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PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA FACOLTÀ DI MISSIOLOGIA VIRA TSENHLEVYCH EVANGELIZZARE GLI ADULTI DI UCRAINA OGGI. ANNUNCIO DEL VANGELO TRA SECOLARIZZAZIONE E RINASCITA DELLA RELIGIONE ROMA 2010

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PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA FACOLTÀ DI MISSIOLOGIA

VIRA TSENHLEVYCH

EVANGELIZZARE GLI ADULTI DI UCRAINA OGGI. ANNUNCIO DEL VANGELO TRA SECOLARIZZAZIONE E RINASCITA

DELLA RELIGIONE

ROMA 2010

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ABBREVIAZIONI E SIGLE AG Concilio Vaticano II, Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad Gentes (7 dicembre 1965) AAS Acta Apostolicae Sedis Roma 1909 ss. DCG Direttorio generale per la catechesi, 1997 CCC Catechismo della Chiesa Cattolica CD Concilio Vaticano II, Decreto sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa (28 ottobre 1965) CCEE Consiglio delle Conferenze Episcopale dell’Europa Cf Confronto CELAM Conferenza Episcopale della America Latina CCEO Codex canonum Ecclesiarum Orientalium, 1990 CEI Conferenza Episcopale italiana CEI-CEP Consiglio Episcopale Permanente della CEI ChL Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Cristifideles Laici (30 dicembre 1988) CPCeOR Consiglio Panucraino delle Chiese e delle organizzazione religiose GS Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes (7 dicembre 1965) EE Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Ecclesia in Europa (28 giugno 2003) EN Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi (8 dicembre 1975) KGB Committee for State Security KEK Conferenza delle Chiese dell’Europa LG Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium (21 novembre 1964) ONU Organizzazione delle Nazioni Unite RH Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptor Hominis (4.03.1979). RICA Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti, ed. italiana dell’Ordo Initiationis Christianae Adultorum, Editio Tipica, Typis Polyglottis Vaticanis, 1972 PC Partito comunista PCUS Partito comunista dell’Unione Sovietica PO Concilio Vaticano II, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum Ordinis (7 dicembre 1965) RM Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1990)

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UCU Università Cattolica Ucraina UGCC Chiesa ucraina greco-cattolica UNESCO United Nations Educational Scientific and Cultural Organization USSR Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche UUS Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Ut Unun Sint (25 maggio 1995)

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INDICE DELL’ESTRATTO

ABBREVIAZIONI E SIGLE 4 INDICE GENERALE 6

INTRODUZIONE 6

CAPITOLO SECONDO 6

LA SOCIETÀ UCRAINA IN TRASFORMAZIONE 6 2.1. Il contesto politico e socio-culturale del passato regime comunista. 6 2.2. La sfida della secolarizzazione 6 2.3. La sfida della globalizzazione 6

CAPITOLO QUARTO 6

LA UGCC VERSO UNA «NUOVA EVANGELIZZAZIONE» 6

4.2. La nozione di «nuova evangelizzazione». 6 4.3.Il servizio della UGCC nella società ucraina. 6 4.3.1. L’annuncio, come compito prioritario per la UGCC. 6

CONCLUSIONE 6

BIBLIOGRAFIA 6

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INTRODUZIONE

La caduta del Muro di Berlino nel 1989 segnò una nuova tappa nella storia dell’Europa. La Chiesa ha riconosciuto la straordinaria importanza di questo evento per la propria missione in Europa, e lo ha accolto come dono e compito. Lo ha accolto come dono perché nonostante vari segni di crisi del sistema il suo crollo era, sì, desiderato da milioni di persone, invocato nelle preghiere dei credenti, ma non previsto né atteso da analisti, politologi, economisti. Sin dal primo momento la Chiesa ha anche compreso che il dono costituiva un compito molto esigente, da affrontare con l’impegno di tutte le sue forze1. Il 20° anniversario della rivoluzione pacifica che portò alla caduta dei regimi nell’Europa centrale e orientale - quando l’Ucraina finalmente diventò uno Stato indipendente - ci fa comprendere che l’intero paese ha ancora bisogno di una purificazione delle coscienze, sia per chi credeva che il comunismo fosse davvero un possibile paradiso e sia per quelli che credevano che col mondo comunista, anche se non era un paradiso, si potevano comunque fare buoni affari. Il popolo ucraino, liberatosi dalla terribile eredità dell’ateismo forzato (anno 1920-1990), lotta oggi per edificare una società basata sulla spiritualità cristiana, nella quale regnino tolleranza, libertà religiosa, senso di umanità e rispetto per la dignità umana. «Il senso di responsabilità è una manifestazione della propria libertà»2. Si deve educare alla responsabilità degli uni verso gli altri, sia all’interno della società ucraina come anche verso la Chiesa. La Chiesa ucraina greco–cattolica (in appresso indicata come UGCC) ha iniziato un cammino difficile nella libertà riacquistata. In questi venti anni, superata la prima fase di riorganizzazione dopo la bufera della persecuzione (1946-1990), si è finalmente lanciata nell’attività di evangelizzazione; attività che si identifica con la realtà stessa della Chiesa: è il suo essere, la sua vocazione, la sua missione. L’Ucraina è terra d’antica cristianità, ma dopo aver subito un periodo di terribile sottomissione ad un regime ateo, il popolo ucraino deve ora recuperare la fede cristiana. Il contributo della Chiesa per un futuro migliore si basa sulla promozione di una nuova evangelizzazione, con la diffusione dei valori cristiani nella vita quotidiana.

1 S. DZIWISZ, «Dono e compito», in La Nuova Europa 6 (2009), 29-32. 2 R. SCALFI, «La caduta del muro: spazio di speranza e di creatività», in La Nuova

Europa 6 (2009), 2-3.

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La nuova evangelizzazione rappresenta un’impresa complessa e rimanda ad un progetto organico di pastorale, con l’opzione di priorità fondamentali tra le quali vanno segnalate: piena assunzione dell’ecclesiologia di comunione del Vaticano II; conversione e santità di vita dei battezzati; formazione di comunità di adulti nella fede; rinnovamento delle strutture pastorali in corrispondenza alle nuove istanze.3 Il titolo di questa tesi è: Evangelizzare gli adulti in Ucraina oggi. Annuncio del Vangelo tra secolarizzazione e rinascita della religione. Aspetti pastorali. Il presente lavoro è perciò di aspetto pastorale, dedicato all’evangelizzazione degli adulti ucraini che hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana o del matrimonio, ma non sono stati mai evangelizzati. Il problema di fondo della coscienza cristiana degli ucraini è come tenere insieme la moralità e l’ascetica, la partecipazione alla vita della Chiesa e la vita quotidiana. È ancora tutta da scoprire la relazione esistente tra la vita liturgica, sacramentale e l’ambito della vita morale, sociale, comportamentale. Nella prospettiva aperta dall’impegno per una «nuova evangelizzazione» la UGCC deve affrontare varie sfide poste dalla società ucraina che si trova in stato di transizione. L’impero sovietico ha lasciato le ferite del sistema totalitario, perché la trasformazione sociale è sempre stata controllata dallo stato e si è prodotta l’emarginazione dei cristiani fino alla persecuzione. Ma la ferita più grave è la doppia personalità «dell’uomo nuovo», creato dall’ideologia sovietica. Occorre risanare le personalità ferite ed impegnarsi alla formazione come un’attività plasmatrice; il suo compito è di formare una persona umanamente degna, sviluppando la persona integralmente nel suo proprio «io» e abilitandola ai ruoli professionali e sociali; è una funzione dell’evoluzione umana. Attraverso la formazione, la persona acquisisce una nuova identità e vengono sviluppate le sue capacità4. Negli anni di isolamento e di persecuzione la Chiesa ha perso il collegamento con la società e con la storia. Alla fine ne è derivato un ritardo culturale sia rispetto all’evoluzione intervenuta nella società, sia – ancora di più – rispetto alle trasformazioni in atto nella Chiesa universale. Le conseguenze si avvertono quindi su tre livelli:

3 C. ROCCHETTA, «Fare» i cristiani oggi. Il rito dell’iniziazione cristiana degli

adulti forma tipica per il rinnovamento delle nostre comunità. EDB Bologna 1996, 39-40. 4 Cf. L. MEDDI, «Religioni e pratiche formative. Analisi e prospettive», in

Redemptoris Missio 20, 2 (2004), 7.

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la Chiesa riesce con difficoltà a trovare il modo giusto per entrare in dialogo con le giovani generazioni; nelle questioni più attuali che si agitano nella società, nella scienza e nella cultura, essa non è in grado di interloquire; ne consegue un rapporto distorto con le stesse élites culturali5. La UGCC, con la presa di coscienza della propria posizione nella società pluridimensionale, sta cercando di superare le proprie sofferenze e liberarsi dal complesso di persecuzione, per entrare a pieno titolo nel gioco delle forze sociali. Perciò partecipa alle varie iniziative e progetti socioculturali e caritativi, apportando la propria chiara comprensione della situazione post-moderna in cui si trova l’Ucraina. Il tema della dissertazione è stato studiato con un approccio analitico, storico-narrativo e creativo; tali approcci si richiamano reciprocamente e sono tra loro complementari. Il lavoro presenta alcuni limiti oggettivi, riferibili sia all’ampiezza del tema, sia al fatto che i testi di riferimento sono in diverse lingue. Tuttavia tali limiti sono un invito ad approfondire gli argomenti del tema e metterli in pratica in seguito. Nel presente lavoro sono state utilizzate fonti di varia provenienza: documenti di magistero della Chiesa ucraina greco cattolica, della Sede Apostolica, della Conferenza Episcopale Italiana6, di quella Latinoamericana, del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. Libri e riviste con commenti e approfondimenti in ucraino, russo, polacco, francese, inglese, tedesco sono stati tradotti direttamente in italiano. Così pure quando è stata usata documentazione proveniente dalla rete Internet. Questo lavoro si compone di cinque capitoli. Nel capitolo primo viene presentato un quadro storico e religioso dell’Ucraina, con il compito e la missione della UGCC nella società ucraina. Ci viene presentato il servizio della UGCC nell’attuale società ucraina, che inizia rivalutando il suo patrimonio storico e scoprendo la passata persecuzione non come punizione di Dio, ma come indicazione della Sua presenza che sempre guida e corregge per il meglio. Il seme del martirio è caduto in profondità e la UGCC, superate le prove della persecuzione, guarda in avanti, restaura l’organizzazione ecclesiastica e progetta l’impegno missionario e di evangelizzazione per il futuro.

5 Cf M. TOMKA, «L’emarginazione dei cristiani nei paesidell’Europa dell’Est», in

Concilium 3 (2000), 90-106. 6 In modo particolare sono stati studiati i documenti del Magistero della Chiesa

universale, con la quale la UGCC è in piena comunione come Chiesa sui iuris e Chiesa sorella. Da essa si apprendono e si sviluppano le linee di fondo del proprio Magistero. Purtroppo, durante la lunga persecuzione non vi è stata la possibilità di elaborare il proprio magistero e una pastorale adeguata, si pensava alla sopravvivenza.

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Il patrimonio dell’ethos cristiano rappresenta il tema dominante nella tradizione religiosa ucraina. Praticamente nessun aspetto della vita culturale, politica e persino economica del paese, sviluppatosi durante l’ultimo millennio, sarebbe comprensibile senza considerare l’importanza delle Chiese cristiane, della loro dottrina e canoni, delle loro pratiche liturgiche, della spiritualità comunitaria e personale, dell’arte, letteratura e costumi popolari propri del cristianesimo. Nei decenni di regime sovietico erano stati distrutti, cancellati gli anelli intermedi che possono ricollegare al filo della tradizione e aiutare a riprendere il cammino della vita ecclesiastica. Il crollo del comunismo ha liberato l’Ucraina dall’ateismo imposto e ha reso visibile la sopravvivenza spesso eroica del cristianesimo; ma ha pure rivelato il vuoto spirituale creato dall’ideologia marxista. Ora il rischio è che esso sia colmato dal materialismo di tipo occidentale con l’adozione dei modelli di vita della civiltà consumistica e globalizzata. In considerazione di ciò, il capitolo secondo è dedicato al contemporaneo contesto della società ucraina in stato di trasformazione. L’Ucraina deve fare conti con la modernità, ed ora deve fronteggiare una differenziazione e una secolarizzazione sociale globali, mentre finora si era riusciti ad eludere la trasformazione socioeconomica e i problemi di una forte mobilità, conservando la cultura tradizionale. Il rapido cambiamento del paradigma politico e culturale, come anche la rinascita religiosa, pongono vari tipi di domande alle Chiese e organizzazioni religiose del paese, di fronte alla complessità dei problemi e contraddizioni da affrontare. Il crollo del sistema sovietico ha portato alla necessità di un confronto non soltanto con la propria storia, ma con la realtà nuova dell’Occidente, dove «la secolarizzazione ha inciso sull’architettura della modernità, imponendo il suo stile a differenti interventi di ricostruzione dell’ambiente umano contemporaneo»7, «dando alla modernità il volto di un messianismo attento alle esigenze dell’uomo e dei suoi diritti»8. Infatti, si riscontra il difficile rapporto con la modernità, con il pluralismo, con la secolarizzazione e l’indifferentismo religioso, con la globalizzazione livellatrice delle identità e con quanto caratterizza il modello occidentale9.

7 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca religiosa,

Queriniana Brescia 2007, 42. 8 Ivi, 43. 9 R. MOROZZO DELLA ROCCA, «Nazione e religione in Europa orientale prima e dopo

1989», in Chiese e culture nell’Est Europeo. Prospettive di dialogo, in A. ROCCUCCI (a cura di) Paoline Milano, 2007, 33.

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L’odierno processo di globalizzazione ed i continui flussi migratori stanno invadendo la società ucraina. A questi fatti si aggiunge oggi una grave crisi economico-finanziaria che sta minacciando la società ucraina, la quale ancora non è riuscita a riprendere la stabilità economica. Gravi sfide sono poste non solo all’identità religiosa, ma prima ancora all’identità umana, dal mondo contemporaneo, che è caratterizzato da forti e continui cambiamenti, quasi totalmente privo di incisivi punti di riferimento; sempre più alla deriva a causa di un accentuato processo di secolarizzazione, in un diffuso senso di smarrimento, di individualismo, relativismo ed efficientismo, dove l’uomo vive nell’anonimato, nella solitudine e senza relazioni umane. Il capitolo terzo della nostra tesi è dedicato agli aspetti antropo-teologici e vuole evidenziare l’influsso del passato, della dittatura ideologica che ha prodotto le personalità ferite «dell’homo sovieticus». Il noto sociologo Jurij Levada elencava elementi di tale individuo quali «l’auto isolamento coatto, il paternalismo statale, la gerarchia egalitaria, la sindrome imperiale»10. L’ideologia sovietica ha formato un sistema di doppie verità, ha creato il doppio pensiero, si proponeva di mantenere unito ciò che incompatibile; ha prodotto il fenomeno dell’«uomo ambiguo», l’uomo che «accettava solennemente o silenziosamente le prescrizioni tassative che venivano dall’alto, e intanto cercava ostinatamente delle scappatoie che gli consentissero di sfuggirvi»11. L’inganno era parte della sopravvivenza per l’uomo sovietico e lo è per quello post-sovietico. Le conseguenze di tale formazione si pagano anche oggi a livello sociale, famigliare e personale, perché «l’ideologia è sempre un’idolatria e per questo ogni ideologia è male e genera malfattori», come ha sottolineato il noto teologo russo Aleksandr Šmeman12. Ciò a differenza della fede, che apre all’uomo la strada per raggiungere la verità, lo corregge e lo forma ai valori universali della salvezza in Gesù Cristo: perché «Gesù Cristo è la risposta definitiva alle domande sul senso della vita, agli interrogativi fondamentali che assillano tanti uomini è donne»13. Soprattutto la salvezza offerta da Cristo è la piena liberazione dell’uomo: «Soltanto in lui siamo liberati da ogni alienazione e smarrimento, dalla schiavitù al potere del peccato e della morte. Cristo è veramente la nostra pace, che dà senso e gioia alla nostra vita»14.

10 E. BELIACOVA, «Religione o ideologia», in La Nuova Europa 6 (2009), 13-19. 11 Ivi, 16 12 А. ШМЕМАН, Дневники 1973-1983, Москва 2005, 125. (A Šmeman, Diari 1973-

1983, Mosca 2005, 125.) 13 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in America, (22

gennaio 1999) n.10. 14 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Redemptoris missio (7 dicembre 1990),

n.11.

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La via seguita da Gesù diventa paradigma per la Chiesa: al cuore della sua missione c’è l’uomo. Compito prioritario della Chiesa, della sua missione è indicare la strada della salvezza a tutti gli uomini di buona volontà, perché la Chiesa è chiamata a mettersi sulle vie dell’uomo e del mondo, per continuare e sviluppare «nel corso della storia la missione del Cristo»15. Fin dall’inizio la gerarchia della UGCC si è resa conto di tale situazione, proponendo come via d’uscita la nuova evangelizzazione. Tutto nella Chiesa è finalizzato all’annuncio di Gesù Cristo o ne è una conseguenza. L’evangelizzazione e l’apostolato vanno intesi come esigenza di comunicare la propria esperienza, oltre che come risposta ad un comando di Cristo. L’annuncio è connaturale a chi crede, ma proprio perché annuncio, deve sempre avere il carattere di proposta, mai di imposizione. È una proposta che onora la dignità dell’uomo, libero nelle sue scelte, e lo apre alla salvezza16. Nel capitolo quarto abbiamo tentato di illustrare la svolta postconciliare dell’evangelizzazione e l’impegno dei vescovi della UGCC nell’avviamento della «nuova evangelizzazione» in Ucraina. Consapevoli della loro missione evangelizzatrice, i vescovi della UGCC hanno scelto di essere Chiesa che non si rinchiude in una introversa difesa della propria identità dopo i lunghi anni di clandestinità, ma vuole spendersi dentro la storia, aprirsi sempre più alla missione, come vocazione connaturale alla Chiesa che «per natura sua è missionaria»17. Di qui rinasce una Chiesa che, innamorata del suo Signore, osa pensare in termini progettuali, fino a promuovere forme di accompagnamento nella ricerca di percorsi nuovi per incontrare Cristo e diventare ogni giorno sempre più cristiani formati alla fede adulta. L’evangelizzazione, in Ucraina, deve passare attraverso l’unità, frutto dell’amore e della creatività di tutti nel cammino ecumenico, perché solo attraverso il dialogo «le Comunità cristiane sono aiutate a scoprire l’insondabile ricchezza della verità»18. La preoccupazione ecumenica per l’unità delle Chiese nella società ucraina non è fine a se stessa, ma è orientata all’evangelizzazione e alla piena comunione, fondata sull’unità di fede, nella linea dell’esperienza e della tradizione comuni alla Chiesa antica, all’unica chiesa di Kiev dall’inizio del cristianesimo nell’anno 988. In modo particolare è stato studiato il concetto di «nuova evangelizzazione» presentato da Giovanni Paolo II nel suo primo viaggio apostolico in Polonia, a Nuova Huta, nel 1979. Tale concetto è salito alla ribalta nella riflessione

15 CONCILIO VATICANO II, Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad Gentes

(7 dicembre 1965), n.5. 16 G. BIFFI, Il «cuore» dell’annuncio cristiano, ELLEDICI Leumann (TO) 2001, 4. 17 AG, n. 2. 18 GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Ut unum sint (25 maggio 1995), n. 38.

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teologico-pastorale degli anni 80 grazie a Giovanni Paolo II, che ha fatto della «nuova evangelizzazione» un punto focale del suo magistero. Infatti l’ampio magistero di Giovanni Paolo II, sempre orientato al servizio del Vangelo, è contrassegnato da una costante attenzione alla missione, per sottolineare la sua necessità e urgenza, per richiamare la sua natura e i suoi compiti in risposta alle sfide sociali, culturali, teologiche e pastorali. Perciò, l’espressione «nuova evangelizzazione» assume almeno tre risonanze fondamentali: Richiama la perenne novità del mistero di Gesù di Nazaret e del suo messaggio come «eschaton» in grado di trasformare l’uomo e salvare l’umanità: il vangelo è «una notizia di salvezza» attuale in ogni tempo. Indica la consapevolezza nuova dell’annuncio della fede nella comunità ecclesiale dopo il Concilio Vaticano II. Evoca il nuovo contesto culturale, con le sue luci e le sue ombre, in cui la Chiesa si trova a operare alle soglie del terzo millennio, e in cui è chiamata a realizzare l’evangelizzazione, accettando le sfide del mondo contemporaneo e i problemi nuovi che esso pone19. A questo scopo i Vescovi della UGCC hanno deciso di radunare tutta la Chiesa (compresa la diaspora) in Concilio sotto il titolo «La nuova evangelizzazione», per studiare la situazione attuale della UGCC ed elaborare il piano strategico nel campo organizzativo e pastorale per il futuro. Il primo Concilio della UGCC si è svolto dal 3 ottobre 1996 fino al 4 luglio 2002, in tre sessioni, e si è ispirato al Concilio Vaticano II e al Magistero della Chiesa universale20. La convocazione del Concilio ha confermato che la UGCC è Chiesa sui iuris in senso pieno, la quale con «l’identità orientale e la comunione cattolica costituisce un ricco tesoro spirituale, un’esperienza religiosa unica nel suo genere»21, con i suoi fedeli che abitano non solo in tutta l’Ucraina, ma anche in Russia, Europa occidentale, USA, Canada, Brasile, Argentina, Australia. La UGCC sta riacquistando la sua posizione e compito nella società ucraina, annunciando il perenne mistero della salvezza realizzato in Gesù Cristo. Con voce profetica contro le ingiustizie sociali e le insufficienze democratiche, la Chiesa diventa la coscienza sociale della società, perché alla luce del Vangelo orienta il cammino del popolo ucraino e lo guida verso la realizzazione di una unica famiglia, nella giustizia e nella pace, sotto la

19 C. ROCCHETTA, «Fare» i cristiani oggi, 37. 20 CHIESA UCRAINA GRECO-CATTOLICA, Bollettino Informativo. Concilio della

UGCC «Nuova evangelizzazione», Ucraina, Lviv, 1996. 21 D. BOERO, «I greco-cattolici e le sfide del XXI secolo» in La Nuova Europa 5

(2009), 4-8.

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paternità dell’unico Dio buono e misericordioso22, conservando la sua identità culturale, la sua tradizione e religiosità. Per la promozione e l’efficacia dell’evangelizzazione in Ucraina, la Gerarchia della UGCC nel 2006 ha fondato la Commissione per l’Evangelizzazione. Essa è un organo esecutivo e si occupa del coordinamento della Missione a livello Eparchiale. La Commissione prepara la programmazione e la strategia dell’evangelizzazione; organizza le piccole comunità nelle parrocchie; organizza le scuole di evangelizzazione e formazione dei leader cristiani; collabora con le strutture statali dell’educazione e istruzione; elabora i manuali di evangelizzazione e promuove l’interscambio delle esperienze sul campo con le organizzazioni Missionarie Mondiali. Infine prepara le proposte e i progetti dell’evangelizzazione per il Sinodo dei Vescovi. I vescovi della UGCC, dopo un accurato studio di tale proposte, elaborano la strategia pastorale per lo sviluppo e l’attuazione dell’evangelizzazione nell’anno seguente e in prospettiva dei successivi 5-10 anni. Lo scopo è quello di confermare nella fede e nella speranza ogni uomo, invitando tutti e ciascuno a riscoprire che la vita cristiana è tesa all’annuncio e alla condivisione della Bella Notizia di Cristo. Da questa scaturisce la forza liberante e trasformante capace di plasmare un nuovo stile di vita radicato nella fede adulta e «pensata», capace di tenere insieme i vari aspetti della vita e fare unità di tutto in Cristo23. I presuli della UGCC hanno compreso la priorità che riguarda l’indole secolare caratteristica dei fedeli laici. Il mondo, nella trama della vita familiare, lavorativa, sociale, è luogo teologico e ambito e mezzo di realizzazione della loro vocazione e missione. Essi, con la loro propria vocazione e partecipando a loro modo del ministero profetico di Cristo, possono penetrare in tutti quei campi ai quali i vescovi e i presbiteri non possono avere accesso24. A questo scopo una delle priorità della UGCC riguarda la permanente formazione cristiana dei fedeli laici.

22 Attualmente sono restituiti alla comunità dei credenti, cioè alla Chiesa, i diritti di

cui nel sistema del totalitarismo marxista, essa era stata in modo programmatico privata. La religione, quale elemento di alienazione, doveva sparire per consentire la liberazione dell’uomo. Si può dire che l’esperienza del periodo passato ha dimostrato esattamente l’opposto: la religione e la Chiesa si sono rivelati tra i fattori più efficaci nella liberazione dell’uomo da un sistema di asservimento totale. L. HUSAR, «Il contributo del cristianesimo orientale», in Il Regno Documenti, supplemento al n. 3 (2002), 78.

23 SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC Decisioni del Sinodo che sia svolto a Lviv – Briuhovychi, 13-20 settembre 2006, in http://www.ugcc.org.ua/284.0.html 2006 (22.12.09).

24 Cf GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinodale Cristifideles laici (30 dicembre 1988), n.n. 15-17.

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Per il contributo dei laici alla costruzione della nuova società ucraina hanno principalmente valore la promozione della dignità umana, il rispetto inviolabile della vita, il diritto alla libertà di coscienza e di religione, il matrimonio e la famiglia. Sono questi i campi primari per l’impegno sociale e l’«umanizzazione» della società, dove esercitare il servizio della carità e le opere di misericordia. Da qui deve scaturire l’impegno per il bene comune e quello nella vita politica ed economica, l’impegno per la salvaguardia del creato, l’evangelizzazione nel campo della cultura, dell’istruzione e dell’educazione, così come in quello dei mezzi di comunicazione sociale. I laici devono essere chiamati a prender parte attiva nell’impegno della nuova evangelizzazione assieme ai loro pastori. Il capitolo quinto rivela l’attualità del ripristino del catecumenato degli adulti dopo il Concilio Vaticano II e la necessità dell’aggiornamento della gerarchia della UGCC nel campo pastorale, particolarmente nella promozione della pastorale catecumenale, come servizio indispensabile per la nuova evangelizzazione. Il suo ripristino costituisce oggi un criterio di validità e un’occasione provvidenziale di rinnovamento ecclesiale. In una pastorale di evangelizzazione la scelta catecumenale deve passare da esperienza marginale o eccezionale a prassi ordinaria. Il catecumenato non è qualcosa di aggiuntivo, ma momento fondamentale dell’attività delle comunità ecclesiali, anche se al presente possono essere pochi gli adulti che domandano esplicitamente il Battesimo. Inoltre il catecumenato degli adulti costituisce il modello di ogni processo di iniziazione cristiana. Anche la prassi tradizionale dell’iniziazione per coloro che hanno ricevuto il Battesimo da bambini va ripensata e rinnovata alla luce del modello catecumenale25. Il catecumenato costituisce una funzione essenziale della Chiesa. Istituito dai Padri della Chiesa nei primi secoli, favorisce la scoperta e l’attuazione del ruolo materno della Chiesa che, attraverso la comunità e i singoli fedeli, accoglie i nuovi credenti, si interessa alla loro formazione, li accompagna spiritualmente, per poi generarli a vita nuova con il Battesimo. Invece per i fedeli battezzati il catecumenato è occasione preziosa per ripensare ed approfondire la propria scelta cristiana. Aiuta a scoprire il legame vitale fra catechesi e liturgia e a promuovere una seria valorizzazione dell’anno liturgico, soprattutto della Quaresima e della Pasqua26.

25 E. WERNER-D. ZIMMERMANN, Problemi posti alla Chiesa dalla pastorale

catecumenale, in GRUPPO EUROPEO DEI CATECUMENATI, Agli inizi della fede. Pastorale catecumenale oggi, in Europa. Edizioni Paoline Milano 1990, 135-136, 171-190.

26 C. FLORISTAN, Il catecumenato, Borla Roma 1993, 81-98.

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Anzitutto il catecumenato è un tempo di catechesi progressiva, sistematica e organica. L’istruzione catecumenale deve essere un’esposizione essenziale e integrale del messaggio cristiano, adattata all’anno liturgico, integrata da celebrazioni della parola. La sua finalità è quella di portare i catecumeni non solo ad una conveniente conoscenza delle verità fondamentali della dottrina cristiana, ma anche e soprattutto di promuovere un vero discepolato di Cristo attraverso la formazione di una mentalità di fede27. Per un’azione catechistica efficace ed unitaria sarà opportuno che ogni diocesi elabori un organico programma catechistico, adattato alla realtà locale e approvato dal Vescovo. I suoi contenuti di vita-liturgia-insegnamento, fondati sulla Sacra Scrittura e arricchiti dalla tradizione ecclesiale, possono sapientemente ispirarsi al catechismo della UGCC e anche al Catechismo della Chiesa Cattolica. Il ripristino del catecumenato si rivela anche portatore di una forte dimensione ecumenica, perché la riscoperta delle proprie radici e il dinamismo rinnovatore del cammino catecumenale favoriscono la grande causa dell’unità tra tutti i cristiani. Così la nuova evangelizzazione «mentre promuove le Chiese particolari con le loro legittimi tradizioni, ne rafforza il vincolo con la Cattedra di Pietro»28, «la quale presiede alla comunione universale della carità, tutela le varietà legittime e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non noccia all’unità, ma piuttosto la serva»29.

27 H. BOURGEOIS, Pastorale catecumenale e coscienza battesiamale oggi in Europa,

in Gruppo Europeo dei catecumenati, Agli inizi della fede. Pastorale catecumenale oggi, in Europa. Edizioni Paoline Milano 1990, 37-51.

28 GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla riunione di consultazione dell’Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, del 5 giugno 1990, in L’Osservatore Romano, 6 giugno 1990.

29 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium (21 novembre 1964), n.13.

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CAPITOLO SECONDO

LA SOCIETÀ UCRAINA IN TRASFORMAZIONE Nel recente quadro del giovane Stato ucraino, dove avviene «un’indipendenza riconquistata senza spargimento di sangue»30, la nazione ucraina prosegue in questo camino di pace nelle nuove dinamiche della ricostruzione sociale e morale. L’Ucraina sta attraversando una trasformazione invero radicale: si sta liberando dai vecchi paradigmi del regime totalitario comunista, e nello stesso tempo entra nella complessità degli nuovi fenomeni socio-culturali della contemporaneità post-moderna dell’Occidente. In questa stagione del rapido cambiamento e mutamento dei paradigmi, le Chiese e le Organizzazioni religiose, nel rispetto reciproco e nella costante ricerca di un dialogo sincero e proficuo, devono contribuire «alla salvaguardia e alla promozione dei valori spirituali e religiosi, indispensabili per l’edificazione di una società autenticamente libera e democratica»31, dove «il fattore religioso sia parte essenziale dell’identità di ogni uomo, a qualsiasi razza, popolo o cultura appartenga. La religione, quando è praticata con cuore umile e sincero, reca un apporto specifico e insostituibile alla promozione di una società giusta e fraterna»32. Per capire e comprendere tutta la complessità socio-culturale e religiosa dell’indipendente Ucraina33, è necessario conoscere l’eredità del passato regime comunista: «Siamo convinti che per una seria presa di coscienza del passato, per cercare una via d’uscita dai vicoli ciechi delle contraddizioni storiche, l’essenziale non sia la ricerca dei colpevoli, ma la responsabilità civile che spontaneamente si assume chiunque si senta membro di una comunità formatasi storicamente […]. Ogni popolo deve continuare a rivolgersi al proprio passato, deve cercare di interpretarlo e reinterpretarlo ogni volta da capo, a ogni nuova generazione, senza distogliere lo sguardo dalle sue pagine amare e

30 GIOVANNI PAOLO II, «Ucraina: testimone tenace di adesione ai valori della

fede; grandezza di una Patria, storia di una singolare vocazione di confine, porta tra l’oriente e l’occidente», in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV, 1, 2001, 1262.

31 Ivi, 1263 32 Ivi, 1264 33 «sul piano culturale, l’indipendenza ucraina è stata la risultante di lotte secolari,

cruente e sofferte, per una sovranità statuale strappata a dominatori (Polonia prima e Russia poi)». O. PAHLOVSKA, «Tra comunismo e globalizzazione: crisi della coscienza critica della cultura (Ucraina e Belarus)», in Studi Slavistici I (2004), 41.

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terribili, deve sviluppare una propria lettura della storia e comprendere chiaramente che gli altri hanno diritto a una propria, diversa lettura»34.

2.1. Il contesto politico e socio-culturale del passato regime comunista. Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, è stata sconfitta la dittatura comunista con «un’ideologia che diventa sistema»35 e che ha legato più di 70 anni 15 Repubbliche fra le quali anche l’Ucraina. Il nostro intento è quello di mostrare brevemente le principali caratteristiche del contesto nei paesi post regime comunista, soprattutto l’ordinamento socio-politico fondato sui principi del materialismo storico e dialettico. Le leggi costituzionali, sostanzialmente identiche in tutti paesi dell’URSS, limitavano la libertà religiosa, i diritti della Chiesa e delle famiglie dell’educazione della gioventù, i diritti di diffusione della verità di fede, ed imponevano l’educazione ateistica nelle scuole di tutti i gradi. Il materialismo dialettico e storico su cui si fondava l’ordinamento socio-politico comunista, costituiva una concezione del mondo, dell’uomo e della società. «Questa dottrina insegna una sola realtà, la materia, con le sue forze cieche, la quale evolvendosi diventa pianta, animale, uomo. Anche la società umana non ha altro che un’appartenenza e una forma della materia che si evolve nel detto mondo, e per ineluttabile necessità tende, in un perpetuo conflitto delle forze, verso la sintesi finale: una società senza classi. In tale dottrina, com’è evidente, non vi è posto per l’idea di dio, non esiste differenza fra spirito e materia, né tra anima e corpo; non si da sopravivenza dell’anima dopo la morte, e quindi nessuna speranza in un’altra vita. Insistendo sull’aspetto dialettico del loro materialismo, i comunisti pretendono che il conflitto, che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini»36.

In questa concezione la religione era considerata un fenomeno del tutto negativo e quindi da eliminarsi, sia per mezzo del cambiamento dei rapporti di produzione (statalizzazione dei mezzi di produzione e dittatura del

34 A. SOLŽENICYN, «Far litigare due popoli fratelli?» in La Nuova Europa, 3(2008),

90. 35 «si tratta di scontro tra la realtà e una fantasia che vuole prendere il posto:

l’interpretazione, la sua realtà deve eliminare la realtà autentica. Il nemico va schiacciato come fosse un insetto perché nessuno possa più sospettare che non è un insetto ma un essere umano. L’eliminazione della realtà è allora una necessità strutturale dell’ideologia. È il trionfo di una nuova forma di menzogna: no quella tradizionale machiavellica, che ancora riconosce la differenza tra vero e falso, ma quella propriamente ideologica, per la quale vero e falso, bene e male sono reinventati ogni giorno, fino a non avere più alcun rapporto con realtà». A. DELL’ASTA, L. SARASKINA, G. PARRAVICINI, L. SOLOVKOVA (a cura di), «Solženicyn: vivere senza menzogna» in La Nuova Europa, 5(2008), [51].

36 PIO XI, Lettera enciclica Divini Redemptoris (19 marzo 1937), n.9.

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proletariato), sia per mezzo della lotta ideologica e di misure amministrative37. Dalle definizioni della religione, date dai fondatori del marxismo-leninismo, non possono che derivare gravi conseguenze in ordine all’interpretazione comunista della libertà di coscienza e di religione. Infatti, se la religione è qualcosa del tutto negativo, una visione falsa del tutto, un’alienazione da superare, ne segue che la vera libertà umana non si otterrà che liberandosi dalla religione: «La religione è una delle forme dell’oppressione che grava dappertutto sulle masse popolari, schiacciate dal continuo lavoro per gli altri, dal bisogno dell’isolamento. […] La religione è l’oppio del popolo. La religione è una specie di acquavite spirituale, nella quale gli schiavi del capitale annegano la loro personalità umana e le loro rivendicazioni di una vita in qualche misura degna di uomini»38.

La Chiesa nell’URSS è separata dallo Stato e la scuola è separata dalla Chiesa, il che significa che non è ammesso l’intervento del clero nell’istruzione ed educazione della gioventù. L’insegnamento di dottrine religiose, lo svolgimento del culto religioso nelle scuole non sono ammessi. La scuola sovietica forma negli studenti una visione del mondo scientifico-materialista e quindi atea, inconcepibile con il pensiero religioso. «L’operaio cosciente moderno, educato dalla grande industria di fabbrica, istruito dalla vita cittadina, respinge con disprezzo i pregiudizi religiosi, lascia il cielo a disposizione dei preti e dei bigotti borghesi, conquistandosi una vita migliore sulla terra. Il proletario moderno si schiera dalla parte del socialismo, che chiama la scienza a lottare contro le tenebre della religione e che libera l’operaio dalla credenza in una vita ultraterrena, organizzandolo in modo da combattere una lotta effettiva per realizzare una migliore vita terrena»39.

La mancanza di una vera libertà religiosa è aggravata dal controllo statale dell’attività della Chiesa, dei Vescovi e dei sacerdoti. Di tale controllo sono incaricati gli Uffici Statali per gli affari religiosi, istituiti in tutti i paesi a regime comunista. I pastori delle diocesi sono talmente sorvegliati dal Cancelliere e dal Segretario, da non poter, letteralmente, muoversi o agire, né prendere alcuna decisione senza che ne venga informato l’Ufficio Statale. I cosiddetti Segretari locali, appartenenti all’Ufficio Statale ed al Servizio di Pubblica Sicurezza della Stato, raccolgono nelle singole parrocchie e decanati

37Cf V. KORAK, «Alla ricerca della società umana», in E. FROMM (a cura di),

L’umanesimo socialista, Rizzoli Editore, Milano 1975, 20-21. 38 V.I. LENIN, «Socialismo e religione», in Opere complete, vol. 10,Editori Riuniti,

Roma 1961, 73-74. 39 Ivi, 74.

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informazioni su ogni sacerdote, sulle sue abitudini, lavoro, ospiti, tempo libero, contatti personali, rapporti con i Vescovi ecc40. Lo stato comunista ha assunto come uno dei suoi compiti principali l’educazione dei cittadini ed ha attribuito alla scuola un ruolo primario a riguardo, limitando i diritti educativi della Chiesa e della famiglia cristiana. Lo Stato si è riservato il monopolio dell’istruzione secondo la visione scientifico-ateistica del mondo, creando «un uomo nuovo»41, costringendo in vari modi i genitori a collaborare all’educazione comunista della società e della scuola42. L’educazione scientifico-ateistica rappresenta la parte più specifica dell’educazione comunista dove «un individuo viene assorbito dal collettivo, il cittadino è solo un elemento nella macchina dello Stato»43. L’ateismo è considerato un progresso, in quanto l’uomo, non è più sfruttato, non è più costretto ad immaginarsi un «dio» o un «paradiso». Tale educazione libererebbe l’uomo dai pregiudizi religiosi ed in questo consisterebbe l’autentica libertà: «It damaged people: it generated an attitude of fear and suspicion towards all, forced people to use falsehood in daily life, and weakened or destroyed a culture based on personal responsibility, a culture of creativity and initiative.[…] Its most tragic effect at the human and religious level is a real moral and spiritual vacuum, which makes people more vulnerable at the heart of existence: in their moral spiritual and religious choices»44.

Il passato regime della dittatura con l’uguaglianza e statalizzazione dei mezzi di produzione ha determinato un livello economico medio per tutti gli strati della società. Dopo la caduta del regime, quando sono stati chiusi le fabbriche, le aziende, gli stabilimenti, i kolhoz (la forma di attività collettiva nelle zone rurali), la situazione economica è stata polarizzata tra i ricchi (quelli che hanno avuto la possibilità di privatizzare a costo minimo i beni statali - intendiamo le Autorità del Partito comunista - e i poveri, i quali

40 Cf F. SKODA, «L’influsso ambientale sulla catechesi nell’Est Europeo», in C.

Bonivento (a cura di), Andate e insegnate. Commento all’Esortazione Apostolica Catechesi Tradendae, Urbaniana University Press, Roma, 1980, 663-669.

41 «la posta in gioco, per il regime sovietico, non era semplicemente un traguardo politico o un progetto di radicale trasformazione economica: l’obiettivo era un uomo nuovo, l’uomo sovieticus, appunto, determinato in tutto dal nuovo Padrone del mondo, l’ideologia» A. DELL’ASTA, L. SARASKINA, G. PARRAVICINI, L. SOLOVKOVA (a cura di) «Solženicyn vivere senza menzogna» in La Nuova Europa, 5(2008), [2].

42 CF J BAJZEK-G. MILANESI, Sociologia della religione, ELLEDICI Leumann (To) 2006, 90-91.

43 J. GLEMP, «Iniziative per un dialogo fede-cultura nell’era post-comunista», in Culture e fede 8, 1(2000), 65.

44 W. FREISTETTER, «The cultural situation in the former communist countries of central and eastern Europe: a challenge for the church», in Cultures et Foi 4, 1 (1996), 225.

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rimasti senza lavoro e senza sussidi dello Stato. Il sistema Bancario è fallito, perché in tutta l’URSS circolava l’unica moneta – rubl. La Banca di Mosca ha privatizzato tutti beni dei conti correnti in URSS. Quindi la gente è stata derubata in modo gravissimo45. La crescente corruzione e instabilità politica ed economica ha causato la forte crisi socio-economico e morale e la migrazione interna, e ha spinto una nuova ondata d’emigrazione di massa all’estero verso Spagna, Portogallo, Italia, Germania, Irlanda, Polonia, Francia, Canada, USA46. Già quasi vent’anni da quando l’Ucraina è diventata uno Stato indipendente, non c’è ancora democrazia e diritto, perché al governo sono sempre rimasti finora esponenti filorussi. La democrazia politica è ancora ai suoi primi passi significativi, nella speranza di un ravvicinamento tra l’Ucraina e l’Occidente47. È evidente che il problema delle riforme assume importanza fondamentale non soltanto dal punto di vista interno, ma anche internazionale, nel senso che riforme drastiche ed efficienti nel senso dell’economia del mercato e la riforma dell’amministrazione statale, del codice civile e del commercio, potrebbero, in prospettiva, favorire lo stato di diritto e quindi la crescita civile ed economica del paese, che presenta ancora forti dislivelli di vita tra mondo rurale e città, e quindi incamminare il paese verso l’Europa. Altrimenti, lo indirizzerebbero in modo più decisivo verso la Federazione Russa, da cui è molto dipendente, specialmente per ciò che riguarda i rifornimenti energetici, vera leva d’influenza nelle mani di Mosca nell’ambito dello spazio post-sovietico48. Ma la crisi in Ucraina è soprattutto a livello interno, perché essa rappresenta un tradimento degli ideali della Rivoluzione Arancione49, attraverso la quale la popolazione

45 Cf F. SKODA, «L’influsso ambientale sulla catechesi nell’Est Europeo», 671. 46 Cf A. COLAIACOMO, «Missione esplorativa in Ucraina dell’équipe del Dossie

Statistico», in http://www.chiesa.cattolica, (15.02.07). 47 Cf I. DACKO, M. TOMASHEK, La chiesa greco-cattolica ucraina oggi. La Chiesa

Cattolica nell’Europa dell’Est. Persecuzione, Libertà, Rinascità. Atti della Conferenza del Congresso internazionale dei Collaboratori sulla situazione della Chiesa nell’Europa dell’Est. Schonstatt, 27-29 marzo 1990. Aiuto alla Chiesa che soffre, Knigstein, Germany 1990, 56-57.

48 Cf F. SCAGLIONE, «Il Paese delle cento frontiere», in Famiglia Cristiana 25 (2001) 40-47.

49 La Rivoluzione Arancione è la forte protesta pacifica del popolo ucraino contro la corruzione del governo. La manifestazione che ha riunito circa 500.000 persone sulla piazza centrale di Kiev Maidan (piazza di Indipendenza). Maidan si è mostrato come un trionfo delle caratteristiche del genoma sociale ucraino: la fraternità, l’auto-gestione e l’auto-organizzazione, la non-violenza e l’umorismo. Il Maidan, come specchio della società ucraina, ha abbracciato tutti gli strati della società: dagli studenti ai pensionati, dai disoccupati agli uomini di affari, dagli ucrainofoni ai russofoni, dai cristiani agli ebrei, estendendo le braccia colorate di sole al di là di Ucraina verso tutti gli ucraini che si

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ucraina aveva votato in favore di un governo e di una classe dirigente che fosse al servizio del popolo50 e non viceversa - come s è verificato con Leonid Cutchma, famoso per la corruzione personale ed quella del suo entourage – e che soprattutto portasse avanti le riforme, per mettere l’Ucraina al pari degli altri paesi europei; ma evidentemente la classe politica del paese attraversa un momento di grave crisi che il presidente Yushchenko dovrebbe risolvere in conformità alla Costituzione, piuttosto che, come sta avvenendo, a colpi di decreti. Il problema risiede però essenzialmente nel fatto che in Ucraina è ancora in atto un processo di de-sovietizzazione per cui l’apparato burocratico non funziona più secondo il vecchio vertice del potere di tipo sovietico, che consisteva in un’unica catena di comando estremamente gerarchizzata dalla quale i nemici politici interni venivano estromessi; ma non funziona più nemmeno secondo le regole veramente democratiche, per cui chi è al potere governa ed impartisce direttive agli organi alla pubblica amministrazione perché le metta in atto, ma viene invece bloccato dalle lotte dei vari gruppi politici che si contendono il potere a livello regionale51. Nonostante un misto di vetero-comunismo unito ad un capitalismo selvaggio il popolo ucraino, liberatosi dalla terribile eredità dell’ateismo forzato, lotta per edificare una società basata sulla spiritualità cristiana, nella quale regnino tolleranza, libertà religiosa, senso di umanità e rispetto per la dignità umana52. Nell’atmosfera di profonda delusione provocata dalle istituzioni statali, dai mass media filogovernativi, dall’attività dei partiti politici e dei sindacati acquiescenti, la Chiesa aveva guadagnato la particolare fiducia popolare. La sua presenza nella società, almeno a livello istituzionale, acquistava sempre più peso53.

trovarono all’estero, dove proprie, in quasi ogni città del mondo con una presenza significativa di ucraini, sono apparsi dei piccoli maidan. Cf Y. SHCHERBININA, «Maidan-Topos della purificazione sociale», http://www.pust.edu./oikonia/2005 (16.02.07).

50 «con il quale potesse ottenere il riconoscimento del valore della persona, della dignità umana, e rifiuto di asservirsi a un regime che imposta le sue relazioni con il popolo sulla brutalità e su una spudorata menzogna» V. ELENSKIJ, «Ucraina: nuovo inizio in “arancione”» in La Nuova Europa, 2(2005), 87.

51 Cf G. BAGGIANI, «Crisi politica governativa in Ucraina», http://www.politicaestera.info.com, (15.02.07).

52 Cf S. RUSSO, «Il destino dell’Ucraina», in Ucraina terra di confine, Ucraina ieri e oggi, Collana i mappa mondi, Edizioni Sinnos, Dossier 1(2005) 50-51.

53 «si tratta della vocazione nazionale della Chiesa: una Chiesa in cui il popolo possa credere non solo perché non sa più a chi altro credere, ma perché rappresenta l’incarnazione della verità e della giustizia, già su questa terra e sotto questo cielo». V. ELENSKIJ, «Ucraina: nuovo inizio in “arancione”», 99.

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La UGCC dopo aver recuperato un ruolo pubblico, come riferimento religioso, culturale, sociale e morale si sta impegnando nella ricostruzione del tessuto socio-culturale dell’Ucraina ed «è promotrice di diverse iniziative socio-politico-culturali atte combattere la pesante eredità dell’epoca totalitaria»54, perché «è rimasta fedele ai caratteri più profondi della propria cultura» ed «stata proprio lei a salvare più volte l’identità ucraina, come, del resto, aveva contribuito alla sua maturazione e difesa»55. Tuttavia, la Chiesa stessa si è scontrata con la nuova realtà del consumismo, della secolarizzazione e della globalizzazione e non senza difficoltà, a motivo del ritardo culturale con cui deve affrontare tali nuove sfide.

2.2. La sfida della secolarizzazione La cultura ucraina rimase non secolarizzata fino al tardo Settecento, perciò l’incidenza della Chiesa nella storia ucraina è stata pervasiva e decisiva lungo i secoli a formare la coscienza cristiana e nazionale56. Come abbiamo notato, durante settanta anni di dominio l’ultimo regime totalitario ateo ha portato la società ucraina al secolarismo, dove regna «un’ideologia che afferma che il mondo empirico è tutto ciò che esiste, che la trascendenza in senso verticale è una mera illusione della mente»57 e quindi implica «l’indifferenza religiosa» e «relativismo etico»58, prodotto della «menzogna socialmente utile»59. Infatti, dopo la caduta del comunismo, nella società ucraina si è manifestato un vuoto di orientamenti ideali, morali e culturali, e si◌ ่ è palesata una crisi di identità. Subito dopo, il recupero delle identità nazionali e il ripristino di un legame con la tradizione culturale e storica si sono accompagnati a un riscoperta del patrimonio cristiano del popolo ucraino perché «il tronco più profondo della nostra vita è la coscienza

54 O. PACHLOVSKA , «La cultura ucraina tra Bisanzio e Roma: disgrazie e incontri»

in L. VACCARO (a cura di) Storia religiosa dell’Ucraina, Fondazione Ambrosiana Paolo VI, Milano 2007, 417-488, 452.

55 Ivi, 451. 56 Ivi, 417. 57 R. PANIKKAR, La realtà cosmoteandrica. Dio-Uomo-Mondo. Jaca Book, Milano

2004, 130. 58 GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Tertio millenio Adveniente (10 novembre

1994), n.36, AAS 87 (1995), 5-41. 59 «la menzogna è il fondamento primo dei cosiddetti Stati totalitari, che senza la

menzogna organizzata non avrebbero mai potuto essere edificati. La menzogna viene inculcata come un sacro dovere, un dovere nei confronti della razza eletta, della potenza dello Stato, della classe eletta. E non la si riconosce neppure come menzogna.[…] La menzogna può anche sembrare l’unica verità.[…] La menzogna diventa momento dialettico nella relazione della società comunista perfetta». N. BERDIAEV, «Il paradosso della menzogna», in La Nuova Europa 6(2006), 7.

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religiosa, e non la coscienza ideologica formata dal partito» a lungo conculcato dal regime comunista60. Il rapido cambiamento del paradigma politica e culturale, come anche la rinascita religiosa, pongono vari generi di domande alle Chiese e organizzazioni religiose del paese di fronte alle complessità e contraddizioni da dover affrontare. Il crollo del sistema sovietico ha portato alla necessità di un confronto non soltanto con la propria storia, ma con la realtà nuova dell’Occidente, dove «la secolarizzazione ha inciso sull’architettura della modernità, imponendo il suo stile a differenti interventi di ricostruzione dell’ambiente umano contemporaneo»61, «dando alla modernità il volto di un messianismo attento alle esigenze dell’uomo e dei suoi diritti»62. Infatti, si riscontra il difficile rapporto con la modernità, con pluralismo, con la secolarizzazione e l’indifferentismo religioso, con la globalizzazione e livellatrice delle identità e con quanto caratterizza il modello occidentale63. «La post modernità implica una destabilizzazione della nostra comprensione razionale e teologica della realtà, della struttura antropologica donata da Dio all’uomo e alla donna, dell’ordine dell’universo quale è stato creato da Dio. Il postulato di base della post modernità è che la realtà è una costruzione sociale, la verità e la realtà non hanno un contenuto stabile e oggettivo – di fatto, in sé, non esistono. La realtà non sarebbe che un testo da interpretare. Alla cultura post moderna risulta indifferente che tale testo sia interpretato in tale o talaltra maniera: tutte le interpretazioni, quanto al valore, si equivarrebbero. Se dunque il “dato non esiste, allora le norme e strutture sociali, politiche giuridiche, spirituali possono venire decostruite e ricostruite a piacere, secondo le trasformazioni socioculturali del momento e la scelta dell’individuo del quale la post modernità esalta la sovranità arbitraria della scelta»64.

60 A. ROCCUCCI, «Introduzione», in Chiese e culture nell’Est Europeo.Prospettive di

dialogo, in A. ROCCUCCI (a cura di) Paoline Milano, 2007, 9. 61 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca religiosa,

Queriniana Brescia 2007, 42. 62 Ivi, 43. 63 R. MOROZZO DELLA ROCCA, «Nazione e religione in Europa orientale prima e

dopo 1989», in Chiese e culture nell’Est Europeo. Prospettive di dialogo, in A. ROCCUCCI (a cura di) Paoline Milano, 2007,33.

64 M. A. PEETERS, La nuova etica globale: sfide per la Chiesa, Institute for Intercultural Dialogue Dynamics asbl, 2006, 13-14.

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Il processo di secolarizzazione65 in Ucraina ha avuto un significato diverso rispetto al’Europa occidentale, che ha vissuto una alternanza dialettica nel dialogo tra la cultura religiosa e quella laica, tra la Chiesa e il mondo, passando da forti contrapposizioni a grandi aperture. L’effetto è che in Occidente il cristianesimo si è saputo spesso adattare a condizioni di minoranza relativa, anche se sempre molto influente, riscoprendo la dimensione più profetica e carismatica del Vangelo, fenomeno reso evidente dai nuovi movimenti ecclesiali, che spesso sono diventati un fattore assai rilevante della vita della società, riuscendo anche a influire sui processi sociali e politici66. In Ucraina, a causa della terribile persecuzione, è venuta a mancare totalmente la dialettica: la Chiesa ha potuto soltanto assumere una posizione di resistenza e di testimonianza, presentando i propri martiri come i veri doni carismatici del XX secolo. Il pericolo oggi è che la santità dei martiri rimanga un ricordo lontano, più che un’eredità feconda, legata a un periodo superato e da dimenticare: «Il fenomeno della secolarizzazione sembra indicare nella emergenza di una visione altra della storia un comune denominatore. Ciò significa non solo che la secolarizzazione rompe con il passato e impone il nuovo – nuovo modo di intendere la verità , un diverso senso della storia, una possibilità rinnovata di ridire la fede, inedita prospettiva etica - , ma che questo nuovo non è semplice trasformazione di costume, bensì inizio di un tempo differente che appella all’esigenza di una nuova fondazione»67.

Il crollo delle ideologie, soprattutto di una ideologia totalitaria e totalizzante come il comunismo, ha lasciato un enorme vuoto nelle coscienze degli uomini e nel tessuto della società stessa, e il ritorno alla religione viene attuato a volte in maniera troppo meccanica o artificiosa, fino a sovrapporre - ed è un fenomeno paradossale - la visione del mondo religioso ad una

65 «Sociologicamente, la secolarizzazione determina nei processi di modernizzazione

e di tecnologizzazione una inclinazione di senso che provoca l’esperienza dell’indifferenza, lo smarrimento del fondamento, l’inutilità della religione. La teologia interpreta la secolarizzazione quale cifra dell’assenza di Dio come modalità della sua manifestazione.[…] Per la teologia cattolica la fenomenologia della secolarizzazione delinea una nuova ermeneutica della relazione fede-mondo. La tesi di fondo è: il processo di secolarizzazione e collegato all’idea biblica di creazione e all’eliminazione della divisione che in Cristo si è operata tra sacro e profano». C. DOTOLO, «Secolarismo/Secolarizzazione», in Lexicon Dizionario Teologico Enciclopedico, 938.

66 H. LEGRAND, «Secolarizzazione. Imprecisioni e polisemie di un termine; necessità di un’analisi» in CCEE I Vescovi d’Europa e la nuova evangelizzazione, Centro Ambrosiano, Edizioni Piemme, Casale Monferrato (AL) 1991, 147-148.

67 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 46.

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forma di pensiero che in teoria si basava sull’ateismo, ma in realtà aveva preso l’aspetto di una religione laica, con i suoi dogmi e i suoi rituali68. Una rinascita religiosa autentica, dove «Dio e l’uomo come soggetti di una partnership, caratterizzata dalla libertà dell’incontro e del dialogo»69 deve superare tali equivoci, altrimenti si rischia da una parte di rinchiudere la Chiesa in uno schema formale e arido, quello di «custode dell’ideologia e dell’etica sociale», dall’altra di fornire il pretesto a un nuovo uso politico della religione, sia come pressione indebita sulla libertà di coscienza dei cittadini, sia come elemento di conflitto sociale tra diverse religioni, o tra le religioni tradizionali e i nuovi movimenti religiosi o sette che hanno invaso l’Ucraina70. Infatti nella prospettiva della religione cristiana la secolarizzazione va interpretata «come un fenomeno culturale e antropologico che provoca un cambiamento dell’esperienza religiosa e una sua diversa funzione rapporto alla progettazione del mondo e della sua storia»71. Invece, il fenomeno della secolarizzazione nella società ucraina è multiforme e assume volti differenti: quello dell’ateismo, dell’agnosticismo, dell’indifferentismo, dell’edonismo e del materialismo: «Nell’attuale fase della secolarizzazione chiamata post-moderna e segnata da discutibili forme di tolleranza, non solo cresce il rifiuto della tradizione cristiana, ma si diffida anche della capacità della ragione di percepire la verità e ci si allontana dal gusto della riflessione. Addirittura, secondo alcuni, la coscienza individuale, per essere libera, dovrebbe disfarsi sia dei riferimenti alle tradizioni, sia di quelli basati sulla ragione. Così la coscienza, che è atto della ragione mirante alla verità delle cose, cessa di essere luce e diventa un semplice sfondo su cui la società di media getta le immagini e gli impulsi più contraddittori»72.

Esso è la conseguenza della cultura illuminista e positivista del mondo post moderno, che ha relegato Dio nel privato come «il Dio sconosciuto, non sperimentato», togliendo all’uomo il dono della Parola che il Figlio di Dio ha donato all’umanità per la sua piena realizzazione e felicità. Le conquiste moderne della scienza e della tecnologia sono state svuotate di valori umani e di significato superiore, per cui si cerca di costruire un mondo senza Dio, perdendo, di conseguenza, la verità sull’uomo, sul mondo, sul valore della

68S. CAPRIO, «Unità dell’Europa nel XXI secolo» in Cultura Cattolica http://www.

culturacattolica it./default.asp?id=159&id_n=5092&Pagina=2&fo=(13.04.09). 69 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 47 70 Л. ГУЗАР, «Церква і держава», в газеті День 76 (25.04. 2003). (L. HYSAR, «La

Chiesa e lo Stato» in giornale Giorno 76(25.04.2003). 71 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 48. 72 BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti alla XIII Assemblea generale della

Pontificia Accademia per a vita «In una società talora chiassosa e violenta risvegliare la voce eloquente e chiara della coscienza» in Insegniamenti di Benedetto XVI, III, 1(2007), 452-456.

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vita. Cose tutte che minacciano la stessa libertà umana e privano l’umanità di speranza e non la aprono ad un futuro trascendente: «Si rivela quanto mai urgente reagire a simile deriva mediante il richiamo dei valori alti dell’esistenza, che danno senso alla vita e possono appagare l’inquietudine del cuore umano alla ricerca della felicità: la dignità della persona umana e la sua libertà, l’uguaglianza tra tutti gli uomini, il senso della vita e della morte e di ciò che ci attende dopo la conclusione dell’esistenza terrena»73.

Siamo di fronte ad una crescente autonomia del mondo non-religioso. La religione così viene a perdere la sua funzione unificante della vita, fino a trovarsi relegata alla sfera del «senso ultimo»: si vuole liberare l’uomo da Dio e si crea un mondo senza Dio e contro l’uomo; si riduce lo spazio di Dio nella società e si creano modelli di vita fragili e ispirati al relativismo etico -morale: «I diritti umani universali si sono resi autonomi da ogni riferimento morale oggettivo e trascendente. Il principio puramente immanente del diritto di scelta è il risultato di questo divorzio. La post modernità rivendica il diritto di esercitare la propria libertà individuale contro la rivelazione divina. Essa rifonda lo stato detto “di diritto” e la democrazia sul diritto di scelta, nel quale include il diritto di compiere scelte anche intrinsecamente cattive: aborto, omosessualità, “libero amore”, eutanasia, suicidio assistito, rifiuto di ogni forma di autorità o di legittima gerarchia, “tolleranza” obbligatoria di tutte le opinioni, spirito di disubbidienza che si esprime in forme tanto numerose quanto varie»74.

Nella società contemporanea dove tutto è accelerato, dove l’uomo vive nell’anonimato, nella solitudine e senza relazioni umane. La secolarizzazione è una vera sfida non solo all’identità religiosa, ma prima ancora all’identità umana. C’è bisogno che nascono all’interno della Chiesa i modelli e forme di vita cristiana, che mostrino che l’uomo di oggi può vivere in questa società profana multiculturale e multi religiosa, aperto ai valori umani e trascendenti75, in cui «il Dio sconosciuto, non sperimentato, esce da se stesso verso l’uomo per diventare Dio – per – l’uomo, in vista di quel processo di liberazione che accompagna la fatica dei giorni»76. Attualmente viviamo in una cultura che ha smarrito la fiducia nella capacità della ragione e siamo entrati nella cultura del «pensiero debole», dove l’uomo si ripiega su se stesso, sul valore del presente e dell’immediato, dove ha valore solo ciò che appare e attira, suscitando emozione e attrazione superficiale e, a volte, reazioni violenti e sconsiderate. In questa nuova situazione di vita e di cultura, dove si è verificata «la rottura tra il Vangelo e

73 BENEDETTO XVI, «La secolarizzazione, minaccia per la Chiesa» in http://www.

cccsanbenedetto.it/Pagina_CCC/discorsi_papa/Papa_SECOLARIZZAZI…(10.04.09). 74 M. A. PEETERS, La nuova etica globale: sfide per la Chiesa, 14-15. 75 G. ZEVINI, Parola Comunità Missione nella vita cristiana, Editrice Rogate, 2008,

168. 76 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 48.

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cultura»77, che è «il dramma del nostro tempo»78. In questo contesto culturale, segnalato dagli squilibri sociali, economici e politici: «la Chiesa deve promuovere lo sviluppo culturale puntando sulla qualità umana e spirituale dei messaggi e dei contenuti, giacché pure la cultura oggi risente inevitabilmente dei processi di globalizzazione che, se non vengono costantemente accompagnati da un vigile discernimento, possono rivolgersi contro l’uomo, finendo per impoverirlo invece che arricchirlo»79.

2.3. La sfida della globalizzazione L’era della «globalizzazione»80 è avvenuta in tempi traumaticamente brevi, investendo in modo drammatico la società ucraina che non ha avuto né tempo né modo di metabolizzare un impatto tanto radicale. Di conseguenza ci troviamo di fronte ad una rapidità di trasformazioni in atto81, quando l’Ucraina si apre al mondo intero per la collaborazione e comunicazione nella vita politica, in varie settori dell’economia, per di più nella sfera della cultura e nei diversi programmi umanistiche. La società chiusa dietro la cortina di ferro non poteva di colpo diventare società aperta, e in modo critico opporsi ai nuovi fenomeni della post-modernità occidentale: «l’Oriente cristiano sta uscendo da una situazione di secolare isolamento e l’Occidente cristiano sembra stia cessando di considerarsi depositario della verità»82. Infatti, i processi di mondializzazione dell’età contemporanea sono segnati: «da unioni mondiali: religiosi, culturali, intellettuali, economiche, politiche»83, i quali sono i fenomeni della globalizzazione: «il pensare post moderno è lontano dal precedente mondo cristiano platonico in cui erano dati per scontati la supremazia della verità e dei valori sui sentimenti, dell’intelligenza sulla volontà, dello spirito sulla carne, dell’unità sul pluralismo, dell’ascetismo sulla vitalità, dell’eternità sulla temporalità. Nel nostro tempo di oggi vi è infatti una istintiva preferenza per i sentimenti sulla volontà, per le impressioni sull’intelligenza, per una logica arbitraria e

77 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes (7

dicembre 1965), n. 92. 78 PAOLO VI, EN, n. 20. 79 BENEDETTO XVI, Discorso ai Partecipanti al Convegno di studio in occasione del

25° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio della cultura «Oggi più che mai la reciproca apertura tra le culture è un terreno privilegiato per il dialogo, al di là delle divergenze che separano gli uomini» in Insegniamenti di Benedetto XVI, III, 1(2007), 1090-1093.

80 «un termine presente nel linguaggio famigliare con cui si intende leggere i fenomeni socio-culturali della contemporaneità». C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 79.

81 O. PAHLOVSKA, «Tra comunismo e globalizzazione», 41. 82 N. BERDIAEV, «Ecumenismo e confessionalismo», in La nuova Europa, 1(1999),

6. 83 N. BERDIAEV, «Ecumenismo e confessionalismo», 6.

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la ricerca del piacere su una mentalità ascetica e coercitiva. Questo è un mondo in cui sono prioritari la sensibilità, l’emozione e l’attimo presente. L’esistenza umana diventa quindi un luogo in cui vi è libertà senza freni, in cui una persona esercita, o crede di poter esercitare, il suo personale arbitrio e la propria creatività»84.

Il sistema della globalizzazione sta invadendo la società ucraina travolta da notevoli ambiguità interpretative85. Tale sistema vigente, se viene ben utilizzato, potrebbe dare risultati assai positivi per l’intera umanità, come «promotore di un sviluppo qualitativamente migliore della vita»86 in vista della comunicazione e della comunione tra i popoli e con scambi e mezzi per una pacifica convivenza per tutti gli uomini perche «abitare la globalizzazione significa individuare criteri e valori adeguati alla ridefinizione dei rapporti interplanetari, nel interno di percorrere uno sviluppo compatibile con i nuovi equilibri geopolitici»87. Ma in realtà, questo fenomeno si presenta ambiguo: «la “globalizzazione” dell’economia e la competizione più sfrenata stanno determinando la nascita di un pianeta sempre più frammentato e stratificato, in cui la più ostentata ricchezza convive, gomito a gomito, con la più assoluta povertà ed esclusione sociale. E avviene così che un enorme moltitudine di popolazione mondiale viene oggi considerata, di fatto, come «massa in esubero», utilizzabile neanche per essere sfruttata, come invece avveniva un tempo per gli schiavi e per i proletari. Si tratta di milioni di esseri umani considerati di “scarto”, che non si inseriscono, cioè, nella legge della rendita»88.

La cultura segue la logica del liberalismo imperante e dell’uniformità in molti campi di azione, che non solo porta scarsi risultati, ma spesso diventa negativo; i cui valori tradizionali e culture locali spesso vengono distrutte perché «la globalizzazione non è in grado di realizzare il progetto di

84 C. M. MARTINI, Quale cristianesimo nel mondo post moderno, in Avvenire (Agorà

Idee) (27 luglio 2008), 4-5. 85 «si propone una distinzione tra globalismo, globalità e globalizzazione, a partire

dalla considerazione che il globalismo altro non è che l’ideologia neoliberale del mercato mondiale, a causa della riconduzione della globalizzazione all’unica dimensione economica pensata in maniera liberale. […] La globalità afferma il fatto ineludibile che viviamo in una società mondiale, dove è fittizio pensare a spazi chiusi e isolati, legati ad una concezione nazionale dello Stato. Abbiamo una società-mondo in cui la differenza e molteplicità convivono senza unità, e gli stili di vita diventano sempre più transnazionali. […] È da tale concetto di globalità che si distingue la categoria di globalizzazione. La sua forza dialettica sta nel creare una relazione nuova tra ciò che è locale e ciò che è globale, attraverso la creazione di spazi e legami transnazionali. È, in definitiva, un’inedita e promettente immagine – del –mondo che indica nuovi modi di vivere e di agire quotidiani, nei quali si percepisce “ la in delimitabile percezione dell’Altro transculturale nella propria vita, con tutte le certezze che si mettono in discussione”». C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 84.

86 Ivi, 81. 87 Ivi, 82. 88 V. SALVATI, Mercanti nel tempio, Edizioni la meridiana, Molfetta (BA) 2000, 46.

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omologazione che ha in sé. Essa rafforza i localismi e mette in evidenza le profondissime differenze esistenti fra le culture, che sfociano talvolta in un conflitto di civiltà»89. Infatti, «si tratta di un mondo senz’anima, che si muove rapidamente, ma non si sa verso che cosa e in base a quali valori»90. Vanno aggiunte altri situazioni della società odierna come segni di perdita della speranza, la paura di affrontare il futuro, l’individualismo, la solitudine, che emargina molte persone, la mancanza di solidarietà tra individui e le famiglie perché «non è il livello di benessere che fa la felicità degli uomini, ma i rapporti tra i cuori e il nostro punto di vista sulla vita». Siamo coinvolti in una nuova cultura che «nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche, nuovi atteggiamenti psicologici»91. Questa nuova cultura globale che subisce l’influsso di mass media, delle nuove tecnologie informatiche e del diffuso agnosticismo religioso, legato al relativismo etico-morale, sta provocando nell’intera società europea e in tante le famiglie la perdita di segni di speranza e di sicurezza e specialmente una «cultura di morte»92, la quale non riesce a «consentire ad ogni uomo e donna di poter accedere alla felicità ed alla libertà»93. «Alle frettolose e superficiali credenze dei due ultimi secoli che ci hanno condotto al nulla e sull’orlo di una morte atomica e non atomica, noi posiamo contrapporre unicamente la ricerca ostinata della calda mano di Dio che abbiamo respinto con tanta leggerezza e tanta presunzione»94.

L’uomo che riconosce la propria origine in Dio creatore, Padre di tutti, può consolidare la coscienza di poter contare il suo bene così da poter vincere sia «l’orgogliosa l’autonomia» sia la disperazione. La storia del dissenso europeo ci ha ulteriormente convinti che c’è sempre una via per ricominciare. Non ci sono condizionamenti capaci di eliminare la libertà della persona, né la sua creatività. Un'unica strada per l’uomo contemporaneo e per la società interna è il ritorno alla sorgente della vita, a Dio, e il riconoscimento della nostra fragilità e del bisogno della sua redenzione. «La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo

89 F. BULEKOV, «La riscoperta del cristianesimo e dell’Europa: uno sguardo da

oriente» in La nuova Europa, 1(2006), 101. 90 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 83. 91 RM n.37. 92 GOVANNI PAOLO II, Esortazione post-sinodale Ecclesia in Europa (28 giugno

2003) n.n.11-14. 93 C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile, 89. 94 A. DELL’ASTA, L. SARASKINA, G. PARRAVICINI, L. SOLOVKOVA (a cura di),

«Solženicyn: vivere senza menzogna» in La Nuova Europa, 5(2008), [30].

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affrontare il nostro presente»95. Il presente segnato «come la civiltà della paura»: come un carcere di innumerevoli paure, di panico trattenuto nell’inconscio, che determina il comportamento, lo stato, le espressioni dell’uomo contemporaneo. Recuperare la propria dignità di creatura amata da Dio, non è tanto facile perché esige la rinascita dell’uomo e della sua anima: «La rinascita dell’anima, però, è quanto più difficile vi possa essere nel nostro tempo. Se non esiste la verità, non esiste neanche una morale interiore; e così, per i “benpensanti” di tutte le ideologie, la coscienza è un “senso inoffensivo”, qualcosa di cui si ha quasi vergogna a parlare perché no se ne “conoscono le componenti, le formule”. Tutto sembra essere fatto perché l’anima venga soffocata, perché venga smarrito il senso della “componente divina della nostra coscienza”, con un operazione che accomuna sia l’Est, dove domina “il bazar del Partito”, sia l’Ovest, dove trionfa “la fiera del commercio”. […] nonostante tutte le differenze vi sono della “parentele inaspettate”, che legano strettamente “l’umanesimo antropocentrico” del Rinascimento occidentale “all’umanesimo naturalizzato” di Marx: “Materialismo senza limiti; liberta dalla religione e dalla responsabilità religiosa; concentrazione di ogni energia sulla costruzione sociale e apparenza scientifica della cosa”. Non solo, il sistema comunista ha potuto resistere all’Est proprio “per l’accanito e massiccio sostegno delle intellettualità occidentali, sensibili ai legami di parentela”, e sensibile anche a un culto del benessere che ha portato l’occidente ad accettare qualsiasi compromesso e a “spegnere completamente la coscienza della sua responsabilità davanti a Dio e alla società”. Questa è la terribile irresponsabilità: “Non che l’Occidente goda di un benessere di massa che ha portato alla decadenza dei costumi, ma che la decadenza dei costumi abbia portato gli uomini a sentirsi completamente appagati dalla loro abbondanza materiale”»96.

La Chiesa, comunità dei credenti in Cristo, deve sentirsi profondamente impegnata nella difesa della vita e nell’elaborazione di un messaggio che predichi la fraternità, la solidarietà, la vicinanza tra le persone, cosi come ha appreso dalle parole e dalla prassi del suo Signore. Nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace il papa Benedetto XVI innanzitutto ha sottolineato la necessità di un umanesimo di pace e di solidarietà: «una delle strade maestre per costruire la pace è una globalizzazione finalizzata agli interessi della grande famiglia umana. Per governare la globalizzazione occorre però una forte solidarietà globale tra paesi ricchi e paesi poveri, nonché all’interno dei singoli paesi, anche se ricchi. È necessario un «codice etico comune»97.

Oggi più che mai «bisogna accorgersi che è imminente una nuova epoca mondiale e riconoscere i nuovi compiti che il cristianesimo deve affrontare

95 BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Spe salvi (30 novembre 2007), n. 1. 96 A. DELL’ASTA, L. SARASKINA, G. PARRAVICINI, L. SOLOVKOVA (a cura di),

«Solženicyn vivere senza menzogna» in La Nuova Europa, 5(2008), [49]. 97 BENEDETTO XVI, «Messagio per la XLII Giornata mondiale della pace» in Il

Regno, Documenti 1(2009). 1.

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in essa»98. Ripartire dall’uomo perché nell’ideologia secolarizzata odierna solo il riconoscimento del valore assoluto, incondizionato, della vita e la responsabilità morale di ogni uomo per gli altri uomini e per tutto ciò che esiste sulla terra è l’impegno della Chiesa nella società ucraina.

98 N. BERDIAEV, «Ecumenismo e confessionalismo» in La Nuova Europa, 1 (1999),

6.

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CAPITOLO QUARTO

LA UGCC VERSO UNA «NUOVA EVANGELIZZAZIONE»

Dopo settanta anni di ateismo ufficiale nei territori dell’ex-Unione Sovietica gli uomini «si sono allontanati dalla pratica della fede e necessitano di una nuova evangelizzazione»99. Tale esigenza, ha motivato la sollecita riorganizzazione della Gerarchia locale, con la nomina di Vescovi o Amministratori Apostolici per le comunità latine di Bielorussia, Russia, Kazakistan ed Ucraina e il riconoscimento e la «missio canonica» dei Vescovi della Chiesa cattolica di rito Bizantino ucraino, che erano stati ordinati nella clandestinità. Ambedue le Chiese cattoliche sono Chiese sui iuris ovvero sono in comunione ecclesiale piena e visibile con la Santa Sede, ma sono distinte per forme di culto liturgico e pietà popolare, disciplina sacramentale e canonica, terminologia e tradizione teologica. Entrambe le Chiese cattoliche devono favorire l’armonica convivenza con la Chiesa ortodossa e dar prova di quella trasparenza che deve esserci in tutte le iniziative pastorali della nuova evangelizzazione nella terra di missione, affinché si renda visibile il perdono delle offese e delle ingiustizie subite nella storia e si cresca nella consapevolezza di obbedire al comando di Cristo: Ut unum sint100. Consapevoli di questa missione i vescovi della UGCC hanno scelto di essere Chiesa che non si rinchiude in una introversa difesa della propria identità, dopo lunghi anni di clandestinità, ma vuole spendersi dentro la storia, aprirsi sempre più alla missione, come vocazione connaturale alla Chiesa, che «per natura sua è missionaria»101. Di qui rinasce una Chiesa che, innamorata del suo Signore, osa pensare in termini progettuali, fino a promuovere forme di accompagnamento nella ricerca di percorsi nuovi per incontrare Cristo e diventare ogni giorno di più cristiani formati alla fede adulta102.

99 BENEDETTO XVI, L’omelia all’apertura del XII Assemblea generale ordinaria del

Sinodo dei vescovi L’amore di Dio attende corrispondenza (5-26 ottobre 2008). In Insegnamenti di Benedetto XVI, IV, 2 2008, 451.

100 Ecumenismo è uno degli aspetti che deve caratterizzare la Chiesa del futuro e quindi ogni opera di evangelizzazione. Infatti l’unità non è solo un fine da implorare nella preghiera, ma è anche un compito da tradurre nella prassi pastorale e di evangelizzazione: «l’avvicinarsi della fine del secondo millennio sollecita tutti ad un esame di coscienza e ad opportune iniziative ecumeniche, così che al grande giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio». GIOVANI PAOLO II, Tertio Millennio Advenire, (10 novembre 1994) n. 34.

101 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Ad gentes, 2. 102 Si tratta di un ambiente ecclesiale abitabile da adulti, costituito dinamicamente

dalla triade indivisibile di: comunione, corresponsabilità, collaborazione. La Chiesa è

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L’evangelizzazione, in Ucraina, deve passare attraverso l’unità, frutto dell’amore e della creatività di tutti, nel cammino ecumenico, perché solo attraverso il dialogo «le Comunità cristiane sono aiutate a scoprire l’insondabile ricchezza della verità»103. La preoccupazione ecumenica per l’unità delle Chiese non è fine a se stessa, ma è orientata all’evangelizzazione: «oggi viene sottolineato con forza particolare il primato dell’evangelizzazione, come nucleo centrale e urgente dell’agire ecclesiale»104.

insieme organizzazione (istituzione), tessuto di relazioni e dono della comunione, permanente disponibilità gratuita da parte del Signore nel suo Spirito. G. LAITI, «Come educare, accompagnare verso la fede adulta», in UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, XLII Convegno Nazionale dei Direttori UCD, La vocazione formativa delle comunità cristiane. Evangelizzazione e catechesi degli adulti. Genova, 16-19 giugno 2008, 55-56.

103 CIOVANNI PAOLO II, Ut unum sint,UUS n.38 104 S. PINTOR, L’uomo via della Chiesa. Elementi di teologia pastorale. EDB,

Bologna 1992,155.

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4.1. Primato dell’evangelizzazione. «Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare»105. L’evangelizzazione sta a fondamento di tutto; niente la può sostituire e nessun’altra opera le si può anteporre106. Occorre davvero sottolineare con forza e sempre che l’evangelizzazione è il nucleo centrale e urgente dell’agire ecclesiale. Alla base di questa accentuazione pastorale sta la presa di coscienza dei profondi mutamenti culturali e sociali in atto della società ucraina e così anche la presa di coscienza della rinnovata natura missionaria della Chiesa dopo tanti anni di clandestinità, mentre si rinnova la chiara consapevolezza del primato della grazia di Dio in Cristo nella nostra storia e nella nostra vita107. Sempre più ci si rende conto che, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, è necessario creare le condizioni per un rinnovato e più adeguato annuncio del Vangelo, nella sua originalità e nella sua carica di conversione e trasformazione dell’uomo e della sua vicenda umana108. Prima di tutto, nel contesto ucraino, l’evangelizzazione richiede la guarigione della memoria, vincendo ogni sentimento di rivendicazione o di vendetta: ci sono ancora troppi nemici all’interno dei nostri sentimenti. E’ necessario eliminare il nemico dentro di noi perché solo attraverso questa purificazione del cuore e della memoria è possibile giungere alla riconciliazione. L’evangelizzazione infatti non può essere propaganda a favore della propria chiesa, ma condivisione del Vangelo; poiché essa non è opera e frutto di iniziativa o di strategie umane, ma opera di Dio condotta dallo Spirito Santo per la comunione fraterna: «Oggi siamo coscienti – e lo si è più volte riaffermato – che l’unità si realizzerà come e quando il Signore vorrà, e che essa

105 PAOLO VI, Esortazione apostolica Evangelizzazione nel mondo contemporaneo (8

dicembre 1975), n.14. 106 Su questo argomento chiaro ed esplicito il Codex Canonum Ecclesiarum

Orientalium nel Can. 584, §1. Christi mandato omnes gentes evangelizandi obsequens et Spiritus Sancti gratia caritateque mota Ecclesia se totam missionariam agnoscit.

§2. Evangelizatio gentium ita fiat, ut servata integritate fidei et morum Evangelium se in cultura singulorum populorum exprimere possit, in catechesi scilicet, in ritibus propriis liturgicis, in arte sacra, in iure particolari ac demum in tota vita ecclesiali.

107 Ucraina non debet hodie simpliciter ad suam praecedentem christianam hereditatem appelare: pervenire enim oportet ad capacitatem iterum decidendi circa Europae futuram in occursu cum persona et nuntio Iesu Christi. SYNODUM EPISCOPORUM I COETUS SPECIALIS PRO EUROPA, Declaratio ut testes simus Christi qui nos liberavit (13 decembre 1991), n.2.

108 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Orientamenti pastorali per gli anni ’90, Evangelizzazione e testimonianza della carità (8 dicembre 1990), n.9.

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richiederà l’apporto della sensibilità e la creatività dell’amore, forse anche andando oltre le forme già storicamente sperimentate»109. «la communion dans l’Esprit doit être aussi reconnue dans l’action par son service et sa préoccupation pratique pour tous ceux qui sont dans le besoin. Ses portes sont ouvertes à toute l’humanité pècheresse et souffrante. Ici, tous doivent trouver respect, accueil et aide. Dans cette communion il ne devait pas y avoir de peur ou d’hésitation à révéler sa propre pauvreté ou sa maladie. De même que Jésus Christ Notre Seigneur est venu sauver les pécheurs, guérir les malades, sauver le blessé et l’opprimé, de même chacun de nous trouve ici accueil, refuge et remède»110.

L’Ucraina è la terra della missione evangelizzatrice dove si deve risvegliare in tanti una fede indebolita e assopita e c’è da portare a tutti, senza nessuna esclusione, l’annuncio di Gesù Cristo nella potenza della parola di Dio, unita al sacramento e alla testimonianza di carità111. Di qui l’esigenza che l’evangelizzazione si realizzi secondo un autentico dinamismo di fede in cui – in una inseparabile circolarità – la Parola illumini e interpreti la vita personale e collettiva portando in essa l’annuncio del vangelo, apra alla celebrazione sacramentale e in questa si incarni, e conduca all’impegno di promozione umana e alla testimonianza della carità: «è giunto il momento in cui bisogna impostare l’evangelizzazione a partire dalla fede e dall’amore, tanto più nell’Est europeo che esce dalla schiavitù ideologica. Alla dittatura dell’ideologia comunista, affermata con potenza e violenza, si è tentati di contrapporre un altro sistema, un altro pensiero forte, altre verità sicure, magari molto più dell’ideologia comunista, è però una tentazione. Ma occorre fare attenzione e non confondere i piani»112.

La scelta del primato dell’evangelizzazione da parte della UGCC «è una scelta che mette a fuoco i contenuti essenziali del cristianesimo e suggerisce il modo concreto in cui la chiesa intende operare efficacemente tra gli uomini, in piena fedeltà alla sua missione di annunciare la salvezza e di attuarla nei sacramenti»113, ma è anche un prendere coscienza che «la salvezza, quella di Cristo, è una salvezza totale e integrale che si estende a tutto l’uomo e a tutti gli uomini; implica liberazione dal peccato, dalla morte, dal male, dalle potenze di questo mondo e il progressivo possesso di

109 GIOVANNI PAOLO II, Orientale lumen, n. 20. 110 B. HUME, Document 28. Allocution Finale, dans CONSEIL DES CONFERENCES

ÉPISCOPALES D’EUROPE, Les Évêques d’Europe et la nouvelle évangélisation, 1991, 270. 111 Nella sua prima lettera enciclica Deus caritas est, il papa Benedetto XVI, in

continuità con l’antica tradizione sottolinea:«L’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito:annuncio della Parola di Dio (kerygma - martiria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diaconia)», n. 25.

112 M. I. RUPNIK, «Linee principali della predicazione nei paesi dell’Est Europa», in Annuncio del Vangelo nell’Europa centro-orientale, 122.

113 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Documento pastorale Evangelizzazione e sacramenti (16 giugno 1973), n. 21.

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tutto ciò che è bene e autenticamente umano»114, perché «là où, dans le monde, il y a dètresse, pauvretè et injustice, le vrai croyant, la communion des croyants devrait apporter la lumière et l’amour du Christ dans l’obscurittè et la souffrance»115. Tale verità è in contrapposizione all’insegnamento delle sette, che hanno invaso il territorio ucraino. Le sette sono soprattutto un effetto postmoderno e, con una forte accentuazione dell’aspetto di consolazione dall’infelicità, sollecitano l’uomo postcomunista in ogni campo - mistico, religioso, relazionale - offrendo di dargli soddisfazione proprio nelle cose della modernità. In una società spogliata dal comunismo di ogni ritualità mistica, di ogni sfera intima e personale è chiaro che c’è il rischio che le sette abbiano successo, perché possono presentare una religiosità non impegnativa, liberale, senza esigenza di conversione, di coerenza morale116. La gerarchia della UGCC ha scelto il primato dell’evangelizzazione tenendo le linee portanti del Vaticano II: il primato della Parola in un rinnovato dinamismo della fede e dell’evangelizzazione; una nuova coscienza di Chiesa come sacramento e strumento universale di salvezza; una nuova coscienza di Chiesa nella storia e nel suo rapporto con il mondo e con tutti gli uomini, credenti e non credenti117. Perché la Chiesa con la sua azione

114 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Documento pastorale Evangelizzazione e

promozione umana (17 aprile 1975), n. 16. 115 B. HUME, Allocution Finale. Document 28, 270. 116 Sono più di 100 le denominazioni recensite in Ucraina, secondo il Bollettino del

“Religious News Centre”, senza contare i gruppi satanici, anch’essi abbastanza diffusi. Sono diffuse anche «sètte totalizzanti proibite negli Stati Uniti e in molti paesi europei a causa degli esperimenti che conducono sui propri membri e soprattutto per l’attività illegale dei loro fondatori». In Ucraina non trovano resistenza legale, dal momento che è sufficiente, per essere regolarmente registrate e svolgere attività anche nelle scuole, presentare formalmente uno statuto. Questi vengono poi esaminati nei dipartimenti regionali degli affari religiosi, da persone che talvolta non hanno idea alcuna delle peculiarità dell’insegnamento religioso, non conducono indagini professionali attorno ai vari aspetti dei movimenti, né sulla corrispondenza alle dichiarazioni statutarie”. Mancano in Ucraina, come nel resto dell’Europa orientale, studi competenti in materia religiosa e definizioni elaborate dei fenomeni. Accennando a una geografia delle sètte in Ucraina si nota come esse siano maggiormente diffuse nella parte orientale del paese, laddove sono più scarse la presenza e l’influenza della Chiesa ortodossa come della Chiesa greco-cattolica e cattolica romana. M. MATTÈ, Ucraina – sette: repressione tardiva, in Il Regno – Attualità 8 (1996), 230.

117 Звернення Патріаршого Собору Української Греко-Католицької Церкви до народу, [щодо результатів першої сесії собору], ІНСТИТУТ РЕЛІГІЇ ТА СУСПІЛЬСТВА УКУ, КОМІСІЯ «СПРАВЕДЛИВІСТЬ І МИР» УГКЦ, Соціально зорієнтовані документи Української Греко-Католицької Церкви (1989-2008). Джерела християнського суспільного вчення та служіння. Видавництво Українського католицького Університету, Львів 2008, 115-116. L’appello al popolo del Sinodo Patriarchale della

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pastorale è chiamata a tornare alla radice delle motivazioni dell’esistenza cristiana; alla necessità, cioè, di riscoprire e vivere il significato dell’essere cristiani oggi; al bisogno di rigenerare la qualità della vita nelle comunità: «ciò significa valutare, valorizzare e sviluppare le potenzialità missionarie già presenti, anche se spesso in forma latente nella pastorale ordinaria. È ingiustificato e controproducente concepire la svolta missionaria quasi in alternativa alla pastorale ordinaria e sottostimare quest’ultima, come se fosse di sua natura, soltanto statica gestione dell’esistente»118.

I vescovi ucraini sono entrati in totale sintonia con l’invito a ri-centrare su Cristo la fede e la prassi ecclesiale, che Giovanni Paolo II ha proclamato fin dall’inizio del suo pontificato e che Benedetto XVI ha fatto subito suo: «Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui[…]. Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita»119. Se l’evangelizzazione venisse a cessare, in poco tempo la Chiesa cesserebbe di esistere. Infatti questo è l’atto che solo la Chiesa può porre lungo la storia essendo, al contempo, la garanzia che non si perda la memoria di fede in Gesù: «L’inizio della Chiesa consiste nell’atto linguistico dell’èuanghèlion. All’inizio cronologico della storia della Chiesa è l’apostolo che trasmette ciò che ha ricevuto dal Signore e così mette in moto quella dinamica della paràdosis che ha portato la fede fino al nostro tempo e che noi crediamo, sulla parola del Signore, non si arresterà fino alla fine»120.

Nonostante l’uso frequente e ormai generalizzato del termine «evangelizzazione», in realtà si tratta di una parola che non viene utilizzata o compresa da tutti nella medesima accezione. Per questo ora cercheremo di chiarire e di cogliere i significati e i contenuti di «evangelizzazione».

CUGC [riguardo risultati della prima sessione del Sinodo], ISTITUTO DI RELIGIONE E DELLA SOCIETÀ UKU, LA COMISSIONE PACE E GIUSTIZIA, Socialmente orientati i documenti della CUGC (1989-2008). I fonti dell’insegnamento cristiano e del servizio sociale. Casa Editrice dell’Università Cattolica Ucraina, Lviv 2008, 115-116.

118 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, (30 maggio 2004) n. 5.

119 BENEDETTO XVI, Omelia della Messa di inizio del ministero Petrino, «Un servizio alla Gioia di Dio che vuole fare il suo ingresso nel mondo» (24 aprile 2005), in Insegnamenti di Benedetto XVI, I, 2005, Libreria Editrice Vaticana 2006, 20-26.

120 S. DIANICH, «Ecclesiologia», in G. BARBAGLIO – G. BOFF – S. DIANICH, Teologia, Cinisello Balsamo 2002, 513-514.

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4.1.1. Il significato del termine Evangelizzazione è un termine di conio relativamente recente: non compare nelle Scritture (dove troviamo euanghelion e euanghelizzo) e viene in uso sullo scorcio del XIX secolo, nel contesto del movimento evangelico protestante, attribuendo a esso un significato che richiama l’attività della conversione all’appartenenza alle Chiese riformate e quindi all’evangelismo121. La Chiesa cattolica iniziò a usare questo termine quasi esclusivamente con riferimento alle missioni estere e quindi alla missio ad gentes, perché si pensava che solo in quei luoghi si potesse fare il primo annuncio della fede. È intorno e dopo il Vaticano II che si approfondisce e si diffonde nella coscienza ecclesiale l’idea di evangelizzazione122. Nonostante il termine «evangelizzazione» sia oggi usato frequentemente un po’ da tutti, questa parola viene però utilizzata o compresa in modi spesso molto differenti, creando talvolta un certo disagio nel dialogo e nella prassi pastorale123.

121 Il termine evangelismo è un neologismo moderno usato per indicare un

movimento teologico e sociale particolarmente dinamico oggi al interno del protestantesimo moderno, anche se le sue radici affondano nel cristianesimostorico di cui esso si considera erede. Cf http//www. dizionario.babylon.com/Evangelismo...(28.07.2009).

122 Il tema è stato oggetto di riflessione e di scelta da parte di numerosi episcopati, come: la II assemblea dell’episcopato latino-americano a Medellìn (1968); l’assemblea dell’episcopato francese a Lourdes (1971); l’assemblea dell’episcopato italiano nel 1973 con i conseguenti piani e orientamenti pastorali.

Della evangelizzazione in rapporto alla liberazione o alla giustizia hanno trattato: il concilio pastorale della chiesa olandese(1972), il sinodo della chiesa svizzera (1972), la conferenza mondiale delle missioni del Consiglio ecumenico delle Chiese a Bangkok (1972-73), il sinodo congiunto dell’episcopato tedesco (1976), la II conferenza episcopale dei vescovi latino-americani a Puebla (1979), oltre naturalmente il sinodo dei Vescovi nel 1974 e alla Evangelì nuntiandi di Paolo VI (1975).

Tra le numerose pubblicazioni in questa area si possono segnalare: A MARRANZINI. Evangelizzazione e sacramenti, Citta Nuova, Roma 1973; J. COMBLIN, Teologia de la missiòn. La evangelizaciòn, Buenos Aires 1974; G. CAPRILE, (a cura di), Il sinodo dei vescovi 1974, La Civiltà Cattolica, Roma 1975; R. LAURENTIN, L’evangelisation aprés la quatrième Synod, Seuil, Paris, 1975; M. DHAVAMONY, (a cura di), Évangelization, Università Gregoriana Editrice, Roma, 1975; E. ALBERICH, «Evangelizzare i cristiani», in Una chiesa per gli uomini, LDC, Leumann Torino 1976; J. SARAVIA MARTINS, «Nuovo concetto di evangelizzazione secondo il Sinodo e la Evangeli Nuntiandi», in L’annuncio del Vangelo oggi, Università Urbaniana, Roma 1977, 59-88; J. ESQUEDRA BIFET, Teologia della Evangelizzazione, Paideia, Brescia 1980;

123 D. GRASSO, «Evangelizzazione. Senso di un termine», in M. DHAVAMONY, (a cura di), Évangelization, Università Gregoriana Editrice, Roma, 1975, 21-47.

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Nel Vaticano II il termine evangelizzare appare più volte124, senza una particolare preoccupazione semantica, per indicare la predicazione o le attività missionarie, o la celebrazione stessa dei sacramenti, anche se rimane significativo il senso globale che si trova nel decreto Ad gentes, riferito a tutta la vita e la missione della Chiesa125. La parola iniziò il suo iter di chiarimento semantico con il Sinodo del 1974, sul tema dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo126, giungendo alla conclusione che «l’evangelizzazione è attività con cui la Chiesa proclama il vangelo perché ne germogli [primo annuncio], si dispieghi [conversione], e si accresca [dove è compresa anche l’amministrazione dei sacramenti] la fede»127. La parola evangelizzazione dunque, in senso stretto, verrebbe a significare le attività che la Chiesa svolge nel mondo in rapporto alle nuove generazioni, ai non credenti, agli uomini di altre religioni, a quelli che non professano alcuna religione, al fine di far loro conoscere e accogliere la fede in Cristo e diventare cristiani. Su questa linea di pensiero la dichiarazione finale dei padri sinodali conclude: «la comunicazione del vangelo è un processo dinamico. Tale comunicazione avviene con la parola, l’opera e la vita intimamente connesse fra loro, ed è determinata da vari elementi quasi costitutivi degli stessi ascoltatori della parola di Dio: cioè le loro esigenze e desideri, il modo di parlare, di sentire, di giudicare e di entrare in contatto gli altri. Tutte queste condizioni molto diverse tra loro secondo la varietà di luoghi e di tempi; spingono le chiese

124 Il termine «evangelizzazione» nel Vaticano II viene utilizzato 31 volte: 21 in AG;

4 in AA; 3 in PO; 1 in GS; 1 in CD, ma non in senso preciso ed univoco. 125 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, AG, n.5. 126 «Nello schema preparatorio del Sinodo, alla parola evangelizzazione, venivano

attribuiti quattro significati: strettissimo: primo annuncio, cioè kerygma, specie se rivolto ai cristiani, ma non

solo a essi; stretto: la sola attività della spiegazione del vangelo allo scopo di suscitare la fede,

comprese tutte le specializzazioni della predicazione: omelia, catechesi ecc.; ampio: tutto quello che la Chiesa può fare di specificamente cristiano ( e solo

questo), riferibile non solo alla missione profetica, ma anche a quella regale; amplissimo: tutto ciò che la Chiesa può fare per trasformare il mondo secondo il

disegno di Dio, ivi compresi gli interventi di supplenza alle carenze dello Stato, oppure il servizio alla cultura e alla politica prese nella loro autonomia», in G. VILLATA, L’agire della Chiesa. Indicazioni di teologia pastorale. EDB, Bologna 2009, 136.

127 Ivi, 136.

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particolari ad una “appropriata” “traduzione” del messaggio evangelico, e secondo il principio dell’Incarnazione, a escogitare sempre nuovi ma fedeli “modi di radicarsi”»128.

L’evangelizzazione, scopo essenziale della pastorale, non è vista più come opera di propaganda, né di indottrinamento o di proselitismo, né è limitata alla missio ad gentes. Non è solo Parola, è Parola evento, sia annunciata nella predicazione, celebrata nei sacramenti e vissuta nella testimonianza e nel cambiamento di vita. Attualmente, noi assumiamo come significato del termine evangelizzazione quello dato nell’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, insuperato testo del suo magistero, che ricupera e rilancia l’orizzonte propriamente teologico dell’evangelizzazione. In particolare il Papa precisa la sua idea di evangelizzazione «radicandola dentro la missione di Gesù, che è quella di portare il Vangelo del Regno agli uomini»129. Il documento non fornisce una definizione formale di evangelizzazione, perché: «nessuna definizione parziale e frammentaria può dare ragione della realtà ricca, complessa e dinamica, quale è quella dell’evangelizzazione, senza correre il rischio di impoverirla e perfino di mutilarla. È impossibile capirla, se non si cerca di abbracciare con lo sguardo tutti gli elementi essenziali»130.

Nell’evangelizzazione si possono identificare tre tratti principali distinti e complementari fra loro, non separabili né contrapponibili: l’annuncio esplicito di Gesù Cristo, la celebrazione di tale annuncio e la testimonianza di vita. L’evangelizzazione così intesa si fa adesione personale e comunitaria alla verità che è ben radicata nel cuore di chi l’ha ricevuta, interpretazione della vita quotidiana alla luce dell’evento Gesù e impegno di apostolato: «chi è stato evangelizzato, a sua volta evangelizza»131. Il compito di evangelizzare o di comunicare la fede è primario per ogni cristiano nel suo rapportarsi con il mondo: «solo se i credenti saranno in grado di riesprimere in termini e simboli acculturati la loro fede di sempre, si avrà la possibilità di dar loro una struttura interiore resistente alla crisi contemporanea»132.

128 G. CAPRILE, «Dichiarazione finale», n.9 in Il sinodo dei vescovi. Terza

Assemblea Generale (27 settembre-26 ottobre 1974), Edizioni « La Civiltà Cattolica», 1013-1014.

129 D. TETTAMANZI, «Portare il Vangelo agli uomini del nostro tempo. Paolo VI dall’Ecclesiam Suam all’Evangelii Nuntiandi», in La rivista del Clero Italiano 5(2009), 331-332.

130 PAOLO VI, EN, n. 17. 131 Ivi, 24. 132 E. FRANCHINI, Partire dal Kerigma: come?, in E. BIANCHINI-O. CATTANI, Nuova

evangelizzazione. La discussione-le proposte. EDB Bologna 1991,41

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Contenuto essenziale è la comunicazione della persona di Cristo Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato; in lui «la salvezza offerta a ogni uomo, come dono di grazia, di misericordia di Dio stesso»133. La missione evangelizzatrice della Chiesa è al servizio dell’incontro degli uomini con Cristo, vale a dire al servizio della fede che salva ma non immediatamente e unilateralmente, bensì in funzione della fede testimoniale: «l’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all’intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo»134.

Riassumendo tutto ciò che definisce la missione totale della Chiesa, l’evangelizzazione è: «il processo totale mediante il quale la Chiesa, Popolo di Dio, mossa dallo Spirito Santo: annuncia al mondo il Vangelo del Regno; rende la testimonianza tra gli uomini del nuovo modo di vivere e di essere da esso inaugurato; educa nella fede coloro che si convertono al Vangelo; celebra nella comunità dei credenti, mediante i sacramenti, la presenza del Signore Gesù e il dono dello Spirito; e impregna e trasforma con la sua forza tutto l’ordine temporale»135.

La prassi pastorale è impegnata nell’abilitare l’uomo ad accogliere la Grazia di Cristo, e su questa costruire la sequela post-pasquale del Signore. L’evento pasquale, in qualità di evento puntuale, concreto, storico rimane il nucleo centrale di tutto il procedimento di trasmissione del Vangelo136. Un unico messaggio, sempre identico, che viene proposto, fin dall’inizio e ancora oggi, in una molteplicità di forme e di modi, vale a dire attraverso vari linguaggi. Il vangelo, infatti, non può essere semplicemente ripetuto. Deve essere sapientemente inculturato e creativamente espresso nuovamente, seguendo il criterio aureo della duplice fedeltà: al messaggio

133 Ivi, 27. 134 BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti del Convegno internazionale in

occasione del 40° anniversario del Decreto conciliare «Ad gentes», 11 marzo 2006. Insegnamenti di Benedetto XVI, II, 1, 2006, (gennaio- giugno), Libreria Editrice Vaticana 2007,

135 A. CAÑIZARRRES, «Evangelizzazione», in Dizionario di Catechetica, 263. 136 «il vangelo: la buona notizia della salvezza, la proclamazione che è ormai giunto

il regno di Dio, la rivelazione del “mistero” nascosto in Dio, l’annuncio della morte e risurrezione di Cristo, della sua pasqua, in cui si manifesta pienamente il disegno di Dio. L’evento di Gesù Cristo è un evento cosi grande e così pieno di speranza e di libertà – per colui che lo accoglie nella fede - che bisogna farlo conoscere a tutti gli uomini perché riguarda tutti personalmente e risponde alle attese più profonde dell’uomo (pace, riconciliazione, amore, gioia, fraternità, vita)» S. PINTOR, L’uomo via della Chiesa. Elementi di teologia pastorale. EDB, Bologna 1992,159.

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che è Cristo «lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8) e all’uomo, alle sue esigenze concrete di salvezza, di carità, di felicità e di speranza137. «L’evangelizzazione è proposta e dono disinteressato di una fede, offerto a tutti dai credenti, nel desiderio di poter arricchire con il patrimonio della propria tradizione l’intera società, nella incondizionata disponibilità alla cooperazione al bene comune. […]. L’esigenza fondamentale di porsi al servizio del bene comune fa sì che l’evangelizzazione abbia il suo senso autentico solo all’interno di un’esistenza cristiana vissuta nel mondo in compagnia degli uomini e nella solidarietà con le loro aspirazioni fondamentali alla giustizia e pace»138.

Finalità dell’evangelizzazione è suscitare e far crescere nell’uomo la risposta di fede vitale, pervasa di speranza e animata dall’amore, vale a dire la scelta libera (e liberante), responsabile, di vivere una vita totalmente unificata in Gesù Cristo e per la crescita del Regno di Dio. «Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la buona novella in tutti gli strati dell’umanità e, con il suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa […] per raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinati, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio»139.

Una concezione di evangelizzazione, quindi, ampia e dinamicamente articolata, considerata a partire dalla vita della stessa comunità cristiana, bisognosa di essere costantemente evangelizzata per evangelizzare, perché «ha sempre bisogno di sentir proclamare le grandi opere di Dio che l’hanno convertita al Signore, di essere nuovamente convocata e riunita a Lui»140. Solo ponendo al centro Gesù Cristo è possibile tenere assieme tutti gli aspetti del Vangelo: l’evento e la parola, l’annuncio e i sacramenti; la conversione personale e il cambiamento delle strutture sociali; la promozione dell’uomo, e la trasformazione delle culture. La Chiesa, come testimonianza reale del Vangelo accolto e sua forma estroversa, è capace di comunicare il messaggio vitale che annuncia, cioè l’incontro vivo con

137 Il Vangelo non s’identifica con una cultura particolare, tuttavia l’annuncio del

Vangelo feconda la cultura delle persone e dei gruppi. Quanti accolgono il Vangelo di Dio si impegnano a conformare il loro modo di pensare e di vivere, alla volontà di Dio, rivelata da Gesù Cristo. R. FABRIS, Il contributo di Paolo alle dinamiche interculturali e trans culturali del cristianesimo, in G. BENTOGLIO (a cura di), Sulle orme di Paolo. Dall’annuncio tra le culture alla comunione tra i popoli, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2009, 77-92.

138 S. DIANICH, La missione della Chiesa oggi, in CENTRO DI ORIENTAMENTO PASTORALE, L’urgenza della missione. Dalla missione popolare di Milano alle forme di missione quotidiana nei nuovi areopaghi. 57a Settimana nazionale di aggiornamento pastorale. EDB Bologna 2007, 46

139 EN n. 30. 140 F. PERADOTTO, Evangelizzazione e pastorale, in E. BIANCHINI-O. CATTANI,

Nuova evangelizzazione. La discussione-le proposte. EDB Bologna 1991, 139.

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Cristo, testimone del Padre, e di donarlo agli uomini nella condizione concreta contrassegnata dalla propria identità culturale e dalle condizioni sociali141. In realtà non si tratta semplicemente di disquisire sul significato preciso del termine, quanto piuttosto di cogliere tutto il dinamismo di rinnovamento per la prassi ecclesiale142, insito nella scelta del primato della evangelizzazione.

4.1.2. Evangelizzazione e sacramenti Assumere nella riflessione e nell’azione pastorale della Chiesa il primato dell’evangelizzazione comporta il ripensare e il realizzare in questa prospettiva le diverse funzioni e mediazioni di salvezza affidate alla comunità cristiana. Nell’agire sacramentale e salvifico della Chiesa, Parola e sacramento formano un tutt’uno e vanno considerati come due aspetti e due fasi di un unico e dinamico processo di salvezza e dell’unica missione ricevuta da Cristo risorto: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt. 28, 19). Tra evangelizzazione e celebrazione sacramentale c’è un nesso inscindibile e dinamico. La salvezza si realizza nel mondo attraverso l’annuncio, i sacramenti e la testimonianza. La Parola di Dio genera la fede, il sacramento inserisce nel corpo di Cristo, lo Spirito opera il cambiamento dello stile di vita143. L’evangelizzazione precede il sacramento e il sacramento comprende e conduce alla pienezza l’evangelizzazione stessa.

141 D. TETTAMANZI, «Portare il Vangelo agli uomini del nostro tempo. Paolo VI

dall’Ecclesiam Suam all’Evangelii Nuntiandi», 332. 142 L’evangelizzazione deve essere svincolata da ogni clericalismo, dai cliché del

potere e dover tener conto anche di alcuni valori acquisiti dalla società moderna e civile cui il popolo ucraino ormai aspira. Cf M. I. RUPNIK, 146.

143 «La Parola di Dio contribuisce alla vita di fede, in quanto non esprime al primo posto un compendio di questioni dottrinali o una serie di principi etici, ma l’amore di Dio che invita all’incontro personale con lui e manifesta la sua inesprimibile grandezza nell’evento pasquale. Essa propone un progetto salvifico del Padre per ogni persona e per ciascun popolo. Interpella, esorta, stimola ad un cammino di discepolato e di sequela, dispone ad accettare l’azione trasformatrice dello Spirito, favorisce grandemente la fraternità creando vincoli profondi, provoca un impegno evangelizzatore». SINODO DEI VESCOVI, XII Assemblea Generale ordinaria, Instrumentum laboris La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (11 maggio 2008), n.41, Libreria Editrice Vaticana 2008, Città del Vaticano.

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«Dalla Parola al sacramento, alla vita nuova: questa la dinamica dell’esistenza cristiana, la quale, per conservarsi e svilupparsi, ha bisogno di rifarsi di continuo alle sorgenti stesse da cui è scaturita muovendosi ancora dalla vita, al sacramento, alla Parola»144.

La Chiesa che è in Cristo sacramento del Padre, ne storicizza e rende visibile il mistero attorno ai sette sacramenti, atti fondamentali attraverso i quali la grazia di Gesù raggiunge l’uomo nei momenti cardine della vita, e nella sacra mentalità più ampia e diffusa, attraverso la quale la Chiesa stessa è segno e strumento di salvezza e di comunione. «L’evangelizzazione dispiega così tutta la sua ricchezza quando realizza il legame più intimo, e meglio ancora una intercomunicazione ininterrotta tra la Parola e i sacramenti. In un certo senso, è un equivoco l’opporre come si fa talvolta, l’evangelizzazione e la sacramentalizzazione. E’ vero che un certo modo di conferire i sacramenti, senza un solido sostegno della catechesi circa questi medesimi sacramenti e di una catechesi globale, finirebbe per privarli in gran parte della loro efficacia. Il compito dell’evangelizzazione è precisamente quello di educare nella fede in modo tale che essa conduca ciascun cristiano a vivere i sacramenti come veri sacramenti della fede, e non a riceverli passivamente, o a subirli»145.

Parola e sacramenti attivano la dinamica dell’esistenza cristiana, la quale può muoversi sia dalla Parola al sacramento, per raggiungere la vita quotidiana e viverla in novità alla luce del mistero pasquale, sia a partire dalla vita quotidiana per leggere, interpretare e vivere la stessa alla luce della Parola e con la forza che arriva dal sacramento. Il primato dell’evangelizzazione in rapporto alla celebrazione dei sacramenti, richiede alcune attenzioni e scelte: primato dell’evangelizzazione incarnata; superamento della tendenza a identificare l’evangelizzazione con la prassi sacramentale riducendo così il sacramento a una pura pratica esteriore; non identificazione dei percorsi catechistici con i percorsi sacramentali, ma farli interagire in maniera da dare vita a itinerari di iniziazione alla fede nei quali la Parola sia ascoltata, celebrata e vissuta; valorizzazione dei simboli che ci sono già nella celebrazione dei sacramenti e predisposizione di nuovi significati, sia per la persona sia per l’identità del sacramento stesso. I segni aiutano a rendere vitale e non solo rituale la celebrazione, e lasciano intravvedere che l’evangelizzazione non è dottrina, ma vita;

144 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Documento pastorale Evangelizzazione e

sacramenti (16 giugno 1973), n. 51, ECEI 2/408. 145 EN, n.47.

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cura dell’omelia come «uno strumento valido e altissimo di evangelizzazione»; nell’omelia la Parola di Dio è la fonte e il cuore del messaggio che si vuole trasmettere; rendere le celebrazioni sacramentali ospitali nel segno della carità e del servizio e animarle in modo tale da favorire la partecipazione di tutti; revisione dell’anno liturgico che, nel suo ritmo sacramentale, ha mantenuto la struttura evangelizzatrice dell’antico catecumenato e la rende, anche oggi, adatta a tutte le età della vita146.

4.1.3. Evangelizzazione e promozione umana Il primato dell’evangelizzazione nella missione della chiesa, nel suo più profondo significato e nella sua prospettiva missionaria, comporta necessariamente la scoperta dell’intimo legame che esiste e che va attuato nella prassi, tra l’evangelizzazione e la promozione umana. Legami di ordine antropologico, «perché l’uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche»; Legami di ordine teologico «poiché non si può dissociare il piano della creazione da quello della redenzione, che arriva fino alle situazioni molto concrete dell’ingiustizia da combattere e della giustizia da restaurare»; Legami di ordine eminentemente evangelico, «qual è quello della carità; come infatti proclamare il comandamento nuovo dell’amore senza promuovere nella giustizia e nella pace la vera, l’autentica crescita dell’uomo?»147. Un vera evangelizzazione non può trascurare, in nome del vangelo e della carità, un concreto impegno di promozione e di liberazione dell’uomo, sottolineando però il concetto evangelico di essa148.

146 Cf G. VILLATA, L’agire della Chiesa. Indicazioni di teologia pastorale. EDB,

Bologna 2009, 142. 147 EN, n. 31. 148 Il tema di evangelizzazione e promozione umana è stato trattato nei varie

documenti del Vaticano II; in continuità con la prospettiva conciliare nel magistero di Paolo VI; in modo particolare è stato ripreso da Giovanni Paolo II, e di novo stata precisato la dottrina della Chiesa di fronte alle realtà sociali di questo tempo nel enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, «solo se pensiamo di essere chiamati in quanto singoli e in quanto comunità a far parte della famiglia di Dio come suoi figli, saremo anche capaci di produrre un nuovo pensiero e di esprimere nuove energie a servizio di un vero umanesimo integrale» n.78, il quale esalta la dignità di ogni persona dal concepimento alla morte naturale; riconosce i bisogni materiali e spirituali della famiglia umana; promuove la giustizia sociale e attribuisce il posto più elevato al bene comune. Inoltre va sottolineato che «la verità dello

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«La liberazione evangelica «non può limitarsi alla semplice e ristretta dimensione economica, politica, sociale o culturale, ma deve mirare all’uomo intero, in ogni sua dimensione, compresa la sua apertura verso l’assoluto, anche l’Assoluto di Dio; è dunque radicata in una certa concezione dell’uomo, in un’antropologia che non può mai essere sacrificata alle esigenze di una qualsivoglia strategia, di una prassi o di un’efficacia a breve scadenza»149.

La Chiesa offre alla liberazione dell’uomo un suo specifico contributo: «cerca sempre più di suscitare numerosi cristiani che si dedichino alla liberazione degli altri. Offre a questi cristiani “liberatori” una ispirazione di fede, una motivazione di amore fraterno, un insegnamento sociale al quale il vero cristiano non può non essere attento, ma che deve porre alle base della sua sapienza, della sua esperienza, per tradurlo concretamente in categorie di azione, di partecipazione e di impegno»150.

Il primato dell’evangelizzazione nella promozione umana deve necessariamente condurre a riconoscere il ruolo fondamentale, originale e insostituibile, dei fedeli laici, sempre nella prospettiva di una Chiesa tutta ministeriale e partecipata: «per la loro appartenenza a Cristo Signore e re dell’universo i fedeli laici partecipano al suo ufficio regale e sono da lui chiamati al servizio del regno di Dio e alla sua diffusione nella storia. Essi vivono la regalità cristiana, anzitutto mediante il combattimento spirituale per vincere in se stessi il regno del peccato, e poi mediante il dono di sé per servire, nella carità e nella giustizia, Gesù stesso presente in tutti i suoi fratelli, soprattutto nei più piccoli»151.

L’evangelizzazione in rapporto alla promozione umana offre un suo specifico contributo di illuminazione e di orientamento in un processo di coscientizzazione sulla dignità e sui diritti di ogni uomo, sulle situazioni di ingiustizia e sulla necessità di cambiamento delle strutture economiche e dei sistemi politici; mette in evidenza la necessità di una maggiore attenzione e valorizzazione della presenza dei laici per la missione della Chiesa nel mondo di oggi152.

4.1.4. Evangelizzazione e cultura L’evangelizzazione della cultura, cioè il potere di penetrare e vivificare con la fede cristiana la cultura in cui viviamo è l’inculturazione della fede153. La capacità di esprimere la fede nel linguaggio del nostro tempo, di incarnare la

sviluppo consiste nella sua integrità: se non è di tutto l’uomo e di ogni uomo, lo sviluppo non è vero sviluppo», n.18.

149 EN, n. 32. 150 Ivi n. 38. 151 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Cristifideles Laici (30

dicembre 1988), n.n.14-15, 33-34. 152 J. SARAVIA MARTINS, Evangelizzazione, 25-72. 153 Cf W. KASPER, Teologia e chiesa 2, Queriniana, Brescia 2001, 213, 218.

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fede nella cultura odierna è il compito principale che ci si prefigge di attuare in questo particolare settore della pastorale generale della Chiesa154. Evangelizzare le persone non esaurisce il mandato affidato da Cristo alla Chiesa, ma fin dagli inizi della sua storia la pastorale della Chiesa è impegnata in una complessa mediazione tra fede cristiana e cultura155. Infatti: «il rapporto del Vangelo con la cultura è antico quanto il cristianesimo e fu affrontato già dalle prime generazioni cristiane, venendo a contatto con il mondo greco-romano. Era normale che i neofiti si interrogassero su fino a che punto condividere i modi di vivere e di pensare della società che li circondava»156.

In tale prospettiva è molto indicativa l’esperienza dell’apostolo Paolo nell’Areopago ateniese (At 17, 23-31), che rappresenta una «enorme operazione culturale», capace di aprire la cultura alla meraviglia e alla diversità dell’evento della rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Però, va osservato che questo impatto del Vangelo con la cultura disegna una trama conflittuale di interpretazioni che possono giungere sia alla drammatica separazione tra fede e cultura157, sia alla logica di una lacerante indifferenza religiosa che caratterizza i rapporti tra il cristianesimo e la realtà socio-culturale del nostro tempo158. Dopo la caduta e il fallimento delle grandi ideologie moderne e delle loro forme sociali e politiche totalitarie, le società odierne frammentate si presentano anche come società in via di omogeneizzazione: «omogeneizzazione dei modi di vivere e dei tipi di consumo, sotto il segno della tecnica e del regno dell’oggetto; omogeneizzazione delle aspirazioni individuali e collettive, per l’intensificarsi degli scambi che avvicinano universi sociali finora separati;

154 Cf U. SARTORIO, «Figure di annuncio nella stagione del postmoderno. Nuova

evangelizzazione, inculturazione, testimonianza», in Credere Oggi, 25 (4/2005) n.148, 21-23.

155 «Con il termine generico di cultura si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e corpo; procura di ridurre in suo potere il cosmo stesso con la conoscenza ed il lavoro; rende più umana la vita sociale sia nella famiglia che in tutta la società civile, mediante il progresso del costume e delle istituzioni, infine, con l’andar del tempo, esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze ed aspirazioni spirituali, affinché possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano». GS, n. 53.

156 P. ROSSANO, Vangelo e cultura. Note per un incontro tra il Vangelo e la cultura contemporanea, Roma 1985, 27.

«La rottura fra vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca. Il vangelo non si identifica con la cultura ed è indipendente rispetto a tutte le culture umane, tuttavia la predicazione deve raggiungere e quindi sconvolgere mediante la Parola i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità». EN, nn. 19-20.

158 C. DOTOLO, «La dimensione culturale nella evangelizzazione», in Redemptoris Missio XVII (2001) 1, 23.

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omogeneizzazione dei riferimenti e dei valori in seno alla cultura moderna dell’individuo. L’esistenza di una “cultura giovane” su scala europea è probabilmente l’espressione più caratteristica di questa uniformazione dei comportamenti di consumo, dei gusti e dei riferimenti simbolici»159.

Questo processo di omogeneizzazione in atto alimenta lo sviluppo di una cultura edonistica, in cui l’uomo contemporaneo conta su se stesso e sulle proprie forze costruttrici della sua storia, senza nessuna traccia di un disegno soprannaturale. «Sembra una nuova scoperta dell’uomo, un nuovo rinascimento, ma ora completamente senza Dio»160, dimenticando che «l’essere umano stesso in quanto partecipazione all’Essere Divino, […] va oltre i limiti dello spazio e del tempo», evidenzia Giovanni Paolo II nel suo celebre discorso all’UNESCO, e ripete che «per creare la cultura bisogna considerare, fino alle sue ultime conseguenze e integralmente, l’uomo come valore particolare e autonomo, come il soggetto portatore della trascendenza della persona umana»161. Al di là delle possibili definizioni della cultura, essa appare, di conseguenza, come una visione globale dell’esistenza che, per quanto provvisoria, costituisce una delle possibili risposte alle questioni che provengono dalla esperienza e riflessione sul mistero dell’uomo e della sua storia. Da questo presupposto possiamo capire che la cultura non è una realtà statica, ma progettuale, dinamica, tesa a creare le condizioni per una crescita e maturazione della storia dell’uomo162. Il nucleo generatore di ogni autentica cultura è costituito dal suo approccio al mistero di Dio. L’accesso a questo mistero ci è dato dalla Persona del Figlio di Dio fatto uomo163. Nell’attuale contesto culturale e nella situazione

159 D. HERVIEU-LÉGER, Tendenze e contraddizioni della modernità europea, in D.

HERVIEU-LÉGER, La religione degli europei. Fede, cultura religiosa e modernità in Francia, Italia, Spagnia, Gran Bretagna; Germania e Ungheria. Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1992, 8.

160 A. WEILER, «Sulle cause della indifferenza», in Concilium 19 (1983), 71. 161 GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’UNESCO (2 giugno1980), in Insegnamenti di

Giovanni Paolo II, e in continuità sul tema di cultura e il ruolo dell’uomo in essa, sottolinea che «le culture, quando sono profondamente radicate nell’umano, portano in sé la testimonianza dell’apertura tipica dell’uomo all’universale e alla trascendenza […] Ogni uomo è inserito in una cultura da essa dipende,su di essa influisce . Egli è insieme figlio e padre della cultura in cui è immerso[…] Il mondo in cui i cristiani vivono la fede è anche’esso permeato della cultura dell’ambiente circostante e contribuisce, a sua volta, a modellarne progressivamente le caratteristiche» in Fides et ratio, nn.70-71.

162 Cf C. DOTOLO, «La dimensione culturale nella evangelizzazione», in Redemptoris Missio XVII (2001) 1, 26-27.

163 «la fede in Cristo comporta, per la sua stessa struttura cristologica, la sua comunicazione a tutta l’umanità così che la natura della Chiesa è strutturalmente missionaria; è il mistero salvifico della persona di Gesù a rendere la Chiesa missionaria e

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della fede che viviamo ai nostri giorni, il compito di annunciare e testimoniare il vangelo richiede di proporre con coraggio la persona di Gesù Cristo come evento risolutivo della storia, mostrando fino in fondo la valenza culturale della sua presenza e del suo messaggio, la capacità cioè di incidere sul modo con cui un uomo, un popolo vedono ed esprimono se stessi e la realtà164. Cristo infatti è venuto nel mondo per rivelare e restituire all’uomo la sua piena umanità. In Cristo dunque l’ordine della «creazione» è pienamente rispettato nel suo valore, ma è insieme assunto mediante il coinvolgimento nei misteri dell’incarnazione e della pasqua165. L’impegno di trasformazione del mondo è radicalizzato e relativizzato, perché coincide con la fede cristiana166, evitando ogni forma di strumentalizzazione della fede stessa, pur senza rinnegarne il carattere storico-sociale. «Occorre dunque creare dei luoghi in cui l’essere è privilegiato rispetto all’avere, la libertà rispetto alla tranquillità, il rispetto della persona rispetto all’efficacia, l’amore rispetto alla legge.

non la buona volontà dei credenti. In forza della sua struttura cristologica, per un verso la fede della comunità risale a quelle persone divine che, in Gesù fatto uomo, si comunicano all’intera umanità e per un altro questa stessa fede, determinata dall’amore trinitario e pasquale, comprende il comunicarsi come sua irrinunciabile componente. In questo modo il nesso tra evento-Gesù e problematica antropologica viene completato con il nesso con il loro nesso con la fede e la fedeltà ecclesiale: nesso costitutivo quello che lega la Chiesa a Cristo, nesso apostolico e missionario quello che la lega all’umanità. Si comprende così come «nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» e come «la fede si rafforza donandola». G. COLZANI, Comunità Cristiana e Primo Annuncio. La formazione di una comunità missionaria, su stesso argomento si può consultare C. DOTOLO, Gesù di Nazaret. Il problema storico e la fede cristiana. EDB Bologna 1990, 111-114.

164 Cf E. BIANCHI, Evangelizzazione come proposta spirituale, in E. BIANCHINI-O. CATTANI, Nuova evangelizzazione. La discussione-le proposte. EDB Bologna 1991, 56-57.

165 «in realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo […] Cristo, che è il nuovo Adamo, propri rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione […] Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo». GS, n. 22.

166 «(a) restituendo anzitutto alla fede – grazie a un forte rimando alla dimensione escatologica del messaggio cristiano – quella funzione critico-profetica, che la abilita a diventare “sporgenza utopica”, volta a mettere sotto processo (relativizzandoli) tutti sistemi, tutte ideologie e tutte le culture, qualora tendono ad assolutizzarsi; e (b) valorizzando – in questo deve dispiegarsi la funzione più costruttiva -, la tensione etica in essa presente, la capacità cioè di assumere i valori umani, rispettandoli nella loro autonomia e insieme interiorizzandone e radicalizzandone i contenuti e le istanze nella prospettiva del regno».G. PIANA, «Ritorna la “religione civile”?» in Credere oggi, 25 (4/2005) n. 148, 117.

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Dei luoghi in cui si vive la scoperta delle beatitudini: questa la qualità di vita cristiana! È questo lo spazio in cui la koinonìa può diventare una logica di vita»167.

4.2. La nozione di «nuova evangelizzazione». Il primato dell’evangelizzazione richiama un rinnovato stile nell’agire ecclesiale168, perché l’evangelizzazione non si può fermare al passato, ma deve entrare nelle nuove generazioni ed «individuare e valorizzare le nuove possibilità di incontro tra i perenni e insopprimibili bisogni interiori dell’uomo e l’eterna verità del Vangelo»169. Già il Vaticano II nel Decreto Ad Gentes ha enunciato il fine specifico dell’attività missionaria della Chiesa: «fine specifico di questa attività missionaria è la evangelizzazione e la plantatio Ecclesiae in quei popoli e gruppi in cui ancora non esiste»; viene poi presa in considerazione questa eventualità: «i gruppi, in mezzo ai quali si trova la Chiesa, spesso per varie ragioni cambiano radicalmente, donde possono scaturire situazioni del tutto nuove. In questo caso la Chiesa deve valutare se esse sono tali da richiedere di nuovo la sua azione missionaria»170. L’espressione «rinnovata evangelizzazione» è stata anticipata durante il pontificato di Paolo VI, che invita costantemente a leggere i segni dei tempi con la famosa «viva passione per il Vangelo»171. Come abbiamo notato, pur non usando il termine «nuova evangelizzazione», il Vaticano II e il Magistero successivo ne richiamano costantemente la sostanza in quanto viene affermata l’esigenza di ri-proporre la Buona Novella a gente che, pur battezzata, di fatto vive al di fuori della vita cristiana e necessita quindi di una ri-evangelizzazione. Il concetto di «nuova evangelizzazione» è stato portato alla ribalta nella riflessione teologico-pastorale degli anni ‘80 grazie al Servo di Dio, Giovanni Paolo II, che ne ha fatto un punto focale del suo magistero. «Eine neu Evangelisierung ist erfoderlich, insbesondere in Länderrn, die eine lange Tradition der christlichen Kultur. In diesen sehr ofrt wird eine tiefe und manchmal

167 E. BIANCHI, Evangelizzazione come proposta spirituale, 68. 168 «Assistiamo a una perdita del dinamismo evangelizzatore: una gran massa di

cristiani tra noi, anche se battezzati, né sono oggetto di evangelizzazione né soggetti della medesima. Siamo di fronte a una situazione anomala della quale è necessario prendere coscienza. Riconoscere che un immensa maggioranza di cristiani tra noi non partecipano attivamente alla evangelizzazione è riconoscere che non sono ancora sufficientemente evangelizzati, anche se battezzati». A. CAÑIZARES LLOVERA, «La catequesis en el processo de iniciaciòn cristiana», in Teologìa y Catequesis 4(1984), 55.

169 G. AMARI, La speranza anima della nuova evangelizzazione, in E. BIANCHINI-O. CATTANI, Nuova evangelizzazione. La discussione-le proposte. EDB Bologna 1991, 11.

170 AD n. 6. 171 EN, n. 2, dove si parla di «nuovi tempi di evangelizzazione».

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wachsende Kluft zwischen der christlichen Botschen in seiner Gesamtheit das moralische Verhalten entsprechen nicht den Kriterien des Evangeliums, Teilnahme an dem Dienst an Gott und der sakramentalen Leben der Kirche ist nicht; Mangel an Berufungen zum Pristertum, in vielen Familien das Wohe der christliche Glaube ist nicht mehr an Generationen weitergegeben»172.

4.2.1. La «nuova evangelizzazione»nel pensiero di Giovanni Paolo II Nella storia recente della Chiesa cattolica l’espressione «nuova evangelizzazione» è stata «attivata e avvalorata»173 da Giovanni Paolo II a Port-au-Prince, Haiti, il 9 marzo 1983, parlando al CELAM e dando il via alla preparazione del V centenario dall’inizio dell’evangelizzazione in America Latina. Questo centenario, diceva il Papa, deve essere orientato non a una semplice ri-evangelizzazione, ma a una nuova evangelizzazione: «nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione»174. Il Papa

172 «Una nuova evangelizzazione è necessaria, soprattutto nei paesi che hanno una

lunga tradizione culturale cristiana. In questi si viene a creare molto spesso una profonda e talvolta crescente frattura tra il messaggio cristiano e la coscienza dell’uomo nella sua totalità. I comportamenti morali non si conformano più ai criteri del Vangelo; la partecipazione al servizio divino e alla vita sacramentale della Chiesa viene meno; mancano le vocazioni al sacerdozio; in molte famiglie il bene della fede cristiana non viene più trasmessa alle nuove generazioni». GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per l’inaugurazione dell’89° Katholikentag 15 agosto 1986, in http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/dov.htm. (17.11.2009).

173 In effetti l’espressione «nuova evangelizzazione» già era stata usata nel 1968 a Medellin nel Mensaje a los Pueblos de America Latina, da parte dei Vescovi della CELAM in occasione della seconda Conferenza generale dell’Episcopato Latino Americano: «Alentar una nueva evangelizaciòn y catequesis intensiva que lleguen a las èlites y a las masas para lograr una fe lucida y comprometida» in CELAM, Medelin. Conclusiones. La Iglesia en la actual transformación de America Latina a luz del Concilio. Secunda Conferencia General del Episcopado Latino Americano, XIV ed., Bogotá 1987, 20.

Lo stesso CELAM ribaldi un tale concetto nel documento peri l Sinodo 1977: «Rispettando la distinzione classica tra catechesi e evangelizzazione, optiamo nell’America Latina – un Continente battezzato – per dare alla parola evangelizzazione un senso di una catechesi evangelizzatrice che equivale a una re-evangelizzazione nei termini delle conclusioni di Medellin», in CELAM, Cateqesis para América Latina, Documento de trabajo del CELAM para el Sinodo de 1977, Secretariato General del Celam, Bogotà 1977, 24.

Dello stesso episcopato si segnala: CELAM, Nueva Evangelización. Genesis y linea de un proyecto missi onero, Coll.Documentos CELAM 115, Bogotà 1990.

174 GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla XIX Assemblea ordinaria del CELAM, Port-au Prince,(Haiti), il 9.03.1983: AAS 75 (1983) 771-779; in insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI, 1 (1983) 696-699. Rivolto ai vescovi, il Pontefice sottolinea: «La commemorasión del medio milenio de evangelización tendrà su significación plena si es un compromiso, no de re- evangelización, pero sì de una evangelización nueva. Nueva en su ardor, en sus metodos, en su expresión».

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riprese questo concetto a Santo Domingo il 12 ottobre 1984, nell’inaugurare la Novena per la preparazione e celebrazione del V centenario dall’evangelizzazione del Continente Latinoamericano175. Da allora, questo riferimento illuminante si è fatto più frequente nel Magistero di Giovanni Paolo II. Con la proposta della nuova evangelizzazione il Pontefice non si è legato a circostanze o situazioni locali. All’inizio il suo appello è stato lanciato all’America Latina, caratterizzata da una ricca e multiforme religiosità popolare. In seguito lo ha proposto all’Occidente secolarizzato ed edonista e dopo, durante il suo viaggio in Cecoslovacchia, ne ha parlato all’Est europeo, che risente ancora della pesante cappa di piombo dell’ateismo dogmatico. Sempre attento a cogliere i segni dei tempi e più che mai convinto che l’uomo di oggi possa trovare le risposte adeguate ai suoi molteplici interrogativi unicamente nell’incontro con Cristo, il Papa ha così lanciato alla Chiesa universale e a tutte le Chiese particolari, quella che si potrebbe chiamare la «sua» sfida: una nuova evangelizzazione del mondo contemporaneo. Questa esigenza, per Giovanni Paolo II, nasce dal fatto che l’umanità oggi sta vivendo una vera e propria «svolta epocale». Di tali svolte nella storia dell’umanità abbiamo avuto numerosi esempi, e «la Chiesa, guidata dallo Spirito, vi ha sempre risposto con generosità e lungimiranza», afferma il Papa nell’enciclica sulla missione evangelizzatrice della Chiesa Redemptoris Missio176. Il Papa ha parlato instancabilmente a più riprese di «seconda evangelizzazione», «rinnovata opera di evangelizzazione», di «nuova implantatio evangelica», di «gigantesca opera di evangelizzazione del mondo moderno», di «nuova evangelizzazione» e, in particolar modo di «nuova età di evangelizzazione in Europa», affermandone l’urgenza e chiarendone il significato. In realtà non tutti attribuiscono all’espressione «nuova evangelizzazione» lo stesso preciso significato e gli stessi contenuti, infatti: «Alcuni usano il termine «nuova evangelizzazione» quasi come sinonimo di catechesi degli adulti o di seconda evangelizzazione; altri come azione rivolta ai numerosi battezzati che si sono staccati dalla pratica della fede; altri ancora come una ri-evangelizzazione o seconda evangelizzazione dell’Europa; altri come un modo diverso o nuovo di impostare l’evangelizzazione davanti ai profondi mutamenti in atto; altri rischiano di intendere la

175 GIOVANNI PAOLO II, Fedeltà al passato di fede, sguardo alle sfide del presente,

impegno per una nuova evangelizzazione dei popoli, (Santo Domingo, 12.10. 1984), in Insegnamenti di GIOVANNI PAOLO II, VII, 2 (1984), 885-897.

176 RM, n 30.

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«nuova evangelizzazione» in termini di contrapposizione a quanto fatto finora o in modo riduttivo»177.

Secondo il Magistero di Giovanni Paolo II, nuova evangelizzazione ha un significato generale e uno specifico. In senso generale, nuova evangelizzazione significa evangelizzare in un mondo nuovo, che è in piena trasformazione, profondamente mutato rispetto al passato, che sta di fronte a problemi e sfide nuove, per cui «urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana»178. Significa evangelizzare secondo la coscienza nuova che la Chiesa ha di sé e della sua missione evangelizzatrice, verificando la propria radicalità evangelica179.

177 Cf J. GEVAERT, Prima evangelizzazione, ELLEDICI Leuman (TO) 1990, 8-11. «L’espressione nuova evangelizzazione sottolinea maggiormente la ricerca di nuove

metodologie di intervento che partono dalla riflessione e dallo studio, procedono verso la predicazione e la catechesi, per raggiungere, infine, le forme concrete di testimonianza, che sappiano riproporre la vitalità e la forza provocatrice del vangelo come fonte e risposta alla domanda circa il senso e la salvezza.

Soprattutto nel contesto occidentale, segnato da forti contraddizioni derivate da forme di secolarizzazione e secolarismo, per nuova evangelizzazione si intende la riscoperta delle comuni matrici culturali e dei valori etico-sociali, che per secoli hanno costituito la storia di intere popolazioni e che trovavano nel vangelo e nella cultura ispirata cristianamente il loro referente fondativo. Cf R. FISICHELLA, «Evangelizzazione nuova», in Lexicon Dizionario Teologico Enciclopedico, 392-393.

Nuova evangelizzazione, infine, richiama all’idea di responsabilità che, nelle diverse comunità, i credenti hanno nei confronti dell’annuncio; laici, sacerdoti e pastori sono invitati a riscoprire, nei rispettivi ministeri, la vocazione battesimale ad essere sacerdoti, re e profeti in un mondo in continua trasformazione, ma che ancora richiede la presenza di segni che richiamino il valore e l’esigenza intramontabile del trascendente»

178 ChL n. 34. «Dopo la caduta dei regimi atei, il secolarismo legato al fenomeno della

globalizzazione, si diffonde come un modello culturale post-cristiano. Per molti, la scomparsa delle ideologie dominanti ha lasciato spazio a un deficit di speranza. I sogni di un futuro migliore per l’umanità, caratteristici dello scientismo del movimento dell’illuminismo, del marxismo sono spariti, e ne è seguito un mondo disincantato e pragmatico. La fine della guerra fredda e del rischio della distruzione totale del pianeta, ha lasciato posto ad altri pericoli e a gravi minacce per l’umanità: il terrorismo su scala mondiale, i nuovi focolai di guerra, l’inquinamento del pianeta e la diminuzione delle risorse idriche, i cambiamenti climatici provocati dai comportamenti egoistici degli uomini, l’intervento tecnico sull’embrione, il riconoscimento legale dell’aborto e dell’eutanasia, la clonazione ecc. Le speranze di un futuro migliore sono scomparse per molti uomini e donne, che si sono ripiegati, per disillusione, su un presente che appare loro spesso oscuro, nella paura di un futuro ancora più incerto». PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA, Documento finale dell’Assemblea Plenaria Dov’è il tuo Dio?La fede cristiana di fronte alla sfida dell’indifferenza religiosa (marzo 2004) n.1, in http://www, cultura cattolica./it POUPARDcom.ID=332 (19.12.2008).

179 La nuova evangelizzazione comporta innanzitutto il rinnovamento della vita della comunità ecclesiali, la cui vitalità si è sopita e deve riportare ad una fede matura, che si

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Indica anche evangelizzare in modo integrale la persona e la cultura, dando ai diversi aspetti una importanza gerarchizzata, derivante dalla centralità dell’annuncio a cui tutto deve tendere, in cui tutto può trovare armonia. In questo senso il Papa si pone in continuità con la Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, alla quale continua a riferirsi anche se con minor frequenza rispetto ai suoi primi anni di pontificato. Nei documenti e discorsi di Giovanni Paolo II, nuova evangelizzazione ha anche un senso specifico e sarebbe l’evangelizzazione di quelle persone, gruppi, società che furono un tempo cristiani, ma che non lo sono più. Si tratta non solo di non più praticanti, ma di non più cristiani. Nei vari paesi del mondo ci sono gruppi, settori umani che non si riconoscono più come membri della Chiesa e spesso neppure nella visione e nei valori cristiani180. Nel contesto attuale della globalizzazione con i processi di migrazione e scristianizzazione in Europa, la Chiesa deve affrontare una triplice attività missionaria evangelizzatrice, cioè deve rivolgere l’annuncio ai cristiani, a

alimenti dell’incontro con Cristo e che si trasformi in un’esistenza autenticamente cristiana, incentrata sulla carità evangelica e sostenuta dallo spirito dell’Amore. Solo ri-evangelizzando se stessa la Chiesa potrà proiettare la luce del Vangelo sui segni dei tempi che richiedono di essere interpretati e risolti, e sarà capace di permeare di senso critico le molteplici realtà umane che anelano, oggi più di prima di essere redente. Cf T. BERTONE, Riprendere l’annuncio di Buona Novella, in

http://www. 212.77.1.245/news_services/bulletin/news/21616.php?index=21616&lang=fr, (30.03.2009).

180 Attualmente si manifesta ciò che alcuni chiamano «il ritorno del sacro» ma che ,

in realtà, è una nuova religiosità. Non si tratta di un ritorno alle pratiche religiose tradizionali, ma piuttosto di una ricerca di nuovi modi di vivere e di esprimere la dimensione religiosa inerente al paganesimo. Questo «risveglio spirituale» si accompagna al rifiuto di qualsiasi appartenenza, a vantaggio di un percorso tutto individuale, autonomo e guidato dalla propria soggettività. Questa religiosità istintiva, più emotiva che dottrinale, si esprime senza alcun riferimento a un Dio personale. Dal «Dio sì, Chiesa no» degli anni sessanta, si è passati al «religione sì, Dio no» o persino «religiosità sì, Dio no», di quest’inizio di millennio: essere credenti, senza però aderire al messaggio trasmesso dalla Chiesa. Cf PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA, Documento finale dell’Assemblea Plenaria Dov’è il tuo Dio?La fede cristiana di fronte alla sfida dell’indifferenza religiosa (marzo 2004) n.2. Su stesso argomento si può consultare: C. DOTOLO, Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca religiosa, Quriniana, Brescia 2007, 122-158, B. FORTE, Dove va il cristianesimo?, Queriniana, Brescia 2000, 91-92, A. TONIOLO, Cristianesimo e verità. Corso di teologia fondamentale, EMP, Padova 2004, 29-61, U. REGINA, La soglia della fede. L’attuale domanda su Dio, Edizioni Studium, Roma 2001, Z. BAUMAN, Il disagio della postmodernità, Bruno Mondadori, Milano 2002, R. CIPRIANI – G. MURA (edd.), Il fenomeno religioso oggi. Tradizione, mutamento, negazione, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2002.

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coloro che non sono più cristiani e infine a coloro che non sono mai stati cristiani181. Tra le risposte a questi problemi fondamentali, viene posto con forza l’accento sul «bisogno di evangelizzazione, di catechesi, di educazione e di formazione continua alla fede – sul piano biblico, teologico, ecumenico – dei fedeli, a livello delle comunità locali, del clero e di coloro che si occupano di formazione»182. «Occorre impegnarsi in una nuova evangelizzazione e in un’aggiornata catechesi, che mirano a rafforzare la fede»183 e l’approfondimento dell’identità cristiana da parte di coloro che si riconoscono membri della Chiesa. La fede è per natura sua un fatto dinamico che implica la permanenza della crescita, è cammino continuo verso la realizzazione di se stessi in Cristo, verso la responsabilità nella Chiesa e verso il mondo. Si tratta di accostarsi ad una spiritualità solida che trasformi tutti gli aspetti della vita personale e sociale, perché «una fede che non diventa cultura, è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta»184. L’identità cristiana non è solo un atteggiamento soggettivo: deve essere ancorata nella verità rivelata. Le comunità cristiane, le Chiese particolari, la teologia debbono ancorarsi nella propria identità evangelica. Nei vari interventi e in diversi modi il Santo Padre ha evidenziato questa identità cristiana, che è ad un tempo conoscitiva ed esperienziale: è la sequela di Cristo. «Solo la effettiva riscoperta di Cristo, quale solida roccia su cui costruire la vita e l’intera società, permette ai credenti di non temere difficoltà e ostacoli d’ogni tipo»185. Ecco dunque le cause e i perché di una «nuova evangelizzazione» di quelle persone e popoli che hanno perduto l’aggancio con i valori cristiani e con la comunità ecclesiale: «interi paesi e nazioni dove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti e capaci di dar origine a comunità di fede viva e operosa, sono ora messi a dura prova[…] dall’indifferentismo, dal secolarismo, dall’ateismo […], ispirano e sostengono una vita “come se Dio non esistesse”»186. E nell’enciclica

181 RM, n.n. 31-33. 182 GIOVANNI PAOLO II, Discorso durante la visità pastorale alla parrocchia romana

dei SS. Marcelino e Pietro, in L’Osservatore Romano 24.11.1989. 183 GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio della

Pastorale per i Migranti e gli itineranti, in L’Osservatore Romano 27.10 1989. 184 GIOVANNI PAOLO II, Discorso al Congresso del Movimento Ecclesiale

d’Impegno Culturale, «Fede e cultura elevano il lavoro a valore di salvezza cristiana» (16 gennaio 1982), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 1 1982, 129-134.

185 GIOVANNI PAOLO II, discorso ai Vescovi della Lombardia, in L’Osservatore Romano, 2 febbraio 1991.

186 ChL n. 34.

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Redemptoris Missio Giovanni Paolo II sottolinea che «interi gruppi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede, o addirittura non si riconoscono più come membri della Chiesa, conducendo un’esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo»187. Dinanzi al fenomeno così preoccupante della scristianizzazione dei popoli cristiani di vecchia data, urge senza alcuna dilazione una «nuova evangelizzazione», perché «solo una nuova evangelizzazione può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda, capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà»188. Il punto di partenza della nuova evangelizzazione è sempre Cristo, il Salvatore dell’uomo, in quanto Cristo: libera l’uomo dal peccato e lo fa diventare figlio di Dio; svela all’uomo la propria integrale e originale identità; offre la salvezza a ogni uomo e a tutto l’uomo; annuncia i valori che sono al servizio del bene di tutti; purifica e libera, eleva e matura, perfeziona e completa. In vista della conversione e della sequela Christi, va incoraggiata la missione ad gentes, l’evangelizzazione verso coloro che non sono mai stati cristiani, con la trasformazione delle società mai permeate dal Vangelo. Una delle caratteristiche di tale evangelizzazione è l’invito alla fede e alla conversione. Nessuno è escluso dall’evangelizzazione: né l’appartenenza religiosa, né la posizione atea o agnostica, né la condizione morale impediscono l’evento dell’evangelizzazione, cioè l’incontro tra ogni uomo e il Dio vivente, perché la fede è sempre una grazia, un incontro misterioso tra Dio e la libertà dell’uomo che risponde all’invito di Gesù Cristo. «Il tempo è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato: convertitevi e credete nell’evangelo» (Mc 1,15), questo invito vale anche per l’uomo contemporaneo: politeista, neopagano, post-cristiano. «La missione ad gentes è principalmente rivolta all’uomo cioè è “la prima e fondamentale via della Chiesa” all’uomo “nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale”189; a quell’uomo che “è il fatto primordiale e fondamentale della cultura”190. La cultura – e l’inculturazione – non sono mezzi della missione, ma vie. Nella missione ad gentes, prima di ogni processo di “inculturazione”, esiste un profondo legame tra l’Evangelo e le culture, e questo legame si trova precisamente nell’uomo, nella totalità del suo essere: egli “vive una vita veramente umana grazie alla sua cultura”191. La cultura dunque è quell’ambiente umano in cui si compie la missione, essa

187 RM, n. 33. 188 ChL n. 34. 189 RH, n. 14. 190 GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’UNESCO, «L’integrale umanità dell’uomo si

esprime nella cultura» (2 giugno 1980), n. 6, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 1980, 1636-1654..

191 Ivi, n. 6. L’argomento dell’inculturazione è stato trattato nel varie documenti e discorsi del Papa polacco: «questi temi, presenti nel Concilio e nel Magistero successivo,

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costituisce la mediazione umana che Dio ha voluto scegliere per comunicare se stesso. È sempre vero che la via della cultura è la via dell’uomo, ed è su questa via che l’uomo incontra Colui che incorpora i valori di tutte le culture e rivela pienamente l’uomo di ogni cultura a se stesso. Il Vangelo di Cristo, il Verbo Incarnato trova la sua dimora sulla via della cultura e da questa continua ad offrire il suo messaggio di salvezza e di vita eterna»192.

Il compito dell’inculturazione quale via della missione nel contatto con le varie culture è, perciò, «proporre a tali culture la conoscenza del Mistero nascosto (cf Rom 16,25; Ef 3,5) ed aiutare a far sorgere, dalla propria viva tradizione, espressioni originali di vita, di celebrazione e di pensiero che siano cristiani»193. Le tre attività presentate sono espressione della stessa origine, cioè dell’amore divino; hanno come scopo ultimo la comunione trinitaria194 e sono compiti complementari della stessa missione ecclesiale. L’impegno per questa triplice attività della Chiesa può nascere solo da un nuovo dinamismo da parte di tutto il popolo di Dio, in ogni contesto socio-geografico particolare, perché la nuova evangelizzazione in senso generale e in senso specifico si realizza in modi e caratteristiche differenti. Il contesto, infatti, condiziona ogni forma di evangelizzazione, che deve incarnarsi, che deve essere Buona Notizia per l’uomo concreto rispondendo alle sue domande profonde, alle sue ricerche esistenziali. «Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare della nostra, è di dirigere lo sguardo dell’uomo, di indirizzare la coscienza e l’esperienza di tutta

ho ripetutamente affrontato nelle mie visite pastorali alle giovani Chiese» ma in modo particolare questo argomento è stato sviluppato nell’enciclica Redemptoris Missio. In modo esplicito parlano n.n. 52-54 di essa, da cui possiamo evidenziare tre prospettive diverse dell’inculturazione: prospettiva antropologica, quella teologica, e finalmente, una prospettiva pratica.

192 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione ai Vescovi della Nigeria, Lagos (15 febbraio 1982), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, I (1982), 457-459.

193 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi tradendae (16 ottobre 1979), n. 53. 194 «La Chiesa è un mistero di comunione che ha origine nella vita della Santissima

Trinità. È il Corpo mistico di Cristo. È il Popolo di Dio, che unito dalla stessa fede, speranza e carità cammina nella vittoria verso la definitiva patria celeste. E noi, come battezzati, siamo membra vive di questo meraviglioso e affascinante organismo, alimentato dai doni sacramentali, gerarchici e carismatici che gli sono coessenziali. oggi più che mai è necessario che i cristiani, illuminati e guidati dalla fede, conoscano la Chiesa quale essa è, in tutta la sua bellezza e santità, per sentirla ed amarla come propria madre. E a tal fine è importante risvegliare nell’interno Popolo di Dio il vero sensus Ecclesiae, unito all’intima consapevolezza di essere Chiesa, mistero cioè di comunione». GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai partecipanti del Congresso del laicato cattolico svoltosi a Roma dal 25 al 30 novembre 2000 sul tema: «Testimoni di Cristo nel nuovo millennio», n. 4, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIII, 2 2000, 954-958.

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l’umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione che avviene in Gesù Cristo»195.

Per Giovanni Paolo II la «nuova evangelizzazione» va attuata rafforzando sempre di più l’unione con Cristo, primo evangelizzatore. Da questo legame profondo scaturisce la conseguenza che ogni autentica evangelizzazione ha inizio con la conversione del cuore. Perciò nel tragitto della nuova evangelizzazione si deve riscoprire che la vocazione cristiana è vocazione alla santità196, la quale costituisce contemporaneamente il punto di forza dell’evangelizzazione e il contenuto del messaggio da trasmettere. In virtù di questa sua vocazione di trasmettere il messaggio di salvezza, la Chiesa deve «fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione [...] entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario»197 per coinvolgere e contagiare tutti coloro che si sono allontanati, scoraggiati, delusi o non hanno sentito mai la Buona novella. «L’evangelizzazione «è nuova perché l’annuncio di Cristo è una grazia, un dono che viene dal Padre e non una nostra creazione: è nuova per la meraviglia che nasce dall’incontro con il mistero di Cristo, Salvatore del mondo, un incontro destinato ad ogni generazione e ad ogni persona; è nuova per questa parola che racchiude la ricchezza del Vangelo di Dio e che risponde alla povertà intrinseca dell’uomo e dell’umanità: la Vita»198.

Questa è la chiave del rinnovato ardore della nuova evangelizzazione: se deriva da un rinnovato atto di fiducia in Gesù Cristo; se culmina nella pratica sacramentale; se avrà il desiderio di trasmettere agli altri la gioia della fede; se in un clima di dialogo sincero e di amicizia, non si nasconderà la propria fede né si prescinderà da essa nel modo di affrontare e risolvere i diversi problemi che la convivenza tra gli uomini comporta. L’ardore apostolico non è fanatismo, ma coerenza di vita cristiana che fa chiamare bene il bene e male il male199. Nello svolgimento ed attuazione del percorso della nuova evangelizzazione è indispensabile il ruolo dei fedeli laici riuniti nelle varie aggregazioni e

195 RH, n.10. 196 «la Chiesa ha bisogno di autentici testimoni per la nuova evangelizzazione: uomini e donne la cui vita sia stata trasformata

dall’incontro con Gesù; uomini e donne capaci di comunicare quest’esperienza agli altri. La Chiesa ha bisogno di santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità». GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai giovani, in vista della XX Giornata Mondiale della Gioventù (6 agosto 2004), Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXVII, 2 2004, 91-95.

197 ChL n. 35. 198 GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla XV Assemblea dei Religiosi del Brasile, in

L’Osservatore Romano, 30 agosto 1989. 199 Cf GIOVANNI PAOLO II, Omelia durante la Messa celebrata nel «Parque Mattos

Neto» di Salto (Uruguay), 9 maggio 1988, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 2, 1988, 1233-1242.

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movimenti ecclesiali200, per rendere viva ed efficace la presenza della Chiesa nei vari ambienti in cui gli uomini operano e si incontrano. «Gli ultimi decenni del ventesimo secolo hanno visto fiorire nella Chiesa i semi di un’incoraggiante primavera spirituale. Come non essere grati a Dio per la più chiara consapevolezza che i fedeli laici – uomini e donne – hanno acquisito della propria dignità di battezzati divenuti “creature nuove”; della propria vocazione cristiana; dell’esigenza di crescere, nell’intelligenza e nell’esperienza della fede, come Christifideles, ossia come veri discepoli del Signore; della propria adesione alla Chiesa»201.

La vocazione cristiana è per sua natura vocazione all’apostolato202. Cristo va annunciato con la testimonianza di vita e con la parola. Prima di essere impegno strategico e organizzato, l’apostolato comporta la grata e lieta comunicazione a tutti del dono dell’incontro personale con Cristo, unico Salvatore. «Occorre ripartire da Cristo, con lo slancio della Pentecoste, con entusiasmo rinnovato. Ripartire da Lui innanzi tutto nell’impegno quotidiano della santità, ponendoci in atteggiamento di preghiera e in ascolto della sua parola. Ripartire da Lui per testimoniare l’Amore»203. La Chiesa «esperta in umanità» cerca nuove vie per la propria missione nel terzo millennio in un mondo ricco di potenzialità comunicative. I mass media (stampa, cinema, radio, televisione, industria musicale, reti informatiche), rappresentano uno tra i molti moderni areopaghi dove le informazioni si ricevono e si trasmettono rapidamente. Lo sviluppo tecnologico dei moderni mezzi di comunicazione è capace di unificare l’umanità rendendola «un villaggio globale». Nella lettera apostolica Il rapido sviluppo Giovanni Paolo II mette in evidenza che «la Chiesa non è chiamata soltanto ad usare i media per diffondere il Vangelo, ma ad integrare il messaggio salvifico nella “nuova cultura” che i potenti strumenti della comunicazione creano ed amplificano»204. Spetta alla nuova

200 «[I movimenti] rappresentano uno dei frutti più significativi di quella primavera

della Chiesa già preannunciata dal Concilio Vaticano II, ma purtroppo non di rado ostacolata dal dilagante processo della secolarizzazione. La loro presenza è incoraggiante perché mostra che questa primavera avanza, manifestando la freschezza dell’esperienza cristiana fondata sull’incontro personale con Cristo». GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai partecipanti al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1 (1998), 1065.

201 GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai partecipanti del Congresso del laicato cattolico svoltosi a Roma dal 25 al 30 novembre 2000 sul tema: «Testimoni di Cristo nel nuovo millennio», n. 4, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIII, 2 2000, 954-958.

202 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem (18 novembre 1965), n.2.

203 GIOVANNI PAOLO II, Omelia a conclusione del Grande Giubileo, il 6 gennaio 2001, n. 8, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV, 1 2001, 29-34.

204 GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Il rapido sviluppo, 24 gennaio 2005, n.2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXVIII, 2005, 94.

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evangelizzazione di annunziare la Buna Notizia con un linguaggio nuovo comprensibile a tutti, perché «modern technology places at our disposal unprecedented possibilities for good, for spreading the truth of our salvation in Jesus Christ and for fostering harmony and reconciliation»205. La nuova evangelizzazione, prospettata da Giovanni Paolo II sotto diversi aspetti, ha come obiettivo generale «rifare il tessuto cristiano della società umana». Ciò può avvenire a condizione che «si rifaccia il tessuto cristiano delle comunità ecclesiali». Innanzitutto la Chiesa è mistero di comunione con Dio, di comunione con gli uomini e per questo è indispensabile che ogni cristiano riscopra la propria vocazione alla santità; la quale deve nutrirsi costantemente della Parola di Dio, della vita sacramentale e della preghiera, in un cammino di fede che porta ogni cristiano ad essere dono per l’altro, attraverso l’annuncio di salvezza nel mondo in cui vive. La missione è infatti l’elemento costitutivo del credente, chiamato a lavorare nella vigna del Signore, con una vocazione sempre protesa alla salvezza dell’uomo, sotto la guida dello Spirito Santo che è «il protagonista della missione»206. Dunque la spiritualità della nuova evangelizzazione è una spiritualità di comunione perché la comunione nella Chiesa è una cosa fondamentale, ed è il segno della maturità cristiana, che è l’elemento indispensabile e conferisce all’evangelizzazione il carattere di novità: per le sfide cui deve rispondere oggi nella postmodernità; per l’ardore o la santità di tutti e singoli i protagonisti; per la rifrazione dei «tria munera» nella loro triplice reciprocità; per l’auspicato migliore coordinamento tra «le strutture»; per «le espressioni» (adeguate o meno alle sfide postmoderne); per «i metodi» (e strategie pastorali d’insieme); per le finalità207.

4.2.2. Nuova evangelizzazione: andare al cuore del vangelo Giovanni Paolo II, durante il suo Pontificato è stato instancabile promotore della nuova evangelizzazione percorrendo tutto il mondo come vero «araldo del Vangelo», invitando a riscoprire la forza e la bellezza del vangelo

205 «Le moderne tecnologie hanno a loro disposizione possibilità senza precedenti

per operare il bene, per diffondere la verità della nostra salvezza in Gesù Cristo e per promuovere l’armonia e la riconciliazione». GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la 39a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, 24 gennaio 2005, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXVIII, 2005, 91.

206 RM, n.30. 207 Questa sintesi riproposta da U. SANTORIO, «Figure di annuncio nella stagione del

postmoderno» è stata seguita, perché di grande lucidità e stringatezza, dell’intervento di P. VANZAN, Evoluzione della teologia, 172-174.

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accolto e annunciato, per cui l’inculturazione richiama uno degli scopi della nuova evangelizzazione208. Il concetto di nuova evangelizzazione, che prende avvio dalla Chiesa universale, è stato sviluppato e arricchito in ogni contesto delle chiese locali. Nel presente lavoro la nostra riflessione è orientata al continente europeo che per molti anni è stato diviso in due blocchi: quello occidentale e quello centro-orientale. Questo però, dopo il crollo della divisione poggiante su contrapposti principi socio-economici ed ideologici, sta cercando ora le vie dell’unione e della comprensione per arrivare all’unità dei cristiani, superando fratture e divisioni209. Lo sforzo per arrivare all’unità desiderata si è affermato ad opera del movimento ecumenico e attraverso una particolare esperienza di collaborazione ecumenica tra la KEK e il CCEE210, che ha portato ad una ricca serie di incontri ecumenici europei.

208 «L’inculturazione deve essere percepita come lo scopo della nuova

evangelizzazione. In effetti, è nell’ottica della nuova evangelizzazione che l’urgenza dell’inculturazione si fa sentire in tutta la sua intensità», H. CARRIER, Guide pour l’inculturation de l’évangile, PUG Roma 1997, 18. L’autore si appoggia ad una precisa espressione di Giovanni Paolo II, del 26 settembre 1992, nella quale si dice che l’inculturazione è «il cuore, il mezzo e lo scopo della nuova evangelizzazione», in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XV, 2 1992, 189.

209 Dopo la caduta del muro di Berlino uno dei nodi ecumenici fondamentali sembra stare nel confronto con la modernità e la secolarizzazione e nel rapporto tra la storia, la cultura e la tradizione dell’ovest. Le Chiese dell’oriente europeo in genere si esprimono criticamente verso la cultura moderna tipica del mondo occidentale e temono questo incontro. Alle volte questa critica riguarda anche le comunità cristiane dell’occidente che si sarebbero adeguate alla deriva secolarizzata e relativista. Cf A. GIORDANO, La nuova evangelizzazione in Europa. Sfide e prospettive, in CENTRO DI ORIENTAMENTO PASTORALE (COP), L’urgenza della missione. Dalla missione popolare di Milano alle forme di missione quotidiana nei nuovi areopaghi. 57ªSettimana nazionale di aggiornamento pastorale. EDB Bologna, 2007, 63-64.

210 La conferenza delle Chiese d’Europa (KEK) riunisce 126 Chiese e comunità ecclesiali europee ortodosse, riformate, anglicane, libere, vecchio-cattoliche e protestanti. Al Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE appartengono le 34 attuali conferenze cattoliche del continente. Il frutto di questa collaborazione è la Charta ecumenica. Linee guide per la crescita della collaborazione tra le chiese in Europea, un testo che contiene 26 impegni che i cristiani del nostro continente si assumono, per rendere visibile storicamente l’unica Chiesa di Cristo (I parte), per crescere nella collaborazione fra loro (II parte), per contribuire a plasmare Europa (III parte). In particolare già sono state organizzate le tre assemblee ecumeniche europee: la prima in Basilea, nel maggio 1989, sul tema Pace e giustizia; la seconda a Graz (Austria), nel giugno 1997, su Riconciliazione – dono di Dio e sorgente di vita nuova; la terza a Sibiu (Romania), paese a maggioranza ortodosso, settembre 2008 con il tema La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa. Cf CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA, I vescovi d’Europa e la nuova evangelizzazione, Centro Ambrosiano, Edizioni Piemme

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Lo sviluppo della modernità nel continente europeo ha portato con sé la «crisi della cristianità: dalla secolarizzazione al secolarismo, all’ateismo, al nichilismo, alla «morte di Dio», infine al ritorno di Dio nell’attuale domanda religiosa. L’est europeo dopo decenni di ateismo di stato avverte l’inquietudine della ricerca della verità. In questa situazione quale via intraprendere per il futuro? Una di queste vie è la nuova evangelizzazione dell’Europa. La proposta del Vangelo, annunciato con gioia e franchezza, non tarda a guadagnare il cuore degli uomini e delle donne del continente, proprio perché esso è la verità e corrisponde a ciò di cui più intimamente ha bisogno la persona umana. La nuova evangelizzazione è chiamata a «proporre una nuova sintesi creativa tra il vangelo e la vita»211. Il tema dell’inculturazione nei paesi dell’Europa un tempo cristiani è diventato centrale. «Il vangelo è nuovamente da seminare, da proporre, da raccontare, da rendere intelligibile ai più. Perché non solo la sintesi tra vangelo e cultura ha perso ogni evidenza, ma è diventata ardua, tutta da ripensare e da rifare. Il vangelo va reimpostato con la vita, affinché la vita non resti esangue o anche solo lontana e il messaggio evangelico non risulti estraneo alle modulazioni più autentiche dell’esistenze degli uomini e delle donne del nostro tempo»212.

Nuova evangelizzazione significa ripensare in maniera seria l’intero problema missionario mettendo in moto una gigantesca opera di evangelizzazione nel mondo moderno arrivato ad un crocevia nuovo della storia dell’umanità. La missione, l’annuncio evangelico, sta diventando sempre meno una questione geografica e sempre più una questione culturale, che richiede nuove relazioni, nuova comunicazione; sempre meno custode del già dato, di un’eredità o di un patrimonio prestigioso ma senza vita, e sempre più proposta cordiale e invitante nei confronti dell’alterità213. Nuova, dunque, evangelizzazione, perché nuovo è lo Spirito che assiste il cammino della Chiesa nella storia e perché, ringiovanendola, arricchendola

1991, 14-15; CCEE, ambiti di lavoro: ecumenismo in http://www.ccee.ch/index.php?&na=2,4,0,0,i (1.12.2009).

211 «Conoscere le culture in profondità, e nella reciproca interazione; riconoscere la presenza della dimensione culturale nello stesso Vangelo; annunciare la trasformazione che il Vangelo opera nella cultura, in quanto forza «trasformatrice e rigeneratrice»; testimoniare la trascendenza e il non esaurimento del Vangelo nella cultura; promuovere una nuova espressione del Vangelo secondala cultura evangelizzata, mirando un linguaggio della fede che sia patrimonio comune tra i fedeli e i quindi fattore di comunione». L. MEDDI, «Cultura e catechesi: un rapporto naturale», in S. CURRÒ (a cura), Alterità e catechesi, ELLEDICI Leuman (TO) 2003, 60.

212 U. SARTORIO, «Figure di annuncio nella stagione del postmoderno», 25. 213 Ivi, 31.

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di nuove energie e nuovi carismi, le dona anche nuovo ardore, nuova forza propulsiva, nuova luce per leggere i «segni dei tempi» e per rispondere creativamente214, interpellati in modo sempre nuovo dall’evangelo215. Dopo il Concilio Ecumenico lo Spirito Santo ci ha donato i «movimenti». La loro stessa molteplicità è l’espressione della vivificante e sempre stupefacente azione dello Spirito Santo per arricchire la Chiesa, alla quale essi appartengono. Evangelizzazione è allora annuncio di un vangelo efficace e visibile in «segni e prodigi», è evento che si fonda sui doni-carismi dati dallo Spirito alla Chiesa, è rinnovamento nello Spirito della comunità cristiana216. «I movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono oggi segno luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa, sua Sposa […] Essa vi ringrazia per il vostro impegno missionario, per l’azione formativa che sviluppate in modo crescente sulle famiglie cristiane, per la promozione delle vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata che sviluppate al vostro interno»217.

L’evangelizzazione sarà nuova nei metodi se ogni membro della Chiesa diverrà protagonista della diffusione del messaggio di Cristo. Perché questi sono il compito e l’attività fondanti della comunità cristiana e di tutti i suoi membri218. Senza la conversione personale, tutte le riforme, anche le più necessarie e benintenzionate, vanno a cadere e, senza il nostro rinnovamento

214 La fase storica che vive l’umanità oggi, diventa per se stessa una domanda nuova

rivolta al Vangelo. Ogni epoca storica, in fondo, non è che una domanda che interpella la capacità di risposta del Vangelo, della fede cristiana. La nostra epoca storica, con tutte le sue diverse e anche contraddittorie manifestazioni, si presenta come una precompressione nuova del Vangelo, che sollecita il Vangelo stesso ad esprimersi in una maniera nuova, capace di rispondere in modo sensato e concreto. Cf P. CODA, Vangelo e Futuro dell’uomo: le frontiere della «nuova evangelizzazione», in A. BEGHETTO, La nuova evangelizzazione e i religiosi,«perché il mondo creda», Città Nuova Editrice 1991, 44-45.

215 W. KASPER, La trasmissione della fede: questione vitale per la Chiesa nel nostro paese, Lettera pastorale del vescovo di Rottenburg-Stuttgard, alle comunità della diocesi, 28 agosto 1989.

216 «Glossolalia, profezia, guarigioni, discernimento degli spiriti sono possibili ancora oggi e di essi si può fare esperienza. L’esperienza è dunque molto privilegiata, perché esige di saper riconoscere la presenza empirica di Dio nella vita di preghiera innanzitutto, e anche nella missione efficace». E. BIANCHI, «Un contrasto di modelli», 34.

217 BENEDETTO XVI, Messaggio ai partecipanti al II Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, in Insegnamenti di Benedetto XVI. II, 1 2006, 665.

218 L’atteggiamento comunitario si deve promuovere nell’evangelizzazione dell’Est europeo dove un collettivismo forzato ha distrutto ogni gusto della vita comunitaria, dove tutte le cose che si potevano fare si dovevano fare di nascosto e in solitudine, dove tutto il regime era rivolto contro il concetto cristiano e trinitario della persona, dove oggi, se qualcosa è veramente ferito e malato dalle tante offese subite, ciò è proprio la persona nella sua relazionalità.

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personale, esse finiscono in un vuoto attivismo. È perciò fondamentale che noi stessi ci lasciamo interpellare in modo sempre nuovo dall’evangelo; che noi stessi viviamo più decisamente e con maggior gioia secondo lo spirito dell’evangelo perché la nuova evangelizzazione è prima di tutto e soprattutto un impegno spirituale. «Senza l’ascolto della Parola e della volontà di Dio, senza lo spirito di adorazione e senza la preghiera continua, non ci sarà rinnovamento della chiesa né nuova evangelizzazione dell’Europa»219. La Chiesa è stata capace di annunciare all’uomo di ogni tempo la novità del Kerygma220 che custodisce da 2000 anni. La tradizione cristiana, in ogni tempo, ha bisogno, però, di essere attualizzata in forme che risultino comprensibili a tutti gli uomini. Se la Chiesa, infatti, esprime la tradizione cristiana in una forma estranea alla sensibilità dell’uomo moderno, essa lo priva della possibilità di scoprire l’annuncio cristiano come interpretazione autentica del mistero della vita e della morte, della gioia e della sofferenza, della pace, dell’amicizia e dell’amore221. Se manca la dimensione evangelizzatrice dell’evento Gesù Cristo, lo stesso evento diventa dottrina e dalla dottrina si trasforma nei precetti morali222, ma l’evangelizzazione è liberatrice e mai moralizzatrice. La mancanza del fervore dello spirito si manifesta nella stanchezza, nella delusione, nel disinteresse e soprattutto nella mancanza di gioia e di speranza223. Siamo nell’epoca della globalizzazione a livello economico, politico e comunicazionale. Ci siamo resi conto da tempo che i media sono portatori di una nuova cultura che nasce dal fatto stesso che esistono nuovi modi di linguaggio, nuove tecniche, nuovi atteggiamenti psicologici. I media offrono formidabili risorse se assumiamo uno sguardo e un’ottica positivi, impegnati a capire di più i “digitali nati”. In questa cultura della comunicazione la storia della salvezza va sempre e comunque letta e vissuta nella logica dell’amore di Dio per l’uomo e va soprattutto “narrata” con i codici dei

219 E. BIANCHI, Come evangelizzare oggi, Edizioni Qiqajon 1997, 20-21. 220 Il nucleo della predicazione del Vangelo «che scaturisce direttamente

dall’insegnamento di Gesù circa il regno di Dio e tutto ciò che gli è connesso». C.H. DODD, La predicazione apostolica e il suo sviluppo, Paideia Editrice, Brescia 1973, 19782, 84-85.

221 Cf G. GRASSO-C GENTILI (a cura), Nuovi sentieri di catechesi per adulti, Edizioni Borla, Roma 1988, 63.

222 Cf R. LOMBARDI, « Il progetto catechistico italiano. Verifica per una prospettiva» in S. CALABRESE ( a cura), Catechesi e formazione. Verso quale formazione a servizio della fede?, ELLEDICI Leumann (TO) 2004, 170.

223Cf J.PLIYA, «La “nuova evangelizzazione” non è “un’altra evangelizzazione”», in http://www.aquaviva2000.com. (26.02.2009).

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mass media come il cinema, la televisione, la radio, la stampa; e della multimedialità, dell’interattività, della Rete224. Quanto ai mondi e ai fenomeni sociali nuovi, assistiamo ad una rapida e profonda trasformazione delle situazioni umane. Basti pensare all’urbanizzazione, alle forti migrazioni di popoli di differenti religioni, ai rifugiati; tutto questo influisce sulla metodologia missionaria che è chiamata con urgenza ad adeguarsi a queste nuove situazioni. Luoghi privilegiati della missione diventano le grandi città dove stanno nascendo nuovi costumi e modelli di vita, nuove forme di cultura e di comunicazione con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici; l’impegno per la pace; la promozione della donna; il mondo del lavoro; il mondo della politica; la salvaguardia del creato; la cultura e la ricerca scientifica225 sono i vastissimi campi d’interesse di oggi. Il compito della Chiesa è annunciare il messaggio di salvezza a tutti e ovunque, ma «per essere fedeli al Vangelo in questo nuovo contesto, un semplice processo di adattamento o la ricerca di modalità aggiornate di comunicazione non bastano. Occorre individuare forme credibili per una comunicazione della fede nel contesto socioculturale nel quale il Vangelo deve incarnarsi, senza però disperdersi e annullarsi»226 ma trasformando le dimensioni personali, famigliari e sociali dell’uomo contemporaneo. Evangelizzare nella post-modernità significa per la Chiesa ridefinire la propria identità227 nell’impegnativo confronto con un clima culturale diverso da quello a cui, con tanta fatica, si era abituata. Ma significa anche

224 Cf G. SERRA, L’anno Paolino, in G. Bentoglio (a cura di), Sulle orme di Paolo.

Dall’annuncio tra le culture alla comunione tra ipopoli, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2009, 241-252.

225 Cf S. DIANICH, La missione oggi, in CENTRO DI ORIENAMENTO PASTORALE (COP), L’urgenza della missione. Dalla missione popolare di Milano alle forme di missione quotidiana nei nuovi areopaghi. 57ªSettimana nazionale di aggiornamento pastorale. EDB Bologna, 2007, 50-53; nel presente volume si può vedere gli articoli di: C. TORCIVIA, Nuova evangelizzazione, primo annuncio, nuovi areopaghi:urgenza della missione, 92-96; J. DA CRUZ POLICARPO, La sfida della nuova evangelizzazione, 105-107.

226 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa. Comunicazione e Missione (18 giugno 2004). Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, n. 2.

227 La Chiesa come «sacramento universale di salvezza» deve proseguire verso una Chiesa – comunione in una comunione di Chiese, attraverso nuove forme di comunità, prevalentemente piccole, misura d’uomo, e bisogno di attuare la concezione conciliare della Chiesa come «fraternità», dove l’uguaglianza e pari dignità di tutti i membri prevalga sulla distinzione degli uffici e ministeri. Cf E. ALBERICH, La catechesi oggi. Manuale di catechetica fondamentale. ELEDICI Leumann (Torino) 2002, 55.

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prendere sul serio il mistero del tempo228, che è dono di Dio, e accettare di vivere fino in fondo l’avventura che questo futuro le riserba, con gratitudine e speranza229. Questo è dunque ciò che contraddistingue il compito della nuova evangelizzazione nel continente europeo, dove le Chiese «potranno ritrovare una ventata di giovinezza e di vitalità che si esprime nella filadelfia (cioè l’amore fraterno, perché l’altro è un fratello, chiunque esso sia) dal momento che Dio, in Gesù, ha mostrato la sua folle filantrôpia (cioè l’amore verso la persona umana in quanto essere creato da Dio a sua immagine)»230. L’Ucraina è territorio di antica cristianità, ma le conseguenze del periodo comunista ancora si sentono. Tuttavia il seme del martirio è caduto in profondità nel solco della fede, per ciò spuntano nuovi germogli che vanno rafforzati con l’avvio della «nuova evangelizzazione», che deve partire dalla vita. Dalla vita della Chiesa innanzitutto, dove il principio religioso, il principio della fede che coincide in qualche maniera con quello dell’amore, abbraccia e coinvolge l’umanità, l’uomo, anche l’uomo contemporaneo, perché quest’ultimo si scopra infine riconosciuto ed amato. È questo l’ambito della predicazione, dell’evangelizzazione. Sperimentando l’amore ci si incammina su una strada che sicuramente porta alla scoperta del volto dell’amore che è Cristo, che è la vera immagine del Padre231. In questa prospettiva la nuova evangelizzazione dell’Ucraina richiede serenità e discernimento, perche la UGCC e le Chiese delle differenti confessioni religiose presenti sul territorio, in sintonia e in comunione fraterna, devono affrontano un impegno gigantesco per rendere la fede di nuovo «viva e operosa» nel vasto territorio dell’Ucraina. Tale evangelizzazione deve essere ispirata da una spiritualità ecumenica e prendere le mosse dalla situazione concreta, indicando alle nostre Chiese il dovere fondamentale dell’annuncio, della proposta, dell’andare là dove è l’uomo per salvarlo con i mezzi della grazia e dell’amore.

228 A prescindere dal fatto che sia credenti o non credenti, la vita dell’uomo sempre

si svolge dentro due coordinate: il tempo e lo spazio. Noi abitiamo in un tempo e siamo in uno spazio[…]. Dio ha scelto la storia come mediazione privilegiata della salvezza […]. In questo spazio e per questo tempo il compito che alla Chiesa viene affidato dal suo Signore, è quello di educare l’uomo ad accogliere un amore incondizionato. Cf G. ALCAMO, «Iniziazione cristiana: perché diventare cristiano oggi?», in Catechesi 1(2009-2010), 32-33.

229 Cf G. SAVAGNONE, Evangelizzare nella post-modernità, 8. 230 F. CASTRONOVO, Risonanze ecclesiali del bimillenario della nascita di san Paolo,

in G. BENTOGLIO (a cura di), Sulle orme di Paolo. Dall’annuncio tra le culture alla comunione tra i popoli, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2009, 223-239.

231 Cf M. I. RUPNIK, «Linee principali della predicazione nei paesi dell’Est Europa», in Annuncio del Vangelo nell’Europa centro-orientale, 122.

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«L’eco del vangelo, parola che non delude, continua a risuonare con forza, indebolita solo dalla nostra separazione[…] Ascoltiamo insieme l’invocazione degli uomini che vogliono udire intera la parola di Dio. Le parole dell’Occidente hanno bisogno delle parole dell’Oriente perché la parola di Dio manifesti sempre meglio le sue insondabili ricchezze[…] L’uomo del terzo millennio possa godere di questa scoperta, finalmente raggiunto da una parola concorde e per questo pienamente credibile, proclamata da fratelli che si amano e si ringraziano per le ricchezze che reciprocamente si donano»232.

Dal momento che la Chiesa, come comunione di persone e di comunità in Cristo, comporta quel reciproco «scambio di doni» di cui parla anche la Costituzione Lumen Gentium, nel nuovo contesto europeo emergono le seguenti domande: quali sono «i doni propri» che la UGCC della «cortina di ferro» porta alle Chiese dell’occidente europeo, e viceversa? Quale valore ha la sua esperienza per la Chiesa sul piano universale? Come si deve continuare questo reciproco scambio di doni per la missione della Chiesa in Europa, per la nuova evangelizzazione del continente europeo nel XXI secolo?

4.3.Il servizio della UGCC nella società ucraina. La UGCC è uscita dalle catacombe e continua essere voce di libertà e di verità in una società malata, società in transizione, dove la maggioranza della nazione vive in stato di emarginazione e smarrimento. Perché ci sono abitudini dell’epoca comunista233 che la gente non può perdere nel giro di pochi anni cioè, «una vita molto privatizzata che si preoccupava della propria felicità e diffidava profondamente di tutto, anche degli amici»234 Contemporaneamente si è istituito un nuovo sistema politico ed economico, ma la società ucraina ha ereditato i vizi del passato, come quello di rubare o di attendere passivamente le mosse dei politici. Manca ancora una società civile matura, dove i cittadini non si aspettino tutto dai politici ma si rendano conto di essere essi coloro che contribuiscono a creare l’ambiente.

232GIOVANNI PAOLO II, Orientale lumen, n.28. 233 Il carattere costrittivo che viene calato «dall’alto» secondo schematizzazioni

ideologiche imposte dallo stato-partito e con la forza per cui determina costi sociali molto più grandi di quelli che ogni trasformazione di per se stessa richiede […] Questo carattere costrittivo impedisce i processi di rigenerazione della società: la socializzazione spontanea, il formarsi si sub-culture e di reticoli propri della società civili. Per alcuni sociologi qui abbiamo a che fare con «modernizzazione negativa» che si connota «per una elevata mancanza di rapporti comunicativi ed impedisce nell’ambiente immediato il cristallizzarsi di parametri di valutazione unitari, oltre che i formarsi del consenso sociale». M. TOMKA, «L’emarginazione dei cristiani nei paesi dell’Europa dell’Est», in Concilium 3 (2000), 90-106.

234 P. ZULEHNER, «Incontro tra Est e Ovest nel rinnovamento della pastorale», in Concilium 3(2000), 165-174.

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Lo stesso ragionamento vale anche per la Chiesa, dove ogni battezzato è corresponsabile del volto della comunità, non solo i vescovi e i sacerdoti. Nella società ucraina manca una cultura politica e spesso hanno posto vecchie consuetudini, quando quelli che sono della controparte e hanno opinioni diverse diventano automaticamente i nemici, senza discussione né chiarimento delle posizioni. Ci sono le deficienze del sistema giudiziario ed economico, perché non sono state avviate adeguate riforme legislative per garantire l’uguaglianza di tutti davanti alla legge, cosicché sono diffuse corruzione, lobbismo e ruberie. La Chiesa sta riacquistando la sua posizione e il suo compito nella società ucraina, annunciando il perenne mistero della salvezza realizzato in Gesù Cristo. Con voce profetica contro le ingiustizie sociali e le carenze democratiche, la Chiesa diventa la coscienza sociale della società, mentre con la luce del Vangelo orienta il cammino del popolo ucraino e lo guida verso la realizzazione di una sola famiglia, nella giustizia e nella pace, sotto la paternità dell’unico Dio buono e misericordioso235, pur mantenendo la propria identità culturale, la propria tradizione sociale e la religiosità. Tra le prime necessità organizzative i Vescovi della UGCC hanno deciso di radunare tutta la Chiesa (compresa la diaspora) in Concilio per studiare la situazione attuale della UGCC ed elaborare il piano strategico nel campo pastorale per il futuro. Il primo Concilio della UGCC si è svolto dal 3 ottobre 1996 fino al 4 luglio 2002, in tre sessioni, e si è ispirato al Concilio Vaticano II e al Magistero della Chiesa Universale236. La convocazione del Concilio ha confermato che la UGCC è Chiesa sui iuris in senso pieno237,

235 Attualmente sono restituiti alla comunità dei credenti, cioè alla Chiesa, i diritti di

cui nel sistema del totalitarismo marxista, essa era stata in modo programmatico privata. La religione, quale elemento di alienazione, doveva sparire per consentire la liberazione dell’uomo. Si può dire che l’esperienza del periodo passato ha dimostrato esattamente l’opposto: la religione e la Chiesa si sono rivelati tra i fattori più efficaci nella liberazione dell’uomo da un sistema di asservimento totale. L. HUSAR, «Il contributo del cristianesimo orientale», in Il Regno Documenti, supplemento al n. 3 (2002).

236 CHIESA UCRAINA GRECO-CATTOLICA, Bollettino Informativo. Concilio della UGCC «Nuova evangelizzazione», Ucraina, Lviv, 1996.

237 Il primo motivo del nostro compito di evangelizzazione, a quest’epoca della nostra storia, è di costruire vera Chiesa locale. La Chiesa locale è, infatti, la concretizzazione del Corpo di Cristo in un dato popolo, in un luogo e tempo determinati. La Chiesa locale è una Chiesa incarnata in un popolo, una Chiesa indigena e inculturata. In concreto, è una Chiesa in dialogo permanente, umile e amabile con le tradizione vive, le culture, le religioni, in breve con tutte le realtà vitali del popolo, in cui deve affondare profondamente le sue radici e di cui fa volentieri sue la storia e la vita. Essa cerca di condividere ciò che appartiene realmente al popolo, significati, valori, aspirazioni, lingua, canti, arte. Cf M. J. SARAIVA, Missione e cultura, A vent’anni dal decreto Ad Gentes sull’attività missionaria della Chiesa, PUU, Roma 1986, 11-15.

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con i suoi fedeli che abitano non solo in tutta l’Ucraina, ma anche in Russia, Europa Occidentale, USA, Canada, Brasile, Argentina, Australia. La prima sessione del Concilio si è svolta a Lviv (4-10 ottobre 1996) sotto il titolo «La nuova evangelizzazione». La seconda sessione (23-30 agosto 1988) è stata dedicata al ruolo e vocazione dei laici nella Chiesa e nella società. Infine la terza e conclusiva sessione si è svolta a Kiev (30 giugno-4 luglio 2002) con il titolo «Gesù Cristo è la fonte della rinascita del popolo ucraino»238. La prima sessione del Concilio della UGCC è stata dedicata alla nuova evangelizzazione, la quale riassume il perenne compito dell’annuncio dell’Evangelo da parte della Chiesa, in un mondo in circostanze sempre nuove. La novità non vuol dire che i contenuti dell’evangelizzazione siano cambiati, né che le evangelizzazioni precedenti siano state inoperanti. È «nuova» perché l’uomo al quale si dirige è nuovo nella sua comprensione e nella sua assiologia; è «nuova» in quanto i metodi di avvicinamento a quest’uomo richiedono, da parte della Chiesa, una nuova strategia evangelizzatrice - come riassumeva questa novità il papa Giovanni Paolo II - su tre livelli: «nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione». In altre parole, è «nuova» per la disponibilità missionaria degli evangelizzatori, per una migliore capacità di utilizzare i nuovi mezzi di apostolato e per l’adattamento della dottrina e della pratica cristiana senza diminuire i suoi principi e le esigenze evangeliche. È il dovere e l’impegno primario della UGCC di portare il «lieto annunzio» di Gesù Cristo al popolo ucraino che si sta riprendendo dopo ottanta anni di vuoto spirituale sotto l’ideologia atea239. La seconda sessione del Concilio della UGCC ha rilevato il ruolo dei laici nella vita della Chiesa. «Senza una partecipazione attiva e responsabile dei fedeli laici alla vita ed alla missione della Chiesa, la chiesa locale non può essere considerata una Chiesa matura e fruttuosa»240. Sotto il titolo «L’apostolato dei laici nella famiglia, nella parrocchia e nella società», il Sinodo dei vescovi della UGCC, ha fatto riferimento alla parrocchia, come luogo primario e quotidiano di vita cristiana, dove il cristiano scopre di non essere solo ma di essere strutturalmente «per gli altri». In questa prospettiva, la parrocchia diventa sempre più «scuola di fede», casa dove tutti possono

238 Cf M. DYMYD, «Le decisioni del Concilio in atto», in http://www. old

ugcc.org.ua, (19.04. 2007). 239 Cf M. LUBACHIVSKYJ, «L’omelia al apertura del Concilio» in http://www. old

ugcc.org.ua,(19.04.2007). 240 Cf J. TOMKO, La missione verso il Terzo Millennio. Attualità, fondamenti,

prospettive, Urbaniana University Press, Città del Vaticano Roma, EDB Bologna, 1998, 376.

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incontrarsi per un cammino che dia senso alla vita. La fede deve purificare, vivificare e consolidare la cultura, che costituisce il movimento decisivo per ogni trasformazione sociale. Solo la forza del Vangelo può eliminare alla radice gli egoismi, le ingiustizie, le oppressioni e le degenerazioni che portano alla disumanizzazione e alla morte241. Il titolo «Gesù Cristo è la fonte della rinascita del popolo ucraino» è molto attuale e significativo per la sessione conclusiva del Concilio. La società ucraina sta vivendo in una crisi sistematica dopo il lungo governo del regime ateo comunista. L’ideologia del regime ha colpito così profondamente la vita spirituale e sradicato i cardini morali del popolo ucraino che anche la caduta del regime e la ricostruzione di uno stato indipendente non hanno fermato tale forza demoralizzante e distruttiva. La situazione della società ucraina si è aggravata, perché negli ultimi decenni si è intrecciato il deformante patrimonio del regime comunista con il processo di globalizzazione e secolarismo dell’occidente. Come risultato l’Ucraina ancora una volta nella sua storia si trova in una situazione di sopravvivenza sociale, economica, politica e spirituale. La profonda crisi economica, la decadenza morale e spirituale hanno provocato corruzione a tutti i livelli, con abusi, alcoolismo, ruberie, aborti, ecc242. La gerarchia della UGCC è stata la prima, tra le altre Chiese cristiane presenti nel paese, ad accorgersi del pericolo per la vita spirituale e fisica del popolo ucraino che porta con sé la sistematica crisi distruttiva. I vescovi dopo lo studio accurato della questione hanno concluso che la causa principale della situazione attuale è la negazione, nel passato regime, della religione e la proibizione dell’insegnamento della Chiesa in campo morale e spirituale. È urgente lo sviluppo di un serio insegnamento religioso, sia sul mistero di Dio che sui problemi della vita quotidiana. Solo il ritorno alla

241 Cf M. BENDYK, «Le sfide per la catechesi in Ucraina», in http://www. old

ugcc.org.ua, (18.03.2007). 242 La crisi costringe ad un giudizio, una riflessione, una valutazione. Porta cioè a

mettere a scoperto i valori sui quali scommettere per “superare”la crisi. Le crisi dell’individuo e della società creano uno stato di emergenza nel quale vengono attivate forze nuove, o riprese vecchie soluzioni. È in atto un travaglio intellettuale di fronte al declino di forme espressive di una certa età ( se si tratta della crisi di crescita dell’individuo) o di un certo periodo ( se si tratta della comunità), ritenute non più valide nella nuova situazione che la vita o la storia ha creato. Perciò la crisi porta uno squilibrio e un rischio, mentre suscita la ricerca di nuove risorse vitali per stabilire un nuovo equilibrio che permetta quella stabilità senza la quale è impossibile vivere. Il rischio è, per chi non volesse andare avanti, quello di rimanere immobili. L’immobilità rispetto alla vita si chiama morte. M. TENACE, «La tradizione, memoria e “laboratorio di risurrezione”», in T. ŠPIDLIK – M. I. RUPNIK, Teologia pastorale. A partire dalla bellezza. Lipa Srl, Roma 2005, 353-354.

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fonte principale, Gesù Cristo, potrà sanare le ferite e riparare le mancanze della società attuale243. Solo nell’autentico incontro con il Signore, rafforzando la propria fede e formando la coscienza individuale e collettiva, il popolo ucraino riuscirà a combattere e vincere i mali della crisi attuale e a sperare in un futuro migliore244. «La questione dell’evangelizzazione è anche una dimensione della redenzione. Siccome il comunismo ci ha depoliticizzato e c’è ora nella Chiesa il rischio di una generale politicizzazione, converrebbe che la nostra predicazione insistesse sulla dottrina sociale della Chiesa. Ma non solo a parole, occorre innestare un processo di pensiero che in modo capillare coinvolga la gente, non in una maniera dialettico–politica ma con una forte coscienza dei criteri dell’agire cristiano nella società e nella politica»245.

In quanto la Chiesa è l’autentico luogo dell’incontro con il Cristo, il suo ruolo per questo incontro è molto importante. I delegati del Concilio hanno preparato le indicazioni che a loro parere possono aiutare a risollevare la posizione della UGCC nella società attuale, per svolgere la sua missione evangelizzatrice e sostenere il popolo ucraino nella ricostruzione della società. Tali indicazioni sono raccolte in un progetto strategico. Riconoscimento al più presto possibile la UGCC come Chiesa cattolica di rito orientale, sui iuris con una legittima struttura di ordinamento patriarcale, scegliendo per essa il nome più adatto e precisando il suo ruolo nel dialogo ecumenico. Urgente ufficializzazione dello stretto legame di collaborazione e scambio culturale tra le parrocchie ed eparchie della Chiesa-Madre in Ucraina e le Chiese nella diaspora, attivando l’interscambio di studenti e docenti universitari. Così pure intensificazione della missione nell’Ucraina orientale, sostenendo il movimento «Una chiesa per l’Est» e l’edizione dell’unica rivista eparchiale per tutta la UGCC; favorendo infine le visite pastorali regolari e frequenti del Capo della UGCC alle comunità ucraine della diaspora. Rinnovata attenzione ai problemi della diaspora, tra i quali: i matrimoni misti; il mantenimento della lingua ucraina nel culto e l’insegnamento della stessa ai fanciulli e giovani; il problema del calendario Liturgico (Giuliano e Gregoriano); l’assistenza spirituale ai cattolici ucraini

243 Cf I. PASLAVSKYJ, «La biffa storica nella vita della Chiesa», in

http://www.ugcc.org.ua, (14.04. 2007). 244Cf L. HUSAR, «Omelia all’apertura del Concilio Patriarcale della CUGC (4

ottobre 1996)», in http://www.old ugcc.org.ua, (27.03.2007). 245 M. I. RUPNIK, «Linee principali della predicazione nei paesi dell’Est Europa»,

148.

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nei paesi post-comunisti (Kazakistan, Russia, Georgia, Repubbliche Baltiche, Romania, ex-Jugoslavia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia). Cura di quanti fanno parte della nuova ondata di emigrazione; in particolare si devono formare le parrocchie nei diversi paesi d’arrivo (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Germania ecc.), organizzare la pastorale per gli ucraini e diffondere l’informazione sugli orari delle attività pastorali in lingua ucraina nei luoghi d’affluenza degli ucraini. Primaria attenzione alle necessità del clero, in particolare offrendo ogni possibilità per accedere ad una formazione sia superiore che supplementare, specialmente ai seminaristi che partono per la missione. Formazione degli operatori pastorali per vari gruppi di destinatari (carceri, strutture militari, ospedali, orfanotrofi, ecc.). Impegno massimo per i problemi della famiglia. E’ necessario organizzare corsi di preparazione al matrimonio e di pianificazione naturale della famiglia; con particolari sforzi nella pastorale per i figli delle famiglie dei tossicodipendenti, degli alcolizzati, dei separati; potenziare i «Centri per la vita» informando chiaramente sulle conseguenze dell’aborto e del divorzio, quali scelte non compatibili con la morale cristiana, come pure per lo stato psicofisico della donna. Elaborazione di una dottrina sociale in sintonia con la Chiesa universale, adattandola alla situazione dell’Ucraina. In particolare collaborando con le strutture sociali dello Stato, la UGCC deve impegnarsi per aiutare a risolvere i problemi sociali, istituendo centri Caritas, Centri di ascolto e di accoglienza per le persone senza fissa dimora, promuovendo la formazione di appositi cappellani e di volontari246 per la loro assistenza. Il documento più importante approvato dall’ultima sessione del Concilio e promulgato dall’assemblea dei Vescovi è l’«Ordinamento Sociale del Credente». I Padri conciliari si sono preoccupati di esporre il vero fondamento della morale cristiana, individuato nel fatto che tutti i battezzati sono chiamati alla pienezza della perfezione e della santità cristiana. La morale deve saperci orientare a Cristo e alla vocazione in Lui. Educare moralmente una coscienza vuol dire orientarla a Cristo e alla vocazione in Lui: la cosa più importante per il cristiano è l’essere disponibile a quell’abbandonarsi all’amore sull’esempio di Cristo, che solo la grazia di Cristo rende possibile e necessario. Il documento consiste in dieci comandamenti che i fedeli della UGCC devono seguire, se davvero vogliono il cambiamento e la trasformazione della loro Patria in uno stato democratico e cristiano.

246 CONCILIO PATRIARCALE DELLA UGCC, «I Decreti del Concilio», in

http://www.old ugcc.org.ua (19.07.2002).

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Il documento si presenta così: Sono stato battezzato nel nome della Santa Trinità, avendo come esempio da seguire i santi Confessori e Martiri, sotto la celeste protezione della Beata Vergine Maria; come fedele della UGCC osservo i seguenti principi: 1. Vivo nella fede in Gesù Cristo, secondo l’insegnamento della Chiesa. Aiuto la società tramite la mia vita personale secondo la Grazia del Signore. Rispetto l’immagine divina in ogni persona. Evito le superstizioni e le pratiche magiche. 2. Rispetto il mio corpo come Tempio dello Spirito Santo, non abusando di alcool e tabacco, evitando le sostanze stupefacenti e i vizi sessuali. A tutto ciò contrappongo la saggezza e la forza del Vangelo e la morale cristiana. Cerco di influire sui mass media, perché siano portatori della cultura cristiana. 3. Mi affido a Gesù Cristo, testimoniando la mia fede nel campo del lavoro e nella vita privata e pubblica. Partecipo alla Santa Messa e frequento il Sacramento della Penitenza. Compio i miei doveri coscientemente. Faccio tutto il possibile per favorire fratellanza e amicizia, vincendo l’odio e la discordia tra le persone. Coopero all’unione sociale, partecipando alla vita sociale e politica. 4. Ringrazio il Signore per il dono della vita. Proteggo la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Aiuto i malati, gli indifesi, i privi di diritti. 5. Preservo la castità matrimoniale e prematrimoniale. Custodisco l’amore sponsale, rinforzo la mia famiglia tramite la preghiera, con la cura e il rispetto reciproco. Educo i figli testimoniando una vita di buon cristiano-a e la resistenza alle tentazioni. 6. Pratico onestà disinteressata. Non cerco i beni altrui: sociali o privati, materiali, spirituali, intellettuali. Faccio tutto il possibile per non corrompere e non farmi corrompere. 7. Cerco la verità e la giustizia. Rispetto il diritto degli altri nella loro ricerca del bene e della verità. Mi oppongo a tutte le forme di violenza. 8. Rispetto i beni naturali del pianeta Terra come dono di Dio da usare ragionevolmente. 9. Vivo nella speranza cheproviene da Dio. Con coraggio e pazienza sopporto tutte le prove della vita. 10. Cerco con le mie buone opere di collaborare all’avvento del Regno di Dio247.

247 SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC, Sociale ordinamento del credente, in Postup,

n.105, 20 luglio 2002.

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Come possiamo notare, le prescrizioni del decalogo della UGCC sono riferite alla vita reale dei fedeli e sottolineano le mancanze etiche e morali da recuperare nella società ucraina. I vescovi affidano questo documento a tutti i membri della UGCC, per uno studio accurato e una profonda riflessione che portino poi alla pratica nella vita quotidiana del singolo fedele. Per la promozione e l’efficacia dell’evangelizzazione in Ucraina, la Gerarchia della UGCC nel 2006 ha fondato la Commissione per l’Evangelizzazione. Essa è un organo esecutivo e svolge il coordinamento della Missione a livello Eparchiale. La Commissione prepara la programmazione e la strategia dell’evangelizzazione; organizza le piccole comunità nelle parrocchie, le scuole dell’evangelizzazione e dei leader cristiani; collabora con le strutture statali dell’educazione e istruzione; elabora i manuali di evangelizzazione e promuove l’interscambio delle esperienze sul campo con le organizzazioni Missionarie Mondiali. Infine prepara le proposte e i programmi di evangelizzazione per il Sinodo dei Vescovi. La gerarchia della UGCC è cosciente dell’importanza della nuova evangelizzazione, perché questa si identifica con la realtà stessa della Chiesa: è il suo essere, la sua vocazione, la sua missione, la sua ansia in ogni epoca della storia e in mezzo ad ogni popolo della terra. La Chiesa, in obbedienza al mandato ricevuto (Mc.16, 15; Mt. 28, 18-20), è essenzialmente una comunità convocata attorno al suo Signore, il primo grande evangelizzatore, per essere una comunità evangelizzata ed evangelizzante nel suo nome: «communauté–témoine devant le monde, est un symbole vivant pour le monde, apporte la Bonne Nouvelle au monde»248. La nuova evangelizzazione, sotto questo aspetto, non è qualcosa di inedito; è un rinnovato sforzo per portare il vangelo agli uomini del nostro tempo, vivendo in pienezza il mandato ricevuto dal Redentore e lasciandosi guidare da Lui. La nuova evangelizzazione coincide con l’unica evangelizzazione voluta dal Cristo come annuncio del suo Regno presente e partecipazione alla grazia della salvezza pasquale249. Per avviare la nuova evangelizzazione in Ucraina è stato convocato il Sinodo generale dei Vescovi dedicato alla problematica della nuova evangelizzazione, celebrato dal 26.09.2007 al 5.10.2007 a Filadelfia (USA) per sottolineare l’unità della UGCC in Ucraina con quella nella diaspora. La tappa preparatoria ha incluso l’organizzazione delle tavole rotonde e delle

248 B. HUME, Document 28. Allocution Finale, 270. 249 Cf C. ROCCHETTA, «Fare» i cristiani oggi. Il rito dell’iniziazione cristiana degli

adulti forma tipica per il rinnovamento delle nostre comunita, EDB Bologna 1997, 36.

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conferenze di Commissioni riunite (per la catechesi, la vita consacrata, l’evangelizzazione, la pace e la giustizia, la pastorale giovanile, i laici ecc.) per analizzare la situazione odierna della questione pastorale e missionaria in Ucraina ed elaborare un progetto per la nuova evangelizzazione da proporre al Sinodo dei Vescovi. Il Sinodo ha fatto la revisione della pastorale della UGCC svolta in precedenza e ha posto tre domande circa la pastorale futura in prospettiva missionaria ed evangelizzatrice. Chi che deve evangelizzare? A chi si rivolge l’evangelizzazione? Quale è il contenuto dell’evangelizzazione? I presuli hanno voluto focalizzare la loro attenzione sui principali problemi pastorali comuni a varie comunità greco-cattoliche nel mondo per concordare un’azione pastorale più mirata: evangelizzazione, vocazioni, formazione del clero e del laicato, pastorale giovanile e pastorale degli adulti250. In continuità e nella prospettiva della «nuova evangelizzazione», è stato convocato il Sinodo dei Vescovi della UGCC nei giorni 2-9 settembre del 2008 a Lviv - Briuhovychi sotto il tema: «Evangelizzazione, come proclamazione e trasmissione del Vangelo “poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1.16)». Durante le conferenze sinodali è stata evidenziato che «la missione della Chiesa all’inizio di questo nuovo millennio è nutrirsi della Parola, per essere serva della Parola nell’impegno dell’evangelizzazione»251; trovare le strade e i mezzi per promuovere nei credenti la fiducia nella potenza trasformante della Parola di Dio; annunciare la Parola di Dio come sorgente di conversione, di giustizia, di speranza, di fraternità, di pace. Uno dei primi requisiti per un efficace annunzio evangelico è la fiducia nella potenza trasformante della Parola nel cuore di chi l’ascolta. «Portare la Parola di Dio è una missione forte che implica un profondo e convinto sentire cum Ecclesia252 in un paese che si sta riprendendo dalla terribile eredità atea, dove ancora è presente l’ambiguità, lo smarrimento, la mancanza di slancio. Alla fine dell’intenso lavoro dei presuli, è stato elaborato un progetto pastorale per lo sviluppo e l’attuazione dell’evangelizzazione nell’anno

250 «Comunicato ufficiale della riunione del Sinodo dei Vescovi della UGCC svolto

a Filadelfia (USA) dal 26.09 al 5.10.07», in http://www.ugcc.org.ua/ukr/press-releases/article;5869, (14.10.2007).

251 Ha sottolineato il capo della UGCC, Lubomyr Husar, riprendendo le parole di Giovanni Paolo II, dalla Lettera Apostolica Novo millenio ineunte, (6 gennaio 2001), n. 40; AAS 93 (2001) 294.

252 SINODO DEI VESCOVI, XII Assemblea Generale ordinaria, La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, n. 44.

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seguente e in prospettiva dei prossimi 5-10 anni253. E’ un programma per rendere appropriato l’annuncio, il celebrare, il guidare secondo il vangelo, approdando così a un annuncio finalizzato alla vita cristiana e all’edificazione di comunità che vivano secondo vangelo, operando nella carità e nella gioia, testimoniando la presenza del Regno di Dio nel mondo. Nel seguente paragrafo cercheremo di presentare gli elementi che garantiscono di non correre invano nella fatica pastorale dell'annuncio a questa generazione ucraina contemporanea.

253 2. Promuovere l’attività pastorale e missionaria della UGCC nei seguenti campi: a. Elaborare la strategia pastorale-missionaria sui territorio dove sono assenti le

strutture della UGCC. b. A fini di un corretto coordinamento della pastorale missionaria dei fedeli della

UGCC, organizzare nei territorio su detti l’ufficio pastorale-missionario, sotto la responsabilità del vescovo incaricato.

19. Continuare a sviluppare il tema dell’Evangelizzazione, come punto principale di discussione nel Sinodo Patriarcale 2009.

20. In preparazione al Sinodo del 2009 realizzare seguenti iniziative: a. Incaricare la Commissione patriarcale per l’evangelizzazione

dell’elaborazione di appunti sull’evangelizzazione secondo l’insegnamento della Chiesa e in considerazione del elaborato (bozze) del Sinodo 2008, inviandoli in ogni eparchia ed exzarchia per lo studio previo.

b. Consigliare ai vescovi ed exzarchi di promuovere (creare) la commissione per l’evangelizzazione sul proprio territorio.

c. Prima della Quaresima svolgere il sinodo eparchiale dedicato all’evangelizzazione.

d. Elaborare la strategia a breve periodo dell’evangelizzazione nelle eparchie per ogni parrocchia e inviare il rendiconto alla Commissione Patriarcale dell’evangelizzazione entro giugno 2009.

e. Preparare le proposte per il programma dell’evangelizzazione a lunga durata (5-10 anni) e inviarle alla Commissione Patriarcale dell’evangelizzazione fino giugno 2009.

f. Affidare alla Commissione Patriarcale dell’evangelizzazione sulla base del materiale raccolto, l’elaborazione della strategia permanente dell’evangelizzazione per la UGCC e proporla come bozza per il Sinodo dei vescovi 2009.

21. Ai fini della formazione dei sacerdoti-missionari realizzare: a. Promuovere nei seminari appartenenti alla UGCC un programma

dell’educazione e formazione missionaria. b. Sensibilizzare i seminaristi circa la responsabilità evangelizzatrice e le qualità

che implica. Affidare alla Commissione dell’educazione sacerdotale, nello stesso seminario,

elaborazione del programma missionaria per quelli che si preparano a svolgere la pastorale in territorio missionario.«Comunicato ufficiale della riunione del Sinodo patriarcale dei Vescovi della UGCC svolto a Lviv-Briuhovychi (Ucraina) dal 2.09 al 9.09.08», in http://www.ugcc.org.ua/252.0.html?&L=0 (17.11.2009).

c. http://www.ugcc.org.ua/ukr/press-releases/article;5869, (7.02.09)

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4.3.1. L’annuncio, come compito prioritario per la UGCC. È la situazione concreta del contesto ucraino che richiede un nuovo tipo di evangelizzazione. Mentre la UGCC era in clandestinità l’occidente ha fatto un passo significativo nello sviluppo del Magistero riguardo alla pastorale, secondo le indicazioni del Vaticano II, per ridare alla Chiesa la possibilità di comunicare in modo significativo il Vangelo alle nuove generazioni254. Infatti, in occidente sono stati creati molteplici modelli di evangelizzazione e di catechesi, nelle diverse aree geografiche255, ma nessun modello creato in occidente è in grado di rispondere alle necessità delle nuove generazioni degli ucraini. Tre generazioni di indottrinamento ateo hanno creato un abisso sia con il passato che con l’esterno. Di fronte a tale situazione, la UGCC affronta le sfide pastorali svolgendo la missione di evangelizzazione. Poiché è il compito prioritario della Chiesa, che è stata mandata dal Risorto nel mondo ad evangelizzare, cioè ad annunciare, celebrare e testimoniare l’amore di Dio, che per mezzo di Gesù Cristo e per opera dello Spirito Santo vuole salvare tutti gli uomini, in modo particolare l’uomo «gravemente ferito» dal regime ateo comunista. L’annuncio cristiano intercetta le aspettative più profonde dell’uomo e al contempo le interpreta, dà loro un volto e un nome che le trascende, perché «l’uomo è amato da Dio! È questo il semplicissimo e sconvolgente annuncio del quale la Chiesa è debitrice all’uomo»256. Gli ascoltatori dell’annuncio non possono restare indifferenti: ogni uomo, ogni donna, è interpellato da Gesù, in modo da essere costretto a prendere coscienza del proprio io,

254 Il rinnovamento della missione evangelizzatrice nel continente Europeo dopo il

Vaticano II si è concretizzata in duplice prospettiva: un ritorno alle sorgenti, in particolare al vangelo; e un dialogo sincero con il mondo attuale. Questo comporta ripristino del catecumenato come strumento operativo per la catechesi degli adulti.

255 Nel secolo XX, in modo particolare la seconda meta di esso, dopo il Concilio Vaticano II, si sono diffuse nella Chiesa diverse forme o realtà pastorali, destinate all’evangelizzazione dell’uomo contemporaneo. La svolta pastorale nella Chiesa postconciliare con la promozione e la restaurazione del catecumenato, sia sviluppata in tutta Europa, soprattutto in Francia, Belgio e Svizzera, è andata diffondersi una pastorale catecumenale, destinata a tutti coloro che vogliono prepararsi per ricevere il battesimo, la cresima e l’eucaristia. Tuttavia in Italia, Spagna e Portogallo, sì è cominciato a prendere coscienza del fatto che molti battezzati non sono sufficientemente evangelizzati. Molte persone hanno bisogno di un metodo che, ispirandosi al catecumenato, faciliti la necessaria iniziazione cristiana. Così sono sorte varie pastorali analoghe, più o meno somiglianti alla pastorale catecumenale: corsi di cristianità, comunità catecumenali, rinnovamento carismatico, comunità ecclesiali di base e catechesi degli adulti di ispirazione catecumenale. Cf J. LOPÉZ, «Pastorale catecumenale e altre pastorali analoghe», in GRUPPO EUROPEO DEI CATECUMENATI, Agli inizi della fede. Pastorale catecumenale oggi, in Europa. Edizioni Paoline Milano 1990, 135-136.

256 ChL, n. 34.

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uscendo dal comodo riparo dell’anonimato. Si viene invitati a convertirsi e a credere: «si tratta di una radicale conversione, […] si tratta di passare a una religione più profonda, a una fede maggiore, a più amore, a un rapporto uomo-Dio più stretto, a essere più Chiesa, cioè più comunità immagine della Trinità. «L’atto di conversione e di fede è l’atto con cui la persona umana prende su di sé la forma di esistenza filiale rivelata in Gesù: è l’atto con cui il credente rivive l’esperienza di Gesù, si espropria di sé e passa in eredità al Cristo. Con la fede Dio assegna al battezzato la “sua” forma, cioè la sua vita trinitaria: di conseguenza lo riplasma a immagine della esistenza messianica di Gesù fino al punto di impegnarlo, come il suo Signore, al dono della vita»257.

Per questo, annunciare il Vangelo è il compito primario e fondamentale per la Chiesa, è la grazia più grande e la sua più vera e intima identità258. La UGCC affronta il compito di annunciare il Vangelo nella società ucraina contemporanea259 con la chiara consapevolezza che Cristo è la Verità260, la definitiva e piena rivelazione di Dio e dell’uomo, e che da Lui ha origine il dono sorprendente della libertà. «In Gesù non vi è soltanto un nuovo modello di comprensione della libertà umana ma vi è, piuttosto, il suo nuovo inizio: Gesù fonda una libertà diversa, una libertà solidale che si fa

257 M. I. RUPNIK, «Linee principali della predicazione nei paesi dell’Est Europa», in

Annuncio del Vangelo nell’Europa centro-orientale, 134 258 «nella realtà complessa della missione il primo annunzio ha un ruolo centrale e

insostituibile […] La fede nasce dall’annunzio, ed ogni comunità ecclesiale trae origine e vita dalla risposta personale di ciascun fedele a tale annunzio». RM, n. 44.

259 Il nostro tempo è innanzitutto caratterizzato da questo duplice fenomeno interconnesso: da una parte scarseggiano paurosamente le visioni profetiche, e quindi l’ossigeno della storia, per cui manca sostanzialmente una cultura-guida che sappia inserire sensatamente la situazione planetaria contemporanea nel processo storico secolare da cui germoglia; mentre dall’altra proliferano miriadi di linguaggi specialistici, di analisi settoriali, tanto meticolose quanto miopi nei confronti del contesto globale, che servono a solo a prolungare all’infinito uno sfinimento culturale e nervoso che viene spesso dato per indefinito, e cioè come modalità spirituale conclusiva in cui andrebbe a declinare l’intera civiltà moderna.[…] Ci stiamo movendo verso la società in cui la vita stessa dell’individuo diventa in effetti, mercato. La misura teorica di quanto un essere umano potrebbe valere se la sua esistenza, per l’intera sua durata, fosse trasformata, in un modo o nell’altro, in merce e sottomessa alla sfera commerciale. Nella nuova era la gente aquisterà la propria vita in minuscoli segmenti dotati di valore commerciale. M. GUZZI, «Annunciare il Cristo Nascente. Iniziazione cristiana e trasmissione della fede nel tempo della fine e dell’inizio» in L. MEDI (a cura di), Il Documento Base e il futuro della Catechesi in Italia, Luciano Editore, Napoli 2001, 53.

260 «La conoscenza essenziale della verità, cioè la partecipazione alla verità stessa, significa […] entrare nelle viscere dell’Unitrinità divina, e non semplicemente attingere idealmente la sua forma esteriore. Perciò la vera conoscenza è conoscenza della verità ed è possibile solo attraverso la transustanziazione dell’uomo, la sua divinizzazione, l’acquisto dell’amore quale sostanza divina», M. I. RUPNIK ,«La pasqua della cultura», in T. ŠPIDLIK - M. I. RUPNIK, Teologia pastorale. A partire dalla bellezza, 471.

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carico delle miserie umane e della riconciliazione del mondo. Dio e uomo, Gesù è infatti tanto l’identità quanto la differenza tra l’appello libero e liberante dell’amore divino e la risposta libera e solidale di una libertà umana che vi si modella»261.

Questa rinnovata coscienza della verità fa emergere, come nodale, il rapporto fra vangelo e cultura presente, la quale «è un modo specifico dell’ ”esistere” e dell’ ”essere” dell’uomo»262 nella complessità del periodo della transizione nella società postcomunista, dove «l’uomo attuale ha perduto quella convinzione con la quale nel secolo scorso cercava di sostituire la fede cristiana. Non crede più nel progresso, nell’umanesimo, nella scienza salvatrice, nella democrazia salvatrice, riconosce l’ingiustizia del sistema capitalistico e ha perso ogni fiducia nell’utopia del sistema sociale perfetto»263. Tuttavia la fede è in grado essa stessa di produrre cultura, cioè una esistenza e una storia ispirate e impregnate della Parola di Dio che si fa carne nell’esistenza dell’uomo per portarvi annuncio della salvezza. Gesù non chiama le persone solo a far parte di una nuova organizzazione religiosa; a celebrare nuovi riti; ad accettare nuove dottrine. Le chiama a sé perché riscoprano in Lui la loro vera identità; perché vivano in Lui, per Lui e in Lui; perché vadano in nome suo ad annunziare la «vita nuova» agli altri. Ne deriva, nel nostro contesto ucraino, la necessità di una chiara proposta della fede cristiana264, radicata nella profonda spiritualità orientale, e un coerente impegno a sanare la frattura oggi esistente tra vangelo e cultura, proprio sul terreno dei fondamentali valori morali, senza mai appiattire la verità cristiana: «Occorre por mano a un’opera di inculturazione della fede che raggiunga e trasformi, mediante la forza del vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinati, le linee di pensiero e

261 G. COLZANI, «Il lieto annunzio e la fede della Chiesa», 22. 262 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione all’Organizzazione delle nazioni unite per

l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), 2 giugno 1980. 263 N. BERDJAEV, «La civiltà tecnologica e l’uomo». in La Nuova Europa, 2(2007),

37. 264 La Chiesa pensava che dopo la liberazione dal comunismo ci sarebbe un grande

ritorno alla fede. Ed effettivamente c’è stato, anche se fosse non tanto quanto si spettasse, ma ora si è innescato un movimento inverso. Molti intellettuali che si erano avvicinati alla Chiesa, la stanno già lasciando. Presentare una fede troppo elaborata, tropo chiara, tropo precisa, con forti accentuazioni moralistiche, oggi stanca e la gente la rifiuta apertamente. Perché questa fede non rivela un Dio di cui l’umanità si potrebbe innamorare. M. I. RUPNIK, «Linee principali della predicazione nei paesi dell’Est Europa», in Annuncio del Vangelo nell’Europa centro-orientale, 132.

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i modelli di vita, in modo che il cristianesimo continui ad offrire, anche all’uomo della società industriale avanzata, il senso e l’orientamento dell’esistenza»265.

I vescovi della UGCC con il rinnovato l’impegno della nuova evangelizzazione desiderano confermare nella fede e nella speranza ogni uomo, invitandolo a riscoprire che la vita cristiana è tesa all’annuncio, alla condivisione della Bella Notizia di Cristo la quale ha la forza liberante e trasformante, sino a plasmare un nuovo stile di vita radicato nella fede adulta e «pensata», capace di tenere insieme i vari aspetti della vita facendo una unità di tutto in Cristo266. Tale rinnovato impegno di evangelizzazione richiede un’attenta lettura della situazione e una più profonda conoscenza del contesto umano e sociale all’interno del quale la Parola deve essere di volta in volta, e sempre di nuovo, proclamata. L’annuncio di Gesù Cristo risponde a una domanda profonda che deve essere portata in superficie, purificandola dalle incrostazioni che derivano dal limite umano. Il limite umano tende a servirsi di Dio più che a servire Dio. Perciò è necessario favorire un processo di purificazione e di educazione della domanda perché l’evangelo sia una risposta, la buona notizia, a una domanda umana267. Il passaggio più difficile dell’annuncio attuale è illuminare la sofferenza del passato del popolo ucraino, affinché si scopra il suo senso e significato. E questo, senza lo Spirito Santo che spiega il senso della Pasqua, non è possibile. «L’evento pasquale, infatti, è la rivelazione decisiva di Dio, ci fa capire il volto di Dio: un Dio che accetta la morte del Figlio in croce e, con la risurrezione, fa sì che la rivelazione del suo amore non si annienti, ma divenga sorgente di perdono per tutti gli uomini. L’annuncio pasquale, quindi, è quello decisivo per la salvezza dell’uomo, perché nell’evento pasquale Dio dischiude all’uomo la propria volontà gratuita di perdono e di accoglienza e offre una possibilità di relazione interpersonale con lui per mezzo del Cristo. Tali dati sono assolutamente gratuiti, impensati, e trascendono le aspettative stesse dell’uomo. Ma proprio perché l’evento pasquale trascende le aspettative umane, il suo annuncio non può essere del tutto indipendente dalle stesse e dalle espressioni culturali che, nelle varie epoche, le caratterizzano e le esprimono. Infatti, se il kerigma trascende le

265 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione del Santo Padre nel 2° Convegno Ecclesiale

Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini, Loreto 9-13 aprile 1985, (11 aprile 1985), n. 7.

266 R. CORTI, «Guida alla lettura» in Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del Duemila Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, Paoline Milano 2002, 14.

267 R. PAGANELLI, «Le parole della comunicazione del vangelo» in Credere oggi, 26 (3/2006) n. 153, 127

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aspettative umane, allo stesso tempo le reinterpreta e le riorienta. E con ciò stesso ne prende coscienza»268.

Innanzitutto, riguardo a tanta sofferenza subita in Ucraina, è importante che l’annuncio attuale sia impregnato di questa luce biblica che fa continuamente passare dall’esperienza alla sapienza spirituale. Perché «la vita spirituale e la vita dell’ascesi cristiana sono una sinenergia, una collaborazione divino-umana»269, affinché la persona scopra Dio nella propria vita e se stessa in Dio, in un processo di divinizzazione»270. Proporre tale strada agli ucraini è il primo passo della nuova evangelizzazione, perché fa della debolezza umana il suo punto di forza, favorisce l’incontro con Dio senza mettere in pericolo l’identità dell’uomo, la sua soggettività, la sua libertà e la sua creatività e presenta all’uomo moderno e postmoderno l’esperienza della salvezza come incontro di due libertà, quella di Dio e quella dell’uomo271. Per questo motivo, il contenuto dell’annuncio è l’amore di Dio che salva l’uomo in Gesù Cristo morto e risorto: «Dio ha manifestato il suo amore nella persona di Gesù Cristo, morto per noi, che Egli ha risuscitato e costituito Signore e Cristo». L’evento della pasqua di Cristo infatti: è un grande «si» alla vita dell’uomo, e accoglienza della nostra esistenza; fonda e rende possibile una speranza, un futuro che va oltre la realtà della morte; rende possibile una presa di posizione a favore dell’altro senza condizioni e riserve; fonda un esistenza di libertà, pur tra i condizionamenti del mondo;

268 L. SORAVITO, Rievangelizzare gli adulti. In margine alla 3° nota pastorale della

CEI «Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana degli adulti», ELLEDICI Leumann 2004, 67.

269 «Sarebbe un grave danno per la fede dell’Est se si dimenticassero gli anni del comunismo, dando una spensierata precedenza del nuovo, spesso importato, Sarebbe del resto grave danno anche un continuo richiamarsi alla sofferenza subita rendendola quasi un idolo, ma mai scoprire in essa una dimensione teologica, spirituale, capace di un dinamismo pasquale e pentecostale». M. I. RUPNIK, «Linee principali della predicazione nei paesi dell’Est Europa», in Annuncio del Vangelo nell’Europa centro-orientale, 130.

270 «[la fede] rende l’uomo divino in Dio a causa del suo amore per Dio e rende Dio umano nell’uomo a causa del suo amore per gli uomini, facendo con una bellissima conversione Dio uomo per la divinizzazione dell’uomo, e l’uomo dio per l’umanizzazione di Dio; perché, secondo la Parola di Dio, Dio stesso vuole che si compia in tutti il mistero della sua incorporazione [ensomàtosis]». MASSIMO IL CONFESSORE, IN M. I. RUPNIK, La fede come risposta al Salvatore, in T. ŠPIDLIK - M. I. RUPNIK, Teologia pastorale. A partire dalla bellezza, 330.

271 G. ALCAMO, «Iniziazione cristiana: perché diventare cristiani oggi?», 36

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ci apre la trascendenza al di là del limite umano; risponde alle nostre domande di identità, di trascendenza, di speranza272. Nell’attuale contesto ucraino, ormai secolarizzato, che rischia di far perdere all’uomo la dimensione religiosa della vita e di chiuderlo nell’immanenza, non è possibile annunciare l’evento della morte e risurrezione di Gesù Cristo, kerigma pasquale, se prima non si ravviva nell’uomo il senso della trascendenza, perché: «L’uomo può volgersi verso il Logos eterno esplorando, lodando e non dimenticando mai che la realtà verso cui tende è sempre al di là dei suoi pensieri e delle sue parole. L’uomo può accogliere Dio, ma non lo può definire. Egli, infatti, è capace di Dio solo come grazia, ma Dio resta sempre il trascendente, il misterioso ed il totalmente altro. Dio e la sua voce vengono colti in una situazione religiosa “tipica”, cioè mentre nell’uomo si attiva un atteggiamento di stupore, di umiltà, di accoglienza, di adorazione. Il messaggio di Dio e la realtà di Dio non possono essere circoscritti, definiti. Dio è, dunque, in silenzio perché è oltre il nostro linguaggio, perché è trascendente»273. Nemmeno l’occidente può approfittare dell’evangelizzazione nella società ucraina per esportare la sua cultura. Perché la cultura occidentale dominante è trainata da criteri materialistici e consumistici, chiusa in una ossessiva visione antropocentrica, che non lascia spazio alla trascendenza, all’apertura agli altri e alla gratuità: sono tutti fattori dei quali ci si deve spogliare se si vuole essere in grado di evangelizzare274. È evidente che bisogna prendere coscienza che la novità della situazione richiede una nuova mentalità, che permetta un nuovo rapporto con il mondo. Per questo motivo, l’itinerario della fede parte normalmente, anche se non esclusivamente, dalla ricerca del senso della vita, passa attraverso l’educazione del senso religioso: «chi è Dio per me?», «perché sono cristiano?»; per approdare all’accoglienza dell’annuncio dell’amore di Dio per gli uomini tramite Gesù Cristo. Affinché questo annuncio sia « fondante e generatore» della fede, bisogna che venga proposto nel contesto esistenziale delle persone, all’interno di quelle situazioni «limite» o di quei momenti «forti» della vita, come la nascita dei figli, i momenti di crisi, di gioia, di malattia ecc., in cui l’uomo si

272 L. SORAVITO, Rievangelizzare gli adulti. In margine alla 3° nota pastorale della

CEI «Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana degli adulti», 72.

273 G. ALCAMO, «Iniziazione cristiana: perché diventare cristiani oggi?», 34. 274 Dopo la caduta del muro di Berlino con la missione dell’evangelizzazione sono

entrati in Ucraina varie Congregazioni missionarie occidentali, in modo particolare nel parte dell’est, la quale è stata gravemente devastata nel senso religioso e quello delle tradizioni popolari.

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interroga sul senso della vita e che costituiscono altrettante «brecce» o aperture, favorevoli all’accoglienza del Signore della vita. In secondo luogo è necessario che questo annuncio venga proposto non come un «dato culturale» ascetico, ma come un evento salvifico, che ha a che fare con la vita dell’uomo e che è destinato a cambiare la vita di coloro che lo accolgono 275. La questione dell’evangelizzazione è anche una dimensione della redenzione. Siccome il comunismo ci ha depoliticizzato e c’è ora nella Chiesa il rischio di una generale politicizzazione, converrebbe che l’annuncio insistesse sulla dottrina sociale della Chiesa. Ma non solo a parole: occorre innestare un processo di pensiero che in modo capillare coinvolga la gente, non sul piano dialettico–politico ma con una forte coscienza dei criteri dell’agire cristiano nella società e nella politica, per la realizzazione di «un umanesimo integrale»276.

4.3.2. Gli evangelizzatori Portare il lieto l’annuncio agli uomini e alle donne nel contesto ucraino è possibile per colui che ha sperimentato nella sua vita la presenza salvante di Cristo, morto e risorto, e per questo sente il bisogno di condividere con gli altri la propria esperienza, all’interno di un rapporto interpersonale di amicizia e di condivisione. L’evangelizzatore partecipa dell’evento che annuncia; egli è come il cieco nato che grazie all’incontro con Cristo ci vede; è come la samaritana che essendo stata riconosciuta da Cristo, riconosce in lui il Messia, l’acqua viva che disseta la sete del cuore. L’evangelizzatore annuncia ciò che Cristo ha fatto in lui; parla di Cristo come un testimone, perciò l’annuncio è strettamente legato a colui che annuncia; però «è pure integrato da chi lo riceve, come il risultato di due termini inscindibili, due poli convergenti verso il medesimo obiettivo»277. O l’annuncio è fatto nella dimensione della relazionalità o non raggiunge l’altro. In tal modo, autentico evangelizzatore

275 Con l’invasione delle sette e dei nuovi movimenti religiosi sul territorio

dell’Ucraina sia notato vasta aderenza ad essi. Le sette potrebbero avere presenti molti di quegli elementi «interessanti» per l’attenzione di un uomo postcomunista, ma le sette prima o poi deludono; le persone lasciano le sette. E il danno principale consiste precisamente nel fatto che quando una persona abbandona la setta arriva al rifiuto di tutto il mondo religioso. Dunque, evangelizzare dopo le sette è terribilmente più difficile che far fronte alle sette ora. Occorre avere bene presente che non sono i dettagli che ci distinguono, ma proprio l’essenziale.

276 G. GRANDI, Jaques Maritain. Da laici nel mondo e nella Chiesa, In dialogo, Milano 2007, 54.

277 G. TETI, «”Vi annunzio una grande gioia”», in Via, verità e vita 161(1997), 6.

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è colui che riscopre la ricchezza della relazionalità e della reciprocità nella focalizzazione del suo messaggio all’uomo contemporaneo. Oggi, annuncia chi si immerge nella cultura del suo tempo, per leggerla e interpretarla e per farla levitare dall’interno, come il pizzico evangelico di lievito nella pasta, perché l’esperienza di fede non può essere detta con modelli culturali opposti a quelli della vita quotidiana: «l’attuale situazione impone al credente di sapere formulare e analizzare criticamente di fronte al mondo la propria esperienza utilizzando i modelli linguistici e i paradigmi di pensiero del suo tempo e immergendosi interamente nella cultura degli uomini ai quali intende parlare»278.

L’evangelizzatore è chiamato a portare l’annuncio all’interno di relazioni interpersonali con un stile educativo, come lo faceva Gesù stesso, che in modo esemplare ha messo in pratica negli anni della sua attività di evangelizzatore la franca testimonianza della verità. Il cammino dell’evangelizzazione implica anche una logica di gradualità; chi annuncia deve essere un educatore della fede, attento a rispettare i ritmi di crescita e le esigenze specifiche di maturazione delle persone a cui si rivolge. Gli autentici evangelizzatori sono coloro che sapranno offrire alla comunità degli uomini un’elevata qualità di vita cristiana e mostrare che il Vangelo è potenza di salvezza e ha il potere di cambiare il mondo: «se l’evangelizzatore, innamorato di Dio e imbevuto della sua Parola, riuscirà anche a far innamorare gli altri e trasmettere un Dio e una fede profondamente segnata dall’amore»279. Un evangelizzatore è una persona che vive la fedeltà alla Chiesa, che cura la vita di preghiera e coltiva l’intelligenza; una persona forte e libera, che affronta responsabilmente le situazioni impegnando tutta se stessa280. Il primo evangelizzatore è la comunità cristiana il cui compito è la costruzione del regno di Dio, per la quale ci si sente come collaboratori di Dio stesso. Da sempre la comunità cristiana è «il luogo» della formazione e della crescita nella fede e dell’esperienza gioiosa dell’appartenenza alla Chiesa. È soprattutto in questo nostro tempo che si impone nella missione della comunità cristiana il duplice impegno di una «nuova evangelizzazione» e di farsi carico di quello che si presenta come «il problema educativo» delle giovani generazioni, un problema che interpella il mondo degli adulti: «se le comunità ecclesiali non formulano nuove risposte, se non offrono modelli per inventare nuovi simboli religiosi, esse resteranno ai margini dei processi storici e non

278 C. MOLARI, «Come e perché si diventa cristiani», in Vita pastorale 9 (2009), 69. 279 M. I. RUPNIK, «Linee principali della predicazione nei paesi dell’Est Europa», in

Annuncio del Vangelo nell’Europa centro-orientale, 134. 280 G. GRANDI, Jaques Maritain. Da laici nel mondo e nella Chiesa, 60.

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sapranno trasmettere in modo efficace la propria esperienza di fede. Il problema dell’armonizzazione culturale non è solo una questione vitale e pastorale: come vivere e testimoniare l’efficacia salvifica del Vangelo»281.

Prima di tutto gli stessi adulti ucraini devono riabituarsi a formare una comunità cristiana aperta alla «speranza messianica», perché un collettivismo forzato ha distrutto ogni gusto della comunità basata sul principio cristiano, dove le relazioni tra le persone si formano ad immagine della santissima Trinità282. Tale comunità evangelizza attraverso l’annuncio esplicito del Vangelo, accompagnato dalla testimonianza della comunione, dell’apertura e dell’accoglienza verso tutti e dalla celebrazione della fede. «Comunità che: vivano la consapevolezza che la vita è più grande della nostra piccola storia e che quando si creano le condizioni essa esplode in forme inedite e fiorisce in nuova umanità; vedano con chiarezza i limiti e le insufficienze delle creature per non cadere in illusioni idolatriche; e infine siano testimoni della speranza per rendere possibile il cammino di tutti verso i nuovi traguardi della storia»283.

281 C. MOLARI, «Come e perché si diventa cristiani», 69 282 «La persona non può rinchiudersi in sé. È impossibile afferrare persone

isolandole. La santissima Trinità è l’esempio sublime di non-opposizione dell’uno all’altro, di una posizione dell’uno per l’altro attraverso la carità divina». T. ŠPIDLÌK, L’uomo, persona agapica in T. ŠPIDLIK - M. I. RUPNIK, Teologia pastorale. A partire dalla bellezza,137-273, 173.

283 C. MOLARI, «Come e perché si diventa cristiani?», 69.

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CONCLUSIONE In un’epoca di stordimento, di assenza di orientamenti, e soprattutto povera di slancio vitale e ideali come si può vedere in tutta Europa, in particolare nei paesi post comunisti. La nostra attenzione è verso l’Ucraina, che ha subito un’immane catastrofe nel XX secolo. Una catastrofe multilaterale: in primo luogo spirituale, poi morale, perché è stata un’epoca di delazioni, terrore, menzogna e sdoppiamento morale che ha marchiato pesantemente più generazioni; una catastrofe sociale, perché la persona umana ha perso ogni valore, i concetti di diritto e giustizia sono stati cancellati dalle coscienze; una catastrofe culturale, perché ci è stata inculcata l’estetica del conformismo, un’arte di massa da quattro soldi; una catastrofe demografica, causata dalla guerra e dalle massicce repressioni che hanno distrutto il patrimonio genetico della nazione ucraina. Negli ultimi 20 anni dall’indipendenza lo Stato Ucraino ha fatto un salto qualitativo dalla dittatura ideologica alla democrazia liberale, però, risulta ancora immatura, perciò la vita stessa ci rivela e ci convince che l’intero paese ha bisogno di un’evoluzione nel campo politico, socio-economico, culturale e religioso. In questo quadro delle circostanze precise della società ucraina la UGCC deve compiere la sua missione evangelizzatrice. Rispondendo alle sfide poste dalla società ucraina la UGCC promuove la nuova evangelizzazione, seguendo il magistero della Chiesa universale e l’insegnamento di Benedetto XVI e in modo particolare di Giovanni Paolo II. Uno tra i compiti primari della UGCC, che ha resistito ai compromessi con il regime oppressivo ed uscita dalla clandestinità e dalla persecuzione con una grande autorità morale, «è aprirsi alle nuove esigenze della società e in prima persona alla ricerca religiosa dell’uomo»284. Nel nostro lavoro abbiamo tentato di presentare il compito e la missione della UGCC nella società ucraina contemporanea, valutando il patrimonio storico di essa, analizzando la situazione attuale per poter progettare l’impegno missionario e di evangelizzazione per il futuro, non solo in Ucraina ma anche in tutta l’Europa, collaborando per la nuova evangelizzazione del continente. Il contributo della UGCC che ha testimoniato l’esperienza di martiri e confessori che hanno affrontato le persecuzioni per custodire la loro missione e l’identità greco-cattolica durante il comunismo ha un valore per la comunità cristiana più ampia e per il mondo intero. Consapevole della sua vocazione e missione nel attuale contesto la UGCC rifiuta di essere

284 L. HUSAR, Lettera pastorale Il sacerdote è il strumento umano della vita divina,

in http://www.ugcc.org.ua/1029.0.html, (29.12. 09).

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classificata secondo una modalità che mortifica la sua identità orientale, o nega la Comunione cattolica e s’impegna ad accogliere il difficile compito di vivere in mezzo a un mondo cristiano diviso, sperando e lavorando per la sua unità285. Come sappiamo, negli ultimi anni i cattolici orientali sono stati spesso ritenuti «un ostacolo» per il dialogo ecumenico, stigmatizzati come «uniati», ciò che non corrisponde alla verità286. L’unione con la Santa Sede nel 1596 era l’esigenza del tempo per la Chiesa ucraina, allo scopo di custodire la sua autentica identità e poi di quello a fare il ponte dell’unità tra l’Oriente e l’Occidente dopo la separazione del 1054. Nonostante tutte le difficoltà storiche «dobbiamo affermare in tutta chiarezza che il movimento della Unione è stato ed è un movimento guidato dallo Spirito Santo»287 e ha portato «a un multiforme, reciproco arricchimento della tradizione orientale e occidentale»288, ha sottolineato il Benedetto XVI e aggiungendo che nel corso della storia «i greco-cattolici riconoscono che per le sue circostanze storiche, la pressione culturale e sociale, o una mancanza di chiarezza al proprio interno, in alcuni casi le loro Chiese hanno permesso alle pratiche occidentali di oscurare o rimpiazzare antichi riti e tradizioni spirituali. Oggi, invece, sono le massime autorità della Chiesa cattolica a incoraggiare il recupero dell’autentica identità cristiana orientale»289. A questo scopo il compito urgente della UGCC è di integrare la tradizione patristica, liturgica, canonica, culturale e mistica dell’Oriente cristiano con la testimonianza viva della cattolicità e l’universalità del vangelo di Cristo290.

285 D. BOERO, «I greco-cattolici e le sfide del XXI secolo» in La Nuova Europa 5

(2009), 4-8. 286 D. D’ANDREA, Un caso ecumenico chiamato Ucraina. Il cardinale Lubomyr

Husar racconta la situazione della Chiesa Greco-cattolica di Ucraina, in http://www.zenit.org/article-20590?l=italian, (23.01.10).

287 C. SCHÖNBORN, «Le Chiese cattoliche orientali nel mondo contemporaneo», in La Nuova Europa 5 (2009), 9-15.

288 BENEDETTO XVI, Discorso ai vescovi della Conferenza Episcopale dell’Ucraina in visita «ad limina Apostolorum», Nella varietà dei suoi riti e delle sue tradizioni, la Chiesa cattolica annuncia e testimonia ovunque lo stesso Gesù Cristo (24.10. 2007), in Insegnamenti di Benedetto XVI 3, 2 (27 settembre 2007), 380-382.

289 BENEDETTO XVI Discorso ai presuli della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina in visita «ad limina Apostolorum» (1.02.2008), in

http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/21616.php?index=21616&lang=fr, (30.03. 2009).

290 C. SCHÖNBORN, «Le Chiese cattoliche orientali nel mondo contemporaneo», in La Nuova Europa 5 (2009), 9-15.

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La Chiesa mira a trasformare il mondo con la proclamazione del Vangelo dell'amore, «che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire […] e in questo modo di far entrare la luce di Dio nel mondo»291. Il Vangelo, l’ispirazione cristiana devono agire come presenza vitale nella storia e come fermento di un umanesimo integrale, perciò «la missione della Chiesa è quella di chiamare tutti i popoli alla salvezza operata da Dio tramite il Figlio suo incarnato. È necessario pertanto rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo, che è fermento di libertà e di progresso, di fraternità, di unità e di pace»292. Nella promozione della nuova evangelizzazione la UGCC s’impegna a servire il vangelo della vita e collaborare a costruire una cultura degna dell’uomo nella società ucraina, ciò «significa dare vita ad una pastorale della responsabilità e della condivisione delle mette educative che sappia creare le premesse per la maturità della scelta di fede e che esige una riqualificazione dei processi di trasmissione della fede»293, nell’ottica del servizio educativo e formativo, cioè nella costruzione di personalità cristiana testimone della vita secondo lo spirito di Gesù Cristo. Si tratta di accogliere e annunciare che l’uomo impoverito dalla colpa adamitica senza l’aiuto dell’opera di Cristo, non può riscattarsi e operare in modo libero e giusto come Dio ha voluto, quale sua «immagine» e «somiglianza»294. L’esperienza passata del popolo ucraino sotto il regime ateo è l’evidente testimonianza. Per ristabilire quella verità antropologica e quindi donare un’incisività adeguata al rapporto tra Dio e l’uomo, e l’uomo con sé stesso, tra l’uomo e i suoi simili, tra l’uomo e la realtà creata, è necessario l’incontro con Cristo, che la dimensione sacramentale, attraverso l’atto di fede, offre. Il cristiano è essenzialmente inserito nel mistero di Cristo, lascia che questo mistero operi in lui attraverso lo Spirito e cerca di non perdere questa luce che è la vita che gli è stata offerta senza suo merito da Cristo attraverso il battesimo della Chiesa. La UGCC nel attualizzazione della nuova evangelizzazione deve promuovere i percorsi formativi differenziati secondo l’età e appartenenza dei partecipanti, perché ogni cristiano della società ucraina possa riscoprire la sua vocazione battesimale e in seguito approfondire la propria identità

291 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 39. 292 BENEDETTO XVI, Messaggio per la Ggiornata missionaria mondiale 2009, “Le

nazioni cammineranno alla sua luce” (Ap 21, 24), 29 giugno 2009, in Libreria Editrice Vaticana 2009, Citta del Vaticano.

293 C. DOTOLO, «La Chiesa in Europa: terra di missione?», in Euntes Docete 57 (2004), 183-200.

294 Cf E. MALNATI, «Febbraio con e per la comunità», in Vita pastorale 2 (2010), 20-21.

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cristiana che è «vivere per gli altri in tutte le sfaccettature dell’esistenza, dalla famiglia ai malati, agli anziani, alla politica, all’impegno culturale, allo studio, ma radicati nella croce di Gesù e nella adesione battesimale»295. In conseguenza di ciò il quadro operativo della nuova evangelizzazione coincide con il rinnovato stile della pastorale, che pone al centro la scelta di configurare la pastorale secondo il modello catecumenale, ispirato dal catecumenato antico, finalizzato alla crescita e alla maturazione della vita fino a corrispondere alla chiamata di ogni battezzato alla santità, che è autentica testimonianza della vita cristiana. Non è a caso il Paolo VI ha ribadito che il nostro tempo ha bisogno di maestri che siano testimoni in persona propria di ciò che insegnano. Il ripristino del catecumenato costituisce per la parrocchia una singolare opportunità per ravvivare la comunità e ripensare la propria pastorale. Di fatto sollecita la comunità ad un nuovo impegno missionario ed aiuta tutti i battezzati ad approfondire la loro vocazione di testimoni e annunciatori del Vangelo. Finalizzato alla crescita e alla maturazione della vita spirituale, il catecumenato è tempo di vero apprendistato e tirocinio nella fede e nella vita cristiana; esso inizia ai misteri della salvezza e a una coerente vita evangelica attraverso il cammino della fede, della liturgia e della carità. In modo proprio sono chiamati all’evangelizzazione le famiglie cristiane le quali sono invitate a vivere nella fede la grazia del Sacramento del Matrimonio, «per partecipare all’amore sponsale di Cristo e che si realizzi sempre più la vocazione della famiglia ad essere immagine della comunione trinitaria delle diverse persone»296. La famiglia è il soggetto dell’evangelizzazione e la via prioritaria per la UGCC perché essa subisce aggressione nell’attuale contesto della società ucraina, viene ridotta nel suo essere e nella sua dignità e si disconosce il suo contributo come comunità di amore, formatrice di persone, al servizio della vita. Perciò occorre risanare e salvaguardare la famiglia ucraina la quale deve tornare ai valori basilari dell’essere la «chiesa domestica», in quanto «intima comunità di vita e di amore»297. Un’altra esigenza del tempo è la formazione dell’laicato «l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la

295 C. M. MARTINI, Lazzati. Testimone e maestro, Fondazione Apostolicam

Actuositatem 2009, 111. 296 E. ANTONELLI, Conclusioni del Seminario internazionale di studio «La famiglia

cristiana soggetto di evangelizzazione» (Roma, 10-11 settembre 2009), in Familia et vita 1 (2010), 189-191.

297 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica sui compiti della famiglia cristiana Familiaris Consortio (22.11. 1981), n. 50.

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fede professata, (celebrata, vissuta, pregata, pensata per poter diventare cultura), che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune»298, perché ogni ambiente, circostanza e attività in cui si attende che possa risplendere l’unità tra la fede e la vita è affidato alla responsabilità dei fedeli laici, mossi dal desiderio di comunicare il dono dell’incontro con Cristo e la certezza della dignità di ogni persona umana. Il compito dei «pastori» della UGCC e aiutare i laici «a crescere secondo le loro esigenze vocazionali […] la loro presenza potrà farsi evangelicamente luce, sale, fermento in un rinnovato impegno di evangelizzazione, di azione pastorale di promozione umana; insomma di partecipazione attiva alla missione della Chiesa conosciuta e amata quale mistero di universale salvezza del mondo»299, per aprire nuove frontiere al Vangelo nella società ucraina e crescere «nella santità del popolo unito, nella santità della vita»300.

298 BENEDETTO XVI, Discorso ai Partecipanti alla XXIII Assemblea plenaria del

Pontificio Consiglio per i laici, (15 novembre 2008). 299 C. M. MARTINI, Lazzati. Testimone e maestro 69. 300 G. VALENTE, Incontro con il cardinal Lubomyr Husar «Lontani da Mosca ma non

nemici» in http://www. 30 giorni.it/it/articolo.asp?id=8264 (23.10.2007)

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BIBLIOGRAFIA 1. FONTI 1.1. MAGISTERO DELLA CHIESA UCRAINA GRECO-CATTOLICA CONCILIO DELLA CHIESA UCRAINA GRECO-CATTOLICA CONVOCATO SECONDO LA DECISIONE DEL SINODO DEI VESCOVI 20-27 FEBBRAIO 1994 SUL TEMA «NUOVA EVANGELIZZAZIONE», il Decreto della convocazione 96/455, di Ivan Myroslav Liubachivskyj, Arcivescovo Maggiore di Lviv, 4-10 ottobre 1996, Bollettino informativo, Ucraina, Lviv, ottobre 1996. SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC, Sociale ordinamento del credente, in «Postup», 105 (20 luglio 2002). SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC Decisioni del Sinodo che sia svolto a Lviv – Briuhovychi 29 novembre-5 dicembre 2009, in http://www.ugcc.org.ua/986.0.html?&L=0 (5.9.2009). SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC Decisioni del Sinodo che sia svolto a Lviv – Briuhovychi 2-9 settembre 2008, in http://www.ugcc.org.ua/252.0.html?&L=0 (17.11.2009). SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC Il tema principale del Sinodo dei Vescovi 2-9 settembre 2008 in http://www.ugcc.org.ua/ukr/documents/appeal2008/pro_synod/ (13.09.09). SYNOD OF BISHOPS OF THE UKRAINIAN GREEK-CATHOLIC CHURCH, Decisions of the Patriarchal Synod of Bishops of the Ukrainian Greek-Catholic Church held in Philadelphia-Doylestown-Washington, USA, on September 27 – October 6, 2007, in http://www.ugcc.org.ua/253.0.html?&L=2 (11.10. 2009). SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC Decisioni del Sinodo che sia svolto a Lviv – Briuhovychi 13-20 settembre 2006, in http://www.ugcc.org.ua/284.0.html 2006 (22.12.09). SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC Decisioni del Sinodo che sia svolto a Lviv – Briuhovychi, 25-31 agosto 2005, in http://www.ugcc.org.ua/285.0.html (17.11. 09). SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC, Gli Atti della X sessione del Sinodo dei Vescovi della UGCC, Kyiv, 25 marzo 2001, in http://www. old.ugcc.org.ua/ukr/documents/resolution/resolution2/2001-2004/2001_1 (25.10.09). SINODO DEI VESCOVI DELLA UGCC, Gli Atti della X sessione del Sinodo dei Vescovi della UGCC, Lviv, 26 marzo 2002, in http://www.

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old.ugcc.org.ua/ukr/documents/resolution/resolution2/2001-2004/2002_2/ (17.07. 09). 1.2. MAGISTERO DELLA CHIESA UNIVERSALE a. Concilio CONCILIO ECUMENICO VATICANO II: Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium (21 novembre 1964), n.1. - Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem (18 novembre 1965), n.2. - Costituzione pastorale Gaudium et spes (7 dicembre 1965), n. 92. - Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad gentes (7 dicembre1965), n. 2. b. Magistero Pontificio PIO XI, Lettera enciclica Divini Redemptoris (19 marzo 1937), n. 9, AAS, 29 (1937), 65-107. PIO XII, Lettera enciclica Orientales omnes Ecclesias (23 dicembre 1945), n. 7, AAS 38 (1946), 33-63. PAOLO VI, Evangeli Nuntiandi, (8 dicembre 1975) n.20. AAS 58 (1976), 5-76, GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Redemptor Hominis (4 marzo 1979) n. 13. AAS 71 (1979), 257-324. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Catechesi tradendae (16 ottobre 1979), n. 19, AAS 71(1979), 1277-1340. GIOVANNI PAOLO II, L’integrale umanità dell’uomo si esprime nella cultura. Discorso all’UNESCO (2 giugno1980), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 1980, 1636-1654. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica sui compiti della famiglia cristiana Familiaris consortio (22 novembre 1981), n. 52, AAS 73 (1981), pp. 81-191. GIOVANNI PAOLO II, Discorso al Congresso del Movimento Ecclesiale d’Impegno Culturale, «Fede e cultura elevano il lavoro a valore di salvezza cristiana» (16 gennaio 1982), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 1 1982, 129-134. GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione ai Vescovi della Nigeria, Lagos (15 febbraio 1982), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, I (1982), 457-459. GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla XIX Assemblea ordinaria del CELAM, Port-au Prince,(Haiti), il 9.03.1983: AAS 75 (1983) 771-779; in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI, 1 (1983) 696-699. GIOVANNI PAOLO II, Fedeltà al passato di fede, sguardo alle sfide del presente, impegno per una nuova evangelizzazione dei popoli, Santo

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Domingo 12.10. 1984, in Insegnamenti di Govanni Paolo II, VII, 2 (1984), 885-897. GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Slavorum Apostoli (2 luglio 1985), n. 9 AAS 77(1985), 779-813. GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione del Santo Padre nel 2° Convegno Ecclesiale Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini, Loreto 9-13 aprile 1985, (11 aprile 1985), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 1985, 989-1012. GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Euntes in mundum in occasione del millennio del Battesimodella Rus’di Kiev (988-1988) (25 gennaio 1988) n. 3 AAS 80(1988), 935-956. GIOVANNI PAOLO II, Omelia durante la Messa celebrata nel «Parque Mattos Neto» di Salto (Uruguay), 9 maggio 1988, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XI, 2, 1988, 1233-1242. GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla XV Assemblea dei Religiosi del Brasile, in «L’Osservatore Romano», 30 agosto 1989. GIOVANNI PAOLO II, Discorso durante la visita pastorale alla parrocchia romana dei SS. Marcelino e Pietro, in L’Osservatore Romano 24.11.1989. GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, in L’Osservatore Romano 27.10 1989. GOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Redemptoris missio (7 dicembre 1990), n. 37, AAS 83(1991), pp. 249-340. GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla riunione di consultazione dell’Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, del 5 giugno 1990, in L’Osservatore Romano, 6 giugno 1990. GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai Vescovi della Lombardia, in L’Osservatore Romano, 2 febbraio 1991. GIOVANNI PAOLO II, Discorso al simposio del Consiglio delle Conferenze episcopali europee sull’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica. (15 aprile 1991) Roma, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV, 1 1991, 778-784. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Tertio millenio Adveniente (10 novembre 1994), n. 36, AAS 87 (1995), 5-41. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Orientale Lumen per la ricorrenza centenaria della Orientalium dignitatis di papa Leone XIII (2 maggio 1995), n. 7 in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995), 1118-1179. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Ut unum sint (25 maggio 1995), n. 99, AAS 87 (1995), 921-982.

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GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai partecipanti al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, (27 maggio 1998), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1 (1998), 1061-1067. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in America, (22 gennaio 1999) n.10, AAS 91(1999), 752-804. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai partecipanti del Congresso del laicato cattolico svoltosi a Roma dal 25 al 30 novembre 2000 sul tema: «Testimoni di Cristo nel nuovo millennio», n. 4, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIII, 2 2000, 954-958. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Novo millenio ineunte (6 gennaio 2001), n. 40, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV, 1 (2001), 38-86. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Fides et Ratio (15 settembre 1998), n.n. 70-71, AAS 91 (1999), 5-88. GIOVANNI PAOLO II, Omelia a conclusione del Grande Giubileo, il (6 gennaio 2001), n. 8, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV, 1 (2001), 29-34. GIOVANNI PAOLO II, «Ucraina; testimone tenace di adesione ai valori della fede; grandezza di una Patria, storia di una singolare vocazione di confine, porta tra l’oriente e l’occidente», in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV, 1, 2001, Libreria Editrice Vaticana, 1262. GIOVANNI PAOLO II, Discorso «L’incontro con i rappresentanti della politica, della cultura, della scienza e dell’impresa, nel palazzo presidenziale» in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV, 1 2001, Libreria Editrice Vaticana, 1273. GIOVANNI PAOLO II, Discorso «L’incontro con il Consiglio Panucraino dele Chiese e delle Organizzazioni religiose», Palazzo della filarmonica nazionale di Kyiv, (24 giugnio2001), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV, 1 2001, Libreria Editrice Vaticana, 1305. GOVANNI PAOLO II, Esortazione post-sinodale Ecclesia in Europa (28 giugno 2003) nn.11-14 AAS 95(2003) 649-719. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai giovani, in vista della XX Giornata Mondiale della Gioventù (6 agosto 2004), Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXVII, 2 2004, 91-95. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la 39a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, 24 gennaio 2005, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXVIII, 2005, 91. GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Il rapido sviluppo, 24 gennaio 2005, n.2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXVIII, 2005, 94, AAS 97(2005), 265-274. GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli anziani, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano Paoline (Mi) 2006³, n. 10.

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BENEDETTO XVI, Omelia della Messa di inizio del ministero Petrino, 24 aprile 2005, in Insegnamenti di Benedetto XVI, I, 2005, 26. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est (25 dicembre 2005), AAS 98(2006) 217-252. BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti del Convegno internazionale in occasione del 40° anniversario del Decreto conciliare «Ad gentes», (11 marzo 2006). Insegnamenti di Benedetto XVI, II, 1, 2006, 4. BENEDETTO XVI, «Oggi più che mai la reciproca apertura tra le culture è un terreno privilegiato per il dialogo, al di là delle divergenze che separano gli uomini» in Insegniamenti di Benedetto XVI, III, 1, 2007, 1092. BENEDETTO XVI, Lettera del papa al cardinale Lubomyr Husar in occasione del 60-mo anniversario dello pseudo-sinodo di Leopoli, che nel 1946 costrinse la Chiesa greco-cattolica ucraina a «ridiscendere nelle catacombe», (22 febbraio 2006), in Insegnamenti di Benedetto XVI, II, 1, 2006, 229-231. BENEDETTO XVI, «In una società talora chiassosa e violenta risvegliare la voce eloquente e chiara della coscienza» in Insegniamenti di Benedetto XVI, III, 1, 2007, 454. BENEDETTO XVI, Discorso in visita ad limina dei Vescovi dell’Ucraina, Citta del Vaticano, (24 settembre 2007), in Insegnamenti di Benedetto XVI, III, 2007, 36. BENEDETTO XVI, Discorso «Ai membri dell’Episcopato di rito latino dell’Ucraina in visita Ad limina Apostolorum» (27 settembre 2007), in Insegnamenti di Benedetto XVI 3, 2, 2007, 380-382. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Spe salvi facti sumus (30 novembre 2007), n. 1, AAS 99(2007), 985-1027. BENEDETTO XVI, Discorso ai vescovi greco-cattolica dell’Ucraina in visita «ad limina Apostolorum» Collaborazione tra riti cattolici e rinnovato dialogo con gli ortodossi (1.02.2008), in Insegnamenti di Benedetto XVI, IV, 1 2008, 181-186. BENEDETTO XVI, Discorso ai vescovi partecipanti a un seminario di studi promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, «L’Osservatore Romano», 18 maggio 2008, 8. BENEDETTO XVI, L’omelia all’apertura del XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi L’amore di Dio attende corrispondenza (5-26 ottobre 2008). In L’Osservatore Romano. BENEDETTO XVI, Discorso ai Partecipanti alla XXIII Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i laici, (15 novembre 2008). BENEDETTO XVI, «Messagio per la XLII Giornata mondiale della pace» in Il Regno, Documenti 1(2009), 1. BENEDETTO XVI, Messaggio per la Ggiornata missionaria mondiale 2009, “Le nazioni cammineranno alla sua luce” (Ap 21, 24), 29 giugno 2009, in

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