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giornale studentesco del liceo scientifico einstein NUMERO 2 · ANNO IX · APRILE 2012 lse.te.it

La Voce 2 - aprile 20123

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Giornalino scolastico La Voce - numero 2 aprile 2012

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giornale studentesco del liceo scientifico einstein

NUMERO 2 · ANNO IX · APRILE 2012 lse.te.it

NUMERO 2 · ANNO IX · APRILE 2012

SOMMARIO

EditorialeLa scelta universitaria

3 “EX” Files (Parte seconda) · b.f.c.

Uno sguardo sul mondo4 Siria. . . Veto alla democrazia? · ceccho b.s.

5 Euro default? · erni

5 Uomini che odiano le donne · sharon

6 Elogio del cornuto · igor

7 Primavera · gloria plebani

Forza Albert8 Autoscontri Atomici · debora

10 Alan Turing · fiore

11 Piú speranze. . . nelle proteine! · giulia e debora

Intervista doppia11 Bartolini vs. Di Donato · fiore

I colori della letteratura12 A un passo da me · daph

14 Nella media · marco

16 Prologo · marco

Io c’ero!18 “Ehi! Negrita” · b.f.c.

Recensioni e spettacoli18 Tony Bennett - An American Classic · stefano

20 Follia di Patrick Mc Grath · kyra

Parsley, Sage, Rosemary and Thyme20 Pizza di Pasqua e casciata · benedetta & giulia

TEXnologia22 Leggere nel XXI secolo · cristian

Fortissimamente sport24 Pallone assassino · abau

Il mondo animale24 Bianco, bianco, nero, bianco, bianco · serena

Fumetti26 S. Valentino · elliot

Enigmistica28 Parole crociate e altri giochi

REDAZIONE

CoordinatoreProf. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi

CaporedattriceFabiana (Fava) Di Mattia

CopertinaGaia Babbicola

Codifica LATEXIgor ["aIgO:*]

Vignettisti e disegnatoriPamela Primula, Ludovica Palucci, Francesca Chionchio,Dario Marconi

Enigmistica e giochiFrancesca Di Marco, Giuseppe Fichera, Caterina Trimarelli,Patrick Serafini

FotografiGloria Plebani, Serena Cipolletti, Laura (Leire) Di Antonio

RedattoriAlessandra (Marjane) Pierantoni, Alice (Moody) Francioni,Amedeo Gramenzi, Annika (Mrs Hyde) Oliverio, Antonella(Elliot) Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, BarbaraFrancesca (B.F.C.) Cicconetti, Benedetta Ettorre, Cecilia Lupi-netti, Cristian Di Pietrantonio, Daniel (Abau) Di Febo, Danila(Fiore) Migliozzi, Dario Marconi, Diana (Daph) Petrescu, Er-nesto (Erni) Consorti, Fabiana (Fava) Di Mattia, Federica(Fede) Goderecci, Flavia (Bas^^) Cantoro, Francesca Chion-chio, Gianluca Di Egidio, Giorgia Piccioni, Giulia De Febis,Guerino Toppi, Jacopo Ambrosini, Ludovica Palucci MarcoMatani, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Matteo Della Noce,Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi, Sara Santarelli, SerenaCipolletti, Sharon Rubini, Simone (Hank Moody) Stranieri,Stefania (Kyra) Standoli, Stefano Mazzagatti

ColophonRealizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, ViaLuigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famigliedi font Palatino di Hermann Zapf e Iwona di Małgorzata Budyta.Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del liceo.

Sito web del liceolse.te.it

CC© 2011− 2012 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramohttp://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode

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La scelta universitaria Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Editoriale

Ricordo di Mœbius

un racconto a forma

d’elefante

di NANDO COZZI

nel numero 4 del 1 ottobre 1975

della mitica rivista di fumetti e cul-tura Métal Hurlant, il poliedrico ar-tista francese Jean (Mœbius) Giraudscrisse a nome de Les HumanoïdesAssociés il credo estetico di una gene-razione, “Il n’y a aucune raison pour

qu’une histoire soit comme une mai-son avec une porte pour entrer, desfenêtres pour regarder les arbres etune cheminée pour la fumée. . . Onpeut très bien imaginer une histoireen forme d’éléphant, de champ deblé, ou de flamme d’allumettes sou-frée.”(Non c’è alcuna ragione perchéuna storia sia fatta a forma di casacon una porta per entrare, delle fine-stre per guardare gli alberi e un cami-no per il fumo. Si potrebbe benissi-mo immaginare una storia in formad’elefante o di campo di grano o difiamma di fiammifero.)

E quando mi capitò di leggere Ar-zach (o Harzak o Harzack o perfino Har-zach, ecc.) per la prima volta ebbieffettivamente davanti agli occhi unracconto non piú “a forma di casa”,razionale, ma scontata. Era una poe-tica contorta forse, ma viva e creati-va, capace di cambiarmi la percezionedella realtà da banale quotidianità inmeravigliosa visionarietà.

Voglio sperare che il paradiso deifumettari (dove è sicuramente appro-dato Moebius il 10 marzo scorso) siadavvero “en forme d’éléphant”. Buencamino, Mœbius!

La scelta universitaria“EX” Files (Parte seconda)

di B.F.C.

Finalmente l’attesa è finita! Leggen-do la seconda parte dell’intervista

agli ex alunni del nostro liceo, potre-te tornare a dormire serenamente lanotte. Dopo un tuffo nel passato, i ra-gazzi raccontano la loro quotidianitàuniversitaria, le nuove esperienze, lebrutte figure, insomma tutto quelloche un giorno riguarderà anche noi.

Per quale motivo hai scelto la facoltà chefrequenti/hai frequentato? (1) (Ingegne-ria meccanica) Voglio rendermi utilenel campo dell’Energetica, [. . . ] odiola politica del petrolio, anche se devoammettere che ha portato un notevolesviluppo tecnologico. I tempi, però,sono cambiati, il nostro futuro sonole energie alternative. (Claudio Patta)(2) (Ingegneria civile) Credimi non loso. Non c’è giorno che non mi chie-da: “Ma che ci faccio qui?” (Edoar-do Di Pietro) (3) (Ingegneria gestiona-le) Non mi hanno voluto a medicina.(Francesco Giansante) (4) (Informati-ca) Sono arrivato alla conclusione chel’unico rapporto stabile che riesco adavere è con il mio pc, per cui devostudiarlo per capire come fecondarlo.(Lorenzo Addazi)

Come hai vissuto il distacco dalla tua fa-miglia e dai tuoi amici? (1) All’inizio

non è stato facile, ma pian piano cisi abitua, è un’esperienza importan-te per crescere. (Andrea Bonomo)(2) Me li ritrovo sempre tra le scato-le. (Gianluca Di Giacinto) (3) I veriuomini sopportano anche questo, ec-co perché io ho pianto tutte le nottisotto le coperte. . . Scherzi a parte, èdura ma si impara molto. (StefanoD’Onofrio)

Hai mai pensato di mollare tutto e andarea lavorare? (1) È il classico sintomoche viene fuori quando fallisci il pri-mo esame. (Alessandro Tertulliani)(2) (3) Seriamente no, ma un pensie-ro ogni tanto ci scappa, vorrei fareil gigolò. (Dario Valerii) (4) (5) L’hofatto per un anno per potermi pagaregli studi. Soprattutto dopo aver ca-pito cos’è, darei il sangue per poterstudiare a vita. (Lorenzo Addazi)

In che modo ti sei preparato ai testd’ingresso? (1) Quiz, quiz, quiz.(Alessandra Catalogna) (2) Ho chiu-so i libri e sono andato in spiaggia,è stata una bella estate. (EdoardoDi Pietro) (3) Non mi sono prepara-to, ho voluto godermi le vacanze al100%, infatti non sono stato ammesso.(Pierpaolo Quaranta)

C’è qualcosa che non avresti mai pensa-to che ti accadesse all’università? (1) I

ladri a casa. (Roberto Paterna) (2) For-se rendermi conto che ogni tanto lacasa in cui vivi necessita di essere pu-lita. (Marco Di Marcantonio) (3) Ri-morchiare le professoresse. (StefanoD’Onofrio)

Brutte figure fatte da matricola? (1) So-no entrato in un laboratorio di anato-mia, con la valigia in mano, chieden-do dove fosse lettere. (Giacomo DiFrancesco) (2) Sedersi in aula e vedereche, dopo cinque minuti, il professoreinizia a distribuire i fogli di un esameche non devo fare. (Gianluca Di Gia-cinto) (3) Mi sono inceppato mentrefacevo una domanda al professore, sisono messi tutti a ridere. (Marco DiEgidio) (4) Primo giorno di lezione,entro in ritardo nell’aula, mentre apropiano la porta si sente che scende ilsilenzio e il professore mi guarda edice: ”Ah. . . lei è venuto per fare unsaluto?” (Marco Di Marcantonio)

Nuove esperienze legate all’universi-tà? (1) Dormire in facoltà perl’occupazione. (Giacomo Di France-sco) (2) Vino in ogni momento dellagiornata. (Massimiliano Mucciarel-li) (3) Imparare a cucinare e a tenereuno straccio in mano credo che siagià molto! (Sabrina Vallarola)

Come hai affrontato i tuoi primi esami?

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Ansia? (1) Ma che ansia. . . . Caffè eMontenegro e via all’appello. (Ales-sandro Tertulliani) (2) I primi esamili ho sentiti molto. Certi cavolo didolori di pancia assurdi! Poi ci fai ilcallo. . . ma anche no! (Claudio Patta)(3) Per il primo in particolare avevoun’ansia assurda. La mattina quasimi tremavano le gambe poi, durantel’esame, mi è passato. (Ugo Di Carlo)

Riti scaramantici prima dell’esame?(1) Durante il tragitto per andareall’università, faccio due volte la ro-tonda di piazza Garibaldi. (Alessan-dro Tertulliani) (2) Studiare. (DavideDi Curzio) (3) Sparare uno Zeus ailupi ed indossare la stessa magliet-ta viola anche d’inverno. (FrancescoGiansante) (4) Un post su facebookcon scritto: “BANZAIIIII”. (Gianmar-co Ferreo) (5) Non mi taglio la barba.(Marco Di Egidio)

Sei felice delle scelte che hai fatto?(1) Non posso dire di essere entusia-

sta di ogni mia scelta, ma solo di aver-lo fatto consapevolmente. (Marco DiMarcantonio) (2) Piú che felice sonoconvinto, felice però lo sarò. (StefanoD’Onofrio) (3) Si, non cambierei nien-te di quello che è stato [. . . ] Prendetedalla vostra vita tutto quello che offre,bene e male, a lungo andare le espe-rienze negative saranno insegnamentie quelle positive vi daranno la forzanei momenti piú difficili! (StefanoCipriani)

Se potessi tornare indietro, cosa cambie-resti? (1) Studierei di piú, no stoscherzando, non cambierei nulla. (Da-niele Trubiani) (2) Probabilmente mifarei bocciare per farmi un altro an-no di scuola. (Edoardo Di Pietro)(3) Niente, non sarei la persona chesono ora. (Federico Eugeni) (4) Pen-so sia passato troppo poco tempo perdirlo. (Marco Di Egidio)

Quale consiglio ti senti di dare a colo-ro che stanno ancora frequentando il li-

ceo? (1) Rimpiangerete il liceo, an-che se quello che vi aspetta è bellissi-mo. (Alessandra Catalogna) (2) Me-glio studiare che copiare (parola diun ex copione). (Giacomo Iaderosa)(3) Non state male per i brutti voti,quelli non sono problemi veri. La co-sa che non vi auguro è di vivere solodi studio, quando uscirete di lí nonsaranno i libri che avevate davanti astrapparvi un sorriso, ma sarà tuttoquello che avevate intorno. (MarcoDi Marcantonio) (4) Divertitevi! Vi-vete ogni esperienza al massimo, fatecasino, studiate il giusto e bevete ilNegroni prima della maturità. (Mas-similiano Mucciarelli) (5) Di non spe-rare che finisca in fretta e, allo stessotempo, di non aver paura di quel cheverrà dopo! (Sabrina Vallarola)

Selezionare e tagliare le risposteè stato davvero difficile, erano tut-te molto belle e particolari. Speroche nessuno ci sia rimasto male e, dinuovo, grazie a tutti!

Uno sguardo sul mondoSiria. . . Veto alla democrazia?

di Ceccho B.S.

Tank e veti contro la democraziapopolare. È questa la sintesi della

situazione di uno dei popoli protago-nisti della Primavera Araba: quellosiriano. Armati di volontà di rivol-ta contro il regime di Bashar Assad,di iPhone, di video e commenti suFacebook e Twitter (non facciamociillusioni: anche di armi proprie e im-proprie per difendersi o attaccare) iribelli siriani sono costretti a fronteg-giare nemici fisici e psicologici. Dientrambe le categorie fanno sicura-mente parte i soldati di Bashar Assad,i quali hanno col passare dei mesiviolato quasi ogni diritto umano vi-gente. E questo non fa sicuramentepiacere a chi piú di tutti noi dovrebbevigilare sui diritti umani negati nelmondo, e cioè l’ONU. Dico dovreb-be, perché di certo le misure presecontro i carri armati che stanno bom-bardando i civili in città come Homsnon sono sufficenti a fermare la mat-tanza, anche perché al suo interno visono nemici “psicologici” della demo-

crazia siriana ; e non in posizioni disecondo piano, ma anzi in poltronedi alto livello, come il Consiglio diSicurezza, dove in poche parole si de-cide se mandare o no i famosi (e quasimitici, visto il loro scarso utilizzo inquesti casi) Caschi Blu. I nomi di que-sti nemici sono Cina e Russia, e indata 4 Febbraio hanno, come da lo-ro già annunciato, posto il veto, cioèhanno bloccato, la risoluzione ONUche prevedeva la “decapitazione” (an-dando contro le tradizioni francesi,figurata e non fisica) del regime siria-no grazie alle dimissioni di Assad el’elezione a presidente del suo vice.D’altronde, l’ONU, presunto tempiodella democrazia, della libertà e deidiritti umani, ha da sempre ospita-to paesi apertamente antidemocraticiper motivi geopolitici ed economiciche forse noi non comprendiamo, mache vanno contro un principio basedell’agire umano: la coerenza. I già ci-tati Cina e Russia, entrambi paesi do-ve lo “Stalinismo di Stato” è stato ed ètuttora applicato, sebbene non cosí pa-

lesemente come in passato, non sonogli unici lupi in quel cosí importanteconsesso di “agnelli”; qualche annofa, la Cuba di Fidel Castro (dove nonsi potevano avere cellulari e compu-ter fino a qualche anno fa) e la Libiadel fu Muammar Gheddafi (da pocoliberata dai ribelli e dalle spie anglo-francesi) furono elette nella Commis-sione ONU per i diritti umani. Nonè un errore di stampa: due dei paesipiú dittatoriali e meno rispettosi deidiritti umani ripeto, all’epoca dei fatti,furono eletti a presiedere la commis-sione internazionale che vigilava suidiritti fondamentali dell’essere uma-no. Un po’ come se quel “buon dia-volo” di Hitler fosse stato chiamatodalle Nazioni Unite a difendere i nerie gli ebrei assieme alla setta del KuKlux Klan. Non meravigliamoci dun-que che l’ONU sia cosí poco reattivoalle emergenze umanitarie. Speria-mo solo che la Democrazia veda laluce anche in questa terra ove il san-gue non cessa di scorrere affiché unnuovo corso abbia inizio.

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Uno sguardo sul mondo Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Euro default?

di Erni

Ultimamente vi sono stati nuoviviolenti scontri in piazza ad Ate-

ne per protestare contro i tagli dellanuova amministrazione Papademosnei confronti degli impiegati pubblicie questo riapre il dibattito sulla per-manenza della Grecia nella zona Euro.Infatti alcune agenzie di rating1 comeStandard & Poor’s e Moody’s non sifidano della ripresa e si ricomincia aparlare della possibile uscita del pic-colo stato dalla moneta unica europea,facendo ripiombare l’Europa in unostato di insicurezza generale. Comemai?

Sono diversi i motivi per cui laComunità europea continua ad aiu-tare la Grecia per evitare il default2

e l’uscita dalla moneta unica. Primadi tutto per una questione di fiducia,infatti tutto il mercato si basa su datiimmateriali piuttosto che su dati con-creti, e uno dei piú importanti di que-sti dati è la fiducia verso i venditori,ossia proprio gli stati europei che su-birebbero un fortissimo contraccolpo,poiché se l’UE non è in grado di aiu-tare uno dei suoi membri piú piccoli,cosa accadrebbe se venissero a trovar-si in una condizione del genere na-zioni piú grandi come Italia e Spagna(situazione molto probabile). La con-seguenza sarebbe il collasso generaledell’economia del nostro continente.

Da questa crisi di fiducia scaturi-

rebbero una serie di conseguenze acatena, proprio perché conterebberosolo quegli stati con una solida situa-zione finanziaria (come la Germania)e questo aumenterebbe lo spread3 frai titoli di stato tedeschi e gli altri, inne-scando una serie di crisi soprattuttoall’interno dei paesi cosi detti piigs

(Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia eSpagna). Infine, la stessa crisi di fi-ducia metterebbe a repentaglio anchequei fondi che l’Unione Europea e laBanca Centrale hanno destinato allostato ellenico.

Se da una parte quindi, l’Europasi muove per scongiurare una possi-bile uscita della Grecia, anche questala vorrebbe evitare. Fuori dalla zo-na Euro, infatti, la Grecia potrebbesí salvarsi dal collasso finanziario tor-nando ad emettere tanta carta monetaquanto basta per bilanciare i propridebiti, ma, per fare ciò, la quantitàdi carta moneta da stampare sareb-be cosí elevata che condannerebbe laDracma, ossia la moneta greca, a su-bire una forte svalutazione nei con-fronti sia dell’Euro sia del dollaro acausa dell’inflazione4 che inevitabil-mente crescerebbe vertiginosamente,per non parlare, poi, delle banchefrancesi e tedesche creditrici che nonsarebbero mai rimborsate, ossia i ri-sparmiatori piccoli e grandi di talibanche.

Sembra quindi scongiurata l’usci-

ta della Grecia dalla zona Euro, el’interrogativo da porsi se mai è per-ché sia stato permesso a una nazionecosí debole di entrare nel sistema Eu-ro, e perché, una volta dentro, nonsia stata controllata. Possibile infattiche basti lasciar prendere a un paesescelte finanziariamente sbagliate permettere a rischio l’intera comunità?

Una soluzione potrebbe essere unvero governo centrale europeo, chedettasse le linee guida principali per icomponenti, controllando le azioni diquesti e intervenendo quando la situa-zione degenererasse, come appuntonel caso ellenico, formando un vera epropria federazione europea che rap-presenterebbe non solo la risposta allacrisi monetaria, ma anche una solu-zione possibile per poter continuarea rimanere al passo degli Stati Uniti edelle altre potenze emergenti come laCina.

note

1Agenzia di rating: Società che studiano la so-lidità finanziaria di istituzioni private o anchepubbliche come gli stati.

2Default: insolvenza finanziaria.3Spread: si tratta della differenza tra i tassi

di rendimento di due obbligazioni della stessadurata, come per esempio i btp e i bund, os-sia i buoni del tesoro italiano e quelli del tesorotedesco.

4Inflazione: generale e continuo aumentodei prezzi di beni e servizi in un dato perio-do di tempo che genera una diminuzione delpotere d’acquisto della moneta.

Uomini che odiano le donne

di Sharon

“Ciao! Sei molto carina!”: è cosíche inizia l’inferno. E non per

quelle poche donne che abitano nellegrandi città dei grandi Paesi, sempretroppo lontane dai nostri occhi perpreoccuparcene, ma per ragazze del-la nostra età che hanno paura del fi-danzato, o peggio, di tornare a casa.Quando pensiamo a incesto non pen-siamo all’interrogazione di storia suifaraoni in Egitto o a Boccaccio che par-la dell’amore platonico di Tancrediper la figlia Ghismunda, ma a quelleragazze che scappano di casa, che vi-

vono in un sotteraneo o che vengonouccise. Solo in Italia nel biennio 2009-2010 gli omicidi in famiglia sono stati235, e tra questi 178 gli sono omicidifamiliari e 57 gli omicidi di relazione.Secondo uno studio del dipartimen-to di giustizia degli Stati Uniti i 2/3

degli attacchi violenti contro le don-ne sono commessi da qualcuno che leconosce, circa 1.550 donne vengonouccise ogni anno da mariti e amantie circa 2.000.000 di uomini ogni annouccidono la propria partner.

Se ascoltiamo gli uomini che abu-sano delle proprie mogli ciò che sen-

tiamo piú spesso è sí come questesiano terribilmente inadatte per loro,ma allo stesso tempo anche come sia-no estremente dipendenti dalle loropartner, abbiano paura di un rifiuto,di un abbandono e vogliano sentirsiaffermati. La donna si sta ribellan-do dopo cinquemila anni! Volgendolo sguardo al passato, l’uccisione del-le mogli era cosa molto piú frequen-te, principalmente perché le violenzedomestiche sono state a lungo con-siderate questioni private. Tuttavia,in alcuni Paesi è ancora normale pic-chiare la moglie o la figlia per “ono-

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

re”: si pensi che nel 1993, in Pakistan,dei 400 casi di denucia di violenzaquasi la metà si sono conclusi con lamorte della moglie, e che in Perú il70% dei reati denunciati riguardanodonne picchiate dai propri mariti (eche nella maggior parte dei casi nonottengono giustizia).

Purtroppo la problematica non èascrivibile alla semplice violenza fi-sica; anche l’intimidazione, il gradodi alfabetizzazione, la cultura e la re-ligione giocano un ruolo importante.Secondo un referto pubblicato dalleNazioni Unite, nei Paesi piú poveri, edi conseguenza con un tasso di alfa-betizzazione piú basso, le donne con-siderano la violenza domestica ordi-naria amministrazione. Basti pensareche molte ragazze africane non si op-

pongono alle mutilazioni che ancoraoggi alcune società tribali impongo-no. Un’importante testimonianza sul-la condizione delle donne in India ciè fornita dal romanzo di Bapsi Sid-wa, Acqua. La protagonista del libroviene costretta a sposarsi all’età disei anni e, in seguito alla morte delmarito, viene rinchiusa in un ashram,dov’è costretta a mendicare, a vestireun sari bianco senza cuciture, portarela testa rasata, e a vivere lontano dallasua famiglia. Nella cultura braminicainfatti la vedova non è piú considera-bile una donna, poiché non può néfare figli né tantomeno servire il ma-rito (ed è anche questo il motivo percui molte giovani indiane scelgonodi ardere sul rogo del marito ormaidefunto).

Tuttavia, alcune donne a costo disubire minacce e ritorsioni si sono ri-bellate, come Wangari Maathai, ke-niese, fondatrice del Green Belt Move-ment e premio Nobel per la Pace nel2004; o Sampat Pal che ha fondatola“Gulabi (pink) gang”, la gang del sarirosa, un’organizzazione che lotta perimpedire soprusi e abusi nei confron-ti di donne e bambini. Last but notleast, Shirin Ebadi, premio Nobel perla Pace nel 2003, che per aiutare il suoIran a tornare alla democrazia si è au-toesiliata. Come diceva uno strategamilitare “vincerai quando riuscirai acapire il tuo nemico”, allora cerchia-mo di capire perché questi uomini sicomportano cosí, non fermiamoci al-la semplice frase “l’uomo è un essereviolento e lo sarà sempre”.

Elogio del cornuto

La paradossale “fedeltà” di Leopold e Molly Bloom.

di Igor ["aIgO:*]

Le stanche cronache giornalisticheci consegnano una lunga teoria di

“uomini che odiano le donne” che, indifesa di un malinteso senso d’onore,puniscono, picchiano, perseguitano(“stalking”) e, troppo spesso, uccido-no le loro compagne (nonché i lorofigli e chi si trova di mezzo).

Solo occasionalmente si registra-no casi di violenza ad opera di donne(di solito, sui figli), ma sono moltidi meno. La violenza domestica è so-prattutto di sesso maschile. Se non micredete, chiedetelo alle vostre nonneo bisnonne.

Esiste una sorta di predisposizio-ne alla violenza da parte degli uo-mini? Sembrerebbe proprio di sí, aleggere i numerosi studi sul compor-tamento scritti negli ultimi anni1. Sen-za entrare in dettaglio e riassumendogrossolanamente, per motivi sostan-zialmente riconducibili alle differentistrategie riproduttive tra i due sessi,a causa della competizione sessuale, imaschi sono proni ad azioni azzarda-te e pericolose2. Allo stesso tempo, lastoria c’insegna che i maschi vengo-no “premiati” evoluzionisticamentequando esercitano violenza carnale oaltre forme di violenza sulle donne.Il caso di Gengis Khan è particolar-

mente significativo in questo contesto.Egli si vantava delle donne che avevaviolentato3 e infatti, per i suoi nume-rosissimi discendenti, da un punto divista evoluzionistico, fu un indubbio“successo”.4

Questo “istinto” funzionava so-prattutto in un mondo definitivamen-te consegnato al nostro passato, ossianel periodo tra il declino delle societàdi cacciatori-raccoglitori e l’emergeredella società dei consumi. Anzi, si po-trebbe postulare una sorta di “derivaevoluzionistica” per cui tratti favore-voli in alcuni contesti sopravvivonoe continuano a trasmettersi in parteanche in conflitto con le nuove esigen-ze della società “moderna”. Insom-ma, sono tratti che ormai tendono adessere puniti socialmente, ma che sireplicano finché “funzionano”. Sto-ricamente, questo “istinto” è semprestato vissuto come difesa dell’onore.Nel mito antico c’è il racconto di TitoLivio del combattimento tra gli Ora-zi e i Curiazi5. Al termine del com-battimento vittorioso, l’ultimo degliOrazi, ancora in preda al furor, ucci-se la sorella per motivi d’onore (ellaaveva pianto la morte del suo aman-te). Successivamente, la legge imposeun giogo, il tigillum sororium (la travedella sorella) per espiare questa colpa

del guerriero.

Allora, siamo condannati a que-sta fatale iattura evoluzionistica senzapossibilità di riscatto? O forse c’è unavia d’uscita? C’è, almeno a sentirestudiosi quali Pino Arlacchi6 o StevenPinker7 per i quali la violenza (sia leguerre sia la criminalità8), contraria-mente alla vulgata corrente, sono innetta diminuzione e, anzi, aumentanole ragioni per la pace. Aveva, allora,ragione Candide di Voltaire (Candide,ou l’Optimisme, 1759) che dichiaravadi vivere nel “migliore dei mondi pos-sibili”? Kelly Kevin9 avanza (comealtri prima di lui10) non solo l’ideache le stesse motivazioni darwinianeche giustificano gli “istinti” violentimuovano anche le strategie altruiste,ma che l’evoluzione culturale e tec-nologica (che lui chiama “technium”)segua regole analoghe a quelle biolo-giche avanzando verso complessità elibertà11.

In letteratura, vi sono famosi mo-delli che ci mostrano vie d’uscita dal-la dittatura della nostra “natura”, maio voglio celebrarne uno in particola-re: Leopold Bloom, “l’homme moyensensuel” dell’epica comica nonché epi-talamio, Ulysses (1922). Nel penulti-mo capitolo di Ulysses12 Bloom tor-na a casa molto tardi, al termine di

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Uno sguardo sul mondo Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Primavera

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una lunga giornata di peregrinazionie travagli (il 16 giugno 1904, ovvia-mente). In camera, scopre subito chequel che la gelosia gli aveva fatto te-mere per tutto il giorno era avvenuto.C’era ancora l’impronta di “Blazes”Boylan accanto alla moglie, Molly, ad-dormentata. Bloom non può piú ne-gare l’evidenza, ma la sua reazionenon è violenta o scomposta.

Stoicamente o, se preferite, vigliac-camente Leopold fa una serie di consi-derazioni13: (a) l’adulterio è pur sem-pre un atto naturale; (b) sia il matri-monio sia l’adulterio rappresentanolo stesso oltraggio essendo entram-bi atti innaturali; (c) in fondo, nes-suno ne ha tratto un vero e propriodanno. E, fondamentalmente, rima-ne solidale con il punto di vista diMolly. Molly concupisce, sí, i suoiamanti, ma infine li lascia, renden-doli occasionali, per tornare sempredal marito. Leopold, pur cornuto, ri-mane il marito che sa provare pietàper lei e la sua sofferenza.14 Se, co-me uomo, è manchevole, rimane sem-pre il marito.15 Ma, forse, è questo il

punto, meglio smettere di essere uo-mo (con il suo stupido e miope sen-so d’onore) e imparare a diventaremarito e padre.

note

1A dispetto della “Dichiarazione di Siviglia” del1986, gli studi in materia non lasciano spa-zio a dubbi. Vedi, ad esempio, Steven Pinker,How The Mind Works, 1997 (cap. 6, “Hothead-s”) o Jared Diamond, The Rise And Fall OfThe Third Chimpanzee, 1991 (cap. 16, “In BlackAnd White”) o Malcolm Potts, Thomas Hay-den, Sex and War: How Biology Explains Warfareand Terrorism and Offers a Path to a Safer World,2010).

2È noto che i maschi vivono mediamen-te di meno delle femmine anche per effet-to di azioni autolesioniste. Vedi anche http:

//goo.gl/U8YdW; http://goo.gl/z4S1j; http://

goo.gl/qraoB.3Gli vengono attribuite le seguenti parole,

“Il piú grande piacere della vita è sconfiggerei tuoi nemici, trovarteli a terra nella polvere,vedere i loro cari annegare nelle lacrime, ca-valcare i loro cavalli, stuprare le loro mogli ele loro figlie”. Vedi http://goo.gl/AhMjT; http://goo.gl/6WIEl; http://goo.gl/Em0UL; http://

goo.gl/D83g.4Studi recenti hanno dimostrato che 8% di

uomini asiatici (0,5% degli uomini, ossia ben16 milioni di uomini) posseggono i suoi geni.

Vedi il caso, in genetica, dell’aplogruppo (ca-ratterizzato da particolari marcatori genetici) C(Y-DNA): http://goo.gl/yuJvw.

5Georges Dumézil, Ventura e sventura delguerriero, 1969, 1974, pp. 28-29: http://goo.gl/zrW92.

6L’inganno e la paura. Il mito del caos globale,2011

7The Better Angels of Our Nature: WhyViolence Has Declined, 2011

8Vedi anche http://goo.gl/XSx549In What Technology Wants, 2010.

10In particolare Robert Frank e Robert Tri-vers citati da Matt Ridley nel suo The Origins ofVirtue, 1996

11Daniel Dennett, Freedom Evolves, 2003

12“Ithaca” nello “schema” di Carlo Linati odi Stuart Gilbert.

13Alcune molto buffe, tipo che chiunque, aletto con l’amata, pensa di essere il primo, men-tre è sempre solo l’ultimo di una serie oppurel’elenco dei supposti amanti della moglie oppu-re il fatto che il tradimento sia meno calamitosodell’annichilimento cataclismatico del pianeta emeno reprensibile dell’intelligenza col nemicoecc.

14Molly, nel suo monologo notturno, ricor-da che fu attratta da Leopold appunto perchéegli capiva o sentiva cosa provasse una donna(Ulysses cap. 18 “Penelope”).

15Joyce confessò al suo amico Frank Budgenche non considerava Cristo un uomo perfetto.Era scapolo e non aveva mai vissuto con unadonna. James Joyce and the Making of Ulysses1934, 1972, p. 191

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

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Forza AlbertAutoscontri Atomici

Dopo mezzo secolo di esperimenti, è stato finalmente rilevato un primo segnale della possibile esistenza dellaparticella piú ricercata della storia della fisica: il bosone di Higgs.

di Debora

Il 13 dicembre dello scorso anno siè tenuto a Ginevra un importante

convegno nel quale sono stati resi no-ti gli incoraggianti risultati conseguitial cern grazie al lavoro autonomoe scrupoloso dei due team: atlas ecms. Grazie all’lhc (Large HadronCollider), il piú potente acceleratoredi particelle finora creato dall’uomo,gli scienziati ginevrini si erano ripro-posti di dimostrare l’esistenza del Bo-sone di Higgs (conosciuto anche conil nome di “particella di Dio”) sullaquale si fonda il Modello Standard,una delle teorie piú importanti dellafisica quantistica.

I risultati dell’esperimento delteam atlas, presentati da FabiolaGianotti, sono molto promettenti. Ilrivelatore infatti, ha registrato un nu-mero statisticamente significativo (ad-dirittura superiore ai 3 σ, piú pre-cisamente pari a 3,6 σ) di segnaliche mostrano l’evidenza di qualco-sa che potrebbe essere un Higgs conuna massa che si aggira intorno ai126 gigaelettronvolt (GeV).

Nonostante la statistica sia signi-ficativa, gli scienziati sostengono cheil risultato ottenuto non è ancora suf-ficiente per confermare l’esistenza ef-fettiva di tale particella poiché, anchese sono stati effettuati numerosi espe-rimenti, le misurazioni e i risultati ot-tenuti da un punto di vista probabili-stico sono ancora insufficienti. Anchei risultati ottenuti dal cms sono abba-stanza simili per quanto riguarda ladeterminazione della massa della par-ticella di Dio, che secondo le loro mi-surazioni è pari a 124 GeV, tuttavia gliesperimenti da loro condotti hannouna significatività statistica peggiore(ovvero pari a 2,4 σ), cioè non ancorasufficiente per poterla considerare unevidenza sperimentale.

Ma cos’è esattamente questa par-ticella e perché è tanto importante sa-pere se esista o meno? Per risponderea queste domande bisogna tornare a50 anni fa, quando fu elaborato il Mo-dello Standard. Si tratta della teoriache cerca di spiegare il modo in cuitutte le particelle elementari note inte-ragiscano nell’Universo visibile. Nonè l’unica ma, finora, sembra la piú

verosimile. Tuttavia non riesce a spie-gare da dove sia spuntata la massa ditutte queste particelle in quanto tut-te le equazioni della teoria sembranorichiedere che esse siano senza mas-sa. Il problema non è da poco, ma sirisolve se per ipotesi si introduce un’altra particella subatomica che confe-risca a ogni cosa questa caratteristicafisica fondamentale. A proporre lasua esistenza in modo da giustificareil Modello Standard sono stati alcunifisici tra cui Peter Higgs (da cui il no-me), nel 1964. La teoria prevede chedei particolari bosoni, sparsi ovunquenell’Universo, vengano attratti dalleparticelle che entrano nel loro campodi energia: piú alto è il numero di bo-soni richiamati da una certa particel-la, piú la massa di questa sarà grande.Pertanto se si considera come neces-sariamente vero il fatto che il Bosonedi Higgs esista, il Modello standardregge poiché viene spiegata la naturacorpuscolare delle particelle.

Quella appena descritta è unasemplificazione del Modello stan-dard, ma consente di capire qualesia l’importanza di questa particolare

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Forza Albert Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

particella. Anche se Peter Higgs ave-va trovato la soluzione teorica per giu-stificare il Modello Standard, restavail problema ben piú grande di dimo-strare sperimentalmente l’esistenzadella particella di Dio. Al cern or-mai da alcuni anni hanno capito cheil Bosone può essere individuato me-diante uno scontro ad alta energia traprotoni che genera tutta una serie diparticelle e tra queste, secondo i ricer-catori di Ginevra, anche un bosone diHiggs. All’interno dell’lhc i protonisono accelerati fino ad una velocitàpari a 99,9999991% di quella della lu-ce nel vuoto. Quando i protoni siscontrano a questa velocità, l’energiadell’urto genera particelle elementarie addirittura anche stati della mate-ria presenti durante i primi istanti divita dell’Universo. Quindi in questoprocesso miliardi di protoni vengo-no sparati a una velocità prossima aquella della luce e vengono fatti scon-trare all’interno dell’lhc e l’energiad’urto prodotta si trasforma in altreparticelle, tra cui il bosone di Higgs.Raggi gamma, muoni e altre particel-le sono le ipotetiche tracce lasciate dalpassaggio del bosone di Higgs.

Se l’Higgs non dovesse essere tro-vato si profilano vari scenari: l’Higgsesiste ma viene prodotto con difficol-tà, in questo caso è sufficiente aspet-tare abbastanza a lungo e prima o poisarà scoperto; l’Higgs esiste ma deca-de per vie non usuali, in questo casoserviranno nuovi modelli di analisisia sperimentali che teorici; l’Higgsnon c’è, e questo sarebbe lo scena-rio piú complicato perché saranno ne-cessarie nuove idee teoriche e nuoviesperimenti in grado di scovarlo (unadelle teorie alternative piú accredita-te è quella del technicolor secondocui il bosone di Higgs non è piú unaparticella ma un condensato di nuoveparticelle tenuto assieme da un nuovotipo di interazione forte).

Pertanto grazie alle attività di ri-

cerca condotte a Ginevra si è avutauna vera e propria svolta nel mondodella fisica quantistica perché anchese il bosone non è stato ancora trova-to, sono stati fatti grandi passi avantiin tal senso. Infatti non a caso gli stu-diosi sono molto fiduciosi, e le lorosperanze sono rivolte alla nuova seriedi esperimenti che verranno effettuatinel corso del 2012 con la rinnovatasperanza di scovare questa misteriosaparticella.

Glossario essenziale

Bosone: i bosoni sono una catego-ria di particelle in grado di media-re l’interazione nucleare debole e cheobbediscono alla statistica di Bose-Einstein, che determina la distribu-zione statistica relativa agli stati ener-getici all’equilibrio termico di un si-stema di bosoni, nell’ipotesi che sianoidentici e indistinguibili tra loro.

Bosone di Higgs o particella di Dio:gli è stato dato l’appellativo di “par-ticella di Dio “ perché si voleva farriferimento al titolo di un libro scrit-to dal premio Nobel Leon Ledermannel 1994, che in realtà la chiamavathe Goddamn Particle (la particellamaledetta), ma che dovette cedere al-la proposta del suo editore per unamera questione di vendite.

ATLAS: è il piú imponente dei ri-velatori di lhc. Otterrà molte in-formazioni sulle particelle prodottenell’acceleratore registrandone la tra-iettoria con la precisione di pochi mil-lesimi di millimetro. Vanta il piúgrande magnete superconduttore mairealizzato al mondo lungo ben 26 me-tri. Le sue bobine sono state costruitein Italia. (1) Rivelerà l’energia, la di-rezione e il tipo di particelle prodottenello scontro tra i due fasci di proto-ni accelerati in lhc a energie di 14

Tev (14 mila miliardi di elettronvolt)(2) Misurerà la traiettoria delle parti-celle con la precisione di un capello

sottile (0,01 millimetri) (3) I computerelaboreranno i dati ad altissima ve-locità per selezionare tra miliardi diinterazioni prodotte ogni secondo.

CMS: è un rivelatore di particelle cheha come scopo principale quello di di-mostrare l’osservazione sperimentaledel bosone di Higgs e di altre nuoveparticelle. È stato costruito per mi-surare con grande precisione muoni,fotoni e elettroni. cms è il piú grandesolenoide superconduttore al mondo.È costituito da 100 milioni di singo-li elementi attivi, ciascuno dei qualicontribuisce alla ricerca di segnali dinuove particelle e nuovi fenomeni alrito di 40 milioni di volte al secondo.

LHC: è in grado di utilizzare un ener-gia 10 volte superiore a quella deglialtri acceleratori . Per creare le par-ticelle elementari è infatti necessariodisporre di energia : maggiore è lamassa di una particella, maggiore èl’energia richiesta. Inoltre i dati re-gistrati dai 4 rilevatori dell’lhc so-no immensi: 15 petabytes (15 milionidi gigabytes) all’anno. La loro ana-lisi impegnerà migliaia di computercollegati tra loro in una rete dettaGrid ( griglia) che è la potentissima in-frastruttura di calcolo distribuito delcern.

3 sigma (σ): Un fenomeno viene con-siderato statisticamente significativoquando supera i 3 σ (come nel casodei risultati di atlas) e questa si-tuazione corrisponde ad un livello diconfidenza del 99.7%, al fatto cioè checonfidate nella circostanza che i vostririsultati siano dovuti al caso con unaprobabilità di solo lo 0.3%. Sopra i3 σ si può insomma dire di aver rag-giunto un’evidenza sperimentale maè solo quando riuscite ad arrivare ai5 σ, cioè ad un livello di confidenzadel 99.99994%, che siete autorizzati aparlare di scoperta. È proprio questol’obiettivo che va raggiunto per averela certezza che le tracce rilevate sianoproprio il bosone di Higgs.

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Alan Turing

di Fiore

Se la rivoluzionaria apparizione delcomputer ha permesso lo straordi-

nario sviluppo dell’informatica, allo-ra di certo non posso esimermi dalraccontare di colui che ha permessotutto ciò: Alan Turing.

Personaggio eccentrico e geniale,uno dei piú grandi matematici delXX secolo, è passato alla storia grazieall’elaborazione su carta di un model-lo che oggi definiremo precursore delmoderno computer.

Questo modello prende appuntoil nome di “Macchina Universale diTuring”.

Per comprendere fino in fondol’innovazione e la genialità dei suoi ri-sultati bisogna ripercorrere un pezzet-to della sua vita. Turing inizia la suabrillante carriera durante la secondaguerra mondiale, quando decide dimettere al servizio del “Departmentof Communications” inglese le suebrillanti capacità matematiche al finedi decriptare i codici usati nelle comu-nicazioni tedesche. Un compito estre-mamente arduo quello che spettavaa Turing poiché i tedeschi avevanosviluppato un sistema, denominato“Enigma”, in grado di generare codiciche mutavano costantemente. Turinged alcuni colleghi diedero vita a “Co-lossus”, uno strumento che decifravavelocemente i codici tedeschi creaticon “Enigma”e che costituiva il primopasso verso il computer digitale. È inquesto contesto che nasce il concettodi “macchina di Turing” alla base delprogetto “Colossus”. Dunque risultanecessario spiegare che cos’è e cosa èin grado di fare una “macchina di Tu-ring” (MdT). Una MdT è un modelloastratto che definisce una macchina ingrado di eseguire algoritmi, dotata diun nastro potenzialmente infinito sucui leggere e scrivere dei simboli. La

macchina agisce sopra un nastro chesi presenta come una serie di casellenelle quali possono essere registratidei simboli di un determinato alfabe-to finito. La MdT è inoltre dotata diuna testina in grado di effettuare ope-razioni di lettura e di scrittura su unacasella del nastro. Per capire meglioil suo funzionamento possiamo pren-dere in considerazione una variantepiuttosto semplice della MdT ad unsolo nastro.

L’evoluzione di questo tipo dimacchina viene determinata dallo sta-to attuale (s) nel quale la macchinasi trova e da un ipotetico carattere(c) che la testina legge sulla casel-la del nastro su cui è posizionata.L’evoluzione si realizza nell’eventualespostamento a destra o a sinistra dellatestina e nell’eventuale cambiamentodello stato della macchina. In terminimatematici una “macchina formale”(T) è espressa nella seguente forma:

T = (S, s0, F,A, β, δ) dove S = in-sieme finito detto insieme degli sta-ti della macchina; s0 = elementodell’insieme S detto stato iniziale del-la T ; F = sottoinsieme di S, indical’insieme degli stati finali della T ;A = alfabeto finito detto alfabe-

to del nastro della T; β = caratteredell’alfabeto A detto segno di casel-la vuota del nastro; δ è la funzio-ne di transazione della macchina edesprime la transazione dallo statos0 ad un determinato stato t. Ta-

le spostamento dipende dal valore diun certo parametro m che può essere−1, 0, 1. In particolare per m = −1

la testina si sposta di una posizioneverso sinistra; per m = 0 lo sposta-mento della testina è nullo; se m = 1

la testina si sposta di una posizioneverso destra.

Turing fu inoltre il primo a parlaredi “intelligenza artificiale” e a pensa-

re a un criterio atto a determinare seuna macchina può essere in grado dipensare, che prende il nome di “Testdi Turing”.

Il “test di Turing” è sensaziona-le, si basa sul “gioco dell’imitazione”al quale partecipano tre persone: unuomo A, una donna B e un altro sog-getto C (di cui non è dato conoscereil sesso).

C è tenuto separato dagli altri duee tramite una serie di domande devestabilire chi è l’uomo e chi la don-na. Affinché C non possa disporre dialcun indizio (voce, calligrafia) le ri-sposte di A e B verranno dattiloscrittee cosí trasmesse a C. Turing quindipropone di sostituire A con una mac-china. Se la percentuale di volte incui C indovina chi sia l’uomo o ladonna è simile (prima e dopo la sosti-tuzione) allora la macchina dovrebbeessere considerata intelligente dal mo-mento che questa situazione sarebbeindistinguibile dall’essere umano. Misento di precisare che da quel mo-mento nessuna macchina ha superatoquesto test.

Non è un caso che Steve Jobs, fon-datore della Apple, abbia usato comesimbolo della sua società una melamorsicata. Vi chiederete cosa c’entriuna banalissima mela con Alan Tu-ring. Ebbene quella mela è il sim-bolo di questa creatura cosí speciale,che reo negli anni ’40 di essere omo-sessuale, sottoposto a castrazione chi-mica forzata, derubato brutalmentedella propria essenza si è ucciso co-me una moderna Biancaneve, con unamela avvelenata.

Quindi nell’anno in cui ricorre ilbicentenario della sua nascita lo vo-gliamo ricordare: intuitivo, istintivo,geniale, eccentrico, puro, curioso e li-bero al punto tale che questa libertàgli è stata fatale.

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Intervista doppia Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Piú speranze. . . nelle proteine!

di Giulia e Debora

Sono molte, purtroppo, le personeche ogni giorno si trovano ad af-

frontare affezioni tumorali, ma unpensiero rasserenante ci è dato dalfatto che negli ultimi mesi sono sta-ti effettuati fruttuosi studi in campooncologico. In particolare sono statestudiate alcune proteine che portanoallo sviluppo della massa tumoralein sé ed alla diffusione delle meta-stasi in tutto il corpo. Gli scienziatidello Swiss Center for ExperimentalCancer Research (ISREC) hanno in-fatti scoperto una funzione dannosadella periostina, cioè quella di attiva-re le cellule staminali del tumore edi favorirne la riproduzione e la cir-colazione. L’equipe guidata dal dot-tor Joerg Huelsken spiega che questostudio, effettuato su dei topi, potreb-

be essere d’aiuto anche per l’uomopoiché questi medici sono riusciti atrovare un anticorpo per bloccare laproliferazione delle cellule malate.

Un’altra ricerca, tutta italiana, haportato a dei risultati altrettanto no-tevoli; lo studio condotto dal dottorStefano Biffo insieme alle dottoresseValentina Gandin e Annarita Miluzzo,ha portato all’analisi della proteinaEIF6, presente in tutti gli esseri uma-ni e finalizzata alla produzione deiribosomi nelle cellule. Questa ricerca,compiuta anch’essa sui topi, ha rile-vato un aumento della proteina neisoggetti affetti da tumori e attraversol’inibizione di questa componente ilrallentamento dell’oncogenesi, senzacomportare rischi agli animali.

Anche la proteina mTOR è sot-to particolare attenzioni da parte

dell’equipe guidata dal dottor Davi-de Ruggiero dell’università della Ca-lifornia, in quanto la riduzione dellastessa in soggetti malati di tumore haportato al blocco della crescita dellamassa cancerogena.

Naturalmente in ambiti cosí deli-cati bisogna essere molto cauti, masperiamo vivamente nell’efficacia enello sviluppo di questi studi cherappresenterebbero un grande passonella lotta al cancro.

Siti consultati:

Periostina: http://bit.ly/xbRpd6 vi-sualizzato il 13/03/2012

EIF6: http://bit.ly/xTBypk visualiz-zato il 13/03/2012

mTOR: http://1.usa.gov/xNL5mB vi-sualizzato il 13/03/2012

Intervista doppiaProf.ssa Stefania Bartolini vs. Prof. Domenico Di Donato

Stefania Bartolini Nome? Domenico Di DonatoOgni anno è diversa. Età? 62

Matematica e fisica. Insegnante di . . . ? Matematica e fisica.Né l’uno, né l’altro. È sposata/o, convive . . . ? Sposato con due figli.Poco e niente. Se potesse tornare indietro cosa cambierebbe

della sua vita?Nulla.

Sono positiva. Il suo piú grande pregio? Non lo vorrei dire perché potrei sembrare pre-suntuoso, se ho dei pregi sarà qualcun’altro adapprezzarli!

Ho una memoria di ferro. . . . e difetto? Tanti. . . irascibile, molto disponibile, non è undifetto. . . ma insomma di difetti ne ho tanti!

Tutte le verdure cotte in tutti i modi. Piatto preferito? Un buon timballo!Dell’oroscopo cinese o di quale? Segno zodiacale? Gemelli.No, ma se vuoi capire quanto è inutile basta chene leggi almeno due: dicono cose diverse.

Crede nell’oroscopo? No . . .

La tí ‘na surell? E ‘nu fratell? Un’espressione in dialetto che la rappresenta? ’Auard custú!Il giorno della laurea. Momento scolastico indimenticabile da stu-

dente?La laurea, il diploma. . .

Il primo giorno da insegnante. . . . e da insegnante? Tanti. . . da insegnante tanti tanti! I momentibelli me li hanno dati i ragazzi!

OTTIMO! Com’è il suo rapporto con i ragazzi? Mah. . . io lo definisco buono. . . poi sono loroche devono giudicare . . . ormai mi sopportano!

A scuola mai, con gli amici dipende dai giorni. La parolaccia che ripete piú spesso? No, non dico parolacce.Cambiano di stagione in stagione. La sua fobia? Paura nessuna!L’ordine in un caos. La piú strana delle sue follie? Ogni tanto quando sto concentrato anche in

classe, mi sento di colpo stanco dico ai ragazzime ne vado, esco un momento. . . se follia è!

Prolisso, inutile, mentitore. Monti in 3 parole. Monti in tre parole? Io lo definirei. . . “Losceriffo di Nottingham”!

Idem. Berlusconi in 3 parole. . . . poverino. . . Ormai ha fatto il suo tempo!Idem. Bersani in 3 parole. . . . persona intelligente, ma quando parla pun-

ta troppo sulla battuta . . . Secondo me dovrebbeessere piú serio!

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

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Quale?. Ne ho tanti di colleghi! Il/la suo/a collega in 3 parole. Professoressa molto valida, molto preparata,con grande volontà di impegnarsi.

Intelligente, bella, brava, modesta. . . Se stessa/o in 3 parole. Un docente impegnato!Matematica. Matematica o fisica? Mah io sono laureato in fisica, ma amo anche la

matematica! Comunque la fisica.Il primo amore non si scorda mai. Perché? Il primo amore. . .Einstein può riposare ancora in pace. Che cosa ne pensa della vicenda dei neutrini? L’ho già giudicata, ne penso in modo molto

negativo, mi sono accorto del fatto che qual-cosa non andava perché i nostri colleghi delGran Sasso, americani e giapponesi, non sipronunciavano.

Oddio! Ma chi ci rappresenta? . . . e del commento della Gelmini sul tunnel? . . . la Gelmini si è trovata ad avere un ruolo piúgrande di lei quindi qualunque cosa abbia dettolascia il tempo che trova!

“Boudiler” (Non so come si scrive ma lo sopronunciare!)

Adesso una domanda di letteratura: Chi hascritto I fiori del male? (Baudelaire)

Non lo so . . . beccato!

Boh! Le è piaciuta l’intervista? Sí, è stata molto bella anche se corta. . . Volevocontinuare per 3-4 ore!

. . . CIAO! . . . Un saluto a tutti gli studenti. . . Studiate Tanto, datevi da fare. . . Saluto tutti glistudenti con grande affetto!

A cura di Fiore

I colori della letteraturaA un passo da me

di Daph

Ormai era sera. La spiaggia eravuota e silenziosa poiché, non ap-

pena il cielo si era oscurato e le primegocce di pioggia avevano comincia-to a cadere, ognuno aveva iniziato araccogliere i propri oggetti e a cor-rere il piú veloce possibile verso lapropria abitazione. Nemmeno unasola persona si era fermata ad osser-vare ciò che stava accadendo intornoa sé. D’altronde erano tutti adolescen-ti, come me, ed anche molto ingenui;se fossi stata al loro posto probabil-mente avrei fatto la stessa cosa, mafu proprio in quel momento che iocapii la relatività delle cose. Non sipuò mai affermare una cosa con cer-tezza senza trovarsi in quelle determi-nate circostanze. E, se per uno strano

gioco del destino quelle stesse con-dizioni si venissero a ricreare, non èdetto che la reazione sarebbe identica.Sono rimasta a guardare il mare intempesta per piú di un’ora e ho capi-to che non esiste nulla al mondo chepossa dare piú sollievo. Ormai tuttisiamo abituati alla solita espressione“dopo la tempesta splende sempre ilsole” ma quanti di noi capiscono vera-mente che il sole non scalda piú conla stessa intensità di prima? Quantidi noi si sono fermati ad ascoltare ilsilenzio del vento che soffia o l’urlodisperato delle onde che si infrango-no violentemente contro gli scogli?All’improvviso un lampo squarciò ilcielo facendo illuminare per un istan-te la stanza semi-buia, interrompendole mie riflessioni. Ed ecco che è riap-parso lui. Dal nulla. Un anno è sta-

to piú che sufficiente per trasformaredelle sciocchezze in ricordi preziosi.

Un senso di malinconia e di an-goscia crescente mi invade mentre ilcellulare riproduce una canzone deiDeep Purple. Aprendo gli occhi mirendo conto che non si tratta piú diuna giornata qualunque in una set-timana qualunque. Ormai l’estate ègiunta al termine. È il primo giornodi scuola ed io sono già in ritardo.Pian piano i battiti del cuore inizianoad accelerare ma io cerco di controllar-li con un profondo respiro. Tuttavia,miracolosamente, arrivo a scuola inorario e, assonnata, cerco di occupa-re la mente con dei pensieri alquantostupidi: la colazione che non ho fattoper essermi svegliata troppo tardi ele cinque ore di lezione che devo af-frontare. D’un tratto vedo lui, con un

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I colori della letteratura Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

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sorriso grande raggiante, che accen-na un saluto con la mano. Immedia-tamente il cuore inizia a somigliareal ticchettio dell’orologio quando stoper perdere il pullman ogni mattina.Solo dopo alcuni, secondi che sembra-no un’eternità, riesco a salutare conun fare distratto.

Tuttavia quel sorriso mi è rimastoimpresso nella mente per l’intera mat-tinata. Ho aspettato, ansiosa, la finedella giornata, sperando di riveder-lo. Seduta al solito posto, mi guardointorno di continuo: c’è chi ride, c’èchi grida,c’è chi corre, c’è chi magariaspetta silenziosamente qualcuno, malui non c’è. I minuti scorrono piú len-tamente di quelli di una partita di cal-cio ma non posso fare altro che aspet-tare. Prendo l’iPod che riproduce unacanzone degli Evanescence. Natalia,la mia compagna di banco da cinqueanni, non fa altro che ripetermi chele loro canzoni “mettono la depres-sione”, ma io sto bene, perciò alzoil volume. Ecco che all’improvvisoqualcuno mi sfiora i capelli affettuo-

samente ed io mi giro sorridendo. Sí,è lui. Ed è a un passo da me. Tolgofrettolosamente le cuffiette mentre luiinizia a parlare del piú e del meno e afare domande sciocche di cui ancoranon capisco il significato. Borbottoqualche parola ma per lo piú mi limi-to a guardarlo negli occhi. Il suo sor-riso contagioso e i suoi occhi azzurri ebrillanti come due stelle mi fanno ca-pire quanto mi sia mancato; mi rendoconto che nonostante i chilometri checi separavano, è rimasto sempre qui.Sempre a un passo da me. La polve-re che aumenta un po’ tutti i giorniriesce a confondere, ma basta pocoperché riaffiorino nella mente imma-gini e momenti che neanche ricordaviavessi vissuto. Ora, finalmente, lo ve-do qui, dinanzi a me, e capisco quan-to mi sia sbagliata. Dietro sorrisi, bat-tute e discorsi vari, anche dietro sem-plici parole si nasconde un’estremacomplessità fatta di ottimismo, di cu-riosità, di gentilezza. Ora lo vedo qui,dinanzi a me, e vorrei che il tempo sifermasse anche per un po’.

Fortunatamente ciò non è possi-bile altrimenti il mio povero cuore,ormai a mille, non ce l’avrebbe fat-ta. Dopo una giornata abbastanzamovimentata riesco finalmente a re-stare da sola. Cerco di raccoglierei miei pensieri fugaci come le stellecadenti. Tuttavia l’unica immagineche continua a tornarmi nella men-te è quella del mare in tempesta. Stopensando a quanto siamo simili ad es-so; All’improvviso guardo le lancettedell’orologio che segnano mezzanottepassata. Non voglio piú complicarmila vita cercando inutilmente di capi-re, di trovare un senso a tutto questo.Forse non è la cosa piú indicata dafare ma non ho piú voglia di ragiona-re, di analizzare ogni singola cosa damille angolazioni possibili. Ho impa-rato a vivere di attimi e per adesso mibastano. In fondo la felicità è fatta diattimi. Chiudo gli occhi sorridendoancora. Riesco quasi a sentire la suarisata. . .

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Nella media

“Uomini siate, e non pecore matte” – Dante, Paradiso V, 80

di Marco

Un risveglio come tanti di unamattina come tante di un giorno

come tanti. Una vita fossilizzata nellasua abitualità. Non che a Francescodispiacesse, anzi. Nella ciclicità del-la sua esistenza ci stava comodo, infondo quale motivo avrebbe dovutomai trovare per lamentarsi. Si vede-va come un perfetto quattordicenne,le sue azioni erano quelle che tutti sisarebbero aspettati da un quattordi-cenne, era splendidamente nella me-dia, e ciò lo rassicurava. Si destò nonsenza sforzo. Uscito dal bagno, apríl’armadio, ne cacciò una maglietta ela indossò. La solita bella magliettarossa, la portava spesso. Passandodavanti lo specchio fu felice di consta-tare che il faccione barbuto di ErnestoGuevara fosse ancora sulla T-shirt. Sa-lutò i genitori e la sorellina. Volevabene alla sua famiglia, e sapeva cheil sentimento era reciproco. A voltepensava che abbracciarsi e scambiar-si espressioni di questo amore sola-mente ai compleanni e alle feste fossepoco, ma alla fine aveva quattordicianni, cosa diamine avrebbe dovutofare di piú. Fece appena in tempo asvoltare l’angolo che vide il suo busritirare le porte. Allora corse, e menòi pugni contro lo sportellone blu cherimbombò sordamente. L’autista lonotò e aprí.

—Oh, giuro che domani qua tilascio, quant’è vero. . .

Francesco non lo guardò nemme-no, ormai non erano piú credibiliquelle parole. Una volta aveva pro-vato l’autista, a lasciarlo a piedi. Maper poco non veniva licenziato, il buf-fone, dopo che i genitori di France-sco avevano minacciato l’agenzia diquerela.

Sceso dal bus, come ogni mattina,si recò sul retro della scuola. Ficcòle dita in tasca, e tirò un sospiro disollievo nel sentir scricchiolare il pac-chetto di Marlboro sotto i polpastrel-li. Se la infilò tra le labbra serrate, ementre si dirigeva verso il suo grup-

po di amici, la accese. Tutto perfet-tamente, piacevolmente, nella norma.Puntuale fu anche il senso di nausea.A Francesco sotto sotto non piacevafumare, ma farlo non poteva essereche la cosa piú normale al mondo.Lo vedeva come una tappa naturaledella crescita dell’uomo, quasi forma-tiva. Come avrebbe potuto essere al-trimenti? Tutti i suoi amici fumavano,cosí come tutti gli altri ragazzi nelpiazzale posteriore la scuola, cosí co-me tutti i suoi cugini. A trattenerlodal buttare in quel momento stessola sigaretta non era la vergogna nelmostrarsi agli altri come incapace di“reggere” la sua età, di discostarsi dalcomportamento che i suoi quattordicianni gli imponevano. Forse un pocosí, ma il motivo fondamentale era inche tale gesto individuava una pro-fonda insensatezza, un inutile negarequello che inevitabilmente era. Per-ché mai non avrebbe dovuto fumare,si chiedeva. Sorrise rendendosi contodel pensiero inusuale a cui si era ab-bandonato. Inalò un altro boccone difumo.

La giornata scolastica fu una cometante. La sua condotta era tranquilla;come dire, nella media. Raggiunge-va la sufficienza in tutte le materie,forse risicata in qualcuna, come a ma-tematica. La linearità delle cinque orefu turbata quando Antonio, che dibanco stava dietro di lui, lo chiamòbruscamente.

—Francè, domani seratone! Stosabato facciamo il botto. . .

Notò come il suo compagno diclasse ghignasse sotto i baffi conun’insolita, irritante ilarità, di quelleche capricciosamente ti lasciano ca-pire che qualcosa di grosso bolle inpentola, ma con gusto quasi perversoti lasciano sulle spine.

—Che, ci buttiamo dal balcone?,chiese ironicamente.

—Te lo dico mo’ che usciamo, quanon posso. . .

La notizia era che Antonio aveva“il fumo”. Francesco al momento ci

era rimasto perplesso. Il fumo nonera ordinario, no. Ma era nella media.Ricordava ancora quando suo cugi-no gli aveva raccontato la sua primacanna, e il ricordo di una tanto ap-passionata narrazione ora non potevache eccitarlo. Anche la canna era unatappa della crescita, per Francesco, unnormale scalino evolutivo. Prima opoi una canna se la doveva pur fa-re, dopo averne tanto sentito parlare.Sapeva che nelle classi superiori delsuo liceo era prassi diffusa farne usodi tanto in tanto, e cosa mai sarebbepotuto essere provare, per una volta.Come le grandi star, come Bob Mar-ley. Dopo aver visto per anni le fogliedi Maria su magliette, borse e cion-doli, era ora di farne di persona laconoscenza.

Aveva mangiato troppo, e ora perpoco non si addormentava sullo sco-modo sedile del tram che lo portava acasa del professore presso cui la ma-dre lo aveva costretto a prendere ripe-tizioni di matematica. Il suo tepore fusconvolto dal tonfo secco che avvertídopo una brusca virata del bus. Gi-randosi vide riverso nel corridoio unammasso di rasta con attaccato quelloche sembrava un sacco di patate.

Quando la polizia interrogò l’auti-sta, questi affermò che il ragazzo coni rasta e ampi vestiti sul verdone cheera salito sul suo tram era almeno ap-parentemente cosciente. I poliziottidissero di conoscere già il soggetto,celebre consumatore di stupefacenti.Dai frammenti trapelati dal rapido di-scorso tra gli agenti e gli infermieridell’ambulanza che sopraggiunse do-po pochi minuti, Francesco riuscí a ca-pire che il ragazzo era piombato in co-me dopo un massiccio uso di droghe.Le sirene spiegate dell’ambulanza chesi allontanava sfrecciando lasciaronoFrancesco in preda ad una nuova,terrificante sensazione: la paura.

Appena infilatosi sotto le lenzuola,riconobbe nell’immagine del giovaneriverso a terra il monito di una nottefunesta. Francesco ora guardava la

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I colori della letteratura Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

sera del giorno avvenire con un pro-fondissimo timore. Sapeva che conogni probabilità il suo non sarebbestato che un assaggio, ma non si ac-cingeva forse a provare la stessa ro-ba che aveva portato quel ragazzo aun passo dalla morte? Chi li davala certezza che la cosa non gli sareb-be sfuggita di mano? “Che problemimi devo porre io, a quattordici an-ni, guarda un po’. . . ”, rimuginava,rivoltandosi nervosamente nel lettodivenuto quanto mai duro, sotto lecoperte divenute quanto mai pesanti.I quattordici anni. Ma sí, era giovane,cosa doveva fare, se non trasgredire:era nella media, lo avevano fatti tuttialla sua età un tiro, e chissà quantialtri lo avrebbero seguito. Anche ilrasta su un letto in coma l’aveva fatto.Ma cosa c’entrava quello, che era undegenerato! Bastava fermarsi, porsiun limite nel momento giusto, e lasituazione sarebbe stata sotto control-lo. Avrà pensato la stessa cosa il ra-sta, magari rendendosi conto di aver-lo superato, il limite, salendo sul tram.Suvvia, mica si può andar a prenderel’esempio peggiore. Francesco si re-se conto di stare sguazzando in unapozza di sudore. Allora si imposedi cambiare pensieri, Andò cercandoqualcosa di importante, di coinvol-gente, che soleva occuparlo fortemen-te. Ma la ricerca fu desolatamentevana. Ciò che altre volte stimolava isuoi desideri, ora non aveva piú nulladi desiderabile. Provò allora a schie-rarsi nella fantasia i suoi amici, nontrovando però all’improvviso nulla diminimamente interessante da condi-videre con loro, e anzi, al pensiero chela prossima rimpatriata sarebbe stataproprio la sera seguente, gli sembra-vano un peso. L’impeto di buttare lasigaretta tornava prepotentemente adammorbare la sua testa. Ma non siparlava di sigaretta, magari si fossetrattato di una stupida, banale sigaret-ta. L’insensatezza che quella mattinaaveva scorto nell’abbandono della cic-ca si abbatteva ora sul compiere ungesto che lo avrebbe potuto avvicina-re, certo di poco, di un granello, ma

pur sempre avvicinare alla condizio-ne del ragazzo del bus. Mentre cerca-va di racimolare una scusa, Francescosi corrodeva l’animo chiedendosi per-ché aveva cosí frettolosamente accet-tato l’invito, con un entusiasmo, pergiunta, che ora gli sembrava quello diun giovane vitello condotto al macel-lo. Ma forse era l’abitudine, quandomai si era negato una bravata, o me-glio, un atteggiamento nella mediaper i suoi quattordici anni. Si reseconto che quel volere, piuttosto cheuna decisione, era stato un gesto au-tomatico ubbidiente all’abitualità, undegno continuo di mille precedentieventi. Un attimo prima di cadere nelsprofondato burrone di un esame del-la sua vita, di drizzò seduto. Strinseintensamente le tempie pulsanti tra lemani sudate. Quando tornò in sé, nonavrebbe saputo dire per quanto tem-po era rimasto in quella situazione.Mormorò tra sé d sé: - Ho quattor-dici anni e me li godrò come si deve.È nella media. Si lasciò cadere esau-sto dallo sforzo di un ragionamento,di una tortura prolungatasi per ore.Dormí d’un sonno senza sogni.

Il risveglio non fu uno come tanti.Oh, come sarebbe piaciuto a France-sco se lo fosse stato. Ora provava unatremenda nostalgia di un abituale ri-sveglio come tanti. Invece la sera diquel sabato gli si profilava come unospettro. Uscí di casa comunque de-terminato a vivere i suoi quattordicianni come di dovere. Quella mattinafece piú fatica del solito a fumare. Lanausea per poco non gli fece perderel’equilibrio.

—Oggi ti noto silenzioso. Va a fi-nire che mi ti sei innamorato! – locanzonò Antonio. Lo spintone concui Francesco rispose fu cosí forte chesi rese conto di aver convogliato inesso anche la forza impiegata per al-lontanare i pensieri della mattina pre-cedente. Dopo pranzo gli sembravadi star per impazzire, ma s’impose dirimanere della stessa opinione: quellache stava per fare una tranquillissimaesperienza di gioventú. Improvvisa-mente gli capitò di pensare a Bob Mar-

ley, e si sentí come rassicurato. At-taccò a cantare “No woman, no cry”.E mentre cantava gli ritornavano inmente le rassicuranti parole del cu-gino sulla sua “fumata”. Uno sballo,di questo si trattava. Una bravata,poi ci avrebbe riso su con gli amici.Eccola, finalmente, l’abituale sicurez-za. Ripensò ai grucci che lo avevanoperseguitato. Tutto d’un tratto appa-rivano stupidi, infantili, quasi teneri.Era stata solo l’impressione di vede-re quell’imbecille imbottito di droga,una strizza passeggera. Quando arri-vò a casa di Antonio, già lo stavanoaspettando tutti i suoi amici. Allo ste-reo il padrone di casa aveva montatoBob Marley.

—Benvenuto in Giamaica, fratel-lo!, lo salutò.

I suoi amici non volevano per-dere tempo. Antonio allora presel’occorrente, lo preparò accuratamen-te tra le incitazioni e il giubilo deicompagni e lo accese. Sospirò e tiròfuori una grande e densa fumata bian-ca. E cosí fece il secondo. E il terzo. Eil quarto. E quello prima di Francesco.Lo prese tra le mani. Guardò in facciagli amici, uno per uno.

—Oh, e muoviti!, lo incalzavano.

Francesco sentí pulsare le tempie.Dal petto salí un bruciore soffocan-te, e sembrava che il cuore gli doves-se squarciare lo sterno. Il sangue siandava concentrando massicciamen-te nella testa, facendogliela girare.Iniziò a sudare.

—E mo’ ci facciamo notte, su!

Sospirò e chiuse gli occhi.

Fu un tutt’uno.

Lo scoppiare in lacrime, il tonfodella sedia, le invettive dei compagni,lo sbattere della porta e la corsa inmezzo ad estranei che lo guardavanoattoniti. Ora sedeva su un marciapie-de, lontano da casa di Antonio, rag-gomitolato a piangere. Piangeva, manon sapeva se di tristezza o felicità.Per la prima volta in vita sua era or-goglioso di se stesso. Francesco nonera piú nella media, e lo sapeva.

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Prologo

Salem, Massachusetts, USA, Oggi.

Stregoneria: 1 Pratica magica che si avvale di forze occulte a fini malefici, in antitesi alla religione riconosciuta. 2

Incantesimo di strega o di stregone: fare una –s; SIN. Magia.

di Marco

Jason Woody rilesse piú volte la vo-ce per la parola Stregoneria del

dizionario che teneva fra le mani.Si trattava di qualcosa di oscuro,

questo era piú che certo.Tutti gli scritti che aveva con-

sultato parlavano in malomodo diquell’arte, se cosí la si poteva definire.Alcuni parlavano di essa come super-stizione nata dal folclore e dall’isteriapopolare, altri unicamente di una fa-vola per bambini. Molti altri ancora,come quello che stava consultando,parlavano della stregoneria come unsinonimo del male e dell’eresia.

Nessuna di quelle risposte losoddisfaceva.

Per un singolo istante aveva avu-to la tentazione di svolgere ricerchesull’argomento interrogando i libri disua madre. Lei aveva un’intera bi-blioteca dedicata all’argomento: inquanto praticante della dottrina NewAge era davvero un’esperta in mate-ria. Aveva iniziato da piccola interes-sandosi delle storie della caccia allestreghe, poi era passata all’ermetismoed alla divinazione, ed infine era statarisucchiata nel limbo del neopaganesi-mo. Jason aveva sempre sofferto dellestravaganze della madre. Non potevainvitare amici a casa in quanto vi erail rischio di trovarla con le ginocchiaincrociate sul divano con un ramettod’artemisia in bocca ed un bastonci-no d’incenso acceso in entrambe lemani, tentando di accedere a chissàquale mondo sovrannaturale. Oppu-re che desse informazioni sul periodoin cui tagliarsi i capelli seguendo ilciclo della “Dea Luna” alle ragazze.

Per anni Jason non aveva soppor-tato il suo interesse per tutto ciò cheriguardava la magia, né la sua vogliasfrenata di documentarsi in proposito.Ogni mese una decina di nuovi libri siaggiungevano alla libreria nella stan-za della madre, ormai completamente

disordinata e stipata di volumi, alcunidei quali buttati sotto il letto oppureaccumulati dentro l’armadio.

Recentemente però Jason si erascoperto incuriosito verso la Strego-neria. Forse era stata la breve visitaal Museo delle Streghe della sua cittàche lo aveva completamente destatodalle intenzioni anti-occultismo, maimprovvisamente aveva voglia di sa-pere qualcosa in proposito verso ciòche per anni aveva odiato. Allontanòil dizionario da se, vagamente disgu-stato. E se la mania New Age fosseuna cosa di famiglia? Poteva davveroessere certo di non divenire un pazzosciamano wicca, come sua madre?

Sperò con tutto se stesso chel’eredità “magica” saltasse una gene-razione, anche se non poteva essernesicuro.

Non aveva mai visto i propri non-ni. Sua madre era scappata di casa asedici anni con un tossicodipenden-te. Che poi era suo padre. I due sierano rifugiati per circa tre anni in unfatiscente appartamento di Cambrid-ge, dove suo padre smerciava droga esua madre teneva lezioni di yoga perriuscire a pagare le bollette e mangia-re qualcosa di commestibile. Jasonpensava che sua madre non avessecapito che la polverina bianca che ilfidanzato inalava fosse droga. Forsenon sapeva neppure cosa significassela parola droga, molto probabilmentepensava fosse chissà quale merce discambio sovrannaturale.

E poi a vent’anni sua madre rima-se incinta e suo padre, che all’epocaaveva circa venticinque anni, scappòvia, lasciandola da sola. La donna al-lora era tornata a Salem, scoprendoche i suoi genitori erano andati via, aBoston. Non aveva neppure provato acontattarli, tant’era decisa a non darsiper vinta.

Aveva aperto un piccolo negoziodi aggeggi magici nel centro della cit-tà usando i pochi soldi che i genitori

le avevano lasciato e che aveva gelo-samente conservato. Nonostante lescarse aspettative che la donna aveva,il locale andò piuttosto bene. Robac-cia simile andava forte a Salem. AdHalloween i turisti arrivavano a flotti,cosí come durante le feste comanda-te dalla New Age. Erano quasi tuttihippie ma pagavano comunque bene.Quando Jason era nato i due - seppurnon navigassero nell’oro - erano inuna buona situazione economica.

Ma non erano i soldi il problema.Sua madre non era una di quelle men-tecatto che fanno finta di fare incan-tesimi oppure di predire davvero ilfuturo. Lei ci credeva. E in quel mo-do aveva rovinato la vita, oltre che ase stessa, anche a Jason. Erano i reiettidelle città, persino gli altri fattucchie-ri li prendevano in giro, le personeridevano quando passeggiavano perla città, a scuola i suoi compagni loisolavano tanto quanto i professori.La magia aveva creato una barrieraindelebile fra Jason e sua madre edil resto del mondo. . . niente televisio-ne, niente computer, niente cellulare(«Sono strumenti per portarci verso laperdizione, tesoro, armi per allonta-nare la Dea dal resto del mondo!»). . .l’unica cosa su cui era riuscito ad im-porsi erano i vestiti: la madre volevache entrambi indossassero stravagan-ti abiti puritani, con tanto di cappelloa punta. Jason aveva imposto jeans emaglietta, sempre e comunque.

Ed ora si ritrovava con un’innatapassione verso la magia.

Aveva voglia di conoscerla, dicapire il perché delle smanie dellamadre, forse di avvicinarvisi. . .

A quest’ultimo pensiero un brivi-do di nervosismo gli si diffondeva super la schiena.

Con espressione disgustata allon-tanò il dizionario che aveva fra le ma-ni, riponendolo nel punto maggior-mente lontano del tavolo di moganosu cui sedeva.

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I colori della letteratura Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Si guardò attorno, esaminando lapiccola sala da pranzo in cui si tro-vava. La maggior parte di essa eraoccupata da un divano scadente dipelle rovinata sul quale poggiavanouna mezza dozzina di coperte di la-na intrecciate a mano dalla madre.Quando si lavorava in un negozio dipseudo-stregoneria, si aveva un saccodi tempo libero. Per il resto vi erasolo il tavolino di mogano sul qualeJason poggiava, attorniato da giustotre sedie, ed una piccola credenza oc-cupata dai libri di scuola del ragaz-zo e qualche affare esoterico. TroppoNew Age. Decisamente.

Stirandosi Jason si alzò lentamen-te dalla sedia, per poi muoversi versouna piccola porta scorrevole di vetrotraslucido. Svogliato, l’aprí e si ri-trovò dinanzi ad un piccolo corrido-io spoglio di ogni decorazione. Consguardo dubbioso, rivolse un’occhiataverso una piccola camera in fondo alcorridoio, la cui porta scorrevole pre-sentava un complicato disegno poli-cromo. Era profondamente indeciso:aveva voglia di consultare qualche li-bro della madre, ma allo stesso tem-po si vergognava di ciò. Fece qualchepasso in avanti e si fermò di nuovo.Sua madre era fuori al lavoro, per ciòche ne sapeva. . . non sempre i due siparlavano.

Recitò un ritornello nella sua men-te per decidere il da farsi. L’esito funegativo. Con sguardo un po’ ralle-grato, fece dietrofront, deciso a tor-nare a fare ricerche silenziose con ilibri che aveva a disposizione. Nonriuscí a fare due passi che la curiositàebbe la meglio sulla ragione. Cambiòdi nuovo la propria direzione e si av-vicinò a passo svelto verso la portadella camera della madre, facendo unlungo respiro prima di entrarvi den-tro. Aprí la porta. Non ebbe il tem-po di sbirciare nella camera prima disussultare.

Sua madre, i lunghi capelli castaniaggrovigliati ed intrecciati in lunghinodi, la lunga camicia da notte di setarosa che l’avvolgeva come una corolladi petali, sedeva a gambe incrociatesul suo letto, con una piccola bacinel-

la di pietra colma d’acqua adagiatasulle ginocchia. Un mucchio di sassiera adagiato accanto a lei. Con un sor-riso a trentadue denti, che non fecealtro che creare una ragnatela di ru-ghe sul suo volto, la donna lo accolsenella sua camera, per poi aggiunge-re con voce cristallina:«Ciao, tesoro.Vieni a divinare con me?».

Jason si maledisse fra se, per poidire con voce contrita:«Non posso, stofacendo i compiti» si grattò nervo-so il capo. «Ehm. . . pensavo fossi allavoro, non ti ho sentita entrare».

«Questo perché non ho avuto ilbisogno di tornare dentro: non so-no mai uscita, mi sono svegliata cir-ca venti minuti fa» spiegò la donna,sorridendo verso il figlio. «Vieni adivinare con me?» ripeté.

Il figlio ignorò la domanda. «So-no le tre del pomeriggio!Vuol direche hai dormito per tutta la mattina?»chiese, stupefatto.

«Esatto. . . ho previsto che nessu-no si sarebbe presentato al negozio,cosí non l’ho aperto» ghignò lei, in-dicando il bacile pieno d’acqua. «Housato questo per le mie predizioni».

«Ci credo che nessuno si è pre-sentato al negozio: era chiuso!» escla-mò Jason, esasperato. «Cosí finiremoin bancarotta!». Si sforzò di assume-re un cipiglio il piú severo possibile,ma sua madre non lo notò neppu-re. Afferrò una pietra dal mucchio alsuo fianco e la fece cadere nel bacile,sollevando qualche schizzo d’acqua.

«Domani verrà una donna coni capelli rossi. . . non comprerà mol-to. . . potrei prendere un secondo gior-no di riposo, forse. . . » disse osservan-do l’acqua come se vi si stessero ma-terializzando delle figure all’interno.Passò un dito sulla superficie cri-stallina del liquido con espressionesognante.

«Non puoi farlo!» fece per dire ilragazzo, osservando la madre pren-dere un mucchio di piccole pietre ebuttarle nel bacile.

«Domani sarà un giorno impor-tante, ma non per me, tesoro. Le on-de parlano chiaro: qualcuno ti forni-rà importanti notizie» lo interruppe

lei. «Se tu divinassi con me, potrestiscoprire maggiori particolari».

Jason scosse la testa, ma poi unabuona dose di curiosità lo invase.«Che vuol dire “divinare?». Rimpian-se subito ciò che aveva detto ma ora-mai era troppo tardi. «Da quando seiincuriosito dall’arte della chiaroveg-genza?» domandò la madre con un al-tro sorriso radioso. Chiaramente, for-se solo per la madre, quella era unadomanda retorica, pertanto la don-na continuò a parlare senza aspettarerisposta. «La divinazione è un’arterisalente alle epoche piú antiche: con-siste nello scrutare eventi appartenen-ti ad un futuro prossimo attraversol’uso di oggetti con buone proprietàmistiche, in particolare modo i liqui-di traslucidi, come l’acqua, anche sepuò essere utilizzato di tutto: gli etru-schi usavano il fegato animale, alcuni,come i cinesi, solevano utilizzare gliossi oracolari nonché alcuni impastidi acqua e farina, alcuni usano tecni-che riguardanti l’osservazione anima-le, molti altri ancora sfruttano il mo-vimento delle stelle e del firmamento.Quella che io amo usare fra questetecniche risale all’antica Grecia e con-siste nell’osservare il movimento chescaturisce dall’acqua dopo che alcunepietre vi vengono immerse. Di soli-to se ne usano tre, ma io ritengo chesi possa benissimo compensare il nu-mero modificando la grandezza del-le pietre. . . ». Afferrò tre pietre dallaforma diversa dal mucchio poggiatosul letto, esaminandole attentamen-te, poi continuò:«Una pietra circolare,come il continuo ciclo dell’universo,un triangolo, sintomo di equilibrio,ed una figura irregolare, quali sono icambiamenti che ci sorprendono nelcorso della vita» spiegò mentre solle-vava una pietra diversa per ogni spie-gazione. «Queste pietre dovrebberoandare bene per la tua divinazione».Poi diede dei colpi leggeri sul lettoper spingere Jason a sedervisi.

Jason, seppur leggermente contro-voglia, acconsentí alla divinazione.

To be continued. . .

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Io c’ero!“Ehi! Negrita”

di B.F.C.

Il 10 febbraio tutta l’Italia è blocca-ta a causa della neve: forti disagi

per la circolazione, passeggeri di Tre-nitalia lasciati al freddo e al gelo perore, concerti rimandati, incluso quellodei “Negrita”. La sorte ci è avversa.

Si torna di nuovo a Bologna il24, sperando che questa volta non visiano problemi.

Il concerto è stato organizzato aCasalecchio di Reno (distante circa 10

Km dal centro della città), raggiun-gibile con delle comode navette, uffi-cialmente gratuite, praticamente 5 eandata e ritorno.

Lo spettacolo inizia in perfettoorario, senza inutili attese; “tengo il

ritmo e ascolto l’urlo dell’umanità!”,l’ingresso a sorpresa del cantante Pao-lo Bruni, in arte “Pau”, regala le pri-me forti emozioni della serata; corre,salta e balla per tutto il tempo, tra-smettendo una grande energia al pub-blico. L’intera band dà il meglio disé senza fermarsi mai, probabilmentemotivata anche dal fatto che si trattadell’ultima data del tour.

La scelta delle canzoni è a dir po-co perfetta: abbiamo la possibilità diascoltare dal vivo quasi tutto il nuo-vo album “Dannato vivere” e moltealtre, prodotte in questi diciotto an-ni di onorata carriera, si passa dallamalinconica dolcezza di “Ho impara-to a sognare” al ritmo travolgente di“Fuori controllo”, per un totale di tre

ore di puro divertimento.La scenografia arricchita da pro-

iezioni alle spalle della band, vie-ne esaltata da giochi di luce, tuttocontribuisce a creare un’atmosferaindimenticabile. Un vero spettacolo!

Nonostante lo scetticismo iniziale,dovuto alla “sola” del 10 febbraio, èsicuramente valsa la pena di tornarea Bologna.

Effetti collaterali? Stati di eufo-ria incontrollata, tendenza a saltella-re, canticchiando, per circa tre ore do-po il concerto, restare senza voce perun paio di giorni. Si consiglia di nonsomministrare dosi eccessive della pil-lola per la “Gioia infinita”, l’alta quan-tità di adrenalina potrebbe procurareun infarto.

Recensioni e spettacoliTony Bennett - An American Classic

di Stefano

Tony Bennett (Antonio Benedetto),è un crooner1 americano di origini

italiane, infatti i suoi genitori eranoemigrati negli USA da Reggio Cala-bria. Dopo Frank Sinatra, probabil-mente il cantante jazz piú famoso al

mondo, è considerato l’ultimo gran-de crooner* americano. Gli stati unitie il mondo dello spettacolo in gene-rale, lo adorano a tal punto che inoccasione del suo ottantesimo com-pleanno realizzano un documentariosu di lui, e viene pubblicato un cd

”Duets: An American Classic” doveBennett collabora con alcune delle piàgrandi figure della musica dei nostrigiorni, come: Michael Bublè, BarbraStreisand, Stevie Wonder e molti al-tri ancora. Inutile aggiungere che ildisco è un successone e vince addi-

Soluzioni dei giochi

1.TE,PO;PI,TA;ERE-2.Possonosalire5bambiniperchépossiamosuddivideregliuominiintregruppida3eallostessomodoibambiniintregruppida5,quindiilpesodi3uominiequivaleaquellodi5bambiniedèquestoilnumerodibambinichepossonosalire.-3.Ilnumerointernoaognitriangoloèugualealprodottodeiduescrittiinaltodivisoperilnumeroscrittoinbasso,quindilarispostaè4.-4.Giulia-5.Ilnumeroè21,lasommadeinumeriesternidivisodue.-6.1Ng6pg62Qh4-7.Sudoku431268759

967543128

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Recensioni e spettacoli Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

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rittura due Grammy awards, c’era daaspettarselo dal buon vecchio Tony.È curioso pensare come da umili ori-gini da cantante del Queens, sia poiriuscito, nel 1950, ad ottenere un con-tratto con la nota Columbia Records.Da questo momento in poi segue unaserie di successi, uno dietro l’altro,come: Because of You, Smile, If i ru-led the world, For Once in my life.Se gli anni ’50-’60 rappresentano unasvolta nella sua vita da musicista, glianni ’70 sono per lui un momentosia di crisi, in ambito coniugale, chedi frenetiche collaborazioni musicali.Non è tutto però; negli ultimi anni del1970 incomincia ad avere problemi didroga e addirittura nel 1979 rischiala morte per overdose di cocaina, di-pendenza dalla quale, grazie all’aiutodei figli, si riprende presto. Cosí co-me il mondo lo ha visto crollare neglianni ottanta, travagliato dai problemifamiliari, negli anni ’90 Bennett rina-sce, e lo fa alla grande: partecipa alDavid Letterman Show, a diversi spet-tacoli di MTV e addirittura al carto-ne animato ”The Simpsons”. Pensateche sia tutto qui? Vi sbagliate, perchénel 1997 entra nella prestigiosa Hall

Of Fame del Jazz e fonda la FrankSinatra School Of Arts.

In conclusione, cos’altro potrei ag-giungere riguardo questo grande ar-tista, se non consigliarvi di anda-re ad ascoltare le sue canzoni percomprendere piú a fondo la sua mu-sica, in particolare If I ruled theworld, probabilmente il suo brano piúrappresentativo.

Recensione: Tony Bennett

Voto HHHHI

Gli album di duetti (Duets: AnAmerican Classic e Duets II) tra TonyBennett e vari musicisti contempora-nei, non hanno ancora raggiunto ilsuccesso dei suoi Best Of, ma resta-no comunque ottimi lavori, nonchérecenti, basta pensare che Duets II èdel 2011. Questi dischi, ormai è no-to, servono nella maggior parte deicasi come espediente discografico perdare nuovo lustro a figure musicaligloriose, ma da tempo assenti, acco-stando il loro nome a quello di arti-sti del giorno d’oggi, piú conosciutidai giovani perché piú ”freschi”. Co-me effetto collaterale, seppur positi-

vo, si ottiene che in genere questi di-schi vendono parecchio, sia perché ifan dell’uno o dell’altro sono appas-sionati e mossi dalla curiosità fannol’acquisto, sia perché i collezionisti,spinti dal desiderio di una collezionecompleta, finiscono col capitolare. Lacosa particolare, che magari non ci siaspetta, è che nei duetti Tony si mettemolto meno in gioco rispetto agli arti-sti partecipanti, lasciando loro spazioper esibire le loro doti canore. Sonoalbum completi sotto ogni punto divista: i duetti, ovviamente, sono benriusciti; gli accompagnamenti musi-cali sono come sempre impeccabili, enon mancano le cover. L’elenco de-gli artisti con cui Bennett ha lavoratoin questi dischi è praticamente inter-minabile: da Jimmy Page a BarbraStreisand; da Springsteen, Mick Jag-ger e B.B. King a Celine Dion, StevieWonder e Paul Mc Cartney. Semplice-mente paradisiache, ecco come descri-verei le emozioni trasmesse dalle can-zoni di questo Tony Bennett, ormaiottantene, ancora non pago di tuttii capolavori che continua a regalarci.La sua ultima apparizione in Italiaè stata allo show televisivo di Fiorel-

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

lo, noto comico e showman italiano,con il quale ha duettato estasiando ilpubblico a casa. Un uomo dalle mil-

le sorprese, ecco come definirei TonyBennett, che quando meno ce lo aspet-tiamo torna alla carica con la forza di

un uragano, stravolgendo tutto e tutticon la sua classe da italo-americanodoc.

Follia di Patrick Mc Grath

di Kyra

Follia, romanzo di Patrick Mc Gra-th, racconta una storia che non

si dimentica subito dopo averne sfo-gliato le pagine, come può accaderecon altri libri, che lasciano indifferen-ti. Quelle pagine intrise di tormento,lasciano il lettore tormentato a suavolta, con la fastidiosa sensazione ad-dosso di non poter capire del tutto ciòche è avvenuto, e che solo la protago-nista , Stella, nella sua lucida rinunciaa tutto ciò che è umanamente razio-nale, può intimamente sapere. E perquesto lo nasconde a noi che leggia-mo, lasciandoci nel dubbio che quella“follia” di cui si parli non sia in realtàun atroce segreto.

L’ambiguità è infatti l’elementoonnipresente che perseguita i perso-naggi, rivelandosi non solo costantenegli eventi e negli individui, ma an-che nei posti in cui le vicende si svol-gono: dal manicomio vittoriano in pe-riferia, dove Stella vive con la sua fa-miglia in un’ apparente calma e sere-nità iniziale dopo il trasferimento (do-vuto alla promozione dell’ambiziosomarito Max, psichiatra immerso nelsuo lavoro e cieco di fronte al disfaci-mento del “simulacro” della sua vita)alla Londra della passione sensuale edi quella felicità evanescente ricercatacon l’amante Edgar, fuggito dal ma-nicomio in cui era rinchiuso per aver

ucciso con una violenza e trivialitàinaudita la moglie, fino al Galles delfinale e totale disfacimento psicologi-co di Stella, che si rivela per ciò che èdiventata o, forse, è sempre stata.

Ancora piú ambiguo, inconcepibi-le e oscuro appare poi la figura delnarratore, lo psichiatra Peter, che inprima persona testimonia gli eventi acui è legato, come si scoprirà, da unrapporto piú profondo di quello pro-fessionale e imperturbabile che soloin un’ approccio iniziale appare. Sedapprima trasmette una sensazionedi affidabilità, in seguito dalle sue pa-role affiora una verità sconcertante, ela veridicità e il distacco della narra-zione vengono del tutto compromessida un rapporto morboso e maliziosocon i protagonisti della storia.

Patrick McGrath è uno degli au-tori per i quali si è coniato il termi-ne Neo-Gotico. Un gotico moderno,dunque, una narrativa fatta di dub-bi frenetici e assillanti, una narrativaparanoica che non consente di distin-guere il vero dal falso, il bene dalmale, l’ossessione dall’amore. Goticoper l’inquietudine, la morbosità, il fa-scino di ciò che è in penombra, ed èinsano, perlomeno secondo gli stan-dard della società. Infatti se Stella sitramuta in mostro, in ninfomane, inomicida, in fallita, alla fine quasi lacapiamo, dopo averla odiata e ripu-

diata: è una donna condannata perla sua ricerca personale della felicità,soffocata in un mondo di perbenismoinglese e attenzione psichiatrica adogni suo gesto, rinchiusa e claustrofo-bica. Diventa pazza, non per amore,ma per la sua sconfitta personale. Digotico vi è il tema dell’ invasione, for-za sconosciuta che spinge ad agirein un mondo asettico e vuoto, senzacontrollo, destrutturando l’identità edando vita ad una diversa, nascosta.Le gesta di Stella ci spingono a depre-carla, il fatto che resti li a guardareil suo piccolo morire, consapevole diciò che la sua mamma sta facendo,ci disgusta, vorremmo scrollarla, sve-gliarla da questa ipnosi in cui è spro-fondata. Ma d’altra parte è proprio ilsuo decadimento morale, psicologico,corporale e totale che ci affascina inun modo macabro, perché il goticoconsiste proprio in questo. E non sap-piamo scegliere se questa carneficesia dopotutto una vittima.

Il titolo originale, “Asylum”, ha insé la sintesi di questo concetto di equi-vocità costante: infatti ha un doppiosignificato che indica non solo tipica-mente il manicomio, emblema centra-le del romanzo, ma anche un postosicuro e protetto, un rifugio. Rifu-gio che Stella troverà alla fine solonell’atto esasperato del suicidio, inun ennesimo equivoco fatale.

Purtesànnele, Salvie, Tresemaríne e PeperàlleL’esempio delle nonne

di Benedetta & Giulia

Che noia questi compiti, vado avedere cosa c’è in dispensa!Ed è cosí che trascorre ogni nostro

pomeriggio di studio, e finiamo colmangiare snack insani e pieni di gras-si solo per noia, è in ciò che il ciboperde il suo aspetto etico e diventa un

mero passatempo e di certo scegliere icibi in un supermercato a seconda del-le loro etichette piú o meno coloratenon è né salutare né tanto meno mora-le. Questa tematica è stata affrontatada molti studiosi negli ultimi anni matra questi si è distinto il giornalista eprofessore dell’università di Berkley,

Michael Pollan, che ha raccolto i pen-sieri, i modi di dire e le conoscenzeda medici, infermieri, mamme, non-ne, bisnonne di tutto il mondo riassu-mendole in 64 semplici e simpaticheregolette nel suo libro “Breviario diresistenza alimentare”. Pollan in que-sto libro con regole molto brevi mira

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Purtesànnele, Salvie, Tresemaríne and Peperàlle Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

ad evitare l’uso di cibi che provengo-no da industrie, di troppe proteine edi alimenti che sono causa di obesitàe malattie, rimandando la nostra ali-mentazione a quella dei nostri nonni;è questo uno dei principali consiglisu cui si concentra lo scrittore poi-ché secondo lui è quello uno degli at-teggiamenti migliori nei confronti delcibo, e per questo motivo lo stesso Mi-

chael Pollan si è recato nella fattoriadi Joe Salatin per studiare da vicino ilmetodo di allevamento brevettato daquest’ultimo per permettere una vitaserena e felice agli animali e quindila produzione di carni sane e a km0. Infatti questo innovativo allevatoreha ripreso un ciclo, usato dalle ge-nerazioni precedenti, secondo il qua-le facendo stazionare prima i bovini,

poi il pollame ed infine gli ovini inun campo, egli ha gratuitamente cibosano per i suoi animali senza doverricorrere all’uso di mangimi o pro-dotti chimici. È cosí che dovremmocomportarci anche noi, avendo comeguida il breviario del professor Pollane come esempio le nostre nonne.

Pizza di Pasqua

Ingredienti(a) 6 uova (b) 1 cubetto di lievito (c) 400 g di zucchero (d) 100 ml di olio d’oliva (e) 1500 g di farina (f) 250 g di latte(g) La scorza di un limone grattugiata (h) Anice, Canditi, Uva passa, Cioccolato (a piacere)

Preparazione

Sbattere a mano con una frusta leuova e lo zucchero e nel frattempomettere il latte a scaldare fin quandonon diventa tiepido per poi scioglier-

vi i 3 cubetti di lievito. Aggiungere illatte al composto ottenuto dalle uovae dallo zucchero ed unire a loro vol-ta l’olio, la scorza di limone, l’anice i

canditi e qualsiasi ingrediente vi piac-cia; in seguito, aggiungere la farina.Impastare bene e mettere a lievitareuna nottata, circa 10 h, poi rimpastare

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

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Pizza di Pasqua

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Casciata

e mettere a lievitare di nuovo per unpaio di ore (la lievitazione deve av-venire in un luogo abbastanza caldoaltrimenti i lieviti non riescono ad agi-

re!). Preparare le porzioni nei carton-cini che si trovano in commercio e chevengono usati per dar forma ai panet-toni e cuocere ad una temperatura di

circa 180°, regolando e controllandola cottura se vi sembra che il forno siatroppo forte. Buon appetito!

Casciata

Mentre la pizza di pasqua è bennota,il dolce che vi proponiamo, chesi presenta sotto forma di budino(giallo o marrone a seconda dei gusti),è meno conosciuto nel teramano poi-

ché è un dolce tipico dell’area vestina.Ci auguriamo che questa ricetta possapiacervi.

Di solito in una classica teglia ton-da (quella per la torta di mele, ma

non a cerniera!) la dose è di 12 uova,12 cucchiai di zucchero e 1200 ml dilatte intero, potete ridurre ed aumen-tare le dosi a vostro piacimento. Laregola generale è la seguente:

Ingredienti(a) 1 uovo (b) 100 ml di latte intero (c) 1 cucchiaio di zucchero

Per la classica casciata gialla è suf-ficiente aggiungere al quantitativo lascorza di un limone ed un po’ di can-

nella. Per la variante marrone doveteaggiungere un paio di tazzine di caffèe del cacao amaro. A parte dovete

fare del caramello con:

(a) 3-4 cucchiai di zucchero e un goccio di mosto cotto o vino cotto.

Preparazione

Sbattere le uova ed aggiungervi illatte e lo zucchero con un frullatoreelettrico. Versare nella teglia antiade-

rente prima il caramello e poi il com-posto ottenuto. Cuocere in forno perpiú di 1 h alla temperatura di 160° cir-

ca. Gustatelo a temperatura ambientee conservatelo in frigorifero.

TEXnologiaLeggere nel XXI secolo

di Cristian

Digitalizzazione. Questo fenome-no ha rivoluzionato, tra le altre

cose, il mondo dell’informazione e lamodalità di propagazione del sapere;ora che la maggior parte della cono-

scenza è accessibile tramite una con-nessione Internet, lo strumento che fi-nora è stato il principale mezzo propa-gandistico di idee, pensieri, emozionie argomentazioni fa un passo avan-ti: il libro diventa digitale o, meglio,elettronico.

Il libro elettronico, in ingleseeBook, è un’opera letteraria pubblica-ta come documento digitale piuttostoche su carta. Certamente i documentidigitali esistono già da qualche tem-po, ma nessuno aveva mai investitotempo e denaro nel divulgare un libro

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TEXnologia Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

in formato elettronico: leggere pagi-ne e pagine su uno schermo risultavastancante e fastidioso. Cos’è cambia-to quindi? Finalmente sul mercatosono stati lanciati dei dispositivi crea-ti con il fine di fornire al lettore unostrumento adatto e ottimizzato per lavisualizzazione degli eBook, chiamatieBook reader (eReader).

eReader?

Gli eBook readers (o eReader) so-no dispositivi elettronici simili persembianze agli ormai famosi tablet,ma che vi differiscono per molti al-tri aspetti. Mentre il tablet vuole re-plicare le funzionalità di un compu-ter rendendole fruibili in maniera piúcomoda e maneggevole, l’eReader hala finalità di far leggere documentidigitali all’utente con una qualità ilpiú possibile fedele a quella che si hacon un volume cartaceo. E su que-st’ultimo aspetto si nota la vera inno-vazione portata da questi apparecchi:un nuovo tipo di schermo, con una lo-gica di funzionamento completamen-te nuova. Uno schermo lcd utilizzala retroilluminazione che alla lungaaffatica l’occhio, mentre la tecnologiae-ink, alla base dello schermo eBook,riflette la luce ambientale, riuscendoa imitare molto bene l’aspetto di unatradizionale pagina stampata. È purvero che l’e-ink ha un refresh mol-to piú lento di un normale schermo,quindi attualmente è in grado di mo-strare solo contenuto statico (che nonprevede movimento, come animazio-ni e video); anche renderlo capace divisualizzare contenuto a colori non è,per il momento, possibile2.

I migliori eBook reader in commer-cio sono il Kindle di Amazon che,arrivato alla sua quarta versione ac-compagnato dal Kindle Touch, è ilpiú venduto; seguono i prodotti dicasa Sony, con Sony PRS 350 e So-ny PRS T1 e al terzo posto troviamogli eReader della serie Cybook dellaBooken.

Vantaggi

Comodità e risparmio: sono que-sti i vocaboli “d’assalto” con cui

l’eBook si è affacciato sul settoredell’editoria conquistando da circa3 – 4 anni fette di mercato sempremaggiori. La possibilità di avere sem-pre a portata di mano centinaia dilibri in un dispositivo che pesa me-no di un kilogrammo è il principa-le punto di forza dell’eBook: i letto-ri piú accaniti non vedranno piú cu-muli di tomi nelle proprie abitazioni,ottenendo un’intera libreria tascabileda consultare ovunque, e avendo lapossibilità di acquistare opere onlinedirettamente dall’eBook reader.

Per quanto riguarda l’aspetto eco-nomico, vi è un notevole risparmio:non essendovi costi di stampa, il prez-zo per l’acquisto risulta notevolmenteridotto. Ciò comporta molteplici con-seguenze positive: da un lato, appun-to, vi è il risparmio, con successivoaumento degli acquisti; dall’altro, viè l’abbattimento dei costi di pubbli-cazione con conseguente possibilitàdell’autore del libro di diventare eglistesso editore.

Democratizzazione della letteratura

Questo fenomeno è chiamato SelfPublishing e si sta diffondendo moltoin fretta; chiunque ora può pubblica-re una propria opera non necessaria-mente attraverso la mediazione, chetalvolta un ostacolo da non poco con-to, di una casa editrice. Difatti, loscrittore è legato a quest’ultima tra-mite vincoli legali, economici, politicie linea editoriale, fattori che moltevolte impediscono a un libro di esse-re pubblicato. La selezione effettuatada questo ente dei libri che verrannopubblicati, si basa il piú delle volte suun confronto con i lavori dei grandigeni letterari e, se non conformi aglistili di questi ultimi, vengono scar-tati privando il lettore di un poten-ziale nuovo interesse letterario. Conl’avvento degli eBook e degli eReadeersarà il pubblico di lettori a decidere,come è giusto che sia, chi è destinatoalla gloria e chi al dimenticatoio.

Un po’ di numeri

Dopo aver parlato delle poten-zialità degli eBook fiancheggiati da-

gli eReader, propongo un riepilogodell’andamento del mercato di questosettore.

Nel 2009 il mercato italiano deglieBook era praticamente inesistente (invendita solo 1600 ebook circa), men-tre negli USA rappresentava il 4% delmercato editoriale, con un fatturatodi 169 milioni di dollari.

Nel 2010 in Italia si registra unmercato di 1.5 milioni di euro (0,04%del totale) con 6.950 titoli disponibili;in USA si è arrivato già ad un fat-turato pari a 263 milioni di dollari(9%).

Nel 2011 in Italia circa 19milaebook disponibili producono un mer-cato di 70 milioni di euro(0,1%); ne-gli USA 560 milioni circa per il 20%del mercato letterario totale (a feb-braio 2011 circa 90 milioni di ebookvenduti).

Come si nota dai dati c’è un fortedivario tra il mercato statunitense equello italiano, probabilmente dovu-to al fatto che il primo è presente dapiú anni e soprattutto da una serie dicircostanze quali maggior progressotecnologico e maggior numero di let-tori e scrittori che tentano la nuovavia dell’elettronica.

Alla fine sarà solo eBook?

In questo articolo abbiamo vistocome l’eBook si stia diffondendo conottimi risultati, e viene sicuramenteda pensare se un giorno i libri carta-cei saranno solo un ricordo (come stasuccedendo per i semplici documen-ti): magari questo potrà succedere inun lontano futuro, ma attualmente ilcaro vecchio libro domina il mercatoeditoriale per vari motivi ma, soprat-tutto, per le sensazioni e il piacere chepuò trasmettere la carta, vecchia cu-stode del sapere umano da millenni.(Quando un eBook reader riuscirà afare ciò?)

Siti consultati:

http://www.ebook-reader.it/

http://goo.gl/fLdze

http://goo.gl/83Gou

http://goo.gl/AJPxH

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la voce Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

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Fortissimamente sportPallone assassino

Il calcio, lo sport piú bello del mondo che si trasforma in una strage senza precedenti.

di Abau

Egitto, 1 Febbraio 2012, Port Said,al termine dell’incotro tra le squa-

dre ’Al-Masri e dell’Al-Ahly, due fra iclub piú popolari del Paese. Al termi-ne della partita i tifosi dell’Al-Masri,che ha vinto la partita per 3-1, invado-no il campo per cercare uno scontrocon gli ultras avversari. Il bilancioè pesantissimo: 73 morti e oltre 200

feriti. Neanche le forze dell’ordine,esiguamente disposte, possono farequalcosa per evitare il dramma, men-tre la maggior parte delle vittime cadea terra priva di vita a causa delle fe-rite alla testa, o soffoca per via dellacalca.

A interrompere tale macabro sce-nario èl’esercito che, con l’utilizzo dielicotteri, trasporta via giocatori e ti-fosi, rifugiatisi negli spogliatioi. Untestimone racconta «Lo spogliatoio siè trasformato in un obitorio», a causadei feriti che nell’attesa di soccorsovenivano trasportati dentro.

Le fonti che riportano i vari motividello scontro sono molte e discordan-ti; c’è addirittura chi ipotizza il coin-volgimento di organizzazioni terrori-stiche. Difatti alcuni tifosi sarebberostati coinvolti nella recente protesta inEgitto, e non si esclude che questo siaun episodio legato alla crisi che stavivendo il Paese. Secondo Al Jazeera,

a partire dalla rivoluzione il numerodegli scontri durante le partite di cal-cio sarebbe aumentato, a causa di unanotevole diminuzione del numero diforze dell’ordine.

Ora, immaginate la partita scudet-to tra le due acerrime rivali, Inter eJuventus; ed ecco, mentre voi siete acantar vittoria, comincia l’inferno concoltelli, bottiglie e bastoni.

Anche questo è il calcio, quando ilsudore si trasforma in sangue e quan-do le grida di gioia si trasformanoin terrore. Tutto questo per una pal-la, una stupida palla, capace di uni-re il mondo, ma allo stesso tempo,purtroppo, di provocare morti.

Il mondo animaleBianco, bianco, nero, bianco, bianco

di Serena

Febbraio. Neve. Tanta neve. Tut-to sembra fermo e immobile. Un

infinito senso di pace avvolge la cam-pagna e la città. Stop alla frenesia del-la vita quotidiana e monotona. Rico-minciamo a respirare. . . La maggiorparte di noi ha dimenticato di farlo.Apriamo gli occhi. È come se lo faces-simo per la prima volta. Ogni cosa è

bianca, soffice. Vorremmo tuffarci inquella candida distesa. . . Beh faccia-molo! La neve ci accoglie e quasi ciabbraccia teneramente. L’aria freddaentra nei polmoni e uscendo porta viaogni pensiero, la tristezza che questasocietà ci presenta come unica sceltadi normalità. Niente si muove attornoa noi. . . Ma questo è ciò che sembra!Una piccola macchietta scura piomba

poco lontano da noi, poi un’altra eun’altra ancora. Guardiamo meglio:delle creaturine minuscole ma gras-sottelle saltellano qua e là sulla neve.Che meraviglia! Ci sorprendiamo nelvedere piccoli uccellini affrontare concoraggio l’inverno contrariamente ailoro amici di cielo che invece scappa-no verso paesi piú caldi. Dal carattereirrequieto e vivace, il passero è socie-

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Appendice ai giochi Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

vole e molto intelligente. Spesso rie-sce utile all’uomo perché si nutre diinsetti nocivi all’agricoltura, ma contutta questa neve gradisce molto lebriciole di pane e i biscotti offerti dal-la gente. Esistono diverse varietà dipasseri e una di queste è il passero so-litario comune che è reso celebre dal-la poesia di Leopardi, ma che è tutto

meno che quell’uccello triste descrittonei versi del poeta recanatese, poichéil suo canto si può ascoltare per tut-to l’anno. L’immagine che ci offronoquesti uccellini fa crescere in noi unsenso di gioia e letizia. Tutto ad untratto ci sentiamo anche noi come ipasseri. Invincibili, pronti ad affron-tare la vita nell’attesa che si sciolga la

neve. Che grande esempio da seguire,che lezione di vita ci regalano questecreature. Coraggio! La vita è pie-na di sfide ma non bisogna scappare,dobbiamo combattere e mai arrender-ci. Cantare! Anche nelle situazionedifficili, mai smettere di cantare!

Appendice ai giochi(Le soluzioni sono a pag. 18.)

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6 4 97. Sudoku

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ORIZZONTALI: 1. Lo è quella religiosa - 5. Famoso è quello della patria - 9. Film italiano sugli agenti anti-sommossa - 14. Ilcontrario di dividere - 16. Milano (sigla) - 17. Risiedere in un luogo - 18. Ciò che i professori provano nel correggere alcuni compiti -20. Abbreviazione di numero - 21. Accade a chi beve troppo - 23. Il Titanio nella tavola periodica degli elementi - 24. Associazionetemporanea di imprese - 25. Sinistra - 26. FRASE DA SCOPRIRE - 33. Il monarca - 34. American Airlines - 35. Combinazione disapore e odore - 36. Auditore è protagonista di un famoso videogioco - 37. Ancona (sigla) - 38. Non sempre è facile rispettarlola mattina - 39. Obbligo disciplinato dalla legge - 41. Grande massa di acqua raccolta nelle cavità terrestri - 44. Vado in latino -45. Incontravano i marinai col proprio canto melodioso - 47. Nato in inglese - 48. Motociclista da poco scomparso - 50. Slegatoda qualsiasi autorità confessionale - 52. Lento e svogliato, come noi durante le vacanze - 55. Che fa parte di un circolo - 56. Laseconda nota - 57. L’attribuzione di una colpa - 58. Società energetica.VERTICALI: 1. Lo è ciò che non è stato svelato - 2. Dividere con una lama - 3. Gruppo formato da due elementi - 4. In mezzoalla cena - 5. Se non è partenza. . . - 6. Lecce (sigla) - 7. Resina fossilizzata - 8. Fiume in portoghese - 9. Advanced Biotech Italia -10. Servizi segreti statunitensi - 11. La in inglese - 12. Lo incontreremo al mare - 13. Quelle di 18 anni son tra le piú belle -15. Squadra che ha incominciato male il campionato quest’anno - 17. Ancona (sigla) - 19. Contrasto verbale - 22. Gruppo concaratteristiche ereditarie comuni - 24. Parte anatomica dei volatili - 25. Specchi d’acqua stagionalmente variabili - 27. Malattiainfettiva - 28. . . . che nullo amato amar perdona - 29. Il miglior amico dell’uomo - 30. Lo è la pece - 31. Esercito italiano - 32. Diodei venti - 40. Eroe troiano che sbarcò in Lazio - 42. Antico strumento musicale a corda - 43. Insieme alla moglie sono “dei paesituoi” - 45. Sport invernale - 46. Istituto per le opere di religione - 47. Il verso del cane - 48. Società sportiva - 49. Centimetro cubo -51. Isernia (sigla) - 53. Genova (sigla) - 54. Royal Navy.

1. Trova le lettere che unite a quelle fuori dalle parentesi formino dueparole (possono esserci piú possibiltà).

cu (. . . ) stoal (. . . ) ta

avi (. . . ) dità

2. In un ascensore possono salire al massimo o 9 uomini o 15 bambini.Se salgono 6 uomini quanti bambini possono salire?3. Che numero manca?

3 6 8 2 6 4

2 ? 3

9 4 8

4. Tommaso, Pietro, Giacomo, Anna e Giulia hanno sostenuto un test.Giulia ha ottenuto piú punti di Tommaso, Giacomo meno di Piero mapiú di Anna e Piero meno di Tommaso. Chi ha ottenuto piú punti?5. Che numero manca?

31− (37) − 43 17− (?) − 25

A cura di Francesca Di Marco

8rZ0Z0s0j7opZ0Z0op6nZ0Z0Z0Z5Z0ZBZ0Z040Z0aQZ0M3ZPl0Z0Z02PZPZ0ZPO1ZKS0Z0ZR

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6. Il bianco matta in 2 mosse.

Le soluzioni sono a pag. 18.

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