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Madre Maria Oliva Bonaldo 2

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Madre Maria Oliva Bonaldo

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MADRE MARIA OLIVA BONALDO

Editrice Istituto Suore Figlie della ChiesaRoma 2008

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P R E FA Z I O N E

È un libro che si legge con interesse cre -scente: come si comincia a leggerlo, non ci sia rresta finché non si a rriva alla fine.

Lo stile scorrevole, semplice, traspare n t e :le parole si succedono come scintille di luce dicui l'una accende l'altra. Piena, armoniosaconsonanza fra lo spiegarsi del pensiero nel -l'animo della scrittrice e il formarsi dei perio -di nello scritto: l'autrice – Madre Maria Oliva– conosce a fondo l'a rte dello scrivere: piùcome dono di natura e di grazia che come fru t -to del proprio lavoro maturatosi scrivendo.

Però è un libro nel quale, mentre sidescrive la vita di una persona ricca di dotinaturali e di doni soprannaturali, si delineap u re, di proposito o meno, il modello di vitareligiosa a cui guarda, aspira e tende ogniautentica Figlia della Chiesa. Qui si facenno ad alcuni tratti tra i più significatividi quel modello.

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Pro manuscripto

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S o f f e renza che è gioia: la gioia di una per -sona che cresce nel Cristo. Gioia che trasparenella serenità degli occhi, nel sor riso delle lab -bra, nell'armonia dei lineamenti; nella padro -nanza e vivacità dei movimenti. Gioia dallaquale si sprigionano sprazzi di bellezza diun’anima purissima in un corpo verg i n a l e .Bellezza che negli esseri femminili ar ride conun’attrattiva singolare: risonanza o vividoriflesso del fascino e dell'incanto di Maria –v e rgine e madre – su tutti gli esseri umani.

* * *Contemplazione nell'azione: nella nostra

epoca la civiltà, anche nelle nazioni di tradi -zione cristiana, si caratterizza per gli immen -si pro g ressi scientifico - tecnici e per la pau -rosa povertà di fermenti e di accenti cristiani.Come si spiega un fatto così sconcertante e dicosì ampie proporzioni? «Riteniamo – s c r i v eGiovanni XXIII – che la spiegazione si tro v iin una frattura, nell'animo di moltissimi cri -stiani, fra la credenza religiosa e l'operare acontenuto temporale. È necessario quindi chein essi si ricomponga l'unità interiore; e nellel o ro attività temporali sia pure presente lafede, come faro che illumina e la carità, comeforza che vivifica» (Pacem in terris, 79; cf.Gaudium et Spes, 4 3 a ) .

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* * *Comunione con Dio nel Cristo: ideale

vivente umano-divino. Comunione vissutanella zona più riposta dello spirito, nella suap rofondità abissale: «abyssus cor hominis»( c f r. S a l . 6 3 , 7 ) .

C rescita nel Cristo: crescita nella luce inte -r i o re che è verità, e con il moto dell'animo cheè amore. Luce che accende ed alimenta l'amo -re; amore che si spiega in luce di verità sem -p re più fulgente.

S o f f e renza feconda: è il chicco di granodeposto nella terra: chicco che, disintegrando -si, esplode in spiga. Sofferenza che è morte er i s u rrezione: è l'uomo vecchio che muore; èl'uomo nuovo che emerge con sempre maggio -re chiarezza e vivacità.

Sofferenza che è apostolato: testimonianzadella presenza del Cristo in se stessi e Suaproiezione negli altri. Partecipazione alla Suaazione redentrice: «Adimpleo in membris meisquae desunt passioni Christi» ( C o l 1, 24),«donec formetur in vobis Christus» (Gal 4, 19).

Apostolato che è il più alto segno didignità a cui sono chiamati gli esseri umani:donne e uomini.

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col solo Bambino di cera, a Pasqua, aPentecoste, nella festa del Corpus Domini, delS a c ro Cuore, di San Pietro, del Pre z i o s oSangue, dell'Assunta... su pareti, tavole, sediee sul posto di Mamma, specialmente, giochi dic a rta leggera nei corrispondenti colori liturg i -ci parlano di paradiso... Si giunge perfino ada m m a n n i re il pranzo coi colori del Papa e colc o l o re del Sangue...

Olga dai primi vespri di ogni solennitàera irreperibile: organizzava, componeva, pre -parava sorprese, dimenticava se stessa com -pletamente. I programmi delle sue festicciuolemiravano all'unità dei cuori: apostolato spon -taneo delle Figlie della Chiesa come dei primicristiani: urgente ora come allora».

Cardinale PIETRO PAVAN

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È quanto voleva significare Madre Olivaquando ripeteva con insistenza che il rapport odi comunione con Dio nel Cristo non va maii n t e rrotto. Contemplare e agire; o agire con -templando: nella vita di tutti i giorni, entro ofuori casa, ogni lavoro, anche il più semplice,il più umile, il più insignificante, il più nasco -sto, va sempre compiuto come adempimento diun dovere, come espressione di amore, comecollaborazione con Dio, Cre a t o re e Padre econ Cristo Redentore. E mentre descrive la vitadi Olga, prova sussulti di schietta gioia nellos c o p r i re che quello era l'ideale verso cui eras e m p re tesa quella sua Figlia.

Il che non impedisce, anzi contribuisce, per -ché, sull'esempio di Santa Te resa del BambinoGesù, si viva la vita della Chiesa in tutta la suaampiezza e in tutta la sua profondità: «Nessunadistinzione, nessuna devozione part i c o l a re ,nessuna festa nostra. Nostre invece tutte ledevozioni, tutte le feste della Chiesa.

Per una specie di istinto soprannaturale, ograzia di stato, non lo so, le Figlie della Chiesap a rtecipano sensibilmente a tutti i momentidella vita della Chiesa e prendono il tono ditutte le sue solennità.

All'Immacolata le loro casette si orlano dic a n d o re e di cielo, a Natale sono presepi vivi

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CENNI BIOGRFICI DELL’AUTRICE

MARIA OLIVA BONALDO

Nasce a Castelfranco Veneto (TV) il 26-3-1893.

1913: durante la processione del «Corpus Domini»riceve l'ispirazione dell'Opera delle Figlie della Chiesa.

1920: entra per obbedienza nell'Istituto Canossiano.

1938: a Roma inizia l'esperimento del nuovo Istituto,nella festa del S. Cuore.

1946: per espresso desiderio del Papa Pio XII, MariaOliva passa all'Istituto da lei fondato, pronunciain esso la Professione Perpetua e ne diventaSuperiora generale.

1957: approvazione definitiva dell'Istituto.

1976: il 10 luglio, ritorna a Dio.

L'opuscoletto «Fiore di Passione» viene scritto pochimesi dopo la morte di Olga, nel 1943, per le SuoreFiglie della Chiesa.

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DA MARIA

7 settembre1934. Avevo sognato a occhichiusi e occhi aperti questa vigilia del Natale diMaria che mi avrebbe offerta la possibilità dipresentare alla Madre di Dio, nel Santuario diMonte Berico, la nostra piccola opera, tuttaancora di desiderio, espressa in trenta fogliettidi carta.

Dopo circa vent'anni di speranze e contraddi-zioni non era poco. Le due A u t o r i t à ,l'Ecclesiastica e la Religiosa, da cui non avevoavuto che rifiuti o concessioni parziali, si eranofinalmente accordate nell'ordinarmi, la prima, enel permettermi, la seconda, di scrivere il miopensiero sul progetto di cui ero vissuta, per cuiavevo sofferto e a cui non potevo pensare senzasentirmi tutta rinvigorire perfino nel corpomalato.

Sebbene febbricitante ero così riuscita a scri-vere senza stancarmi come mi era stato impostoe dopo quel solo mese di cura ridiscendevo tem-prata per l'insegnamento.

Il fervore a lungo compresso aveva dato alialla mia penna e il Signore mi aveva evidente-

CENNI BIOGRAFICI SULLA «SERVA DI DIO»OLGA GUGELMO

Nasce a Poiana Maggiore (Vicenza) il 10 maggio1910 e viene battezzata il 19 maggio seguente nellaParrocchia di S. Maria. Entra nella nascenteCongregazione delle «Figlie della Chiesa» il 16 luglio1938 col nome di Olga della Madre di Dio. Lascia l'e-silio l'11 aprile 1943, Domenica di Passione. La suasalma riposa nel cimitero di Mestre.

La fama delle virtù di Suor Olga e le numerose gra-zie ottenute attraverso la sua intercessione hanno tra-sceso il ristretto ambiente in cui si è svolta la sua vita,espandendosi in tutta l’Italia e nel mondo intero.Perciò l'iniziativa di promuovere la Causa diBeatificazione della Serva di Dio è stata accolta da tutticon grande entusiasmo.

L’ 11 aprile1956 Sua Em.za il Card. A n g e l oGiuseppe Roncalli, Patriarca di Venezia, più tardi PapaGiovanni XXIII, apre il processo canonico informati-vo, che termina quattro anni dopo. Il processo informa-tivo sulla fama di santità e delle virtù è stato portato aRoma ed aperto il 20 maggio 1960 presso la S.Congregazione dei Riti, ora Congregazione per lecause dei Santi.

La Causa di beatificazione della Serva di Dio èstata introdotta il 27 settembre 1975.

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IL PROGETTO

Il progetto era nato dalla grazia che nellaprocessione del Corpus Domini 1913 mi avevailluminato il cuore e rivelato l'Amore di Dio.

Poi si era elaborato da sé, in chiesa, per via,fra le cure della casa e gli impegni di scuola;con più chiarezza nelle lunghe meditazionidavanti ai tabernacoli abbandonati e nei riposidelle convalescenze, con più ardore e dolore trala folla dall'espressione distratta e immemore diDio dei mercati di Mantova, dei corsi di Milano,delle calli veneziane, nei periodi di attività: ideafissa che mi astraeva e non mi distraeva; milasciava libera di agire nel momento presente emi anticipava le ore intense dell'attuazione dicui non potevo dubitare.

Chi mi diceva allora: «I suoi occhi guardanoun altro mondo», aveva ragione.

Vivevo di meraviglia e di accoramento.Sentivo che Dio esiste ed è tutto Amore: erofelice; e non potevo rassegnarmi a vedere gliuomini, i più, ignari di Dio come ero stata io esenza amore: infelici! Bisognava aprir loro gli

mente aiutata, perché nell'ansia di esprimerecon le parole di Dio i desideri troppo grandi delcuore, avevo aperto più volte la Sacra Scritturache ignoravo, e avevo subito trovato l'espressio-ne corrispondente al mio pensiero.

Ora l'automobile mi avvicinava di volo alSantuario, e io mi premevo sul cuore il fascicolet-to scritto in Due, con la segreta speranza di sosta-re a lungo ai piedi della Madonna e di ottenerenella giornata seguente, sua festa solennissima, ilregalo di un'anima di fuoco capace di tradurre invita apostolica quei trenta foglietti di carta.

La mia speranza era fondata sopra un sognoe quindi assai mal fondata, e io avrei dovutoinvece incontrarmi a Monte Berico con dueSorelle incaricate dalla mia buona MadreSuperiora di ricondurmi in giornata a Treviso.Ma, oh! gioia, nel Santuario non c'era nessuno.Per un benedetto disguido postale, o ritardo fer-roviario, mi vidi felicemente costretta a fermar-mi a Vicenza fino all'indomani.

Alla Madonna non era sfuggito il mio piccolodesiderio, e aveva sconvolto i piani delle creatureper accontentarmi. Come non avrebbe appagatol'immenso, premente, doloroso desiderio apostoli-co che da anni mi affaticava il petto?

Mi prostrai sicura ai suoi piedi, e pregai perore come si prega poche volte nella vita.

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L'ATTUAZIONE

«Bello il progetto, difficile l'attuazione»,aveva detto l'Arcivescovo di Treviso.

Me ne rendevo conto benissimo: non m'illu-devo.

Per amare le anime così bisogna amare moltoDio, dandogli il posto dell'io rinascente in noiall'infinito. Il difficile stava appunto nel trovareun'anima risolutamente decisa a tale sostituzio-ne che è impossibile senza le grazie dell'orazio-ne, a loro volta rare come le anime di orazione.Quella che io speravo da Maria avrebbe dovutoessere una di esse: tutta di Dio e perciò tutta delprossimo, con carità illuminata e ordinata dallaverità. Avrebbe amato Gesù senza misura e,come Gesù, il Padre celeste e la Vergine santacon tenerezza immensa; avrebbe visto traspari-re la maternità di Gesù nel Papa, nei Vescovi,nei Sacerdoti; le bellezze interiori di Gesù neiReligiosi, l'innocenza di Gesù nei piccoli, idolori di Gesù nei sofferenti, l'immagine sfre-giata di Gesù nei poveri peccatori; avrebbe sen-tito vicini in Gesù i più lontani, unito i separati;

occhi, rivelare la grande verità, predicarel'Amore.

Questa necessità mi premeva dal di dentrocon tanta forza che i miei poveri polmoni nerestavano oppressi e mi calmavo solo contem-plando una piccola schiera di anime apostolicheche, spalancate le porte del loro intimo cenaco-lo, avrebbero predicato l'Amore spontaneamen-te, come il fiore spande spontaneamente il suoprofumo.

Poco a parole, sempre col sorriso.Si sarebbero chiamate Figlie della Chiesa

che in antico era detta «Amore» in cui Gesù siassocia le anime per amarci ed essere amatocome madre: debitrici quindi a tutti di carità.

Per questo nel Corpo Mistico avrebberoavuto la funzione del sangue che deriva la suaattività dal cuore e vivifica anche le fibre piùlontane, donando calore e consumandosi.

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mio Arcivescovo, avevo tentato di affidare ilprogetto alla mia cara insegnante Maria Sticco,anima umile e alta, francescanamente preparataagli squallori degli inizi.

Ma il tentativo era fallito, perché la signori-na, a giudizio di Padre Gemelli, non aveva ildono dell'organizzazione, o meglio, perché ipensieri del Signore sono diversi dai nostri ebisognava incominciare più umilmente.

Il piccolo Gesù però, avrebbe dovuto, comeGesù, dire parole vive e luminose di caritàsostanziata di verità, e possedere l'intuito delleanime, la visione della storia e il senso praticodella vita. Come, dove trovarlo?

L'obbedienza me ne aveva vietata la ricerca eio mi ero sempre ben guardata dal rovinare conuna anche minima disobbedienza l'opera di Dio.La difficoltà era giudicata insormontabiledall'Arcivescovo. Ci voleva un miracolo.

«Fatemelo questo miracolo, Vergine bene-detta: ve lo chiedo per la santa Chiesa! Le falsi-ficazioni dell'Unione che Gesù ha tanto implo-rato, si moltiplicano: bolscevismo, nazismo ealtre deviazioni del concetto cristiano di collet-tività travolgono le anime in massa; molte,forse, si perdono...

Moltiplicate i vostri santi, perché si contrap-pongano a quest'apostasia collettiva...

una sola cosa, una sola vite, un solo edificio, unsolo corpo, una sola tenera Madre, in Lui, tuttala Chiesa, e Gesù avrebbe continuato nella sua«figlia» a vivere e patire per essa.

«Vergine santa, regalatemi questo piccoloGesù; vedete che sono sempre malata e nonposso agire; sapete che se lo potessi sarei ildisonore dell'opera!».

Non avevo mai pensato a una possibilità dielezione da parte di Dio a mio riguardo, e glialtri ci avevano pensato solo per escluderla.

Era dunque necessario l'intervento e il donodi Maria: il resto sarebbe venuto da sé.

Anche al resto invece eminenti e prudenticritici interpellati dalle mie buone Superiore,davano capitale importanza: «Non fondateopere, se non possedete stabili».

«Parlate di istituzioni nuove quando avretemezzo milione e dieci diplomi».

Io non avevo nulla, ma non me ne preoccu-pavo, chiedevo anzi per le Figlie della Chiesa ilcontrario: «Signore, salvami dalle ville e daimilioni!».

Alla cultura sì, davo importanza, perchéallarga la mente e facilita, quando poggia suprincipi sani, l'acquisto e l'insegnamento delladottrina cattolica.

Qualche anno prima, coll'approvazione del

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IL DONO DI MARIA

La sera stessa fui pregata di dire due parole aun gruppo di maestre della nostra Casa diVicenza e parlai naturalmente della Madonna.

Dopo l'istruzione mi si avvicinò una signo-r i n a :

«Madre, avrei bisogno ch'ella mi aiutasse atrovare la mia via...». Sarebbe stata lei?

Ne dubitai.Le anime già in Dio non hanno più incertez-

za. Mi sentii però incomprensibilmente esaudi-ta, e l'indomani risalii a Monte Berico col cuoregonfio di beatitudine.

L'inviata di Maria era solo un piccolo S.Giovanni Precursore che dopo pochi mesiscomparve nelle missioni africane.

«Madre – mi disse prima di partire – levoglio mandare un'anima che vuol tanto benealla Madonna». E mi indicò il piccolo Gesù cuipromisi il nome di Olga della Madre di Dio.

C'incontrammo la prima volta l'agostoseguente nella stessa ospitale Casa Charitas di

Fate comprendere a una piccola anima ciòche strugge la mia di fronte a questo perverti-mento sociale, e formatele attorno una fami-gliuola capace della stessa passione che è statala vostra e di Gesù.

Siete voi che mi comunicate queste ansie;Voi che nel seno della Santisima Trinità riposa-te beata e agite incessantemente per la Chiesa!».

La preghiera fluiva fluiva e lagrime di rico-noscenza mi bagnavano l'anima.

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venire il pericolo delle illusioni e delle conse-guenti delusioni possibili a ventiquattro anni.

«Ma c'è di mezzo la Madonna e tutto andràbene... Io sono sicura della Madonna!».

La mia stessa semplice argomentazione, lamia stessa sicurezza.

Avrebbe dovuto abbandonare la mamma...che mi scrive di lei:

« A sei anni rimase orfana di padre e fin d'allo-ra, più che figlia, era la mia compagna. Io mi face-vo piccola e il tempo più bello lo passavo ragio-nando con lei. Eravamo sempre unite, di giorno, dinotte, senza stancarci, senza desiderare altra com-pagnia... Quando nacque la sua vocazione? Io nonlo so, perché questo era il suo segreto! Capiva cheero gelosa di lei, che la mia aspirazione, e quasi ilcompenso della mia vita era lei, e per non turbar-mi, non osava palesarsi e custodiva il suo segreto.Da parte mia non indagavo per vari motivi: eroconvinta che batteva la buona strada, ero org o g l i o-sa di vederla così diversa dalle altre, e non volevorompere il mio incanto con la previsione di qual-che svolta definitiva...».

«La mamma! Ci vorrà un miracolo dellaMadonna perché non muoia».

Un violento sorriso coprì l'ombra sfuggitaleal presentimento di quello strazio. «Oh! sì: laMadonna ci darà la forza».

Schio, da cui si vede ben distinto il Santuariovicentino in colore di lontananza.

Gustammo insieme prima di comunicarci l'a-nima, la gran pace che sale dalla terra in silen-zio, e ci parve di esserci sempre conosciute.Saremmo rimaste così chissà quanto se non sifosse imposta la necessità di intenderci nelbreve tempo concessole dall'orario ferroviario edalla convenienza.

L'Arcivescovo nel marzo aveva benedettol'opera: «Ti do, sebbene non sia ancora in extre-mis, la benedizione di Isacco che mi domandi;te la do piena, larga, incondizionata come lavuoi e come il Cuore Sacratissimo di Gesùsaprà interpretarla».

Il Cuore di Gesù l'aveva interpretata susci-tando due Sacerdoti che avevano comunicato ilprogetto ad alcune umili figliuole e Olga eravenuta a conoscenza di tutto per questa via.

Rievocava con precisione e calore ogni par-ticolare e gli occhi raggiavano entusiasmo.

«È stata la Madonna sa... la Madonna ha pre-disposto tutto... ha combinato tutto...».

La certezza, la pace, il gaudio dello SpiritoSanto erano visibili, e in più un incantevole otti-mismo che le faceva vedere l'opera già in piedi.

Credetti prudente accennare alle prove pas-sate, prospettare le difficoltà dell'avvenire, pre-

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LA PREPARAZIONE

Sapevo che era maestra e zelantissimanell'Azione Cattolica, ma non mi disse né io lechiesi nulla della sua attività, perché mi preme-va sentire Dio nel suo cuore e parlammo solo diLui. Sfavillava.

Avrebbe scelto la vita contemplativa se nonavesse intuito che l'apostolica la supera come il«tutto» supera la «parte» supponendola cosìesuberante da produrre l'incontenibile bisognodi invogliare anche gli altri a viverla.

Fu felice quando seppe che le Figlie dellaChiesa avrebbero pregato a lungo come leCarmelitane e sarebbero state le apostoledell'Orazione, le suore della carità spirituale frai poveri di Dio più che di pane.

Sì, avrebbero dato anche il pane ai poveri,ma dimostrando con la propria esperienza che achi cerca il Regno di Dio il pane non mancamai. Questa la loro specifica opera di misericor-dia: un invito continuo alla meditazione, alRegno di Dio in noi, fonte di tutti i beni compre-so il benessere materiale.

La guardai intenerita. Era pronta a ripeterealla mamma sua le sconcertanti parole del pic-colo Gesù ritrovato nel Tempio, e come grazio-samente, lo seppi più tardi.

Ritornava dai suoi soliti giri apostolici inbicicletta.

«Mamma, - esclamò rientrando in casa esu-berante di vivacità - il farmacista mi vorreb-be...».

Doveva essere una persona molto stimata,perché gli occhi della signora Gugelmo tradiro-no subito una segreta e forse a lungo accarezza-ta speranza.

«Oh, mamma, al farmacista sì mi daresti e alSignore no!».

La mamma fu sacrificata a Dio, e di quell'in-timo dramma familiare seppi solo che più voltela signora svenne...

Il solito lampeggiamento di gioia coprivaanche quel ricordo, come tutto ciò che riguarda-va la sua persona o le sue cose.

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Quando ritornava in famiglia tutti notavano isuoi progressi nella pietà: assisteva a qualunquecosto ogni giorno alla Santa Messa, faceva l'oranotturna di adorazione, meditava a lungo, tenevadiscorsi edificanti, si coricava sempre tardi seb-bene soffrisse spesso dolori fortissimi al capo.

“Ha edificato anche me con la sua bella esoda pietà”.

“Non potevo seguire i suoi passi da gigantenella pietà specialmente eucaristica”.

“Il suo viso sempre sorridente e la sua arden-te pietà eucaristica rimarranno le più care foto-grafie che di lei conserverò”.

Queste le testimonianze di Sacerdoti, semi-naristi e dirigenti dell'Azione Cattolica. Feceanche più di quaranta chilometri a piedi perdiffondere la sua devozione all'Eucaristia, allaMadonna, ai Santi, alle cose sante...

E allegramente, con disinvoltura: approfitta-va delle gite, dei viaggi, dello sport. A Recoaro,a Cortina d'Ampezzo, a Tonezza, a Jesolo, aRoma, a Lourdes la sua compagnia era gradita ecercata, e ovunque ella stava in carattere comePier Giorgio Frassati.

Sapeva di essere ammirata? Forse sì, ma nonvi badava; le premeva solo la gloria di Dio edella Madonna. E non perdeva tempo, volevafar presto, senza soste, senza pause...».

Olga ascoltava entusiasta, come già pregu-stasse la nostra vita povera e beata che fa cade-re dal cuore dei più miserabili: sfrattati, sfollati,sinistrati, ogni imprecazione e li fa pregare connoi.

La Madonna l'aveva evidentemente preparata.Sua madre mi scrive: «Studiò nel Collegio

Reale di Montagnana ed ebbe per Padre e con-sigliere il compianto Monsignore Bergamo. Nel'28 fu maestra: insegnò in varie località e vollesubito la bicicletta per fare la vita di suo gusto:visitava le famiglie, avvicinava i sofferenti,seguiva i ragazzi inclinati al Sacerdozio, accor-reva dagli ammalati magari di notte e non disde-gnava di curarne la pulizia. Il Parroco diCrosara di San Luca dovette moderarla, perchénelle visite a un tubercolotico usasse prudenza ele necessarie cautele.

Aveva per tutti una buona parola.Nella frazione friulana di Valvasone i ragaz-

zi alla domenica erano abbandonati. Olga orga-nizzò da sola l'insegnamento della DottrinaCristiana nel locale delle scuole, con profitto esoddisfazione di tutti.

A Jesolo nella Colonia «Carmen Frova» riunìle signorine villeggianti dell'intera spiaggia pertre giornate di preghiera scrivendo gli avvisisull'arena bagnata...

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IL FILO DALL'ALTO

Ero troppo felice!Nel '35 ricaddi malata a Solto Collina, e delle

due nidiate che si andavano formando ai piedidei Santuari di Monte Berico e della Madonnadi Rocca non seppi più nulla.

I permessi furono ritirati; fu interrotta ognicorrispondenza; davanti alla mia cella s'allarg a v ail lago d'Iseo arginato da una collana compatta dimonti che davano al paesaggio l'aspetto di unreclusorio. La natura che mi aveva parlato sem-pre di Dio era anch'essa muta e mi opprimeva.

Ma nulla riusciva a scuotere la mia speranzae io attendevo sicura il filo dall'alto.

Aprendo per condiscendenza una rivista micadde l'occhio sulla figura del Vescovo diBenevento elevato alla sede patriarcale diVenezia. L'avevo visto in occasione della visitacanonica per l'unificazione del nostro Istituto.Nel breve colloquio gli avevo solo detto che perripetere incessantemente con Gesù: «Rogo utsint unum» avevo dipinto l'ineffabile preghiera

«Madre, sa che mi chiamo Maria?».«Davvero?».«Sì, in russo, Madre!».M'affrettai a crederlo senza ricerche glottolo-

giche. Era così bello che l'implorata da Maria sichiamasse Maria!

«Ebbene figliuola, tra le Figlie della Chiesasarai Olga della Madre di Dio; l'ho promessoalla Madonna».

Sorrise tutta come in un battesimo di letizia,e ci lasciammo così.

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Non avevo confidato a nessuno la mia spe-ranza, non avevo chiesto nulla a nessuno e mivedevo accontentata dalla mia Beata Madre edalla mia Santa Sorella del cielo così finemente,nobilmente, signorilmente!

Raccontai tutto al Patriarca; il cuore gonfioparlava da sé, e mi sentii compresa fino infondo.

Sopraggiunsero poi nuove tempeste, anchepiù cariche delle passate, ma ormai ero sicuris-sima: gli appoggi umani avrebbero potuto man-care ancora; il filo dall'alto mai.

nell'interno di un tabernacolo, e il suo voltoaustero s'era illuminato. Non ero riuscita a con-fidargli l'ansia e l'estensione della mia supplicache trascendendo l'Istituto implorava l'unità ditutti nell'unico amplesso della Chiesa...

Ah, potergli aprire il cuore!«Piccola Teresa, conducetemi a lui!».

Sarebbe stato il filo provvidenziale.Intanto le contraddizioni si acuivano: la pro-

posta della mia veneratissima Madre di un ten-tativo di fondazione a Solto, fu ostacolatodall'Amministratore Apostolico di Treviso, e iomi ridussi di nuovo senza forza di ripresa esenza umane speranze nella nostra infermeria.

Quando tutto pareva a terra fui chiamata aVenezia per una visita medica. Era il 10 aprile,festa della Beata Maddalena di Canossa.

Miracolo? Non so. So che durante la visitasentii rifluire nei miei muscoli la forza della miagiovinezza. Il medico mi dichiarò infatti atta asostenere la vita comune e l'insegnamento.

«Ah, figliola mia, la voglio condurre dalPatriarca!» esclamò la mia buona Madreabbracciandomi e mi fece scendere con lei ingondola.

Ciò che provai in quel tragitto non lo possodire a parole.

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Chiesa che racchiude le «imperscrutabili ric-chezze di Cristo».

Di sacrificio parlavo poco per non spaventar-le: erano ancora tanto bambine!

«Madre, che si fa in convento?».«Si obbedisce, figliuola».«A chi?».«A tutti».Maria dell'Immacolata non l'avrebbe mai

pensato e dovetti spiegare che tutti sono Chiesa,tutti Madre nostra, tutti in diritto di chiedercil'obbedienza detta da San Pietro «di carità»: lacondiscendenza amorosa, nei limiti del possibi-le, ai loro desideri.

E Gina di Santa Teresa del Bambino Gesùincantevolmente:

«Madre, per essere religiose bisogna andarein estasi?».

«Oh! sì figliuola, ma solo nell'estasi del patire».I suoi occhi sconcertati m'arrestarono...Qualcuna era più immatura ancora: «Madre, mamma mi regala una cameretta

azzurra, stile novecento, purché sia per me...».La cameretta, naturalmente, restò dov'era e

Irma di Maria Bambina fu poi felice della suarete ridotta e della sua rozza scranna.

LA PRIMA LEZIONE

Il sereno mi ricondusse vicine, a una, a due,timidamente, le prime figliuole. Erano statetutte provate e non finivano di raccontarmi leloro avventure.

Maria del Padre, un'infermiera - la primissi-ma - avvertita dello scioglimento del blocco edel mio invito a Venezia, aveva perduto il domi-nio di sé. La sua pazza gioia si era sfogata inabbracci alle malate, salti tra le corsie, risate asquarciagola, espressioni ambigue che avevanofatto sospettare imminente un accesso di pazzia.Ed era stata portata in manicomio.

Lo psichiatra però aveva subito capito che ilcervello di quel capo ameno era perfettamente aposto, e la figliola era stata rimessa in libertà.

«Ma che purgatorio, Madre!» e piangeva erideva.

Io le ascoltavo teneramente, le disponevo aldistacco dalle famiglie con la previsione di uncentuplo tutto di amore, e avviavo la loro pietàverso la contemplazione del mistero della

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«Figliuola, per la Chiesa e per le Figlie dellaChiesa io speravo proprio di compiere nei mieipolmoni ciò che manca alla Passione di Gesù;invece sono guarita. Ci vorrà un piccoloCrocifisso perché l'opera cominci bene...».

Le pupille le si ingrandirono traslucide comeper l'ampliamento improvviso di un orizzonteprima appena intravisto. Poi si chiusero un atti-mo nell'introspezione e si ricomposero.

La sua miseria era troppo grande per simileufficio, e mi propose semplicemente un'altra:una Maria sempre sofferente che avrei chiama-ta Maria di Gesù Crocifisso.

Più affinate dalle sofferenze fisiche e daidisagi della povertà Assunta degli Angeli eOdilla di San Giuseppe; pronte a «patire la famee ad andare in Oceania» ma un po' ingombre diideette paesane e spirituali. Sarebbe stato preco-ce iniziarle al patire apostolico.

Venne anche Olga nella Settimana Santa del'38, per tre giorni di ritiro.

Ci riunivamo nella Cella della mia BeataMadre trasformata in piccolo Calvario e iltempo ci volava nella silenziosa ammirazionedel mistero che ci stava dinanzi.

«La Chiesa è nata da quel Cuore, figliuola, inquel getto di sangue...

“Se il grano di frumento caduto a terra nonmuore resta infecondo, se muore porta moltofrutto e il suo frutto è duraturo”. Cadere a terraumiliandoci; morire ogni giorno mortificandoci,ecco la nostra parte...

“La morte opererà in noi e la vita nelleanime... Compiremo nella nostra carne passibi-le ciò che manca al Sacrificio incruento dellaVittima Gloriosa che sui nostri altari non puòpiù né patire né morire”...».

Sfogliavo qua e là il fascicoletto scritto aCasa Charitas e mi accorgevo che le pupille le sidilatavano dietro le lenti.

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lista all'estremo e pratica di tutto: di affari, dicucina, di bucato.

Pareva fatta per la direzione, per il governo.Ma aveva cuore di mamma?

«... Veni Creator Spiritus... Fons vivus, Ignis,Caritas... Fontana della Vita, Calore, Amore...».

Pregammo insieme come nel cenacolo, conMaria fatta Mamma dall'Amore, con la primapiccola Chiesa di Pentecoste fatta anch'essamisticamente Mamma; per i Sacerdoti obbligatiad essere mamme spirituali delle anime; per noi.Poi sfogliai il solito fascicoletto: «...Le più gran-di saranno serve delle altre e sentendo per tutteuna tenerezza materna, fino a tanto che sia for-mato in esse Cristo, allargheranno il loro cuore,perché non stiano allo stretto nelle loro viscere; sifaranno piccole in mezzo ad esse come una nutri-ce che carezzi le proprie creature e nel loro tene-ro amore saranno disposte a dare anche la vita trafatiche e angustie, giorno e notte lavorando, esor-tando, confortando e anche scongiurando tutte atenere una condotta degna di Dio che ci ha chia-mate al suo Regno e alla sua gloria».

Maria e Odilla irruppero nella cella: avevanovisto il Cardinale, si erano cacciate fra i chiericiper non perdere una parola... a un certo puntoavevano quasi creduto...

PENTECOSTE '38

I due gruppetti trevigiano e vicentino si riu-nirono la prima volta nella stessa Cella dellaBeata a Pentecoste del '38. Fu una di quellefusioni di cuori che il mondo non può nemme-no supporre e che sono possibili solo tra i figlidi Dio.

Sua Eminenza il Cardinal Patriarca avevapersuaso a un esperimento; le mie buone Madrimi avrebbero ceduta per un anno; eravamo allavigilia dell'attuazione.

Il gaudio straripante di Maria del Padre e lavivacità clamorosa di Odilla di San Giuseppereclamavano il largo e le mandai al Pontificalein San Marco.

Urgeva che mi intrattenessi con Olga cuiavrei dovuto affidare quel piccolo gregge dopol'anno di prova.

La osservai trepidante.Era tutta espressione e vita, espansione e

riserbo: rapida nei movimenti e facile al racco-glimento; pronta a soprannaturalizzare i più pic-coli atti e attenta a non trascurarne alcuno; idea-

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SACRO CUORE '38

Ai primi vespri del Sacro Cuore ero a Romacon le prime quattro fugliuole, Olga mancava,trattenuta dagli ultimi lavori di scuola. Quandoci raggiunse il 15 luglio rimpiangeva di nonaver partecipato alla gioia, ai disagi e anche allepiccole umiliazioni di quell'inizio.

Si sarebbe dovuto partire dalla nostra casa diSant'Alvise dopo la Messa all'altare dellaMadonna e le figliuole si erano smarrite fra lecalli veneziane. Me le ero viste capitare all'ulti-mo momento, trafelate, accaldate, sovraccari-che di valige, impresentabili, e m'ero sentitaaddosso tutta la compassione delle mie Madri.

...L'opera sarebbe sorta su quelle quattropovere grame?

Perfino Assunta degli Angeli, la più compo-sta, era sfigurata da una caduta.

Lungo il viaggio la Provvidenza aveva man-dato il primo regalo: un fiasco di aranciata. Ginal'aveva distribuita in uno e due giri e poi si eratranquillamente bevuta la parte indivisibile.

«Ho un opera che mi sta a cuore, figliuoli,che mi sta tanto a cuore, tanto a cuore... ».

L'aveva ripetuto tre volte il Cardinale, convoce sempre più sonora, e avevano quasi credu-to... che volesse parlare di loro!

Fu uno scroscio di risa.L'opera che stava a cuore al Cardinale era il

Seminario ove si formano le Mamme spirituali.Gesù aveva pregato ineffabilmente e dato la

vita per il primo Seminario. Le Figlie dellaChiesa (apersi ancora il fascicoletto) «preghe-ranno per il Sommo Pontefice, per i Vescovi,per i Sacerdoti, per i leviti con la preghiera stes-sa di Gesù vasta come Dio e tenera come il suoCuore che domanda per essi la santificazionenella Verità, la consumazione nell'Unità, la glo-rificazione nell'Amore... e daranno tutte se stes-se per il Sacerdozio cattolico, perché non c'èamore più grande di questo: dar la vita per gliamici...».

Olga lampeggiò.Quando a sera ci dovemmo separare la vidi

tutta cordiale e premurosa attorno alle sorelle, ealcuni giorni dopo la sua prima lettera esordivacosì: «Veneratissima Mamma».

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s'era franto e la brava figliola si era dovutaaccontentare del solo profumo.

Queste e altre piccole contrarietà avevanoavuto il contraccolpo in cappella ove più volteavevo sorpreso qualche indice furtivamenteimpegnato ad asciugare lagrime che né l'amore diDio né l'amor proprio erano riusciti a trattenere.

Povere figliuole!Gesù però aveva subito sedato le brevi tem-

peste e dopo le due ore benedette dell'orazionementale era sempre ritornata la pace nella«chiesuola» affidata alla Madre sua.

Anche Olga ebbe le sue debolezze e le suecrisi.

Giunse dopo un atto eroico. Nel momentodella partenza con una mano aveva porto il cal-mante alla mamma svenuta e con l'altra si eraaggrappata allo sportello dello scompartimentoin moto.

Il 15 agosto, festa dell'Assunta, ricevettel'Abito della Madonna nel parlatorio carmelita-no di Santa Teresa e indossò come le altre ilgrembiule bianco.

L'aveva confezionato in casa; sfiancava apennello con le falde affondate e accostate per-fettamente, e la sua personcina pareva neg o d e s s e .

Le prime quattro invece erano insaccate in

Nuova significativa commiserazione dellamia compagna di viaggio!

All'arrivo scambio di tram, ritardo, marcia albuio: la veneratissima Madre ci aveva ricevutein condizioni miserevoli e la stessa occhiata dipietà, stavolta più pietosa e penetrante, miaveva attraversato l'anima.

Anche i primi giorni erano stati duri.Gina aveva visto precipitare e spezzarsi in

due un piccolo Crocifisso che le era stato rega-lato dall'Associazione del suo paese e cheavrebbe ceduto a malincuore... S'era impigliatonelle frange dell'asciugamano che girandole erigirandole il collo aveva fatto provvidenzial-mente da fionda.

...Tutto, proprio tutto si doveva lasciare?Per la festa di San Pietro si era progettata la

prima visita alla Basilica e una rapida colazioneal sacco con caffé e frutta.

Oh! la Tomba degli Apostoli, la Grotta di PioX, la visione del Vaticano! Nient'altro avrebbedovuto elettrizzarle.

Ma Gina - sempre lei perché emergeva - sisarebbe anche gustata una tazzina di moca dicui non aveva più visto il colore né odorato lafragranza e tutto era stato preparato a puntino...

Provvidenzialmente in circolare il termos

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IL PANE DELLA MADONNA

Si visse per due mesi a pensione e le risorsefurono presto ingoiate. Alla fine di agosto capitòl'ultimo vaglia postale di lire mille. Il calcoloera facile: ancora nove giorni e poi saremmostate evangelicamente povere.

L'eroica prospettiva ci entusiasmò.San Pietro e San Paolo erano venuti a Roma

forse appena con qualche colletta delle chieseorientali, come noi. San Francesco sulla gradi-nata della Basilica Vaticana aveva scambiato lesue vesti borghesi coi cenci di un poverello.Sant'Ignazio da Roma aveva spedito i primiGesuiti a due a due per la missione italica cari-chi solo di povertà e di libri.

«Ci mandi a servire, Madre».«Ci mandi a questuare».«Ci lasci patire la fame...».Da quell'ultimo quartierino di Via Appia ove

nel pomeriggio ci riunivamo per le lezioni spiri-tuali, Olga tuffò gli occhi beati nella marea deitetti romani dilagante verso San Giovanni, ilColosseo, San Pietro, poi convogliata dal chias-

grembiuloni lunghi e larghi che avrebberodovuto resistere fino alla vestizione religiosaancora imprevedibile.

Per non prendere di fronte la sua vanità chesi mascherava di decoro, fissai a tutte mezz'oraper la stiratura e una volta il limite fu oltrepas-sato...

Anche i suoi bei capelli leggeri sfuggivanospesso alle trecce, a differenza di quelli tesi elucidi delle altre, e rimessi a posto evadevanovolentieri

Una volta nell'ora dell'orazione vidi le suelenti appannate di pianto e la sorpresi in unaeruzione di lagrime e di sorrisi presso il letto diMaria dell'Immacolata che giunta ultima daCastelnovo vicentino, le aveva portato l'aromainconfondibile della sua terra e ravvivato ilricordo dei suoi voli di propaganda.

... Non sarebbe riuscito più utile il suo apo-stolato lassù?

I residui delle sue passioni e della sua sensi-bilità venivano a galla dalla subcoscienza.

...No, sarebbe stato solo più facile.

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Senza le autorizzazioni del Vicariato e dellaQuestura, col solo permesso privato della vene-ratissima Madre Generale e l'incoraggiamentodella Principessa del Piemonte, entravano sicu-re nei palazzi dei ministeri come nelle topaie diTrastevere, custodite dagli angeli e dallo sguar-do di Maria.

Nessun incontro ambiguo mai. L'incassoeguagliò il bisogno e il conforto della Madre diDio scese con la luce delle verità eterne in molticuori anche di protestanti.

Non mancarono le umiliazioni.«Pidocchiose di mendicanti!» si udirono bor-

bottare alle spalle Odilla e Maria dell'Immacolatauscendo da una cartoleria.

E Gina e Maria del Padre un bel dì dovetteroinfilare la circolare affiancate da una guardia inborghese.

Ma che ridere poi in ricreazione! che gara,che vivacità di episodi e di scene!

Al Ministero della Giustizia un impiegatoaveva fatto il questuante per loro in tutti gli uff i c i . . .

In una caserma si era parlato della Madonna,di Gesù, del Papa a soldati e ufficiali attenticome bambini...

Un Monsignore del Vicariato (che ne sapeva-no loro di Vicariato!) aveva acquistato una sca-tola intera di carta...

so della «chiesuola» che minacciava di diluvia-re a pianterreno, mi si serrò attorno con le altrein ginocchio, promettendo silenzio solo a pattoche promettessi anch'io...

«Niente di magnanimo, figliuole, niente dieroico! Diffonderemo carta da lettere con l'im-magine della Madonna del Grappa e la Madonnaci darà anime e pane».

Esplosione di consensi e azione immediata.Tentammo tutte le tipografie esponendo die-

cimila lire ipotetiche per la stampa. Proprioquanto mi era costato nel 1931 un bronzo dellastessa Madonna che in cambio avevo impegna-ta a provvedere di pane le prime Figlie dellaChiesa future.

Un tipografo spiantato accettò. In settembrepresentammo a Pio X nelle Grotte Vaticane ilprimo foglietto uscito dal torchio e le figliuole adue a due come i figli di Sant'Ignazio, iniziaro-no da Monte Mario il loro umile apostolatoromano.

Partivano al mattino dopo due ore di orazio-ne e ritornavano a mezzodì dopo mezz'ora diadorazione in una basilica maggiore o minore.

Per via silenzio e preghiera.Alle porte esibizione discreta della carta e

una calda parola sulla Madonna, Mamma diGesù e di tutti, buoni e cattivi.

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ROMA SANTA

Intanto Roma allargava pensieri e cuori. Lefrequenti udienze pontificie ci mettevano le aliai piedi nelle corse allo steccato per vedere ilPapa, per toccare il Papa, per dire al Papa:«Noi vi vogliamo bene Padre santo, viviamoper Voi, soffriamo con Voi, vorremmo condur-re tutti a Vo i ! » .

Giungevamo ansimanti, senza respiro, pre-meditatamente risolute, in quella concorrenza diaffetto filiale, di non cedere a nessuno i primiposti. E la riuscita era certa. Le guardie svizze-re non tentavano nemmeno di fermarci e ilMaestro di Camera sorrideva.

A San Pietro ci sentivamo cattoliche, a SanPaolo missionarie, al Colosseo martiri, nelleCatacombe una sola cosa in Cristo... I ricordidella famiglia e del paese natio sbiadivano, lepreoccupazioni vane e puerili si attenuavano, ela grande vita della Chiesa, così viva, così pal-pitante a Roma, si comunicava alla nostra vita,e come pesciolini venuti da rigagnoli spaziava-mo beate in questo oceano.

In Questura (erano capitate proprio in boccaal lupo) tutti avevano voluto la carta dellaMadonna...

E un'Evangelista era rimasta colpita dallaloro gioia... il figlioletto di un incredulo si eraostinato a voler parlare con le «verginelle»... unvecchio portiere si era interessato diSacramenti...

Solo Olga non aveva mai gesta da racconta-re, e rideva di gusto dei successi delle altre.

Al ritorno mi si inginocchiava accanto palli-da e sorridente:

«Madre, la Madonna mi vuol bene...» e mimetteva in mano poco o nulla.

Una volta ritornò in ritardo. Non era nemme-no riuscita a guadagnarsi la circolare!

Sì, la Madonna le voleva bene.Il grano di frumento incominciava a cadere a

terra...

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bili che la tramortivano. E alla Messa s'irrigidivasul banco fedele al Messalino, attenta a tutti imovimenti del Sacerdote, senza appoggio dopol'Elevazione, col volto spesso inondato di lagrime,trasfigurato. Poi le sudate per acquisti o commis-sioni, le pulizie pesanti, i trasporti dei pacchi dicarta, i bucati erano suoi. Con Assunta e Maria delPadre vinceva sempre la concorrenza delle altre eio la lasciavo fare perché pareva robusta e vedevoche lo spirito di Fortezza la sosteneva.

Anche la «chiesuola» ne era convinta. Nellemie assenze le si stringeva attorno, specialmen-te quando il bel cielo romano si faceva scuro...

Della nostra magnifica vita cattolica all'e-sterno non appariva nulla. Nessun incipienteapostolato, nessuna iniziativa pratica, nessunaconsistenza nell'intrapreso esperimento.

In novembre fui mandata a Milano per unamissione scolastica e le figliole restarono sole.

Il chiasso abituale all'acquaio di mezzodì e serascemò: c'era odor di temporale e tanta incertezzanei visi delle Madri. Un triste giorno la veneratis-sima Madre Generale si avvicinò più materna delsolito al crocchio e propose il passaggionell'Istituto nostro. Le avrebbe accettate tutte otto.

«La vostra opera è un punto interrogativo,figliuole; non può andare così...».

Un corso di liturgia, un altro di medicinaindetto dalla Santa Sede per missionarie impe-gnò anche allo studio. Ma com'era fredda la teo-ria a Roma!

Oh, il canto dei Vespri sull'Aventino; laMessa nei riti orientali l'ottava dell'Epifania aSant'Andrea della Valle; il SacrificioEucaristico a Santa Domitilla come in pienapersecuzione; la meditazione sul Battesimo nelCarcere Mamertino; le stazioni quaresimali; lebeatificazioni e canonizzazioni dei Santi; lospettacolo di San Pietro alla morte di Pio XI eall'elezione di Pio XII; la visione del dolce Gesùin terra benedicente la Città e il mondo dallaloggia vaticana...!

Olga volava in queste occasioni, investivatutte, le precedeva, eccedeva. La vedevamocapitare ultima solo quando Maria di GesùCrocifisso era presa dall'asma. Allora lasciavacorrere le altre; sorreggeva la sorella misurandoil passo col suo e non si lasciava mai rubarequest'ufficio di carità.

Prima nel sacrificio sempre!«La più viva partecipazione al Sacrificio

dell'Altare è il nostro sacrificio, figliole». Integrarecoi suoi umili sacrifici il Sacrificio incruento diGesù, continuarlo nella giornata! Possibilità mira-

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DISPERSIONE

Il Visitatore Apostolico consigliò invece unnuovo esperimento nel Veneto e il mio compitodi madre fu prolungato.

La gioia delle mie figliole superò il doloredel distacco da Roma ove si trattennero per pro-seguire gli studi e per conservare alla «chiesuo-la» il diritto di cittadinanza, Olga e Maria delPadre.

Partimmo più povere di quando eravamovenute, con ottomila lire di debito e straccarichedel corrispondente in carta.

Olga dovette sentirsi portar via il cuore: micircondò di premure, mi supplicò di non pensa-re a lei, ci seguì con gli occhi pieni di lagrime edi sorriso, finché il treno già lontano dalla sta-zione, rese visibile lo sventolio dei fazzoletti.Quando figliole, stazione Termini, stazione SanLorenzo, Cimitero al Verano, Roma... scompar-vero, ci raccogliemmo in preghiera.

Eravamo proprio povere: senza casa, senzamobili, senza stoviglie, senza denaro, senzalavoro, opere, aiuti...

Allibirono.«È proprio adesso che va, Madre! Le prove

sono il sigillo della Madonna... E noi ci voglia-mo tanto bene!».

La fermezza di Olga le fece respirare e dipassaggi non se ne parlò più.

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Tra Rovigo e Padova le figliole mi lasciaro-no per rientrare nelle loro famiglie fino all'aper-tura di una casa.

Restò con me solo Assunta coi suoi Angeli euna quindicina di pacchi che a Mestre ci obbli-garono ad attendere la coincidenza fra la tor-menta. Rientrai anch'io nel mio Istituto malata.

L'Autorità Ecclesiastica non volle sentir par-lare di fondazione. Gli amici si eclissarono. Nelnono dei quindici Sabati della Madonna (quartoMistero doloroso) ci trovammo veramente aterra.

Vidi per la prima volta lagrime negli occhidell'unico Sacerdote rimasto fedele, e piansianch'io.

Delle mie otto figliuole disperse, tre eranosenza famiglia, senza impiego, senza un soldo eospiti delle altre. Assunta si prestava qua e làper avere un letto la sera. Olga e Maria agoniz-zavano lontano.

«Ancora un Sabato doloroso, Madre, e poivedrà che Sabato Santo!».

Ci guardammo sorridendo: la fede della pic-cola Assunta era di quella che trasporta i monti.

La Domenica degli Olivi infatti SuaEccellenza Monsignor Mantiero mi consegnò lechiavi di un'umile casetta attigua alla chiesa di

Ma che povere!Praterie, colline, campi, boschetti, frutteti,

tutta la bella natura in fuga ci pareva nostra,possessione nostra, ricchezza nostra, perchésentivamo nostro il Padrone di tutto.

«Anche quel gregge è nostro!».La massa bianca, orlata di luce, ondulava sui

colli apparsi allo sbocco di una galleria.Gli occhi contemplanti brillarono e la gaiezza

e ffervescente di Odilla si comunicò come contagio.«Certo, figliole; tutte le cose sono nostre “e

noi di Cristo e Cristo di Dio” che ci darà al biso-gno anche la lana!

Noi risolveremo il problema economico colVangelo che è promessa e certezza: “Cercateprima il Regno di Dio e la sua giustizia e il restovi sarà dato per soprappiù”.

Oh, la rivoluzione sociale prendesse lemosse da qui!».

Così tra contemplazioni, istruzioni, sospiriapostolici e parentesi allegre si giunse a Firenzeove un caldo espresso in cilindretti di terracottaci aiutò a ingoiare gli ultimi «sfilatini» romani eci provvide le prime stoviglie, che poi funziona-rono da tazze, scodelle, saliere e candelierisecondo la necessità.

Nel Veneto ci accolse una bufera di neve e dicontrasti.

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IL SOPRAPPIù

Il piccolo nido avrebbe dovuto ospitarci innove e avevamo solo tre letti. In cucina c'era lalegna e mancava il focolare, c'era il contatore emancava il becco a gas, c'era il fornello elettri-co e mancava l'attacco.

Ma nel tabernacolo c'era Gesù, e a seravedemmo la piazzetta di Santo Stefano invasadai torpedoni dell'Agenzia Trasporti con l'arre-damento di una casa completa.

Materna Provvidenza di Dio!Il numero dei letti salì a nove, la cucina fun-

zionò, e tutte in quella prima notte veramentebeata poterono dormire ristorate sopra un mate-rasso di soffice lana.

La gente per alcuni giorni rise e commentò;poi osservò:

«Chi sono?».«Le suore che pregano...».«Le suore che sorridono...»«Le suore povere...».«Come vivono?».«??? ».

Santo Stefano succursale della Parrocchia, e ilSabato Santo che nel '39 coincideva coll'undeci-mo Sabato del Rosario (primo Mistero glorioso)ci riabbracciammo felici.

Le difficoltà si erano appianate come perincanto e splendeva il più ammirabile cielo. Ioavevo scossa la minaccia di una ricaduta, lefigliuole erano accorse esultanti dopo il breveperiodo di passione e la Madonna ci aveva pre-parata una casetta proprio di nostro gusto: all'e-sterno stile nazareno e all'interno squallorebetlemitico.

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lauto dei feriali, ma non c'era burro: il giornoappresso capita una cassetta di freschissimoburro cadorino.

Si desiderava un arrosto di uccellini, maucciderli a tradimento, mai! All'indomani nes-suna ci pensava più e io apersi distrattamente unpacco postale dal Montello.

«Figliuole, figliuole!».Accorsero tutte. Erano trentatre uccelletti: tre

tordi e trenta passere, spennati, traslucidi epronti per lo spiedo.

La damigiana d'olio non gettava più:«Capovolgila, figliuola, non ho denaro».La damigiana obbediente sgocciolò finché fu

possibile il rifornimento.Una macchina agricola, restia all'opera dei

meccanici, funzionò all'improvviso e diedeacqua all'ortaglia. Avevano sollecitato le nostrepreghiere, ma chi ci aveva pensato più davantiall'Amore eucaristico? Ci aveva pensato Lui e latavola della cucina si riempì due volte alla setti-mana per tutto quell'anno e nei successivi di fre-sca verdura.

Fra i cibi natalizi forniti dalla Provvidenza,mancava alla vigilia, il gallo tradizionale. Versosera comparve anch'esso tutto solo sulla soglia.Una mano benefica l'aveva spinto ed era fretto-losamente scomparsa nella penombra.

«Chiederanno solo al Padre celeste il panequotidiano», ammoniva il fascicoletto e leFiglie della Chiesa lo chiedevano coi «Pater»della Messa e dell'Ufficio Divino: niente di più,ché avevano troppo gravi impegni sulle spalle!

Padre nostro...Sia Santificato il tuo Nome,Venga il tuo Regno,Sia fatta la tua Volontà...Ut Ecclesiam tuam sanctam regere et conser-

vare digneris, Te rogamus, audi nos!Ut Domnum Apostolicum et omnes ecclesia-

sticos ordines in Sancta Religione conservaredigneris, Te rogamus, audi nos!

Ut inimicos Sanctae Ecclesiae humiliaredigneris, Te rogamus, audi nos!

Ut cuncto populo christiano pacem et unita-tem largire digneris, Te rogamus, audi nos!

Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiae revo-care et infideles universos ad Evangelii lucemperducere digneris, Te rogamus, audi nos!

...Le aspirazioni apostoliche indebolivano lepreoccupazioni egoistiche e il «soprappiù» nonmancava mai.

Ci trovammo con otto lire in tasca e dispen-sa vuota: tra la posta del mattino ecco una bustaanonima con un grosso biglietto di Banca.

Avevo promesso un pranzo domenicale più

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anche tanto bella quando riceveva Gesù; pende-vano dalla sua bocca, bevevano la sua gioia.

Alla cugina Maria scrisse di «un maggio feli-ce, dolce, santo, incancellabile» di «una piena didolcezze angeliche indescrivibili»...

Sarebbe stata forse favorita di estasi e visio-ni? La cugina lo pensò e seppe solo da noi chesi era trattato di un'infezione pericolosa, di un'o-perazione ad occhi aperti, di raschiature e medi-cazioni che non le avevano strappato un gemito,con grande stupore dei medici e del Cappellano,con edificazione delle malate che l'avrebberovoluta sempre fra loro.

Gesù le aveva assegnato per l'opera la partemigliore, la sua.

Il grano di frumento incominciava a morire.

Il «soprappiù» ci veniva dai poveri, i «Gesù»coi quali si divideva la minestra.

«Quanti “Gesù” oggi?».«Tre, nove, sedici...».In questi casi la pentola correva sotto il rubi-

netto a riempirsi d'acqua fresca e non fu picco-lo il vantaggio dei nostri stomaci.

Col cibo e la salute venne anche il lavoro e l'a-postolato. Ci fu un fervore iniziale di fiancheg-giamento all'Azione Cattolica: il fine specificodell'opera: la collaborazione nostra alla forma-zione delle apostole laiche, parve raggiungibile.

Olga ne tripudiava più di tutte.Queste piccole vicende intonate ai Misteri

gloriosi erano l'argomento della nostra frequen-te corrispondenza e delle sue apologie. Chi lapoteva frenare quando esaltava la sua secondaMamma, (la prima era la Madonna, la terza laMamma sua) le sorelline, il piccolo paradiso diSanto Stefano, le delicatezze della Provvidenzache provvedeva pane e lavoro, accorreva neinostri bisogni, preveniva i nostri desideri, appa-gava perfino i nostri capricci?

Le sue prime ascoltatrici furono le malatedell'ospedale di San Giovanni Laterano ovedovette entrare per un ascesso. Gravitavano congli occhi dai loro letti verso la corsia di quella«suorina» sempre contenta e tanto buona... e

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Olga taceva splendente.«Il Signore non si gusta coi sensi, figliuole, e

nemmeno col cuore. La sua sovrabbondanzapuò traboccare nel cuore e nei sensi, ma è un dipiù di cui l'anima non fa gran conto, perché èlei, sopra tutto lei la beatificata, quando si trattadi vero amore di Dio».

Erano tutte protese verso questa beatitudinemisteriosa che non aveva nulla a che fare con lasensibilità, che anzi l'avrebbe vigorosamentedominata e luminosamente investita.

Come arrivarci?«Almeno col desiderio figliuole, almeno con

la preghiera, con lo sforzo...Se conoscessi il dono di Dio! Gesù ce la desi-

dera questa conoscenza amorosa.Il Padre celeste non nega lo spirito buono a

chi glielo domanda con fede.Gesù ce lo assicura questo amoroso bene.Il Regno dei Cieli è dentro di noi... i violenti

lo rapiscono. Gesù ci incoraggia a questo sfor-zo cui è promesso già in terra il paradiso.

Padre... voglio che l'Amore col quale mi haiamato sia in essi. È volontà di Gesù che vivia-mo beate nell'Amore».

Olga interrompeva il lavoro, prendeva note,interrogava con gli occhi, avida di bruciare letappe per arrivarci.

PICCOLA ASCESI

Al ritorno Olga s'imparadisò tutta nel nostroangolo di felicità da cui presto la crescentefamigliuola avrebbe dovuto sciamare.

I giorni ci trascorrevano beati fra la chiesafrequentata dal popolino e la minuscola stanzada pranzo, da lavoro, da studio (nel bisognoanche da ricevimento e da letto) attigua allacucina, ove raccoglievo le figliuole per la lezio-ne spirituale.

Chi mondava verdura, chi rattoppava scarpe,chi lavorava per ordinazione, ed era sempre lacuoca, o l'Angelus del mezzodì che ci richiama-va alla realtà.

Costretta ad affrettare e intensificare la loropreparazione all'apostolato, mi urgeva innamo-rarle della contemplazione e predisporle a rice-verla con lo studio e la virtù.

«Figliuole, l'Amore di Dio è come la musica:bisogna sentirla per parlarne. Bisogna avergustato almeno una volta quanto è soave ilSignore per essere apostole».

E chi pensava di non averlo gustato?

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...Non sono purtroppo che un povero uccelli-no coperto di leggera lanuggine... vorrei volare,vorrei imitare le aquile, ma l'unica cosa ch'iopossa è di sollevare le mie piccole ali... Che saràmai di me? Morirò forse di dolore alla vistadella mia impotenza?... Oh, no, non me nea ffliggerò affatto e con audace abbandono,voglio restarmene qua fissando fino alla morteil mio sole divino...

...O Verbo mio Salvatore! Aquila adorata...un giorno, lo spero, tu piomberai sopra di me,trasportandomi nel focolare dell'Amore e m'im-mergerai finalmente in quella voragine per ren-dermi vittima fortunata di essa in eterno. Perchénon m'è dato narrare, o Gesù, a tutte le piccoleanime la tua condiscendenza ineffabile?

Io sento che se per caso impossibile tu ne tro-vassi una più debole della mia, ti compiacerestidi colmarla di grazie più grandi ancora, purchéella si abbandonasse con piena fiducia alla tuamisericordia infinita».

La «chiesuola» respirava!Ma una domenica la sorpresi tutta in festa

attorno a un proclama di carta pendente sotto ilCrocifisso della parete.

Vi risaltava in forte rilievo la nuda e cruda otta-va di San Giovanni che Olga aveva calcato con tuttoil suo slancio e ora esaltava con la sua foga oratoria.

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Ma da dove incominciare?«Ce lo dirà Gesù, figliuole: Rinnega te stes -

so, prendi la tua croce, seguimi. Umiliamoci,mortifichiamoci, obbediamo».

Ma come?Allora aprivo la «Salita al Monte Carmelo»

di San Giovanni della Croce che illumina dal-l'alto la via stretta tracciata da Gesù:

«L'anima dev'essere pronta :non al più facile, ma al più difficile; non al

più saporito, ma al più insipido; non al più dilet-tevole, ma al più disgustoso; non al riposo, maalla fatica;

non a ciò che consola, ma a ciò che sconfor-ta; non al più, ma al meno;

non alle cose più nobili e preziose, ma allepiù vili e spregevoli;

non a voler cosa alcuna, ma a non voler niente...».C'era proprio da perdere il fiato in questa

salita, e un po' anche il coraggio.Allora ricorrevo a Santa Teresa del Bambino

Gesù che la rese accessibile ai piccoli:«...O mio Diletto, io non ho altro mezzo per

attestarvi il mio amore che sparger dei fiori, eciò vuol dire non lasciarsi sfuggire nessun sacri-ficio per quanto piccolo, uno sguardo, una paro-la; approfittarmi delle minime occasioni e com-pierle per amore...

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L'OMUNCOLO

Il primo passo da farsi era dunque: prenderesorridendo per mano se stesse, l'io, l'amor pro-prio e metterlo all'uscio.

Questa personalità complessa non s'identifi-cava con l'«homo vetus» di cui parla S. Paolo,perché le Figlie della Chiesa l'avevano già rin-negato nell'addio all'orpello, alle gioie, alle glo-rie del mondo.

Era un suo rampollo, prima forse appenaavvertito, subdolo, proteiforme, difficilmenteindividuabile, pronto a rimpiattirsi nelle pieghedella subcoscienza, esperto di cose spirituali,capace di fare anche il santo pur di emergere,vecchio anch'esso come l'altro, sebbene piccoli-no.

L ' «omeneto vecio», nel dolce dialetto nostro,divenne il tema preferito delle loro vivaci ricrea-zioni e di coraggiose confessioni pubbliche.

Odilla, la sacrestana, suonava ogni mattina lecampanelle di Santo Stefano e le sue spalleerano stanche.

Le avrebbero pur conservate come reliquiedella serva di Dio quelle benedette corde!...

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La sorpresa era per me.Sì, sì, avrebbero rinnegato se stesse: «il più

facile, il più saporito, il più dilettevole» ma «peramore».

Avrebbero presa la propria croce: «il più dif-ficile, il più insipido, il più disgustoso» ma«senza morir di dolore alla vista della propriaimpotenza».

Avrebbero seguito Gesù: «volendo solo lasua volontà» ma «contando di volare fino a luicon le sue medesime ali».

E allegramente come la piccola Teresa.Erano là a proclamarlo i loro occhi carichi di

felicità.

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ta la villetta di Mestre di cui Olga fu superiora.Leggeva alle sorelle la «Vita» di Santa

Teresa. Nel capo 40° la Santa intravvede unOrdine che farà un gran bene alla Chiesa negliultimi tempi.

«Perché non potrebbero essere le Figlie dellaChiesa?», pensa prima di inoltrarsi nella lettu-ra...

Un giorno ammalò e il tabernacolo ancoravuoto era in attesa di Gesù come il suo cuore.

Non sarebbe costato nulla a Lui di rinnovareil miracolo operato in favore di Santa Caterinada Siena... L'amava tanto anche lei!

L'«omuncolo» spirituale inquinò questeansie apostoliche e amorose?

Olga lo credette umilmente e le sorelle sem-plicemente convinte la chiamarono «SantaCaterina da Mestre».

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«Corde o non corde - le disse pacatamentel'accorto Direttore atterrando l'omuncolo giàumiliato dalla confessione - faccia tutto, figliuo-la, per la gloria di Dio».

Assunta degli Angeli credette invece di scor-gere delle future reliquie nelle sue povere scar-pe costellate di toppe, e il Padre spirituale l'assi-curò che avrebbe preparato il reliquiario.

Maria dell'Immacolata intravvide la biogra-fia che si sarebbe scritta di lei dopo la morte...Naturalmente le sorelle prepararono le bozze.

Maria del Cuore Immacolato sorprese, fanta-sticando, le folle imploranti grazie presso il suosepolcro... Il giorno appresso la vignetta illu-strativa era già pronta.

Anche l'«omuncolo» di Olga non era morto.Le sue gesta vennero alla ribalta in una farsa checi esilarò tutte alla chiusa degli Esercizi spiri-tuali, e diedero materia alle nostre «croniche»umoristiche.

Protagonista della farsa Mamma che, iper-sensibile, avvertiva la presenza dell'amor pro-prio come i rabdomanti l'acqua del sottosuolo, elo metteva a luce e fuoco senza misericordia.

E il Coro commiserava:«È tanto malato, perché bastonato;È tanto malato, ma deve morir!».Le «croniche»registrano che nel '40 fu aper-

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Olga parve eclissarsi, costretta ad assenzefrequenti per la conservazione del posto di mae-stra che dopo un anno avrebbe assicurata la suapensione alla famigliuola.

Scappava in fretta il lunedì nel suo vestitolaico fuor d'uso e, una volta, con le scarpe logo-re di una sorella cui aveva ceduto le sue; infalli-bilmente scortata da due valigione vuote.

«È suora?».«È signorina?».«È uscita dal convento?», si chiedevano a

Poiana, e qualcuno rideva della sua stranezza.Quindici giorni dopo riappariva con le due vali-

gione che reclamavano aiuto; rifaceva il suoingresso trionfante fra le sorelle impazienti di assi-stere all'esposizione della Provvidenza sulla tavo-la della cucina e tutto finiva con un clamoroso« B e n e d i c i t e . . . » .

Dalle lacrime ingoiate dalla virtuosa figliuo-la ad ogni distacco da noi e nascoste fra i piùluminosi sorrisi all'apparire della mamma nellasua stanza, dell'amarezza trangugiata per quegliinterrogativi che gettavano il ridicolo sulla suapersona e, quel che più l'accorava, il discreditosull'opera, cuore del suo cuore, la «chiesuola»soprannaturalmente spensierata non seppe mainulla e io non volli mai saper nulla.

Le sfuggì un cenno con una sorella che

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CONCORRENZA

La «chiesuola» era impegnata nella lottacontro l'«omuncolo» quando entrò Maria delDivino Amore.

Aveva occupato una cattedra in città e sfog-giato la sua eleganza fino alla vigilia.

Amiche, colleghe, scolare non si sapevanopersuadere di vederla ora in quella sua vestesenza linea che le scodinzolava da ogni parte equalcuna incontrandola tirava diritto senza salu-tare, o svoltava.

Ma lei ci prendeva gusto. Che gioia dopo l'u-miliazione, che indipendenza!

Sarebbe stata quella la via della libertà delcuore?

Volle proseguire e uscì col velo stinto, con lescarpe rattoppate, con una grossa borsa di ver-dura che lasciò cadere i pomodori ai piedi di unasignora venutale incontro per salutarla.

Le nuove sorelline vedevano intanto il suovolto illuminarsi sempre più nell'orazione e leprime furono felici di trovarsi in concorrenza divirtù con l'ultima arrivata.

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Quando si decise di distinguere le casette conle litanie, secondo l'ordine di fondazione, letoccò il nome di Mater Christi.

Un bel Volto Santo chinava le palpebre tralu-centi infinito amore e infinito dolore sopra iltabernacolo della cappella ove Olga si dimenti-cava in Dio.

Qui riceveva le sorelle, sbrigava la corri-spondenza, preparava le lezioni. Qui nelle mievisite alla famigliuola c'intendevamo su tutto.

Mi si inginocchiava accanto, avvolgeva in ununico sguardo di ardente tenerezza il tabernaco-lo e la mia persona, apriva la piccola agenda sucui erano annotati fedelmente i propositi dellameditazione; i desideri della Madre, anche i piùtrascurabili e mi rendeva conto delle sue man-canze, dei progressi delle sorelle, dei... regressidell'opera.

Sì, quella fondazione nata tra le rose, conl'incoraggiamento paterno di sua Eminenza ilCardinale Patriarca si reggeva ora per miracolo.

Nessuno ci aveva chiamate e nessuno avevabisogno di noi. «Mater Christi» era fuori dimano e solo i poveri e i piccoli sfrattati vi accor-revano sul mezzodì per riscaldarsi lo stomaco.

Olga si moltiplicava col desiderio, li catechizzava,li portava ai piedi della Madonna del sorriso, e poi

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avevo affidata alle sue cure, perché imparasse ildistacco del cuore e solo per questa via penetrainel romitaggio di Mestre in cui dopo la scuola sieclissò ancor di più.

Era una villetta minuscola con tutti i confortsmoderni compreso il calorifero che accendem-mo una sola volta per accogliere conveniente-mente il Patriarca e ci imbottì di fumo.

Olga soffriva per quell'apparenza di signori-lità a cui dava risalto involontariamente la suastessa figura quando sempre distinta e candidaaccorreva al cancello come portinaia. La suapassione per «le cose vili e spregevoli» si sfoga-va in cucina che ornò con una credenzetta aiminimi termini e quattro scranne di «legno alnaturale» e ove fino a gennaio per difficoltà ditrasporti fece la cuoca senza focolare e ladispensiera senza stoviglie.

Ma il suo buongusto, il colore rosato dell'am-bientino, il sorriso della Madonna alta e acco-gliente sopra la scala, l'elegante salotto ingleseda cui non era riuscita a liberarsi, l'ozio appa-rente della piccola comunità occupata solo distudi, tutto concorse a far ritenere la villetta diMestre l'«università delle Figlie della Chiesa»,l'oasi della contemplazione e a nascondere i pic-coli e grandi stenti, le piccole e grandi virtù diquel primo anno di vita.

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il primato di amore, né più il primato di zelo...Chi pensava allora che San Giacomo ebbe il

primato del martirio?Eppure Olga nascostamente «moriva ogni

giorno» e anche la sua attività apostolica comeil grano di frumento incominciava a cadere aterra e morire.

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scodellava le zuppe, provvida come una mammina.Ma l'apostolato catechistico quotidiano,

nostro e suo sogno, non attecchiva: nelle piaz-zette erbose fra le nuove case operaie numero-sissime verso il porto di Marghera i bambinischiamazzavano abbandonati.

L'apostolato liturgico non aveva presa.Eppure nessuno era mai uscito dal parlatorio di«Mater Christi» senza essere stato amabilmenteesortato a pregare con la Chiesa, nostro e suoideale; senza aver visto l'infervorata esortatriceuscire e rientrare o col Messale, o col Mariale, ocon l'Ufficio Divino, ove c'era la preghiera, iltratto, il versetto rispondente al bisogno di cia-scuna anima.

Di collaborazione all'Azione Cattolica - finespecifico dell'opera - non si era potuto nemmenofar cenno: i preconcetti sbarravano il cammino.

Rimanevano i malati da consolare e i mortida vegliare... Parve meno contrastata quest'ulti-ma opera di misericordia spirituale, e le «croni-che» umoristiche registrarono nell'attivo di«Mater Christi» il solo apostolato dei morti...

Così i Tre prediletti di Mamma, per consen-so unanime, furono:

San Giovanni: Maria del Divino Amore; SanPietro: Gina di Santa Teresa del B. Gesù; SanGiacomo: Olga della Madre di Dio. A lei non più

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Monsignor Scotti – un santo autentico – atten-deva da anni le Figlie della Chiesa.

Me la volli compagna nel primo viaggio che fuun vero viaggio di nozze col nostro Amore Gesù.

Da Roma a Napoli non potemmo più né par-lare, né pregare: la bontà di Dio ci opprimeva.

Egli aveva preparato tutto come sempre e danoi voleva solo un po' di patire, perché le animenon si salvano senza sacrificio.

Oh, come ci parve delizioso il calore saettan-te del sole nel tragitto dalla stazione di Napolialla Cumana, l'afoso percorso fino a Baia, le dueore di piroscafo nel sudiciume della III classe, lacena rivoltante all'arrivo, il presentimento delletto infestato d'insetti...

Prima di ritirarci potemmo riverireMonsignore.

Non lo rivedevo da venticinque anni; avevorinunciato per amore di Dio alla sua confortan-te parola che ora mi ridiscendeva nell'animacoll'unzione di una santità già matura per ilcielo.

Oh, come Gesù mi ricompensava!A quel santo avrei affidato tranquilla le mie

piccole figlie; egli ne avrebbe fatto certamentedelle piccole sante e l'unico grande desideriodella mia vita sarebbe stato appagato.

Gioia immensa! Ne ero sopraffatta. Olga in

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TABOR ISCLANO

Le astratte studenti s'accorsero una sera chela sua faccia era livida livida.

Mi aveva strappato il permesso di fare dasola il bucato ed era stata china sulla vasca dabagno dal mattino in una stanza umida e gelidaa tramontana.

Si affievolivano i tocchi della solita funzioneserale. La generosa figliuola indossò la soprave-ste, si velò, uscì respingendo una sorella chevoleva sostituirla e scomparve tra la nebbia.

Parlando in seguito delle grazie di cui trattaSan Giovanni della Croce nel «Cantico spiritua-le» confidò semplicemente a una sorellina menogenerosa di lei, che Gesù in quella sera le avevatoccato il cuore col Fuoco e ne era rimasta ine-briata per otto giorni.

Io avvertivo benissimo quando la barchettaprocedeva a vele spiegate senza bisogno di remie le additavo spiagge sempre più lontane. Così,persuasa di non concludere nulla a «MaterChristi» si preparò contenta per la missioneisclana di «Mater Divinae Gratiae» ove

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porto. Olga riuscì a portare a Gesù il giovanettoe a rendergli tollerabile l'esasperazione dellapovera donna doppiamente infelice.

Pasquarella veniva anch'essa ogni giorno primadell'ora dei poveri per liberarsi dai parassiti... edopo averne deposto a centinaia baciava e abbrac-ciava le sue liberatrici borbottando un'inaff e r r a b i-le litania di tenerezze in dialetto napoletano.

Olga una sera fu chiamata d'urgenza dalParroco per preparare la misera vecchietta amorire. Mi trovavo lì e corremmo insieme neltugurio con tovaglia, candele, fiori. Pasquarellarantolava, ma i suoi occhi quasi spenti riconob-bero l'angelo bianco che battendo a cento porte,le aveva provvisto il materasso pulito e orasostituiva con un guanciale il troncone di sediasu cui aveva poggiato la sua povera testa rasaper farla respirare.

«Pasquarella, viene Gesù, viene a portarvi ilparadiso...».

In quel momento comparve il Sacerdote conl'Ostia santa. Ancora uno sguardo cosciente a Lui,a noi, poi con Gesù nel cuore entrò in agonia.

«Mater Divinae Gratiae» era in quei giorniun vero porto di mare.

Nell'unica stanza affluivano giovanette eragazze per la scuola di lavoro e di taglio, stu-denti e signorine mondane, Dame e Damine di

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ginocchio presso il mio letto non pareva piùdella terra e l'alba ci trovò ancora così.

Al mattino, più ristorate che da dieci ore disonno, eravamo pronte per il progettato giroapostolico in carrozzella a Portosalvo, Forìo,Piedimonte ove Monsignore desiderava parlassidell'opera alle Associazioni cattoliche. Il pro-gramma non fu seguito alla lettera. Ardevaancora troppo amore negli occhi assenti e ine-briati della mia piccola compagna, e parlai solodi amore. Olga restò in quel Tabor un anno.

Le «croniche» diedero a Monsignore ilsoprannome di «I g n i s» e «Mater DivinaeGratiae» divenne nel centro dell'Isola Bella unpiccolo cenacolo di vita celeste e cattolica.

Primi ad accorrere i poveri.Olga se li tirava dietro come una calamita.

Alla stazione di Napoli un piccolo Michele cheinvece di quattro soldi aveva avuto un pane, lesi era precipitato addosso due mesi dopo conuna squadra di fanciulli seminudi per riafferrar-le gratuitamente le valigie.

Luigi, un piccolo mozzo di mare, frequenta-va «Mater Divinae Gratiae» per rifornire dibrodo caldo il barattolo della mamma malata esenza fede che gli rimproverava perfino il sonnoa cui i suoi quindici anni si abbandonavano irre-sistibilmente dopo i sudori della giornata al

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schiudono i battenti e sei ombre dileguano nel-l'oscurità alla conquista delle anime...».

Quando la famigliuola si raccoglieva, dopo leapostoliche giornate, nell'angusta cucina aperta sulmare, Olga infuocava anime e ambiente come ilsole al tramonto. La Provvidenza per il frusterellodi pane tesserato ceduto ai «Gesù» aveva profusolimoni e cedri, aranci e mandarini, vino da risusci-tare i morti, o sardine freschissime di pesca, eo fferte di ogni genere, e denaro, e lavoro... E per isacrifici del cuore aveva regalato anime: i bambi-ni accorsi dalle viuzze in parrocchia al richiamodella suora; le bambine allontanate dai pericolidella spiaggia; le figliuole raccolte per la conferen-za contro la moda impura; i boccioli di giglio...una fioritura! Bisognava insomma cantare il«Magnificat» che si era recitato, per suo ordine, daun minimo di dieci a un massimo di cinquantavolte nella giornata, all'apparizione di ogni «cuci-nella» nei vecchi mobili resistenti a tutti gli inset-t i c i d i .

Così veniva notte.Si recitava Compieta e Olga dava il segno del

gran silenzio: «In pacem in idipsum dormiam etre q u i e s c a m...». Poi molto spesso accoccolatapresso il tabernacolo sbrigava la corrispondenzae le ultime vampate del suo cuore innamorato diDio e delle anime erano per noi.

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San Vincenzo, socie e dirigenti dell'AzioneCattolica. Il campanellino dell'entrata squillava dicontinuo e spesso Olga doveva intrattenersi coichierici che venivano a uno, a due, a gruppetti peravere il libro di meditazione, il periodico religioso,una parola, sopra tutto una parola di fuoco da quel-la suora che amava tanto il Signore.

«Perché hai lasciato la mamma tua e seivenuta tra noi? - le chiede in uno sfogo lirico ilseminarista Tommaso Di Meglio - . Per darefuoco da quell'uscio pronto a ricevere tutti, perportare il fuoco nelle vostre viuzze, lungo i vialidei pini, su queste aride spiagge, nei fieri merig-gi di luglio, nei freddi tramonti d'inverno... PerIschia è passata una nuova Pentecoste “e stufoco s'à d'appiccià”!».

S'accendeva anche troppo e io dovevo frena-re l'infuocata apostola.

«È sera - continua il giovane panegirista - èl'ora delle congiure. Quante giovinezze in peri-colo in quelle sale! Quanta gente senza speran-za in quei luridi labirinti!... Un lume indugia aspegnersi: “Mater Divinae Gratiae” veglia,prega per i fratelli. Quattro seminaristi, tresuore, due piccoli marinai tramano là dentro allasalvezza del mondo. Si prega, si discute, si deli-bera e infine una fervida Suora si leva e lancial'intimazione: “Andate e predicate l'Amore!”. Si

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o ffrirle incessantemente al Padre. Saremo allora legoccioline irrequiete, cariche di detriti che il toccodel Sangue divino purifica e ricolora. Che bellez-ze ineff a b i l i !

Preghi, Mamma, perché “Sanguis eius fiat nobisfons acquae in vitam aeternam salientis”. Questochiedemmo anche e Sua Eccellenza (ma in italianoperò)! Dopo l'esposizione ardevamo dal desideriodi immergerci nella meditazione del soggetto caro aGesù quando Egli volle un'altra contemplazione... IlCappellano militare d'urgenza ci aveva mandato laveste da accomodare: l'unica! e intanto aspettava incamera. Così in fretta e furia, senza pensare a cola-zione e a pranzo, davanti al nostro Gesù lavoram-mo, e per la mezza tutto era pronto. Si poteva rifiu-tare il lavoro al Fratello-Gesù?...

Le “filiolae” sono in lotta furibonda:Concettina ha mamma e sorelle tutte contro;Filomena è perseguitata dal padre insieme alfratello seminarista; Franceschina ha un “ome-neto gigante” e tien testa a tutti; Raffaella è pri-gioniera accanto alla mamma... Il timbro delleFiglie della Chiesa c'è. Quando possono, ditanto in tanto, fanno una scappatina a “MaterDivinae Gratiae” e solo qui si sentono in fami-glia. La Madonna combinerà Lei le partenze...».

È la sola lettera che conservo di Olga, sfug-gita, non so come, al fuoco. L'ho trascritta quasi

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SANGUE UNIFICATORE

«M.D.G.1° Venerdì 8. '42

Esposizione del Sangue

Amatissima mamma,

La pensiamo dapertutto e nel sanguedell'Agnello svenato La sentiamo strettamente anoi unita. Anche ieri nella nostra festa di “MaterDivinae Gratiae” abbiamo con Lei cantato:

Fu il verginale Sangue del tuo CuoreChe ci donò Gesù, l'Ostia d'amore...“Foedus in Sanguine” continuò stamattina

Mons. Ignis in una insuperabile meditazione sulladevozione del mese e delle Ecclesiae Filiae (le“goccioline” come le battezzò mamma) in partico-lare. Avremmo voluto che Lei e tutte le sorelle fos-sero presenti, perché tracciò mirabilmente la storiadel Sangue “ab aeterno” dimostrando che la devo-zione al Prezioso Sangue è l'essenza della devo-zione al Sacro Cuore di Gesù che pulsa nelCiborio e arde di trasfondere nelle anime il rosso...elaborato. Ci esortò ad essere le vigili riparatrici,pronte a cogliere le gocce di Sangue calpestato e a

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va sorprese, dimenticava se stessa completa-mente. I programmi delle sue festicciole mira-vano all'unità dei cuori: apostolato spontaneodelle Figlie della Chiesa come dei primi cristia-ni: urgente ora come allora.

«Dio distrugga l'opera sul nascere piuttostoche si manchi una sola volta di carità».

Ella condivideva la mia intransigenza suquesto punto e pregava assai più per l'unitàdegli uniti che dei separati.

«Amiamoci noi, uniamoci noi; un solo cuore,una sola anima, una sola testa: Gesù, il Papa, lamadre... I Fratelli separati vedranno e si uniranno...Ma nulla si unisce senza calore, figliuole, senzaliquefazione. Ci vuole amore, ci vuole sangue...».

Ah, bisognava unirsi nel Sangue di Gesù, for-mare la «Lega del Sangue» e dare come Lui san-gue per unire i cuori delle sorelle, dei fratelli!

Olga si struggeva dal desiderio di far capirea tutte, a tutti ciò che lei capiva così bene eavrebbe voluto che parlassi io alla radio, a unaltoparlante...

Fu così che la devozione del Sangue divinoprofumò tutta la nostra pietà, e al Sangue leFiglie della Chiesa chiesero ogni giorno fin dal-l'inizio l'ebbrezza dell'Amore che deve fare diesse una sola cosa.

«Madre, ho offerto la mia vita per lei e per

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intera perché fotografa la Figlia della Chiesacompleta, tutta contemplazione e imitazione delSangue divino.

«Sono senza fisionomia queste Figlie dellaChiesa», commentava un critico agli inizi.

«Ben detto - risposi io - perché esse nonvogliono avere che la fisionomia della Chiesa».

Nessuna distinzione, nessuna devozione par-ticolare, nessuna festa nostra. Nostre invecetutte le devozioni, tutte le feste della Chiesa.

Per una specie di istinto soprannaturale, ograzia di stato non lo so, le Figlie della Chiesapartecipano sensibilmente a tutti i momentidella vita della Chiesa e prendono il tono di tuttele sue solennità.

All'Immacolata le loro casette si orlano di can-dore e di cielo, a Natale sono presepi vivi col soloBambino di cera, a Pasqua, a Pentecoste, nellafesta del Corpus Domini, del Sacro Cuore, di SanPietro, del Prezioso Sangue, dell'Assunta... supareti, tavole, sedie e sul posto di mamma special-mente, giochi di carta leggera nei corrispondenticolori liturgici parlano graziosamente di gloria, diamore, di sacrificio, di paradiso... Si giunge persi-no ad ammannire il pranzo coi colori del Papa ecol colore del Sangue...

Olga dai primi vespri di ogni solennità erairreperibile: organizzava, componeva, prepara-

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Era affettuosissima come la piccola Teresa,ma mortificava tanto la sensibilità del suo cuoreche spesso per dominarla e nasconderla allaMadre stessa, impallidiva visibilmente...».

Non avrebbe potuto pensare l'opera senza dime, il «pusillus grex» senza guida, le sorellineorfane, e il «piccolo Gesù» si sacrificò percementare col suo sangue la nostra famigliuola.

Aveva fatto altrettanto Gesù:«Padre... per essi sacrifico me stesso... affin-

ché siano consumati nell'unità... ».

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l'opera – mi confessò prima di morire –Monsignore mi ha rimproverato, ma ormai!...».

Dovette immolarsi verso la fine di quelluglio del '42 in cui lanciò da Ischia a noi, allafamiglia, alle amiche le sue lettere di fuoco sulPrezioso Sangue e in cui ricevette la notizia delmale che minacciava la mia vita. Nella sua«amatissima Mamma» ella sentiva il cuore del-l'opera; da esso prendeva impulso per tutto, adesso faceva convergere i cuori delle sorelle conun oblio di sè ammirabile.

Elisa di Gesù formata da lei alla vita religiosascrive: «Vedeva nella Madre la Mamma del Cieloe voleva che avessimo anche noi lo stesso concet-to. Era un piacere passare le ricreazioni insieme.Aveva sempre la Madre in bocca; ci parlava deisuoi incontri, ci accresceva il desiderio di viverlevicino per imparare ad amare di più la Madonna,Gesù, la Chiesa. Era un amore tutto soprannatura-le il suo e tutto disinteressato. Leggeva le suesospiratissime lettere dopo averle lasciate per oresopra l'altare. Quando la Madre arrivava, lasciavaalle sorelle la gioia di accerchiarla per prime, diparlarle, di sfogarsi. Si scherniva con evidentedispiacere quando le mostravo la mia riconoscen-za per il bene che mi aveva fatto. “Se ti ho fatto delbene, mi diceva, te l'ho fatto col permesso diMamma; a lei, non a me devi essere grata”.

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La relazione di figlia, di sorella, di sposa,può esprimere maggiore dipendenza, confiden-za, intimità; il titolo di «bambina» fa pensareall'abbandono sicuro dei piccoli fra le bracciadella madre e pare debba commuovere di più leviscere di Dio.

Le «bambine di Gesù» uscirono dunque dalritiro senza volontà, ma si fecero promettere dalSanto Padre che non sarei morta e coperte dicatenelle e cilici per strappare la grazia, mi con-dussero al letto operatorio.

Avevo tentato inutilmente di distoglierledalla mia persona riconducendo i loro pensierial tema delle meditazioni che insisteva sullanecessità di ottenere, con la corrispondenza allagrazia, l'amore spontaneo ed esclusivo da cuinasce quell'abbandono sicuro che nei piccoli èistinto di natura.

Avevo anche espresso, per ciascuna, dietroun'immagine della Madonna in un semplicissi-mo acrostico (mio eventuale testamento) leansie del mio cuore per la loro santificazione el'anima della loro regola che è amore:

«Mamma, Amore;Mamma,Mamma,Amore!».

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LE «BAMBINE DI GESù»

L'Assunta del '42 ci riunì tutte a Roma, sottoil suo manto benedetto, per gli Esercizi spirituali.

Subito dopo m'attendeva l'operazione e biso-gnava preparare i cuori anche all'eventualedistacco.

Io ero tranquillissima per l'opera ancora infasce: Olga mi avrebbe potuto sostituire e lesorelle l'avrebbero accolta come una «piccolaMamma».

Avrei soltanto desiderato metterle in manouna regola, perché è solo delle mamme formaresenza regola e la Provvidenza mi venne in aiutoper mezzo del Padre predicatore, un dotto e pioCarmelitano, professore di Teologia mistica.

«Padre, la Figlia della Chiesa dovrebbe esse-re una piccola Teresa nell'apostolato: un carme-litano più che una carmelitana... ». Il Padre capìe sulla traccia dello spogliamento totale richie-sto da San Giovanni della Croce e reso possibi-le ai piccoli dalla piccola Santa, ridusse la figu-ra della Figlia della Chiesa alla semplicità della«bambina di Gesù».

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Pesò sulla mia condiscendenza anche l'appa-rente crollo dell'apostolato a Ischia. Il mio ordi-ne preciso di eliminazione dalle nostre casedelle giovani sconvenientemente vestite erastato eseguito da Olga alla lettera e MaterDivinae Gratiae in agosto era stata disertata.

I bambini e le bambine dei Catechismi non ave-vano saputo resistere alle attrattive della spiaggiaed ella si era inutilmente adoperata presso autoritàecclesiastiche e civili per isolarli fra due steccati esottrarli agli scandali sotto la sua vigilanza.

L'assistenza spirituale ai malati poveri eracompito delle Dame e Damine di San Vincenzoche passando e ripassando instancabile da unvillino all'altro aveva raccolte, organizzate, ini-ziate alla carità e affidate alla Superiora diPalazzo Reale.

Era partita da Ischia con lo sguardo ineffabi-le in cuore dell'ultimo vecchietto pulito angeli-camente da ogni lordura in loro presenza, e conun solo giglio per noi, strappato all'ira furibon-da dei parenti...

«Prevedevo un fuoco di paglia, figliuola – ledissi apparentemente scontenta – . A “MaterChristi” hai concluso poco, a “Mater DivinaeGratiae” meno... Resta pure con me, e un'altraprenderà il tuo posto».

La doccia fredda provocò un leggero pallore

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Da vere «bambine di Gesù» non avrebberodovuto chiedere altro, ma esse volevanol'Amore e anche la Mamma, e proprio laMadonna, la più tenera, la più compassionevo-le, la più condiscendente di tutte le mamme leavrebbe esaudite. La sicurezza di Olga nonammetteva altra logica e tutte erano con lei; cosìmi ridussi a chiedere l'Amore da sola e m'ina-bissai nella narcosi.

Durante l'operazione il mio Angelo mi restòal fianco intrepido, e chissà quante volte inquelle due ore di «carneficina» avrà rinnovato ilsacrificio della sua giovane vita!

Aveva ben diritto di essere sicura! Non c'èamore più grande di questo: dar la vita per gliamici; non c'è abbandono più grande di questototale abbandono!

Al risveglio mi rividi attorno le poco eroiche«bambine di Gesù» felici di essere state le insi-stenti bambine di Maria e più ostinate che mainel proposito di costringere la Madonna a farein pieno la loro volontà. In fin dei conti anche ilPapa era con loro et «ubi Petrus ibi Ecclesia, etubi Ecclesia ibi Christus».

Decisero dunque che Olga non mi lasciassepiù e io accondiscesi con gioia a tenermi semprevicina come segretaria e infermiera questafigliuola prediletta tanto cara a Maria.

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LA «SEDIA ELETTRICA»

Le «croniche» umoristiche danno questonome ai miei colloqui spirituali con le figliuole,caratteristici, dicono, per la loro rapidità e fran-chezza, nei quali mi sono sempre guardata diaccarezzare le anime, che la nostra opera vuolesoprannaturalmente piccole, cioè semplici,umili e tutte di Dio.

L'annuncio della «sedia elettrica» è accoltoin ogni casetta con grande allegria; tutte sonofelici di confidarmi le loro miseriole e dilasciarsi scuotere dai fulmini della mia tene-r e z z a .

«Madre, il mio omuncolo goloso ha osserva-to che la porzione della sorella era più abbon-dante... ».

«Il mio si è specchiato di nascosto sui vetridelle finestre... ».

«Il mio ha finto di dormire per non scenderedal letto all'Angelus... ».

«Il tuo, figliuola è malinconico perché vuoleessere compatito».

«Il tuo è osservante perché vuole essereammirato».

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che fu presto acceso da un radioso sorriso:«Grazie, Madre» e mi baciò la mano esul-

tante.Era questo il modo con cui accoglieva le

umiliazioni meritate e non meritate che non lerisparmiavo, per bilanciare la stima di cui eraoggetto e che pareva però non riguardarla.

Gesù, geloso più di me, l'umiliava ben più afondo. La stima e la disistima degli uominierano per lei sullo stesso piano; si mostrava solosensibilissima al timore di farmi soffrire: lei cheper amore di Dio aveva fatto tanto soffrire la suabuona mamma terrena!

Da questa parte la colpì il Signore, perché lavera «bambina di Maria» vedeva in me la suaunica Mamma Celeste e sarebbe morta millevolte piuttosto che disgustarla.

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Era così analitica che non trovavo nulla daaggiungere e mostrando di non accorgermi delsuo umile pallore: «Beati i pacifici!», conclude-vo e la lasciavo sempre senza soddisfazionecosì.

Un imperativo interiore mi faceva morire sullabbro le parole. In questa coscienza delicata esensibilissima al Timore di Dio, lo Spirito Santovoleva lavorare da solo, e io mi guardavo benedal turbarne l'azione con un interessamento cheavrebbe forse legato a un filo di seta l'allodolagià pronta per le profondità del cielo.

«Olga macina fino» dicevo di lei alle altreche si vedevano fotografate con la stessa esat-tezza dalla sua agenda per ordine di Mamma.Metodo che ho ritenuto necessario nei primi treanni per avere sotto gli occhi le mie figliolettelontane, e per estirpare le inosservanze sulnascere. Ecco ciò che l'agenda sottolinea di x:

– Poco mortificata per l'odore d'aglio.– Poco brava a nascondere il freddo.– Negligente nei segni liturgici.– Lenta quando tocca aiutare.– Attaccata alle sue ideette.– Piena di «omeneto»…Nessuna si offendeva. Completavano anzi le

sue accuse con le loro che erano un balsamo peril mio cuore:

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«Il tuo coi suoi gorgheggi guasta il canto gre-goriano».

Schiette loro, schietta io. Il colpito è solol'«uomo vecchio» che per tre quarti è tara eredi-taria; l'anima amata dall'Eterno Amore è sempreoggetto di venerazione profonda.

Olga veniva anch'essa, o scriveva, e la notadei suoi difetti, sebbene schematica, era semprela più lunga:

'41 – Troppo dura con la signorina x.– Poco mortificata nel soffrire la sete.– Inesatta per pigrizia, nella sveglia

del mattino.– Testarda nel mio parere.– Dura nel correggere le sorelle.– Poco sorridente...

'42 – Rotto per distrazione la presa della lampada.

– Dimenticato un segno di Croce nella Santa Messa.

– Parlato dell'opera e del mio «io»– Tralasciato un atto di carità.– Fatto capire che la «sugna»

mi è rimasta nello stomaco.– catto nervoso.– Osservazione a Mariangela per

lo spostamento di una sedia.– Negligenza al secchiaio…

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«Le grosse penitenze, le grandi umiliazionisono per chi ha imparato a sopportare le picco-le!».

Ella dunque era ancora tanto indietro…Mamma non l'umiliava mai… e le permettevasolo la «catenella»!…

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– Madre, Olga pensa solo a noi…– Mangia in furia per servirci…– Si prende sempre l'ultimo boccone…– Non digerisce e non si cura…– Non si concede un istante di riposo…– Il bucato lo vuol fare sempre lei…– Alla sera non andrebbe mai a letto…– Fa penitenza, Madre, sa!…No, non si permetteva nessuna mortificazio-

ne arbitraria. Era logica nella virtù. Ma non silasciava sfuggire nessuna di quelle piccole mor-tificazioni che la vita di una comunità delibera-tamente povera offre sempre alle anime dibuona volontà.

«Figliuole mie, siamo spose del Crocifisso.Solo l'obbedienza deve frenare la nostra morti-ficazione. Vergogna se usassimo il contagoccecon chi ci ha dato tutto il suo Sangue!».

«Sangue per sangue», ribadiva la piccola supe-riora, e le lettere delle sorelle me la descrivevanoindefessa attorno alla sua graziosa cappellina incui aveva fatto da fabbro, da falegname, da tappez-ziere; soddisfatta davanti a un logoro paraventoadattato a confessionale; sempre in moto e caricao di legna o di pentole, o di mastelli per mancanzadi dispense e ripostigli; tutta accesa presso un for-nello che doveva avviare col mantice dei polmonie che le provocava il dono delle lacrime…

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cambierà dimora. Questo è il ritornello diMamma. E quando lo dice Lei… ».

Non ne facevo infatti segreto.Per illuminare le mie figliuole su questo

punto capitale mi valevo anzi della mia stessaesperienza:

«Figliuole, Dio mi ha concesse più gioiedopo il sacrificio di una consolazione che dopole più dure mortificazioni.

Una lettera di Monsignore bruciata appenaricevuta mi ha procurato i più grandi beni.

Voi sognate l'Amore, non sospirate chel'Amore! Lasciatevi indietro tutte le creature elo troverete.

“Chi non lascia il padre e la madre per amoredi me non è degno di me”.

Le ultime da lasciare sono i nostri Padri e lenostre Madri spirituali. L'Amore è a due passida loro.

“Oltrepassate di poco le guardie trovai Coluiche è l'Amore dell'anima mia”. Ma quantocostano questi due passi! Che fatica a oltrepas-sar questo “poco”! Molte anime s'arrestano qui.La Misericordia infinita le compatisce, mal'Amore beatifico non è per loro quaggiù».

Naturalmente le «guardie» fecero subito laloro comparsa sulla «cronica» in una brillantecomposizione collettiva su ispirazione di Olga.

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«OLTREPASSATE DI POCO LE GUARDIE…»

Era al cuore che io miravo, perché Gesùvuole sopra tutto il cuore e ne è geloso. La suaeccessiva sensibilità, nutrita nella giovinezza damolti romanzi, sebbene dominata ora dallavirtù, mi teneva sull'attenti e mi faceva temereanche le ombre.

Più di ogni altro motivo, fu questo timore chemi indusse a richiamare la figliuola dalla Terradel fuoco, ove Monsignore infiammavaambiente e cuori con la sua santità.

Non temevo per l'integrità della dilezioneche la piccola sposa di Gesù aveva votato al suoSposo; Monsignore l'avrebbe anzi salvaguarda-ta come San Giuseppe l'integrità di Maria.

Temevo solo che l'abbondanza delle sue con-solazioni paterne nella direzione spirituale ritar-dasse alla mia figliuola la ricchezza delle conso-lazioni divine, concesse di solito da Dio a chirinuncia per amor suo a tutte le consolazioni. Ilmio timore si estendeva anche alle altre e Olgastessa lo sottolinea argutamente con chi hapreso il suo posto: «A “Mater Divinae Gratiae”il fuoco arde; vedremo se persisterà quando si

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eccessivamente il bisogno delle mie. Invecequante volte si inginocchiò presso il mio lettocon gli occhi avidi di una stilla di conforto!

E il conforto non veniva, per un intima inibi-zione che me lo faceva morire sul labbro.

«Figliuole, quando l'Amore ci vuole tutte evuol darsi tutto, inaridisce le consolazioni sullelabbra di chi ci ama, e i più cari sono quelli checi fanno soffrire di più. Con tutta la mia tenerez-za un giorno forse dovrà abbandonarvi sullacroce come il Padre ha abbandonato Gesù… ».

Quanto mi costava rispondere arida a quegliocchi imploranti:

«Scrivi a “Sancta Maria” … a “Sancta VirgoVirginum” … a “Mater Purissima”…».

Abbozzava l'immancabile sorriso e pronta,ma più lenta del solito, si rimpiccioliva presso lacassetta fungente da scrivania e scriveva.

Dopo il dettato ancora un colpo di remo per«oltrepassare» il Padre, la Madre e se stessa. Intutte le lettere:

«Care sorelline sperdute nella Terra delFuoco, noi vi sentiamo vicine vicine, poverepovere ma ricche ricche di Amore. Non è vero?Con il Tutto si ha tutto e nulla ci manca».

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Le Figlie della Chiesa le avrebbero oltrepas-sate coraggiosamente e si sarebbero ridotte allanudità del cuore per trovare l'Amore…

«Il Signore ricompensa col centuplo questisacrifici, figliuole.

L'anima non sente più bisogno delle creaturee le creature non sanno più far senza di lei. Nondomanda più amore a nessuno e tutti le prodiga-no amore. È come un pesciolino nel mare: ha ladistesa infinita a sua disposizione e non si curadell'acqua che sfocia dai fiumi».

Anche quest'abbondanza eccitò l'umorismodi Olga che alla vigilia della morte stava ancoraruminando una «cronica» in cui le «guardieoltrepassate» avrebbero fruttato a Mamma gliincontri consolantissimi del dicembre '42 perl'esame delle costituzioni.

«Vi racconterò tutto – scrive alle sorelleisclane – nella “cronica” che desidero ardente-mente di stendere. Sarà importante dopo tresedute patriarcali con servizio di moca e diascensore! Alla fine della revisione costituzio-nale Mamma era davvero in estasi e SuaEminenza ammirava il resoconto finanziario…un capolavoro d'invenzione nostra!».

Si poteva pensare che quest'anima briosa ecanora non avesse punto sofferto nel distaccarsidalle consolazioni di Monsignore e non sentisse

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Il freddo, il gelo incominciava invece a farsisentire in lei, le penetrava nell'intimo e le pungevale viscere dell'anima in cui andava scomparendocon le creature il Sole che le aveva illuminate per-ché le trasmettessero la sua luce e il suo fuoco.

Nuova a questo patire diede i primi segni didepressione che parvero di esaurimento, e iom'affrettai a porgerle il rimedio nella dottrinadel Santo Dottore dato da Dio alla Chiesa perfarle tesoreggiare l'incomparabile grazia deldolore, destinato a inabissare l'anima nelle deli-zie dell'Eterno Amore.

Olga certo comprese che si trattava di unagrazia grande, e se ne persuase saggiamente, daquella brava insegnante di scienze esatte chepraticamente era.

No, il Sole divino non era scomparso; ardevainvece nel suo mezzodì. Veniva meno soltantol'atmosfera umana che glielo trasmetteva, e dar-deggiando esso direttamente, l'accecava.

La sua notte era causata non dall'assenza, madalla presenza di Dio.

Il patire però restava e a momenti il suo voltoappariva contratto e sfigurato.

«Olga, tu non stai bene!», le dicevo spessosorprendendola così tra una faccenda e l'altra.

Sul mio accoramento e sulla sua oppressionesfolgorava allora tanta gioia che sospendevo

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NOTTE CHIARA

Gli ultimi esercizi avevano gettato gran lucesul patire e Olga non aveva preso appunti, affer-rata dall'argomento.

Il patire della sensibilità lo conosceva: tantoquello che le contrasta i piaceri illeciti, comequello che la mortifica nelle soddisfazioni leci-te, e il Signore con la notte del senso completa-va e perfezionava le sue generose immolazioni.La gioia dell'unione d'amore ricompensavaspesso la sua fedele corrispondenza a questegrazie di dolore che le stendevano sul volto pergiorni interi il livido della morte, e la rivincitaimmediata del sorriso faceva credere a tutte cheil «piccolo vulcano» fosse sempre in eruzioneamorosa.

Il patire dello spirito lo conosceva meno;aveva solo esperimentato le prove spiritualicomuni e ordinarie. I rigori che San Giovannidella Croce assomma nella notte dello spirito leerano ancora ignoti quando passò dalla Terra delFuoco alla «zona frigorifera» dove, dicevascherzando, «i Sacerdoti parlano anchedell'Amore a freddo».

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rosamente, perché alla vigilia non c'era chemezza zucca!… ».

La Madonna del Sorriso sorrideva invece inuna magnificenza di sete candide e azzurre che leavevano dato un gran daffare tutta la serata pre-cedente. Olga era felice in quell'angolo di cielo econ le sorelle genuflesse lungo la scala riconsa-crava il suo cuore al Cuore Immacolato di Maria.La scena ricordava le teorie delle vergini bianco-vestite col cero acceso delle antiche funzionil i t u rgiche; i visi splendevano d'innocenza e salu-te; l'incarnato diffuso su quello di Olga allontana-va ogni sospetto di n o t t e e di nevrosi.

La prima era più fonda e la seconda piùaccentuata in febbraio quando già nel suo orga-nismo c'era l'incubazione del morbo che scop-più poi alla fine di marzo.

Ma l'Immacolata di Lourdes «la visitò, comecanta la chiesa, e la inebriò». Lo strascico di que-ste ebbrezze durava per settimane; un po' ebbraappariva sempre quando parlava della sua PrimaMamma e, in sua assenza, invitavo spesso le altrea imitare il «gas» di Olga, l'«orgasmo» di Olga, i«fervori» di Olga per la Madonna. Intanto al suointimo patire nessuno pensava; io stessa che purle misuravo i respiri con ansia materna, il 25marzo mi trovai disorientata.

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l'indagine e ringraziavo in cuore la Madonna.Certo, era Lei il suo sostegno.La fervida apostola del Trattato del Beato

Grignion de Montfort sulla vera devozione aMaria, aveva letto che le notti oscure dei predi-letti della Madre di Dio sono illuminate dal suomite raggio di Luna e intiepidite dal suo teneroamore di Mamma: lo diceva a tutti «opportuneet importune» e lo ripeteva a se stessa.

Le tre ultime feste della Madonna:l'Immacolata del '42, l'Immacolata dell'11 feb-braio '43, e l'Annunciazione alla vigilia dellamorte, furono tre splendenti pleniluni: il terzoproprio nel cuor della notte.

L'8 dicembre '42 a Mater Christi, capace dicinque persone e con stoviglie per cinque, icommensali, fra comunità, postulanti e bimbisfrattati, erano trentacinque. La comunità siridusse a pranzare sopra una pedana sorrettadalla cesta traballante della legna. Olga aveva leali: i cinque piatti volavano tra le sue mani dallapentola, alla tavola, all'acquaio e successiva-mente mangiammo tutti con gran festa deglisfrattati che ci videro, in atto, povere come loro,e con grande gaudio nostro per il visibile inter-vento della Provvidenza.

«Pranzo a tutti: pensate! – scrive Olga allesorelle lontane – La Provvidenza è giunta gene-

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stretture dello spirito irrigidivano anche l'orga-nismo, col processo ordinario di questa provastraordinaria.

La Madonna che mi aveva data la figliuolaavrebbe a suo tempo ammorbidito spirito ecorpo, e quando io dicevo ridendo: «Figliuole,un bel giorno incominceremo pure anche noi amorire!», pensavo a tutte fuori che a lei.

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Organizzò per la mezzanotte l'apparizionedell'Angelo alla sua seconda Mamma che nellacinquantesima notte natalizia avrebbe dovutorinascere «bambina» di un giorno… Il gransilenzio fu rotto solo dall'Ave alla simbolicapiccolina che, sfasciata all'indomani, reclinò ilsalvadanaio ricolmo fungente da testa, e apparìun panettone oblungo di puro frumento!…

Era dunque vero che quella mia figliuola rag-giante brio da tutta la persona non aveva nulla!Il medico cui mi ero rivolta nella mia ansietà,per spiegarmi l'insolita lentezza e rigidezza delsuo incedere, me lo aveva assicurato. Lei me loripeteva sempre, quando mi sorprendeva inpena per quel suo pallore livido, per quei suoimovimenti impacciati: «Non è nulla, Madre,sono i miei nervi, è la mia accidia…».

Un pomeriggio nebbioso non riuscendo apersuadermi aveva sfogliato la «Notte oscura»di San Giovanni della Croce e:

«È questo, Madre…», mi aveva detto, apren-domi il Trattato sul letto e arrossendo.

Il brano diceva: «L'anima in queste condizio-ni può molto poco, a guisa di chi è rinchiuso inun oscuro sotterraneo coi piedi e le mani legate,senza potersi muovere, né vedere, né ricevereaiuto da chicchessia».

Dunque tutto il suo patire era spirituale e le

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pimento in noi dei dolori di Gesù per la salvez-za delle anime, mi fluivano, quando c'era lei,con tanta passione dal cuore che n'ero meravi-gliata io stessa, e godevo di compensare così lalaconicità con cui la trattavo di solito a tu per tu.

«Figliuole, il patire che purifica la sensibilitàè una grande grazia; il patire che purifica lo spi-rito è una grazia maggiore; il patire apostolico èuna grazia incomparabile».

Ricordo gli occhi interrogativi delle altre e isuoi pieni di dedizione…

«L'anima è il grano di frumento che primadi essere spiga macera all'umido e al buio(patire del senso e dello spirito) e quando èspiga piena di vita e di sole, macinata, diventapane (patire apostolico).

I Santi non sospiravano di essere spiga pergodersi il sole (per questo c'è l'eternità), ma perdiventare pane (e per questo c'è poco tempo)».

Oh, se avrebbe voluto essere pane! Col suodolore nutrire le anime d'amore! Come SantaCaterina da Siena, come la grande Santa Teresadi Gesù, come la sua cara Beata Maddalena diCanossa, come la sua piccola Teresa delBambino Gesù!

«Solo i Santi sono capaci di patire apostolico cheè il patire di Gesù, perché solo in essi Gesù vive

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IL PATIRE APOSTOLICO

«Sì, Olga, lo stato della tua anima è questo».Col Trattato di San Giovanni della Croce

Olga mi aveva aperto il suo cuore oppresso e lamia laconica assicurazione l'aveva tranquilliz-zata e consolata più delle sue meditazioni sulladottrina del Santo Dottore.

«Nel solitario abbandono della notte, l'animanon può trovare consolazione e appoggio inalcuna dottrina, né in nessun maestro spirituale»(N.O., c. VII).

Esperimentò anch'essa nel fitto del buio taleimpotenza, ma piena di fede nella parola dellasua Madre in cui si era abituata a sentire la vocedella Madre di Dio, credette senza incertezze diessere favorita di una grande grazia di doloreche si sarebbe schiusa certamente quaggiù o incielo in una grande grazia o gloria di amore. Néchiese, né desiderò altri trattati e direttori.

Nella lezione spirituale il Signore premiavala sua semplicità, perché le consolanti certezzedella nostra incorporazione in Cristo e del com-

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letti improvvisati: un finimondo. Ma Deo gra -tias!… ».

E altrove:«Voi pure non siete escluse dal giretto di cir-

convallazione nazionale (Era a Mater ChristiVia Circonvallazione, 13, Mestre). Mamma cichiama i «burattini di Gesù». Meglio di così…si muore!».

Lo stesso rilievo con Giordani per scusare ilsuo silenzio:

«Il lavoro di questi giorni è stato intensoanche perché, mentre la regola dell'ordine è: unposto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto,nella nostra Casetta generalizia un posto è percinque cose, e c'è da perdere la testa a tener tuttoa posto. Nella camera della Madre c'è: sacrestia,archivio, guardaroba, sala… del capitolo e, asera, in una branda da ufficiali ci dormo anch'io.Straricche di povertà, non abbiamo paura nem-meno delle bombe».

Le sfugge un altro cenno in una lunga cronaca:«Casa generalizia di Mestre. A n d i r i v i e n i ,

scarico e partenze di valigie, confusione relati-va... Visita della Segretaria a Mater Castissimache ritorna malata e intriga ancor di più con lasua branda destinata a sparire di giorno. Pensateche risente ancora del freddo preso e ha i reuma-tismi come una vecchia di sessant'anni!».

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incontrastato e compie per la Chiesa la suaP a s s i o n e » .

Oh, poter divorare le tappe anche qui! Poteressere presto un piccolo Gesù corredentore delmondo!

Il desiderio del granello di frumento in pienamacerazione sotto terra divenne bruciante.

«Queste anime, dice San Giovanni dellaCroce, pur sentendosi miserabili e indegne diDio nel loro stato di tenebre purgative hannonondimeno tanto coraggio e ardire di aspirareall'unione divina, perché è l'Amore stesso chedà loro forze per amar davvero ed è proprio del-l'amore che l'amante si voglia nutrire, uguaglia-re e rendere simile alla cosa amata per perfezio-narsi nel bene dell'Amore» (C. XIII N. 6).

Il patire apostolico, il patire corredentore, ilpatire di Gesù dovette essere negli ultimi mesila sua idea fissa che le faceva accettare e oltre-passare audacemente tutte le altre forme di pati-re, anche le più noiose:

«Da qualche giorno i bambini aumentano –scrive da «Mater purissima» – e i pianti e gli altilai risuonano per la casa. Così siamo in più inten-sa comunione. E tutt'intorno notti oscure!… ».

E anche da «Mater Christi»:«Qui non c'è tempo da respirare. Ogni gior-

no una nuova rivoluzione di arrivi, partenze,

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segreto di quel mio beato patire – a loro avviso –autenticamente apostolico e corredentore.

«È una giaculatoria figliuole, un breve disti-co a Maria che mi è proprio salito dal cuore:

«Mamma di Gesù-Amore,donami il suo dolore»e che capovolgo in fretta quando sono esau-

dita:«Mamma di Gesù-Dolore,donami il suo amore».Ammutolirono stordite dalla semplicità del-

l'implorazione e risero della mia ritirata a graziaricevuta. Ma a sera Olga mi ritornò vicina dasola con le guance febbrili:

«Madre – mi disse sottovoce – permetta chepreghi come lei... ».

Glielo permisi di gran cuore, ben lontana dalsospettare che la Madonna avrebbe esauditaprima di me quell'anima molto più generosa.

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L'esempio delle sorelline in cui già vede pati-re Gesù per il mondo la stimola alla generositàe deve stimolare tutte le altre:

«X è qui sempre fervida, e unita a N.N.N.costituisce il gruppo delle santine. N. N. sono aparte. Accanto a Mamma il Signore ci dà esem-pi eroici: convertiamoci».

In Mamma poi non c'era dubbio che non sof-frisse Gesù e la sua penna che, anche nel colmodell'oppressione era riservatissima quando sitrattava della sua persona, non ometteva a mioriguardo nessun minimo particolare:

«Lina vi porterà nostre notizie; vi parlerà diMamma nostra sempre più Mammuccia... Dopol'operazione il Signore le ha fatto un bel regalo,e ora la sua capacità di patire è infinita, perchéveramente Gesù soffre in Lei».

Ancora:«Mamma sta bene, ma non potete credere

quanto soffra per quell'Anima... Ieri notte l'ab-biamo fatta sveglia dall'una fino alle tre. Sidesta di soprassalto con l'incubo tutta spaventa-ta, e il suo cuore soffre le pene di Gesù nelGetsemani... ».

Oh, le voleva soffrire anche lei; «doveva esse-re battezzata con tale battesimo» e un giorno misi gettò in ginocchio presso il letto, con Gina diSanta Teresa del Bambino Gesù, per strapparmi il

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rio veniva subito annientato dall'obbedienza piùilare e perfetta e castigato da un'umiltà cheincantava.

Una mia lettera da Monte Berico del 27 ago-sto 1941, che ritrovo unica, fra i suoi ricordi,carica la tinta di questi nei e dovette certo appa-gare la sua avidità di umiliazioni:

«...Ai piedi della Madonna che ti ha regalataal mio cuore, ti permetto di rinnovare i santi votireligiosi dal 4 agosto all'8 settembre in cui li rin-noveremo insieme a Roma. Rinnovati interior-mente in un obbedienza più generosa o, meglio,più costante. La tua generosità ha dei momentidi sosta interiori. Continui a obbedire all'ester-no, ma nell'intimo pullulano motivi e ragioniche poi affiorano in frasi rivelatrici e penose perla tua povera Mamma costretta a comandare invista dell'opera... La Madonna renda possibilecon la grazia del suo Gesù ciò che sembraimpossibile alla povera natura. Nel suo dolceamore...».

Olga conveniva e ne soffriva; e i suoi pallorisi accentuavano e le reticenze che io apostrofavocol nomignolo di «codette» si moltiplicavano...

«Pregate per me – scriveva la segretaria incalce alle lettere d'ufficio – perché diventi piùobbediente, perché conosca bene i limiti giusti.Sapete che è il mio debole...».

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IMPERFEZIONI

Ma intanto il granello doveva macerar bene eOlga si mise d'impegno a prendere di mira «icattivi e viziosi umori che prima non era riusci-ta a vedere» (C. X N. 6).

La Madonna avrebbe poi coronati i suoi sfor-zi col dono dei doni: il dolore di Gesù.

Nemmeno le sorelle erano riuscite a scorge-re difetti reali nella Figlia della Chiesa regalataalla Madre dalla Madonna e io mi ero spessotrovata imbarazzata a soddisfare la sua sete dicorrezioni che me la gettava ai piedi come unacolpevole.

Nell'ultimo anno invece, sotto l'azione purifi-catrice di Dio apparvero a vista di tutte gliaspetti angolosi del suo carattere e specialmen-te la sua marcata tendenza all'insubordinazione.

Anche prima, quando un ordine non coinci-deva con i suoi punti di vista o, per la mia sme-morataggine, contraddiceva a un ordine prece-dente, impallidiva e a volte si lasciava sfuggirequalche reticenza; ma il moto primo involonta-

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tanta sorpresa e tanto dolore che non potei pro-seguire...

Lo stesso spasimo, mal celato da un mestosorriso, le irrigidiva l'espressione dopo qualcheleggero scatto con le sorelle più giovani che colloro disordine, o coi loro schiamazzi in ricrea-zione, o con l'insistenza delle loro domandeaumentavano il caos della sua povera testa sem-pre indolenzita. Oh, non l'avrebbero potuta sop-portare più a lungo né la sua buona Madre né lesue pazienti sorelle, così insopportabile com'eraa se stessa e agli altri...!

Scoraggiamento? No: umiltà.Lo scoraggiamento fa deporre le armi, l'u-

miltà le fa impugnare con più fiducia in Diodopo le sconfitte.

Gina di Santa Teresa del Bambino Gesù racconta:«Una quindicina di giorni prima che Olga

ammalasse io venni a Mestre ed ebbi occasionedi uscire con lei per delle commissioni.

Nel ritorno parlavamo con ammirazionedelle virtù di alcune sorelle e ad un tratto iodissi: E di noi poveri «dieci» (era con me del1910) che ne sarà? Cosa facciamo? Pensavonaturalmente a me e non a lei virtuosissima.

Mamma cara! – continuò Olga – è propriouna vergogna, specialmente per me che vivocosì vicina alla Madre. Chissà come la faccio

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«Pregate perché mi converta e abbia lucepiena sull'obbedienza. Mamma vuole che silegga alla lezione “Cristo ideale del monaco”cominciando dal capitolo XII: “Il bene dell'ob-bedienza”. La nostra santità sta tutta qui: obbe-dire, morire, obbedire, come Gesù nostromodello perfetto».

Una mattina era tornata dalla chiesa livida:«Riscaldati un po' di caffé, Olga».«Sì, Madre, sì... ma... suonano».Corse ad aprire e al caffé non pensò più.

Scesi dal letto io, glielo riscaldai e glielo porsiappena riapparve. Lo prese tranquilla: nonricordava né il mio ordine, né la sua digressio-ne. Forse il germe della meningite già la mina-va, perché non mi aveva disobbedito mai, ed eraanzi stata modello a tutte di obbedienza eroicain molte circostanze, come: nel bombardamentodi Mestre del '41 che la tenne due ore coi dentiinchiodati dalla paura, ma immobile nel postoda me fissato; in un bombardamento di Napoliche affrontò sul piroscafo per non trattenersi incittà oltre il tempo concessole, e a un esamepubblico a cui si presentò impreparata, solo peraiutare le sorelle.

Un'altra volta mi trovò curva sopra una cas-setta che le avevo detto di riordinare: «Ho dovu-to obbedire io, figliuola!». Ma nel suo viso c'era

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IL COLPO DI SOLE

Sul mezzodì di uno dei primi giorni di marzoci giunse la notizia che al cinema di Mestre sidava gratuitamente nel pomeriggio il «PastorAngelicus» per le persone religiose.

La notte precedente l'elezione di Pio XII, peressere tra i primissimi in San Pietro, le primeFiglie della Chiesa avevano dormito in unacameretta ospitale presso Porta Angelica, sopradue materassi accostati l'uno all'altro in lun-ghezza, col busto sulla lana e con le gambe sultavolato. Ma avrebbero dormito anche sotto lacappa del cielo pur di trovarsi all'indomani piùvicine al Papa!

Il Papa! Olga si esaltava al solo suo nome enon si stette un momento in dubbio sul da farsi:le Figlie della Chiesa sarebbero accorse inmassa a vedere il loro Padre! La notizia si diffu-se subito in tutte le case di Trivignano e «MaterPurissima» in mezz'ora si spopolò di bambini esi popolò di ragazze decise di seguirci.

L'improvviso colpo di scena, trattandosi delPapa e delle Figlie della Chiesa, parve naturale

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soffrire! A volte pensandoci provo una penaacutissima. Sento bisogno di essere umiliata,pestata. Ci vorrebbe una mano di ferro chescuotesse questa mia natura tremenda e mi ridu-cesse a essere più generosa.

Però, continuò rasserenata e quasi illuminan-dosi, ho trovato un bel punto nel Battisti...Leggilo anche tu quando tornerai a M a t e rPurissima. È il commento al terzo notturnodella seconda domenica di Quaresima letto atavola, e tratta della lotta di Giacobbe conl'Angelo. La conclusione – soggiunse con ardo-re e sicurezza – vedrai che è per me...!

E la ripeté alla lettera: “Quando Dio non può vincere la sua creatu-

ra nella volontà che Egli rispetta sempre, l'assa-le nel corpo come l'Angelo toccò il nervo diGiacobbe. Le malattie, le croci, le pene sono itocchi di Dio che vuole vincere per amore”.

Sì - riprese - il Signore con me farà così.Visto che non so domarmi, mi domerà Lui e miprenderà da questa parte».

Eravamo giunte davanti all'ospedale.

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piedi, tutta protesa, velo all'indietro e un visoche diceva: fede nel Papa, amore al Papa, entu-siasmo per il Papa più di ogni parola.

«Olga... il decoro religioso».Ma chi pensava al decoro religioso lungo le

gradinate, nei cortili e nelle sale vaticane, quandosi trattava di guadagnarsi i primi posti avanzatiper poter baciare quella Mano, per poter dire unaparola a quel Cuore? Sacerdoti, Religiosi, Suore,tutti correvano, veli, soggoli, scapolari all'aria,semplici tutti come bambini cui in casa propria,coi propri cari, tutto è permesso.

E qui era proprio Lui che avanzava svelto,paterno, invitante come nella realtà; erano lestesse sale: la sala Clementina, la sala ad ango-lo, la sala del Tronetto... proprio quella... pro-prio quel vano presso il finestrone aperto sullaPiazza, ove nell'ultima udienza particolare tuttaper noi del 27 agosto '42, aveva potuto dire alPapa chino su lei, come una mamma sulla pro-pria creatura nel momento di una confidenzasuprema, il suo grande sogno cattolico con leparole della piccola Santa: «Santo Padre, nelVostro Cuore che è il cuore della Chiesa iovoglio essere l'Amore».

In attesa dell'Amore trasformante che l'avrebberesa capace del patire apostolico, ella aveva teso-reggiato il Mistero della Comunione dei Santi e si

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a quel buon Parroco e a quella buona gente, edopo la partenza dei primi gruppi a piedi e inbicicletta, un modesto equipaggio venne inaiuto alle partenti invalide.

Olga ci precedette da laica in bicicletta, comeconsente il nostro statuto, col gruppo delle cicliste,e a Mestre, ripresa la sopraveste e il velo con ladisinvoltura che le era abituale, battagliò per otte-nere l'ingresso gratuito all'umile corteo trevigna-nese, ci fermò i posti in prima fila e attese.All'arrivo la trovammo sfavillante. Dopo qualcheminuto il film incominciò a svolgersi ripresentan-do al nostro sguardo e al nostro cuore la benedettae cara figura del Padre Santo da cui Gesù trasparecome in un altro Sacramento d'Amore. Era lo stes-so che avevamo tante volte visto, ascoltato, tocca-to e a cui avevamo parlato senza timore come ibambini e con tanto amore nel cuore.

Olga fu la prima a rompere la nostra contem-plazione silenziosa:

«È Lui, Madre! Che gioia, Madre! » Un S...imperioso sibilò nel silenzio, accompagnatodalla minaccia della mia mano in aria:

«Oh, Madre!... Ah, Madre! ».«Taci Olga, per carità! Sei peggio di una

bambina».Sapeva che quando facevo la voce grossa

non c'era nulla da temere, e me la vidi quasi in

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penetrazione. Un vero miracolo!L'amore del Papa era il termometro con cui

misurava il grado dell'amore di Dio, e si rasse-gnava di essere superiora della Casetta genera-lizia nella diocesi di San Marco, perchè il SantoEvangelista era il portavoce di San Pietro e per-ché il nostro Cardinale superava tutti i Vescovinel suo amore al Papa.

Naturalmente le sostenitrici della Casettanatalizia della diocesi di Treviso vantavano SanProsdocimo discepolo di San Pietro e il Vescovodella terra e della diocesi di Maria.

Allora restava interdetta e si decideva a pre-diligerle tutte e due...

Con la posta e l'«Osservatore Romano»venne una mattina, un numero di saggio dellarivista «Ecclesia».

La sfogliò avida nell'ora di studio e mi proposel'abbonamento per «Mater Christi». £ 120! Tr o p p o !

Le nostre casseforti di cartone si sarebberosvuotate.

Attesi ad altro per mortificarla, sebbene ilcuore fosse tutto lì, in quel titolo che assomma-va tutti i miei amori.

Tacque un momento. Doveva insistere? Mamma diceva sempre

che l'insistenza della Cananea, lodata da Gesù,non s'opponeva affatto all'obbedienza...

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era proposta di amare col Cuore di «Gesù in terra»e di partecipare al patire apostolico di Lui.

Inginocchiata fra le altre disposte in ordine distatura, come un giglio in un mazzo di gigli, non erastata osservata da nessuna, e solo la sorella vicinaaveva raccolto l'eco delle sue parole. La piccolaFiamma viva si era perduta in quell'Incendio dicarità per divampare col suo stesso ardore e rag-giungere tutte le anime. Da vera figlia della ChiesaCattolica aveva trovato la via più facile e sicura peramare e soffrire nel modo migliore quaggiù, e gliocchi profondi del Papa si erano inabissati nei suoicon tenerezza quasi divina.

Come non rivivere con santa esaltazionequesti ricordi? Come contenerla tutta dentrotanta vita? Anche le altre che in tali occasioninon erano da meno di lei, restarono stupefattedel suo «gas» eccezionale.

«Ho preso un colpo di sole» disse poi a unasorella e le pupille le scomparvero sotto le pal-pebre col moto che le era abituale quando vole-va nascondere una meraviglia nota a lei sola,una gioia tutta sua.

La sua povera testa restò più indolenzita daquel giorno, ma chi poteva avvertirlo? Il suo fer-vore era così travolgente che riuscì a trattenere a«Mater Christi» col suo «Pastor Angelicus» alcu-ni gruppi di sbrigliate studenti refrattarie ad ogni

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L'ULTIMO VIAGGIO

Per farla rifiorire avevo stabilito di condur-mela come compagna di viaggio ad Ischia nellavisita promessa alla famigliuola di M a t e rDivinae Gratiae che avrebbe dovuto prolungar-si come la visita della Madonna a SantaElisabetta.

Olga la preannuncia dubbiosa alle sorellinelontane che non sospirano altro:

«Sit in vobis anima Mariae!... Mamma nonvede l'ora di mandarvi la quinta aiutante, perchéla parte migliore, l'«unum necessarium» nonresti sacrificato. Sapete che pensa di venireanche Lei con la segretaria? Che gioia! Chissàche i colombi non volino al nostro passaggio, eMamma arrivi incolume... ».

Ma «i pensieri della Madonna differivano dainostri e le sue vie erano diverse dalle nostre».

Le figliuole aumentavano, aumentavano lecasette, e le masserizie erano sempre quelle, e levesti per l'uso diminuivano, né c'era modo diaverne a nessun prezzo. Grande motivo di leti-zia per le Figlie della Chiesa che in quaranta

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«È la rivista nostra, Madre» riprese.Non risposi.Tacque un altro momento.«Madre, a leggerla è come essere a Roma».

E io dura.«Madre, le centoventi lire andrebbero ai

poveri del Papa... ».Toccò il tasto giusto e le ordinai di abbonare

tutte le nostre casette.Circa £ 1000! Mi guardò esterrefatta: il viso

di Mamma era sincero, ma la bocca che oggidiceva di sì avrebbe potuto domani dire di no...perciò prese carta e penna e inviò immediata-mente alla Tipografia Poliglotta Vaticana inostri indirizzi:

Figlie della Chiesa «Sancta Maria»Figlie della Chiesa «Sancta Dei Genitrix»Figlie della Chiesa «Sancta Virgo Virginum»Figlie della Chiesa «Mater Christi»Figlie della Chiesa «Mater Divinae Gratiae»Figlie della Chiesa «Mater Purissima»Figlie della Chiesa «Mater Castissima»Figlie della Chiesa «Mater Inviolata»Fu una delle ultime gioie della sua vita.

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Giungemmo al Santuario stanche: lei per lamalattia latente, io per la recente operazione, eseguimmo le Sante Messe solo con gli occhi ecol cuore.

Era la prima volta che contemplavamo lanostra dolce Madonna insieme e sarebbe stataanche l'ultima. Io restituivo, senza pensarlo, aMaria la mia figliuola là dove gliel'avevo chie-sta e Maria le stava preparando non la vestebianca che «la tignuola consuma» ma la vesteimmarcescibile dell'eternità.

Istintivamente ricordammo le grazie ricevutelassù, progressivamente preordinate a questa,ancora nascosta nei disegni di Dio. Quante! Olgale enumerò tutte e quando uscimmo volle la miaconferma, perché erano doni della Madonna, benidi famiglia da trasmettere alle sorelline venture...

Mamma era salita la prima volta a Monte Bericofebbricitante, in un'ora critica dell'altra guerra eall'arrivo nel suo paese, dopo un viaggio in tradotta,non avrebbe trovato né parenti, né casa, né letto.

«Madonna Santa, fatemi trovare un materas-so!» aveva implorato fiduciosa, e la Madonnanella discesa le aveva mandato incontro un'ani-ma buona che all'arrivo le aveva ceduto il suounico materasso superstite.

Mamma era risalita lassù dopo molti anni conbisogni ben più apostolici: aveva chiesto alla

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avevano venti vestiti, cioè metà della «solaveste» concessa agli Apostoli dal Va n g e l o .Nessuno però se ne avvedeva: nelle opere diapostolato si alternavano e tutto andava avantilo stesso, anzi più speditamente. La cosa avreb-be dovuto preoccupare me, ma l'«iacta superDominum curam tuam» anzi «super Dominam»trattandosi di vesti, mi toglieva ogni preoccupa-zione. Maria che mi aveva mandato le figliuoleme le avrebbe anche vestite.

«Olga, scrivi a Vicenza; l'abito religioso ce lodeve provvedere la Madonna di Monte».

Fiducia nell'Onnipotente per grazia ella neaveva quanto me, e tempestò a destra e sinistracon cartoline espresso tutti i magazzini di mani-fatture vicentini.

La Ditta X rispose, per miracolo, aff e r m a t i v a-mente: bastava ora fare un viaggio per scegliere edecidere. La prospettiva ci fece sparire tutti i mali;in un'alba candida di marzo prendemmo il primotreno e circa due ore dopo eravamo a Vi c e n z a .

Il sole avvolgeva già tutto il levante e la salita aMonte con la recita del Rosario intero fu faticosa.Dimentica della sua povera testa Olga si preoccu-pava solo di riparare la mia dall'eruzione dei raggiche colpivano la branca di portici non ombreggia-ta dai castagni; mi sorreggeva il gomito per ren-dermi meno pesante la salita e pregava, pregava...

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Mamma in quest'ultima salita a Monte Bericoaveva chiesto sopra tutto questo.

«Madre, indovino: ella ha domandato allaMadonna l'abito e qualcos'altro...».

«Sì, Olga; ciò che domandiamo ogni giornotra l'Elevazione dell'Ostia e l'Elevazione delCalice, quando per le parole sacramentali è pre-sente sull'altare il Corpo e il Sangue di Vittimache Gesù ha avuto da Maria: la capacità di pati-re e di morire come Lui per la Chiesa e per ilmondo».

Entrammo in Città smarrite nel nostro sogno.E la Madonna provvide per tutte lo scarto dibozzoli; per Olga stava preparando la veste che«la tignuola non consuma».

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Madonna un'anima che l'aiutasse a predicare conla gioia l'Amore, e la Madonna aveva scelta lei...

Poi nei successivi pellegrinaggi era stata affi-data alla Madonna la «chiesuola» nascente, per-ché restasse piccola come i rifugiati sotto il suomanto e perfino Mamma, coi suoi imminenticinquant'anni, era ritornata a gran passi versol'infanzia.

Là era stato implorato il dono del sorriso chefa così amabile quell'antica immagine e deverendere amabili con tutti le Figlie della Chiesa:espressione della «gioia piena» promessa aisuoi cari da Gesù, frutto dello Spirito Santo.

Là, Mamma, seduta ai piedi dell'altare, avevacercato di indovinare i disegni della Madre diDio su ciascuna di loro e a lei aveva scritto sicu-ra: «Riduciti sola con l'Amore solo; la tua san-tità è tutta qui».

E or ora alla Madonna, Mamma aveva chie-sto l'abito religioso, bianco, semplice, di scartodi bozzoli, povero nella sua preziosità, e ciò cheesso avrebbe dovuto rappresentare: la loroappartenenza a Cristo e la loro fratellanza congli Angeli. Dalle grazie esteriori alle interiori,dai doni dell'esilio, ai saggi anticipati del cielo...

Ma l'appartenenza a Cristo implicava l'accet-tazione incondizionata del suo Dolore e

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«Se vi chiedono quali opere abbracciamo,rispondete ciò che il Signore vi suggerisce, per-ché la nostra opera è solo questa, e per compier-la abbiamo bisogno solo di amore».

«Un frammento di Ostia vale più dei cieli; unastilla di Sangue divino è più preziosa di tutti i teso-ri della terra; una sola Parola evangelica è più illu-minatrice di tutti i volumi dei filosofi; un po' dipuro amore è più operante di tutta l'attività umana.

In un'ansia di puro amore, come in un atomodi Ostia, in una goccia di prezioso Sangue, inuna sola Parola del Vangelo c'è Dio, il suoVerbo, il suo Spirito, e Dio opera da Dio.

Un po' di puro amore è un palpito di SpiritoSanto che può “rinnovare la faccia della terra”.

Il puro amore solo è “paziente, benefico,gode della verità, copre tutto, tutto crede, tuttospera, tutto sopporta, non viene mai meno” eproduce spontaneamente “i frutti della pace, delgaudio, della carità, della longanimità...”.

L'anima che ama con lo Spirito Santo amanecessariamente gli esseri che nell'Oceanodell'Amore infinito “vivono, si muovono esono” e li abbraccia nel Cuore di Gesù che è ilcentro di tutti i cuori.

Lo Spirito d'Amore nella Trinità non produ-ce nessuna Persona divina, ma fa divine le per-sone e le opere umane.

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«SOLA CON L'AMORE SOLO»

«Non disturbare i colloqui della tua Madrecon Dio» le aveva detto il santo MonsignorScotti prima che lasciasse Ischia.

Olga, quando pregavo, taceva e pregava. ADio si parla con l'amore e le Figlie della Chiesamattina e sera prolungano l'orazione mentaleper implorare in silenzio come la Madonna, l'a-more che sviluppa la capacità di patire e morirecome Gesù; l'amore puro dell'unione trasfor-mante.

«Un po' di puro amore apporta maggiore uti-lità alla Chiesa che non tutte le altre operemesse insieme» (Cantico 29,2).

La sentenza di San Giovanni della Croceripeté l'affermazione di San Paolo che il «fasci-coletto» delle Figlie della Chiesa fa propria eche è il fine della loro istituzione:

«Le Figlie della Chiesa vogliono glorificareil Padre compiendo l'opera stessa di Gesù che ilPadre ha loro assegnato come membra di Lui. Equest'opera comune al Capo e alle membra è l'e-dificazione del Corpo di Cristo nell'amore».

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verso l'Unione trasformante per cui l'anima,sola con l'Amore solo, dona amore a tutti.

È la nostra vita.La Figlia della Chiesa deve accumulare Sole,

Sole meridiano, per produrre i frutti spontaneidell'Amore e nutrire divinamente le anime. Suomodello è Maria, piena di Sole nel tragitto daNazaret ad Ebron. Cammina frettolosa, comuni-ca spirito profetico a Elisabetta, riveste di graziae di giubilo Giovanni nascituro, magnifica Diocon tutte le generazioni.

Sola con l'Amore solo dona a tutti l'Amorespontaneamente, necessariamente, irresistibil-mente; per via, dove urge il bisogno di carità, infaccia all'avvenire: processione di Dio fra gliuomini.

Questa è la vita apostolica».Le lettere di Giorgio La Pira giungevano

spesso a conferma, e Olga se ne deliziava:«...Anch'io ho meditato in questi giorni più a

fondo il mistero della presenza del Verbo in noi.L'essenza della vita sta appunto in questa presadi possesso che Dio fa di noi. Questa è l'operamassima, l'essenziale rinnovazione cristiana...».

«...Quale compito più preciso di questa deli-cata beltà interiore che raccoglie nell'anima leluci del cielo e le trasmette quanto può e comepuò, alle creature della terra? I compiti ulteriori

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“È il Fuoco che Gesù è venuto a portare sullaterra”: “le acque della tribolazione non possonospegnerlo, né le fiamme sommergerlo”.

“Se avremo speso per un po' di puro amoretutte le ricchezze della nostra casa le disprezze-remo come un niente”.

Il segreto per attirarlo è stare a lungo cuore acuore con Dio, sole con l'Amore solo.

La vita attiva che offre poco questa possibi-lità è come la zona boreale dove i raggi del solegiungono obliqui e la vegetazione scarseggiaper quanto l'uomo vi si affatichi intorno.

La vita mista che assegna più tempo all'ora-zione, è come le zone temperate su cui il solescende diretto solo a mezzodì e la flora ricca dialcuni frutti manca dei più nutrienti, né l'attivitàumana può riuscire a produrli.

La vita contemplativa tutta consacrata all'o-razione è come le zone tropicali dove il solecade a strapiombo e produce apparentemente ildeserto; ma l'irrigazione del sottosuolo affiorain oasi di frescura e dolcezza che della manodell'uomo non hanno affatto bisogno.

Là poi dove i fiumi sboccano la vegetazioneè così lussureggiante che l'opera dell'uomoserve solo a distribuirla fra le terre meno soleg-giate, e queste plaghe sono serbatoi inesauribilidi provvidenza. È la vita apostolica, tutta tesa

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«Il primato è dell'Amore; e l'amore nonnasce e, nato, non si vivifica senza una vita inti-ma di raccoglimento e di meditazione...

L'interesse sta appunto nel non perdere di vistaquesto primato dell'interiorità: bisogna tener pre-sente che l'anima ha bisogno di molto alimento;molto tempo deve essere dedicato all'o z i o b e n e d e t-to nel quale la mente si illumina e il cuore si riscal-da: perché l'azione di Dio nelle anime esige lunghesoste, periodi ampi di meditazione e di contempla-zione... Si capisce: deve trattarsi di interiorità vita-le, costruttiva, feconda, destinata a riversarsi nelleanime dei fratelli...».

«...La Madonna conceda a tutti noi questaattitudine santa alla contemplazione fresca checonosce i silenzi verginali del cuore, le purissi-me luci dell'intelligenza, le sante intuizionidella Bellezza eterna; ma che sa pure ardita-mente inserirsi nel tumulto dell'azione senzaperdere un istante la freschezza di quest'acquache zampilla dentro con rigogliosa chiarità... ».

Un piccolo San Tommaso – il Sacerdote chespiega i Vangeli domenicali alla famigliuola diSanto Stefano – completava il mistico insegna-mento del piccolo San Bonaventura, insistendosulle risonanze cattoliche di questi colloqui del-l'anima con l'Amore, e il Santo Padre conferma-va, con parole lapidarie: «Vita interiore – Amorealla Chiesa».

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si preciseranno: quello che va rigorosamente man-tenuto è questo compito di purità celeste e di dolcecanto. S. Francesco, senza nessun compito pratico,ha guadagnato a Cristo milioni di creature!».

«...La sostanza dell'Annuncio di Gesù nel-l'ultima Cena è tutta qui: manete in dilectionemea. Il Signore si è preoccupato di quest'unicacosa: di svelare agli apostoli il Mistero conso-lante della sua presenza in noi.

Allora? Allora resta chiaro che l'essenza delCristianesimo è in questa interiorità virgineache fa delle anime nostre le lampade di cui parlail Signore: lampade cariche di olio (l'olio dellacontemplazione) destinate ad illuminare laChiesa. Felici le anime che hanno percepitoquesti delicati misteri della carità!...

Ella, Madre, avvia per sicuri sentieri le creatureche Dio le affida, perché l'esperienza della vitaanche religiosa dimostra che quando tutto crolla unasola cosa non crolla mai: l'altare interiore nel qualeè accesa la fiamma di un inestinguibile amore!».

«...Che vale tutto il resto? Nulla! Bisogna avereil coraggio di sostare senza incertezze, senza urg e n-ze ai piedi adorabili del Salvatore. In questi tempicosì tristi nulla è più efficace di un'anima capace diamare e di contemplare perdutamente Iddio...».

«...L'apostolato più grande sta proprio inquesta purità di contemplazione...».

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Le provocò un lampo di gaudio il propositodell'interessamento nostro per la rapida pubbli-cazione della biografia di Monsignor GiovanniScotti Arcivescovo calabrese, che MonsignorIgnis stava curando con passione intensa e for-zata lentezza.

Un incantamento luminoso più prolungato latenne sospesa sul suo lavoro quando le ordinaisenz'altro di mandare un'offerta a Giorgio LaPira per i suoi poveri e di elemosinare in cam-bio una pagina sulla Vergine modello di divinacontemplazione...

Scrisse e Giorgio La Pira rispose e promise.Ma l'apostolato della stampa di cui si era

occupata in passato fino all'esagerazione, nonentrava più nell'orbita della sua idea fissa: perquanto altissimo, non era l'essenziale: non eral'effusione di sangue senza la quale non si salva-no le anime, il fiume che dal suo deserto interio-re sarebbe sgorgato a irrigare la Chiesa.

Allora in calce alle cartoline postali che lan-ciava immancabilmente due volte alla settimanaverso tutte le case, la piccola segretaria scrive-va: «Totalitarie devono essere le Figlie dellaChiesa, pronte a tutto, dice Mamma, per Lui eper le anime che attendono la nostra preghiera eil nostro sacrificio sorridente».

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In Cappella, Olga spesso mi porgeva ilMessale o l'Ufficio, o la biografia del Santo chestava leggendo e non poteva tenere tutta dentrola piena che la inebriava:

«Senta, Madre!».«Che bellezza, Madre!».« Trascrivo questo punto alle sorelle, Madre!».Il sole della sua anima era allo zenit.«Madre, bisogna far leggere il Poppe ai

Sacerdoti... Se permette espongo la “vita” insacrestia. È un vero figlio della Chiesa. Peccatoche l'edizione sia esaurita...». Dovetti promette-re un capitaletto ideale per la ristampa: già ilnostro Miliardario avrebbe saldato i conti.

Ma quando lo zenit fu continuo parve inari-dirsi e appena qualche oasi di fervida attivitàapostolica mi assicurava che l'irrigazione inte-riore della grazia era abbondante.

Sola col Dolore solo (nella «Notte» l'Amoreè Dolore) lasciò cadere il progetto di un perio-dico delle figlie della Chiesa che avrebbe dovu-to avere per titolo: Sorrisi e per programma l'a-postolato della gioia.

Così per la revisione e ristampa della biografiadi «Giuseppina Bianco» che le Figlie della Chiesaavrebbero voluto offrire come modello alle «apo-stole laiche» di cui devono, collaborando coiParroci, curare la formazione interiore e cattolica.

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perché illumini la sua casa e lo fa dopo averlaaccesa nel suo Cuore, magari per tutta la vita.

I veri apostoli sono pochi: pochissimi, direb-be San Giovanni della Croce, perché apostolicaè solo la “fiamma viva” in cui arde Dio.

Per questo le anime apostoliche sono le piùnascoste anche se hanno parlato e scritto di sécome San Paolo e la piccola Teresa: il più e ilmeglio di loro è un segreto di Dio, come la vitaintima della Santissima Trinità, e “molte paginedella loro storia non si leggeranno mai sullaterra”. Solo le loro operazioni “ad extra” sononote agli uomini, e ai nostri sguardi umani sem-brano le più meravigliose. Ma in cielo contem-pleremo quelle “ad intra” le operazioni dellapiccola “fiamma viva” nell'Incendio della bea-tissima Trinità, e ciò farà parte della nostravisione beatifica».

L'argomento che interessava tutte immobi-lizzò Olga in un sorriso più luminoso del solito.

Eclissarsi dietro una grata, in una cella diinfermeria, in un ufficio dell'AssociazioneBiblica Italiana e nella vita comune sarebbestato facile: scomparire al suo posto di segreta-ria, di braccio destro della Madre, di propagan-dista dell'opera, non lo era altrettanto.

Ma ci riuscì.«Scrivi sempre volentieri a Ischia», le dissi,

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«MOLTE PAGINE DI QUESTA STORIA »

«Figliuole, Dio non accende la fiamma apo-stolica in un'anima per metterla sotto il moggio,ma perché illumini tutta la Chiesa. Compiemiracoli per questo.

Santa Margherita Maria nel fondo di una clau-sura si consuma dal desiderio di far regnare ilSacro Cuore e le sue timide parole ne diff o n d o n ola devozione in tutto il mondo. Santa Teresa delBambino Gesù, relegata in un'infermeria, sospiradi far regnare l'Amore Misericordioso e le sem-plici pagine della sua storia, tradotte in tutte lelingue, sono lette da un capo all'altro della terra.Suor Assunta Pallotta, oscura guardiana di maia-li, brucia dalla sete di convertire i pagani e la suasalma esala un acutissimo profumo di giglio chene attira a migliaia.

L'umilissima nostra Suor Bertilla, confusatra le infermiere religiose e laiche di un ospeda-le, si immola nel sacrificio nascosto di ognigiorno per salvare le anime dei suoi malati eappena spirata è taumaturga. Ci pensa il Signorea mettere sul candelabro la fiamma apostolica,

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canonica. La Madre osservava beatamente sor-ridendo: contenta di ciò che la Chiesa faceva;pronta a cedere, ma con l'occhio supplice neipunti delicati, come il restar povere dando tuttoal Papa e ai Vescovi...».

L'ultimo avvenimento la interessa diretta-mente e vi si dilunga:

« ...Sfida alla Provvidenza per una casa piùgrande a Mestre. Offerta di una casa... gratis! Econ la casa l'apostolato.

L'Assistente Ecclesiastico delle studentichiede aiuto per le sottoscrizioni! Forse lo deci-sero le lodi sperticate di Mamma sul mio fuoco,sull'apostolato svolto a Ischia; sapete come falei!... e sul più bello la famosa segretaria è chia-mata e deve presentarsi.

Ignara del tema della conversazione, rispondo“monicamente”: “Sì, Madre” o “No, Madre” allesue domande e faccio un'impressione da scema,uccidendo l'o m e n e t o della Madre e il mio.Pensate le risate alla partenza del Vi s i t a t o r e ! ...

Le studenti stanno per organizzarsi: pregateperché sappiamo prenderle.

Che omeneto il loro! Beate noi se ce lo lasce-remo schiacciare in pieno da Mamma!

Fine della trasmissione. Auguri a tutte di san-tità celere».

Le studenti per l'ubicazione scomoda della

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tentandola, una delle ultime sere. Per la primavolta si drizzò sulla cassetta con una certa fie-rezza e si difese:

«Invece mi costa, Madre!».Una spina mi passò il cuore.Il suo sorriso mi aveva dunque ingannata! E

chissà quante volte!«Si era proposta – scrive la cugina Maria – di

sorridere sempre come Santa Teresa delBambino Gesù», così nascose fino all'ultimo ilmeglio di sé per Dio solo.

Le cartoline circolari degli ultimi mesi scin-tillano di brio e la sua «radio-cronica» è un pic-colo capolavoro di vis comica.

«... Mamma di notte è spesso sveglia comeun canarino e fila fila per le case delle so fioete.

La debolezza fisica non ha domata la suapassione per l'ordine, né calmata la sua desola-zione per il disordine: ...Sappiate che fa già iprimi giretti d'ispezione per l'ordine e al suopassaggio sono sgobbate in ogni casa. Salvati,poi, alle povere superiore!...».

Seguono gli avvenimenti dal dicembre algennaio: primo, il raduno nel PalazzoPatriarcale per l'esame delle Costituzioni:

« ...Durante la lettura il Padre Nutrizio stavain piedi davanti al nostro Cardinale, voltava lepagine e faceva sfoggio della sua sapienza

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LA SUA STRADA

Padre Gabriele di Santa Maria Maddalena,Carmelitano, era venuto a illuminarci sulla«piccola via» di Santa Teresa del BambinoGesù. Olga comunica la notizia alle sorelle econclude:

« ...Mi sono consolata, perché ha confessatoche anche lui talvolta perde la strada e siconfonde. Mamma no».

La strada che Mamma – lo affermava sicura –non perdeva mai, era la strada diritta, chiara, aper-ta alla semplicità: la più facile per andare a Dio.

Olga aveva una natura ricca e completa; avolte complessa per marcata tendenza all'anali-si che un fortunato istinto di sintesi correggevaed equilibrava sempre. Nell'organizzazione nonla superava nessuna: unificava in un lampo glisforzi e semplificava difficoltà e impegni,tagliando corto su ciò che riteneva futile o inu-tile, parca di parole sempre.

Nella vita spirituale fece altrettanto. Avrebbetentato tutte le vie, anche le più ardue e meravi-gliose, perché si sentiva cattolica: entusiasta ditutti i Santi che ogni giorno il suo caro Messale

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villetta, ove si dovette intanto accoglierle, sisbandarono quasi tutte dopo le prime riunioni.

Dal febbraio si diradarono anche le apostolelaiche che Olga dirigeva e non riusciva più aseguire per la lontananza e il numero. Era que-sta un'opera tutta nostra che mi stava e le stavatanto a cuore. Alle apostole laiche, nostre sorel-le in Cristo, avremmo voluto affidare in seguitola parte più materiale del nostro apostolatoesterno per riservarci quella spirituale e mettereal sicuro la nostra vita di preghiera. Invece tuttopareva crollare.

«Olga non è più lei... », dicevo a me stessa ealle altre con una stretta al cuore. Ma era pro-prio l'aiuto che avevo chiesto a Maria?

Le apparenze permettevano il dubbio:abbracciava l'apostolato col più bel sorriso delmondo e... non concludeva mai nulla. Così Diocelava a tutti, anche a me che l'amavo in Lui piùdi sua Madre, la fiammella apostolica, che,come i Santi, avrebbe concluso dopo... e ilmeglio della sua storia non si saprà mai sullaterra.

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e al massimo del Dolore Apostolico (le ha trapas-sato il Cuore per ognuno di noi)».

Mamma veniva al pratico:« Vogliamo essere Mamme di Gesù

Bambino? Il Vangelo ci dà questa speranza:“Chi fa la Volontà del Padre mio... è mia

sorella e madre”...Per essa con sorrisodi mamma e di sorellaposso baciarti quellaboccuccia che racchiudeil Paradiso.

Vogliamo essere mamme di anime?Riduciamoci a questa semplicità che ha in sétutte le virtù, come il bianco, tutti i colori».

Olga non desiderava altro, mirava a questosolo e praticava intanto tutte le virtù umilmente,alla buona.

Era osservantissima del silenzio; del grandepoi scrupolosa. Per dire un sì da compieta allafine del coro mattutino, tirava fuori dalla tascanotes e matita e scriveva.

Ma se per distrazione durante il giorno lesfuggiva una parola inutile, si faceva un piccolosegno di croce sulle labbra e continuava conten-ta il suo lavoro. Era più umile di cuore che diparole: «Cara Santa Maria Maddalena! – escla-mava spesso – è la mia Patrona» e si succhiava

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e il suo carissimo Ufficio divino additavano allasua ammirazione e imitazione, innamorata deiMartiri di cui il Martirologio le ripresentavaogni giorno un'eroica schiera.

La sua pietà intensa si sarebbe esaurita se laliturgia non l'avesse contenuta e diretta verso idue grandi poli della pietà di Gesù: il Padre e laChiesa.

In principio dovetti contenere nei limiti litur-gici, che non sono limiti ma ampliamenti, anchela sua devozione a Maria, ma poi la lasciai libe-ra di spaziare in questo paradiso, e il Predicatoredegli Esercizi le diede la stessa libertà, invitan-doci, per onorare la Madonna a prendere tutto:scapolare, rosario, segreto del Beato diMontfort, Comunioni riparatrici, consacrazio-ne... Così al largo Olga respirava, ma i suoiocchi contemplativi si riempivano di pensieroquando nelle frequenti lezioni sulla Madonnariascoltava il mio ritornello:

«Figliuole, la devozione più cara a Maria è laComunione della nostra volontà con la Volontàdi Dio che è stata sempre la sua».

Mamma unificava, semplificava.«Maria non ha fatto che la Volontà di Dio e Dio

l'ha voluta Madre sua e Madre nostra. Per questasemplicissima via è giunta al massimo dell'AmoreTrasformante (le ha trasformate perfino le viscere)

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Era semplice anche nella mortificazione.Prendeva come venivano le brode che Assuntacon la sua esagerata passione per la povertà pre-parava assai spesso o senza condimento o senzasale, e gradiva il bocconcino particolare che avolte, vedendola tanto pallida, le lasciavo cade-re nel piatto.

«Grazie, Madre!».Con lo stesso «grazie» gradì il latte di cui

negli ultimi mesi le proposi la cura credendo difarle piacere. Lo prese a tutti i pasti, e seppi soloa cura finita che le rivoltava lo stomaco.

Ma cambiava tattica con le sorelle.Alla chiusa del primo «Capitolo» (le bambi-

ne di Gesù lo chiamarono «capitombolo») pre-parai una pesca per rifornire le cassette di...salumi, scatole di formaggio, barattoli di mar-mellata, pezzi di sapone... tutta roba da tempo diguerra. Com'è, come non è, alla fine Olga avevaprovvidenza per cinque, con grande... sdegnodelle altre piccole superiore e stragrande gioiadelle sue sorelline lontane.

Quando capitava dove c'ero io, mi carpiva unpiccolo sì in un momento di confusione e poiscompariva.

«Dov'è Olga?».«Olga, dove sei?».Sbucava certamente dalla cucina o dalla dispen-

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le labbra con la giocondità che faceva pensare aiSanti Innocenti.

Usciva dal confessionale sempre splendente,anche quando era angustiata. Tutte pensavanoche non avesse bisogno di aiuti straordinari eche il suo Direttore fosse Gesù come per la pic-cola Teresa: «Dominus solus dux eius fuit».

I bisogni li aveva, i consigli saggi li gradiva,ma si mortificava senza farlo tanto capire elasciava la cura della sua anima a Dio. Era poifelice quando Dio provvedeva, quando potevaprocurare alle sorelle «l'aumento della Grazia»,«un bagno nel Prezioso Sangue» gli aiuti dellapietà ordinaria che per lei (caratteristica delleanime semplici) erano straordinari.

«Madre, abbiamo ottenuto la Santa Messa!Oh, bontà di Gesù! ».

«Madre, avremo l'Adorazione il primovenerdì. Che gran regalo ci fa la Madonna!».

Quando poi la Provvidenza interveniva inmodo straordinario davvero, nessuno frenavapiù la sua gioia. Il permesso straordinarissimodella binazione elargita dal Santo Padre allasua casetta di Mestre che le avrebbe offerto lapossibilità di assumere l'abluzione profumatadi Vino consacrato, la fece tramortire di santog a u d i o .

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vedeva la Madonna: dopo le involontarie cadu-te cercava la sicurezza nella mia parola.

E nell'ultima lezione la Madonna illuminò lamia parola proprio per lei:

«Figliuole, la nostra santità, la nostra missio-ne apostolica sta tutta dentro un semplice sì chesolo Maria ha pronunciato pieno:il sì della mente che onora il Padre,il sì del cuore che onora lo Spirito Santo,il sì delle labbra e delle opere che onora il Verboincarnato.

Il s ì di Maria ha glorificato la Trinità; ilnostro, così spesso monco, accontenta appena ilbuon Gesù che conosce la nostra miseria e ha ilCuore pieno di misericordia...».

«Bello!», esclamò Olga come per lo schiu-dersi improvviso di un orizzonte nuovo, e gliocchi le si smarrirono nel cielo leggermenteiniettati di sangue.

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sa che restavano alla sua partenza completamentesprovviste e le sorelline lontane se la vedevanocapitare con tre e quattro fra valigie e pacchi, emagari col seguito di un carrettino ricolmo.

Per provvederle, per curarle, per prevenire iloro bisogni non c'era la seconda, e la sua caritàera così naturale e semplice che ne approfittava-no un po' tutte per farsi scrivere lettere, per farsispiegare il latino, per riudire la lezione di litur-gia, per preparare festicciuole...

Io poi ne abusavo addirittura.«Olga!».«Dov'è Olga?».«Olga... Mamma ti chiama!».E per me, per l'opera, per le sorelle, per i

poveri era sempre in moto.Una delle cause dei suoi ritardi nell'obbedienza

era anche questo cumulo di impegni di cui tutte cicredevamo in diritto di caricarla. Ma la colpevoleera sempre lei: si batteva la fronte smemorata e siprecipitava a eseguire la Volontà di Dio.

Quando era la sua tendenza naturale all'ana-lisi che ritardava l'esecuzione, Olga mi facevapensare al piccolissimo di cui parla la piccolaTeresa, sempre a terra e sempre in piedi nellosforzo di raggiungere la mamma che lo attendea braccia aperte, in alto, sulla scala. La mammaero io in cui la sua miracolosa semplicità di fede

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gonfia di provvidenza e nella sua acclude ilnotes che la invita a segnare propositi e difetticol seguente biglietto: «Gesù vuole da te mag-giore diligenza».

Il notes segna:«Febbraio '43 - Sante obbedienze:Ordine in cameretta.Ordine nel cassetto di mio uso.Ordine nella roba di “Mater Christi”».«Marzo – Non aggiungere il mio parere...».I due notes conservano anche le ultime cita-

zioni (poche) che mostrano dove miravano isuoi sforzi:

«O Gesù mio, perdonate le nostre colpe; pre-servateci dal fuoco dell'inferno e portate in cielotutte le anime, specialmente le più bisognosedella vostra misericordia» (Dal Messaggio diFatima).

«Le anime si istruiscono con la parola, ma sisalvano col soffrire» (Ven. Chevrier).

«Ovunque andrò con Te, mio Dio, le coseandranno come voglio io per Te» (S.G. d.Croce).

«Dove non v'è amore, poni amore e ne rice-verai amore» (S.G. d. Croce).

«Ciò che fa la compiacenza è l'Amore»(Gesù a S. Gertrude).

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IL SÌ DI MARIA

Gli ultimi sforzi della sua anima si eranosemplificati nell'essenziale: l'obbedienza e l'a-more, convogliando le sue ansie apostoliche emissionarie e la sua sete di patire per la salvez-za delle anime.

I due notes trovati fra le sue carte, fissano dal-l'ottobre '42 al marzo '43 i seguenti propositi:

«Ottobre - Nel cuore della mia Madre laChiesa sarà l'amore».

«Novembre – Intensificherà il mio fervorecon atti di amore più frequenti.

O b b e d i r ò ciecamente, prontamente, fort e -mente, senza dire il mio parere.

Mi noterò tutte le piccole obbedienze.Devozione intensissima a Maria».«Dicembre – Idem mese precedente.Obbedienza senza il proprio parere.Segnare le obbedienze.Devozione a Maria.».«La Madonna il 6 gennaio porta a tutte le

quaranta figlie della Chiesa una lunga calza

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Parla di me, ma ella s'affaticò ben più di mee cadde sotto la croce.

Alla Messa parrocchiale della IV Domenicadi Quaresima (28 marzo) mi si accasciò pesan-temente a sinistra: cadaverica, madida di sudo-re, con gli occhi rigati di sangue.

Pensammo a uno svenimento; si riebbe;riprese al ritorno la sua vitalità esuberante. Ma isintomi riapparvero poco dopo. Il medico giu-dicò trattarsi d'influenza e dovetti portarmela incarrozza nella nuova casa della Provvidenza cheaveva tanto sognata per il noviziato, per le stu-denti, per i ritiri delle apostole laiche... e per cuiaveva cantato in cuore tanti «Magnificat».

Nella seconda visita medica si parlò digastrico e Olga confidò a Gina di averlo avutoaltre volte dopo gravi dolori morali.

«Anche stavolta – soggiunse – sarà la stessacosa, perché la sofferenza che provo nel ricono-scermi così lenta nella virtù è tanto grande chetrovo naturale mi scoppi fuori qualche malannoanche fisico».

Alla terza diagnosi il medico sentenziò:meningite cerebro - spinale.

Io mi trovavo momentaneamente a Treviso eGina, l'infermiera, dovette avvertire l'ammalatache il medico consigliava l'ospedale.

«La prima preoccupazione della nostra vir-

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«Mamma di Gesù-Amore, donami il suodolore» (Mamma).

«L'orazione ha un sostegno efficacissimonell'abnegazione di sé, nella penitenza, nellamisericordia verso il prossimo» (S. Padre PioXII, Quaresima 1943).

La penultima della sua Madre, l'ultima delSanto Padre: i due canali da cui alla sua animasemplificata fluiva chiara e precisa la volontà diDio. Ora Dio stesso stava per manifestargliela eOlga che l'aveva sempre cercata e sempre più dili-gentemente seguita era pronta ad abbracciarla cols ì di Maria che avrebbe glorificato la SantissimaTrinità e l'avrebbe fatta come la sua dolcissimaMamma celeste, corredentrice di anime.

La sera del 25 marzo non ne poteva più. Almattino aveva consumato lei l'ultima Ostia e«Mater Christi» era ora senza la Madonna delSorriso e senza Tabernacolo, nel colmo del caosper il trasloco nella nuova casa.

Il sabato 27, prima di mettersi a letto, ne dànotizia alle sorelle lontane:

«Mater Christi – Sabato della Salita... Imisteri dolorosi ci sono stati in pieno: il 3° coldolore di testa acutissimo, il 4° con tanti giri perla casa di Via Carducci da morire su per ilCalvario...».

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treno, di una filovia notturna che mi portasse alsuo letto.

L'ansia di non poter giungere in tempo perfarle consumare da vera Figlia della Chiesa ilsacrificio della vita mi rendeva insensibileall'angoscia del cuore e mi sentii sollevata da ungran peso quando potei dirle la verità:

«Olga, Gesù ti fa un regalone sai: hai lameningite».

Mi sorrise calmissima: lo aveva intuito: losapeva...

«Ma la Madonna ti può guarire... La preghe-remo, Olga. Tu lascia tutti i pensieri a me, anchequello del Giudizio di Dio: sai che i piccoli nonsono giudicati».

«Sì, Madre; grazie, Madre!».Poco dopo Gina le raccontava che il nostro

Cardinale, avvertito subito, ci aveva incoraggia-te a chiedere il miracolo.

«Che senti dentro Olga? Pensi che il Signoreci accontenti?».

«Io non sento niente – rispose sorridendo –io non devo pensare a niente».

Durante una veglia Elisa di Gesù, per il tim-bro aspro della voce, aveva avuto l'ordine di nonparlare e supplicava Gesù di suggerire all'esem-plare sorella un ricordo per lei:

«So che vuoi un ricordo – mormorò sommes-samente l'ammalata destandosi all'improvviso –

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tuosa sorella – scrive – non fu per sé, ma perl'obbedienza e la santa povertà: “Ah, no, Gina:senza il permesso della Madre non mi muovo;sono spese sai!...”. Ma alla sua insistenza:“Lascia il pensiero a me; sento di farlo davantial Signore”, non fiatò più, né la sorella che lastudiava scorse ombra di turbamento sul suovolto.

Giunse intanto l'auto-ambulanza. Con grandecalma pregò che le fossero lavati i piedi perl'Estrema Unzione e si adagiò sorridendo sullabarella.

Fuori si era radunato un crocchio di curiosi,qualche donna, soldati, bambini: i bambini delPatronato che avevano cominciato con lei lapreparazione alla Prima Comunione. Udì paroledi pietà affettuosa: “Poveretta! Poveretta!”.All'ingresso dell'ospedale afferrò l'ordine delportiere: “Isolamento”, e certo comprese.

Ah, quella prima notte! Non ripetè che: sì, sì,sì sommessamente, di quando in quando. Almattino Gina glielo ricordò ed essa scusandosid'averla disturbata, le spiegò che quello era il sìdi tutta se stessa al Signore, perché la natura nonavrebbe voluto la meningite ed ella intuiva beneche non si trattava d'altro... ».

Io intanto alla notizia col «Magnificat» sullelabbra ero corsa alla stazione, impaziente di un

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LA «SUA ORA»

Olga aveva ricevuto evidentemente unaGrazia straordinaria di luce e di forza: un'infu-sione dello Spirito di scienza e di Fortezza cheGesù le regalò per la sua «intensissima devozio-ne alla Madonna».

«Lo Spirito Santo si precipita nei cuori in cuitrova Maria», mi aveva udito ripetere tantevolte, e aveva meditato spesso con me il verset-to della Scrittura che consolava tanto anche laPiccola Teresa:

«Facile cosa è per Te, o Signore, arricchire ilpovero in un momento».

Con la paurosa malattia, accolta da Olgacome una «grande grazia» Maria le ottenne e loSpirito Santo le infuse una sorprendente perfe-zione nell'obbedienza e nella sofferenza che lasua normale virtù non avrebbe potuto spiegare,se è vero, come afferma l'Imitazione, che pochidiventano migliori nella malattia.

Io avvertii subito l'improvvisa trasformazio-ne e lei se ne rese conto chiaramente:

«Come va, Olga, che obbedisci così bene?».

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te lo voglio proprio dare: Non mettere le “codet-te” all'obbedienza. Se tu sapessi come si vedonodiversamente le cose da questo letto!».

Dopo il testamento che volle scrivere subitocon mano tremante, Gina gliene chiese unoanche lei:

«L'obbedienza senza “codette” rispose, efacendo col pollice una piccola croce sulla fron-te, sulle labbra e sopra il cuore, accompagnò ilgesto dicendo: l'obbedienza della mente cheonora il Padre, l'obbedienza delle parole e delleopere che onora il Verbo, l'obbedienza del cuoreche onora lo Spirito Santo». E riassunse concalore l'ultima lezione di «Mater Christi» sul sìdi Maria.

Giuseppina dell'Immacolata racconta che inuna delle ultime notti quando non era più pre-sente a sé, ripeteva ancora con voce sommessa:

«Dio con la mente, il Verbo con la Parola, loSpirito Santo col cuore... ».

Benedetta figliuola! Perfino nell'incoscienzaha imitato la sua cara Madonna! Era ben degnadi «patire e morire come Gesù per la Chiesa eper il mondo».

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«Lo offro alla Madonna che è il Collo delCorpo Mistico», esclamò dopo una stretta chel'aveva tramortita.

A Maria, Tramite delle nostre suppliche edelle divine grazie, le primizie del suo patire,implorante più di ogni preghiera e, come com-pimento del Patire di Gesù, pieno di Grazia «peril Corpo di Lui che è la Chiesa».

Si accentuarono poi i dolori alla testa.«E la tua testa, Olga? Ti duole tanto?».«Mi pare che si spacchi... e sto pensando ai

poveri soldati feriti... coi cervelli fuori...Poveretti!... Offro per loro il mio patire».

Gina la rincuorava ricordandole le « ansieapostoliche» delle Figlie della Chiesa:

«Gina mia, Gina mia, – esclamò, contenendoun grido – che grazia grande tutto questo pati-re... quale grazia, quale grazia, quale grazia!».

Nell'eccesso dei dolori invocava la Madonnacon la sua caratteristica invocazione:

«Mamma cara, Mamma cara!».«Mamma mia, Fiducia mia!», o sospirava:«Passio Christi, conforta me!».«Gesù mio, misericordia!».«Mentre la sorreggevo, racconta Gina, mi

sorprese un momento con gli occhi pieni dilacrime:

“Perché piangi?”.

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«È una grazia, Madre... », e mi riassunse asbalzi ciò che aveva confidato a Gina venti gior-ni prima: «Ho letto nel Battisti che quando un'a-nima resiste a Dio e Dio la vuole a tutti i costi,le tocca il nervo come a Giacobbe... e io l'hopregato di domarmi così!».

«E ti ha esaudito, figliuola... Sì, è unaGrazia! Anche San Giovanni della Croce diceche è una grande Grazia... È l'ultimo colpo puri-ficatore di Dio... dopo viene l'UnioneTrasformante... ».

Il volto pallidissimo s'infiammò di desiderio:«Sì, Olga, o l'Unione Trasformante qui, ol'Unione beatifica in cielo!».

Se fosse guarita, i Doni della Sapienza edell'Intelletto in atto, il sapore e l'intuito perma-nente dell'Amore, le avrebbero anticipato ilParadiso. Questa suprema Grazia che la DivinaBontà accorda quaggiù a qualche sua creaturaprivilegiata, a Olga fu fatta solo intravvedere,ma bastò la speranza a farle pregustare il Cielo.

In questa calma che era già un inizio dellaVita Eterna, volle e poté obbedire e patire comeaveva sempre desiderato, come Gesù obbedien-te fino alla morte di croce per la salvezza ditutti.

Avvertì il primo dolore al collo che le si irri-gidiva sempre più.

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In un'ora di spasimi vide dalla veranda avvi-cinarsi la mamma con la sorella e il fratello, epregò Gina di chiedere alla Madonna un po' ditregua per non addolorare troppo i suoi cari.Poco dopo con uno sforzo supremo riuscì aintrattenerli molto allegramente rievocando lechiassose ricreazioni delle Figlie della Chiesa.

Alla sorella sembrava eccessivo quel suochiacchierare che svelava i «segreti diFamiglia».

«Lo faccio – le sussurrò all'orecchio – perchéla mamma non abbia l'impressione che ho moltomale», e continuò in quel tono mordendosi lelabbra per lo sforzo.

Nei brevi intervalli fra un vomito e l'altro, fraun assalto e il successivo, dimentica di sé siinteressava di tutti:

«Gina, cantano ancora i tuoi reni? E i tuoidenti?».

«Rosetta, hai notizie di Napoli?».«Rosaria, i tuoi stanno bene sai: me l'ha detto

mamma mia».«Gina... Maria... Elisa... Giuseppina... ripo-

satevi; non ho bisogno di nulla».«Qualche volta per accontentarla, scrive

Giuseppina dell'Immacolata, fingevo di dormiree m'accorgevo che con grandi sforzi si girava es'accomodava da sé. Se accorrevo mi supplica-

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“Anche le sorelline di Mater Purissima ierisera hanno pianto per te...”

“Pazzerelle! Perché piangere? Non è lanostra vocazione il patire?”».

Io sapevo quanto ne era convinta, per questopotei dirle franca la verità. E gliela ripetei dopola terza puntura lombare che definì tubercolarela menengite e ci tolse ogni speranza.

«Ho rubato l'Olio Santo, Madre!».I caritatevoli incoraggiamenti dei medici l'a-

vevano un momento illusa e la natura che vuolevivere riprendeva brio...

«No, Olga; solo un miracolo ti può guarire enoi lo domanderemo alla Madonna; ma il tuomale è grave... dovrai soffrir tanto tanto... per laChiesa e per il mondo, Olga!».

Il brio naturale divenne luce soprannaturale:«Sì, Madre... Sono contenta, Madre!...

Preghi solo che Gesù mi dia la forza!».Gesù gliela dava, gliela prodigava: tutti ne

eravamo testimoni: medici, parenti, suore, noi:«Bravo io, ma brava anche lei, suora », pro-

ruppe il medico dopo la prima puntura lombare.Non aveva fiatato, non si era permesso il

minimo movimento. Solo i suoi occhi imploran-ti fortezza si erano inumiditi guardandomi ericercando il Cielo.

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cessi dal Creatore alle sue creature per l'adem-pimento dei doveri naturali.

Ma nell'ordine soprannaturale la sofferenza èun bene superiore, perché Gesù l'ha scelta inluogo del gaudio come mezzo insostituibile diRedenzione.

Olga ricordava benissimo le nostre riserve:«Nel fare ci può essere il gusto della natura e

coi gusti non si salvano le anime. Solo il farevoluto da Dio è redentore e Dio non lo vuolequando manda la malattia.

La malattia è “ciò che manca alla Passione diGesù”. La dobbiamo accettare per la Chiesa,Corpo di Lui.

È l'ora sua che si prolunga sulla terra, e dire-mo: “Padre, salvami da quest'ora? No, per que-st'ora siamo venute” ».

Anche lei aveva lavorato, insegnato, affatica-to come Gesù nell'attesa di quest'ora che avreb-be resa apostolica per mezzo della sofferenzafecondatrice tutta la sua precedente attività; perquest'ora si era fatta Figlia della Chiesa; «perquest'ora era venuta... ».

Adesso voleva viverla intensamente nell'ob-bedienza, senza rimpianti, addolcimenti arbitra-ri, inutili desideri.

«Olga, sforzati di socchiudere un po' le pal-pebre... prova a quietarti un po'!».

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va di star tranquilla e dovevo cedere per nonfarla penare di più».

Una delle buone Suore infermiere la compa-tiva per le sue grandi sofferenze: «So io chevuol dire essere costrette a letto quando si vedeche c'è tanto del bene da fare! L'ho provato l'an-no scorso col tifo... ». Olga la guardò meravi-gliata:

«Ma lei Suora poteva fare un bene maggioredal suo letto che non con la sua attività».

«Capisco - continuò la Suora - si può ragio-nare così per le anziane; ma sentirsi giovani,piene di vita e vedersi condannate per mesi all'i-nazione mentre c'è tanto da lavorare...».

Olga mi guardò stupita:«Ma la sofferenza vale di più!», si accon-

tentò di soggiungere, e lasciò cadere il discorso.Appena fu sola con me, concluse delusa:

«Non pensano, no, come noi!».Ella da vera Figlia della Chiesa pensava che

nell'ordine attuale della Redenzione, il patirecon Gesù Crocifisso supera in efficacia reden-trice l'attività apostolica, e che l'attività peressere apostolica deve risolversi in patire.

Io l'avevo messa in guardia contro il gustodell'azione che non è un male e nell'ordine dellanatura è anzi un bene, come tutti i piaceri con-

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E Giuseppina:«Olga, Salus infirmorum... ».No; la sua Mamma celeste, ella con questo

titolo non la voleva invocare.«Era giunta l'ora.Avrebbe forse detto: Madre, salvami da que-

st'ora?Ma per quest'ora era venuta».

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Dopo l'esortazione che non aveva certo iltono di un comando, mi lasciai sostituire daGina e uscii. Ma fui richiamata d'urgenza. Lafigliuola in preda ai suoi spasimi non volevadisobbedire e lottava con le palpebre che nonvolevano star già. Accorsi e le diedi l'obbedien-za di muoversi e di lamentarsi liberamentecome i bambini:

«Ti solleverai, figliuola, e acquisterai anchemerito».

Dovetti adottare lo stesso metodo per quelpo' che poteva prendere e allora, come una bam-bina, mi chiese il cedro e lo spumante.

Più sorprendente ancora la sua mortificazio-ne spirituale.

Accorrendole al fianco le condussi il buonSacerdote ch'ella chiamava scherzosamente il«Padre nutrizio» e che stimava moltissimo.

«Perché, Madre? – chiese, pur mostrando digradire la mia premura – . A me basta ilCappellano dell'ospedale...». (Un altro buonSacerdote che ben conosceva e, certo, poco pro-digo di inutili conforti...).

«Recita con me un'Ave Maria a voce alta,Giuseppina... Ave Maria gratia plena... ».

Giuseppina che l'assisteva rispose commossa:«Sancta Maria, Mater Dei... ».«Regina Apostolorum, ora pro nobis!».

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l'unità... e l'Amore del Padre sia in noi... e intutti Gesù... ».

Una dopo l'altra le grandi ansie del CuoreDivino dilatavano le sue pupille e il suo cuore.Le aveva condivise nelle meditazioni, nelledolci Comunioni, nell'Ora Santa notturna e neiritiri del I Venerdì del mese che si era tantoindustriata di rendere intimi e attraenti per faci-litare alle giovani sorelle la penetrazione delMistero d'amore nascosto in quel Cuore che hatanto amato gli uomini e che dagli uomini èricambiato con ingratitudini e disprezzi. Persentirle quelle ansie aveva chiesto un cuoresimile a quell'appassionato Cuore e ora il suoera proprio mite e umile come il Cuore di Gesù.

Olga fissò i grandi occhi in alto e seguì conla mente ancora lucidissima l'atto che la disten-deva, vittima volontaria, sulla croce:

«Padre Santo, Gesù ha santificato se stesso,perché i suoi Sacerdoti e quanti per la loro paro-la avrebbero creduto in Lui fossero santi. Noi ciuniamo con voto al suo stato e alle sue intenzio-ni di Vittima.

Consumaci in questa Unità, formando ilnostro cuore come hai formato il suo di SpiritoSanto nel Cuore Immacolato di Maria, perchépossiamo come Lui patire e morire per laChiesa e per il mondo».

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«O MIO PICCOLO GESÙ CROCIFISSO»

Olga pregò invece come Gesù, ripetendo lapreghiera che le Figlie della Chiesa recitanoogni mattina fra le Elevazioni dell'Ostia e delCalice e che ricorda a tutte la PreghieraSacerdotale in cui Gesù, nell'imminenza dellaPassione, ha sfogato col Padre la divina pienadel suo Cuore.

Era la quarta Domenica di Quaresima. DalDuomo il grande Crocifisso miracoloso, espo-sto nel solenne triduo precedente, sarebbe statoportato in processione per la città e tutti si atten-devano grazie al suo passaggio che non ricorda-vano da anni.

Olga, la vigilia – I sabato di aprile – avevaricevuto, felice, Gesù, e si era riconsacrata alCuore Immacolato di Maria.

Oggi con Gesù nel cuore, aveva rinnovati i votireligiosi e ricevuto l'Olio Santo. L'agnellino eracandido, vigoroso e pronto per essere immolato.

«Olga, vuoi offrirti come Gesù per la santitàdei Sacerdoti... dei cattolici; perché siano unasola cosa in Lui... perché siano consumati nel-

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«Per la Chiesa e per il mondo, Olga!».Nei brevi intervalli di sosta, il volto spaurito

si ricomponeva, e forse perché avvertiva l'impo-verimento graduale del pensiero, le sue pupillesempre più dilatate pendevano dalle mie labbra.

L'offerta che più l'avvivava ancora era laconclusione del nostro voto di vittima, suointercalare e delle Figlie della Chiesa di fronteal peso della virtù e del patire:

«Per la Chiesa e per il mondo, Olga!».Uno sforzo di sorriso sempre più vago e una

levata d'occhi al cielo sempre meno coscienteera la risposta immancabile e quasi automatica.Spesso rispondeva premendosi la testa trapassa-ta da fitte fulminee.

In un momento di lucidità quella povera testacoronata di dolore m'accennò d'appressarmi:

«Madre, mi sono offerta per lei e per l'opera».«Quando figliuola?».«A Ischia».«Senza il mio permesso, Olga?».«Anche Monsignore mi ha rimproverato, ma

ormai... ».«No, no, no... non vale, non vale! ».Il gesto d'offerta si ripeté abitudinario per l'u-

nità della Chiesa che doveva incominciare dalla«chiesuola» che esigeva la dedizione del cuore:

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A Olga piaceva tanto l'interpretazionemedioevale del vocabolo santo, e la trascrisse atutte le sorelle. Risulterebbe dalla contrazionedelle due voci sanguigne tictus, cioè san-ctus. Ilsanto dovrebbe essere un tinto di sangue, unsacrificato, un martire.

Questo chiedeva per sé, per noi, per iSacerdoti, per i cattolici. Solo il sacrificio delleloro idee unilaterali avrebbe reso possibile laloro unità, la loro trasformazione in fiamme d'a-more.

Intanto lei faceva la sua parte e si sacrificavacome Gesù per loro.

I tre chiodi della Crocifissione furono le trepunture lombari che si susseguirono per l'incer-tezza causata dai sintomi della menengite cere-bro-spinale e della tubercolare: una curabile el'altra incurabile.

Olga come agnellino mansueto si lasciò tra-figgere, sorretta solo da me, e «non aprì la suabocca».

La seconda trafittura dovette toccarle i nervimotori, perché poco dopo cadde in preda a con-torsioni raccapriccianti che mi ripresentarono alvivo la Crocifissione descritta da CaterinaEmmerich.

«Oh, Olga».«Gesù ti conforti, Olga!».

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«Oh, mio Gesù Crocifisso! – gemetti anch'io– Olga, sei il mio Gesù Crocifisso», singhiozzaipiù forte.

Riaprì gli occhi, si riebbe, mi fissò a lungo.S'accorse che piangevo. La sua povera Madrenon ne poteva proprio più.

«O mio piccolo Gesù Crocifisso», le ripeteifaccia a faccia in tono supplichevole di pre-g h i e r a . . .

«O Mamma mia addolorata!», mormorò conun filo di voce, e mi sorrise ancora.

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cor unum... e il sacrificio della testa: animauna...

Che strazio!Dopo la terza puntura svenne.Stavolta la ripresa del male fu violentissima:

il volto allungandosi si faceva sempre più simi-le al Volto Santo e il lancio delle braccia davaalla sua persona l'aspetto del Crocifisso.

Nell'impossibilità d'aiutarla io mi sentivo mori-re, e dovette intuirlo, perché la udii sussurrare:

«È il distico, Madre! ».Sì, erano i dolori di Gesù che si riversavano

sul suo povero essere e che nella notte del mer-coledì le fece emettere lo stesso grido delSalvatore:

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbando-nato? ».

Il mattino seguente nel trapasso all'inco-scienza ebbe l'ultimo sussulto spasmodico:s'impennò sulla colonna vertebrale irrigidita piùdi un legno di croce; gli occhi striati di sanguesi rivoltarono; il volto apparve livido, sfigurato;e al paziente agnellino sfuggì un altissimogrido:

«Che desolazione!». L'unico, nella malattiadetta dell'«urlo».

Poi ricadde pesantemente sulle nostre brac-cia e restò così sul letto immobile.

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Mi avrebbero ricercato i suoi occhi morenti?Chi le avrebbe suggerito gli ultimi atti di

abbandono, se solo le mamme sanno adattare leparole ai bisogni delle loro creature?

Il tragitto dalla nuova casa all'ospedale mipareva un abisso, e appena me lo permettevano,m'affrettavo a ritornare al mio posto. Stavo benesolo qui, pur soffrendo come Maria ai piedidella Croce.

Avevo tanto desiderato di essere madre dianime! L'implorazione di Rachele era stata peranni il grido spontaneo del mio cuore:

«Fatemi mamma, Signore, altrimentimuoio!».

Il Signore mi aveva risposto comunicandomila tenerezza materna di Maria, le sue gioie ver-ginali e i suoi soprannaturali sensibilissimidolori. Quello che pativo allora era più profon-do di tutti i precedenti: umano e vorrei dire divi-no; di cuore, ma dei Cuori di Gesù e di Mariache soffrirono, il primo per le due Nature, ilsecondo per partecipazione, divinamente, conintensità ineffabile e umanamente, con la piùsquisita sensibilità nostra.

Olga che nel suo fine riserbo «non aveva maidisturbato i colloqui della sua Madre con Dio»non disturbava ora il mio dolore: lo contempla-

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«O MAMMA MIA ADDOLORATA»

Aveva tanto desiderato di vivermi vicina e diavermi al suo fianco nell'agonia. L'aveva chie-sto alla Madonna ed era stata esaudita.

« S o ffro meno, Madre, quando c'è qui lei».Solo l'obbedienza al Cardinale e al precisocomando dei medici poté strapparmi di notteda quel letto. Quando al mattino mi vedevariapparire dalla veranda, il volto le si infiam-mava di gioia e si disponeva a riposare comeuna bambina.

«Fa la “bambina di Gesù”... », e per qualcheminuto riposava davvero. Nei primi due giornifui isolata con lei; poi si concesse l'ingresso atutte e allora dovetti cedere all'insistenza dellemie figliuole e lasciarla qualche ora anche sulmezzodì.

Il sacrificio fu grande per Olga, e per meimmenso. Dovevo fortificarmi con la medita-zione della Madonna presente solo in spiritoall'agonia, alla flagellazione, ai ludibri nei tribu-nali, all'incoronazione di spine del suo Gesù.

Il delirio predettomi dai medici l'avrebbe sor-presa nella mia assenza?

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vedeva che la mia missione era di sacrificarla emi voleva umile e forte come la Madonna.

«Madre, mi dia un bacio».Solo alla Madonna avrebbe chiesto un bacio

e glielo deposi con riverenza sulla fronte.«Ecco le sue figlie – pareva volesse aggiun-

gere – io vado... resti con loro... ».«Sorelline, ecco la Madre vostra: obbedite,

obbedite, obbedite... » e lasciò a tutte questosolo testamento.

Comprendevo che Dio mi domandava per laChiesa, per il Papa, per la nostra piccola operanon ancora abbastanza provata, l'immolazionedel mio Isacco e speravo a momenti che la manodi un Angelo trattenesse la mia.

«Madre, mi permetta di morire!», mi sup-plicò in un attimo di prostrazione.

«No, figliuola, ti permetto solo di patire!».Ma appena la Volontà di Dio fu chiara non la

trattenni più e immolai come la Madonna la miaprimogenita per la salvezza del mondo.

«Madre, Madre, la testa mi va via...».«Lasciamola andare nel Cuore di Gesù, Olga!».I suoi occhi insanguinati mi guardarono muti

tre giorni, i tre lunghi giorni del delirio e laspada del dolore trapassò il mio cuore, come ilCuore della Vergine nelle tre ore eterne dell'ago-nia di Gesù. I medici, le Suore, le sorelle erano

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va soltanto come Gesù dalla Croce e si sforzavadi alleggerirmelo.

«Che lasci alla Madre in testamento, Olga?»,le chiese Gina.

«L'Amore!», rispose prontamente, senzariflettere un istante.

L'Amore di cui la Fortezza è un Dono, per-ché la fortezza ordinaria, virtù cardinale, nonsarebbe bastata a sorreggermi.

«Vedrà, Madre, quanta forza le darò!», mipromise ancora, certa di poter presto disporre,come figlia, di tutte le ricchezze di Dio.

Si disse che delle due Mamme presenti al suopatire quella che appariva più mamma ero io;eppure ho visto la sua povera madre in un'ango-scia da far pietà. Olga dovette notarlo, e strin-gendomi la mano col bel sorriso che dissipavadi solito tutte le mie pene, mi ripeté più volte ilsuo abituale rimprovero:

«Mammuccia!».Anche la sua Madre doveva accogliere con

l'abbandono dei piccoli incoscienti quel grandedolore e sopportarlo per la Chiesa e per ilmondo; anche lei doveva essere una «bambinadi Gesù», una «Mamma bambina».

Ci comprendevamo e ci aiutavamo così: inalto, nel piano soprannaturale, o meglio, inbasso, nel piano della nostra piccolezza. Ella

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nosi, mi lanciava, tra uno sforzo e l'altro, sguar-di pieni di riconoscenza e di supplica che rive-lavano quanto credeva di abusare della mia assi-stenza e come avrebbe preferito di poter inge-gnarsi da sola.

«Sarà contenta di avere per infermiera laMadre!», le disse il Sacerdote fra gli altri moti-vi di consolazione.

I suoi occhi mi fissarono con uno sguardo chepareva venisse dall'eternità e poi sorrisero alSacerdote per compiacenza. Lo stesso riserbo conle sorelle. Le respingeva amabilmente nelle cureche, per gli studi di medicina fatti alla Scuola«Malta» di Roma, sapeva di competenza delleSuore infermiere, e, perfino nel delirio, con ungemito e col gesto energico della mano tentò dicontrastare l'opera dell'infermiera stessa che s'ap-prestava a sollevarla con più libertà, trattandosiormai, si credeva, di un povero corpo inerte.

Il movimento era stato ordinato dal medico enon si poté ometterlo.

«Olga – gridai allora a voce altissima, perchédal mattino aveva mostrato di non avvertire piùnulla, nemmeno la luce appressata alle pupille –Olga, mi hai sempre obbedito; per amore diGesù, obbedisci ancora».

Il braccio proteso dal moto di ripulsa, ripresesul petto il suo atteggiamento di pace.

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tutti attorno a quel povero corpo che si disface-va come il granello di frumento in questa terrad'esilio, ed io ero tutta china sulla sua anima checon l'incoscienza dei piccoli doveva attraversa-re il buio pauroso della morte.

Tremavo per ciò che le esperte suore ospita-liere mi avevano detto di quello stato; dellescene lubriche di cui, in quel reparto, erano statespettatrici. Invece il Signore mi risparmiò que-sta spada che non poté trafiggere la Madredell'Agnello Immacolato. Il corpo del nostroagnellino rivelò fino all'ultimo la purezza, l'ob-bedienza, la carità della sua anima innocente, oper la stola battesimale incontaminata, o per ilavacri del Sangue di Gesù che è detto dallaLiturgia: «restitutor innocentiae».

L'obbedienza ai Medici l'aveva costretta adabbandonarlo alle Suore infermiere dell'ospeda-le: a una soltanto, perché bastava concedergli ilnecessario e nei limiti consentiti dalla purezzaverginale di cui era gelosissima.

«Se proprio devo lasciarmi curare, mi curisolo una Suora e sempre lei».

Della sua Madre, delle sue sorelle non sentivail bisogno per questa parte di Marta a cui avevadata tanta importanza nella sua carità verso glialtri e così poca nel suo rigore verso se stessa.

Quando le reggevo la testa nei vomiti affan-

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sorelle, e alla sera, esausta, aveva dovuto met-tersi a letto, per non rialzarsi, guarita, più.

Ora si ridonava nel delirio a tutte e giocherel-lava con la medaglia della mia MadonnaAddolorata come un bambino di pochi mesi.

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Lo stato di incoscienza fu sopra tutto rivela-tore della sua tenerezza per noi in Dio.

Oh, come aveva compreso questa buonafigliuola il Comandamento del Signore:«Amatevi l'un l'altro come io vi ho amato».Amatevi come le mamme amano le loro creatu-re, perché io vi ho amato così...

«Olga, siamo qui tutte: le tue sorelle, Olga, latua Madre... ».

La pupilla scialba e nuotante nell'umorevitreo ammorbato, non ci vedeva più; i nostrisospiri non giungevano più al suo orecchio e alsuo cuore... ma parlava, parlava sottovoce;voleva; insisteva...

«Pronte, la campanella è suonata...Fate ordine... via quelle scarpe...Venite, venite, è la festa della Madre...Presto... due dolci per ciascuna... un po' di

tutto per ogni sorellina... ».Fedeltà all'orario, obbedienza, ordine (i tre o

raccomandati tanto da mamma) e carità: caritàsoprannaturale e naturale come quella del Cuoredell'Uomo-Dio fatto di vera carne e di EternoAmore: «in sinu Vi rginis Matris a SpirituSancto formatum»: carità fino al «cor unum etanima una», alla «consumazione nell'unità».

A questo avevano mirato i suoi ultimi sforziil 25 marzo: festa di Maria, della Mamma, delle

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Olga aveva sognato il posto che l'attendeva;nella malattia l'aveva intravisto, gli occhi ful-genti di speranza e di beatitudine.

«So chi andrà prima alla Chiesa Tr i o n f a n t e ! » .«Oh, il bel posto che Mamma sogna: uno

sgabellino ai piedi della Madonna! ». In feb-braio pareva che l'apertura della nuova casa nondovesse imporre la chiusura della vecchia.

«È l'anno delle “succursali” – scriveva alle sorel-le – una succursale a Ischia: “Mater Intemerata”una succursale a Treviso: “Mater A m a b i l i s” e forseuna succursale a Mestre: “Mater A d m i r a b i l i s”, e colsuo entusiasmo che precorreva sempre la realtà miaveva proposto per la pala del nuovo altare la«Mater A d m i r a b i l i s» di Trinità dei Monti che nelprimo anno romano l'aveva rapita. Poi il progettoandò a monte. All'ospedale ricordai la piccola delu-sione e sperando di conservare all'opera, col sacrifi-cio della mia insostituibile segretaria l'esistenza pre-ziosa dell'ammirabile figliuola, l'offrii alla Madonnaper la prima nuova fondazione che mi sarebbe statar i c h i e s t a :

«Olga, se la Madonna fa il miracolo, sarai lasuperiora di “Mater Admirabilis” ».

Sorrise come un bimbo felice.«E se andrai invece in Paradiso, fonderai

“Mater Admirabilis” lassù, e nessuna casettasulla terra porterò questo nome».

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«MATER ADMIRABILIS»

Offersi a Dio il mio dolore per le madri tantostraziate in questo tempo di guerra e restituii aMaria la mia e sua figliuola con le parole del-l'antico Giobbe capace di placare anche i doloridelle madri: «Tu me l'hai data, tu me l'haitolta...», sia fatta la tua volontà, per grande chesia la mia angoscia.

Ma mi affiorava dal cuore una parola piùdivina e consolatrice: «Quando sarò andato aprepararvi il luogo, verrò a voi e vi prenderòcon me, affinché dove sono io siate anche voi».

Maria non mi aveva data la mia figliuola pertenermela, ma per prendersela con sé, dove Ellaera e «dove Iddio, ricco di misericordia, già ciha fatto sedere in Cristo Gesù».

«La tristezza non doveva riempire il miocuore». Se la sarebbe presa delicatamente comefanno le mamme coi loro piccoli addormentati;e io, rassicurata, mi disposi a porgergliela, per-ché il trapasso su quell'abisso avvenisse senzascosse.

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Avrebbe varcato l'abisso al collo dellaMadonna. Che poteva temere? I piccoli nonavvertono i pericoli.

I suoi peccati non esistevano più: la Scrittural'assicurava che Dio li aveva sprofondati nelmare e dimenticati. Ella credeva alla Parola diDio, all'efficacia della remissione sacramentale,alla virtù purificatrice del Sangue di Gesù.

L'Atto eroico di Carità: «Mio Dio, in unionedei meriti di Gesù e di Maria, Vi offro per leanime del Purgatorio tutte le mie opere soddi-sfatorie e quelle da altri a me applicate in vita,in morte e dopo la mia morte». Questo sì pote-va ritardarle il riposo beatifico ai piedi di Maria.Non l'aveva fatto consistere in un affare spiri-tuale per carpire d'un colpo il Paradiso, ma perdare alla Chiesa Purgante più di quanto immo-lava la Militante: il suo Cielo, come Gesù che«per noi uomini e per la nostra salute discese dalCielo» e patì il suo purgatorio sulla terra.

Maria le avrebbe però addolcito il tempora-neo sacrificio col suo sorriso ammirabile. Oh,questa gioia la poteva sperare imminente!L'aveva promessa la Madonna stessa ed ellaaveva propagato a gran voce, fra i semplici, ilsegreto per... vedere Maria!

Le ricordai la deliziosa pagina delle

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Sorrise ancora di più, felicissima, radiosa, gliocchi oltre la veranda da cui non si vedeva checielo.

Nell'affresco di Trinità dei Monti, ultimatodagli Angeli, Maria è raccolta nel suo lavoro enella sua contemplazione, il piede destro soprauno sgabellino che pare attenda il piccoloGesù...! Il paradisiaco della prodigiosa immagi-ne è non si sa dove: nella posa, nell'espressionedella Vergine, nella pace del paesaggio nazare-no, in tutto: l'affresco rappresenta la terra matrasformata in cielo.

Gina uscì una sera dalla veranda, invitandolaa guarire. Olga la seguì con gli occhi sorriden-do, l'indice oscillante sulle labbra:

«No, no; vado a “Mater Admirabilis”... a“Mater Admirabilis”...».

La vedemmo spesso negli intervalli di tre-gua, fissa da quella parte dove c'era il «suo teso-ro e il suo cuore».

Ma si parava di mezzo un buio abisso... Isuoi peccati le avrebbero forse ritardato il sog-giorno in quella pace...

L'Atto eroico di Carità ripetuto eroicamentetante volte, l'avrebbe relegata in Purgatorio...No: questi pensieri non turbavano la «bambinadi Gesù», la «bambina di Maria», la «fanciulla,come Teresa di Lisieux, della Santa Chiesa».

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no da vivi, o che almeno facciano in questa vitaquel purgatorio che dovrebbero fare nell'altra. Eperciò l'anima che passa per questo stato di con-templazione (notte oscura dello spirito) o nonentrerà in purgatorio, o vi sarà trattenuta benpoco» (N.O., c. VI).

Gina in un momento opprimente la confortòassicurandola che quanto stava soffrendo facevaparte della «notte oscura», il purgatorio di«fuoco amoroso» che le avrebbe risparmiatol'altro di «fuoco materiale».

«Chi te l'ha detto?».«La Madre... sai che ha il “pendolo”!».E scherzando la sorella, coll'intercalare del

Padre Predicatore della “Notte”: «ne vale la pena,sa, ne vale la pena». Olga mandò un lungo sospi-ro verso il Cielo ed esclamò infiammandosi tutta:

«Ne varrebbe la pena! Ne varrebbe la pena!Magari!».

La speranza del Cielo, del suo posticinoumile ed alto ai piedi di Maria, dell'undecimafondazione celeste di “Mater Admirabilis” lapiù eterea e sicura, colorò di Paradiso i crepu-scoli della sua intelligenza e della sua vita, i duesolenni momenti che ci strinsero tutte attorno alsuo letto col Sacerdote.

Non vedeva quasi più; rispondeva a monosil-labi, saltuariamente, alle Litanie dei Santi; le

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“Insinuationes divinae pietatis” di Santa Gertrude:«... La Santa Vergine disse a Gertrude: “A chi

mi saluterà con devozione e mi chiamerà Gigliocandido della Trinità, Rosa risplendente diParadiso, io farà vedere ciò che posso per laonnipotenza del Padre, quali industrie per lasalute degli uomini mi fornisce la sapienza delFiglio, e di quanta misericordia trabocca labenignità dello Spirito a riempire il mio Cuore”.La Santa Vergine aggiunse poi: “In quell'ora incui l'anima che mi avrà così salutata abbando-nerà il suo corpo, io le apparirò nello splendoredi tale bellezza, ch'essa pregusterà a sua grandeconsolazione qualche cosa delle gioie delParadiso”. Gertrude le indirizzò allora laseguente salutazione (che recitai con Olga perl'ultima volta): Io vi saluto, candido Giglio dellagloriosa e sempre pacifica Trinità; vi saluto,Rosa risplendente del Paradiso: o Voi, da cuivolle nascere, e del cui latte volle nutrirsi il Redei cieli, abbeverate le anime nostre cogli efflu-vii della divina grazia».

Olga era abbeverata di divina passione, dellagrazia di dolore più desiderabile quaggiù e io poteifarle sperare, sulle sponde dell'eternità, oltre il sor-riso di Maria, lo sgabellino sospirato ai suoi Piedi.

«Può dirsi – scrive San Giovanni della Croce– che i provati in tal guisa discendano all'infer-

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abbandonare quel corpo verginale che si era stan-cato e logorato nelle lunghe adorazioni eucaristi-che, in una cella mortuaria, lontano dal suoTabernacolo, dalla sua Madonna del Sorriso, eordinai col permesso dei medici il trasporto del-l'ammalata nella nostra nuova «Mater Christi » ,ove fu eretto d'urgenza l'altare su cui l'indomani,vigilia della sua morte, sarebbe stata celebrata laSanta Messa, e da cui le sarebbe stato portato perl'ultima volta il Viatico d'Amore.

In quel sabato – 10 aprile – ricorreva anche lafesta della mia Beata Madre che Olga amava tantoe di cui possedeva in pieno lo spirito apostolico.Eressi davanti al suo letto un altarino con la caraimmagine rapita in Maria Addolorata e accesi dueceri per un'ultima implorazione che avrebbe potu-to ancora ravvivare quella vita spenta e ottenere ilm i r a c o l o .

Olga, fino allora immobile, sollevò adagio latesta, aprì gli occhi, protese il braccio destroverso quell'abbaglio di luce e sorrise...

Fu il suo ultimo sguardo, il suo ultimo sorriso.Quando le posi fra le dita della mano destra

la nostra piccola Madonna di gesso, tante voltepresentata al Santo Padre e da Lui benedetta,non diede segno di accorgersene, ma non ci fupiù possibile sollevarla, nemmeno nell'affanno-sa agonia, del caro peso che la gravava sul petto.

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ultime preghiere della «Raccomandazione del-l'anima» erano finite; la tenue lampada pareva lìper spegnersi.

«Manca una cosa» sussurrò a palpebre chiu-se, impercettibilmente.

Noi ci eravamo sempre intese più per comu-nione spirituale che per simpatia sensibile, inDio più che fra noi, e io intonai col pianto ingola la «Salve, Regina».

«Salve Regina, Mater Misericordiae, vitadulcedo et spes nostra, salve...».

Il volto della delirante, teso nello sforzo dell'estre-mo desiderio, si spianò; le labbra seguirono visibil-mente la cadenza gregoriana che si diffondeva inquel luogo di dolore come onda di rassegnazione:

«Ad te clamamus exules filii Evae, ad te suspi-ramus gementes et flentes in hac lacrymarumv a l l e . . . » .

Dopo il primo anelito Olga si smarrì. Nongemeva, non sospirava con noi, lei, così prossimaall'incontro con Gesù esposto nell'Ostensorio dellaMadre sua!

«O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! ».Le labbra ripresero il moto lento e prolunga-

to delle tre invocazioni finali, estremi sospiridell'esule figlia verso la Mamma intravvistanella Patria; poi non ci seguirono più.

Non volli lasciarla morire lì; non mi sentii di

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LA CHIESA MADRE

Su questa piccola vittima agonizzante pertutti, la Chiesa, di cui tutti siamo membra, sicurvò come tenerissima Madre, quasi a ricam-biare lo zelo con cui la sua umile figlia l'avevaamata e fatta amare.

«Conoscere e amare la Chiesa, lavorare esoffrire per il suo trionfo» è il programma apo-stolico dell'opera. Olga aveva ricercato e studia-to con passione le Opere sul Corpo Misticodelle nostre bibliotechine formative, leEncicliche e le Pastorali che direttamente e indi-rettamente ne trattano, avida di sempre nuovaluce, impaziente di sempre nuovi studi e tratta-zioni. Sognava una Pastorale del nostroCardinale tutta sull'argomento prediletto... egustava le lettere di San Paolo, perché ne sonola più esplicita Rivelazione.

Il suo amore alla Chiesa poteva sembrareperfino esagerato. La sua buona mamma rac-conta che in una visita alla famiglia ebbe occa-sione di intrattenersi con tutte le sue compagned'associazione desiderose di rivederla e di riudi-

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La mano dell'agonizzante se la strinse tutto quelgiorno e il successivo, fino alla morte. Dopo,per conservare il prezioso ricordo, dovemmoforzare le dita irrigidite nella stretta.

Il volto impressionante come quello delSalvatore, il povero corpo «laborans in extremoagone » ci richiamavano i lamenti profeticiapplicati al Divino Paziente: «... mi circondaro-no i dolori della morte... le acque penetrarononell'intimo dell'anima mia... venni nell'alto maree le onde mi sommersero... ». Ma la piccolanaufraga in quel mare amaro stringeva Maria,l'Ancora della salvezza, e Maria la sua dolceMamma era certamente lì nell'attesa di stringer-sela al cuore per sempre.

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frenata solo dall'obbedienza. Ma non si lasciòmai illudere dalla naturale tendenza a fare, e dazeli insubordinati o indiscreti. «Semper quaeta,semper agens» come il Signore, non s'arrestava,né trascendeva; pronta a ritrovare l'equilibrionella Volontà di Dio espressa dai Superiori, e lamassima soddisfazione di fare nel patire.

Se nella sua completa e armonica figura diFiglia della Chiesa una caratteristica emerse, fuil suo soffrire accettato, desiderato, voluto,amato, abbracciato con passione per il trionfodella Madre Chiesa.

Dove non poteva arrivare con lo studio e lafatica, dove sentiva insufficiente l'amore, accor-reva col dolore, perché non c'è amore più gran-de di questo: dar la vita per coloro che si amano.

E la Chiesa le fu attorno più tenera di unaMadre nelle ore in cui pativa e moriva per lei.Fino alla vigilia della morte il Sacerdote leportò ogni giorno l'Amore sacramentato, inframmenti, alla fine, spiando con l'ineffabileViatico fra le dita un barlume di conoscenza. Leamministrò il Sacramento glorioso dell'EstremaUnzione quando l'anima era capace di avvertirel'onda fortificante di quest'Olio benedetto che«corrobora il tempio di Dio »; dolce ricambiodell'ardore con cui Olga aveva sempre parteci-pato alla consacrazione degli Olii il Giovedì

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re la sua brillante parola. Ma restarono deluse econquise. Olga non parlò che della Chiesa, suacara Madre: argomento poco interessante perquelle buone figliole cui l'infiammata oratriceparve un... quaresimalista. Amava intensamentel'Opera, perché l'Opera ama la Chiesa ed erafelice quando esaltavo gli Ordini e gli Istitutiche ne sono i fiori.

«Le Figlie della Chiesa come umili api devonosucchiare il nettare. Oh, l'amore al silenzio deiCertosini, figliole! L'amore alla lode divina deiBenedettini! L'amore alla contemplazione deiCarmelitani! L'amore alla verità dei Figli di SanDomenico! L'amore semplice alla povertà deiFigli di San Francesco! L'ardore apostolico deiGesuiti! l'amore ai miseri delle Congregazioni dicarità! L'amore ai piccoli delle Congregazioniinsegnanti!... Il nostro amore alla Chiesa deveessere il miele di tutti questi amori ».

Il suo era così, senza tare egoistiche, egocen-triche, particolaristiche. Era felice di aiutare e diessere aiutata da iniziatrici di altre opere e morìlasciando a mezzo la corrispondenza con unaPaolina della prima ora, una fondatrice di Napolie una geniale apostola di carità veneziana.

Lavorò per la Chiesa; per la piccola chiesavicina prima e poi per tutti: poveri, bambini,malati, soldati, studenti... fino all'esaurimento,

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e dopo la morte venne benignamente a pregarenella cameretta «santificata dal suo patire». Unirresistibile impulso mi spinse anche a implora-re una benedizione per la piccola martire dalSanto Padre. L'aveva tanto amato, offriva la vitatanto generosamente per Lui! La Santa Chiesasua Madre era sopra tutti Lui, così maternoanche con lei nell'ultima udienza...

Mandai un telegramma e ne fu felice. Daquella Camera dei Palazzi Apostolici verso laquale aveva tanto teso occhi e cuore nei nostrifrequenti ritorni a San Pietro, la mano paternadel Papa si alzò benedicente sulla figliuolinaagonizzante che «nel suo Cuore aveva volutoessere l'amore» e l'assicurazione telegrafica cigiunse dopo la morte.

Le figure sante e più venerate si appressavanoconfortatrici e svanivano nella nebbia della suamemoria invasa dalle immagini più sensibili e vivedelle sorelle e della Madre sempre vicine al suoletto e al suo cuore, della sua «chiesuola» più pros-sima e cara. Poi si dileguarono anch'esse e l'ecodella mia voce destò l'ultima risonanza della sua:

«Ah, Madre!».La «chiesuola» restò lì in preghiera, alternan-

dosi fra Gesù nascosto nel Sacramento d'Amore eGesù nascosto in questa sua immagine di dolore.

«Mio caro Gesù, quanto sarei felice se impri-

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Santo e alla Consacrazione degli Unti delSignore nei Sabati delle Quattro Tempora. Leassoluzioni sacramentali la rituffarono nelSangue Redentore di cui era stata tanto avida invita, e i sacramentali di cui era stata zelatrice lefurono moltiplicati. La Chiesa moltiplicò coisuoi Doni divini anche i suoi divini conforti.

Il reverendo Arciprete di Mestre la visitòpaternamente, la lasciò consolata e uscì dall'o-spedale edificato:

«Suor Olga, lei è pronta a lavorare ancora,“non recusat laborem” ma è pronta anche adandare in paradiso, non è vero? ».

«Sì, Monsignore: per me andare o restare è lastessa cosa ».

Appena seppi la gravità della sua malattiasollecitai le preghiere del nostro Cardinale dicui aveva tanto desiderato la paternità, perchécome Cardinale, era più vicino al Papa dei sem-plici Vescovi, come Religioso avrebbe direttocon competenza la stesura delle costituzioni,come Carmelitano avrebbe compreso la Madre.E poi il motto del suo stemma era l'ideale delnostro «ut unum sint» a cui Egli aveva consa-crato l'eminente attività apostolica e per cui ellaora s'immolava come il suo Sposo di Sangue. IlCardinale mandò sollecito benedizioni, confor-ti, assicurazioni di preghiere, preziose Reliquie,

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Esso appariva sempre più imminente e iointonai le litanie lauretane:

«Sancta Maria!...Mater Admirabilis!...Regina Angelorum!... ».Il respiro saliva affannoso, flebile, intermit-

tente:«Maria Mater Gratiae,Mater Misericordiae,Tu nos ab hoste protegeet mortis hora suscipe ».Il sudore le gelava la fronte:«Cor Jesu, salus in te sperantium!Cor Jesu, spes in te morientium! ».Due lagrime, prime in tanto patire e ultime,

ci avvertirono che stava per appressarsil'Amore:

«Salve Regina... Jesum benedictum fructumventris tui, nobis post hoc exilium ostende... ».

Un anelito ancora... l'ultimo:«Gesù! Maria! ».Maria e Gesù erano lì con noi.Il fiore di passione, paonazzo di sangue

aggrumato, scolorì all'improvviso come alsopravvenire di un'estasi, e dopo il «De profun-dis» io intonai il «Magnificat» per la pace che sidiffuse intorno.

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meste su di me l'immagine dei vostri dolori»aveva scritto nel suo notes. Ora il suo volto conle palpebre socchiuse, a momenti cadaverico, amomenti paonazzo, nella lieve cornice deicapelli crespi, assomigliava in modo impressio-nante al Volto Santo « trasfigurato dal doloresotto il torchio dell'amore» (notes).

Vennero premurosi i medici non chiamatiquasi pregando di poterla assistere ancora e s'in-dugiarono pensosi a contemplarla. Vennero lemie buone Madri nella loro pietà, le Suore ospe-daliere nella loro carità, i suoi cari e la sua pove-ra mamma e si susseguirono in cappella studenti,sfrattati, bambini per farla rivivere con le loropreghiere. L'indomani, Domenica di Passione,ultimo giorno della sua vita, le immagini di GesùCrocifisso scomparvero sotto i veli violacei nellesquallide chiese, e noi, piccolo gruppo dellaPietà, lo contemplammo ancora morente fino anotte inoltrata in quell'immagine viva di Lui.

Il Sacerdote, fedele come San Giovanni, nonla lasciò mai e le preghiere degli agonizzantifinivano per ricominciare sommesse nel silen-zio sempre più incombente: fiduciose implora-zioni della Chiesa Militante alla ChiesaTrionfante che sola poteva confortare e sorreg-gere la piccola anima nell'istante da cui pendel'eternità.

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corona del Rosario, dono del Sommo Pontefice,e un ramoscello d'olivo che nella Domenica dellePalme dell'anno precedente ella aveva agitato coifanciulli del popolo per far festa al Signore.

All'albeggiare fu celebrata la prima Messa epoi un'altra e un'altra ancora. La Santa Chiesacontinuò a prodigarsi maternamente e il sensodi pace investì Sacerdote, Suore, studenti, bam-bini, perfino i piccoli sfrattati renitenti a ognidisciplina. Chi entrava nella cappella immersain una luce calma di cielo, s'arrestava sullasoglia, genufletteva adorando, s'avvicinava alnostro Giglio tutto chiuso nel suo candore erespirava pace. I piccoli, non solo non avevanopaura, ma si dovettero allontanare con dolceviolenza per dare il turno a tutti.

Quale pace!Il suo notes diceva: «Colui che abitualmente

vive unito con Dio ed opera secondo le suesante ispirazioni, necessariamente, senza cheegli vi pensi diviene il modello vivente di colo-ro che lo circondano, poiché tacitamente diceloro: imitate me, come io imito Cristo». Olga lodiceva anche morta; la sua salma tacitamenteparlava di pace; continuava a compiere il suoufficio di Figlia della Chiesa, ramoscello dipace alla Mensa del Signore:

Sicut novellae olivarum Ecclesiae filiae sintin circuitu Mensae Domini.

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«SICUT NOVELLAE OLIVARUM»

La salma verginale composta nella sempli-cità della sua veste bianca fu subito collocatadavanti al SS. Sacramento, nel posto doveaveva trascorse le ore più belle della vita egustate delizie ignote a chi non ama il Signore.Qui l'avevo sorpresa tante volte col voltoinfiammato e gli occhi splendenti di lagrime,avida di «immergersi in Lui come una gocciad'acqua nel mare in modo che nessuna creaturapotesse più trovarla ».

Il suo notes conserva queste infuocate aspira-zioni:

«Accrescete in me l'Amore; che io impari agustare col cuore quanto sia dolce l'amare e illiquefarsi e il nuotare nell'Amore» (P. Claut).

Ora il suo cuore palpitava in Dio e il corpomartoriato con le tracce ancora visibili della suapassione, riposava in pace.

Quanta pace!Si diffondeva dal Tabernacolo, dalla Madonna

del Sorriso, dal suo volto di cera leggermenteinclinato e come in adorazione.

Le mani congiunte sul petto stringevano la

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tanto silenzio e tanta adorazione per potergustare qualche goccia di quella ineffabile leti-zia che riempie di Cielo gli Angeli e gli uomini»(La Pira).

Il Martedì di Passione, quando giunse lapovera cassa d'abete, sentimmo che si staccavada noi non un corpo esangue, ma un Sacrariodella Trinità, una piccola «turris eburnea» «fon-data nella pace» in cui si era stabilito il Regnodi Dio che è «pace e gioia nello Spirito Santo».

La composi; l'affidai agli Angeli dellaRisurrezione e alla Madre Chiesa che superatutte le madri nelle delicatezze verso i corpi deisuoi figli predestinati alla gloria.

Il funerale fu il più povero e il più ricco chesi potesse desiderare: povera la bara, pochi fiori,qualche cero e tutti i Sacerdoti della Città oltredue da Treviso, tutte le rappresentanze delleReligiose con le loro fanciulle, la gioventù el'infanzia che popolava «Mater purissima» e intesta con la croce il gruppo cencioso dei piccolisfrattati. Chi aveva annunciato la morte? Chiaveva chiamato quel misero popolino da SanGiuliano?

Sull'umile salma caduta proprio là nelTempio del Signore come per un'improvvisadecollazione e che stava così bene presso leReliquie dei Martiri, furono celebrate tre Sante

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Aveva cercato qui la tranquillità interiore, la«pace» promessa «in terra alla buona volontà»frutto di sforzo: uno dei più soavi «frutti delloSpirito Santo». Il sonno le aveva spesso di sor-presa appesantite le palpebre nell'orazione: ledistrazioni erano sopraggiunte insistenti adimportunarla; la dissipazione aveva tentato difarle abbandonare il suo posto. Ella aveva allo-ra ricordato che Gesù vuole «la guerra e non lapace» sonnolenta e illusoria dei pigri e dei tiepi-di, e aveva reagito e lottato da vera Figlia dellaChiesa Militante. Allontanandosi poi dalTabernacolo vi aveva sempre lasciato il cuore,in «Gesù sua Pace» o si era portata in cuore eaveva diffusa intorno a sé (quale premio!) lapace di Gesù che «supera ogni sentimento».

Ora il suo cuore partecipava di quell'abitudi-ne virtuosa al raccoglimento, all'introspezione;di quel premio ineffabile, e pareva in ascolto diarcane parole, di inaudite melodie.

Nell'immobilità della morte esprimeva idesideri dello spirito affidati al suo piccolonotes e ora pienamente appagati:

«Che io cammini con l'anima silenziosa eraccolta per ascoltare le parole di vita che sal-gono dolci e soavi dall'interno del mio esseredove voi risiedete» (E. Poppe).

«Che la Madonna Santa ponga nel mio cuore

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Con tutta la Chiesa Trionfante: Ave Maria...»Cassa, bambini, fiori si confondevano in un

solo candore: la piccola apoteosi della terraattutiva il dolore nella pace.

Che divina pace!Quando la fossa fu pronta le Figlie della

Chiesa risollevarono il caro peso sulle loro spal-le e lo deposero delicatamente sulla terra.

«De profundis... » intonò il Sacerdote.«Laudate pueri Dominum... ».«Magnificat anima mea Dominum... » intonai

io «... quia respexit humilitatem ancillae suae ».Scomparve così, umilmente, piccola fra i picco-

li; non ancora religiosa fra le fosse delle Religiose;non ancora giuridicamente Figlia della Chiesa, ellache lo era stata fino in fondo all'anima...

Fu questo il filo che esitò più di tutti a strappare,perché era il più legittimo e il più santo, e chestrappò gemendo quando fu proprio certa di morire.

«Ah, Gina, io muoio e dopo verrà l'approva-zione!».

Così l'anima s'era sciolta da tutto e sullapovera fossa la Croce comune ricorda: Olgadella Madre di Dio – Figlia della Chiesa, per-ché innestata in Cristo nel Battesimo.

«Tutto ha valore di mezzo, figliuole. È il fineche conta, e il fine è l'Amore.

Ella era nell'Amore, e prima di noi esuli

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Messe; poi il candore dei piccoli fece largo alcorteo verso il Camposanto.

Gli sfrattatini ora seguivano stanchi, certa-mente digiuni, con la prospettiva di altri cinquechilometri al ritorno, e di chissà quale miserodesinare...

«Basta, bambini; andate a “Mater Christi”pranzate lì».

Mi imposi perché mi facevano pietà e stettiferma finché li vidi svoltare; poi raggiunsi lamassa bianca che si era raccolta nella cappelladel cimitero per pregare ancora.

Le quattro zolle di terra cui hanno dirittoanche i più miseri alla povera figlia della Chiesanon erano state ancora concesse; per la designa-zione e lo scavo ci volle del tempo; così potem-mo con gli angeli della terra recitare il SantoRosario che Olga aveva tanto recitato con gliAngeli del Cielo:

«Con gli Angeli: Ave Maria...Con gli Arcangeli: Ave Maria...Coi Principati: Ave Maria...Con le Potestà: Ave Maria...Con le Virtù: Ave Maria...Con le Dominazioni: Ave Maria...Coi Troni: Ave Maria...Coi Cherubini: Ave Maria...Coi Serafini: Ave Maria...

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«FARÒ COME LA PICCOLA TERESA»

«Su, Olga, cerca di guarire! Un poco almeno,l'aiutavi la Madre ».

La malata aveva chiuse le palpebre ritirando-si nelle profondità del suo nulla.

«No, no, Gina; vedo davanti al Signore diessere stata un peso per la Madre e per l'opera...La Madre è stata troppo buona... Mi ha soppor-tata anche troppo... L'Opera perdendo me perdeun peso... ».

Ma l'amore, più forte della sua umiltà, leaveva strappato prima della separazione questaconsolante promessa:

«Farò come la Piccola Teresa ».E la piccola Teresa scriveva: «Io sento che

sto per entrare nel riposo, sopra tutto sento chela mia missione sta per cominciare; la mia mis-sione di fare amare il buon Dio come io l'amo,di dare alle anime la mia piccola via. Se Iddioesaudirà i miei desideri il mio cielo lo trascor-rerò sulla terra, sino alla fine del mondo. Sì, iovoglio passare il mio cielo facendo del benesulla terra. Non è impossibile questo, perché nelseno della beatifica visione gli Angeli vegliano

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ancora, e chissà quanto lontane dalla Patria! Erain Dio, e le cose di quaggiù, anche le più sante,le apparivano ormai nella loro effimera realtà diimmagini, di enigmi, di misteri, di beni e mezzitransitori, contingenti... Ah, non avrebbe fattoritorno a Mater Christi, a Mater DivinaeGratiae, presso il Tabernacolo amato, fra lesorelle, con la Madre sua...! L'eternità era piùsicura... la Madonna più bella lassù... Dio, oh,Dio visto faccia a faccia era proprio l'Amore...

Ritornammo trasognate.Anche gli sfrattatini erano ritornati digiuni a

San Giuliano!

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tivo vicina pallida e muta, e mi destavo oppres-sa dall'incubo dell'incertezza. Superando la sen-sibilità indebolita dall'angosciosa assistenza lachiamavo di giorno e di notte come quando eraviva e me la rividi finalmente dinanzi in sognosplendente nel candore della veste di novizia inun rapimento di felicità.

Il mattino dopo ci giunse la telegrafica noti-zia della morte eroica e angelica di Mons.Scotti. Avevo appena ricevuta e trasmessa atutte le casette la sua paterna lettera di condo-glianza e di congratulazione:

«Mia buona Madre, è la festa della Mammanostra celeste. Festa – pur ricordandone i d o l o r i,quei dolori che nessuna creatura ha mai sofferto os o ffrirà e che l'hanno qualificata “Mater dolorosa” e“Regina Martyrum” – festa, spiegata dall'altra chericorda i dolori glorificati della Mamma nostra.

Vide morir Gesù, senza nulla fare per salvar-lo. Ogni altra mamma avrebbe tentato chi sa checosa per sottrarre il Figlio alla morte; la Mammadi Gesù invece lo lasciò andare alla morte, perchésapeva, vedeva che la morte del P r i m o g e n i t oavrebbe assicurato la vita ai s e c o n d o g e n i t i.

Benedetti, dunque, i dolori della Mamma,benedetta la morte del Primogenito. Non pareche la nostra debba essere la gioia più pura, laletizia più piena e più santa? I dolori della

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su di noi... Io non potrò gustare il mio riposofinché ci saranno anime da salvare, ma soloquando l'Angelo dirà: “Il tempo non è più” allo-ra mi riposerò, potrò godere perché il numerodegli eletti sarà completo e tutti saranno entratinella gioia e nel riposo... ».

Le ansie della piccola Santa avevano trovatoun cuore predisposto a condividerle: anche Olgatrascendendo «la sua vita di un giorno» (avevacirca trentatré anni) si protendeva con i suoidesideri apostolici fino alla fine del tempo in cuiil Corpo Mistico di Cristo sarà completamenteedificato nell'Amore. A questo prolungamentodi dedizione oltre la vita l'aveva spronata ancheil «fascicoletto» dell'opera che fa obbligo alleFiglie della Chiesa di «non cercare riposo fin-ché la Santa Chiesa di Dio che ora soffre quasii dolori della maternità nell'ansiosa aspettativadella gloria che deve essere manifestata nei suoifigli, non sarà tutta trionfante ».

Olga certo non riposa in Cielo.Abbiamo avvertito subito che dalla sua

nuova vita fissa nell'eternità e libera in Dio,continua ad aiutare la sua Madre, la sua «chie-suola», la sua grande Chiesa pellegrina ancoranel tempo e prigioniera nello spazio.

Mi lasciò soffrire un mese come soffronosolo le mamme. Ogni notte in sogno me la sen-

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Ormai “domus haec bene fundata est suprafirmam petram”.

Non dunque condoglianze invio io, ma congra-tulazioni. La prova me la fornisce un foglietto diS.E. il Cardinale Patriarca di Venezia. Non vedeteche proprio mentre la piccola si consumava tra idolori fisici, 9 aprile, il Cardinale scriveva che siera confermato nel proposito di aiutare l'Opera? Siandava gettando la pietra angolare per la edifica-zione del grande Istituto destinato a diventareCongregazione e a fare molto bene alle anime.

Presto, molto presto ci sarà il riconoscimen-to. Viva, quindi, il buon Dio che, Aquila divina,è piombato sulla piccola figlia della Chiesa, l'haghermita e portata lassù dove ella potrò guarda-re la Mamma lasciata sulla terra e le sorellineche tanto amava, seguirle di momento inmomento strappando a Gesù grazie ed aiuti chele conducano per la via loro tracciata e vi cam-minino con passi di gigante in attesa di volaredietro l'Aquila divina.

Questo è l'augurio pasquale per Voi, Madre,e per tutte le buone Figlie della Chiesa: cantarel'Alleluia per la Risurrezione di Gesù e per larinascita della piccola Olga».

La benedizione del Santo Padre, le confor-tanti parole del nostro Cardinale, le celesti assi-curazioni di questo santo Sacerdote che sul letto

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Mamma fruttarono la gioia a noi. La morte delFiglio la vita a noi. Questo mi passa per l'anima,dolce visione, pensando a Voi e ad Olga.

Voi, Mamma, avete veduto morire la piccolaFiglia della Chiesa divenuta grande consumandol'olocausto di se stessa, la piccola grande Olga,cresciuta sotto gli occhi, meglio sulle braccia diGesù, è stata felice di dare la vita per l'Opera acui aveva consacrata tutta la sua attività fisica,intellettuale, morale. Avete sofferto Voi nelvedervi strappare la buona figlia, l'operosa colla-boratrice, l'esperta formatrice di anime, ma avetepensato che la sua partenza avrebbe assicurato alei il premio e alle altre figliole una speciale pro-tezione, una potente interceditrice. Olga ha sof-ferto nel separarsi da voi e dalle sorelle, ma has o fferto con coraggio eroico, con generosità, per-ché pensava che, passando dalla terra al cielo,avrebbe potuto far di più per la santa Istituzionedelle Figlie della Chiesa. Ed io ho goduto dellasua morte, del vostro materno dolore. Ho vedutonell'una e nell'altro un segno di approvazione del-l'opera amata da Voi, amata da lei. Ho goduto eieri mattina nell'offrire a Dio il Santo Sacrificiodell'Altare, mi sono sentito l'anima esultante, alpensare che ormai le Figlie della Chiesa hannogettato una base solidissima su cui innalzare l'e-dificio voluto dal buon Dio.

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Olga non dimenticò tra le sue sofferenze lestudenti sbandate e i bambini dispersi della suaMater Christi, e la Casa «santificata dal suopatire» è ora un giardinetto: i fanciulli ogni mat-tina nella cappella imparano a seguire liturgica-mente la Santa Messa per poi adempiere il pre-cetto domenicale in Parrocchia con decoro ededificazione degli adulti. Fra essi si sta forman-do il «piccolo clero» e le vocazioni sacerdotalimettono fuori i primi germogli. Il pomeriggiodelle Figlie della Chiesa è tutto per loro e i cate-chismi fioriscono.

Nella cappella e nelle salette coi bambini sialternano le studenti, le signorine della SanVincenzo, le zelatrici del Clero per ritiri e stu-dio, e le prime «apostole laiche» aiutano lefiglie della Chiesa nel ricreatorio e nell'aposto-lato fra gli sfrattati di San Giuliano.

Chi pensa in quel «piccolo cenacolo» allapossibilità delle incursioni e alle minacce dellaguerra? I giovani tedeschi dalla finestra dellaCappella osservano ogni mattina il Sacerdoteche celebra e i fanciulli che pregano.

«Madre, i tedeschi sono amici o nemici?».«Sono fratelli, figliola, come sono fratelli gli

inglesi: preghiamo il Padre di Famiglia chemetta pace tra i fratelli».

Le Figlie della Chiesa non vogliono saperne di

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di morte pregustò il Paradiso, non riuscirono asollevarmi dall'incubo che mi paralizzava.

Una notte, in sogno, la volontà abbandonataa se stessa cedette e piansi sconsolata. Ma ecco:un'onda viva mi avvolge: sento che l'anima diOlga penetra misteriosamente la mia:

« Vedrà, Madre, quante consolazioni le darò!».La voce era la sua con un nuovo timbro di

eternità.Mi destai soavemente nel mio stato abituale

di sicurezza e di pace, il volto ancora tuttobagnato di lagrime.

A qualche sorella ripeté in sogno il suo testa-mento: «Obbedienza, obbedienza, obbedienza»,ad altre apparve bella e beata.

«Olga, se pensa di andarsene, penserà anchedi mandarci almeno dieci gigli... ».

«Anche venti».Il buon Sacerdote da cui era stata iniziata

all'opera sorrise soddisfatto. E i gigli sboccianocandidi, sereni, sicuri, incuranti del turbine chetravolge questa povera terra dimentica di Dio.

Uno, nutrito come lei da San Giovanni dellaCroce e dalla piccola Teresa, mi ha confidato che nonpensava affatto alla nostra opera, quando, in sogno, sivide fra noi con Olga, «la figlia della Chiesa che sor-rideva sempre» e si sentì spinta a chiedermi di esseretrapiantato nei nostri piccoli «orti chiusi».

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«Se non conseguiremo – ammonisce il“fascicoletto” dell'opera – questa terra promes-sa, vedendola di lontano e abbracciandola, econfessando di essere forestieri e di passaggiosulla terra, mostreremo chiaramente di essere incerca di una patria... ».

Olga ci ricorda il dovere di questo apostola-to di eternità che non permette soste, né siste-mazioni quaggiù, e oltre la vita comune cosìdolce nell'amore fraterno, ci schiude la vitanella lunghezza, nell'altezza e nella profonditàdell'Amore infinito.

«Sbarazziamoci anche delle cose spirituali»,scrisse alle sorelle dopo le ultime lezioni:

«Non dobbiamo chiuderci nel nostro guscioe nemmeno in quello dell'Opera».

«Non desideriamo nulla: né case, né sorelle,né superiore».

Le sue note terminano qui.Nella pace di «Mater Admirabilis» ha ora per

sorelle gli Angeli, e per superiora la Madonna; eil «Desiderio dei Colli eterni» riempie per sem-pre il suo cuore.

Anche noi dobbiamo ridurci a questo nulla easpirare a questo Tutto, fermandoci solo dove siè fermata lei: sulla croce, perché siamo «carnedel Crocifisso» e non c'è tempo da perdere indolcezze per chi vuol salvare le anime.

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più e partecipano pregando alle travolgenti vicen-de che tolgono la pace, inutilmente, a tanti cuori.

Anche la foga di espansione dell'opera èaumentata dopo la morte di Olga: con le «suc-cursali» siamo arrivate a “Mater Boni Consilii”e si profilano già “Mater Creatoris” e “MaterSalvatoris” .

Ma l'aiuto celeste della mia figliola è ancorpiù evidente nell'intimità della «chiesuola».

Ho sempre chiesto a Gesù di risparmiarmil'amara tristezza del suo Cuore per la perditadelle anime e per l'abbandono dei più cari.Morirei di dolore se sapessi un'anima sicura-mente dannata, e se vedessi una figliola allonta-narsi dal suo Cuore e dal mio.

Gesù ha risparmiato alla mia piccolezza que-sti troppo grandi dolori e le nostre piccole casesono state dette da estranei e sono di fatto«angoli di Paradiso».

Quanto ci vogliamo bene!«Come è, veramente, dolce e gioconda que-

sta convivenza fraterna!».Ma: «Se io non vado – ha detto Gesù ai suoi

c a r i– non verrà a Voi lo Spirito» e Olga è andata...Anche lei, proprio lei così amabile e buona,

poteva farci dimenticare che la terra è un «esi-lio», una «valle di lacrime», un «combattimen-to» e che la nostra vera dimora è lassù.

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di tutte le altre anime insieme: Ella che, “in rap-presentanza di tutta l'umana natura” diede ilconsenso affinché avesse luogo “una specie disposalizio spirituale tra il Figlio di Dio e l'uma-na natura”.

Fu Lei che con parto ammirabile dette alla luceil fonte di ogni vita celeste, Cristo Signore, fin dalsuo seno verginale ornato della dignità di Capodella Chiesa; fu Lei che poté porgerlo, appenanato, come Profeta, Re e Sacerdote a coloro fra iGiudei e fra i Gentili che per primi corsero ad ado-rarlo. Inoltre il suo Unigenito, accondiscendendoalla sua materna preghiera “in Cana di Galilea”operò quel mirabile prodigio per il quale “credet-tero in Lui i suoi discepoli”. Ella fu che, immuneda ogni macchia sia personale che ereditaria esempre strettissimamente unita col Figlio suo, Loo fferse all'Eterno Padre sul Golgota, facendo olo-causto di ogni diritto materno e del suo maternoamore, come novella Eva, per tutti i figli di A d a m ocontaminati dalla di costui miseranda prevarica-zione. Per tal modo Colei che quanto al corpo erala Madre del nostro Capo, poté divenire, quantoallo spirito, Madre di tutte le sue membra connuovo titolo di dolore e di gloria.

Ella fu che con le sue efficacissime preghie-re impetrò che lo Spirito del divin Redentore,già dato sulla Croce, venisse infuso nel giorno

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La forte espressione di San Leone Magno ècitata dal Santo Padre nell'ultima Enciclica concui Olga mi ha procurato una consolazionesuperiore a tutte le mie speranze.

Quando la radio ne diede l'annuncio pensaisubito a lei che «per il Papa, per la Chiesa si eraproposta di perdere la volontà»; che «per il Papa,per il Cardinale, per i Vescovi» ha perduto la vita.

Gesù ripagò la sua piccola sposa crocifissa eil ricambio fu sconfinato come il dono.

Non presentiva anche la piccola Teresa cheDio avrebbe fatto in Cielo la sua volontà, perchéella aveva sempre fatta la Volontà di Lui sullaterra?

E anche all'alba del nostro secolo, quandoLeone XIII consacrava il mondo al SacroCuore, moriva una piccola vittima che si eraimmolata per questo.

«Dio si dà tutto a chi si dà tutto a Lui».L'Enciclica «Corporis Christi» che appaga il

più insistente desiderio del mio cuore si chiudecon la Madonna «Madre e Regina della Chiesa»che Olga ha amato con illuminata tenerezza e acui «Collum transiens» ha offerto le primiziedella sua passione:

«Ci ottenga a tutti un vero amore alla Chiesala Vergine Madre di Dio la cui anima santissimafu ripiena del divino spirito di Gesù Cristo più

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TESTIMONIANZE

Olga, figliuola mia,ho scritto per obbedienza. Il nostro

Cardinale, all'indomani del tuo ritorno in Dio, èvenuto paternamente a visitarci e dopo averecompatito lo sfogo del mio dolore, mi ha ordi-nato di raccogliere i ricordi della tua breve vitafra noi, per edificazione delle tue amate sorelle.Sono rimasta sospesa e sorpresa.

Gli ho ricordato che il nostro «fascicoletto»ci avrebbe imposto di «non scrivere nulla di noie dell'opera, e di vivere nascoste con Cristo inDio». Ma Egli aveva cancellato risolutamentequesto paragrafo dalle Costituzioni da poco esa-minate, e tu ricordi con quale scambievoleocchiata di rassegnazione abbiamo accettato laVolontà di Dio.

Anche all'ordine del nostro Cardinale misono quindi rassegnata alla Volontà di Dio cheha capovolto tutti i nostri piani di clausura spi-rituale e di nascondimento.

«I pensieri di Dio sono diversi dai nostri» e ilcaro Arcangelo che guida i passi della nostra

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di Pentecoste con doni prodigiosi alla Chiesa dapoco nata.

Ella finalmente, sopportando con animoforte e fiducioso i suoi immensi dolori, più chetutti i fedeli cristiani, da vera Regina dei Martiri“compì ciò che manca dei patimenti di Cristo...a pro del Corpo di Lui, che è la Chiesa”. Ella peril Mistico Corpo di Cristo, nato dal cuore squar-ciato del nostro Salvatore, ebbe quella stessamaterna sollecitudine e premurosa carità con laquale nella culla ristorò e nutrì del suo latte ilbambinello Gesù. La stessa SantissimaGenitrice di tutte le membra di Cristo al cuiCuore Immacolato abbiamo con fiducia consa-crato tutti gli uomini e che ora in Cielo, regnan-do insieme col suo Figlio, risplende nella gloriadel corpo e dell'anima, si adoperi con insistenzaad ottenere da Lui che, dall'eccelso Capo, scen-dano senza interruzione su tutte le membra delMistico Corpo rivoli di abbondantissime grazie.Ella stessa, col suo sempre presente patrocinio,come per il passato, così oggi protegga laChiesa, e ad essa e a tutta la umana famigliaimpetri finalmente da Dio un'era di maggioretranquillità... ».

Per questo il nostro Fiore di Passione si èpiegato sullo stelo e ha esalato verso la Madre ditutti, buoni e cattivi, l'ultima sua fragranza.

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alla lettura del telegramma che ci annunciava iltransito della nostra cara e santa sorella Olga. Iomi ero già abituato a considerarla la voce fidadella Mamma e meditavo i suoi scritti con vene-razione! Il Signore ha voluto murare alla basedella nuova Casa delle Figlie e dei Figli dellaChiesa una vergine a lui più cara e più preziosa,per santificare e consolidare l'edificio.

Certo a Lei mancherà un aiuto grande. MaColui che toglie sa anche rendere: e la sorellaOlga prosegue la sua opera da una sede noninsidiata da malattie... » (I. Giordani).

«...Suor Olga mi è sempre parsa un'animatutta bella, tutta accesa dal più vivo amore perColui che l'aveva scelta come sposa. Quando miparlava, io la guardavo con ammirazione, pen-sando di avere innanzi ai miei occhi una creatu-ra superiore vivente in una sfera celeste. Alcunesue profonde osservazioni sulla spiritualità car-melitana che informa lo statuto della nuovaOpera, osservazioni fatte con la massima sem-plicità e con il più sincero entusiasmo, mi stupi-rono moltissimo. Capii allora come avesse pie-namente compresa e fatta sua l'idea che ha spin-to Lei a fondare questa nuova Opera: mi parveallora di udire parlare Lei, Madre, e non altri.Era invece la Figlia che aveva avvicinata, amatala Madre e che viveva la stessa vita della Madre.

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piccola Opera inesperta ce li ricorda nel libro diTobia: «È cosa buona nascondere i segreti del Re,ma è cosa migliore rivelare le meraviglie di Dio».

Per questo la Ve rgine ha cantato il«Magnificat», quattro Evangelisti hanno scrittola «Vita» di Gesù, e l'Agiografia tramanda lavita della Chiesa.

L'ordine di Sua Eminenza che è venutoindubbiamente dallo Spirito Santo, perché nulladi umano ha potuto provocarlo, mi ha fatto pen-sare alle parole di Gesù: «Egli mi renderà testi-monianza».

Le lettere delle tue sorelle «scritte non col-l'inchiostro, ma con lo Spirito di Dio vivo»m'hanno ricordato le seguenti: «E voi pure mirenderete testimonianza, perché siete state conme fin da principio».

Non le riporto quindi a compimento di que-sta piccola biografia che è stata scritta sulla lorotestimonianza viva, e trascrivo invece quelledelle anime cui tu hai fatto del bene, dallo scrit-tore, all'insegnante, alla fanciulla del popolo:testimonianze anch'esse elevate ed ingenuedella Chiesa animata dallo Spirito di Dio.

«Venerata Madre,mia moglie ed io, che già stavamo in pensie-

ro per il suo silenzio, siamo rimasti costernati

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diceva: «Pregate che il Signore benedica unacosa tanto bella» e dopo poco tempo mandavaavanti una nuova iniziativa. Piena di fuoco divi-no era raggiante quando il Signore le concedevala gioia della riuscita in queste opere apostoliche.Ebbi un giorno la gioia di accompagnarla in unavisita a un'inferma miserabile. Quel suo faretanto delicato e squisitamente materno mi feceuscire da quel lurido tugurio edificata e da allorabaciai quella mano che si posava maternamentesui poveri, con profondo rispetto e venerazione...

Quanto era dolce al mio cuore andare daSuor Olga che spesso stanca e sofferente, miaccoglieva col sorriso sulle labbra e mi diceva:«Ti aspettavo!». Ella mi ispirava la più tenerafiducia e io riversavo nel suo cuore senza incer-tezze le mie pene e i miei dubbi, e ritornavo acasa sanata dalla sua parola e piena di santi pro-positi.

Spesso mi ripeteva: «Per Crucem ad lucem».Era il suo motto preferito... (Filomena).

«...Tutti qui a Ischia le volevano bene, perchéera tanto buona. Anzi per noi era un Fiore pro-fumato di giardino e il Signore l'ha voluta tuttaper sé.

Era la calamita di tutte noi giovanette e ci trac-ciava la via per andare a Gesù. Sono certa che dalCielo ci assisterà e intercederà per noi, perché

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Descrivendomi l'apostolato svolto dalle Figliedella Chiesa a Ischia, mi accennava con dolorealla ignoranza religiosa di quegli isolani... eanche allora mi parve accesa dal più vivo amoreper Iddio e per il prossimo.

Sulle labbra di Suor Olga della Madre di Diosi formava spontaneamente e facilmente ilnome della Vergine.

Alla Vergine attribuiva la grazia della voca-zione e il dono particolare di essere Figlia dellaChiesa. Mentre mi parlava col suo solito ardoredella Madonna, una volta, tutta piena di gioiami disse che aveva trovato una Messa dellaMadonna da cui avrebbe tratto argomento dimeditazione per tutto l'anno...!

In Suor Olga vidi sempre la massima confi-denza nel Signore e quella serena sicurezza chele derivava dal pensare che se l'opera era vera-mente voluta dal Signore (e di ciò non avevaalcun dubbio) niente e nessuno avrebbe potutosoffocarla... » (Elena Tilgher).

«Suor Olga!... Come risuona soave al mioorecchio questo nome! Eccola Suor Olga: mi pardi vederla gaia, sorridente, felice in mezzo a ungruppo di signorine mondane e leggere cheammonisce, consiglia, persuade e spinge allavirtù. ...ed esse beate di averla con loro, promet-tono e le confidano i loro segreti... Spesso mi

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Olga, tu sorridi dal cielo con me a questedichiarazioni e aspirazioni delle tue isclane, econ moltissime altre testimonianze del generepotrei farti sorridere ancora.

Ma mi ferma la voce di un piccolino chedopo avere contemplata la tua placida salma ècorso felice a confidare le sue impressioni allamamma:

«Mamma ho visto Suor Olga!».«Ah, sì, e che faceva?».«Sorrideva a Gesù».Testimonianza ingenua che mi richiama

quella profonda di una mamma umile e buonacome la tua:

«Madre, io prego sempre per loro... ».«Lei, e come mai?».«Suor Olga mi ha detto una volta che in ogni

momento si sta celebrando la messa, e io ci pensosempre. Così penso a Suor Olga e a loro... ».

Per l'ardore di una tua parola che semplice esublime associazione di ricordi!

Un'umile anima illuminata da Dio ti pensa abi-tualmente presso Gesù che s'immola e si dona,piccolo «fiore di passione» accanto al DivinoFiore di Passione che profuma tutta la Chiesa.

E anche la Chiesa che col delicato intuito delnostro Cardinale ti ha assegnato il bel nome didolore ti pensa qui.

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anche lontana da Ischia ha continuato a scriverci isuoi amabili consigli. Sia orgogliosa, Madre, diavere una figlia fra i Santi. Presto la venereremosugli altari. Mancava un'Anima che intercedesseper noi e Suor Olga con la sua nobile generosità siè prontamente offerta... » (R a f f a e l l a) .

«...Sono una diciassettenne isclana che fecicon Suor Olga la preparazione di matematicaper il quarto anno magistrale inferiore. Cheangelica creatura! Come avrei desiderato averlasempre vicina per frenare la mia fantasia caldaancora per l'adolescenza! Spesso la facevo sof-frire con la mia condotta, ma poi immediata-mente le chiedevo perdono...

Ora soffro atrocemente per la sua scomparsa.Soffrii tanto anche per la sua partenza, ma midovetti rassegnare a non pensarla che di passag-gio per la nostra isola. Fosse qui! Tutta la citta-dina è chiusa nel lutto e bagnata dal pianto perla perdita della salvatrice della nostra anima.

Quanto bene ha fatto a tutti, specialmente ame che stavo per precipitare nella tetra dimoradi satana!

Io prego il Signore che prima del nostro addioa questa terra la possiamo vedere venerata da tuttisugli altari come protettrice di tutte le genti e spe-cialmente delle Figlie della Chiesa» (R o s a r i a) .

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INDICE

Prefazione . . . . . . . . . . . . . 3Da Maria . . . . . . . . . . . . . . 11Il Progetto . . . . . . . . . . . . . . 13L'attuazione . . . . . . . . . . . . . 15Il dono di Maria . . . . . . . . . . . . 19La preparazione . . . . . . . . . . . . .23Il filo dall'alto . . . . . . . . . . . . . .27La prima lezione . . . . . . . . . . . . 30Pentecoste '38 . . . . . . . . . . . . 34Sacro Cuore '38 . . . . . . . . . . . . 37Il pane della Madonna . . . . . . . . . 41Roma Santa . . . . . . . . . . . . . 45Dispersione . . . . . . . . . . . . . 49Il soprappiù . . . . . . . . . . . . . 53Piccola ascesi . . . . . . . . . . . . 58L'omuncolo . . . . . . . . . . . . . 63Concorrenza . . . . . . . . . . . . . 66Tabor isclano . . . . . . . . . . . . 72Sangue unificatore . . . . . . . . . . . 78Le «bambine di Gesù» . . . . . . . . . 84

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Così la Messa «memoriale della Passione diLui» ricorda che tu «hai compiuto nella tuacarne – come Maria nel suo Cuore – ciò chemanca al Sacrificio incruento della Vittima glo-riosa».

Olga, che ciò sia pure di noi e di quante ver-ranno attratte dalla fragranza del tuo sorriso.

Che io possa per molte, come per te, ripeterecon Gesù: «Ti ringrazio, Padre, perché hainascoste queste cose ai savi e ai prudenti delmondo e le hai rivelate ai piccoli».

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La «sedia elettrica» . . . . . . . . . 89«Oltrepassate di poco le guardie...» . . . . 94Notte chiara . . . . . . . . . . . . 98Il patire apostolico . . . . . . . . . . 104Imperfezioni . . . . . . . . . . . . 110Il colpo di sole . . . . . . . . . . . . 115L'ultimo viaggio . . . . . . . . . . . 121«Sola con l'Amore solo» . . . . . . . . .126«Molte pagine di questa storia...» . . . . . 134La sua strada . . . . . . . . . . . . 139Il sì di Maria . . . . . . . . . . . . 146La «sua ora» . . . . . . . . . . . . . 153«O mio piccolo Gesù Crocifisso» . . . . . 162«O mamma mia addolorata» . . . . . . . 168«Mater Admirabilis» . . . . . . . . . 176La Chiesa Madre . . . . . . . . . . 185«Sicut novellae olivarum» . . . . . . . . 192«Farò come la Piccola Teresa» . . . . . . 199Testimonianze . . . . . . . . . . . 211

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1938 – 2008

70° di fondazione delle Figlie della Chiesa

Roma, I Edizione 1985Roma, I Ristampa 2008

Tip. River Press Group - Roma. Finito di stampare 31.12.2008