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La sorprendente modernità di Dominikos Theotokopoulos Karolos Papoulias cittadino onorario di Milano Il cinema greco sbarca a Roma La sorprendente modernità di Dominikos Theotokopoulos

La sorprendente modernità di Dominikos Theotokopoulos

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Page 1: La sorprendente modernità di Dominikos Theotokopoulos

La sorprendente modernitàddii DDoommiinniikkooss TThheeoottookkooppoouullooss

Karolos Papouliascittadino onorario di Milano

Il cinema grecosbarca a Roma

La sorprendente modernitàddii DDoommiinniikkooss TThheeoottookkooppoouullooss

Page 2: La sorprendente modernità di Dominikos Theotokopoulos

Foroellenico Anno X n° 5 2007 pubblicazione bimestrale

a cura dell’Ufficio Stampadell’Ambasciata di Grecia in Italia

00198 Roma - Via G. Rossini, 4Tel. 06/8546224 - Fax 06/8415840

e-mail [email protected]

In copertina:

Collaborazione giornalisticaTeodoro Andreadis Synghellakis

Hanno collaborato a questo numeroA. Athanasopoulou,

C. Barsanti, G. Borghini, R. Caparrini, M. Constantoudaki-Kitromilides,

A. Guiglia-Guidobaldi, A. Ferrari,N. Kazantzakis, M. Mondelou,

A. Rapitou, N. Roumeliotis, D. Siatopoulos,

Impaginazione EdS

Per le foto si ringrazia:Museo Gouladrìs (Atene),

Museo Benaki (Atene), Palazzo delle Esposizioni (Roma),

Produzione del film “El Greco”, Dimitris Zafeiropoulos,

Med film Festival, Comune di Milano

è possibile consultare la versione digitale di Foroellenico presso il sito internet:

www.ambasciatagreca.itdove potete trovare anche informazioni

sull’attualità politica e culturale della Grecia

Questo numero è stato stampato presso il “Consorzio AGE”,

Via dei Giustiniani, 15 - 00196 Roma

In Questo Numero

4 Cinquant’anni dopo. Carolos Papulias, cittadino onorario di Milanodi Athina Rapitou

6 Papoulias: Gli anni di Milano raccontati al “Corriere della Sera”di Antonio Ferrari

7 Santa Sofia di Costantinopoli: I marmi di Giustinianodi Alessandra Guiglia Guidobaldi e Claudia Barsanti

11 Medfilm festival, la Grecia ospite d’onoredi Nikolaos Roumeliotis

15 El Greco - Domenikos Theotokopulosil Novecento prima del Novecento

19 L’arte quando diventa passionedi Dimitris Siatopoulos

21 A colloquio col professor Nikos Chatzinikolaou, curatore della mostra del museo Goulandrìsdi Teodoro Andreadis Synghellakis

22 Intervista a Jannis SmaragdìsIl sentimento greco più vero e profondodi Teodoro Andreadis Synghellakis

26 Da “Rapporto a El Greco”, di Nikos Kazantzakis

27 Michalis Doulgeridis: La forza della “sua” luce di Teodoro Andreadis Synghellakis

30 El Greco da Candia a Venezia e a Roma:Il fascino dell’arte italianadi Maria Constantoudaki-Kitromilides

34 El Greco e la critica italianadi Gabriele Borghini

36 L’insegnamento e la diffusione della Lingua Neogreca in Italia di Maria Mondelou

40 Ugo Foscolo: La natura “greca” del grande poeta di Rudy Caparrini

43 La voce greca di Calabriadi Athanasia Athanasopoulou

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Creta gli ha dato la vita e i pennelli. E l’anima, indomabile, che gli ha permesso di testimoniare la sua fede piena di luce edi ombre.

L’Italia gli ha insegnato come inseguire i propri sogni. E Toledo, scrive Fray Hortensio Felix Paravicino, “gli ha offerto una patriamigliore dove cominciare ad ottenere, con la morte, l’eternità”.

I tre paesi mediterranei possono ben considerare, quindi, El Greco, il cretese Domenico Theotokopoulos, loro patrimonio cul-turale. Il suo spirito inquieto, creativo, poco rispettoso delle regole è riuscito a lasciare traccia nella Storia dell’Arte, così comenell’animo di chi nelle sue tele riesce a vedere riflessa la propria luce e le ombre più oscure dell’uomo.

“Arriva là, dove non puoi ...” è il testamento di El Greco secondo lo scrittore Nikos Kazantzakis, anch’egli cretese, che comepochi ha saputo “parlare” con il cielo, difendendo con ogni sua parola il diritto dell’uomo di volare libero con tutto il suo caricodi terra, sudore, sogni, domande ed angosce.

Il pittore, la sua arte, la sua anima: il dossier dedicato a El Greco è il nuovo viaggio di Foroellenico alla scoperta dell’identitàgreca nella cultura del mondo. Non già, quindi, per sottolineare l’importanza della terra natia, ma per cercare di capire cosa èche ancora oggi attrae l’interesse e la curiosità degli studiosi che considerano quel grande Maestro del XVI secolo, educatointellettualmente e artisticamente nelle botteghe postbizantine di Creta, come “il Delacroix del Rinascimento”.

Per capire anche, da greci, perdendosi negli occhi ardenti dei suoi ritratti, cosa è quella insostenibile leggerezza con la qualei cretesi amano e muoiono nel nome della libertà.

El Greco, mi hanno insegnato, è stato un uomo grande perchè ha saputo dire dei no, ha saputo imporre la sua arte sul pote-re della Chiesa e dello Stato. Perchè ha saputo farci scorgere negli occhi dei suoi martiri cristiani il libero arbitrio, la scelta disacrificarsi non per volontà divina ma per voler guardare il cielo.

Erano i primi anni Settanta e nella Grecia dei dittatori era pericoloso parlare di libertà, ma era concesso parlare d’arte. Ancheallora, la grande arte era, come dev’essere, sinonimo di libertà.

Buona lettura

Viki Markaki

e d i t o r i a l e

IL DELACROIX DEL RINASCIMENTOIL DELACROIX DEL RINASCIMENTO

In alto: El Entierro del Conde de Orgaz 1586-1588 Madrid, Museo Nazionale del Prado

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La cerimonia semplice ed essen-ziale per il conferimento della cit-

tadinanza onoraria al Presidentedella Repubblica Ellenica KarolosPapoulias da parte del Sindaco diMilano Letizia Moratti, ha regalatocommozione, ricordi e momenti spe-ciali Nel municipio della città, il Capo delloSato ellenico, sinceramente com-mosso dall’accoglienza calorosa edall’onore riservatogli, ha volutomenzionare gli stretti legami che louniscono ai cittadini di Milano, daquando - cinquanta anni fa - ancorastudente della facoltà di giurispru-denza dell’università “Statale” di

Milano, visse assieme ai suoi abitan-ti il difficile decennio degli anni ’50.Ha voluto fare un particolare riferi-mento al periodo della dittatura deicolonnelli, quando la metropoli delnord Italia, diventò un rifugio ospitaleper gli studenti greci, ed anche per lostesso Presidente, che si battevanocontro la giunta militare.“Erano anni difficili per la Grecia” hasottolineato Karolos Papulias, “eMilano - come anche tutta l’Italia - haofferto, ai democratici greci, la possi-bilità di organizzarsi e di lottare peruna Grecia libera.”Riferendosi all’ottimo livello dei rap-porti bilaterali, ai percorsi storici

comuni ed anche alla stretta collabo-razione dei due paesi nell’ambitodell’Unione Europea, Il Presidentedella Repubblica Ellenica ha soste-nuto con convinzione la candidaturadi Milano per l’Expo di 2015, “perché- come ha voluto sottolineare - lavostra città ha tutti i presupposti perraggiungere questo scopo”. E il sin-daco di Milano lo ha ringraziato fervi-damente per questo suo sostegnoespresso pubblicamente.Nella sua allocuzione il sindaco, halodato le virtù dell’illustre ospite, inparticolar modo la sua lunga perma-nenza sulla scena politica, comeministro degli affari esteri. “Ha sem-

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CINQUANTA ANNI DOPOCarolos Papulias, cittadino onorario di Milanodi Athina Rapitou,Responsabile redazione politica della televisione statale ellenica ERT

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pre sostenuto, con passione, le pro-prie idee, la pacificazione in MedioOriente e nei Balcani, il dialogo tra ipopoli, la pace e il disarmo” ha sotto-lineato l’ex ministro italiano dell’istru-zione, e primo cittadino della cittàmeneghina.Alla cerimonia, come anche all’in-contro tra il Presidente e il Sindaco,che l’ha preceduta, hanno partecipa-to, da parte greca, il segretario gene-rale della Presidenza KonstantinosGeorgiu, l’ambasciatore di Grecia inItalia Charalambos Rokanàs, il con-sole generale di Milano NafsicaaVraila ed altri funzionari.A Milano, il Presidente Papoulias haavuto l’opportunità di seguire la“prima” della stagione inaugurale delTeatro a “La Scala”, con l’opera“Tristano e Isolda” di Wagner. Inoltreè stato invitato dal Presidente dellaRepubblica italiana Giorgio Napo-litano a colazione, offerta in onore ditutti i capi di stato stranieri presenti incittà per il grande evento culturale.Tra gli illustri commensali, il presi-dente austriaco Hans Fischer, il pre-sidente tedesco Horst Koehler e

l’Emiro del Qatar Al – Thani.Durante i tre giorni del suo soggiornoa Milano, “la città che dopo Atene haamato di più” come ha dichiarato nel-l’intervista concessa al Corriere DellaSera, il presidente della RepubblicaEllenica ha visitato la mostra retro-

spettiva del pittore PetrosPapavassiliu, uno dei più rinomati arti-sti greci residenti all’estero, che vive elavora nella metropoli lombarda.

(Trad. di Elpiniki Spiridoula Kanaropouloue Daphne Lianaki)

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In queste pagine il Presidente della RepubblicaEllenica Karolos Papoulias insieme al Sindaco diMilano Letizia Moratti.

In alto il teatro a “La Scala”; in basso il suo interno

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F osse per lui, se cioè avesse ilpotere esecutivo che ovviamente

spetta al governo, il voto della Greciaper Milano, candidata ad ospitarel’EXPO 2015 in concorrenza con lacittà turca di Smirne, sarebbe assicu-rato: «Per ragioni storiche, per affinitàculturali, e perché Milano possiedetutti i requisiti per poterlo organizza-re», dice in un’intervista al Corriere.Il presidente della Repubblica ellenicaKarolos Papulias, ospite del capoluo-go lombardo, dove incontrerà il suoomologo Giorgio Napolitano e riceve-rà la cittadinanza onoraria dal sindacoLetizia Moratti, non fa nulla pernascondere il suo attaccamento aMilano, «la città che amo di più dopoAtene».Ed è comprensibile, perché Papuliasha studiato legge alla Statale, haavuto persino l’offerta di diventareassistente di un accademico dellafacoltà di giurisprudenza.Ha anche partecipato con successo aicampionati nazionali studenteschi diatletica nella squadra dell’ateneomilanese, classificandosi secondo nel

salto con I’asta, con un apprezzabile(per l’epoca, 1951) 3 metri e 40, comefu riportato dalla “Gazzetta delloSport”. È quindi un piacevole tuffo nelpassato quello del Capo dello Stato,che non manca di sottolineare, in ognioccasione, l’amicizia tra i due popoli ela loro umanità, che neppure la scia-gurata guerra che Mussolini fece allaGrecia nel 1940 riuscì ad intaccare.«Ho combattuto, da partigiano, sullemontagne dell’Epiro, contro gli occu-panti tedeschi e italiani, ma dopo l’8settembre 1943 voi eravate al nostrofianco per respingere i nazisti. Dopo ilconflitto, sono venuto a Milano perstudiare. Anni che non dimenticheròmai. La ricostruzione. La voglia di fare.Lo studio. Il tifo per il Milan. Gli amori.Quanti amori! Ma non mi chieda nomi,non vorrei imbarazzare qualchenonna felice. Vede entrando in città daLinate, ho rivisto con emozione i vec-chi tram che ben ricordavo. Avete fattobene a conservarli».Ma il viaggio nella memoria, non impe-disce a Papulias riflessioni sulla politicae sull’amata diplomazia: infatti, da per-

sonaggio storico del Pasok socialista,e per 12 anni ministro degli esteri diAndreas Papandreu, ha sempre soste-nuto, con il suo stile sobrio e il suo tonopacato, la necessità di accordi allargatisui grandi temi nazionali, come la poli-tica estera e la difesa. Probabilmente ilsuo caso è unico, perché quando sitrattò di scegliere il nuovo presidente,dopo la scadenza del mandato diKostis Stephanopoulos, è stato il capodel governo, il liberal-conservatoreKostas Karamanlis a scegliere e a pro-porre proprio il leale «avversario» delPasok, eletto con un voto plebiscitario.«Sì - dice Papulias - mi ha fatto grandepiacere. Non soltanto per la mia perso-na, ma per la prova di maturità offertadalla Grecia».Milano lo ha accolto con calore e sim-patia, e lui restituisce benedicendoanche la cooperazione energetica trala storica società milanese Edison ela greca Depa per la costruzione diun gasdotto tra i due Paesi.

Da Il Corriere della Sera del 6 dicembre 2007

Papoulias:Papoulias: Gli anni di Milano raccontati al "Corriere della Sera"di Antonio Ferrari

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«ΘΕΑΜΑ ΤΟΙΝΥΝ Η ΕΚΚΛΗ−ΣΙΑ ΚΕΚΑΛΛΙΣΤΕΥΜΕΝΟΝ

ΓΕΓΕΝΗΤΑΙ, ΤΟΙΣ ΜΕΝ ΟΡΩΣΙΝΥΠΕΡΦΥΕΣ, ΤΟΙΣ ∆Ε ΑΚΟΥΟΥΣΙ ΠΑΝΤΕΛΩΣ ΑΠΙΣΤΟΝ. ΕΠΗΡΤΑΙΜΕΝ ΓΑΡ ΕΣ ΥΨΟΣ ΟΥΡΑΝΙΟΝΟΣΟΝ, ΚΑΙ ΩΣΠΕΡ ΤΩΝ ΑΛΛΩΝΟΙΚΟ∆ΟΜΗΜΑΤΩΝ ΑΠΟΣΑΛΕΥΟΥΣΑ ΕΠΙΝΕΝΕΥΚΕΝΥΠΕΡΚΕΙΜΕΝΗ ΤΗ ΑΛΛΗ ΠΟΛΕΙ,ΚΟΣΜΟΥΣΑ ΜΕΝ ΑΥΤΗΝ, ΟΤΙΑΥΤΗΣ ΕΣΤΙΝ»Procopio, Περι′ κτισµα′ των, Ι, i. 27.

Con queste parole Procopio celebra-va l’ineguagliabile bellezza dellaΜεγα′ λη Εκκλησι′ α ricostruita daGiustiniano tra il 532 e il 537, decan-tandone l’ardita struttura architettoni-ca che s’innalzava al di sopra degli

altri edifici e appariva quasisospesa sull’intera città . Econ queste stesse parole siapre il recente volume dedi-cato all’arredo marmoreodell’edificio che ci ha vistoimpegnate in un’avventuradurata cinque anni - quantoappunto impiegarono le mae-stranze imperiali ad erigerla -insieme ad un’équipe didocenti di Storia dell’ArteBizantina attivi in diverse uni-versità italiane e turche (1).La Santa Sofia è monumentodavvero celeberrimo, che dasempre ha suscitato l’interes-se degli studiosi antichi emoderni e che gode dunque di unavastissima bibliografia; essa ha tutta-

via lasciato ancora spazio a indagini,a scoperte e a nuove inedite lettureche si sono concretizzate nella mono-grafia intitolata “Santa Sofia diCostantinopoli. L’arredo marmoreodella Grande Chiesa giustinianea”,pubblicata dal Pontificio Istituto diArcheologia Cristiana di Roma, cheha voluto accogliere questo lavoro a

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(1) Alessandra Guiglia Guidobaldi, professore ordinario presso l’Università di Roma “La Sapienza”,

Claudia Barsanti, professore associato presso l’Università di Roma “Tor Vergata”,

Andrea Paribeni, ricercatore presso l’Università di Urbino “Carlo Bo”,

Mauro della Valle, ricercatore presso l’Università Statale di Milano,

Roberta Flaminio, dottore di ricerca presso l’Università di Bari, Asnu Bilban Yalçin doç. dr. pressol’Università di Istanbul.

L’imperatore Giustiniano I offre allaVergine il Modello di S. Sofia, mosaico

sopra il portale sud, fine del X sec.

di Alessandra Guiglia Guidobaldi e Claudia Barsanti

I MARMI DI GIUSTINIANO

Santa Sofia di Costantinopoli:I MARMI DI GIUSTINIANO

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quasi settant’anni di distanza dall’edi-zione di un altro libro sulla SantaSofia, di cui fu autore WladimirZaloziecky.Lo studio dedicato alle lastre marmo-ree, che sono ancora oggi in operacome parapetti nei finestrati e negliintercolunni delle gallerie e che cin-gono in due fasce concentriche l’im-menso spazio dell’edificio, potrebbesembrare un approccio assai specifi-co e dunque diretto ad un ristrettopubblico di lettori e di “addetti ai lavo-ri”. Eppure è proprio il marmo, profu-so nelle sue più straordinarie varietàsia all’interno sia all’esterno dell’edifi-cio, che riveste un ruolo da vero pro-tagonista nell’arredo architettonico eliturgico della Grande Chiesa costan-tinopolitana. Prova ne siano i celebriversi dell’Εκϕρασις di PaoloSilenziario, composta per la riconsa-crazione del tempio avvenuta la vigi-lia di Natale dell’anno 562, ancor oggiconsiderati una delle più suggestivetestimonianze di quel gusto per lapreziosità dei marmi così profonda-mente sentito nell’antichità bizantina.Il punto d’avvio della ricerca è statoquello di documentare in dettaglio eanalizzare la decorazione scolpita suentrambi i lati delle quasi centoventi

lastre realizzate nel marmo biancovenato d’azzurro che fin dall’antichi-tà, e ancora oggi, viene estratto dallecave dell’isola di Proconneso. Si trat-ta di un complesso davvero unico nelsuo genere, poiché ancora in situ edatato con certezza, che costituiscequindi un punto di riferimento impre-scindibile per approfondire le cono-scenze della scultura del VI secolo,uno dei periodi più fecondi e creatividi questo particolare aspetto della

cultura artistica bizantina. Un insiemetanto importante è stato tuttavia sor-prendentemente trascurato, anchedagli studiosi più attenti, forse per lamancanza di una documentazioneadeguata, per non dire di una docu-mentazione ‘tout-court’.Collocate ad oltre venti metri d’altezzae schermate da una fragile balaustralignea di fattura ottocentesca (fig. 1),le lastre, alte oltre un metro e lunghefino a due metri e mezzo, sono infattipressoché invisibili sul lato rivoltoverso chi si trova, in basso, nel naosdell’edificio. Solo percorrendo lo stret-to camminamento davanti ad esse èstato possibile esaminare e riprodurrefotograficamente gli schemi decorativie gli ornati di quello che doveva esse-re certo il lato più eminente della cintamarmorea. Un programma informati-co di raddrizzamento delle immagini,elaborato dalla Azimut di Roma, hapoi condotto ad una lettura perfetta-mente frontale - e dunque del tuttoinedita - della superficie scolpita.Assai più agevole è stato certo foto-grafare le lastre sul lato rivolto versol’interno delle gallerie, accessibileliberamente a chiunque (fig. 2); non-ostante ciò sono ben poche le imma-gini di esse rintracciabili nella pur

A sinistra: veduta dell’interno del naos verso l’abside.

In alto: Le lastre marmoree tra le colonne di breccia verdedi Tessaglia nella galleria settentrionale.

Fig. 2

Fig. 1

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sterminata bibliografia della chiesa.Per avere una documentazione, perlo meno grafica, degli ornati scolpitisui plutei dobbiamo infatti risalireaddirittura ai primi anni delNovecento e alla straordinaria opera(Εκϕρασις της Αγιας Σοφιας , 3 voll.,Athenai 1907-1909) di Eugenios M.Antoniades il quale, nei pochi mesitrascorsi nell’allora moschea, riuscì afornirne una delle descrizioni piùesaustive che ci siano pervenute.Si è così giunti ad una lettura com-plessiva del programma decorativoelaborato dalle maestranze diGiustiniano, un programma essen-zialmente aniconico in cui vengonovariamente impaginati temi geometri-ci arricchiti da un lessico ornamenta-le che attinge al mondo vegetale e,pur se in assai minor misura, anche almondo animale (fig. 3 e fig. 4). Il sim-bolo della croce trionfante sul globodell’ecumene cristiana si affianca allefigure geometriche oppure, in formapiù semplice, s’inserisce all’interno diesse, oppure ancora domina l’interacomposizione stagliandosi su sempli-ci dischi dispiegati in un’elegantesequenza su tutto l’esterno dell’edifi-cio e offrendosi così alla vista di colo-ro che ancor oggi si accostano altempio della Divina Sapienza. Lamaggior parte delle lastre in operanelle finestre ha infatti sorprendente-mente preservato integra l’originariadecorazione (fig. 6), laddove all’inter-no, le croci sono state quasi sistema-ticamente mutilate affinché la sensibi-lità dei fedeli in preghiera nell’edificio,divenuto moschea nel 1453, non nevenisse turbata. Solo le croci menoappariscenti, o lontane dalla vista,sono state risparmiate o in qualchemodo occultate, così come è avvenu-to per le più monumentali croci amosaico intessute nei rutilanti rivesti-menti dorati distesi sulle volte dell’e-dificio. Anche il decoro dei plutei mar-morei s’inseriva dunque a pieno titolonel programma rigorosamente anico-nico voluto da Giustiniano.La conoscenza approfondita, sia delrepertorio decorativo, sia delle carat-teristiche formali delle lastre, può oraconsentire di porre a confronto conesse, anche nel minimo dettaglio, tuttiquei materiali emersi in gran numerodalle indagini archeologiche, soprat-tutto in territorio ellenico, o reimpiega-

ti in monumenti posteriori, al fine dimeglio individuare e valutare il feno-meno dell’esportazione dei marmidalla capitale o l’imitazione di essi adopera delle botteghe locali.Questo tipo d’indagine si è rivelatonel contempo anche un osservatorioprivilegiato di più ampio respiro, taleda consentire di mettere a fuoco lecomplesse strategie dell’organizza-zione del grandioso cantiere. E’ statoinfatti possibile osservare come lelastre facciano parte integrante dellestrutture architettoniche in cui si inse-riscono, anzi ne costituiscano un veroe proprio solido legante che contribui-

sce ad un più generaleequilibrio delle forze. Èstata inoltre verificata l’esi-stenza di una quasi sempreprecisa pianificazione di-mensionale, coerente conl’ampiezza degli spazi didestinazione ed anche conle proporzioni degli schemidecorativi, in modo da otti-mizzare il lavoro delle mae-stranze. L’analisi si è estesaanche alle membraturemarmoree connesse con iplutei, come le cimaseposte al di sopra di essi, itelai a più luci, le griglie egli architravi dei finestratitutti in massima parte in

situ e tutti calibrati per il loro ruolo nel-l’armonica sintassi dell’insieme.Preziosa chiave di lettura dell’orga-nizzazione costruttiva - quasi fil rougeche collega le diverse componenti -sono le centinaia di sigle di officina(fig. 5), apposte su quasi tutti gli ele-menti di marmo proconnesio con unadislocazione e una frequenza che lecollega evidentemente a precise esi-genze dettate dai ritmi, certo assaiserrati, del cantiere giustinianeo elascia dunque intravedere un precisocoordinamento tra numerose mae-stranze all’opera contemporanea-mente.

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In alto: una lastra in opera nella galleria meridionale.

Sotto: particolare del lato rivolto verso il naos di una lastra in operanella galleria settentrionale

Fig. 3

Fig. 4

Page 10: La sorprendente modernità di Dominikos Theotokopoulos

Nel censimento degli elementi marmo-rei sono state coinvolti anche i mate-riali di spoglio che, pur nella loro fram-mentarietà, hanno permesso di getta-re uno sguardo inedito verso l’ormaiperduto complesso degli arredi inmarmi policromi tanto decantatinell’Εκϕρασις di Paolo Silenziario.Riutilizzati in vari punti dell’edificio,soprattutto nel pavimento, tali fram-menti - plutei, pilastrini e persino unamensa d’altare di marmo pavonazzet-to - possono costituire piccole maimportanti testimonianze del sontuosoapparato liturgico creato per la GrandeChiesa della capitale bizantina.Una lettura capillare delle lastre hainfine consentito di rintracciare anche

i segni dell’interventoottocentesco (1847-1849) dei fratelliGaspare e GiuseppeFossati, tanto celebresoprattutto per i restauri strutturali eper la documentazione dei mosaici inparte ormai perduti, i quali istauraronoun rapporto davvero privilegiato con imarmi giustinianei al punto da realiz-zare in un perfetto stile neobizantinola loro opera più significativa, vale adire la Loggia del Sultano nell’esedranord-est. La mimesi si è però spintaoltre, fino al riutilizzo materiale dimanufatti antichi, come testimonianole tre preziose transenne, dalla raffi-natissima lavorazione à jour (fig. 7),

che si distinguono appena tra quelleottocentesche tanto che fino ad oggierano sfuggite anche all’occhio piùattento degli studiosi.L’aspetto forse più sorprendente edemozionante scaturito dalla nostraindagine è stato verificare come ilmonumento sia giunto sino a noisostanzialmente nelle forme e neimodi originari: nel corso dei secolicataclismi naturali o procurati dall’uo-mo hanno lasciato i loro segni; cam-biamenti d’uso e di funzione hannofatto della Grande Chiesa bizantina,a partire dal 1453, la più veneratamoschea ottomana di Istanbul equindi, dal 1935, un Museo simbolodella svolta laica della Repubblica diTurchia voluta da Kemal Atatürk.Nonostante tutto questo, nonostantela perdita degli arredi liturgici e diparte delle decorazioni musive, chientra oggi in Santa Sofia si muoveancora negli spazi e tra le strutturedella chiesa giustinianea, della qualecerto proprio i marmi scolpiti sonouna delle realtà più significative.

Fig. 5

Fig. 6

Fig. 7

Sotto una delle transenne del VI secolo riutilizzate nell’ottocentescaLoggia del Sultano.

Le foto riprodotte sono dell’Archivio SantaSofia presso il Centro DocumentazioneStoria dell’Arte Bizantina, Dipartimento diStoria dell’Arte, Sapienza Università di Roma.

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Sopra: sigla di lavorazione incisa dai marmorari su unalastra della galleria settentrionale.

A destra: una delle grandi finestre di facciata.

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L a tredicesima edizione delMedFilm Festival, ossia del

Festival del Cinema Mediterraneo,che si è tenuta a Roma, in molti cine-ma della capitale, dall’8 al 18 diNovembre, ha visto la Grecia comeuno dei suoi assoluti protagonisti.MedFilmFestival, è il festival interna-zionale di Roma dedicato alle cinema-tografie del Mediterraneo edell’Europa, che nasce nel ’95 inoccasione del Centenario del Cinemae della Dichiarazione di Barcellona.Giudicato Festival di InteresseNazionale dal Ministero dei Beni edelle Attività Culturali, e Manifesta-zione Storica del Comune di Roma.Attraverso gli audiovisivi e il Cinemadi Qualità sostiene la cooperazionetra nazioni vicine nella convinzioneche la Diversità è un Valore.MedFilm Festival è anche un FestivalTematico che ogni anno approfondi-sce un argomento specifico, come

quello de “Le Pari Opportunità”, iltema dell’ultima edizione, nell’Annoeuropeo delle Pari Opportunità pertutti, è stato espresso attraverso circa200 film da 40 Paesi d’Europa e del

Mediterraneo fino al Medio Oriente,per guardare alle culture degli altriattraverso le meraviglie del cinema.Ricco in ospiti internazionali cheintervengono per presentare i lorofilm, da ben 13 anni il MedFilm offreuna preziosa testimonianza direttadella propria attività in un confrontovitale e stimolante con il pubblico edun diverso approccio al Cinema, inte-so come fonte di conoscenza e stu-pore, che permette di interrogarcisulla nostra identità ed accedere amondi altri difficilmente consultabiliall’interno del mercato cinematografi-co italiano in un modo veramenteunico.Senza dimenticare che oltre le variesezioni uno dei progetti più ambiziosidi questo festival che si rinnova per ilsettimo anno consecutivo, è il PRO-GETTO METHEXIS, che rende parteattiva della manifestazione gli studen-ti delle Scuole nazionali di Cinema

di Nikolaos Roumeliotis

Medfilm festival, la Grecia ospite d’onore

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dei Paesi aderenti al progetto insie-me ai detenuti di uno degli Istituti diPena di Pisa, Palermo, Padova eRoma. Studenti di cinema e detenutivanno a costituire la GiuriaInternazionale del Concorso corto-metraggi che assegna il PremioMethexis. Gli studenti e i detenutihanno modo di vivere un’esperienzaestremamente coinvolgente di lavo-ro, di scambio e di confronto intercul-turale. Una esperienza alla quale laGrecia ha aderito negli ultimi tre annicon le sue giovani promesse.L’omaggio alla Grecia di quest’annoè stato realizzato con la partecipa-zione dell’Ambasciata di Grecia inItalia, dell’Ente Ellenico del turismo,

del Centro Ellenico per il Cinema edella Aegean Airlines.E arriviamo alla presenza ellenica alfestival. Il MedFilm festival ha apertole sue porte all’insegna della grecitàpiù straordinaria con il premio allacarriera al nostro regista più impor-tante, Theodoros Angelopoulos. Ilmaestro Angelopoulos era presentenel festival con ben tre pellicole acominciare dal suo capolavoro “OThiassos” - “La recita” passandoattraverso la maturità de “OMelissokomos” - “Il Volo” fino ad unadelle sue pellicole più premiate edamate anche in Italia come “Miaeoniotita ke mia imera” - “L’eternità eun giorno”. Ha ritirato il premio duran-

te la serata di apertura, alla presenzadel suo produttore italiano AmedeoPagani, dalle mani della giornalistaLaura Delli Colli, presidente della giu-ria di quest’anno, e tra le altre coseha voluto sottolineare gli ottimi rap-porti anche culturali tra la Grecia el’Italia dedicando il premio alla memo-ria di Marcello Mastroianni. Come hadichiarato: “Il Mediterraneo è un baci-no straordinario. Come mi disse unavolta un prete cattolico, non esistonopaesi ma solo gruppi di persone chesi affacciano su questo mare”.Nutrita la partecipazione degli ospitinelle varie sezioni e nelle giurie della13ma edizione del Medfilm festival.Oltre alla presenza di Yorgos Papalios

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in alto a destra il regista Tho Angelopoulosriceve il premio “Amore e Psiche” alla carriera

a sinistra le registe Anghelikì Antoniou e OlgaMalea

Sopra Stefanos Mondelos autore e regista delcortometraggio MasterPiece - Part I

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presidente del Greek Film Center pos-siamo segnalare quella del criticoOrestis Andreadakis, direttore dellarivista specializzata “Cinema” e delfestival di Atene “Openings Nights”,del giornalista Dimitris Deliolanes equella dei registi Aggeliki Antoniou,Olga Malea e Stefanos Mondellos.E passiamo alle pellicole: Molto inte-resse e successo di pubblico per ilfilm greco presente nella sezionecompetitiva “Eduart” di AnghelikìAntoniou. Eduart dopo aver vinto“tutti” i premi al festival di Saloniccoha partecipato a numerosi festival ingiro per il mondo ed è arrivato in Italiafresco del primo premio al festival diMontepelier. La vicenda è quella di ungiovane albanese che viene in Greciaper trovare fortuna e dopo aver com-messo un orrendo delitto scappa inpatria. Ma dostojevskianamente ilsenso di colpa lo porta a costituirsiapprodando così ad una esperienzatremenda in carcere. Un raccontomorale che ha commosso per il suotema tragico ma ha anche guadagna-to applausi per la grande capacitàdella regista di rendere questa storiauniversale. La Antoniou, presentandoil suo film, ha raccontato l’estremadifficoltà nel girare questa storia cosìdura e cruda ottenendo attraversouno stile quasi “documentario” il mag-gior realismo possibile.Tra i film di fiction più recenti segnalia-mo “O yios tou filaka” di DimitrisKoutsiabasakos, amara riflessionesulla condizione dei piccoli paesi dellaprovincia greca in rapporto con il “favo-loso” mondo ateniese, “O orgasmos tis

ageladas”, la divertente satira socialedi Olga Malea, “I Kardia tou ktinous” diRenos Haralambidis, profonda analisidei giovani greci di oggi e grande suc-cesso del recente cinema ellenico trat-to dall’omonimo e straordinarioromanzo di Petros Tatsopoulos, esoprattutto il cinema di PandelisVoulgaris: forse quello più rappresen-tativo della generazione degli anni ’70

e sicuramente quello che ha riscontra-to il maggiore successo sia in patriache altrove. Di Voulgaris è stato pre-sentata l’ultima pellicola, “I Nyfes”, unaproduzione anche di Martin Scorsese,summa di una carriera e di un cinemache è riuscito ad uscire dagli schemistretti della dimensione commerciale,proponendo un mondo personaleattraverso drammi e storie universali.

In alto Irene Papas, presente al ricevimento dell’Ambasciata di Grecia,insieme all’Ambasciatrice Anghelikí Rokanà

In basso due fotogrammi del film di Dimitris Koutsiabassakos “The guardia’s son” con Nikolas Angelis e Eleni Vergeti.

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Gli aspetti più classici della cinemato-grafia della penisola ellenica sono statiaffidati ad un piccolo omaggio ad unodei nostri registi di maggior prestigiointernazionale, come il greco-cipriotaMihalis Cacoyiannis. Due le pellicolepresenti all’interno della rassegnagreca: l’arci-classico “Alexis Zorbas” -“Zorba il greco” tratto dall’omonimoromanzo di Nikos Kazantzakis, vincito-re di 3 premi Oscar, con un cast stel-lare da Antony Quinn e Alan Batesfino ad Irene Papas e Lila Kedrova epoi l’attualissimo e tragicissimo “OiTroades” - “Le Troiane” con le suestraordinarie protagoniste come l’a-mericana Katharine Hepburn, (sem-pre) la greca Irene Papas, l’ingleseVanessa Redgrave e la canadeseGenevieve Bujold.Passando alle altre sezioni comequella dei corti abbiamo visto in com-petizione un film delicato, del cipriotaDimitris Apostolou, dal titolo “In theShadows” - “Στη Σκια′ ”, dove, attra-verso la figura di un ragazzino appas-sionato del teatro delle ombre grecheritroviamo poeticamente il gusto e ilsapore di un tempo perduto.E infine una esclusiva sezione dedica-ta al documentario in cui la Grecia hapartecipato con ben due pellicole parti-colarmente apprezzate nell’ultima edi-zione del festival ateniese “EmotionsPictures” che è stato realizzato dalSegretariato per l’Informazione e laComunicazione di Atene, in collabora-zione con il Centro Ellenico per il cine-ma e che si avvale della direzione arti-stica di Maria Chatzimichali Papaziou.Un festival, “Emotion Pictures”, svoltosiin parallelo ad un congresso, dedicatosempre al mondo dell’handicap. Perindagare sul rapporto fra diversamenteabili ed istituzioni, famiglia, scuola elavoro e meglio comprendere come ciponiamo, noi tutti, verso i disabili, equali sono i cambiamenti in atto, nellasocietà di oggi. Concentrandosi anche,sul ruolo fondamentale dei media e delcome presentano i portatori di handi-cap. I film arrivati a Roma, sono statiproiettati nella straordinaria cornice diVilla Torlonia, all’interno della strutturadella Limonaia, ed hanno commossomolti. Il primo è “Masterpiece - Primaparte” di Stefanos Mondelos, che si èaggiudicato, ad Emotion Pictures, ilpremio speciale della giuria: un esem-

pio finissimo di cinema “altro” in cui sinarra di Stelios, un giovane colpito ditetraplegia spastica. Un film che ci per-mette di riconsiderare le regole dell’e-stetica comunemente accettata, e ciinvita a scoprire nuovi termini per i con-cetti della bellezza e della disabilità.All’insegna del motto “La diversità ciunisce” – “Η διαϕορετικο′ τητα µαςενω′ νει ” nasce la seconda opera pro-veniente dal festival “Emotions

Pictures”: “God on the Orizion” è unworkshop collettivo girato durante l’ar-co di un anno, sotto la direzione dellaregista Papaliou che mette in scenacon estrema sincerità e grande com-mozione la vita e i sogni dei ragazzi diuna classe del liceo speciale Ilion.Due film, mai “ricattatorii”, che cihanno regalato momenti di autenticaemozione.

A destra il ricevimento tenutosi in occasione della manifestazione pressola sede dell’Ambasciata greca di Roma

In basso il Cinema Europa, una delle sale coinvolte nella rassegna e doveè stato dato il via al Medfilm festival

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I l cromatismo di Salvatore Fiume, ilverticalismo di Amedeo Modigliani,

l’Espressionismo, la visione. Qualealtro pittore del passato può essereletto anche in modo così irriverente,così novecentesco, così antiaccademi-co come Dominikos Theotokopulos?La sua produzione artistica sembrafare, nell’arco di una vita, un viaggio

lungo di secoli, dalla rigidità senzatempo dell’iconografia delle madonnebizantine al realismo naturalistico, perfinire in un espressionismo moderno,nostro, contemporaneo, stordito dallavisione. Il suo proprio tempo è una pre-monizione del XX secolo e noi, con ilnostro codice interpretativo, possiamosorprendentemente leggerlo come

mai, in passato, gli uomini hanno potu-to fare. El Greco è la (nostra) moderni-tà ante litteram. La parabola che lo“sposta” da Creta a Venezia e quindi inSpagna, solcando il Mediterraneo da

EL GRECODomenikos TheotokopulosEL GRECODomenikos Theotokopulosil Novecento prima del Novecento

Probabile autoritratto dell’artistarealizzato tra il 1590 ed il 1600 ca.

Olio su tela cm. 52,7 x x46,7

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Est a Ovest, ma, in realtà, attraversan-do il tempo e anticipando sintassiinimmaginabili. E questa fu la sua for-tuna e, poi, la sua sventura. Così com-prensibile, per noi, ma così assurdoper molti suoi contemporanei, nonpoteva che “scomparire”, dopo la suamorte. E non poteva che riappariresulla scena pittorica mondiale comeuna vera riscoperta del secolo appenapassato, grazie a coloro, collezionisti ecritici, che per primi si accorsero dellasua unica leggibilità novecentesca.Mistico, tormentato, spirituale, ma pre-sente; del nostro presente. Fa emozio-ne scrivere della sua genialità perchésembra quasi frutto di una visione

paranormale, di uno sguardo neltempo futuro; e fa ancora più impres-sione, pensare che si tratti di un artistanato in quella terra che rappresenta ilpassato culturale dell’uomo in sensoassoluto. E ogni tappa geografica,ogni sosta la si legge, con emozione,sul’uso del colore, su quel suo dise-gnare forme umane e prospettive: lì viè l’eco più lontana del tardo bizantini-smo iconografico cretese e poi quelladi Jacopo da Bassano, Tintoretto,Tiziano che significano “colore”, comelo intende la Venezia delRinascimento. E ancora, “qualcosa” diMichelangelo, che significa “Roma” e ilgusto suo “tonante”, quello della corte

papale. Poi la Spagna, oltre, fuori dalRinascimento assoluto e insuperatod’Italia. La passione di quei luoghi, laletteratura mistica di quella terra, e lalontananza dai modelli “indiscutibili”fecero emergere del tutto lo stranodesiderio di corromperli con un usosconcertante del colore, lontano daogni ortodossia pittorica; uso che“sconquassa” sempre di più, neglianni, anche corpi, volumi e prospetti-ve, fino ad alterarli ulteriormente attra-verso la “dipintura” di quella foschiache fa precipitare l’occhio dell’osserva-tore nel sogno. Fino a quel momento,la pittura aveva sempre rappresentatoil riconoscibile, “il consapevole”, sem-mai “il simbolo”, ma mai “l’inconscio”.Con El Greco, pare proprio di arrivarea questo. E l’inconsapevole, guardacaso, l’inconscio, è proprio “cosa” delNovecento; a volte si sente quasi ilbisogno di chiedere un aiuto a Freudper capire sino in fondo alcuni lavoridella sua maturità. Ed è proprio que-sto, l’incredibile viaggio di El Greco:essere partito dalla terra del mito eessere, alla fine, approdato a quelladel sogno; più nostro contemporaneodi così, per un uomo delRinascimento, non è possibile immagi-nare.

E la Grecia ha deciso di onorare que-sto suo grande artista, punto di incon-tro tra Oriente e Occidente, fra tradi-zione bizantina e rinascimento italia-no, tra ortodossia e cattolicesimo. ElGreco, Dominikos Theotokopoulos, il“greco di Spagna”, il cretese che stu-diò a Venezia, che si formò alla botte-ga del Tiziano e che seppe difenderesempre e comunque, il valore dellasua indipendenza creativa.Foroellenico continua il suo viaggio,fermandosi, stavolta, a guardare piùda vicino, l’“artista della luce”, cheseppe cogliere il senso del moderno edell’innovazione, quattrocento anniprima delle avanguardie del XX seco-lo. Attraverso interviste ed articoli distimati critici dell’arte e docenti univer-sitari, italiani e greci, tentiamo di inda-gare le tecniche, l’approccio totalmen-te nuovo, l’intreccio di formazione dibase e influenze innovative che fece-ro di Dominikos Theotokopoulos, un“pittore che riusciva a scovare la san-tità anche nei derelitti”. Senza dimen-ticare di occuparci anche del recentefilm a lui dedicato. Una coproduzione

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Spoliazione di Cristo, 1577-1579.Olo su tela, cm 285 x 173.Cattedrale di Toledo, Sacrestia.

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che sta riscuotendo un fortissimo suc-cesso di pubblico, e che è riuscita anarrare la storia di questo cretesefiero e indomito, senza andare tropposopra le righe, senza il bisogno diricorrere al clichet dell’“artista male-detto”.

La mostraLa sede storica del Museo di ArteCicladica Goulandrì, in via VassilisisSofias, ha ospitato la mostra “El Grecoed il suo laboratorio”. Inaugurata dalPresidente della Repubblica EllenicaKarolos Papoulias, dal primo ministro

Costas Karamnanlìs e della reginaSofia di Spagna, l’esposizione si èconcentrata su due punti fondamenta-li: l’origine greca dell’artista ed il suoruolo-chiave nella storia dell’arte euro-pea. Assieme a molte opere diTheotokopoulos, sono state esposte

San Sebastiano, 1577-78. Olio su tela, cm. 191x152.Valencia, Museo Catedralicio.Per la realizzazione di quest’opera, l’artista prese a modello la famosa statua classica del Lacoonte che, molto probabilmente,ebbe modo modo di ammirare dal vero

San Sebastiano, 1577-78. Olio su tela, cm. 191x152.Valencia, Museo Catedralicio.Per la realizzazione di quest’opera, l’artista prese a modello la famosa statua classica del Lacoonte che, molto probabilmente,ebbe modo di ammirare dal vero

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quelle di suo figlio Horge Theotoko-pouli, di Luis Tristan e di Blas Munoz,tutti appartenenti alla scuola, al labo-ratorio del “grande cretese”. E lamostra di Atene, come ha voluto sotto-lineare Nikos Stambolidis, direttore delmuseo di Arte Cicladica Goulandris “siè appunto soffermata su uno dei gran-di problemi della storia dell’arte, dall’e-poca classica al Rinascimento: sull’ar-tista ed il suo laboratorio. Sulla crea-zione del grande maestro in rapportoalla sua produzione e riproduzione”.Un approccio nuovo, per quel cheriguarda la realtà greca, e non solo. Leopere esposte, sono giunte nella capi-tale greca dal “Museo El Greco” diToledo, dal “Prado”, dal “Museo SantaCruz”, dalla Biblioteca Nazionale diMadrid, da Bilbao, nell’ambito di unafruttuosissima collaborazione ispano-ellenica. Ma un contributo importanteè arrivato anche dal “Metropolitan” diNew York.I visitatori, hanno potuto ammirare,complessivamente, cinquantottoopere. Curatori, gli spagnoli CarmenGarido e Hose Alvarez Lopera, (stori-ci dell’arte del “Prado”), e, da partegreca, il professore emerito dell’uni-versità di Creta Nikos Chatzinikolaou.Avendo individuato come filo condut-tore il tema del laboratorio, i curatorihanno deciso di dare maggior pesoal periodo spagnolo dell’artista. E lacreazione di questo laboratorio, ini-zia, secondo ricerche storiche, nel1585, per ampliarsi, dal punto divista pratico, nel 1591.

Theotokopoulos, collabora con scul-tori, falegnami, doratori, poiché leopere che è chiamato a portare atermine, sono altamente impegnati-ve e complesse. Ciononostante,molti contratti di commissione, lo vin-colano a dipingere “lui ed esclusiva-mente lui, con la sua mano” le teleche gli vengono commissionate. Maciò non significa, che alla fine, icapolavori di El Greco, non siano, inun certo senso, anche frutto di uncontributo collettivo. Inoltre, nel suolaboratorio, molti allievi si impegna-vano nella realizzazione di copiedegli originali, che in alcuni casi,Dominikos correggeva, solo nellafase finale. E naturalmente, quandoparliamo di laboratorio, intendiamo,anche in questo caso, un luogo dovesi può apprendere direttamente dalmaestro, l’arte della pittura. AdAtene, l’esperto ed il visitatore,hanno avuto l’occasione di ammira-re, una accanto all’altra, in originalee copia, opere come “San FrancescoRiceve le Stimmate” e “SanIldefonso”, quest’ultima in originaleed in due copie differenti. Mentre “Laspoliazione di Cristo” è stata presen-tata in tre versioni diverse, tuttecopie, in cui però il visitatore ine-sperto ed il critico più raffinato, sonochiamati a valutare l’influenza diTheotokopoulos, e l’originalissimaparticolarità di ognuna. E lo stesso“San Giuseppe” di Luis Tristan, espo-sto al Museo Goulandrìs, si puòinterpretare come lo sviluppo di un

approccio stilistico e tematico del pit-tore di Eraclion.

Il filmParallelamente, la Grecia onora que-sto grande artista, anche con unamega-produzione cinematografica.Una coproduzione ispano-ellenico-ungherese. Per la regia di JannisSmaragdìs, “El Greco”, girato a Creta,a Venezia ed in Spagna, sta registran-do incassi altissimi, riuscendo anchea mettere d’accordo pubblico e critica:si è aggiudicato i riconoscimenti comemiglior film, per la migliore regia, perla migliore sceneggiatura, fotografia,per le musiche, il trucco, il suono ed ilmontaggio, al quarantottesimo Fes-tival Internazionale del Cinema diSalonicco.Protagonista, l’attore inglese NickAshdon. Accanto a lui grandi nomi delcinema e del teatro greco: SotirisMoustakas - nella sua ultima interpre-tazione - Lakis Lazopoulos, DimitraMatsouka, Katerina Chelmi, DinaKonsta. Un artista a volte solitario, tor-mentato, mai però maledetto. Unuomo che non è disposto a cedere acomporomessi. È questo il ritratto pre-sentatoci da Smaragdìs, che avevaavuto già modo di misurarsi con unaltro genio della grecità, nella sua tra-sposizione cinematografica: il poetaalessandrino Costantino Kavafis.Le musiche di Vanghelis Papatha-nasiou, accompagnano lo spettatorenello svolgersi degli eventi, negli spo-stamenti -sempre più a Ovest - del“pittore degli ultimi e dei derelitti”, chenonostante i suoi cambiamenti di stile,riesce sempre a rimanere fedele a sestesso. Per parlarci dell’arte e degliartisti, Smaragdìs ha preso in prestitouna frase dello scrittore NikosKazantzakis: “Gli artisti sono l’avan-guardia di Dio”, ha voluto ricordarci.Combattenti dell’anima, della creativi-tà, impegnati in campi di battaglia chevanno, spesso, oltre la dimensionetangibile e terrena. È così cheSmaragdìs ha plasmato anche il suo “El Greco”. Ed è così che ha volutopresentarcelo.

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Il primo ministro Costas Karamnanlìsfirma il registro della mostra dedicata a El Greco

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P rima, i tipi di pittura di Jacopo daBassano erano espressioni

semplici e originali di un naturalismoche descriveva i costumi, senza vitainteriore e senza spiritualità. Uominidella provincia montana delle Alpi.Uomini bassi e grassi, con le spallelarghe, statici. Nell’aspetto, nel mododi fare e nello sguardo, completa-mente paesani. Uomini e donne. Èquesto il mondo che ha voluto abbel-lire Dominikos. E col suo stile gli hadonato un’espressione diversa. Nellefigure sacre femminili una dolcezzaed una spiritualità celestiale.Bellezza del corpo e dell’anima. Enei volti degli uomini santi, un’ascesache va oltre la materia, e nei corpiuna tensione plastica, una magistra-le espressione lirica.Al rinomato Bassano piacevano moltole migliorie di El Greco. E per questointerveniva pochissimo sulle sueopere. E dalla bottega di Jacopo con-tinuavano ad uscire i quadri con lasua firma in bella vista, e a fare furo-re. E a diffondersi la fama sulla nuovamaniera pittorica di Daponte fin lì, aicanali di Venezia, e ancor più lonta-no. E negli altri laboratori c’era allar-

L’arte quando diventa passione

“L’Adorazione dei pastori” 1612

da “El Greco, il pittore di Dio” di Dimitris Siatopoulos

Il libro di Dimitris Siatopoulos “El Greco, il pittore di Dio”

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me, si cercava di evitare la competi-zione. Dipinti dai temi fortissimi:“L’ultima cena”, “Giovanni BattistaDecollato”, “Il Buon Samaritano”,“L’Adorazione dei Magi”, “LaPentecoste”, “La Madonna sul trono” enon solo. Tutti con la firma di Bassano.Pur essendo frutto della fatica diDominikos. Avveniva così, a queltempo, con gli artisti che lavoravanoper botteghe importanti e venivanopagati a cottimo. E sono così tante leingiustizie artistiche nel mondo, chesarebbero necessari volumi interi perristabilire la verità...Nei tocchi di Daponte, fino a quandoEl Greco è arrivato a Bassano, preva-leva una fedele riproduzione dellarealtà, presentata con la tipica mode-razione naturalistica, con uno stile,ovviamente, magistrale. Il maestrocretese, ha voluto aggiungere a que-ste composizioni, la sua indole impul-siva. Le sue intuizioni bizantine, unfiume inarrestabile. Con il gioco deicolori che dava alle figure una lucespirituale ultraterrena. E nei corpi,che ha assottigliato, c’era la reden-zione dal peso e dal peccato della

vita terrena. In questo modo, ha crea-to un mondo nuovo, un mondo del“popolo santo”.Su questa influenza determinante diEl Greco sull’opera di Bassano, l’im-portante scrittore ed esperto di este-tica, Pantelis Prevelakiscompatriota del famosopittore cretese, scriveràtrecentocinquant’annipiù tardi:

“Da lì in poi comincia, insostanza, la stretta col-laborazione di Jacopo edi El Greco. Il primocontribuisce con la pre-cisione, la maestria edirei, con la moderazio-ne, mentre il secondoeffonde la sua animaimpetuosa, illumina lefigure con una spiritua-lità sconosciuta aBassano, assottiglia edistende i corpi comese cercasse di liberarlidel loro peso. E nonsolo: lavorando inventa,

abbina o contrappone forme e figure,ottenendo un risultato ornamentale edando ai corpi una snellezza fluidapienamente spirituale…Alla bottega di Jacopo, El Greco diven-ta quindi capace di lavorare secondo

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A destra la Maddalena penitente, 1576, Olio su tela, cm.164x121 Budapest Szepmüvészeti Museum

In questo dipinto si riscontrano evidenti richiami all’operadi Tiziano, sia nella monumentalità della figura che nei det-tagli. Anche il paesaggio è realizzato alla maniera del mae-stro veneto

Jacopo da Bassano: La Cacciata dei mercanti dal Tempio, 1580 ca.; Olio su tela, 158.7 x 265 cm;National Gallery, London.

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le regole dell’arte veneziana che luicompleta con la perfezione della tecni-ca e con la spiritualità delle figure”.Tutto questo fino al tardo pomeriggiodi giorni pieni di sforzi e fatica. Edopo, si chiudeva nella penombra,nelle due piccole camere, che glierano ostate cedute, e si immergevanel suo mondo. Metteva i suoi mani-chini in ordine e si abbandonava allasua passione; creare una pittura, frut-to della spiritualità bizantino-cretesee arricchita con tutti i validi elementidella plasticità veneziana. Dal suopennello scendeva la nostalgia dellasua grande terra e dava ai disegni ealle fluttuazioni cromatiche una pla-sticità celestiale ed una luce spiritua-le ebbra dell’elemento ultraterreno.E il tutto con una forte maestria arti-stica, che lo rendeva pienamente feli-ce. Era una via d’uscita “drammatica”dalle sue storie sentimentali senzasbocco! A volte, quando ci rifletteva,rideva e sussurrava tra sé e sè:“L’arte, quando diventa passione,

riesce a liberarci dalla passione…”Una giorno, al tramonto, dipingevanella sua piccola bottega personale,tenendo la porta aperta. Era autunnoinoltrato, ma faceva ancora caldo.All’improvviso avvertì posarsi sulla suanuca, uno sguardo caldo. Si girò. Era lafiglia di Jacopo. L’ultima figlia, la dodi-cenne Leta, come la chiamavano affet-tuosamente. Stava ferma e attraversola porta aperta osservava il suo lavoro,con uno sguardo pieno d’interrogativi.La invitò ad entrare. E lei si sedette suuno sgabello vicino alla porta.- Questi vostri dipinti non assomiglia-

no per niente a quelli che fate allabottega di mio padre.

- Lì lavoro per tuo padre, qui per mestesso.

- E com’è possibile, che opere crea-te dalla stessa mano, siano cosìdiverse?

- Vorresti dirmi qual’è la differenzache noti, mia piccola Leta?

- Non posso distinguere i dettagli,ma ci sono numerose differenze neivolti, nei vestiti ed anche nei colori.

- Io dipingo con la tecnica del miopaese, della Grecia. Mentre nelvostro studio dipingo con la tecnicadel paese vostro.

- Grecia? Non è Candia il vostropaese? Nelle carte geografichenon esiste un paese dal nomeGrecia.

- La Grecia, è un grande paese ed èstata soggiogata dai Turchi e daaltri popoli. Chantacas, “Candia”come la chiamano, è una delletante regioni della Grecia.

Tratto da “El Greco, il pittore di Dio”,di Dimitris Siatopoulos, edizioniKastanioti, Atene 2007.

(Trad. di Elpiniki Spiridoula Kanaropouloue Daphne Lianaki)

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Qual’è il filo da seguire per avvicinarsi nel modo miglio-re alla mostra del Museo Goulandris?

Seguire il proprio sguardo e la propria sensibilità, perosservare con attenzione le opere esposte. Il visitatoreha l’occasione di riflettere, confrontando le opere tra lorosimili. I testi del catalogo, poi, gli forniscono le informa-zioni necessarie, come anche l’opinione di vari espertisu ogni opera.

Qual’è , a suo parere, l’insegnamento più importante dida El Greco?

L’insegnamento più importante?La capacità di Theotokopoulos diadattarsi all’ambiente. Creta-Venezia - Roma - Toledo: l’artistasi trasforma.Artista, greco, europeo, ecumeni-co. Credo che questo suo enormeraggio d’azione, sia stato un ele-mento fondamentale, nell’organiz-zazione della mostra...La mostra ha avuto come puntocentrale il problema della bottegadi Theotokopoulos a Toledo: colla-boratori, aiutanti, imitatori, falsari,nel periodo 1588-1970.

Quanto profonda è l’influenza ita-liana su Theotokopou-los?

La permanenza di Theotokopoulos

in Italia, è stata fondamentale per la formazione della suapersonalità artistica. L’artista ha avuto la fortuna di vivereper anni in due dei tre maggiori centri italiani (Venezia eRoma) in una fase della sua vita in cui era ancora moltopronto ad apprendere (1567- 1576). La sua trasformazio-ne da artista bizantino a artista occidentale si è compiutaproprio lì.

Qual’è, se esiste, l’opera di Dominikos Theotokopoulosche la tocca più profondamente, che esprime in modo

più completo, a suo parere, lagenialità dell’artista?

Non c’è un’opera in particolareche mi tocchi più di tutte le altre.Né mi piacciono tutte le opere cheha dipinto. Nella categoria dellesue creazioni artistiche eccezio-nali, metterei, a titolo di esempio,ritratti come quello dell’“uomosenza nome”, del periodo italiano(Copenhagen) del cardinale Niñode Guevara (Metropolltan, NewYork) e del frate Paravicino(Boston), la Crocifissione (Madrid,Prado) il Laocoonte (Washington,Pinacoteca Nazionale), e lo Scor-cio e Cartina di Toledo (Toledo,Museo El Greco).

A COLLOQUIO COL PROFESSOR NIKOS CHATZINIKOLAOU, CURATORE DELLA MOSTRA DEL MUSEO GOULANDRÌS

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Q ual è stata l’immagine di ElGreco che ha voluto presentare

al pubblico?

Quella di un greco che diventa unapietra miliare, che grazie alla grecitàdelle sue opere, è automaticamenteecumenico. Come pittore, artista euomo. Ed il poter vedere gli spettato-ri, all’uscita dalla sala cinematografi-ca, con uno sguardo luminoso, miriempie di soddisfazione.

Credo ci siano, tra voi, dei punti incomune. Siete entrambi cretesi edanche lei ha studiato all’estero, inFrancia. Si tratta di similitudini chel’hanno aiutata a comprenderemeglio il protagonista del suo film?

Certamente. Tutto ciò ha contribuito inmodo decisivo. Sono nato a pochimetri di distanza dalla casa dove sidice sia cresciuto Dominikos, e finoall’età di sedici anni ho vissuto sotto la

sua ombra. Ho potuto sentire l’odoredegli stessi fiori che trovava sul montePsiloritis, quando saliva per una pas-seggiata con i suoi stivali, ho sentitosulla faccia la stessa aria salmastradel mare cretese, abbiamo visto lestesse nuvole formare strane figureche ricordano gli angeli e abbiamovissuto entrambi vicino alle rovine diCnosso, punto di riferimento per tuttala cultura europea. Inoltre, avendostudiato all’estero, ho potuto vedere la

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Il sentimento greco

Il regista Jannis Smaragdìs parla a Foroellenico, del suo film su Dominikos Theotokopoulos. Una coproduzione internazionale,sulla vita e l’opera dell’artista

di Teodoro Andreadis Synghellakis

più vero e profondo

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Grecia in modo diverso, ed amarlaancor di più. Prima di allontanarmi pergli studi, vedevo solo le cose negative,le cose piccole. Quando sono partito,sono riuscito a vedere le cose grandi,quelle davvero importanti.

Vedendo quindi la Grecia dall’esterosi ha uno sguardo più fedele?

Sì, perché prima tutto avviene comeguardando una fotografia: se si tratta diun posto dove sei stato in vacanza, tiviene subito in mente la magia cheracchiudeva e scordi il fatto che c’era-no anche le zanzare, e che ti pungeva-no. Quando vivi, sei immerso nelmomento, dai più importanza alle zan-zare, e lo stesso avviene anche col tuopaese. Ogni tanto, sentiamo la man-canza del Rinascimento, sottrattocidalla turcocrazia. Malgrado ciò, però,la Grecia ha in me un posto insostitui-bile, è un grande paese, e l’ho potutariscoprire, lo ripeto, solo dal di fuori,dalla Francia. Quando sono partito hodetto “ci saranno anche le zanzare, mail mio paese è davvero grande”.

Si tratta di un artista particolare, cheha vissuto i primi anni a Creta, pertrasferirsi in seguito a Venezia ed infi-ne in Spagna. Come ha potuto coniu-gare, tenere insieme tutte questediverse identità, all’interno del film?

Ho cercato di rifare il percorso diDominikos, quattro secoli dopo. AVenezia era un po’ incerto, si sentivaun po’ in bilico, era una situazione nonben definita. E non dimentichiamociche sul suo stato d’animo pesavaanche il fatto che i veneziani avevanoconquistato la sua patria. In Spagna,in modo piuttosto strano, mi sono sen-tito a casa, come si sentì ancheDominikos. Naturalmente non intendodire che a Venezia la gente non siastata ospitale: nel corso delle riprese,la temperatura, piuttosto rigida, venivaampiamente bilanciata dal modo difare molto caloroso della nostra troupeitaliana. Tecnici altamente specializza-ti, che hanno partecipato a molte pro-duzioni Hollywoodiane.

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Il regista Jannis Smaragdìsmal Thessaloniki Film Festivalil 26 ottobre scorso

A destra l’attore Nick Ashdonnelle sale della mostra “Momentsfrom the film El Greco”

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Come è riuscito ad armonizzare,quindi, tutte le influenze ed esperien-ze dell’artista? Cosa ha capito dallasua ricerca?

Che quello che conta, è sempre ilprogetto. È stato così anche perUlisse. Come porterai a termine il tuoviaggio, come riuscirai a far diventarerealtà i tuoi progetti. El Greco cercavaun luogo dove potersi fermare perpoter dare sfogo alla sua creatività.Lo trovò fuori dalla Grecia, ma nonsmise mai di essere un greco, fierodella sua identità. Firmava sempre lesue opere come DominikosTheotokopoulos, mai come El Greco.E spesso aggiungeva “il cretese”εποι′η . Come scrivono anche i mona-ci, lasciando sottointendere che lasua mano era guidata da Dio. Partìcome greco, e creò da greco, senzaperdere mai le sue caratteristiche.Prima di tutto, la sua fierezza...

Vedendo il suo film, si può arrivare apensare che l’artista è più vicino a Dio,di alcuni rappresentanti ecclesiastici. Èstata una scelta voluta, il risultato di unattento studio biografico, o cos’altro?

Un altro mio compatriota, lo scrittoreNikos Kazantzakis, anche lui diEraclion, dice che gli artisti sono l’a-vanguardia di Dio, persone prescelte,per una missione ben precisa. Con unamissione consolatoria, per offrire a cia-scuno che si accosta all’arte, un qual-cosa a cui aggrapparsi, nel momentodel grande dolore. Quando iniziamocioè a domandarci chi siamo, da doveveniamo e dove andiamo, quesito a cuinon vi è risposta. L’arte è forse più con-solatoria anche delle religioni, perchénon chiede nulla in cambio. Non chiedeubbidienza, non chiede di accettare undogma. Ti chiede solo di avvicinarti adessa. Quindi si potrebbe dire che l’arte,in qualche modo, è più vicina a Dio, diquanto non lo sia la religione. Forsenon gli artisti, perché sono esseri finiti,ma l’arte e infinita ed eterna. Possiamoricordare che mentre gli affreschiminoici sono ancora ben visibili, la reli-gione dello stesso periodo è scompar-sa. Molte religioni possono essereviste come creazioni umane, mentre

l’arte, ubbidisce a degli ordini superio-ri, data per ordine superiore, “κατ′εντολη′ν”.

Vediamo Theotokopoulos che lottacontro l’inquisizione. Si tratta di unalotta ideologica, etica, imposta dallamissione dell’artista? Come l’ha inte-so, e cosa ha voluto trasmetterci?

Si tratta di una lotta eterna, tra il benee il male, tra l’armonia e il caos, tra ilbello e il brutto. L’universo è in movi-mento grazie a questi opposti, senzai quali non ci può essere vita. Ed è perquesto che l’arte mostra granderispetto verso il male, perché senza ilmale non ci può essere il controbilan-ciamento positivo. La lotta deve esi-stere. Non so se in uno stadio supe-riore dello sviluppo dell’animo umanose ne potrà anche fare a meno, manelle culture sinora conosciute, pos-siamo dire che entrambi gli elementici sono stato dati dal centro dell’uni-verso, o anche, da Dio. E quindianche El Greco, avendo scelto ilbene, quando gli si parano davantidelle scelte o grandi dilemmi, prendechiaramente posizione. Mettendopersino a rischio la sua vita. Ed èanche un poco l’atteggiamento crete-se verso la vita, di sfida verso i limitiimpostici. Torniamo quindi ancora allasua origine, al suo essere più profon-do...Theotokopoulos è tanto assoluto,quanto l’inquisitore, che incarna il

male. Ma riesce a vincere, semplice-mente perché è dalla parte giusta.

Si può dire che nel suo film vediamoun arista che non è propriamentemaledetto ma che riesce a scoprire lasantità in personaggi maledetti, negliultimi e nei derelitti?

Sono molto contento di questa affer-mazione. Significa che sono riuscito acomunicare il senso del film. Nellascena in cui il capo dell’inquisizione sivede ritratto non come un santo,come vorrebbe, ma come essere nar-cisista, quasi appartenete al regnoanimale, per niente ascetico,Dominikos gli dice “mi spiace”. Cioè,intende dire, “mi spiace di mostrarequesto che vedi, ma tu sei così e ionon posso che rappresentare la real-tà così com’è”. In questo “mi spiace”,c’è però anche della comprensione. Equesta è la superiorità, la differenzatra bene e male. El Greco dipinge ciòche vede col suo sguardo più profon-do. Guevara, l’inquisitore, non lo puòsopportare, e per questo, in realtà, loporta davanti alla Santa Inquisizione.Quindi, il personaggio tragico del filmnon è certo Theotokopoulos, maGuevara. L’inquisitore che ammira ElGreco, il suo talento e la sua libertà didire “no”. Mentre Guevara non riescea rifuitare, quando gli viene richiestodi dare inizio alle torture ed ai delittidell’Inquisizione.

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In queste pagine, alcune immaginitratte dalle scene del film

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Quindi Guevara non può sopportareuna così grande forza, una così gran-de libertà....

Esatto, ed è per questo che il film ècontemporaneo. Nel senso che ancheoggi siamo davanti agli stessi dilemmi.Forse non vengono posti dall’inquisito-re, ma i dilemmi sono molto simili, perognuno di noi. Ed ancor di più per unartista. Se desideri adeguarti e pla-smare la tua opera secondo i dettamidel potere, o se desideri fare ciò che tirenderà una persona libera. Se riesci adire tutta la tua verità per essere utileall’umanità, o se accetti la sottomissio-ne. Si tratta di una questione universa-le ed atemporale.

Si è trattato di una produzione interna-zionale, con le musiche di VanghelisPapathanasiou, con attori greci e stra-nieri, come Sotiris Moustakas, nellasua ultima interpretazione, e LakisLazopoulos. Presentando un pittore difama mondiale, la collaborazione, alivello europeo, è stata facilitata?

Spero che questo film funzioni daesempio, in Grecia ed anche nelresto d’Europa, per favorire sempremaggiori collaborazioni. Siamo unacomunità, ed in futuro, saremo unsolo paese. Le “regioni” dell’Italia edella Grecia, diventeranno parte di unpaese molto più grande. Credo che

noi artisti, e la gente del cinema inmodo particolare, dobbiamo adottareun atteggiamento da precursori.Vorrei che il mio film, che unisce trepaesi - la Grecia, l’Italia e la Spagna -aiuti anche altri professionisti, aseguire lo stesso cammino, con pro-duzioni analoghe. Per comprendereche l’arte può solo unire, e mai divi-dere.

Lei ha diretto anche un altro filmdedicato ad un greco di fama mon-diale: Costantino Kavafis. Ci sono

state delle similitudini nell’approccioa questi due grandi miti?

Sono due film che si basano su unelemento comune: il sentimento diappartenenza alla grecità. Sono unartista che rispetta e difende la cultu-ra che mi ha generato. Una volta conEl Greco,una con Kavafis, un domanicon il grande benefattore grecoVarvakis, su cui sto preparando unfilm. È questo l’elemento che dentrodi me accomuna tutti i miei film. Maper Kavafis, devo dire che è avvenutauna cosa che mi ha sorpreso. Il film èarrivato a Parigi per venire proiettatouna settimana, e a dieci anni didistanza, un cinema continua ancoraa tenerlo in programmazione. Ha tro-vato quindi un pubblico che l’ha sapu-to apprezzare, anche fuori dallaGrecia. Che vi ha riconosciuto unaparticolarità, una diversità creativa. Eforse questo è proprio la prova delfatto che non si deve mai imitare nes-suno, ma rimanere fedeli a se stessi.Non parlo solo della mia esperienza,mi riferisco ai coproduttori spagnoli eungheresi di El Greco, ai tecnici ita-liani, allo sceneggiatore e protagoni-sta inglesi. Che hanno voluto crederein questo film, lo hanno sostenuto, colloro lavoro, unico e universale al con-tempo. Un film che nasce dal senti-mento greco più vero e profondo...

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Il mio rapporto a El Greco non èun’autobiografia; la mia vita perso-

nale ha un qualche valore, moltorelativo, solo per me, e per nessunaltro; l’unico valore che le riconoscoè questo: la sua lotta per salire digradino in gradino e per giungerequanto più in alto potevano condurlala sua forza e l’ostinazione - allavetta che arbitrariamente ho chiama-to Sguardo Cretese.In queste pagine dunque, lettore, tro-verai la linea rossa, fatta di gocce delmio sangue, che segna il mio cammi-no tra gli uomini, le passioni e leidee. Ogni uomo degno di dirsi figliodell’uomo solleva la sua croce eascende il suo Golgota; molti, i più,giungono al primo, al secondo gradi-no, ansimano, crollan giù a metà delcammino e non giungono alla vettadel Golgota – voglio dire alla vettadel loro dovere - essere crocefissi,risorgere e salvare l’anima. Manca

loro l’ardire, temono d’essere croce-fissi, e non sanno che la crocefissio-ne è l’unica via della resurrezione;altra non c’è. Quattro son stati i gra-dini decisivi della mia ascesa, edognuno porta un nome sacro: Cristo,Buddha, Lenin, Odisseo. Questalinea insanguinata, da una di questegrandi anime a un’altra, ora che ilsole tramonta, lotto per segnarla inquesto mio Itinerario: un uomo cheascende, con l’anima in bocca, l’a-spro monte del suo fato. Tutta la miaanima, un Urlo; e tutta la mia Opera,il commento a quest’Urlo.Una parola, sempre, per tutta la vita,m’ha tiranneggiato e sferzato: laparola Ascesa; è quest’ascesa chequi, con verità e fantasia, vorrei rap-presentare e, con lei, le impronterosse che il mio ascendere ha lascia-to. E ho fretta, prima di infilarmi “l’el-mo nero” e scendere nel suolo, per-ché questa linea insanguinata sarà

l’unica traccia lasciata dal mio pas-saggio sulla terra; ciò che scrissi ofeci fu scritto e fatto sull’acqua ed èperduto.Grido alla memoria di ricordare, rac-colgo nell’aria la mia vita, sto comeun soldato davanti al generale e fac-cio il mio Rapporto a El Greco; per-ché lui è impastato della mia stessaterra cretese, e meglio di tutti i com-battenti che vivono o son vissuti puòcapirmi. Non ha lasciato anche lui lamedesima striscia rossa sulle pietre?

Tratto da "El Greco e lo sguardo crete-se", traduzione dell’Anaforá ston Grecoa cura di Giovanni Bonavia, Bibliotecadel Vascello, Roma, 1994, collanaSerendipity.

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“Rapporto a El Greco”

In alto: Lacoonte; particolare, 1610-1614. Olio su tela, cm 137,5x172,5Washington DC, National Galleryof Art

a sinistra: La cacciata dei mercan-ti dal tempio, 1597-1600 ca Olio sutela 106x129 Londra, NationalGallery

di Nikos Kazantzakis

La grande letteratura incontra l’arte pittorica. Con “Rapporto a El Greco”,Nikos Kazantzakis (autore, tra gli altri, di “Zorba il greco” e “Cristo di nuovoin croce”) narra a Theotokopoulos, sotto forma di confessione, l’essenzadella sua vita: i genitori, Creta, i suoi studi, l’Athos, per arrivare sino ai tantiviaggi ed ai personaggi che hanno influenzato la sua visione creativa.

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C osa rappresenta El Greco, inquesto momento, per la Grecia?

Rappresenta la figura ideale delgreco: sempre inquieto, creativo, sem-pre pronto a lasciare, con la sua arte,una traccia nella storia. El Greco èuno di quegli artisti che ha creatoun’arte, immersa nel tempo e nello

spazio, facendo in modo che dopoquattrocento anni, ci si continui adoccupare della sua opera. Riuscendo,dopo i classici, a superare la dimen-sione spazio-temporale. Un altro casosimile e molto interessante, anche senon ha avuto la stessa notorietà, èVassilakis Milios, che dipinse semprea Venezia. Un personaggio molto inte-

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Intervista a Michalis Doulgeridis, direttore del settore restauro, della Pinacoteca Nazionale di Atene

Intervista a Michalis Doulgeridis, direttore del settore restauro, della Pinacoteca Nazionale di Atene

La forza della “sua” luce

di Teodoro Andreadis Synghellakis

In alto particolare dell’Adorazione dei pastori in grandezza naturale 1612-14Madrid, Museo del Prado

Qui sopra Michalis Doulgeridis

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ressante, che vale la pena di riscopri-re. Afffescò gran parte del Palazzo deiDogi...

Cosa ci può dire della mostra orga-nizzata al Museo Goulandrìs?

Vorrei sottolineare innanzitutto che iltema è così interessante, che ognimostra dedicata a questo genio, tro-verà sempre un pubblico entusiasta.La Pinacoteca Nazionale ne ha giàorganizzate quattro e il MuseoBenaki un’altra ancora. Possiamodire che si tratta di mostre che risve-gliano la fierezza del greco di oggi.Theotokopoulos è il pittore per eccel-lenza che dimostra l’ecumenismodella grecità, che mostra al greco lasua capacità di superare i confininazionali. Non è un caso, quindi, chesia la mostra al Museo Goulandrì, siail film di Smaragdìs, abbiamo regi-

strato un grande successo. È unaspecie di apoteosi della volontàumana, della volontà di questo pittoreche è partito da Creta, per conquista-re il mondo, riuscendo anche a resi-stere a pressioni di vario genere. Enon è certo facile, dare un’immaginedel tutto esaustiva della sua opera:anche nella mostra che abbiamoorganizzato alla PinacotecaNazionale, nel 1999, si è ripropostoquesto problema. Per offrire una rap-presentazione il più possibile fedelebisogna partire da opere come SanLuca che dipinge la Madonna“Odigitria”, fino alla Dormizione dellaVergine ed all’Annunciazione, operaesposta nelle nostre sale. Per vederetutte le sue trasformazioni e i cambia-menti, che si concludono con l’ultimoperiodo dell’artista e la sua ricercametafisica. Le figure umane tendono,man mano a smaterializzarsi. Dopo

essere arrivato a Toledo, abbandonail disegno, per dipingere direttamente,di getto. Una scoperta, quest’ultima,fatta grazie alle nuove tecnologie. Inoccasione della mostra organizzataqui in Pinacoteca, siamo riusciti ainterpretare la sua “tecnica di scrittu-ra”, grazie ai vari strati di colore.

Non si può parlare quindi solo di evo-luzione pittorica, nel senso di pas-saggio dalla tempera alla pittura aolio. Si tratta di qualcosa di molto piùcomplesso...

Si, perché lascia la tempera ad acqua,da lui usata come tutti i pittori bizanti-ni. C’era la preparazione, il disegno,l’incisione, e poi creavano la loroicona. Una volta arrivato a Venezia,smette di disegnare in questo modo,ed usa direttamente la matita, che inalcuni punti viene addirittura sostituita

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In alto: particolare del dipinto Lacoonte; 1610-1614. Olio su tela, cm137,5x172,5 Washington DC, National Gallery of Art.

A destra La Pentecoste; 1605-1610 ca., Olio su tela 275x127,Madrid Museo del Prado.

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dal pennello. Un esempio molto chiaroin questo senso è La Deposizione nelSepolcro (circa 1567-1570, tempera eolio su tavola, 51,5 x 43 cm), con latecnica della matita e del colore.Mentre la Pentecoste (1596-1600, oliosu tela, 275 x 127 cm), del Prado, èstata creata senza disegno. Comeanche “San Pietro” che esponiamo quiin Pinacoteca. Ed è stato anche sco-perto, che preparando il colore,Theotokopoulos, metteva del vetro tri-tato, ridotto a polvere. Lo aggiungevaal bianco, al blu e al rosso, così da ren-dere questi colori fosforescenti. Unascoperta a cui si è giunti recentemen-te, analizzando i colori di El Greco. Nelsenso che non abbiamo ancora finitodi conoscere questo artista, ogni voltaviene alla luce una sua nuova partico-larità. Il futuro, quindi, potrebbe riser-varci nuove, piacevoli, sorprese...

Quali erano i suoi rapporti con gli altrigeni del Rinascimento. Era allievo delTiziano, ma è vero che, come è statoscritto, criticava l’arte di Michelange-lo?

L’influenza di Venezia è stataindubbiamente grandissima,ma non possiamo parlare di unatteggiamento negativo versoMichelangelo. È diverso: c’è unapproccio differente al sacro.Michelangelo ci presenta dellefigure più terrene, più realisti-che. Nell’anatomia, nel suodinamismo.Theotokopoulos, è riuscito, inqualche modo, a superare lamateria, dando più peso all’e-lemento spirituale. Il suo colo-re, è più leggero, mentre i colo-ri di Michelangelo, sono più“pesanti”, più solidi. Per quelche riguarda i rapporti tra i dueartisti, non c’è nulla di certo, omeglio non c’è nessuna provache si siano incontrati. Ma nonè facile avere opinioni preciseal riguardo. Basti pensare cheanche per quel che riguarda unpossibile incontro traMichelangelo e Leonardo,siamo al livello delle ipotesi...Quello che sappiamo, è chequando Theotokopoulos videla Cappella Sistina, disse “iol’avrei affrescata in modo com-

pletamente diverso”, Ma tutto ciò èdirettamente collegato alla personalitàdi ogni artista. E ciò vale tanto per lapittura, quanto per la musica. È unaquestione di interpretazione e sensibi-lità personale...

Possiamo dire, in qualche modo, chela figura di El Greco,sempre in ambi-to europeo, relativizza le differenzetra arte orientale ed occidentale?

El Greco porta in sé l’arte bizantina,l’elemento spirituale che è racchiusonell’arte bizantina. Ed è per questoche quando dipinge cerca di arricchi-re le sue opere con una luce interiore.Quando termina un’opera, la lasciaasciugare, ed usa la spugna per sot-trarre colore, cosicché si renda palesela luce interiore dell’uomo. Per questoparliamo di una “luce misteriosa”,legata a questo artista. Si incontrano,quindi, lo spiritualismo dell’Oriente edil realismo dell’Occidente, il neoplato-nismo dell’Oriente ed il pensiero ari-stotelico dell’Occidente.

A partire dalla morte di Theotoko-poulos, per molti anni, numerosi cri-tici hanno fatto commenti negativi,sulla scelta dei temi, sul rapportocon il sacro, sulle stesse scelte cro-matiche...

Sì, si può dire che si è trattato di unproblema di comprensione. “Lo stile discrittura” di Dominikos si allontanavadai canoni interpretativi dei critici occi-dentali. Ad esempio dai contorni moltopuliti e dall’espressione pienamenterealistica. Il suo “metodo della sottra-zione”, col quale voleva arrivare allasostanza, nel XVI secolo, era scono-sciuto. E tutto questo è molto chiaro inopere come “l’Annunciazione”, o“Laocoonte”.Procede ad una semplificazionesostanziale che molti non erano ingrado di comprendere. Mentre inOriente sarebbe stato molto più chia-ro, perchè già l’icona ortodossa, con-tiene in sé l’arte della sottrazione eduna fortissima spiritualità. Nel XXsecolo però, c’è stata una grande

riscoperta di El Greco, si ècapito che andava dritto allasostanza, lasciando da partel’apparenza. Si è capito che sitrattava di un procedimentoartistico completo, che coin-volgeva tanto la sfera spiritua-le, quanto quella razionale,perché solo così si può arriva-re a capire cosa è sostanza, ecosa è superfluo.E tutto questo è fortementeapparentato con l’artemoderna, che ha chiesto dilasciare dietro il passato, etrovare, ricercare, esperire,nuove forme. Il concetto è lostesso. E non è un caso cheun critico molto famoso,Ludovico Ragghianti, abbiascritto che El Greco, eramoderno per la sua epoca,ma continua ad esserloanche oggi.Possiamo dire, che l’elementodiacronico di El Greco, è forsela sua caratteristica più impor-tante. Non è un caso che laforza della sua luce, la si ritro-vi nuovamente nella pitturamoderna..

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Pietà, Olio su tela, 1570-75 ca. 28,9 x 20cmPhiladelphia Museum of Art

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Personalità eccezionale nella sto-ria della pittura europea, il cretese

Domenicos Theotokopoulos, divenutofamoso come “El Greco”, visse nell’i-sola natale in un periodo fiorente delRinascimento cretese. Nell’isola diCandia, il gioiello dei possedimentiveneziani in Oriente, nell’epoca del

giovane Greco si fondevano fruttuosa-mente le tradizioni di Bisanzio edell’Occidente e venivano coltivate learti e le lettere. In questa atmosferaculturale nacque Domenicos, nel1541, da una famiglia ortodossa sta-bilita nella città di Candia. Ha avuto unapprendistato nella migliore tradizione

tardobizantina paleologa, trasmessaa Creta da pittori costantinopolotani.In più, nell’ambiente sociale mistodella capitale del “Regno di Candia”,la città di Candia, egli aveva anchel’opportunita di conoscere le correntidel Rinascimento e del Manierismo.Questo era dovuto ai contatti diretti di

EEll GGrreeccoo ddaa CCaannddiiaa aa VVeenneezziiaa ee aa RRoommaa::IIll ffaasscciinnoo ddeellll’’aarrttee iittaalliiaannaa

Maria Constantoudaki-Kitromilides - Università di Atene

Divino Greco, in te non ci stupisce / che l’arte vinca il ver nella figura, /ma che il Cielo, a temprarne a te la vita, /ogni barriera al tuo pennello tolse.

H. F. Paravicino y Arteaga (1641)

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Creta con Venezia, alla presenza diopere di pittura occidentale nell’isola ealla circolazione di incisioni che pote-vano servire all’arricchimento dell’ico-nografia postbizantina. Il fatto si riflet-te nella stessa produzione delTheotocopulos oggi conservata, cioèicone quali la Dormizione dellaVergine (Ermupolis, Syros), San Lucache dipinge la Vergine e l’Adorazionedei Magi (tutte e due nel MuseoBenaki ad Atene), oppure il noto tritti-co di Modena; in tutte queste opere èstato constatato l’uso di stampe italia-ne e nord europee.Secondo ricerche d’archivioDomenicos era già “maestro” aCandia nel 1563 (N. Panagiotakis).Nel dicembre 1566 poneva al lottouna sua icona a fondo oro con “laPassione di Cristo”, valutata in ben 70ducati, oggi perduta, e sembra chepochi mesi più tardi, nel 1567, si tro-vava a Venezia; da li, molto prima del-l’agosto 1568, aveva mandato dei“disegni” (cartografici o altri) al notocartografo cretese Zorzi Sideros-Calapodàs, abitante a Candia (M.Constantoudaki).Nel periodo in cui Theotocopulos arri-va nella splendente capitale dellaSerenissima, nel campo artisticodominavano personalita del calibro diTiziano, Veronese, Tintoretto; notevole

era anche l’influenza di JacopoBassano. Le arti e le lettere, l’attivitatipografica ed editoriale, il movimentodelle idee, e il contatto con altri centrieuropei creavano una vita culturalemolto intensa, un’atmosfera stimolan-te per il giovane inquieto pittore, cheaveva già un’educazione umanistica eun interesse per i libri. Ambizioso, vollefrequentare la bottega del “principe deipittori”, Tiziano. Infatti il “giovane can-diotta” è detto “discepolo di Tiziano” inuna lettera del miniaturista GiulioClovio. Nella sua fase veneziana,durata circa tre anni e mezzo, sonostate datate parecchie opere, per lopiu non firmate e di piccole dimensio-ni e con soggetti piuttosto di culto pri-vato (Adorazione dei Magi o deiPastori, scene della Passione di

Cristo, santi). Affascinato dall’arteveneziana, gradualmente abbandonò iprincipi prorpiamente bizantini.Assimilò vari influssi (da Parmigianino,A. Schiavone, Correggio, J. Bassano,Tiziano, Tintoretto), con evidenteammirazione per gli abbaglianti valoricromatici e gli effetti dei riflessi di lucedella scuola veneziana e per le formemanieristiche degli artisti dell’Italiacentrale e settentrionale tramite lestampe. Infatti, usò spessso comefonti incisioni varie, dalle quali estrae-va delle figure, ricreandole a suomodo, pratica che risale ai tempi diCreta. In questa fase cercava, attra-verso continui tentativi, di esprimersi inmodo personale. Benche non ci risultiche avesse ricevuto una commissioneimportante mentre era a Venezia, le

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In alto veduta di Candia, (1572 ca.)città natale del pittore greco, trattoda: Georg Braun, Civitates OrbisTerrarum, Stapleton collection

a destra l’Adorazione dei Magi2565-1567 circa, Tempera all’uovosu tavola, 40x45 cm., Atene, MuseoBenaki

Nella pagina precedenteRagazzo che accende una candela(1570-75 ca.). Olio su tela cm. 60,5 x 50,5. Napoli,Museo nazionale di Capodimonte

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sue capacita erano note agli esperti.“Raro nella pittura” lo caratterizzaGiulio Clovio (1570). Alla fine della suaesperienza veneziana l’iconografopostbizantino era padrone di un nuovolinguaggio. La sua abilità nel dipingereritratti, uno dei piu importanti generisecondo i critici del Rinascimento e iteorici d’arte, costituisce la piu elo-quente testimonianza di questa evolu-zione. Prima del 1570 aveva dipinto unautoritratto che faceva “stupire tuttiquesti pittori di Roma” (G. Clovio). Alconfine della fase romana (1570) ècollocato, ad esempio, il Paesaggiocon il Monte Sinai (Heraklion), e laCacciata dei mercanti dal Tempio(Washington, National Gallery).Già nel novembre del 1570, si trovavanella città dei papi, centro culturale eartistico altrettanto importante. Clovio,come amico e ammiratore, cerca diassicurargli alloggio a PalazzoFarnese, scrivendo al cardinaleAlessandro Farnese, suo mecenate.

Theotocopulos vi rimase per quasidue anni, durante i quali frequentòuomini colti e artisti che si radunavanoattorno all’istruito bibliotecario del car-dinale, e collezionista, Fulvio Orsini.Ha eseguito un certo numero diopere, di vario genere , per la cerchiadel cardinale. Ha dipinto ritratti(Ritratto di Giulio Clovio, Napoli);scene religiose, come la Guarigionedel Cieco (Parma), un tema caro all’i-conografia della Controriforma; sog-getti di interpretazione molteplice,come il Ragazzo che accende unacandela (Napoli). In quel tempo haforse partecipato alla decorazionedella villa Farnese a Caprarola.Nelle opere di questo periodo è anco-ra evidente l’eco della pittura veneta eancor di più l’influsso dell’arte rinasci-mentale e manierista di Roma. Lapotenza dell’arte di Raffaello e diMichelangelo, ma anche l’opera dimanieristi tali P. del Vaga, F. Salviati, P.Tibaldi, T. e F.Zuccaro, hanno esercita-

to la loro influenza in opere del perio-do romano del Greco; inoltre egli con-tinua ad adottare e trasformare ele-menti da incisioni di autori vari. In più,il pittore, sicuro di sè, fa sentire l’orgo-glio della sua personalità. Secondoquanto riporta G. Mancini (circa 1620),El Greco, parlando dell’affresco delGiudizio Universale di Michelangelonella Cappella Sistina, disse che, “sesi butasse a terra tutta l’opera, l’ha-vrebbe fatta con honestà et decenzanon inferiore a quella”, frase chedovette aver causato ostilità nei suoiconfronti tra i cicli di Roma. Nell’estatedel 1572 Theotocopulos vene dilog-giato da palazzo Farnese, ma rivendi-ca la sua dignità, indirizzando una let-tera al cardinale Alessandro il 6 luglio1572, domandandosene le ragioni (A.Pérez de Tudela). Nel settembre dellostesso anno s’iscrive all’Accademia diSan Luca, la corporazione dei pittori diRoma. Continua la sua attività, eaccetta anche come alunno o aiutante

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In questa pagina due opere del periodo romano di El Greco: in alto L’Annunciazione, 1575 ca. Olio su tela,cm. 117 x 98. Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza

a destra Ritratto a figura intera del Cavaliere

di Malta Vincenzo Anastagi,1571-1576, Olio su tela, cm. 188 x 126,7.

New York, The Frick Collection

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il pittore senese Lattanzio Bonastri.Nel periodo romano del Greco, pro-tratto fino al 1576 circa, si collocanoopere come il Ritratto di VincenzoAnastagi (N. York) e l’Annunciazionedella Vergine (due opere, a Madrid,Collezione privata e Museo Thyssen-Bornemisza). La sua formazione italia-na, integrata e ampliata a Roma, costi-tuirà una solida base per la sua evolu-zione futura. A Roma e nel ciclo deiFarnese aveva conosciuto alcune per-sonalità (Pedro Chacón, Luis deCastilla), che avrebbero fornito unimportante impulso ad un viaggio aSpagna, dove re Filippo II desideravaabbellire l’Escorial, ultimato da poco. Ilpittore greco, giunto dall’Italia, feceuna sosta a Madrid (probabilmente nel1576, senza però riuscire a essereingaggiato) prima di recarsi a Toledo,dove accettò, nel 1577, le sue primegrandi commissioni, e dove avrebbetrovato una “patria migliore” (secondoH. F. Paravicino), “dove, con la suamorte, ha cominciato a conquistarel’eternità”.Chiudendo queste righe, vogliamo

ricordare che in una delle sue varianti(1570-75) con la Cacciata dei mer-canti dal Tempio (Minneapolis, USA)El Greco ha incluso in primo piano iritratti di quattro artisti che lui ammira-va: Tiziano, Michelangelo, GiulioClovio, e Raffaello. Un modo eloquen-

te di rendere omaggio tanto alle tradi-zioni artistiche di Venezia, quanto diRoma, che hanno costituito le fonda-menta del suo straordinario corso, nel-l’ambito della pittura europea.

Trittico di Modena (fronte), 1560-1565 ca. Tempera su tavola.

Nel pannello centrale è raffigurato un soggetto raramente trattato: L’incoronazione del cavaliere cristiano (37x23,8 cm).

Nei pannelli laterali (24x18 cm.):a destra il Battesimo di Cristo nel Giordano,a sinistra La Natività.

Paesaggio con il Monte Sinai 1570-1572 Tempera e olio su tavola,

cm. 41x47,5. Heraklion,Museo Storico di Creta

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A nche in Italia la fortuna critica diEl Greco non mi pare che abbia

subìto forti rallentamenti, anche sel’interesse degli addetti ai lavoripossa essersi più sensibilizzato, equesto mi pare del tutto comprensibi-le, ad indagare il periodo italiano,cioè entro il 1576 data dello sposta-mento del pittore, oramai del tutto for-mato ed autonomo, verso la Spagnae Toledo in particolare. Un bel catalo-go di una esposizione tenutasi a NewYork nel 1991 e intitolata “Venetiapaintigs. From Titian to El Greco”, fusignificativamente dedicata allamemoria di Rodolfo Pallucchini, ilquale dieci anni prima aveva curatouna fondamentale mostra dal titolo

“Da Tiziano a El Greco. Per la storiadel Manierismo a Venezia 1540 -1590”, nella cui introduzione il capito-lo finale “Il momento veneziano diDomenikos Theotokopoulos detto ElGreco”, era espressamente dedicatoall’artista veneto – candiano. Nellenote alla mostra nuovaiorchese del’91 erano inoltre citati, oltre alPallucchini, i nomi e le bibliografie diimportanti studiosi italiani che sierano occupati dell’argomento, qualiA. Morassi (1947), E. Arslan (1964),L. Puppi (1984), oltre, naturalmente,al fondamentale “L’opera completadel Greco” (1969) di G. Manzini e T.Frati. In ultimo è da ricordare il cata-logo della mostra itinerante tenutasi a

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El Greco e la critica italianadi Gabriele Borghini - Storico dell’arte e Dirigente del Ministero per i Beni

e le Attività Culturali

Gabriele Borghini

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Madrid, Roma e poi ad Atene tra ilfebbraio del 1999 e il gennaio del2000 “El Greco. Identità e trasforma-zione” a cura di Josè Àlvarez Lopera.Fatto salvo dunque l’interesse critico,quello decisamente in minore dei nonaddetti ai lavori, si può imputare adiversi fattori la scarsa conoscenzadell’artista in Italia tra i quali, nonsecondario, è quello della rarità dellapresenza di sue opere nel nostroPaese; ad eccezione del caso illustredell’“Altarolo” della Galleria Estensedi Modena, del Corpus Farnesianodel Museo di Capodimonte a Napolicon il famoso ritratto di Giulio Clovio enella Pinacoteca di Parma Cristoguarisce il cieco; del “Gruppo ContiniBonaccossi” oggi agli Uffizi diFirenze; e di altri pochi casi sporadici.Inutile dire che la concentrazionedelle grandi opere di El Greco inSpagna (per non parlare dei museiamericani) presuppone spostamentie viaggi che non ne facilitano la cono-scenza presso il grande pubblico ita-liano. Dunque solo eventi espositivi digrande respiro europeo possono inqualche modo supplire alle difficoltàdivulgative, tanto più per un pittore

così intensamente medi-tativo e non sempre difacile acquisizione qualefu El Greco. E qui si toccail dato diffuso del linguag-gio che sostiene e strut-tura formalmente le sueopere di matrice antiteti-ca al tardo manierismocontro riformato. È stataMaria Calì in un velocema illuminante passaggiodel suo “Da Michelangeloall’Escorial” (1980) adarci la misura della liber-tà figurativa, rispetto allenormative tridentine, pro-pria della pittura di ElGreco, “la cui altissimalibertà pittorica mostra adogni istante come i con-trastanti indirizzi delmomento potessero essere convo-gliati sul filo della verità artistica al difuori delle aridità normative”, fino adattingere a quella sua “profonda reli-giosità” frutto di una meditazione piùche sui temi, sulle folgoranti contami-nazioni tra michelangiolismo e visio-narietà tintorettesca, tra precisione

percettiva e baluginare lirico, che tro-veranno un dispiegamento assolutoin capolavori come l’Espolio della cat-tedrale di Toledo o l’Entierro delConde de Orgaz.“Ladro di anime” definisce El GrecoGianna Manzini, e così lo inseriscenella temperie culturale di Cervantes,Gòngora e Teresa D’Avila, e noncredo tale epiteto dobbiamo conside-rarlo a senso unico, cioè solamenterivolto allo scandaglio che la sua artegetta verso il cuore profondo dei suoisoggetti, siano essi ritratti, episodistorici, scene sacre o vedute di città,ma anche ladro delle nostre anime,risucchiate davanti a quella rastrema-zione del senso puro nell’opulenzamaterica e nella smerigliatura lumino-sa. Giustificando così l’epitaffio di L.De Gòngora y Argote, “al sepulcro deDominiko Greco excelente pintor”:

“Questa in forma elegante, o pellegrino/di porfido lucente dura chiave,/ cela al mondo il pennello più soave/ che diede anima al legno, vita al lino.(…) Qui giace il Greco. Ereditò Natura/l’Arte; l’Arte lo studio; Ivi, i colori;/ le luci Febo; non l’ombre,Morfeo//(…).

di Teodoro Andreadis Synghellakis

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Nella pagina precedente: Guarigione del cieco nato, 1570-1575 ca.Olio su tela, cm. 50x61, Parma Galleria Nazionale.

A destra: particolare dell’Annunciazione del Trittico di Modena(tergo dell’anta destra), 1560-1565 ca. Tempera su tavola.

In basso: Ritratto di Giulio Clovio, 1570 ca. 58x86 cm. Napoli,Museo Nazionale di Capodimonte

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D al 5 al 7 ottobre 2007 si è svoltoa Roma il secondo Convegno

Internazionale sull’Insegnamentodella Lingua Neogreca in Italia, cheha offerto ai tanti partecipanti l’occa-sione di analizzare le sfide della lin-gua greca in Italia.Il convegno è stato organizzato dallaFederazione delle Comunità eConfraternite Elleniche in Italia, conla collaborazione scientifica dellaCattedra di Lingua e LetteraturaNeogreca della Facoltà di Lettere eFilosofia dell’Università di Roma “LaSapienza” e della Comunità Ellenicadi Roma e Lazio. Sotto il patrociniodei Ministeri degli Affari Esteri edell’Istruzione di Grecia, delSegretariato dei Greci all’estero(SAE), dell’Associazione Italiana diStudi Neogreci e dell’Ambasciata diGrecia in Italia.I suoi lavori, inoltre, sono stati tra-smessi in diretta via internet dall’a-genzia stampa Athens News Agency,trovando un forte riscontro presso igreci residenti in tutto il mondo.

Ai lavori hanno partecipato i neogreci-sti più importanti delle Università italia-ne, fra i quali Vincenzo Rotolo, RenataLavagnini, Alkistis Proiou, LuciaMarcheselli, Paola Maria Minucci,Anna Zimbone, Caterina Carpinato,Flora Molcho, Antonia Sofikitou, InesDi Salvo, Konstantinos Nikas, JannisKorinthios. Le Università greche sonostate rappresentate , fra gli l’altri, daiprofessori Dimitris Maronitis, AntonisTsopanoglu, Spiros Moschonàs, Pa-naghiotis Anastasiadis.Molto numerosa la presenza degliinsegnanti greci che lavorano all’este-ro e di quelli inviati in Italia dalMinistero dell’Istruzione ellenico,come pure quella dei responsabili peril settore linguistico delle ComunitàElleniche d’Italia.Hanno partecipato, inoltre, il presiden-

te del Segretariato dei Greci all’EsteroStefanos Tamvakis, e rappresentatidei Ministeri degli Affari Esteri edell’Istruzione di Grecia e d’Italia.Tutti i convegnisti hanno convenutosull’importanza di tali incontri, perpoter discutere dei problemi e ricer-care soluzioni, avendo come obiettivola diffusione più efficace del neogrecoin Italia e, più in generale, in Europa.Nel corso della cerimonia di aperturatenutasi alla Facoltà di Lettere eFilosofia dell’Università “La Sapienza”,l’ambasciatore di Grecia in Italia S.E.Charalambos Rocanàs ha sottolineatoche “l’Italia ha sempre costituito un ter-reno fertile per lo sviluppo della lette-ratura greca, che vi è fiorita tanto nel-l’antichità, quanto nell’epoca bizanti-na, particolarmente dopo la caduta diCostantinopoli, quando molti dotti

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di Maria Mondelou

L’insegnamento e La diffusione della Lingua Neogreca in Italia

Le prospettive del secondo Convegno Internazionale

In alto da sinistra: Il Presidente della Federazione delle Comunità elleni-che in Italia Nikos Mischos, il professor Vincenzo Rotolo, il professorDimitris Maronitis, Olga Eleni Paipeti, responsabile istruzione dellaFederazione delle Comunità Elleniche in Italia e la professoressa PaolaMaria Minucci

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sono giunti a Venezia. Le origini comu-ni delle due culture, i fraterni rapportisecolari tra le due nazioni hanno con-tribuito a fare dell’Italia, che ha tra-mandato la cultura nell’Europa e hailluminato il mondo, una culla deglistudi neogreci”.Il presidente del SAE, StefanosTamvakis ha evidenziato la necessitàdi ampliare i mezzi di diffusione delneogreco, mostrando anche quantosia necessaria la valorizzazione dellenuove tecnologie nella sua diffu-sione più ampia ed efficace.Il presidente della Federazionedelle Comunità e ConfraterniteGreche in Italia, NikolaosMischos, ha voluto sottolineareche “lo scopo del convegno è dirilevare i problemi che si presenta-no nell’insegnamento e nella diffu-sione del neogreco in Italia, di pro-porre soluzioni e di valutare il pro-gresso dei tentativi per un inse-gnamento del neogreco come lin-gua straniera, su base stabile. Ilneogreco- ha aggiunto- non è solola nostra lingua. É un soggetto dicultura universale”.Due le principali tematiche delconvegno : la teoria e la metodo-logia d’insegnamento della linguae l’applicazione pratica dell’inse-gnamento.Il professor Dimitris Maronitis, nelsuo intervento, ha esaminato l’ar-gomento della traduzione intralin-

gua ed interlingua, mentre SpirosMoschonàs, dell’Università di Atene,ha parlato dell’ideologia del monolin-guismo e dei concetti del bilinguismo.Le professoresse Anna Zimbone, daCatania e Ines di Salvo, da Palermo,si sono soffermate sulle questioni cheriguardano l’insegnamento del neo-greco come lingua straniera.La professoressa dell’Università diPalermo, Renata Lavagnini, ha pre-sentato i risultati del insegnamento

del neogreco nella Facoltà di Letteredi Palermo grazie al professorVincenzo Rotolo. Ha segnalato inoltreche la recente riforma degli studi uni-versitari in Italia, come pure i nuovidisegni di legge che entreranno invigore dal 2008-2009, potrebberoforse minacciare il futuro dell’inse-gnamento del neogreco, ponendoloin competizione con le altre linguestraniere, senza tenere conto dell’im-portanza del greco moderno per gli

studenti di lettere classiche Alle conseguenze dei cambia-menti sociali, ai mezzi multime-diali ed alla trasformazione delsistema universitario in rapportoall’insegnamento del neogreco ,ha fatto riferimento anche la let-trice dell’Università di Padova,Flora Molcho. Ha segnalatocome le nuove generazioni distudenti dimostrino, nella mag-gior parte, un livellamento d’inte-ressi. Senza l’entusiasmo, avolte, mostrato dalle generazioniprecedenti, nel ricercare, studia-re, leggere di iniziativa propria.Che spesso si limitano a quantoviene loro insegnato durante lelezioni, calcolando in modo sco-lastico i crediti che si possonoprendere da ogni lezione. Si èdomandata: “Sorgono due que-stioni fondamentali: nell’ambien-te universitario siamo migliorati,tenendo conto dell’aumento

Il numero di Foroellenico dedicato all’in-segnamento della lingua greca

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continuo di studenti di provenienzaeterogenea, della diffusione del neo-greco in un pubblico più vasto, grazieall’uso della multimedialità ed alla ric-chezza del materiale d’insegnamen-to? O Siamo forse peggiorati perchéla formazione finale degli studenti èpiù bassa di quella che riuscivamo adavere nel passato?”La professoressa dell’Università diRoma “La Sapienza”, Paola MariaMinucci, coordinatrice scientifica delconvegno, si è soffermata sulla que-stione della traduzione e sul program-ma degli studi dell’Università di Roma“La Sapienza”, che comprende la

specializzazione in traduzione. Hasegnalato che la maggioranza deglistudenti sceglie il programma di studidi specializzazione in lingua e in tra-duzione, invece di quella in letteratu-ra e in cultura. Gli studi in traduzionesi combinano con lo studio della lette-ratura o con un ambito tecnico-scien-tifico che include sopratutto la tradu-zione nei settori del cinema, del tea-tro, del giornalismo, dei saggi, dell’ar-cheologia.Caterina Carpinato, dell’UniversitàCa’ Foscari di Venezia, ha presentatole iniziative per sviluppo della lingua,della letteratura e della cultura neo-

greca in Veneto, grazie alle attività divari enti, come le Cattedre di Lingua eLetteratura Neogreca delle Universitàdel Veneto, dell’Istituto Ellenico diStudi Bizantini e Post-Bizantini diVenezia, della Comunità Ellenica diVenezia e del Consolato di Grecia. IlVeneto costituisce la regione italianadove l’insegnamento del neogreco alivello universitario è maggiormenterappresentato (Venezia, Padova,Verona).Daniele Macrìs è intervenuto sull’inse-gnamento del neogreco all’Universitàdi Messina, mentre Sotiris Tonas havoluto riferirsi all’attività didattica lega-ta al neogreco nell’Italia del Sud e spe-cialmente in Calabria. Sull’importanzadell’insegnamento della lingua grecanelle regioni ellenofone d’Italia haposto l’accento anche Caliopi Rapti.Gli insegnanti greci e di origine grecache lavorano nelle scuole delleComunità, e gli insegnanti inviati all’e-stero dal Ministero dell’Istruzionehanno presentato questioni cheriguardano la loro esperienza didatti-ca. Maria Kassotaki ha parlato del-l’andamento dell’insegnamento neilicei di Trieste. Alberto Furlaneto delciclo di lezioni di neogreco nellascuola media e superiore “MarcoFoscarini” di Venezia.La neogrecista Gaia Zaccagni, conun intervento su “lingua e culturacome approcci complementari nelladidattica del neogreco” ha presentatol’iniziativa della Comunità di Roma eLazio: la realizzazione di un program-ma sperimentale di lezioni sulla cultu-ra greca contemporanea che si rivol-ge agli insegnanti italiani, con atten-

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In basso: a sinistra: il presidente della Comunità dei greci ortodossi diVenezia Dimitris Zafeiropoulos, prende parte alla discussione

a destra la rappresentante del Ministero degli Esteri Anna Driva, con laprofessoressa Caterina Carpinato.

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zione particolare alla lingua, alla let-teratura, ma anche alla danza ed allatradizione gastronomica. Come havoluto ricordare, “nell’era della globa-lizzazione, in cui la tendenza è quelladi omologare e uniformare, la scom-messa è invertire la rotta e puntaresulla particolarità, sulla diversità inte-sa come fonte di arricchimento”.Athanasia Athanassopulu ha resopartecipi i convegnisti della sua espe-rienza didattica della lingua e culturaneogreca a Napoli. Con gli studentidel dipartimento di Archeologiadell’Università “Suor Orsola Benin-casa” di Napoli, ed i membri dell’asso-ciazione italo-greca degli “Ex Studentidelle Scuole Lassaliane di Rodi”. Nelsoffermarsi su un parallelo tra le dueesperienze, ha sottolineato che imetodi innovativi di insegnamento,trovano una più facile applicazione tragli studenti che non tra allievi piùmaturi, mentre, nell’esporre alcunedifficoltà oggettive riscontrate traquanti iniziano ad apprendere il neo-greco, ha citato le forme verbali istan-tanee e durative, l’accentazione, l’in-fluenza della pronuncia erasmianaappresa al liceo.Parte della discussione è stata dedi-cata anche all’introduzione dell’inse-gnamento del neogreco nei licei clas-sici di varie regioni d’Italia, con l’o-biettivo di riuscire a far inserire il neo-greco nel programma di un numero discuole italiane sempre maggiore.Vassiliki Papadopulu ha esposto iprincipi prescelti per organizzare lelezioni di neogreco nei licei classici diVenezia e Federica Ferrieri, ricerca-trice dall’Università di Padova, hapresentato un programma sperimen-tale d’insegnamento del neogreco neilicei classici del Veneto, che si avvaledelle nuove tecnologie.Proposte ed esperienze significativesono arrivate anche dai membri deiconsigli delle Comunità Elleniche,responsabili per le materie educative.Stiliani Giovaniti ha parlato del tenta-tivo della Comunità Ellenica di Parmadi inserire il neogreco nella scuolamedia e superiore, TheodoraCosmidis della realtà scolastica dellaComunità di Trieste, Georgia Sietisdell’esperienza della ComunitàEllenica di Roma e Lazio. GiorgioKunturis, rappresentante dellaComunità di Napoli, ha analizzato iproblemi che riguardano la burocra-zia, definendola “un ostacolo alla dif-fusione della lingua e la cultura grecaall’estero”.

Antonia Sofikitu, presidente dellaComunità della Sicilia, ha proposto ilcambiamento della struttura e dellalegislazione del sistema scolastico peri corsi di lingua neogreca, realizzatidalle comunità elleniche in Italia.Mentre Dimitrios Zafiropulos, presi-dente della Comunità di Venezia, haposto l’accento sulla collaborazione,coronata da successo, della ComunitàEllenica di Venezia, dell’Università diVenezia e dell’Istituto Regionale diRicerca Educativa (IRRE) per la pro-

mozione dell’insegnamento del neo-greco nel Veneto.A chiusura del convegno, Olga EleniPaipeti, responsabile per il settoreeducativo della Federazione delleComunità Elleniche in Italia, ha annun-ciato la decisione della Federazione dirichiedere ai responsabili istituzionalicompetenti (come il viceministro degliAffari Esteri e il ministro d’Istruzione)la creazione di posti per docenti di lin-gua neogreca in Italia - greci o di origi-ne greca- come pure l’inserimento uffi-ciale della lingua greca nelle scuoleitaliane, ossia la creazione di una“classe di concorso”.Anna Driva, del Ministero degli AffariEsteri di Atene, rappresentante delviceministro degli Affari EsteriTheodoros Kassimis, ha definito positi-va l’iniziativa dell’organizzazione delconvegno e si è complimentata per l’al-to livello degli interventi e della discus-sione. Ha segnalato che non è cosìimportante la quantità quanto la quali-tà delle cattedre di neogreco nelle

Università italiane, e l’esistenza di cen-tri, che stimolino la produzione di un’o-pera creativa. Ha aggiunto che l’inse-gnamento del greco moderno, in ognicontinente, presenta caratteristiche esfide differenti, ed ha analizzato l’im-portante lavoro realizzato in Australia.Infine, il professore onorario dell’Uni-versità di Palermo Vincenzo Rotolo hasottolineato l’alto grado di maturità e disenso di responsabilità delle comunitàgreche d’Italia, che ha definito come“tesoreria preziosa della lingua greca”,

che si è evoluta in continuazione,muovendosi fra tradizione e rinnova-mento. Ed ha anche segnalato il dove-re delle comunità di proteggere e dif-fondere la lingua.Nel corso del convegno, è stato fattoriferimento anche alla nostra rivista,Foroellenico. Il giornalista TeodoroAndreadis Synghellakis, nel suo inter-vento, ha definito Foroellenico, neisuoi dieci anni di vita, come “un tenta-tivo, unico, probabilmente, nel suogenere. Un ponte che cerca di raffor-zare il dialogo interculturale.” Ha volu-to ringraziare quanti hanno collaboratosinora - giornalisti, neogrecisti, profes-sori di altre discipline, scrittori, artisti -per far conoscere aspetti noti e menonoti della Grecia e del neogreco,aggiungendo, che “forse, Foroellenico,può fornire un utile contributo al dibat-tito su come debba concretizzarsi equali vie possa seguire l’arte delladiplomazia culturale”.

da sinistra Dafne Souli, Comunita Ellenica di Roma, Olga Eleni Paipeti,Dimosthene Mavros, insegnante di neogreco a Venezia, Nikos Mischos,Comunità Toscana Tirrenica, Giorgio Kountouris, Comunità di Napoli

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Mercoledì 7 novembre 2007 aFirenze, presso l’Auditorium al

Duomo, si è tenuto un incontro dedi-cato a Ugo Foscolo, personalità distraordinario rilievo e unanimementeconsiderato fra i più grandi poetieuropei degli ultimi secoli. L’evento èstato promosso dall’Associazioneculturale “Platyforos” di Zante, con lacollaborazione del Centro Romanticodel Gabinetto Scientifico LetterarioGiovan Pietro Vieusseux, dellaFondazione Romualdo Del Bianco edell’Opera di Santa Croce.Un evento importante, basato su unpersonaggio affascinante che puòessere considerato come perfettoesempio del connubio italo-greco.L’insigne letterato è senza dubbiopatrimonio comune dei due popolimediterranei, in virtù delle sue origini edel sentimento di amore che ha sem-pre nutrito per entrambe le nazioni.Le radici elleniche del grande poeta,infatti, sono talvolta trascurate poiché

l’autore de “I Sepolcri” èsolitamente citato comeillustre patriota italiano. Diconseguenza, si pensa chela sola patria del Foscolosia stata appunto l’Italia.Percezione sbagliata poiché la radicegreca del poeta emerge fin dallasemplice lettura della sua carta d’i-dentità. Ugo Foscolo nacque il 6 feb-braio 1778 a Zante (l’antica Zacinto),una delle isole Ionie, allora possedi-mento della Repubblica di Venezia. Ilpadre, il medico Andrea Foscolo, eranato a Corfù ma “veneziano” perdiscendenza e per studi, poichéaveva conseguito la laureaall’Università di Padova. La madre,Diamantina Spathis, era di originegreca. L’amore per le sue due patrierimase profondo nell’arco di tutta lasua vita, trascorsa in gran parte inesilio, prima in Svizzera e quindi aLondra, dove morì nel 1827. Questibrevi cenni biografici bastano da soli

per ricordarci che Foscolo è puregreco, come è emerso dai lavori delconvegno tenutosi a Firenze.I saluti iniziali sono stati portati dai rap-presentanti delle associazioni promo-trici del convegno: Maurizio Bossi(direttore Centro Romantico delGabinetto Scientifico Letterario G.P.Vieusseux), Paolo Del Bianco(Presidente Fondazione Romualdo DelBianco) e Kiki Karidaki (PresidenteAssociazione “Platyforos”). Quindi èstata la volta di due interventi da partedi autorevoli studiosi. Lo storico grecoDimitri Arvanitakis, del Museo Benakidi Atene, ha presentato una relazionesul tema “Prima dello Stato Nazione.Ugo Foscolo fra Grecia e Italia”. Il pro-fessor Arnaldo Bruni, Ordinario

Ugo Foscolo: La natura “greca” del grande poeta

di Rudy Caparrini

Ugo Foscolo

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Letteratura Italiana presso Universitàdi Firenze, ha dedicato il suo interven-to al tema “La grecità di Ugo Foscolo”.L’incontro si è concluso con una partepuramente artistica, dal titolo “Liberecarte. Poesia di Ugo Foscolo”. GiorgioFiorentinos e Rosaria Lo Russo sisono cimentati nelle sempre affasci-nanti letture foscoliane, opere davvero“immortali”, che resistono al trascorre-re del tempo senza perdere neppureuna minima parte del loro valore. Aimpreziosire il contesto ha contribuitouna rappresentazione musicale dellestesse liriche di Foscolo, opera delcompositore zantiota Iacovo Koni-topoulos ed eseguita dal mezzo sopra-no Margarita Syngeniotou e dalla pia-nista Adriana Iacoumelou.Gli interventi di Arvanitakis e Brunihanno fatto luce sulla natura “greca”del grande poeta.Dimitri Arvanitakis ha esaminato lamateria dal punto di visto storico, pre-sentando un’analisi che ha tenutoconto del contesto dell’epoca. Fra lemolte note degne di attenzione, sisegnala la presa di coscienza che igreci hanno di Foscolo un’idea moltosingolare: “Nelle isole Ionie è un com-patriota, uno zantiota. Per il resto

della cultura greca, invece, apparequasi come fonte di imbarazzo, lafigura più grande dell’ellenismo immi-grato”. Pur ammettendo il carattereprevalente dell’italianità di Foscolo,Arvanitakis ha però precisato che ilpoeta “non obliò mai né la terra di ori-gine né tantomeno la Grecia”.Il Professor Bruni ha ricordato la cru-ciale importanza nella formazione cul-turale degli anni trascorsi a Zacinto.“Foscolo visse tredici anni a Zante, trainfanzia e prima adolescenza. Si trat-ta di età della vita esposte alle rievo-cazioni fantastiche e alla mitologiadell’adulto. Non per caso Foscoloebbe a ricordare più volte nelle suelettere, con profonda nostalgia, i gior-ni beati di un’infanzia trascorsa felicenella sua luminosa isola mediterra-nea”. Bruni ha riportato una testimo-nianza dello stesso poeta che può, atutti gli effetti, essere considerataun’esplicita ammissione di una grecitàmai perduta né dimenticata. Nella let-tera “A Jakob Salomo Bartholdy”,datata 29 Settembre 1808 e inseritanel suo Epistolario, II, il grande intel-lettuale zantiota scrive testualmente:“(…) non oblierò mai che nacqui damadre greca, che fui allattato da

greca nutrice e che vidi il primo raggiodi sole nella chiara e selvosa Zacinto,risuonante ancora de’ versi con cheOmero e Teocrito la celebravano.Percorrendo la terra, cercai indarnotra popoli dotti ed ingentiliti l’amoreostinato del suolo natio, l’antica ospi-talità, la riverenza alla vecchiaia, lapietà materna e le altre schiette efiere virtù che risplendono tra la bar-barie, le superstizioni, il servaggio e letenebre della Grecia moderna”. Bruniha spiegato in modo eloquente che ilFoscolo, ripercorrendo da adulto lapropria esperienza, ammette di avereappreso nell’adolescenza i valori fon-danti della sua formazione: il sensodell’ospitalità, l’amore per famiglia, lafierezza personale. Ha sottolineatoBruni: “Foscolo confessa di dovereagli anni di Zante l’amore per i versi diOmero, autore che costituisce il puntodi riferimento di tutta la sua ricercaartistica. A questa esperienza egliritornerà costantemente, accarezzan-do, almeno dal 1807, il sogno di unatraduzione dell’Iliade e cercando diricondurre al modello insuperato dellagrecità i suoi tentativi artistici.”D’altronde la grecità di Foscolo, haconcluso Bruni, emerge in tutta la sua

A destra: la cappellina dedicata al Poeta dove, in sua memoria,arde perennemente un lume.È situata proprio dove si trovava la casa natale di Ugo Foscolo.

Sotto: la città di Zante prima del terremoto dell’agosto 1953.

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passione nel sonetto “A Zacinto”. Ilpoeta celebra in maniera quasi mito-logica la sua terra parlando di “sacresponde” ed evocando elementi basila-ri della cultura ellenica della grandeetà classica: Omero, Venere, il GrecoMar. Una dimostrazione emblematicadi un profondo amore per la Grecia eper i greci.Il Centro Romantico del GabinettoScientifico Letterario Giovan PietroVieusseux, settore dell’istituto fiorenti-no finalizzato allo studio della civiltàdell’Ottocento e ai rapporti fra culture,ha collaborato attivamente per realiz-zare il “viaggio letterario foscoliano”che l’associazione culturale “Platyfo-ros”, con sede appunto a Zacinto, haorganizzato per i propri soci. Eranoben novanta i cittadini zantioti giunti aFirenze per onorare la memoria di ungrande poeta, profondamente amatoin Italia e in Grecia. La partecipazionedi questo gruppo ha assunto valorespeciale sia per l’elevato numero siaper il significato più ampio in senso“socio-culturale”. Spiega MaurizioBossi, direttore del Centro Romanticodel Gabinetto Vieusseux: “Questi citta-dini non erano tanto specialisti di studiletterari, quanto membri della societàcivile impegnati in diverse attività eprofessioni. È stata una testimonianzaparticolarissima e importante di comela poesia trascenda confini geograficie differenze di formazione e di espe-rienza”.Il convegno su Foscolo testimonia lagrande attenzione che il GabinettoVieusseux dedica alla RepubblicaEllenica. Da molti anni, in occasione

della festa dell’Indipen-denza Nazionale dellaGrecia (25 marzo), ilCentro Romantico orga-nizza incontri tematici suirapporti tra Italia e Grecianel primo Ottocento, inricordo del sostegno con-vinto che fu garantito almovimento indipendenti-sta greco da parte diGiovan Pietro Vieusseux,fondatore nel 1819 aFirenze del GabinettoScientifico Letterario, edal nutrito gruppo di intel-lettuali fiorentini che attor-no a lui operavano perfavorire il progresso civiledei popoli. Molte sonostate le conferenze orga-nizzate dal Viesseux incollaborazione con laComunità Ellenica diFirenze. Il 25 marzo 2007 si è tenuto ilconvegno “Greci e Italiani in dialogonel primo Ottocento”, con la partecipa-zione di Dimitris Arvanitakis,Francesco Bruni, Tzortzis Ikonomou,Teodoro Koutsogiannis, AnthonyMolho, Gaspare Polizzi, DonatellaRasi, Alessandro Volpi, ConstantinaZanou. Il Centro Romantico ha inten-zione di pubblicare i testi delle confe-renze e del convegno in un volumeche rappresenterà un contributoimportante per la storia dei rapporti frala cultura greca e quella italiana nelprimo Ottocento, epoca che vide neipopoli europei il fiorire di speranze e diprogetti di ampio respiro.

Un impegno che in futuro vuole diveni-re ancora maggiore, come spiega lostesso Bossi: “la conoscenza dell’As-sociazione Platyforos e dei suoi pro-grammi, l’intesa immediata con la suapresidente Kiki Karidaki, la collabora-zione fattiva con Adriana Caponehanno aperto nuove prospettive e datoulteriore stimolo allo studio dei rappor-ti storici e attuali tra Italia e Grecia. Noncerto secondario, in questo, il calore eil piacere dell’incontro con i cittadini diZacinto, con i quali speriamo di ripete-re iniziative come questo “viaggio lette-rario” in onore di Foscolo”.

A ZacintoNé più mai toccherò le sacre spondeove il mio corpo fanciulletto giacque,Zacinto mia, che te specchi nell’ondedel greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole fecondecol suo primo sorriso, onde non tacquele tue limpide nubi e le tue frondel'inclito verso di colui che l’acque

cantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello di fama e di sventurabaciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,o materna mia terra; a noi prescrisseil fato illacrimata sepoltura.

I resti della fortezza veneziana appenasopra la collina di Bochali.L’isola, nel XV sec. fu uno dei principalipresídi della Repubblica di Venezia nelmar Ionio e l’effige del leone di S. Marcotestimonia ancora, a distanza di secoli,l’importanza strategica del luogo.

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Notizie, poesie, storie del passato ma anche articoli scientificiscritti da autori greci e italiani, tutto quello che riguarda gli elle-

nofoni della Calabria si trova nelle due edizioni bilingue(in dialettogreco-calabrese e in italiano) che si intitolano: Foni diki ma e i Fonitu Richudìu. Questa ultima è una edizione più specializzata sullazona di Richùdi e fa parte della edizione più generale.Tra le pagine emerge il passato ed il presente, un presente ricco diiniziative, della terra che per secoli ha conservato la sua lingua e lasua civiltà di origine greca.Le riviste Foni diki ma e i Foni tu Richudìu sono un modo per farcomunicare tra di loro le persone che si sentono legatea questo passato comune di cui sono molto fiere. Infatti,le loro riviste sono anche la tribuna tramite la qualeesprimono e diffondono i loro pensieri, i loro ricordi, laloro preoccupazione sul futuro della loro lingua. Oltre iconfini della Calabria, le riviste si rivelano strumentiimportantissimi per chi voglia studiare il territorio e isuoi abitanti, dal punto di vista linguistico o antropologi-co, ma anche per chi desideri semplicemente farsi un’i-dea su chi sono gli ellenofoni di Calabria.

di Athanasia Athanasopoulou

La voce greca di CalabriaLa voce greca di Calabria

Uno scorcio dell’antico abitato di Roghudi

Page 44: La sorprendente modernità di Dominikos Theotokopoulos

...quando termina un’opera, la lascia asciugare, ed usa la spugna per sottrarre colore, cosicché si renda palese la luce interiore dell’uomo. Per questo parliamo di una “luce misteriosa”, legata a questo artista...

Michalis Doulgeridis