10

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Proprio in questi anni di fervente attività si verificò un grave incidente, tale da esserericordato nei documenti dell’epoca come il Grande Disastro.

Il 20 ottobre 1911 un’ esplosione di grisou uccise 40 operai, ferendone 16. Solo quattrocadaveri poterono però essere estratti dal sotterraneo.Ecco la descrizione di quegli avvenimenti tratta dal verbale di constatazione dell’infortunioredatto dall’allora Ingegnere del Distretto Minerario di Caltanissetta, Angelo Baraffael. Illinguaggio tecnico rende chiara la concitazione del momento e la difficoltà delle operazionidi soccorso:

« Venerdì 20 ottobre corrente verso le ore cinque pomeridiane un impiegato della DittaLuzzatti Moscatelli Della Torre venne ad avvertirmi all’Ufficio delle Miniere che ungravissimo infortunio erasi veri f icato al la miniera Trabonella […].

Partito immediatamente in compagnia dell’Ing. Svampa di questo Ufficio dell’Ing. Bergmannamministratore generale della ditta esercente e del perito minerario Sig. Catena Giuseppegiunsi nel luogo alle ore sei e mezzo di sera.

Quivi mi fu riferito dal vicedirettore Sig. Lo Vullo Michele che verso le ore quattro e unquarto o quattro e mezzo pomeridiane egli […] fu avvertito che al pozzo d’estrazioneLuzzatti erasi inteso un colpo di vento ( ventuliata ) […].

Avendo intuito trattarsi di uno scoppio di grisou il Lo Vullo, mentre si producevano […]altri scoppi udibili dall’esterno, sarebbe accorso al pozzo d’estrazione fuggendo dal qualepoterono trovare scampo i sorveglianti Agnello Giuseppe e Catalano Liborio dopo averfatto risalire a giorno una ventina di operai […].

Intanto il numero delle esplosioni sarebbe arrivato a cinque rendendo sempre più violentae carica di polvere la corrente d’aria […] che si era messa a salire dal pozzo dopo la primaesplosione […].

Il Lo Vullo dopo aver gridato a tutti quelli che si accalcavano in prossimità del pozzo dinon scendere e di non far scendere alcuno si avviò verso il piano inclinato d’estrazione ilquale avendo continuato a fare da entrata d’aria mostravasi unica via di salvataggioancora disponibile […].Al piano inclinato egli avrebbe disciplinato ed affrettato il salvataggio […]. Poterono cosìgiungere a salvamento sessanta operai circa […].

In questo frattempo al pozzo d’estrazione Luzzatti il sorvegliante Scavone Gaspare insiemecon Machiavelli Giuseppe ricevitore […] incoraggiati dal fatto che da qualche tempo leesplosioni non si rinnovavano discesero di propria iniziativa collo scopo di andare aporgere aiuto ai compagni che non avessero potuto raggiungere la piatta del pozzo […].

All’imbocco stesso della galleria di carreggio secondo livello essi furono sorpresi ed uccisidall’ultimo scoppio seguito agli altri poco prima delle ore cinque con intervallo di tempoun po’ maggiore ma più violento di tutti.

Dal Grande Disastro al periodo della gestione S.I.A.M.T.

Page 12: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 11

Questo scoppio fu infatti capace di svellere e sollevare un tavolato a forma di segmentocircolare ricoprente la porzione della bocca del pozzo non occupata dalla gabbia […] edi svellere e gettare a venti metri di distanza circa un casotto in legno trovantesi dinanziall’imbocco della via operai […]. Prevedendosi un sinistro il capopompiere FiorenzaCalogero insieme col cottimista Margani Luigi e il picconiere Alaimo Stefano furonoincaricati di andare a ricercare i mancanti per la via del piano inclinato, discesivi percorserola galleria di carreggio […] fino alla piatta del pozzo e trovarono i cadaveri dei duedisgraziati abbracciati all’imbocco del traverso banco […].

Tenendo conto di quanto avvenuto riconoscemmo dopo un rapido studio del piano che laventilazione del sotterraneo doveva essere radicalmente cambiata […]. Fummo avvertitiintanto verso le ore sette e un quarto che al passaggio di un operaio munito di lampada afiamma nuda erasi acceso il getto di gas uscente dalla via operai […].

Sorvegliando la fiamma uscente dalla via operai si poté riconoscere come essa avendoun’altezza di quindici metri circa si mantenesse […] invariata per circa quattro ore […].

Fu […] deciso di tentare una ricognizione delle parti accessibili del sotterraneo […] perassicurarsi se vi fossero feriti da salvare […]. In questo modo tutte le vie accessibili eranostate percorse fin dove era possibile il prolungarsi della vita umana senza incontrare néferiti né cadaveri […]. D’altra parte ogni ulteriore tentativo si rese assolutamente impossibilecirca mezzora dopo perché […] ricominciarono di nuovo le esplosioni interne che […]arrivarono al numero di quindici.

[…] dopo gli ultimi scoppi fu constatata la presenza del grisou […] ed ora esso continuaad uscire in grande quantità dalla buca operai e dai riflussi Pompe e Della Torre, inquantità minore dal riflusso Nuvolari ed è cessato o quasi al riflusso Polettini.

Il presente verbale fu redatto all’Uff. delle Min. di Calt., il giorno 26 ottobre 1911.»

Il pozzo Luzzatti con gli edificiannessi in un dettaglio delPiano minerario del 1907.Tali fabbricati insieme ad altri furono coinvolti nelle

gravi esplosioni che colpironola miniera il 20 ottobre 1911

Page 13: La Miniera Trabonella

12

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

In seguito, nel 1934, fu calcolato che negli otto giorni successivi al disastro si svilupparonoin totale 1.760.000 mc. di grisou.

Oltre al gravissimo carico di vite umane, incidenti di così vaste proporzioni costituivanoun danno enorme per la continuità dei lavori, poiché gli incendi che si sviluppavano nelsottosuolo (si ricordi che lo zolfo è combustibile ) potevano protrarsi per anni, se non perdecenni.

Il metodo allora maggiomente utilizzato per domare il fuoco nel sotterraneo era quello ditappare ermeticamente con murature le gallerie incendiate, in attesa che il fuoco, consumatol’ossigeno, si spegnesse.

Spesso però, a causa di fenditure nella roccia l’incendio continuava ad alimentarsi a lungo, a volte addirittura, come si è già detto, per decenni.

Così a tre anni di distanza da quegli avvenimenti, nel dicembre 1914, esisteranno solo deiprogetti per la riapertura della miniera Trabonella, ancora inattiva.

Il verbale di constatazione di infortunio del 26 ottobre 1911 e i verbali di altri incidentianteriori a quella data forniscono, congiuntamente alla ricostruzione di quegli episodi,anche preziose notizie riguardo i centri di origine delle maestranze che a quel tempolavoravano nella miniera.

Dai documenti risulta che alla miniera Trabonella lavorassero operai provenienti dai comunidi: Castrogiovanni ( Enna ), Pietraperzia, Villarosa, Naro, Campobello di Licata, Delia, S.Cataldo, Serradifalco, Cattolica, Palma di Montechiaro, Poggioreale, Giardini, Lercara,Sommatino, Favara, Riesi, Caltagirone, Ravanusa, Piazza Armerina e Caltanissetta stessa,naturalmente.

Nel periodo dell’esercizio D’Oro-Lo Pinto & C., ditta che dal 1914 prese in affitto laminiera, l’attività di estrazione andò gradualmente spostandosi intorno ad un nuovo pozzo,situato a Ovest della sezione Luzzatti e più a monte di questa, detto appunto pozzo D’Oro,costruito nel 1916.

Sarà questa la zona in cui si concentreranno in seguito i nuovi impianti della miniera.

Con atto del 24 giugno 1920 venne costituita la Società Anonima Miniere Trabonella,amministrata dagli eredi del barone Morillo, che successe alla ditta D’Oro-Lo Pinto & C. nell’esercizio della miniera.

I dati statistici risalenti al 1926 indicano come, a quella data, la miniera non si fosse ancoraripresa dall’incendio del 1911.

La produzione di zolfo, infatti ammontava a sole 938 tonnellate e gli operai impiegati eranoappena 70.

Page 14: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 13

Dal 1927, per effetto della Legge n° 1443, la proprietà della miniera passò allo Stato, nellafattispecie al Corpo Nazionale delle Miniere, dipendente dal Ministero dell’Industria.

Tuttavia il carattere di questa legge era più formale che sostanziale e nel caso specificodella miniera Trabonella, alla proprietà del barone Morillo si sostituì la concessione perpetuadella S.A.M.T., amministrata dal barone stesso.

Intorno al 1930 la miniera aveva ripreso ad essere sfruttata a pieno regime con una produzionedi 10.800 tonnellate di zolfo e 526 operai impiegati.

E’ necessario comunque far presente una difficoltà che si riscontra nel valutare correttamentequesti dati statistici, dovuta al fatto che sulla produzione di una singola miniera influivanocontemporaneamente sia l’andamento generale del mercato dello zolfo sia accidenti particolariverificatisi nella miniera stessa, come scioperi o incidenti, ed è molto difficile riuscire ascindere in maniera appropriata questi influssi.

E’ certo comunque che l’industria zolfifera siciliana, come si è detto inizialmente, si trovòdai primi decenni del 1900 in costante declino per la concorrenza del prodotto estero, inparticolare americano, e successivamente del petrolio dal quale tuttora si estrae lo zolfo.

Nel secondo dopoguerra le competenze del settore zolfifero siciliano passarono alla Regioneche le esercitò attraverso il Corpo Regionale delle Miniere, istituito con L.R. n° 21 del 29luglio 1958, e dipendente dall’Assessorato all’Industria.

In basso, differenti tipologie di armatura delle gallerieA sinistra in legname, a destra in blocchetti di calcestruzzo vibrato.

Si noti in entrambe la presenza delle rotaie e del nastro trasportatore

Page 15: La Miniera Trabonella

14

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Questo periodo dell’industria zolfifera siciliana presenta aspetti contraddittori. Se da unlato la posizione di dominio sul mercato mondiale era ormai assolutamente cessata e anzilo zolfo siciliano aveva solo una quota marginale di questo stesso mercato, d’altra parte lepoche miniere rimaste attive, le più estese, erano beneficiarie di una serie di investimentiper impianti di una certa rilevanza, come nel caso della miniera Cozzodisi presso Casteltermini,della Trabia-Tallarita, tra Riesi e Sommatino, e della stessa Trabonella.

Va inoltre ricordato come proprio nel secondo dopoguerra si concretizzò la costruzione delvillaggio minerario di S. Barbara, che serviva gli operai di tutto il bacino estrattivo nisseno.

Esaminando i dati statistici relativi agli anni 1950-1960 si può constatare il lento ma continuodiminuire della produzione della miniera Trabonella e soprattutto la chiusura progressivadelle miniere di minore estensione.

Nonostante il declino dell’industria siciliana dello zolfo, il decennio dal 1950 al 1960 fucaratterizzato da un’intensa attività della miniera.

A testimoniare ciò, oltre alla costruzione dei nuovi fabbricati tra i quali l’impianto diflottazione dello zolfo e quello per la produzione del ventilato, vi è una serie di documentiche indica i numerosi investimenti effettuati in quegli anni a beneficio della miniera stessacon i contributi erogati dalla Regione.

Negli anni 1953/54 furono richiesti contributi per la costruzione di un acquedotto di servizioalla miniera. Nel 1955 altri contributi furono richiesti per l’impianto anti-grisou e per quellodi ripiena pneumatica, con la quale, attraverso un condotto, si riempivano le gallerie esauritecon pietrame macinato spinto da aria compressa.

Nel 1954 fu scavato un nuovo pozzo, situato a poca distanza dal pozzo D’Oro e ad ovestdi quest’ultimo, detto appunto Pozzo Nuovo, raggiungente la profondità di 420 metri e delquale resta tuttora visibile il castello in profilati metallici.

Nel 1956 fu presentata un’istanza all’A.S.T. per l’acquisto di automezzi necessari al trasportodelle maestranze provenienti da Caltanissetta, S.Cataldo, Villarosa, Riesi e Sommatino allaminiera e viceversa. Sempre nello stesso anno furono richiesti contributi per la costruzionedella strada di accesso al pozzo Nuovo e al fabbricato bagni e spogliatoi.

Fu inoltre contratto un mutuo con l’I.M.I. per un valore di 220.000.000 di Lire dell’epoca,per l’acquisto di macchinari e materiale presso diverse ditte italiane ed estere.

Nel 1959 un altro contributo venne richiesto per la costruzione di due dormitori.

E’ estremamente complesso dare un giudizio su tutti questi investimenti. Va tenuto presenteche la miniera rappresentava pur sempre una grande realtà industriale che dava occupazionead almeno un migliaio di operai, compreso l’indotto. Ed infatti i dati relativi alla produzioneindicano come, nel 1956, questa fosse ancora abbastanza elevata con 9108 tonnellate dizolfo estratto e 513 operai impiegati.

Se valutati in quest’ottica, gli investimenti di quegli anni assumono un carattere di necessitàvolto ad assicurare continuità all’attività mineraria stessa.

Page 16: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 15

Intorno ai pozzi Nuovo e D’Oro, si concentrarono tutti i nuovi fabbricati della miniera.

Nel 1959 fu varato il Piano di Riorganizzazione, con la legge n° 4 del 13 marzo dello stessoanno, di cui beneficiarono, oltre alla Trabonella, diverse miniere.

Questo programma prevedeva una serie di investimenti in edifici e impianti, con fondianticipati dalla Regione che le imprese avrebbero dovuto restituire, in seguito, a ristrutturazioneavvenuta.

Al termine dei cinque anni previsti dal Piano, tuttavia, la maggior parte delle imprese, trale quali S.I.A.M.T. ( Società Industriale Anonima Miniere Trabonella, ) risultava inadempiente,per cui la Regione revocò le singole concessioni per affidarle ad una propria società.

”Impianto macinazione e flottazione”, veduta esterna

Page 17: La Miniera Trabonella

Area Leader II

16 www. galsvh.itwww. galsvh.it 17

Gli impianti esterni della miniera nella planimetria eseguita dall’ I.G.M.per conto dell’Ente Autonomo per l’Industria Solfifera nel 1931

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Page 18: La Miniera Trabonella

18

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Nel 1967, dunque, la Regione revocò la concessione della miniera Trabonella alla S.I.A.M.T.,con Decreto del Presidente della Regione Siciliana n° 83/A del 12 luglio 1967, per affidarlain gestione all’Ente Minerario Siciliano tramite la So.Chi.Mi.Si., a decorrere dal 11 gennaio1967 (con D.A. n° 262 del 18 marzo 1971 ai sensi della L.R. n° 2 del 11 gennaio 1963).

Con la gestione dell’E.M.S. si avvia alla fase conclusiva l’attività della miniera Trabonella,nella quale non intervengono sostanziali modifiche sino a quando, il 3 dicembre del 1975,il sotterraneo venne chiuso (ai sensi della L.R. n° 42 del 6 giugno 1975). Rimasero inveceancora in attività l’impianto di flottazione, con minerale proveniente da altre miniere,assieme all’impianto di produzione del ventilato di zolfo, utilizzato in agricoltura.

Nel 1988, infine, la Regione, con la Legge n° 34 dell’8 novembre, decretò la dismissionedel settore zolfifero con la chiusura definitiva di tutti gli impianti ed il pensionamento degliimpiegati del settore.

La gestione E.M.S./So.Chi.Mi.Si. e la fine dell’attività estrattiva

Pagina a destra, gli impianti della zona Pozzo Nuovo in una veduta generale in direzione Nord

In basso i “Silos minerale terzi”, che raccoglievano il minerale inviato da altre miniere e destinato alla lavorazione negli impianti della Trabonella

Page 19: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 19

Page 20: La Miniera Trabonella

20

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Diversamente da quanto avvenuto in altri siti minerari dismessi e contravvenendo anche aquanto aveva stabilito la Legge Regionale n° 34/1988 che all’Art. 8 recita: « L’E.M.S. […] provvederà alla chiusura delle miniere di zolfo […] curando il recupero dei beni e delleattrezzature utilmente asportabili », la chiusura della miniera Trabonella non fu seguita danessuna opera di salvaguardia dei fabbricati e degli impianti, né ci si prese cura di asportarequanto di ancora efficiente si trovasse nella miniera stessa come, ad esempio, le macchinedi movimento terra e le attrezzature varie.

Chi avesse visitato gli impianti abbandonati ne avrebbe ricavato l’impressione di una fugaimprovvisa più che di una dismissione programmata.

Uno stato di cose che si è protratto fino ai nostri giorni, sebbene da tempo si parli dimusealizzazione dei siti minerari nisseni.

Tuttavia, pur nell’incuria generale, non sono stati abbattuti gli edifici costruiti nel dopoguerrané, cosa particolarmente rilevante, buona parte dei fabbricati più antichi.

Tra questi la palazzina della direzione, risalente alla seconda metà del 1800, il camino delriflusso Nuvolari (una galleria utilizzata per ventilare il sotterraneo ) del 1898, ed alcuneabitazioni degli operai che si conservano tuttora in buono stato.

Altri edifici, quali le scuderie, la cappella, la centrale elettrica sono tuttora riconoscibili,pur se in condizioni di particolare degrado.

Allo stesso modo sono ancora presenti alcuni degli impianti utilizzati per la fusione dellozolfo, cioè calcaroni e forni Gill, insieme alla viabilità d’epoca.

Tutto questo costituisce a ben vedere un autentico patrimonio sul quale però, per motiviche non è il caso di approfondire in quest’occasione, le autorità competenti non hanno finorapreso provvedimenti di tutela e conservazione.

Le condizioni della miniera prima dell’intervento di recupero del G.A.L. Sviluppo Valle dell’Himera

Pagina a destra, la zonadella ex-direzione della miniera

A fianco, mezzi di movimento terraabbandonati nella miniera

Page 21: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 21

Page 22: La Miniera Trabonella

22

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Turismo culturale e naturalistico

Sarebbe quanto mai impensabile ipotizzare qualunque attività di fruizione del sito minerarioTrabonella senza discutere di un progetto complessivo atto a sostenere la riqualificazioneambientale delle aree naturalistiche e ad agevolare, attraverso la realizzazione di un insiemedi azioni integrate nell’ambito del turismo culturale e naturalistico, la fruizione del patrimoniodel comprensorio di riferimento.

Si pone, infatti, con sempre maggior vigore, il tema del turismo sostenibile, vale a dire diun turismo che sia accettabile in termini di ambiente ed anche di comunità ospitanti, di unturismo che consenta l’immediata fruizione dei beni attraverso la valorizzazione delle risorseesistenti (ciò che si ha e non ciò che si desidererebbe avere chissà tra quanti anni e conquanti sforzi).

Un esempio, ormai diffuso e consolidato, è sicuramente quello fornito dall’agriturismo, cherappresenta un modo di recuperare ambienti, costruzioni e modi di vita, riproposti confinalità aggiuntive diverse da quelle originali, e che riesce a coniugare sia il desiderio dinatura dei visitatori sia il recupero, il riutilizzo e la rivitalizzazione di alcune delle caratteristichedella vita agricola altrimenti in pericolo di abbandono.

Un altro esempio simile è costituito dal bed and breakfast, che utilizza strutture private inambienti urbani, permettendo al turista di conoscere, almeno in parte, il “vissuto” di unluogo senza l’intermediazione delle strutture professionali.

Una proposta, invece, molto più radicale, e totalmente innovativa, è quella che va sotto ilnome di urbsturismo, termine sicuramente non pensato in una prospettiva di marketing, macertamente importante per quanto riguarda i contenuti.

Si tratta di un progetto complesso, che, partendo da un’idea filosofica, e coinvolgendo diver-se discipline (dalla bio-architettura, all’urbanistica, alla telematica), si sta attuando inBasilicata, ma con prospettive di ampliamento ad altre realtà territoriali, in Italia e inparticolar modo in Sicilia, regione la cui vocazione territoriale è per moltissimi aspetti similea quella della Basilicata.

Il termine è stato coniato nel 1993 da Armando Sichenze, professore di ComposizioneArchitettonica all'Università di Potenza, con l’idea di lanciare un turismo compatibile cheassolva ad una funzione rilassante e rigeneratrice mediante l’utilizzo delle risorse ambientalie culturali che abbondano in tante località del Mezzogiorno, quello che lui ha definito il« Grande Giacimento delle città-natura del Mediterraneo ».

In rapporto al mercato, l’urbsturismo si propone ad una nicchia di turisti-viaggiatori parti-colari, ma in continua espansione, che sono alla ricerca di un benessere ecologico in cuila qualità di risorse, ambienti e relazioni sia l’elemento fondamentale.

L’idea è di trovare una nuova forma di relazione tra la vacanza, il viaggio e l'ospitalità,focalizzando l’attenzione sul tema della piccola città, l’urbs appunto, che presenti un evi-dente e stretto contatto con una grande risorsa di sostegno di tipo naturalistico (paesaggi,boschi, laghi, fiumi ecc.).

Dopo il turismo industriale e di massa, dopo le esperienze del turismo alternativo (comel’ecoturismo) esiste una forte domanda di natura e cultura, di tempi lenti, di rapporti inter-personali e di un contesto urbano a misura d’uomo.

Il progetto di recupero del G.A.L. Sviluppo Valle Dell’Himera

Page 23: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 23

Si cercano anche le strade inesplorate che conducono a luoghi inattuali ma pieni di senso,dove magari c’è qualcuno che attende e che accoglie senza aver l’aria di dover far soldi…, si fa una vacanza per recuperare le proprie risorse migliori, le proprie energie, ma ancheun viaggio per ritrovare un’ospitalità domestica spontanea e non industriale.

La diversità con il semplice agriturismo si pone sul piano di una integrazione unitaria dirisorse, che solo nelle piccolissime città immerse nella natura può fornire un insieme ospitale,ecologico ed economico, naturale e culturale, storico ed ambientale. La filosofia di fondodel progetto considera che le cose, gli uomini, gli elementi dell’ambiente, e anche le opereartistiche, in mancanza di un progetto sono solo enti: se nessuno li cura, stanno lì ad esisterenella natura, al di fuori del turismo.

È quello che è successo per tanti luoghi del Sud, in particolare per tanti paesi e cittadinedella Sicilia, abbandonati e dimenticati, ma soprattutto mai considerati come una risorsacompleta e complessa per un turismo culturale di pregio.

Perché questi elementi diventino risorse occorre che una cultura, un progetto, comincinoa considerarli come modi d’essere che creano benefici a prescindere da uno sfruttamentoturistico, ma utili anche a questo fine.

Ma sono importanti anche il metodo e il processo di sviluppo.

Nella proposta di utilizzo turistico dei paesi e delle piccole città siciliane è fondamentalela metodologia di recupero, inteso come riconversione ecologica e valorizzazione dellerisorse naturali esistenti, senza stravolgimenti o forzature.

In questo senso, la costituzione di città-albergo o paese-albergo o albergo-diffuso secondouna logica urbsturistica potrà contribuire al rilancio vitale di piccoli centri storici, paesiarroccati, borghi deliziosi, oggi abbandonati come rifiuti urbani, come fonti di degradoculturale, sociale, naturale.

Il turismo, in questa prospettiva, invece che causa di degrado e rovina, può diventare unmezzo per frenare il deterioramento e per far risaltare la qualità dei luoghi, secondo i correttiprincipi del turismo sostenibile.

Il turismo, che rappresenta per la Sicilia una delle poche attività economiche trainanti è,ad oggi, principalmente legato alla bellezza del mare e delle coste, ed è concentrato nei solimesi estivi di luglio e agosto, nonché, in minor misura, in quelli di giugno e settembre.

Il recupero di compendi immobiliari, ricchi di fascino e spesso inseriti in contesti ambientalidi grande bellezza, accompagnato da azioni di promozione specie da parte dei soggettipreposti, costituirebbe occasione di richiamo e appetibilità per una fruizione meno stagionalee più distribuita sul territorio, contribuendo in maniera consistente anche allo sviluppo dellezone interne dell’Isola.

Sulla scorta anche dell’esperienza di altri Paesi, l’offerta turistica estesa ai percorsi naturalisticie a quelli di archeologia industriale non rappresenterà, se adeguata per dimensione edefficienza dei servizi nel campo della ristorazione, dei posti letto (senza dover per forzapensare a grandi strutture alberghiere), dei trasporti, l’alternativa di poche ore alla permanenzasulle coste, ma valore sufficiente ad essere autonomamente attrattivo e capace di innescaremeccanismi moltiplicatori delle presenze.

Page 24: La Miniera Trabonella

24

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

E’ un settore, questo, dove piccole aziende familiari e, soprattutto, cooperative di giovani,possono svolgere un ruolo di primo piano.

In quest’ottica, la società consortile Sviluppo Valle dell’Himera, nell’ambito del Piano diAzione Locale S.V.H., co-finanziato con il Programma di Iniziativa Comunitaria LEADERII, ha elaborato, tra le altre cose, un progetto, in fase di piena attuazione, di riqualificazioneambientale delle aree naturalistiche in modo tale da agevolare e qualificare, attraverso larealizzazione di un insieme di azioni integrate nell’ambito del turismo culturale e naturalistico,la fruizione del patrimonio del comprensorio nel quale opera.

Tra le azioni sopra accennate, particolare attenzione merita quella relativa alla riconversioneeconomica dell’area dismessa del sito minerario Trabonella, ricadente nel cuore della RiservaNaturale dell’Himera, che rappresenta uno degli esempi più interessanti di archeologiaindustriale della nostra isola.

L’azione, interamente finanziata dalla società Sviluppo Valle dell’Himera nell’ambito delP.I.C. LEADER II, consiste nella realizzazione di piccoli interventi volti a rendere fruibilel’area ricadente all’interno della miniera Trabonella.

In particolare, i suddetti interventi hanno consentito: - il recupero del cancello d’ingresso in ferro battuto attraverso il mantenimento e la ristrutturazione degli elementi già esistenti; - la sistemazione del piazzale attraverso l’utilizzo di rosticcio di zolfo; - la collocazione di staccionate in legno di castagno a maglie incrociate opportunamente affittite lungo la scarpata che si estende per circa ml 200; - la realizzazione di opere atte, attraverso un opportuno drenaggio del terreno, a garantire la sicurezza del piazzale; - il recupero ed integrazione, per le parti mancanti, della recinzione di protezione della tramoggia tronco – conica che, per la sua struttura ad alta tecnologia (per l’epoca), costituisce un forte esempio di interesse storico costruttivo; - l’illuminazione della tramoggia tronco – conica; - la collocazione di supporti segnaletici in legno resistente agli agenti atmosferici; - la collocazione di bacheche in legno, resistenti agli agenti atmosferici, corredate da apposite tabelle informative riportanti dati relativi alla civiltà mineraria e didascalie in merito all’epoca di costruzione dell’antico corpo principale, degli interventi di costruzione successivi e delle finalità di utilizzo delle strutture e dei padiglioni (attività di flottazione, lavorazioni varie, ricovero attrezzature etc.); - la collocazione di panchine in legno e ghisa; - la collocazione di cestini porta rifiuti in legno e ghisa; - la collocazione di servizi igienici mobili (WC – WCH), prefabbricati in materiale ecocompatibile; - la realizzazione dell’impianto di illuminazione del piazzale.

I sopradescritti lavori consentiranno alla società Sviluppo Valle dell’Himera di realizzare,nell’immediato, tutte le attività programmatiche atte a rendere fruibile l’area di riferimentoed a far rivivere l’atmosfera dell’affascinante mondo minerario secondo percorsi di grandeinteresse scientifico e didattico corredati da iniziative di approfondimento e/o intrattenimento.

Page 25: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 25

Concreti esempi potrebbero essere rappresentati dalla realizzazione, in collaborazione congli istituti scolastici, di gite d’istruzione, dalla creazione di pacchetti turistici inseriti incircuiti internazionali che prevedano visite guidate al sito minerario, al museo mineralogico,alla Riserva Naturale dell’Himera, o, ancora, dall’organizzazione di manifestazioni teatrali,musicali, mostre fotografiche, di pittura, inserite in un contesto naturale assolutamenteinusuale ed allo stesso tempo spettacolare.

Tali attività rientrano in un complesso programma che le pubbliche amministrazioni si sonoimpegnate a realizzare, attraverso la stipula di un protocollo di intesa siglato dal G.A.L.S.V.H., dalla Provincia Regionale e dal Comune di Caltanissetta, dal Corpo Regionale delleMiniere e dalla Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Caltanissetta e da Italia Nostra (EnteGestore della Riserva), nel tentativo di recuperare questo immenso patrimonio culturale,ambientale e naturalistico in grado di attrarre un flusso costante di visitatori tale da giustificarela creazione di un sistema locale di offerta di servizi turistici integrati.

L’offerta di tali servizi connessi alla fruizione del sito minerario, nel contesto di una articolatarete siciliana di esperienze già avviate o in itinere, è volta a soddisfare le diverse motivazionidi visita dei vari segmenti di mercato interessati al turismo culturale e ambientale.

Il progetto si inserisce altresì in un contesto di respiro europeo volto a creare un circuitointernazionale di visita alle miniere più importanti della Toscana, Sardegna, Sicilia, SudTirolo, Austria, Belgio, Galles e Grecia.

Il network europeo degli operatori potrà così dar luogo alla presentazione di progetticomunitari per risolvere problematiche ambientali e incentivare lo sviluppo sostenibileconnesso alla valorizzazione dei siti minerari dismessi.

Il G.A.L. Sviluppo Valle dell’Himera, con l’intervento di recupero realizzato, che pur nellasua piccola entità consente un primo e significativo approccio con il mondo minerario edoffre innovativi spunti sulla fruibilità delle aree naturali, ha voluto offrire un segno divolontà che solleciti ulteriori e più incisivi interventi.

Dettaglio della tramoggia tronco-conica

inserita nel piano di recuperoe sistemazione effettuato

dal G.A.L. “SVH ”

Page 26: La Miniera Trabonella

26

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Nel corso di oltre un secolo di studi, le miniere di zolfo siciliane sono state oggetto diricerche sociali, economiche, archeologiche e, in anni più recenti, anche antropologiche.In quest’ultimo caso non è stato facile recuperare una così profonda memoria fatta di storie,aneddoti, preghiere, orazioni, canti, motti, proverbi e scongiuri. Tutti elementi checontribuiscono a meglio far comprendere quella che fu la civiltà mineraria nel nostroterritorio. Si propongono, qui di seguito, delle storie raccolte fra chi questa civiltà l’haconosciuta da vicino e che ci aiutano meglio a capire, in particolare, quale rapporto avessecon il divino, con il sacro chi ogni giorno per vivere era costretto a consumare la propriaesistenza nelle viscere della terra.

In genere in ogni miniera si adottavano schemi propri di preghiera e spesso i riti non eranoaffatto distaccati dal duro lavoro. A Caltanissetta le mogli dei minatori, quando si recavanoin miniera per portare cibi e bevande ai mariti nelle pause lavorative, durante il viaggio diritorno ripetevano rosari dedicati a San Michele Arcangelo, alla Madonna della Catena edel Buon Consiglio, scambiandosi piccoli pani votivi e spesso anche il criscienti, il lievito,contenuto in apposite tazze, i latteri, di alluminio a simboleggiare la loro unione fortificatanella solidarietà.

Racconta la signora Francesca Gallo di Caltanissetta, 86 anni, che per le festivitàdell’Immacolata i minatori della Trabonella con le loro rispettive famiglie verso sera siriunivano intorno al fuoco nei pressi della Badìa, portandosi dietro banchi e sedie. Quiimprovvisavano preghiere, litanie e alla fine ogni minatore depositava davanti al portonedella Chiesa ramoscelli di alloro e rosmarino che, dopo essere stati benedetti dal parroco,venivano ritirati dagli stessi minatori mentre le loro donne intonavano inni dedicati allaMadonna e la seguente orazione volta ad ottenere grazie e ricompense divine:

Ave Maria/ Graziosa e pia/Vergine eletta/ fosti Concetta/ senza peccato.Orto serrato/ Vergine Santa/felice pianta/ portasti al mondo/ frutto giocondo/deh! Per pietade/ per caritade/candido giglio/ prega il tuo Figlio/ch’io sempre l’ami/ ch’io sempre brami/ogni momento/ dargli contento/e a Te Maria/ speranza mia/possa servire/ sino al morire/e dopo morte/ sia la mia sorte/poter cantare/ poter lodare/ con mente pia/Gesù e Maria / Gesù e Maria/ Gesù e Maria/

I minatori della Trabonella erano detti Signurara perché fortemente devoti a Gesù Crocifissoe le loro donne risultavano essere quasi tutte iscritte alla Congregazione del PreziosissimoSangue.

In occasione della festività della Santa Croce era loro usanza confezionare croci di palmanana e offrirle, dopo averle fatte benedire, a tutte quelle famiglie che ne avessero fattorichiesta.

Appendice / 1Testimonianze sacre e profane

Page 27: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 27

Di solito queste croci si collocavano dietro le porte d’ingresso, accanto ai capezzali oppures’incastonavano tra le canne del cannizzo che conteneva frumento o nelle pagliere dovec’erano animali. La croce assolveva ad una funzione vigilatrice, proteggendo animali ecose, pertanto, rappresentava un’esigenza esistenziale più che il riflesso di una motivazioneinteriore.

La signora Emilia Mammano di Caltanissetta, 82 anni, figlia di un minatore della Trabonellaracconta che, nelle prime ore del Venerdì Santo, i suoi genitori assieme ad altre famigliedi minatori si radunavano davanti al Santuario del Signore della Città recitando preghieree orazioni, a volte anche sotto la pioggia. Poi la superiora dell’omonimo convento aprivail portone d’ingresso del Santuario e giunti ai piedi del simulacro del Cristo recitavano laCoronella delle SS. Cinque Piaghe, guadagnando così l’indulgenza plenaria concessa daPio IX il 3 luglio del 1858. Quindi, in religioso silenzio, ognuno toccava con un fazzolettoi piedi del Cristo recitando, a memoria della santissima agonia di Gesù, la seguente orazione:

Voi o Signor mio Gesù Cristo/per queste vostre SS. pene/delle quali io indegno faccio memoria/e per la vostra SS. Croce e morte/liberatemi dalle pene dell’inferno/e degnatevi di condurmi in Paradiso/dove conduceste il ladrone con Voi crocifisso.

Prima di rientrare nelle proprie abitazioni ogni capofamiglia riceveva in dono dalle suorecappuccine una coroncina già benedetta dal vescovo. Questa coroncina era considerata datutta la famiglia una reliquia e doveva essere custodita gelosamente tra le lenzuola e avvoltain quello stesso fazzoletto che aveva toccato i piedi del Cristo, nel Santuario. Poteva esserepresa soltanto per chiedere grazie urgenti o in altre situazioni estreme della vita quotidianae andava comunque messa nella tasca sinistra del minatore una volta defunto. Una similedimenticanza poteva arrecare numerosi danni alla famiglia, mentre per il defunto la coroncinasignificava facilitargli il raggiungimento della dimora definitiva.

Resti della cappella edificata neipressi della ex-direzione

Page 28: La Miniera Trabonella

28

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Appendice / 2Il trattamento del minerale di zolfo

Il minerale estratto e accumulato in superficie doveva essere trattato per liberare lo zolfodalla ganga, cioè dalle sostanze inutili cui era sempre associato. Il sistema utilizzato agliinizi del 1800 era quello della calcarella, una sorta di vasca circolare ricavata nel terrenoa mezza costa, del diametro di qualche metro.

Qui veniva raccolto il minerale da trattare formando una catasta dal profilo conico cuisuccessivamente si dava fuoco. Il calore prodotto dalla combustione provocava la fusionedello zolfo contenuto nel minerale stesso, che si raccoglieva liquido sul fondo della calcarella,opportunamente inclinato. A questo punto veniva rotto un piccolo diaframma situato sulfianco della calcarella, in basso, dal quale lo zolfo fuso che sgorgava veniva raccolto inapposite forme di legno dette gavite e qui veniva lasciato solidificare.

La calcarella deve il suo nome alla similitudine con le fornaci utilizzate per la preparazionedella calce.

Successivamente, intorno alla metà del 1800, alla calcarella si sostituì il calcarone, checome suggerisce il nome era una copia esatta della prima in scala maggiore.

Nel calcarone, il cui diametro superava facilmente i 10 metri, la fusione dello zolfo avvenivain tempi molto lunghi, anche diverse settimane, diversamente dalle poche ore necessariealla calcarella.

Ciò consentiva di ottenere un prodotto di miglior qualità, attraverso il controllo dellacombustione che veniva effettuato modificando lo spessore dei rosticci con i quali si coprivala catasta di minerale da trattare, in modo da soffocare o meno la combustione stessa inbase a diversi parametri, quali ad esempio la temperatura e l'umidità dell'aria.

Al controllo e all’esecuzione di queste operazioni era destinata una particolare categoriadi operai: gli arditori, le cui abitazioni si trovavano appunto nei pressi dei forni di fusione.Venivano altresì impiegati i carusi per caricare il minerale nei forni e liberarli poi, a fusioneavvenuta, dai residui della stessa, i rosticci o ginesi che formavano immense catastepresenti in ogni miniera.

Caratteristica comune alle calcarelle e ai calcaroni era la notevole dispersione nell’atmosferadi anidride solforosa, prodotta dalla combustione dello zolfo.

Ciò era fonte di danno per le coltivazioni prossime al perimetro della miniera, come sievince dalle numerosissime richieste di risarcimento, avanzate dagli agricoltori, per icosiddetti danni da fumo.

Sul finire del 1800, quando la calcarella era già stata sostituita dal calcarone pressochéin tutte le miniere, un nuovo metodo di raffinazione si affiancò a quest’ultimo, il forno Gill,dal nome dell’ingegnere Roberto Gill che ne mise a punto il funzionamento.

Questo sistema sfruttava lo stesso principio che era alla base dei precedenti, ad eccezionedel fatto che la fusione avveniva in celle costruite in muratura, collegate tra loro, in modoche il calore prodotto dalla fusione di una cella riscaldasse il minerale contenuto nellasuccessiva.

Page 29: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 29

I vantaggi di un tale sistema erano dovuti alla sua totale copertura in muratura, per cui ilprocedimento poteva effettuarsi con qualsiasi condizione climatica e quindi in ogni periododell’anno, cosa impossibile per i calcaroni.

Inoltre i forni Gill garantivano una minore dispersione di sostanze tossiche nell’atmosferacircostante.

Tuttavia le opere murarie necessarie alla costruzione di tali forni costituivano un ostacoloalla diffusione di tale sistema, rappresentando un costo che non sempre gli esercenti eranodisposti a sostenere.

In pratica la scelta tra i due metodi era dovuta a numerosi fattori, quali ad esempio ledimensioni della miniera, o le possibilità dell’esercente, con una prevalenza dell’uno odell’altro a seconda dei singoli casi. Alla Trabonella i due tipi di forno coesistevano, e dientrambi rimangono visibili i resti al giorno d’oggi.

E’ fondamentale comunque rilevare che tutti i metodi di fusione esaminati finora nonnecessitavano di alcun combustibile esterno, utilizzando per questa funzione lo stesso zolfo,cosa che consentiva un risparmio non indifferente, e che non è di secondaria importanzaai fini della loro universale utilizzazione.

Su un principio completamente differente era invece basato il funzionamento dell’impiantodi flottazione, come forse il nome stesso lascia intuire.

Qui il minerale di zolfo veniva macinato e mescolato ad acqua fino a quando, con l’aiutodi agenti schiumogeni, la polvere di zolfo, più leggera della ganga, formava appunto unaschiuma che veniva raccolta ed essiccata, e risultava composta da zolfo purissimo.

Un impianto di queste dimensioni, richiedente investimenti ingenti sia per l’installazioneche per la fornitura di energia, si giustificava esclusivamente nelle miniere il cui prodottoraggiungesse quantità ragguardevoli.

Così in Sicilia esso fu utilizzato solo in pochissime miniere tra cui, dal 1957, la Trabonella.

I calcaroni della Batteria Vecchia in un particolare del Piano minerario del 1907

Page 30: La Miniera Trabonella

30

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Appendice / 3Gli usi industriali dello zolfo

Quali furono i motivi che determinarono sul finire del 1700 una così grande richiesta dizolfo da parte dei paesi maggiormente industrializzati, tale da portare le miniere sicilianenel volgere di pochi decenni ad una posizione di monopolio mondiale di tale mercato?

Circa gli usi conosciuti dello zolfo è possibile innanzitutto distinguere due periodi bendistinti.

Il primo va dalla più remota antichità, sino alla metà del 1700 circa, nel quale pur se convarie eccezioni, lo zolfo ricopriva un ruolo marginale nell’economia dell’isola.

Greci e Romani utilizzavano lo zolfo per le sue virtù disinfettanti nonché nell’arte tessile,nell’industria del vetro e in medicina, mentre non è certo che fosse già impiegato inagricoltura, nel processo di solforazione della vite.

Qualche secolo più tardi gli Arabi utilizzeranno lo zolfo e l’olio minerale siciliano per lapreparazione del fuoco greco, mentre un altro campo di applicazione molto più importantefu, a partire dal XIV secolo circa, la preparazione della polvere da sparo, che rimase unesplosivo di grande importanza anche dopo la scoperta della dinamite, nel 1867.

Va comunque ricordato come in questo primo periodo così tratteggiato la richiesta e ilcommercio dello zolfo siciliano, se pure effettuati con una certa continuità, non raggiunseromai un posto privilegiato nella bilancia commerciale dell’isola, cosa che sarebbe avvenutadi lì a poco.

Il passaggio alla fase industriale vera e propria delle miniere di zolfo siciliane è strettamenteconnesso agli sviluppi dell’industria chimica avvenuti a partire dalla metà del 1700 circa,e cioé i primi laboratori e poi le fabbriche per la produzione dell’acido solforico nei pressidi Londra, e successivamente, nel 1790, il processo di preparazione della soda attraversola reazione del cloruro di sodio, il comune sale da cucina, con l’acido solforico, messo apunto da N. Leblanc.

La soda così ottenuta veniva utilizzata nell’industria del vetro, per la preparazione di saponi,vernici, nel candeggio e nella tintoria.

Nel volgere di pochi anni lo zolfo, l’acido solforico, ed i solfati divennero uno dei componentidi base dell’industria chimica, con un ruolo paragonabile oggigiorno a quello del petrolio,cosa che portò a guardare con nuovo interesse i giacimenti siciliani, già da tempo noti.

I mercati principali intorno alla metà del 1800 erano ovviamente i Paesi allora maggiormenteindustrializzati, quindi l’Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti d’America. Ma lo zolfosiciliano veniva esportato anche in moltissimi altri Paesi: lo stesso Regno delle Due Sicilie,l’Olanda, la Germania, la Russia, la Prussia, l’Austria, la Grecia, le Isole Ionie, la Sardegna,la Danimarca, la Toscana, il Belgio, la Spagna, la Svezia, la Norvegia, Malta e la Turchia.

Questo mercato si ingrandì ancora intorno al 1900 con l’aggiunta di: Portogallo, Belgio,Algeria, Egitto, Tunisia, America Centrale e Meridionale, Indie Inglesi e Australia.

I motivi di una così vasta diffusione dello zolfo e dell’acido solforico vanno ricercati nellagrande quantità di processi chimici ed industriali in cui entravano a far parte.

Page 31: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it 31

Lo zolfo era utilizzato per la produzione di esplosivi e fiammiferi, nonché nella vulcanizzazionedella gomma, nella produzione dell’ebanite, ed in agricoltura come anticrittogamico.

L’acido solforico costituiva il più importante acido forte e veniva utilizzato per la preparazionedi altri acidi (cloridrico, fosforico, acetico), di solfati (sodio, ammonio, ferro, rame, alluminio),di allumi e perfosfati, di coloranti, di medicinali, di profumi, e nella preparazione dellozucchero.

A loro volta i solfati servivano nell’industria del vetro, delle vernici, e dei disinfettanti.

Agli usi sopra descritti si aggiunsero in tempi più recenti la preparazione di materie plastichee fibre artificiali, la raffinazione delle benzine, del petrolio e degli oli lubrificanti e non vadimenticato, inoltre, che l’acido solforico costituisce l’elettrolito degli accumulatori apiombo, cioè delle batterie.

Da questo breve elenco si comprende a sufficienza quale dovesse essere l’importanzastrategica dello zolfo e dei suoi derivati, e allo stesso modo e facile intuire come i Paesimaggiori utilizzatori cercassero fonti alternative al monopolio delle miniere siciliane perprocurarsi un bene tanto prezioso.

Si estraeva già lo zolfo dalle piriti, e dal principio del 1900 si coltivarono i ricchissimigiacimenti della Louisiana e del Texas, con sistemi che permettevano un consistenteabbattimento dei costi e che non potevano essere applicati alle miniere siciliane per ladifferente conformazione geologica del sottosuolo.

Questi fatti fecero vacillare il monopolio siciliano fino a quando non si iniziò a ricavare lozolfo tramite la concentrazione dell’idrogeno solforato contenuto nel petrolio grezzo o nelgas naturale, a costi che misero definitivamente fuori mercato il prodotto delle minieresiciliane.

Campioni dimostrativi di zolfo

Page 32: La Miniera Trabonella

32

La miniera TrabonellaLa miniera Trabonella

Via Xiboli

Come arrivare alla miniera Trabonella:

Dall’autostrada A - 19:giunti allo svincolo di Caltanissetta imboccare la strada a scorrimento veloce per Gela, eduscire al Ponte Capodarso. Da qui proseguire sulla statale 122 in direzione Caltanissetta.A circa 5 Km., seguendo la segnaletica, svoltare a destra immettendosi sulla strada vicinaleche conduce alla miniera.

Da Caltanissetta:percorrendo la via Xiboli, superare il Villaggio Santa Barbara, a circa 500 mt. dal quale,svoltando a sinistra, s’imbocca la strada vicinale che conduce direttamente al sito minerario.

Gela

CaltanissettaCaltanissetta

VillaggioS. BarbaraVillaggioS. Barbara

Miniera TrabonellaMiniera Trabonella

Via Xiboli

A 19 Palermo - Catania

Scorrimento veloce per Agrigento

Scorrimento veloce per Gela

Strade Statali 122 - 560

Catania Catania

AgrigentoAgrigento

PietraperziaBarrafrancaMazzarino

PietraperziaBarrafrancaMazzarino

Ponte CapodarsoPonte Capodarso

PalermoPalermo

EnnaEnna

Gela

Page 33: La Miniera Trabonella

Area Leader II

www. galsvh.itwww. galsvh.it

Gli autori dei testi:

Dott. Paolo BuonoArch. Michele Lombardo

Prof. Filippo OliveriDott. Claudio Torrisi

La relazione storica è tratta dalla tesi di laureadell’Arch. Michele LombardoIl territorio come documento.

Il bacino zolfifero di Caltanissetta. Relatore Prof.ssa Pina Di Francesca ,

Corso di Storia della Citta’ e del Territorio,Facoltà di Architettura,

Università degli Studi di Palermo, A.A. 1999/00.

La revisione e l’adattamento giornalisticodei testi sono di Maria Giovanna Morreale.

Si ringrazia per le immagini e le riproduzioni:

Archivio di Stato di CaltanissettaBiblioteca Comunale di Palermo

Corpo Regionale delle Miniere di CaltanissettaIstituto Geografico Militare di Firenze

Architetto Michele Lombardo.

Si ringrazia la struttura tecnica:

Gruppo Azione Locale - Sviluppo Valle dell’Himera

© Innovazioni Culturali - 2001- tutti i diritti riservati -

Page 34: La Miniera Trabonella

Gruppo di azione locale “Sviluppo Valle dell’Himera”Sede legale - via San Domenico, 5 - 94016 PietraperziaSede operativa - via Kennedy, 21 - 93100 CaltanissettaTelefono 0934 547164 -0934 542235 fax 0934 581752www.galsvh.it e-mail [email protected]

EA

DE

R I

I

Questo opuscolo é finanziato dal programma LEADER II per la Regione Sicilia 1994/99