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TORNA A CASA IL VIOLINO DI AUSCHWITZ Gian Luca Favetto i chiamo Collin-Mézin e sono un violino, dice. Invece di suonare, parla. Racconta di Eva Maria, la sua proprietaria, il cui ricordo è indelebile. Una storia vera, tanto bella e triste che è struggente leggerla, ma pure un gran piacere. Una storia che viaggia e fa viaggiare fra Torino e Auschwitz. pagina IX La settimana della Memoria olino di Eva, vittima di Auschwitz a musica sopravvive ali orrore Un libro per ragazzi racconta la storia di una giovane ebrea torinese e dello strumento ora ritrovato che lei portò nel campo di sterminio GIAN LUCA FAVETTO Mi chiamo Collin-Mézin e sono un violino, dice. Invece di suonare, parla. Racconta di Eva Maria, la sua proprietaria, il cui ricordo è indelebile. Una storia vera, tanto bella e triste che è struggente leggerla, ma pure un gran piacere. Una storia che viaggia e fa viaggiare fra Torino e Auschwitz; una storia che dagli anni Quaranta del secolo scorso arriva ai giorni nostri. È fatta di felicità e dolore. Di musica e sogni. È un convolvolo di memorie che attraversa l'orrore della Shoah e sboccia nelle pagine di un libro delle edizioni Interlinea uscito proprio in questi giorni, "Il violino di Auschwitz", con illustrazioni di Cinzia Ghigliano, 88 pagine, 8 euro. Lo firma Anna Lavatelli, una delle più prolifiche e premiate autrici di libri per l'infanzia con una settantina di titoli in trent'anni di affermata carriera. "La lettura del 'Diario' di Anna Frank a 11 anni mi ha segnato emotivamente -spiega Lavatelli- Così ho accarezzato parecchie volte l'idea di raccontare la Shoah ai bambini, un argomento grave e complesso, ma non avevo mai trovato la chiave. Poi succede che Roberto Cicala, l'editore, cui la storia è arrivata dall'attuale proprietario del violino, mi dice che gli sarebbe piaciuto fosse raccontata ai bambini. Perché i bambini hanno una forte idea di giustizia e gli adulti troppo spesso sottovalutano la loro capacità di comprendere e la loro maturità di riflessione". Tutto ha inizio negli anni Trenta da un liutaio di Torino, quando si presenta un signore elegante in cerca di un violino per la figlia. La scelta cade sull'oggetto più bello presente in bottega e subito, a casa, Eva Maria Levy detta Cicci lo prova suonando "Il cigno" di Saint-Saéns. Si esercita con suo fratello Enzo e potrebbe cominciare la carriera di violista. Sennonché, nel 1938, quando "Cicci" ha 17 anni, vengono promulgate le leggi "a difesa della razza". Per gli ebrei più niente è come prima: non possono più andare a scuola, né svolgere la professione di medico, insegnante, avvocato, ferroviere, musicista... Non c'è senso in questo, se non l'odio, l'ignoranza, la rivalsa, il profitto, la banalità del male. E poi arriva la guerra. E poi l'8 settembre 1943, il caos, la caccia agli ebrei, la fuga dei Levy, come tanti altri: via da Torino con la speranza di raggiungere INTERLINEA

La settimana della Memoria olino di Eva, vittima di

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Page 1: La settimana della Memoria olino di Eva, vittima di

TORNA A CASA IL VIOLINO DI AUSCHWITZ

Gian Luca Favetto

i chiamo Collin-Mézin e sono un violino, dice. Invece di suonare,

parla. Racconta di Eva Maria, la sua proprietaria, il cui ricordo è indelebile. Una storia vera, tanto bella e triste che è struggente leggerla, ma pure un gran piacere. Una storia che viaggia e fa viaggiare fra Torino e Auschwitz.

pagina IX

La settimana della Memoria

olino di Eva, vittima di Auschwitz a musica sopravvive ali orrore Un libro per ragazzi racconta la storia di una giovane ebrea torinese e dello strumento ora ritrovato che lei portò nel campo di sterminio

GIAN LUCA FAVETTO

Mi chiamo Collin-Mézin e sono un violino, dice. Invece di suonare, parla. Racconta di Eva Maria, la sua proprietaria, il cui ricordo è indelebile. Una storia vera, tanto bella e triste che è struggente leggerla, ma pure un gran piacere. Una storia che viaggia e fa viaggiare fra Torino e Auschwitz; una storia che dagli anni Quaranta del secolo scorso arriva ai giorni nostri. È fatta di felicità e dolore. Di musica e sogni. È un convolvolo di memorie che attraversa l'orrore della Shoah e sboccia nelle pagine di un libro delle edizioni Interlinea uscito proprio in questi giorni, "Il violino di Auschwitz", con illustrazioni di Cinzia Ghigliano, 88 pagine, 8 euro. Lo firma Anna Lavatelli, una delle più prolifiche e premiate

autrici di libri per l'infanzia con una settantina di titoli in trent'anni di affermata carriera. "La lettura del 'Diario' di Anna Frank a 11 anni mi ha segnato emotivamente -spiega Lavatelli- Così ho accarezzato parecchie volte l'idea di raccontare la Shoah ai bambini, un argomento grave e complesso, ma non avevo mai trovato la chiave. Poi succede che Roberto Cicala, l'editore, cui la storia è arrivata dall'attuale proprietario del violino, mi dice che gli sarebbe piaciuto fosse raccontata ai bambini. Perché i bambini hanno una forte idea di giustizia e gli adulti troppo spesso sottovalutano la loro capacità di comprendere e la loro maturità di riflessione". Tutto ha inizio negli anni Trenta da un liutaio di Torino, quando si presenta un signore

elegante in cerca di un violino per la figlia. La scelta cade sull'oggetto più bello presente in bottega e subito, a casa, Eva Maria Levy detta Cicci lo prova suonando "Il cigno" di Saint-Saéns. Si esercita con suo fratello Enzo e potrebbe cominciare la carriera di violista. Sennonché, nel 1938, quando "Cicci" ha 17 anni, vengono promulgate le leggi "a difesa della razza". Per gli ebrei più niente è come prima: non possono più andare a scuola, né svolgere la professione di medico, insegnante, avvocato, ferroviere, musicista... Non c'è senso in questo, se non l'odio, l'ignoranza, la rivalsa, il profitto, la banalità del male. E poi arriva la guerra. E poi l'8 settembre 1943, il caos, la caccia agli ebrei, la fuga dei Levy, come tanti altri: via da Torino con la speranza di raggiungere

INTERLINEA

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Londra attraverso la Svizzera. Ma in Drovincia di Varese

vengono arrestati. Nel viaggio interminabile sul treno verso Auschwitz Eva Maria porta con sé il violino. Nel luogo in cui approdano come deportati, sul cancello che li accoglie si trova una frase: "Arbeit macht frei". E

comincia l'orrore. La ragazza viene dirottata a Birkenau, dove viene inserita in un'orchestra per dilettare gli aguzzini. Il fratello finisce a Monowitz. Quando riescono a mettersi in contatto, Enzo le fa

arrivare su un pezzo di carta il disegno di un rigo musicale con una breve melodia e una scritta "Der Musik macht frei". Eva Maria lo incolla all'interno della cassa armonica del suo strumento con sopra incisa una stella di Davide. Ma un giorno il violino si rompe ed Eva Maria viene rimandata con le

detenute comuni. Senza più musica, si lascia morire e, il 6 giugno 1944, il suo cadavere viene bruciato nei forni. Il fratello invece si salva e recupera il violino. Tornato a casa, dopo parecchio tempo lo affida a un liutaio per farlo riparare. Ma non torna a prenderlo. Dall'oblio lo recupera nel 2014 un collezionista di strumenti musicali, l'ingegnere Carlo Alberto Carutti. Lo pesca a Torino, nel negozio di un antiquario in via San Francesco da Paola. Lo trova talmente bello che gli sembra finto, dice. Il suono di questo Collin-Mézin con la stella di Davide è reso più intenso e struggente dalla sua storia. Con quel biglietto ancora nella cassa armonica, quel pentagramma, quella frase musicale a canone inverso e

quel numero di matricola, 168007, che Enzo Levy portava sul braccio, il numero infame della prigionia, del progetto di sterminio. Però, come insegnano questa storia e la Storia tutta dell'umanità, gli amori più forti, le grandi passioni, quella per la musica ad esempio, quella per la vita, sopravvivono alle tragedie e all'orrore. Offrono futuro e orizzonte. Basta non dimenticare. Per questo si scrivono libri come "Il violino di Auschwitz". ©RIPRODUZIONE RISERVATA

È stato un collezionista a recuperare l'oggetto da un antiquario torinese All'interno, un biglietto del fratello della ragazza

Al campo II violino di Eva Maria, con la stella di David sul retro, suonato davanti al campo di Auschwitz II - Birkenau

INTERLINEA

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Le immagini

Passato e presente

La protagonista Eva Maria Levy, nata nel 1921, estromessa dalle scuole di musica per le leggi razziali, fu deportata nel

1943 a Birkenau dove riuscì a portare il suo violino (foto del Centro documentazione ebraica contemporanea). Morì nel 1944

L'autrice Anna Lavatelli, autrice del "Il violino di Auschwitz", spiega: La lettura del 'Diario'di Anna

Frank a 11 anni mi ha segnato emotivamente: da molto accarezzavo l'idea di raccontare la Shoah ai bambini»

Il libro La copertina de "Il violino di

' ^r. Auschwitz" (Edizioni Interlinea,

]jft \ illustrazioni di Cinzia Ghigliano,

88 pagine, 8 euro) uscito in questi giorni e che il 29 gennaio verrà presentato in Senato: seguirà concerto col violino di Eva Maria

La pietra d'inciampo È dedicata a Eva Maria Levy anche una delle "pietre d'inciampo" realizzate per

ricordare le deportazioni e la Shoah dall'artista tedesco Gunter Demnig: si trova a Tradate, dove la giovane fu arrestata con i familiari

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i.,t s»:rn\iM <;n:Kiu MoxniME (III.VJ-19-15)

I collezionista Carutti con una foto del violino e del biglietto all'interno

Il personaggio

Nipote di deportato, madre di desaparecida Vera Vigevani oggi alla coop Arcobaleno

«Mi chiamo Vera e ho due storie: mio nonno fu ucciso ad Auschwitz, mia figlia morì su un volo della morte in Argentina. Per entrambi non c'è tomba». La cooperativa Arcobaleno incontra oggi Vera Vigevani Jarach, 90 anni, duplice testimone di due grandi tragedie del 900: la Shoah e la repressione della dittatura argentina. Nata da una famiglia ebraica benestante, Vera Vigevani Jarach trascorre un'infanzia tranquilla in un piccolo quartiere milanese assieme ai genitori e alla sorella maggiore Livia fino all'ottobre 1938, quando Mussolini e il re Vittorio Emanuele III danno il via alle leggi razziali in Italia come condizione di alleanza con Hitler. Oggi lei diventerà il primo "volto" di Arcobaleno, riconoscimento che la cooperativa assegnerà, nella sede di via Paolo Veronese (alle 16,45) di anno in anno a chi nel proprio percorso diffonda i valori di equità, giustizia e difesa dei più deboli. La Jarach Incontra Tito Ammirati, presidente di Arcobaleno e Irene Zerbini, conduttrice di Radio24 — IISole24ore.

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Di Malo: Tav, grande opera inutile L'ira degli industriali sul leader M5S

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