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Luigi Anolli (a cura di), Psicologia della comunicazione
La comunicazione non verbale
© Il Mulino, 2002
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La comunicazione non verbale
Luigi Anolli (a cura di), Psicologia della comunicazione
La comunicazione non verbale
© Il Mulino, 2002
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La comunicazione non verbale
La comunicazione è un’attività complessa che fa riferimento a
una molteplicità diversificata e contemporanea di differenti
sistemi di significazione e di segnalazione
Entro l’ambito della comunicazione non verbale (CNV), è
compreso un insieme di fenomeni e di processi comunicativi,
quali: le qualità prosodiche e paralinguistiche della voce, la
mimica facciale, i gesti, lo sguardo, la prossemica e l’aptica, la
cronemica, per giungere fino alla postura, all’abbigliamento e al
trucco.
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La comunicazione non verbale
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La comunicazione non verbale:
dove la natura incontra la cultura
Luigi Anolli (a cura di), Psicologia della comunicazione
La comunicazione non verbale
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La comunicazione non verbale: dove la natura incontra la
cultura
Origine della CNV
Secondo la psicologia ingenua
• È più spontanea e “naturale” della comunicazione verbale, meno
soggetta a forme di controllo volontario
• Rappresenta una sorta di “linguaggio del corpo” e, in quanto tale,
universale, esito dell’evoluzione filogenetica e regolato da precisi
processi e meccanismi nervosi
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La concezione innatista
Riferimento alla prospettiva di Darwin: le espressioni facciali sono il
risultato dell’evoluzione della specie umana e, di conseguenza,
hanno un carattere di universalità
Prospettiva ripresa dalla teoria differenziale delle emozioni (Izard): le
emozioni, attraverso l’esecuzione di programmi nervosi innati,
producono la configurazione di determinate espressioni facciali e di
movimenti corporei
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La teoria neuroculturale
Esiste un “programma nervoso” specifico per ogni emozione che
assicura l’invariabilità e l’universalità delle espressioni facciali
associate a ciascuna emozione (Ekman)
• Regole di esibizione (display rules): “interferenze” e modificazioni
indotte dai processi cognitivi; sono culturalmente apprese; agiscono
attraverso quattro modalità
Intensificazione
Attenuazione
Inibizione
Mascheramento
In ogni caso prevale la forza del
“programma nervoso”, garantendo
una manifestazione e un
riconoscimento automatico e
universale delle emozioni
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La concezione innatista (continua)
La prospettiva innatista è una prospettiva biologica che
enfatizza la rilevanza determinante del corredo
genetico e dei processi legati all’ereditarietà per
spiegare i diversi sistemi di CNV, in particolare delle
espressioni facciali
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La prospettiva culturalista
“ciò che è mostrato dal volto è scritto dalla cultura”
• La CNV è appresa nel corso dell’infanzia al pari della lingua
• Presenta variazioni sistematiche da cultura a cultura, dal sistema
dei gesti alle espressioni facciali
• L’enfasi è posta sui processi di differenziazione, che conducono
a forme non verbali uniche ed esclusive
• Limite: relativismo culturale
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La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura
Le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modo
universale a livello di specie umana sono organizzati in configurazioni
differenti secondo le culture di appartenenza
La CNV prende avvio e si fonda su circuiti nervosi precisi e specifici,
deputati all’attivazione, alla regolazione e al controllo dei movimenti
sottesi alle diverse forme di CNV. Intervengono:
• Il sistema piramidale (area motoria e area premotoria)
• Il sistema extrapiramidale (situato nel corpo striato e nel tronco
encefalico)
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La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura
(continua)
Si integrano processi elementari automatici con processi
volontari e consapevoli
La variabilità della consapevolezza e del grado di controllo
procede lungo un continuum neurofisiologico, da manifestazioni
involontarie a manifestazioni pienamente consapevoli ed
esplicite
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La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura
(continua)
• La flessibilità e plasticità della CNV pongono le condizioni per le
possibilità di apprendimento di diverse modalità comunicative
non verbali
• Vengono attivati importanti processi di condivisione
convenzionale all’interno di ogni comunità di partecipanti; le
predisposizioni genetiche sono declinate, di volta in volta,
secondo linee e procedure distinte e differenziate che
conducono a modelli diversi e, talvolta, assai distanti fra loro sul
piano dei sistemi non verbali di interazione
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Il sistema cinesico
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Il sistema cinesico
Comprende i movimenti del corpo, del volto e degli occhi
I nostri movimenti implicano la produzione
e la trasmissione di significati
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La mimica facciale
Movimenti del volto: sistema semiotico privilegiato; manifestazione di
determinati stati mentali del soggetto, esperienze emotive,
atteggiamenti interpersonali
1. Ipotesi globale delle espressioni facciali
Le configurazioni espressive del volto per manifestare i diversi stati
emotivi sono Gestalt unitarie e chiuse, universalmente condivise,
sostanzialmente fisse, di natura discreta, specifiche per ogni
emozione e controllate da definiti e distinti programmi neuromotori
innati
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Ipotesi globale delle espressioni facciali (continua)
Ekman, due livelli di analisi
Livello molecolare
Movimenti minimi e distinti dei
numerosi muscoli che
consentono l’elevata mobilità ed
espressività del volto; regola
l’azione del programma nervoso
motorio
Livello molare
Configurazione finale risultante;
si manifesta nell’assumere una
determinata espressione
facciale come corrispondente a
una data esperienza emotiva;
regole di esibizione e
modificazione dell’espressione
emotiva
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Facial Action Coding System
(FACS, Ekman e Friesen):
Sistema di osservazione e di classificazione di tutti i movimenti
facciali visibili in riferimento alle loro componenti anatomo-
fisiologiche corrispondenti
Continuum indifferenziato dei movimenti facciali: 44 unità di azione
(AU) analisi di oltre 7000 movimenti ed espressioni
facciali in tutte le loro combinazioni
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Ipotesi globale + teoria neuroculturale
Corrispondenza isomorfa fra le espressioni facciali delle emozioni e i
programmi neuromotori corrispondenti
Limiti:
• Non sono in grado di precisare i programmi neuromotori
• Le componenti molecolare e molare costituiscono due
componenti distinte, non confondibili tra loro
• La teoria neuroculturale è una teoria bifattoriale (fattore genetico
+ fattore culturale), di natura meccanicistica e additiva, che si
limita a “combinare” e ad accostare semplicemente insieme questi
due fattori
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2. Ipotesi dinamica delle espressioni facciali
Processo sequenziale e cumulativo presente in ogni espressione
facciale; risultato della progressiva accumulazione e integrazione
dinamica degli esiti delle singole fasi della valutazione della
situazione interattiva ed emotiva
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Ipotesi dinamica delle espressioni facciali (continua)
Espressioni facciali = configurazioni motorie momentanee, dotate di
una elevata flessibilità e variabilità, in grado di adattarsi attivamente
e in continuazione alle condizioni contingenti della situazione
Tali configurazioni assumono un valore modale, essendo ricorsive e
presentando una certa uniformità in riferimento alle interazioni
comunicative
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3. Il valore emotivo vs. comunicativo delle espressioni
facciali
A. Prospettiva emotiva (Ekman e Izard)
Le espressioni facciali hanno prevalentemente un valore emotivo, in
quanto sono l’emergenza immediata, spontanea e involontaria delle
emozioni provate e sono governate dai programmi neuromotori
specifici e definiti
Isomorfismo fra emozione ed espressione facciale
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Semantica delle espressioni facciali
(Wierzbicka)
• Le espressioni facciali manifestano un significato oggettivo e
invariante, indipendente dal contesto e universalmente
intelligibile
• Tale significato è di natura iconica, generato dalla
combinazione componenziale di otto unità motorie minime,
su base autoriferita
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Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità
Ricerca a sostegno della prospettiva emotiva:
• Friesen: ripresi di nascosto, soggetti americani e giapponesi
hanno prodotto espressioni facciali simili in risposta ai medesimi
stimoli
Ricerca a sostegno dell’ipotesi dell’universalità:
• Ekman e Friesen: soggetti appartenenti a culture diverse hanno
presentato valori simili e concordanti nella capacità di
riconoscere le emozioni attraverso le corrispondenti espressioni
facciali volontarie (o mimate)
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Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità (continua)
Limiti di queste ricerche:
• Il materiale usato come stimolo accentua i movimenti facciali in
modo stereotipato
• Si è fatto ricorso a un disegno sperimentale within-subject che
favorisce l’addestramento e l’apprendimento
• I soggetti dovevano scegliere la loro risposta entro un elenco
limitato di etichette emotive; una “scelta forzata” che aumenta di
molto la percentuale delle risposte corrette rispetto alla tecnica
della “scelta libera”
• È probabile che i soggetti preletterati siano stati influenzati dai
feedback forniti dai mediatori culturali
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Ipotesi dell’universalità minima
(Russel e Fernández-Dols)
Esiste un certo grado di somiglianza fra le culture
nell’interpretazione delle espressioni facciali, senza tuttavia
prevedere un sistema innato di segnalazione degli stati
psicologici, anche se si riconosce la probabilità che in certe
condizioni si possano compiere inferenze accurate
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B.La prospettiva comunicativa
Le espressioni facciali hanno un valore eminentemente comunicativo,
poiché manifestano agli altri le intenzioni del soggetto in base al
contesto
• Valore sociale intrinseco delle espressioni facciali: consentono di
comunicare agli altri in maniera flessibile i propri obiettivi e interessi
• Socialità implicita: le persone producono espressioni sociali anche
quando sono da sole, in quanto si è sempre in presenza di un
uditorio implicito
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La prospettiva comunicativa (continua)
• Dissociabilità fra interno (esperienza soggettiva) ed esterno (manifestazione): grado di separazione fra le espressioni facciali e gli stati psicologici interni non tutto ciò che appare sul volto indica necessariamente un’esperienza emotiva interna, e viceversa; ciò genera importanti gradi di libertà nella comunicazione
• Scompare la distinzione fra espressione “autentica” (suscitata in modo automatico dal programma nervoso corrispondente) ed espressione “falsa” (generata dall’intervento delle regole di esibizione per motivi culturali) le espressioni facciali hanno un valore sociale, sono “messaggi” inviati agli altri e, in quanto tali, svolgono una funzione comunicativa
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La prospettiva comunicativa (continua)
Nella prospettiva comunicativa:
Importanza fondamentale del contesto
Le espressioni fuori contesto, considerate in modo isolato, sono
assai difficili da interpretare e si prestano a numerosi equivoci
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Il sorriso
Ekman: diciannove configurazioni diverse di sorriso, fra cui
• Sorriso spontaneo (o sorriso di Duchenne): riguarda il volto intero;
gli angoli della bocca sono sollevati verso l’alto, si mostrano i denti e
si contraggono i muscoli orbicolari degli occhi
• Sorriso simulato (o sorriso non-Duchenne): si attivano soltanto i
muscoli zigomatici della parte inferiore del volto
• Sorriso miserabile: si prolunga l’espressione della zona inferiore del
volto; accettazione di una condizione di necessità spiacevole
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Il sorriso (continua)
Secondo numerosi studiosi (Darwin; Ekman): sorriso = espressione
universale di un’esperienza più o meno intensa di gioia
Secondo ricerche più recenti (Fernández-Dols): il sorriso non ha un
legame né necessario né sufficiente con le emozioni, bensì è
strettamente connesso con l’interazione sociale
• Sorriso = promotore dell’affinità relazionale (impiegato al fine di
stabilire e mantenere una relazione amichevole con gli altri)
• Sorriso = regolatore dei rapporti sociali (la sua frequenza e intensità
sono governate dal potere sociale e dal genere)
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Rapporto fra comunicazione
verbale e comunicazione non
verbale
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Rapporto fra comunicazione verbale e comunicazione non
verbale
L’atto comunicativo è prodotto dal comunicatore e interpretato dal
destinatario sulla base di una molteplicità di sistemi di significazione
e di segnalazione
Sistemi non verbali di significazione e segnalazione, cui un
parlante deve fare riferimento assieme al codice linguistico
Ciascuno produce una specifica porzione di significato che partecipa
alla configurazione finale del significato medesimo
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DUE POSIZIONI ANTITETICHE
1. L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico
ed extra-linguistico
Impostazione inizialmente meccanicistica e additiva: comunicazione =
somma di componenti verbali e non verbali, autonome e non
connesse fra loro. Due prospettive
• Contributo essenziale delle componenti non verbali nella
comunicazione
• CNV = funzione di “ancella” rispetto al linguaggio (il verbale incide
poco sul piano del significato)
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L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico
ed extra-linguistico (continua)
Differenze tra verbale e non verbale analizzate secondo tre assi:
A. Funzione denotativa vs. funzione evocativa
Verbale = denotazione
Funzione semantica: il
linguaggio designa e veicola i
contenuti (il “che cosa” viene
detto); informazione semantica
Non verbale = connotazione
Funzione espressiva: modalità
con cui le informazioni e i
contenuti sono veicolati (il
“come” viene detto);
informazione affettiva
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Funzione denotativa vs. funzione evocativa (continua)
• Ipotesi attualmente poco sostenibile e giustificabile:
significato = convergenza di una molteplicità di componenti
(verbali e non verbali)
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L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico
ed extra-linguistico (continua)
B. Arbitrario vs. motivato
Segno linguistico = arbitrario
Combinazione di un significante
e di un significato; rapporto di
semplice contiguità
CNV = motivato
Gli elementi della CNV
trattengono degli aspetti della
realtà che intendono evocare;
rapporto di similitudine fra
l’unità non verbale e quanto
viene espresso
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Arbitrario vs. motivato (continua)
• Ipotesi messa in dubbio dallo studio sull’iconismo
fonosimbolico: i suoni di una lingua, oltre al carattere di
arbitrarietà, hanno anche una funzione evocativa
(onomatopee, sinestesie)
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L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico
ed extra-linguistico (continua)
C. Digitale vs. analogico
Codice linguistico = digitale
I fonemi sono tratti diacritici
distintivi e oppositivi
CNV = analogico
Gli aspetti non verbali
presentano variazioni continue
e graduate in modo
proporzionale a ciò che
intendono esprimere
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Digitale vs. analogico (continua)
• Non si tengono in debito conto i processi e le variazioni
culturali e convenzionali sottese alla produzione e alla
regolazione della CNV; anche i sistemi non verbali
presentano aspetti di arbitrarietà e sono influenzati dagli
standard culturali
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2. L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro
interdipendenza semantica
Concezione integrata fra gli aspetti verbali e quelli non verbali nella
definizione del significato di un atto comunicativo
• Processo di sintonia semantica: governa e sintetizza in modo
coerente e armonico le molteplici componenti che determinano la
configurazione finale del significato
• Parimenti, ogni sistema è dotato di una relativa autonomia, in
quanto concorre in modo specifico e distinto a generare il profilo
finale del significato
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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro
interdipendenza semantica (continua)
Sintonia semantica
Interdipendenza semantica
Garantisce per default l’unitarietà e la coerenza del significato;
conduce alla definizione del significato modale
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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro
interdipendenza semantica (continua)
• Grazie a tale interdipendenza l’individuo ha modo di
procedere all’attribuzione di pesi diversi alle singole
componenti dell’atto comunicativo
• Si pongono le condizioni per la focalizzazione di un
determinato percorso comunicativo e per la definizione del
fuoco comunicativo
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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro
interdipendenza semantica (continua)
Sintonia semantica + interdipendenza semantica
Calibrazione situazionale
Messaggio che idealmente copre le opportunità a sua disposizione,
giungendo alla produzione del “messaggio giusto al momento giusto”
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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro
interdipendenza semantica (continua)
Sintonia semantica + interdipendenza semantica +
focalizzazione comunicativa + calibrazione situazionale
Efficacia comunicativa
Indice di sintesi del valore comunicativo di un messaggio; capacità di
individuare un percorso comunicativo che massimizzi le opportunità e
che minimizzi i rischi contenuti all’interno di un’interazione
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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro
interdipendenza semantica (continua)
Sintonia semantica + interdipendenza semantica +
focalizzazione comunicativa + calibrazione situazionale
Oscillazione del significato fra stabilità e instabilità; non vi è mai un
significato completamente stabile o uno completamente instabile, ma
un significato stabile che presenta aree di instabilità