La Notaz. Gregoriana (Cardine)

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Canto gregoriano

Citation preview

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    Infatti il Liber Usualis (libro ufficiale per le nostre lezioni) formato da un insieme eterogeneoTSe la maggior parte dei pezzi (messe e ufficio della domenica, delle princi-pali ferie e delle feste antiche), appartiene al patrimonio genuino del canto gregoriano perch scaturisce dalle sue origini, un'altra buona parte di pi recente data e porta le caratteristiche pi o meno visibili del luogo e dell'epoca in cui stata composta (Messa e ufficio della SS. ma Trinit , i due versetti alleluiatici della domenica in Albis). Altri pezzi arrivano perfino ad allontanarsi nettamente dallo stile gregoriano (Adoro te, Stabat Mater) o vi si oppongono completamente (O fiiii et filiae, Adeste fldeles), pur rimanendo musica religiosa.

    Come si vede, la distinzione delle stratificazioni del repertorio e quella dei dif-ferenti generi (introito, graduale, kyrie, inno, ecc.) di primaria importanza.

    N. 3 Per ottenere l'effetto musicale e, a pi forte ragione, quello spirituale del canto gregoriano, richiesta una certa perfezione : - nella comprensione, - nell'esecuzione : bisogna tendere a una tecnica, degna il pi possibile sia dell'oggetto che del soggetto (infatti si canta la lode pi alta, quella di Dio). Ma l'esperienza prova che non vi nessuna scuola corale o assemblea, anche di modeste capacit, che non possa essere sufficientemente formata per gustare il canto gregoriano, eseguirne degna-mente le parti assegnate e giungere a una interpretazione che sia una preghiera.

    2

    o c

    P U . r .

    CAPITOLO

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI (1)

    A. ELEMENTI A USILIARI DELLA NOTAZIONE

    1. IL RIGO N. 4 Le linee che servono per la notazione gregoriana differiscono di numero da quelle abituali : sono quattro invece di cinque. Fsse si cor tano dal basso in alto e sono separate da un'interlinea :

    linee x * interlinee

    N. 5 II numero delle linee di un rigo del resto cosa molto relativa : i primi ma-noscritti, evidentemente imprecisi per la posizione melodica delle note non ne porta-vano nessuna perch i segni neumatici erano scritti in campo aperto, ossia senza punti fissi.

    Tuttavia, a poco a poco, si manifest una ricerca di diastemazia oss a di pre i sione nella notazione degli intervalli. I neumi, ancora < in c mpo aperto >, furon d; sposti su differenti livelli poi fissati in modo quasi rigoroso attorno ad una Ime Tac-ciata con punta secca. Questa linea, riservata prima solo all 'orientamento del nota ore fu presto colorata , poi si videro apparir, righi di due o tre linee prima che il numero fosse definitivamente fissato a quattro.

    N. 6 Perch quattro linee e non cinque ? Perche, generalmente, l'ambitus (2) delle melodie gregoriane assai poco sviluppato e perci pu essere notato su quattro linee ; l'uso di linee supplementari (al massimo una in pi *n alto o in basso) e relativa-mente raro.

    3

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    Quando invece i pezzi utilizzano una pi vasta scala melodica, si rende necessario un cambiamento di chiave nel corso dei pezzo : il caso della maggior parte dei gradua-li. Ci spiega, diciamolo di passaggio, i numerosi cambiamenti di chiave che i notatori furono costretti a fare nei manoscritti normanni del XII sec , quando, ad esempio, si limitavano a dei righi di tre linee. 2. CHIA VI

    N. 7 La notazione gregoriana utilizza le chiavi di DO m

    e di FA F i f

    quelle cio che, poste al di sopra del semitono, sono pi particolarmente utili per la lettura degli intervalli (la forma di queste chiavi deriva dalla lettera corrispondente nella notazione alfabetica : DO = C ; FA = F) ; ma ciascuna delle prime sette lettere dell'al-fabeto avrebbe potuto servire da chiave. Infatti, nei manoscritti antichi, specialmente in quelli del XII sec , si trovano come chiavi : d ( = RE), a ( = LA), e anche il b molle ( = SI b ) o il b quadrato ( = SI fc| ), e a Benevento G ( = SOL).

    Una volta che la chiave ha determinato sul rigo la posizione della nota corrispon-dente, si leggono tutte le altre senza alcuna difficolt. Poco importa dunque il numero e la posizione delle chiavi giacch il principio che ne regge l'applicazione rimane iden-tico.

    N. 8 L'altezza delle chiavi motivata dalla situazione del pezzo nella scaia genera-le dei suoni ; le melodie che ne utilizzano la parte pi elevata sono scritte in chiave di DO sulla seconda linea, poi, a misura che l'ambitus scelto pi grave, si usano le chiavi di DO sulla terza e quarta linea e infine la chiave di FA in terza linea. La chiave di FA in quarta linea utilizzata, nei nostri libri, solo una volta, per un pezzo che scende fino al SOL grave. a) C h i a v e d i D O

    N. 9 In gregoriano la chiave di DO si incontra soprattuto sulla terza e quarta linea, pi raramente sulla seconda, mai sulla prima.

    , fi * . * tal U si DO re mi f* sol U. f*.. sol*ik..ai DO rcmv.fit do r e mi fV sol U i i DO r t

    4

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    Pezzi scritti chiave di DO sulla seconda linea :

    Pezzi scritti in chiave di DO sulla terza linea :

    Pezzi scritti in chiave di DO sulla quarta linea :

    b) C h i a v e d i F A

    Comm. Ecce Dominus veniet (Venerd delle Quattro Tempora di Avvento) ; Intr. Adorate (3a dom.dopo l'Epifania) ; Comm. Passer (3a dom. di Quaresima), ecc. Ali. Ostende ( la dom .di Avvento) ; Intr. Populus (2a dom.di Avvento) ; Grad. Ex Sion (2a dom.di Avvento) , ecc. Intr. Ad te levavi ( l a dom.di Avvento) ; Comm. Dominus dabit ( l a dom.di Avvento) Ali. Laetatus sum (2a dom.di Avvento), ecc.

    N. 10 Nei nostri libri la chiave di FA non mai utilizzata se non sulla terza linea, eccetto nell'Off. Veritas mea (Comune di un Conf. non Pontefice) scritto in chiave di FA sulla quarta linea.

    a U

    F A sol U fa. Sol U io re mi FA sol

    Pezzi scritti in chiave di FA sulla terza linea (a causa dei loro ambitus grave, si tratta di brani in protus piagale, cio II modo) :

    Off. Ad te levavi ( l a dom. di Avvento) ; Comm. Jerusalem surge (2a dom. di Avvento) ; Intr. Veni et ostende (Sabato delle Quattro Tempora di Avvento) ; Intr. Dominus dixit ( l a Messa di Natale), ecc.

    N. 11 Come abbiamo esposto sopra, per le melodie il cui ambitus molto svilup-pato vengono usate nei nostri libri due chiavi. Tuttavia, il passaggio dall'una all'altra non avviene nel corso di una frase, ma solamente fra due parti ben distinte di uno stesso pez-zo e pi precisamente dei graduali, la cui ampiezza e struttura esigono un adeguato svi-luppo melodico. La prima parte, o responsorio, si muove quasi abitualmente nel grave della scala modale, mentre il versetto, riservato a un piccolo gruppo di cantori (un tem-po, a un solista), si sviluppa nell'acuto e, per conseguenza, utilizza un'altra chiave. Es. Grad. Universi ( la dom. di Avvento) ;

    Grad. Prope est (4a dom. di Avvento) ; Grad. Exiit (S. Giovanni Apostolo) ; Grad. Gloriosus (Comune di pi martiri I), ecc.

    5

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    3. ALTERAZIONI N. 12 II canto gregoriano non utilizza che una alterazione, il bemolle, e unicamente davanti al SI, come il nome dell'alterazione indica chiaramente : b ( = SI) molle (meno teso, praticamente : abbassato di mezzo tono). Bisogna inoltre segnalare che un buon numero di questi bemolli, aggiunti in un'epoca relativamente recente, sono destinati a sparire nelle future edizioni.

    L'effetto del bemolle permane finch non intervenga : - sia un bequadro :

    ____

    (Cadenza finale degli Ali. VIII modo per esempio, quello della la messa di Natale) ;

    sia un qualsiasi tipo di stanghetta

    e- go h- stesso Ali. di Natale su hodie)

    - sia un'altra parola : Comm.

    UM v- ne rit * Pa-r- eli- tus (Comm. 4a dom. dopo Pasqua).

    In questi due ultimi casi, come pure col cambiamento di rigo, necessario rimettere il bemolle se il suo effetto deve essere mantenuto.

    4. LA GUIDA = N. 13 La guida un segno che annuncia la posizione della nota seguente ; si trova utilizzata in due casi : -alla fine del rigo, come annuncio in anticipo della prima nota dei rigo seguente :

    A d (Intr. 1 a dom. di Avvento) ;

    te iev-vi * - nimam me- am

    6

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    - nel corso del rigo, quando viene cambiata la chiave :

    (Grad. la dom. di Avvento). J. Vi- as

    Sia nell'uno che nell'altro caso, non deve evidentemente essere cantata.

    5. LE STANGHETTE N 14 Le edizioni vaticane utilizzano, per punteggiare le frasi melodico-verbali, del-le stanghette la cui differente gradezza corrisponde alla gerarchia di valore degli elemen-ti compresi fra di esse.

    Si comprende dunque che, se non vi pu essere paragone fra queste stanghette e quelle della musica non gregoriana, esse hanno, invece, uno stretto rapporto con i segni di punteggiatura della frase letteraria : virgola, punto e virgola, due punti e punto.

    A - Il quarto di stanghetta 1 delimita normalmente un inciso melodico-

    verbale o puramente melodico ; - la mezza stanghetta

    - l'intera stanghetta

    punteggia una parte della frase. Una frase conta due o tre parti e quindi una o due mezze stanghette, salvo possibili eccezioni ; chiude una frase. Se non sempre corrisponde a una frase letteraria, ne indica almeno una divisione importante ;

    - la doppia stanghetta interviene alla fine di un pezzo o, nel corso || ~ del pezzo, quando c' un passaggio da un

    coro a un altro : come nel Kyrie, Gloria, Credo Graduale, Alleluia, Tratto, vi sia o no un alter-narsi regolare fra i gruppi di cantori.

    Le stanghette della Vaticana sono generalmente ben poste, eccettuati alcuni quar-ti di stanghetta che dovrebbero essere spostati o perfino soppressi.

    N. 15 La virgola, che j Solesmes ha avuto il permesso di aggiungere nelle edizioni con segni ritmici, ha precisamente lo scopo di supplire ad alcune di queste deficienze. Es. Off. Desiderium (Comune degli Abbati) : dopo de lapide ;

    Grad. Os justi (Comune dei Dottori) : nel versetto dopo non, ecc. 7

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    Bisogna ancora aggiungere come elementi ausiliari della notazione, ma a titolo molto secondario non facendo parte del rigo stesso, l'asterisco e la crocetta. a) l'asterisco N. 16 L'asterisco semplice * precisa il punto della melodia in cui il coro si unisce alla schola (o eventualmente a un cantore solista). Lo si incontra : - dopo l'intonazione dei pezzi ; - prima della o delle ultime parole dei versetti dei Graduali, Tratti o Alleluia, come pu-re prima dell'ultimo eleison del Kyrie quando la 9a invocazione formata da due incisi. N.B. L'asterisco semplice che nella salmodia divide i versetti, ha per scopo di indicare una pausa fra i due emistichi (3). N. 17 L'asterisco doppio ** non lo si incontra che nella 9a invocazione del Kyrie allorch comprende tre incisi o anche pi. In tale caso, l'asterisco o gli asterischi sem-plici che precedono, indicano un cambiamento del coro, e soltanto l'asterisco doppio richiede la riunione dei cori. b) / a crocetta f N. 18 Questo segno non lo si incontra che nel primo emistichio di un versetto sal-modico, quando particolarmente lungo. Indica allora una leggera cesura.

    B. NOTAZIONE DELLE MELODIE GREGORIANE

    1. GRAFIA ATTUALE N. 19 La grafa attuale della Vaticana, stilizzazione della notazione quadrata che appare un po'ovunque a partire dal XIII-XIV sec , si riannoda, in ultima analisi, alle notazioni antiche e, tra le altre, alla notazione sangallese, i cui elementi sono stati tratti dai segni di accentuazione, di punteggiatura, ecc., adoperati nei testi letterari dell 'antichit e del medio-evo.

    Due frammenti sillabici, scelti appositamente per la loro semplicit, mostreranno ci che fu questa notazione primitiva di cui l'accento acuto (divenuto la virga : segno che indica una nota alta) e l'accento grave (divenuto ii punctum : segno indicante una nota grave) sono gli elementi basilari :

    Comm. Jerusalem (4a dom. di Quaresima)

    cu-jus parti-ci-p-ti- o e-jus in id-ipsum

    8

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    super uno pecca-t-re

    Comm. Dico vobis (3a dom. di Pentecoste)

    Il punctum quadrato della Vaticana tiene il posto dell'uno e dell'altro segno. In pratica la differenza fra virga e punctum non ha pi ragione d'essere, quando il rigo permette di precisare la linea melodica. N. 20 Lo schema che segue permetter di riconoscere, almeno in alcune delle at-tuali grafie della Vaticana (4), i segni neumatici degli antichi manoscritti sangallesi.

    I neumi qui riportati possono essere chiamati fondamentali (5). / Neumi di una nota

    Virga Neumi di due note

    Clivis

    Neumi di tre o pi note Porrectus

    Climacus

    1

    1S 1\

    Punctum

    Pes o Podatus

    Torculus

    Scandicus

    a

    \l

    i':^ Ci soffermeremo pi particolarmente su tre di queste grafie, perch potrebbero presentare qualche difficolt per il principiante : N. 21 a ) / / peso podatus J

    Trascrizione in notazione quadrata del neuma sangallese formato da un accento grave e da un accento acuto, ossia da una nota grave seguita da una nota acuta ; questo neuma viene letto dal basso in alto :

    J J J J

    sol- la sol-do r-fa sol-r

    9

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    N. 22 b) / l porrectus li neuma sangallese utilizza successivamente un accento acuto, un accento grave,

    poi un nuovo accento acuto, ossia indica una nota grave fra due note acute.

    Nella notazione quadrata, le due prime note di questo neuma non sono formal-mente disegnate, ma sono indicate dall'angolo formato dall'intersecazione dei tratti :

    f /V

    m fcu \ i N f k IfcJ Ni l ^ < sol -fa -sol la -sol -do do-la-re do-sol - la

    Lo stesso si pu dire altre grafie che presentano un disegno analogo (6) :

    /V? feti

    1 n sol - la -fa -sol sol -si - la -si la-fa - la -sol do-la -si -sol

    N 23 il climacus In questo neuma, come in tutte le grafie dette subpunctis (7), la Vaticana usa

    il punctum in forma di losanga dopo la nota culminante. La forma di questo punc-tum data dall i penna adoperata e dalla sua inclinazione.

    2 SVILUPPO DEI NEUMI FONDAMENTALI

    I neumi precedenti possono essere sviluppati mediante addizione di note susse-guenti.

    N. 24 a) N e u m i subpunctis (8) Si chiamano cos quei neumi la cui ultima nota (una nota acuta) seguita da al-

    meno due punctum in forma di losanga, sempre discendenti. Si potrebbe pi pred-io

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    samente chiamarli, secondo il numero dei punctum, subbipunctis o subtripunc-tis, ma non indispensabile.

    \=JSZ1 Podatus subpunctis

    >! si la soI s i-do- la-so l- fa

    Porrectus subpunctis do-s-do-la-sol fa-re-sol-fa-mi

    b i k Scandicus subpunctis

    la-do-re-do-la re-mi -fa -sol - la -do-si - la

    N. 25 b) N e u m a r e s u p i n u s (9) Si designa cosi un neuma che, terminando con una nota grave, sviluppato con

    l'aggiunta di una nota acuta.

    Torculus resupinus l a-s i-so l- l a sol-do-la-si

    Climacus resupinus 6Tv do-s i- la-s i sol-fa-mi-do-re

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    N. 26 e) Neuma f le xus (10) Un neuma detto flexus quando, alla sua ultima nota scritta con un accento a-

    cuto, viene aggiunta una nota grave. Essendo questa nota l'ultima del gruppo e scritta con un punctum quadrato, non pu essere confusa con neumi subpunctis.

    /i/f Porrectus flexus ^ - ^ \

    : K \do-si -do-la fa-mi-fa-re

    Scandicus flexus ' . . 4 SS

    fa- la-do-s i li -fa -sol -la-sol re-mi -fa- la -se

    N. 27 Neuma subpunctis, neuma resupinus, neuma flexus... tut to ? Si e no ! Si : perch non avremo da registrare nessun altro nuovo nome che designi qualche altro modo di sviluppo. No : perch, facendo delle combinazioni, da queste tre possibilit di allungamento di una forma base, se ne possono formare moltre altre.

    Es. Ali. y . Excita (3a dom. di Avvento), su poten-ti-am ; Ali. y . Laudate Deum (2a dom. dopo l'Epifania), su an-ge-li.

    Es. Grad. Propitius esto (Sabato delle Quattro Tempora di Quaresima e 4a dom. dopo Pent.), su gen-tes ;

    Ali. y . Dominus in Sina (Ascensione), su captivi-ta-tem ; Off. Benedictus es (Quinquagesrma), su omni-a.

    12

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    Quest'ultimo esempio ci mostra un porrectus sviluppato, pur rimanendo un solo neuma indivisibile ; la sua grafia manoscritta , su questo punto, molto pi chiara del-la nostra : /l/l/^. Grafie di questo genere sottolineerebbero maggiormente l'unit assoluta del gruppo e l'uguaglianza di valore di ciascuna nota.

    N. 28 La notazione delle edizioni vaticane, generalmente buona, malgrado l'accen-nato difetto, quando la si sa leggere alla luce dei principi che reggono il raggruppamento dei suoni, si revela invece inadeguata quando si tratta di trascrivere una successione ascendente leggera di tre note o pi. Cosi negli esempi di scandicus flexus dati al N. 26, non c', come lo lascerebbero credere le grafie usate, podatus + clivis, podatus 4- tor-culus,o ancora, quando la successione ascendente pi sviluppata, scandicus + torculus, mau/i solo neuma di quattro, cinque o sei note leggere e indivisibili. I gruppi qui forma-ti nella notazione quadrata, non corrispondono a ci che indicano i manoscritti.

    Tutto questo ci induce a precisare una nozione capitale per l'intelligenza del ritmo delle melodie gregoriane, nozione pienamente messa in luce dalle ricerche semiologiche di questi ultimi quindici anni.

    N. 29 i l n e u m a Che cosa si deve intendere per neuma ? La sintesi delle note che si trovano su

    una sola sillaba. Quando la sillaba porta una sola nota, - un punctum -, questo punctum un neu-

    ma ; quando ne ha due, - podatus o clivis -, questo podatus o questa clivis sono un neuma ; quando, molto sovente, ne ha quattro, cinque, dieci, venti o pi, l'insieme di queste note non forma altro che un solo neuma il cui ritmo precisato dal modo in cui le note sono raggruppate o separate. Lo vedremo in alcuni sempiici esempi al N. 31 .

    Si pu dunque d'ora innanzi affermare che il neuma essenzialmente ritmico. Se un tempo un gruppo melodico era praticamente considerato come formato da una successione di neumi brevi, ora acquisito con certezza che le note che si sembravano essere la fine di questi piccoli neumi, sono al contrario molto spesso gli appoggi rit-mici importanti dell'unico neuma sovrapposto alla sillaba. Pi questo neuma svilup-pato, pi grande il numero dei suoi elementi che, ricordiamocelo, non sono che degli elementi neumatici e non dei neumi. Ci molto importante perch il significato rit-mico di un'entit grafica, ad esempio il podatus, pu differire secondo che si tratti di un neuma o solamente di un elemento neumatico. Vi ritorneremo sopra quando trat-teremo, nel corso di semiologia, del principio dello stacco neumatico.

    Per concludere queste righe dedicate allo sviluppo dei neumi fondamentali, dicia-mo che l'importante non poter dare un nome ai gruppi complessi (quando furono composte le melodie pi autentiche non esisteva alcun nome di neuma), ma :

    13

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    1. coglierne Punita indivisibile (almeno l dove la notazione manoscritta non indi-ca nessun punto saliente dentro il gruppo) ;

    2. esprimere questa unit nel canto, con il legato della voce e la fluidit del suono.

    3. MODIFICAZIONE DEI NEUMI N. 30 I neumi possono ricevere certe precisazioni di ordine ritmico ed espressi-vo (11),

    - sia per mezzo di modificazioni nel raggruppamento dei suoni ; - sia con l'aggiunta di un segno : episema o punto.

    N. 31 a) Modificazione nel raggruppamento dei suoni

    / /y? ^

    es. : HHTi invece di g N f ^ o ^ 1% " mwtc t di

    Il valore della prima nota qui particolarmente sottolineato dal suo distacco dalla seguente, alla quale invece unita nella grafia ordinaria del porrectus flexus (1 es.) o del pes subpunctis (2 es.).

    Nell'esempio seguente :

    . i A 3 : . . i .;; /.v.,i 6

    vi-vi- fi-ca me Off. Confitebor, la dom. di Pass.) il raggruppamento, in forma di pes, del RE e del FA, sottolinea il valore ritmico di que-sta seconda nota.

    Al contrario, si sarebbe scritto interamente con segni distaccati se le note avesse-ro dovuto essere tut te leggere :

    797

    (stesso Offertorio come sopra), cor- de me-

    14

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    o se la prima nota, sola, fosse stata importante :

    Intr. I , * ' . " i ; .

    0- di- e sci- - tis, (Intr. della Vigilia di Natale). Sono possibili tante altre modificazioni di neumi, ma esse verranno poste in rilie-

    vo nel corso di semiologia : le ritroveremo dunque pi tardi. b) A g g i u n t a di un segno L'episema e il punto possono essere aggiunti alle grafie della Vaticana.

    N. 32 Episema L'episema un piccolo tratto orizzontale posto sopra o sotto le note . Pu sotto-

    lineare una sola nota, o una nota di un gruppo, o un intero gruppo. /

    A A \> % \

    N. 33 II significato deil'episema, e quindi la sua interpretazione, variano secondo il suo posto ; questa osservazione fatta particolarmente per le numerose clivis episema-tiche dei nostri libri :

    - se la clivis episematica cadenzale, ossia coincide con la fine di un inciso, membro o frase, le due note si devono rallentare pi o meno secondo l'importanza della cadenza ;

    - se, al contrario, la clivis episematica sopraggiunge nel corso di una parola o di un mo-tivo melodico, non il caso di prolungarla, ma va cantata semplicemente, come se cias-cuna delle due note fosse sovrapposta ad una sillaba normale.

    In ogni caso, l'episema vale non soltanto per la prima nota, ma anche per la secon-da nota.

    ? \ 1 1 S % ^ W _ - r r. ad-o-r-te D-mi-num in au- la (Comm. Tollite hostias, 18a dom. dopo

    Pentecoste). Ecco quattro clivis episematiche successive, ossia, in questo caso, o t to note prati-

    camente uguali corrispondenti al valore di ot to sillabe : ci non toglie nulla alla leggerez-za necessaria per l'espressione del testo, messo cos felicemente in rilievo dalla linea melodica.

    15

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    Troviamo altri casi di clivis episematiche neUTntr. Laetare (4a dom. di Quaresi-ma). I manoscritti portano una clivis episematica :

    - nelle cadenze delle frasi e-am, fui-stis e ve-strae, - come pure nella cadenza del membro satiemi-ni.

    Si tradotto l'episema dei manoscritti con due punti (uno per nota) in ragione dell'importanza di questi incisi letterari, ma va da s che la clivis con due puntini della cadenza del membro deve essere cantata differentemente dalle cadenze delle frasi. Del resto, in questo stesso introito, i manoscritti portano ugualmente una clivis episematica alle cadenze degli incisi qui in tristiti-a e exsulte-tis. Con lo scopo di significare la gerarchia di valori delle cadenze, Solesmes ha qui conservato l'episema dei manoscritti, il quale un segno che, secondo le convenzioni ammesse nelle nostre edizioni attuali, vale meno del punto.

    Si noter pure una clivis episematica sulla sillaba finale di Laeta-re, come su conven-tum e su fa-ci-te. Il contesto melodico-verbale deve anche qui ispirare l'interpretazione di questi episemi :

    - su Laeta-re, cadenza minima di sotto-inciso che la ripresa melodica per movimen-to contrario di Jerusalem invita a non trascurare : due note uguali, ma leggermente allungate prima di riprendere vigorosamente lo slancio sulla nota seguente ;

    - al contrario, le due clivis episematiche di conven-tum e di fa-ci-te, integrate in una linea melodica continua, fluida e leggera, domandano semplicemente due note di valore sillabico (12).

    Per la clivis episematica si pu pure citare l'Ordinario, dove se ne incontrano mol-te, intese come due note ampie ma non allungate (a meno che non coincidano con la fine di un'entit ritmica che si deve distinguere dalla seguente). Es. : Gloria IV : ho-mi-ni-bus, Be-ne-dicimus te, omni-potens, unige-ni-te, mi-se-re-re, ecc. Le clivis episematiche di Gratias agi-mus o Domi-ne, bench si trovino su una sillaba finale, a causa del contesto melodico non domandano che un impercettibile prolungamento di suono. Occorre vigilare soprattutto qui, come nei numerosi casi analoghi, perch non si accorci la seconda nota, ma si dia alle due note un valore praticamente uguale.

    N. 34 Occorre ricordare a parte il podatus episematico (o punteggiato) che a volte si incontra nella Vaticana : ^ ^

    In realt si tratta, il pi sovente, non di un podatus ordinario, ma di un neuma chiamato pes quassus (13), la cui nota principale la seconda. Es. Grad. Hodie (Vigilia di Natale) : gloriamjyus (le due ultime note) ;

    Manas-se (le due note che precedono il quarto di stanghetta) ;

    Intr. Ad te levavi (la dom. di Avvento) : Deus me-us, ecc.

    16

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    Punto Il punto indica un prolungamento rispetto alla durata normale della nota cui

    apposto, ma anche questa indicazione si deve interpretare in funzione del contesto me-lodico-verbale. N. 35 - Punto cadenzale

    Se il punto pu raddoppiare o perfino allungare ancor pi l'ultima nota di un'en-tit ritmica (ossia una nota cadenzale), ogni nota cadenzale puntata non necessaria-mente raddoppiata : il suo valore dipende sia dall'importanza della cadenza nella frase melodico-verbale, sia da quello che segue. In effetti, due piccole entit ritmiche, poste nel mezzo di un inciso o di un membro, domandano normalmente di essere pi rapida-mente concatenate fra loro che due membri o due frasi. In questi differenti casi, il punto non pu avere lo stesso valore.

    Bisogna inoltre segnalare che il significato dei punti implicitamente ne guadagner-rebbe se questi, nel corso di un inciso o di un membro, fossero sostituiti, nella maggior p:.xte dei casi, da un episema ; potrebbero poi, spesso, essere addirittura soppressi nei casi di cadenza semplice di un sotto-inciso (quando cio la sillaba finale porta una sola nota) : basterebbe allora articolare con calma questa sillaba finale perch il ritmo melo-dico venisse rispettato. _

    Riportiamo qui un solo esempio, potendone peraltro trovare facilmente degli altri :

    Intr. Ad te levavi ( l a dom. di Avvento) : ete-nim.. N. 36 - Punto non cadenzale

    Quando la nota puntata, invece di concludere un'entit melodico-verbale (o anche solamente melodica), la prima di una nuova sillaba, necessario rispettare la sua dina-mica di cui partecipano le note che seguono (14).

    Quando la nota puntata , nello stesso tempo, punto di arrivo del movimento pre-cedente e punto di partenza del gruppo seguente, chiamata nota-pemo ; quando solo punto di partenza, detta nota-sorgente. Es. di no ta-sorgen te : Comm. Dominus dabit (la dom. di Avvento) : et terra nostra da-bit.. ; Intr. Populus Sion (2a dom. di Avvento) : Do-minus veniet ad... ; Off. Confitebor (la dom. di Passione) : ver-bum ; Comm. Gustate (8a dom. dopo Pentecoste) : qui sperat, ecc. Es. di nota-perno : Comm. Jerusalem (2a dom. di Avvento) : Jerusa-lem, ti-bi, a De-o ; Intr. Oculi (3a dom. di Quaresima) : Domi-num (la prima nota della sillaba),

    mise-re-re ;

    17

  • PRIMO ANNO DI CANTO GREGORIANO

    Intr. ludica me(la dom. di Passione) : quia tu_es, forti- tu-do ; Intr. Nos autem (Gioved Santo) : o-por-tet.

    4. NEUMI LIQUESCENTI N. 37 Alcune grafie della Vaticana terminano con una nota (15) pi piccola del so-lito. Si tratta di grafie liquescenti. Es. : torculus liquescente j j l

    scandicus liquescente mi pes subpunctis liquescente _.||-*#_ Tre di queste grafe hanno ricevuto un nome particolare : il podatus liquescente ^ pure chiamato epiphonus ; la clivis liquescente Zjjl pure chiamata cephalicus ; il climacus liquescente 3r pure chiamato ancus.

    N. 38 a) Significato del neuma liquescente Il neuma liquescente rappresenta il fenomeno vocale che risulta da un'articola-

    zione sillabica complessa. Questa complessit nell'articolazione fa prendere, agli organi vocali, una posizione transitoria che diminuisce e soffoca il suono. Le antiche grafie manoscritte esprimono molto bene questo fenomeno attraverso un disegno : il tratto di penna finale si arrotonda o si distende in modo molto poco preciso da sembrare in-compiuto : d f fi> / ; f

    Non si incontra dunque mai una grafia liquescente in pieno melisma (16), n fra due vocali (Deo) o quando Varticolazione semplice e scorrevole (natus, populus), ma unicamente nel passaggio tra una sillaba e l'altra, quando si avverte una certa difficolt di pronuncia. N. 39 b) Causa della liquescenza

    Questa difficolt di pronuncia causata : 1. dall'incontro di due consonanti : non con-fun-den-tur. Tuttavia m e g possono, da sole, provocare la liquescenza del suono precedente. Es. Intr. Cibavit (Luned di Pentecoste) : petra-melle ;

    Intr. Salve Sancta Parens (fe^te della SS.ma Vergine) : qui re-git ; Comm. Qui vult (Comune di un Martire non Pontefice I) : abne-get ;

    18

    LA NOTAZIONE GREGORIANA NEI NOSTRI LIBRI

    2. da un dittongo : gau-dete, elei-son ; 3. quando / e / (17), poste fra due vocali, vengono considerate come consonanti :

    e-j us , allelu-ia . N. 40 c) Interpretazione dei neumi liquescenti

    Non potendo qui entrare nei dettagli, come si farebbe in uno corso di semiologia, diciamo soltanto che la Vaticana non ha trascritto che una delle due forme di lique-scenza ritrovate nei manoscritti : la liquescenza detta diminutiva, da cui deriva la pic-cola nota usata a questo scopo.

    Ma non si dovrebbe esagerare il senso dell'espressione liquescenza diminutiva, n quello della piccola nota. La riduzione esiste realmente sul piano sonoro a causa dell'occlusione momentanea dell'organo vocale e ci basta per giustificare il nome e il segno ; ma sul piano ritmico, la nota liquescente conserva il suo valore normale, quasi uguale a quello delle note vicine. Per se stessa, sicuramente non allungata, dato che questa sfumatura di prolungamento stata riservata alla seconda forma di liquescenza : la liquescenza aumentativa ; sarebbe invece piuttosto accorciata per il fatto che un suono debole portato ad assottigliarsi, come un suono forte a dilatarsi, soprattutto in ritmo libero. Sar per prudente non cercare questa abbreviazione, semplice conse-guenza di una esecuzione naturale. Insomma, basta pronunciare bene, articolare chiara-mente e la liquescenza salva.

    19