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[Digitare il testo] Pag. 0 Bruno Marini Eques a Desfedam Interpretazione della MELENCOLIA INCISIONE DEL DȔRER (1514)

[Marini B.] Il Durer e La Melancolia

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Il Durer e la melancolia

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Bruno Marini

Eques a Desfedam

Interpretazione della

MELENCOLIA

INCISIONE DEL DȔRER (1514)

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In questa raffigurazione il Dürer descrive due mondi. Il primo, raffigurato in alto a sinistra, è quello pensato e voluto dagli Elohim (Lui gli Dei), il secondo abbraccia il resto del’incisione e denuncia il caos prodotto dalla creatura umana dopo aver ricevuto dall’alto il libero arbitrio. Procediamo con l’analisi dell’incisione: in basso a sinistra, quasi anonima, la perfezione della sfera simbolica separata dal contesto che la circonda: gli eventi terreni non la riguardano! La Realtà Universale si manifesta attraverso la sfera dove in ogni suo punto identifichiamo inizio e fine mentre la parzialità terrestre è visibile in molte dimore sparse nell’incisione: denuncia chiara di una rassegnata decadenza. Gli arnesi del falegname, l’Agnello, i chiodi, sono simboli antichi da eliminare con un atto di pulizia forte e definitivo dopo il fallimento delle religioni del Libro. L’epopea cristica, infatti, è terminata appena è venuto a mancare l’incipit universale. Il popolo ebraico non ha mai accettato l’evento messianico incarnato dall’unto (Cristo) e noi cattolici viviamo un’esperienza che non ci appartiene: non siamo parte del popolo ebraico! La realtà islamica non ha niente che si avvicini anche minimamente ai dettami indicati dal Messia (Allah) al suo Profeta Maometto. La nostra presenza terrena, poi, disgiunta dai tre regni, minerale, vegetale e animale, in quanto esseri superiori appartenenti al quarto regno: quello degli umani, forse allieni, è fallimentare. Possiamo considerarci dei naufraghi del cosmo. Eh sì, perché non esiste soltanto il nostro piccolo mondo esistono le finite stelle composte di aria, acqua, terra e fuoco, i quattro componenti formanti l’esistente realtà cosmica. Tra i tanti simboli raffigurati nell’incisione la clessidra, implacabile, marca il trascorrere del tempo che tutto supera, mentre la bilancia, con costanza, ricerca il duraturo equilibrio che mai trova ed ecco trasparire la totale rassegnata sconfitta, sia in terra (agnello) che in cielo (angeli), demiurgica. La creatura pensata e creata non corrisponde alla sua volontà, non è stata capace di uniformarsi ai valori suggeriti dalla squadra (rettitudine) e dal compasso (limite imposto nel giardino edenico) che la figura angelica femminile quasi nasconde in grembo. La pietra (esaedro) cubica è deformata, se pur con i piani levigati, insicura e sgraziata. Soltanto due simboli importanti come la scala a sette gradini e l’acrostico numerico appeso alla parete, che tanto filo da torcere ha dato ai ricercatori per tanti secoli, ci possono far intuire che tutto non è ancora perduto.

La scala a sette gradini indica il collegamento tra cielo e terra, tra ciò che è in alto e ciò che è in basso. Questo potente simbolo lo ritroviamo in tutte le religioni antiche: mandaica, manichea, bramanica, mitraica, ecc. In una Tavola scritta nel periodo alessandrino, chiamata di Rubino, si descrive il nostro apparire in umana sembianza con queste parole: “Ciò che è in alto non è come ciò che è in basso, in alto la magnificenza dell’Unità in basso la miseria della molteplicità che par tutto e non è niente”. In questo piccolo assunto traspare il contenuto negativo del nostro esistere.

I quadrati magici come quello inciso sotto al campanaccio, utilizzato per dare la sveglia, suggerisce Elémire Zolla nel suo libro “Le meraviglie della natura”, erano utilizzati per formare dei nodi o forme geometriche simili all’immagine del sole e dell’arcobaleno. Man mano che si contano e si uniscono, da 1 a 2, da 3 a 4, i numeri dell’acrostico, si realizza un nodo o linea magica: sembra che il Dürer si divertisse a disegnarle.

QUADRATO MAGICO INCISO SULLA PORTA DELLA FORTEZZA DI GWALIOR IN INDIA

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Importante è osservare il falso errore voluto dal Dürer per indicare la chiave di lettura dell’acrostico.

Non è impossibile osservare sotto al numero cinque, capovolto, inciso il numero sei è la forma del numero cinque che con un piccolo congiungimento consente di trasformarlo nel numero nove, subito sotto il numero nove è raffigurato come un sei capovolto, quindi, i due numeri anomali potrebbero indicare il numero 99. Il pensiero mi conduce ai novantanove i nomi o Attributi di Allah Akbar (Dio è grande) riportati nel Corano. Nell’acrostico la somma dei numeri in tutte le righe e nelle diagonali ha come risultato il numero 34 dove la riduzione teosofica rivela che 3+4= 7, sono forse i sette gradini della scala? O il numero di volte che il simbolo del cerchio o del Sole in cui Allah Akbar (Dio è Grande) è ripetuto nel rosario musulmano? Dürer, vissuto al tempo del Ficino, studiò la filosofia di Agrippa ed ebbe modo di accostarsi all’opera di Leonardo ed al suo pensiero. Fu agevolato in questo dalla conoscenza del matematico Luca Pacioli frate di Borgo Sansepolcro, amico e maestro di Leonardo, che nell’anno 1494, presso la tipografia Paganini e Arrivabene fece stampare il suo lavoro: “De divina proporzione”. Nella stessa tipografia nel 1508 o1518 fu stampata la prima edizione del Corano fatta subito distruggere da Papa Leone X. Ecco, forse, perché il numero 34 nell’acrostico: Dürer conosceva il Corano!

La seconda considerazione riguarda il motivo a schema piramidale nel quale si inseriscono numerosi valori numerici presenti nel Corano che fanno riferimento al Sole come il 33 e il 34. La scuola pitagorica considerava il triangolo (tertaktys) o le facce triangolari della piramide, un simbolo del Sole al pari del cerchio (Neapolitanski S., Matveev S., Sacralnaia gheometry, 2004, Mosca).

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Tentiamo d’interpretare l’acrostico usando la tecnica in voga al tempo del Dürer: riduzione teosofica dei numeri all’unità. Con questo metodo, iniziando dalle prime caselle superiori si ottiene la seguente tabella: 16 + 3 = 19 e 2 + 13 = 15 proseguendo a sommare a due a due i valori delle altre caselle si ottiene un nuovo acrostico:

1 9 1 5 1 5 1 9 1 5 1 9 1 9 1 5

Notiamo che tutte le righe orizzontali danno come risultato il numero (1+9+1+5 = 16 =1+6 = 7) sette, mentre nel senso verticale troviamo due colonne con la somma dei numeri (1+1+1+1 = 4) quattro e due (9+5+5+9 = 28 = 2+8 =10 e 5+9+9+5 =28 = 2+8 =10) con somma totale pari a dieci, infine la somma dei numeri nelle due diagonali (1+5+1+5 = 12 =1+2 = 3) uguale al numero tre.

Il primo numero elevato a potenza 2² = 4: Ė il numero delle forze esistenti nell’equilibrio della bilancia universale, infatti, le forze che tengono unite le particelle della materia sono quattro: la gravità, le radiazioni magneto-elettriche, le interazioni nucleari deboli e le interazioni nucleari forti che agiscono all’interno e attorno al nucleo atomico creando un campo energetico sostenuto dai propri quanti. Lui gli Dei (Gli Elohim 1+1+1+1) abbraccia tutta la creazione e viene indicato con la sfera indicata nell’incisione. Il termine Elohìm (El al singolare mschile e Eloha al singolare femminile) è molto dibattuto. Il prefisso El corrisponde al nostro “colui”, indicando una persona in senso astratto: Colui che ha vita in sé. Il termine E-loha si legge Alah ovvero Allah. Generalmente significa signori o guardiani ma anche splendenti. Era utilizzato per indicare potenti personaggi sovrumani provenienti dal cielo e quindi divinità, in alcuni casi come angeli o come figli di Dio o dei. La prima frase della Bibbia ebraica è molto ambigua (Genesi 1,1) פדאשח פרא אלהים את תשמים la terza parola evidenziata è: Elohim = Gli Dei. Leggiamo la traduzione più fedele: «In principio gli dèi fecero il cielo e la terra». Elohim disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Elohim disse: «Ecco, l'uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male. Ed ora non bisogna permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell'albero della vita perché, mangiandone, viva per sempre». C'è un'evidente forzatura per giustificare il plurale dii (gli dèi) con la Triade cattolica, nonostante Jahvé non abbia avuto un figlio in tutto il periodo dell'Antico Testamento. Ma soprattutto c'è la conferma che tutte le Bibbie ufficiali traducono in modo menzognero la prima frase della Bibbia. Interessante e l’analisi del racconto riferito ad Abramo l’unico patriarca conosciuto con qualche dettaglio, per i restanti patriarchi biblici si conoscono in modo dettagliato soltanto le età; Abramo nel suo girovagare affitta dall’ittita Memre, nel’omonima valle, un querceto dove si verificano dei fatti sconcertanti. “Un giorno si presentano all’ingresso della sua tenda tre uomini, appena visti Abramo si prostra a terra e così si rivolge ai visitatori: Mio Signore se ho trovato grazia ai tuoi occhi non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Permettete che vi rinfranchi dal viaggio. I visitatori risposero: fa pure come hai detto”. Perché Abramo si rivolge al singolare se erano tre? Questi visitatori erano conosciuti da Abramo perché gli chiedono notizie di sua moglie Sara, e subito dopo riferiscono che al loro ritorno sua moglie partorirà un figlio. Sara che ascoltava dalla cucina sorrise ben sapendo che era in età avanzata e che non aveva più il ciclo mensile. Il Signore” disse ad

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Abramo: Sara ha sorriso dubitando delle mie parole ma c’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò e Sara avrà un figlio! Chi erano o chi era il Signore capace di viaggiare e procurare gravidanze assistite? Leggendo il libro del grande fisico e matematico Alvarez Lopez “Il dogma quantistico” lo sbigottimento è totale! Afferma che i visitatori sono gli anunnachi, figli di unioni tra gli Adam e gli dei. Spiega, inoltre, che nella Bibbia sono riportate le 12 costanti atomiche scoperte soltanto recentemente dai nostri fisici e matematici. Senza queste costanti non sarebbe stato possibile iniziare l’attuale era atomica. Ma queste importanti costanti numeriche dove si trovano? Il Lopez le individua considerando l’età del patriarca alla nascita del suo primo figlio.

Il numero 10 indica la lettera (y ) iod dell’alfabeto antico, assimilata da Mosè nella lingua

sacra ebraica. Da questa lettera simbolo si forma l’anello che unisce la Luce Infinita dell’Universo o Macrocosmo con il Microcosmo: il nostro pianeta che è partecipe dei quattro elementi formanti, tra gli altri, anche il nostro corpo o involucro grossolano. Le quattro lettere del Nome יהוה scritte verticalmente, evidenziano l’aspetto umano del Nome. La Iod indica la testa, la prima He le spalle e le braccia, la Vav (prolungamento della Iod) la colonna vertebrale e la seconda He il bacino e le gambe.

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Il numero delle due diagonali è uguale a 1+2 = 3. Sono i tre principi: zolfo, mercurio e sale, derivanti dalla materia primigenia. O meraviglia lo zolfo, il mercurio e il sale, mi permettono di vedere tre sostanze in una sola materia, leggiamo nel libro “Lumière sortan par soimême des ténèbres” di Frà Marc-Antonio Crassellame Chinese. Accanto allo zolfo, mercurio e sale gli alchimisti ammettevano l’esistenza di quattro elementi teorici: terra, acqua, aria e fuoco. Ecco riapparire il numero 34 = 3+4 =7 dell’acrostico. Si indicano con questo numero i sette metalli, due perfetti e cinque imperfetti; hanno tutti una stessa origine, ma i luoghi di nascita sono la causa delle loro differenze. Questi luoghi corrispondono ai domicili dei sette pianeti in Astrologia:

PIOMBO/SATURNO = ACQUARIO CAPRICORNO STAGNO/GIOVE = PESCI SAGITTARIO FERRO/MARTE = ARIETE SCORPIONE RAME/VENERE = TORO BILANCIA MERCURIO/MERCURIO = GEMELLI VERGINE ARGENTO/LUNA = CANCRO ORO/SOLE = LEONE La stessa semenza genera i diversi metalli in epoche corrispondenti. La vita dei metalli è il fuoco, anzi i regimi dei fuochi che sono tre: FUOCO NATURALE, o secondo natura, che governa il Solfo. FUOCO CONTRO NATURA che governa il Mercurio, rappresentato opposto al primo, cioè rovesciato a specchio. FUOCO INNATURALE o CALORE DEL CORPO DELLA SEMENZA, che costituisce il sale. Tale fuoco è rettilineo o rettificato cioè di compensazione/equilibrio fra i Due. Come si è visto, i sette metalli sono sette gradi successivi di sublimazione della Materia Prima, e si raggiungono con sette operazioni graduali di un anno ciascuna. Essi sono variamente designati: “Candelabro a sette bracci” o i sette “Sephiroth di Fondamento”, i “sette colli” o i “sette Re”, i “Sette Savi” (Greci), “le sette porte” (Tebe), i “sette Angeli” (Apocalisse), le “sette coppe” o i “sette candelabri” (Cristianesimo), le “sette P” (Dante) ecc. La natura doppia dei sette metalli è costituita da un fluido solare (Solfo) e da uno lunare (Mercurio) che si equilibrano in una semenza (Sale). Tale natura doppia viene spesso simbolizzata dalla contrapposizione Solfo-Mercurio. La MATERIA PRIMA dei metalli del Grande Magistero è quindi di DOPPIA ESSENZA, indicata spesso come SOLFO DOPPIO, il quale a sua volta ha due gradi: uno per i metalli imperfetti e l’altro per i metalli perfetti (Argento e Oro). Tratto dal libro “Delle Stelle e dei Soli” Kremmerz ed. Esolibri. Interessante è il parallelo dell’incisione del Dürer con le dieci incisioni Alchimico-metallurgiche, del Beccafumi. Nelle Opere dei due esecutori si esalta il principio dell’unità della materia e l’Opera trasmutatoria del piombo in Oro per mezzo del fuoco alchimico. L’Oro ottenuto nei due procedimenti sarà di un tipo speciale: INVISIBILE!

Incisione del Dürer considerata artisticamente minore e poco rappresentata.

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La spiegazione dell’incisione data dal ricercatore e scrittore Ernesto Solari nel suo omaggio a Dürer “Le epifanie di Dürer, Re Magio d’Europa” è la seguente: “ Sulla parte frontale del copricapo sono indicate le lettere "B.C" cerchiate e "D.E" cerchiate (la D arrovesciata), seguite poi da una "F" anch'essa cerchiata. Sulla sommità del capo è invece collocata la lettera A spesso indicante la sigla del nome Albert”.

Cosa può significare questa sorta di operazione algebrica, passata sempre in secondo piano? Ebbene questa formula potrebbe invece avere, a mio avviso, due possibili spiegazioni:

a) indicare il metodo che Dürer ha utilizzato per celare il significato cabalistico dell'opera o comunque dell'immagine rappresentata tramite l'uso della numerologia corrispondente. b) le lettere costituirebbero un legame con la struttura dei tarocchi così detti del Mantegna. Questi tarocchi sono composti da 52 figure, ordinate in cinque serie, segnate inversamente con le lettere: E, D, C, B, A. -La serie A rappresenta i pianeti . (7) -La serie B le Virtù teologali e cardinali. (7) -La serie C rappresenta le scienze. (8) -La serie D, arrovesciata, rappresenta le Muse. (9) -La serie E rappresenta le condizioni dell’uomo. (21) In totale abbiamo le 52 carte del gioco. Manca all’appello, come si vede, solo la lettera F. Quale significato può avere?

Tante ipotesi sono state vagliate ma nessuna messa in relazione ai Tarot o all’opera ROTAS: le lettre a due a due racchiuse in un cerchio indicano gli arcani minori divisi in maschili e femminili: bastoni e coppe, danari e spade (Excalibur). La F indica nelle 22 carte chiamate Arcani Maggiori il Folle che tutte le percorre senza che nessuna possa trattenerlo. La lettera interpretata come una A e separata dalle altre incisa nella parte più alta del capo non indica la firma del Dürer ma un nuovo acrostico: Opera Rotas Tenet; teniamo l’opera del Tarotarotarota ... all’infinito.

Non è difficile intuire in questo antico simbolo del TAU, utilizzato da Dürer, la T di Tenet, la lettera O di Opera e la R di Rotas.

La storia annuncia tante verità, nel nostro caso dopo l’anno 1000, si presentano alla nostra ammirazione i cavalieri crociati chiamati Poveri Cavalieri di Cristo, intenti a cercare certe testimonianze in terra santa; una volte trovate e consegnate a San Bernardo di Chiaravalle danno vita ad una quantità di Magioni e Cattedrali realizzate, in così poco tempo, con un dispendio di mezzi spropositati, sia per la preparazione dei Maestri costruttori che per il reperimento delle maestranze in un ambito territoriale molto vasto, praticamente in tutta Europa, senza poter intuire le fonti di denaro utilizzate per costruirle. Terminato, almeno apparentemente, dopo la morte dell’ultimo Maestro De Molay e di tutto lo stato maggiore dell’Ordine il ciclo templare in Europa, si diffonde un movimento chiamato “I Fedeli D’Amore” che vede Dante, Boccaccio, Petrarca, Pier della Francesca, Botticelli, per nominare soltanto alcuni dei più famosi, protagonisti. Il movimento

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è quasi subito definito eretico dalla chiesa Cattolica e in conseguenza gli affiliati perseguitati o esiliati. Ed è al termine del loro ciclo (XIII, XIV secolo) che iniziano a circolare certe carte chiamate Tarot, siamo in piena inquisizione e il pericolo è grande. Il Dürer ha disegnato un mazzo di tarocchi molto particolare lasciando trasparire tracce di un contenuto recondito e nascosto.

Dürer, lama del Folle pellegrino. Al centro dello scudo appare la T di Tarot.

Nella Cattedrale della sagrada Familia a Barcellona, nella parete sinistra, prima dell’entrata dalla porta sud, un acrostico attira la mia attenzione perché indica l’età del Cristo.

Acrostico sulla parete sinistra della porta sud.

La combinazione dei numeri nelle righe orizzontali, verticali e diagonali danno come risultato della somma il valore di 33. Il pensiero corre subito al Cristo Gesù morto sulla croce all’età di 33 anni. Ma è veramente così? È questa l’indicazione che l’autore ha voluto indicare? Subito sotto l’acrostico, sulla lastra di marmo in basso a sinistra (non è facile osservare e legare le due iscrizioni da un’unica angolazione), accanto a delle lettere romane si vedono dei numeri: 1445 oppure 14 = 15 cosa significano? L’indicazione dell’anno 1445, ci viene in aiuto, si tratta della data indicata dal Dürer nel suo acrostico Melancolia. Il richiamo indica che nella prima riga orizzontale dell’acrostico 1+ 14 =15, ma anche che 14 + 4 = 18. Continuando a sommare a due a due i numeri delle righe sottostanti si ottiene questa nuova combinazione:

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Dove la riduzione teosofica delle file verticali ripete con costanza il nome Divino di 4 lettere: gli Elohim del Dürer affiancati al nome del Demiurgo contenuto nel numero 2+6 = 8. Vediamo come si spiega l’arcano. Nella scrittura ebraica le quattro lettre del Nome hanno questo valore numerico: י = sommando abbiamo 10 + 5 + 6 + 5 = 26 = 2 + 6 = 8 ,5= ה ,w =6 ,5 = ה ,10

יהוה

Mentre la somma delle righe orizzontali indicano il senario: il rapporto esterno della circonferenza divina con il Dio creatore o Demiurgo. Il numero sei è il numero perfettissimo nella sua natura, è il solo perfetto in sé, perché scindendolo nelle sue parti, rispettivamente 3 + 2 + 1 = 6, esse riempiono perfettamente tutto il senario. Queste verità si trovano scritte nel CERCHIO divino, naturalmente diviso in sei parti.

Possiamo adesso intuire dove l’autore dell’acrostico posizionato sulla parete sud della Sagrada Famiglia abbia attinto le indicazioni per realizzarlo. Ecco la comune denuncia nei due acrostici numerici: Dürer esalta la perfezione di ciò che è in alto: l’universo creato sublimato dai sette colori dell’arcobaleno in contrasto con la miseranda realtà della creatura umana. Gaudì (o chi per Lui) denuncia il limite del Demiurgo artefice di questo nostro mondo. Tra le due mirabili costruzioni numeriche si staglia la smagliante indicazione della via per la reintegrazione della creatura umana seguendo le indicazioni del Liber Mutus chiamato “Arcani Maggiori e Minori dell’Opera Rotas.

Immagini che testimoniano la conoscenza dell’Opera Rotas:

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La Ruota Magione cistercense di Piona Pavimento Duomo di Siena La Ruota

Abbazia di Terlizzi (sator) la Ruota nei tarocchi di Masiglia Tarocchi del Mantegna

Aosta Collegiata di San Orso La Forza nell’ Opera Rotas

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I Tarocchi del Dürer

Collina di Cerbaia 10 Dicembre 2013