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Numero 104 104 Aprile 2013 Mensile a diffusione gratuita di Attualità e Cultura Foto Marco Barcarotti

La Pagina Aprile 2013

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Numero di Aprile 2013

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Numero 104104 Aprile 2013 Mensile a diffusione gratuita di Attualità e Cultura

Foto Marco Barcarotti

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C’era una volta, in unpaese lontano lontano, un villaggiodi montagna abitato da poveragente. La loro unica ricchezzaerano i figli, per i quali desideravanouna vita migliore della loro: e perquesto dedicavano ogni risorsaalla loro educazione. Poiché ilvillaggio non aveva una scuola,gli abitanti si procurarono unoscuolabus per condurre i bambiniogni giorno nel paese giù a valle;e siccome volevano che i viaggifossero sicuri e anche che i bambininon sfigurassero con i compagnidi città, dotarono lo scuolabus diogni possibile comfort. Sedilicomodi con cinture di sicurezza,aria condizionata, persino un televisore e un impianto stereo; con sacrificicomprarono un modello lussuoso con airbag, cambio automatico, quattro ruotemotrici. E, naturalmente, assunsero un autista offrendogli un contratto da favola:uno stipendio ben superiore a quello di ognuno degli abitanti del villaggio, una divisanuova di sartoria e di tessuto pregiato, telefono cellulare di servizio, assicurazionesanitaria completa e personale, oltre ovviamente a quella che copriva tutti i rischidello scuolabus stesso.

Il tempo passò, e il povero villaggio divenne sempre più povero. La vitadegli abitanti era sempre più difficile, e qualcuno cominciava seriamente adinvidiare l’autista dello scuolabus, che era senza dubbio quello con la migliorequalità della vita. Un triste giorno, vennero a sapere che l’autista, che avevanotrattato con così tanti riguardi, non era affatto il brav’uomo che tutti credevano. Siscoprì che usava lo scuolabus per usi personali, andando la sera in paese agozzovigliare; si seppe che utilizzava i bellissimi sedili del mezzo per arredare lasua casa, e che faceva fior di telefonate private col telefono di servizio. Aveva anchemesso su uno strano commercio con le cinture di sicurezza dell’autobus, e costruitoun sistema di riscaldamento della sua casa che era alimentato da quello del veicolopubblico, con un complicato sistema di tubi.

Lo scandalo salì e crebbe: facendo qualche indagine in giro, vennero asapere che anche in altri villaggi gli autisti di scuolabus spesso si approfittavanodella loro carica, vivendo alle spalle degli abitanti, pur non avendo certo bisognodi comportarsi in quel modo, visto che erano già tra i meglio pagati del paese. Conlo scandalo salì la rabbia, e con la rabbia la violenza; ma a questo punto la favolafinisce, e bisogna trovare il finale.

Foste state nei panni degli abitanti del villaggio, come vi sareste comportati?Probabilmente -ma solo probabilmente- avreste cacciato via con sdegno (e

magari qualche appropriato calcio nel sedere) l’autista malandrino; vi sareste messialla ricerca di un nuovo autista, stando bene attenti a selezionare la persona giusta,

perché avete scoperto nel frattempo che tra gli autisti diautobus quel comportamento non è affatto insolito;infine, avreste incaricato il vigile del villaggio dicontrollare bene il comportamento del nuovo autista,per evitare di ritrovarsi in una situazione del genere.

Probabilmente -ma solo probabilmente- avrestetrovato sciocca l’idea di togliere sedili e cinture disicurezza dallo scuolabus, solo perché il primo autistane faceva un pessimo uso. Probabilmente avrestetrovato ridicolo cercare di assumere un nuovo autistaoffrendogli un salario da fame, senza dargli dotazioniné telefono per le chiamate di sicurezza. Insomma,

con ogni probabilità non ve la sarestepresa con il mezzo, e neppure contutti gli autisti del mondo, ma solo conquelli che si comportano da criminali.

Stranamente, però, nellarealtà sembra proprio che non cicomportiamo così. L’odio verso laclasse politica è cresciuto e sviluppatoin maniera mastodontica, in questopaese, e non si può certo dire che nonci siano state ottime ragioni ariguardo. Ma, anziché pensare apunire i malandrini separandoli dacoloro che malandrini non sono,preferiamo pensare che siano tuttiuguali, tutti identici, più ancora degliautisti di scuolabus. E anzichéprovare ad evitare che distruggano il

paese, provvediamo a bruciare tutto quello chetoccano.

Il finanziamento pubblico ai partiti nasce pertutelare l’idea che tutti, anche i partiti delle classimeno abbienti, possano partecipare alla vita politica;altrimenti, solo i ricchi potranno permettersi un par-tito. I politici fanno un uso spudorato e privato delfinanziamento pubblico? Allora proponiamo la suaabolizione, anziché cercare di fare in modo che il suoutilizzo rientri nello scopo originario.

L’immunità parlamentare serviva aproteggere i rappresentanti più deboli delle camere,perché da sempre il potere può con facilità costruireun castello di accuse false nei confronti deiparlamentari scomodi: il primo esempio storico è,forse, la sacralità dei Tribuni della Plebe a Roma, chese non fossero stati considerati sacri, sarebbero statifacilmente vittime dei patrizi aristocratici. I nostrideputati la usano per coprire le loro malefatte?Noi pensiamo di togliere l’immunità, invece che lemalefatte.

Gli stipendi alti, i privilegi della carica,servivano a rendere la vita di senatori e onorevoli piùtranquilla, mettendola al sicuro dal rischio più comuneper chi frequenta i potenti: la corruzione. Ci sonoonorevoli e senatori che si fanno corrompere lo stesso?Allora gli tagliamo lo stipendio; non tanto per risolvereil problema stavolta, ma solo per tigna.

La costituzione assicura la libertà di mandatoagli eletti, perché si pensava che contasse più lapersona, del partito. Perché se un leader dice cosesbagliate, ci sarà pure qualcuno tra i suoi che se nepotrà rendere conto, e non deve essere tenuto aseguirlo, ma usare la propria intelligenza perproteggere il paese. Altrimenti, tanto vale assegnareai capi delle coalizioni, dopo l’elezione, un beldiploma con sopra scritta la sua “percentuale di potere”,e mandare alle camere solo loro. Ognuno dei tre oquattro fortunati voterà col 20%, 5%, 18%, insommaquanto c’è scritto sul suo diploma, e tutto finisce lì.

È curioso, e strano. Ma sembra proprio che,nel nostro villaggio, si preferisca non cercare unautista di scuolabus bravo e onesto, ma piuttostosmontare lo scuolabus, togliere sedili e cinture disicurezza, rischiare la vita dei bambini che sulloscuolabus viaggiano, piuttosto che, semplicemente,cercare un autista di scuolabus onesto e migliore.

Forse perché, sotto sotto, ci piace un saccoavere per autista un deficiente disgraziato, se ci silascia la possibilità di poterlo insultare.

Piero Fabbri

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G R U P P O C E N T R A L M O T O R

D i s c u s s i o n e - G R a s p e t t i

N A R N I C I T T À D E L L A C O R S A A L L ’ A N E L L O

F a l l i t i p e r t r o p p i c r e d i t i - A M e l a s e c c h e

Tr a d i m e n t o f a r i m a c o n r i s a r c i m e n t o ? - M P e t r o c c h i

S T U D I O O D O N T O I A T R I C O N O V E L L I

I p i c c o l i m i g r a n t i s c a m p a t i a i c o c c o d r i l l i - F P a t r i z i

M E C A R E L L I

C o m e s c e g l i e r e i l p r o p r i o p s i c o l o g o ? - V P o l i c r e t i

C O O P E R A T I VA M O B I L I T À T R A S P O R T I

V a t i c a n l e s s o n - P S e r i

F R A N C E S C O - R B e l l u c c i

P R O G E T T O M A N D E L A - I L o e s c h

A S S O C I A Z I O N E C U LT U R A L E L A PA G I N A

F O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I O

Assessorato Cultura Scuola e Pol i t iche Giovani l i

ENDA La cr is i economica morde anche cani e gat t i - M C o z z a

A S S O C I A Z I O N E C U LT U R A L E L A PA G I N A

BIODENTAL

M u s i c a m a d e i n Te r n i - C C o l a s a n t i

L A B O R AT O R I S A LVAT I

A Z I E N D A O S P E D A L I E R A S A N TA M A R I A D I T E R N I

La spedizione dei mil le : la campagna di Sici l ia ( I par te) - F Neri

N U O VA G A L E N O

I l p a g l i a i o - V G r e c h i

A L F I O

LICEO CLASSICO - M Biancifiori

Chirurgia percutanea del l ’a l luce valgo - V B u o m p a d re

È tempo di cambiamento - L B e l l u c c i

La Francia spegne le luci - F C a p i t o l i

CORRADO SPAZIANI - C o l l e z i o n e C e s a re Ta d d e i

A l l a s c o p e r t a d i . . . c i v e d i a m o i n p i a z z a - L S a n t i n i

C E N T R O M E D I C O D E M E T R A - E R R E M E D I C A

L O S P E C C H I O U R B A N O - V T o c c h i

Mode, miti, errori alimentari dei giovani - L F B i a n c o n i

A L L E A N Z A T O R O

ASTRONOMIA - T Scacciafrat te , E Costant ini , P Casal i , M Pasqualet t i

A M A R C O R D T E R N A N A - M B a r c a r o t t i

L A S TA N Z A D E L S A L E

T E AT R O M A N I A - I C o n t i

G L O B A L S E RV I C E

S U P E R C O N T I

D i s c u s s i o n ePiccoli stati, principati e regni. Chiesa, papi e monaci.

Longobardi, franchi, bizantini, spagnoli, normanni. Poii Comuni, le Signorie, le Repubbliche. Spagna al sud,Austria al nord. Quindi la Francia. 1861: proclamazionedel Regno d'Italia. Poi fascisti e nazisti. 1946: fine dellamonarchia e nascita della repubblica. 1948: la Costituzione...appena ieri! Siamo ancora slegati, confusi, disorientati,attaccati ognuno a origini e tradizioni dissimili e già siaffaccia il barbaro che vuole disgregare, particellizzareil nostro tessuto a stento connettivo! Dobbiamo ancoralottare per costituire un popolo unito. Ma che tipo dipopolo? Del nord Europa, per cui se un politico vienescoperto ad aver detto anche una piccola bugia, si dimettee viene allontanato per sempre dall’amministrazioneattiva… o quella di alcuni paesi a sud del nostro ove lapolitica è negli scontri continui tra bande armate?

Per l'Unesco l’Italia dispone del più alto numero dibeni patrimonio dell'umanità, ma la spesa pubblicadestinata alla cultura è all'ultimo posto in Europa, dietroanche alla disastrata Grecia. Siamo al penultimo posto,davanti alla sola Grecia, nella spesa per l'istruzione. Forseforze diaboliche hanno imposto a noi, eredi della MagnaGrecia, l’ignoranza, la miglior via per far passare messaggiequivoci e demenziali, demagogia e fanfalucheria. È infattigrazie alla carenza di cultura e di capacità critica di unpopolo che si è facilmente creduti salvatori della patria,mentre si è solo difensori di interessi o pruriti personali.L’Italia è anche uno dei paesi più corrotti al mondo edè il paese dove gli imputati, se potenti, possono inveirecontro le istituzioni giudiziarie ed accusarle di congiurarecontro: roba da lasciare esterefatto anche un echinodermaubriaco! Oggi dunque l’Italia tradisce l’enorme patrimoniodi moralità a noi consegnato dal sommo Socrate.Ma tradisce anche chi ha dato fondamento all'Italiaantifascista e progressista: Turati, Salvemini, Pertini,Rossi, i fratelli Rosselli, Gobetti, Spinelli...

Moderato è colui che rifugge violenze, estremismi,eccessi. Sue virtù tipiche sono quelle della prudenza,della tolleranza, della ragione calcolatrice, dellapaziente ricerca della mediazione, del disinteressepersonale: virtù necessarie nel mercato delle cose comenella dialettica delle opinioni, delle idee, degli interessiconflittuali. Il moderato non è appariscente, il suocompito è arduo: dialogare rivolgendosi all’intelletto,esponendo con chiarezza le proprie opinioni, senzadileggiare quelle degli altri. Spesso però la scena èinvasa dagli estremisti, coloro cioè che ricorrono astimoli e linguaggi ventrali. L’estremismo interpreta lastoria come procedente per salti qualitativi e per rotture,è catastrofico e si ispira emblematicamente alle virtùguerriere del coraggio e dell’ardimento.La contrapposizione del guerriero al mercante comportainevitabilmente la giustificazione, se non l’esaltazione,della violenza: la violenza risolutrice, purificatrice,levatrice della storia, per la sinistra rivoluzionaria; solaigiene del mondo per la destra reazionaria.

Abbiamo già vissuto la resistibile ascesa di arturino, ilmale non oscuro della dittatura, l’abolizione del parlamentoe dei diritti pubblici (anche di pensiero!). Abbiamo giàvisto mettere fuori legge tutti i partiti, tranne uno, e nonvogliamo che un solo partito raggiunga il 100% dei voticome qualcuno auspica e brandisce. Abbiamo giàsopportato l’attacco alla stampa che, nelle fasipredittatoriali, viene sempre nomata stampa di regime.Non vogliamo più chi demonizza, ma chi risolve senzadistruggere. È già accaduto (legge elettorale del 1928)che l’elettore potesse dire solo sì o solo no a una lista di400 candidati scelti da organi supremi e non vogliamopiù gente in parlamento che dica solo sì o solo no, siarispetto ad ordini che vengano dall’esterno, sia rispetto adibattimenti in corso. Abbiamo già conosciuto il culto delcapo, l’uso della violenza verbale cui segue quella fisica.Siamo stanchi della mobilitazione furoreggiante dellemasse, dei capetti che mietono il grano o fanno letraversate a nuoto per esaltare il mito del duce.

Abbiamo bisogno della ragione, del confronto. Vengano le donne, vengano gli uomini, siano moderati.Con gli estremisti abbiamo già dato, in lutti, disperazione,fame! Odio e rancore generano violenza. Dalla discussione nascono i fiori.

Giampiero Raspett i

L A P A G I N A M e n s i l e d i a t t u a l i t à e c u l t u r aRegistrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni

Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - TerniD I S T R I B U Z I O N E G R A T U I T A

Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero RaspettiEditrice Projecta di Giampiero Raspetti 0744424827 - 3482401774

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Far sopravvivere un’impresa non è mai stato così difficile come inquesti ultimi mesi. L’economia italiana è frenata da una serie diproblemi strutturali importanti, ma anche dalla riduzione di fidi efinanziamenti, il famoso credit crunch, nei confronti delle imprese edalla stretta altrettanto forte nei confronti delle famiglie.Unica eccezione l’esplosione delle carte debito/credito revolving contassi al limite dell’usura. Se a questo si aggiunge che a gennaio 2013 ipagamenti pubblici sono calati del 28,9% rispetto allo stesso mesedel 2012, somme che si vanno ad aggiungere ad un arretrato intornoai 140 miliardi di euro complessivi, si ha un quadrod’insieme decisamente poco roseo delle condizioni incui si trovano ad operare le imprese.Per chi non lo avesse già sperimentato sulla propriapelle, un recente rapporto di Confartigianato rilevacome la pubblica amministrazione, ormai cattivopagatore per definizione, sia sempre più lenta a saldarele imprese fornitrici di beni e servizi, tanto che indiversi casi si arriva a ben oltre l’anno di attesa. Per arginare il proliferare di questo fenomeno allarmante, dal 1 gennaio 2013 sono entrate in vigorele norme che fissano a 30 giorni il termine ordinarioper regolare i pagamenti nelle transazioni di naturacommerciale tra Enti pubblici e aziende private e traimprese private (decreto legislativo 192/2012 che recepisce la direttiva comunitaria 2011/7/UE). Un intervento legislativosacrosanto dato che, a livello aggregato, stima sempre Confartigianato,il ritardo con cui la PA salda i propri debiti rispetto ai 30 giornistabiliti dalla nuova legge costa 2,5 miliardi solo di maggiori onerifinanziari alle imprese creditrici. Se la legge recentemente approvata dal Governo Monti manterrà ciòche promette, d’ora in poi saranno le PA ritardatarie a pagare gliinteressi ai loro creditori, tasso di interesse e di mora predefiniti

Fall i t i perFall i t i pertroppi credi t itroppi credi t i

rispettivamente all’8% e allo 0,75%. L’unica possibilità di unaderoga di ulteriori 30 giorni è prevista solo in casi rari e specifici,come ad esempio, per gli istituti operanti in ambito sanitario oassistenziale. È bene specificare come la nuova legge non si applichipurtroppo ai debiti pregressi, ma alle sole transazioni commercialiposte in essere dal 1° gennaio 2013 in poi. Una volta scaduti i terminidi legge, qualunque società vanti dei crediti con la PA può farerichiesta di certificazione dei crediti e potrà usarli per compensaredebiti iscritti a ruolo per tributi erariali, regionali o locali e neiconfronti di INPS o INAIL. La procedura di certificazione è spiegatasu http://www.tesoro.it/certificazionecrediti/index.html. La questione è grave e purtroppo viene pesantemente riconfermatadai dati aggiornati dello stesso Ministero dell’Economia secondo i quali nel 2012 le imprese che hanno lavorato con il pubblico hanno ricevuto il 31% di pagamenti in meno rispetto a quattro anniindietro. Numeri che si fanno ancora più seri se si passa a consideraresolo Province e Comuni, enti per i quali il Patto di Stabilità imponeparametri specifici e che si trovano, a volte anche per proprie colpe, nellaimpossibilità di onorare gli impegni economici con le imprese.

In aggiunta, negli ultimi due anni, secondo l’Istat, il12% delle imprese italiane non ha ottenuto creditidalle banche, mentre un altro 33% ha ottenuto creditia condizioni molto onerose, tali che non hanno permessodi effettuare gli investimenti a costi ragionevoli, masoprattutto competitivi rispetto a molti dei concorrenti.Preoccupante inoltre la considerazione che lamaggior parte di questi finanziamenti servono piùche altro alla gestione delle operazioni quotidiane(pagamenti stipendi, fornitori, etc.).L’importo del debito pubblico italiano certifica senzaalcun dubbio che il nostro Paese è vissuto per decenni ben al di sopra delle proprie possibilità. È altrettanto certo che, sia a livello nazionale chelocale, sprechi, dissipazioni e gravissimi errori hanno

caratterizzato e pesantemente influenzato la gestione sia dello Statoche degli Enti Locali. Poiché nessuno può ragionevolmentepensare che altri si facciano carico dei nostri problemi, occorre conurgenza tornare ad una gestione della res publica e quindi dellapolitica fatta di serietà, equità, rigore e competenza. Qualsiasi facile scorciatoia, così come ogni irresponsabile ritardo,non faranno che aggravare la situazione.

alessia.melasecche@libero. i t

La sig.ra M.G. ha citato innanzi al Tribunale di Savonail marito chiedendone la condanna al risarcimentodei danni causatile dalla violazione dei doveri nascenti

dal matrimonio e, in particolare, dell’obbligo di fedeltà, in quanto laviolazione è avvenuta con modalità particolarmente gravi, stante lanotorietà della relazione da lui intrattenuta con altra donna, anch’essasposata. La vicenda, dopo due gradi di giudizio, è approdata inCassazione dove con la sentenza n. 18853 del 15-09-2011 la Corte hariconosciuto che ove ne sussistano tutti i presupposti,secondo le regole generali, la violazione dell’obbligodi fedeltà può integrare gli estremi di un illecito civilee quindi dar luogo al risarcimento del danno.I doveri che nascono dal matrimonio non sono, infatti,come spesso si ritiene, solo di carattere morale, mahanno natura giuridica, come si desume dall’art. 143c.c. che fa riferimento alle nozioni di dovere, diobbligo e di diritto e dall’espresso riconoscimentodella loro inderogabilità contenuto nell’art. 160 c.c. Si deve pertanto ritenere, che l’interesse di ciascunconiuge nei confronti dell’altro alla loro osservanzasia un vero e proprio diritto soggettivo, con la logica conseguenza chela violazione di quei doveri non trova la propria sanzione solo nellemisure previste dal diritto di famiglia, quali: la sospensione del dirittoall’assistenza morale e materiale, nel caso di allontanamento senzagiusta causa dalla residenza familiare; l’addebito della separazione,con i suoi riflessi in tema di perdita del diritto all’assegno e dei dirittisuccessori; il divorzio e il relativo assegno, ma anche nella responsabilitàper danno. È bene chiarire subito che non esiste nessun automatismo e che la solaviolazione dei doveri matrimoniali, o anche la pronuncia di addebitodella separazione, non possono dare luogo ad una responsabilità e,

quindi, un risarcimento del danno non patrimoniale se non sussistonotutti i presupposti previsti dall’art. 2059 c.c., ossia che l’interesseleso, non il pregiudizio sofferto, abbia rilevanza costituzionale; chela lesione dell’interesse sia grave, cioè l’offesa deve superare unasoglia minima di tollerabilità; che il danno non sia futile, ma abbiauna consistenza che possa considerarsi giuridicamente rilevante che poisono i criteri. Quindi se l’obbligo di fedeltà viene violato durante il matrimonio,la sanzione tipica prevista dall’ordinamento è l’addebito dellaseparazione con le relative conseguenze giuridiche, sempre che il

tradimento costituisca la causa determinante dellaseparazione fra i coniugi, non essendo detta violazioneidonea e sufficiente di per sé a integrare unaresponsabilità risarcitoria del coniuge che l’abbiacompiuta, né tanto meno del terzo, che al suddettoobbligo è del tutto estraneo.Ove però si dimostri che l’infedeltà, per le suemodalità di esecuzione o in relazione alla specificitàdel contesto in cui è avvenuta, abbia dato luogo allalesione della salute del coniuge, si immagini a casi didepressione grave, potrà nascere un diritto al risarcimentodel danni sempre che si dimostri in giudizio che la

lesione è causata dall’infedeltà del coniuge. Quando ciò accade la domanda di risarcimento deve ritenersi deltutto autonoma rispetto alla domanda di separazione e di addebito edè esperibile a prescindere da dette domande. Ne deriva, infine, che ove nel giudizio di separazione non sia statodomandato l’addebito, o si sia rinunciato alla pronuncia di addebito,non sussiste neppure la preclusione all’esperimento dell’azione dirisarcimento per violazione dei doveri nascenti dal matrimonio, cosìcome nessuna preclusione si forma in caso di separazione consensuale.Buona lettura del Codice civile a tutti!

Avv. Marta Petrocchi [email protected]

Tradimento fa r ima con r isarcimento?Tradimento fa r ima con r isarcimento?

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La carie dentale, una delle patologiepiù diffuse al mondo, determina unprocesso degenerativo a carico deglielementi dentari che, attraverso la disso-luzione acida ed enzimatica causata dabatteri a danno delle strutture del dente,provoca in esso la formazione di cavitàdi estensione variabile. La sua cura consiste nell’apertura dellalesione rimuovendo tutto il tessutocolpito dal processo degenerativo e nellasuccessiva chiusura di tale cavità attraverso la realizza-zione di una otturazione che restauri dal punto di vistaanatomico-funzionale i denti compromessi. Diversi sono i materiali disponibili per realizzare taliotturazioni; in passato il materiale più utilizzato è statosenza dubbio l’amalgama d’argento, la cosiddettapiombatura, composta per circa il 50% da mercurio,per circa il 20% da argento e per la parte restanteprincipalmente da rame e da stagno. L’amalgama è da alcuni anni sotto accusa proprio per lapresenza del mercurio e dei suoi effetti tossicisull’organismo. Questo aspetto è stato portato alla ribalta nell’opinionepubblica italiana da alcune puntate della trasmissione“Report” di Rai 3 negli anni 1997, 1998 e 2002 in cui sipresentavano i casi clinici dialcuni pazienti con diversepatologie, anche importanti,che venivano ricondotte allapresenza di otturazioni inamalgama contenenti mercurio.Secondo tali concetti, sostenutiin particolare nella odonto-iatria olistica e omeopatica, l’amalgama rilascia, sottoforma di vapori e goccioline, basse dosi di mercurio chedepositandosi soprattutto in alcuni organi bersaglio qualiil sistema nervoso centrale e periferico, il rene, alcuneghiandole endocrine, i muscoli, può produrreuna intossicazione cronica con conseguentipatologie di diverso tipo e gravità.Alcune ricerche hanno poi rilevato, sia nellasaliva che in altri tessuti di soggetti portatoridi amalgama, concentrazioni di mercuriovariabili in base ad alcuni fattori tra cui ilnumero di otturazioni presenti ma anchel’attività masticatoria che sollecita più omeno le superfici delle otturazioni favorendone

il rilascio (ad esempio i masticatoriabituali di chewing gum). L’uso dell’amalgama è stato anche vietatoin alcuni paesi tra cui Norvegia, Svezia eDanimarca; in Italia è consentito ma undecreto del Ministro Sirchia del 2001 nevieta il posizionamento e la rimozione insoggetti sensibili, in donne in gravidanzae nei bambini sotto i sei anni. Tuttavia questa questione è fortementecontroversa e dibattuta e un’altra corrente

di pensiero, basandosi su altre ricerche, sostiene che questoeffetto nocivo dell’amalgama dentale sia decisamentesopravvalutato, che essa non rappresenti un rischio per lasalute e che anzi il mercurio che si può ritrovare nell’organismoumano sia in massima parte di origine alimentare soprattuttoattraverso l’assunzione di pesce. Le otturazioni in amalgama possono essere rimosse esostituite ma con grande attenzione perché questo è ilmomento in cui la maggiore quantità di mercurio vienenebulizzata e dispersa. Per questo è molto importante che la rimozione dellevecchie otturazioni in amalgama avvenga secondo un precisoProtocollo Protetto in cui elementi fondamentali sonol’utilizzo della diga di gomma capace di isolare il denteinteressato e il ricorso a una assai efficace aspirazione

comprendente aspiratori chi-rurgici ad alta capacità, datenere costantemente vicinoall’area interessata così dalimitare al massimo la vaporiz-zazione del mercurio oltre ilcampo operatorio (fig. 1).Le nuove otturazioni vengono

realizzate con altri materiali che ormai hanno in larghissimaparte soppiantato l’amalgama e sono le resine composite,materiali costituiti fondamentalmente da una matriceorganica resinosa e da riempitivi inorganici sotto forma di

microparticelle che conferiscono al materialemigliori caratteristiche meccaniche. Questi prodotti polimerizzano, induriscono cioè,quando esposti alla luce di apposite lampade;non contengono assolutamente mercurio enon presentano quindi tossicità da questopunto di vista, inoltre sono di colore biancorisolvendo così anche lo svantaggio esteticodell’otturazione in amalgama che è di coloregrigio scuro (figg. 2 e 3). Alberto Novel l i

C a r i e e o t t u r a z i o n i d e n t a l i

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Quando hanno rubato un canotto per attraversare il breve tratto dimare, i bambini afgani erano terrorizzati, sia perché non sapevanonuotare, sia perché uno di loro continuava a dire che aveva pauradei coccodrilli…Da dove vengono e dove vanno questi bambini ce lo racconta laHuman Right Watch (HRW). La Grecia è il porto d’ingresso utilizzatodai migranti provenienti dall’Oriente perentrare in Europa; spesso tra di loro cisono bambini molto piccoli che siavventurano da soli spinti dai genitoristessi ad intraprendere un lungo viaggiodel quale non è mai garantito l’esito.Alì ha 15 anni, è arrivato nascosto in uncontainer a Venezia, le autorità italiane lohanno rispedito indietro nel centro diaccoglienza di Igoumenitsa, la città grecada cui è partito. Alì non ha potuto chiedere neanchel’asilo. Con il regolamento Dublino II, i paesi membri dell’UnioneEuropea hanno sancito che nessun richiedente asilo debba essere,per nessun motivo, rispedito in Grecia in attesa di risposta, perchéla Grecia non garantisce il rispetto dei diritti umani. Nel caso di un minore, la legge vieta l’espulsione dal paese in cuiil soggetto viene riconosciuto e prevede l’affiancamento di untutore. Alì, che non dimostra più dei suoi 15 anni, non è statoidentificato correttamente, nessuno ha scritto la sua età effettiva,qualcuno ha preferito scribacchiare che dimostrava la maggioreetà ed è stato spedito in un centro insieme a gente adulta.

I suoi racconti di quest’esperienza non sono certo edificanti.Da quel canotto rubato sballottato dalle onde del mare greco, allafine si sono salvati solo due dei tre bambini, uno è annegato,pensava di essere a riva quando è sceso, invece l’acqua era ancoraalta. I due si sono separati. Il più grande è riuscito a infilarsi in uncontainer e ad arrivare a Trieste.

Quando è arrivato a destinazione ha fattoun volo di cinque metri, gli operai delporto quasi non credevano che fosseilleso, poi gli hanno detto una parola initaliano che il bambino ha capito anchesenza conoscere la lingua: “scappa!”.Quando aveva appena 6 anni suo padre,un camionista afgano, non dette la precedenzaa qualcuno di molto importante.Quando se ne rese conto, corse a casa eavvisò la famiglia poiché l’usanzaprevede che venga ucciso il primogenitoper riparare allo sgarbo.

La madre allora spiegò al piccolo che doveva camminare sempredritto, superare montagne e deserti e sarebbe arrivato in un postopiù sicuro. Il bambino ha impiegato 10 anni, senza un soldo in tasca, a piedie con mezzi di fortuna, per arrivare in Italia ed ha raccontato la suastoria a Fabio Geda, un operatore sociale che poi l’ha riportata inun libro, Nel mare ci sono i coccodrilli.Ora il ragazzo vive a Torino, dopo dieci anni ha telefonato allamamma per avvisarla che è arrivato sano e salvo. E a scuola ha scoperto che nel mare i coccodrilli non ci sono.

Francesco Patrizi

I piccoli migranti I piccoli migranti scampati ai coccodrilliscampati ai coccodrilli

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Scartar somari e imbroglioni vale per qualsiasiprofessione. Ma per lo psicologo la cosa è piùdelicata, in quanto questi mette le mani sullaparte più intima, delicata e fragile della personae quindi al gran bene che può fare quando sa ilsuo mestiere, corrisponde un gran male, quando

non lo sa. Vediamo allora di dare qualche dritta per evitare almeno glierrori più marchiani.1 - In psicologia, a differenza da altre professioni, laureaed esame di stato non bastano nemmeno per cominciare.Occorre aggiungervi un rigoroso percorso di crescita erevisione personale delle proprie magagne. L'ideale èuna psicoanalisi completa e ben fatta. Ma qui ci siscontra con la terminologia: tutte le terapie amanodefinirsi “analisi” per il prestigio del termine, mentrela vera psicoanalisi ha scuole e regole severe e benprecise. Non possiamo dilungarci, ma prima discegliere lo psicologo ci si informi accuratamente dache scuola proviene e che formazione ha avuto. Se la risposta è“L'università e l'esame di stato”, è un lattante: scartatelo.2 - Si dice spesso che gli psicologi sono più matti dei loro pazienti.L'essenziale è invece che lo siano un po' meno. Noi psicologi percapire dobbiamo avere un pizzico di tutte le follie, le perversioni, lenevrosi di cui ci occupiamo, altrimenti non potremmo mai comprenderedavvero ciò che il paziente ci dice. Però, dopo avere capito con laparte malata, dobbiamo curare con quella sana. Occorre quindi chesappiamo tenerci ben distanti dalla nostra follia nel momento in cuiaffrontiamo quella degli altri. (V. sub 1).3 - Per quanto detto sub 1 e 2, è assolutamente necessario che lopsicologo abbia un solido spessore umano. Che quindi abbia non solovissuto, ma soprattutto fatto tesoro di quanto la vita gli ha dato otolto. Per capire il dramma del tradimento occorre averlo conosciuto.Per capire il dolore occorre averlo non solo provato, ma anche superato.Quando l'Abbé Pierre confessò di avere esperito il desiderio sessuale,confermò di essere un uomo vero, oltre che un santo; e solo gli stoltise ne scandalizzarono.4 - Per quanto detto sub 3, si evitino come la peste, nelle terapieumanistiche (quelle cioè che non curano solo il sintomo, masoprattutto la persona) gli psicologi giovani, anche se laureati con110 e lode. È assai difficile che uno psicologo sia completo prima

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dei 50 anni: un laureato è una cosa, un terapeuta un'altra.5 - Si evitino parimenti come la peste quelli che parlano psicologhese.Non c'è assolutamente niente nel rapporto col paziente che non possaesser detto chiaramente. Se sentite termini come fantasma, contro-transferale, oblativo, fluttuante o che comunque, avendo almeno laquinta elementare non capite, ringraziate, pagate e andatevene persempre: siete incappati in qualche don Abbondio col suo latinorum.6 - Un buono psicologo è un galantuomo. Le domande “Le serve la

ricevuta?” o “Se vuole la ricevuta è tot, altrimenti è1/3 di tot”, sono scorrette. Se siete voi a non volere laricevuta (il vostro nome andrà infatti inevitabilmente lettodal commercialista e ciò può dare fastidio) dovreteessere voi a chiederlo. Il professionista poi, potràaccettare o meno. 7 - Dulcis in fundo: innamorarsi del/la terapeuta. Checiò capiti al paziente può avvenire e il professionista,se ben formato ed esperto, sa come regolarsi senzacadere, scadere o umiliare. E se invece l'eros colpisceil terapeuta? Non dovrebbe mai avvenire, ma siamo

esseri umani: se qualcuno spergiura che a lui non potrebbe maicapitare, scartatelo subito. Se i casi della vita dovessero, non sia mai,far scoccare la scintilla tra voi e il terapeuta, la storia potrà anche esserevissuta fino a quando si constaterà che non funziona. Ma mai e poi maipotrà essere chiamata terapia. L'amore è una cosa meravigliosa, manon è psicoterapia. L'eros fa urlare dal piacere, ma non è psicoterapia;e ciò per un ottimo motivo: molte cose possono dar gioia e far starebene fino a che durano, ma solo la psicoterapia fa star bene dopo. Finito l'amore, la gioia finisce. Finita la (buona) psicoterapia, la gioiainizia. 8 - Scartate il professionista “strafico”: è uno che non vorrà pensarea voi, ma che voi pensiate a lui e (se donna) magari mostrerà discandalizzarsi se, dopo essersi presentata con scollature e minigonneinguinali si scontrerà col desiderio del paziente. E vale lo stesso perterapeuti uomini dagli ostentati bicipiti, profumi penetranti e modidi fare sottilmente seduttivi. In terapia il narcisismo è diritto delpaziente, non del terapeuta. In conclusione - Identikit del buon terapeuta: almeno cinquant'anni,corretto, con solida formazione personale oltre che scientifica, cheparla in modo semplice e comprensibile, di buono spessore umano.E poi vi ci dovete trovar bene, altrimenti cercatevene un altro.Non moltissimi, anzi: ma ce ne sono. Vincenzo Pol icret i

C o m e s c e g l i e r e i l p r o p r i o p s i c o l o g o ?

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Ci siamo di nuovo? Allora è proprio un viziodell’articolista parlare straniero? Nel numero precedente parlava spagnolo ora inglese?Qualcosa non va? No, cari lettori, tutto è O.K. Mai stato meglio. Il fatto è che da dopo le famose sucui si è tanto strombazzato e che avrebbero dovutosegnare una svolta decisiva, decretando la morte dellaseconda repubblica affogata in un mare discandali, nel Bel Paese stanno accadendotante cose apparentemente incomprensibiliche a volte ti fanno sentire uno stranieroproveniente da chissadove, come tanti checircolano nelle nostre città. Il clima politico italiano è in fermento, tutti siagitano prima e dopo l’uso, pidiellini, leghisti,montiani, grillini, pidini e chi più ne ha nemetta. Si fanno proposte, si tentano alleanze,accordi, compromessi…tecniche collaudateda seconda repubblica che si voleva a paroleseppellire. Guardando le principali forze incampo non c’è da stare allegri, a destra ilPDL guidato dal plurindagato e plurinquisitoCavaliere che si trascina da un processo all’altro equando non ne può fare a meno si ricovera in ospedale,a sinistra il PD il cui leader Bersani continua ad avanzareproposte biascicando, bofonchiando tra sbuffata el’altra di sigaro, con il suo accento emiliano che famolto folk, ma proprio chi vorrebbe come interlocutorenemmeno lo ascolta, poi, né a destra né a sinistra, c’èl’incognita dei grillini, un movimento eterogeneo edalle molte anime che contribuisce certamente amuovere le acque, ma per ora di fatti se ne sono vistipochi e, tanto per dare un’ultima pennellata algrazioso quadretto, menzioniamo la Lega tuttaimpegnata a far quadrato nel suo Nord uber allescome il generale austriaco Radetsky nel Quadrilaterodurante il Risorgimento…ah dimenticavo HerrProfessor Monti che, salito in politica, è invecedisceso nel purgatorio della sconfitta. Da queste forze in campo dovrebbe nascere ungoverno che dovrebbe dare stabilità e sviluppo all’Italia,ma nessuna delle formazioni politiche ha i numeri pergovernare da sola e sono troppo diverse per stringerealleanze. Intanto il tempo passa le discussioni, i litigiaumentano e non mancano clamorose sceneggiatecome la gazzarra davanti al tribunale di Milano deisostenitori del Caballero o le assurde minacce di unnuovo Aventino, richiamo agli anni bui del Fascismo.Qualcosa comunque si sta muovendo con l’ingressoin Parlamento nelle fila del M5S di molti volti novi ein particolare femminili, ma contemporaneamenteassistiamo alla rituale riproposta delle solite facce tipola Santanché, la pasionaria, Rosy Bindi, la suffragetta,Finocchiaro, la Cassandra, Angelino-Jolie Alfano…

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il che, tradotto in termini poveri, significa i soliti giochetti.Anche alcuni clamorosi esclusi tipo Fini e D’Alema baffino si fanno sentire ininterviste, trasmissioni televisive…la politica genera dipendenza come la droga!Intanto un Niagara di parole sommerge dai media il cittadino annegandolo nellechiacchiere, mentre i mercati sono ad aspettare il Bel Paese al varco, pronti asbranarlo, fine che Bersani giaguaro voleva far fare a quelli che volevano coinvolgereil PD nel ciclone Montepaschi. Questo bel quadretto ricorda un famoso regolamento della Real Marina del Regnodelle Due Sicilie scritto in napoletano: Facite a mmuina! Una manovra effettuatadurante le ispezioni ufficiali che obbligava i marinai ad andare su e giù, a dritta ea sinistra, da poppa a prua, tutto un andirivieni, un affaccendarsi senza scopo in

quanto la nave rimaneva ferma!Niente di più calzante per l’Italia del 2013.Ad agitare le acque già agitate contribuisconoanche i media che fanno del loro meglioper tener su il morale. Infatti dopo lastagnazione montiana hanno preso nuovovigore una serie di trasmissioni tipoPiazza pulita, Ballarò, Che tempo che fa,Invasioni barbariche, Otto e mezzo, Serviziopubblico ecc. in cui abili anchormen comeFormigli, Floris, Fazio, Bignardi, Gruber,Santoro, da perfetti tuttologi, ci voglionoinsegnare tutto dalla politica all’economia,dalla storia all’etica. Nelle loro trasmissioni si fanno interviste,

progetti, pronostici, a volte perfino processi mediatici, insomma di tutto e di più.Nulla in contrario alla loro indubbia professionalità, ai loro servizi sicuramentevalidi, nessuno vuole mettere certo in discussione la libertà di parola e di informazione,diritto garantito dalla costituzione, ma vogliamo pensare al sig. Rossi che dopo unagiornata trascorsa dietro ai piccoli grandi problemi quotidiani si vede travolto dallotsunami mediatico nel quale crollano le sue già traballanti certezze?Vogliamo trattarlo con un po’ di rispetto e non come uno che deve solo mettere unacroce su di una scheda o spingere un tasto del telecomando per aumentare lo sharetelevisivo?A completare il can-can mediatico ci mancavano le dimissioni di Benedetto XVI,la sede vacante, il conclave e l’elezione a sorpresa di papa Francesco al secolo JorgeMario Bergoglio. Anche qui tutto un gran da fare, illazioni, supposizioni, sospetti, previsioni, la solitadietrologia a cui siamo da anni abituati, ma, confessiamolo apertamente, ci piaceguazzarvi dentro. Ogni trasmissione aveva due punti focali: la crisi post elezioni e il futuro dellaChiesa. Allora sondaggisti e politologi, vaticanisti e papologi diretti dalla guidasapiente dei sopraccitati anchormen ogni sera, come i marinai della Regia Marinaborbonica, facevano a mmuina, non azzeccando proprio niente e rimanendo a boccaaperta con il successo di Grillo e l’elezione di un argentino nei panni di Pietro. A destra e a sinistra si diceva da più parti che il genovese era un istrione che avrebberacimolato un po’ di voti…ciao!Autorevoli testate come Il Corriere della sera e La Repubblica, davano per scontatal’elezione del cardinale Scola. “Scola ha già 50voti “(Corriere), “per Scola l’appoggiodegli stranieri” (Repubblica)…Centro! Il vaticanista Cazzullo azzarda: “un papaitaliano gioverebbe all’autostima del nostro paese”... sì, buonanotte! Invece ad affacciarsi dalla loggia di S. Pietro è stato un sudamericano. Un papa austero come il poverello di Assisi, secondo H. Verbitsky, che viaggia inbus e metropolitana, che celebra messa nelle favelas, populista, che sarà sorridentecome Giovanni Paolo I, iperattivo e populista come Giovanni Paolo II, sottile comeBenedetto. Poveri tuttologi e i loro pronostici, speriamo che vada loro meglio con il totocalcio!L’Italia e il Vaticano, due stati contigui su cui in questi ultimi tempi si è abbattutaun’autentica bufera, sul primo di carattere economico e politico con spread allestelle, scandali, corruzione dilagante, sul secondo scandali dovuti al riciclaggio didenaro, pedofilia, lotta tra fazioni. Ma mentre l’Italia stenta a liberarsi di una castapolitica divenuta economicamente onerosa e distante dal paese reale, la Chiesa conl’elezione del presule argentino in due giorni di Conclave ha mandato un messaggiochiaro alle masse cattoliche di voler cambiare rotta, di rinnovarsi, abbandonandouna strada che l’avrebbe portata lontano dal mondo dei poveri e dei sofferenti a cuidovrebbe sempre fare riferimento. I nostri politici, destrorsi, sinistrorsi, quelli dellacasta cosa fanno? Litigano, chiacchierano, fanno gazzarre vergognose, ma diconcreto nulla per il paese che vorrebbero servire, invece i preti (così qualcuno chesi definisce progressista ancora li chiama) un’iniziativa forte sono stati capaci diprenderla con l’elezione di papa Francesco. Qui insomma è racchiuso il sensodell’articolo: questi preti, con due millenni di esperienza politica, ci hanno dato unforte segnale, un chiaro modello di comportamento,una precisa lezione di politica. Sta a noi saperla cogliere. Pierluigi Seri

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F r a n c e s c o

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DEDICATO A ROBERTO

Per la XVIII giornata dellamemoria e dell’impegno inricordo delle vittime delle mafie,i ragazzi di Progetto Mandelahanno rappresentato, durante ilcorteo del 21 marzo a Terni e laserata a Palazzo Gazzoli, organiz-zate da Libera, una performanceintitolata: Dedicato a Roberto.Il lavoro, nato dalla creatività ditutti i ragazzi dei laboratori, è statodedicato a Roberto Antiochia, ilgiovane poliziotto di origineternana, ucciso dalla mafia mentrefaceva la scorta a Ninni Cassarà.I ragazzi, vestiti di bianco, condelle sedie colorate hanno datovita a quadri significativi e sim-bolici che parlavano di omertà,di corresponsabilità, di lutto e diindifferenza. Con la lettura della lettera diaccusa allo stato, di SaveriaAntiochia, la madre di Roberto,e una telefonata immaginaria diRoberto alla fidanzata e ad unamico, è stato ricordato ilsacrificio di un giovane ragazzodi 23 anni caduta nella guerraalla mafia. Alessandro Antiochia,fratello di Roberto, presente allamanifestazione si è complimentatocommosso con i ragazzi per laloro interpretazione.

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25 anni e poi …Nel 1988 nasce il Progetto a Terni, l’associazioneculturale che promuove i laboratori di Progetto

Mandela, le attività del Centro per i Diritti Umani e che ha fatto dellaproduzione culturale attorno al tema dei diritti umani e della partecipazionedei giovani il proprio obiettivo. Dopo 25 anni, il 29 aprile 2013 si alza nuovamente per l’ennesima voltail sipario (al Teatro Secci è solo un modo di dire, purtroppo) sullo spettacoloconclusivo dei laboratori. È il 24° di Progetto Mandela, ai quali bisognaaggiungere le 14 produzioni del Centro per i diritti umani e le innumerevoliletture e “mise en espace” organizzate nel corso degli anni, per non parlaredelle tante altre iniziative (mostre, seminari, corsi, trasmissioni radio e tv,radiodrammi, convegni, e partecipazioni a manifestazioni) che fannodell’associazione Progetto... una delle realtà più attive e longeve dellanostra città che vanta riconoscimenti e collaborazioni prestigiose. Chi vuole approfondire, o rinfrescarsi la memoria può fare un viaggiodentro il sito www.progetto.tr.itCinque anni fa fu allestita a Palazzo di Primavera una mostra cheripercorreva con schede, foto, video e materiali di scena il lavoro del“Progetto...”. Allora guardammo con caparbietà al futuro nonostante leprime serie avvisaglie di un disegno politico-culturale avverso el’avanzare della crisi economica che avrebbe ridotto a zero i fondi per lacultura non solo nella nostra città. Si sperava di trovare, al posto dei soldi,che sono pochi per tutti, almeno un interessamento e un riconoscimentoistituzionale, un segno che il lavoro svolto dal Progetto in 25 anni, la suavitalità, l’attualità dei temi e dei metodi, il lavoro e i risultati, il coinvolgimentoattivo e partecipativo di migliaia di giovani, stanno a cuore a chi amministrail nostro territorio. Questo non è avvenuto e oggi, dopo un quarto di secolodi contributo fattivo alla cultura di questa città, ne prendiamo atto e netraiamo le conseguenze.Apriamo ancora una volta il sipario per celebrare un “amarcord”, unospettacolo che nasce dalla creatività di tanti anni, al quale parteciperannoi “ragazzi del Mandela” di ieri e di oggi e al quale invitiamo tutti adassistere. I tanti personaggi comici e tragici che in 25 anni hanno raccontatole storie di immigrazione, emigrazione, guerre, olocausto, genocidi, storiapatria, violazioni dei diritti, impegno sociale, le tante storie insomma chehanno commosso, appassionato e divertito migliaia e migliaia di spettatori(oltre 60.000), si incontreranno e presenteranno ancora una volta in unasorta di Helzapoppin un doveroso omaggio agli oltre 3000 giovani che in25 anni hanno partecipato direttamente al Mandela e per un festoso salutoalla città. Irene Loesch

LUNGO CAMMINO VERSO LA LIBERTÀCorso sui diritti umani Palazzo di Primavera, Terniore 15,30ore 15,3016 aprile 2013 - 24° IncontroLA SCHIAVITÙ IERI E OGGI23 aprile 2013 - 25° IncontroLA PENA DI MORTE IERI E OGGI

ALLARMI SIAM RAZZISTITrasmissione radio a Radio Galileo ogni venerdì alle 17.30a cura del laboratorio di Comunicazione di Progetto Mandela.

10 TEATRI PER 33 AUTORI23 Aprile, ore 20,45Biblioteca del CLT, TerniProseguono gli appuntamenti allaBiblioteca del CLT di Terni con larassegna di reading di corti teatrali diautori italiani contemporanei promossa dal CENDIC (CentroNazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea) eorganizzata a Terni dal Progetto e da Lidabù Teatro e chevede la lettura di corti teatrali di 33 autori contemporaneiitaliani, con lo scopo di far conoscere a un pubblico più vastole opere dei drammaturghi italiani. Gli attori del Progetto edi Lidabù si confronteranno con il pubblico in un incontrostimolante per rimettere il teatro e la scrittura teatrale alcentro dell’attenzione sociale e culturale. Il pubblico saràinoltre invitato ad esprimere le proprie preferenze verso ungenere, un autore/autrice, una tematica stabilendo così uncontatto più diretto tra chi scrive e chi fruisce. L’ingresso è gratuito. Prossime date sempre di martedì e sem-pre alla Biblioteca del CLT:7, 14, 28 maggio11, 18 giugno

“25”Spettacolo conclusivo dei laboratori di Progetto Mandela eper festeggiare 25 anni di attività - Teatro Secci, Terni.29 e 30 aprile ore 21.00

Matinée per le scuole

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Associazione Culturale L a P a g i n aL a P a g i n a

Terni, Via De Filis 7a

3465880767

T r a p o e s i a e t e a t r oT r a p o e s i a e t e a t r oLet t u ra p o e s i e - Marc e l l o Corone l l i , Jerry Guac c i

2 9 m a r z o 2 0 1 3 - o r e 2 1 . 3 0

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Ogni Lunedì, dalle 17.30Proiezione film e diapofilm di autori vari, inparticolare di Marco Barcarotti, Marco Ilari, Giampiero Raspetti, Roberto Tomeia cura di Alberto Negroni.

Ogni Sabato mattinaLINGUA ARABAIscrivetevi per formare un altro corso.

Ogni Sabato, dalle 15.00Riflessioni sulla chimica che non potete non fare.

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La Fondazione della Cassa di Risparmio di Terni e Narni,nell’ambito dell’attività istituzionale, pone ogni anno particolareattenzione all’acquisizione di opere d’arte per la propria quadreria,acquistando beni di stimato interesse prevalentemente da primarieCase d’Aste. I quadri acquistati dalla Fondazione fanno parte della “Raccoltad’arte” e sono fruibili da parte della cittadinanza in orari egiorni stabiliti da un Regolamento, che disciplina anche lemodalità di esposizione e di eventuale concessione incomodato gratuito a terzi per mostre aperte al pubblico.Il 14 dicembre 2012 è stata inaugurata a palazzo MontaniLeoni la mostra “La Rac-colta d’Arte della Fonda-zione Cassa di Risparmiodi Terni e Narni”. Un’oc-casione importante per lacittà di Terni, che ha rispo-sto con grande partecipa-zione facendo registrare insoli 18 giorni di aperturaoltre 1.300 presenze. La collezione d’arte dellaFondazione Carit, compo-sta da dipinti, sculture eopere grafiche, costituisceun importante patrimonioculturale di Terni. Rappresenta da un lato laproficua attività dei pittoriternani tra la fine dell’Ot-tocento e la seconda metàdel Novecento, dall’altrotende a fornire una piccolapanoramica della produ-zione artistica nazionaletra il XV e il XIX secolo. È una collezione numeri-camente consistente -oltre700 opere- che si arricchi-sce costantemente grazieanche alle donazioni e ainuovi acquisti che la Fon-dazione cerca di effettuarecon grande attenzione escrupolo. L’ultimo acqui-sto effettuato dal Consi-glio di Amministrazionerisale all’inizio del 2013:all’asta di Sotheby’s, tenu-tasi a New York lo scorso31 gennaio, la Fondazione si è aggiudicata il pregevole dipintodi Giambattista Bassi (Massalombarda 1784-Roma 1852)raffigurante la Cascata delle Marmore. L’opera, firmata edatata 1820, proviene dall’High Museum of Art di Atlanta, inquanto dono nel 1983 della famiglia Kilpatrick in memoriadella signora Martin E. Kilpatrick (inv. n. 1983.98). Il dipinto era già apparso sul mercato antiquario nel 1979sempre da Sotheby’s a Londra.Giambattista Bassi frequentò a Bologna l’Accademia di BelleArti e intorno al 1810 cominciò a partecipare alle primeimportanti mostre collettive. Nello stesso anno, con il quadro Il paese, vinse un pensionatotriennale a Roma. Qui strinse rapporti di amicizia con Canova

e con Pietro Giordani, che lo soprannominò “Bassino”. Fu proprio Giordani che, ammirandone le qualità pittoriche,professionali e umane, lo sostenne e lo incoraggiò nellapropria attività, introducendolo nell’ambiente artistico romanoe procurandogli la prima importante commissione di duequadri per il sovrano di Napoli.Il Bassi privilegiò, fin dagli inizi della sua carriera, il paesaggiotanto da meritarsi anche l’appellativo di “maestro del verismo”,poiché amava ispirarsi direttamente alla natura interpretandolacon raffinatezza e spontaneità. Massimo d’Azeglio ammirò molto la pittura di Bassi

collocandolo, in I mieiricordi, tra i principalipaesisti europei: “Woogd,Therlink olandesi, Verstap-pen fiammingo, Denis eChauvin francesi, Bassibolognese, furono i domi-natori di una delle piùfelici epoche artistichedelle quali abbia memoria.Essi si trovarono artistiprovetti e nel vigoredell’età, nel 1814, quandol’Europa non ne potevapiù dell’odore della pol-vere. (…) Ogni artistaaveva un soggetto nelquale era tenuto piùfelice. Mi ricordo che lacascata del Velino era ilsoggetto di Bassi”.Anche lo scrittore e poetaGiulio Perticari celebròl’opera di Bassi, ricor-dando come molti suoilavori fossero in impor-tanti collezioni europee eamericane. Negli ultimi anni della suavita Bassi fu purtroppodimenticato dal pubblicoe cadde in povertà, purcontinuando a lavorarefino alla morte avvenuta aRoma il 5 luglio 1852.Tra le opere più note diBassi si ricordano: alMuseo Thorvaldsen diCopenaghen Foresta presso

un corso d’acqua (datata 1816), Viottolo tra case e muro dicinta (1820), Rovine al Palatino, Sentiero nel bosco (1824);all’Accademia di Belle Arti di Ravenna Castel Gandolfo (fir-mato e datato 1851), Rocce (firmato), Il bosco di Papigno;alla Pinacoteca di Brera è conservata la Veduta della Valledell’Aniene e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di RomaVilla Pamphili e la Salita di Ariccia; a palazzo Coelli ad Orvietola Cascata delle Marmore di proprietà della Fondazione dellaCassa di Risparmio di Orvieto. Acquistando questa bella tela di Giambattista Bassi laFondazione ha potuto riportare in Italia un’opera ottocentescadi ottima qualità raffigurante il paesaggio umbro più apprezzatoe amato in tutto il mondo: la Cascata delle Marmore.

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In questo periodo, come non mai dal dopoguerra ad oggi,le famiglie si trovano a fronteggiare probabilmenteuno dei momenti più difficili dal punto di vistaeconomico; sicuramente ci sono stati anche inpassato anni di crisi, ma i risvolti furono di certodifferenti, data la maggiore semplicità in cui siviveva. In passato, prima degli anni '80, vierano molte meno esigenze in una famiglia ei consumi ritenuti indispensabili erano moltopiù limitati rispetto ad oggi. Basta pensare chenon c'era internet, non erano diffusi i PC, itelefonini e tutte le altre diavolerie elettronichedi cui oggi non possiamo fare a meno e moltomeno presenti nelle case erano anche cani e,soprattutto, gatti.A quei tempi risparmiare era molto più semplicerispetto ad ora, in pochi anni si è assistito ad unalievitazione enorme delle spese che da straordinarie sonodiventate ordinarie e praticamente indispensabili... tra queste ci sonoi costi di mantenimento degli animali domestici che sempre piùnumerosi popolano le nostre case.Noi veterinari assistiamo in prima fila alla crescente difficoltà chei nostri clienti hanno nel gestire economicamente i loro amici a quattrozampe, sia dal punto di vista dell'alimentazione che da quello piùdolente delle cure in caso di malattia. Ci troviamo nella difficile situazione di dover mantenere efficientidelle strutture con dei costi di gestione enormemente lievitati afronte di una ridotta disponibilità di spesa da parte dei clienti...

Giovedì 11 aprile - ore 21,30

presso la sede dell’AssociazioneCulturale La Pagina, in Terni,Via De Filis 7, si terrà uninteressante dibattito in meritoall’argomento Cani e gatti intempo di crisi economica.Siete tutti invitati a partecipareed a coinvolgere più personepossibili per promuovere validiaiuti a tutti i volontari che ognigiorno si adoperano per tutelarecani e gatti senza padrone.

L a c r i s i e c o n o m i c a m o rd e a n c h e c a n i e g a t t ipiù o meno lo stesso problema che hanno tutte le altre

attività libero-professionali... sì, ma con una sostanzialedifferenza: se hai la macchina abbozzata il carrozziere

può anche decidere di lasciartela com'è se nonpuoi pagare il lavoro, o proporti al limite unariparazione "di fortuna" più economica; ma difronte ad un animale in pericolo di vita unmedico sarebbe obbligato dal codicedeontologico e prima ancora dalla propriacoscienza a procedere secondo protocolli benprecisi che non tengono conto delle spesenecessarie per attuarli nè tantomeno della

possibilità che queste siano corrisposte dalproprietario. Una bella "gatta da pelare",

verrebbe da dire... Sicuramente... ma dobbiamocercare di essere ottimisti e guardare avanti...

Nell'attesa che questo periodaccio passi, quello chepossiamo raccomandare è di non trascurare la salute dei

propri animali nel comprensibile tentativo di risparmiare; i veterinarihanno un cuore ed anche se non possono lavorare gratis sonosicuramente disponibili a venire incontro ai propri clienti. Con labuona volontà reciproca una soluzione si trova sempre. Stesso discorso vale per l'alimentazione; chi possiede cani o gatti saquanto costano crocchette o scatolette di buona qualità... piuttostoche deviare su prodotti economici, ma questa è un opinione del tuttopersonale, tanto meglio tornare alla vecchia buona dieta casalinga,sempre facendosi consigliare dal proprio veterinario un adeguatomenù. Dr. Marco Cozza

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Associazione Culturale L a P a g i n aTerni, Via De Filis 7a - 3465880767

P i e t r o , l ’ e r e m i t a d e l M o n t e A s p r a

Mostra fotografica dal 7 al 17marzo 2013

Ho conosciuto Pietro più di 10 anni fa e fin dall’inizio ciò che mi ha più colpito è il suo senso di ospitalità. Pur vivendo con pochissimi benimateriali, la sua casa è sempre aperta a chiunque volesse fargli visita, magari solo per scambiare opinioni sulla fede. Ed io, che non sonocertamente un credente fervente, da quel giorno non posso più fare a meno di vivere un’amicizia profonda e sentita nei suoi confronti, ed ognivolta che vado a fargli visita con degli amici (molto spesso per la verità) torno a casa con la convinzione di essere più ricco dentro, e spessocon molti dubbi in più sul tipo di vita che viviamo tutti i giorni, noi abitanti del cosiddetto mondo civile. Marco Barcarott i

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Questo mese abbiamo scelto di parlarvi di un progetto musicaleche merita decisamente un po’ della vostra attenzione: si trattadegli Outback, ovvero Gianluca Pantaleo, Francesco Nesta,Gabriele Raggi e Eugenio Della Mora, quattro ragazzi uniti dallapassione per la musica, sogni in comune e una forte amicizia chedura dalle superiori. Hanno all’attivo un album in italiano,tantissime date in tutta Italia, esperienze da urlo come l’aperturadel Rock in IdRho 2011 e riconoscimenti ottenuti anche oltre iconfini nazionali.Abbiamo chiacchierato con Eugenio e Gabriele per cercare diconoscerli meglio e farvi venire la curiosità di ascoltarli: cercateI Never su Youtube (e dopo guardate anche i loro altri videocorrelati, caldamente consigliati!) o cliccate Mi piace sulla loropagina Facebook: scommettiamo che non ve ne pentirete?I lati positivi e negativi di cercare di emergere da una realtà comequella di Terni?Gabriele Positivi penso che non ce ne siano proprio…Eugenio Sono veramente pochi: dobbiamo sempre e comunque spostarci; certo, qui ormai la visibilità l’hai raggiunta e quando suono nonvedo solo i miei amici, vedo gente che non conosco e questa è la cosa che preferisco! Se volessi suonare per i miei amici suonerei a una festa,insomma! Uno alla fine questa scelta di vita la fa per crescere, non per essere profeta in patria, quindi doversi allontanare è fondamentale!Poi qui tra ordinanze e mancanza di spazi… vi lascio immaginare! Abbiamo fatto belle cose, vissuto belle esperienze, eh, ci mancherebbe!Ad esempio, abbiamo fatto un live, durante la notte bianca, suonando per strada, in mezzo alla gente!Gabriele Avevamo già provato a fare una cosa del genere una volta, ma era arrivata la Polizia e ci aveva fatto sgomberare, almeno conl’occasione della notte bianca non ci hanno cacciati! C’è qualcosa di cui vorreste parlare durante un’intervista e di cui nessuno, finora, vi ha mai domandato?Eugenio Mi piacerebbe che venisse compreso questo, di noi: ci impegniamo, sono arrivati dei risultati che lo testimoniano; dobbiamo faredi più e meglio… ma adesso cerchiamo di farlo a modo nostro per sentirci più a nostro agio con le nostre produzioni. La nostra proposta èstata anche il risultato di alcuni compromessi necessari. In Italia se ti muovi in determinati settori ad esempio nel pop o per provare ad entrarein circuiti mainstream non puoi prescindere da alcuni di questi. Il nuovo album a cui stiamo lavorando, invece è privo di questi compromessi:siamo tornati in studio con una logica e un attitudine oserei dire diy (do it yourself), scriviamo e registriamo i nostri pezzi, ci facciamo le graficheed i video, insomma stiamo dietro ad ogni cosa, a tutto il processo. Poi sarà completamente in lingua inglese, il che è abbastanza incontrotendenza al momento: l’italiano è una lingua stupenda, a me piace molto scrivere, ho un’altra band con la quale canto nella nostra lingua,ma la vedo più come una lingua adatta ad altre realtà, piuttosto che a linee aperte o a canzoni che potenzialmente rientrano nel popinternazionale, come possono essere le nostre. Questo un po’ mi preoccupa, perché non so quanto potrà essere recepito dal pubblico a cui

cerchiamo di arrivare, ma in fondo sono più felice e convinto di quello che stiamofacendo! Parlando in linee generali un grande problema in Italia esiste a livello culturaledi massa (nell’underground ci sono da sempre ottime realtà), ad esempio bastaandare a vedere la differenza sostanziale che c’è tra l’Italia e gli altri Paesi esteriin format come i reality stile X Factor: in Danimarca c’è gente che canta BonIver! La situazione qui da noi è a livelli tali che ci sono produttori che ti diconodi ispirarti ai testi dei Modà e dei primissimi Finley o Lunapop, nel 2013… nel2013 (giuro: è successo)! La situazione dell’industria musicale è davvero triste e c’è tanta amarezza in chivorrebbe proporre qualcosa di nuovo e si trova a dover andare contro queste veree proprie cariatidi che, purtroppo, governano il tutto! Infatti il disco ce lofacciamo in casa da soli e a gusto nostro, non escludendo belle collaborazionicon artisti che stimiamo. Infine, vorrei spezzare una piccola lancia in favore diSanremo: non l’ho seguito molto, però vedere Nardinocchi sul palco con Mac ecampionatore è un piccolo segnale positivo rispetto al ritardo cosmico di cuicostantemente soffriamo.Gabriele Dover ascoltare il resto delle proposte del mercato è normale, anzi,consigliato; ma non poter fare (in teoria, come vorrebbero loro… noi, poi, allafine abbiamo scelto di fare quello che ci si addice di più e quello che ci sentiamomeglio addosso, accettando tutti i rischi che comporta!) quello che vorresti davveroè disarmante e desolante! Noi ci abbiamo provato due volte a fare quello chedicevano loro e due volte stavamo per scioglierci: non ti puoi guardare nellospecchio! Quindi preferiamo prenderci i nostri tempi, ma arrivare ad otteneredeterminati risultati seguendo le nostre modalità, rimanendo fedeli a noi stessi efacendo quello che più ci piace proprio perché ci piace e non perché dobbiamo! Sogni nel cassetto e/o progetti per il futuro a breve termine?Gabriele: Nel breve un sogno ce l’avrei: fare un tour con almeno 2000 personedavanti in ogni data! Diventare qualcuno, insomma… fare “il saltino” ed essereuno di quei gruppi che, anche se non conosci bene, sei felice di andare ad ascoltarelive e sei curioso! Il sogno reale poi penso sia abbastanza scontato…Per ilmomento lavoriamo al sogno di fare quel salto che ti permetta di girare parecchio,guadagnare in maniera onesta… perché guadagnare, guadagniamo, ovvio, però…Eugenio …se vai a fare i conti, tra le spese, il tempo… oltretutto il momentocontingente in Italia non è certo dei migliori: è difficile andare in giro, adessocome adesso! Terni è penalizzante, per questo, in effetti, c’è da dirlo: fossimostati di Milano, stesse teste, stesse persone, stesso gruppo… sicuramente sarebbesuccesso qualcosa di diverso! Ma anche a Perugia forse sarebbe stato differente:gli spazi lì ci sono! Chiara Colasanti

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A Z I E N D A O S P E D A L I E R A A Z I E N D A O S P E D A L I E R A

S t r u t t u r a C o m p l e

Dott. Luzio LuzziDiret tore Strut tura Complessa di UrologiaAzienda Ospedal iera “S. Maria” di Terni

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La struttura complessa di Urologia prosegue la sua crescita in terminidi qualità, volume e complessità delle prestazioni e, dal mese di aprile,la direzione aziendale ha introdotto un’ulteriore seduta operatoriasettimanale che permetterà di aumentare l’attività chirurgica del 25%.“L’Urologia -commenta Andrea Casciari, direttore generale del SantaMaria- rappresenta una della nostre eccellenze. L‘attività di urologiaospedaliera, che negli anni ha saputo evolversi passando rapidamentedai trattamenti classici di chirurgia ‘a cielo aperto’ alle più modernetecniche mininvasive, lavora in stretta collaborazione con la Clinicauniversitaria di Chirurgia Urologica, Andrologia e Tecniche mininvasive,aumentando in modo significativo l’attrazione extra regionale eportando l’azienda a diventare punto di riferimento a livellointerregionale per il trattamento di tutte le patologie urinarie”.Il volume di attività dell’Urologia ospedaliera, nonostante si siafisiologicamente ridotto negli ultimi due anni per la parallela attivitàchirurgica svolta dalla nuova struttura universitaria di chirurgiaurologica mininvasiva diretta da Ettore Mearini, si attesta su buoni valoricomplessivi, con un continuo incremento dell’attività extra regionaleche, assieme all’alta specialità, supera il 50% dell’attività totale. Presso la struttura vengono effettuati tutti i più importanti interventi dichirurgia urologica con particolare riferimento alle nuove tecnichemininvasive e, recentemente, si è anche iniziato ad utilizzare le nuovetecniche robotiche con un ambizioso programma di implementazione.Non è un caso che, nell’ambito di Auto-teach (Associazione UrologiOspedalieri Italiani) la struttura sia stata scelta come centrointerregionale per l’insegnamento dell’urologia robot-assisted perUmbria, Marche, Abruzzo e Molise. “Trattiamo la patologia urologica nel suo complesso -spiega il direttoredella struttura complessa di Urologia, Luzio Luzzi- dando la necessariaattenzione alla patologia oncologica ma senza dimenticare altrepatologie benigne come l’ipertrofia prostatica e la calcolosi delle vieurinarie, che possono portare disagi importanti nella vita personale esociale dei pazienti. Anche in questi casi i trattamenti da noi proposti, in linea con iprotocolli internazionali, sono all’avanguardia sia nelle tecniche chenei materiali usati.L’Azienda Ospedaliera Santa Maria, infatti, mette a disposizionestrumenti di alta precisione come cistoscopi flessibili, ureteroscopisemirigidi, laser ad olmio e altri strumenti che nel trattamento di questepatologie hanno il duplice vantaggio di offrire la miglior tecnica

possibile favorendo contestualmente il benessere delpaziente”.La struttura offre anche un servizio di Day Hospital,in alternativa al ricovero ordinario, al quale accedonotutti i pazienti che entro una giornata possono cosìusufruire del servizio di Litotrissia per una patologiadiffusa come la calcolosi delle vie urinarie, ditrattamenti con chemioterapici ed immunomodulatoriper il tumore della vescica, del servizio di ecografiaurologica per lo screening e la diagnosi delle malattieprostatiche e, quindi, per le agobiopsie prostatiche ecoguidate. Oltre agli evidenti vantaggi per gli utenti, il dayhospital, unitamente ad una attenta politica diriduzione dei costi dei beni sanitari (-15%), hacontribuito ad un significativo risparmio per l’azienda. Inoltre, in collaborazione con la clinica universitariaurologica è stato presentato un progetto di Stone Centerche prevede la possibilità di trattare entro 24-48 oretutte le patologie litiasiche dell’apparato urinario; unprogetto importante, presente solo in poche realtàregionali, che può rappresentare un’interessanteattrattiva per utenti regionali ed extra regionali.

Urologia in costante crescitaQualità, professionalità e alta specialità garantiscono agli utenti uno standard delle prestazioni sempre più elevato. Da aprile aumentano le sedute operatorie settimanali.

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provengono da esperienze lavorativee formative avute anche all’estero instrutture internazionali di chiara fama.È proprio da questo connubio ditradizione ed evoluzione che si èpotuti passare dai trattamenti classicidi chirurgia definita “a cielo aperto”alle più moderne tecniche mininvasive.L’utilizzo della laparoscopia e piùrecentemente del sistema di chirurgiaRobotica Da Vinci, permette di offrirea tutti i cittadini il miglior standard dicura possibile senza sottrarsi all’impegnoche il cimentarsi in nuove procedurecomporta e senza nascondersi dietrola sicurezza che talune procedurechirurgiche rappresentano.

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S A N TA M A R I A D I T E R N IS A N TA M A R I A D I T E R N I

e s s a d i U r o l o g i a

Il reparto di Urologia diretto dal Dr. Luzio Luzzirappresenta la storia dell’urologia ternana. Il Dr. Luzzi infatti segue con la sua direzione il solcotracciato dai suoi predecessori, come il Prof. Pausellie il Prof. Romagnoli, iniziato ormai più di 40 anni fa.Questo significa erogare un servizio di assistenzacostante ed efficiente a tutti i cittadini ternani e non, chericonoscono nella professionalità, unita all’umanità,una caratteristica fondamentale di un luogo di cura edassistenza. Annullare le fastidiose distanze che a voltesi creano tra paziente e personale medico è statosempre un obiettivo storico di tutti i Primari di questoreparto ed è proprio in questo segno che il Dr. Luzziprosegue la sua direzione.Parlando di storia non bisogna però pensare ad unreparto statico nella sua conformazione, bensì ad ungruppo di medici con esperienza ventennale che siarricchisce nel tempo di nuovi componenti. Le forzegiovani significano entusiasmo e linfa vitale per unreparto come questo, soprattutto se tali giovani

ÉquipeDirettore Luzio LuzziAiuti Carlo Nico, Giancarlo Bertuzzi, Adriano Campagna,Andrea Giovanni Martinelli, Paola Lilli Caposala Lorella PeruginiInfermieri Giuliano Sinibaldi, Sandro Francisci, StefanoReggi, Mario Cangemi, Roberta Facchetti, Tiziana Chianella,Rosanna Rossi, Isabella Santoprete, Caterina Seralessandri,Stefania Giannini, Francesca Salvatelli, Laura Cupidi,Massimo Natalizi, Sandra Natalini Foiano, Moira Dell’Unto,Massimo Martelli.Operatrici Socio Sanitarie Patrizia Cabioni, Isabella Capocchia

Continuare la nostra tradizione

Nella Struttura Complessa diUrologia vengono effettuaticirca 500 interventi di ChirurgiaUrologica l’anno ed oltre 1500esami endoscopici.Il centro di Litotrissia effettuacirca 750 trattamenti l’anno.I medici della Struttura partecipanofrequentemente a corsi diperfezionamento in importantiCentri Urologici Nazionali edInternazionali.Il personale infermieristico,costantemente impegnato nellaformazione, è di primissimolivello e lavora con grandespirito di abnegazione nel solointeresse dei pazienti; a taleproposito è lodevole l’estremaumanizzazione dei rapporti congli utenti, per i quali si cerca direndere facilmente fruibili tuttele attività semplificando al massimole procedure burocratiche, con ilfine ultimo di mettere l’Uomo alcentro delle nostre cure.

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LLaa ssppeedd iizz iioonnee dd ee ii MM ii ll ll ee :: la campagna di Sicilia

(prima parte)

Accolta dall’Italia tutta con diverse reazioni, la novelladell’avvenuto sbarco si era presto diffusa anche in Sicilia, laquale, memore del fallito moto guidato da Rosolino Pilo, vide ilmoltiplicarsi di spontanee quanto pacifiche dimostrazioni, inparticolar modo a Palermo, ove vennero brutalmente repressedalle truppe del borbonico Salzana.Nel frattempo Francesco II era stato proclamato decaduto daGaribaldi che, alloggiato presso palazzo Fici, all’alba del 12maggio ordinò l’inizio della marcia verso Palermo, alla cui testasi pose cavalcando la giumenta donatagli da Sebastiano Giacolone.Pronta a sacrificarsi eroicamente, la colonna dei volontari erastata divisa in due battaglioni e quindi in otto compagnie, i cuicomandanti erano Bixio, Orsini, Stocco, La Masa, Anfossi,Carini, e Cairoli, mentre lostato maggiore era compo-sto da Sirtori, Turr e Cenni;significativa sia la presenzadelle guide di Missori e deicarabinieri genovesi diMosto nelle prime file, chequella del personale medicodi Ripari, dei marinai diCastiglia che scortavano iquattro piccoli cannoni, diAcerbi con i futuri inten-denti generali della spedi-zione e del Genio diSponzilli nelle ultime.Daghela avanti un passoDelizia del mio cor: giovanied entusiasti, i garibaldini,giunti oramai ad esserecirca 1500 avanzaronoincuranti della fatica e delcocente sole siculo sino aquando, stremati, dopo unabreve sosta vennero convinti a proseguire dal generale stesso, icui toni concilianti furono certo più efficaci delle minacce d’unirrequieto Bixio.Giunta la sera, la truppa venne fatta alloggiare presso il feudo diRampegallo, ove il generale frugalmente desinò dopo averimpartito i necessari ordini, decidendo in seguito di dormireall’aperto nonostante i contrari pareri di Froscianti e Bandi, che,preoccupato per la sua artrite, lo aiutò a cambiarsi.Raggiunto dalle truppe di insorti guidate dai fratelli Sant’Anna edal barone Mocarta, il futuro Esercito Meridionale l’indomanimosse verso la città di Salemi dopo essere stato riordinato inseguito alla creazione della nuova compagnia di Griziotti.Spossati dalla lunga marcia, il morale dei volontari venne

risollevato dalla più che calorosa accoglienza ricevuta presso lacittadina siciliana, ove Garibaldi assunse i poteri dittatoriali innome di Vittorio Emanuele II dando comunicazione di ciò aduna festante folla dal balcone della residenza municipale, da cuivenne letto il seguente decreto: Giuseppe Garibaldi Comandantein capo le forze nazionali in Sicilia; Sull’invito di notabilicittadini e sulle deliberazioni prese dai Comuni liberi dell’Isola;Considerando che in tempo di guerra è necessario che i potericivili e militari sieno concentrati in un solo uomo; decreta diassumere nel nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia la dittaturain Sicilia.Finalmente il generale aveva la possibilità di applicare il propriometodo di conduzione ad un moto, desiderio che, maturato sin

dal 1849, durante la difesadella Repubblica Romananon poté realizzare a causadell’opposizione del Trium-virato ed in particolar mododi Mazzini, grande sosteni-tore e finanziatore di quellanuova impresa.Primo fatto d’arme d’essa,appariva inevitabile unoscontro con le truppe borbo-niche che, decise a bloccarela loro avanzata versoPalermo, erano guidate dalgenerale Landi, il quale,dopo esser giunto ad Al-camo, voleva riconquistarela perduta Salemi a quellache considerava unamasnada di briganti.Garibaldi, consapevole delfatto che se non avessegiocato bene le proprie carte

la rivoluzione sarebbe miseramente fallita sul nascere, eracombattuto fra due determinazioni: o evitare la battagliapassando per Corleone allungando così notevolmente il tragittoda compiere, oppure affrontare l’esercito napoletanononostante l’evidente inferiorità numerica.Incurante del timore di molti pavidi e non ascoltando i prudenticonsigli che gli venivano rivolti, l’Eroe dei Due Mondi preferì ilcoraggio alla codardia, annunciando così la mattina del 15maggio la propria decisione agli aiutanti di campo che loassistevano, increduli per la sua naturale allegrezzanell’accingersi ad affrontare la morte.

Francesco NeriScuola Media Leonardo Da Vinci Classe III Sez. A

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Uniche infatti sono le possibilità offerte dallo “strumentoacqua”, che agisce contro la forza di gravità (principio di

Archimede), e consente al corpo dimuoversi in assenza di peso: questodetermina una maggiore facilità amuoversi quando per esiti traumatici,per deficit neurologici o dopo chirurgiaortopedica sarebbe impossibile odannoso caricare il peso reale suipropri arti. Il risultato è una diminuzione dellostress e del carico sull’apparatomuscolo scheletrico che facilital’esecuzione di movimenti in assenzadi dolore.

La resistenza offerta dall’acqua ègraduale, non traumatica, distribuitasu tutta la superficie sottoposta amovimento, proporzionale alla velocitàdi spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ognipersona. L’effetto pressorio dell’acqua, che aumenta con la profondità,esercita un benefico effetto compressivo centripeto sul sistemavascolare, normalizzando la funzione circolatoria e riducendoeventuali edemi distali. Tale effetto è ampliato nel Percorso Vascolare Kneipp dovesi alterna ciclicamente il cammino in acqua calda e fredda.

Inoltre la temperatura dell’acqua, più elevata (32° - 33°)rispetto alle vasche non terapeutiche, permette la riduzionedello spasmo muscolare e induce al rilassamento. Per questoil paziente si muove meglio e la muscolatura appare più elastica.La riabilitazione in acqua è utile e proponibile a tutti, daibambini agli anziani; per potervi accedere non occorre essereesperti nuotatori è sufficiente un minimo di acquaticità.

Con la riabilitazione in acqua è possibile non solo ristabilirele migliori funzionalità articolari e muscolari dopo unincidente, ma anche eseguire delle forme di eserciziospecifiche per prevenire la malattia o per curare sintomatologiecroniche come la lombalgia.Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per queisoggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimentolegate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni.Nella maggior parte di questi casi si registra un nettomiglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolaridopo un adeguato programma terapeutico. Il paziente, seanziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllomotorio che, migliorando l’equilibrio, allontana il rischio dicadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento.

La riabilitazione in acqua è particolarmente indicata in:- esiti di fratture - distorsioni, lussazioni - patologie alla cuffia dei rotatoridella spalla

- artrosi dell’anca e delle ginocchia - tonificazione muscolare in preparazione all’intervento chirurgico

- mal di schiena (lombalgia, sciatalgia, ernia ecc.)

- para paresi spastiche- esiti di interventi neurochirurgici- esiti di ictus- esiti di lesione midollare- disturbi della circolazione venosa

- Riabilitazione in acqua- Rieducazione ortopedica- Riabilitazione neurologica- Rieducazione Posturale Globale- Onde d’urto focalizzate ecoguidate- Pompa diamagnetica- Tecarterapia

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C’erano una volta i pagliai eadesso non ci sono più. Ne è rimastoqualcuno dipinto nei quadri deipittori amanti della natura, consullo sfondo un tramonto rossastro.Come mai? Dove sono andati a finire? Fino agli anni ’60 in ogni aia sipotevano ammirare pagliai di pagliadi grano e pagliai di fieno, panciutia forma di fiasco o a forma dipera, secondo l’artista contadinoche ne aveva guidato la fabbricazione.In quegli anni però hanno iniziatoa prendere piede le presse raccoglitricie il fieno falciato ed essiccato alsole di maggio, rivoltato e allineatocon un rastrello rotante, venivaingoiato dalla pressa trainata da untrattore e vomitato dietro sotto forma di balle a forma di parallelepipedo,legate nel senso dell’altezza con due resistenti fili di materiale plastico.E così in ogni aia, nello spazio riservato ai pagliai, fu costruito unfienile, magari un capannone aperto ai lati, dove allora venivanostipate le suddette balle e oggi addirittura le rotoballe molto più grandie di forma cilindrica. Chissà quanti millenni sono stati necessari all’uomo per inventare unsistema di conservazione degli alimenti per animali così efficientecome il pagliaio. Ma bastano poche decine di anni per cancellarlodalla memoria umana. Prima dell’avvento della meccanizzazione fare il contadino era unabella faticaccia. Il lavoro manuale predominava, alleggerito solo dauna coppia di buoi o di vacche e da qualche animale da soma, comel’asino o il mulo. A maggio la biada, il trifoglio e l’erba medicaavevano raggiunto il giusto sviluppo e bisognava procedere alla lorofalciatura con la falce fienaia. Si iniziava il mattino presto, perché larugiada facilitava il taglio e appena la lama della falce prendeva unsasso, o dopo una mezz’ora di lavoro, bisognava rifare il filo almetallo usando una pietra abrasiva, detta cote (dal latino cos, cotis =mola). Tale pietra di forma oblunga, a losanga, era infilata in un cornodi bue pieno per metà di aceto, appeso con un uncino alla cintura. Il contadino si fermava, tirando un po’ il fiato, poi rovesciava la falcetenendola con la mano sinistra mentre con la destra passavastrisciando vigorosamente la cote sopra e sotto la grande lama. Una volta al giorno era necessario ribattere la lama su una piccolaincudine, fissata a terra o sopra un ceppo dilegno, con un martello apposito di ferro dolce,in modo da appiattire il metallo e renderlotagliente come un rasoio. Al sole di maggio il fieno appassiva rapidamentee allora tutti, uomini donne e bambini grandicelli,muniti ognuno di una leggera forca di legnodi dimensioni proporzionate all’utente,prendevano di petto una striscia di falciato,rovesciandola sotto sopra per permettereun’essiccazione ottimale da ambo le parti. Se all’improvviso scoppiava un temporale,bisognava ripetere le operazioni fino adasciugatura completa altrimenti il fieno umidosarebbe andato a male con formazione dimuffe, diventando immangiabile per gli animali.Una volta ottenuta l’essicazione completa sifacevano dei cumuli a forma di cupola, alti unpaio di metri, chiamati pagliarozze, ovveropiccoli pagliai senza palo in mezzo. Si infilavaallora un lungo palo sotto la base della cupolafacendolo sporgere per circa mezzo metro daentrambe le parti. Una lunga corda venivadoppiata ai capi e la parte ad essi oppostaveniva saldamente legata ad una delle parti

sporgenti del palo. I due capi di corda venivano fatti passare soprala pagliarozza e legati strettamente all’altro pezzo di palo sporgente.A questo punto bastava legare una robusta corda al palo e poi algiogo di un paio di vacche e in men che non si dica, il cumulo difieno veniva trascinato nell’aia senza perderne un filo. Mentre unodei contadini continuava a fare questo tipo di trasporto, le vacche,nonostante avessero il muso infilato in una specie di canestro divimini, detto paniere, che impediva loro di mangiare, tentavano diassaggiare quella profumatissima leccornia. Piantato a terra un palodi pino o di castagno diritto e scortecciato si iniziava allora a fare ilpagliaio, calcolando a occhio l’area del cerchio alla base in modo da

dare poi la giusta pancia e ilrientro a forma di collo, similea un grande fiasco. Il contadino più esperto sistemavae pestava il fieno nel giro piùesterno mentre all’interno venivasistemato quello che dovevaancora imparare. Quando non siarrivava più a dare la forcapiena di fieno a quelli che eranosopra, bisognava appoggiareuna scala al pagliaio e farcisalire sopra, al quarto o quintopiolo, un altro contadino alquale da terra veniva passata laforca che a sua volta veniva scaricatasopra il piano di fabbricazionedel fiasco. Man mano che il diametro delcerchio si restringeva, diminuivano

le persone in cima finché rimaneva solo l’esperto che, munito diuna lunga pertica, batteva e accarezzava le pareti esterne delpagliaio per renderlo perfetto. A volte il pagliaio era fatto con fieno misto: biada, trifoglio, erbamedica ed anche paglia di grano se era di ottima qualità. Poteva capitare allora che il mastro del pagliaio si mettesse ad elencarele operazioni da compiere. Un giro di paglia, un giro di biada, ungiro di prato ... Un momentino … un bicchiere di vino. E c’era sempre una solerte ragazza pronta con un bottiglione di vinofresco appena tolto da sotto un ruscello. Alla fine l’artista del manufatto era costretto a tenersi avvinghiatoal palo mentre infilava su di esso un fascio di fieno a mo’ di cappelloe in cima al palo, per impedire che marcisse con la pioggia,sistemava un barattolo di latta o anche un pitale di ferro smaltatobianco non più usabile come vaso da notte, perché appena forato eaggredito dalla ruggine. Due uomini allora alzavano verso l’alto lascala per permettere all’artista di scivolare giù e poi di attaccarsi adessa. Appena a terra faceva un giro intorno all’opera d’arte,lisciando con la pertica qualche asperità e qualche ciuffo di erbanon a posto. Ora poteva piovere anche a catinelle ma l’acquasarebbe scivolata all’esterno, lungo il pagliaio fatto a regola d’arte,preservandone il prezioso contenuto. Finito il lavoro si andava a pranzo ed era un pranzo di lusso conrigatoni al sugo d’anatra e anatra arrosto e poi ognuno andava a fareun riposino. Bastava mettersi all’ombra di una grande quercia

sdraiandosi sopra un vecchio cappottomilitare, dopo essersi tolto gli scarponichiodati e messo le pezze da piedi, intrise disudore, ad asciugare sopra una fascina. Le care pezze da piedi molto più economichedelle calze! Fino ai primi del novecento questo sistemaalternativo era in uso tra gli eserciti (e nonsolo) di numerosi paesi del mondo, compresigli Stati Uniti, il Canada e il regno Unito.Forse ci è sfuggita una notizia banale,surclassata dai grandi eventi che si sonosucceduti tra la fine del 2012 e oggi chestate leggendo: lunedì 14 gennaio 2013 ilministro della difesa della Russia ha ordinatoalle forze armate del paese di abbandonarele pezze da piedi per passare ai calzini! Saranno gli ultimi ad abbandonarle? Non locredo. Ad ogni mutamento umano restanosempre da qualche parte consistenti sacchedi resistenza che perpetuano nel tempovecchie abitudini e superate credenze.Dedicato ai giovani che forse non sanno eai meno giovani che non hanno dimenticato.

vittorio.grechi@gmail .com

Il

pagliaio

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Si dice che anche le invenzioni più virtuose possanoessere svilite del loro significato più alto, ed è proprioquesto che, per alcuni versi, si è verificato con facebook.In esso si può trovare di tutto: chi scrive quando va adormire, chi scrive commenti sul tempo, chi scrive diessere felice, chi scrive di essere triste. Difficile trovare qualcosa di toccante, di significativo,al di fuori di frasette banali e citazioni prese altrove.Farsi vedere sorridenti, con tanti amici (spesso solocomparse), in numerosi eventi: è questo che gli utentidei social network fanno per dimostrare di essere qualcuno.Non esserci, avere poche foto o peggio non aggiornareil proprio stato in maniera compulsiva fa sembraremarginali e irrilevanti. Da qui ci rendiamo conto dicome facebook sia soprattutto omologazione, una vetrinaper mostrarsi e ottenere un complimento furtivo, unmezzo attraverso cui si ha la possibilità di essereconosciuti, riconosciuti, taggati, condivisi da amici,amici di amici, un modo per soddisfare il desiderio,tutto contemporaneo, di sentirsi noti, di apparire, diesserci, di dire la propria su politica, ambiente edattualità; quasi che l’indecisione o il non aversemplicemente un’opinione sia pericoloso sintomo dianonimato. E se sei anonimo, chi chiederà mai la tuaamicizia? È ipotizzabile il ritorno ad una vita riservata,sussurrata a pochi intimi? Nell’ossessione di molti di urlare la propria presenzain questo mondo, sono pochi coloro che non hannopaura di affermare di avere una vita piena, senzadoverne certificare l’autenticità su un social network.Condividi e Connetti sono le parole più in voga sututte le piattaforme sociali. Ce ne sono ormai a decinee anche chi aveva delle remore si sta iscrivendo. D’altronde, come afferma M. Castells: se non vioccuperete delle reti, in ogni caso saranno le reti aoccuparsi di voi. Tutto ciò sembra un paradosso: in un’epoca ossessionatadalla tutela della privacy, cinquecento milioni di personeoggi si mettono a nudo pubblicamente, sedotte dafacebook, sebbene sia ormai noto a tutti che lepiattaforme social monitorano puntualmente il nostrocomportamento in rete, per rilevare quali siano lenostre abitudini e preferenze. C’è chi di fronte a questo dato inconfutabile alza le spallee lo accetta, convinto che la rinuncia alla privacy sia ilprezzo da pagare per utilizzare gratuitamente i socialnetwork, essenziali per il business e per sentirsi integratinella società. Adulti, ragazzi, addirittura bambini scelgonopiù o meno consapevolmente di rinunciare alla propriaprivacy ed offrono momenti della propria vita privataper stringere nuove amicizie o riscoprirne di vecchie,per evadere dalla martellante ripetitività quotidianama, soprattutto, per vivere cinque minuti di celebrità.Proprio l’aver indotto milioni di persone ad accettaree includere nelle proprie vite queste invenzioni ha

fatto sì che persino il diffondersidi idee e di progetti passinecessariamente attraverso isocial network. Ecco che la tecnologia rischiadi trasformarsi in un grandeocchio che seppellisce l’ uomoe la sua sua creatività sotto ilsuo controllo. Forse che questo occhio di cuiparla Kerkhove ci rammentaqualcosa? Eric Blair, meglionoto con lo pseudonimo diGeorge Orwell, qualche annodopo la seconda guerra mondiale, pubblicò il suo più celebre romanzo, 1984, in cuidipinse il panorama infernale di un regno del terrore nel bel mezzo dell’Europa, conun partito unico ai comandi di un Grande Fratello, con una neolingua ideata percapovolgere il significato delle parole, caratterizzato dall’abolizione della sfera privata,da un regime di sorveglianza a trecentosessanta gradi, dalla rieducazione e lavaggiodel cervello dell’intera popolazione e da un’onnipotente polizia segreta per soffocaresul nascere qualunque tentativo di opposizione. Orwell non avrebbe mai immaginatoche, per ottenere almeno in parte un risultato simile, con un sistema di sorveglianzaa tutto campo, non c’era bisogno di una dittatura, ma si poteva raggiungerlo ancheall’interno di un sistema democratico, senza l’uso della violenza, con metodi civili,attraverso la schiavitù volontaria. Più di duemila anni fa già Seneca aveva cominciatoa riflettere nelle sue epistole su questo tema, affermando che non c’è peggior servitùdi quella che noi stessi ci imponiamo. Siamo proprio noi ad aver messo in pericolola nostra libertà individuale, affidandoci ai social network senza riflettere. In questa ottica, la prigione si è trasformata in un luogo relativamente confortevole,i nostri sorveglianti rimangono anonimi e non portano uniformi, bensì abiti civili,facendosi chiamare manager, e non operando più in caserme ma in uffici con l’ariacondizionata. Essi non agiscono con la forza ma hanno modi cordiali: agli utentigarantiscono sicurezza, assistenza e ogni tipo di benessere. Per questo possonocontare sulla tacita approvazione dei loro clienti e non dubitano che i loro protettipremeranno con zelo un pulsante invisibile con la scritta mi piace. Ed ecco che, senza accorgercene, noi stessi siamo diventati il prodotto da vendere.A fronte di ciò sorge una domanda: i cosiddetti new media non hanno davveronessuno risvolto positivo nella società? La risposta è sì. I social media hanno assunto un posto di predominio nella formazione e veicolazionedelle informazioni, nonché nella realizzazione dei contenuti inseriti nelle stesse,caratterizzandosi per alcuni elementi fondanti: audience globale; costo contenuto eaccessibilità; la dicotomia anonimato-visibilità (si può rimanere anonimi per nonincappare in ritorsioni, mentre se si vuole rendere nota a tutti la propria posizione, losi può fare con la stessa semplicità); velocità grazie alla penetrazione delleinformazioni in tempo reale. Come afferma Goleman, infatti: i giovani sono semprein contatto, attraverso internet, come non è mai accaduto prima d’ora e siscambiano informazioni affidabili.Un esempio in cui questi elementi si sono realizzati tutti insieme è la PrimaveraAraba, la quale certamente ha dato prova di come i mezzi d’informazione nontradizionali abbiano un ruolo strategico per la determinazione di una coscienzacollettiva. In quella occasione, infatti, i social media non hanno causato le rivolte, mahanno contribuito a modellare il dibattito politico e a diffondere gli ideali democraticioltre i confini nazionali. La motivazione di fondo che ha spinto uomini e donne acoinvolgere coloro che ancora non erano stati raggiunti dal vento primaverile è statala sensazione, data proprio dai nuovi canali informativi, di essere già in tanti a lottareper il cambiamento. Con ciò è da intendere che mentre le rivoluzioni, storicamentedefinite come tali, di solito hanno un leader o un gruppo limitato di agitatori cherappresentano la causa, qui, di fronte ai fatti della Primavera Araba, si è testimonidi un’altra forma di reazione: è l’insieme stesso che trascina dando una forza propulsivaagli accadimenti; questo grazie alla possibilità di aggregazione rapida di un numeroelevatissimo di persone, prima sui social network e poi, in un secondo momento, inluoghi fisici prefissati proprio attraverso un nuovo processo mediatico. Ora i Social Media hanno aggiunto l’elemento partecipativo al flusso dellacomunicazione. Come afferma Y. Benkler: il fatto che oggi così tanta gente possaparlare, e che si stia raggruppando in reti di citazione reciproca, come la blogosfera,fa sì che per ogni individuo sia più facile farsi ascoltare e entrare in una veraconversazione pubblica. Inoltre, la fortuna di questi nuovi mezzi di aggregazione sociale è stata sicuramenteil basso costo: basta un collegamento per aprire una pagina su facebook o dire lapropria su twitter ed essere visti ed ascoltati da tutti.Come in ogni cosa, dunque, coesistono aspetti positivi e negativi. La soluzione consiste nell’utilizzare questi new media con intelligenza. A questo punto sta alla coscienza critica di ognuno porre consapevolmente dei limitialla propria libertà virtuale, senza permettere a terzi di invadere la sfera privata. Sta a noi trovare il modo di orientarci nel migliore dei modi nella Galassia Internet.

Michela Biancif iori III IF

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Privacy violata, libertà riacquistata

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Figg. 3

L’alluce valgo è la patologia più diffusa del piede e la causa più frequente dimetatarsalgia (dolore all’avampiede); è caratterizzato da una deviazione verso l’esternodell’alluce rispetto al 1° metatarso (Figg.1). L’alluce valgo si presenta spesso sotto forma di prominenza della testa metatarsalein corrispondenza della quale si realizza una reazione infiammatoria (borsite,chiamate nel gergo popolare patata, cipolla) causata dall’attrito con la calzatura.Per quanto riguarda le cause dell’alluce valgo, in una piccola percentuale di casi ècongenito o associato a malattie genetiche o causato da malattie reumatiche oneurologiche; comunque nella maggior parte dei casi l’eziologia non è chiara. Nella maggior parte di questi casi denominati “alluce valgo biomeccanico” è presenteun’alterazione del retro piede come calcagno valgo, iperpronazione di sottoastragalica,lassità capsulo legamentosa del piede che possono comportare deviazione in varo(verso l’interno) del 1° metatarso (osso alla base dell’alluce) e di conseguenza ladeformità in valgo dell’alluce. L’uso di calzature a punta stretta, con tacchi alti, contomaia rigida possono favorire l’insorgenza o l’aggravarsi dell’alluce valgo.L’alluce valgo colpisce più frequentemente il sesso femminile, dieci volte di più che nell’uomo. Si stima che in Italia quasi il 40% delle donne sono affette da alluce valgo: questo può insorgere a tutte leetà ma è più frequente tra quaranta e sessanta anni.Il sintomo principale è rappresentato dal dolore causato dallo sfregamento con la calzatura che porta allaformazione di una borsite che nei casi più gravi può arrivare alla formazione di un’ulcerazione cutanea e dipatologie correlate quali dita a martello, callosità plantari e meta tarsalgia.Per quanto riguarda il trattamento nelle forme più lievi e nelle fasi iniziali, trova indicazione il trattamentoconservativo, che ha lo scopo di ridurre il dolore ma non la deformità, è rappresentato da uso di calzatureadeguate, con tacco non superiore ai 4 cm, talora dall’uso di plantari.Per quanto riguarda il trattamento chirurgico sono state descritte nel tempo oltre 100 tecniche chirurgiche.Nelle forme di alluce valgo lieve e medio (Fig.2) trovano indicazione gli interventi di osteotomia distale delprimo metatarso che possono essere eseguite con tecnica tradizionale a cielo aperto o con tecnica percutaneatramite piccole incisioni di 3 mm attraverso le quali con minifrese si esegue la correzione delle deformitàscheletriche senza uso, nella gran parte dei casi, di mezzi di sintesi (Figg. 3). Questa tecnica ha il vantaggio di provocare meno dolore perché non richiede l’uso del laccio ischemico esalvaguarda di più le parti molli. La deambulazione è ripresa immediatamente. Le tecniche chirurgiche classiche trovano indicazione nei casi di alluce valgo di media o grave entità.Nessuna delle tecniche chirurgiche è scevra da complicazioni o rischio di recidiva.

Dr. Vincenzo Buompadre

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Fig. 2

D r. Vi n c e n z o B u o m p a d r e Specialista Ortopedia e Medicina dello Sport

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Figg. 1

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Le migrazioni oggigiorno costituiscono fatti normali e non eccezionali,caratteristici della nostra complessa epoca. Cambiare significa realizzare il risanamento dello Stato e degli altrienti pubblici, abbattendo l’ingente debito sovrano. Realizzareinfrastrutture, facendo ripartire i necessari investimenti produttivi.Semplificare le troppe norme riguardanti le imprese, spesso didifficile ed incerta interpretazione e, a volte, addirittura inutili. Cambiare significa favorire il regolare flusso del credito bancarioalle imprese, per contribuire a concretizzare iniziative industriali,commerciali ed artigianali, creando così lavoro. Incentivare l’aggregazione tra le imprese e promuovere la lorointernazionalizzazione, particolarmente necessaria per la continuitàaziendale in un mercato globale. Realizzare intelligenti politicheenergetiche, tenuto conto dell’esaurimento delle risorse come

petrolio, carbone e gas naturale. Realizzare politiche ambientali control’inquinamento, l’esaurimento dell’acqua edaltro. Cambiare significa combattere i problemisociali mondiali, quali guerre, genocidi, trafficidi organi, di esseri umani, razzismo, xenofobia,omofobia, diseguaglianze religiose, violenzasui bambini, sulle donne ed anche fame epovertà. Realizzare la tutela delle classi socialideboli e combattere i disvalori sociali, quali ladisonestà, l’individualismo sociale, l’avidità,l’emarginazione e la solitudine delle persone.

Non è facile portare tutti questi cambiamenti, sono tanti e in settoridiversi tra loro, ma in un momento così delicato della nostra storia,la crisi deve servire proprio a questo, far prendere coscienza delprofondo bisogno di un rinnovamento, per migliorare la vita di tuttinoi. In definitiva, cambiare, significa rifondare il nostro Paese. Ce n’è un gran bisogno!

Lorenzo Bellucci [email protected]

In questo periodo si parla e discute tanto dicambiamento, cambiamento in Italia ed inEuropa. Limitiamoci al nostro Paese. In Italia, siamo ad un bivio: o viene realizzata

una profonda metamorfosi, oppure si entra in una sorta di buco neroche inghiotte anche quello che è rimasto di buono nella società. Alla domanda: cosa si intende per cambiamento in Italia? La risposta è: determinare un rinnovamento civile, etico e politico.Cambiare significa avviare e portare a termine le necessarie riformeistituzionali, economiche e finanziarie, riforme che la gente attendecon un consenso quasi unanime per correggere la forte sperequazionesociale, per determinare crescita e creare lavoro. Attuare riforme non significa scrivere un libro dei sogni, ma darepragmatica organizzazione e soluzione ad unasequenza di necessità che la società italiana,giorno dopo giorno, dimostra di avvertiresempre di più. Cambiare significa realizzare la riforma fiscale,per ottenere un’adeguata riduzione dellealiquote sui redditi dei lavoratori e delle imprese.Cambiare significa realizzare la riforma dellagiustizia civile per accelerare la conclusione deiprocessi, troppo lunghi e macchinosi nel lorosvolgimento. Cambiare significa realizzare lariforma del lavoro. È necessario dare concretezza alle aspirazioni dei giovani, promuoverela formazione di mestieri, arti e professioni, riequilibrare la flessibilitàa vantaggio della stabilità e contro il dilagante precariato. Realizzare importanti liberalizzazioni, così da stimolare laconcorrenza a tutto vantaggio dei prezzi, particolarmente nei servizi.Creare cooperazione ed integrazione, soprattutto in un mondoglobalizzato, qual è l’attuale.

È t e m p o d i C A M B I A M E N T O

In Italia il provvedimento cieli-bui che era stato proposto nel dicembre2012 dal supercommissario alla Spending Review, E. Bondi, perridurre i consumi dell’energia elettrica destinata all’illuminazionepubblica notturna, è stato bocciato dalla Commissione Ambientedella Camera. Degni promotori della bocciaturasono stati Paolo Baretta (PD) eRenato Brunetta (PDL).In Francia, dal 1 Luglio 2013,il ministro Delphine Bathoimpone per decreto, il buiodopo l’una di notte a monumen-ti, municipi, uffici pubblici,stazioni ferroviarie, locali com-merciali e le aree esterne degliedifici non residenziali.Per quanto riguarda invece leluci interne degli uffici pub-blici e privati e dei localicommerciali, sarà possibilelasciarle accese al massimo persessanta minuti oltre l’orario dichiusura. La stessa regola vale per levetrine e le insegne luminose,che dovranno rimanere spentefino alle sette di mattina. Via libera solo ai punti luce che servono a garantire la tutela dellaproprietà. Naturalmente sono previste deroghe, decise di volta in volta daiprefetti, per le festività, nonché per determinate zone turistiche diParigi e di un’altra quarantina di città.

Il governo Holland fa sul serio. Il decreto legge è stato appenapubblicato sulla Gazzetta Ufficiale transalpina. La Francia prosegue così nel suo progetto di razionalizzazionedell’illuminazione pubblica e privata notturna e di contrasto

all’inquinamento luminoso.Questo provvedimento faràrisparmiare allo stato fran-cese circa 2000 Gigawattoradi energia elettrica; equiva-lente al fabbisogno annuo di750.000 famiglie. Dal punto di vista ambien-tale, con le nuove regole, ilgoverno di Parigi conta ditagliare l’emissione in atmo-sfera di almeno 250.000 ton-nellate di anidride carbonica.Particolarmente entusiastesono le reazione delle asso-ciazioni ecologiste e degliastronomi. Questi ultimi in particolare,già da diversi anni chiedonocieli meno illuminati dai fariartificiali, per studiare i corpicelesti (e, ove possibile, peragire prima che gli asteroidi

cadano sulla Terra - n.d.r.).L’Italia invece, con la Spagna, a dispetto della crisi, è in testa allaclassifica europea per il consumo procapite annuale dell’illuminazionepubblica (105 kwh contro una medie Ue di 51).Meditate gente. Franco Capitol i

L a F r a n c i a s p e g n e l e l u c i

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Vaso con frutta, 1974 - Collezione Cesare Taddei

Pasto frugale, 1975 - Collezione Cesare Taddei

Neve con uccelli, 1977 - Collezione Cesare Taddei Passo di S. Bernardino, 1974 - Collezione Cesare Taddei

Fiori secchi, 1973 - Collezione Cesare Taddei

G Spaziani, F Quadraccia, V Sgarbi, P Cicchini, C Taddei

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Da CORRADO SPAZIANI, L’ALTRA FORMA DEL VEROTERNI - Palazzo Montani Leoni9 Marzo - 14 Aprile 2013Fondazione Cassa di Risparmio Terni e Narni

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Nel prossimo numero troverete i Ricordi del passato.

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Colle dell’oro e il suo più ampio sistema collinare, che si estendedallo svincolo di Ponte le cave alla Rocca San Zenone, costituisceil significativo contrappunto naturalistico alla città di Terni.Tale comprensorio conserva nel suo seno due complessi edilizidi grande valore storico-artistico: il convento di santa Mariadell’oro, fondato nella metà del secolo quindicesimo e ampliatonel diciottesimo, e la Villa Palma risalente alla metà del sedicesimo.Nel corso dei secoli ha sempre mantenuto integro il suo aspettoagro-pastorale fatto di campi coltivati, filari di viti e ulivi,sentieri, boschi e radure: proscenio naturale che esalta lospettacolo delle ultime propaggini dei monti Martani.Al secolo scorso risalgono i primi tentativi di urbanizzazione: ilprimo con il Piano Lattes-Staderini, vincitore del concorsonazionale del 1932, il secondo con il Piano Ridolfi del 1967. Le previsioni di una sua totale urbanizzazione, come strategicosviluppo della città, venivano cancellate dalle due commissioni(la prima di concorso, la seconda del Ministero dei LL.PP.)esaminatrici dei due Piani. In entrambe era presente Luigi Piccinato che fu uno dei più decisisostenitori della tutela paesaggistica del comprensorio.Nel 2008, in maniera surrettizia, la cementificazione della collinaè stata riproposta con il nuovo Piano Regolatore recependol’assenso della Soprintendenza e degli altri enti territoriali. Il Piano, premessa e promessa di un sicuro scempio, prevede unaserie di aree, disposte a macchia di leopardo, destinate, a variotitolo, all’edificazione di circa 150.000 mc.Come lingua biforcuta dell’uomo bianco, che prometteva aparole e smentiva nei fatti, ingannando le varie tribù deipellerossa, così le norme del Piano da una parte affermano edall’altra negano. Vale la pena, per chi ci legge, seguire l’elenco a stralcio di dettenorme per le varie zone territoriali omogenee:- zona di Colle dell’oro: riqualificazione paesaggistica edambientale R(A). “Per tale zona, tenuto conto delle particolarivalenze ambientali e della necessità del mantenimento dellecaratteristiche di parco agricolo a contatto con la città, il pianooperativo definisce previsioni dettagliate che possono essereattuate con intervento edilizio diretto”. Seguono le prescrizionifinalizzate alla tutela del paesaggio (Parco) agricolo, ma per gliedifici esistenti sono indicate cinque sottocategorie che vannodalla R(A)b1 alla R(A)b5 in cui è consentito un incremento divolume fino a un massimo di 500 mc.; - zone di Colle dell’oro FD1(6) (in numero di tre distribuite sudetta zona RA, per complessivi 4ha.) “è consentita la realizzazioneda parte di privati di costruzioni per attività pararicettive,attrezzature turistico-ricettive e attività sportive e sociali”.È ammesso l’intervento edilizio diretto con un’utilizzazionefondiaria (U.F.) pari a 0,2 mq./mq. (che moltiplicato per 40.000mq. da una superficie edificabile pari a 8.000 mq., l’equivalentedi circa 30.000 mc.n.d.r.); per gli impianti scoperti l’indice U.F.è di 0,6 mq./mq.; inoltre nella zona di Colle dell’oro FD1(3) èconsentito un ampliamento di 2.000 mc. delle strutture esistenti(leggi Convento di Santa Maria dell’oro);- zone di Colle dell’oro B – verde urbano A(BA) (in numero di10 distribuite sulla stessa zona RA, per complessivi 18 ha circa)in cui è ammesso l’intervento edilizio diretto con indice fondiario(IF) di 0,2 mc./mq. (che moltiplicato per 180.000 mq. da unacubatura pari a circa 36.000 mc.A queste va aggiunta la lottizzazione a ridosso di Villa Palmacon la previsione di 50.000 mc.

Il consumo indiscriminato del territorio italiano (soprattuttoquello, come nel nostro caso, di notevole valore paesaggistico eambientale) trova qui un’ulteriore conferma.L’urbanistica come disciplina si eclissa per restare soltanto unaparola sulle targhe degli uffici e degli assessorati.L’estetica, laica consolatrice degli uomini, muore; l’etica, suastorica controfigura regolatrice dell’agire umano associato, sidilegua lasciando il campo al nuovo regolatore dei rapportisociali: il mercimonio, che nella fattispecie della pseudo-urbanisticavigente è quello delle aree edificabili.

Se Villa Palma muore, è perché non è stata ancora riconosciuta comepotenziale patrimonio pubblico. La sua incolumità è, teoricamente, giàora protetta da leggi che lo Stato, attraverso la Soprintendenza ai beniarchitettonici e artistici, la Regione e il Comune hanno il dovere di applicare.Se la rovina dell’eccezionale complesso diverrà, come purtroppo tuttolascia credere, irreversibile sarà facile ad ognuno individuare leresponsabilità.Così il profetico disincanto di Bruno Toscano, storico dell’arte spoletino,nei suoi Manuali del territorio redatti nel 1980.Oggi la rovina della Villa, intesa come manufatto, è compiuta: asportatele poche suppellettili, divelti bassorilievi ed altri oggetti dell’apparatomurario da predoni indisturbati per decenni, il tempo e l’incuria completanol’opera scavando varchi alla luce nelle volte e nei soffitti, lacerandostucchi che scoprono affreschi smarriti, erodendo intonaci che mutilanoinebetite figure dipinte e volatilizzando il giardino all’italiana: locationd’un film dell’horror.La lottizzazione prevista nei suoi pressi per 50.000 mc. completeràl’accerchiamento iniziato con la prima lottizzazione degli anni settantadel novecento: un recinto di cemento, a meno di cento metri, la terràprigioniera riducendola a reliquia urbana. E certo non basterà il recupero,ammesso e non concesso che ciò possa accadere, del manufatto ossificatoe fatiscente a salvare le coscienze dei responsabili di cui parlava BrunoToscano nei suoi Manuali.Bene ha fatto l’associazione ‘Città Futura’ nel riproporre all’attenzionedell’opinione pubblica locale l’urgenza di un intervento di recupero erestauro con il bel convegno svoltosi a Palazzo Gazzoli il 21 Dicembreu.s. con il titolo Salvi-amo Villa Palma.Questo si è articolato su più temi: il primo (a cura di Michele Rossivicepresidente di ‘Città Futura’) costituito da un resoconto delle vicendepolitico-amministrative che hanno condotto (dopo una tenace opposizioneinterna alla maggioranza che denunciava l’opacità dell’operazioneimmobiliare, poi rientrata con la soddisfazione della carriera personaledell’attore principale che l’aveva promossa) alla approvazione,all’unanimità, del Piano di lottizzazione da parte del Consiglio comunaleil 23 Luglio 2007; il secondo (a cura di Paolo Renzi in rappresentanza delF.A.I - Fondo Ambiente Italiano - di Terni.) costituito da una disaminastorico critica del plesso edilizio e del suo contesto territoriale; infine ilterzo (a cura di Francesco Ventura del F.A.I. dell’Umbria) teso a indicarenormative e procedure amministrative per ottenere fondi almeno per lamessa in sicurezza del manufatto.Gli atti del convegno sono in corso di pubblicazione.L’operazione immobiliare, che interessa le aree contermini alla Villa ealcune situate a Maratta di proprietà sia privata che pubblica è illustratadalla Delibera del Consiglio Comunale n. 221 del 23-7-2007 che diseguito si riporta nei punti salienti:“Premesso che la S.C.S. Gestioni immobiliari (società partecipata al 100%dalla Spoleto Crediti e Servizi, società Cooperativa S.R.L., holding di ungruppo di società fra cui la controllata Banca Popolare di Spoleto) che“sta attuando il programma di interventi che consentiranno la realizzazionea Terni di una delle sedi operative della Human Healt Foundation; “che nel quadro logistico degli investimenti immobiliari, oltre all’utilizzodi Villa Palma restaurata, risulta che siano stati acquisiti (a Maratta n.d.r.)spazi immobiliari per mq. 600 per la realizzazione di laboratori di ricercaad alta tecnologia in cui l’impegno economico assunto è di notevole entitàed è stimato in circa € 3.200.000 complessivi”; “che con Del. C.C. n. 274 del 11-9-2006 il Consiglio Comunale davamandato all’ufficio urbanistica di attivare la negoziazione con la S.C.S.per la realizzazione dell’intervento di Villa Palma - Colle dell’oro nelrispetto di quanto segue:COMODATO D’USO DELLA VILLA E DEL PARCO con lapredisposizione della bozza di contratto, di un disciplinare di restauro econsolidamento dell’edificio;ATTRIBUZIONE DELLA CUBATURA DI 10.000 MC. per strutture aservizio del Centro di Ricerca medico;CESSIONE O CONVENZIONAMENTO, nelle forme da definire, dellearee e dei diritti di cubatura della zona C(H) per residenza di proprietàcomunale (40.000 mc. n.d.r.);CESSIONE O CONVENZIONAMENTO, nelle forme da definire, dellazona GV per impianti sportivi (circa 1500 mc. n.d.r.);che il mandato faceva riferimento al comparto di Villa Palma così comeindividuato nel P.R.G. adottato” (quindi non ancora approvato n.d.r.).

L O S P E C C H I O U R B A N O

Il comprensorio di Colle dell’oro Il caso Vil la Palma

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Come si evince dalla Delibera l’intento ad essa sotteso è quello disalvare Villa Palma, costi quel che costi: non in importa che una Villarinascimentale suburbana sia privata del suo contesto naturalistico eridotta a testa mozzata senza più corpo, non importa che, una voltarestaurato quel che ne rimane, sarà un feticcio come totem da esibireper occultare l’insipienza di tutta l’operazione. Questa si basa sulla miope logica produttivistica che assume a dogmail cinico assunto che il fine giustifica i mezzi; lo stesso Marx lo avevastigmatizzato affermando, con buon senso, che il fine è sbagliato sei mezzi per raggiungerlo sono sbagliati.Oggi, a sei anni da detta unanime Delibera Consiliare, tutto è fermo:la Human Healt Foundation si è ritirata e con essa è scomparso ilcentro di ricerche mediche che avrebbe dovuto collocarsi all’internodella Villa; la S.C.S.(società gestrice dell’intera operazione epartecipata al 100% dalla Spoleto Crediti e Servizi, societàCooperativa SRL, holding di un gruppo di società fra cui lacontrollata Banca Popolare di Spoleto), nel frattempo è statacommissariata insieme alla Banca Popolare di Spoleto dalla Bancad’Italia per irregolarità gestionali. Essa sta cercando disperatamente di trovare un acquirente peralienare immobili e terreni e quindi uscire dall’operazione.Tutto ciò avviene in assenza di una convenzione, prevista dalleDelibere Consiliari n. 274/2006 e n. 221/2007, che ancora non è statapredisposta. Ciò dimostra, non solo l’insipienza amministrativa ma anchel’opacità con cui è stata gestita l’operazione immobiliare. Questa nasce opaca: si pensi alla tenace opposizione (poimiracolosamente rientrata), interna alla maggioranza, che denunciavaalcune sue ombre. La nuova Amministrazione Comunale è in ambasce: vista la crisieconomica in atto, il rischio è che lo stallo si protragga per lungotempo. Chissà se allora, invece di percorrere il vicolo cieco in cui cisi è cacciati, con uno scatto d’orgoglio, dopo aver azzerato l’interaoperazione, non decida di ripensare un nuovo modello di sviluppoper la città, di adottare nuovi parametri e coordinate culturali eabbandonare logiche stantie nella gestione urbanistica. Viceversa, in questo tracollo culturale italiano, sarà travolta anche lacittà di Terni e allora le generazioni future ci ricorderanno comeI Vandali in casa secondo la bella e acre immagine che già nel 1956dava il titolo a un libro di Antonio Cederna. NotaPer completezza d’informazione corre l’obbligo di segnalare che:- il coordinatore del Piano Regolatore Generale di Terni ha fatto partedel gruppo di lavoro che ha redatto nel 1980 i Manuali del territoriocoordinati da Bruno Toscano;- alcuni nomi dei valenti professionisti che hanno elaborato il pianoattuativo (di lottizzazione) del comparto di Villa Palma ricorronospesso, a riprova del loro valore, nelle più importanti operazioniimmobiliari della città;- uno dei suddetti professionisti ha fatto parte del gruppo redazionaledel Piano Regolatore;- nel Piano d’attuazione predisposto dai progettisti di cui sopra èprevista una tipologia edilizia a palazzine con 3 piani fuori terra;mentre la Delibera Consiliare n. 274/2006 ne stabiliva solo 2 perun’altezza massima di ml.7,50. Valter Tocchi

I Vandali in casa: Colle dell’oro e il caso Villa Palma

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Conferenze di AstronomiaGli incontri, a cura del Prof. Sergio Bacci (A.T.A.),si terranno al secondo piano, saletta adiacente il CaffèLetterario, alle ore 17 di tutti i primi martedì del mese.7/05/2013 La Cosmologia attraverso i tempi:

La rivoluzione copernicana 4/06/2013 La Cosmologia attraverso i tempi:

La visione del mondo di Newton e Einstein

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vari gruppi: integratori di fibre, integratori di vitamine e sali minerali,integratori anti invecchiamento, integratori ergonomici. In generale, se l’alimentazione è corretta equilibrata e sufficiente dalpunto di vista calorico non c’è bisogno di integrazione a meno che nonci sia profusa sudorazione e quindi nel giovane sia necessariaun’integrazione di sali minerali (sodio, potassio e cloro) e acqua da partedel medico. L’alimentazione dell’adolescente è spesso condizionata anche da falsimiti quali: la pasta fa ingrassare, il pane fa ingrassare, la bistecca el’insalata sono il pasto ottimale, l’acqua fa ingrassare, la sostituzionedello zucchero con un dolcificante e la predilezione per il cibo dei fast-food.Un piatto di pasta condita con pomodoreo, basilico e olio d’oliva fornisce370 Kcal a fronte di una porzione di caprese che ne fornisce 400 se

mangiata senza pane.Bistecca ed insalata sono una razione priva dicarboidrati, completamente sbilanciata, mito delboom economico degli anni ‘60.L’acqua non fa ingrassare ed il giusto apportogiornaliero è di minino 1,5 litri al giorno.Lo zucchero se consumato con moderazione nonnecessita di sostituzione. Chi frequenta i fast-food deve sapere che unpanino con wurstel, pancetta, senape, fontina,fornisce ben 800 Kcal di cui il 55% proviene daigrassi e di questi il 23% sono saturi e, come senon bastasse, fornisce 150 mg di colesterolo.Il classico panino con hamburger, ketchup esottilette fornisce circa 650 Kcal di cui il 34% di

grassi, di questi il 16% di grassi saturi con 97 mg di colesterolo. Queste sono informazioni che i giovani devono avere in modo daraggiungere la giusta consapevolezza per l’effetto sulla loro salute.I problemi infatti non nascono per un consumo occasionale ma quandosi esagera e si ricorre a questo tipo di alimentazione troppo spesso.Ma cosa devono mangiare i giovani per nutrirsi in maniera corretta?Intanto è bene frazionare in tre pasti e due spuntini la razione alimentare.Riguardo alle porzioni esse possono corrispondere a quantità equivalentidi alimenti ad esempio: 100 gr di carne magra di vitello corrispondonoa 150 gr di coscia di pollo a 160 di merluzzo o a 75 di prosciutto crudomagro. Lo stesso discorso vale per gli equivalenti di ognuno dei sette gruppi dialimenti indicati nella piramide alimentare mediterranea di cui si è giàdiscusso. Lorena Falci Bianconi

Ma come mangiano male questi ragazzi... questa di solito èl’affermazione che compare sugli articoli di quotidiani o settimanali cheriferiscono di indagini condotte sull’alimentazione nei giovani.Pranzo da teenager: pizza, carne e dolce... questo può essere un menùtipico degli adolescenti, età in cui si rifiutano i consigli degli adulticonvinti di affermare così la propria personalità.L’attenzione si è finalmente spostata anche in campo nutrizionale suquesta fascia di età; ci sono infatti molte buone ragioni per preoccuparsidelle abitudini alimentari degli adolescenti.In questa fase della vita è richiesta una maggioreintroduzione di calorie in relazione all’aumentodei bisogni energetici legati alla crescita, unaumentato apporto di ferro e proteine, necessari airagazzi per la costruzione delle masse muscolarie, alle ragazze, per supplire gli squilibri dovuti alleperdite delle prime mestruazioni.L’alimentazione dell’adolescente dovrebbe quindiessere ricca di amido (pane, pasta, patate,legumi), di proteine di elevato valore biologico(pesce, carne, uova), ma anche di latte e formaggiper il contenuto in calcio, di verdura per lavitamina A, e di frutta e verdura a foglia freschedi stagione per la vitamina C.Molte mode condizionano tuttavia il comportamento alimentaredell’adolescente come il seguire i modelli estetici proposti dai massmedia che vogliono l’uomo o la donna di successo sempre più longilinei,scattanti e attraenti. Per questo i giovani sono disposti a fare qualsiasisacrificio pur di rientrare nei modelli, sottoponendosi spesso a dietesconsiderate, apprese da fonti di informazione non attendibili cheprocurano sì la perdita di qualche chilo di troppo ma non educano ad unsano regime alimentare, così che il problema del sovrappeso si ripropone. Si ricomincia così con diete più rigide e dannose fino all’instaurarsi aquella che è chiamata sindrome dello yo-yo (l’andare su e giù col pesocorporeo) con numerose conseguenze dannose per l’organismo. Mentre l’ossessione per la dieta riguarda prevalentemente le ragazze, disolito i maschi sono ossessionati dalla massa muscolare ed ecco allora lamoda degli integratori alimentari. Tali prodotti si possono dividere in

Mode, miti, errori alimentari dei giovani

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L’asteroide “99942 Apophis” colpirà la Terra nel 2036?Dati aggiornati alle più recenti osservazioni

Scoperto nel 2004, questo asteroide classificato come un NEO (Near Earth Objects),la cui orbita interferisce con quella terrestre, fin da subito risultava un oggettopotenzialmente pericoloso, dal momento che alla data 13 aprile del 2029 avevacirca il 3% di probabilità di cadere sul nostro pianeta. Dalle prime stime che lo classificavano come un oggetto dalla forma allungatacome una patata, di lunghezza 270 m, dalla massa di circa 50 miliardi ditonnellate e avente una velocità orbitale di circa 30 km al secondo, se ne deducevache un eventuale impatto sul suolo terrestre avrebbe portato distruzione sualcune migliaia di chilometri quadrati con una potenza di circa 870 megatoni,pari a 65.000 bombe atomiche come quella sganciata su Hiroshima! Il suo nome fu scelto cercando un’attinenza con distruzione e chi, meglio delDio Egizio Apophis che dimorava nel mondo sotterraneo e tentava di distruggereil Sole nel suo ciclico passaggio notturno? Centinaia e centinaia di successive misurazioni con i maggiori telescopi mondiali,compreso il grande radiotelescopio di Arecibo di 300 m di diametro, portavanoad escludere in modo totale l’impatto con la terra nell’aprile del 2029 (ci sfiorerà

ad appena 30.000 Km, più vicino dei nostri satelliti geostazionari), ma non si escludeva una collisione nel successivo passaggio ravvicinatoil 13 aprile del 2036. Un’osservazione più dettagliata è stata fatta il 10 gennaio scorso dal telescopio spaziale Herschel dell’ESA (Fig.1) che, posto in orbita intornoalla Terra, ha studiato Apophis ad una distanza di 14,5 milioni di Km in varie bande dello spettro elettromagnetico (dall’infrarosso al sub-millimetrico) e ne ha migliorato i dati dimensionali, aumentando la lunghezza a 325 m invecedei 270 stabiliti precedentemente. Questo aumento sulla lunghezza del 20% lo rende molto piùpericoloso, dal momento che sta a significare un aumento del 75% della sua massa!Le nuove ulteriori misurazioni della sua orbita ci dicono che le probabilità di impatto con ilnostro pianeta sono ulteriormente scese, ma non dobbiamo abbassare assolutamente la guardia,dal momento che questi incontri ravvicinati potrebbero modificarne la traiettoria e renderlopotenzialmente pericoloso nei passaggi successivi. A tal proposito la NASA sta studiando la possibilità di inviare un trattore gravitazionaledirettamente su Apophis durante l’incontro ravvicinato del 2029, in modo da avere 7 anni ditempo per modificare eventualmente l’orbita dell’asteroide e renderlo praticamente innocuo. La Fig. 2 mostra una foto artistica di un trattore gravitazionale, consistente in una navicellateleguidata che si lega al campo gravitazionale di Apophis, che, per mezzo di getti propulsori,devia la rotta dell’asteroide di quel tanto che serve per tenerlo alla larga dal nostro pianeta!

Tonino Scacciafratte Presidente dell’A.T.A.M.B. - [email protected]

P a r l i a m o d e l L A L U N AI COLORI DELLA LUNA

Osservando la Luna piena durante una seratalimpida, essa ci appare come un disco candido,luminescente, qua e là segnato da macchiegrigiastre meno riflettenti e più o meno tenui.Niente più che un’immagine in bianco enero. In realtà non è proprio così.Quella che riceviamo dal nostro satellite è laluce del Sole riflessa dalla sua superficie che,assorbendone una parte in funzione del propriocontenuto chimico-geologico, ce la trasmetteleggermente modificata e, per questo, nonpriva di colori.

L’intensità della luce riflessa non ci permette di cogliere visivamente le tenui differenze cromatiche presentisul disco lunare; esse, però, possono essere rivelate puntualmente, dai sofisticati mezzi fotografici e di elaborazione immagini digitali oggidisponibili. Ma a che sono dovute queste impercettibili modulazioni cromatiche della superficie lunare? La diversità di colori rivelate dallaelaborazione al computer di fotografie del suolo lunare, sono dovute soprattutto alla presenza di ferro e titanio, frutto del rimescolamentodel terreno causato dagli impatti asteroidali ed alle conseguenti effusioni laviche. Le regioni che noi identifichiamo come mari hanno lariflettività inferiore al resto a causa della rilevante presenza di ossido di ferro; le foto di esse mostrano, dopo elaborazione cromatica, unaprevalenza più o meno marcata del colore rosso ruggine in funzione della quantità presente di tale composto. In alcuni mari essenzialmentebasaltici, la concentrazione di ossido di titanio (Ti O2) supera quella dell’FeO e per ciò queste superfici risultano ancora meno riflettenti,prevalendo in esse la colorazione blu sul rosso. Nel 2011 la navicella L.R.O. ha fotografato a colori tutta la superficie della Luna e dallostudio delle immagini si cercano notizie per rendere ancor più mirate le eventuali future missioni lunari. La scelta dei futuri allunaggi potràavvenire in funzione delle caratteristiche chimiche dei siti prescelti. È necessario individuare i luoghi dove poter estrarre e rendere utilizzabili lematerie prime necessarie a garantire la permanenza, il più possibile autonoma, a coloro che in futuro sosteranno a lungo sulle eventualibasi lunari. Oggi abbiamo parlato dei colori reali della Luna, prossimamente ci scosteremo un po’ dalla realtà. Enrico Costantini

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U n a s o f f i t t a s u l l ’ U n i v e r s oLa sera successiva,naturalmente, l’ar-gomento riprese dadove era stato la-sciato: a Leonardonon sfuggiva nullae ricordava perfet-tamente ciò cheOverlook propo-neva! Inoltre, avrebbe sa-puto qualcosa inpiù sui pianetiinterni, ossia quellipiù vicini al Sole,contrariamente aigassosi chiamatiesterni. Intanto, a Overlookvenne in mente unpiccolo stratagem-ma che avrebbepotuto far trascorrere più tempo a Leonardo con i genitori. Nonostante l’armonia che regnava nella casa quando erano tutti insieme,esisteva il problema che questo tempo era sempre troppo poco. Overlook, qualche problema? Ti vedo così assorto nei tuoi pensieri chesembra tu stia dormendo a occhi aperti!No no, Leonardo! Nessun problema! Stavo solo riflettendo e, detto da untelescopio non è una novità, su una cosa… Ma non perdiamo altro tempo einiziamo! Dove eravamo rimasti ieri?Dovevi parlarmi dei pianeti rocciosi.Bene…molte notti, appena dopo il tramonto, scorgiamo verso ovest unastella luminosa nel cielo, ma non è affatto una stella, bensì Venere. I primiastronomi che notarono questi oggetti molto brillanti che cambiavanoposizione ogni notte, a differenza delle normali stelle, li chiamarono pianetiche significa “nomadi”, “erranti”. Dicevo che Venere è l’oggetto piùluminoso del cielo notturno poiché è quello che più si avvicina alla Terra edè ricoperto da dense nubi che riflettono brillantemente la luce del Sole.Ma possiamo vedere Venere solo al tramonto?No, in altri periodi possiamo vedere questo pianeta prima dell’alba comeuna stella del mattino. Anche Mercurio è come una “stella” del mattino edella sera, ma non diventa luminoso come Venere ed è difficile vederloperché, essendo il pianeta più vicino al Sole, spesso si perde nel suo baglioree inoltre la sua altezza non è mai molto elevata sopra l’orizzonte. DopoVenere, il pianeta che più ci si avvicina è Marte, inconfondibile per via dellasua luminosità di colore rosso, colore associato dagli antichi al sangue e alfuoco: per questo fu chiamato Marte, come il dio della guerra. Raggiungela sua massima luminosità quando si trova in opposizione al Sole ed è piùvicino alla Terra.

Michela Pasqualett i mikypas78@virgi l io . i t

Una... Li razzi quanno artornono su la Terra,devono sta ‘ttentu a ccome rientrono sul’attemosfèra, non devono entracce né ttantua ppiccu… né ttantu a sbiegu, sinnò o pijonofocu o schizzono via come ‘n sassu lanciatua slisciu su ll’acqua... e ccevedemo!Due... Lu crepusculu è qquillu spazziu detempu pocu prima dell’alba e ppocu doppolu tramontu… su la Luna ‘n ce sta perchénon cià lo “gasse” ‘ntornu.Tre... Passatu lu ‘quinozziu de primavera…lu 21 de Marzo… s’aspetta lu pleniluniu...‘mbè la domenica subbitu doppo è Ppasqua!... ‘N po’ èsse prima de lu 22 deMarzo e doppo lu 25 de Aprile.Quattro... L’effettu dòpplere ce fa capi’come se mòve ‘n corpu… quanno s’avvicinalu rumore è ppiù acutu e… qquanno s’allontana è ppiù grave. Serve anche accapi’... come se mòve lo sangue su le véne.

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O s s e r v a t o r i o A s t r o n o m i c o d i S . E r a s m oOsservazioni per il giorno Venerdì 26 Aprile 2013

In prima serata la Luna, coperta dalla montagna di Torre Maggiore, non cidisturberà per l’osservazione della famosa Galassia M51 nell’Orsa Maggiore. Di seguito potremmo osservare l’ammasso aperto M 35 nei Gemelli e finalmente,punteremo Saturno che salirà sempre più in alto dal cielo orientale. Ad occhio nudo lo stupendo scenario delle costellazioni primaverili con la Vergine,i due Leoni e la Bilancia visibili per l’intero arco della notte. TS

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