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Linda Batista Adverum Edizioni - Anno 1 - n°3 novembre - dicembre 2010 - www.ladysmagazine.it 3 3 nov-dic 2010 Attualità At tt tua al lità Il CALENDARIO CAMPARI 2011 Economia Economia Difficoltà nel mondo del lavoro E i Economia L’Ateneo pavese e i giovani Territorio Territorio Eloise Squirru Le moderne Le moderne pioniere pioniere una donna in grado di scegliere

Lady's novembre - dicembre 2010

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Lady's, il primo magazine al femminile di Pavia e provincia!

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Linda Batista

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{ Sommario }

Realizzazione EditorialeAdverum s.r.l.Via Defendente Sacchi, 8 - 27100 Paviatel. (+39) 0382.309826 fax (+39) 0382.308672iscrizione al Trib. di Pavia n° 741 del 21.07.2010

Direttore Responsabile: Stefano [email protected]

Art Director: Chiara Bogliani

Redazione:Paola Arensi, Alessia Benaglio, Daniela Capone, Alberto Fiori, Chiara Pelizza,Patrizia Sergio, Rossana Trespidi

Stampa: Pv Print s.r.l. - Pavia

ANNO 1

N° 3 NOVEMBRE-DICEMBRE 2010

COVER

Linda Batista

Cover......................................................6Intervista a Linda Batista

Attualità.................................................10Il Calendario Campari

NO alla violenza......................................14Sapore di lacrime

Economia...............................................18Donne pavesi nel mondo del lavoro

Donne come noi.....................................22Il bello di essere imprenditrici

Le moderne pioniere..............................24Intervista a Eloise Squirru

Studentesse universitarie........................28Il primo sguardo sul mondo

Per saperne di più...................................30Infedeltà: un tradimento di legge

Noi & Loro............................................32La ferita del tradimento

Shopping...............................................34Natale è già qui

Le nostre passioni...................................36Toglietemi tutto ma non il mio tacco

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DIRITTI: tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati

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MelitaToniolo

Ser. Fer. Al. s.a.s • Via Madonnina, 34 • Vidigulfo (PV) Tel. 0382 619225 • Fax 0382 619228

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MELITA TONIOLO

STEFANO SPALLADirettore

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Capita innumerevoli volte nella giornata di guardare l'orologio e di constatare l'inesorabile scorrere del tempo. Il più delle volte

veniamo colti da un senso di impotenza per tutto ciò che dobbiamo fare. In altre occasioni siamo assaliti dall'importanza del tempo

nella nostra vita.

Se questo è vero per la maggioranza delle persone, nel caso della donna la variabile 'tempo' ha una incidenza ancora più schiac-

ciante. Il proprio lavoro, la famiglia (con i fi gli e parenti tutti) o la gestione della casa sono solo alcuni dei quotidiani impegni che

comprimono sempre più la sua giornata lasciando limitatissimi momenti liberi. Attimi, questi, che di solito si presentano solo a

sera tarda una volta sistemata la cucina, lavati i piatti e stirati gli indumenti del settimanale bucato settimanale … sempre che i

bambini dormano

Gli studi dimostrano che il tempo libero per la donna è di molto inferiore a quello dall'uomo. Differenti sono le percentuali nelle varie

nazioni ma il trend è ovunque identico. Colpa forse della globalizzazione? Certamente no! La nostra cultura, di tipo tradizionalisti-

ca, ne è la causa dominante. Usanze che tendono, da un lato, a non voler 'privare' la donna dalle sue mansioni storiche e, dall'altra,

alla pigrizia (tipicamente umana) che vede in certi uomini la sua massima espressione.

Passi in avanti ne sono stati fatti molti ma altrettanti sono ancora da fare. La tecnologia si è adattata al poco tempo aiutandoci.

Cosi abbiamo la caffettiera che al mattino prepara da sola il caffè, il forno (gestibile via web) in grado di preparare il cibo prece-

dentemente programmato, il videotelefono che ci controlla la casa a distanza mentre la nostra coscienza si sente non poco sollevata

avendo delegato la sorveglianza dei bimbi a quegli apparecchi che scrutano il loro sonno nella stanza a fi anco. Numerosi possono

essere gli esempi ma le macchine, per quanto l’intelligenza artifi ciale possa fare, non raggiungeranno mai quella accuratezza nei

dettagli che la donna, di ogni tempo, sa donare

La dura e insensibile tecnologia se si è messa a disposizione della Donna ma da sola non è in grado di alleggerire o sostituire i

compiti della donna. Verrebbe quindi da chiedersi chi debba intervenire. Magari l'uomo di casa, una volta superato il proprio modo

di pensare o la propria innata pigrizia, potrà essere l’aiuto ricercato in tante generazioni di donne? La risposta appare ovviamente

scontata.

Ma se cosi per lui non fosse, allora dovrà pensare alla donna come al tempo che scorre sull’orologio e che, senza far nulla, si rischia

di perdere. Infondo, ma neanche poi tanto, si dice che il tempo una volta passato non ritorna più.

Il tempo è donna

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di Paola Arensi

L’affascinante attrice Linda Batista, fi danzata uffi cial-mente con Maurizio Bosco Del Maestri, nasce a Salva-dor de Bahia, in Brasile, ma gira presto il mondo. Senza

dubbio della terra d’origine Linda mantiene una bellezza fuori da comune. Da non dimenticare una solarità che ha dell’incredibile e lei stessa ci racconta:”I rimpianti sono un lusso che non mi posso permettere. Quindi preferiscono sorridere e assaporare appieno ciò che la vita mi regala. Inol-tre, come tutte le donne, sogno semplicemente di amare e essere corrisposta veramente sotto la luce del sole e delle stelle. Questo lontano da sotterfugi o ambiguità”. Fascino romantico insomma e tanti progetti per il futuro:”Per scaramanzia preferisco non anticipare nulla. Però posso garantire che tra 10 anni vorrei vedermi con l’uomo di cui, lo am-metto, sono follemente innamorata, con una fi glia adulta e realizzata e dar vita a un fi lm su una gran-de donna della storia”. Linda, che è stata sposata quand’era molto giovane, oggi è mamma di una fi glia adolescente di nome Lais:”Questo ruolo mi

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Due occhi da gattae un universo da scoprire

gratifi ca moltissimo. Starei sempre con lei se il lavoro me lo permettesse. Essere donna dello spettacolo e genitore allo stesso tempo spesso si rivela complicato perché la professione richiede moltissima presenza. Una madre dovrebbe poter dedicare tutto il suo tempo ai fi gli. Anche se io cerco di dare comunque il massimo in famiglia”. L’idea di avere un secondogenito non le dispia-ce, ma l’attrice preferisce non sbilanciarsi:”Non so se avrò altri fi gli, dipende....”. Se il ruolo preferito della Batista è quello della madre, non manca il desiderio di piacere al suo pubblico senza mai deluderlo. Ed ecco che la famosa bra-siliana, che parla bene quattro lingue -inglese, italiano, portoghese e spagnolo-, ricorda i mo-menti della sua carriera:”Non ci sono esperienze che mi abbiano entusiasmata più delle altre. Ho amato ogni aspetto di questa grande avventura che ti fa crescere e migliorare continuamente. Però mi è piaciuto molto partecipare a un fi lm che ho girato con i fratelli Taviani ed è stato intitolato Luisa Sanfelice. Resta il fatto che il momento più felice della mia vita è stato quel-lo in cui ho partorito Lais il cui nome signifi ca

Dal mondo dello spettacolo alla vita privata,“Una donna può sempre scegliere”

LindaBatista

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“luce della luna”. Anche se fi n da ragazzina Linda ha girato il mondo inseguendo i suoi sogni, il cuore resta sempre a Bahia dove vivono i suoi cari:”Non sento nostalgia di qualcosa in par-ticolare. Certamente gli affetti restano nella terra d’origine. La lontananza diventa più sopportabile perché io e la mia famiglia ci sentiamo telefonicamente ogni giorno”. Figlia maggiore, con una sorella e due fratelli cui da piccola amava badare perso-nalmente, la brasiliana non è fi glia d’arte -anche se a casa sua il mondo dello spettacolo è sempre stato ben visto-:”In genere questo futuro ce l’hai nel sangue, è lui che sceglie te. Ci sono da fare molti sacrifi ci, non è semplice come appare. Francamente non ho mai creduto fi no in fondo di potercela fare e tutt’ora ho sempre paura ad esprimermi. Più passa il tempo più vivo di emozioni. Spero di avere un’esistenza lunghissima per fare tutto ciò che desidero senza tralasciare nulla”. Poi un pensiero sull’attualità: giornalisti e paparazzi sempre più vicini alle star, vicende private angoscianti come la macabra sorte della giova-ne Sara Scazzi, la donna considerata da molti un semplice “og-getto”. Linda sottolinea:”Penso che la stampa giochi un ruolo fondamentale nel mondo dello spettacolo, sia in positivo che in negativo. I paparazzi invece fanno semplicemente il loro lavoro come tutti. Io non mi oppongo, basta soltanto che non si spin-gano oltre” e aggiunge:”Tra parenti possono accadere le cose

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più terribili perché, purtroppo, il nucleo familiare non è sempre quel nido d’amore che dovrebbe essere. Ciò che mi preoccupa è che questa non è soltanto una questione culturale o economi-ca, infatti il fenomeno colpisce indiscriminatamente dove meno te lo aspetti. Credo però che prima di arrivare a tanto ci siano dei segnali capaci di mettere in guardia su particolari problemi. Anche se, aimè, spesso non li notiamo in tempo perché siamo sempre indaffarati, distratti e a volte anche per superfi cialità”. Poi la conclusione:”Secondo me le donne non hanno bisogno di consigli: sanno sempre cosa, perché e con chi lo fanno. Il problema è che i rapporti sono sempre più complicati e confu-si. Sono convinta che si dovrebbe rifl ettere su tutto ogni volta ma che, per molte, sia più comodo lasciarsi vivere”. Chiunque volesse rivedere le interpretazioni della coinvolgente sudameri-cana potrà reperire moltissimi lavori. Eccoli.

FilmLa masseria delle allodole (2007) Signora turca Paolo Taviani & Vittorio Taviani Borgia, Los (2006) Sancha de Aragón Anto-nio Hernández The Clan (2005) Helen Christian De Sica Ven-titrè (2004) Sonia Duccio Forzano Banchieri di Dio, I (2002) Giuseppe Ferrara Encantado (2002) Alma Corrado Colombo Wild Orchid (1990) Zalman King

LINDA BATISTA

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L’ambizione, da 11 anni a questa parte, è di avvicinarsi al “Pirel-li”, fi nora mitico e inarrivabile capostipite dei calendari a sfondo eros/patinato. E in questo primo decennio, appena superato, il ca-

lendario Campari non si è davvero fatto mancare nulla per sollazzare gli occhi: da Salma Hayek a Eva Men-des, Jessica Alba e Olga Kurylenko, solo per fare qual-che nome delle frequentatrici di diottrie che si sono fat-te moltiplicare lungo i 12 mesi dei rispettivi calendari.Ma quest’anno, un po’ per celebrare il traguardo del primo decennio del “Red Affair”, com’è chiamato il calendario in onore del colore dello spirit creato at-traverso l’infusione di alcol, piante e frutta, e un altro po’ per dare degno risalto ai 150 anni della Campari, azienda nata a Novara nel 1860 e ancora oggi sino-nimo di italianità, la scelta è stata di andare contro-corrente: se fi nora a sollazzarsi sono stati nervi ottici maschili, questa volta tocca alle donne.Dopo aver centellinato le notizie partendo dalla scelta del fotografo, caduta su Michael Comte, ritrattista di origini svizzere le cui immagini hanno fatto da coper-tina a numerose riviste in tutto il mondo, la tradizione si è perpetrata svelando un’idea chiamata Benicio Del Toro. Non proprio un bello canonico, viste le cor-pose borse sotto gli occhi e qualche chilo di troppo che porta in giro con amabile noncuranza, ma sicura-mente quel che si dice “un tipo”, uno che può anche colpire per via di un’aria da delizioso bastardo che sulle donne fa sempre un certo effetto. All’anagrafe Benicio Monserrate Rafael del Toro Sànchez è un ra-gazzone portoricano classe 1967, con la mensola del caminetto di casa su cui svetta la statuetta dell’Oscar, conquistata come attore non protagonista in “Traffi c” (2001) che si aggiunge ad una sequela di altri premi e riconoscimenti. Cresciuto in una fattoria del Pennsyl-vania fi n quando una borsa di studio non gli ha aperto le porte dell’Actor’s Circle Theatre di Los Angeles e questo, a sua volta, gli ha permesso di conquistare al-cune parti per serie televisive minori suffi cienti a farsi notare, la prima botta alla notorietà Benicio riesce ad assestarla con il ruolo di Fenster nei “I soliti sospet-ti”, per poi ripetersi ripete in “Basquiat” e toccare il punto massimo di dannazione con “Paura e delirio a

L’attore portoricano,abituato ai ruoli da anima dannata,presta il suo voltoad uno dei calendaripiù esclusivi che ci siano

BENICIO DEL TORO

di Alberto Fiori

L'annoDel Toro

{ Calendario Campari }

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Las Vegas”, allucinogeno fi lm girato al fi anco di Johnny Deep. La consacrazione ai ruoli diffi cili, poco scontati e perfi no sco-modi arriva però con il ruolo di Ernesto Guevara in “Che”, interpretazione che lui stesso considera una delle più intense e riuscite. Cotanta carriera è anche il motivo per cui, vederlo immolato lungo i 12 mesi del calendario Campari 2011, fa un po’ effetto. Ma questo solo agli altri, visto che lui ha dichia-rato: “E’ un onore essere il primo uomo Campari e arrivare dopo Jessica Alba, Salma Hayek ed Eva Mendes”. Come dire, fra belli ci capiamo. Ma poi, passando in rassegna i 12 mesi, salta all’occhio immediatamente che il taglio non è il solito cliché assatanato giocato sul vedo/non vedo, ma più una sorta di citazione al mondo del cinema, con Benicio chiamato a dar vita ad una sorta di piccolo giallo in 12 scatti, in cui interpreta una sorta di agente segretissimo in papillon, che con l’aiuto di un’assistente (bellissima, chiaro), salva un’altra donna in pericolo (bellissima anche lei, ovvio). E quando qualcuno gli chiede a chi si è ispirato per calarsi nel personaggio, lui ri-sponde mettendoci ironia, dichiarando a James Bond ma in fondo anche a Dumbo, l’elefantino orecchiuto della Disney. Meno scontato il fi nale della storia narrata nel calendario, in cui gli scatti ammiccano ad una sorta di ménage à trois e lui, gigione alla massima potenza, ammette che sì, l’idea in effetti era quella, salvo poi la scelta di smorzare ogni cosa con una sana bevuta di Campari. Ma il sorriso, e una carriera da sciu-pafemmine che può contare su nomi come Alicia Silverstone, Valeria Golino e Chiara Mastroianni, la dicono lunga.Il calendario Campari sarà distribuito in un’edizione interna-zionale, limitata a sole 9.999 copie, e inviato a poche e fortu-nate persone in tutto il mondo. Tutti gli altri si accontentino come possono.

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L’attore portoricano,abituato ai ruoli da anima dannatapresta il suo voltoad uno dei calendaripiù esclusivi che ci sianodi Alberto FioriUna mano violenta che fa soffrire

l’uomo e la donna tra amore e odio

Rdi Paola Arensi

Quando ti trovi, “sulla punta della penna”, vi-cende umane che hanno per protagoniste le donne, scrivi sempre con maggior coraggio. Perché in fondo sono proprio le esponenti del gentil sesso a dimostrarti che, se fi sicamen-te, ma non solo, l’uomo può “annientarle”,

la forza di reagire non manca quasi mai. E’ questo un mistero insondabile che rende ancor di più la crudeltà di uno stupro, un pestaggio e qualsiasi altra parentesi di “bestialità” che, sporadi-camente, anche se ultimamente con maggior frequenza, rende colpevole un uomo. Io che mi occupo di cronaca nera posso testimoniare quanto sia diffi cile trasferire in un semplice trat-to d’inchiostro il pensiero e le sofferenze di una persona che, tante volte per eccesso d’amore, si trova a dover fronteggiare situazioni a dir poco impossibili. Assurdità che le sono impo-ste da qualcuno di molto vicino ma, talvolta, anche da emeriti sconosciuti. Ormai i confi ni di questi inspiegabili atteggiamenti si sono persi. Forse anche per la mescolanza dei popoli, la glo-balizzazione e quella tendenza a sentirsi tutt’uno con stili di vita “estremi”. Prima si credeva che certi abusi e le violenze più effe-rate fossero soltanto frutto della cultura di popoli retrogradi che, all’estero e ancora oggi, non hanno mai dato alcuna importanza al ruolo della donna nella società. Etnie che non la considerano un individuo ma semplicemente l’oggetto dei loro desideri, il

Sapore dilacrime

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“contenitore” dei loro fi gli o la serva di casa. Ma anche l’Italia, purtroppo, pur dichia-randosi tanto avanza-ta e di larghe vedute, vive ancora realtà come quella del Meridione, ad esempio, dove spesso sei co-stretta a sposare una persona soltanto per convenienza o perché qualcuno ti ha visto frequentarla e devi “salvare la faccia” alla tua famiglia. Ma anche il nord non risparmia terribili sorprese: amanti azzittite con un colpo di pistola alla tempia, minorenni violentate in un parco, ex mogli gettate dal balcone per inconte-nibile gelosia, lavoratrici sottomesse dal “capo-padrone” pena il licenziamento e così via. Non si tratta certo di femminismo. Il discorso è ben più profondo dato che, fortunatamente, le donne sanno amare tanto i loro compagni perché li trovano sorpren-denti da ogni punto di vista. Questo dimostra che, in un buon numero di casi, ai “nostri” patner non si può recriminare nien-te. Tuttavia, anche nelle migliori famiglie, i sondaggi parlano chiaro: una buona percentuale di signore ha subito almeno una violenza in ambiente domestico. Si passa da quelle verbali, che spesso sono taglienti come coltelli, a scossoni, schiaffi , spinte, brutali aggressioni e tanto altro. E se il “maschio”, complice la forza fi sica donatagli da madre natura, esce inevitabile vincitore di questa guerra tra ineguali, stupisce la reazione del gentil sesso così “fragile” ma allo stesso tempo indistruttibile. Mi è capitato di avere di fronte una donna umiliata con lividi sul volto ancora ben visibili. Nei suoi occhi le lacrime. Ma quando abbiamo ini-ziato a parlare le ho sentito addosso il coraggio di continuare a sperare in un futuro migliore e a lottare per l’amore dei propri fi gli. In questo caso era il convivente ad averla ferita, distrutta, segnata a vita. Lui, troppo d’un pezzo per accettare di vedere un esperto in problemi coniugali e “ascoltare” la compagna, aveva iniziato a bere. Alcol ogni sera, fi no all’arresto, quando il temi-bile compagno di vita si era spinto sempre più oltre arrivando a far degenerare le cose. Lei, in dolce attesa al quarto mese, ha sempre trovato la forza di rialzarsi dal pavimento e correre dal medico a verifi care le condizioni di vita del bimbo che aveva dentro di sé. Questo senza mai pensare, solo per un attimo, fos-se anche fi glio di quel qualcuno che poco prima l’aveva colpita minaccioso. Mi è capitato di far visita a donne fi nite in ospe-dale per qualsiasi genere di violenza che, nonostante il dolore, aspettavano soltanto le dimissioni per riabbracciare i loro fi gli

I sondaggiparlano chiaro: unabuona percentualedi signore ha subito almeno una violenza in ambiente domestico

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{ NO alla vivv olenza }}

non le sostiene.Perché una donna è il valore aggiun-to di una famiglia, un’azienda e di qual-siasi realtà. Soltanto le sue mani, la sua pelle, il suo cuore, la sua tenacia e la sua forza d’animo porta-no luce dove ancora luce non c’è. Se è

vero, come dicono i più antichi proverbi, che una signora non va colpita neanche con un dito, è importante che lo si impa-ri veramente e fi n da bambini. Così che crescendo, quando i muscoli scoppiano nelle braccia per il loro vigore, nessuno osi usarli per fare altro che bene.

ROMA - UNA MANIFESTAZIONECONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

La brutalità,della nostra societànon riesce a contrastarequell'incredibile passione che il gentil sesso mostrain ogni campo

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momentaneamente lontani. Le donne fanno cose meravigliose che non si possono descrivere. Ad esempio tornano sui loro passi dopo un divorzio perché l’ex marito ha avuto un brutto incidente e le vuole vicine per tornare a camminare. Oppure tirano indietro i capelli a loro padre, riverso sul pavimento dopo essere stato aggredito in un bar, nonostante per lui non ci sia più niente da fare. Ogni volta che intervisto la “vittima” di un uomo nei suoi occhi vedo delusione, tristezza, incredulità, sconcerto ma anche uno sguardo verso il futuro da far invidia a qualsiasi “macho”. Insomma, la brutalità della nostra società non riesce a contrastare quell’incredibile passione per l’esistenza che il gen-til sesso mostra in ogni campo: la vita professionale, spiccando in qualsiasi settore fi no ad arrivare, in molti casi, al vertice di aziende o settori industriali, l’ambiente domestico, con la ca-pacità di conciliare vita privata, gestione dei fi gli e lavoro. E tu, che per “vocazione” raccogli tutti questi frammenti di vita e li racconti perché anche altri possano conoscerli, trovi a tua volta la forza di scrivere la cronaca di qualsiasi fattaccio. Con-sapevole che la persona con cui ti sei confrontata insegnerà ad altri, come ci è riuscita con te, che non bisogna mai arrendersi. E quando qualche uomo intelligente leggerà il tuo pezzo stai certa che ti sarà grato per averlo scritto. Infatti la battaglia per le pari opportunità, l’impegno perché le cose cambino e le idee più avanguardiste non possono trovare seguito se il genere maschile

momentaneamente lontani. Le donne fanno cose meravigliose che non si possono descrivere. Ad esempio tornano sui loro passi dopo un divorzio perché l’ex marito ha avuto un brutto incidente e le vuole vicine per tornare a camminare. Oppure tirano indietro i capelli a loro padre, riverso sul pavimento dopo

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L’attore portoricano,abituato ai ruoli da anima dannatapresta il suo voltoad uno dei calendaripiù esclusivi che ci sianodi Alberto Fiori

{ Economia }

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Se già il lavoro rappresenta oggi una pro-blematica cruciale, in un momento non certo roseo e fl orido per l’economia, a maggior ragione il mondo del lavoro visto dal punto di vista femminile scon-ta diffi coltà ancora più gravose, sia per

l’atavico retaggio culturale, che in Italia si manifesta con una disparità di trattamento e di pari opportunità sia per la criticità oggettiva dei mancati supporti alle donne e alle mamme lavo-ratrici. Siamo andati ad indagare un po’ sullo stato dell’arte del “lavoro-donna” per verifi care com'è la situazione nella nostra provincia. Partiamo da una prospettiva ampia: cosa fa l’ente Provincia di Pavia per favorire l’occupazione femminile e la conciliazione famiglia-lavoro?“Imprenditoria e conciliazione hanno rappresentato uno degli obiettivi prioritari del programma politico del mio assessora-to” ha detto Annita Daglia, Assessore alla solidarietà sociale e parità della Provincia “per promuovere sistemi di promozione della conciliazione nella vita lavorativa e familiare, incenti-vando anche forme di sostegno alla cura dell’infanzia, della famiglia e degli anziani”. Negli ultimi anni questo è diventato un problema molto sentito e spesso di non facile soluzione per la lavoratrice madre, alle prese da una parte, con una indaffarata cura della casa e dei fi gli e, dall’altra, con la preoccupazione di garantire lo svolgi-mento del lavoro sia autonomo che dipendente. Non per niente

Nel 2009,in provincia, sono146 le donne che hannodovuto lasciareil lavoro dopola maternità

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SogniproibitiLe diffi coltà del conciliare casa e lavoroda parte delle donne in generalee delle pavesi in particolaredi Rossana Trespidi

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i casi di abbandono del lavoro post-maternità rimangono alti come indicano i dati della Direzione provinciale del Lavoro: in provincia 146 sono le donne che hanno dovuto lasciare il lavoro dopo la maternità nel 2009, già 81 nel primo semestre 2010. In genere lavorano in aziende di piccola dimensione che faticano a rimanere senza personale. Infatti sono ben 87 le donne che hanno lasciato il lavoro in imprese con al massi-mo 15 dipendenti. Il settore più bersagliato è quello del com-mercio (52 abbandoni) probabilmente per gli orari ingestibili. Venendo alle cause, sono da rintracciare sia nel passaggio ad altre aziende, ma sempre più spesso negli alti costi dell’asilo nido, nella mancanza di parenti che si possono occupare dei bambini, mancato accoglimento dei fi gli da parte di un asilo per l'esiguità dei posti disponibili. Per tutte queste ragioni, le donne, in prevalenza tra i 26 e 35 anni (40 abbandoni) e tra i 36 e 45 anni (35 abbandoni) decidono di smettere di lavorare. Se guardiamo all’imprenditoria femminile, anche qui la donna deve saper dimostrare doppia tenacia per emergere. Attraver-so una sinergia con il comitato per l’imprenditoria femminile del CNA, la CCIAA di Pavia, la Direzione generale Industria, PMI e Cooperazione di Regione Lombardia, l’assessore Da-glia ha sostenuto progetti per il rilancio dell’imprenditorialità femminile e giovanile. La Provincia ha partecipato poi all’at-tivazione di una rete territoriale che ha portato alla stesura di un protocollo tra l'Università degli Studi di Pavia, la Provincia, il Comune di Pavia, l'Asl e le principali Aziende ospedalie-re, pubbliche (Policlinico, Fondazione Maugeri, Fondazione Mondino) per l’avvio di una sinergia volta alla promozione delle pari opportunità, come elemento di sviluppo socio-eco-mico del territorio, anche attraverso la creazione di strutture di eccellenza a sostegno delle politiche di conciliazione tra

tempi di vita, di lavoro e di cura. Il primo risultato con-creto di questo protocollo è stata la presentazione

del Progetto per la realizzazione del Nido e Scuola per l’infanzia del polo sanitario ed

universitario pavese.Il progetto, fi nanziato per circa un mi-

lione di euro dalla Regione Lombar-dia, è stato premiato come miglior progetto in cantiere nell’ambito del Premio Famiglia Lavoro di Regione Lombardia 2009. La struttura è at-tualmente in fase di realizzazione.Sul fronte dell’Imprenditoria fem-

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ziato che, se da una parte assistiamo ad una presenza conside-revole di iniziative in settori economici moderni e in segmenti di particolare interesse collettivo (energia e fonti rinnovabili, servizi sanitari, attività e beni culturali, hi-tech, circa il 30% delle start up presso Sportello Donna, dal punto di vista del-la solidità economica, risulta essere in condizioni di affanno. Oltre la metà delle imprese esprime fattori di debolezza nella disponibilità di credito e nel rapporto con le banche e una scar-sa disponibilità di risorse fi nanziarie a causa del recente sforzo impiegato per l’avvio dell’attività. L’ampliamento del mercato di riferimento e lo sviluppo dell’area commerciale rappresen-tano le diffi coltà percepite maggiormente dalle imprenditrici. Si registra un giudizio molto negativo per le attività regionali di sostegno ai consorzi fi di e di facilitazione all’accesso al cre-dito. Le imprenditrici esprimono la necessità di un ulteriore sforzo delle politiche in questo campo. Per quanto riguarda gli incentivi pubblici di sostegno fi nanziario agli investimenti,le imprese analizzate lamentano eccessivi ritardi nei tempi effettivi di pagamento delle risorse agevolate. “In generale, l’indagine mette in risalto una domanda stringente di servizi da parte delle imprenditrici. Sono richieste sia iniziative di so-stegno generale all’attività dell’impresa, soprattutto con riferi-mento alle competenze manageriali, sia servizi maggiormente complessi anche in aree specialistiche, soprattutto di natura commerciale e fi nanziaria, oltre che iniziative di accompa-gnamento alle relazioni tra l’imprenditrice e i principali attori economici” dice Isa Maggi.

minile, in base all’elaborazione della Camera di Commercio di Pavia, Retecamere su dati dell'Osservatorio sull'imprendito-ria femminile UnionCamere-InfoCamere, riguardanti il 2009, sono ben 17.542 le imprese in cui le donne sono titolari o rive-stono un ruolo di prestigio. Essenzialmente distribuite nel set-tore agricolo (2.415 imprese), commercio al dettaglio (3.561), e ristorazione (2.109). dati che evidenziano la forte volontà delle donne di intraprendere un’attività propria. In ambito agricolo, da settembre 2009, la Giunta provinciale ha promosso l’avvio dell’Unità di progetto “Imprendidonna in ambito rurale”. “La capacità imprenditoriale ed il pragmati-smo tipico di noi donne ha consentito lo sviluppo e la diversifi -cazione dell’agricoltura più tradizionale, con l’individuazione di nuovi ambiti produttivi e con una nuova interpretazione della ruralità come incentivazione al turismo ed all’economia in generale” sostiene l‘assessore Daglia.La potenzialità dell’impresa “rosa” risiede nella propensione alla multifunzionalità, quella naturale tendenza a considerare la produzione come un’attività aziendale, affi ancandone altre, verso cui la donna ha un’innata familiarità, come l’accoglien-za, la cucina, la preparazione di alimenti sani, le attività arti-gianali legate alla vita dell’antica azienda contadina.Un punto di vista sicuramente ottimale per avere il polso della situazione pavese è lo Sportello Donna BIC di Pavia che fun-ge da supporto per la creazione d’impresa al femminile. Sotto la direzione di Isa Maggi, è un osservatorio privilegiato sulla realtà pavese. Le ultime rilevazioni sul campo hanno eviden-

ANNITA DAGLIA

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Stefania Brenna è un’imprenditrice pa-vese. Dopo alcune esperienze lavorati-ve (era Amministratore delegato di una società che gestisce cliniche di chirurgia ambulatoriale) ha deciso di fare il salto verso un lavoro autonomo. Rischi e dif-

fi coltà imprenditoriali, perplessità iniziali e un avvio tra carte burocratiche e assestamenti non hanno mai fermato il desiderio di ‘arrivare’ ad affermarsi in un campo diffi cile e spesso ad ap-pannaggio maschile come quello dei prodotti elettromedicali e dell’estetica. ‘Crederci’ sembra essere l’imperativo che alla fi ne ha vinto.

Di cosa si occupa e com’è nata la Sua attività?Alla fi ne del 2002 ho sentito parlare di uno strumento elet-tromedicale. Non ci ho pensato due volte e sono partita per l’America. Con un socio abbiamo iniziato ad organizzare una rete di commercializzazione in tutta Italia. Nel giro di 4 anni abbiamo venduto 750 strumenti su tutto il territorio nazionale diffondendo di fatto una nuova terapia, la neuro modulazio-ne interattiva, nel settore della riabilitazione e della medicina dello sport.

Avete capito che il prodotto funzionava, avete re-sistito ai contraccolpi della nuove realtà imprendi-toriali. E poi?E poi abbiamo capito che volevamo espanderci. Abbiamo tro-vato un nuovo prodotto questa volta legato al mondo dell’este-tica e, nel febbraio 2009, abbiamo preso contatti con la ditta produttrice australiana. In un anno abbiamo raggiunto obiet-tivi che non avremmo mai sperato, facendo nascere in Italia un nuovo trend nel settore dell’estetica professionale e della medicina estetica, i trattamenti per il viso all’ossigeno iperba-

rico. Sono stata invita al concerto milanese di Madonna dalla sua make up artist, Gina Brooke (ndr: la star è la principale testimonial dei trattamenti in questione) ed è nato lo spunto per un lancio alla stampa dell’ormai celebre “Intraceuticals Infusion”….ed a partire da quel momento i media si sono sca-tenati. Siamo soddisfatti e il futuro per ora è rosa.

Lei è una mamma che lavora; ha un bambino, Filip-po, che da quest’anno va a scuola. Come riesce a gestire la sua attività e la casa?L’equilibrio è sempre diffi cile da trovare. L’aiuto delle persone che mi stanno attorno è molto importante. La giornata non ha momenti vuoti anzi, tra i vari impegni, i momenti liberi sono pochissimi. Ad essere sacrifi cati sono soprattutto i momenti che prima dedicavo allo svago e con gli amici i contatti sono spesso telefonici: è molto diffi cile trovare momenti che conci-lino le esigenze di tutti.

Sempre in movimento e quasi ogni giorno in un po-sto diverso. Vantaggi? Ho sempre viaggiato tanto, sia per passione sia per questioni lavorative. Spostarsi è bello anche se molto stancante. Spesso Filippo viene con me ed è sicuramente il mio assistente pre-ferito.

Tra viaggi e ritorni, impegni lavorativi e feste di bambini, quali obiettivi ha per il futuro?Come dicevo prima la cosa forse più diffi cile da trovare è l’equilibrio. Vorrei continuare a mantenere il giusto bilancia-mento tra vita privata e vita professionale, consolidando l’atti-vità che io e il mio socio abbiamo avviato puntando anche su valide collaborazioni e allo stesso tempo trovare sempre più tempo per la vita personale.

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Il bello di essereIMPRENDITRICI

{ Donne come noi }

di Chiara Pelizza

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STEFANIA BRENNA

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L’attore portoricano,abituato ai ruoli da anima dannatapresta il suo voltoad uno dei calendaripiù esclusivi che ci siano

Lo sguardo diretto non lascia passare frain-tendimenti né conformismi di sorta, capel-li raccolti, un abbigliamento semplice ma su di lei elegante e che tradisce la sua sto-ria originale (intesa proprio letteralmente: ‘delle sue origini’) Eloise è argentina, na-

sce negli anni ’50 a Buenos Aires da mamma inglese di Londra e papà di origini lontanamente sarde, la trisnonna ebrea. La sua è una famiglia dell’alta borghesia argentina, perché il padre è un artista e famoso critico d’arte. Salgo le scale che portano alla sua casa, entrando intravedo un pianoforte attraverso una porta semiaperta, una libreria affollata di libri mi accoglie.. Attraversiamo questo piccolo ambiente luminoso, mi sof-fermo davanti al grande spec-chio, che occupa uno spazio importante nella grande pare-te tra le librerie. Eloise coglie subito la mia attenzione: ‘E’ uno specchio di casa Giolitti,

ME L’ERO IMMAGINATA ESATTAMENTE COME L’HO POI CONOSCIUTA. E MENTRE SEGUO LE INDICAZIONI PER ARRIVARE DA LEI SULL’ALTA COLLINA D’OLTREPÒ, SENTO LA SOTTILE SOGGEZIONE NEI CONFRONTI DI UNA DONNA CHE RACCONTANO ESSERE COLTA, BELLA MA SOPRAT-TUTTO, FORTE. E QUESTA È LA SENSAZIONE DI CHIUNQUE ALLUNGHI LA MANO TESA VERSO LA SUA, MENTRE GLI SGUARDI SI INCROCIANO.

di Patrizia Sergio

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ELOISE SQUIRRU

L’ho odiato,mio padre, per questo suo essere sempre sopra le righe, un atteggiamento misto tra sfi dae indifferenza

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presta il suo volto

EloiseSquirru

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MELITA TONIOLO

Giovanni Giolitti era il bisnonno di mio marito’.Mi dice: ‘seguimi’ ed apre una porta fi nestra che dà su un terrazzo: c’è un sole tiepido d’autunno e, lasciando libero lo sguardo, si perde in un panorama infi nito. Da una parte le pri-me alte colline d’appennino, dall’altra quelle più basse, acca-vallate tra loro fi no a ‘sciogliersi’ nella pianura infi nita.

Ma tu chi sei? Le domando.‘Figlia di mio padre, prima che di mia madre’ E mi racconta di quest’uomo, misògino nei confronti delle due fi glie, sciu-pafemmine con le donne. L’ho odiato, mio padre, per questo suo essere sempre sopra le righe, un atteggiamento misto tra sfi da e indifferenza. Ha portato tutta la sua famiglia a Wa-shington, io avevo dieci anni, per dirigere il Dipartimento di Cultura dell’ O.S.A. Organizzazione Stati Americani. La mia adolescenza l’ho vissuta frequentando i salotti più esclusivi della città, incontrando i personaggi più in vista della società (Kennedy, Chagall, Henry Miller, …) dimenticando completa-mente la mia città natale. Avevo 17 anni quando mio padre ci riportò a casa e ritrovarmi a Buenos Aires è stato come essere calata dentro un incubo. Il mio compagno di scuola sparito, la polizia segreta agli angoli delle strade. Dopo gli studi ‘scappo’ in Italia, voglio lasciarmi alle spalle l’angoscia della dittatura argentina, ritrovare la libertà. A Roma conosco un affascinante medico che diventa mio marito, con lui vengo a vivere a Pa-via, con lui … solo per poco ancora. Mi abbandona con due fi gli: un ragazzo ed una ragazza, prosciugando il nostro conto in banca, per lasciare tutto, anche la sua professione, e fare l’Yippie in Toscana. Mi ritrovo sola, comincio a dare lezioni di pianoforte ai fi gli delle mie amiche benestanti, insegno lingue privatamente, proponendomi anche alle varie scuole. Ormai sono dieci anni che vivo qui in collina, ma torno a Bue-

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nos Aires ogni sei mesi. Là ho i miei genitori ormai ultraot-tantenni, il mio appartamento, che era lo studio di mio padre, nella prestigiosa Avenida Santa Fe.’E mentre il racconto scorre lento attraverso epoche diverse, ci ritroviamo sedute in questo angolo di casa, con la piccola stufa accesa ed un silenzio rassicurante intorno. Ma cosa fai qui, ‘nascosta’ tra le colline dell’Oltre-pò Pavese?‘Dopo una vita vissuta in famiglia, con i fi danzati, il marito, la seconda famiglia, nuovi compagni dopo il divorzio, mi rendo conto di com’è bello stare in compagnia di sé stessi.’Una donna coraggiosa.. quali paure hai dovuto af-frontare in questa tua vita da sola?‘La precarietà economica, come riparare un guasto alla luce o al rubinetto dell’acqua, la solitudine, la paura di non farcela.’Com’è andata?‘Ce l’ho fatta.’Ma come hai affrontato la precarietà economica? In un territorio così scarso di opportunità, soprat-tutto per una donna, e non da meno, per una donna di cultura!‘Dopo le tante diffi coltà di lavorare con le scuole - sempre più diffi cile - e con scarsi aiuti da parte delle Istituzioni Locali di questi Paesi a cavallo delle due provincie: piacentina e pavese, che non comprendono il valore della conoscenza delle lingue straniere, mi sono inventata un Bed&Breakfast nella mia casa. Poi ho creato dei corsi estivi residenziali di lingua, con allievi di tutto il mondo; ho insegnato nelle Multinazionali; mi sono creata un circuito di amici preziosi, anche loro nascosti tra le colline, con uno scambio intellettuale molto stimolante. Per

ultimo, mi sono lanciata nel mondo online, è una meraviglia: nessuna competizione con colleghi più giovani e rampanti, nessun inquadramento organizzativo… nessuna garanzia e nessuna pensione d’anzianità, ma libertà di essere sempre sé stessi. Adesso ho un gran numero di allievi di tutto il mondo: Alevtina, una manager di una Compagnia di costruzioni di Mosca; Roberto, uno scrittore cileno con cui discorriamo di libri; Rachman, un’esperto di informatica californiano; eppoi c’è Bill, un agente segreto che abita a Miami.’Ma cosa ti raccontano di loro questi tuoi speciali allievi?‘Cose che non posso ripetere.’Qualcosa di curioso...‘Cosa può esserci di più curioso di un agente segreto? Mi rac-contava che è stato la guardia del corpo del Presidente Reagan e - quando hanno attentato alla sua vita - quel giorno lui non c’era!’Una battuta tratta da un fi lm?‘Eh no! Quando si hanno orecchie ‘musicali’, si sente se dall’altra parte sono sinceri o giocano alla verità.’Una leggera nebbiolina ha fatto da cuscinetto isolante al no-stro sentirci femminilmente complici, ed il lento e sottile ca-dere della pioggia ha cadenzato il ritmo del nostro conversare.Un’ultima curiosità:hai paura della vecchiaia?‘La vecchiaia è una liberazione, perché non devo più perdere tempo dall’estetista o seguire la moda, né confrontarmi quo-tidianamente con il mondo maschile, così diverso dal nostro! Posso vivere con le pantofole ai piedi ed i calzettoni a righe e, fi nalmente, liberare il mio pensiero.’

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di Alberto Fioriddddidddd AAAAlblblblbeerto Fiori

{ Studentesse Universitarie a Pavia }

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Pavia e l'Università:tra storia, cultura e modernità

Nel 2005 Simone Cristicchi cantava così:” Studentessa universitaria, triste e solitaria /Nella tua stanzetta umida, ripassi bene la lezione di fi losofi a /E la mattina sei già china sulla scrivania /E la sera ti ritrovi a fi ssare il soffi tto, i

soldi per pagare l’affi tto te li manda papà”.Forse Cristicchi ha drammatizzato un po’ la situazione ma non è andato poi così lontano dalla realtà. Sono tantissime le ragazze che ogni anno prendono il loro fagottino pieno di vestiti, ricordi sogni e speranze e si trasferiscono in un’altra città per frequentare l’Università. Si allontanano per la prima volta dalla famiglia, dagli amici storici e dai luoghi in cui sono cresciute per affrontare la loro prima esperienza di vita auto-nomamente. Sono ragazze piene di coraggio e determinazione perché le diffi coltà che devono affrontare non sono da sotto-valutare. Il primo ostacolo da superare è trovare un alloggio.

Mediamente, a Pavia, un posto letto in una stanza doppia può variare dai 150€ ai 250€ al mese, una camera singola supera di gran lunga i 250€ al mese, per non parlare dell’affi tto di un appartamento, per 450€ forse si riesce a trovare un mo-nolocale. Vogliamo parlare anche dei contratti irregolari o in nero che vengono proposti agli studenti con le relative conse-guenze dal punto di vista fi scale e della sicurezza? E’ meglio rimandare ad altra sede la trattazione dell’argomento. Oltre-tutto, non sempre “i soldi per pagare l’affi tto li manda papà” e quindi devono trovare il cosiddetto “lavoretto” che le aiuta ad affrontare queste spese e ad avere qualche euro in tasca per potersi anche divertire. Devono trovare una soluzione che per-metta loro di conciliare frequenza alle lezioni, studio e lavoro; le opportunità che offre il mercato sono di tutto rispetto ma sono sempre le stesse: battitura tesi, operatrici di call center, ripetizioni, commesse part-time, volontarie del servizio civile, baby-sitter ecc. Ci sono anche studentesse insospettabili che

di Alessia Benaglio

Il primo sguardosul mondo

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scambio reciproco e paritario di sti-moli.Nel 2007, Cristic-chi torna sul tema e canta:” Laure-ata precaria / con lo zaino pieno di progetti un po’ campati in aria / è il secondo tempo della storia / di una

studentessa universitaria / Ricordi di quel giorno coi parenti in visibilio / non come adesso che consegni pizza a domicilio, nei quartieri / che vita grama / ritorni a casa infreddolita / e il frigo-rifero è il deserto del Sahara.”Ragazze, non voglio dirvi bugie, anche in questo caso Cristicchi non dice il falso: qui fuori è una giungla.Spesso vi ritroverete a fare lavori che odiate e a collaborare con persone insopportabili o a dovervi trasferire all’estero per trova-re un impiego all’altezza degli studi che avete fatto ma non sarà sempre così. Posso garantirvi che, con tanta pazienza e capar-bietà, qualche obiettivo si può raggiungere; ho amiche laureate che lavorano in agenzia di comunicazione, che insegnano e si occupano di marketing in istituti bancari importanti quindi state serene e godetevi il più possibile i vostri anni universitari, ve li ricorderete per sempre.

vivono al di fuori di ogni schema e per arrivare alla fi ne del mese si improvvisano escort e spogliarelliste/ballerine di lap dance sul web. Tralasciando per un attimo il discorso etico, ho sentito dire si guadagni molto bene però ho letto anche su numerosi quotidiani le spiacevoli strade che vicende di questo tipo possono prendere: stalking, aggressioni, denunce.Se la vita universitaria fosse davvero così scoraggiante ed in-felice nessuno si iscriverebbe più! In realtà, la vita accademica ha anche molteplici lati positivi: le amicizie che si coltivano durano per sempre. Sono le amicizie più vere, quelle che na-scono a seguito della presa di coscienza di sé stessi e di chi si vuole avere accanto. Nascono dalla condivisione delle prime idee sul mondo e sulla società e dalla risoluzione dei primi veri problemi da adulti. Nascono anche dalla comune partecipa-zione alle attività universitarie: conferenze, iniziative culturali organizzate dagli studenti e, soprattutto, feste universitarie. A Pavia, ogni mercoledì è festa, è la serata universitaria in cui tutti gli studenti scendono per le strade del centro ed animano la nostra città anche nelle stagioni più grigie e fredde. Le risate dei ragazzi per strada danno un po’ di colore a questa nebbio-sa Pavia! All’università, si impara anche un metodo di studio più maturo ed autonomo e, per la prima volta, si è realmente responsabili delle proprie azioni: dormire fi no alle 11 o andare a lezione? Sostenere un esame oppure no? Studiare fi no a tar-da notte oppure copiare dal vicino di banco? I professori non intervengono su alcuna decisione e, in teoria, non dovrebbe farlo nemmeno i genitori. E’ così che avviene tra adulti, uno

La vitaaccademica ha anchemolteplici lati positivi:le amicizieche si coltivanodurano per sempre

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di Chiara Pelizza

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Separazione, addebito e divorzio:oggi l'infedeltà va riscritta

INFEDELTÁun tradimento di legge

La nozione di fedeltà coniugale va avvici-nata a quella di lealtà, la quale impone di sacrifi care gli interessi e le scelte indivi-duali di ciascun coniuge che si rivelino in confl itto con gli impegni e le prospettive della vita comune. Non sempre però que-

sto patto per nulla tacito viene rispettato. Quando è la donna a infrangere questo accordo, cosa succede? Olga Moscato, avvo-cato e membro del consiglio dell’Ordine, ha incontrato durante la sua carriera diverse situazioni in cui i coniugi prima legati da passione e amore si sono visti contrapposti sui banchi del Tribunale.

Avvocato, com’è stato trattato il tradimento da parte femminile nel matrimonio dalla Giurispru-denza italiana?Già nel diritto romano l’adulterio della moglie era previsto come reato. Nel diritto italiano, l’art. 559 del Codice Penale del 1930 prevedeva la reclusione per “la moglie adultera” ed anche per il “correo dell’adultera” (il caso più noto è stato quel-lo riguardante Giulia Occhini, la compagna di Fausto Coppi). Due interventi della Corte Costituzionale dichiararono ille-

{ per saperne di più }

Rispondel'Avv.Olga Moscato

gittima la norma, ritenuta discriminatoria. Il testo dell’art 151 Codice Civile, nella formulazione anteriore alla riforma del 1975, ammetteva la separazione personale dei coniugi soltanto per colpa e per altre cause tassativamente indicate ed identifi -cate nell’adulterio, nel volontario abbandono, sevizie, eccessi, minacce o ingiurie gravi, condanna penale e nonché nella non fi ssata residenza. Si può discutere se l’adulterio sia o meno una colpa morale: va evidenziato come anche in Italia, fi no al 1975, il sospetto adulterio di una donna - ma non di un uomo - poteva considerarsi motivo per richiedere la separazione con addebito, in un’evidente situazione di “asimmetria” tra il ma-rito e la moglie.

Pare di capire quindi che il 1975 fu un anno di svolta nel trattamento dell’adulterio…Con la riforma del diritto di famiglia del 1975, il concetto di colpa e la separazione vennero divisi e vennero poste le basi per delineare il nuovo istituto “dell’addebito della separazio-ne”. Il concetto di fedeltà fu concepito come un obbligo coniu-gale più ampio, perché ancorato, nell’impegno solennemente assunto con le nozze dai nubendi, di non tradire la fi ducia reci-proca.Tale ricostruzione deve ormai considerarsi anacronistica

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alla luce delle più recenti pronunce giurisprudenziali, che han-no affermato il principio secondo cui la separazione non può essere addebitata al coniuge infedele, qualora il tradimento non abbia spiegato effetti negativi sull’unità familiare e la re-lazione sia giunta alla rottura per il concorrere di altri motivi. Com’è oggi la situazione?Attualmente si distingue la domanda di separazione personale dei coniugi dalla domanda di addebito. Per la prima richie-sta, la separazione dei coniugi presuppone l’esistenza di fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della vita coniu-gale, mentre ai fi ni della dichiarazione di addebito, è, invece, il comportamento posto in essere da uno dei due coniugi in contrasto con i doveri che derivano dal matrimonio. Non ogni

inadempienza causa l’addebito della separazione: occorrono piuttosto violazioni di un certo peso e rilievo che infl uiscano anche sotto il profi lo della fi gura assunta in ambito famiglia-re o pubblico dall’altro coniuge (un esempio possono essere gli incontri “galanti” di molti politici italiani, resi pubblici dai media, e la conseguente lesa dignità delle mogli).Oggi, pertanto, si deve rilevare come l’infedeltà non sia pre-supposto suffi ciente per ottenere la pronuncia di addebito, essendo parimenti necessario che essa sia stata causa della fi ne dell’unione tra i coniugi secondo un rapporto di causali-tà diretto tra infedeltà ed intolleranza della convivenza, se sia stata causa o concausa della frattura del rapporto coniugale, ovvero se non risulti aver spiegato concreta incidenza negativa sull’unità familiare e sulla prosecuzione della convivenza.

Attualmente,si distingue la domandadi separazione personaledei coniugi dalla domanda di addebito

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La rabbia e il perdono:

la ferita del tradimento

Risponde ladott.ssaJeny Meregaglia

{ noi & loro }

Il tradimento è lo spettro scuro per sette coppie su dieci; terrorizza trasversal-mente sia Lui che Lei e può presentarsi ad ogni età portando con se immancabi-le dolore e rabbia.Jeny Meregaglia, psicologa esperta di

dinamiche di coppia e di counseling psicologico ci aiuti a ca-pire il meccanismo del tradimento e le sue conseguenze.

Per iniziare: lo fanno di più gli uomini o le donne? Sino a pochi ventenni fa si riteneva fosse prerogativa preva-lentemente maschile; ad oggi invece, numerose ricerche mo-strano come a tradire siano entrambi.

Il tradimento è una ferita dolorosa. Esistono tradi-menti con ‘attenuanti’ o è unico e imperdonabile?Esistono quattro tipi di tradimento: quello virtuale che può scaturire per bisogno di pura trasgressione fi sica e appagamen-to del proprio esibizionismo o come diretta conseguenza della nascita di un sentimento in chat o sui social network.Un secondo alimentato, come il precedente, da un puro sod-disfacimento sessuale e/o di trasgressione ma consumato poi nella realtà; un terzo che nasce dal bisogno di riscoprirsi cac-ciatori / corteggiatori, piacenti ed infi ne, un ultimo conseguen-te invece alla nascita di un sentimento.Se è vero che anche la donna sta riscoprendo la propria istinti-vità affacciandosi sempre più spesso al mondo del tradimento virtuale, nella maggior parte dei casi tradisce però per bisogno d’amore, per sentirsi “viva”, non solo “fi danzata”, moglie o madre ma donna, per bisogno di attenzioni o quando queste vengono meno da parte del partner con il passare del tempo.La donna tradisce quindi più per sentimento, tant’è che spesso dal tradimento prende il via un nuovo percorso di vita.

Quali reazioni si vivono interiormente? Se differenti sono le motivazioni al tradimento uguali sono invece le reazioni: dolore, rabbia, confusione, sconforto, in ta-luni casi periodi di depressione che destabilizzano e mettono in crisi la coppia.

Non esistono ricette magiche, ma è possibile in qualche modo prevenirlo?Attraverso un dialogo attento e profondo, con un ascolto sin-cero e con la voglia di capirsi e farsi del bene, il che implica anche negoziare, reinventarsi, ri-innamorarsi quotidianamente l’uno dell’altro anche dopo anni di vita insieme.Quando poi, la tentazione o la fragilità prendono il soprav-vento e il tradimento fa capolino chiedersi sempre, prima di lasciarsi andare: “che cosa voglio ottenere da quello che sto facendo?” “Saprei affrontare le conseguenze del mio gesto?” “Quanto male potrei fare al mio partner?”

Si può perdonare? Perdonare è possibile, solitamente gli uomini sono più bravi in questo, forse anche per il signifi cato differente che spesso danno al tradimento come gesto prevalentemente di natura fi -sica, mentre per la donna perdonare è spesso più diffi coltoso proprio perché tradire implica anche perdere la fi ducia, e fe-rire un sentimento. Tuttavia,è possibile continuare ad amare, perdonare e tornare nuovamente a costruire un futuro insieme al partner ma, per fare ciò, occorre: onestà, comprensione, umiltà e la capacità di mettersi in discussione da parte di entrambi perché nella cop-pia si è sempre in due ad alimentare o distruggere un amore.

di Chiara Pelizza

RUn ventaglio di sentimenti

che vanno dal rifi uto al dolore profondoma che alla fi ne,

come ci racconta la psicologa Jeny Meregaglia,possono portare al perdono

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{ Shopping }

di Alessia Benaglio

Siamo ancora a novembre ma in men che non si dica ci troveremo tra capo e collo l’incombenza dei regali di Natale da fare quindi è bene iniziare a pensarci sin da ora. Dobbiamo ottimizzare le no-

stre risorse in termini temporali ed economici; è vero che noi donne abbiamo l’innato dono dell’organizzazione ma a volte qualche aiuto serve anche a noi, soprattutto in un tale periodo di crisi.Secondo le indagini condotte dal motore di ricerca per lo shopping di nuova generazione Twenga sul Natale, il budget medio per quest’anno degli italiani sarà attorno a €325, circa il 3% in più rispetto allo scorso anno. Quanto sarà diffi cile per noi donne rinunciare a qualche vizio per stare al passo con i tempi e racimolare questo “piccolo” 3%? Ahimè, dovremo rinunciare ad alcune nostre abituali ed essenziali pratiche: dovremo declinare l’invito di gentili commesse ad acquistare un nuovo paio di scarpe e rifi utare con fermezza l’idea di un nuovo ta-glio di capelli per le feste, però i nostri sacrifi ci saranno sicuramente ripagati dalla gioia di chi riceverà i nostri doni. Possiamo anche affi darci ad un calcolo pubblicato in rete dal sito www.comesifa.eu utile per stimare il ri-sparmio che possiamo applicare ai nostri regali di Nata-le; in sostanza, propone di risparmiare una certa somma a partire dal mese di gennaio e considerarla come se fos-se una bolletta o una tassa. E’ un’ottima idea da applica-re anche soltanto per i mesi di novembre e dicembre; se la consideriamo come una bolletta della luce o del gas

Il Nataleè già qui

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dovrebbe essere una somma più che suffi ciente! Quando si deve comprare un regalo, è buona cosa rifl ettere sulla personalità della persona che lo riceve: quali sono le sue passioni? Ha bisogno di qualcosa in particolare? Ha qualche hobby? Non dobbiamo pensare ai nostri desideri ed alle nostre esigenze perché non saremo noi a ricevere il regalo. E’ una prassi semplice e vantaggiosa da seguire perché dà la certez-za di fare un dono gradito e, soprattutto, ci evita delle spese inutili. Un valido aiuto per trovare idee per i nostri regali ci viene offerto dall’annuale fi era“In Vetrina per Natale”, giunta alla sua quindicesima edizione, che si terrà a Pavia dal 25 al 29 novembre presso il Palazzo Esposizioni. Negli oltre 200 stand espositivi di prodotti enogastronomici, d’abbigliamento, antiquariato ecc. troveremo sicuramente l’idea giusta. Tra le più interessanti novità di questa edizione possiamo annoverare la shopping bag in omaggio presso il Salone di Santa Klaus (25/26 novembre) e il servizio confezionamento pacchetti re-galo, una vera manna dal cielo per chi, come me, non riesce nemmeno a fare un fi occo! Possiamo anche trarre spunto dai prodotti artigianali presentati per pensare di confezionare con le nostre mani qualche pensiero per i nostri cari. Non tutte

hanno il talento nella creazione di bellissimi bijoux da regalare alle amiche oppure nel dipingere incantevoli tele da appende-re nel salotto dei propri genitori quindi limitiamoci a qualche pensiero semplice e utile. Possiamo tentare di fare una calda sciarpa con i ferri, possiamo regalare dei tipici dolcetti natali-zi preparati in casa o anche delle decorazioni per abbellire la casa e l’albero dei nostri cari. Non saranno regali costosi ma sicuramente sono in perfetto spirito natalizio perché vengono dal cuore.

p a n e t t e r i a - p a s t i c c e r i aSan Martino Siccomario (PV)Via Gravellone, 32/34 - Tel. 0382/556259

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Toglietemi tutto

ma non il mio tacco

{ LE NOSTRE PASSIONI }

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di Daniela Capone

Alzi la mano chi non ha un paio di scarpe che coccola e custo-disce gelosamente come fosse parte della famiglia.Noi signore lo sappiamo bene. Agli uomini piacciono da im-

pazzire le donne sui tacchi alti. Lassù siamo più provo-canti, più eleganti, più sensuali e molto più slanciate. Certo, saper camminare sui tacchi, non è da tutte.Ci vuole molta pratica, molta classe e tanta pazienza.Da un paio di stagioni però, sono tornate di moda le scarpe alte, altissime, ma con il plateau. Sono decisa-mente le scarpe più comode, e seguendo la moda, anche le più gettonate.Al giorno d’oggi, la donna ama apparire bella non solo la sera, ma anche tutti i giorni in uffi cio. C’è chi consi-dera questo cambiamento come un segno di emancipa-zione, ma c’è anche chi crede che questo voler essere sexy e impeccabili in uffi cio, screditi la donna. Certo stare tutto il giorno sui tacchi, che sofferenza, ma noi donne ne sappiamo una in più del diavolo! Cuscinetti di silicone, scarpe con zeppa e plateau ci fa-ranno sentire estremamente sexy ma anche molto più comode. Se da una parte le nostre amate scarpe vertigi-nose ci slanciano e ci rendono sensuali più delle solite ballerine, dall’altro però molti medici sconsigliano l’uso di calzature alte per periodi lunghi. Spina dorsale e pie-

Quale donnanel proprio guardaroba non possiedeun paio di scarpe sexy, elegantied estremamente alte?Oh le scarpe!Che passione!

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di sono in continuo pericolo su tacchi 10, 12 o addirittura 15 come si è sentito in questa ultima stagione. Ma diciamocela tutta. La passione di noi donne non è solo per la scarpa o per il tacco vertiginoso. Quale donna non è follemente innamorata di tutti gli accesso-ri in generale? Scarpe sì, ma anche borse, sciarpe, bracciali, collane, orecchini e tutto ciò che può dare un tocco in più al nostro stile ci fa girar la testa! Quest’anno la moda detta lo stile della pelle e pelliccia. Molte le vetrine ricche di borse in eco pelliccia o eco pelle. Tutto rigorosamente ecologico!Borse. Piccole, grandi, giganti. Di stoffa, di lana tricot, di pelle o in pelliccia ecologica. Che amore per le borse! Abbinarle alle scarpe, al cappotto, alla cintura.Ci piacciono grosse per il giorno e piccole per la sera.Ci piace averne tante, gradiamo poter scegliere e adoriamo mostrarle.E poi gli accessori. Lunghe collane per chi non ha una grande altezza aiutano a slanciare la fi gura. Grossi anelli, orecchini luccicanti per completare un look molto personale e molto alla moda. Averne mille per poterli abbinare al vestito, alla borsa, al cappotto. Quanto ci divertiamo a giocare col guardaroba, magari cercando di imitare la foto del giornale che abbiamo sul tavolo, o del manichino che abbiamo visto nel negozio che tanto ci piace, o della nostra attrice preferita, così elegante e sexy!

Ma per essere davvero alla moda quest’inverno, non si può dav-vero rinunciare ai bracciali. Grossi, tanti, pesanti, colorati. Di tutti i tipi. Ma impossibile non portarli. Insomma, fare shopping è sicuramente uno dei passatempi prefe-riti di noi donne, ma farlo nei negozi di accessori ci piace ancora di più. Grazie a questi possiamo giocare con il nostro stile, cam-biare look solo sostituendo un particolare e sentirsi sempre belle dall’alto dei nostri 12 cm in più rispetto la nostra normale visuale. Importante però è che ogni donna si senta a proprio agio così com’è, perché il segreto di tutte noi è che solo sentendosi belle dentro possiamo apparire belle anche fuori. com’è, perché il segreto di tutte noi è che solo sdentro possiamo apparire belle anche fuori.

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Poi gli accessori: lunghe collane,per chi non ha unagrande altezza,aiutano a slanciarela fi gura

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L’attore portoricano,abituato ai ruoli da anima dannatapresta il suo voltoad uno dei calendaripiù esclusivi che ci sianodi Alberto Fiori

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{ Beauty }

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Sacrifi cidi bellezza

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antenersi giovani si può, pur senza ricorrere alla chirurgia. Dopo i 30 anni, è possibile conservare una pelle liscia e tonica, grazie a piccoli accor-gimenti e piccole attenzioni.

Col passare del tempo, non solo compaiono le rughe, ma il nostro viso tende a perdere la forma del suo contorno. Si chiama V-shape ed è il nome che si dà a quella linea imma-ginaria che collega il mento, gli zigomi e le tempie, proprio a forma di V. Accettare di invecchiare non è cosa facile, soprattutto per chi tiene molto al proprio aspetto e ama prendersi cura di se stes-sa. Non tutte le donne si rivolgono alla chirurgia estetica, non tutte se lo possono permettere e sicuramente, mantenere un aspetto “naturale” è sempre la soluzione che tutte vorremmo. Infatti è possibile, con qualche piccolo sforzo, mantenere un viso tonico, liscio e ben defi nito.Gli obiettivi sono: rinforzare i contorni che si distendono in-vecchiando, mantenere un colorito brillante e uniforme ed evitare l’eccessivo rilassamento dei muscoli, che contribuisce molto all’invecchiamento. In questo senso, seguire esercizi di ginnastica facciale aiuterà a mantenersi giovani. Tutti i gior-ni, per almeno 15 minuti: è un metodo naturale. Non basta. Drenare i liquidi che sono la causa di occhiaie e borse sotto gli occhi è altrettanto importante. La zona contorno occhi è sicuramente tra le più delicate in tutto il volto. Ci vuole cura ed attenzione per tonifi care e trattare questa parte nel modo giusto e l’uso di creme o sieri aiuta a distendere la delicata parte di pelle che confi na col nostro sguardo. Come per il nostro corpo, anche per il viso ci sono esercizi precisi e mirati. Gonfi a le guance a palloncino, sporgi in fuo-ri le labbra, fai grandissimi sorrisi, fai la linguaccia, contrai il volto o spalanca gli occhi. Questo l’allenamento da fare e ripetere tutti i giorni, senza dimenticare un generoso strato di crema, per idratare la pelle, renderla luminosa e tonica. Perché

la luce nel volto tende a scomparire, si pensi solo che intorno ai 50 anni, è ridotta di circa il 34%. Bere molta acqua aiuta, ma è fondamentale che sia non oligo-minerale per non eliminare quella in eccesso. Per ottenere invece un incarnato fi ne e brillante, è utile man-tenere viva la circolazione del viso. Grazie allo sport, come lo yoga, oppure grazie alla perfetta respirazione cercando di portare ossigeno a tutti i tessuti. Da tutto il mondo si sentono novità e alternative alla chirurgia estetica. Alcune soluzioni molto più costose, altre più innovative. Nel primo caso troviamo il Madonna laser ovvero la stimolazione con anidride carbonica là dove serve: sembrerebbe il segreto della pop star 50enne. Ma numerosissime sono le creme con effetto lifting. Tutt’altro che economiche (molto più del laser o della chirurgia), queste creme aiutano a dare un effetto giovane alla pelle, riempiendo le rughe grazie al collagene o sostanze dalle proprietà anti-età o lenitive. Vogliamo rimanere giovani più a lungo? Forse un’ora di palestra e una buona crema facciale posson bastare per accompagnarci lungo il cammino della nostra esperienza.

Mantenersi giovani si può,pur senza ricorrerealla chirurgia. di Daniela Capone

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{ in cucina }

Crostataal mascarpone

Per realizzare la crostata con mascarpone e gocce di cioccolato per prima cosa dove-te dedicarvi alla preparazione della pasta frolla che sarà la base della vostra torta:

Preparazione della pasta frolla:Disponete la farina a fontana sul ripiano, cospargetela con lo zucchero ed il sale e mettetevi nel mezzo il burro ammorbidito, un uovo, un tuorlo e la scorza di limone. Amalgamate veloce-mente gli ingredienti, buttando la farina dai lati verso l’interno. Il segreto per una buona pasta frolla è lavorare l’impasto per pochissimo, aggiungendo un poco d’acqua tiepida se tende a rompersi. Formate una palla e lasciatela riposare per 1 ora in luogo fresco, avvolta in un panno.Una volta trascorso il tempo di riposo, stendetela con un po’ di farina e secondo le esigenze della ricetta

Preparazione della crostata:Nel frattempo imburrate e foderate con della carta forno una teglia del diametro di 22-24 cm. Stendete i 3/4 della pasta frol-la con un mattarello e disponetela nella tortiera; tenete da parte

la restante pasta frolla che utilizzerete per la guarnizione fi na-le. Cominciate a preparare la crema che vi servirà per il ripieno della torta. In una ciotola versate la ricotta, i tuorli, lo zucche-ro, la fecola di patate, la vanillina e la cannella. Amalgamate il tutto con uno sbattitore elettrico e poi aggiungete alla crema ottnuta il mascarpone, le gocce di cioccolato e mescolate il tutto. Versate poi la crema all’interno della tortiera. Livellate la crema con una spatola e appiattite i bordi di pasta frolla. Con una rotella dentata, ritagliate le strisce di pasta che serviranno a decorare la superfi cie della crostata (larghe 2 cm circa) e disponetele a intervalli regolari sulla superfi cie della crostata incrociandole. Infornate la crostata con mascarpone e gocce di cioccolato a 180 gradi per 40-50 minuti.Una volta sfornata, spolverizzate la crostata con dello zucche-ro a velo.

e gocce di cioccolatoun dolce semplicemente delizioso,

cremoso e stuzzicante

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R i s t o r a n t eP i z z e r i a

Specialità

TAGLIATAAL COPPO

Località Fornace 1 - Codevilla (PV)Tel. 0383 77369

Chiuso mercoledì sera e sabato a mezzogiorno

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L’Azienda Francalanza è sita in San Zenone al Po, antico paese situato proprio sulla riva del Po e culla della migliore tradizione culinaria della cucina pavese.Dopo tanti anni di esperienza nel settore, il pastifi cio Franca-lanza produce pasta fresca e pasta ripiena con un’accu-rata selezione di farine di grano che garantiscono la massima genuinità di tutti i prodotti. Lavorando artigianalmente, con antiche ricette tramandate da generazione in generazione, siamo in grado di offrire il meglio dei sapori e delle fragranze.Le specialità vanno dalla pasta fresca (tagliatelle, tagliolini, pappardelle all’uovo e maccheroncini) sino alla pasta ripiena (i più gustosi tortellini, anolini ed agnolotti), per non parlare delle tante specialità di gnocchi di patate e della pasta ripiena di

formaggio, o carciofi , o zucca, o zola e noci ecc...Davvero uniche sono invece le nostre specialità per le Feste Natalizie: ravioli al salmone e nero di seppia ed i saccot-tini al cervo. I numerosi controlli da noi effettuati, la scelta attenta degli ingredienti e la produzione giornaliera, sono ga-ranzia, da sempre, per i nostri clienti, di prodotti sani e genu-ini. Venite a trovarci a San Zenone al Po (sede legale a Spes-sa) provincia di Pavia oppure contattateci al nostro centralino: 0382.79070.

Venite a scoprire il mondo dell’Azienda Fracalanza sul sito:

www.francalanzapasta.it

Francalanzala buona pasta di una volta

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MELITA TONIOLO

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