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LE FRONTIERE DELLA VITA «Sedazione profonda, non … · percorrere la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda», ovvero morire in casa propria, in maniera naturale,

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Page 1: LE FRONTIERE DELLA VITA «Sedazione profonda, non … · percorrere la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda», ovvero morire in casa propria, in maniera naturale,

«Sedazione profonda, non eutanasia»Il presidente dei medici palliativisti: così togliamo il dolore ai pazienti terminaliLUCIA BELLASPIGA

a sedazione palliativa nonprovoca mai la morte. Alcontrario è un atto di cura,

il cui obiettivo è esclusivamente cal-mare il dolore quando la persona ègiunta naturalmente al termine dellavita e i farmaci non hanno più effettocontro la sofferenza». È solo il primodei punti fermi che Italo Penco, presi-dente nazionale della Società italianadi cure palliative (Sicp) e direttore del-la Fondazione Sanità e Ricerca, poneper diradare la confusione nata dalleparole pronunciate da Marina Ripa diMeana prima di morire. «Il messaggioè positivo e fotografa in modo esattola realtà, ovvero l’esistenza delle curepalliative e il diritto alla sedazione o-ve sia il caso, ma è vero che si presta aessere travisato quando la paziente af-ferma che, avendo scoperto l’esisten-za delle cure palliative, non ha più do-vuto andare in Svizzera per il suicidioassistito, come se le due pratiche fos-sero un’alternativa analoga. Sono duecose addirittura antitetiche».In effetti può passare l’idea che la se-dazione sia una forma soft di euta-nasia. E certi commenti di qualchemedico dalle posizioni eutanasichemolto note lo fanno pensare...Niente di più sbagliato: eutanasia esuicidio assistito mirano a uccidere ilpaziente (e sono reati), le cure pallia-tive sono una modalità di assistenzache aiuta le persone inguaribili a nonsoffrire, e sono una terapia.Chi sono quindi i destinatari della se-dazione profonda?I malati negli ultimi giorni (o ore) divita, se il sintomo è ormai refrattarioal trattamento farmacologico. Nessunaltro. È una sedazione terminale: fadormire chi sta morendo, perché nonsenta il dolore. Per intenderci, a un lungodegentecronico, a una persona in stato vege-tativo, a un malato di Alzheimer, o diSla, si potrebbe dare la sedazioneprofonda per porre fine alla loro vita?Assolutamente no. La si dà a tutti pa-zienti affetti da qualsiasi patologia, mase sussistono le due condizioni già det-te: stadio terminale (in media dai tregiorni prima della morte in poi) e sin-

L«tomi non più gestibili con i farmaci.Può essere presa in considerazionesemmai nel caso specifico di un ma-lato che anni prima abbia scelto il ven-tilatore e sia arrivato al punto in cui ilsuo corpo non lo tollera più, dunquegli viene staccato: a quel punto mo-rirà, e sarà sedato perché non soffochi.Ma certo non per persone in stato ve-getativo o con forme di demenza.La sedazione è sempre indispensabi-le nel fine vita?No, tra i malati terminali ne ha biso-gno un 20%. Negli altri casi la morte adesempio può essere gestita con i far-maci, oppure il malato diventa sopo-roso senza necessità di dargli nulla, oil decesso arriva improvviso... Occor-re una grande competenza per som-ministrare le cure palliative, che van-no personalizzate sul singolo pazien-te con un mix di «scienza e umanità»,come disse Cicely Sounders, la madredelle cure palliative negli anni ’60.La sedazione profonda provoca maila morte? Mai. È come l’anestesia durante l’in-tervento chirurgico: addormenta, pro-voca la perdita di coscienza, non uc-cide. Non a caso si usa la benzodiaze-

pina – il farmaco delle anestesie – mo-dulato a seconda delle necessità, e so-lo in alcuni casi gli oppioidi.Può abbreviare la vita?Gli studi dimostrano che la sopravvi-venza dei pazienti sedati in fase ter-minale non differisce da quella dei nonsedati. Secondo uno studio pubblica-to nel 2003 su Lancet Oncology, addi-rittura quelli che vengono sedati perun periodo superiore alla settimanaprima del decesso sopravvivono più alungo di quelli non sedati, e il perchéè ovvio: immagini un malato che sof-fre, i cui sintomi si ripercuotono a ca-tena... morirà prima e morirà male.È vero, quindi, che il suicidio assisti-

«Fallo sapere, fatelo sapere»... Si conclude con unaccorato appello il video che Marina Ripa di Meana havoluto girare «quando il momento della fine è davvero

giunto», con accanto Maria AntoniettaFarina Coscioni che leggeva la sualettera-testamento. Un appellodestinato «a quanti pensano che perliberarsi per sempre dal male si siacostretti ad andare in Svizzera, come iocredevo di dover fare». A questo scoposi era rivolta ad Antonietta Coscioni,che però «mi ha detto che potevopercorrere la via italiana delle curepalliative con la sedazione profonda»,

ovvero morire in casa propria, in maniera naturale,sedata per liberarsi dal dolore. Una realtà nota, ma"dimenticata" da chi ideologicamente sostiene lanecessità del suicidio assistito o dell’eutanasia. (L.B.)

IL FATTO

La fine di Marina Ripa di Meana«Non serve andare in Svizzera»

Per le cure di fine vital’umanità della legge 38MARCELLO PALMIERI

a sedazione profonda, nel-la disciplina medica, nonviene praticata con l’inten-

zione di dare o comunque acce-lerare la morte; al contrario, co-stituisce l’ultimo rimedio per e-liminare il dolore nell’imminen-za del decesso. Si tratta dunque diun atto riconducibile alle curepalliative, preordinate alla «tute-la e promozione della qualità del-la vita – così recita l’articolo 1 del-la legge 38/2010 – fino al suo ter-mine». Eutanasia e suicidio assi-stito non c’entrano nulla. Anzi,sono il loro opposto. Queste ulti-me pratiche – anche se attuatenella fase terminale dell’esisten-za – diventano infatti esse stessela causa voluta della morte. Nonè invece così per le «cure com-passionevoli»: loro obiettivo èrendere più sereno il tramontodella vita, accompagnando ver-so la morte malato e familiari. Mauna morte ineluttabile, che in-terviene naturalmente per la pa-tologia di cui soffre il paziente enon a seguito di somministra-zioni mediche. Questo è avvenuto anche per lapratica scelta da Marina Ripa diMeana per accompagnare le sueultime ore, intervento medicoche il Comitato nazionale per labioetica (Cnb) – organo consul-tivo del Governo – con parere delgennaio 2016 aveva invitato achiamare non più «sedazione ter-minale» bensì «sedazione pallia-tiva profonda continua nell’im-minenza della morte». Una verae propria cura medica «per ri-

durre fino ad annullare la co-scienza del paziente, allo scopo dialleviare il dolore e il sintomo re-frattario fisico e/o psichico, in-tollerabile per il paziente, in con-dizione di imminenza della mor-te». Dunque un intervento mo-ralmente e clinicamente non so-lo accettabile ma pure doveroso,purché – spiega sempre il Cnb nelsuo parere – attuato in presenzadi «malattia inguaribile in unostadio avanzato», «morte immi-nente», «uno o più sintomi re-frattari o di eventi acuti termina-li con sofferenza intollerabile peril paziente». Cui si aggiunge, ov-viamente, il «consenso informa-to» di quest’ultimo così come ri-cavabile dall’articolo 32 della Co-stituzione. E per sottolineare ulteriormentecome questo tipo di sedazione –già definita «palliativa» – fosse daricomprendere tra le buone pra-tiche mediche del fine vita, il Cnbaveva dichiarato di auspicare «u-na piena applicazione e integra-zione della legge 38/2010, che re-gola in Italia le cure palliative e laterapia del dolore». Una decisio-

ne consonante con l’articolo 39del Codice di deontologia medi-ca, che in caso di «paziente conprognosi infausta» già invitava ilsanitario a improntare «la pro-pria opera alla sedazione del do-lore e al sollievo dalle sofferenzetutelando la volontà, la dignità ela qualità della vita». Non è dunque una novità intro-dotta dalla recente legge sul finevita la possibilità di ricorrere aquesta pratica: piuttosto, il nuo-vo testo ha recepito fedelmentequanto già delineato dalla legge38/2010 sulle cure palliative,chiarito dal Codice deontologi-co del 2014 e confermato – all’e-sito di una meticolosa ed estesaanalisi – dal Comitato naziona-le per la bioetica nel gennaio2016. Per rendersene conto ba-sta leggere il secondo commadell’articolo 2, e osservare comela cosiddetta norma sul "biote-stamento" riproponga fedel-mente – almeno in tema – leconclusioni maturate negli ulti-mi sette anni: «Nei casi di pa-ziente con prognosi infausta abreve termine o di imminenzadella morte – questa infatti la let-tera –, in presenza di sofferenzerefrattarie ai trattamenti sanita-ri, il medico può ricorrere alla se-dazione palliativa profonda con-tinua in associazione con la te-rapia del dolore, con il consen-so del paziente». Si ribadisce co-sì che le «cure compassionevo-li» e le terapie che le concretiz-zano sono e restano un servizioalla vita. Non uno strumento dimorte a comando.

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LApprovata nel 2010 per garantire a tuttil’accesso a terapieadeguate nella fase

finale della malattia, la norma chiarisce

il primato della persona

Francia. Analgesìa o «morte provocata»?DANIELE ZAPPALÀ

iritto legittimo del paziente, oppure pe-ricoloso spiraglio lasciato a forme di eu-tanasia mascherata? In Francia, prosegue

il dibattito sulla «sedazione profonda e continuafino al decesso», prevista dalla legge sul fine vitadel febbraio 2016, votata durante la scorsa legi-slatura a maggioranza socialista.Secondo l’articolo 3 della legge, il paziente puòpretendere di essere addormentato fino alla mor-te per «evitare qualsiasi sofferenza e per non su-bire un’ostinazione irragionevole» nel prosegui-mento delle cure. Si tratta di una misura irrever-sibile, essendo «associata a un’analgesia e a un ar-resto dell’insieme dei trattamenti di manteni-mento in vita». Ma tale diritto del paziente può essere esercitatosolo in tre casi specifici: il paziente, in fin di vita,«presenta una sofferenza refrattaria ai trattamen-ti»; il paziente, colpito da un male «grave e incu-rabile», decide di arrestare un trattamento vitale,

esponendosi così a una «sofferenza insopporta-bile»; il paziente non è in grado di esprimersi, masubisce un accanimento terapeutico. Fin dal titolo la legge mira a creare «nuovi di-ritti a favore dei malati e delle persone in fin divita», in modo da riequilibrare i perimetri dipotere fra medici e pazienti. In proposito, l’al-tra misura chiave della legge riguarda il carat-tere «vincolante» (in primis, per i medici) deltestamento biologico del paziente.Secondo molti esperti, la nuova disciplina com-

porta il rischio di approdare a forme di morteprovocata, non di rado contigue all’eutanasiaattiva e al suicidio assistito. Per ogni caso spe-cifico, in effetti, molto dipende dall’interpre-tazione del corpo medico. Da qui, le azioni disensibilizzazione promosse in Francia da ongcome Alliance Vita, preoccupate dal rischioconcreto di abusi, sullo sfondo di un clima o-spedaliero condizionato in Francia da vincolieconomici sempre più stringenti. Fra i punti più controversi, potenzialmente ca-paci di minare il rapporto di fiducia fra pazientie medici, vi è pure l’assimilazione della nutri-zione e dell’idratazione a «trattamenti che pos-sono essere arrestati». Ma i difensori del nuo-vo diritto dei pazienti ricordano che la seda-zione profonda fino al decesso è in ogni casol’ultimo atto di una procedura collegiale. E que-sto, nella maggioranza dei casi, dovrebbe pro-teggere i pazienti quanto meno da atti presi inmodo precipitoso o dubbio.

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La legge varata nel 2016prevede la «sedazione profonda

e continua fino al decesso» Ma la sua applicazione dà luogo

ad ambiguità interpretative

8 Mercoledì10 Gennaio 2018P R I M O P I A N O LE FRONTIERE

DELLA VITA

to è una falsa esigenza, perché esistegià in Italia il modo per non soffrire,come dice nel video Marina Ripa diMeana?È così. Chi pensa al suicidio assistito?Chi ha paura del dolore e della solitu-

Italo Penco

cosa potranno spiegare ai pazienti?Persino nelle scuole di specializzazio-ne non esistono ancora i crediti for-mativi specifici. Soprattutto mancal’assistenza palliativa a domicilio, ep-pure morire a casa è un indice di qua-lità irrinunciabile.Le "battaglie" di Marco Cappato pereutanasia e suicidio assistito sono in-somma un falso problema?Spero che in Italia non si arrivi maialle soluzioni che auspica. Lottiamoinvece per le cure palliative, questa èla vera battaglia: la legge 38 è inappli-cata, mancano risorse, non c’è maistata la Conferenza Stato-Regioni perunificare le tariffe, eppure il principiodi equità è fondamentale. Il drammapeggiore riguarda i bambini: 35milane avrebbero bisogno, solo 5mila le ri-cevono. Non c’è il rischio che la nuova leggesulle Dat presti il fianco a forzatureeutanasiche quando parla di seda-zione palliativa?Indica chiaramente "imminenza dimorte" e "sofferenze refrattarie ai far-maci". Chi ne auspica l’uso come mo-dalità per provocare la morte mente.

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dine, e le cure palliative si occupano a360 gradi del fine vita non solo dal pun-to di vista fisico, ma della completa di-mensione umana, ovvero dell’aspet-to relazionale, psicologico, sociale, spi-rituale. Affrontano il cosiddetto "do-lore totale".Sono un diritto ormai dal 2010 (leg-ge 38). Le pare credibile che una don-na di mondo come la Ripa di Meananon ne sapesse nulla?Ahimé sì, e lo dico per esperienza. Noipalliativisti non ci stupiamo più, anchele persone colte non sanno di questapossibilità, persino molti medici. Neicorsi di laurea le cure palliative non siinsegnano, quindi i giovani medici che

L’intervistaPer Italo Penco la confusione èintollerabile: «Le nostre terapiefanno perdere la coscienza nelleultime ore di vita, non uccidono Suicidio assistito? Falsa risposta»

«Una corretta assistenzaumana e cristiana prevede,quando necessario nellaterapia, con il consensodell’ammalato, l’uso di farmaciche siano atti a lenire o asopprimere il dolore, anche sene possono derivare torpore ominore lucidità». Lo si legge aln.153 nella «Nuova carta deglioperatori sanitari», pubblicatanel 2016 dal Pontificio Consiglioper la pastorale della salute.«Nella fase terminale –aggiunge il paragrafosuccessivo – per lenire i doloripuò essere necessario l’uso dianalgesici anche a dosaggielevati; questo comporta ilrischio di effetti collaterali ecomplicazioni, compresal’anticipazione della morte. Ènecessario, quindi, chevengano prescritti in modoprudente e lege artis» ("a regolad’arte"). Segue una citazionedel Catechismo (al n.2279):«L’uso degli analgesici peralleviare le sofferenze delmoribondo, anche con il rischiodi abbreviare i suoi giorni, puòessere moralmente conformealla dignità umana se la mortenon è voluta né come fine nécome mezzo, ma è soltantoprevista e tollerata comeinevitabile». La «sedazionepalliativa profonda in faseterminale – prosegue la Carta aln.155 –, clinicamente motivata,può essere moralmenteaccettabile» se viene «esclusaogni intenzionalità eutanasica»,e «non deve comportare lasospensione delle cure dibase».

DA SAPERE

«Mai l’intenzionedi sopprimere»

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