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LINEE GUIDA PER LA PREDISPOSIZIONE DEI PIANI DI PROTEZIONE CIVILE COMUNALI E PROVINCIALI PER IL RISCHIO DI UN INCIDENTE INDUSTRIALE Versione 02 Novembre 2012 A cura UOBSDG 005 dott. Francesco Lo Cascio Con la collaborazione del personale delle Unità Operativa Rischio Sismico, Incendi di interfaccia e Industriale del Servizio di SR e la condivisione con tutti i Servizi provinciali di p.c. del DRPC SOMMARIO Premessa 2 Parte Prima Normativa di riferimento 5 Normativa Nazionale 5 Normativa Regionale 6 Parte Seconda Informazioni e dati da inserire nel Piano di Protezione Civile 7 Struttura di un piano di PC per il Rischio Industriale 7 Stralcio PEE della Prefettura 7 Inquadramento territoriale con censimento generale 8 Notifica del Gestore e Stralcio della “ Scheda informazione alla Cittadinanza” 8 Descrizione dello stabilimento 9 Il censimento generale della popolazione 9 Scenari Incident ali 9 Delimitazioni delle zone di rischio 9 Piano dei Cancelli, la viabilità e le aree di PC 10 Il censimento di dettaglio della popolazione entro 1 Km 11 Il censimento dei mezzi da utilizzare in caso di esodo assistito 11 Il Modello di Intervento 11 Messaggi agli Enti coinvolti nell’emergenza 13 Messaggi alla Popolazione 13 Schema della campagna preventiva d’informazione 13 Programmazione Esercitazioni 13 Rubrica telefonica,fax, cellulari ed email 13 Allegati Grafici 13 Planimetria dello Stabilimento 13 Cartografi a georeferenziat a dell’area 14 Piano dei Cancelli 14 Parte terza Approfondimenti e schemi esemplificativi 16 Funzioni di Supporto in ‘Tempo di Pace’, nomina dei Responsabili 16 Compiti dei Responsabili delle Funzioni di Supporto 16 Piano di Funzione 17 Organigramma responsabili funzioni e compiti in emergenza e in tempo di pace 17 Schema Modello d’Intervento 18 Obiettivi da perseguire 18 Coordinamento Interventi: Autorità Preposta 18 Disciplina delle azioni sul campo 18 Comunicazione dell’evento incidentale 18 Intervento sul campo 19 Assistenza ed Informazione alla popolazione 22 Messaggi agli Enti 22 Messaggi alla Popolazione 22 Parte Quarta Informazione alla Popolazione 24 Gli Obiettivi della Campagna di Informazione 24 Campagna di informazione preventiva 24 Riproduzione della Scheda informativa (Allegato V del D.lgs 334/99) 24 Il messaggio informativo preventivo e in emergenza 25 Schema di una campagna di informazione 25 Scheda Questionario ‘Preliminare’ per la verifica del fabbisogno di informazione 30 Parte Quinta Glossario Termini e Sigle 36

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LINEE GUIDA PER LA PREDISPOSIZIONE DEI PIANI DI PROTEZIONE CIVILE COMUNALI E PROVINCIALI

PER IL RISCHIO DI UN INCIDENTE INDUSTRIALE

Versione 02 Novembre 2012

A cura UOBSDG 005 dott. Francesco Lo Cascio

Con la collaborazione del personale delle Unità Operativa Rischio Sismico, Incendi di interfacci a e Industriale del Servizio di SR e la condivisione con tutti i Servizi provinciali di p.c. del DRPC

SOMMARIO Premessa 2

Parte Prima Normativa di riferimento 5 Normativa Nazionale 5 Normativa Regionale 6

Parte Seconda Informazioni e dati da inserire nel Piano di Protezione Civile 7 Struttura di un piano di PC per il Rischio Industriale 7 Stralcio PEE della Prefettura 7 Inquadramento territoriale con censimento general e 8 Notifica del Gestore e Stralcio della “ Scheda informazione alla Cittadinanza” 8 Descri zione dello stabilimento 9 Il censimento general e della popolazione 9 Scenari Incidentali 9 Delimitazioni delle zone di rischio 9 Piano dei Cancelli, la viabilità e le aree di PC 10 Il censimento di dettaglio della popolazione entro 1 Km 11 Il censimento dei mezzi da utilizzare in caso di esodo assistito 11 Il Modello di Intervento 11 Messaggi agli Enti coinvolti nell’emergenza 13 Messaggi alla Popolazione 13 Schema della campagna preventiva d’informazione 13 Programmazione Esercitazioni 13 Rubrica telefonica,fax, cellulari ed email 13 Allegati Grafici 13 Planimetria dello Stabilimento 13 Cartografi a georeferenziat a dell’area 14 Piano dei Cancelli 14

Parte terza Approfondimenti e schemi esemplificativi 16 Funzioni di Supporto in ‘Tempo di Pace’, nomina dei Responsabili 16 Compiti dei Responsabili delle Funzioni di Supporto 16 Piano di Funzione 17 Organigramma responsabili funzioni e compiti in emergenza e in tempo di pace 17 Schema Modello d’Intervento 18 Obiettivi da perseguire 18 Coordinamento Interventi: Autorità Preposta 18 Disciplina delle azioni sul campo 18 Comunicazione dell’evento incidentale 18 Intervento sul campo 19 Assistenza ed Informazione alla popolazione 22 Messaggi agli Enti 22 Messaggi alla Popolazione 22

Parte Quarta Informazione alla Popolazione 24 Gli Obiettivi della Campagna di Informazione 24 Campagna di informazione preventiva 24 Riproduzione della Scheda informativa (Allegato V del D.lgs 334/99) 24 Il messaggio informativo preventivo e in emergenza 25 Schema di una campagna di informazione 25 Scheda Questionario ‘Preliminare’ per la verifica del fabbisogno di informazione 30

Parte Quinta Glossario Termini e Sigle 36

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Premessa Il decreto legislativo 112/98 conferisce i compiti e le funzioni, e li differenzia, tra lo Stato,le regioni e gli enti locali imponendo il recepimento con leggi regionali;Il decreto legislativo formalmente raggruppa, dopo una parte generale (artt . 1-10), una serie di norme settoriali. A riguardo della materia di protezione civile (contenuta negliartt . 107 - 108 - 109) vengono introdotte importanti novità tra le quali ricordiamo: la redazione obbligatoria del piano comunale di protezione civile . L’obbligatorietà della redazione del piano comunale di protezione civile, introdotta dal nuovo strumento normativo, segna l’inizio di un importante ciclo improntato ed imperniato sulla sequenza che fa della prevenzione l’attività sulla quale costruire tutte le successive azioni d’intervento operativo. Il piano comunale di protezione civile, finalizzato alla salvaguardia della vita umana e del sistema ambientale deve perseguire alcuni fondamentali obiettivi; essi combinano due elementi: · l’Analisi dei Rischi che gravano sul territorio comunale, che consente di predisporre il programma di previsione e prevenzione; · le Procedure di Emergenza che consentano di affrontare gli eventi e che sono contenute nel piano di emergenza . Tale concetto è stato ribadito con l’attuazione della Legge del 12 luglio 2012, di conversione del decreto legge n. 59 del 15 maggio 2012, ed in particolare agli articoli 3 e 15, dove tra l’altro, viene indicato il termine di novanta giorni dalla entrata in vigore della citata Legge, quale termine ultimo per l’approvazione del piano di emergenza comunale di protezione civile da parte del Consiglio Comunale Questo documento redatto dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile della Regione Siciliana, pertanto, intende fornire i necessari orientamenti per l’implementazione del RISCHIO INDUSTRIALE all’interno di un PIANO COMUNALE e\o PROVINCIALE di Protezione Civile. In particolare nella redazione di un piano comunale\provinciale di PC, l’analisi del RISCHIO INDUSTRIALE e i relativi MODELLI D’INTERVENTO dovranno strettamente correlarsi con i PEE appositamente redatti dall’Ufficio Territoriale-Prefettura competente per territorio. Cenni sulla normativa di settore sui rischi connessi agli stabilimenti industriali La normativa nel settore del rischio di Incidente Industriale rilevante è codificata, su tutto il territorio nazionale, dal D.Lgs 334/99 e successive modifiche e integrazioni; a utile supporto agli operatori di settore appartenenti alle Prefetture, alle Regioni e agli Enti locali e della protezione civile, nonché ai gestori degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, il Dipartimento della Protezione Civile ha predisposto le Linee Guida sia per la predisposizione di un Piano di Emergenza Esterna che per la predisposizione di una efficace Campagna d’informazione della cittadinanza. Dette Linee Guida approvate con Decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2005 e pubblicato nel S.O. n.40 alla G.U. n.62 del 16 marzo 2005, tracciano con chiarezza tutti i passi da percorrere per redigere un Piano di Emergenza Esterna, sia nelle forma completa che nella forma semplificata. L’argomentazione è, quindi, ampiamente trattata ed è, in attesa di una normativa regionale di recepimento, pienamente attuale e in vigore nella Regione Siciliana. Molti argomenti, essendo trattati in maniera esaustiva dalla citate Linee Guida redatte dal Dipartimento della Protezione Civile per la predisposizione dei PEE e della Campagna d’Informazione ala popolazione, non vengono ripetuti in questo documento, ma si intendono attuativi e disciplinati dal DPCM del 25.02.2005 anche nella Regione Siciliana. Al fine di fronteggiare l’accadimento incidentale, la normativa prevede, infatti, che siano predisposti, a diversi livelli, piani d’emergenza funzionali a ridurre e a mitigare le conseguenze dell’incidente nonché a proteggere i lavoratori e la popolazione. I Piani di Emergenza I gestori degli stabilimenti soggetti a presentazione del rapporto di sicurezza, devono predisporre, nelle forme previste dal Ministero dell’Ambiente, il piano dell’emergenza interno e, altresì, devono provvedere a trasmettere al Prefetto e alla Provincia le informazioni utili per l’elaborazione del Piano di emergenza esterno, entro i termini temporali previsti dalla vigente normativa(D.Lgs. n. 334/99)

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Il Piano di Emergenza Interno (PEI) È predisposto dal gestore dello stabilimento per fronteggiare gli effetti di un incidente rilevante all’interno dello stesso. Prevede l’utilizzo di squadre interne per affrontare l’emergenza anche con l’ausilio dei Vigili del Fuoco.Deve contenere almeno le informazioni di cui all’allegato IV, punto 1, del D.Lgs. 334/99 ed è predisposto allo scopo di: -individuare le misure da adottare per far fronte a situazioni o eventi prevedibili che potrebbero avere un ruolo determinante nel causare un incidente rilevante e per limitarne le conseguenze; la descrizione deve comprendere le apparecchiature di sicurezza e le risorse disponibili. -controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per l’uomo, per l’ambiente e per le cose;emanare direttive per avvisare tempestivamente, in caso di incidente, l’autorità incaricata di attivare il piano di emergenza esterno;emanare direttive per formare il personale ai compiti che sarà chiamato a svolgere, e coordinamento di tale azione con i servizi di emergenza esterni,provvedere al ripristino e al disinquinamento dell’ambiente dopo un incidente rilevante. Il Piano di Emergenza Interno deve essere riesaminato, sperimentato e, se necessario, riveduto ed aggiornato dal gestore, previa consultazione del personale che lavora nello stabilimento, ad intervalli appropriati, e, comunque, non superiori a tre anni. La revisione deve tenere conto dei cambiamenti avvenuti nello stabilimento e nei servizi di emergenza, dei progressi tecnici e delle nuove conoscenze in merito alle misure da adottare in caso di incidente rilevante. Il Piano di Emergenza Esterno (PEE) In assenza di specifica normativa regionale di attuazione è predisposto dal Prefetto“d’intesa con le regioni e gli enti locali interessati, previa consultazione della popolazione e nell’ambito delle disponibilità finanziarie previste dalla legislazione vigente” per organizzare la risposta di protezione civile ad una emergenza di natura chimica-industriale. Rappresenta il documento ufficiale con il quale l’Autorità Pubblica organizza la risposta di protezione civile e di tutela ambientale per mitigare i danni di un incidente rilevante, sulla base di scenari che individuano le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi dell’evento atteso. I requisiti minimi che concorrono a rendere efficace un PEE riguardano i tre elementi di seguito descritti, che devono essere contemporaneamente presenti nel documento di pianificazione: -sistemi di allarme (indispensabili per avvertire la popolazione e i soccorritori del pericolo incombente); -informazione alla popolazione (effettuata dal Sindaco per rendere noti tutti i dati relativi alle sostanze pericolose, agli incidenti rilevanti e agli effetti di questi sulla salute umana nonché alle misure di autoprotezione e alle norme comportamentali da assumere in caso di emergenza); -vulnerabilità territoriale (cartografia degli elementi vulnerabili e dei luoghi ove è necessario inviare con tempestività i soccorsi). Il Piano di Emergenza Esterno deve inoltre prevedere gli strumenti necessari per:controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per l’uomo, per l’ambiente e per i beni;mettere in atto le misure necessarie per proteggere l’uomo e l’ambiente dalle conseguenze di incidenti rilevanti;informare adeguatamente la popolazione e le autorità locali competenti;provvedere sulla base delle disposizioni vigenti al ripristino e al disinquinamento dell’ambiente dopo un incidente rilevante. Il Piano di Emergenza Esterno deve essere riesaminato, sperimentato e, se necessario, riveduto ed aggiornato nei limiti delle risorse previste dalla legislazione vigente,ad intervalli appropriati e, comunque, non superiori a tre anni; la revisione deve tenere conto dei cambiamenti avvenuti negli stabilimenti e nei servizi di emergenza, dei progressi tecnici e delle nuove conoscenze in merito alle misure da adottare in caso di incidenti rilevanti. La nuova impostazione del PEE, inserita nelle Linee-Guida redatte dal Dipartimento della Protezione Civile, prevede che il documento sia suddiviso in tre parti.

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Parte Generale: dove vengono descritti il territorio, l’azienda, i tipi di lavorazione,le sostanze pericolose e gli elementi sensibili/vulnerabili. Evento: dove è descritto l’accadimento incidentale, i relativi scenari e le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi dell’evento atteso. Modello organizzativo d’intervento: dove sono riportate le procedure per attivare il Piano d’Emergenza Esterna. Il PEE è redatto con i dati forniti dal gestore dello stabilimento riportati nel Rapporto di Sicurezza e nella “Scheda informativa” (SIG) di cui all’allegato V del D.Lgs. 334/99 redatta dal gestore, e distribuita dal Sindaco alla popolazione ai fini della conoscenza dei pericoli e dei rischi per la salute umana e per l’ambiente. La scheda, composta di nove sezioni, contiene nella Sezione 7a la descrizione degli scenari incidentali, le norme comportamentali e di autoprotezione da assumere in caso di allarme, e nella Sezione 9° delimita le “zone a rischio”. Con il Piano di Emergenza Esterno devono essere infatti individuate, sul territorio circostante lo stabilimento, zone differenti a seconda della ricaduta degli effetti che possono scaturire da un incidente rilevante, sulle quali impostare la risposta di protezione civile volta alla riduzione delle conseguenze. Gli scenari di evento che si manifestano sul territorio variano a seconda della minore o maggiore distanza dal punto di origine dell’incidente;ciascuna zona è individuata con una precisa denominazione ed è caratterizzata da effetti diversi. Zona “di sicuro impatto”: e’ quella immediatamente adiacente allo stabilimento. E’caratterizzata da una ricaduta di effetti nocivi comportanti una elevata probabilità di letalità anche per persone mediamente sane. Zona “di danno”: esterna alla prima è caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per persone mediamente sane che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone più vulnerabili come i minori e gli anziani. Zona “di attenzione”:caratterizzata dalla possibilità di una ricaduta di effetti lievi e danni reversibili generalmente non gravi anche per i soggetti particolarmente vulnerabili o comunque da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico. Le zone a rischio devono essere oggetto di specifica attenzione da parte del Sindaco il quale, oltre ad avere l’obbligo di informare la popolazione residente sulla natura degli eventuali incidenti, sui loro effetti e sulle norme comportamentali da assumere, deve tenere conto delle determinazioni riportate nei PEE ai fini della predisposizione degli strumenti urbanistici. Per tale motivo è necessario che il PEE sia redatto con la collaborazione delle Regioni e di tutte le Amministrazioni locali competenti, ivi comprese quelle titolari di compiti inerenti la pianificazione del territorio.

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PARTE PRIMA

Normativa di riferimento La Sicilia è una delle regioni a maggiore concentrazione di impianti industriali ad elevato rischio di incidente rilevante. Le aree più critiche sono sostanzialmente tre, ovvero i poli di Priolo/Augusta/Melilli (SR), di Milazzo (ME) e di Gela (CL), all’interno delle quali sono dislocate raffinerie petrolifere, complessi chimici e petrolchimici, centrali termo–elettriche ed altri impianti minori (gasdotti, produzione vapore, frazionamento aria per produzione gas tecnici, imbottigliamento GPL, trattamento acque / catalizzatori, ecc. ecc.). Per una corretta valutazione dei valori in gioco, si tenga presente che ci si riferisce ad impianti fissi a ciclo continuo, e che il volume produttivo dei soli impianti chimici e petrolchimici si aggira intorno ai 100 milioni di tonnellate / anno, ovvero circa 274.000 tonnellate / giorno, il cui 50 – 60% (in funzione degli indicatori) è riferibile al solo polo industriale di Siracusa. Oltre alle tre citate aree ad elevata concentrazione di impianti industriali, sul territorio regionale sono operativi decine di stabilimenti o depositi, i cui prodotti in lavorazione o in deposito possono determinare (per tipologia e per quantità) l’accadimento di un incidente industriale rilevante e cioè un evento che causa danni alla salute della popolazione civile residente all’esterno del perimetro dello stabilimento. Gli stabilimenti e i depositi a Rischio di Incidente Rilevante sono censiti dal Ministero dell’Ambiente, dal Corpo Nazionale dei Vigilie del Fuoco, dai Prefetti e, per la Regione Siciliana, anche dall’Assessorato Territorio e Ambiente e dal Dipartimento regionale della Protezione Civile. Predetti inventari sono consultabili in internet nei siti istituzionali. Si riportano di seguito le disposizioni legislative, sia a valore nazionale che a rilevanza regionale, che disciplinano la problematica della pianificazione dell’emergenza esterna degli stabilimenti industriali a rischio d’incidente rilevante. - Normativa Nazionale Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n. 334 e s.m.i. La legge fondamentale sui rischi di incidente rilevante e’ il Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n. 334 e s.m.i. (Attuazione della direttiva 96/ 82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose- pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 228 del 28 / 09 /1999). Detto decreto è stato modificato ed integrato con le norme inserite nel D.L. n.238 del 21 settembre 2005 (G.U. n.271 del 21/11/2005 S.O. n.189) Attuazione della direttiva 2003/105/CE, che modifica la direttiva 96/82/CE, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Anche con la promulgazione del D.Lgs 334/99, sono rimaste in vigore le seguenti norme emanate ai sensi delle leggi precedenti : Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 31 marzo 1989 Applicazione dell’ art.12 del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988 n.175, concernente rischi rilevanti connessi a determinate attività industriali (supplemento ordinario alla gazzetta ufficiale n 93 del 21 / 04/ 1989); Decreto Ministero dell’interno 13 ottobre 1994 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione, l’istallazione e l’ esercizio dei depositi di G. P. L. in serbatoi fissi di capacità complessiva superiore a 5000 kg. (supplemento ordinario alla gazzetta ufficiale n265 del 12 novembre 1994);

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Decreto Ministero dell’Ambiente 15 maggio 1996 Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai Depositi di gas e petrolio liquefatto (G. P. L.) (supplemento gazzetta ufficiale n 159 del 9 luglio 1996); Decreto Ministero dell’ Ambiente 20 ottobre 1998 Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai Depositi di liquidi facilmente infiammabili e/o tossici. (supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 262 del 9 novembre 1998). Sono state emanati successivamente al decreto legislativo 334/99 i seguenti decreti: Decreto del Ministero dell’ Ambiente 9 agosto 2000 Linee guida per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza (Gazzetta Ufficiale del 22 agosto 2000 n. 195); Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 9 maggio 2001 Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e Territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di Incidente rilevante (supplemento ordinario alla gazzetta ufficiale n. 138 del 16 giugno 2001); Linee Guida Nazionali redatte dal DPC Il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, ai sensi dell’art. 20 comma 4 del D.Lgs.334/1999, ha predisposto il documento ‘ PIANIFICAZIONE DELL’EMERGENZA ESTERNA DEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE – LINEE GUIDA’ approvato con Decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2005 e pubblicato nel S.O. n.40 alla G.U. n.62 del 16 marzo 2005; Successivamente il DPC ha redatto il documento ‘ LINEE GUIDA PER L’INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUL RISCHIO INDUSTRIALE ’ pubblicate sul Supplemento ordinario della G.U. N.58 del 5 marzo 2007 (sostituiscono quelle emanate nel 1995; Indispensabile strumento per il coordinamento delle azioni di emergenza da applicare anche nel caso degli incidenti industriali con il coinvolgimento di sostanze tossiche è la DIRETTIVA PER IL COORDINAMENTO DELLE INIZIATIVE E DELLE MISURE FINALIZZATE A DISCIPLINARE GLI INTERVENTI DI SOCCORSO E DI ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE IN OCCASIONE DI INCIDENTI STRADALI, FERROVIARI, AEREI ED IN MARE, DI ESPLOSIONI E CROLLI DI STRUTTURE E DI INCIDENTI CON PRESENZA DI SOSTANZE PERICOLOSE del 6 aprile 2006. - Normativa Regione Siciliana La Regione Siciliana con Decreto dell'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente n. 884 del 16 luglio 2003 (GURS 5 SETTEMBRE 2003 - N. 39 ) ha istituito, presso il dipartimento regionale territorio ed ambiente, l'Osservatorio regionale permanente sul rischio industriale, che ha funzioni consultive ed operative in materia di impianti a rischio di incidente rilevante. In attesa del recepimento del D.Lgs 334 e s.m.i., la Regione Siciliana ha promulgato, nel 2008, i due seguenti decreti dell’Assessorato Territorio e Ambiente: DECRETO 15 febbraio 2008 (DDG n°55/2008) Disposizioni applicabili fino all'emanazione della disciplina regionale in attuazione dell'art. 18 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 (GURS 14 marzo 2008. n.12) Questo decreto ha la finalità di facilitare la consultazione del rapporto preliminare di sicurezza degli stabilimenti RIR da parte della popolazione interessata. DECRETO 25 marzo 2008.(D.A. n.51/Gab/2008) Disposizioni relative al parere espresso da A.R.P.A. Sicilia ai fini dell'intesa di cui al comma 1 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 334/99. GURS 24 APRILE 2008 - N. 18 Questo decreto precisa che l’intesa prevista per la Regione si intende resa, per la Regione, con il parere di A.R.P.A. Sicilia espresso nell'ambito della riunione conclusiva dei lavori per la stesura definitiva del piano di emergenza esterno presso la Prefettura competente per territorio.

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PARTE SECONDA Informazioni e dati da inserire nel Piano di Protezione Civile

Struttura di un Piano di PC per il Rischio Industriale Il Piano comunale e\o provinciale di PC deve contenente sia tutte le informazioni territoriali necessarie per la pianificazione dell’emergenza, sia gli scenari incidentali che dal Modello di intervento che contiene nel dettaglio tutte le attività che il Sindaco\Presidente della Provincia deve effettuare nel caso di incidente rilevante, in accordo con le pianificazioni previste nel PEE approvato dal Prefetto dopo la consultazione della popolazione. Detta pianificazione è conosciuta dal Sindaco\Presidente della provincia: al tavolo tecnico prefettizio di redazione e approvazione del PEE partecipano tecnici del comune e della provincia regionale territorialmente competente. E’ quindi di vitale importanza che il Sindaco\Presidente della provincia individuino all’interno del proprio organigramma idonei tecnici a cui delegare la rappresentanza e la capacità decisionale necessaria per la corretta redazione del PEE e del Piano di PC. Le informazioni riportate nel Piano di PC sono di fondamentale importanza per poter stabilire le caratteristiche dei pericoli a cui potrebbe essere esposta la popolazione residente in una determinata zona. La redazione del Piano, dunque, non può prescindere dall'acquisizione dei dati relativi sia allo stabilimento industriale con riferimento al quale si pianifica l'emergenza esterna, sia del territorio nel cui contesto lo stabilimento è inserito, con riferimento alle caratteristiche fisiche, orografiche, ma anche antropiche, quali popolazione presente a vario titolo nell'area, infrastrutture, centri sensibili, ecc... In linea di massima il Piano di PC relativamente al Rischio Industriale deve essere strutturato come segue:

1) Stralcio PEE della Prefettura 2) Inquadramento territoriale generale 3) Notifica del Gestore e Stralcio della ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’ (All. V del

D.Lgs.334/1999) 4) Descrizione dello stabilimento 5) Censimento generale della popolazione a rischio di coinvolgimento 6) Scenari Incidentali 7) Delimitazioni Zone di Rischio 8) Piano dei Cancelli 9) Censimento di dettaglio della popolazione 10) Censimento dei mezzi a disposizione dell’esodo assistito 11) Modello d’intervento 12) Messaggi agli Enti coinvolti nell’emergenza 13) Messaggi alla popolazione 14) Schema della Campagna preventiva d’Informazione Popolazione 15) Programmazione Esercitazioni 16) Rubrica telefonica

In dettaglio, le informazioni da inserire nel Piano di PC saranno: - Stralcio PEE della Prefettura Il PEE, ovvero il Piano di Emergenza Esterno, è lo strumento principe della pianificazione dell’emergenza per il Rischio Industriale ed è, per gli stabilimenti e depositi assoggettati alla disciplina degli articoli 6 o 8 del D.Lgs 334\99, predisposto ed adottato dall’Autorità Preposta, ovvero il Prefetto competente per territorio.

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A detto PEE il Piano di PC deve fare riferimento, inserendosi nella pianificazione in maniera coerente ed omogeneo, discendendo le competenze specifiche affidate al Sindaco\Presidente della provincia. Nel Piano di PC, bisogna quindi riportare lo stralcio del PEE relativo al territorio di competenza. - Inquadramento territoriale con censimento generale delle strutture strategiche e delle problematiche di salvaguardia e di soccorso E' il Capitolo che contiene tutte le informazioni utili a stabilire gli effetti che un eventuale incidente rilevante può avere sul territorio nel cui contesto lo stabilimento è inserito, ed a predisporre una pianificazione degli interventi di soccorso il più possibile tempestiva ed efficace. Esso deve contenere almeno i seguenti elementi:

Le caratteristiche geomorfologiche dell'area interessata; L'altezza sul livello del mare; I corsi d'acqua e le risorse idriche profonde che interessano l'area, elementi utili a definire la

vulnerabilità di tali risorse, nonché la possibilità che il corso d'acqua rappresenti un veicolo di propagazione di un eventuale inquinamento;

Dati meteoclimatici disponibili, al fine di poter valutare se le condizioni meteorologiche caratteristiche dell'area possano avere un ruolo nella propagazione degli effetti di un incidente rilevante, o, addirittura, possano costituire un ostacolo alla tempestività e all'efficacia dell'intervento delle squadre di soccorso (statistiche sulla piovosità, direzione dei venti prevalenti, ecc...);

Le strutture strategiche e rilevanti interessate dagli eventi incidentali ricadenti nel raggio di 5 km dal baricentro dello stabilimento. La individuazione di tali strutture, quali edifici della Pubblica Amministrazione, Case Comunali, Caserme, ecc... è necessaria per la pianificazione dell'emergenza, in quanto tali edifici, normalmente, ospitano gli Enti e gli Uffici cui è affidata la gestione degli interventi di soccorso in seguito ad incidenti rilevanti, ed è evidente che la loro ubicazione nel contesto territoriale interessato è di fondamentale importanza per una efficace gestione dell'emergenza;

I centri sensibili e le infrastrutture critiche esistenti nell'area. Il reperimento puntuale dei dati relativi alla localizzazione di ospedali, scuole, asili, case di riposo, uffici, centri commerciali, cinema, teatri, musei, chiese, campeggi, stadi, palestre, strutture utilizzate per scopi di protezione civile e altri luoghi con consistente affluenza di pubblico è uno degli elementi fondanti della pianificazione dell'emergenza; Riguardo le strutture sanitarie o ospedaliere, il censimento deve essere esteso, se il caso, anche oltre il raggio di 5 km: ciò per individuare anche i centri ospedalieri specializzati nelle cure di pazienti colpiti dagli effetti tipici di un incidente industriale (intossicati, ustionati, ecc,).

Zone agricole, allevamenti, aree e colture protette. Il reperimento di tali informazioni è importante in caso di scenari incidentali che prevedano il rilascio di sostanze tossiche nell'ambiente. Detto censimento è importante per evitare che nella catena alimentare vengano immessi prodotti che siano stati contaminati dagli effetti del rilascio in aria di sostanze tossiche.

- Notifica del Gestore e Stralcio della ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’ (All. V del D.Lgs.334/1999) La Notifica è il documento obbligatorio (ai sensi dell’art.6 del D.Lgs 334\99) e s.m.i. che il gestore dell’impianto, qualora per sostanze e quantità sia assoggettato alla disciplina del predetto decreto, deve trasmettere ai vari enti pubblici, tra cui il Sindaco e il Presidente della Provincia, contenente le informazioni base sull’attività in esercizio: sede e domicilio del gestore, il nome del responsabile dello stabilimento, notizie sule sostanze pericolose trattate o in deposito, l’attività prevista, l’ambiente circostante. A predetta notifica, il gestore trasmette anche le informazioni previste

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nell’allegato V, e cioè la ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’, che contiene con maggiore dettaglio informazioni fondamentali sia per la comprensione del rischio dovuto all’attività dello stabilimento e sia le principali attività di autotutela del cittadino. - Descrizione dello stabilimento E' il Capitolo che contiene tutti gli elementi identificativi dello stabilimento e della sua attività. Compilato attraverso le informazioni desunte dalla Notifica e dalla ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’ redatte dal Gestore dell’Impianto, deve contenere le seguenti informazioni:

Ragione sociale dello stabilimento; Nome, indirizzo, recapiti telefonici, del gestore; Le coordinate geografiche e chilometriche dell'area dello stabilimento; Descrizione dell'attività svolta dallo stabilimento, descrizione delle unità di impianto di cui

si compone e del processo produttivo; Le ulteriori informazioni di dettaglio potranno essere recuperate, consultando il PEE prefettizio. In assenza del PEE, sarà buona norma aggiungere le seguenti informazioni:

descrizione della viabilità interna dello stabilimento; percorsi movimentazione delle sostanze; impianti atti a garantire la sicurezza previsti dal Piano di Emergenza Interno (reti

antincendio, prese d'acqua, serbatoi idrici, valvole e saracinesche di sicurezza, ecc...; ubicazione dell'infermeria; dei dispositivi di protezione individuale; aree di raccolta del personale e dei mezzi di soccorso.

- Il censimento generale della popolazione E' l'attività attraverso la quale è possibile quantificare la popolazione residente o presente a vario titolo (lavoro, studio, degenza, tempo libero, ecc...) nell'area interessata, e che può, anche a causa dei venti, subire gli effetti di un eventuale incidente rilevante. Il censimento della popolazione, per essere uno strumento efficace della pianificazione di emergenza, deve essere condotto tenendo conto della specificità della singola condizione in cui si trova ciascun individuo, come, ad es., l'età, anche attraverso la classificazione per fasce omogenee che ne faciliti la lettura (come ad esempio le statistiche ISTAT), le condizioni di salute, gli eventuali impedimenti di natura fisica o psichica. Detto Censimento deve aggiornato dall’Ufficio Anagrafe del comune interessato. - Scenari incidentali E' il Capitolo che contiene tutti gli elementi della pianificazione dell'emergenze esterna, in considerazione della natura e degli effetti che l'evento incidentale può avere sul territorio circostante così come in precedenza inquadrato. Facendo riferimento alle informazioni contenute nel documento ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’ compilata dal Gestore, e dagli scenari individuati e classificati dal PEE prefettizio, questo Capitolo deve contenere le seguenti informazioni: Elenco, caratteristiche e quantità massima delle sostanze pericolose trattate o detenute; Descrizione dei rischi che l'uso di queste sostanze comporta per chi ne viene a contatto; Elenco, individuazione, descrizione dei ‘Top Event’ e cioè degli incidenti che possono avere

ripercussione al di fuori i confini dello stabilimento - Delimitazione delle zone di rischio In relazione a quanto individuato nel precedente Capitolo, l’esame degli scenari incidentali che possono avere ripercussione all’esterno dello stabilimento, coinvolgendo sia cittadini che corsi d’acqua, specchi marini portuali e non, qualità dell’aria, ecc. deve essere completato con

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l’individuazione delle tre zone a rischio (di sicuro impatto, di danno, e di attenzione) e della loro estensione. Le tre zone di rischio devono essere chiaramente riportate in una cartografia, delimitando le zone coinvolte secondo la gravità indicate dalla normativa vigente e cioè:

Prima Zona “di sicuro impatto” Immediatamente adiacente allo stabilimento. Caratterizzata da effetti comportanti una elevata letalità per le persone.

Seconda zona “di danno” Esterna alla prima zona “di sicuro impatto” è caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per le persone che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone più vulnerabili come i minori e gli anziani. E’ determinata dalla soglia lesioni irreversibili.

Terza zona “di attenzione” E’ caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi anche per i soggetti particolarmente vulnerabili oppure da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico. La sua estensione dev’essere individuata sulla base delle valutazioni delle autorità locali. L’estensione di tale zona non dovrebbe comunque risultare inferiore a quella determinata dall’area di inizio di possibile letalità nelle condizioni ambientali e meteorologiche particolarmente avverse (classe di stabilità meteorologica F). Nel caso del rilascio di sostanze tossiche facilmente rilevabili ai sensi, ed in particolare di quelle aventi caratteristiche fortemente irritanti, occorre porre specifica attenzione alle conseguenze che reazioni di panico potrebbero provocare in luoghi particolarmente affollati (stadi, locali di spettacolo, ecc.).

Le distanze relative alle prime due zone sono individuate dal Gestore e riportate o nel Rapporto di Sicurezza (nel caso di uno stabilimento art.8) oppure nella ‘Scheda di informazione alla popolazione-Allegato V’ nel caso di uno stabilimento assoggettato all’art.6 del D.L.gs 334/99 e ss.mm.ii. La definizione della terza zona e cioè quella di Attenzione è demandata al Prefetto attraverso il suo Tavolo Tecnico che predispone il PEE: in quella sede i componenti del Tavolo Tecnico, individueranno i limiti e i confini della terza zona in relazione sia alle problematiche locali scaturenti dallo scenario incidentale descritto dal Gestore, che dalle osservazioni del C.T.R. (nel caso di stabilimento assoggettato all’art.8 del D.Lgs 334/99). - Piano dei cancelli, la viabilità e le Aree di Protezione Civile Dalla individuazione dei confini delle tre aree di rischio discende di conseguenza la puntuale individuazione dei Cancelli, dei Posti di Blocco e delle Aree di Protezione Civile. Il Piano di PC, in armonia con le previsioni del PEE prefettizio dovrà, quindi, contenere, sia sul Documento Cartaceo che in specifici allegati cartografici:

La descrizione dei punti nodali nei quali sono individuati i cancelli, con la specificazione della loro ubicazione, delle forze dell'ordine cui sono affidati, nonché delle mansioni da espletare, ed il Posto di Comando Avanzato chiamato a coordinare le azioni di soccorso sul posto;

La viabilità, con specifico riferimento ai percorsi alternativi per la confluenza sul posto dei mezzi di soccorso, nonché i percorsi preferenziali (vie di fuga) attraverso i quali far defluire la popolazione eventualmente evacuata;

Le aree di raccolta, di ammassamento, di attesa, all'uopo predisposti. A tale proposito si sottolinea che le Aree di Protezione Civile già individuate per lo scenario sismico all’interno del Piano Comunale di PC potrebbero non essere idonee con gli scenari di incidente

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industriale: sarà necessario eseguire una verifica di compatibilità con gli scenari industriali ed eventualmente individuare aree di PC alternative.

- Il censimento di dettaglio della popolazione entro 1 km Il censimento di dettaglio della popolazione che ricade nelle tra aree di rischio è indispensabile sia per dimensionare il fabbisogno dei mezzi necessari per il loro esodo, per indirizzare con esattezza i mezzi da inviare a prelevare persone con difficoltà motorio, che per programmare la Campagna d’informazione preventiva. I dati completi delle generalità dei singoli cittadini dovranno essere a disposizione solo del Responsabile della Funzione Sanità del COC e della Unità di Crisi prefettizia: nel Documento pubblico del Piano di PC saranno riportati solo i dati generali e complessivi: nel caso di presenza di persone con problemi motori, che dovranno essere prelevati direttamente presso la propria abitazione, nella versione pubblica del Piano di PC dovranno essere individuate solo i mezzi che dovranno essere utilizzati. Le indicazioni precise sulla residenza e sulle generalità anagrafiche saranno fornite dal Responsabile Sanità al Responsabile Materiali e Mezzi subito dopo che l’Unità di Crisi ha deliberato la necessità di attuare l’esodo assistito della popolazione. Si sottolinea che detto censimento di dettaglio deve essere effettuato comunque per un raggio di almeno un chilometro (1 KM) dal punto incidentale (e non dal baricentro dello stabilimento) individuato nell’analisi dei rischi: detta distanza minima di un chilometro deve essere applicata anche nel caso in cui i raggi delle zone di rischio, compresa quella di attenzione, siano inferiori a detta ampiezza. - Il censimento dei mezzi da utilizzare in caso di esodo assistito e delle strutture sanitarie, mediche e farmaceutiche Il Piano di PC deve prevedere anche l'ipotesi che le conseguenze dell'incidente rilevante conducano all'esodo assistito della popolazione. In questo caso, assume una grande importanza conoscere il numero, le caratteristiche, la dotazione, e il grado di efficienza dei mezzi disponibili al bisogno. Poiché tali mezzi possono essere in dotazione sia agli Enti coinvolti nella gestione dell'emergenza (A.S.L. territorialmente competente, Enti ospedalieri, SUES 118, ecc...), che alle Associazioni di Volontariato abilitate a svolgere questo compito, tali informazioni possono essere acquisite tramite un apposito censimento che consenta di avere un quadro completo della dotazione di tali mezzi, e della loro possibile utilizzazione. - Il Modello di Intervento Il modello d’intervento del Piano di PC Comunale deve essere indirizzato ad assolvere i compiti assegnati al Sindaco che possono essere qui di seguito riassunti:

Assicura l’informazione alla popolazione ai sensi dell’art. 22 comma 4 del D.Lgs.334/99, e l’individuazione delle aree di ricovero. Collabora con il Prefetto nella fase preparatoria del PEE per organizzare l’evacuazione assistita.

attiva le strutture comunali operative di protezione civile (Polizia Municipale, Ufficio Tecnico, Volontariato, ecc.) secondo le procedure stabilite nel P.E.E. e nei piani predisposti dalle funzioni di supporto;

informa la popolazione sull’evento incidentale e comunica le misure di protezione da far adottare per ridurre le conseguenze;

dispone l’utilizzo delle aree di ricovero per la popolazione eventualmente evacuata; predispone il trasporto della popolazione evacuata; segue l’evoluzione della situazione e informa la popolazione della revoca dello stato di

“emergenza esterna”; in caso di cessata emergenza esterna si adopera per il ripristino delle condizioni di normalità

e in particolare per l’ordinato rientro della popolazione presso le abitazioni;

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Tra i compiti del Sindaco vi è anche l’organizzazione (in tempo di pace) e l’attivazione (in emergenza) del COC. Il Piano di PC deve, dunque, prevedere:

- la localizzazione della struttura comunale del COC, che potrebbe essere diversa di quella individuata per il rischio sismico: infatti detta struttura deve essere localizzata al di fuori delle zone di rischio industriale e comunque non vulnerabile da una nube tossica;

- l’organigramma del COC con l’individuazione del personale al quale delegare l’incarico di responsabile delle Funzioni. Ogni singola funzione è rappresentata da un responsabile individuato dalla propria organizzazione, che, in “tempo di pace” censisce e acquisisce le risorse, predispone un piano di funzione e le relative procedure, e in emergenza riveste il ruolo di esperto della funzione di riferimento;

Durante la pianificazione occorre concordare una gradualità dei livelli di allerta cui corrispondono specifiche procedure di intervento e distinti flussi di comunicazioni tra i soggetti che gestiscono l'emergenza e tra questi e l'esterno. Il MODELLO dovrà essere differenziato per le Tipologie di incidenti che possono verificarsi; infatti, nel Piano di PC gli eventi incidentali da prendere in considerazione sono classificati come segue:

1° livello : Incidenti che trovando origine all’interno del complesso industriale, per caratteristiche del fenomeno, portata e gravità, non sono suscettibili di ulteriore evoluzione negativa, di coinvolgimento di altre installazioni e di pregiudizio per l’esterno, essendo fronteggiabili in via ordinaria dagli organi preposti;

2° livello : Incidenti che trovando origine all’interno del complesso industriale, per caratteristiche del fenomeno, portata e gravità, sono suscettibili di ulteriore evoluzione negativa, di coinvolgimento di altre installazioni e di pregiudizio per l’esterno del complesso industriale o che possa essere avvertito dalla maggior parte della popolazione esposta;

3° livello: Incidenti che trovando origine all’interno del complesso industriale, per caratteristiche del fenomeno, portata e gravità, interessano immediatamente in modo pregiudizievole l’esterno del complesso industriale.

Le procedure operative saranno previste per le seguenti quattro fasi operative:

Attenzione Preallarme Allarme Cessato allarme

- Le comunicazioni. Le citate “Linee Guida per la Pianificazione dell’Emergenza Esterna degli

stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante” stabiliscono le modalità con cui i flussi di comunicazione devono essere previsti nel PEE e di conseguenza in un Piano di PC.

- Gestione post-emergenza. E' l'attività che prosegue anche dopo il cessato allarme volta al monitoraggio della qualità ambientale ed al controllo del progressivo decadimento dei livelli di inquinamento fino al ritorno alle condizioni di normalità. Tale attività assume particolare importanza nel casi di incidenti rilevanti che comportino l'emissione di sostanze tossiche nell'ambiente.

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- Messaggi agli Enti coinvolti nell’emergenza L'inserimento nel Piano di PC di uno schema della messaggistica nasce dalla necessità di non dovere effettuare le comunicazioni relative all'incidente rilevante all'impronta, ma attraverso schemi già predisposti in modo da sveltire e rendere più tempestivi possibile i flussi di comunicazione. Detta messaggistica deve essere allineata a quella definita nel PEE. - Messaggi alla popolazione In detti messaggi devono essere inserite tutte le informazioni relative all’incidente, alle sostanze rilasciate, ai pericoli per la salute e dettagli sulle norme di autotutela. - Schema della Campagna preventiva di Informazione La definizione di una corretta e completa campagna di informazione della popolazione potenzialmente interessata alle conseguenze di un incidente industriale, sono dettate dalla considerazione dell'importanza che assume il comportamento delle persone sia al fine di mitigare gli effetti dell'incidente, sia al fine di non rappresentare involontariamente un ostacolo alle attività di soccorso. Detta Campagna, spesso sottovalutata anche perché onerosa per il Comune\Provincia, è invece uno degli elementi cardini del Piano di PC per il Rischio Industriale, anche perché è mirata a correggere dei comportamenti istintivi del cittadino che nel caso di incidente industriale sono autolesionisti. Infatti l’istinto di scappare (da casa, dal centro abitato) è controproducente nel rischio industriale il cui evento incidentale è quasi sempre collegato con una emissione in aria di sostanze tossiche: il cittadino deve autocontrollarsi ed essere cosciente che il rifugio al chiuso è l’intervento di autotutela più indicato. A sottolineare l’importanza della Campagna d’Informazione, nella parte Quarta di queste Linee Guida, tale problematica viene ampiamente esposta. - Programmazione esercitazioni La necessità di inserire un programma di esercitazioni periodiche nasce per misurare il livello di protezione che il Piano di PC è in grado di dare. E' opportuno che le esercitazioni programmate coinvolgano anche la popolazione e costituiscano una verifica della validità delle procedure comunali\provinciali di intervento e siano concordate tra i vari Enti coinvolti nella gestione dell'emergenza individuati nel PEE prefettizio (Vigili del Fuoco, A.S.L., SUES 118, Sindaci comuni limitrofi, ecc...). -Rubrica telefonica, fax, cellulari ed e-mail La rubrica, contenente i recapiti di tutti gli Enti e le Organizzazioni che possono essere coinvolte nelle attività di soccorso, deve essere sempre aggiornata in modo da consentire la maggiore tempestività possibile nel flusso delle informazioni al verificarsi di un incidente. -ALLEGATI GRAFICI Il corretto inquadramento territoriale del sito industriale a rischio è importante ai fini di una efficace, e quanto più possibile tempestiva, azione dei vari Enti preposti alla gestione dell'emergenza. A tal fine è necessario che il Piano di PC contenga una serie di allegati grafici, costituenti un supporto sintetico ed immediato di quanto descritto nei precedenti punti, nei quali siano evidenziate le seguenti informazioni:

- Planimetria dello stabilimento Questo elaborato deve contenere le informazioni necessarie a valutare la pericolosità dell'attività e, in caso di emergenza, ad individuare l'unità di impianto che è all'origine dell'incidente. A tal fine è necessario che esso contenga almeno i seguenti elementi: La ragione sociale dello stabilimento; Le coordinate geografiche e chilometriche dell'area dello stabilimento; L'ubicazione planimetrica delle singole unità di impianto e la loro funzione;

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La principale viabilità interna dello stabilimento, con indicazione dei punti di ingresso e di uscita, i punti di raccolta del personale.

- Cartografia georeferenziata dell'area Tale cartografia si compone di una serie di elaborati in scala appropriata, 1:10.000 o di maggiore dettaglio, nella quale siano indicati: Le caratteristiche geomorfologiche dell'area comunale\provinciale interessata; L'altezza sul livello del mare; I corsi d'acqua e le risorse idriche profonde che interessano l'area, elementi utili a definire la

vulnerabilità di tali risorse, nonché la possibilità che il corso d'acqua rappresenti un veicolo di propagazione di un eventuale inquinamento;

Correlazione con il tessuto urbano comunale Dati meteoclimatici disponibili, al fine di poter valutare se le condizioni meteorologiche

caratteristiche dell'area possano avere un ruolo nella propagazione degli effetti di un incidente rilevante, o, addirittura, possano costituire un ostacolo alla tempestività e all'efficacia dell'intervento delle squadre di soccorso (statistiche sulla piovosità, direzione dei venti prevalenti, ecc...);

Le strutture strategiche e rilevanti interessate dagli eventi incidentali. La individuazione planimetrica di tali strutture, quali edifici della Pubblica Amministrazione, Case Comunali, Caserme, ecc... è necessaria per la pianificazione dell'emergenza, in quanto tali edifici, normalmente, ospitano gli Enti e gli Uffici cui è affidata la gestione degli interventi di soccorso in seguito ad incidenti rilevanti, ed è evidente che la loro ubicazione nel contesto territoriale interessato è di fondamentale importanza per una efficace gestione dell'emergenza;

I centri sensibili e le infrastrutture critiche esistenti nell'area comunale. Il reperimento puntuale dei dati relativi alla localizzazione di ospedali, scuole, asili, case di riposo, uffici, centri commerciali, cinema, teatri, musei, chiese, campeggi, stadi, palestre, strutture utilizzate per scopi di protezione civile e altri luoghi con consistente affluenza di pubblico è uno degli elementi fondanti della pianificazione dell'emergenza;

Zone agricole, allevamenti, aree e colture protette. Il reperimento di tali informazioni è importante in caso di scenari incidentali che prevedano il rilascio di sostanze tossiche nell'ambiente.

L'ubicazione dello stabilimento industriale, in modo tale da offrire un quadro immediato della situazione territoriale, in riferimento all'incidente rilevante, al momento della gestione dell'emergenza.

- Piano dei cancelli Tale elaborato deve contenere tutti gli elementi necessari per una facile individuazione dell'evento incidentale in rapporto al suo inquadramento territoriale, quali: Lo stabilimento industriale oggetto della pianificazione di emergenza, con evidenziate le aree

a rischio in caso di incidente industriale (sicuro impatto, danno, attenzione) e la loro estensione (dimensione del raggio);

Le coordinate geografiche e chilometriche dell'area dello stabilimento; L'indicazione planimetrica dei punti nodali nei quali sono individuati i cancelli previsti dal

PEE prefettizio, con la specificazione della loro ubicazione, delle forze dell'ordine cui sono affidati, nonché delle mansioni da espletare, ed il Posto di Comando Avanzato chiamato a coordinare le azioni di soccorso sul posto;

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L'indicazione planimetrica di dettaglio dei punti nodali nei quali sono individuati i cancelli previsti dal PEE prefettizio e affidati per competenza ai VV.UU. comunali, nonché delle mansioni da espletare, e con il dettaglio delle squadre da attivare;

L'indicazione planimetrica di dettaglio dei punti nodali nei quali sono individuati dei cancelli

aggiuntivi a quelli previsti dal PEE prefettizio e affidati per competenza ai VV.UU. comunali, da attivare nel caso in cui l’incidente industriale non sia rilevante e limitato a piccole porzioni di tessuto abitativo o di attività ricettive come agriturismo o altre;

La viabilità, con specifico riferimento ai percorsi alternativi per la confluenza sul posto dei

mezzi di soccorso, nonché i percorsi preferenziali (vie di fuga) attraverso i quali far defluire la popolazione eventualmente evacuata;

Le aree di raccolta, di ammassamento, di attesa, all'uopo predisposti.

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PARTE TERZA Approfondimenti e schemi esemplificativi

In relazione ai Capitoli che costituiscono un Piano di PC, si approfondiscono alcuni temi di particolare importanza e, più precisamente:

- Le Funzioni di supporto in Tempo di Pace e la Nomina dei Responsabili delle Funzioni in un COC o COM;

- Schema modello d’intervento - Schema messaggi

FUNZIONI DI SUPPORTO IN ‘TEMPO DI PACE’, NOMINA DEI RESPONSABILI

- Compiti dei Responsabili delle Funzioni di Supporto Relativamente alle Funzioni di Supporto, si precisa che viene rimarcato quanto indicato al Capo VI –Modello organizzativo d’intervento delle ‘Linee Guida per la Pianificazione dell’Emergenza Esterna degli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante’ approvate con Decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2005 e pubblicato nel S.O. n.40 alla G.U. n.62 del 16 marzo 2005, e cioè che il compito delle persone designate come Responsabili delle Funzioni di Supporto, non è limitato alla partecipazione nella gestione dell’emergenza durante il suo svolgersi, bensì comprende anche un lavoro preparatorio e di aggiornamento. E’ un lavoro propedeutico e fondamentale per poter, al momento del bisogno, ricoprire positivamente il ruolo di consulente in sala operativa.

Compiti del Responsabile della Funzione di Supporto

Ogni singola Funzione è rappresentata da un responsabile, designato dal Sindaco\Presidente

provincia

In tempo di pace

Il responsabile censisce e acquisisce le risorse o le informazioni specifiche al proprio ruolo

Predispone un piano di funzione e le relative procedure

In Emergenza

Riveste il ruolo di esperto e di riferimento specificatamente alla Funzione assegnatogli.

Si sottolinea, quindi, che il Responsabile della Funzione di supporto debba predisporre, per la Funzione a cui è stato assegnato, un piano di intervento e che debba mantenerlo aggiornato, comunicando al Sindaco\Presidente della provincia tutte le variazioni sostanziali che nel tempo venga a conoscenza. A tal fine, i Responsabili di ciascuna funzione devono essere individuati con atto formale nel corso della predisposizione del Piano di PC e si devono assume l’obbligo di aggiornare i dati del proprio piano. Analogamente il Sindaco\Presidente della provincia deve provvedere in tempi rapidi a nominare eventuali sostituti nel caso di variazioni della pianta organica.

Nel caso specifico del RISCHIO INDUSTRIALE il Sindaco\Presidente della provincia deve individuare anche il tecnico che si dovrà recare presso l’Unità di Crisi eventualmente istituita dalla Prefettura.

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- Piano di funzione Le funzioni di supporto ricoprano un ruolo fondamentale nella gestione del COC\COM in emergenza, e come esse siano altrettanto importanti nella pianificazione del loro funzionamento nonché nella individuazione del responsabile in tempo di pace. Dalle funzioni di supporto passa tutta l’efficacia di un Piano di Protezione Civile. In riferimento poi al tipo di emergenza da gestire, le funzioni di supporto assume valenze differenti. Esse sono l’organizzazione delle risposte che occorre dare alle diverse esigenze presenti in qualsiasi tipo di evento calamitoso, rispettando i principi che hanno ispirato il Metodo Augustus, che sono semplicità e flessibilità.

Nella fase di redazione del Piano di Protezione Civile, occorre che siano individuati i Responsabili di Funzione, e che essi redigano i rispettivi Piani di Funzione con i seguenti contenuti:

I responsabili (individuazione) degli altri Enti che prendono parte alla funzione;

La descrizione delle attività svolte dalla funzione, compiti e responsabilità;

L’interazione con le altre funzioni;

Uno schema delle comunicazioni;

L’aggiornamento dei nomi dei responsabili delle altre funzioni.

La redazione del Piano di Funzione, che deve rispettare semplicità e flessibilità, è un elemento che concorre al funzionamento del COC\COM, come già detto prima, e che quindi si integra con il principio di supporto al sistema decisionale che in emergenza è l’elemento prioritario, affinché chi è preposto a tale compito possa emanare decisioni informate.

- Organigramma responsabili funzioni e compiti in emergenza e in tempo di pace L’organigramma dei Responsabili delle Funzioni di Supporto deve, quindi, essere definito in fase di stesura di Piano di PC con nome e cognome, titolo, recapito telefonico e compiti in ‘tempo di pace’ e nel corso dell’emergenza; il limitarsi ad indicare genericamente il ‘Dirigente’ di un particolare Ufficio il Responsabile di una Funzione di Supporto è in contrasto con la normativa vigente. Di seguito si riporta lo schema di organigramma delle Funzioni di Supporto previste dal Metodo Augustus integrato dalla funzione quindicesima specifica per il rischio industriale, e che costituisce lo schema operativo dell’Unità di Crisi che si istituisce presso la Prefettura a seguito di attivazione del PEE .

1 - TECNICA E DI PIANIFICAZIONE 2 - SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA 3 - MASS-MEDIA ED INFORMAZIONE 4 – VOLONTARIATO 5 - MATERIALI E MEZZI 6 - TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’ 7 – TELECOMUNICAZIONI 8 - SERVIZI ESSENZIALI 9 - CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE 10 - STRUTTURE OPERATIVE ricerca e salvataggio 11 - ENTI LOCALI 12 - MATERIALI PERICOLOSI 13 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE 14 - COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI 15 – PROTEZIONE DELL’AMBIENTE

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Nel Piano di PC comunale, il COC\COM potrà essere istituito con un numero inferiore di Funzioni. Sarà cura del Sindaco, in relazione agli scenari incidentali, alle sostanze coinvolte, alle situazioni urbanistiche e logistiche, organizzare un COC con un numero di Funzioni di Supporto inferiori. SCHEMA MODELLO D’INTERVENTO Nelle pagine che seguono si descrive uno schema del modello d’intervento che deve essere inserito all’interno del Piano di PC relativamente al Rischio Industriale. Si precisa che detto Schema deve essere adattato alle realtà territoriali, agli scenari incidentale, e alle forze a disposizione. I compiti da assegnare, pur seguendo le indicazioni di seguito riportate, devono essere concordati, vagliati e verificati dai tutti i Responsabili delle istituzioni coinvolte. - Obiettivi da perseguire nella gestione di una emergenza di tipo industriale Gli obiettivi principali perseguiti nel Piano di PC sono:

- Comunicazione della emergenza; - Interventi di soccorso e trattamento sanitario; - Attivazione dei centri di coordinamento; - Controllo del territorio e situazione ambientale; - Informazione.

- Coordinamento Interventi: Autorità Preposta In caso di Incidente Industriale RILEVANTE, la direzione ed il coordinamento degli interventi in materia di rischio industriale stabiliti dai PEE ovvero dai PIANI DI EMERGENZA ESTERNA, competono ai sensi della vigente normativa all’Autorità Preposta, che nella regione siciliana è da individuarsi nella figura del Prefetto competente per territorio. - Disciplina delle azioni sul campo Le principali azioni da intraprendersi nel caso dell’applicazione di un Piano di PC per il rischio industriale e, dunque, per presenza di sostanze tossiche sono disciplinate dalla direttiva del 6 aprile 2006 ”Direttiva per il coordinamento delle iniziative e delle misure finalizzate a disciplinare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari, aere e in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenze di sostanze tossiche”. Le azioni da intraprendere sono dettagliate nelle pagine che seguono. - Comunicazione dell’evento incidentale La prima fonte della notizia di segnalazione di un incidente rilevante deve essere fornita dal gestore dello stabilimento, che dovrà nel contempo:

Informare prontamente la sala operativa del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di dell’evento in corso, comunicando:

il luogo e la tipologia dell’incidente; le caratteristiche delle sostanze coinvolte nell’incidente e di quelle che potrebbero essere

coinvolte; la pericolosità dei fumi tossici immessi in atmosfera

La segnalazione dell’evento incidentale perviene dal territorio della provincia ad una o più delle forze istituzionali preposte al soccorso e\o di pubblica incolumità:

Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco S.O.R.I.S. Sala Operativa Regionale Integrata Siciliana del Dipartimento Regionale della

Protezione Civile S.U.E.S. – Servizio Urgenza Emergenza Sanitaria Arma dei Carabinieri

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Polizia di Stato Guardia di Finanza Corpo Forestale Regionale Guardia Costiera

I compiti assegnati al Sindaco, nella prima fase dell’emergenza sono i seguenti:

Attiva i propri uffici di Protezione Civile Comunali Istituisce il COC con l’attivazione delle Funzioni di Supporto Informa la popolazione con il messaggio di allarme prestabilito Attiva le Associazioni e Gruppi comunali del volontariato di protezione civile e socio-

assistenziale, presenti e censiti nel territorio comunale muniti di apposita preparazione relativa alla gestione di un incidente industriale e muniti di dispositivi di protezione individuale;

Attiva tutte le risorse disponibili per l’assistenza alla popolazione Conseguentemente, il Modello d’intervento del Piano di PC comunale deve essere indirizzato per l’espletamento dei compiti sopra elencati, in coordinamento con il Prefetto ed in coerenza con quanto disciplinato dal PEE prefettizio. -Intervento sul campo Il coordinamento delle squadre che intervengono sul luogo dell’incidente, sia sotto l’aspetto tecnico e sia sotto l’aspetto sanitario, è disciplinato dalla Direttiva del 6 aprile 2006 della Presidenza del Consiglio dei Ministri che individua sia la figura del DIRETTORE TECNICO DEI SOCCORSI (DTS) che le figure dei RESPONSABILI SUL secondo il seguente schema:

Identificazione Direttore Tecnico dei Soccorsi

Designazione primaria Designazione alternativa DTS Direttore Tecnico dei Soccorsi

Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco

il Responsabile delle squadre VV.F. presenti sul luogo dell’incidente)

Il DTS nell’espletamento delle attività di coordinamento delle attività da svolgersi nell’area dell’evento incidentale, dovrà avvalersi della collaborazione dei RESPONSABILI SUL POSTO dei settori Sanitario, Ordine e Sicurezza Pubblica, Viabilità e Protezione Civile. Detti Responsabili sul Posto vengono identificati come segue:

Identificazione Responsabili sul posto

Designazione primaria Designazione alternativa DSS Direttore dei Soccorsi Sanitari

Servizio S.U.E.S. 118

il primo medico del Servizio S.U.E.S. 118 intervenuto sul posto

ROSP Responsabile Ordine e Sicurezza Pubblica

Questore

il Responsabile delle squadre della Polizia di Stato presenti sul luogo dell’incidente

RV Responsabile Viabilità

Comandante della Sezione della Polizia Stradale

il Responsabile delle squadre POLSTRADA presenti sul luogo dell’incidente)

Il modello d’intervento comunale\provinciale dovrà, quindi, prevedere come interfacciarsi con il DTS e con i Responsabili sul posto, fornendo ed acquisendo tutte le informazioni necessarie. Per utile informazione, si dettagliano le competenze delle squadre inviate sul luogo dell’incidente, e che fanno parte dei rispettivi modelli d’intervento:

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VIGILI DEL FUOCO Soccorso Tecnico Urgente Compiti assegnati alle squadre sul posto:

Identificazione dei prodotti coinvolti nell’incidente ed acquisizione delle relative schede di sicurezza;

Delimitazione delle aree d’intervento in base allo stato di contaminazione ed alle condizioni metereologiche;

Confinamento e neutralizzazione delle sostanze pericolose Individuazione dell’area di decontaminazione in accordo con il Direttore dei Soccorsi

Sanitari: indirizzare ed assistere le persone colpite verso la zona arancione dove verranno affidate al personale sanitario;

Decontaminazione tecnica degli operatori; Collaborazione per la decontaminazione della popolazione coinvolta; Evacuazione di aree particolarmente esposte al prodotto pericoloso; Collaborazione con i tecnici dell’ARPA Sicilia-DAP provinciale per la costante rilevazione

specialistiche delle sostanze inquinanti e valutazione della eventuale nube tossica; Trasmissione di aggiornamenti sull’evoluzione della situazione al Comandante Provinciale

dei Vigili del Fuoco ed alla Prefettura. SUES – AUSL n.8 – Croce Rossa Italiana (nell’ambito delle proprie competenze)

Compiti assegnati alle squadre sul posto: Collaborazione alla individuazione delle aree di trattamento sanitario; Attivazione, se ritenuto necessario in relazione alla situazione sanitaria sul luogo dell'evento,

di una Unità di Crisi coordinata dal Direttore della Centrale operativa 118, in zona sicura, per la ricezione e valutazione delle richieste sanitarie in termini di impiego dei mezzi, dei materiali e dei tempi di intervento;

Attività di decontaminazione dopo ricognizione e triage Eventuale installazione di un PMA in area di sicurezza Trasporto feriti decontaminati nelle strutture sanitarie Attività medico-legali connesse al recupero e gestione delle salme (di concerto con la Polizia

Mortuaria) Bonifica dell’area interessata Vigilanza igienico-sanitaria sull’area interessata e smaltimento dei rifiuti speciali Assistenza veterinaria Assistenza psicologica alla popolazione ed ai soccorritori mediante attivazione di un Nucleo

di sostegno psicologico per neutralizzare possibili eventi di panico collettivo o individuale Trasmissione di aggiornamenti sull’evoluzione della situazione alla Prefettura, relazionando

sul numero di persone assistite in loco; numero di feriti gravi e non, avviati al Pronto Soccorso; numero deceduti accertati (codici neri).

POLIZIA DI STATO – CARABINIERI – GUARDIA DI FINANZA

Interdizione e controllo degli accessi alle linee di intervento individuate dai VV.F e destinate alle attività di soccorso, secondo il Piano dei Cancelli predisposto dalla Prefettura e/o secondo nuove disposizioni

Individuazione e gestione dei corridoi riservati per l’afflusso e il deflusso dei mezzi di soccorso e di relative aree di sosta

Gestione della viabilità generale dell’area circostante al teatro delle operazioni Attività di ordine pubblico Gestione effetti personali recuperati

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ARPA Sicilia- D.A.P.

Rilevazione specialistiche sostanze inquinanti e valutazione della nube tossica e utilizzo delle strutture operative e delle proprie risorse ai fini del monitoraggio della qualità dell'aria

Servizio Veterinario A.U.S.L.

Dovrà occuparsi degli animali colpiti dall’evento confinandoli in apposite aree individuate congiuntamente all'Amministrazione Comunale, evitando la dispersione delle sostanze pericolose nell’ambiente ed effettuando i primi interventi per una decontaminazione campale. Il Servizio curerà inoltre il trattamento delle carcasse.

Telecom Italia – ENEL

Eventuale interruzione delle linee erogatrici dei servizi essenziali nell’area dell’evento Dipartimento Regionale Protezione Civile

Coordinamento dell’impegno del volontariato per il supporto operativo alle diverse attività nell’ambito intercomunale valutando l’utilizzo del personale in relazione alla preparazione tecnica e del possesso degli opportuni dispositivi di protezione individuali

Gestisce nella zona sicura (bianca), le comunicazioni con la popolazione. In accordo con i dati forniti dai VVF e ARPA, confrontati con le condizioni meteorologiche, dati forniti dal Dipartimento Nazionale, analizza possibili mutazioni climatiche che possano mettere in pericolo l’incolumità di zone limitrofe all’incidente per spostamento, espansione o nuova formazione di nubi tossiche.

Conseguentemente, il Modello d’intervento comunale\provinciale deve inserirsi nelle sopraelencate azioni, senza sovrapporsi bensì integrandosi e prevedendo l’utilizzo delle forze comunali\provinciali per la riuscita delle operazioni di salvaguardia della popolazione. Per esempio, i compiti assegnati alla Polizia Municipale potranno essere i seguenti: POLIZIA MUNICIPALE

Interdizione e controllo degli accessi alle linee d’intervento individuate dai VV.F e destinate alle attività di soccorso, secondo il Piano dei Cancelli predisposto dalla Protezione Civile COMUNALE e/o secondo nuove disposizioni

Individuazione e gestione dei corridoi riservati per l’afflusso e il deflusso dei mezzi di soccorso e di relative aree di sosta

Gestione della viabilità generale dell’area circostante al teatro delle operazioni Nel Modello Comunale del Piano di PC dovrà, inoltre, essere previsto: - Tempistica istituzione COC - Istituzione reperibilità personale strategico - Protocollo di allertamento dipendenti comunali - Definizione flusso informativo interno E in appositi allegati dovranno essere tabellati sia i numeri telefoni che la gerarchia di responsabilità e competenze d’intervento del personale comunale o provinciale che dovrà partecipare attivamente alla gestione dell’emergenza. Dette tabelle devono elencare per ciascuna figura (Responsabile di settore, ingegnere capo, sostituti, dirigenti, assistenti, centralinista, ecc.) le funzioni assegnate e i compiti da espletare.

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Dovranno essere codificati anche i comportamenti che ogni dipendente comunale\provinciale non inserito nell’organigramma della gestione dell’emergenza, deve mantenere subito dopo la diffusione dell’allarme o della comunicazione dello stato di emergenza. I compiti assegnati, e l’organizzazione comunale\provinciale dovranno essere opportunatamente disciplinate per fasce orarie, codificandole sia se l’evento incidentale avviene nelle ore diurne, oppure in ore notturne oppure in giornate festive. - Assistenza ed informazione alla popolazione La gestione delle attività di assistenza e di informazione alla popolazione è affidata ai Sindaci di concerto con il Dipartimento Regionale della Protezione Civile, e prevede:

Distribuzione generi di conforto Organizzazione di un eventuale ricovero alternativo Gestione dell’afflusso di giornalisti sul luogo dell’incidente, rapporto con i mass-media Coordinamento dell’impegno del volontariato per il supporto operativo alle diverse attività

Relativamente alla informazione della popolazione i Sindaci si attiveranno per fornire tutte le indicazioni sulle misure adottate, da adottare e sulle norme di comportamento da seguire per ridurre i rischi di contaminazione. Detta informazione potrà avvenire:

- mediante rete cittadina di altoparlanti collegati alla sala di protezione civile (se es istente) - mediante autovetture munite di altoparlanti - attraverso annunci alle radio e televisione locali.

Nel Modello d’intervento devono essere disciplinate tutte le sopraelencate attività, individuando per esempio le vetture destinate alla diffusione vocale delle informazioni, sottoscrivere intese programmatiche con le stazioni radio e televisive per la trasmissione dei messaggi. - MESSAGGI AGLI ENTI Il flusso delle informazioni e la loro uniformità di modelli e comunicazioni è di fondamentale importanza nella gestione dell’emergenza. Nel Piano di PC, bisogna riportare gli schemi dei Messaggi che il Sindaco\Presidente della provincia inoltrerà agli Enti coinvolti nella gestione dell’emergenza, secondo le es igenze legate ai quattro livelli di allerta codificati dalle Linee Guida ‘ PIANIFICAZIONE DELL’EMERGENZA ESTERNA DEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE –approvate con DPCM del 25 febbraio e cioè:

- Attenzione - Preallarme - Allarme - emergenza esterna allo stabilimento - Cessato allarme

Se i flussi comunicativi previsti contestualmente all’attivazione del PEE sono: - comunicazione dell’evento incidentale dal gestore ai VVF e all’AP; - comunicazione tra la struttura h24 (sala operativa) e gli altri soggetti previsti nel PEE; - comunicazione dell’AP alle Amministrazioni Centrali.

- MESSAGGI ALLA POPOLAZIONE I flussi comunicativi a carico del Sindaco sono quelli principalmente rivolti alla popolazione residente nelle aree a rischio per informare:

- dell’evento incidentale in corso - per diramare l’ordine di “rifugio al chiuso”; - per diramare l’eventuale ordine di “evacuazione”; - per la cessazione dell’emergenza; - per il ripristino della normalità.

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In detti messaggi devono essere inserite tutte le informazioni relative all’incidente, alle sostanze rilasciate, ai pericoli per la salute e dettagli sulle norme di autotutela. Si dovrà ricordare ai cittadini che il principale comportamento da tenere al verificarsi di un incidente industriale è il RIFUGIO AL CHIUSO e che conseguentemente dovrà:

- Non restare all’aperto, ripararsi in luogo chiuso, chiudere le aperture praticate nei muri perimetrali;

- Fermare gli impianti di ventilazione, di condizionamento e climatizzazione dell’aria; - Chiudere le fessure e prese d’aria con nastro isolante e stracci bagnati; - Se si avverte la presenza di odori pungenti o senso di irritazione, proteggere con un panno

bagnato la bocca ed il naso e usare l’acqua per lavarsi gli occhi; - Spegnere i motori, chiudere i fornelli a gas e spegnere ogni fiamma accesa, sia all’aperto che

al chiuso; - Non fumare; - Evitare di recarsi verso il luogo dell’incidente; - Usare il telefono solo per chiedere soccorso: evitando di intasare le linee telefoniche si

garantisce il buon funzionamento dell’organizzazione di soccorso; - Evitare di andare presso le scuole per prelevare i bambini: nelle scuole la loro tutela è

affidata al corpo insegnante appositamente addestrato; - Sintonizzarsi sulle stazioni delle emittenti locali (TV e RADIO) da queste verranno fornite

utili informazioni dea parate delle autorità sull’andamento della situazione, sui comportamenti da tenere, sul perdurare dell’emergenza e sul cessato allarme.

Tutti gli schemi di comunicazione, dall’comunicazione dell’evento incidentale alla chiusura dello stesso, devono essere inseriti nel Piano di PC, pronti per essere utilizzati al momento del bisogno senza ulteriore discussione sul contenuto e sulla forma del messaggio.

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PARTE QUARTA: Informazione alla Popolazione

- GLI OBIETTIVI DELLA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE Generalità e indicazioni tratte dalle Linee Guida del Dipartimento della Protezione Civile ‘PIANIFICAZIONE DELL’EMERGENZA ESTERNA DEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE’ approvate con D.P.C.M. del 25 febbraio 2005: La necessità di inserire nel Piano di PC una Sezione riguardante l’informazione alla popolazione nasce dall’esigenza di completare il quadro delle azioni che devono essere realizzate dalle Autorità pubbliche locali in merito agli interventi di prevenzione del rischio e di mitigazione delle conseguenze. È bene che in questa Sezione siano riportate tutte le iniziative promosse sul territorio per informare e far conoscere al pubblico le caratteristiche dei rischi e i comportamenti da adottare. Sarà così possibile ottenere un Piano di PC completo in tutte le sue parti che favorirà la gestione dell’emergenza, rendendo la risposta efficace ed efficiente. - Campagna informativa preventiva Il Sindaco predispone le campagne informative preventive per la popolazione e, se necessario, anche per le attività commerciali e produttive presenti nelle aree a rischio. Le informazioni divulgate nel corso delle campagne informative sono reperite nella Scheda informativa di cui all’all. V del D.Lgs.334/1999 e s.m.i. e, qualora le notizie fossero insufficienti, possono essere richieste direttamente al gestore per una integrazione dei dati. A tal fine, il gestore deve fornire le informazioni con spirito di collaborazione supportando adeguatamente il Sindaco in questa specifica attività. Le modalità di divulgazione dell’informazione sono a discrezione del Sindaco e possono far riferimento a quanto stabilito nelle “Linee Guida per l’informazione alla popolazione” del Dipartimento della Protezione Civile pubblicate sul Supplemento ordinario della G.U. N.58 del 5 marzo 2007. - Riproduzione della scheda informativa di cui all’allegato V del D. Lgs. 334/1999 La scheda informativa riportata nell’All. V del D.Lgs.334/1999 è composta di nove sezioni di cui le prime sette sono rese pubbliche dal Sindaco del Comune ove è ubicato lo stabilimento a rischio di incidente rilevante.

Allegato V: Riepilogo delle Sezioni i cui dati sono pubblici Sezione Titolo Dati da rendere pubblici alla cittadinanza I Generalità sulla società Dati da rendere pubblici alla cittadinanza II Indicazioni e recapiti di amministrazioni, enti.

Uffici pubblici a cui si è comunicato l’assoggettibiltà della normativa; elenco delle autorizzazioni e le certificazioni in campo ambientale

Dati da rendere pubblici alla cittadinanza

III Descrizione della attività svolte nello stabilimento: suddivisione in impianti; descrizione del territorio circostante nel raggio di 5 km; cartografia

Dati da rendere pubblici alla cittadinanza

IV Elenco dei prodotti pericolosi presenti nello stabilimento completo , per ogni prodotto, del numero CAS, nome comune, classificazione pericolo, caratteristiche di pericolosità e quantità

Dati da rendere pubblici alla cittadinanza

V Natura dei rischi di incidenti rilevanti: Dati da rendere pubblici alla cittadinanza

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informazioni generali sugli incidenti possibili e le sostanze coinvolte

VI Tipo di effetto per la popolazione e per l'ambiente, Misure di prevenzione e sicurezza adottate

Dati da rendere pubblici alla cittadinanza

VII Informazioni sull’esistenza di un PEE adottato, sui mezzi di segnalazione di incidenti; Indicazioni sui comportamenti da seguire di autotutela in caso di incidente industriale, mezzi di comunicazione previsti, elenco dei presidi di pronto soccorso.

Dati da rendere pubblici alla cittadinanza

VIII Informazioni per le autorità competenti sulle sostanze elencate nella sezione 4

Dati Riservati

IX Informazioni per le autorità competenti sugli scenari incidentali con impatto all'esterno dello stabilimento (rif.to PEE)

Dati Riservati

La scheda deve contenere tutte le notizie riguardanti lo stabilimento, il processo produttivo, le sostanze pericolose trattate e/o stoccate, le caratteristiche di esse, gli eventi incidentali possibili, gli effetti di questi sull’uomo e sull’ambiente nonché i sistemi di prevenzione e le misure di protezione da adottare. In sede di pianificazione è opportuno che il Sindaco, unitamente all’AP, valuti i contenuti della scheda in ordine agli scenari incidentali trattati nel PEE al fine di integrare, aggiornare o modificare le notizie già divulgate, eventualmente richiedendo al gestore anche la riformulazione della predetta scheda. E’ necessario, infine, che siano programmate esercitazioni per verificare la conoscenza del PEE e il livello di consapevolezza della popolazione nei confronti del rischio di incidente rilevante. - Il messaggio informativo preventivo e in emergenza Un’adeguata informazione preventiva rende la popolazione consapevole delle misure di autoprotezione da adottare e dei comportamenti da assumere in caso di evento incidentale. La validità della campagna informativa si misura in termini di capacità della popolazione a collaborare con i soccorritori e a recepire correttamente il messaggio d’emergenza stabilito nel corso della campagna preventiva. È quindi necessario, in sede di pianificazione, stabilire i contenuti del messaggio da inoltrare in emergenza e le modalità con le quali dovrà essere diffuso. SCHEMA DI UNA CAMPAGNA D’INFORMAZIONE

Si riporta di seguito uno schema illustrativo di una Campagna d’informazione: si ribadisce che l’informazione al cittadino deve essere fornita a più livelli. Infatti ogni popolazione è composta da più ‘fasce di popolazione’ caratterizzate per eta e per grado di cultura. La campagna deve essere quindi variamente articolata e ideata per essere recepita, anche con maggiore o minore dettaglio informativo) da tutti i cittadini.

Come per ogni Campagna, che sia di propaganda politica che di lancio di un prodotto commerciale, non esiste un elemento informativo risolutivo.

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SCHEMA CAMPAGNA INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE Finalita: 1) Far conoscere alla popolazione i pericoli di un incidente rilevante 2) Far conoscere i comportamenti da adottare in caso di allarme che segnali un evento incidentale in corso Strumenti utili per la realizzazione della campagna - Manifesti inizio campagna - Opuscoli e Volantini - Schede - Manifesti - Incontri pubblici con la popolazione - Pagine Internet - Questionario - Sportello Informativo - Esercitazione - Spot Televisivi o radiofonici - Conferenze – Master - Incontri con Docenti \ popolazione scolastica -Formazione personale Dettaglio delle azioni da intraprendere per la realizzazione della Campagna di Informazione MANIFESTO INIZIO CAMPAGNA L'inizio della Campagna o di qualunque altra operazione inerente alla stessa deve essere preceduta dall'affissione di manifesti (o attraverso lettera) a firma del Sindaco Prima della distribuzione dell'opuscolo o di altro materiale informativo, il cittadino deve sapare che riceverà detto materiale informativo.

OPUSCOLO-VOLANTINO INFORMATIVO Contenuti - i pericoli di un incidente rilevante

- i comportamenti da adottare in caso di allarme che segnali un evento incidentale in corso

- Numeri utili - Ubicazione aree di raccolta Diffusione - porta a porta: da parte di personale qualificato come i volontari di PC - Invio postale - presso gli ambulatori medici - presso gli Uffici Postali - presso le Scuole

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- pressi i locali di intrattenimento - presso i Centri Commerciali - presso gli Uffici Pubblici

SCHEDA INFORMATIVA DESUNTA DALL’ALL.V del D.Lgs 334/99

Rielaborazione della 'Scheda informazione della popolazione sui rischi di incidente rilevante (All.V del D.Lgs 334/1999 e s.m.i.) presentata dai gestori, contenente i dati delle prime 7 sezioni con un linguaggio più semplice e con illustrazioni

Consultabili dalla cittadinanza presso: - Segreteria Sindaco - Ufficio Tecnico Comunale - Strutture di Protezione Civile - Biblioteca Comunale - Sito Web del DRPC - Sito Web dei Comuni - Sito Web della Provincia Regionale

MANIFESTI Contenuti - i pericoli di un incidente rilevante

- i comportamenti da adottare in caso di allarme che segnali un evento incidentale in corso

- Ubicazione aree di raccolta - viabilità di emergenza Diffusione - nelle zone più frequentate - presso gli ambulatori medici - presso gli Uffici Postali - presso le Scuole - presso gli Uffici Pubblici

INCONTRI PUBBLICI CON LA POPOLAZIONE Periodicità - Annuale Tema: giornata dedicata al Rischio Industriale Nell'ambito dell'inziativa: - distribuzione degli opuscoli - distribuzione di gadget - gazebi informativi a cura delle Pubbliche Amministrazioni e delle Società - visite guidate presso gli stabilimenti - visita guidata presso basi operative degli enti pubblici

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PAGINA INTERNET Pagine internet riportanti: - presentazione del PEE - piani di emergenza comunali - schede informazione alla popolazione (semplificata) - copia opuscolo informativo

- indicazioni e cartografia della viabilità di emergenza e delle aree di raccolta

Link da website: - Prefettura - Dipartimento Protezione Civile - Dipartimento Regionale della Protezione Civile - Provincia Regionale - Comuni - Assessorato Regionale Territorio e Ambiente - ARPA - Vigili del Fuoco - Ministero dell’Ambiente - Volontariato di Protezione Civile

QUESTIONARIO Finalità

Questionario da far compilare ai cittadini al fine di verificare l'efficacia della campagna d'informazione e per verificare l'effettiva conoscenza delle norme comportamentali e dei segnali di allarme convenuti

Nota: Nelle Linee Guida del DPC un questionario standard è riportato all'Allegato 4

Destinatari

- Tutta la popolazione ricadente nelle aree presumibilmente ricadenti nelle aree di rischio

Diffusione

- Contestualmente alle altre iniziative di diretto contatto con la cittadinanza: distribuzione volantini-opuscoli, incontri con la cittadinanza, dibattiti pubblici, incontri con i docenti, ecc.)

ESERCITAZIONE Finalità

- Coinvolgere la popolazione al fine di memorizzare i comportamenti di autotutela, le informazioni sulla viabilità e la localizzazione dei punti di raccolta

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- Verifica dei sistemi di allarme e di comunicazione alla popolazione, verifica della tempistica di attivazione, verifica del recipimento dal parte del cittadino delle informazioni trasmesse

Destinatari Principali

- Responsabili e o Referenti delle strutture sensibili: responsabili SPP e addetti SPP strutture pubbliche (Ospedali, Uffici e Scuole) , Responsabili Centri Commerciali e\o di grande affluenza)

Destinatari

- Popolazione presente a vario titolo nelle aree a rischio e quella che frequenta aree o strutture coinvolte nella pianificazione d'emergenza e considerate strutturi sensibili quali scuole, centri commerciali, ospedali ecc.

SPORTELLO INFORMATIVO Finalità - Creazione di un punto di informazione aggiornato, facilmente raggiungibile e con il contatto diretto interpersonale. Localizzazione - Presso un Ufficio Pubblico (possibilmente comunale)

SPOT TELEVISIVI O RADIOFONICI Finalità - Diffondere la conoscenza delle norme comportamentali (Rifugio a Chiuso - Evacuazione Assistita), sui segnali di allarme Diffusione - Emittenti Locali Periodicità - Prima dell'avvio della campagna informativa - A conclusione della Campagna informativa - Semestrale

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SCHEMA QUESTIONARIO ‘PRELIMINARE’ PER LA VERIFICA DEL FABBISOGNO DI INFORMAZIONE SUI RISCHI INDUSTRIALI DA PARTE DELLA POPOLAZIONE La Campagna d’Informazione, per la sua complessità e per la sua articolazione deve essere progettata e dimensionata. E’, dunque, importante acquisire da parte dei promotori della Campagna d’informazione la conoscenza approfondita delle caratteristiche della popolazione cui si devono rivolgere. Per ottenere ciò, è utile far compilare ai cittadini un Questionario Preliminare ideato per accertare il grado della ‘cultura del rischio’ per ogni fascia di popolazione residente. Il Questionario Preliminare deve integrare quello inserito nell’Allegato 4 delle ‘LINEE GUIDA PER L’INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUL RISCHIO INDUSTRIALE’ redatte dal DPC nel marzo 2007, che è, però, un questionario di verifica della Campagna d’Informazione già completata. Si riporta, nelle pagine che seguono, uno schema di Questionario Preliminare ideato per gli scopi predetti, che il Sindaco potrà adattare alle proprie esigenze; lo schema è completo delle note esplicative allo stesso questionario. Si precisa che detto Questionario Preliminare è stato predisposto dal Servizio Studi prevenzione disastri tecnologici ambientali del Dipartimento Regionale della Protezione Civile all’interno del documento ‘LINEE GUIDA RELATIVE ALL’INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUI RISCHI DI INCIDENTE RILEVANTE’ pubblicato già da tempo nel sito web del DRPC all’indirizzo http://www.regione.sicilia.it/presidenza/protezionecivile/documenti/scheda.asp?id=26&id_asp=0 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Comune di ……….. Campagna di informazione sui rischi di incidenti industriali e norme comportamentali di salvaguardia

dei cittadini Q UESTIO NARIO ‘PRELIMINARE’ atto a valutare l’attuale conoscenza dei rischi della popolazione

del comune di ………… alla data del ………….

1. A che cosa la fa pensare la parola rischio? ……………………………………………………………………………………………. 2. Quanto la preoccupano personalmente i seguenti problemi? (dare una risposta ad ogni voce) Molto abbastanza poco per niente

incidenti stradali inquinamento calamità naturali (terremoti, alluvioni, ecc.)

AIDS incidenti in impianti industriali disoccupazione incidenti nel trasporto di sostanze pericolose

3. Quanti impianti pericolosi ritiene che ci siano nel comune?

tanti

Pochi nessuno

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3.1 (se tanti o pochi) Ne può indicare qualcuno? …………………………………………………………………………………………………………………. 4. A causa delle attività industriali presenti nella zona in cui vive, si sente esposto a gravi rischi?

sì, molto

sì, abbastanza non molto per niente

4.1 (se sì) Di che tipo?

incendi

Esplosioni rilascio di sostanze tossiche o nocive

non so

5. Quali sono le conseguenze maggiormente attese in caso di incidente industriale? elevato numero di morti o di

feriti

elevati danni a fabbricati o strutture con conseguenze

economiche

inquinamento

6. Quanto è d'accordo con ognuna delle seguenti frasi? (dare una risposta ad ogni voce) Molto abbastanza poco per niente

se si verificasse un incidente la popolazione non conosce le misure di sicurezza da seguire

la popolazione deve ricevere una completa informazione sui rischi

si fa inutilmente paura alla gente informandola sul rischio industriale

7. Come è stato informato sinora sul rischio industriale? (indicare due voci) giornali locali depliant lettere a domicilio discussioni pubbliche al lavoro (o a scuola) trasmissioni radio o tv 7.1 (se attraverso depliant o lettere) Ha conservato il depliant (o la lettera)?

no

7.2 Ricorda cosa diceva il depliant (o la lettera)?

no

8. Ricorda di avere ricevuto informazioni su uno dei seguenti argomenti? (dare una risposta ad ogni voce) sì no forse il tipo di rischio cui è esposto

istruzioni sui comportamenti da tenere in caso di incidente

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l'esistenza di un piano di emergenza per la popolazione

lo sviluppo industriale del comune 9. In caso di incidente in un impianto industriale come viene avvertita la popolazione? Attraverso telefonate di amici e parenti Attraverso annunci alla radio e in TV

Con un sistema di sirene Con altoparlanti di polizia, vigili del fuoco, ambulanze …

Altro ………………………..

10. Quale sarebbe la sua reazione in caso di incidente industriale nel comune? Fuggire il più lontano possibile

Chiudersi in casa Cercare di informarsi prima di decidere cosa fare

Altro ………………………. 11. Qual è il livello di conoscenza sulle norme di sicurezza da tenere in caso di incidente industriale? Le conosce molto bene Le conosce abbastanza bene

Le conosce poco Non le conosce affatto

12. (se alla domanda 11 ha risposto positivamente)In cosa consistono le norme di comportamento? (segnare tutte le risposte ritenute esatte) Entrare in casa e chiudere porte e finestre Ascoltare radio e TV e seguire le istruzioni fornite Telefonare alla polizia e ai vigili del fuoco Andare a prendere i bambini a scuola o gli altri parenti che si trovano nell'area dell'incidente

Non uscire di casa fino al segnale di cessato allarme Rifugiarsi nelle cantine e negli interrati delle case Fuggire il più lontano possibile 13. Chi ritiene sia l'organo competente a fornire l'informazione al pubblico sui rischi industriali? il comune

la provincia la regione

14. Chi ritiene più credibile per dare informazioni sul rischio industriale? Il sindaco

I giornalisti Gli ambientalisti

La protezione civile Altro …………………….. 15. Quanto è d'accordo con le seguenti affermazioni? (dare una risposta ad ogni voce) molto abbastanz poco per niente

Le catastrofi industriali sono imprevedibili e le persone non possono farci niente

Le misure di sicurezza nelle fabbriche permettono di prevenire effi cacemente una catastrofe

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I media esagerano sempre nel dare informazioni sul rischio industriale

Le conseguenze delle cat astrofi industriali sono prevedibili e l'emergenza può essere piani ficata

DATI ANAGRAFICI 17. Sesso

Maschio Femmina

18. Età 15 - 30 31- 45 46 - 60 61 - 75 oltre 75 19. Titolo di studio licenza elementare

scuola media inferiore scuola media superiore

laurea 20. Professione Pensionato Studente Operaio, agricoltore Commerciante, artigiano Casalinga In cerca di occupazione Impiegato, insegnante Imprenditore libero professionista funzionario pubblico 21. La sua attività si svolge o si è svolta all'interno di un impianto industriale del comune? Sì, continuativamente

Sì, saltuariamente No

21.1 (se sì) Per quanto tempo? ……………………………………………….. 22. Qualcuno della sua famiglia lavora all'interno di un impianto industriale del comune?

no

23. Da quanto tempo vive nel comune? …………………………………………………. Data di Compilazione ….\….\…… Rilevatore …………………………..

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Note esplicative al questionario Il questionario costituisce uno schema tipo adattabile alle esigenze di ciascun comune. Le domande da 1 a 5 riguardano la “percezione del rischio” da parte della popolazione. Le domande da 6 a 9 riguardano la “domanda di informazione” da parte della popolazione. Le domande da 10 a 12 riguardano i “comportamenti” da parte della popolazione. Le domande da 13 a 16 riguardano il “giudizio sull’informazione fornita dalle istituzioni” da parte della popolazione. Le domande da 17 a 23 servono per identificare il target. Il questionario è composto di domande con risposta prefissata tra diverse alternative al fine di poter meglio codificare le risposte e trarne elaborazioni statistiche; la risposta alla domanda n. 1 viene lasciata aperta al fine di valutare attraverso le risposte la percezione delle differenze tra “pericoli” e “rischi” senza incanalare la risposta su elementi predeterminati; le risposte alla domanda n. 1 possono comunque essere codificate, in sede di elaborazione statistica, nelle voci “pericolo” “ambiente” “incidente stradale” “malattia” “incidente industriale” “altro”. Le domande 7, 8 e 9 vanno proposte solo in presenza di una precedente iniziativa di informazione al pubblico da parte del comune. I dati raccolti dovranno essere elaborati al fine di ottenere informazioni utili per la campagna di informazione. In particolare si riportano alcuni elementi di riflessione tratti anche dalle risultanze di un analoga iniziativa messa in atto nella regione Veneto e relativa al sito di Porto Marghera . I dati anagrafici sono utili per verificare a quali categorie o classi di età o titoli di studio corrispondono determinati comportamenti o opinioni. Es: se le opinioni che dimostrano una propensione all’allarmismo o, viceversa, una metabolizzazione del rischio sono collegati al grado di istruzione o alla professione. Le risposte al quesito n. 2 possono essere incrociate con la risposte al quesito 4 per comprendere se la preoccupazione per problemi derivanti da motivi legati ai siti industriali (inquinamento, incidenti industriali e di trasporto) è correlata con la percezione di esposizione al rischio industriale; una mancata correlazione potrebbe essere indicativa di mancata metabolizzazione del rischio industriale. Le risposte ai quesiti 2,4 e 5, sulla percezione del rischio, possono essere incrociate con le risposte ai quesiti 6 e 15 – terza opzione, sull’informazione, per comprendere se chi concepisce il territorio come sede di rischio industriale ritiene anche l’allarmismo come pericolo reale; se ne può dedurre un bisogno di informazione corretta da parte della popolazione a supporto dell’importanza dell’intervento informativo. Il bisogno di informazione potrà essere confermato da una alta percentuale di risposte “molto” o “abbastanza” contemporanee alla prima e seconda opzione al quesito n. 6 o negato da una alta percentuale di risposte “molto” o “abbastanza” contemporanee alla prima e terza opzione allo stesso quesito. Laddove siano state effettuate precedenti campagne di informazione le risposte ai corrispondenti quesiti (n. 7, 8, 9) andranno correlate con quelle ai quesiti sulla conoscenza dei metodi comportamentali (n. 11 e 12) per verificare se al ricordo di una modalità di informazione e all’autovalutazione di conoscenza dei comportamenti corrisponde una reale corretta acquisizione dei metodi. Ciò naturalmente potrà convalidare o meno l’efficacia delle campagne precedenti. Gli effetti di eventuali precedenti iniziative di informazione possono ancora essere correlati con il grado di istruzione e la professione. La risposta al quesito n. 10 dà informazioni sull’atteggiamento più o meno razionale di fronte all’emergenza e va correlato anche con le risposte ai quesiti sulla credibilità delle istituzioni e, in particolare, con il quesito n. 15; le reazioni irrazionali o scorrette possono essere correlate con un atteggiamento allarmistico o di panico o, ancora una volta, con il grado di istruzione e la professione.

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È importante verificare come cambiano le opinioni e i comportamenti tra coloro che dichiarano di lavorare, di aver lavorato o di avere familiari che lavorano nelle industrie. Il loro atteggiamento può essere derivante da una maggiore consapevolezza ma anche da una preoccupazione di instabilità occupazionale in caso di crisi per motivi ambientali. Il tutto andrà a definire il destinatario della successiva campagna informativa avendo cura di adeguare il peso e l’intensità della campagna ai gradi di richiesta di informazione preventiva e di conoscenza e consapevolezza da parte del pubblico, cercando di recuperare eventuali carenze di credibilità nelle istituzioni con una presenza forte e capillare delle strutture comunali di protezione civile. Compatibilmente con le risorse umane e finanziarie del comune e nell’ambito dell’autonomia operativa del sindaco, si suggerisce di estendere il questionario a tutto il territorio comunale con modalità “porta a porta” lasciando i moduli presso gli interessati per il tempo necessario alla compilazione e assicurando eventualmente l’opportuna assistenza alla compilazione. Si suggerisce inoltre l’utilizzo del volontariato per la rilevazione; comunque i rilevatori saranno dotati di documento identificativo del comune da esibire ai soggetti della rilevazione. I rilevatori potranno essere forniti di una scheda a parte sulla quale potranno essere annotate le problematiche emerse nel corso della rilevazione; ed esempio: - difficoltà di approccio e diffidenza del pubblico - difficoltà di comprensione dei quesiti - scarsa collaborazione e attenzione al problema - eventuali apprezzamenti per l’iniziativa - aspettative per il futuro.

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PARTE QUINTA Glossario Termini e Sigle

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– Glossario Glossario dei principali termini utilizzati nella pianificazione dell’emergenza per incidente industriale, con immagini esemplificative tratte sia da PEE in vigore nella Regione Siciliana che da materiale di archivio del del Dipartimento Regionale della protezione Civile.

A

Allarme (Livello di allerta)- Emergenza esterna allo stabilimento Si instaura uno stato di «allarme» quando l’evento incidentale richiede, per il suo controllo nel tempo, l’ausilio dei VVF e, fin dal suo insorgere o a seguito del suo sviluppo incontrollato, può coinvolgere, con i suoi effetti infortunistici, sanitari ed inquinanti, le aree esterne allo stabilimento. Tali circostanze sono relative a tutti quegli eventi che possono dare origine esternamente allo stabilimento a valori di irraggiamento, sovrapressione e tossicità superiori a quelli solitamente presi a riferimento per la stima delle conseguenze (DM 9 maggio 2001). In questa fase, si ha l’intervento di tutti i soggetti individuati nel PEE

Area di sicurezza Zona immediatamente circostante l’area dell’evento, di dimensioni commisurate all’entità del pericolo residuo, da mantenersi sgombra.

Area mezzi di soccorso Area adiacente al posto medico avanzato (PMA) od all’area di raccolta riservata all’afflusso, alla sosta ed al deflusso delle ambulanze e degli altri mezzi di soccorso. Aree ammassamento soccorritori e risorse Luoghi, non soggetti a rischi ambientali, dove dovranno trovare sistemazione idonea i soccorritori e le risorse necessarie a garantire un razionale intervento nelle zone di emergenza. Tali aree dovranno essere ubicate nelle vicinanze di risorse idriche, elettriche ed avere possibilità di smaltimento delle acque reflue. Il periodo di permanenza di tali aree sarà compreso tra poche settimane e qualche mese.

Aree di raccolta della popolazione in caso di evacuazione assistita Nel caso in cui su debba ricorrere all’esodo assistito della popolazione, occorre individuare delle aree di raccolta dove raggruppare i cittadini e dove inviare i mezzi previsti per l’esecuzione dell’esodo.

Esempio individuazione Aree di raccolta della popolazione in un PEE (fonte: U.T.G. di Catania)

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Esempio individuazione Aree di Protezione Civile (fonte DRPC, S13 Servizio della Provincia di Siracusa)

ARPA Agenzia Regionale per la protezione dell'Ambiente: svolge i compiti e le attività tecnico-scientifiche di interesse regionale per la protezione dell'ambiente, per la tutela delle risorse idriche e della difesa del suolo. Attenzione (Livello di allerta) Stato conseguente ad un evento che, seppur privo di qualsiasi ripercussione all’esterno dell'attività produttiva per il suo livello di gravità, può o potrebbe essere avvertito dalla popolazione creando, così, in essa una forma incipiente di allarmismo e preoccupazione per cui si rende necessario attivare una procedura informativa da parte dell’Amministrazione comunale. In questa fase, il gestore informa l’AP e gli altri soggetti individuati nel PEE in merito agli eventi in corso, al fine di consentirne l'opportuna gestione. Autorità Preposta Per la gestione di un incidente industriale, sia in tempo di pace (con la predisposizione del PEE) sia durante la gestione dell’emergenza, l’Autorità Preposta è il Prefetto competente nel territorio provinciale.

B BLEVE Sfera di fuoco (Sovrappressione-Esplosione) Boiling Liquid Expanding Vapour Explosion - Conseguenza dell’improvvisa perdita di contenimento di un recipiente in pressione contenente un liquido infiammabile surriscaldato o un gas liquefatto: gli effetti sono dovuti anche allo scoppio del contenitore con lancio di frammenti

C Cancelli Punti obbligati di passaggio per ogni mezzo di soccorso, particolarmente se provenienti da territori confinanti, per la verifica dell’equipaggiamento e l’assegnazione della zona di operazioni. Sono presidiati preferibilmente da uomini delle forze di polizia (municipale o dello Stato) eventualmente insieme ad

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operatori del sistema di soccorso sanitario, ma comunque in collegamento con le Centrali Operative 118 o le strutture di coordinamento della protezione civile attivate localmente (C.C.S., C.O.M., C.O.C.).

Esempio: cartografia con posizionamento cancelli (fonte: U.T.G. di Ragusa)

Esempio: cartografia con posizionamento cancelli (archivio DRPC – Servizio S13, UOB S13.01)

Campagna informativa preventiva Il Sindaco predispone le campagne informative preventive per la popolazione e, se necessario, anche per le attività commerciali e produttive presenti nelle aree a rischio. Le informazioni divulgate nel corso delle campagne informative sono reperite nella Scheda informativa di cui all’all. V del D.Lgs.334/1999 e s.m.i..Le modalità di divulgazione dell’informazione sono a discrezione del Sindaco e possono far

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riferimento a quanto stabilito nelle “Linee Guida per l’informazione alla popolazione” pubblicate dal Dipartimento della Protezione Civile sul Supplemento ordinario della G.U. N.58 del 5 marzo 2007. La Campagna Informativa la si ottiene mediante : Manifesti inizio campagna, Opuscoli e Volantini, Manifesti, Incontri pubblici con la popolazione, Pagine Internet, Questionario, Sportello Informativo, Esercitazione, Spot Televisivi o radiofonici, Conferenze – Master, Incontri con Docenti \ popolazione scolastica, Formazione personale.

Esempio: fumetto informativo realizzato dal DRPC in occasione dell’Esercitazione di PC ‘Sicurambiente’ di Gela (CL)

Esempio opuscolo informativo per la popolazione del Comune di Priolo Gargallo (SR)

CE (Sovrappressione-Esplosione) Confined Explosion - Esplosione di una miscela combustibile-comburente all’interno di uno spazio chiuso – serbatoio o edificio. Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) Viene, di norma, costituito presso l' Ufficio Territoriale del Governo (ex prefetture) una volta accertata la

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sussistenza di una situazione di pubblica calamità. Rappresenta il massimo organo di coordinamento delle attività di protezione civile a livello provinciale: Insediato in una sala attrezzata con apparecchi telefonici, telematici e radio ricetrasmittenti sintonizzabili su frequenze utili, è composto dai responsabili di tutte le strutture operative presenti sul territorio provinciale. I compiti del CCS consistono nell’individuazione delle strategie e delle operatività di intervento necessarie al superamento dell’emergenza attraverso il coordinamento dei COM. Centro Coordinamento Incidente con Sostanze Tossiche su strada o in Depositi privi di PEE Questo Centro di Coordinamento è previsto dalla Direttiva DPC del 6 aprile 2006 nel caso di incidente con presenza di sostanze tossiche anche non necessariamente in uno stabilimento industriale assoggettato alla normativa ‘Seveso’ ( e dunque per un deposito o uno stabilimento per il quale, a causa delle quantità di prodotti in stoccaggio inferiori a quelli indicati dela D.lgs 334/99 e ss.mm.ii non è stato redatto un PEE o un Piano di Emergenza Interno) è può essere istituito dal Sindaco nel caso in cui per tipologia e\o estensione , evidenzi criticità tali da richiedere un maggiore impegno di risorse. Centro Operativo Comunale (COC) Centro operativo a supporto del Sindaco per la direzione ed il coordinamento degli interventi di soccorso in emergenza. Cessato allarme (livello di allerta) La procedura di attivazione del cessato allarme è assunta dall’AP, sentite le strutture operative e gli amministratori locali, quando è assicurata la messa in sicurezza del territorio e dell’ambiente. Classi di stabilità (del vento – di Pasquill) La quantità di turbolenza nell'ambiente aria ha effetti significativi sulla risalita e dispersione degli inquinanti atmosferici. Detta quantità può essere classificata in incrementi definiti noti come "classi di stabilità". Le categorie più comunemente utilizzate sono le classi di stabilità di Pasquill, suddivise in A, B, C, D, e F. La classe A denota le condizioni di maggior turbolenza o maggiore instabilità mentre la classe F definisce le condizioni di maggior stabilità o minore turbolenza

A Condizioni estremamente instabili B Condizioni moderatamente instabili C Condizioni leggermente instabili D Condizioni di neutralità E Condizioni leggermente stabili F Condizioni moderatamente stabili G Estremamente stabile

Le classi di stabilità di Pasquill sono di seguito rappresentate in funzione delle condizioni meteorologiche prevalenti, che tengono conto di: - velocità del vento al suolo misurata a 10 metri di altezza rispetto alla superficie del suolo - radiazione solare diurna incidente o percentuale notturna di copertura nuvolosa

Velocità del vento al suolo

Radiazione solare diurna Copertura nuvolosa notturna (nubi basse)

m/s Forte Moderata

Debole Coperto o > 50% (> 4 / 8)

< = 50% (< = 4 / 8)

< 2 A A – B B E F 2 - 3 A - B B C E F 4 - 5 B B – C C D E

6 C C – D D D D > 6 C D D D D

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Le Classi di Stabilità che di norma vengono utilizzate per la determinazione di uno scenario incidentale con rilascio in atmosfera di sostanze tossiche o fumi dell’incendio sono le D5 e F2. Questo per le seguenti considerazioni: la classe di stabilità D è quella con maggior e probabilità di presenza nel caso di incidente; per quanto riguarda le categorie di maggiore stabilità atmosferica (tipo la classe F), occorre osservare che, per molti sit i, oltre ad essere meno probabili, queste presentano un carattere essenzialmente notturno. In queste condizioni un rilascio in classe F o equivalente, troverebbe presumibilmente la maggioranza della popolazione già in condizioni "al chiuso" e molti dei centri di possibile concentrazione di soggetti vulnerabili (scuole, asili nido, luoghi pubblici, ecc.) non frequentati. Ciò comporterebbe una situazione già in partenza notevolmente mitigata rispetto a quella tipicamente diurna. C.T.R. (Comitato Tecnico Regionale) Il comitato Tecnico Regionale dei VV.F. , istruisce le autorizzazioni per la prevenzione incendi per gli insediamenti industriali ed attività di t ipo complesso. In relazione alle attività a rischio di incidente rilevante, la composizione, compiti e funzionamento del Comitato Tecnico Regionale di cui all’art .20 del D.P.R.577/82 e all’art .19 del D.Lgs.334/99 sono definiti dalla Circolare n° 900 dell’1 marzo 2006 del Ministero degli Interni. Il CTR effettua, fino all’attuazione dell’art .18 del DLgs 334/99, l’esame dei Rapporti di Sicurezza redatti dai gestori. Il Comitato, in base a quanto stabilito dal D.P.RC. 577 del 29/7/1982, è composto dei seguenti membri: - Direttore regionale competente per territorio con funzione di presidente; - tre funzionari tecnici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco della regione, di cui almeno due con funzioni di comandante; - un ispettore del lavoro designato dall'ispettorato regionale del lavoro; - un rappresentante dell'ordine degli ingegneri della provincia in cui ha sede la Direzione regionale. E’ inoltre integrato dal comandante provinciale dei VV,F competente per territorio, nonché da soggetti dotati di specifica competenza nel settore e, precisamente: due rappresentanti ARPA, due rappresentanti del dipartimento periferico dell’Ispsel territorialmente competente, un rappresentante della Regione, un rappresentante della Provincia territorialmente competente e da un rappresentante del Comune territorialmente competente. Comportamenti di autoprotezione Le misure comportamentali che attengono alla mitigazione delle conseguenze di un probabile incidente industriale rilevante sono fondamentalmente di due tipi:

il rifugio al chiuso l’evacuazione.

L’adozione dell’una o dell’altra misura dipende dagli scenari di rischio che si configurano a causa dell’incidente e dei tempi che intercorrono tra il momento in cui viene identificato il motivo che ha scaturito l’evento e la fase in cui l’incidente si manifesta coinvolgendo la popolazione limitrofa all’impianto.

Esempio tratto dal ‘Vademecum per la Famiglia’ del Dipartimento Protezione Civile

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Esempio di tabella riassuntiva dei Comportamenti di autoprotezione

Consultazione della Popolazione Il D.lgs. 334/99 s.m.i. prevede modalità e strumenti di consultazione della popolazione presente in aree soggette a rischio a rischio di incidente rilevante: in caso di nuovi insediamenti industriali, modifiche significative di insediamenti esistenti, nuovi

insediamenti e infrastrutture o interventi in progetto attorno agli stabilimenti a rischio d’incidenti rilevanti esistenti, la popolazione interessata deve essere messa in grado di esprimere il proprio parere, nell’ambito dei procedimenti di formazione degli strumenti urbanistici o delle valutazioni di impatto ambientale (art . 23, comma 1);

nell’ambito dell’elaborazione del Piano di Emergenza Esterno allo stabilimento a rischio d’incidenti rilevanti, il Prefetto, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati, ha il compito di consultare la popolazione (art . 20, comma 1).

Con le modifiche introdotte dal D.L. n.238 del 21 settembre 2005, la Consultazione della popolazione è propedeutica all’approvazione di un Piano di Emergenza Esterna.

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Esempio di convocazione di Consultazione alla Popolazione (archivio DRPC – Servizio S13, UOB S13.01.)

Corpo Nazionale Vigili del Fuoco Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è una struttura dello Stato ad ordinamento civile, incardinata nel Ministero dell’interno – Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, per mezzo del quale il Ministero dell’Interno assicura, anche per la difesa civile, il servizio di soccorso pubblico e di prevenzione ed estinzione degli incendi su tutto il territorio nazionale, nonché lo svolgimento delle altre attività assegnate al Corpo nazionale dalle leggi e dai regolamenti, secondo quanto previsto nel Decreto L.gs. 8 marzo 2006, n.139. Il Corpo nazionale è componente fondamentale del servizio di protezione civile ai sensi dell’art .11 Legge 21 febbraio 1992, n.225.

D

D.A.P. L'ARPA è articolata in una struttura centrale con sede a Palermo e nove strutture periferiche denominate Dipartimenti Provinciali (D.A.P.) Deposito Il D.Lgs 334/99 definisce "deposito", la presenza di una certa quantità di sostanze pericolose a scopo di immagazzinamento, deposito per custodia in condizioni di sicurezza o stoccaggio; Distanza Censimento Edifici Sensibili entro il raggio di 5 km Nell’allegato V del D.Lgs 334/99 e s.m.i. – SCHEDA DI INFORMAZIONE SUI RISCHI DI INCIDENTE RILEVANTE PER I CITTADINI E I LAVORATORI- che il gestore deve obbligatoriamente compilare ai sensi dell’art .6 comma 5 del citato decreto, nella Sezione 3 è previsto che la descrizione del territorio circostante allo stabilimento RIR per l’individuazione dei ricettori sensibili deve essere estesa fino ad un raggio di 5 km. E’ un censimento sintetico con l’individuazione degli edifici\aree sensibili e la loro localizzazioni.

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Esempio individuazione edifici sensibili raggio 5 km

(fonte: Documento informazione per la sicurezza – Allegato V)

Distanza Censimento Edifici Sensibili entro il raggio di 1 km Nelle Linee Guida per la PIANIFICAZIONE DELL’EMERGENZA ESTERNA DEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE approvate con DPCM del 25 febbraio 2005 nel Capitolo IV.2 Elementi territoriali e ambientali vulnerabili, è indicato che devono essere censiti gli insediamenti e le infrastrutture presenti in un area, potenzialmente interessata dagli incidenti rilevanti, la cui estensione non deve essere inferiore al raggio di 1 km dallo stabilimento. Nella stesura del PEE da parte del Prefetto competente per territorio, dopo aver individuato l’ampiezza della presunte zone di pericolo, procede al censimento puntuale degli edifici sensibili ricadenti nelle aree di impatto, di danno e di attenzione. Questo censimento puntuale deve essere esteso fino ad almeno 1 km anche nel caso in cui l’ampiezza della terza zona di pericolo (ovvero: Zona di Attenzione) sia inferiore a limite di 1 km. Per censimento puntuale si intende la caratterizzazione del sito sensibile o vulnerabile con la compilazione di una scheda contenente i seguenti dati: destinazione d’uso, numero utenti permanentemente residenti, numero frequentatori, orario d’uso, luogo aperto o chiuso, elementi aggiuntivi di vulnerabilità, recapiti telefonici responsabili, numero di personale presente nelle ore notturne).

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Esempio cartografia riportante il censimento edifici sensibili da inserire nel PEE (fonte U.T.G. di Messina)

DPI - Dispositivi di Protezione Individuale Sono attrezzature che servono a proteggere i soccorritori, dagli eventi incidentali che si possono verificare nelle emergenze. A seconda della problematica relativa alla tossicità delle sostanze ( e la loro capacità di filtrare o di permeare attraverso i tessuti) , i DPI si differenziano. Di norma , quelli idonei ad affrontare zone di contaminazione elevate sono in dotazione delle squadre di soccorso aziendali o esterne.

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Esempi di DPI per operatori in aree contaminate e tossiche (foto archivio DRPC - Servizio S13, UOB S13.01)

Per questo motivo i dispositivi devono essere contrassegnati da marchi di omologazione

Esempio della tabella riassuntiva che identifica i gradi di protezione di un DPI

DSS - Direttore dei Soccorsi Sanitari Medico appartenente ad una unità operativa afferente al dipartimento di emergenza (non necessariamente alla centrale operativa 118) con esperienza e formazione adeguata, presente in zona operazioni e responsabile della gestione in loco di tutto il dispositivo di intervento sanitario. Opera in collegamento con il medico coordinatore della centrale operativa 118. Si coordina con il referente sul campo del soccorso tecnico (VV.F.) e con quello delle forze di polizia

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DTS - Direttore Tecnico dei Soccorsi Compito assegnato istituzionalmente al Comandante dei VV.F che può delegare all'ufficiale più alto in grado presente sul posto dell'incidente. Assume il comando operativo degli interventi.

E Effetto DO MINO Nella determinazione degli scenari incidentali bisogna tener conto dell’effetto Domino e cioè che gli effetti di un incidente travalichino i confini dello stabilimento e coinvolgano depositi o impianti di un altro gestore provocando un innalzamento della soglia di pericolo e una estensione maggiore dell’incidente. Nel caso di poli industriali l’incidente originario potrebbe estendersi rapidamente coinvolgendo un numero sempre maggiore di stabilimenti. Nei Poli Industriali il singolo PEE potrebbe essere insufficiente: la norma prevede la predisposizione di un Piano di Area.

Esempio Effetto Domino: uno scenario incidentale coinvolge gli impianti degli stabilimenti limitrofi

(archivio DRPC – Servizio S13, UOB S13.01) Emergenza (Classificazione) Così come indicato nell’art .2 della Legge 225 del 24 febbraio 1999 - Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile, ai fini dell'attività di protezione civile gli eventi possono causare una Emergenza che può essere distinta come segue: - Emergenza tipo A: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria - Emergenza tipo B: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria;

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- Emergenza tipo C: calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari Esercitazione Il D.Lgs 334/94 prevede che il Sindaco, unitamente all’AP programmino esercitazioni per verificare la conoscenza del PEE e il livello di consapevolezza della popolazione nei confronti del rischio di incidente rilevante. Dette esercitazioni devono essere programmate anche dagli altri Enti gestori coinvolti dalla gestione dell’emergenza per testare l’efficacia delle previsioni del PEE e della tempistica di attuazione. Le esercitazioni devono coinvolgere anche la popolazione le scuole.

Esercitazione Rischio Industriale presso scuole di Priolo Gargallo nell’ottobre 2008

(foto archivio DRPC – Servizio S13, UOB S13.01)

F

Flash-fire (Irraggiamento- Incendi) Innesco di una miscela infiammabile lontano dal punto di rilascio con conseguente incendio. Fireball (Irraggiamento- Incendi) Incendio derivante dall’innesco di un rilascio istantaneo di gas liquefatto infiammabile – ad esempio provocato dal BLEVE. Frasi di Rischio (Frasi R) Sono chiamate frasi R alcune frasi convenzionali che descrivono i rischi per la salute umana, animale ed ambientale connessi alla manipolazione di sostanze chimiche. Sono state codificate dall'Unione europea nelle direttive 88/379/CEE, 1999/45/CEE, 2001/60/CEE). Ad ogni frase è associato un codice univoco composto dalla lettera R seguita da un numero. È previsto dalle attuali normative che ogni confezione di prodotto chimico rechi sulla propria etichetta le frasi R e le frasi S corrispondenti al prodotto chimico ivi contenuto. Si riportano di seguito le Frasi R con le combinazioni previste

R 1: Esplosivo a secco. R 2: Rischio d'esplosione per urto, attrito, presenza di fuoco o di altre fonti d'infiammazione. R 3: Grande rischio d'esplosione per urto, attrito, in presenza di fuoco o altre fonti d'infiammazione. R 4: Forma dei composti metallici esplosivi molto sensibili. R 5: Rischio d'esplosione in presenza di calore. R 6: Rischio d'esplosione a contatto o meno con l'aria. R 7: Può provocare incendio. R 8: Favorisce l'infiammazione di sostanze combustibili. R 9: Può esplodere componendosi con sostanze combustibili. R 10: Infiammabile R 11: Molto infiammabile.

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R 12: Estremamente infiammabile. R 13: Gas liquefatto estremamente infiammabile. R 14: Reagisce violentemente a contatto con l'acqua. R 15: A contatto con l'acqua sviluppa gas molto infiammabili. R 16: Può esplodere componendosi con sostanze comburenti. R 17: Infiammabile spontaneamente in presenza di aria. R 18: Con l'uso, formazione possibile di miscela vapore / aria infiammabile / esplosivi. R 19: Può formare perossidi esplosivi. R 20: Nocivo per inalazione. R 21: Nocivo a contatto con la pelle. R 22: Nocivo in caso di ingestione. R 23: Tossico per inalazione. R 24: Tossico a contatto con la pelle. R 25: Tossico in caso d'ingestione. R 26: Molto tossico per inalazione. R 27: Molto tossico a contatto con la pelle. R 28: Molto tossico in caso d'ingestione. R 29: A contatto con l'acqua sviluppa gas tossici. R 30: Può diventare molto infiammabile in esercizio. R 31: A contatto con un acido sviluppa gas tossico. R 32: A contatto con un acido sviluppa gas molto tossico. R 33: Pericolo di effetti cumulati. R 34: Provoca ustioni. R 35: Provoca gravi ustioni. R 36: Irritante per gli occhi. R 37: Irritante per le vie respiratorie. R 38: Irritante per la pelle. R 39: Pericolo di effetti irreversibili molto gravi. R 40: Possibilità di effetti cancerogeni - Prove insufficienti. R 41: Rischio di lesioni oculari gravi. R 42: Può causare sensibilizzazione per inalazione. R 43: Può causare sensibilizzazione a contatto con la pelle. R 44: Rischio d'esplosione se riscaldato in ambiente chiuso. R 45: Può provocare il cancro. R 46: Può provocare alterazioni genetiche ereditarie. R 47: Può procurare malformazioni congenite. R 48: Rischio di effetti gravi per la salute in caso di esposizione prolungata. R 49: Può provocare il cancro per inalazione. R 50: Altamente tossico per gli organismi acquatici. R 51: Tossico per gli organismi acquatici. R 52: Nocivo per gli organismi acquatici. R 53: Può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico. R 54: Tossico per la flora. R 55: Tossico per la fauna. R 56: Tossico per gli organismi del terreno. R 57: Tossico per le api. R 58: Può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente. R 59: Pericoloso per lo strato di ozono. R 60: Può ridurre la fertilità. R 61: Può danneggiare i bambini non ancora nati. R 62: Possibile rischio di ridotta fertilità. R 63: Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati. R 64: Possibile rischio per i bambini allattati al seno. R 65: Nocivo: può causare danni ai polmoni in caso di ingestione. R 66: L'esposizione ai vapori può provocare secchezza e screpolature alla pelle.

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R 67: L'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini. R 68: Possibilità di effetti irreversibili.

Combinazioni di frasi

R 14/15: Reagisce violentemente con l'acqua liberando gas infiammabili. R 15/29: A contatto con l'acqua libera gas tossici e facilmente infiammabili. R 20/21: Nocivo per inalazione e contatto con la pelle. R 21/22: Nocivo a contatto con la pelle e per ingestione. R 20/22: Nocivo per inalazione e ingestione. R 20/21/22: Nocivo per inalazione, ingestione e contatto con la pelle. R 23/24: Tossico per inalazione e contatto con la pelle. R 24/25: Tossico a contatto con la pelle e per ingestione. R 23/25: Tossico per inalazione e ingestione. R 23/24/25: Tossico per inalazione, ingestione e contatto con la pelle. R 26/27: Altamente tossico per inalazione e contatto con la pelle. R 26/28: Molto tossici per inalazione e per ingestione. R 27/28: Altamente tossico a contatto con la pelle e per ingestione. R 26/27/28: Altamente tossico per ingestione, inalazione e contatto con la pelle. R 36/37: Irritante per gli occhi e le vie respiratorie. R 37/38: Irritante perle vie respiratorie e la pelle. R 36/38: Irritante per gli occhi e la pelle. R 36/37/38: Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle. R 39/23: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione. R 39/24: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle. R 39/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione. R 39/23/24: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la pelle. R 39/23/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e ingestione. R 39/24/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle e per ingestione. R 39/23/24/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione , ingestione e contatto con la pelle.. R 39/26: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione. R 39/27: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle. R 39/28: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione. R 39/26/27: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la pelle. R 39/26/28: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto per inalazione e per ingestione. R 39/26/27/28: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione. R 42/43: Può provocare sensibilizzazione per inalazione e a contatto con la pelle. R 48/20: Nocivo: pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata per inalazione. R 48/21: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle. R 48/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione. R 48/20/21: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e a contatto con la pelle. R 48/20/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e ingestione. R 48/21/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle e per ingestione. R 48/20/21/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione. R 48/23: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione. R 48/24: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle.

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R 48/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione. R 48/23/24: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e a contatto con la pelle. R 48/23/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e per ingestione. R 48/24/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle e per ingestione. R 48/23/24/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione. R 50/53: Altamente tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico. R 51/53: Tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico. R 52/53: Nocivo per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico. R 68/20: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione. R 68/21: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle. R 68/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per ingestione. R 68/20/21: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione e a contatto con la pelle. R 68/20/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione e ingestione. R 68/21/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle e per ingestione. R 68/20/21/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione.

Frasi di Prudenza (Frasi S) Sono chiamate frasi S alcune frasi convenzionali che descrivono i consigli di prudenza cui attenersi in caso di manipolazione di sostanze chimiche.Sono frasi codificate dall'Unione europea nella direttiva 88/379/CEE. È previsto dalle attuali normative che ogni confezione di prodotto chimico rechi sulla propria etichetta le frasi R e le frasi S corrispondenti al prodotto chimico ivi contenuto. Si riportano di seguito le Frasi S con le combinazioni previste

S 1: Conservare sotto chiave. S 2: Conservare fuori portata dei bambini. S 3: Conservare in luogo fresco. S 4: Conservare lontano da qualsiasi locale abitato. S 5: Conservare in ... (liquido adatto consigliato dal produttore). S 6: Conservare in ... (gas inerte consigliato dal produttore). S 7: Conservare il recipiente perfettamente chiuso. S 8: Conservare il recipiente protetto dall'umidità. S 9: Conservare il recipiente in un luogo ben ventilato. S 12: Non chiudere ermeticamente il recipiente. S 13: Conservare lontano da prodotti alimentari e bevande, compresi quelli per animali. S 14: Conservare lontano da ... (sostanze incompatibili specificate dal produttore). S 15: Conservare lontano da fonti di calore. S 16: Conservare lontano da qualsiasi fonte d'infiammazione. Non fumare. S 17: Tenere lontano da sostanze combustibili. S 18: Manipolare e aprire il recipiente con precauzione. S 20: Non mangiare e bere durante l'utilizzazione. S 21: Non fumare durante l'utilizzazione. S 22: Non respirarne le polveri. S 23: Non respirarne i gas e i vapori, i fumi, gli aerosol (termini adatti specificati dal produttore). S 24: Evitare il contatto con la pelle. S 25: Evitare il contatto con gli occhi. S 26: In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare uno specialista.

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S 27: Togliere immediatamente qualsiasi indumento insudiciato o spruzzato. S 28: Dopo contatto con la pelle, lavarsi immediatamente e abbondantemente con ... (prodotto adeguato specificato dal produttore). S 29: Non gettare i residui nelle condotte fognarie. S 30: Non versare mai acqua in questo prodotto. S 33: Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche. S 34: Evitare movimento d'urto e di attrito. S 35: Non gettare il prodotto e il recipiente senza aver preso tutte le precauzioni indispensabili. S 36: Indossare un indumento di protezione adeguato. S 37: Indossare guanti adeguati. S 38: In caso di insufficiente ventilazione, far uso di un apparecchio respiratorio adeguato. S 39: Far uso di un apparecchio di protezione degli occhi e del viso. S 40: Per la pulizia del pavimento o di oggetti, insudiciati dal prodotto, utilizzare ... (prodotto specificato dal produttore). S 41: In caso d'incendio e/o di esplosione non respirare i fumi. S 42: In caso di irrigazione liquida o gassosa indossare un apparecchio respiratorio adeguato (indicazioni a cura del produttore). S 43: In caso d'incendio utilizzare ... (apparecchi estintori specificati dal produttore. Qualora il rischio aumenti in presenza di acqua, aggiungere: "Non utilizzare mai acqua"). S 44: In caso di malore consultare un medico (recando possibilmente l'etichetta). S 45: In caso d'infortunio o di malore, consultare immediatamente un medico (recare possibilmente con sé l'etichetta). S 46: In caso d'ingestione consultare immediatamente un medico recando con se' l'imballaggio o l'etichetta. S 47: Conservare a temperatura non superiore a ... °C (da specificare a cura del produttore). S 48: Mantenere in ambiente umido con ... (prodotto adeguato da specificare a cura del produttore). S 49: Conservare unicamente nel recipiente originale. S 50: Non mescolare con ... (da specificare a cura del produttore). S 51: Utilizzare unicamente in zone perfettamente ventilate. S 52: Non utilizzare su grandi superfici in locali abitati. S 53: Evitare l'esposizione, procurarsi istruzioni particolari prima dell'utilizzazione. S 54: Procurarsi il consenso delle autorità di controllo dell'inquinamento prima di scaricare negli impianti di trattamento delle acque di scarico. S 55: Utilizzare le migliori tecniche di trattamento disponibili prima di scaricare nelle fognature o nell'ambiente acquatico. S 56: Non scaricare nelle fognature o nell'ambiente; smaltire i residui in un punto di raccolta rifiuti autorizzato. S 57: Usare contenitori adeguati per evitare l'inquinamento ambientale. S 58: Smaltire come rifiuto pericoloso. S 59: Richiedere informazioni al produttore/fornitore per il recupero/riciclaggio. S 60: Questo materiale e/o il suo contenitore devono essere smaltit i come rifiuti pericolosi. S 61: Non disperdere nell'ambiente. Riferirsi alle istruzioni speciali/schede informative in materia di sicurezza. S 62: In caso di ingestione non provocare il vomito: consultare immediatamente un medico. S 63: In caso di ingestione per inalazione, allontanare l'infortunato dalla zona contaminata e mantenerlo a riposo. S 64: In caso di ingestione, sciacquare la bocca con acqua (solamente se l'infortunato è cosciente).

Combinazioni di frasi

S 1/2: Conservare sotto chiave e fuori dalla portata dei bambini. S 3/7: Tenere il recipiente ben chiuso in luogo fresco. S 3/9/14: Conservare in luogo fresco e ben ventilato lontano da ... (materiali incompatibili, da precisare da parte del fabbricante). S 3/9/14/49: Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato lontano

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da...(materiali incompatibili, da precisare da parte del fabbricante). S 3/9/49: Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato. S 3/14: Conservare in luogo fresco lontano da ... (materiali incompatibili, da precisare da parte del fabbricante). S 7/8: Conservare il recipiente ben chiuso e al riparo dall'umidità. S 7/9: Tenere il recipiente ben chiuso e in luogo ben ventilato. S 7/47: Tenere il recipiente ben chiuso e a temperatura non superiore a ...°C (da precisare da parte del fabbricante). S 20/21: Non mangiare, nè bere, nè fumare durante l'impiego. S 24/25: Evitare il contatto con gli occhi e con la pelle. S 29/56: Non gettare i residui nelle fognature. S 36/37: Usare indumenti protettivi e guanti adatti. S 36/37/39: Usare indumenti protettivi, guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia. S 36/39: Usare indumenti protettivi adatti e proteggersi gli occhi/la faccia. S 37/39: Usare guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia. S 47/49: Conservare soltanto nel contenitore originale e a temperatura non superiore a ... °C (da precisare da parte del fabbricante).

Funzioni di Supporto La gestione dei una emergenza Industriale prevede l’istituzione di una Unità di Crisi o di un Centro Coordinamento Soccorsi. All’interno di questa struttura, di norma posta negli uffici dell’UTG competente per territorio, devono riunirsi i componenti designati dal Prefetto in sede di predisposizione del PEE. I componenti designati formeranno, per le proprie competenze, delle funzioni di supporto alle decisioni del Prefetto. Secondo il classico Metodo Augustus le funzioni sono 14 alla quale deve essere aggiunta, per la particolarità dell’incidente, una quindicesima funzione, quella della PROTEZIONE DELL’AMBIENTE. In realtà, nelle predisposizione del Modello d’intervento e nella definizione delle Funzioni di Supporto, nel caso di un incidente Industriale alcune delle funzioni possono essere raggruppate, assegnando ad uno stesso componente più funzioni.

G Gestore Il D.Lgs. 334/99 definisce gestore", la persona fisica o giuridica che gestisce o detiene lo stabilimento o l'impianto.

J Jet-fire (Irraggiamento- Incendi) Incendio di sostanza infiammabile in pressione che fuoriesce da un contenitore.

I IDLH Valore di riferimento valutazione degli effetti nel caso di una Nube Tossica per determinare la zona con Danni Gravi alla popolazione: è la concentrazione di sostanza tossica fino alla quale l'individuo sano, in seguito ad esposizione di 30 minuti, non subisce per inalazione danni irreversibili alla salute e sintomi tali da impedire l'esecuzione delle appropriate azioni protettive. Impianto Il D.Lgs 334/99 definisce "impianto", un'unita' tecnica all'interno di uno stabilimento, in cui sono prodotte, utilizzate, manipolate o depositate sostanze pericolose. Comprende tutte le apparecchiature, le strutture, le condotte, i macchinari, gli utensili, le diramazioni ferroviarie particolari, le banchine, i pontili che servono l'impianto, i moli, i magazzini e le strutture analoghe, galleggianti o meno, necessari per il funzionamento dell'impianto

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Incidente rilevante Il D.Lgs 334/99 definisce "incidente rilevante", un evento quale un'emissione, un incendio o un'esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l'attività di uno stabilimento di cui all'articolo 2, comma 1, e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l'ambiente, all'interno o all'esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose; ISPESL L'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro - ISPESL - e' ente di diritto pubblico, nel settore della ricerca, dotato di autonomia scientifica, organizzativa, patrimoniale, gestionale e tecnica. E' organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale per quanto riguarda ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, assistenza, alta formazione, informazione e documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, sicurezza sul lavoro nonché di promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro, del quale si avvalgono gli organi centrali dello Stato, preposti ai settori della salute - dell'ambiente - del lavoro - della produzione, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Sono scaricabili on line dal sito http://www.ispesl.it /software/iris.asp un software gratuito che consente in modo molto immediato l'aggiornamento "in tempo reale" dell’analisi del rischio, seguendo tutti i cambiamenti nelle apparecchiature, nella strumentazione e nei parametri operativi.

Inquinanti nel campo industriale

Si riportano delle tabelle esplicative delle principali sostanze inquinanti che possono contaminare l’aria in caso di incidente industriale con rilascio di sostanze in atmosfera

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Biossido di zolfo (SO2)

Deriva dalla combustione di carburanti contenenti zol fo (es. olio combustibile, gasolio, carbone). Sono responsabili delle sue emissioni le centrali termoelettriche, l'industria, gli impianti di riscaldamento domestico, gli autoveicoli (diesel).

L'anidride solforosa è un gas incolore e con odore pungente e caratteristico, che a contatto con l'umidità dell'aria si tras forma in acido solfori co. Quando c'è nebbia o pioggia, le concentrazioni in atmosfera rilevate dagli strumenti di misura calano bruscamente; nella nebbia però questo inquinante continua a svolgere la sua azione acidi fi cante quando viene inalato. Negli ultimi anni si è osservata una diminuzione delle emissioni, grazie alle modi fiche nella quantità e qualità dei combustibili utilizzati.

È un irritante delle mucose e dell'apparato respiratorio. Per lunghe esposizioni altera la funzionalità respiratori a. Gli asmatici sono i soggetti più a rischio.

Contribuisce alla formazione delle piogge e delle deposizioni acide, che recano danni alla vegetazione, alla fauna ittica (acidi ficazione dei laghi) e corrodono edi fici e monumenti.

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Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Ossidi di azoto (NOX)

Si generano a causa dei processi di combustione, negli autoveicoli e negli impianti industriali e di riscaldamento, indipendentemente dal tipo di combustibile utilizzato.

Durante le combustioni, l'azoto molecolare (N2), presente nell'ari a che brucia insieme al combustibile, si ossida a monossido di azoto (NO). Nell'ambiente esterno il monossido si ossida a biossido di azoto (NO2), che è quindi un inquinante secondario, perché non emesso direttamente. Il biossido di azoto è "ubiquitario": si ritrova in atmosfera un po' ovunque, con concentrazioni abbastanza costanti.

Il biossido di azoto causa irritazioni alle vie respiratorie e modeste alterazioni della funzionalità respiratori a, in particolare nei soggetti asmatici. Per lunghe esposizioni a dosi elevate, può causare enfisemi polmonari e diminuzione della resistenza alle infezioni batteriche.

Il biossido di azoto contribuisce ad originare lo smog fotochimico. Contribuisce anche ad originare nebbie e piogge acide, formando acido nitrico a contatto con l'umidità atmosferica.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Monossido di carbonio (CO)

Si forma in tutte le combustioni che avvengono in carenza di ossigeno, situazione che si veri fica in diversa misura sia nei motori degli autoveicoli che negli impianti di riscaldamento domestici e negli impianti industriali. Viene prodotto anche dal fumo di sigaretta e questa font e assume importanza negli ambienti chiusi.

Le sue concentrazioni negli ambienti esterni sono molto variabili e legate alla presenza di traffico intenso. Il monossido di carbonio viene emesso dai motori ad un basso numero di giri e quindi soprattutto in concomitanza con code ingorghi e in generale nelle ore di punta. Inoltre il tempo di vita della molecola risulta elevato (in media un mese).

Il monossido di carbonio si lega all'emoglobina del sangue formando carbossiemoglobina, che non più in grado di trasportare l'ossigeno. Diminuisce quindi la capacità di trasporto dell'ossigeno nell'organismo. A basse dosi diminuisce la resistenza allo s forzo fisico. Ad alte dosi può essere letale, come nei casi di avvelenamento o as fissia dovuti al cattivo funzionamento delle stufe domestiche.

L'anidride carbonica che si forma in atmosfera dal monossido di carbonio è uno dei gas responsabili dell'effetto serra.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Particelle sospese (Polveri)

Si formano nelle combustioni (particelle incombuste); nelle aree urbane sono

Le particelle sospese hanno piccole dimensioni (fino a qualche decina di millesimi di

Sono in generale Irritanti per l'apparato respiratorio. La loro pericolosità è però

Nell'ambiente contribuiscono alla diminuzione della trasparenza dell'aria e all'annerimento e/o

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generate dalle centrali termiche e dagli autoveicoli. Fanno parte di questa categori a anche le polveri prodotte dall'abrasione dei freni, dei pneumatici, del manto stradale.

millimetro). Le particelle più grandi tendono a depositarsi al suolo, anche se vengono frequentemente riportate in sospensione dal passaggio degli autoveicoli; quelle più piccole rimangono in sospensione più a lungo e quindi vengono più facilmente inalate. La pioggia ha un effetto depurante, mentre con la nebbia, al contrario, si rilevano concentrazioni elevate

soprattutto dovuta alle sostanze nocive che contengono o che su di esse sono adsorbite: ad esempio, piombo, vanadio, cromo, amianto, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). È stato dimostrato che alcune di queste sostanze sono cancerogene (amianto, benzopirene ed altri IPA).

corrosione di monumenti, edi fici, ecc.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Ozono (O3)

È un inquinante secondario che si origina per reazioni chimiche, favorite dalla radiazione solare, tra inquinanti primari che vengono immessi direttamente nell'atmosfera, quali gli ossidi di azoto e gli idrocarburi, che svolgono la funzione di precursori.

È un gas di colore azzurro pallido che si comporta come un forte agente ossidante. Nell'atmosfera è presente, in condizioni naturali, in percentuale molto bassa (0,00004%) e si concentra ad un'altezza dal suolo compresa tra i 20 ed i 60 km. Quello presente nei bassi strati dell'atmosfera (ozono troposferi co) è un inquinante secondario, non esistendo significative emissioni di ozono da parte dell'uomo. Nelle aree industriali e urbane il fattore limitante della sua presenza è costituito dalle condizioni meteorologiche, in particolare la radiazione solare. Può essere trasportato anche a centinaia di km dal

È un gas che esplica i suoi effetti negativi anche a concentrazioni molto basse. Provoca irritazione agli occhi (in concentrazioni attorno ai 200 mg/m3); per valori più elevati si riscontrano sintomi a carico delle vie respiratori e. Valori elevati aumentano l'incidenza degli attacchi asmatici nei soggetti malati.

Produce un rapido deterioramento dei materiali e riduce la produttività delle colture (la pianta del tabacco, ad esempio, è utilizzata come bioindicatore per rilevarne la presenza, risultando molto sensibile all'ozono).

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luogo di emissione. È il principale indicatore della presenza di smog fotochimico.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Idrocarburi non metanici

Categoria che comprende tutti gli idrocarburi volatili diversi dal metano, che sono quelli di maggior impatto ambientale. Sono generati dalle combustioni e dall'utilizzo del petrolio e dei suoi derivati. Nelle aree urbane la loro presenza è dovuta ai gas di scarico degli autoveicoli, in particolare quelli con motore a benzina. È una fonte importante anche l'evaporazione diretta dai depositi e dai distributori di carburante.

Questi idrocarburi vengono emessi come tali dalle perdite di carburante o trasformati in composti più semplici e leggeri dalle combustioni incomplete. Durante queste reazioni si formano anche gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), molto importanti dal punto di vista tossicologico. La miscela di idrocarburi presente in atmosfera è molto complessa e comprende composti molto nocivi come il benzene (presente come additivo nelle benzine) e gli IPA, accanto ad altri idrocarburi innocui. Gli idrocarburi sono anche precursori della formazione dello smog fotochimico.

Gli effetti sulla salute sono molto diversi ficati, a seconda di quale componente della complessa miscela atmosferica viene considerato. Gli effetti del benzene e degli IPA, emessi dagli autoveicoli, sono stati studiati con attenzione: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) li ha classi ficati come cancerogeni, per cui non è possibile definire una soglia minima al di sotto della quale non si hanno effetti apprezzabili sulla salute. Anche se meno noti, sembrano rischiosi anche gli effetti sanitari prodotti dai derivati ossigenati degli idrocarburi.

I derivati ossigenati degli idrocarburi risultano essere dei forti ossidanti, in grado di danneggiare piante e materiali.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Smog fotochimico

È una miscela atmosferica di sostanze inquinanti, che si originano dalle reazioni fra idrocarburi e ossidi di azoto nella bassa atmosfera, per l'effetto della radiazione solare. L'ozono è uno dei componenti dello smog fotochimico e viene utilizzato come indicatore della presenza di

Lo smog fotochimico è un inquinante secondario, che deriva da altri inquinanti per reazioni fotochimiche; si forma prevalent emente nella stagione estiva. Venne segnal ato per la prima volta a Los Angeles, negli anni '40. Le sostanze che lo costituiscono

Queste sostanze hanno in comune un elevato potere ossidante. Sono suffi cienti basse concentrazioni di smog fotochimico (0,1 ppm) per provocare bruciore agli occhi e irritazione delle vie respiratori e. Concentrazioni più elevate provocano alterazioni della funzione respiratoria

Lo smog fotochimico esercita un'azione ossidante anche sulle piante ed è implicato nei processi di acidificazione e nell'effetto serra.

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questa miscela di sostanze inquinanti. Altri componenti importanti della miscela sono i perossiacetilnitrati (PAN).

hanno un'azione chimica fortemente ossidante. Lo smog fotochimico si genera in presenza di idrocarburi che vanno ad interferire con il ciclo fotolitico degli ossidi di azoto: gli idrocarburi reagiscono con l'ossigeno formando un composto intermedio molto reattivo, che a sua volta reagisce con gli ossidi di azoto e con l'ossigeno per dare i PAN.

e attacchi frequenti nei soggetti asmatici.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA)

Si formano durante la combustione incompleta delle sostanze organiche. Sono un'ampia famiglia di composti, di cui il più noto è il benzopirene, considerato indicatore di tutta la categori a. Le fonti di emissione in atmosfera sono costituite dagli autoveicoli, dai grandi impianti di combustione (in special modo quelli a carbone), dagli inceneritori.

L'emissione di IPA aumenta considerevolmente quando la combustione non avviene in modo effici ente. Ci sono anche altre importanti fonti di esposizione umana agli IPA: il fumo di sigaretta, che ne contiene concentrazioni elevate, e gli alimenti preparati con i seguenti sistemi: grigliatura, affumicatura, torrefazione, tostatura.

In general e si può affermare che gli IPA hanno azione cancerogena. Più noti sono gli effetti cancerogeni sull'apparato respiratorio, meno conosciuti risultano invece quelli sull'apparato digerente, anche se la quantità di IPA ingerita con i cibi è probabilmente molto maggiore rispetto a quella inalata.Indagini epidemiologiche hanno evidenziato il ruolo di questi inquinanti nello sviluppo del cancro al polmone, in particolare per il più noto tra questi, il benzopirene. Secondo l'OMS 9 persone su 100.000 esposte nell'arco di una vita a 1 ng/m3 di benzopirene corrono il rischio di contrarre il cancro; in una stanza inquinata di fumo di sigaretta si possono superare i

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20 ng/m3 di questa sostanza.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Benzene (C6H6)

Le sorgenti principali sono costituite dalle emissioni dei veicoli a motore e dalle perdite per evaporazione durante la lavorazione, dallo stoccaggio e dalla distribuzione dei prodotti petroliferi, quindi anche e soprattutto dei combustibili per autotrazione.

Il benzene esce incombusto dai normali motori a scoppio, mentre la sua concentrazione è significativamente ridotta dalle marmitte catalitiche, soltanto quando queste hanno raggiunto una temperatura ottimale (dopo 15-20 minuti dall'avviamento del motore). Il benzene è utilizzato come additivo antidetonante nelle benzine senza piombo ed anche nelle benzine "super". Il benzene è contenuto in concentrazioni abbastanza elevat e anche nel fumo di sigaretta e in quantità non trascurabili in diversi cibi.

Indagini epidemiologiche hanno dimostrato un'aumentata incidenza della leucemia in lavoratori esposti al benzene; esperimenti su animali hanno confermato questo effetto cancerogeno. Come per gli IPA e per altre sostanze cancerogene, non è possibile stabilire una concentrazione al di sotto della quale non si evidenziano effetti nocivi. Secondo l'OMS il rischio aumenta all'aumentare dell'esposizione; un individuo esposto ad una concentrazione atmosferica di 1 mg/m3 di benzene ha una probabilità su 250.000 di sviluppare una leucemia. Nelle aree urbane le concentrazioni di benzene oscillano tra 3 e 30 mg/m3 di benzene.

Inquinante Sorgenti Caratteristiche Effetti sulla salute umana

Effetti sull'ambiente

Piombo (Pb)

L'utilizzo di benzine addizionate di piombo è il principale responsabile delle emissioni del piombo stesso in atmosfera.

Il piombo tetraetile viene addizionato alle benzine come antidetonante, elevando il numero di ottani ed evitando l'esplosione anticipata della miscela aria-combustibile nei motori a scoppio. Negli ultimi anni l'avvento delle auto

Le concentrazioni di piombo riscontrate normalmente in atmosfera, anche negli anni passati, non comportano il rischio di effetti tossici acuti. L'esposizione prolungata a basse concentrazioni (tossicità cronica) può causare invece

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catalizzate e delle benzine senza piombo, che utilizzano come antidetonanti i non meno pericolosi idrocarburi aromatici (benzene), ha comportato una forte diminuzione delle emissioni di piombo.

effetti sulla salute quando nel sangue si raggiungono livelli di piombo (piombemia) di 0,4-0,5 mg/l; a queste concentrazioni si notano una ridotta produzione di emoglobina ed alcuni effetti neuropsicologici. Effetti più severi (anemia, encefalopatia) si riscontrano a concentrazioni più elevate.

L

Livello di Allarme Centrale 118 E' lo stato di allertamento della Centrale Operativa 118.Il livello di allarme é lo stato di attivazione delle risorse aggiuntive rispetto a quelle ordinarie. Si possono distinguere 4 livelli di allarme. Livello 0: è'il normale livello di funzionamento della Centrale Operativa Sues 118; sono attivate le risorse ordinarie e si utilizzano le normali procedure di gestione. Livello 1: il livello viene attivato quando sono in corso situazioni di rischio prevedibili, quali gare automobilistiche, concerti, manifestazioni sportive, manifestazioni con notevole affluenza. E' attivato in loco un dispositivo di assistenza, dimensionato sulla base delle esigenze ed in adesione a quanto previsto da specifici piani di intervento. La Centrale Operativa SUES 118 dispone di tutte le informazioni relative al dispositivo, monitorizza l'evento ed é in grado di coordinare l'intervento. Livello 2: viene attivato quando vi é la possibilità che si verifichino eventi preceduti da fenomeni precursori, quali ad esempio allagamenti, frane, etc.Le risorse aggiuntive vengono messe in preallarme, in modo che possano essere pronte a muovere entro 15 minuti dall'eventuale allarme. Il Medico coordinatore della Centrale Operativa può disporre eventualmente l'invio di mezzi sul posto per monitoraggio o per assistenza preventiva. Livello 3: viene attivato quando é presente una situazione di maxiemergenza .Il Dispositivo di Intervento più appropriato viene inviato sul posto e vengono attivate le procedure per la richiesta ed il coordinamento di risorse aggiuntive anche sovraterritoriali. Livello di Allerta La distinzione in livelli di allerta ha lo scopo di consentire ai Vigili del Fuoco di intervenire fin dai primi momenti, e all’AP il tempo di attivare, in via precauzionale, le misure di protezione e mitigazione delle conseguenze previste nel PEE per salvaguardare la salute della popolazione e la tutela dell’ambiente. I livelli di allerta sono: • Attenzione: Stato conseguente ad un evento che, anche senza ripercussioni all’esterno dei confini dello stabilimento, può o potrebbe essere avvertito dalla popolazione creando, così, in essa allarmismo e preoccupazione. Necessario attivare una procedura informativa da parte dell’Amministrazione comunale; il gestore informa l’AP e gli altri soggetti individuati nel PEE in merito agli eventi in corso, al fine di consentir ne l'opportuna gestione. • Preallarme: quando l’evento incidentale, pur sotto controllo, possa far temere un aggravamento o possa essere avvertito dalla maggior parte della popolazione esposta, comportando la necessità di attivazione delle procedure di sicurezza e di informazione. In questa fase, il gestore richiede l’intervento di squadre esterne dei VVF, informa l’AP e gli altri soggetti individuati nel PEE. Il Prefetto assume il coordinamento della gestione dell’emergenza con l’attivazione

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preventiva delle strutture, affinché si tengano pronte a intervenire in caso di evoluzione di un evento incidentale. • Allarme - emergenza esterna allo stabilimento: quando l’evento incidentale richiede, nel tempo l’ausilio dei VVF e, fin dal suo insorgere o a causa del suo sviluppo incontrollato, può coinvolgere le aree esterne allo stabilimento. In questa fase, si ha l’intervento di tutti i soggetti individuati nel PEE. • Cessato allarme: La procedura di attivazione del cessato allarme è assunta dall’AP, sentite le strutture operative e gli amministratori locali, quando è assicurata la messa in sicurezza del territorio e dell’ambiente. LC5O Valore di riferimento valutazione degli effetti nel caso di una Nube Tossica per determinare la zona di Elevata probabilità di letalità. Concentrazione di sostanza tossica, letale per inalazione nel 50% dei soggetti esposti per 30 minuti LFL Valore di riferimento valutazione degli effetti nel caso di una Nube di Vapori Infiammabili per determinare la zona di Elevata probabilità di letalità: Limite Inferiore di Infiammabilità

N Noria di evacuazione Movimento delle ambulanze e degli altri mezzi di trasporto sanitario dal PMA agli ospedali e viceversa al fine dell’ospedalizzazione delle vittime. Pericolo Il D.Lgs 334/99 definisce "pericolo", la proprietà intrinseca di una sostanza pericolosa o della situazione fisica esistente in uno stabilimento di provocare danni per la salute umana o per l'ambiente. Piano comunale di protezione civile E’ redatto a cura dei comuni allo scopo di gestire adeguatamente l’emergenza ipotizzata per il territorio considerato in relazione ai vari scenari; questi ultimi dovrebbero essere ricavati dai rischi considerati nell’ambito dei pertinenti programmi di previsione e prevenzione di livello provinciale o regionale. Piuma di vento Negli scenari di dispersione di aria di sostanze tossiche, area a rischio è definita dalla ‘piuma di vento’ che può essere rappresentata da un settore circolare con apertura pari a 1\10 del cerchio avente come raggio le distanze calcolate per ciascuna zona.

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Esempio: individuazione della ‘piuma di vento’ per un evento con rilascio sostanze tossiche di un stabilimento siciliano

(archivio Comando Provinciale VV.F Siracusa) Nel calcolo della ‘piuma del vento’ è utile conoscere anche l’andamento verticale, cioè a quali altezze (rispetto quella stradale o di campagna) le concentrazioni tossiche superano i livelli di IMPATTO o di DANNO

Esempio: rappresentazione grafica dell’andamento verticale della ‘piuma di vento’

(fonte archivio Comando provinciale VV.F Siracusa)

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Esempio: applicazione della piuma del vento con la rosa dei venti (direzioni prevalenti) per l’ individuazione del posizionamento del

PMA durante l’esercitazione SICURAMBIENTE, Gela 2007 (archivio DRPC –Servizio Servizio S13, UOB S13.01)

PMA - Posto Medico Avanzato Il P.M.A. viene definito nella G.U. del 12 maggio 2001 come un “dispositivo funzionale di selezione e trattamento sanitario delle vittime, localizzato ai margini esterni dell'area di sicurezza o in una zona centrale rispetto al fronte dell'evento…” che “ ..può essere sia una struttura che un’area funzionale dove radunare le vittime, concentrare le risorse di primo trattamento, effettuare il triage ed organizzare l’evacuazione sanitaria dei feriti nei centri ospedalieri più idonei”. Vi sono diversi t ipi di PMA, caratterizzati per il loro periodi di impiego: - PMA di Primo livello: è una tenda di pratico e rapido montaggio avente superficie di circa 40metriqadrati, comprende una stazione elettrica e da una stazione termica; il PMA deve essere fornito di apparecchiature e materiale sanitario ( barelle d’emergenza, estintori, lettini da campo, teli da trasporto, wc chimico). Viene utilizzato per il tempo necessario a stabilizzare i feriti gravi prima del loro trasferimento in ospedale. Questo PMA, normalmente organizzato per trattare circa 10 feriti in codice di gravità giallo e rosso e che viene generalmente allestito in caso di “catastrofe ad effetto limitato”, caratterizzata cioè dall’integrità delle strutture di soccorso esistenti nonché dalla limitata estensione, nel tempo, delle operazioni di soccorso valutata a meno di 12 ore; - PMA di Secondo Livello: una struttura mobile che, dovendo essere impiegata in emergenze di t ipo c) aggiunge alle caratteristiche di rapidità di base, la capacità di assicurare alle vittime di una catastrofe gli interventi salvavita per un maggior numero di giorni. La struttura è progettata, sia per personale, attrezzature sanitaria, ecc.) per operare in piena autonomia per 3 giorni e trattare, nell’arco di una giornata, 50 feriti con codice di gravità Rosso e Giallo.

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Immagine di un PMA di primo livello in dotazione al DPC -(foto archivio DRPC –Servizio S13, UOB S13.01)

Interno di un PMA (foto archivio DRPC –Servizio Servizio S13,

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Mezzo scarrozzabile con l’attrezzatura in dotazione al DPC - (foto archivio DRPC –Servizio Servizio S13, UOB S13.01)

Prima Zona “di sicuro impatto”(Zona a rischio) Immediatamente adiacente allo stabilimento. Caratterizzata da effetti comportanti una elevata letalità per le persone. Convenzionalmente indicata in cartografia con un cerchio rosso. Pool-fire (Irraggiamento- Incendi) Incendio di pozza di liquido infiammabile rilasciato sul terreno.

R RDS (Rapporto di Sicurezza) Il rapporto di sicurezza è un elaborato tecnico, i cui contenuti in Italia sono definiti per legge dal DPCM del 31 marzo 1989, che serve a individuare all'interno di uno stabilimento quali sono gli eventuali incidenti rilevanti possibili, col fine di attuare sistemi di prevenzione e protezione circa deviazioni dal normale funzionamento di entità rilevante. Con l’entrata in vigore del D.Lgs 334/99 e s.m.i. i contenuti del Rds sono specificati all’art .8 del citato Decreto Legge. Per gli stabilimenti assoggettati all’art .8 del D.Lgs 334/99 e s.m.i. , il RdS viene esaminato dal CTR. Sul sito dell’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) sono presenti e disponibili per il prelievo utili strumenti informatizzati di ausilio alle attività di prevenzione. Rischio Il D.Lgs 334/99 definisce "rischio", la probabilità che un determinato evento si verifichi in un dato periodo o in circostanze specifiche Rilascio di sostanze pericolose Dispersione di una sostanza tossica nell’ambiente o di un infiammabile non innescato i cui effetti variano in base alle diverse proprietà tossicologiche della sostanza coinvolta. Nella categoria del rilascio tossico può

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rientrare anche la dispersione dei prodotti tossici della combustione generati a seguito di un incendio in quanto i fumi da esso provocati sono formati da una complessa miscela gassosa contenente particolato, prodotti di decomposizione e di ossidazione del materiale incendiato, gas tossici, ecc..

Incendio in una raffineria siciliana: nel fumo vi sono idrocarburi combusti e Idrocarburi non metanici

(foto archivio DRPC –Servizio S13, UOB S13.01)

Rosa dei venti La rosa dei Venti classifica i venti a seconda della loro provenienza; nel campo del Rischio Industriale o in quello Ambientale viene utilizzata per indicare le direzioni dei venti prevalenti: se detta informazione è utile per dimensionare gli scenari incidentali che prevedono un rilascio tossico, durante un evento incidentale, essa rappresenta un’informazione indispensabile per la gestione dell’emergenza

Esempi di rappresentazioni delle direzioni prevalente del vento e percentuale nel tempo

S Seconda zona “di danno” (Zona a rischio): Esterna alla prima zona “di sicuro impatto” è caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per le persone che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone più vulnerabili come i minori e gli anziani. E’determinata dalla soglia lesioni irreversibili.

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Seveso (disastro – direttive CE) Il disastro di Seveso, o della nube di diossina, fu una catastrofe industriale avvenuta nell'estate del 1976 nel comune di Seveso, in Brianza, causata da una fuga del composto chimico 3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD) dallo stabilimento dell’Icmesa di Meda, che intossicò la popolazione locale, inquinò aria, terreni e cose, e che uccise migliaia di animali.

Immagini Archivio RAI dell’incidente di Seveso del 1976

Decine di migliaia di animali furono soppressi in seguito per stroncare sul nascere il rischio di propagazione della contaminazione chimica. L'incidente spinse gli stati dell'Unione Europea a dotarsi di una politica comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali: dal 1982 ad oggi sono state emanate tre direttive europee a tal senso, che al di là delle sigle di identificazione, sono chiamate ‘direttive Seveso’: - Direttiva Seveso: direttiva 501/82 CEE del 24 giugno 1982 ‘rischi rilevanti connessi con determinate attività industriali’ – viene sancita il principio fondamentale della prevenzione del rischio rilevante per la tutela della salute umana e dell’ambiente e impone precisi obblighi ai fabbricanti. Il Italia la sua attuazione avvenne attraverso il D.pr 175/8 8del 17 maggio 1988. - Direttiva Seveso 2: direttiva 96/82/CE del 9 dicembre 1996 ‘controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose’, la Comunità europea apporta importanti modifiche alla precedente direttiva, inserendo aspetti gestionali, il controllo della pianificazione e del territorio, l’informazione alal popolazione. Da questa direttiva è stato emanato il D.Lgs 334/99. - Direttiva Seveso 3 (o ter): direttiva CEE 105/2003. In Italia per la sua attuazione è stato emanato il D.L. n.238 del 21 settembre 2005. Scheda di Sicurezza La scheda di sicurezza o SdS è una sorta di carta d’identità delle sostanze e contiene informazioni essenziali relative alle sostanze per svolgere qualsiasi t ipo di analisi, informazioni essenziali per operare in sicurezza nel sito dello stabilimento in cui queste sostanze sono detenute o utilizzate. Sono strutturate in 16 punti secondo quanto previsto dalla normativa vigente. La loro lettura, e comprensione, è pertanto requisito imprescindibile per la redazione o verifica di un RdS e del PEI (Piano di Emergenza Interno) associato. Schema di Flusso In un PEE riveste grande importanza la definizione delle procedure di comunicazione, di allarme, di attivazione. Devono essere studiate a seconda del grado di allerta e delle reali forze disponibili

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Esempio di una rappresentazione grafica dello schema di flusso della gestione dell’emergenza

Sostanze pericolose Il D.Lgs 334/99 definisce "sostanze pericolose", le sostanze, miscele o preparati elencati nell'allegato I, parte 1, o rispondenti ai criteri fissati nell'allegato I, parte 2, che sono presenti come materie prime, prodotti, sottoprodotti, residui o prodotti intermedi, ivi compresi quelli che possono ragionevolmente ritenersi generati in caso di incidente; Esplosivo (E)

Pericolo: Questo simbolo indica prodotti che possono esplodere in determinate condizioni

Precauzioni: Evitare urti, attrit i, scintille, calore

Comburente (O)

Pericolo: Sostanze ossidanti che possono infiammare materiale combustibile o alimentare incendi già in atto rendendo più difficili le operazioni di spegnimento.

Precauzioni: Tenere lontano da materiale combustibile

Estremamente infiammabile (F+)

Pericolo: Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 0°C e con punto di ebollizione/punto di inizio dell'ebollizione non superiore a 35°C. Sostanze gassose infiammabili a contatto con l'aria a temperatura ambiente e pressione atmosferica.

Precauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione Evitare la formazione di miscele aria-gas infiammabili e tenere lontano da fonti di accensione.

Facilmente infiammabile (F)

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Pericolo: Sostanze autoinfiammabili. Prodotti chimici infiammabili all'aria. Podotti chimici che a contatto con l'acqua formano rapidamente gas infiammabili. Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 21°C. Sostanze solide che si infiammano facilmente dopo breve contatto con fonti di accensione.

Precauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione. Evitare il contatto con umidità o acqua. Tenere lontano da fiamme libere, sorgenti di calore e scintille.

Molto Tossico (T+) e Tossico (T)

Pericolo: Sostanze molto pericolose per la salute per inalazione, ingestione o contatto con la pelle, che possono anche causare morte. Possibilità di effetti irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.

Precauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.

Nocivo (Xn)

Pericolo: Nocivo per inalazione, ingestione o contatto con la pelle. Possibilità di effetti irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.

Precauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.

Corrosivo (C)

Pericolo: Prodotti chimici che per contatto distruggono sia tessuti viventi che attrezzature.

Precauzioni: Non respirare i vapori ed evitare il contatto con la pelle, occhi ed indumenti

Irritante (Xi)

Pericolo: Questo simbolo indica sostanze che possono avere effetto irritante per pelle, occhi ed apparato respiratorio.

Precauzioni: Non respirare i vapori ed evitare il contatto con pelle.

Pericoloso per l'ambiente (N)

Pericolo: Sostanze nocive per l'ambiente acquatico (organismi acquatici, acque) e per l'ambiente terrestre (fauna, flora, atmosfera) o che a lungo termine hanno effetto dannoso.

Precauzioni: Non disperdere nell'ambiente.

S.O.R.I.S. Sala Operativa H24 Regionale Integrata Siciliana del Dipartimento Regionale della Protezione Civile.

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S.U.E.S.-118 Servizio urgenza-emergenza sanitaria regionale . Dispone di 4 Centrali Operative (con base di elisoccorso) Palermo > zona operativa: Palermo, Trapani Catania > zona operativa: Catania, Siracusa, Ragusa Caltanissetta > zona operativa: Caltanissetta, Enna, Agrigento Messina > zona operativa: Messina Inoltre è operativa anche una base di elisoccorso a Lampedusa Stabilimento Il D.Lgs 334/99 definisce stabilimento", tutta l'area sottoposta al controllo di un gestore, nella quale sono presenti sostanze pericolose all'interno di uno o più impianti, comprese le infrastrutture o le attività comuni o connesse

T Terza zona “di attenzione” (Zona a rischio) E’ caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi anche per i soggetti particolarmente vulnerabili oppure da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico. La sua estensione dev’essere individuata sulla base delle valutazioni delle autorità locali. L’estensione di tale zona non dovrebbe comunque risultare inferiore a quella determinata dall’area di inizio di possibile letalità nelle condizioni ambientali e meteorologiche particolarmente avverse (classe di stabilità meteorologica F). Nel caso del rilascio di sostanze tossiche facilmente rilevabili ai sensi, ed in particolare di quelle aventi caratteristiche fortemente irritanti, occorre porre specifica attenzione alle conseguenze che reazioni di panico potrebbero provocare in luoghi particolarmente affollati (stadi, locali di spettacolo, ecc.). Triage E’ una tecnica organizzativa utilizzata in medicina dei disastri, nata per ottimizzare le operazioni di carattere sanitario. Il termine e di derivazione francese e si traduce “scelta”. Questa tecnica di soccorso ha due obiettivi principali:

a) stabilire le priorità di trattamento e mettere in atto le manovre salvavita necessarie b) stabilire le priorità di trasporto e la destinazione del paziente

Pertanto è applicato in due momenti diversi: - sul luogo dell'evento il cui coordinamento è affidato alla SUES 118 - in ospedale dove il coordinameto è a carico del personale medico - infermieristico. Grazie alla classificazione che si può fare dei pazienti coinvolti è possibile stabilire quattro diverse categorie e su questa base si decideranno le cure e il trasporto: si sceglierà la priorità con cui evacuare e soccorrere i feriti. CODICI COLORE DEL TRIAGE ROSSO urgenza primaria trattamento immediato GIALLO urgenza secondaria trattamento dilazionato VERDE non urgente trattamento minimo NERO deceduto non curabile

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Esempio: Scheda di Triade che l’operatore compila nella individuazione del codice colore da attribuire al paziente; immagine di un soccorso all’interno di un PMA (foto archivio DRPC –Servizio S13, UOB S13.01)

U Unità di crisi Ove introdotta od istituzionalizzata, consiste in uno staff di consulenti che nell’emergenza supporta il decision maker (Presidente del Consiglio, Commissario delegato, Sindaco, ecc.) nelle scelte più rischiose. Unità di Decontaminazione Per decontaminare le vittime valide/invalide, uomini/donne separatamente in caso d’incidente chimico, biologico, nucleare, industriale, attentato terrorista o guerra (NBC) si utilizzano delle strutture modulari di rapido montaggio. Le unità di decontaminazione hanno la funzione di trattare le persone in prossimità della zona del sinistro o all’entrata delle zone di cure, al fine di limitare nel tempo l’evoluzione della contaminazione delle vittime. Strutturalmente simili ai PMA (tenda autogonfiabile o similare) sono suddivise, genericamente, nei seguenti ambienti: accoglimento delle persone contaminate, trattamento delle persone convalidate invalide (rimozione vestiario e lavaggio con spruzzatore comandato da un operatore), trattamento delle persone contaminate valide (doccia). Esistono diverse tipologie: in tutti i casi eseguono un lavaggio della persona contaminata. Le unità di decontaminazione più semplici sono costituite da una ‘doccia di decontaminazione’ con una decina di ugelli di spruzzo e una vasca raccolta dell’acqua contaminate.Quelle più complesse prevedono percorsi separati ( contaminazione e decontaminazione) - spogliatoio pulito - spogliatoio contaminato - locale doccia ( nel percorso di decontaminazione ) locale asciugatura ( nel percorso di decontaminazione) - sistema di filtraggio delle acque di lavaggio – caldaia. Infine, possono, anche, essere molto semplici costituite da un solo modulo doccia di decontaminazione gonfiabile

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Esempio Unità di decontaminazione

Esempio intervento (senza getto d’acqua, essendo una esercitazione) del lavaggio di un paziente in una doccia di decontaminazione dei V.FF. Sicilia - (foto archivio DRPC – Servizio S13, UOB S13.01)

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UVCE (Sovrappressione-Esplosione) Unconfined Vapour Cloud Explosion - Esplosione di una miscela in uno spazio

V

Viabilità Alternativa E’ la viabilità individuata nei PEE destinata o ai mezzi di soccorso oppure per l’esodo assistito della popolazione in alternativa ai percorsi principali che possono essere inutilizzabili a causa dell’evolversi dell’incidente

Esempio: individuazione della viabilità d’esodo principale e di quella alternativa in relazione ad un preciso scenario incidentale

(archivio DRPC – Servizio S13, UOB S13.01)

Viabilità di Emergenza E’ la viabilità individuata nei PEE destinata o ai mezzi di soccorso oppure per l’esodo assistito della popolazione.

Z Zone a rischio Gli effetti di un evento incidentale di natura chimica ricadono sul territorio con una gravità di norma decrescente in relazione alla distanza dal punto di origine o di innesco dell’evento, salvo eventuale presenza di effetto domino. In base alla gravità, il territorio esterno allo stabilimento, oggetto di pianificazione, è suddiviso in zone a rischio di forma generalmente circolare (salvo caratterizzazioni morfologiche particolari) il cui centro è identificato nel punto di origine dell’evento. La misurazione

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e la perimetrazione di tali zone è individuata attraverso l’inviluppo di dati forniti dai gestori degli stabilimenti per la redazione degli scenari incidentali da inserire nel Rapporto di Sicurezza (RdS) e valutati dal Comitato Tecnico Regionale (CTR). Nelle cartografie a supporto del PEE, le tre zone a rischio legate ad ogni scenario incidentale con ripercussioni esterne all’industria, sono convenzionalmente indicate con i seguenti colori:

ROSSO: Zona di sicuro impatto (elevata mortalità) GIALLO: Zona di Danno ARANCIONE: Zona di Attenzione

Esempio individuazione Zone a Rischio in un PEE (fonte: U.T.G. Siracusa)