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    Il recupero dellarchitettura e del paesaggio in Irpinia

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    AccantoGAL Verde IrpiniaLeader+Regione CampaniaUnione EuropeaMinistero Politiche Agricole e Forestali

    Gruppo di Azione Locale Verde Irpinia ATIIniziativa Comunitaria Leader Plus CampaniaPiano di Sviluppo Locale Terre dIrpinia Villaggi delle FontiMisura 4 valorizzazione delle risorse naturali e culturaliIntervento 4.D.1Manuale delle tecniche tradizionali di recupero dellarchitettura locale

    La pubblicazione finanziata dalla I.C. Leader Plus Campaniae realizzata da Accanto

    Ufficio Leader Plus Regione Campania

    Giuseppe Allocca

    Coordinatore GAL Verde Irpinia ATI

    Mario Salzarulo

    Testi

    Franco ArchidiaconoLuca BattistaMaurizio CasarellaLuciana De Rosa

    Giovanni MagginoLuciana PintoMarichela SepeGiacomo TempestaAngelo VerderosaFederico VerderosaMiriam Vitale

    Immagini e disegni di progetto

    Archivio Accanto, archiv io Verderosa

    Si ringrazia per la collaborazione

    Elvis Archidiacono, Vincenzo Cristallo, Franco De Blasio, Giuseppe DeGianni, Pasquale Lodise, Massimo Lo Russo, Tommaso Moscato, SabrinaPagliarulo, Antonio Ressa

    Redazione

    Giampiero GalassoElena Luongo

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    Il recupero dellarchitettura

    e del paesaggio in IrpiniaManuale delle tecniche di intervento

    A cura diAngelo Verderosa

    De Angelis Editore

    Prefazione diMassimo Pica Ciamarra

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    Printed in Italy AccantoDe Angelis Editore , AvellinoISBN 88-86218-80-X

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    7 PresentazioneGiovanni Maria Chieffo

    9 PrefazioneMassimo Pica Ciamarra

    11 Parte1LIrpinia, il terremoto, il recupero, un codice di pratica

    13 1.1 Elementi di tipicit nellarchitettura locale, limportanza di uncodice di pratica

    Luciana De Rosa18 1.2 Il territorio di riferimento per il manuale di recupero, lIrpinia

    post-sisma

    Franco Archidiacono

    20 1.3 Il valore del luogo, il Rilievo Sensibile per un recupero diffusoMarichela Sepe

    23 1.4 Beni culturali e comunicazione integrataMiriam Vitale

    25 1.5 Il controllo bioecologico come valore aggiunto nel recupero,il caso NeagorFederico Verderosa

    27 1.6 Il miglioramento e ladeguamento strutturale in zona sismicaGiacomo Tempesta

    30 1.7 Un vocabolario per la conservazioneLuca Battista

    33 1.8 Distruzione e valorizzazione dei centri storici in IrpiniaAngelo Verderosa

    37 Parte 2Analisi delle tipologie edilizie e delle tecniche costruttive

    in Irpinia

    Maurizio Casarella

    39 2.1 Tipologie edilizie40 2.1.1 Fabbricato in ambito urbano42 2.1.2 Fabbricato in ambito rurale

    46 2.2 Tecniche costruttive50 2.2.1 Fondazioni51 2.2.2 Murature54 2.2.3 Pr imo ca lpestio55 2.2.4 Solai58 2.2.5 Volte60 2.2.6 Coper ture63 2.2.7 Aper ture66 2.2.8 Materiali

    67 Parte 3

    Il recupero delledilizia storicaAngelo Verderosa

    69 3.1 Note metodologiche

    Sommario

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    74 3.2 Disciplinare di intervento3.2.1 Consolidamento murature78 3.2.2 Piattabande81 3.2 .3 Murature di reintegro83 3.2 .4 R ifacimento solai87 3.2.5 Rifacimento cordoli sommitali89 3.2 .6 Ri facimento coperture91 3.2.7 Opere complementari, esemplificazioni

    98 3.3 Verifiche progettuali3.3.1 Campanile della chiesa di San Martino, Cairano (AV)

    99 3.3.2 Borgo di Castelvetere sul Calore (AV)100 3.3.3 Rudere della Tenuta Santojanni, SantAngelo dei Lombardi (AV)101 3.3.4 Cattedrale di SantAmato, Nusco (AV)103 3.3.5 Ex fornace di SantAndrea di Conza (AV)104 3.3.6 Complesso delle suore Stigmatine di Nusco (AV)105 3.3.7 Castello di Taurasi (AV)108 3.3.8 Torre civica, Volturara Irpina (AV)109 3.3.9 Casali dellAbbazia del Goleto, SantAngelo dei Lombardi (AV)

    111 Parte 4

    Il recupero degli spazi urbani e degli elementi del paesaggioGiovanni Maggino, Luciana Pinto, Angelo Verderosa

    113 4.I Note metodologiche

    119 4.2 Disciplinare di intervento4.2.1 Pavimentazioni

    129 4.2.2 Muri in pietrame130 4.2.3 Muri in cemento rivestit i131 4.2.4 Muri in cemento l istati132 4.2.5 Arredo

    141 4.2.6 Ingegneria naturalistica149 4.3 Verifiche progettuali

    4.3.1 Invaso spaziale Santa Maria di Costantinopoli, Calabritto (AV)150 4.3.2 Invaso spaziale del Goleto, SantAngelo dei Lombardi (AV)151 4.3.3 Invaso spaziale Serroni, Pisciolo, Pendino, Torricelli, Castelnuovo

    di Conza (SA)152 4.3.4 Borgo rurale di Oscata, Bisaccia (AV)153 4.3.5 Area Fontanelle, Nusco (AV)154 4.3.6 Piazza Vittoria, Guardia Lombardi (AV)155 4.3.7 Rione Fontana Vecchia, Lioni (AV)

    156 4.3.8 Via San Giovanni, Andretta (AV)157 4.3.9 Andretta (AV)158 4.3.10 Urbanizzazione e arredo, Campagna (SA)159 4.3.11 Orto del Monastero, Montefalcione (AV)160 4.3.12 Fosso Lavanghe, SantAngelo dei Lombardi (AV)161 4.3.13 Fontana Tolla, Guardia Lombardi (AV)162 4.3.14 Fiume Ofanto

    163 Appendice legislativa

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    Presentazione

    LAssociazione Temporanea dImprese GAL Verde Irpinia nasce dallaggre-gazione e dallintegrazione di tre esper ienze che, in ambito PIC LEADER II,hanno operato in provincia di Avellino: il GAL CILSI, gestore del PAL Ter-re dIrpinia, il GAL Terminio Cervialto, gestore del PAL Terminio Cervial-to, il GAL Ufita , gestore del PAL Ufita.Il manuale si inquadra nella misura 4: Valorizzazione delle risor se naturalie culturali, intervento 4.d.1; lobiettivo prefissato dal GAL Verde Irpinia quello di riscoprire e far conoscere gli elementi tipici dellarchitettura loca-le e nello stesso tempo di e laborare e divulgare un manuale-guida finaliz-zato al recupero di elementi di tipicit nellarchitettura locale, nei centri

    urbani e nelle aree rurali ad uso tecnico e culturale.La finalit sta nella ricerca di nuovi percorsi di sviluppo volti alla tutela edalla valorizzazione dellambiente, al recupero dellidentit culturale ed allavalorizzazione delle risorse naturali e delle tradizioni culturali dei territoriinteressati.Sono inoltre evidenti i caratteri di complementarit con le altre misure delPSL, in par ticolare per ci che attiene alla valorizzazione delle r isorse en-dogene, alla valorizzazione in chiave turistica del territorio ed alla r iscoper-ta e valorizzazione , sia in funzione sociale che in chiave economica , delle

    risorse culturali e tradizionali dei territori.Lazione consiste in unattivit di indagine sul territorio di individuazionedegli elementi tipici dellarchitettura locale e la conseguente elaborazionee divulgazione di un manuale-guida per il recupero di elementi di tipicitnellarchitettura locale, nei centri urbani e nelle aree rurali.Lintervento previsto dalla presente azione realizzato allinterno dellareaLeader ed in par ticolare nei comuni di: Andretta, Aquilonia, Bagnoli Irpino,Bisaccia, Cairano, Calabritto, Calitri, Carife, Cassano Irpino, Castel Baronia,

    Castelfranci, Conza della Campania, Flumeri, Greci, Guardia Lombardi, La-cedonia, Lapio, Lioni, Luogosano, Montaguto, Montella, Montemarano, Mon-teverde , Morra de Sanctis, Nusco, Rocca San Felice, Salza Irpina, San Man-go sul Calore, San Nicola Baronia, San Sossio Baronia, SantAndrea di Con-za, SantAngelo allEsca, SantAngelo dei Lombardi, Savignano Irpino, Scam-pitel la, Senerchia, Sorbo Serpico, Taurasi , Teora, Torella dei Lombardi , Trevi-co, Vallata, Vallesaccarda, Villamaina, Villanova del Battista e Zungoli.Il pubblico, che ha il compito di salvaguardare i beni architettonici dellacollettivit, ed il privato, che materialmente realizza lintervento di recupe-ro, hanno la necessit di interagire affinch, dallapprossimazione e dallas-

    senza di criteri guida negli interventi, si passi ad un momento di crescita edi sviluppo della qualit, con una precisa catalogazione delle tipologie , deicriteri e delle metodologie da adottare per recuperare e far rivivere gliedifici dei nostri centri storici: questo il filo conduttore di una serie diiniziative condotte nellambito del territorio del GAL, in particolare nel-lambito della Terminio Cer vialto, dove si realizzato un progetto pilotacon il Cipe, che sono alla base di questa ricerca.La pubblicazione stata curata dallarch. Angelo Verderosa con il suppor totecnico e operativo della Accanto sr l; la direzione scienti fica stata affidata

    alla prof.ssa Luciana De Rosa.La pubblicazione del manuale stata voluta dal GAL Verde Irpinia e daAccanto srl con lauspicio che si possa divulgare lopera svolta e che ilcodice di pratica cui si pervenuti possa essere uno strumento per lacrescita progettuale, tecnica e culturale degli operatori che dovranno in-tervenire per il recupero e la valorizzaz ione del nostro ter ritor io, soprat-tutto in questo momento di forte sviluppo turistico legato ai beni localinellambito del POR Campania.

    Giovanni Maria ChieffoPresidente GAL Verde Irpinia ATI

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    Non amo i manuali, cio i testi che , con lobiettivo di condensare infor-mazioni e ridurre conoscenze e processi operativi a semplificazione mas-sima, di fatto avvalorano banalizzazioni. Soprattutto non amo i manualiche invadono questioni del progettare e del costruire: queste, se certa-mente si alimentano di stratificazioni ed esperienze, non possono essereaffrontate senza la piena coscienza che ogni atto costruttivo di per s un unicum, per come interpreta il contesto culturale, socio-economico,spaziale ed a-spaziale dove si immerge.Per me compito primo di un buon manuale estremizzo il concetto disor ientare . La raccolta di elementi e la costr uzione di codici di

    pratica non deve cio spingere verso soluzioni predefinite, bens solleci-tare in direzioni contr apposte, evidenziare alternat ive, fa r comprenderecome ciascuna sia appropriata al caso specifico, spingere a valutarne po-sitivit e negativit, aiutare a scegliere in futuro lazione di volta in voltapreferibile. Il patrimonio edilizio del passato cer tamente mostra elemen-ti ricorrenti: se lo esaminiamo con attenzione ci rend iamo conto perche, come ovvio, quelli che ogg i appaiono come vecchi centri non sonosorti in un istante, anzi specie quelli cosiddetti minori dimostranostratificazioni di minute innovazioni, attente interpretazioni della morfo-

    logia, evoluzione, capacit inventive nellaffrontare e risolvere difficoltcontingenti, interpretare capacit tecnologiche ancorate al tempo ed alluogo. Nel loro insieme i manufatti della tradizione dimostrano lunghi pro-cessi di comprensione del clima, dei venti, dellorientamento, della posizio-ne di un grande albero o di qualcosaltro che magari oggi non c pi.Amo quindi i manuali quando testimoniano esperienze e puntano acontribuire alla costruzione di una teoria saldamente ancorata alla prati-ca, che non sia mai disattenzione, soluzione predefinita o acriticamentereplicata, ma che sapientemente r iunifichi conservazione ed innovazione.Lesperienza alla quale qui si fa r iferimento quella di un raro inter ventoedilizio unitario attuato simultaneamente in pi luoghi.Il restauro dei Castel li della Terminio Cer vialto si configura come un pro-getto unitario ed articolato, elaborato nel 1996 in risposta ad un precisoprogramma, in parte realizzato ed in parte in corso, via via riprecisato erimesso a punto nel tempo, di natura fortemente integrata: attrezzaturericettive, restauro di unit abitative complete dallarredo alle reti infra-strutturali, spazi urbani.La sapiente strategia dinter vento attuata dalla Comunit Montana Termi-nio Cervialto e dai singoli comuni fa si che siano oggi in cantiere anche

    interventi che por tano a realizzare significativi attrattori territoriali: em-blematico il restauro e la ristrutturazione del Castello di Taurasi, con ecce-zionali funzioni museali e di laboratorio enologico. Pronti inoltre i progettiper la sala per la musica la Music Hall che si estende nel ridisegno dellaPiazza di Castelvetere e per il Castello di Quaglietta a Calabr itto.

    Sono effettivi autori del progetto decine di giovani professionisti, preva-lentemente dellarea irpina, strutturati in unit operative ed impegnatiormai da anni anche nel seguire le attivit di cantiere: liniziativa dellaComunit e dei Comuni ha cio por tato alla riqualificazione del patrimo-nio edilizio dellarea e contemporaneamente alla messa in atto di unespe-rienza di grande interesse formativo che ha determinato nello stessotempo abitudine al lavoro d i gruppo, esperienza di interazioni pluridisc i-plinari, capacit e assunzione progressiva di responsabilit professionaliche ha ormai portato, di fatto, al coordinamento in loco del progetto. 1

    Lesperienza fin qui condotta, avvalendosi del positivo clima operativo e

    dellampia disponibilit delle imprese realizzatrici (del tutto eccezionaleche almeno ad oggi le opere realizzate non abbiano fatto registrareriserve o abituali forme di contenzioso) ha consentito di riattivare tec-nologie in disuso e di sperimentarne in qualche caso adeguamenti con-temporanei.Il manuale scaturisce quindi da unanalisi paziente, da una ricerca pro-gettuale specifica nellottica delle opportunit offerte dal sostegno difondi comunitari, dalla sinergia di giovani professionisti e amministratori,dalla capacit di cantierizzare, nellambito della difficile normativa italiana,

    tecn iche di recupero e mater iali sconosciuti ai prezziari regional i, dallariscrittura di disciplinari e capitolati, dal disegno e ri-disegno di par ticola-ri costruttivi, dalla passione viscerale verso il territorio e delle traccescampate al sisma del 1980.Angelo Verderosa, curatore del manuale, e il gruppo di Accanto impe-gnato nella valorizzazione e promozione del territorio altirpino, registra-no oggi studi e accadimenti dellultimo decennio, maturati in gran partenellambito del progetto dei borghi della Terminio Cervialto.Il progetto dei borghi nasce nel 1996 dalla volont di aggregazione dialcuni comuni della Comunit Montana Terminio Cer vialto interessa ti dalParco Regionale dei Monti Picentini; una delle misure di finanziamentodel Programma Operativo FESR, annualit 1997, prevedeva finanziamen-ti speci fici per i comuni ricadenti a llinterno de lle aree natural istiche vin-colate a parco; i Comuni di Castelvetere sul Calore, Volturara Irpina, Ca-labritto (Quaglietta) e Taurasi, possedevano unit edilizie, nei centri sto-rici, abbandonate dai proprietari originari in quanto emigrati nei cosid-detti piani di zona (delocalizzazione a seguito dei piani di ricostruzionepost-sisma). Accomunati da una forte vocazione turistica, legata al parcoe agli itinerari del vino, consorziandosi, i quattro Comuni si candidarono

    alla richiesta di fondi europei con un programma al momento unico nelsuo genere in Italia. Allinterno di un progetto complessivo dellordinedei 25 milioni di euro, la candidatura al finanziamento P.O.FESR 97 preve-deva una spesa media di circa 2 milioni di euro per ogni borgo medieva-le; il primo stralcio-pilota mirava al recupero dei quattro castelli col fine

    Prefazione

    Note

    1. Allattuale fase di recupero dei Borghi della Terminio-Cer-vialto hanno finora contribuito con diversi apporti: Angelo

    Verderosa (coord. tecnologie e restauro), Francesco Rozza(coord. strutture e consolidamenti), Antonio Ressa (coord.computi e capitolati), Gerardo Ragone (aspetti socio-econo-mici), Gerardo Giovine (geologia), Antonio Sullo e Michele

    Carluccio a cui si sono aggiunti,1996-98: Renato Maruotto,Rocco Lettieri, Michele Troiano, Fabrizio Faia, Vito Cappiello,

    Aldo Maria Di Chio, Luigi Maria De Vivo, Aldo Sciaraffa, LuigiDe Cristofaro, Lorenzo DArgenio, Matteo Marino, AntonioPetruzzo, Giuseppe Delli Gatti, Lucia Pappalardo, MaurizioCerullo, Angelo Ambrosone, Alfredo Galasso;1999-2000: Ma-

    riano Pica Ciamarra, Pietro Mauriello;2001-03:Giovanni Ca-sparriello, Gaetano Iannuzzi, Amato Petito, Diego Guarino,

    Antonio De Furia, Hikaru Mori, Giuseppe Muollo, SettimiaDe Matteis; 2004-05:Emanuele Pica Ciamarra, Luciana DeRosa, Giacomo Tempesta, CDS Ing srl, Hyriatecno Associati,Filippo Rondoni; R.U.P. lIng. Fernando Chiaradonna.

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    di un riutilizzo degli ambienti esistenti in alloggi per il turismo rurale,botteghe per la promozione dellartigianato tipico e in piccoli musei perla documentazione delle emergenze locali.Profilandosi tempi di attesa lunghi col POR, la Comunit Montana inoltrrichiesta di interesse al CIPE nellambito del completamento del program-ma di ricostruzione per lIrpinia; la commissione ministeriale espresse pa-rere positivo dando luogo, nel dicembre 1999 allavvio di quattro cantieri.Dopo anni di distruzioni legalizzate dalla 219 (mirava a favorire lab-battimento-ricostruzione), con i cantieri pilota della Terminio Cervialtosi interviene nei centri storici attraverso logiche di recupero e limitate

    sostituzioni.Nel 2002, la Regione Campania, con fondi ex legge 64/86, co-finanzialiniziativa; la Comunit Montana approva e appalta il progetto delle Operedi Urbanizzazione e la fornitura di arredi e attrezzature per la messa infunzione degli alloggi e degli spazi comuni.Il consorzio dei quattro comuni, oggi, dispone complessivamente di circa120 posti letto, oltre a botteghe, aule per la didattica, spazi museali e perla ristorazione.Il completamento del progetto originario dei Borghi Medioevali, con

    lobiettivo della immediata messa in funzione, costituisce oggi lasse por-tante del P.I. Borgo Terminio Cervial to.Ultimati sostanzialmente gli interventi originariamente previsti nei bor-ghi di Taurasi e Volturara, la Comunit Montana Terminio Cervialto pro-muove lavanzamento dei borghi di Calabritto (Quaglietta) e Castelvete-re sul Calore; ognuno dei due borghi ormai gi dispone di circa 60 postiletto integrati da attrezzature di supporto logistiche alla ricettivit di tipoturi stico-alberghiera.

    Nel 2003, i comuni di Castelvetere su l Calore e Calabri tto hanno confer-mato la propria delega alla Comunit Montana per il prosieguo dellaprogettazione e del programma di attuazione. Il circuito turistico, articolato tra i quattro villaggi con la possibilit dieffettuare escursioni a cavallo, gustare i piatti della cucina arcaica irpina epromuovere i prodotti agrituristici e dellartigianato locale, , oggi, realt:lAccordo di programma prevede laffidamento in gestione ad un consor-zio pubblico-privato formato con imprenditori del settore turistico checoinvolgano giovani del luogo. Fin qui gli aspetti sostanziali, ma credoutile concludere con un ulteriore accenno al contributo che questa espe-

    rienza pu por tare a ragionamenti pi propriamente disciplinari ed allaformazione di nuove mentalit operative. Le riflessioni contenute in que-sto volume gli fanno assumere caratteri di promemoria pi che di ma-nuale. Le credo utili perch spingono a riflettere sul senso del costruirenel passato e soprattutto nel futuro, sulle molteplici attenzioni insite inogni atto costruttivo. Recupero del passato e costruzione del futuro nonsono azioni disgiunte o animate diversamente: si agisce con diversit nelladensit dei vincoli, ma i principi che le sottendono sono analoghi, le solu-zioni alle diverse questioni individuate sono appropriate agli specifici con-

    testi sociali , economici e culturali.Si intrecciano in questa esperienza la questione ambientale e quella pae-saggistica, la questione ecologica e quella energetica, la questione sismicae quella delle tecniche coerenti con i luoghi e la cultura di ogni area,lattenzione al costruito ed agli spazi non costruiti che ne sono lessen-za. Su ciascuno di questi temi le riflessioni condotte sono testimonianzadi pratica, legami tra teoria e prassi, e nello stesso tempo stimoli adapprofondimenti.

    Massimo Pica CiamarraDocente presso lUniversit degli Studi di Napoli Federico II, Facolt di Architettura

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    LIrpinia, il terremoto, il recupero,un codice di pratica

    Parte 1

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    1.1 Elementi di tipicit nellarchitettura locale,

    limportanza di un codice di pratica

    Luciana De Rosa

    (i teologi) affermano che la conservazionedi questo mondo una perpetua creazione eche i verb i conservare e creare tanto antitet i-ci qui gi, in Cielo sono sinonimi.1

    Nellodierna pratica professionale, alla doviziadei manuali del recupero e dei prontuari ricchidi soluzioni predefinite e di rigide tipologie din-ter vento, corrisponde il progressivo annichil i-mento progettuale di numerosi tecnici che tra-sformano loriginario intento conservativo, re-

    alizzabile esclusivamente tramite atti tecniciculturalmente e criticamente consapevoli, in unaprassi quotidiana di restauri acritici inevitabil-mente falsificatori e distruttivi.Ne consegue che laggiornamento professionaleandrebbe attuato con strumenti capaci di offri-re un ampio codice di lettura, non solo suivalori propri delledilizia diffusa, sulle pi cor-rette modalit per la realizzazione dellinterven-

    to conservativo, ma, soprattutto su quali e quan-te sono le specific it proprie di ogni centro sto-rico, di ogni comparto edilizio e/o di ogni sin-golo edificio; tutto ci coscienti che il fare nelrestauro contemporaneamente giudizio sto-rico-critico e sapere tecnico scientifico, in essosono compresi gli ambiti umanistici e quelli dia-gnostico-operativi.Interpretando il lessico della parola codice nelsenso pi ampio di un sis tema di segni, conven-zionali e simbolici atti a trasmettere uninfor-mazione, o di un insieme di elementi linguisticie stilistici che caratterizzano il sistema edilizioin esame, si pu pervenire ad una raccolta diregole prive di valore legislativo ma ricche deidiversi contenuti derivanti dalle consuetudinilocali ovvero dalla buona regola darte: ad unprontuario con tal i caratter istiche A. Giuffr, sianel caso di Ortigia che di Palermo, ha dato il

    nome di codice di pr atica professionale.Occorre, quindi, come nel caso del territorioirpino pre e post-sisma considerare sistemati-camente le valenze locali studiandole nei lorovalori storico-tecnici, prestando la dovuta at-tenzione a lle tipologie struttur ali, ai s istemi co-struttivi ed alla natura dei materiali, individuan-do le patologie pi ricorrenti in relazione alparticolare quadro ambientale ed esaminando,

    infine, il complesso aspetto del cantiere e dellarealizzazione delle opere.La ricerca scientifica, condizionata dallottica diintervenire caso per caso, ha sempre analiz-

    zato singole emergenze monumentali, uniche edirripetibili per il loro intrinseco valore; i risultatidi tali e tante analisi, tuttavia, hanno valore esclu-sivamente per loggetto in esame ma non of-frono conoscenze di pi ampio respiro riutiliz-zabili in condizioni similari.Pur essendo necessario, anche per linterventosulledilizia diffusa, il supporto della diagnosticae, quindi, della ricerca scientifica, si rischia oggidi non potersi avvalere, per evidenti limiti sia di

    tempo che d i spesa, di s ingole indagini da con-durre caso per caso.Occorre, quindi, mettere a punto un metododindagine che consenta alla ricerca scientificadi esprimere pareri utili per un pi ampio nu-mero di casi; legando questa metodologia alleforme logiche del pensiero scientifico si con-sente di attuare il processo di acquisizione co-noscitiva e quindi, attraverso collegamenti e

    relazioni, di stabilire un metodo che permettacomportamenti e scelte nelle proposte opera-tive nelle qual i lanalis i cri tica dell oggetto stu-diato e la r icerca sperimentale devono raggiun-gere risultati validi per il perseguito fine dellaconservazione.Non si tenta di avviare un gener ico restauro dimassa ma di evitare che la pratica corrente,molto lontana da qualsiasi riferimento di meto-do, navighi in un confuso empirismo retto so-prattutto dalle ragioni di uneconomia il pi voltedi bassa lega.Linsieme di queste riflessioni ci ripor ta allesi-genza di mettere a punto specifici codici dipratica professionale: strumenti per indirizza-re ad un mestiere di architetto cosciente del-le proprie responsabilit, delle conseguenze delproprio operato, della durata dei propri inter-venti e delle condizioni di vita che gli spazi di-

    segnati consentono. Se vero che la delicatez-za delle operazioni di recupero richieste daicentri storici ancora presenti su questo territo-rio richiede una pratica professionale orien-tata piuttosto alla conservazione ed al ripristi-no, anche attraverso il recupero di antiche tec-niche costruttive , tecnologie, materiali e dimen-sioni degli spazi, anche vero che un atteggia-mento di questo genere degenera facilmente

    nel falso e nel pedissequo ridisegno di par ti nonpi esistenti da ricostruire a completare edificiil cui valore intrinseco non richiede questo tipodi operazione.

    La difficolt maggiore in questo tipo di inter-vento sta proprio nel dosaggio del rapportoconservazione-innovazione, nella comprensio-ne di quanto pu essere espressione di nuoveforme e nuove tecnologie e quanto deve esse-re invece traccia di ci che esisteva prima eche non esiste quasi pi. questa una condi-

    zione particolarmente delicata di progetto, nelquale occorre disporre di una accurata analisidella densit dei vincoli presenti, da rispettare,degli elementi da recuperare, di quanto puessere conservato e di quanto invece deve es-sere modificato. Lipotesi di riproporre falsipresepi fuori tempo per riprodurre ambientinon pi esistenti e non pi reali, non appartie-ne agli obiettivi di questa ricerca, che invecespaziano fra lindividuazione delle tecniche le-gate al savoir faire regionale e di tecniche piaggiornate e recenti, per realizzare edifici con-temporanei, collocat i per in questo spazio edin questo tempo. Il recupero di quanto fino adoggi rimasto come traccia dellevoluzione deiluoghi nel tempo merita certamente di essereconservato per rappresentare il trait dunionfra il vecchio ed il nuovo: sono spesso resti pri-vi di altezza, tracce di geometrie planimetriche

    il cui interesse anche di tipo dimensionale,trat ti di vecchi muri da reinser ire nei nuovi, amemoria dellaspetto architettonico delle anti-che costruzioni. A volte sono elementi che con-sentono di ricostruire antiche tipologie di al-loggi e di edifici, che hanno il valore di testimo-nianze di unepoca e di un modo di vivere.Probabilmente ed quello che questa ricer-ca si propone di mettere a fuoco nellottica

    della riproposizione di un ambiente sostenibi-le lelemento che ha maggiore interesse rap-presentato dalle tecnologie e tecniche costrut-tive for temente legate ai luoghi ed alla disponi-

    Castelvetere sul Calo re (AV). Vista nottur na del borgo

    recuperato

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    bilit di materiali in passato, oggi generalizzatee riprese da modalit universalmente valide equindi prive di qualsiasi carattere di regionalit,di qualsiasi legame al luogo, al clima, alla tradi-zione, al paesaggio. Ma anche rappresentatodalle tipologie originarie, che hanno intrinsecicaratteri e valori di sostenibilit, perch basatesu schemi intuitivi di articolazione dello spazio,dei porticati, delle finestre e dei terrazzi chegarantiscono corretti livelli di soleggiamento e

    notevoli condizioni di ventilazione naturale. Altempo stesso, le tecnologie edil izie e murar iestoricamente utilizzate garantiscono la migliorecoibenza termica, mentre il rapporto pieno/vuoto sulle facciate garantisce lilluminazionenaturale degli spazi interni, la corretta dispersio-ne termica evitando completamente lingressodel vento, soprattutto in inverno.Occorre sottolineare che, in questi agglomera-

    ti edi lizi antichi, lesper ienza del controllo delclima interno derivava ampiamente dalla abitu-dine storica a vivere con forature delle paretiche non potevano essere chiuse da materialetrasparente; quind i erano fori di piccola dimen-sione, chiusi in genere durante le ore del buioda chiusure opache, in genere di legno, che ser-vivano a riparare lo spazio interno dal freddo edagli animali. Fori che durante il giorno restava-no aperti completamente e dovevano essere

    tenut i sotto control lo per evitare che d iventas-sero punti di eccessivo ingresso dellaria freddae del vento. Col passare del tempo lintrodu-zione di materiali trasparenti che potevano ga-rantire un certo riparo dal freddo ma non untotale riparo, ha continuato a determinare unuso corretto e parsimonioso delle parti bucatein rapporto a quelle aper te, innescando una tra-dizione del controllo del consumo energetico

    che il carattere di maggiore interesse delleantiche tipologie, soprattutto residenziali.In questa ottica, chi si appresta a fare deve svol-gere un compito estremamente delicato assi-milabile, per certi versi, a quello di un regista odi un direttore di orchestra o meglio del buonmedico di famiglia che attento conoscitore dellastoria, non solo clinica di ogni singolo pazientesappia indirizzarlo verso consulenze pi appro-

    fondite. In ogni caso, si pu ritenere pi corret-to il riferimento alla figura del medico omeo-patico che, tramite luso per piccole dosi di spe-cifiche sostanze, adatta la cura al malato guar-

    dandosi bene dal seguire schemi preconcetti dicure per tipologie di malattia.Tranne rari esempi la pratica professionale ben diversa: lincondizionato sviluppo tecnico,laccentuato interesse economico verso ledili-zia storica, il continuo stato di emergenza in cuiversano troppi ambienti storici, soprattuttonellItalia meridionale, congiuntamente al con-tinuo proliferare di materiali e di tecnologie dallapoca indagata efficacia, costituiscono precisi fat-

    tori di per icolo per i beni cultura li. La pi evi-dente conseguenza deriva dallaccentuarsi di unaspiccata componente praticistica e dallatte-nuarsi della tensione teorica o della pondera-ta r iflessione sull argomento.Dallesame dello stato in cui versa lattuale pra-tica professionale nasce la necessi t di metterea punto contributi che indirizzino concretamen-te i l tecnico a scegliere le modal it per un cor-

    retto intervento sul le preesistenze; non manualiche raccolgano predisposti e ben selezionatimodelli ma prontuari ricchi dinformazioni, diragionati confronti, defficaci quadri sinottici,articolati in didascalie ed in accurati grafici, talida facilitare al massimo lagevole rassegna deidiversi elementi strutturali dellarchitettura tra-dizionale, delle loro pi comuni forme di degra-do, delle possibili tecniche dintervento.Si ritenuto opportuno corredare lindaginescientifica con un sintetico codice di compor-tamento in ambito cr itico-metodolog ico, sup-portando, anche, un ampio abaco dei materialie delle possibili tecniche con utili informazionisulle pi corrette modalit dintervento in rela-zione alla tipologia ed alla consistenza dei de-gradi, specificando sia i pregi che le possibilicontroindicazioni.Ritenendo che, nellepoca della tecnologia, non

    debba poi essere impossibile riuscire a mettereinsieme un materiale di restauro che non siameno di quello originario per caratteristichemeccaniche e curabilit, occorre che, con que-sto fine, lindustria organizzi i suoi cicli produt-tivi offrendo ad un settore in for te cresci ta so-luzioni pi adeguate.Lo scopo della ricerca che si intrapresa, per ilruolo che ci compete, , anche, quello di pro-

    muovere e suggerire i possibili adattamenti.NellIrpinia colpita dal terremoto del 1980 si recuperato pochissimo degli antichi insediamen-ti; alle demolizioni indiscriminate della cosiddetta

    emergenza si sono aggiunte quelle progettuali,contenute negli strumenti urbanistici e legaliz-zate dalla legge speciale n. 219 del 1981.Nel caos postsismico si sono saccheggiate cittantiche e teorie del restauro e si distrutto unpatrimonio prezioso che oggi sarebbe stato ilpunto di partenza per un recupero turistico diqualit elevata.Oggi in quei territori, nei quali si tenta di rin-tracciare legami con la trad izione ed il savoir

    faire locale attraverso la tradizione ar tigianale,agricola e culinaria, i luoghi per lo sviluppo, ladiffusione, la trasmissione della tradizione sem-brano del tutto inadeguati ed inefficaci: la ricet-tivi t pressoch nul la; la volont di organizza-re sistemi alternativi alluso sconsiderato dellacosta, peraltro di grande diffusione a livello na-zionale, sembrano mancare della materia pri-ma necessaria.

    Dopo 25 anni dal terremoto, qualsiasi lacrimaha il valore di quella di un coccodrillo; qualsiasirimpianto perde senso e significato sia in asso-luto che in rapporto a quanto stato fatto;qualsiasi iniziativa tende a configurarsi comeisolata non sufficiente, non gestibile, non ac-cettabile per una gestione privata che, eviden-temente, ha senso solo se pu garantire util iaccettabili.Che fare?Occorre il rilancio di una operazione di recu-pero di quel che resta di un patrimonio immo-biliare e culturale quasi completamente distruttodallabbandono e dalla mancanza di interventisignificativi.Il recupero dei borghi della Comunit MontanaTerminio Cervialto e dei loro castelli, di diversaentit, qualit, consistenza ed utilizzabilit unesempio che potrebbe essere seguito da altri

    Comuni, consorziati in nome di un interessecomune e della volont imprescindibile di r in-tracciare una identit propria ed una caratte-rizzazione edilizia ed urbana che rappresentinoil degno luogo di una antica tradizione.Da questa esperienza pu comunque partirela costruzione di un codice di pratica profes-sionale, una sorta di manuale per il correttouso delle tecniche di ristrutturazione e restau-

    ro legato ai caratteri tipici dellarchitettura mi-nore dei luoghi ed allobiettivo primario di re-alizzare un ambiente edilizio ed urbano rispon-dente in pieno ai caratteri della sostenibilit.

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    Occorre tuttavia precisare che il punto di par-tenza , ossia il campione preso ad esempio, hacaratteri e qualit eccezionali rispetto alla si-tuazione corrente, per la dimensione e la com-pattezza dei borghi e per la presenza dei Ca-stelli, che sono certamente dei punti di riferi-mento significativi.Altri luoghi, altri insediamenti ed altri comunipresentano condizioni di minore interesse eminore competitivit: spesso troppo isolati, spes-

    so troppo limitati nella loro estensione per po-ter assolvere ad una funzione ar tico lata e pub-blica; spesso con esigenza di accorpamento, diampliamento, di integrazione.La costruzione di tale codice lobiettivo dellaricerca di cui si da sintesi e resoconto in questodocumento che, per ovvie ragioni di spazio eper esigenza di sintesi, non pu includere edocumentare tutti i passaggi del lavoro svolto

    ed il materiale prodotto.Le schede allegate sono soltanto alcuni esempidel lavoro prodotto ed includono: lanal isi tecnico costruttiva dei modelli reali diriferimento la codificazione del la tecnica storica attraversoindividuazione dei caratteri invarianti e regionali l anal isi dei fenomeni d i degrado e la verificadei livelli prestazionali dei manufatti edilizi le ipotesi d i recupero

    l attualizzazione del la tecnica stor ica e ricer-ca di nuove ipotesi di impiego.Sono state documentate altres significativeesperienze di lavoro, di cantiere, che hannopermesso il monitoraggio delle azioni proget-tual i e la rett ifica successiva del le schede ope-rative, tradotte in disegni, soprattutto partico-lari costruttivi, voci di computo metrico, normedi capitolato, schede disciplinari.

    Caso forse unico, il manuale, nato come unasorta di disciplinare tecnico di cantiere, stru-mento contrattuale tra pubblica amministrazio-ne e impresa, viene verificato e monitoratodurante ogni fase costruttiva; lo stesso discipli-nare viene quindi emendato, aggiornato e riap-paltato; e questo pi volte, dal 1998 ad oggi.Preferisco concludere questa nota indicando suquale problematica occorrer, in seguito, appro-

    fondire la ricerca avviata con il manuale irpino; auspicabile che in ogni intervento di recupe-ro delledilizia storica si approfondiscano le que-stioni legate al contenimento delle r isorse ener-

    getiche e al contempo si esaltino le tracce diquegli accorgimenti storici che hanno permes-so alle costruzioni povere di interagire con lam-biente.Si prende qui di seguito in esame la possibilitdi intervenire con elementi che consentano laventilazione naturale degli ambienti interni, congrande beneficio in rapporto ai periodi pi cal-di che, nei paesi dellIrpinia, di rado raggiungo-no temperature eccessive e quindi possono ri-

    solvere in termini esclusivamente passivi il pro-blema del raffrescamento estivo.Nelle schede allegate nella sezione terza delmanuale sono proposte alcune soluzioni di ca-mini di luce ventilanti studiati da Angelo Verde-rosa per i Casali dellAbbazia del Goleto a San-tAngelo dei Lombardi, derivate da esperienzecomuni operate in altre parti dItalia, in parterecepite anche nel progetto per Masserie Sa-

    bato a Bisaccia elaborato dalla Accanto e allostato non ancora cantierate; si auspica allo stessogruppo di r icerca la possibilit di ulteriori inter-venti diretti in questo campo.Fra le tecniche da adottare nei progetti di ri-strutturazione di edifici danneggiati o distruttida eventi sismici, nel quadro dei dati climaticidei centri del sud, non pu essere ignorata quel-la che prevede sistemi di ventilazione naturaleed ibrida, in sostituzione totale o parziale di

    impianti di condizionamento o raffrescamentodi tipo tradizionale.Nel panorama delle architetture ad elevataqualit ambientale (molti studi e relativamentepoche realizzazioni, localizzate per la maggiorparte nel nord Europa, dove il problema da ri-solvere sostanzialmente il freddo in inverno esoprattutto nelle stagioni intermedie) quellebasate su principi di ventilazione naturale o ibri-

    da sembrano oggi rivestire il maggior interesse.Lobiettivo di eliminare dalle costruzioni o al-meno ridurre al massimo luso di sis temi di con-dizionamento estivo ed invernale basati sul mo-vimento meccanico forzato continuo di aria trat-tata nei diversi ambient i ha il duplice significatodi ridurre i consumi di energia e di evitare unadelle pi significative cause di diffusione di ma-lattie in ambienti di uso collettivo.

    Dopo la crisi energetica del 1973 (che segnalinizio della nuova attenzione dei progettisti alproblema delluso dellenergia nella costruzio-ne e nella gestione degli edifici) questa si con-

    centra da una par te sullesigenza di isolamentotermico, sulla tenuta al lar ia per non disperdereil calore e diminuire i consumi per riscaldamen-to e raff rescamento degli spazi interni; dalla ltrasullesigenza di recuperare, da altre fonti, unaquantit pi o meno simile di energia rispetto aquella appena sottratta a questo settore.Gli edifici vengono concepiti in termini concet-tualmente analoghi, ma tali da risul tare perfetta-mente isolati dallambiente esterno con un am-

    biente interno controllato, con illuminazione ar-tificiale, ventilaz ione, risca ldamento e condizio-namento meccanici. Questultimo quando con-sentito dal budget disponibile , dato lelevato co-sto degli impianti relativi e della loro gestione.La necessit di sintesi ci costringe ad ometterelanalisi di quel prezioso periodo della storiadella progettazione architettonica, noto ai pie di grande interesse per la spinta al rinnova-

    mento insita nel lavoro, ancorch senza esitoconcreto, di molti architetti, per passare diret-tamente ad alcune considerazioni sulle meto-dologie e potenzialit attuali.Attualmente, dunque, per nuovi edifici e per ilrecupero di quelli esistenti, lattenzione si rivol-ge verso una progettazione che tenga contonon solo dellisolamento e della massa termica,della tenuta allaria e della dispersione di calo-re, ma anche e soprattutto delle interazioni fra

    spazio interno ed ambiente esterno, con lobiet-tivo di uti lizzare il secondo per determinare nelprimo quella condizione di comfort che luso, ilsito, la specifica condizione locale, richiedono.Gli edifici vengono progettati per interagire conlambiente esterno per creare un ambiente in-terno salubre e confor tevole: sono edifici aper-ti alle positive ener gie esterne e non perfet ta-mente chiusi ed isolati.

    Strumento indispensabile la conoscenza ditutti i car atter i signi ficat ivi propri del larea in cuiledificio deve essere costruito o ristrutturato;lobiettivo la comprensione e la realizzazionedel miglior sistema di relazioni possibile fra ca-ratteri del sito e caratteri dellarchitettura, fraspazio esterno e spazi interni, fra le specificitdel clima ed il livello di comfort degli utenti, insintesi, lobiettivo lappartenenza delledificio

    al luogo in cui sorge.Luso di tecnologie sostenibili, guadagno solarepassivo, illuminazione e ventilazione naturale,energie alternative rinnovabili ecc., dipende in-

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    fatti dal clima esterno, dalluso dello spazio, dal-la localizzazione e dalla qualit progetto. In con-dizioni ottimali le tecnologie sostenibili sono ingrado, se correttamente progettate e gestite,di soddisfare le esigenze di riscaldamento e cli-matizzazione e della massima illuminazione na-tura le; in alcuni casi necessar io lappor to disistemi meccanici, in altri le tecnologie sosteni-bili sono improponibili.Ancor oggi, anche per la poca disponibilit dei

    progettisti specialistici e per la velocit di ade-guamento dellindustria tesa alla eliminazionedegli impianti poco sani, la progettazione di unsistema di ventilazione energeticamente efficien-te si traduce nel la lternativa fra ventil azionenaturale e raffrescamento passivo e ventilazio-ne e climatizzazione meccanica. Il che impedi-sce un pi largo uso di tecnologie sostenibili, inquanto una prestazione elevata non pu esse-

    re garantita in tutte le condizioni e , in molti casi,una combinazione dei due sistemi sarebbe van-taggiosa in funz ione delle condizioni cl imaticheesterne, del tipo di edificio, delluso.Il numero di edifici da ristrutturare oggi senzal-tro maggiore di quell i da real izzare ex novo. Inmolti casi esiste un grande potenziale per lusodi tecnologie sostenibili da affiancare ai sistemimeccanici tradizionali.Esiste quindi la necessit di sviluppare sistemi

    innovativi di ventilazione. Ma non esistono me-todi di calcolo semplici , util izzabili per la pro-gettazione di sistemi di ventilazione ibrida, cheforniscano ad architetti e ingegneri le necessa-rie informazioni sulle prestazioni dei sistemi: inmolti casi, un fattore decisivo per la scelta.Lobiettivo una migliore conoscenza del le tec-nologie di ventilazione ibrida, con particolareriferimento ai sistemi e alle strategie di con-

    trollo, allo sviluppo di metodi d i calco lo per laprevisione delle prestazioni, e limplementazio-ne e la dimostrazione su edifici reali.I sistemi di ventilazione misti garantiscono unambiente interno confortevole utilizzando ven-tilazione natur ale e meccanica, ma util izzandodiverse caratteristiche dei sistemi in tempi di-versi della giornata o della stagione o dellanno.La differenza pi significativa fra ventilazionetrad izionale e mista costi tuita dal sistema dicontrollo, un sistema intelligente che passa au-tomaticamente da un modo all altro per mini-mizzare i consumi energetici.

    Inoltre, i principi di funzionamento della venti-lazione naturale in genere escludono il trasferi-mento dellaria fra i diversi ambienti con reti dicanali eliminando alla base il problema dellac-cumulo di polvere e di batteri nei canali stessi enei filtri.Attualmente, ancora, in termini di principio,ladozione di sistemi di ventilazione a bassoconsumo energetico, in particolare per gli edi-fici con destinazione non residenziale, pone in

    termin i alternat ivi la ventil azione naturale equella meccanica, portando spesso i progettistia rinunciare alla prima in quanto incapace digarantire performance elevate in alcune condi-zioni limite. Mentre, nella maggior parte de i casi, dallintersezione fra i due sistemi, vale a diredalla ventilazione ibrida, che si possono otte-nere i risultati di maggiore interesse. Ovviamen-te mettendo in conto le differenze di clima, il

    costo dellenergia ed altri parametri specificiquali normative e regolamenti, abitudini edaspettative degli utenti.Dal nostro punto di vista, larchitettura ad ele-vata qualit ambientale si basa su una nuovaaccezione del termine ambiente non pi coin-cidente con quello di paesaggio con le sue enor-mi, esclusive, implicazioni di carattere visivo, diimmagine di un luogo, di ci che intorno al-ledificato senza che fra le due entit esista al-

    cuna relazione di necessit.Il termine ambiente assume invece un significa-to pi ampio ed inclusivo, un sistema che inc lu-de il substrato naturale, la sua trasformazione equanti al suo interno vivono, che entra in rap-porto ed modificato da ogni costruzione inmisura e su scale diverse.Ambiente il sistema di risorse di unarea: icaratteri morfologici e fisici, lacqua, piovana o

    di falda, i materiali disponibili, la tradizione dellacostruzione e le tecnologie disponibili, ma an-che i livelli di rumore, di inquinamento, ecc.; infine il livello di comfort implicitamente richie-sto dagli utenti.In questa ottica la concezione dellarchitetturaad elevata qualit ambientale, o meglio la con-cezione dellarchitettura, si basa su: la coerenza del progetto con le risorse dellarea la capac it dell involucro di controllare il cli -ma interno rispetto a quello esterno ed i diver-si tipi di inquinamento la venti lazione naturale o ibrida

    il comfor t visivo, termico ed acust ico la gest ione del lacqua la scelta dei mater iali e de lle tecnologie il si stema dei r ifiut i del la costruzione durantela sua realizzazione e la vita il paesaggio con lobiettivo di real izzare con-tinui t ed integraz ione fra il costruito e lo spa-

    zio allintorno.Ledificio un frammento del luogo, da cui traeradici e nel quale si sviluppa; rifiutando principidi isolamento, partecipa ad un processo conti-nuo di evoluzione e trasformazione rispetto alquale non pu prelevare risorse (aria, acqua emateria) e gettare rifiuti: luno e laltro senzacontrollo. Lo spazio fra gli edifici, fra gli involu-cri degli edifici, quello spazio sempre pi limita-to dove le relaz ioni mater iali e immateria li pre-

    valgono, un bene prezioso e collettivo chenon pu essere ingombrato n distrutto.Il lavoro di ricerca rispetto al problema del ri-pristino degli antichi centri urbani dellAlta Irpi-nia deve tener conto dei parametri pi signifi-cativi, che possono direttamente influenzarescelte progettuali e realizzative: energ ia, con par ticolare riferimento aa. caratteri dellinvolucro: massa termica, isola-

    mento, luce naturale, controllo dellapportosolare diretto in rappor to allorientamento edai lucernari che garantiscono lilluminazione deglispazi interni;b. fonti rinnovabili: energia fotovoltaica, vento,evaporazione dellacqua per raffrescare, pom-pe di calore;c. illuminazione naturale ed artificiale: luce na-tura le ed ar tific iale a basso consumo ed eleva-to rendimento;d. comfort degli utenti ed al controllo delle esi-genze di climatizzazione: ventilazione naturale,riscaldamento, raffrescamento, deumidificazione;

    Taurasi (AV). Il borgo

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    acqua: raccolta e riuso dell acqua piovana; mater iali scel ti in funzione di riciclabil it, con-sumo di energia per produzione e assemblag-gio, tossicit; rifiuti: raccolta differenziata e proposte per ilriciclaggio produzione di compost per usi agricoli; paesaggio : microcl ima, habitat naturale per flo-ra e fauna, pedonalit e tempo libero; traspor ti: deci sioni a breve nell area di pro-getto, prospettive a lungo termine;

    inquinamento: inquinamento acustico, inqui-namento (industriale) del terreno.I materiali che costituiscono linvolucro ester-no, tesi ad incrementarne massa termica e iso-lamento, devono essere scelti con grande at-tenzione ai valori ambientali . A par te i mat toni,il tufo ed il legno o lacciaio delle capriate, lescelte riguardano lisolamento (pannelli in le-

    gno silicizzato); pitture e colle; la rete di tuba-zioni per lacqua e per limpianto elettrico; lapietra, naturale o ricomposta ed i materiali com-patti e/o drenanti delle pavimentazioni interneed esterne.Soluzioni significative sotto il profilo ambienta-le caratterizzano in modo diverso i singoli spa-zi: hanno maggior interesse nei grandi edifici perrilevanza degli usi, dimensione, costo e inciden-za sul controllo del microclima interno.

    Il controllo del microclima interno si attua me-diante riscaldamento degli spazi centrali nellesole parti abitate con serpentine sottopavi-mento che, portando a bassa temperatura unaconsistente massa termica opportunamente iso-lata, riducono la dispersione del calore versolalto. A regime, si realizza in questi casi un si-stema ar ticolato, ma relativamente semplice, che

    Note1. Jorge Luis Borges, Storia dellEternit, Milano, Adelphi,1997.

    permette lo scambio corretto di aria esternaed interna con valori della temperatura stabiliin inverno ed in estate, e sufficiente ricambiodaria.Anche allinterno della problematica di caratte-re ambientale, il senso del progetto come in-treccio assume una valenza signi ficativa che ten-de allintegrazione dei sistemi la cui sinergiadetermina elevato comfort dovuto allequilibriotra modi diver si di scambio termico; assenza di

    rumore (in ambiente non sono previste appa-recchiature); utilizzazione totale della superfi-cie; possibilit di suddividere limpianto in pizone; ridotti consumi energetici.Linsieme delle soluzioni adottate pu raggiun-gere un risparmio per riscaldamento, raffresca-mento, illuminazione pari al 25% del consumotrad izionale , a par it di spazi e prestazioni.

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    1.2 Il territorio di riferimento per il manuale di

    recupero, lIrpinia post-sisma

    Franco Archidiacono

    I paesi dellIrpinia dOriente hanno una parti-colare, desolata bellezza, ma nessuno li cono-sce davvero questi paesi. Perch per attraver-sarli nelle loro fibre ultime bisogna lasciare lamacchina e camminare senza aspettarsi nulla distupefacente. A dispetto degli inerti e dei ran-corosi in paese c sempre qualcosa da vedere,da sentire. Chi ha detto che qui la vita deveessere un luogo di fatiche infernali? Chi ha det-to non ci poss iamo pi stupire , che dobbiamo

    solo lamentarsi o intristire? LIrpinia c ancora,non tutta scomparsa, ma bisogna viaggiare,viaggiare verso oriente. Non bisogna avere lan-sia di scavalcare le montagne per inseguire lecitt maggiori. Bisogna restare sullAltura.1

    LAlta Irpinia, come molte aree interne dellIta-lia appenninica, conserva un paesaggio singola-re che pur non avendo particolari caratteristi-che dal punto di vista botanico o orografico o

    geologico, rispetto agli altri paesaggi circostanti, fortemente segnato dalla presenza di rovinee resti di fabbriche antiche, spesso semplice-mente cumuli di pietre, pienamente integrati aimarcati profili collinari e quasi fusi con la vege-tazione naturale .Negli ultimi due decenni il paesaggio dellAltaIrpinia ha subito trasformazioni senza preceden-ti. La ricostruzione posts ismica, pi del lo stessoterremoto del 23 novembre 1980, ha cance lla-

    to memor ie stor iche e luogh i natur ali: il terr i-torio stato aggredito nella sua morfologia enella sua estetica. Molte aree di questo territo-rio hanno perso la propria caratteristica identi-t per t rasformarsi in una immensa e anonimaperiferia con insediamenti sparsi lungo le prin-cipali arterie stradali. Dove, invece, si salva-guardato lesistente si salvato anche il sistemadei rapporti sociali ed economici. Oggi lAlta

    Irpinia una regione fatta di luoghi diversissimi,paesi ricchi di fascino con pietre che ne rac-contano la storia.La storia, di questi piccoli centri dellIrpinia, latipica stor ia della provincia interna: una stor iadi borghi, castelli, che puntellano le alture, pro-teggendo g li ab itat i abbarbicati sui crinali e do-minando strategicamente tutte le vallate circo-

    stanti, lungo gli antichi ed a volte incerti trac-ciati delle grandi strade consolari romane.La storia millenaria di questi luoghi ancora, inalcuni casi, quanto mai presente e viva, pesa esi esprime ancora nella calda atmosfera dei suoinuclei abitati pi antichi, nel respiro calmo etalor a solenne di cer ti suoi spaz i collettivi, con-tenut i e a misura duomo, si avver te nel tono avolte ruvido ma sempre misurato e decorosodei portali e delle cornici in pietra delle fine-

    stre, nella solida impostazione dei muri, dei ba-samenti e delle cordonate.Logge in pietra, balconi in ferro battuto, pavi-mentazioni esterne e stradali, realizzate in for-me geometriche con blocchetti di breccia Irpi-na, con filari intercalati di mattoni, conservanoun loro forte carattere di autenticit e attribu-iscono al paesaggio e allambiente un notevolevalore espressivo.

    Un lunghissimo minuto, la sera del 23 novembre1980, ha tentato di offuscare tutte queste verit.Non si sono persi capolavori in quella sera enelle giornate a seguire gli scavi, ma sicuramen-te sono andat i perduti innumerevoli test imo-nianze urbane e architettoniche di tono mino-re, la cui presenza era per essenziale per defi-nire il carattere storico e culturale del territorio.Come il carattere di un centro storico irpino,tra le r ughe di una secolare stratificazione, ogni

    elemento ha una sua precisa ragion dessere, fatto per durare, e conservare insieme, nel tem-po, funzionalit e memoria storica; non vi sonoelementi superflui, tutto ben dosato ed ela-borato con sacrificio. Questi posti, poco cono-sciuti, inseriti allinterno di un contesto natura-le aspro e selvaggio con una morfologia assaivaria caratterizzata da rilievi collinari ricopertida boschi, macchie spontanee, ginestreti, spine-

    ti, pascoli, colt ivaz ioni , formano quel nascostotessuto connettivo che costituisce, in questarea,lindissolubile legame tra ambiente e storia etra paesaggio e archi tettura. La conoscenza delterritorio e delle sue sed imentazion i stor iche una condizione essenziale per proporne unacorretta valorizzazione che indirizzi lo sviluppoe garantisca la qualit delle modifiche in conti-

    nuit con il passato, in una sorta di simbiosi traconservazione e innovazione.Su queste realt ancora vitali, zone oramai sismi-che per eccellenza, dove il gruppo di Accantolavora da un quinquennio con lobiettivo della

    valorizzazione e della promozione del territorio,si tentato, con lesperienza del manuale, diregistrare il dibattito in corso sui temi de l recu-pero del costruito e del paesaggio e su temi an-cora pi specialistici quali quelli del miglioramentoe delladeguamento sismico dei fabbricati.Ognuno deve fare la sua parte, a noi tocca ilcompito di richiamare lattenzione, sia di quantiamministrano sia dei cittadini e degli operatori

    del quotidiano, sulla ricchezza di testimonianzearchitettoniche e culturali che i nostri antichicentri ancora possiedono; ricchezze non solomonumentali, legate cio alla facciata, ma in-site nelle tecniche di costruzione, nei processidi conservazione e nei sacrifici di manutenzio-ne tramandati attraverso il costruito architet-tonico. Non serve, per, solo la comunicazione

    Note

    1. Arminio, F.,Viaggio nel cratere,Milano, Sironi Editore, 2003.

    Rocca San Felice (AV).

    Cairano (AV).

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    Bibliografia

    A.A.V.V.,Oltre il sisma. Memoria e recupero, Avellino, DeAngelis Editore, 2000.Armin io, F.,Viaggio nel cratere,Milano, Sironi Editore, 2003.

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    Cucciniello, A. (a cura di), Eventi dArte. Un anno di scoperte erestauri in Irpinia, Avellino, De Angelis Editore, 2003.Di Blasi, A., Luoghi dIrpinia. Immagini di una terra antica ,

    Avellino, De Angelis Editore, 2002.Gruppo di Azione Locale CILSI I.C . LEADER II (a cura di)Catalogo del patr imonio architettonico minore, Avellino, DeAngelis Editore, 2001.

    Muollo, G., (a cura d i)Momenti di storia in Irpinia , Soprin-tendenza ai BAAAS di SA-AV, Roma, De Luca EdizionidArte, 1989.

    Musei Diocesani della Campania. Guida al Museo Diocesa-no di SantAngelo dei Lombardi Conza Nusco Bisaccia.Conferenza Episcopale Campana Regione Campania,Napoli, 2002.

    della conoscenza; non bisogna rinunciare a for-nire un nostro contributo specifico, generazio-nale, anche in termini di contaminazioni tec-nologiche e formali del patrimonio storico, pur-ch in forma, speriamo, comprensibile e condi-visa; dopo il sisma, quanto scampato alle demo-

    lizioni, costituisce oramai un patrimonio ridot-to, prezioso quanto frag ile , accessib ile a molti ,purtroppo, che ancora non possiedono unacultura specifica del recupero; cultura intesaanche come codice di un saper fare; occorrequindi imparare a conoscere questo patrimo-

    nio anche negli aspetti minori, forse pi tec-nologici ed in genere meno immediati, frutto diuna paziente e intelligente applicazione remotae umana, oggi per noi non un peso, ma una fe-lice opportunit ed una utilissima lezione daestendere anche alla nostra vita futura.

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    1.3 Il valore del luogo, il Rilievo Sensibile per un

    recupero diffuso

    Marichela Sepe

    I caratteri del luogo

    La perdita di identit dei luoghi e dei paesaggirappresenta un importante componente cultu-rale del rischio ambientale. Le catastrofi natu-rali sono in grado di trasformare i luoghi contempi di devastazione inversamente proporzio-nali a quelli necessari per la ricostruzione, stra-volgendo valori ed identit, modificando rapi-damente movimenti di persone, di cose e dipensiero. Le recenti esperienze di ricostruzio-

    ne post-sisma in Italia dimostrano come il dan-no allidentit dei luoghi possa venire ampliatoda processi di ricostruzione poco consapevole,non supportati da una consolidata cultura ar-chitettonico-ambientale relativa a metodi dianalisi e tecniche dintervento. Nel caso dellIr-pinia, i programmi di ricostruzione basati sulprincipio della massima sicurezza e prevenzio-ne, nel tentativo di ridurre al minimo la perico-

    losit delle abitazioni, hanno dilatato in modoeccessivo le distanze tra le costruzioni, a voltestravolgendo del tutto costruzioni e tessuti ur-bani. I paesi presepe tipici del territorio sonoin questo modo quasi del tutto scomparsi e alloro posto sono stati ricostruiti luoghi caratte-rizzati da altre tipologie urbane e morfologiepaesistiche, nei quali tuttora la popolazione tro-va difficolt a identificarsi.Nonostante ci, la maggior parte degli studi e

    dei manuali prodotti in relazione ai terremoti ealle ricostruzioni post-sisma hanno teso a foca-lizzare lattenzione soprattutto sui dati tecnicidel sisma, spesso non approfondendo gli aspet-ti relativi all identit dei luogh i, probabilmenteper la concreta difficolt a riportare risultatioggettivi.Lidentit di un luogo, spiega Kevin Lynch, ilrisultato dellevoluzione storica, e la scelta di

    come conservare o valorizzare questo caratte-re guidata dalla conoscenza del suo passato edelle forze storiche che ancora lo sorreggono.Il luogo ha il ruolo di incarnare il mondo dellavita ed il suo valore consiste nel suo rappre-sentare, come scrive Norberg-Schultz, una es-senza locale generale, uno spazio dalle caratte-ristiche di unicit. Un luogo un fenomeno to-tale , un insieme inscindibile di tutte le singolecaratter istiche , ambientale, storica, urbana, per-cettiva, simbolica, sociale, che lo compongono.Per dare vita ad un luogo, la prima operazioneche si attua nominarlo, differenziandolo in

    questo modo dal resto della realt che lo cir-

    conda, oppure costruirlo, con le proprie abitu-dini e la propria visione del mondo.I luoghi storici mettono in collegamento il pas-sato e il presente, testimoniando il caratteredurevole della collettivit; non sono statici neltempo, ma mutano, per importanza e significa-to, ogni qual volta la s toria viene riletta e re in-terpretata, trasformando i luoghi in monumen-ti e/o r ivis itando i simboli del territorio. La co-

    struzione del monumento costituisce il deside-rio di lasciare un segno nello spazio che si per-petui nel tempo. Una collettivit sidentifica al-linterno di un luogo riconoscendo i suoi com-ponenti perch appartenenti alla propria cul-tura o immagine, decidendo che alcuni compo-nenti sono degni di maggiore attenzione rispettoad altri presenti nel resto della citt o del terri-torio.

    Limmagine del luogo rimane la stessa senzaessere mai uguale; la similarit risulta da strut-ture qual i l a t ipologia , la morfologia e la topo-logia, mentre il nuovo riguarda soprattutto lafigurazione temporale che invece muta conti-nuamente.La qualit sensoriale di un luogo costituita datutti gli elementi che possono essere percepitidai sensi: lodore, il rumuore, gli elementi tattili,visivi e gustativi, i quali singolarmente e nella

    percezione complessiva possono influire sullostato danimo, sul benessere, sulle azioni, sulmodo di comprendere lambiente circostante.Lynch si riferisce alla qualit sensoriale di unluogo affermando che essa legata alla sua sto-ria ed il risultato della sua evoluzione.Per quello che infine concerne il carattere socia-le, possibile affermare che lesperienza del luo-go si colloca allinterno di un ambito micro-so-

    ciale, al quale appartengono le pratiche quoti-diane, oppure nellambito macro-sociale, allinter-no del quale ci si muove: la casa, rappresentativadel privato, e la citt, rappresentativa del pubblico,sono i pi tipici esempi di questi due ambiti.Nel processo di costruzione o ricostruzione diun luogo distrutto in seguito a catastrofi natu-rali (ma anche in seguito a quelle provocatedalluomo) molta attenzione va quindi posta allaindividuazione dei caratteri che lo compongonoe che costituiscono la sua identit al fine di sal-vaguardarla perch, privato delle sue peculiari-t, esso pu diventare estraneo ad i suoi abi-

    tanti e qu indi non r iconoscibile alla collettivit.

    Interventi effettuati tenendo in minima o innessuna considerazione la ricostruzione del-lidentit di un luogo ha provocato in molti centricolpiti dai sismi danni ben pi gravi dei terre-moti stessi: citt duplicate, tessuti urbani can-cellati, centri ed edifici storici distrutti o resi ir-riconoscibili, luoghi per le emergenze divenutipermanenti. Riconoscere il valore del luogo inquanto componente fondamentale dellidenti-

    t di una citt cost ituisce nel suo processo diricostruzione elemento progettuale di riferi-mento sia per ci che concerne i desideri dellacollettivit sia per ci che riguarda la tutela del-limmagine urbana.

    La lettura e rappresentazione di un luogo

    Il territorio cos come ci appare oggi offre no-tevol i diffi colt di lettura e rappresentazione

    attraverso metodologie di analisi e restituzionecartografica di tipo tradizionale e la questionesi riflessa anche nella r icerca di un adeguatolinguaggio a sostegno. Studi recenti hanno pre-so in prestito da altre discipline modi di vedere,ricercare, spiegare, rappresentare i luoghi neiquali viviamo, costruendo metodologie di de-codificazione e di analisi trasversali e multilivel-lo. Tali stud i hanno condotto nel la maggior par-te dei cas i all a sperimentazione di mappe, iper-

    test i, sof tware in grado d i rest itui re e rendereleggibile tale complessit. Il tutto ha dato vita,con lutilizzo di criteri a loro volta spesso nonunivoci, a nuove interpretazioni e intersecazonidi fatti, a termini per nominarle, a immagini perraccontarle. Possono essere riconosciuti quat-tro pr incipali approcci metodologici a lla lettur adei luoghi, con relativi strumenti di rappresen-tazione: vir tuale, multi scala, later ale , nomade .

    Lapproccio virtuale un approccio che ha lesue radici negli studi di Mitchell e trova la suaespressione nelle miriadi di luoghi creati attra-verso luso della rete. Sono spazi, piazze, ar-chitetture, piattaforme, portali che, pur pren-dendo in prestito terminologie appartenenti alcostruito, non sono luoghi fisici, ma sono in gra-do di influenzare movimenti, comportamenti,abitudini. La mappa che ne deriva una sor tadi architettura virtuale che incontra la sua espli-cazione concreta nei percorsi virtuali che abi-tualmente intr aprendiamo.Lapproccio multiscala un approccio comples-

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    so che presuppone la conoscenza e lacquisi-

    zione di una grandissima quantit di dati prove-nienti da molteplici fonti, in grado di dialogaree fornire le risposte necessarie alla lettura diun territor io. un tipo di approccio che ha comerisultato la ceazione di sofisticati software, i quali,da alcuni punti di vista, possono definirsi il com-pletamento e lestensione in forma pi dinami-ca e flessibile dei programmi per G.I.S.Lapproccio laterale un approccio di lettura

    che richiede un atteggiamento analitico trasver-sale, teso allo studio del territorio da differentipunti di vista (urbani, percettivi, sociologici, an-tropolog ici , ecc .) con dif ferenti angolature escale di interpretazione. un approccio meto-dologico che trova le sue basi negli studi di Lyn-ch e Cullen, e che ha quale prodotto mappe,atlanti eclettici, installazioni.Il metodo di analisi del Rilievo Sensibile di se-guito illustrato pu inquadrarsi allinterno del-lapproccio laterale. Il Rilievo Sensibile racco-glie, elabora e ricostruisce i dati derivanti dairilievi nominale, percettivo, grafico, fotografico,video e confronta tali dati con quelli raccolti daunanalisi delle aspettative, unanalisi elaboratacon lutilizzo di cartografia tradizionale, da unquestionario posto agli abitanti del luogo. Il pro-dotto finale di questo tipo di Rilievo costitui-to da una mappa complessa.

    Lultima tipologia di approccio individuato quello nomade che trova la sua prima espres-sione nelle deambulazioni di Costant e nei per-corsi dei situazionisti e che si fonda sullo studiodel territorio basato sulla conoscenza attraver-so lesperienza diretta, il camminare. Il prodot-to rappresentato in genere da mappe, mobil icome lo strumento utilizzato per lanalisi.

    Il Rilievo SensibileLa metodologia di analisi del Rilievo Sensibile costituita da cinque fasi ed una fase preliminaredefinita fase 0. Il Rilievo Sensibile riguarda ilcampo del Rilievo perch ha lo scopo di rileva-re gli elementi legati agli aspetti percettivi edoggettivi, permanenti e transitori dellidentiturbana e paesistica di un luogo ed Sensibileperch il metodo aper to ad ogni sollecitazio-ne proveniente dal luogo in oggetto.La fase 0 consiste nella costruzione della gri-glia per linsieme di operazioni che si andrannoad attuare di seguito. La prima operazione

    creare delle banche dati ad hoc per accoglieredati di differente natura desunti da: lanalisi pre-liminare (schizzi, poesie, collage ecc.); i rilievinominale (parole scritte), grafico (segni e dise-gni), percettivo (parole, segni grafici, simboli),fotografico (immagini fisse), video (immagini in

    movimento); lanalisi con lutilizzo di planime-trie di tipo tradizionale (segni grafici); il quest io-nario ai visitatori del luogo (parole, immagini ecc.).Si stabiliscono altres le categorie di elementi daanalizzare ed i criteri di misurazione e si deci-dono, nellarco di periodo scelto quale riferi-mento per lo studio delle trasformazioni urba-ne, i giorni e le fasce orarie pi significativi peroperare i sopralluoghi ed i relativi rilievi.

    La prima fase consiste nellanalisi delle aspet-tat ive . Questa fase del lanal isi , da attuars i pre-cedentemente al primo sopralluogo, ha lo sco-po di operare una prima indagine relativa alluogo; scelta preliminarmente la citt e la par-te e/o par ti di essa che si intendono analizza-re, si traccia con lo strumento o mezzo diespressione che si ritiene pi adeguato lideache si ha di quella determinata area, attraver-so le notizie che si hanno a disposizione ante-cedentemente al pr imo sopralluogo. Tali noti-zie possono essere di diverso tipo ed il pro-dotto di questa fase dovr essere una carta-

    mosaico delle diverse idee del luogo emerse.La seconda fase quella dei cinque rilievi; il pri-mo rilievo, quello nominale, consiste nella rac-colta dei dati r iguardanti gli elementi costruiti(presenza di monumenti, edifici ecc.), gli elemen-ti natura li (presenza di verde urbano, alber i,

    animali ecc.), i mezzi di trasporto (presenza opassaggio di macchine, pulman ecc.), le perso-ne (presenza di turisti, residenti ecc.) segnalan-done la localizzazione, la tipologia e la quantitespressa in percentuale lieve, media o notevo-le. Alla Scheda nominale affiancata la Schedaconoscitiva, che costituisce un tipo di banca datiflessibile, la quale prevede la possibilit di inse-rimento di elementi non decisi preventivamen-

    te, ma desunti dall anal isi in loco.Il secondo rilievo quello percettivo nel qualesi effettua una rilevazione delle sensazioni ol-fattive, acustiche, gustative, tattili e visive, e del-la percezione complessiva, ponendo lattenzio-ne sulla localizzazione, la tipologia, la quantit(dato presente in percentuale lieve, media, no-tevole) e la qualit (sensazione percepita inmodo ininfluente, gradevole, sorprendente, fa-stidiosa). Per la rilevazione della quantit e qua-lit dei dati le tre alternative rispetto alla per-centuale di presenza e alla sensazione provo-cata hanno lo scopo di sintetizzare la elabora-

    SantAngelo dei Lombardi (AV). Esempio di un Rilievo

    Sensibile: mappa complessa

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    zione dei dati che in fase di raccolta pu co-

    munque essere attuata in maniera pi estesa.Si passa quindi ad operare il rilievo grafico checonsiste nello schizzo dei luoghi; gli schizzi rap-presentano larea in oggetto secondo unotticavisuale-percettiva e sono supportati da even-tual i annotaz ioni scr itte . Tale operazione costi-tuisce un primo studio per la costr uzione deisimboli grafici della mappa sensibile.Si effettuano ancora il rilievo fotografico ed il

    rilievo video dellintera area-studio, prestandoattenzione a registrare lo stato dei fatti pi chelinterpretazione dei luoghi.Il prodotto dei cinque rilievi ha come obiettivolelaborazione di una mappa con la visualizza-zione dei risultati ottenuti dai differenti rilievi.La terza fase costituita dallo studio dellareaattraverso lutilizzo delle car te tradizionali (ri-lievo ortofotogrammetrico, tipologico ecc.). Latipologia di car tografie util izzate dipende dallanatura del luogo da analizzare e lo studio vieneeseguito alla scala urbana, per comprendere le

    relazioni tra gli elementi presenti al suo inter-

    no, e alla scala territoriale, per comprenderelarea in rapporto al territorio circostante. Ilprodotto della fase costituito da una mappadove sono indicati gli elementi di relazione ester-na ed interna al sito in oggetto.La quar ta fase quella del questionario da por-re ai visitatori dellarea con lo scopo di traccia-re unidea del luogo percepita da chi non coinvolto nello studio e non un professioni-

    sta del settore, ma percepisce i siti solo da uten-te, a diversi livelli : labitante, i l passante , il tur i-sta. Il questionario costituito di norma, oltreche da una breve richiesta di dati personali (et,tipo logia di professione, utenza abituale o dipassaggio del sito ecc.), da domande riguardan-ti soprattutto la percezione globale del luogo,poste sulla base di immagini storiche e attualidellarea in oggetto o nel corso di un sopral-luogo. Le informazioni dedotte dal questiona-rio vengono anchesse trasferite su una mappache, come le precedenti, costituir la base per

    Bibliografia

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    cazione e rappresentazione degli elementi del paesaggiourbano contemporaneo in una mappa complessa. Pae-saggio Urbanon. 2/04, Maggioli Editore, 2004.Vigan, P., La citt elementare, Milano, Skira Editore, 1999.

    la costruzione della mappa complessa. Gli in-

    ter vistati non sono informat i pr ima dell inch ie-sta del motivo specifico per il quale vengonofatte questo tipo di domande, viene solo spie-gato che si tratta di una ricerca scientifica mira-ta allo studio delle caratter ische culturali di queldeterminato luogo, per far s che le risposte nonsiano date in modo guidato.La quinta fase quella della rielaborazione del-le informazioni collezionate. In questa fase va

    fatto un controllo dei diversi tipi di dati raccol-ti, del le mappe elaborate nelle precedenti fasi ,e una scelta degli elementi utili ai fini della co-struzione della mappa complessa. I dati indivi-duati nelle quattro fasi costituiscono la base perla costruzione di un unico sistema grafico di sim-boli per la rappresentazione degli elementi iden-tificativ i del paesaggio urbano e lelaborazionedella mappa. La mappa complessa si proponequale supporto alla pianificazione integrata allediverse scale e alle decisioni di amministratori eprofessionisti di settore pi attente.

    S A l d i L b di (AV) Abb i d l G l

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    Nel 1964 la Commissione Franceschini, istituita

    dal Parlamento per studiare la nuova e mai ap-provata legge, defin Beni Culturali tutti i benicostituenti testimonianza materiale avente va-lore di civilt. Da quel momento lespressione entrata in Italia nelluso corrente e su di essanon fu sollevato alcun rilievo nellesame criticoa cui furono sottoposti gli atti della Commis-sione nei numerosi dibattiti che seguirono dopoil 1967.

    Nello stesso periodo Giovanni Urbani ne sot-toline lindispensabil it definendo i Beni Cul-turali interessi vital i della societ come laria , lac-qua, la luce. E con ci, mentre si sottolineava ilvalore di autenticit come caratteristica fondan-te dei Beni Cultural i e la tutela come pubblicoservizio, si evidenziava, pure, la caratteristica ti-pica di ogni categoria di beni: il continuo pro-cesso di naturale consunzione. Quindi lazionedi difenderli e prolungarne lesistenza pu nonessere giustificata solamente da ragioni di ca-rattere spirituale, quali la tutela della memoriastorica, ma pu diventare loccasione per ap-portare un contributo alla pienezza della no-stra esperienza.Del resto sono sempre stati gli uomini i veridestinatari dei Beni Culturali; pertanto il bene-ficio che si ottiene dalle azioni di tutela e disalvaguardia della loro memoria rivolto alla

    comunit stessa, proprio in quanto i Beni Cul-tura li rappresentano i segni che documentanolattivit delluomo e individuano lidentit di unadeterminata comunit.NellIrpinia post-terremoto queste tracce dellastoria non erano, per ovvie ragioni, molto forti.Buona parte della cultura materiale era statadistrutta: mancavano le immagini familiari con-solidate nella memoria collettiva di molte co-

    munit, gusci protettivi della quotidianit e do-cumenti unici da trasmettere alle generazionifuture.E, allo stesso tempo, si avvertiva la necessit dipossedere una guida da utilizzare durante gliinterventi di ricostruzione e restauro, ma, finoa quel momento, non era mai stato redatto unmanuale duso sulle tecnologie utili zzate nellar-chitettura locale, n era stata realizzata una ca-talogazione dei Beni Cultural i del terr itor io.Esisteva, quindi, un vuoto di valori necessari pertras formare la storia in memoria.Anche in seguito a questa esperienza si com-

    presa meglio limportanza della indispensabile

    conoscenza e comunicazione dei documenti,trai t-dunion fra r icerca, tutela, valorizzazione efruizione dei Beni Cul turali, cos che, attualmen-te, i confini fra luniverso dei Beni e luniver sodegli individui sono in via di ridefinizione e leloro distanze si stanno abbreviando.Gli ambiti classici delle istituzioni culturali, mu-sei, archivi, biblioteche, mutano la loro funzio-ne: da contenitori statici di segni di memoria

    storica diventano sempre pi divulgatori dina-mici di cultura materiale grazie anche allausiliodei mezzi informatici interattivi. I musei nonvengono pi intesi solo come depositi adibitialla tutela delle opere dar te, ma come veri cen-tri del sapere, dove si coniugano cultura ed in-formazione con le tecnologie avanzate, al finedi migliorare il godimento e lelevazione spiri-tuale anche nel pi distratto vi sitatore .La creazione e lallestimento di un progettomuseologico moderno che non trascuri lim-pianto storico culturale e che curi con atten-zione i contenuti da divulgare potrebbe contri-buire ad una migliore conoscenza delloperadarte e ad una frequentazione pi responsabi-le dei visitatori.Le biblioteche e gli archivi, da sempre in strettorappor to con il territorio e con il contesto edu-cativo esterno, giocano attualmente un ruolo

    decisivo di mediazione nella conoscenza e nel-la diffusione di informazioni del patrimonio gra-zie anche allinnovazione tecnologica, alle op-portunit offerte dai nuovi media e allutilizzodel paradigma della comunicazione ipertestuale.La digitalizzazione dei dati posseduti, se in qual-che caso ha ottenuto il vantaggio di aumentareil grado di conservazione dei fragili ed insosti-tuibili documenti, in molti al tri ha garantito una

    maggiore fruibilit degli stessi, anche con la dif-fusione dei dati su rete telematica.Ma bene sottolineare che questultimo nuo-vo sistema di comunicazione non costituisce unvalore aggiunto al Bene Culturale in s, nonmigliora la sorte delle opere, dei musei o deisiti archeologici o monumentali: solo un mez-zo, non cartaceo, che se utilizzato allo scopo diesaltare le relazioni esistenti fra beni e territo-rio, beni e memoria storica, e se affida al tecni-co informatico umanista la qualit dei conte-nuti da divulgare, potrebbe aggiungere un ulte-riore tassello al complesso di operazioni pro-

    1.4 Beni culturali e comunicazione integrata

    Miriam Vitale

    gettuali finalizzate alla conservazione e alla dif-fusione delle informazioni riguardanti il patri-monio culturale.La costituzione di gruppi di lavoro pluridisci-plinari, allinterno dei quali collaborino studiosi

    di diverse discipline, da quelle umanistiche aquelle tecnico-scientifiche, dai responsabili eoperatori della tutela fino agli specialisti di ap-plicazioni informatiche e di comunicazione, po-trebbe rappresentare loccasione per una for-ma di dialogo su pi livelli: uno, interno, fra itecnici e lal tro esterno, rivo lto alla diffusionedelle informazioni non solo sul proprio territo-rio ma su un ambito pi vasto.In questa ottica rientra anche la realizzazione

    del manuale delle tecniche tradizionali di recu-pero dellarchitettura locale e del paesaggio inIrpinia, occasione di raccolta dei segmenti della

    SantAngelo dei Lombardi (AV). Abbazia del Goleto,

    elementi di spoglio riutilizzati nella cappella di San Luca

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    Bibliografia

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    memoria storica locale e utile strumento per

    una migliore coniugazione tra la pianificazionedegli interventi di conservazione e la gestionedel patrimonio.Tutta questa fitta rete di relazioni, potrebbesegnare il passaggio di scala dalla dimensionestrettamente locale a quella globale della co-municazione dei Beni presenti sul territorio,rafforzando, da un lato, lidentit e la memoriastorica di una comunit ma aggiungendo, dal-

    laltro, un ulteriore tassello alla valorizzazione e

    alla fruizione dei beni culturali del luogo.Quanto a questultimo aspetto lo scenario chesi prospetta pu essere letto, allo stesso tem-po, come unoccasione per lo sviluppo localema anche come un pericolo: le potenzialit si-nergiche esistenti tra tutela e fruizione del pa-trimonio se da un lato possono cont ribu ire al lacrescita culturale, potrebbero anche condurrealla banalizzazione dei beni culturali.

    Pertanto importante che la comunicazione e

    la divulgazione delle notizie riguardanti il patri-monio presente sul territorio siano affrontatenellottica di comunicazione di contenuti di qua-lit: la coniugazione fra la tutela dei Beni e lapromozione delle risorse locali non pu pre-scindere dal legame con le radici e dal riferi-mento alle fonti, poich senza queste anche luti-lizzo delle nuove tecnologie adottate per lacomunicazione sarebbe vano.

    1 5 Il controllo bioecologico come valore Vallata (AV) Cantiere pilota

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    1.5 Il controllo bioecologico come valore

    aggiunto nel recupero, il caso Neagor

    Federico Verderosa

    Lalba del terzo millennio si annuncia con il ri-

    fiuto di molte regole e comportamenti cele-brati dalla razionalit pianificatoria della societindustriale.Non si fondano pi nuove citt, ma si risa-na, si cura ci che stato tumultuosamentecostruito, imparando larte , tutta artig ianale, delrestauro e della manutenzione urbana e pae-saggistica.Come per i centri storici, gli unici interventi oggi

    ammissibili per tutelare il paesaggio debbonofare riferimento al restauro, alla manutenzione.Ma le tecniche non sempre sono appropriate,gli esecutori degli interventi non sempre sonoadeguati. Il cambiamento stato troppo forteper trovare oggi abilit e competenze degli an-tichi mestieri; non s i pu continuare come ab-biamo fatto fino ad ora; non si pu continuaread operare come se le r isorse fossero infinite,le conseguenze sarebbero tragiche. Le risorsesono limitate e si stanno esaurendo. Se non siinterviene in tempo, le generazioni future nonavranno il tempo di agire.La modernit vera pu risiedere nel materiale,nella tecnica costruttiva, nellidea pi antica, per-ch la tradizione uninnovazione riuscita.Educare, valorizzare e rivalutare la grande sfi-da del presente e del prossimo futuro.Lesigenza scaturisce, in modo del tutto natura-

    le, da un profondo e diffuso disagio che si ri-scontra nellagire quotidiano, un malessere chenon ha una connotazione precisa ma che pro-viene forse dalla sensazione di delusione e diingiustizia provocata dai numerosi squilibri chepervadono la nostra civilt che si vuole farodelle genti.Primo lo squilibrio fra lenorme progressotecnico scientifico che con gr ande capacit , in-

    gegno, abilit, sacrifici ed errori, gli uomini han-no raggiunto e, daltra parte, la povert e me-schinit delluso che ne facciamo. Si cerca dicapire perch questo profondo divario e comeporvi rimedio.Secondo la consapevolezza del consumo sfre-nato di territorio voluto dalla incontrollata atti-vit edilizia; e quindi consumo di energia, di-struzione di risorse, produzione di scorie e ri-fiuti; basti pensare che nella sola Europa il 45%

    dellenergia viene utilizzato nel settore edilizio;il 50% dellinquinamento atmosferico prodottodal settore edilizio; il 50% delle risorse sottrat-

    te al la natura sono destinate alle industr ie edi-

    lizie; il 50% dei rifiuti prodotti annualmente pro-viene dal settore edilizio; quindi evidenti respon-sabilit dei tecnici, dei docenti e degli operatoridel settore.Ma per capire non basta pensare ed emetteregiudizi: bisogna confrontarsi, analizzare insiemeper costruire insieme una prospettiva valida.Dalla necessit di trovare una soluzione valida pertutti nata lidea di creare un luogo dove riunirsi :

    alla ricerca di un nuovo modello culturale.Ma riunirsi e parlare non basta, bisogna che lepersone abbiano una ragione per stare insie-me, che siano insieme per fare, che abbianounattivit concreta e che la discussione nascada unesperienza pratica.Si pensato allora ad uno spazio nel quale for-mazione e ricerca siano occasione per riunirepersone, soprattutto giovani, di varia provenien-za e forma mentis, che, confrontandosi, generi-no nuove idee. nato cos Neagor 7 piazze: un villaggio spe-rimentale per la ricerca e la creativit, formatoda sette piazze ciascuna dedicata ad una attivi-t speci fica.La volont di riportare al centro della progetta-zione il rapporto diretto tra lArchitettura e lavita, ci ha condotto a una concezione architetto-nica che rispecchi la concezione etica del villag-

    gio affinch vi sia una relazione coerente fra con-tenente e contenuto: unarchitettura di curve piidonea a nostro avviso a racchiudere la vita del-lUomo in un futuro di serenit e liber t. comunque unarchitettura rispettosa del pa-esaggio e dellambiente, sia per i materiali cheper le forme; queste ultime derivano dallado-zione di strutture come archi, volte e cupoleche sono fra le pi antiche e pi diffuse prima

    dellavvento del cemento armato.Concetto di fondo che la costruzione del-lambiente fisico un atto pubblico, non priva-to, e in questo senso si ha la grande responsa-bilit di lavorare, di costruire correttamentee di progettare per la collettivit.Il villaggio cos concepito avr lo scopo di pro-muovere lincontro di giovani, europei ed ex-tracomunitari , provenienti da culture diverse, edirigerli verso le attivit creative e la sperimen-

    taz ione di nuovi modelli di compor tamentosocio-culturale: una piattaforma di confronto, uncentro studi ad alto livello di contenuti, uno stru-

    mento di ricerca per il miglioramento della qua-lit della vita, con obiettivi raggiungibili su pianie tempi diversi: formazione di giovan i a varie tecniche , conun plus valore di creativit e ricerca; coinvolgimento della popolazione locale in unaoperazione di miglioramento delle condizioni divita, non solo sul piano economico ma soprat-tutto sul piano cultura le, sociale e relazionale;

    a pi lungo termine, l a r icerca e progressivasperimentazione di un nuovo modello cultura-le capace di migliorare gli attuali atteggiamentie comportamenti della societ civile.Nella sua prima fase di r