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La scoperta della persona nella filosofia medioevale

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La scoperta della persona

nella filosofia medioevale

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L’io e la maschera

• Il concetto di persona, nel senso oggi comunemente inteso, è assente nel pensiero greco.

• Il termine stesso indica in origine la maschera usata dagli attori di teatro

• da ciò passa ad indicare il personaggio interpretato.

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La realtà più perfetta

• E’ solo nel pensiero cristiano medievale che il termine assume la profondità e la ricchezza che oggi ha ancora per noi:

• « la persona è ciò che c’è di più perfetto nell’intera natura » afferma S. Tommaso (XIII sec.)

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Due osservazioni

• Il pensiero greco, pur senza raggiungerlo, ha creato l’alveo in cui tale concetto potè essere guadagnato: non ne ha ostacolato la scoperta.

• Le conclusioni medievali sulla persona sono state tutte elaborate nell’ambito di indagini teologiche sulla Trinità.

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Una definizione

« La persona è la sostanza individuale di una natura razionale. »

(Boezio, De duabus naturis, III.)

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1. Una natura razionale

• Questa sintetica espressione, racchiude in sé la più profonda consapevolezza del sapienza greca che, dalle sue origini, aveva identificato nel “conosci te stesso” il suo imperativo più decisivo.

• Ma non può essere ripetuta da una voce cristiana senza aver subito una notevole trasformazione.

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Socrate

• Posto che l’uomo usa del corpo come di uno strumento, non si può confondere con esso; l’uomo si identifica con ciò che usa dello strumento: l’anima (Alcibiade I).

• Aver cura di sé, non è perciò curare il corpo o ciò che gli appartiene, bensì rendere migliore l’anima, attraverso il sapere.

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La missione socratica

« […] tu che sei Ateniese, cittadino d’una città che è la più grande e la più famosa d’ogni altre per la sua scienza e per la sua potenza, non ti vergogni, tu che ti prendi tanta cura delle tue ricchezze perché si moltiplichino, della tua reputazione e del tuo onore, di non darti affatto cura della sapienza, della verità e dell’anima perché questa divenga quanto più può migliore? »

Platone, Apologia di Socrate

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Platone

• Per il discepolo Platone l’incertezza di Socrate sul destino dell’anima è inaccettabile: la morte del maestro è lo stimolo che lo conduce a fondarne la dottrina sul piano metafisico.

• L’anima diventa una sostanza spirituale, invisibile ma più vera del corpo visibile, incorruttibile proprio in quanto immateriale.

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Metafisica e orfismo

• L’antropologia platonica è però fortemente contaminata dal dualismo della fede orfica: La materia del corpo è una negatività che

imprigiona e limita l’anima.

L’unione con il corpo per l’anima è una pena (reiterata con la metempsicosi).

Il saggio deve distaccarsi dal corpo e dalla materialità, coltivare lo spirito e le sue virtù.

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Aristotele

• Abbandona il dualismo platonico: l’uomo è un’unità, un “sinolo” composto di materia (il corpo) e forma (l’anima).

• Ma il prezzo di quest’unità sembra essere l’immortalità: come può la forma sussistere senza la materia?

• La dottrina dell’intelletto in atto, separato e divino, complica più che risolvere il problema.

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Stoltezza per i pagani

• L’antropologia cristiana non nasce da uno sviluppo di pensiero ma dall’annuncio di un fatto: la resurrezione di Cristo, segno del destino a cui è chiamato ogni uomo.

• Tale annuncio, per quanto corrispondente all’attesa del cuore, suonava estraneo alle orecchie dei filosofi greci, che l’accolsero con molta ostilità.

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Ti sentiremo un’altra volta

« Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?”. […] Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: “Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta”. Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare. […]Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: “Ti sentiremo su questo un'altra volta”. »

Atti degli Apostoli, Capitolo XVII

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La resurrezione platonica

« Il risveglio verace consiste nella resurrezione […] dal corpo, non col corpo; poiché risorgere con un corpo equivale a cadere da un sonno in un altro […]. Ma il vero levarsi ha qualcosa di definitivo: non da un corpo solo ma da tutti i corpi; i quali sono proprio radicalmente contrari all’anima. »

Plotino

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L’unità dell’uomo

• L’affinità del cristianesimo con il platonismo è più apparente che reale:

La materia è positività perché voluta e creata da Dio.

L’unione con il corpo non è perciò di danno all’anima e risponde al disegno divino.

L’uomo non è la sola anima, ma un’anima unita ad un corpo in un solo essere.

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Resurrezione o immortalità

« Un cristianesimo senza immortalità dell’anima non sarebbe stato del tutto inconcepibile; e prova ne è che è stato concepito. Sarebbe invece assolutamente inconcepibile un cristianesimo senza resurrezione dell’uomo. »

É. Gilson

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La liberazione del gigante

• La soluzione al problema fu trovata dai filosofi cristiani (S.Tommaso d’Aquino, in particolare) attraverso la ripresa dei principi di Aristotele,

“liberati” dalle interpretazioni arabe (Averroè),

ma anche sviluppati in un conseguenze che lo Stagirita non era in grado di trarre.

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L’anima razionale

• L’anima razionale è una forma sussistente (può esistere senza il corpo).

• che tuttavia non può, senza il corpo, svolgere la sua funzione intellettiva (non è l’anima che pensa, bensì l’uomo).

• A differenza delle forme separate (Dio, angeli) è destinata, perciò, a unirsi ad una materia (un’anima isolata è come una mano staccata dal corpo).

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L’uomo

• L’uomo non è la sola anima, né una terza sostanza che nasce dall’unione di altre due (anima e corpo),

• ma una sostanza complessa che deve a uno solo dei sui costitutivi (l’anima) la sua sostanzialità e il suo essere in atto.

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2. Una sostanza individuale

• Parlare dell’uomo come un’anima razionale unita a un corpo, non è ancora parlare di una persona.

• Si definisce persona non l’uomo in generale ma, un individuo concreto, unico e irripetibile.

• Non è sempre stato facile, per i filosofi, dar ragione di questa realtà.

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I filosofi e l’individuo

• La filosofia nella realtà indaga gli aspetti fondamentali (cause) e universali (essenze).

• Per un singolare paradosso, i filosofi hanno spesso trascurato proprio il modo d’essere concreto di quanto volevano spiegare,

• quando non sono giunti addirittura a negarne l’effettività.

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Irrealtà dell’individuo

« La verità del finito è invece la sua idealità [= irrealtà]. »

« Il particolare è per lo più troppo poco importante a paragone dell'universale: gli individui vengono sacrificati e abbandonati al loro destino. »

G.W.F. Hegel

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Platone

• La sua filosofia muove dalla grande personalità di Socrate, ma non è in grado di giustificarne la realtà individuale.

• Reale, infatti, è solo l’universale, l’Idea intelligibile, l’Uomo in sé.

• La materia, per la quale l’Idea si moltiplica nei vari uomini, è irrazionalità e accidentalità, quasi non essere.

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Aporie platoniche

• Che cosa rende molteplici le anime soprasensibili e immortali?

• In che modo si salvaguarda la singolarità dell’uomo, se la metempsicosi, implica il passaggio dell’anima in più vite (e l’ideale sarebbe non viverne nessuna)?

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Aristotele

• L’universale (forma, specie) non esiste se non nell’individuo,

• ma resta però preponderante: l’individuo esiste per la specie. L’individuo passa, la specie resta.

• Aristotele è infatti convinto che il mondo sia eterno ed eterne le forme.

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Aporie aristoteliche

• L’individuo è tale perché la sua forma (per esempio l’umanità) è unita ad una particolare parte di materia (un certo corpo). Ma:

Come può ciò che è privo di determinazione (la materia) dare determinatezza all’individuo?

Come può l’originalità spirituale, fondarsi sul corpo?

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Soluzione tomista

• Il principio di individuazione è la materia ma l’individualità dell’uomo non consiste nel suo corpo.

• Infatti ciò che dà essere e determinazione alla sostanza-uomo è l’anima (forma).

• È essa che, unendosi ad una certa materia, si individualizza e dà origine ad una certa personalità.

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Primato della persona

• Ma in cosa consiste la grandezza della persona umana? Nell’essere persona consiste la somiglianza

dell’uomo con il suo Creatore.

Le persone, a differenza delle altre sostanze hanno il “dominio dei propri atti”: non solo agiscono, ma “agiscono per sé”.

• Per S.Tommaso, quindi, il culmine della persona è la sua libertà.

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Persona e medioevo

• Questa consapevolezza è immensamente feconda e resta una conquista del pensiero cristiano medioevale:

• Indipendentemente dal fatto che gli uomini medievali ne abbiano tratte o meno tutte le conseguenze

• e che il loro agire si sia ad essa più o meno coerentemente ispirato.