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MEMORIE
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MEMORIE
ISTORICO-CRITICHE
INTORNO ALLA.VTTA E ALLE OPERE
DI MONSIGN ORE
FRA PAOLO PIROMALLI
DOMENICANO ARCIVESCOVO DI NASSIVAN
AGGIUNTAVI
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SIDERNOGRAFIA
sanum DAL EANONICO'
MICHELANGELO MACRÌ
Membro onorario della Regale Accade/ma di Scienze
e ordinario della Società Pontaniana ec.
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DALLA snMpmuA DELLA socmn’ FILOMATICA
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Con facoltà.
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Hist. Lib. I. in praef
Hoc illud est praecipue in cognitione rerum salubre
ac frugfferum , omnis te exempli documenta in
illustri posita monumento intueri: inde tibi tuae
que reipublicae quod imìtere , capias g inde foe
dum inceptu , foedum exitu , quod vites.
imm-prawa
A SUA ECCELLENZA
IL’MARCHESE D. DONATO TOMMASI
CONSIGLIERE MINISTRO m s'rA'ro
MINISTRO SEGRETARIO lii STATO DI GRAZIA E Gws'rlzgA
E DI AFFARI ECCLESIASTICI GENTILUOMO m CAMERA
DI SUA MAESTA
CAVALIERE DEL REGALE ORDINE m s. GENNARO
acum SEGRETARIO msL REGALE ORDINE m s. FERDINANDO
EDEL MERITO GRAN CROCE DEL DISTINTO REGALE ORDINE’
m CARLO ul m SPAGNA a CAVALIERE nELL’oRmNR
GmosoLmyrANo
NACQUE , Eccellentiss. Sig. già è intorno
di due secoli e mezzo, presso la Sagra nella
lieta e ridentefronte d’ Italia , laddove questo
nome dal Re Italo ebbe l’origine, non lungi
v1
dalla patria di quel gran benefattore delle
Lettere , eSegretario di Stato, Cassiodorio,
in vicinanza della chiara e protolegislatriee
Locri, un campione di S. Chiesa, di poema
senza fallo dignissima e di storia. Egli è pur
desso Fra Paolo Piromalli ( suono illustre e
magngfico di nome e di cose) colto poligrafo
e poliglotto: ‘il quale, ben erudito nelle scienze
più sode‘ nella scuola del novello Pittagora, '
sidernate Stelliola, ed in quella dell’flngelico
Dottore; recò seco in oriente lo spirito di
Arcivescovo , avantiehè dal Vaticano eotale
dignità conseguisse. Ivi ed altrove pur egli
con la voce ed apostolica tromba, e con la
penna propagò,e dy‘ese i purissimi e venerandi
dogmi di nostra sacrosanta Fede.
Che questi sia stato in verità vivo speéchio
delle mitre orientali ed occidentali , gran -
flagello de’monoteliti e de’ monofisiti , ed un
insigne Eroe, e quasi dissi Taumaturgo;
Il Mondo il sa , che ne stupisce e vl Sole,
Che con invidia e meraviglia il vide
Gir seco intorno a la terrestre mole.
E di fatto , d’ alta ammirazione riempì egli
e I’Eufrate . e ’l Ganga a e l’ldaspe , e la
Vistola , e l’Istro , ell Tevere, ed il Crati ,
vii
\ u - n o c .
con pressoche mnumerabili conversioni di
scismatici , di patriarchi , di primati, e di
vartabiedi. Di che i degni successori di S.
Pietro e vicarj di Gesù Cristo, Urbano VIII,
Innocenzio x ed Alessandro VIl , a buona
equità molto lo ammirarono , e celebrarono
in un cos saggi monarchi di Polonia e di
Persia. E finalmente pol-ch1 ebb’ egli colti tali
allori, ben dovuti alla solida dottrina e pietà
sua , che non ‘volendo esigea venerazione ,
trasferito nella vescovil cattedra di Bisignano;
ivi, nel xv lustro di sua età, coronato da una
morte preziosa nel cospetto del Signore , partì
di questa vita per la magion de’ Beati con
odore di santità.
or poichè il Porporato Eminentissimo Don
Placido Zurla , vero splendore ed ornamento
dell’ alma Roma , degnò con generosità eroica
e trascendente di rischiarar le mie tenebre
con degli aneddoti e documenti, anzi rare
gemme e gioielli dell'archivio di Propaganda,
circa il nostro inclito Valentuomo; ho io
tentato col mio ignobil pennello ,_ che soltanto
tirar sa le linee principali, di adombrarne
e tratteggiarne la Biografia. Ne ho aggiunta
in appendice della medesima la Sidernografia‘,
1m
dao-ihe non ho creduto hor di proposito un
picciol discorso intorno alla dolce Patria del
divisato fanal d’ ogni virtù. Quindi mi fo
lecito con ossequioso ardimento di farne la
rude bozza comparire sotto la favorevole
ombra del valevolissimo patrocinio di Vostra
Eccellenza:in cui,fra gli altri pregi, ognuno
ammira l’ uom vero e di lettere e di scienze;
il magnanimo-e nobil rampollo dell’ illustre
Editore e Supplitore del Vocabolario degli
Accademici della Crusca; e che, fra le sublimi
applicazioni, molto vi dilettate di soggetti alle
patrie cose concernenti.
Degnatevi dunque , siccom’ io divotamente
ve ne supplica , in riconoscente attestato de i
benefizi ‘dalla particolar vostra bontà a me
largita benignamente accogliere , e,‘ con quella
umanità che tutte le azioni vostre dirige ,
aggradir ciò che soltanto io posso darvi di
parole , e d’ opere d’ inchiostro ;
Né che poco io vi dia da imputar sono , I
Chè quanto io posso dal‘; tutto vi dono.
iva con questo io intendo mica sdebitarmi in
alcun modo di mi segnalati benefizi, che
anzi a gloriae a pregio mi recherà il Vvivervi
semprcmai obbligato. Frattanto , a non peccar
lx
col mio lungo favellare ne’ pubbliei comodi,
sostenendo Voi solo tante e sì gravi cure ;fo
fine pregando il Datore d’ ogni bene, che in
questo di festivo del glorioso nome vostro
Vi‘ conceda lunghissima vita e sanità perfetta.
Così proseguirete ad esercitar la vostra dotta
mente , la lingua, e la mano alla gloria ed
allo splendore de’ gran Gigli il’ oro della
Augusta Casa di Borbone; e ad invigilare1 come
Voi fate, all’ amministrazione della incorrotta
giustizia , maneggiando con valore, saggezza,
prudenza e fede le più gelose bisogna dello
Stato. E con profondo ‘ossequio mi dico e
con ermox
Di V. Eccellenza
Del Real Ministero e Segreteria di Stato - di Affari
t Ecclesiastici a il di y d‘Agosto 1824.
Devotiss. e obbligatiss. servo
Michelangelo Macrì.
n
u Solenne processione , ed allocazione ili F. Paolo. 30
TAVOLA
DE’ Lmm E DEGLI ARTICOLI DELLE PRESENTI MEMORIE.
LIBRO 1.
Oggetto di queste Memorie. . . pag. 2
Divisione di esse Memorie . . . . . . . . i
Omaggio di lode a S. Em. il Card. Zurla. . s
Siderno patria del Piromalli
Epoca del suo natale. . . . . -. . .
Sua perizia nelle lingue, e celebri conversioni . m
Miracoli in Soriano avvenuti nel leni . . . . 13
Fratelli di Fra Paolo. . . . . .
Agiatezza della famiglia Piromalli . -
Essa famiglia non più esiste in Siderno . ._ . ly
Niecolantonio Stelliola precettore del N. A. . . 19
continuazione sul Piromalli.
......g
. . . . . . zæ
Sua vestizione monastica. , . . . . . . . 24 .
Sua esemplarità. . . . . . . . . 26
Sua carità verso la patria . . . . .‘ as
Sidemate convento'domenicano. 29
Decreto ed istromento della fondazione detta. . 33
Creato F. Paolo in Roma nel’ 1628 a lettore di
filosofia. . . . . . . . . . . . . 3']
Eletto a missionario apostolico il’ Armenia mag
giore nell1 anno 1631. . .- . . . . . . . 39
Decreto di sua elezione de’ 31 maggio 1621 (corr.
1631 ) . . . . . . . . . - is
Posizione d’ Armenia maggiore. . - . . . . 45
Pregi di della regione . . . .- . . . . .
Religione; S. Gregorio I; e Varlabiedi d’Armenia. is
Facoltà papali date al Piromalli. . s - - - so
In Malta. converte due Maomettani . l . - 52
SlfO arrivo in Alessandrelta. . . . . . . . 54
El passa in Aleppo ed in Charam . . . . - 55
Sudario di nostro Signore Gesù Crisi‘). - - - m
Namit, Vastan, Abaraner . . . . 1 - - bo
Chiave e Nnssivan. . . . - - - - - - ' si
xu
Origine di Nassivan , e del suo sito .
Prima predica del N. A. in Chiave. origine-di
64
cemiazin..........’-. 66
Prigionia del Piromalli . ." . . . . . . 68
Suo virtuoso carattere ne’ flagelli e tormenti. 71
continuazione su Io stesso soggetto . . . . 73
Si prosegue l‘argomento medesimo. . o '. . . yi
Libertà del Piromalli al 1634. Trionjb d’ innocenza. 77
Documento a pro del Piromalli contro l’ Arcive
scovo suo persccutore. . . . . . , . 80
Celebri conversioni di Ciriaco e di Oscano. . 81
Continuazione intorno aCiriaco. . . . . . . si
Dimora del N. A. col Cattolico Moisè IIIin Ec
cemiazin. Origine del Caltolìco armeno . 86
Conversione del patriarca Moisè III. . . . 89
continuazione di tale argomento . 91
Il P. Piromalli riparga i libri armeni . 92
Creato a maestro di gmmatica e logica. . gi
Il N. A. manda de’ discepoli per tali’ Armenia:
I entra nells India , e nel Malabar . . . 95
In Georgia abolisce una superstizione. . . . . 97
E rispettato da Maomettani. . . . . . .> . 99
Sue geste in Costantinopoli al 1637. . . . 101
Confermazione delle antedette cose. . . . . . 103
Il‘ N. A. è incaricato di rivedere la Bibbia Ar
mena, e di altri lavori nel 1637 e 1638. . . 106
Sua legazione straordinaria er Polonia. . . . 109
Onori dal Re di Polonia ricevuti al 1639. . 110
Operazioni del N. A. in quel Heamc . . . 112
Lodato dal Re col Papa , che crea il Piromalli
11 Presidente della Biblica edizione armena. . 114
Suo arrivo in Roma ed onori rcndutigli. . . . 11
Presenta a 6‘. 6'. tre Opere in armeno - - . . 11
Premure del Re polacco pel ritorno del N. A.
ne‘ suoi Stati. . . . . . . . . . . . 120
Petizioni degli Armeni, e del Piromalli. . 121
Dilucidazioni sullo stess’ argomento. . . . . ms
Facoltà del N. A. di celebrare in armeno. . 125
Chiede le matrici de’ caratteri armeni, onde im
primere il suo Lesszco in Leopoli; e parte per
colanel164o............ ny
5
i Sua partenza di Roma
Voti ed uugurii di Fra Gio. da Siderno. .
I. lettera del Re di Polonia al Re di Persia pel
N. A..
II. lettera del lodato Sovrano. al ‘Gran l’atriarea'Fi;
lippa pel Piromalli .. . . .
Libri del N. A. impegnati in C
suo socio. . . . .
LIBRO II . . .
Schiavilù del Piromalli nel 1654. . . .
continuazione del soggetto istesso..
Sua promozione ad Arcivescovo al 1655. .
oslantinopoli da un
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131
133
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. 138
Anteposto a due Domenicani armeni acclamati.
Decreto di sua elezione . . .
Errori d’alcuni autori circa tal promozione. Doveri
dell’ Episcopato . . . . . . . .
Sua consagrazione, e sue brighe in Roma col
1’. Galano. . .. . . . . -
par Vienna. . . .
Edizioni di due suoi Opuscoli nel 165 1. .
Cenno sul I e II Opuscolo. ._ . . . .
Proemio di detto Opuscolo II. . . . .
Conchiusione di esso II. Opuscolo. . .
Carattere morale del nostro Arcivescovo. .
Doppio peculalo letterario del Galano. . .
Diseolpato l’ Arcivescovo da novel calunniatm'e.
continuazione del delta argomento . . .
Racconto islorico. . . . .
continuazione. . . . . . . u . . .
Si prosegue lo stess’ argomento. . .
Contrapologia del P. Galano .
Osservazioni contro al medesimo. .‘ .
continuazione di esse osservazioni. . . .
Conghietture sulla rarità del libretto. . .
Se ne adduconoldegli esempli. . - u
-Antigalano di nostro Arcivescovo . . .
Dissensioni de’ Domenicani di Nassivan. .
Ritorna in Roma nel 1662 o nam . . .
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Traslatato nella sede di Bisignano. -S_‘uo apriva. .
Lettera di Monsig. Piromalli al Capitolo . . i lgzi
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1So
181
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191
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Digressione su’ prezzi di alcune vettovaglie de’ tem
pi antepiromallici. .
Sinodo del Piromalli. Vera epoca delldcoi’tui'morte
. nos
. 208
. alo
Catalogo delle Opere di Mons. Piromalli.
Perorazione della Biografia. . . . . .
Appendice poetica in loile del Piromalli.
LIBRO III.
SIDERNOGRAFIA- .
Sito di Sîderno. . . . . . . .
Origine de’ fiumi Turbolo e Novito .
Il Turbola ed il Noviio non furon navigab
Il Novìto anticamente detto Sagra e Lucano .
Plinio non usò il nome Locanus .
Risposta a talune obbiezioni. . .
Si prosegue lo stesso argomento. '. . .
continuazione sul soggetto medesimo .
Siderno descritto dal P. Caracciolo. . .
Indagine su l’origine ed antichità di Siderno; e
se fu detto Pizzin‘lti.
continuazione sopra Pizzin‘xti.
Lingua e rito greco di Sidemo.
Risposta a recente oppositore. . . .
Tipo di detta locrese moneta. . . . . .
Peudatarj sidernati dall1 XI al XIX secolo.
Serie de’ feudi del Conte Marino Curiale.
Osservazione sulla detta serie per Siderno.
Serie de’ Protopapi ed Arcip. sidernati. .
Illonumento greco del 20 Marzo nom .
Brievi noterelle sullo strumento .
Stato attuale di Siderno.
Sue frane , fontane e strade. .
Suo mirabile orizzonte. . .
Strada rotabile del molino .
Onciario Macri e sua origine . 2
@ontinuazione. . . . . . . . .
Antiche famiglie dell’Onciario. . . . .
Origine della Casa Macrina , o Macrì . .
Ubertà dell’ agro sidernate. . . . . .
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Vini esi e misur'e sidemafi t . .a P
Stato politico antico e moderno di Sidemo.
Autori sidernati.
I. Niccolantonio Stigliola o Stelliola
II. Donato Pullieni o Pollieni. . . .
III. Fra Giovanni da Siderno. . . .
IV. Girolamo Correale de’ Medici . .
Saggio su l’istoria naturale sidemale.
I. Regno minerale . . . .
Acque potabili , e malattie. . . . .
Il. Regno vegetabile.. . '. .
Osservazioni sopra alcune piante, e la caprificazione. 390
III. Regno animale . . . .. . .
I. Classe. Animali mammi eri. . .
II. Classe. Uccelli. . -
III. Classe. Anfibj. . .
IV. Classe. Pesci . . .
V. Classe. Insetti. . . . .
VI. Classe. Vermi . . . . a . . .
Osservazioni intorno all’ inverminamento , e
fiammazione del fegat‘o delle pecore.
Alla gioventù sidernate. . . . .
segue la Pianta di Siderno.
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573
LIBRGI. ~
, Ex bis ( missionariis ) autem duos , non mi
nus scientiis ,_quam zelo fidei dilatandae, aliisque
virtutibusprae caeteris opulentos , ipse in Armeria
excolencla vinca socio: halzuiamicissinios. Alterfuit
Magister Paulus Piromallus , Italus a Syderno;
qui, post diversas liaereticorum insectationes constan
tissime toleratas , in damis C/zrisli ouibus reducen
dis adeo profecit doctrina , praedicatione ., et exem
plo, et adlzuc in Perside prq/ieiu ut eius laus ,
quam-posteritati , cum consumrnata posi mortem fuc
rit ,‘ plenius celebrandam relinque , nova hic histo-l
ria indigeret. .
Galan. Concil. Eccl. Arm. cum Rom. P. I. c.
30, p. sed Ed. Rom. 1650 g Hist. Armena Ec
cles. et politica cap. 30. p. 497.
1. Bene e saviamente , nell’ anno xcvrl della
cristianalera , ‘quel Profondo conoscitore del cuo
re umano nella vita df Agficola dicea , essere
antica usanza il tramandare alla posterità' ifat
ti e icostumi (le’clliari Uomini, non ancora dis
messa dalla età sua, benchè de’ suoi non curan
te; qualora una eccellente e nohil virtù ha vin
1
2
to ed ecceduto quel vizio, comune alle città gran
di e piccole , del non conoscere il buono od
invidiarlo. E , nel declinar del secolo XVI , il
Livio delle fiorentine istorie , nostro illustre lec
‘cese , scrisse: » Non Posso se non con somme
« lodi commendare la pietosa diligenza de’ Fio
« rentini: i quali di molti lor cittadini di gran
« lunga ineno chiari et illustri d’Ottino (Ca
a raeeiolo tj vanno tuttavia con grandissime fa
« tiche et sudori ordendo le vite ; Perchè de’vec
« chi lor fatti a’ posteri fresca et chiara la me
u moria ne pervenga. Ma nel nostro reame usi
a a misurar ogni cosa dal Presente splendore ,
« niuna cura o Pensiero teniam delle cose pas
u sate. » (1)
Oggetto di queste memorie.
2. Quindi se io , con umilissimo stile e dis
adorno ma sincero , oso imprender la descrizim
i Di questi antichissima Casa , commendabilissima
nel Regno'di Napoli fin da‘ tempi di Carlomagno ,può
i vedersi, oltre alla Cronologia lessntane da Francesco
de’ Pietri , l’Ab. Expilly nell’ Istoria della chiarissima
Casa. Milano Lib. III. p. 100 . e seguenti della nobile
Edizione parigina di Giuseppe Barbou 1753.
(1) Seip. Ammirati Fam. nob. nap. P. 1. p. 117.
In Fiorenza , 1580.
3
ne delle gesta d’ un regnicolo’ d’ ingegno sve
gliatoe sublime , qual si fa monsignor Fra Pao
lo Piromalli , sidernate , poliglotto e poligrafo,
gran flagello de’viziosi, raro specchio de’ Prela
ti, e vero splendor delle mitre orientali e occiden
tali; mi auguro di trovar pietà , non che per
dono di cotesta mia pietosa diligenza e carità
patria. Mercè di cui,il pur dirò senza ialktamzai
ne ho scoperti degli aneddoti jmedias particola
ri dagli altri Biografi ignorati. Nec dubitamus
multa esse g quae et nos praeterierint. flami
nes enim sumus et occupati officiis-z subse
civisque temporibus ista curamus g per espri
mermi con Plinio naturalista. Giovami nondimeno
sperare che sorgerà , quando che sia , qualch’ elo
quente e più colto ingegno, che io non sono , il
quale si studierà di vie più illustrare, con lumi
nosi colori , le operazioni di siffatto eroico atle
ta , difensore e propagatore della vera morale ,
del cattolico dogma e culto divino in mezzo a
tanti infedeli, escismatici nemici del Cristianesi
mo, e della Romana Chiesa. Tai geste di lui,
che fin dalla giovane età camminò mai sempre
per le vie della virtù , e della pietà onde mo
rissi, in maggior lume raccolte, stabilite, e
racchiuse, faranno al certo’ epoca negli annali del
‘
fr
la Religion cattolica, e richiameranno a se gli
sguardi affettuosi , e la grata riconoscenza dei
cultori di essa. Frattanto
Poi che portar nol posso in tutte quattro
Parti del mondo; udrallo il bel paese
cli/1pennin parte,e’l Mar circonda, e l’Alpe( I
Divisione di esse memorie.
3. Or perchè procedasi da me con metodo
nelle istoriche ricerche intorno al (letto lumina
re dell’ egregio Ordin di san Domenico , e vero
Pregio del mondo , e mio sommo‘e sovrano;
senza confondersi‘la serie de’ suoi apostolici la
vori', come finora praticossi , io‘ dividerò le
Presenti Memorie in tre libri. Nel l. narrerò le
geste di lui come capo e prefetto delle apo
stoliche missioni sotto ipontificati divi-banc V111,
e cl’ lnnocenzio X. Nel ll. libro‘da me si cer-k
cheranno quelle dell’ uom di lettere, creato ad
Arcivescovo di Nassivan nell’Armenia maggiore da
papaAlessandro yrl , e poscia da lui traslatato a
Bisignano‘in Cosenza. Nel 111- libro finalmente in
vestigherb lc origini , le antichità , la Storia na
turale e letteraria sidernate. E , ‘Per quanto la
(i) Petr. P. I. Son. 114.
5
mia insullicienza il permetterà , non ne ommet
terò nel ragionamento l’ oriine cronologico ,
Gli’ è l’ occhio diritto della istoria , del quale
non sonosi gran fatto brigali' i suoi Biografi.
Avrei‘ con piacere veduto registrato il nome , o
qualche cenno sul nostro Piromalli , per appro
filtarmene , appo l’ insigne ‘Tiraboschi av e ’l Si
gnorelli tra’ nobili teologi del reame. Che però
inescusabil cosa parmi la costoroinegligenza , e
silenzio intorno a si colto e addottrinato' scritto
re , e indefesso viaggiatore, pien di teologia la
‘lingua ell petto. Io, a bene o mediocremente
riuscire nell’ indagine di tai gloriosi gesti , ol
tre all’aver consultato i libri editi, ho fatto ri
frugal‘e gli archivi romani, napolilani e calabro.’
si , cui ascriver debbo in gran parte ciò clie
di buono e di lodevole ho scritto.
Omaggio di lode a S. Em. il Card. Zurla.
4. Quanto a’romani archivi, mi veggio nella glo
riosa necessità costituito di attestarne le indelebi
li mie obbligazioni alla magnanimità di‘ll’Em.
e Reverend. Principe di S.Cl1icsa D. Placido Zur
la dell’ Ordine benedettino camaldolese1 patri
zio della città di Crema, sempre inclinatissimo
li
a promuovere ivantaggi delle buone lettere, c
de’ cultori di esse. Costui e prima , e dopo la
meritevolissima esaltazion sua al Cardinalato da
Pio vd , d’ eterna’ memoria , si servi onorarmi
con de’lumi, e rischiaramenti, a mio preghiere
tratti dal doviziosissimo Archivio di Propaganda
mercè 1’ incarico 'datone a quel ben degno sot
tarchivista Sig. Canonico Carrega. Cotesto Car
dinale di sublime letteratura, e superiore ad 0
gni mio elogio , autore di celebri opere dal
lodatissimo Ab.Cancellieri (I) annunziate , quan
do nell’ autunno del 1822 venne qui a og
getto di osservar le antichità e rarità della me
tropoli e de’contorni, degno per mera sua gra
zia farmi l’ onore di esser io noverato tra’ suoi
ammiratori. Quindi mi presi l’ audace libertà
d’ implorar I’ alto suo patrocinio j onde ottenere
le notizie dette g che giunto in Roma , sotto il
di 30 Dicembre dello stesso anno , mi fe’ per
Venire colla appresso suo autografo viglietto: » Pre
n giatiss.Signore--Eccole quanto si pote raccorre
n dall’Archivio di Propaganda intorno al Piromal
» li, e ciò lo debbo alla diligenza del Sig. Ca.
(1) V. il Fascicolo XXXI. dell’Ef/‘emerìdì Roma
ne di Aprile p. 2.23.
7
v nonico Carrega sotto -Archivista , che mi fa
» vorì. Son sicuro che Ella aggradirà tal lavo
v ro , che Porta qualche luce sull’ argomento.
v Mi è di compiacenza che abbia potuto servir
» la; e sarebbe ognora lo stesso quando potes
» si ciò fare. Faccia presenti al degnissimo ‘e
n gentilissimo Sig. _Marchese di Villarosa imiei
p ossequj , e mi‘ creda u Suo div. obbl. Servij
n tore -- D. Placido Zurla. » Or non prima de’ at
di Aprile 1823 , circa le ore tre di notte , mi
giunser cotai notizie Per mano del prclodato Sig.
Marchese , ben degno istoriografo regio. Io nel’
di appresso ringraziando Per lettera , come feci ,il gran Zurla , osai ripregarlo di alcuni schia-Jv
rimenti sulle medesime. Intanto che io le atten
deva , venne egli Promosso alla sagra porpora
con plauso universale addì 16 Maggio seguente.
Gliene rassegnai agno dello stesso mese i miei con
gratulamenti soltanto , senza ardire di supplicar
lo d’altro. Ma l’Eminenza Sua, in data 3 dell’ap
presso Giugno , non disdegnò così onorarmi :‘
n Gentiliss.Sig.Canonico. -- Riconosco i tratti in
» genui del suo bell’anilno nelle cortesi espres
» sioni chi Ella m’ indirizza nell’ occasione che
n la Santità di Nostro Sgnore per pura esube
» ranza di sua clemenza s-i degno promuovermi
contro ogni mia espettazione. Mi è quindi
dolce dovere di manifestarle la mia riconoscen-f
eutam
za , siccome sarà per me cosa ogns or piace
vole di adoperarmi ove potessi per Lei. Ag
gradisca questa sincera efi'usione del mio ani
mo, e mi creda -Di V. S.-Servitor di cuo
rey- P. Card. Zurla.-P. S. Spero a momenti
farle avere le desiderate notizie. .» In fatti tre
di dopo le passò , per ricapitarmele, all’insigne
letterato Cancellieri con la giunta del suo appres
so chirografo , che io conservo: n ll Ch. Sig.
n D. F. Cancellieri è pregato di significare a]
n Sign. Canonico Macri , che il ricercato artico
» lo circa il Galano è nel Giornale dell’italia
n na letteratura di Padova, tomo XVIII, serie
n seconda Nov. e Dicembre 1818.-Il suo P.
I). Card. Zurla. » Intanto ho distesamente nar
rato ciò, in quantochè si vegga l’ altezza e no
biltlæ di animo dell’ Eminentiss. Porporato , e
seriamente notisi che iveri uomini di lettere, a
qualunque grado sublimati , conservan mai sem
83€!!!
pre lor virtuose qualità.
Siderno patria del Piromalli.
5. Or la Dio‘ mercè , senza ulteriore indugio,
vengo alla narrazione delle prodezze del nostro
domenican Prelato, cui il Cielo die favore di
ridurre sotto a’ suoi santi segni molta gente er
rante. Vuolsi in prima investigarne il caro suol
natio: sul che non avvi dubbio , doversi la glo
ria delle fasce e della culla ‘di lui a Siderno.
Il quale è un vago e piacevol castello antico , po
sto a Oriente, eda ridosso di esteso colle verso
il mai-ionio, in Calabria dal nostro Platone il
gran Pontano (1) detta:
Clarorum inventrix studiorum , atque aemula
divis ;
Magna viris , magna ingeniis , atque urbibus
ìngens;
e dal pontanian Signorelli fujt l’India di questo
Regno. Sidernate chiamossi il Piromalli stes
so (3) in luogo inosservato da altrui; e tale
(1) De stellis L. 7, p. v. 97. edit. Aldi 1513.
(a) Vie. della coltura to. vn , p. n , 11. Ed.
m Theantropol. tract. 11, cap. v , art. 11l,p. 186.
10
lo appellaron suo fratello Cappuccino , ell pille
mente Gaiano teatin sorrentino sincrono , non
che iDomenicani biografi Quetif ed EchardOve da cotesti dotti franzesi vien denominato z
Theologus insignis,linguarum OrientaIium pe
ritus , vir vere apostolicus , et animarum zelo
fervens. D’ un raro vanto dunque , e d’ una glo
ria immarccscibile girne debbe superbo questo
diletto almo Paese, che, a volermi de’ versi
6.’ Alessandro Marchetti ,
D’ uomini illustri, e d'ogni bene abbonda,
Che per cosa mirabile s’ addita.
.Ma non sembra però , che qui nascesse
Cosa mai più mirabil di costui ,
me più bella e gentil, più cara e santa.
Che credibil non par, ch’ egli d’ umana
Progenie fosse.
Epoca del suo natale.
6. Intorno al. preciso anno natalizio (lo di
rò Pure ) di cotesto italico Bossuet , niente af
fatto ce ne dissero il succennato provincial Fra
(r) V. Ioan. a Siderno in Direct. theol. Galan.
ubi sup. et. scrip 0rd. Praed. to. il, p. 621.
lt
Giovanni nel brieve suo rapporto de’ viaggi fra
terni, nè gli eruditi Biografi domenicani. Costo‘
ro , ed il più recente di essi il parigino p. Antonio
rrouroncxj lo asseriron quivi a Siderno nato circa
la fine del XVI secolo. Io non essendone pago, non
ommisi di pregar l’eruditissimo’sig. Abate cam
eellieri, cui anche rinomino per onorarmi, perchè
mi procacciasse dalla Casanattense una copia di
fede battesimale del‘ N. A. ove,ne’ registri del
le vestizioni e professioni monastiche del nostro
reame, soltanto si conservava. Ma la mia speran
za m’ ha fallito ,perocchè fammi risposto gen
tilmente, addì 6 di Giugno 1823 , non poter
si soddisfare al mio lodevol desiderio; dao-cha
essendo andato in'dispersione l’Arehivio del
la Minerva, sebbene depositato, ed assicura
to dall’ allora demanio nel suppresso Mona
stero delle Vergini, non n’ esistono i registri.
Nondimeno io posso con fondamento affermare,
che Fra Paolo venisse alla luce non più tardi
dell’anno gr , o 92 dopo il 1500 della nascita
di Chi morendo ci fe’ rinascere. Imperciocchè
nel precitato luogo ei nana, che, il di tre d’A
(1)Hist. des homm. illusi. de S. Dominiq. to.
V. Liv. 37.
m
gesto del 1614,era già egli Diacono domenica
cano in ‘quel celebre allora Convento di Soriano
in Calabria ulteriore. non di lungi dalla sua pa
tria , posto in diocesi di Mileto.
Sua perizia nelle lingue , e celebri conversioni.
7.Quanto alle lingue , siami lecito dirlo an
ticipatamente , oltre alla latina e alla italiana ,
ei possedette perfettamente l‘ arabica, l’armena,
la persiana, e la greca, secondo il prelodato fratel
suo (1); altri aggiunge eziandio la‘ turca. Al-lon
tanatosi quindi con tal erudito corredo dall’eterna
Roma , sono la tromba d’ oro evangelica, riemo
piendo dapprima ( il pur dirò con Tacito) d’ am
mirazione il Tevere e l’Eufrate colla rinomanza
di conversioni innumerabili d’ eretici e scismati
ci. In effetto‘ , proseguono _a dir del sidernate
gli stessi pur ora citati Autori gallicani: In
Oriente praeter innumeros schismaticos , quos
in sinum Ecclesiae catholicae reduxit , ipsum
Armenorum patriarcham Cjriacum Vartabiet
cum duobus eius praecipuis doctoribus ad schi
(i) In cit. Op. p. 215
xs
srna eiurandum Romanoque Pontifici obedien
tiam praestandam compulit. Non già il sol Ci
riaco con due suoi Dottori, ma bensì altri ce
lebri Patriarchi , Cattolici o Primati ,- e var
tabieti ovver Vartabietli , ossieno Dottori- arme
nia preponderanti allesentenze drfvescovis fu
ron dalla diligenza e dottrina di questo illumi
natore di Oriente convertiti. Intanto che costui,
sovra gli altri teologi egregi di quella stagione
segnalatosi , nel Promuovere attutto suo potere
con felice successo gl’ interessi della scuola del
Redentore , manifestò chiaramente‘ d’ avere avu
to in se un non so che di superiore, di straor
dinario , e quasi dissi divino.
llliracoli in Soriano avvenuti nel 1614.
8. Nel citato di solenne del suo Patriarca
S. Domenico , esso diacono Piro-malli funzionan
te in quel venerabile altare , fu testimone di
veduta delle prodigioso guarigioni d’un maidano
paralitico e muto; e d’un regino cieco nato
intervenute alla Presenzadi una popolazion co
piosa A tal che il primo, ossia il decen
oj Pirom. De fide cath. cit. loc.
id
ne cittadin di Maida,acquistò la perfetta sanità’
e loquela ; ed il secondo di Reggio , avente tre
lustri di età , parimente la dolce vista ebbe. In
conseguenza di che io resto di molto sorpreso ,
come il p. maestro Lembo nelle sue Croniche
dell’ anzidetto Convento , incomincianti dall’an
no 1510 insino al 1664 a cioè 8anni dopo che
nel 1656 il Piromalli avea Pubblicati ‘(ai mira
coli, abbia ommesso d’ inserirli nella sua edi
zion messinese del 1687. Sarebbe al certo som
ma temerità il dubitar de’ medesimi, dopo’ la
narrazione del gravissimo testimonio oculato ed
Arcivescovo . attribuendogli a maneggi e arti di
que’monaci sorianesi. Per altro ben so dal ch.
Muratori (1) sulle antichità italiane, che in si
mili prodigiose avventure occorse talvolta, nella
mezzana età , qualche inganno per malizia ed
accortezza di chi andava a caccia della furberiae
per accreditar la sua chiesa, equindi cavarne
un tanto taPino , quanto nefando guadagno. Ma
quella di Soriano n’ era troppo celebre , e ac
ereditata da più secoli; così che non ne abbi
sognava di più nome. Del resto su’miracoli con
turo a’ Teisti veggansi iflqeologi , ed il gran lu
(1) I’. bis-sem XXIV.
15
me della napolitana Università Antonio Geno
vesi nelle Scienze metafisiche.
Fratelli di Fra Paolo.
9. Ebb’ egli il N. A. un fratel germano
testè nominato, cui bene spesso citeremo, uom di
scienze e lettere, ministro provinciale de’Cappuc
cini ; ed un altro siasi carnale o consobrino , ap
pellato Giacinto dottor dell’una e l’ altra legge,
e Arciprete di Gioiosa , poco lungi da Sider
nq'. Costui con tal doppio titolo rinviensi soscrit
to nel Sinodo geracese di monsig. Vincenzio Vi
centini da Rieti del rss 1 , stampato a Messina
lo stesso anno per ‘gli eredi del tipografo Pier
Brea. Cotesto diocesan Concilio vegg’ io nomi
nato dal ch. p.Tom‘. M.Mamacchi (1) in conferma
d’ un articol dogmatico. In passando vo’pur
notare, che al mese di Febbraio dell’ anno 1655
l’acce‘nnato Arciprete dalla residenza recossi
in Roma , ove a tal’ epoca era Fra Paolo per
venuto dalla schiavitù barbaresca , e promos
se ad Arcivescovo. Da Il dopo un quadriem
nio l’ Arciprete medesimo al 1659 ritornò
(1) De animali. Iustor. lo. 1, P- nia 1 W- i
ts
in Gioiosa , ove sarà trapassato circa il dicem
bre dell’ anno rasa , siccome ben conghiettura
monsig. D. Giuseppe Maria Pellicano zelantissi
mo Vescovo di Gerace a e delle patrie cose mol
to appassionato. Imperciocchè, in quegli arcipre
tali gioiosani registri, non avvene più ricordo
d’un tal suo già predecessore nell'Arcipretura ,
cui chiama molto calligrafo , e versato nella teo
1ogia , e nelle belle lettere.
Agiatezza della famiglia Piromnlli.
IO. Or dal finqu‘i narrato parmi potersi a ragio
ne arguire , che i genitori de’due , o tre fratelli
Piromalli, furon molto facoltosi ed agiati ; che al
trimenti non avrebber potuto gran fatto contribuif
re, come fecero, all'ottima educazion letteraria, ed
al mantenimento loro in questa dominante. Del
rimanente , in mancanza di riscontri sicuri, ‘mi
giova di osservare, che cotal celebre famiglia o
non esisteva in Siderno a novembre del 1557,
o niente possedea. Perciocchè non fassene men
zione alcuna nel Catasto , ovvero Onciario di det
0 mese ed anno , fatto-per lo Nob: Baldas
sarro Macrj , alias bellino, sindico de la Mot
ta di Sideronjjsub die 15. novembris. Un tal
. '7
Onciario , di cui‘ nel III. Libro ricaderà il di
scorso , è ben conservato nel grande Archivio ge
nerale di nostra metropoli. Piacemi pur conghiet
turare, che il Paol nostro avesse fatti gli studii
di gramatica e di v rettorica in patria, ovvcr
nella prossima Girace. Chec‘chè ne sia , forte
m’ incresce non aver io veruna memoria, on
de potere trarne inomi de’genitori e de’maestrì
di lui nelle prime infantili istituzioni cennate.
Ma chiunque ei si fossero , fa di mestieri pur
dire conghietturando, essere stati se non dotti e
colti, certo assai morigerati e pii, avendo al vi
vacissimo garzoncello ben regolate le primiere
mosse di suo spirito, con ritrarlo atempo dagli
errori gìovenili.
Essa famiglia non più esiste in Siderno.
II. A Siderno oggi non più esiste la fa
miglia e discendenza della eroico Fra Paolo ,
di cui mi si assicura però cònservarsene colit con
gran rispetto e gelosia un suo crocifisso e ta
Volino. Ella peravventura , lui vivente , fu al
tutto spenta in persona de’ summentovati dotti
ecclesiastici. Ed a tal proposito io dico col pio
ed elegante Biografo del virtuosissimo Giacopo
a
lS
Sanazzaro : Ita mortalium res omnes defi
nitis temporibus conclusae circumscriptae
que sunt, quibus et incipiant, et sensim au
geantur , et demum intereantz ea tantum , quae
virtute atque ingenio paratur , gloria , num
quam senescit , unaque orbis terrarum exci
dio videtur posse aboleri Vero è però , che
il dotto giureconsulto Parla , Canonico della cat
tedral chiesa di Gerace fab volle asserire, forse con
fondamento , che un ramo di cotale famiglia era
Iimaso a quei di , cioè nell’ anno 1755 ,- nella
Città istessa. Dove in fatti esiste la discendenza
di D. Giuseppe Piromalli, medico di chiara fama,
e già possessore d’una lettera con firma originale
dell’Arcivescovo Paolo, che noi demmo in luce.
Ma ecci ignoto , se questa e altre famiglie di
cognome Piromalli, tuttavia in quel contorno esi
stenti, derivassero o dessero origine alla stessa
di eterna memoria e gloriosa, per aver prodotto e
coltivato il nostro Valentuomo. Anco ignoro , se
appartenga alla costui famiglia quell’Antonino
.Piromalli massaro , figlio del quondam Gio.
Andrea an. 45, registrato al n. 79: dell'Al
loo..
(1) Vulp. Vita Sannaz. pag. m. xxnw
(a) Parlaus'Vit. Episcopp. Hierac. p. 33a.
‘9
fabeto , o nuova numerazione Terrae Mottae
Sideronis facta in anno 1642 die 25' aprelis
f cosi ) , essendo Sindaco Francesco Coluoci ,
ed Eletti’l dott. Scipione Lemmo , e Giovanfran
cesco Calautti. Secondoche m’ avvisa ‘il lodato
Monsig. Pellicano Vescovo di cer-ach , nel Ce
dolario di Siderno del 1665 rinviensi questa
memoria al numero 1148: Dottor Domenico Pi
romalli del quondam Serafino, un. 35 ; An-fi
gela figlia infante; Sore (suora) Franci
sca sorella, un. 40 ; D. lacinia fratello, an.
ad Al margine dicesi esser Domenico morto, et
in questa Terra vi sono remasti li suoi figli ,
fratelli . et nepoti numerati in nota numero
fiiits del quale non evvi registro, essendo man
cante nel numero progressivo. Egli è cosa ma
lagevole il decìferare , se il predetto Serafino
fosse s o no discendente del P. Paolo. In esso
Cedolario, soggiugne Monsignore, ho trovato
infiniti Magri , ed un Sacerdote D. Fran«
cesco Macrì: isoli Sacerdoti avevano il Don.
Niccolantonio Stelliola precettore del. N.11.
12. Parîmente ignoro in qual anno precisa
mente il nostro Paolo per gli studii della ra
np
ao
gione venisse qui in Napoli, che primeggiava
in Europa per tante dotte accademie , e cele
bri filosofi e scienziati , massime pel celeberri
mo e veramente linceo Cav. Giovambatista della
Porta(a),e pel gran pittagorista sidernate Niccolò
(a) Notisi che , fin dal dil 17 (1’ Aprile 1767 , il
sullodalo filosofo D. Antonio Genovesi avea scoperto
contra il Cav. Newton che : a La teoria della luce è
a un plagio dell’ Ottica del nostro Giambattista della.
. « Porta stampata qui in Napoli iiigit Camera ottica p
« Prisma triangolare , mezzi rifrangenti , raggi vari s
« varia rifrazione , colori figli della rifrazione cc.
a tutte sono invenzione di questo gran genio Napole
« tano. « V. Scienze metafisiche P. II. Teol. c. 9.
n. m p. m. 389. Quindi apparisce il plagio dell1 au
toze del Saggio sulla tipogr. del Regno P449, e della
Breve eontezza delle Accad. p. 48 , che per ben due
volte , negli anni 1793 e 1801 , se ne attribuì la sco
perla del Genovesi senza citarlo , com’ ei dovea. Os
servisi pure contra eotal plagiario , esser falso che del
la cit. Opera del Porta un sol esemplare avvene quit
perciocchè n‘ esistono esemplari nelle Biblioteche di
S. Angiolo a Nilo, del fu Marchese Borio, del gra Cav.
Cotugno, del ConsigLDomen. Criteni, ed un bellissimo ne
posseggo io di facce 230 imi oltre allii approvazione
Romae iiij. Id. Mari. An. 1593. Un altro sono as
sicurato esservi nella libreria del Principe di S. Pio ,
ed in quella del!’ infelieemente morto per mano omi
cida P. Niccola Onorati. Si noti in fine , che il già
31.
Antonio Stigliola oStelliola , dottissimo cinge
gnosissimo Linceo. Il padre e fondatore della fi
sica sperimentale Galileo Galilei, suo collega
nella rinomata Romana Accademia de’Lincei v al
to ne commendò alcune Opere di lui, che morì
agli undici d’Aprile del 1623 in età d’anni 76,’
e fu seppellito nella chiesa di san Domenico
de’ Calabresi di questa capitale con bella Iscri
zione , riferita nel Telescopio dello Stelliola in
Napoli 1627. A richiesta dell’eruditiss. varro
ne del Tevere, Ab. Cancellieri , ne distesi alcu
ne biografiche e bibliografiche notiziette, cl1’ei per
effetto di sua bontà molto gradi, ed inserir volle
nella interessante sua Opera di Memorie aneddote
dell’Accad. Rom. de’Lincei capo XV, n.49 ,
siccome rilevo dal Fascicolo LV. della applaudi
tissimo Giornale Arcadico di Luglio del 1823 ,
ove inserissene un bel prospetto. 01' io ho avu
to dallo stesso Pir0malli,cl1’ ei la sorte'ebbe di
erudire nelle scienze il suo versatile e precoce i
mio collega pontaniano Signorelli dalla p. 185 a 209.
del suo IV. vol. della Coltura. ec. fece nel 1810 una
dottq analisi delle Opere del Porta; la quale poi nell’ 1813
fu ripetuta dallo scrittore del Racconto istorico della.
vita di costui, senza far motto del Signorelli.
ii
ingegno sotto cotesto famigerat'issimo medico,’
filosofo , e matematico , cui Pier Lasena carat
terizzò qual novello Pittagora si per‘ la‘ priscm
bontà , si ancora per la sua Enciclopedia- Esso»
cultissi-mo e inorigeratissimo Piromalli , che sa
‘pea da Plinio esser benignum‘ ( at arbitror) et
plenum ingenui pudori-s, fateri per quos pro
feceris, ne lasciò questa onorevole testimonian
za : Sed ipse audivi Nicolaum Stelliolam unum de
sapientibus nostri saeculi, Magistrum et con
terraneum meum, exprobrare Euclidem multa‘
sup/ponentem : et Aristotelem Metaphysicam i
Dictionarium vocabulorum composuisse. Qui:
istorum veritatem agnovit ? (I) p
continuazione sul Piromalli.
13. Il clx. Tiraboschi (2) parlando dell’al
tro matematico e medico di gran grido, Tom
maso Cornelio , notò con Gio. Finchio, che nel
laos avealo qui veduto, essere stato Calabre
se di nazione , uomo vivo ed acuto , e come
suol esser la maggior parte di essi, molto
caldo. Tale si fu il nostro Paolo , ch’ era do
lo ca. Op. tract. I. e. IV. p. 77. et 78.
(2) Star. della letierat. ital. to. VII. Lib. il,
‘n. 44- 11. m. mat
est
iato v anche (‘1' una prodigiosa e tenace memo.
ria, onde in appresso ne vedremo gli effetti, e
d’una complession debole anzi che no. Ecconein
conferma l’ attestato del fratel suo Fra Giovan
ni: cum esset naturae vivaeissimae et sensi
tivissimae, etc. E più sotto , cum esset ityî'r
mioris et debilioris naturae , durioris sermonis
et asperioris vocis. Quanti, e quai rapidi pro
gressi nello scibile filosofico e matematico il gio
vin Piromalli col suo acuto e perspicace in
gegno abbia fatto sotto lo Stelliola , acerrimo
nemico degli Aristotelici d’allora, non è da do
mandare. Avido egli di bene istruirsi , avrà di
certo ascoltati gli altri maestri e filosofi , onde
gloriavasi Napoli. Taccio icostoro nomi, ed’ al
tri nobili spiriti, ch’ eransi dati a que’ tempi
felici e d’ aurei costumi a nella e re ia liber-tq g g
tà di filosofare , che origin fu, e vera guida a
cotante scoperte novelle. Ma fra questi non vo
glionsi ommettere due altri rinomatissimi Cala
bresi, Tommaso Campanella e Marcaurelio Se‘ -
verino , discepolo di costui e dello Stelliola nel
le scienze. lii non par mica improbabile , che
lo studente Paolo non abbia sin da allora tra
scurato il necessario studio delle lingue, e del
le teologiche discipline: ‘le quai non pure s’in»
tab
‘segnavan nelle private scuole; ma eziandio nel
le pubbliche situate nell’atrio del Convento di san‘
Domenico maggiore. Ei poi con assiduo studio
della Teologia pervenne a conoscerev della divina
essenza, e delle altre supreme intelligenze ciò ,
che per umano ingegno in questo mondo se ne
può comprendere. i
Sua vestizione monastica.
14. Da noi s’ignora quanto tempo il Piro
malli a conto di studio in Napoli s’intrattenes
se. Ma che! Spirando egli austerità, ed un ve
ro distaccamento dalle cose del secolo, concilia
vasi l’ ammirazione della scolaresca e de’ mae-o
stri. Quindi,bene imbevuto della divina filoso
fia del SIGNORE , abbandonata questa real Città.
delle Sirene, e messi in non cale gli agi, e le
delizie del patrio tetto, risolse di volger le spal
le al cieco mondo, per giro a vestirsi delle sa
gre lane, e vie maggiormente applicarsi alla con
templazione, ed alla più severa disciplina della
vita. Prese egli l’abito di san Domenico, mos
so forse dagli esempli di Alberto Magno , e di
san Tommaso di Aquino , i cui gloriosi nomi
ben sovente ei sentiva da’sagri oratori commen
I
e
as
dare. Non posso saperne il motivo g ma credo
non ire lungi dal vero , affermando essere sta
ta vera vocazione (dirollo con petrarchesca gra
vità ) di
» Quel ch’ infinita provvidenza g ed arte
v Mostro nel suo mirabil magistero:
v Che criò questo , e quell’ altro emispero ,
x E mansueto più Giove , che MarteDi fatto nel Convento di san Giorgio , creduto
l’ antica Morgentia , prossimo alla sua patria ,
ove farsi solea il noviziato , ed ove il Campa
nella testè lodato , non avendone ancora compiti
tre lustri (a) di età , fe’ prodigi di valore; ab
or Petr. Son. IV.
(a) Nel Dizion. Enciclopedico malamente dicnnsi
tredici anni in parlandosi del p. Campanella, giusta il
Signorelli l11o. VI. p. 250. not. (a). Il Bruckero nel
To.V. a car. los afferma esser falso, che il Campanel
la di 13 anni si fosse renduto monaco. Imperciocchè
costui dal genitore fu in Napoli spedito in casa Giulio
Campanella, suo agnato, ( sub gentili suo dice l’Echard j
lettor di giurisprudenza , che qui chiamollo , ove gu
Stato avendo i principii della Logica da uno eloquente
Domenicano , perciò venne in tal Ordine arrolato. A
me però non sembra improbabile, che un giovanetto
di vasto ed acuto ingegno , e di s‘: prodigima memo
ne
bracciò con alacrità quel domenicano Istituto ,
che nella pietà, enella religione maisempre fiori.
Sua esemplarità.
b
15. Nel religioso asilo del noviziato aumen
taronsi senza fallo quelle morali virtù , che fin
dalla fanciullezza rilussero in Fra Paolo , e le
ria , che in età di cinque anni felicemente ripeteva
qualunque cosa egli udiva da’ parenti , da’ predicatori
e da’maestri ., si fosse recato nella capitale di 9 in
io anni, e di 13 , o id e mezzo , al dir dellnlisciardoj
abbracciasse quell’ Istituto di S. Domenico. In età no
venne anche si condusse in questa metropoli per intu
diare il fratel mio maggiore D. Saverio presso l‘avunculo
D.Antonio Vizzino. Ne taccio degli altriqesempli. Del
resto è da notarsi, che del prefato Giulio Campanella non
fece menzione l’ Origlia, forse perchè non era cattedra
tico; e che appo noi non iscarseggiauo simili precoci
ingegni. Fia bene il riportar qui I’ esempio solo di
Carlo Franchi, che nell’ età di quattordici anni in cir
ca (un recente suo biografo disse anni quindici )
qual altro Pico della Mirandola , tenne pubbliche con
clusioni su tuttii trattati fisicomatemalici. Vedine il
vai-gas nell’ Esame delle vantate carte , e diplomi di
S. Stefano del Bosco p. 236 , e ‘l Signorelli nelle Vi.
ce'nde della coltura to. VI, p. isl not. 3.
27‘
intellettuali eziandio , studiando con fervore , e
vivendo con grande esemplarità. Nulla di sicu
ro sappiam di lui, se non che al mese d'Ago
sto dell’ anno 1614, come di sopra abbiam di
‘visato, era egli già in Soriano promosso al sa
gro diaconal ordine , e solenne funzionante in
quel Convento. Asceso quindi al sacerdozio, in
tese con impegno,e zelo fervoroso alla predica
zione della evangelica verità e morale. A testi
monianza del dotto p. Touron , in Calabria tai
Primizie di suo ministero furon gloriose; mer-.
' cecc'liè il Piromalli, vivendo esemplar vita e san
taa accendeva i suoi uditori all’amore delle co
se celesti. Quivi ei praticava quello insegnamen
to d.’ un celebre filosofo, giusta il rllouron mede
simo; cioè a dire: che la più espedita via per
giugnere a parer buono , si è lo esserlo veramen
te. Di che ascoltavalo ognuno con edificazione ,
e rispetto ben dovuto ad ‘un evangelico operaio
inconfusibile , se usurpar mi lece questo sacro
vocabulo dell’ Apostolo di Cilicia.
(i) S. Paul. ad Timot/z. 11', 2., 15.
ins
Sua carità verso la patria.
16. Il costui omonimo e seguace Piromal
li frattanto forte desio avea di contribuire dal.
canto suo alla pubblica civiltà col convertir gl’ in
fedeli e gli scismatici: passion propria delle a
nime grandi e singolari, acquistata forse nella
filosofica educazione del suo precettor celebre
Stelliola. Al tempo stesso , ad esempio degli Ulis
si , degli Zeleuci , dc’ Piltagorij de’ Licurghi e
de’Soloni , e degli Anacarsi , Fra Paolo ama
va di moltiplicare i propri lumi e cognizioni ,
osservando i popoli, i costumi, e i riti diver
si delle nazioni. 01‘, prima che per si nobile ob
bietto dalla dilettissima sua patria , e provincia
gisse ramingo
Qua mare , qua terrae , qua sidus currit
utrumque ;
lasciar volle alle medesime un monumento di
carità inverso di loro,ed un tributo di fervoroso
affetto, ‘contribuendo per la fondazione d’ un pa
trio Convento. Eccitonne perciò la pubblica ri
conoscenza, e la generale approvazione di sua
egregia domenicana religione al mese di Maggio
dell’ anno 1628.
29
' Sidernate Convento domenicano.
17. Hassi dunque a sapere, che Piergiaco
mo Caccamo f la cui antica famiglia sidcrnate
ultimamente si spense col dottor laureato in teo
logia don Giuseppantonio Caccamo, già mio pa
rente per linea femminile, ed Arciprete di Roc
eella) avea disposto con suo testamento la fondazione d’ un monistero' in un suo podere rusti-r
co detto Caterratti. Ma considerando Fra Pao
lo , forse insinuatore di cotal pia fondazione, che
un tal Convento di lungi dall’abitato non era gran
fatto sicuro , nia vantaggioso a’suoi compatriotti ,
nie consentaneo alle domenicane Costituzioni ,Y
merce de’ procuratori Abate Curriale di cuma
le, e D. Antonino Amato, costituiti per atti del
protonotario apostolico dottor Giacomantonio
Gromo da Vercelli, df era Vicario generale del
Vescovo di Gerace Lorenzo Tramalli , ligure di
Sarsana, Nunzio apostolico in Portogallo , a’27
Maggio tens ottenne decreto da esso Vicario di
farsene la conventual fondazione dentro 'Siderno.
Concedettesi frattanto dal medesimo a’Domenicani,
per le sagre lor funzioni, la pur ora esistente Con
gregazione sotto il titolo di s. Carlo Borromeo,
dichiarandosi regolare soltanto per si fatto pio
30
uso interino. In conferma di tutto ciò se ne leg
ga lo stesso decreto per noi qui sotto riferito.
Solenne processione,edallocazione di F.Paolo.
18. Or nel di 30 Maggio dello stesso anno
1628 , affine di solennizzarsi la cerimonia del
possesso domenicano, radunaronsi nella matrice
chiesa di s. Niccolò di Bari, protettore di Si
derno, il Clero secolare , e ll regolare. Componean
quest’ ultimo i frati minori conventuali di s. Fran
cesco di Assisi o Ascesi , volgarmente ivi detti
Scisani , abitanti nel ricinto della chiesa di s.
Caterina poco lungi dal Convento da fondarsi,
cui aveva ivi stabiliti monsig. Andrea Candi
da , siracusano , eletto Vescovo di Gerace nel
Marzo del 1552 , e morto al Settembre del
1574. V’ intervennero eziandio a tal solen
nità di possesso il'sindaco Orazio Calautti, gli
Eletti sidernati Pietrantonio Caccamo, e Gian
domenico Curriale , non che immensa gente ,
che da s. Niccolò a s. Carlo andarono proces
sionalmente. Innanzi alla qual Congregazione
Fra Paolo , dopo essersene letto il decreto sen
fo V. cit. Vit. Epircopp. Hierac. p. 303.
3
za contraddizione di chicchessia , inginocchiatosi:
pianto una croce; indi profl'eri con energia un’ al‘
locuzione ‘analoga alle circostanze , ed unisona
alla bella temperatura del suo cuore. Poi a’25'
Agosto 1630 per pubblico istromento , rogato
dal notaio Giuseppe Calautti , dagli esecutori
testamentari del Caccamo acquistossi a poca di
stanza di detta Congregazione un bel locale ,
ove venne edificato un nobile, e magnifico con
vento a due ‘piani con noviziato. Notisi di pas
saggio, chei ch. pp. Quetif ed Echard non ci
dieder contezza del prefato Convento, e d’altri in
Calabria esistenti al 1721 , quando ne premiser
notizia nella lor celebre Domenicana Biblioteca.
Ma il fiero tremuoto del 1783 avendol quasi tut
to ridotto al suolo, in oggi per diritto di com
pera appartiene alla mia famiglia , che vi gode
del privilegio perpetuo d’ una tribuna ossia co
retto in Chiesa , onde ascoltare la s. messa , e
assistere alle altre sacre funzioni. Il che appari
sce dalla seguente lapida in quella parrocchial
Chiesa del Rosario eretta d’ ordine pontificio e
sovrano z
se
PIVS. VII. PONT. MAX.
VII. IDVS. AVGVSTAS
ET. FERDINANDVS. I
VTRIVSQ. SICILIAE. REGNI. REX
VII. ID. SEPT. M. DCCC. XXI
XAVERIO. MEDICO
MICHAELIANGELO. CANONICO
ET. CAROLOANTONIO. CHIRVRGO
v EVSEBII. FILIIS. MACRIIS
NECNON
CONSANGVINEIS. AFFINIBVS
POSTERISQ. EORVM. PROXIMAM
GENTILITIAM. DOMVM. INCOLENTIBVS
EX. HAC. FENESTRA. SINE. ASYLI. mm
SACRIS. QVOTIDIE ADESSE
CONCESSERE
33
Decreto ed istromento dellafondazione detta.
19. In benemerenza di Fra Paolo non di
spiacerà, ch’ io rapporti qui il Processo verba
le , o sia protocollo del notaio Gianfrancesco Ca
lautti , che descrive il rito e la formalità di
quella fondazione come segue. Die trigesimo
mensis maii millesimi sexcentesimi vigesimi o
ctavi tertia indictione in Terra Sideronis. Ad
preces Nobis factas pro parte. Fratris Pauli
Piromalli dietae Terrae de ordine Praedica
torum lieformatorum S. Dominici, provinciae
calabriae ultra Pharum , accessimus in matri
cem Ecclesiam S. Nicolai dietae Terrae, et
ibi fuerunt pulsatae campanae , et fuerunt
congregati . . . . In dicta Ecclesia erat Re
‘gimen dietae Terme , ac etiam capitaneus
et clerusa et deinde facta solemni processio
ne cum magna multitudine gentium, canen
tes nonnullas orationes devotas usque ad Ec
clesiam Caroli; et ibi dictus Frater Pau
lus nobis ostendit praesens decretum teno
ris sequentis, videlicet: »_ Nos Iacobus Anto
p nius Gromus utriusque iuris Doctor, Protono
x tarius Apostolicus lllust. ac Reverendiss. Do
p mini D. Laurentii Tramalli Episcopi Hieracen.
3
34
et in Regno Lusitaniac Nuncii Apostolici Vi
carius et Locumtenens Generalis-Viso Testa‘
mento condito per quondam Petrum Iacobum
Caccamo, qui in ultimo suo Testamento om
nia bona sua pro unius Monasterii aedificatio
ne reliquit - Visa petitione Vniversitatis Ter
rae Sideronis; relatione facta ex nostro man
dato per D. Laurentium Puliti eiusdem Ter
rae Vicarium Foraneum, ex qua constat non
satis tutum , nec facile fore accessui Mona
sterium construendum in loco ubi dicitur Ca
tarrautti, propter nimiam distantiam , et alia
pericula et incommoda, quae habentur ex dicta
relatione-Visa instantia facta per Procuratores
dietae Terrae- Considerata et facultate , quam
Nobis tribuit etc. Nos quidem de Testamen
tis et multorum gravissimorum DD. auctori
tatibus volentes commoditati populorum stude
re, ac animarum saluti in quantum possumus
consulere , licentiam concedimus quod prae
dictum Monasterium possit transferri ad Eccle
siam , quae est in dicta Terra Sideronis sub
titulo S. Caroli, et quodpraedicta Ecclesia in
Regularemtranseat, tamen eodem remanente ti.-.
tulo S. Caroli , et quod per hoc nulli praeiudi
emm inferatur : et ita dicimus et praedictas
35
>':|.rr<“x' -.'".-.--n - a ‘,41- n ...|" n. ... _ . ..
v facultates dam-us , et concedimus non solum v
» isto , sed alio meliori modo. Datum Hieraci
in die 27. mensis Maii 1628.-Iacobus Antonius
Gromus Vicarius Generalis.-Locus sigilli.
Etfacta assertione praedicta , cum omni
solemnitate processionaliler, et magna multitu
dine gentium, et toto Clero, interveniente Regi
mine dietae fert-ae1 praedictas Frater Paulus
ordinis Praedicatorum, qui supra, flexis ge
nibus plantavit ante ianuam dietae Ecclesiae
S. Caroli crucem , et deinde. . . . ianuam
dietae Eeclesiae et Sacristiam dietae Eccle
siae, dedit suis manibus claves ,P. etcum eis
aperuit , et clausit ianuas dietae Eeclesiae;
et deinde petiit ad altare, et fentis genibus
oravit, et pulsavit campanarn; et deinde. . .
ante altare orando, oseulando , et libros ape
riendo, legenda, et sermonem coram populo
praedicando, et nonnulla alia signa devotio
nis faciendo, quae actum dietae possessionis
denotant et inducunt , quiete et pacifice, et
nemine contradieente, praesente Fratre lohan
ne Florio dietae Terrae, ordinis Sancti Fran
cisci de Assisi S. Catharinae dietae Terrae
qui interfuit in dicta pro
cessione , et est Guardianus dicti Monasterii
i;
36
S. Catharinae dictae Terrae, et non discrev
pavit. Actas vere rcalis, et corporalis ad di
ctas fuit in dicta quietaa et pacifica posses
sione , et nemine contradicenteg et quia ofii
cium nostrum publicum est , et nemini denega
re possumus cum iusta petunt, et iusta peten
. ‘. Et in fidem
praedictum lnstrumentum stipulavi ego Nota
tibus non est denegandum.
rius ioannes Franciscas Calautti. vnde etc.
praesentibus Raphaele Al/arano Regio iudice
ad contractus, Abate (a) Gio. Leonardo Mara
tori, D. Laurentio Puliti, D. Giulio Palli
doro, D. Gio. Paolo Fragomeno, D. Vitto
rio Crapi , Dottore Fisico Scipione Lemmo ,
Gio. Geronimo Marato , Francesco Bavaro,
et me praedicto Notai-io Gio. Francesco ca
lautti qui supra.
(a) Questi era l’Arciprete , cui volgarmente dicono
Abbate , e lo’ vedremo registrato appresso nella serie
arcipretale. Agli altri Ecclesiastici, come al xl. si
è osservato, davasi soltanto il titolo di Don : il che
anco praticossi dal Boccaccio co1 regnicoli.
i . Tifa 04, - r-v-Av ‘.“';î”l" u “'i r‘; . «vani. .....vvv-fl- rv a.‘ .n.- .‘
Creato Fra Paolo in Roma nel 1628 a lettore
di filosofia.
20. Non debbe Poi gran fatto recar mara
viglia , se d’ un così dotto e colto religioso , qua
le il Piromalli era, e di amabili costumi, sce
vero d’ ognp impostura , e predicante l’Evange
lio senza lisci e balletti ; di giorno in giorno s’ac
crebhe la rinomanza. Ella in effetto di convento in
convento, anzi, per meglio dire, di paese in Pae
se Passando , a brieve andare, secondo il Tonron,
pervenne a notizia del General domenicano. nella .
capitale della Chiesa cattolica , e regina delle
Città. Dove chiamato Fra Paolo, ed arrivato al
1628, quel Prior della Minerva Fra Vincenzio
Candido , riconoscendo nel medesimo un merito
intellettuale , e morale di gran lunga superiore
alla fama già precorsaa e alla stima conceputa
ne; incaricollo del geloso ministero triennale del
la educazione di qaea numerosi romani novizi ,
cha esercitò con la più gran diligenza, ed esat
tezzadesiderata. A Proposito suo fratello Provin
ciale dice: Per tra-ennium novitiorum magister
electus fuit, quo in Qfiicio eximium vigilan
tiae , et pietatis specimen dedit. Ma forza è
il conchiudere, chr ei non compisse quel ma
38
gistero , e lettura filosofica con gran danno de
gli studenti; perocchè il dottissimo P. Michel le
Quien nella sua Opera postuma asserisce , que
sto suo confratello aver dimorato in Roma‘ un
sol biennio j (1) prima che fosse trascelto a pre
fetto delle apostoliche missioni orientali. Se pu
re non voglia difi‘erirsi per l’ anno 1629 l’anda
ta del Piromalli a Roma.‘ (a)
(1) V.‘ Orient. Christian. la. 111, col. iiim
(a) Memoraudo è quest’anno 1629 ne’domenicani
fasti, perchè l’altro filosofo teologo p. Tommaso Campa
nella della stessa provincia del Piromalli , dopo aver
sofferto 30 anni di prigionia qui ne’Castelli dcll’ Uovo ,
Nuovo, diS. Erasmo, gramm ovver Ermo o Elmo , ed in
Roma, nelle carceri del S. Oflizio , fu da‘ quelle il di e
d'Aprile liberato d‘ ordine di Urbano Vlll, ed onorato da
Sua Santità con generoso stipendio. Il Campanella era
nato secondo l’Echard il di 5( III. Non. Sept. di
ce il Brucker malamente, in vece di Non. Sept. j di
Settembre del 1568 a ostfgmmoa non già a Stilo secon
dochè tutti, tranne il Zavarrone nella Biblioteca Ca
labraa inesattamente scrissero. Egli intanto s‘intitolò
di Stilo , in quanto questo Comune prossimo alla sua
patria, in Diocesi di Squillace, era più noto'e rino
mato. Siffatto uso e prinia, e dopo di lui venne lc
nuto, e seguìtato da celebri letterati come si sa, ed
-.....A.. < .- . vb
Eletto a missionario apostolico d’Armenia
. maggiore nell’ anno 1631. i
721. Checchè sia di ciò . nella S. congrega
io ne vo1 citare un'solo esempio, cioè quello’ del chia
riss. Abate Francesco kNiccolai da Canolo vicino Gerace,
della qual cius prìncipiò nel 1738 a intitolarsi indivi
duo, siccome scorgordall1 autografia di lui avanti un
esemplare della Geografia sagra del Mirco da ‘me pos
seduto. Forse la famiglia Campanella era oriunda di
Stilo, o cola poscia stabilissi; dappoichè truovo ne’
Registri di questa Reale universim degliStudii ., Giulio
Cesare Campanella da Stilo ( sarà desso il predetto )
dottorato in legge a di 6 Marzo del 1585. Fra Tom°
maso Campanella mori a Parigi di yi anno al m Mag
gio del 1639 , che con errore dicesi 1630 nel to. Vlll.
acar. 142 del Tiraboschi di Roma. Costui,.seguito dal
Signorelli, anch’erratamenle ivi lo dice venuto a mor
te a’ 26 di Maggio. Ma 1’ Echard esatto Biografo nar
ra , che il Campanella munito de’ Sagramenti , e assi
stile da tutta quella religiosa famiglia di S. Onorato :
Inter Fl‘atrum preces spiritum qfilavit Deoque reddidit
anno MDCXXXIX. sabbato XXI. Maii, hora more
gallica quarta matutina , aetatis LXXI. a quinta Se
ptembris inclinato, dieque sequenti solemni rituyfrequem
lique populorum , eruditorum ., magnafumque concursu
in communi Fratrum sepulchro conditus fuit Anco il
sassone‘ professore Ernesto Salomone Cipriani ne dettò
la Vita di facce 202 in 8. Traiecti ad Rhenum 174i.
zione detta de propaganda Fide , ch’ era stata
istituita già da 9 anni nel 1622 dal glorioso pon
tefice Gregorio XV, (a) furon chiamati a Mag
gio del 163: ill Procurator generale domenicano ,
ed il Priore della Minerva p. Candido. Interro
gati costoro da quegli Eminentiss. Cardinali ond’era
composta , e di Vescovi e di Regolari ancora ,
se nel lor Convento vi ave-a qualche Religioso
alto , ed idoneo a spedirsi nell’ Armenia per la
(a) Fu ella eretta e dotata il dì 22 di giugno dello
stesso anno 1622, ese ne può veder la Costituzione nel
Boll. Rom. Par. I, p. 28. In quella Chiesa di Pro
pagani]: fu posta la seguente onorevole memoria , che’
il mio incomparabile amico e d’ illustre fama sig. Aba
te Cancellieri ha stampato nell1 Lxxx sua opera inti
tolata: Sopra gli anelli ecclesiast. Capo X, p. 52
GREGORIUS. XV. PONT.‘ MAX.
CONGREGATIONEM. DE. PROPAGANDA
FIDE
PRIMVS. INSTITVIT
PRIVILEGIIS. AVXIT
PERPETVO. EX. ANVLIS. CARDINALITIIS
CENSV
LOCVPLETAVIT. A. SAL. MDC. XXII’.
4x
propagazione di nostra sacrosanta Fede , rispo
ser subito affermativamente , proponendo in pre
ferenza d’ ognaltro HCOSl ardua impresa il sider
nate Lettor de’ Novizi. Imperciocchè - gl’ inge
gni calabresi, a conto del P. Campanella , a- i
veano allora quasi per tutto il mondo , non
che per tutto Roma , altissima fama e grido.
Anzi lo stesso P. M. Candido soggiunse all’EE.
LL. quasi presago del futuro: Se quel Padre di
Calabria , che sente molto avanti in tutte le cose
divine ed umane, s’indurrà ire in quelle orien
tali contrade , la mercè di Dio e del suo zelo,
ei tanti prodigi e tante cose adopererà
Ne i secoli a venir miracolose
che pur noi stupiremo. (i) E di fatto cosi suc
cesse , come vedi-em sotto in su’ propri luoghi ,
avendo Fra Paolo eseguite mirabili e prodigio
se imprese coll’aiuto di Colui, quifacit mirabilia
magna, ovver miracula solus (a) secondochè les-.
fuluam a Siderno in pr. Direct. cit.
(2) Psal. 135, 4. V. S. Thom. de potentia Dei qu.6, art. 4. A
in
se l’ Angelico Dottore. Ora il di appresso che
egli era stato proposto , venne chiamato dallo
stesso Collegio di Propaganda , onde esplorar«
ne la volontà. Presentatosi da esso loro il Pi
romalli , sulle prime scusossi con ogni maniera
di umiltà e riverenza , affermando lui esser
disadatto a si grandioso obbietto; tanto sovra
ogni stato
Vmiltate esaltar sempre gli piacque!
Ma replicando nam LL. aver già deciso e
risoluto di volerlo a ogni conto mandar quivi;
ed egli ammirando gli alti disegni della Prov
videnza , ben volentieri ne accetta il grave in
carico addossatoli. E , ad esempio di quell’Apo
atolo onde aveva il nome , liberamente dichia
rò, se presto e apparecchiato esser di andare non
sol nelle prigioni ; ‘ma eziandio a dar di buon
cuore e lieto sua vita per Colui , che aveala
‘spontaneamente data per tutti. (I)
(i) Actor. Apost. XXI, 13.
ss
Decreto di sua elezione de’ 31 Maggio i631.
22. Ed invero , la serie della vita e delle
azioni di esso c'olto, illuminato e piissimo figliuol
di obbedienza ci erudisce , chs ei nato era a
calcar le sacre orme del Dottor delle genti; e
che Caritea il sostenne e protesse nel converti
re gli erranti scismatici , e nello sparger nuova
mente per la terra del buon Padre di famiglia
i semi fruttuosi , ripuliti da quel gioglio , che
l’altrni malizia o ignoranza v’avea lasciato mea
scolare. Ora dunque con volontà e mandato di
Urbano Papa Ottavo, il quale allor s'edea, fu crea‘
to il Piromalli a capo e prefetto delle missioni
d’Armenia con cento scudi romani e due socj.
Reputo che non fia discaro ed ingiocondo che io
ne riporti il decreto , estratto dall’ Archivio di
Propaganda da don Gaspare Gualtieri , buona
memoria , ad impegno del soprallodato Monsig.
Pellicano (a) per insinuazion del quale e Per
(a) Questo zelantissimo Pastore, dopo essere stato
nel dogma teologico esaminato dal Cardin. Camerlin
go Pacca , e dal carmelitano scalzo p. De Sebastia
nis , fu in Roma conseerato il dì 27 di decembre del
isis dall'Eminentissimo Vicario e Prefetto degli Studii
Litta , e da’ Vescovi monsig. Candido Maria Fratlini
Yìcegereute , e monsig. Capi-ano.
ii
suo consiglioho preso io a dettar queste pre
senti memoriucce. Eccolo: De P. Paulo Piro
malli Dominicana deputato ad illissiones 111'
mcniaedie 31 Maii 1631. In Congr’egalione
generali de propaganda Fide habita super
rebus Armeniae‘ die 31 Maii 1631 , referen
te Eminentiss. Domino Cardin. Vbaldino,de
cretum fiiit ut mittatur ad Missiones Arme
niae P. Paulus Piromalli Dominicanus de
Siderno Dioecesis Hieracensis,eiusdem Ol'di'
nis Praedicatorum Lector, moribus ‘et scien
tia1 testimonia Procuratoris Generalis, et P.
Candidi conventus S. Mariae supra Miner
vam Prioris commendatus; cum solitis fa
cultatibus , et cum duobus sociis , per eum
dem Procuratorem generalem approbandis ,
et cum viatico scutorum 100. monetae.
Et postremo de praedictis resolutionibas
Archiepiscopum Narivanen certiorem facien
dum esse, eique commendandam personam
P. Pauli, ac eius socios , ut tam in Missio
ne, quam in instruendis Collegii alumnis, sub
eius proiectione proficere muniaque sua feli
ciori successa peragere valeat. Dal predetto
archivista si soggiugnez» Questo degno P. Pao
n lo Piromalli domenicano fu il primo, chela
di
)) S. Congregazione ne’suoi principi deputò Mis
» sionario in Armenia, ne si scorge ne i Re
v gistri , che altri Missionari in quell’epoca fos
n sero al par di lui raccomandati a isuoi su-.
n periori'. » Nel decorso a merce individual
mente alla eminentissima cortesia del di. Card.
Zurla, rapporterò io alcune di tai commendatizie.
Posizione d’ Armenia maggiore.
23. Non credo mica discaro al leggitore il
toccar qui brevemente alcuni cenni geografici ins
torno all’ Armenia , ove destinato venne il N.
Autore. Cotal bella regione, detta ebraicamente
Jrarat nelle sacre Carte, ha da mezzodì ilmon
te Taurus a che la separa dalla Mesopotamia e
dall’ Assiria. Da occidente è divisa dall’Arme
ria minore v dal Mar nero e dall’Eufrate o che
ab antico gli Armeni appellano Eufrat , cdi
Turchi Murat-Suiù. Da settentrione il fiume
Kur o cyrus co’ monti moschici la separano
dall’ Albania, dall’ Iberia e dalla Colchide ov
ver Mingrelia. Da oriente i monti caspi divi
donla dalla Media col Mar caspio. Ei non è
da confondersi l’ Armenia maggiore colla Tur
comania , come han praticato tutti i geografi ,
x
46
non escluso Tib. Corrado Lotter nel suo'Atlan
te inciso nel 1770. Imperciocchè , per osserva‘
zione del celebre armeno marchese Serpos (I),
l’ Armenia suddetta è situata in quella parte
dell'Asia , che confina col lato occidentale del
Mar casPio; e la Turcomania è posta di là dal
Caspio , dirimpctto alla sponda orientale, e con
fina co’ Calmucchi bianchi. Amendue le Arme
nie, giusta le loro dimensioni geografiche le più
ristrette, giacciono tra’ gr. se ‘e 43 di latitu
dine‘, 52 e 67 di longitudine. Talcliè , secon
do i calcoli del predetto Marchese, il territorio
armeno sarebbe largo miglia geografiche 420
circa , e lungo miglia 900.
Pregi di detta regione.
si Il nome della descritta regione‘, dicasi
Pure col prelodato nazional d’ Armenia , dovreb
b’ esser sacro al genio dell’umana riconoscen
za. Di fatto , segueudosi l’ erudite tracce del
Rolando , del Calmet . del Pasini‘, del Ma
‘(i) Compcnd. storico d‘ Armenia tam. l , p, si
47‘
galotti . del Lubin , del Lucas, dell’ab. d’An
tigny e d’ altri scrittori, Può asserirsi a ragio
ne , il terrestre paradiso essere stato in Arme
nia. colit ebbero il primo asilo igermi cli tutte
le nazioni preservate all’ epoca dell’universal di
luvio; e quei pur anco del regno animale, volatile
e terrestre. Nel sen di lei principia com’ è noto i
l’Era della Il età del mondo, e della ripopo
lazione del Globo: i monti di lei furono ipri
noi a Presentare un sicuro appoggio all’ arca di
Noè, allor quando le acque disalveate comin
ciarono a ristagnare. Nelle colline di lei la mes
saggiera colomba il verdeggiante ramicel d'uli
vo rinvenne : videro quelle vaghe contrade il
primo altare , eretto informa autentica al vero
DIO da tutta l’ umana spezie insieme raccolta.
Stabilissi quivi il patto di una nuova alleanza
tra Sua Divina Maestà i e 1’ Uomo : ivi 1’ arco
baleno , la bella Iride, elevossi apegno infal
libilmente esclusivo d’ un secondo diluvio. La
coltura della vite e l’ uso del vino , al mondo
_ antcdiluviano forse totalmente incognito , ebbero
i loro natali nelle armeniche regioni.
te
Religione; S. Gregorio I; e Vartabiedi
d’ffrmenia.
25. L’Armenia maggiore gloriasi d’avere avuti
a introduttori dell’Evangelio s. Bartolommeo apo
stolo , e s. Taddeo , non già 1’ apostolo detto
altrimenti Giuda cananeo ; ma bensì l’omonimo,
uno de’ yo discepoli, da Siri e da Caldei ap
pellato Addeo , predicatore evangelico in Me
sopotamia a Babilonia ed Assiria. (1) La s. no
stra Religione, sotto il re Tiridate Arsacida ,
ne’ principii del IV secolo ripropagata venne da
s. Gregorio (a) detto Fostero o sia Illumina
(1) v. Martir. Rom. ad d. 24. Augusti, filie
mani in vit. S. Bartol. 10. I , p. 397 , Le quim cit.
Or. cn to. I, coll. 1339 et 1354 , n. 6 , el Mamac.
orig. chr. 10. II, L. II, 6. 9.
y (a) In armeno idioma Gregorio dicesi Ccrichuor.
Da’Napolitani il tempio emonastero' di S. Gregorio ar
meno corrottamente 's" appella S. Liguoro. Il P. Gala
no al cap. Il, pag. 111. 35, de reb. armen. ne dice:
sancto Lighuor , nomen corruptum ex armeno vocabulo,
Ccrichuor, quod interpretatur Cregorius. E perchè non
derivarlo dall’ antica italica corruzione di cari o Gore
in vece di gregorio f
fig
tore pel lume della dottrina celeste agliArme
ni arrecato. Ma il costoro cattolicismo fu quin
di corrotto e insozzato con degli errori o ere
sie, di cui il primo era il monotelismo eil mo
nofisismo, scrpeggianti all’ età del Piromalli ap
po i potentissimi vartabiedi o var'tabieti soprat
tutto. Armenicamente son cos‘l denominati i dot
tori e maestri in divinità di quella nazione; e
grande grandissima è la costoro autorità , pre
ponderante alla vescovile per testimonianza del
P. le Quien. Costui (i) in fatti scrive: Prae
ter episcopos, magno in honore sunt apud
Armenos qui Vartabied , sive Doctorum titulo
vel laurea donati sunt: quorum tanta est au
ctoritas , ut eorum decreta episcoporum sen
tentiis praeponderent. Anzi, secondo che narra
l’ altro celebre domenicano Mamacclii nella pre
citata Opera , il magistero e la dottrina loro fu
talmente alta, e da tale vetustà poggiata e sta
bilita , che ne Principes quidem , ipsis nesciis,
quidquam de religione , ritibusque statuere
auderent. E novellamente il Serpos (2) in par
(1) Cit. m I, col. lum n. 2.9.
fuj- Op. cit. 1. VI, 11. 53,
Se
laudo di tai primarj dottori suoi nazionali ha
Scritto: « Tutto ciò che concerne lo studio delle
« divine scritture , de’ Padri , de’ Concilii , delq
« la Teologia e dommatica e morale e polemi
a ca, tutto è nelle loro mani.
i Facoltà papali date al Piromalli.
ad Dacchè ho esposto in brieve gliarm‘enia
ci oggetti degni dell’attenzione. ‘del filosofo e
del teologo, or passo a vedere, colla brevità
istessa , di quai poteri e facoltà spirituali fu
munito il protomissionario apostolico, prima che
abbandonasse l’ augusta reggia dell’ universo. A
lui dunque il Sommo Pontefice Urbano VIII
concedette le appresso facoltà: Bis in die cele
lebrandi Missam (b); ter in anno populum
x
(6) Circa gli'altri esempli , anteriori e posteriori
a questo, d’iterate celebrazioni di messe in un sol
giorno, anche septies vel novies giusta Walafrido Stra
bone, vedete Cawallariilnstit. iur. can. Par. 11,‘ cap.
16, n. as , ed il mio maestro di giureprudenza , indi
Vescovo di Nardò, D. Carmine Fimiani, Elem. iur.
can. to. Il, Lib. Il, cap. 5 a p. 159. et seq.
5,:
benedicendi et absolvendi-g nec non aliquas
irregularitates , vota et vincula matrimonialia.
Son parole del cappuccio provincia-le ‘Fra Gio.
da Siderno a fratello del Piromalli. Corredato
‘costui di cosi fatti ampli poteri, partissene su
bito di Roma con alacrità ‘e acerrimo coraggio
a viepiù diffondere i'l-unii di suo versatile in
gegno ne’paesi , _ ove trionfava l’ eresia , in pro
della sacrosanta religion nostra, non che in glo
ria delP in-clito ‘domenicano instituta In prima
Fra Paolo porto‘ssi . in ‘Calabria videndi causa
suumfratrem germanum Cappu-vcinu'm, il qua
‘le forse rised-ea nella città di Reggio vqual ministro
provinciale Idell’ roi-din ‘suo. A me al tutto è
ignoto, se pur sia ito nella comune Patria , do
ve per avventura non più n’esisteano igenitori.
Imperciocclaè il relator fratello gli avrebbe no
minati: quo viso, dici egli a non cessavit eum
precibus et rationibus a proposito amovere ,
non animo illum' ab irwepto divertere , sed
ut eius tentaret voluntatem , quam invenit per
severanlem , et praeparatum ad mortem. For
isl-era il cappuccin germano maggiore di età.
52
In Malta converte due Ìllaomettanù
27. Dal continente esso viaggiatore d’ abito
gracile , e di temperamento caldo e vivace ,
coraggiosamente Portossi , alline di trovare im-
Larco Per Levante a nell'isola ove s. Paolo fw
morsicato alla mano da una vipera senza riportar
ne‘veleno, cioèa dire in Malta. (a) Nella quale
(a) Che l’Apostolo fosse ito a Malta, cioè nell’af
fricana o siciliana Melila, non già nell’ omonima dal
matina o illirica isola del Mare adriatico , ne son per
suasi non pure i cattolici intei-petri degli Atti de‘ SS.
Apostoli sul XXVIII capitolo; ma eziandio iproleslan
ti Bochart , Cluverio , la fenice de‘ geografi , Cella
rio , e sopra tutto Gianfeclerigo Wandelino. Costui a
Coppenaghen. al 1707 stampò una dissertazione de Me»
lita Pauli, che fu poscia nell‘ anno 1732 inserita nel
vol. II del Tesoro filologico - teologico. Nondimeno
nel 1730 il ch. P.‘ D. Ignazio criorgis benedettino del
la congregazione melitense ragusina, con uno sbracìo
e sfoggio di erudizione studiossi provare il contrario a.’
Venezia con opera di questo titolo z D. Paulus Apost.
in mari, quod nime Venetus silius dicitur, naufragus .,
et Melitae Dalmatensis insulae post naufragium hos
pes. Il quale autore certe vicisset, si melioris caus
sua patrociriium suscepisset, al dire del P. Mamacchi
i .
sa
giunto il PiromalIi , per lo zelo delle’anime fera
ventissimo , vi produsse il primo frutto del suo‘
apostolico ministero: perocchè catechizzò e con
vertì due barbari, ovver maomettani di Barbe
ria Indi sovra nave marsiliese, insignita del
nome di san Paolo, 5’ incamminò alla volta di
Oriente’, nel di undici di gennaio dell’ anno
1632 , insieme co’ due socj domenicani P. An
drea da Maddaloni , e P. Antonio Petra in Ro
ma scelti : i cui nomi finora sconosciuti m’ ha ma
nifestati il sullodato signore Canonico Carrega.
Ma Fra Giovanni sidernate , ed il P. rPouron
facendo giugnere tai compagni al numero di sei,
tam. I, Lib. II, p. 336 , nol. delle citate Origini
cristiane. Dal conte maltese Ciantar si rispose con altra
op ira in contenente XX dissertazioni, intitolata: De
B. Paulo Ap. in Melitam Siculo - Adriatici maris in
sulam naufragio eiecto, Venet. 1738; edal carinelitano
scalzo Ruperto da S. Gaspare, v(li cui ne ignoro il Li
bro. sed ut llliricanis , prosegue il Mamacchi , non pa
ironus , sed caussae aer/uites , ita Africanis Melitensi
bus‘, etsi caussa iusta erat , patroni tamen , qui de
fendcrent, ut arbitror, defecerunt.
(I) 10: a Siderno, Cavalieri, Galler‘. de‘ 55. PP‘
p. esse n. 137, Touron e altri. _ i
si
convien quindi conchiudere , che ivi a Malta
quattro altri eransi al nostro prefetto missioa
nario arrolati. Comunque ciò sia , eglino
Sciolser dal lito avendo aria serena
E di buon vento ogni lor vela piena.
Suo arrivo in Alessandretta.
28. Pur nondimeno, cammin facendo la det
ta nave non ebbe più quel favorevol vento , e
quella serenità di aer-ej 0nd’ era salpata dal
maltese lido z dappoich‘e una tenebrosa egagliar
datem-pesta le tolse la vista del Cielo, lasciando
la in una notte profonda.
Crebbe il tempo crudel tutta la notte
Caliginosa e più scura , eh’ irferno.
Tien per‘ l’ alto il padrone , ove men rotte
crede l’ onde trovar , dritto il‘ governo;
E volta ad or ad or contra le botte
Del mar la proda , e dell’orribil verno.
I maggiori contrari venti scatenati giostravano .
e muggivan furiosamente, e le altiere e minaccio
se onde forte m-ugghiando ancora sopra il mare,
batteano i fianchi del legno ge-mente sotto quei
55
colpi. Nel quale non ,sentivasi altro che grida,
gemiti e lamenti compassionevoli de’ passeggieri.
e degli stessi marinai, estimando inevitabile il lor
naufragio. Ma il veramente apostolico Fra Pao
10, in mezzo a tai procelle ed urli e angosce
e pianti universali, rincantucciato in un angolo,
altro non fa che invocar merce ed aiuto da
DOMENEDDIO , dicendo con cuor contrito ed 11
miliato: salva nos Domine. Ora cessando in.
uno istante cotal oscuro e tempestoso nembo;
ecco il porto , si sente dir , ecco il porto , dal
nocchiero pallido e sbigottito ; ammaina , am
maina; andianne allegramente. Sicchèv il vascel
lo die Conversionis D. Pauli pervenit ad o
ram zllexandriae minoris , dietae a Turcis
Scandarona , itinere quatuordecim dierum:
'ch’è quanto dire in Alessandretta al di 25 del
1’ anno 1632.
lii passa in Aleppo ed in Clzaram. t
29. Mercè del Cielo dal gran periglio evaso
il Piromalli , dalla detta Città di Soria un tem
po episcopale avviossi alla volta di Aleppo, che
n’ era distante 25 miglia , passando per Antio
chia. iii per istrada funne insultato e dirubato
se
di tutto il suo capitaluccio dagli arabi ladri.
Pervenuto nella Città di Aleppo , a motivo di
riposo si fermò dieci di nella medesima. Parti
quindi con gran carovana vestito alla turca , dice
il fratel suo , come vero soldato di Cristo , e
continuò suo viaggio per la Mesopotamia , po
sta tra l’ Eufrate eil Tigri: la quale perciò
si disse da’ Latini Interamnia , significante in
greco regione situata entro due fiumi. Nel IV
giorno avendo valicato l’ Eufrate chiamato per
antonomasia il fiume , il nostro transeufraten
se missionario arrivò in una Città di Arabi, il
cui nome ommise di esprimerci il relatore Fra‘
Giovanni. Dalla qual partito , petiit, costui
dice, civitatem Hurhan,.s‘eu Haran, quae est
propria-patria patriarchae Abrahae', prima
civitas Mesopotamiaez in cui mori Thare pa
dre di esso Patriarca , che transfluviale anco
si disse per lo tragitto dell’Eufrate istesso. Co
testa Città Haran è dessa la famosa Charan
dell’ antico e del nuovo Testamento , nominata
cioè nel Genesi, in Giuditta e negli Atti apo
stolici. Credesi per alcuni (i) esser la celebre
(1) V. la Geogr. sacrae de Mr. l’ Abbe' de fene
ce dans la Sainte Bible to. XVII, Pari. III,p. iii A
Paris 1773.
si
Charres in sul fiume Chaboras' , rinomato per
vla disfatta dell’ esercito romano, edi Grasso pri
gioniero. Videla il Piromalli abitata da Turchi
armeni e da Giacobiti. ‘Vi aveva in essa una
bellissima piscina e chiara , cuius medietas est
aedificata intra moenia civitatis , alia medie
tas extra , ubi est puteus aquarum nimis pro
fundus , cuius aqua ( ut referunt historiae
Armenorum ) Apostolus Thomas‘ buplizavit
Regem Armeniae , qui vocabatur, Apcar , a
Latinis dictus Abagarus, vivente Domino Ie
su christo , et fuit ille Rese, qui auditafa
ma miraculorum Christi misit suos muniios‘,
dicens z Cupio te videre ut certusfierem, an
tu sis verus filius Dei. Dominus lesus non
ioit , sed misit ei imaginem vultus sui impres
sam linteamini.
Sudario di nostro Signore Gesù Cristo.
30. In quanto al battezzatore di Abagaro re
d’ Edessa , oggi detta Ort‘a , città‘ principale del
Diarbechir nella Mesopotamia , ei parmi più
plausibile il crederlo col Le-quien(r) non già s.
(I) Orien. cit. 10. I, col. 1354, n. 6.
58 .
Tommaso Apostolo , ma bensì s. Taddeo uno v
de’ yo discepoli del SIGNORE. Quanto alla im
magine di esso Redentor nostro leggesi in Eu
sebio , padre della ecclesiastica istoria, che Aba
garo mandò un pittore per aver esso » ritrat
p to; ma che non dando l’ animo all’ artefice
n di farlo per la sfolgorante maestà di quel
» volto detto meritamente , e secondo la veri
n tà , da’ Greci Theandrico , volle il Signore
n medesimo, ponendosi un panno sulla faccia,
n e imprimendovi miracolosamente la sua elli
n gie s consolare la divota brama di quel mo
» narca. n Ne ho addotte le parole del solen
ne critico , e difensore del supremo Orator to
scauo Monsig. Gio. Bottari z (i) il quale soggiu
gne: n Questa cotanto insigne , e venerabilis
n sima reliquia si conserva in S. Pietro in Va
n ticano , e quivi alcune fiate si mostra al po
n polo, che in gran numero vi concorre ad ado
n rarla. Pur questa immagine del Redentore co
n si fatta, e mandata ad Abagaro si crede dal
n Gretsero essere quella che è in Baviera. E il Ba
n ronio all’ anno di Cristo sn agerma tre altre
v
(1) Lez. III. sopra il Decamerone,pag. 81.
Se
avere questa medesima fama, una delle. quas
n li è quella di Roma , una si ritrova in Ge
» rusalemme , e l’ altra in Ispagna. Il Chifile
a
in zio dipoi vuole, che si ritrovi in Bizanzone,
n e il P. Gio. Ferrando ne rammemora due
n altre , cioè ‘una in Caors , l’altra in Montre
n vil. Quindi è che l’ empio Calvino ci pro
n verbi'a dicendo , il medesimo sudario trovar
n si in sei, osette se non piuttosto in dieci luo
w ghi diversi. » Osservisi per ultimo che Ve
ronica si disse correttamente da Vera icon ,
giusta la conghiettura del celebre Papebrochio ,
la enunciate cfiigie del ‘Salvatore a non già la
pia donna , che , per astergere il sudore o il
- sangue, mise uno sciugatoio al volto di esso Re
dentore andante al Calvario , o pendente in
croce. Cosi anco per dimostrazione del Gran Maz
zocchi (I) formossi l’ incognito nome Poniza
rius o Ponizaritus da Hippone Diarrhyto, oggi
Bis‘erta vecchia i dove vuolsi nata s. Resti
tuta , città della provincia di Cartagine, ch’eb
(1) V. Kal. marmor.- in S. Reslituta cap. lllm
die xiii Mari et Blascum de collect. canoa. Isid. mer
cat. p. nib , noi. 1.
Bo
be tal denominazione per distinguersi da Ippo
ne Regio nella Numidica provincia.
Namit , fas-tan , Abaraner.
3x. Or Fra Paolo, che può meritamente dir
si policleto , maestro chiarissimo , e politropo
con Omero , cioè uomo di molti costumi; ab
handonata Charan , cominciò a vedere in al‘
cune abitazioni le ceremonie ed iriti degli’Ar
meni, e di molte altre Città le costumanze. Tral
le quali città vide Namit , che in turchesco idio
ma dicesi Dealbechir secondo suo fratello , ov
ver, giusta il domenicano Le Quien s Diarbeck
o Diarbekir, che nell’ anno labo era arcivesco
vile, laVfra le diocesi armene per testimonian
za di costui. Il P. M. Piromalli andò nella città
di Van oVastan , che era no giornate distan
te da Namit istessa g e 35 da Aleppo. Van è
intorniata dal gran lago di tal nome, che per
avventura è lo stesso detto dal Le Quien (1) Va.
rasparcano e Varaspuracano, nel cui mezzo
(I) Cil. to. 1, col. 1364, n. 28, et col. 1419.
6:
evvi l’isola Aghtamar coll’ arcivescovo creduto
scismatico, avente sotto di sè 8, o 9 vescovi,
quasi tutti abitanti ne’ monasteri circa il lago
eVan, cioè di Safan, Gasgi, Basti e altri vesco
vi. A capo di tre giorni esso Piromalli fu verso i
confini de’ Turchi , e indi girò per le regioni
de’ Persiani. Giunse in Apraner o Abaraner
città cattolica , residenza del nassivanense Arci
vescovo: nel qual solo luogo della Diocesi, lun
ga 120 miglia , e larga 60 , composta di 12
paesi (1), conservavasi da costui la SS. Euca
ristia , secondo che poco stante vedremo. Ora
in tal sede arcivescovale essendovi l’abaranense
convento dell’ Ordine de’ predicatori, il lasso e
laborioso frate Paolo riposossi Sàbbato Palma
rum, giusta il fratel suo. Questo sabato, secondo‘
i miei conti , fu il di 23 d’Aprile liil/iza giacchè
la s. Pasqua di resurrezione venne allora nell’Xl.
giorno di tal mese. Non si fermò dunque ivi
la domenica seguente il Piromalli a conto di
riposo , siccome con errore un intero secol do
po del narrator Cappuccino, nel 1745 scrisse
(l) v. Baudrand. art. Naxuana. r ui '-«
iiz
a Parigi il celebre p. Antonio Touron. Quivi
senza dubbio Fra Paolo ne presentò le. papali
commendatizie alPArcivescovm
Chiave e Nassivan.
an. Nelle sopraddette città ed abitazioni pro
babilmente il N. A. avrà esercitato con delle
Private istruzioni il suo apostolico ministero ,
prima di esibire sue commendatizie in Abara
ne-r all’ Arcivescovo. Dalla qual Terra 1’ inde
fesso viaggiator Partito , venit ad conventum
Chiave , et postea transivit per civitatem
Nahcevan , civitas desolata .. et inhabiiabilis
per spatium 4o annorum; fuit haec civitas
destructa a Rege Persarum , sed Rea: nunc
regnans dedit licentiam posse rcaedificari. In
passando notisi , che di Chiave detta qui , _e
appresso città dal relator Fra Giovanni , non
fassene motto da lessicografi geografici, ne da’
Biografi di suo fratello. Di cui ei prosegue: ul
timo venit ad civitatem Chiave, ubi vidit mo
nasterium suae lieligionis cum duobus solis
fratribus , et ibi fuit ìrgfirmus propter qfili
ctiones itineris. Eran già ben quattro mesi ,
dacch’ egli viaggiava per ammesgrarg nella no
si
stra Fede quegli scimatici e popoli. Parimente
noto , che Scha’Abas I era forse stato il di
struttore dell’arcivescoval Nassivan , siccome lo
fu del celebre monistero diEsclimiazin, distan
te duabus ad summum leucis ab urbe Eri
van. (1) De’ quei luoghi cadrà qui benespesso
.il discorso. Or siccome il re Clia-Sefi , succes
sore dello Abas allor regnante , avea permessa
la reedificazione di tale eschmiazinense conven
to al primario Cattolico, ovver Primate Filip
po , eh’ era ito in Hispahan ad incliinare S. M.
Persiana g cos‘i costui avrà pur permesso di ri
fabbricarsi Nahcevan , Naksivan , Nascivan,
ivai-clavam Necevan e Nassivan. Questa latina
mente dicesi Naxivanulm, Naxivan, Nackiova
num, Nexiuanum e Nuxuana, non già Na
xia com’ erratamente chiamolla l’- insigne do
menicano Richard a Parigi 1’ anno 1761 nel suo
gran Dizionario universale dogmatico canonico
isterico eo (2) Imperciocchè Naxia , Nacsia
(i) Lequien cil. la. I, col 1362 n. 9.0. V. etiam
col. 1414. in Philippo cxxu catholice Arm. maior.
Vedine l’ art. Piromalli.
ali
o Nicsia oggi più comunemente detta, la lian
tica Nasso una delle Cicladi nel mare Egeo ,
città pure arcivescovile di rito latino come Nas
sivan , che è mediterranea.
Origine di Nassivan , e del suo sito.
33. Nassivan ovver Nahcevan , secondo che
avverte il lodato Fra Giovanni, è un vocabolo
armeno significante prima abitazione, derivato
da Nah quod interpretatur prima , et cevan,
quod significat habitationem. Imperocchè do
po il Diluvio , e’ dice , era stata la prima tra
tutte le città edificate dal’ patriarca Noè, il
quale ivi era stato , ut fertur , seppellito con
la moglie, ed i figliuoli. Cotal derivazione altri‘
accennaron poscia. (a) Il Baudrand attesta, esser
-_
(a) Il celebre Gio: de Serpos nel suo 'soprallod. Com
pendio storico, to. 1, p. 14 e 15. cita un libro delle an
tichita armene , stampato a Costantinopoli _ nel 1730 ,
ove raccontasi che Noè uscito dall’ arca , fermossi in
prima presso Arcuria , Piantando ivi la vigna; e che
in Nassivan fini isuoi giorni. Col dotto armen Marche
se istesso io lascio gli Orientali nel pacifico possesso di
tai loro tradizioni.
i es
la città istessa ad radices montis Ararat ,
media inter mare caspium et Lychnitem pa.
ludem inter Erivanum ad occasum atque
Tabrisiurn ad Ortum. Cosi egli a Parigi l'anno
1682 nella Geografia ordine litterarum dispo
sita. Il traduttore del Bodraudino lessico C.
Maty , in’ Amsterdam al 1701 , situò Nassivan
nella distanza di tre leghe dall’ Ararat, dal
quale , giusta il sidernate Cappuccino, è tribus
milliaribus distans. A11’ incontro l’altro calabrese
dottor Gemelli-Careri da Radicena . in diocesi
di 'Mileto , che circa 50 anni dopo del Piro
malli vide (I) Nassivan , l’ asserisce lontana
solo kso miglia dal monte Araraih , citandone
pure il'Tavernier. Checchè sia di ciò , esso
Gemelli derivandola da nali nave, e civan di
mora, cioè di Noè uscito dall’Arca, narra che
le continue guerre , massime quella di Ama
ratte , l’ avessero rovinata affatto. Soggiungs e
gli, non esservi in essa Città che una sola
strada assai lunga, ma stretta . . . Il bar
I
(I) Giro del Mondo P. Il, pag. 18. ediz. nap. I
1699.
s
66 x
go è picciolo , con case fatte a somiglianza
di grotte . . . La Città, e’l paese tutto è
governato da un Kan , o Governatore. La
i medesima , secondo il lessicografo I) la Mar
tiniere, non è oggi che un ammasso di rovine ,
benchè le istorie del paese assicurino, per suo
attestato , che altra volta ve ne furono bo mila
case. Al riferire del nostro‘ Cappuccino , insie
me colla Città fudistrutto un certo monastero,
ed i religiosi furon tutti uccisi.
Prima predica del N. 11. in Chiave‘. Origine
di Eccemiazin.
34. Ma ritornando al Piromalli , ei dopo a
vere ottenuta la permissione di predicare; e
dopo essersi ristabilito in Chiave , dove era ul
timamente andato z die autem Resurrectioni:
Dominicae incitavit concione populum ad con
fessionem et communionem. Ivi dunque, e
non mica in Nassivan a come avea riferito il
Touron , il nostro gran missionario , dotato d'una
(1) Grand dici. geogr. A Paris 1736.
. ej
molto rara ed efficace eloquenza , incominciò
sue pubbliche omelie nel di della Pasqua, che
è quanto dire agli n d’Aprile del 1632. Qui
vi su le prime adoperò egli le spirituali chia
vi, che il Vicario di Cristo poste avea in sua
balia , intonando a’traviati il ravvedimento e
la salutar penitenza. Cade in acconcio lo avver
tire , che il nostro eroico atleta , si nel predi
care come nello scrivere , uso era di far sem
pre osservare agli Armeni, che la morale e i
dogmi a’ medesimi da lui spiegati, eran gli
stessi stess'issimi che il protopatriarca loro S.
Gregorio avea professato e predicato ad essa na
zione. Del quale, al dire del Piromalli(i) stesso,
avea scritto s. Giangrisostomo , che siccome i
s's. Pietro _e Paolo illuminarono l’ Occidente ,
cosi pratico nellj Oriente lo illuminator s. Gre
gorio I. Costui, conforme di sopra è detto ,
fissato avea sua residenza in vValar'.s‘apat o
Vagarsciabat , creduta l’ antica Artaæata ov
vero Artaxiata di Strabone, capitale un tem-v
(i) V. eius Àpolog. contra P. Simon. Armen. p. 48..
seqq.
68
po del Regno , dove oggidio giusta il Serpos,
non vedesi altro che il celebre monistero di Ecz
miazin, costruito nello stesso luogo a in cui
fu la casa del re Tiridate. Questo nome Ecz
miazin, che altri scrivono lfschmiazin1 Ecce
miazin ed Eghmiatin , dinota in armeno discesa
o apparizione dell’Unigenito, essendo nella
suprema parte della Chiesa, ov’ è posto l’altare ,
apparso il divin Redentore al detto S. Gregorio a
confortandolo alla salutare impresa di assogget
tare al Vangelo l’ Armenia tutta. (I)
Prigionia del Piromalli.
35. Dopo aver solennemente predicato in
Chiave, il N. A. parti di colà , et petiit Ere
van , quae lingua Armena significati appari
tionem . . . lvit postea ad visitandum Patri
‘ archam Armeniae , qui vocabatur Moysesqet
habitabat longe ab illa civitate itinere medii
diei. Il zelantissimo nel fatto della Religione ,
- (1) Le quim cit. to. I, col. 1362, n. an. et Ser
pos loc. cit.
se
e vivacissimo spirito del Piromalli, nel fervore
di detta eloquente sua orazione , avrà forse ripre
so con forte efficacia i vizj , le laidezze , le
malvagità e scostumatezze dell’ uno e l’ altro
Clero; ed avrà pur tocca e ripresa, o difronte
o di rimbalzo, la connivenza e la noncuranza
del nassivanense dotto e iracondo prelato , che
lungi dall’ essere il candellie’re del Santuario ,
n’era per avventura la pietra di scandolo col suo
lassismo e indlrfièrentismo. lmperciocchè Fra
Paolo ne’ suoi sermoni era consentaneo all’Aposto
lo (1) a manifestare il suo evangelico carattere,
e a dire EST, nelle cose lecite, e NON, nel
le illecite. Ora il suddetto Moisè o Mosè senza
fallo è desso il primario Patriarca denominato
dagli Armeni il Cattolico , residente in vici
nanza di Erivan nel monastero eccemiazinen
se. Era egli dopo Davide V succeduto al Cat
tolicato , e fin dal 1629 era in tal dignità col
nome di Moisè III, non già II, come per
errore , forse tipografico , leggesi presso il P.
Le Quien , e lo vedremo al 1637 professar la
(i) Ad Corinth. II, I,‘ 17‘ i 1
c
o
r7eligion vera cattolica per lo zelo del gran Pi
romalli. E perciò errarono esso domenicano Le
Quien, e’l Serpos dicendo cotal Patriarca'mor
to nel 1633 , sull’ appoggio d’ una lettera del
gesuita Mornerio: poichè in tale intervallo non‘
ebbevi nella storia d’ Armenia altro patriarca di
nome Moisè. Costui, al N. A. che ito era ad
inchinarlo, disse che il desiderava rivedere Ar
elli-episcopus Armeniae , il quale a tal effetto
gliene avea scritto. Era questi 1’ Arcivescovo di
Nassivan Fra Agostino Bagiense, non Pacen
se, come i PP. Galano e Fontana (1) vollero
scrivere, dell’ Ordine ‘de’ Predicatori d’ Armenia
maggiore, ed autore di due opere dall’Echard cnp
nella sua Biblioteca riferite. Reggeva quella cat
tedra fin dall’anno 1627 , e con supina indolenza
tollerava u degli abusi, che in materia di Re
» ligione si erano introdotti fra. gli Armeni di
n colà; e de’ disordini e degli scandali del
v Clero. n Sono espressioni, anzi aneddoti di
(1) Galan. Hist. Arm. cap. so , pag. m. 500 , et
Font. p. 58. cit. Theatri.
(2) In cit. to. I, col. 570.
t
Propaganda, scrittimi dal soprallodato suo soli
tarchivista Canonico Carrega : il quale aggiu
gnemi, che il Piromalli appena giunto a coi
)) compagni a Naxivan scrisse subito nel rasa
» varie lettere alla 5. Sede » su tai disordini.
Or costui ripresentatosi di nuovo da monsig.
PArcivescovoo il vide forte nel viso crucciato,
facendo zuffa con gli occhi e col naso ,, seco
dicendo non so che tra denti, “,Ouypmgfig
E quae là si volge e si raggira iii,
Pieno di sdegno , e di superbia e d’ira.Dimodochè Fra Paolo «v ebbe confici gravi
» altercazioni , e fu posto inicarcere » dice il
Carrega‘; ed io aggiungo col grand’ Epico istesg
so di Ferrara, fu I m
Incatenato e in gravi rceppi messo. gli“,
Suo virtuoso carattere ne’flagelli e tormenti.
/
se Incarcerato il povero Piromalli , forse a
Maggio del 1632, dall’ Arcivescovo d’ ira e di
cruccio fremente, per spatium viginti duorum
mensium , cum ferreis vinculis et catenis li
gatus , ter virgis caesus fuit , et usque ad ef
fusionem sanguinis, per attestato di-suo fratel
lo Fra Giovanni. E perchè Fra Paolo una vol
\
i v
ia nel viaggiare fu lapidato, e tre altre anco
ra corse pericolo di naufragio , ei può a regio
ne attribuirsi quel detto dell’ Apostolo: Ter
virgis caesus sum, semel lapidatus, ter nau
fragium pertuli pro christi nomine. Ma non è da
passar sotto silenzio un altro fatto rimarcabile nar
ratoci dallo stesso sidernate Cappuccino e dal ce
lehre Touron: cioè, che ivi nel fondo della pri
gione in prima Fra Paolo con ohbrobrio e scorno
spogliato venne ignudo nato. Il quale , veggen
do che cosi era la volontà del SIGNORE, posesi
subito inginocchione , e con le man giunte e
con gli occhi languidi al ciel rivolti, implora
va il divino aiuto. In tal guisa soil'ersc 300 bat
titure, sputandogli in faccia il fiero flagellato
re , che gittando in terra. la sferza , brusca
mente gli disse: ritornerò subito domani, e da
rottene altrettante. Il paziente ,presala e bacia- .
tala, consegnolla all’ inumau carnefice con tai
parole z perchè non alibi l’ incomodo a ritornar
qui domani , te’ il flagello e ritornami a flagel
lar dal capo in sino alle piante a tuo bell’a
gio. Ma quel boia , ammirando tal virtù nel
prigioniero di Gesù Cristo ., nell’ uom di Dio ,
si rimase ed uscinne tantosto fuori. Il flagella
to dicea , iustus es , Domine‘, et rectum iu
ys
dieium tuum , sempre raccomandandosi alla
protezione di Te gloriosa t
Vergine pura , d’ogni parte intera,
Del‘ tuo parta gentil figliuola e madre.
Continuazione su lo stesso suggetto.
syn Il nostro P. M. degno al certo di eter
na fama pel suo illihato costume , e per altri
infiniti titoli acquistati e prima e dopo l’ingiu
sta sua carcerazione , viene in tai circostanze
abbandonato da’ suoi compagni, che
A i piedi raceomandan sue di ese.
Il medesimo appena avea, dicesi da suo fra
tello , un po’di pan muffato e d’acqua z furon
gli quivi per ben cinque volte , in vece di ci
bo , porti de’ veleni. n Scrisse egli in seguito
n molte lettere direttamente al Papa in sua giu
,, stificazione. E l’Arcivescovo scrisse e mandò
,, a Roma un certo P. Biagio religioso france
,, se per accusare il Piromalli. » Ne sono co
si precisamente assicurato dal predetto relatore
sign Carrega. Ora i domenicani Biografi ed an
tichi e recenti, almen ch’io sappia, tutti trala
sciarondi narrarci tai viziosi eccessi del lor Ve
scovo correligionario a tacendone in tale incon
74
tro anche il nome ; come se i vizj e difetti de i
sacri pastori debhansi occultare , o pregiudicar
possano‘ al lor carattere , od alla nostra Fede .
Cattolica. Ascoltisia proposito un giudice di re
verenda e grande autorità‘ in questa parte , il
sommo ornamento e splendore d’ Italia, lo abate
Muratori. lii ‘cosi lasciò scritto , dopo il M D ,
nella conclusione de’ suoi Annali: ,, La storia ha
,, da essere una scuola per chi dee loro (a’ pa
,, stori della Chiesa di Dio ) succedere , a
,, fin d’ imparare nelle lodi ddbuoni1 e nella
,, disapprovazion de’ cattivi, quello che essi
,, han da fare o non fare. E forse che le di
,, vine Scritture dell’ uno e dell’altro testamen
,, te non ci han lasciato un chiaro esempio di
n questo ? ,,
Si prosegue l’ argomento medesimo.
38. Forse un giorno ( o che spero.! )si pub
blicheranno per le stampe le citate lettere giusti
licative del Piromalli, di unita ad altri docu
menti relativi '311’ assunto. Piaccia a Dio che si
efl'ettui quanto ardiscc ora la mia speranza. Di là
da ogni dubitazionc farassi allor palese , i gra
vi disordini della nassivanense Diocesi, svelati
75
al S. Padre , essere stati la vera origine e ca.
gione della prigionia del venerando missionario
apostolico. Or nel-le ritorte costui fe’ rilucere
semprepiù raggi immortali di gloria, i quali m»
scendo da virtù , eh’ è germe divino , tutti ri
dondar deono in onor di DOMEKEDDIO‘, non che
suo e del domenicano istituto. Sicchè per te
stimonianza di Fra Giovanni sidernate dicea il
fratel suo , ne’ tormenti e nelle angustie , con
s. Ignazio z Frumentum cliristi sum , dentibus
bestiarum molar; e con 5. Paolo, omniapos
sum in E0, qui me con ortata ovvero co’Set
tanta , qui me potentem facit. Anzi e’ non pa
re inverisimiles che l’ incarcerato versatissimo
nella lettura de’ PP. Greci, con 5. Atanasioripetesse ben sovente: DOMINUS illuminatiomea1
et salus mea quem timebo? DOMINUS protector
vitae meae a quo trepidabo ? . . Si consti
tuantur adversum me castra , non timebit cor
meum g si insurgat adversum me praelium , in
inexpugnabili dea-tera DEI sperabo. Ei sicu
ro che , quandochessia, lDDlO più lieta fortu
oj ApoL defuga sua, opp lo. I, p. m. 559.
ys
na gli mandasse innanzi, vi travagliava quieta,
e pacificamente ciò diei voleva, per espri
mermi col Giambullari (I); spesso avanti al
Crocifisso leggendo il nuovo Testamento che a
vea in saccoccia; c componendo in armeno idio
ma un gran Lessico di 35 mila vocaboli co’la
tini corrispondenti. Dormiva sulla dura terra ,
e non gli fu giammai Permesso dal suo avversa
rio di torsi da - dosso l’unica tonaca di rozza
lana. Scd nocte dieque eam gcstans , ita pe
diculi multiplicati sunt , quod per totam car
nem mansiunculas fecerunt , et maximo tor
mento illorum animalium requiem non habe
bat. Malgrado d’ un tal continuo martirio il
segaligno e memorioso P. Maestro ivi si mise
in mente 1" intero evangelio di 5. Matteo e’l’
epistole tutte di s. Paolo. Il quale fatto lo
ci narra il sidernate Fra Giovanni, e sfugg‘i la
vastissima erudizione del soprallodato sig. ab.
Cancellieri , che nel 1815 stampo suo Libro in
torno a’ gran memoriosi , ed agli smemorati.
(1) Star. d‘Europa, L. 6, pag. 141.
n
Libertà del Piromalli al ‘1634. Trionfo
d’ innocenza.
39. A guisa di s. Pier martire , Fra Paolo
invocando bene spesso con animo divoto erive
rente 1’ adorabile nome del Redentore, sospi
rando dicea , quando mi redimerai da queste
crudeltà e ritorte! io vos col tuo divino aiuto,
ed a gloria tua Proseguire le missioni per tutte
parti d’ Oriente. Il P. Cavalieri bergamasco ben
riflette , che in tale.miserabile stato sarebb’ e
gli a morto tra sceppi mangiato da vermini «
se il Sommo Pontefice Urbano non avesse fon‘.
temente agito per lui. Ed il parigino suo con
fratello Touron meglio osserva , che il dito di
DIO fu visibile in cotesto incontro. Fu IDDIO,
IDDIO fu per certo , che in piena libertà ed
in tranquillo stato il ripose , avverandosi il detto
del real Profeta , non vidi iustum derelictum.
In effetto 1’ eterna Provvidenza .. che sempre
Veglia sulle sue creature , e gl’ innocenti aiuta
Nè lascia mai chi in sua bontà si ‘fida ,
nell’ anno iasi , e forse a Marzo, fe’ sottrarre
dalla crudel prigionia il secondo vaso di elezio
ne , l’innocentissimo calunniato , ed ingiustis
simamente perseguitato dal suo confratello irato
ja
e maligno. Oh quanti esempli y oh quanti non
dissimili , anzi peggiori, a questo del Piromal
li, Vidersi nell’ ultimo uracano politico! Col
dottissimo affricauo scrittore (I) e lume di 5.
Chiesa il pur dirò, quante blasphemiae , per
iuria , oppressiones innocentium , calumniae ,
circumventiones , praevaricationes, falsa te
stimonia , iniqua iudicia , violentiae , la
trocinia l Quanti e quanti mossi da invidia
e da idolo ambizioso , ponendosi sotto i piedi
non le sole giustinianee leggi; ma quelle altre
si della natura e delle genti , e della religione
stessa , ardiron di calunniare l’ innocenza me
desima! Non è di questo luogo il farne la nar
razione: appartiensi alla testimonia de’ tempi ,
alla luce di verità , alla vita di memoria , e al
la maestra di vita per dirla ciceronianamente. Pur
nondimeno è mestiere lo avvertire , che io sul
1' assunto conservo una particolare parodia bi
blica col titolo, Abelis psalmus historicus et
eucharisticus contro a misantropi davidicamente
espressi, cui la sera Numinis vindicta punirà,
(i) Augastin. De ‘iv. Dei Z. 22 , c. 22.
79
poichè DIO regge il mondo. Si , puniragli, g.
trionferà la divina Giustizia contro a’ medesimi»
senza legge e senza coscienza , (1’ ogni virtù voti,
e (1’ ogni vizio pieni.
Miser chi mal oprando si confida
Ch’ ognor star debbia il maleficio occulto;
Che quando ognaltro taccia, intorno grida
L’ aria e la terra istessa in ch’è sepulto:
E Dio fa spesso che’l peccato guida
Il peccator , poi ch’alcun dì gli ha indulto,
Che se medesmo , senza altrui richiesta
lnawedutamente manifesta.
Ora il Sidernate , il vero fanale di virtù e d’in
nocenza , trionfò della calunniosa persecuzione
e combriccola , avendo tanto il Papa , quanto
il Collegio di Propaganda esaminate con tutta
ponderazione , e senza spirito parziale le accuse,
e vedutane la insussistenza. ,, Onde fu ordina
,, to ( son desse parole del Carrega) all’Ar"
,, civescovo di metterlo in libertà; e vi sono‘
,, lettere del‘ Piromalli al Papa, nelle quali lo
,, ringrazia. u Io non ho potuto descriver con
maggiore accuratezza tai fatti, perciocchè nel
I’ archivio di Propaganda secondo il detto Gar
rega ,, molte lettere mancano, manca ad al
n cune la data, o perchè lacerat-a , o oblitera
80
,, ta , o perchè assolutamente mancante da prin
n cipio, essendosi molte lettere trasmesse in
,, cluse in altri dispacci. ,,
Documento a pro del Pìromalli contra
ll Arcivescovo suo persecutore.
40. Da’ rischiaramenti suddetti sono istruito ,
che nella Congregazione de’ 25 Giugno 1635 fu
fatta la seguente relazione a pro del nostro Fra
Paolo. Referente R. P. D. Torniello literas
Patris Pauli Pyromalli Dominicani Missio
narii in Armenia , in quibus plura de sua car-1
ceratione et persecutionibus, quas passus est
a Fratr'eAugustino Archiepiscopo Naxivanen.
et de malo regimine illius Provinciaeg vita
que et moribus praefati Archiepiscopi ; de su
perstitionibus in ritibus sacris introductisg et
de dissolutionibus Religiosorum ; eorumque ex
trema ignorantia, introductioneque mulierum
ad serviendum in cellis eorumdem Religioso
rum; de irreverentia in divinis (gfiìciis , eo
rumque frequenti omissione; de Ss. Euchari
stia, quae nisi in Abaraner asservatur , et
proinde multis in locis pereunt catholici si
ne Sacramentis, et eorum multi ad Maha
et
msti-sinum transeunt , ut nuper accidit in eoa
dem loco Abaranen, ubi 15 catholicifacti sunt
Mahumetani: Saa Congregutio iussit commo-.
meri dictum Amlziepiscopum de ptis ( praedi
actis ), eique praecipi , ut provideat, si vera
sunt quae mj‘eruntur de eius Provincia.» Non
a furono queste le sole lettere scritte dal P.’ Pi
s romalli alla S.C.-Cd. allo stesso Sommo Pon
n tefice sui disordini della Diocesi di Naxivan;
e forse questa fu la cagione della sua prigio
x nia a e degli strapazzi da lui coii sofferti per
m parte di quella Arcivescovo. » Così negli schia.
rimenti mi si narra, e forse la data del trascrit
t
to documento debb1 esser dell’anno 1 est , in cui i
ordìnossi la scarcerazione di Fra Paolo, nel qua.
le anno fece le appresso conversioni di ‘due ri
nomati armeni ecclesiastici.
Celebri conversioni di Ciriaco e di, Osceno.
‘ lin Malgrado delle quasi biennali‘ angosce y
sofferenze s a-marezze e afllizi-oni patite: nel. carcej
re dal Piromalli r non pertanto uscito: daîquelf
lo era costui nellevieldel siouoanfermamente i
perseverante. Di ‘che viemaggiol‘mente s’ accese
d’ amoroso zelo l ardente per la‘îsalute delle
6
an
anime; alla quale la professione dell’Ordin suo,
el l’alto- apostolato d’Arinenia il chiamavano.
Appena‘ si seppe la scarcerazione dagli‘ amici suoi
A ‘rallegrarsi ed abbracciarsi vanno ,
ib E gloria senza fine e onor gli danno.
Kbbando‘nat'o quel teatro‘centrale di sue batta
glie,‘ e gloriosepersecuzioni patita, per ritornar
v‘ici‘dopo‘qnattro'lustri decorato della mitra e
del pallio g‘que's‘to nipote di Zeleuco , 1questo di
scepolo dello Stelliola , questo alunno della scud»
ln‘jdello Aquinate, col suo Perspicace ingegno’ {i
losofieo-e. teologico‘ convertì, nell'anno 1634,,due
egi-egi armeni Dottori. Son dossi Ciriacov varta
bieto e patriarca , e oscano eloquentissimo uo
mo e dotto assai, che per avventura ‘sarà lo
stesso individuo fatto poscia vescovo di Osca
vano , oli’ e la LXIV diocesi armena presso Eri
van. Ma sia, o non sia vera questa mia con
ghiettura , certa cosa è la conversione di entram
bi per opera e zelo del Piromalli essere addi
«venuta. ‘Eccone ‘in‘compl‘ovamento la irrefraga
‘bile autorità-‘di Propaganda, che a d‘! ao Lu
glior'del’ i637; quando i convertiti dimoravano
l infiostantinopoli, perseguitati dal patriarca‘di Ec
‘Iîemiaain', ai‘N'unzio pontificio scrisse in Polo
mia": »f“ll"Padrè Paolo Piromalli Domenicano Mis<
a
83
s
ascese
J)
u
'sionarìo agli Armeni dopo haver bene appresa
la lor lingua, e letti i loro libri, ha ridota
to alla Fede Cattolica con gl’istessi libri due’
Dottori di qualche nome presso gli Armeni,
cieè un tal Ciriaco che si ritrova in constituti
nopoli, perseguitato per essersi fatto Cattolico
dal Patriarca d’ Eccemiazin , et un altro del:
lo Osceno eloquentissimo , li quali liavendó
molti discepoli giovani, desiderarebbero qual
che luogo sicuro per poter imparare la nostra
rlflmologia1 e con quella Poi correggere i los
ro libri, e cercar di ridurre alla Fede Cat
tolica li loro discepoli , e con essi tutta loro
natione; il che li succederebbe facilmente
quando uno di essi arrivasse al Patriarcato.
flora-considerando la sac. Congregatione quam
to bene Potrebbero questi due Dottori fare
in cotesti Armeni soggetti al Re di Polonia
quando insieme col dette Patre Piromalli et.
tenessero dalla Maestà sua l’erettione d’ uu
Collegio per la loro natione in Lwpoli d’A’
lunni m almeno, ec. » Ed in altra lettera della
stessaS. Congregazione in data (1625 Luglio lesgi
‘indiritta a Ciriaco Armeno Vartaéiet, dice
si: u La resolutione di V. P. fatta per opera
n di Dio , e per le diligenza del Padre Pira’
il.
si
» malli è stata degnadel suo sapere s e della
a sua bontà. Del che si come ella ne dee ren-t
dere gratie alla Divina Maestà sua, cosi No
n stro Signore , e questi miei Eminentiss. Si
r
gnori non mancheranno di aiutarla per quan
ito potranno, però si tratterrà costi ( a Cpo
li ) finchè qui si faccia il Collegio degli Ar
meni o se le ritrovi ricapito del Re di Polo
ee‘:ze
nia , essendosi scritto perciò al Nunzio che
n tratti con Sua Maestà ec. n
continuazione intorno a Ciriaco.
dx Nella serie de’ sette Patriarchi armeni co
stantinopolitani presso il qui sovente lodato Le Qui
eu , che tacque doversi al suo insigne correli
Igioso Piromalli la conversione di Ciriaco , costui
occupa il V luogo; ed è ivi detto col sorren
tino p. Galano, che nel 1650 in istampa osò
attribuirsene l’ onore ell merito della conversio
ne , Patriarcha magister cyriaeus , coneio
nator insignis , cuius fama ob praeclarum
eius ingenium , faeandiam et vitae ‘integri
tatem in universam percrebuerat Armeniam.
Esso p. Le Quien , ch. era nato in Bologna di
Francia nel 1661 , e morto a Parigi al 1733 ,
se 'non‘vide tai letteregimpresse in Vieu'na'nel’
1656 dal Piromalli , potes leggere presso la Bi
blioteca de’ PP. Quetif ed Echard in Parigi stam
pata nel 1721 (I) l’ appresso documento: Su
pradictum Cjriacum Patriarcham a praefa
ti Pauli Piromalli , nunc Archiepiseopi Nah
cievanensis, praedicatione doctrinaque fuis
se ad catholicam fidem conversum universa
orientis plaga cognovit , et priusiiuarn Pale!‘
calanus constantinopolim e Mngrelia venis
set plurimas persecutionesy insidias, eæcoma
municationes a Schismatieis etiam me praesente
passum, propterea quod Ecclesiae Romanae
sanctam rectamque fidem praedicabat , ego
Thomas Vartabiet et Patriarcha Armenorum
testis oculatus testificor et jidemfaeia Vien
nae Austriae I. Octobris , X656.’ ita est. -
Tkomas Vartabiet et Patriarcha. Sul quale do
cumento bene osserva‘ il dotto rllouron , che Var
tabìet non è il cognome di questo Patriarca , se,
condochè credettero alcuni autori francesi ed ita
i liani. Or quanto a’ primi cred’ io , 'ch’ei tassar
(1) Tom. Il, pag 621.
se
voglia i PP. Quetif ed Echard in tale‘sbaglio‘
inciampati : ma riguardo agii Italiani non saprei
dire chi mai sieno. In difesa di costoro , oltre‘
al Galeno, basta opporg li non pure l’ esempio
de’ due Piromalli g ma eziandio quello del sullo
dato giudice di Vicaria sig. Gemelli, eh’ espressa
mente scrisse,il nome di vartabietto significar dot
tore. Convien pure osservare, che il convertito Ci
riaco ebbe dopo, per sette anni continui, episto
lar commercio col Piromalilii stesso , che‘ lo amur .
maestrava e nudriva colla sua dottrina insino
alla morte di quel Patriarca, che trapasso in
età di anni tum come fia appresso’ manifesto.
Laonde dalle cose dette si può ben dedurre
in anticipazione l’impudenza letteraria del cita
to Teatino , e del moderno toscano Scrittor vez
zoso , che, non assistito nè guidato dalla verità
e dalla ragione, seder volle pro tribunali cab‘
baudonarsi in braccio all1 impegno di sostenere
il plagiario , girandone il pestello.
Dimora del IV. A. col Cattolico Moisè III
in Eccemiazin. Origine del Cattolico armeno.
di Il Piromalli ritornò di bel nuovo ad in
chinare il primarioCattolieo degli Armeni Mo
si
s'è, residente in’Eccemiazin presso u anche,
Eri‘van, la quale‘, al dire d(%l;Bî\1dA’t\Èd.,\i8Pir
pena dista 3 leghe vdal fiume Arasseo e x5 di
Nassivan. Dal Gemelli narrasi, essere stata Eri’ .
van fabbricata sulle ‘rovine d’ un’ altra dello
stesso nome a 64 gradi, 20 m.‘ di lunghezza i
e de gradi, 15 m. di latitudine. Secondo lui
ella è posta n dalla parte del fiume Zane/lì ,
n su d’ una rocca , e dagli altri lati sul piano.
a) Il ‘circuito è solamente d’un miglio , con
m profondo fosso e doppio ordine di muraglia ,
v e bastioni di fango. » Ivi, nel celebre ecce
miazzinense monastero, dimorava esso Piromalli
collo scismatico patriarca Moisè III, eh’ era suc
ceduto nel cattolicato, ovver primazia degli Arav
meni a Davide V per iscelta’ di cha-Sefi re di
Persia. Vi ‘avea in esso convento 300 religio
si , che quantunque vivessero una vita esemplare
re , non però di meno eran tutti immersi nel’;
lo scisma col nominato lor capo [detto catho
licòs. E ad intelligenza di cotal voce vuolsi
sapere, che s. Gregorio I armeno ed i suoi
successori, reggendo quella Chiesa in nome del
prelato di Cesarea , ebbero la denominazione
Cutholicorum, Kotfioàmcev , q. (1. Procuratorum
se
gener-alium secondo il’ piii fiate cîta'to’Le Qui'en.(
Il p. Mamacchi corrisponde'r fa il Cattolico al
Primate di Chiesa ari-‘nena. (2) Ta‘i Primati‘ go"
vernaron quella Chiesa fino alla età di Giustino
o Giustiniano‘, anzi di Anastasio, quando cesa
sb la consuetudine di consegrarsi il Cattolico‘
dall’ Arcivescovo cesariense. Peroc‘chè il monar
ca di Persia, padrone della maggiore e priina
cipa-l parte d’ Armenia , allora‘ proib‘r ‘a’ Vescovi
di farsi ordinare fuor de’ limiti di questa. Con
lo stesso Le quim-cij fa pur mestieri il notat
qui, che nella Città di Tiben, Tiven o The
vz'n nell’anno di Cristo SSAa d’ ordine del me
desimo Re persiano , da Nierse XVI-l Cattolico
fu'stabilito con decretogenerale nel suo sino
do il lor dogma degl’ lncorrotticolio che in
greco dicono Aoà‘uf‘roàonn‘ms. Prima di tal epo
ca gli Armeni, comeclrè allontanati dalle tradi
zioni di s. Gregorio e d’ altri Padri, nondime
no nulla in dubbio avean rivocato circa la fe
-.
(I) Cil. Op. to. I, col. 1355, n. 7, etcol. 1397,
h. 68.
(2) Origg. citi. to. Il, L. II, p. in.
(3) Ibid. col. 1359, n. 15 et. id
se
de del Concilio di Calcedmria , e delle vvdue
nature di Gesù Cristo‘
Conversione del patriarca Moise llli
Or , per attestato del nostro Fra Gio“
vanni , suo fratello dimorò is mesi con esso il
patriarca‘ Mosè , che avealo accolto‘ e trattato
con ogni maniera di umanità e dolcezza. A
costui 1’ ospite Fra Paolo diede in dono una
immagine di s. Domenico da Soriano , che ri
cevette con somma venerazione, e Ipos’e- a de
stra dell’altar maggiore , essendovi a sinistra
quella di s. Gregorio martire , primo illumina-
tore armeno. Non rifinava il Teologo ‘domenicab
no‘ di pianger sempre la sventura del patriarca
Moisè’, e det suoi monaci applicati e dediti allo
scisma di Dioscoro, credente una sola natura in
Gesù Cristo, ed andava cercando l’opportnnità
eil destro di spiegare le piume del suo ingegno
in fatto di teologia dogmatico-cattolica. Il per
che un di spiegò il Piromalli con ogni dili
genza e destrezza allo stesso Patriarca il catto
lioo dogma delle due nature: ma cotcsto mo
notelita con aspro e fiero piglio gli precetto di
tacere , soggiugnendogli , de hoc non audebis
9ciiriplius ‘loqui. Cui inginocchiandosi t umilmen.
te rispose esso Piromalli: o illustrissimo supe
riore e primate , se‘io non vi dimostrerò, che
il detto dogma è simile ed uniforme alla pro
fession di fede del glorioso s. Gregorio , del
quale-ne siete successore nel cattolieatcr1 mi
vi esibisco a esser dilaniato crudelmente, ed a
minuti pezzi smembrato. Cosi s’ indusse d’ascol
tarlo da capo. Di che l’ erudito ed eloquente
Sidernate rimaneggiò l’ assunto con argomenti si
forti , luminosi e dimostrativi ; spiegandoli quam
do un luogo , e quando altro della Bibbia e
de’ Padri , sovrattuttos credi io, la lettera di
s. Leone papa a s. Flaviano sull’ Incarnazione,
non che il testo di s. Ireneo (a) contra l’ eresie;
‘che il primario Cattolico ne rimase convinto,contrito e compunto a tal segno . che pur pian-I
(a) Il testo di s. Ireneo, dal nostro Fimiani esa
minato contro al Bohemero nella Osserv. III, p. nfi
del l. vol. delle Opere di monsig. Pier de Marca , è il
seguente: Ad Romanam Ecclesiam, maximam et anti
quissimam, propter poliorem principalitatem, necesse esse
omnem convenire ecclesiam , hoc est eos , qui sunt
undique fideles.
1
gr
se di tenerezza. Al tempo stesso con replicati
viva , e con segnalate acclamazioni n’ esternà
1’ interno.
Continuazione di tale argomento‘.
45. Veggendo ciò l’ accorto Piromacllia s’ ae
cese a mille doppii d’ apostolico zelo, dichia
rando con più efficace fervore la cattolica ro
mana credenza. Dimanierachè allora il Patriar
ca colla bocca e col cuore eoufessando le due
nature nel divin Redentore , abbracciò tenera
mente Fra Paolo, dicendogli tali e si fatte
parole: melius loquemur de hoc. Quindi con
gedatosi con umil riverenza il nostro Teologo
dal Patriarca, costui fe’ chiamare al suo cospet
to un de’primai vartabiedi tra quegli eretici
monaci, pur di nome Paolo, egli disse: io
credo che sia dal Cielo a noi inviato il Fran
eo uomo , probo e dotto. Ed a giudicar delle
azioni e della dottrina di esso Italiano, e’ par
mi non potersi rinvenire niente di più santo
della sua vita , nè nulla di più solido delle sue
allocuzioni. E però tutto aperto ti dico , o Pao
lo , che per niuna cosa del‘ mondo tralascerei
di ‘cattolico-romano farmi, avend’omai gli oc
ha i
chi'aperti alla verità. Ma prima di dare id ce.
tal passo , t’ incarico d’andare a proporgli le
più astruse difficoltà; vade, exprobra eius do‘
ctrinam. A buon conto il Piromalli
Spirto gia'invitto alle terrene 'lutte,
dopo aver conquisi affatto e abbattuti i paolini
paralogismi, ne riman glorioso e trionfante.
More solito , dice il relator Cappuccino, sua
facundia Armena lingua doctissime omnia du
bia solvitgut ille admirans eius doctrinam ,
exclamavit dicensz non est inventus similis
kuic. Io stetti per dire , e perchè nol dico ?
eran forse cotesti dubbi e sofismi teologici gli
stessi 'stessissimi , che furon poscia in iscritto
riproposti all’ eruditissimo N. A. dall’altro celebre
vartabieto p. Simone, che venne invittamente
confutato co’ solenni testimonii di s. Atanasio ,
di s. Cirillo , di s. Giangrisostomo , di s. fire
gorio taumaturgo, non che con le autorità de’Con
cilii nell’ Apologia indi stampata.
Il ‘P. Pirornalli ripurga i libri armeni.
l
46. Chec'chè ne sia, certo e che ritornato il
dottor Paolo dal Superior commettente, escla
mò: Ego ero primus discipulorum eius. Hic
93
Francus est homo doctissimus , et peritissi
mus omnium scienliarunu In seguela di v che
il patriarca Moisea il suo. campion relatore, .e_
la più parte de’ suoi confratelli di Eccemiazin
abbinrar dovettero i loro errori , ritornando in
seno di s. Chiesa cattolica apostolica romana.
In effetto lo stesso Patriarca . in contrassegno
di sua verace conversione , fa pervenire all’uom_
di DIO , all’ illustre gusmanico Eroe tutti gli
armeni libri scismatici ed ereticali , che avea
potuto riunire, ad oggetto di esser per lui ri
purgati con somma cura , come fece , da ogni
cosa nocevole. rrai fatti dovettero intervenire ,
credi io, circa la fine del 1636 , o verso il
principio del 1637 , daccliè il detto Patriarca‘
in questo anno 1637 Vrbanum papam VIII.
per literas nuntiosque convenit , fidei suae
ortlzodoæam confessionem mittens , invito li
cet Gregorio Caesariensi , qui . illum a pro
posito deterrere conatus erat. Cosi s’ espresse
il Le Quien nella Serie cenventunesimade’ Pa
triarchi . ossien Cattolici d’ Armenia maggiore .
ignoranda essere stato dal suo confratello Piro
malli convertito Mosè III, ch’iei malamente di
ce lI , seppure non è tipografico fallor Imper
eiocchè ei prima al n. xxvm ne avca ‘situato .
et
quest’ ultimo Moisè sotto Cosroe Il re , nel
cui anno primo (di Cristo 592) incominciò l’Era
degli Armeni, non già sotto Nierse 11. Sulla
quale può leggersi, oltre allo Scaligero, ‘ed al
Calvisio , il gran Petavio nel lib. 3 della Dot
trina de’tempi al cap. x7.
Creato a maestro di gramatica e logica.
non Dopo tai memorandi fatti il celebre pri
mate delle armene chiese, Moisè, pieno a ribocco
degli aromi della vera celeste dottrina , cono
scendo d’ avere errato la sua Chiesa, volle che
il Piromalli ne correggesse la profession di
fede; e che dalla cattedra , a tal effetto eret
ta, istruisse la gioventù. Il costui fratello a
proposito scrive: Prgfessionem suae fidei ei
( Pyromallo ) emendandam, corrigendamque
commisit , et studium in sua Cathedrali ere
xìt, eum in magistrum constituit , et con
gregatis ex omni parte Armeniae iuvenibus
grammaticam , et logicae partem eos docuit.
Essendo in tal posto il nostro novel cattedrati
co , ebbe l’ opportunità di rinvenire ne’ medesi
mi libri degli Armeni, conservati al certo in
quel famigerato convento di Eccemiazin , delle
si
cattoliche dottrine, onde via più dimostrare gli‘
errori loro; Il quale scopo egli ottenne con rac
coglier parimente dagl’ Inni ecclesiastici , e da
Dottori antichi altre testimonianze, che ‘confer
mò inoltre con teologiche e filosofiche‘ sentenze,
atte a purgar la lor mente degli ‘errori mede
simi. Sed’ adventus magni regis Turcarum
super- Eretian , ubi cum Patriarclia aliisque
religiosis habitabat , opus dissolvitg et omnes
fugientesl dispersi sunt. Son desse’ appunto
Il’ espressioni del prefato narrator Cappuccino si
demate. i v
lt N.’ A. manda- de’ discepoli. per t'ut‘ifiArh
imenta :’ entra nell’ India, e uel Malaban
-‘ 48‘. In detta fuga generale il prode campi on
Piromalli, memore del divino oracolo , oportet
et aliis civitatibus evangelizare regnum Dei i
continuo il suo apostolato in molte altre Città,
e luoghi-d’ Armenia, che non veggio , come
avrei ‘assai desiderato , distintamente e per or
dine cronologico specificati da’ relatori.
Poi con dottrina'e con valore insieme,
Con l’ u/icio apostolica si mosse,
Quasi torrente ,À-clz’ajta vena preme;
go
E negli sterpi eretici percosse
L’ impeto suo più vivamente quivi,
Dove le resistenze eran più grosse.
Di lui si fecer poi diversi rivi,
Onde l'orto cattolico si riga,
Si che i suoi arbuscelli stan più vivi..
Ciocchè il divinissimo Poeta teologo (I) disse
del s. patriarca Domenico, panni bene appli
cato e ridotto al costui ottimo seguace Fra Par).
10. Ed invero , sono assicurato dalle aneddoto‘
notizie archiviali di Propaganda , che percor
rendo egli l’ Armenia , e le frontiere di «Persia
» giunse per sino nell’ Indie, ed alla Serra del
» Malabar, visitando ancora colà quegli Arme
» ni , che vi dimoravano. Disputòv col Patriar
» ca armeno in Erzerum , e non lasciò inten
n tato alcun mezzo pervconvertire quella‘ na
n zione. » Avea già esso spedito , secondo Fra
Giovanni, a tale effetto per totam zlrmeniam
a des-tria et sinistris suos discipulos eiusdem
Armenorum nazionis, cum auctoritate Pan»
tificia , sicut in suis litteris apostoli-cis ha‘.
(l) Parad. XII, 97.105. . :..-. i
97
betu'r. Ipse vero per medium iter habuit
praedicando verbum Dei. E dal sincrono P.
Cavalieri sappiamo , essere stata cotesta spedì?
zione composta » di 60 maestri della dottrina
» cristiana de’meglio istrutti. n
In Georgia abolisce una superstizione.
49. Andò il nostro'indefesso e infaticabile
viaggiatore anche nella Mingrelia ovver Georgia,
ove fu gentilmente accolto in Collegio Religio
sorum , qui Theatini nuncupantur, per testi
monianza di ‘suo fratello. Costui, tralasciando
di additarcene l’ anno preciso della gita, aggiu
gne : Sequenti die sui adventus , qui fuit dies
CoenaeDomini nostri Iesu Christi circa XXIII
horam’ diei , illi Patres Theatini , qui ibi
morabuntur spatio sexdecim annorum, eum
vocaverunt dieentesz Veni Pater Paule,et vi‘
de superstitiones, quas tui Armeni faciunt.
Secondo me pervenne il Piromalli a Gori os
sia Goride, ovvero a Cippurias , ov’ ebbero i
rlueatini un’ altra casa , che fu abitata dal lor
P. Galano dal 1637 sino al novembre del labor
nella quale costui avrallo per la prima volta
CGIIOSCÌUÎO, ed ammiratone i talenti, che omai.
7
go
da un lustro impiegava nel coltivar la vigna ar
mena del SIGNORE. Eransi essi Teatini in Goridc
stabiliti al di id dicembre 1626, al riferire del
loro istorico P. Silos da Bitonto In sequela
di che il P. Piromalli dovrebb’ esser pervenuto ivi
‘nel 1642 ; ma egli nel mese di Luglio di quest’an
no era in Varsavia, dimorando già da un anno
in Polonia , quindi egli 4 , o 5 mesi prima non
poteva essere in Georgia: A salvarne l’anacro
uismo è da dirsi, che all’ arrivo di lui abita
van cola in Georgia i Teatini da undici anni,
e non mica da sedici. E perciò debbesi fissar
questo , s’ io non erro , nel 1637 istesso agli
8' d’ aprile , ove con que’venerandi PP. ei ce
lebrar dovette la s. Pasqua nel di m seguen
te, e predicare in quello, ed in altri giorni con
secutivi. Checchè ne sia , vide esso che gli
Armeni da sopra i tetti delle case gittavan ce
neri all’intorno, con degl’ incantesimi, e 4 tizzo
ni infocati, a guisa di croce. Onde chiamatili ,
con energico discorso , che
Un granfolgor parea tutto di foca ,
(i) Silos, IIist. elqric. regul. P. Il, Iii. XIII a
r- o. sse
99
gli riuscì di fare abolire cotal’ antica superstizio
ne. rPalche pentiti e ravveduti , presentarongli
nel di appresso secento ragazzi, cui cominciò
ad insegnare il cattolico catechismo. Veggendo
ciò i sacerdoti scismatici , e spezialmente i se
niori eccitaron contra di lui 1’ intera plebe, et
eiecerunt ab illa civitatej et discedens a Geor
gia , pertransiit Persiam, et secuti sunt eum
viginti discipuli Persiani conversi ad fidem
christi In Persia vi avea a secondochè attesta
il Gemelli (1) , maomettamis pagani o Gori,
giudei, nestoriani , melchiti , manichei ed ar
meni cattolici.
È rispettato da Maomettani.
50. Mi cade in acconcio far qui manifesto ,
dacchè nol posso per ordin di cronologia ridire,
che non pure gli Armeni, ma eziandjo i Mao
mettani o Turchi, tuttochè infedeli , rispetta
van le virtù del Piromalli. Di fatto , costoro di
cean talora a degli Armeni pertinaci e restii :
(i) ch. Op. P, II, e. II.
mo _
ite ad ascoltare il vostro predicatore , che vi chia
ma; bella cosa che voi fuggiate le sue istruzioni
in ciocche dovreste sapere l E altra volta avvenne,
che mentr’ egli in una piazza con massimo fervore
predicava , molti scismatici legaronlo, e presolo
per la barba, il percotean fieramente. Di sorta
che un nobil soldato turco , tocco da natural pietà
in ‘veggendolo pregare in ginocchio e colle ci
glia rivolte al cielo pe’suoi percussori, loro tutto
pesto e tutto rotto il trasse dalle mani, con iscior
lo da’ legami , ed inseguire con un bastone i
medesimi; nell’ atto che una donna turca sor
presa dall’invitta pazienza del Piro'malli, e ge
nuflessa innanzi a lui ne adorava e baciava la
barba. Costui non isbigottito da tai battiture ,
ma piuttosto renduto vie più forte, andava con
virtuoso entusiasmo diffondendo quasi di porta
in porta la divina parola. Ora intervenne ,
chev un di o alla presenza di un immensof- po
polo, orando egli in ginocchio verso Oriente ,
prima della concione apparvero iu Cielo tra le
nubi tre immagini del Sole , ossieno , come di
cono i fisici , tre parelii. Veggendoli la gente,
stupiron molto tutti , e frattanto il predicatore
presane occasione dimostrò , tre essere le per
sone della ss. 'rmmn , ed una la essenza
rot
Poscia in giorno di domenica, ordinata una
solennissima processione , con 60 suoi discepoli
e quasi numero infinito di ragazzi e di popolo,
eresse il vessillo della s. Croce, cantando il
Rosario della
Vergine madre e figlia del suo figlio.
Mirabile è che i Turchi nemici nati di quel
santo legno, non siensi sdegnati avverso il no
stro Domenicano con ucciderlo al lor solito ;
ma bensì andaron lieti e tripudianti processio
nalmente co’ Fedeli: cosa da
. . . . . . far di meraviglia
Stringer le labbra , ed inarcar le ciglia !
Cosi divolgossi da lui la divozione del Rosario
in quelle regioni tutte; a tal che e fanciulli e
fanciulle per le Città , ed aratori nelle campa
gne il recitavano, siccome lasciò scritto il no
stro Fra Giovanni, che riseppe questo dallo
stesso fratello.
Sue geste in Costantinopoli al 1637.
51. Precorsa giàcra la fama, apportatrice del
1’ eroismo del nostro scienziato Teologo, in C0
stantinopoli, nella qual terra pervenne egli con
alcuni suoi discepoli, prima dell’ arrivo per istra
io:
da incontrati. Come gli Armeni seppero ia ve
nuta di lui, corsero a stormo a visitarlo, e indi
a pregarlo, ai, son quest’ esse le parole di suo
fratello, in eorum Ecclesia praedicaret ver
bum Dei. Bes inaudita est, at schismatici
invitarent Praedieatorem catholicorum , ut
eis praedicaret. Ipse enim zelo salatis .ani.
maram triginta sermones habuit ad eos , et
qui coneionem audiebam , erat numeras quin
quies miilia. Di qui scorgesi li error dell’ insi
gne Touron narrante, che per soli cinque di
avesse il Piromalli predicato. Or quivi costui
oltremirabile si rendette tra per le prediche , e
per le gloriose gesto appo quel patriarca Zac
caria z inguisache una novella selva di al
lori nacque al nome suo , e i dotti Armeni, e
gli ambasciadori esteri colà residenti , cioè
quello del Re cristianissjmos e quel della ve
neta Repubblica gareggiarono adettar a lettere
molto onorevoli per lui ,, alla Santità di Ur
bano VIII. Cosa da non credersi! Fino colui,
che a torto aveagli dato biasimo e mala voce s
cioè il suo antico persecutore fiero, ed ostinato
calunniatore Monsignor Arcivescovo Pragiensesj
che n’ era il vicario patriarcale , un dover si
ece di tesser degli elogi ali’ eccelsa e sovrana
10.3
-- rgo-vii ir lium-v ..... lu.-.- ' I I I
,. . ........-.. t
virtù del Piromalli appa il S. Padre istesso ,
caratterizzandolo col sigillo v del vero, e mani-f
festando inavvedutamente i suoi torti e ingius-ti
perseguitamenti. o magna vis veritatis, quae
contra hominum ingenia , calliditatem , sol
lertiam , contraque fictas omnium insidias,
facile se per se ipsa defendatl (1)
Conjèrmazione delle antedette cose.
SS. Or tutto lieto dico, gran mercè all’ Emi
nentissimo e Reverendissimo Principe il sig. Car
dinale Zurla , essere io il primo a.’ manifestare
tali aneddoti. Cui avend’ io ripregato di onorar
mi con degli altri schiarimenti di Propaganda ,
fummi gentilmente risposto sull‘ assunto quanto
appresso: a Il nome del Vicario Patriarcale di C0
» stantinopoli, che scrisse molte lodi del Piro
n malli , si può raccogliere dagli atti della Con
>r gregazione dean Maggio 1637; nella quale
n furono riferite literae Fratri-s Augustini Ar
(1) Gio. Oral. pro M. Coelia, Opp. T. II, 1’.
II, p. 1234 ed. Ernesti 1773.
xoi
-....w. v.» _1..- s- aut w--y-h-- væ--o--P- v- "M- ""Ù
n chr-episcopi Naxivanensis et Vicarii Pa
s triarchalis Constantinopolitani , ac ioannis
lliolini Armeni de Fratre Paulo Pyromalloss
Dominicana, ac de illius gestis apud Za
chariam Armenorum Patriarcham in Ars
menia et constantinopoli . È da notarsi , cheate
questo Vicario Patriarcale aveva lo stesso no
s me, e lo stesso titolo Arcivescovile di quel
v persecutore del Piromalli, che lo aveva ba
» stonato, e tenuto in ceppi in Naxivan. S’igno
» ra se la persona fosse la medesima, come
m sembra probabile; e se l’ Arcivescovo Naxi
ao vanense Agostino fatto Vicario Patriarcale.j e
n residente in Costantinopoli cangiasse maniere
lt di pensare circa i meriti del Piromalli. I no
» mi del Bailo Veneto, e dell’Ambasciatore di
n Francia acostanitinopoli1 che parimente scris
» se con lode del Piromalli alla S.Congregazione,
n sono affatto ignoti, e solo si dice negli atti
» della Congregazione Bajlius Venetus, Orator
» Gallus etc. » Or ciò pure a somma gloria ri
donda dell’ Arcivescovo persecutore del medesi
mo Piromalli , essendo dosso senza dubbio Mon
signor Agostino Bagiense l’encomiaste di lui
presso la S. Sede. Imperciocchè,‘ frenata iiim ,
dopo un triennio erasi ravveduto, che ingiusta
ms
mente aveva egli fatto tormentares tribolare e
flagellare nelle carceri un uomo di straordina
rio talento, e d’ ogni elogio ben degno. Nè dee
mica sorprendere . che l’ Arcivescovo nassiva
nense le funzioni colà in Cpoli facesse di pa
triarcale Vicario. Costui risiede ivi « come or-
» dinario di tutti li Cattolici di quella provin
v cia » per valermi delle‘parole del Card. Bor
gia, dettate a di a Luglio ‘1778 in qualità‘ di
Segretario di Propaganda. (I) In Napoli paria
mente, non e gran tempo passato, abbiamo ve
duto per alcuni anni Vicario generale della
metropolitana curia un altro Arcivescovo dome
nicano. Intorno poi all’anzidetto Zaccaria repu
to opportuno avvertire , che esso nella settenaria
serie de’ Patriarchi armenó-costantinopolitani oc
cupa il III luogo. cap Ebb’egli tre successori , cioè
Davide, Ciriaco, Kacciatur, e ‘di bel nuovo
lo stesso Davide richiamato dopo la deposizione.
Il risultamento delle geste del N. A. con lui,
sarà stata la sua gita in Roma onde far perso
cij v. il Serpos nella DisserLpolemico-critica ec.
p. iji Vcn. 1783. i
(2) V. Orìent. christ. la. I, col. sian
los
nalmente" appo Urbano "III la profession di
fede, di cui ne parla il Galano , senza men
tovare altrimenti il Piromalli convertitore , e
suggeritor forse di si sublime pensiero allo stes«
so Patriarca di condursi nel centro della unità.
ecclesiastica, per professarla, coma ei fece.
Il N. A. e‘ incaricato di rivedere la Bibbia
Armena, e di altri lavori, nel 1637 e 1638.‘
53. Or dunque andando cosi la bisogna , il
P. Clemente Galano , che sempre tirava l’acqua’
al suo mulino, mostrossi molto inclemente ein
grato, anzi inesatto istorico, tacendo tai pub»
bliche geste nel s‘uo libro stampato in Roma‘
del 1650 , ed il glorioso nome del Pirornal
li, cui appella una sola volta, in fin di quel
lo , amicissiino e collega. (a) Alle _quall im
prese magnanime ed eroiche l’ eterna Città
de’ sette colli applaudia e dal Vaticano eclieg
gianti encomii soprattutto si rendette'ro. Talmente
(a) Vedine il lesto per me allegato al principio
di questo primo libro.
IOche dimorando il N. A. in Costantinopoli «fu socli
n corso dalla S. S. con danaro; fu estesa la sua
» Missione, ove esistessero Armeni; fu esentato
» dalla giurisdizione dell’ Arcivescovo di Nasi
» van; gli si accordarono onori e commissioni
n importanti, fra le altre quella di rivedere la
tsx Bibbia Armena. Scrisse egli molte lettere da
n Costantinopoli, nelle quali descrive lo stato
a) della Missione di Naxivan , ed inviò una tra
v duzione da lui fatta in Armeno della Profes
n sione della Fede per gli Orientali, pregando
n che si facesse stampare. » Sono ragguagli ri
cavati dagli archivi di Propaganda dall’ egregio
sig. Canonico Carrega qui spesso citato . ilii de
siderandone io gli opportuni documenti, mi si
aggiunse con somma cortesia l’ appresso rappor
tos fatto il di an settembre del 1637:
Referente Eminentissimo D. Cardin. Albar
noiio literas P. Pauli Pyromalli, et oratoris
Galli z Sac. oongregatio L missionem prae
fati Patris Pauli ad Armeniam maiorem ex
tendit ad omnia loca ., in quibus sunt Arme
norum populationes.
a. Iussit scribi eidem Patri, ut Biblia
Sacra in armenicam linguam translata reco
gnoscat , et cum Vulgafa latina conferat; et
ms
ubi errores esse animadverteret, eos annotet,’
et quomodo corrigendi sint , diligenter per
scribat. i
3. quoad professionem fidei pro Orienta
libus1 si translatio eius in armenicam lin
guam facta per ioannem Molinum errores
contineat , eam corrigat, et emendatam quam
primum Romam transmittat , aut novam trans
lationem faciat, si absque magna dgfiîcul
tate illam Molini emendare non poterit. Si
prosegue dallo stesso notiziografo: i » Nello stes
» so anno, e nella medesima Congregazione fu
n esentato il Rettore pro tempore del Semina-
» rio di Naxivan dalla giurisdizione di quell’Ar
» civescovo. » Se c‘otesta escnziou giurisdizio
nale sia diversa dalla precedente come pare ,
ovvero la stessa per equivoco attribuita al Piro
mallia io sono perfettamente al buio. Ignoro e
ziandioa se le costui preghiere circa l'impres
sione dell’armena profession di fede , furon se»
coudatc. Soltanto so, che le di lui ‘lettere in
torno a tale assunto si lessero nell’altra Con
gregazione del di 27 Maggio 1638, dalla qua
le fra le altre cose diceasi: Postremo mittebat
Professionem jidei pro orientalibus in flr
menam linguam a se translatam, eamque
imp/imi rogabat cum eadem orthographia.
109
Sua legazione straordinaria per Polonia.
54. Mentre che stava il N. A. in taiglorio
se imprese occupato , dict-dine pressante del Pa
pa dovette abbandonar Costantinopoli, e con
dursi nel Settentrione di Europa pel disimpe‘
gno di grandiose bisogne di 5. Chiesa. Sicchè
partecipò agli Armeni con un’allocuzione tenera
.e patetica, sulla foggia di quella di s. Paolo ai
Milesj perla spedizione in Efeso, ch’ ei partir
dovea di colà, e che non avrebber mai più
veduta sua faccia. A tale inaspettato annunzio
furouvi sparse assai lagrime di tenerezza dagli
uditori per'lo grande amore conceputo verso il
Piromalli , cui gareggiaron di baciar divotamen
te le mani, y raccomandandosi . di pregar DIO
per esso loro. Eravi » speranza in quel tempo
s di ridurre all’ unione cattolica gli Armeni di
n Polonia e di Russia, e fu diretto nel 1638a
n Leopoli il PfPiromalli dalla s. c. e molto
n cooperò ad effettuare l’impresa. » .Tanto
apprendo dalle novelle di Propaganda. Non.
credo che migliore scelta del nostro Eroe si po
tea da Roma fare alla magnanimità della im
presa. Et tamquam legatus sedis Apostolieae
discedit constantinopolia sed secreto propter
l ro
metum Turcarum, son parole di suo fratello.
Avviossene adunque alla volta di Leopoli, a1
trimenti detta Lemberg , Lembourg e Luwow ,
capitale della Russia rossa o nera. Vi avea in
essa città un Arcivescovado pe’ Latini , ed un
altro per gli Armeni cattolici, con un Vescovo
pe’Russi scismatici , dipendente dal Patriarca
di Costantinopoli.
Onori dal Re di Polonia ricevuti al 1639.
55. La rinomanza delle gloriose geste adopera
te dal Piromalli presso il patriarca Zaccaria ‘era
eziandio pervenuta in Polonia, dove regnava
Vladislao ( non già Ladislao, come altri lo
appella , Sigismondo piissimo principe , che era
stato in Roma tredici anni avanti nel Giub
bileo del reos (1). Questo figliuolo dell’invitto
re Sigismondo trionfator de’Turchi , dalla roma
na metropoli venne allora in questa capitale ,
ove fu ricevuto nel regal palagio , e trattato
splendidamente dal vicerè Duca d’ Alba , dan
dogli bei passatempi di tornei e di giostre cnp ,
(i) gli Annali del Murat. nell’ ann. udai
(2) Parrino , vcatro de‘ vieerè , lo. 1, p. seg ed.
mp. del Gravier und
1 r r
Verso il principio d’ ottobre dell’ anno 1632
era ei succeduto al paterno treno in età di 37
anni giusta lo Spondano (i), da cui vien det
to: Î/ir multis virtutibus , variarum linguarum
peritia , et rei militaris scientia conspicuus.
Sigismondo più celebre rendettesi per avere or
dinato nel isis in rPhorn , patria di Niccola Co
pernico, un colloquio caritativo peria riunione
d_e’Luterani e de’ riformati coi Cattolici (e). Del
quale Colloquio il polacco sociniano Lnbieuecio
ne drizzò il processo verbale al dire del detto
monsù Pier Bel E chi sa , se il nostro Fra
Paolo nella posteriore sua dimora d’un anno in
Polonia nel 1641 , non sia stato il fervido sug
geritore al Re di questo congresso? Comunque sia ,
Sua Maestà Polacca , in segno di stima ed onoo
.
(1) In Contin. Baron. mm. 1632.
(2) Dannenmayr, Instit. hist. cccl. N. T. vol. Il ,
period. V. c. 2. n. 5.
(3) iiaylea Diction 9.Lubieneski. Notisi che la voce
Monsù, omai necessaria nell’ italiana favella, adoperol
la il Salvini Pros. tosc. lez. as a c. 487; il Redi ben
g volte , scrivendo al Menagio e al Neri, e nelle annot.
al Ditirambo , e finalmente il Manni a c. 194 della Le
zione 8 , detta da esse nel Seminario arciveseovale di
Firenze.
un
re, appena entrato il Piromalli in quelle fron
tiere da Nunzio pontificio straordinario , gli spe,
di quattro consiglieri per complimentarlo e ac
compagnarloo come fecero, al palagio reale al
cospetto di si colto e pio Sovrano. Cui ebbe l’
onore di presentare le apostoliche lettere creden
ziali , dopo che il Re gliele chiese con tai pa
role , ostende nobis tuas literas commissiona
les si adhuc habes; e per lo spazio d’un’ ora
di favellare circa il modo di sedarsi le dispute
e contestazioni, che disturbavan la pace e tran
quillità de’ suoi dominj. ll Re avendone lietamen
te ascoltato il progetto , approvollo dicendogli in
latin sermone: Christiane ac theologaliter lo
queris. flic est modus pacis .componendae.
Fac tu.
Operazioni del IV’. A. in quel Reame.
56. Munito di plenipotenza dal Re, lo straor
dinario legato congedossi dalla M. 5). con por
tarsi in; appresso nella Chiesa di s. Croce a Leo’
poli, cb’era stata dagli scismatici a proprie spe
se edificata. ll costoro Vescovo era eretico quan
do. si fabbricò tal tempio; ma convertitosi po
Scia , il pretendea di suo diritto. lii-an quegli pro
ns
tetti da’ reg-j consiglieri, e ne allegavau mol
te ragioni, e perciò restituir nol vollero, sicco»
me scorgesi ‘dall’ appresso documento de’,18 lu
glio 1639 , esistente in archivio di Propaganda:
Referente Eminentissimo D. Card. Albornotio
literas Nu'ntii Poloniae, et P.Pauli Pfromal
li ord.Praedicatorum Missionarii ad Armenos,
in quibus signyicabant , Armenos schismaticos
noluisse restituere Ecclesiam S. Crucis Leo‘
politanam Archiepiscopo suae nationis oathoa
lico , prout ab ipso Rege iis iniunctumfuerats
ac Patrem Ptyromallum praedictum Romam se
transferre non posse ob defectum viatici :
Sac. Congregatio iussit scribi Nuntio, ut
sollicitet dictus P. Pyromallus, si adhuc Leo
poli manet, reditum ad Vrbem , curetque ei
dari viaticum competens ab aliquo marcatore
in Vrbe responsalem habente, quia cum eius li’
teris viaticum praedictum responsali solvetur.
Or quantunque non si fosse realmente effettuata co
tal restituzione , sul che affermano il contrario
i biografi del Piromalli; nondimeno questo cam
pione della vera fede colle sue solide concioni
in quel gran Tempio profl’erite, ricolmò di glo
ria la sua missione od’ambasceria. lmperciocchè
gli Armeni scismatici, penetrati dall’ immensa lu
8
ni
ce de’s'uoi argomenti, confessarono e rieonobbe
ro in Gesù Cristo il vero Dio, e’l vero Uomo
nelle due nature; accettarono i s primi Conci
lj generali, cioè il Niceno di trecendiciotto Vesco
vi , il Cpolitano di cencinquanta, e l’ Efesino il.
f Fra Giovanni erratamente il dice I. ) celebrato
sul fine di giugno ed a luglio del iar da circa du
gento Vescovi. (i) In questo universal Concilio
erano state condannate lieresie di Nestorio, ed
egli stesso deposto e mandato in esilio. Quanto
poi a Dioscoro, celebre pelconciliabolo ovver l a
trocinio di Efeso tenuto l’ anno dig dissero es
si Armeni: nullo modo cantabitur in Ecclesiis
nostris; quoniam et a Mqyse Patriarcha prae
decessore nobis praeceptum fuit. Cotesto Moisè
sarà certo quel desso convertito per opera del
nostro Autore.
Lodato dal Re col Papa, che crea il Pi
romalli a Presidente della Biblica edizio»
ne armena.
57. Il nostro P. Maestro riverito, onorato, e
careggiato da tutta gente polacca e armena, fir
(1) Muut. Ami. d’ Italia nell’ un. dan
115
‘mar fece dagli scismatici la lor profession di fe
de, in cui si soscrisse ognun di essi: confiteor
et morior. l'ndi presentossi, umile in tanta glo
ria, a quel Serenissimo Re‘pel congedo di par
tenza, dacchè chiamato era conpremura in Ro
ma. Sua Maestà ben paga e contenta del buon.
successo di tai grandiose operazioni di lui, ou
de da per tutto parlavasi con trasporto di gioia,
volle in iscritto eziandio encomiare appo Sua
Beatitudine lo straordinario Nunzio appostolico.
Cotal lettera regale, in data 5 d’agosto 1639, fu
i per me addì 18 gennaio del 1820 fatta stam
pare con cinque altre d’ uomini chiari ed illu
stri Intanto era il N. A. premurato di ab
bandonar Varsavia , in quantochè in una parti
colar Congregazione di Propaganda , onde non
mi si manifestò la data, erasi trattato » di fa
n re una Edizione corretta della Bibbia in ‘ar
n meno; e si chiamò da Leopoli a Roma il Pi
n romalli per presiedere a questa Edizione. n
Tanta era la perizia e la eccellenza di lui in
(1) Nel num. XLII della Biblioteca analitica di
scienze, lettere ed arti di Napoli.
116
quell’ idioma , che niuno il pareg‘giava! Suo
fratel germano Cappuccino , che sin dal 1638
erasi Condotto in quell’alma dominante del mon
do cattolico per abbracciarlo, al ritorno della le
gazion polacca, non ne dice altro se non che
quegli, d’ ordine del sacro Collegio di Propagan
da istessa , avea già corretta l’intera Bibbia idioa
mate Armeno, ut typis delur. Ma ella, almen
ch’ io sappia, non fu altrimenti impressa. Equi»
tralasciar non vo’di passaggio notare, che il di-f
ligentissimo P. d’Afflitto non fe’ parola di cote
sto lavoro del suo impareggiabile confratello con-b
là, dove bene ed eruditamente osservò , non
essersi a Roma intrapresa opera grandiosa, sen
za che alcuno de’nostri Napolitani ovvero regni
coli vi sia stato luminosamente impiegato. (1)
Nel qual luogo tesse uno elenco eziandio d’
altre bibliche versioni , non omettendone-i no
mi d’altri religiosi, e nostrali. correttori della
Volgata; del Testo greco de’ LXX; della Bib
bia araba ; dell’emendazione del Salterio; del
(1) Memorie degli Scritl. del R. di Nap.art. Ba
ronia , to. II, p. ad not. l.
l
ny
Talmud; del Breviario, del Martirologio e del
Calendario romano , ec.
Suo arrivo in Romzved onori rendutigli.
58. Or dovette pervenire il N. A. in Roma,
se io non erro’, a settembre per lo meno del
I’ anno stesso lesgi senza verun sinistro ne per
terra ne per mare. Ciò non ostante ‘i domenica
ni scrittori di sue geste, unanimamente lo asse
riscon fatto schiavo da corsari, e condotto in Tu
nisi nel 1638. Il solo P. Cavalieri da Bergamo,
prossimo a tal tempo, fissane la prigionia e schia
vitù afiricanayquando F. Paolo da Polonia ri
tornava la seconda volta in Roma. Avrebb’ ei
certo detto meglio , a scanso d’ anaeronismo ,
quando ivi da Persia quegli facea ritorno 15 ,
o 16 anni dopo verso 1’ agosto, credi io , del
1654. In effetto il Zavarrone (i) in quest’anno
lo afferma fatto schiavo. Che che ne sia‘ o arri
vato egli nella capitale del cattolicismo vi rice
vette gli abbracci, i baci , e le accoglienz-e o
(1) In Bibh'ot. calab. pag.
nam-wm r?"mvvvlwm. . "www"
ns
neste e liete , non che i congratulamenti di suo
diletto fratello , e degli amici tutti, per aver fe
licemente dispiegato agli eretici que’ vivaci lu
mi di teologia ortodossa, che degno d’ammira»
zionc ilrendevano a quella età ed a’ secoli fu
turi. Subito dopo i baci e i fraterni abbraccia.
menti esorto il germen fratel suo ad accignersi
all’ alta impresa di scrivere , com’esegui poscia
nel 1645 , latinamente contra gli errori eretica
li degli Armeni, dietro il suo esempio che sul
ll assunto ne avea distesa un’ Opera nel costoro
idioma. Or quivi frate Paolo più volte I’ onore
ebbe di esser benignamente accolto dal fiorenti
no Urbano VIII, pontefice dotto e d’amenissimo
‘e vivacissimo ingegno , protettore degli uomini
letterati, e di lui con ispezialità , cui, deposta
la maestà del principato , trattava famigliarmente
come se gli fosse uguale.
Presenta a S. 5'. tre Opere in armeno.
59. Allor quando il Piromalli presentò al Pa
pa l’armeno latino suo gran Lessico di 35 mila vo
caboli composto in carcere , come di sopra ve
demmo , costui nello svolgerlo con le proprie
sue mani , disse al compilatore: linguam ar
II9
menam dilucidasti. E benedettolo , gliene im
pose la Pubblicazione mercè delle stampe: ma
la scarsezza di sue finanze , ed il sumptus im
munis hostis dejpoveri letterati, nonchè il brie
ve soggiorno di Fra Paolo in Roma , nol po
sero in grado di eseguirne allora la edizione ,
che nell’ anno appresso tentò indarno di fare a
Leopoli , come poco stante vedremo. Or Sua Bea
titudine , che dilettavasi bene spesso di seco lui
cangiar parole sulle cose d’Armenia, accordo pa
rimente al cultissimo religioso la licenza e ap
provazione, Perchè ei pur desse in luce due al
tre opere di lui, bell’ e fatte, assai necessarie
ved. utili a quella nazione in armena lingua. Son
elleno: I. il Direttorio teologico per espurgarsi
gli armeni Libri dagli errori di recente data. Era
questa sua dotta e diligente fatica tratta a se
condo il sidernate Fra Giovanni, da” fondamen
ti delle proposizioni ed autorità cattoliche, rinven
nute negli antichi 101‘ Libri , sceveri d’ogni er
rore. II. La Grammatica, composta in quell’istes
sa’favella , ricavata da’ Libri medesimi : ma le
prenarrate circostanze al certo non gli permisero
la Pubblicazion di entrambe. Se poi oggi esista
no , o no tutt’e tre le predette opere , io nol
Posso affermare, comecchè-ne avessi fatte le de
no
bite diligenze e ricerche, non avendoci niuno ,
per quanto io sappia, indicato ove si conservare
no manoscritte. i
Premure del Re polacco pel ritorno del N. A.
ne’ suoi Stati.
60. Dimorando in Roma il P. Piromalli nel
convento della Minerva , vennero avisitarlo pa
recchi Armeni , che aveano udite le sue pre
diche in Polonia. Costoro in compagnia di
lui andarono da Sua Santità vrbano VIII a ren
derle la debita obbedienza; ed il maggiore , e più
nobile de’ medesimi, dopo il bacio del piè pon
tifizio , esclamò uscendone fuora z hic est verus
pastor totius orbis terrarum. Hic est caput
omnium Ecclesiarum, et pater omnium gen
tium. Ce ne assicura il presente allora Fra Gio
vanni, che aggiugne avere il Re di Polonia scritte
parecchie lettere al Piromalli , premurandolo a
ritornare in quel reame. Scrisse altresì al Som
mo Pontefice di rimandarglielo; e l’ambasciador
polacco ben soventi volte in nome del suo So
vrano ne pregò Sua Beatitudine. Era quivi a
Roma Fra Paolo tutto inteso agli‘ studi, ed al
le orazioni , non già alle delizie , ed a’ d iver
mi
timenti , menando isuoi giorni quieti e tran
quilli in una piccola celletta. Ma che? in una
Congregazione particolare del di 26 d’Aprile
1640 , esaminate le scritture di lui circa gli
errori degli Armeni, fu decretata una no
vella missione del medesimo valentuomo al Pa
triarca d’ Armenia maggiore Filippo , a ogget
to di proccurar la sua unione colla vera Chiesa
cattolica , e di ricondurre in sen di lei tutti
gli erranti Armeni di Oriente. Questo Filippo,
dal Serpos detto Happalense o Halpagense ,
primario Cattolico di Eccemiazin , era successore
di Moisè lllia cui il Le Quien malamente dice
Il nella serie patriarcale cenventiduesima; e si
mori nel 1655.
Petizioni degli Armeni, e del Piromalli.
61. Secondo la testimonianza oculare del
predetto Fra Giovanni, suo fratello prima di
abbandonar Roma, e d’intraprender la grande
impresa destinatagli, chiese ed ottenne dal S.
Padre le seguenti grazie implorate dagli Arme
nopolacchi. I. Di spedirsi conesso lui quatuor
nobiliores Legatos ad lPatriareham Armeniae
ab ipso eligendos , ut illum admoneant de
ms
erroribus , in quibus hucusque eius Ecclesia
immersa fuit Sperabat enim Patriarcham ,
et totum nationem ad verae fidei confessio
nem traher'c, ac propterea una simul ad
Sanctae Bomanae Ecclesìae unionem omnes
perventuros. II. Che in questo frattempo della
detta filippina riunion cattolica, fosse lor per
messo di celebrare e fare altre sacre funzioni ,
dietro la debita profession di Fede, in una
delle polacche Chiese soggette al Roman Pon
tefice; ed ivi confessare la verità delle due
nature , divina ed umana del Verbo, e male
dir Dioscoro, e i suoi errori. Impetrò poi per se
il Piromalli dalla clemenza papale , e n’ebbe la
concessione: I. ut epistolas charitatis et amo
ris scriberet ( Pontifex ) ad Patriarcham ma
gnum Armenorum, et ad Episcopos , qui
sunt supra ducentos , et ad Doctores , qui
inter illos potentissimi suntz alias vero ad
Patriarchas Conzari Essisiae. Cotesto gran
Patriarca dimorante allora in iriispahan1 capi
tal della Persia , era il suddetto Filippo , cui
quel Re Cha-Sefi avea fatto restituire per la sua
Chiesa 1’ insigne reliquia del braccio .. e della
mano di S. Gregorio s permettendogli ancora
di restaurare in Eccemiazin il suo tempio.
ms
Pilucidazioni sulla stess' argomento.
62. Or dal P. Le Quien dicendosi del me
desimo Patriarca, qui se quoque catholicae
communionis et Pidei studiosum praestititg
io ne arguisco lui essere stato , al pari del suo
predecessore , forse convertito dal Piromalli. Il
quale nell’ anno 1642 , come poco stante ap
parirà , recogli commendatizie del Re di Polo
nia in andando colà in ‘Persia , munito anco
d’ unv Breve papale , e d’ altra raccomandazione
allo stesso Principe persiano. In difetto di si
cura istoria non si voglion disprezzar le con
gbietture e probabilità. Or quanto al numero
di que’ Vescovi, ch’ erano oltre a dugento, giu
sta la detta giovannina asserzione , vuolsi os
servare che l’ erudito domenicano P. Goar pub
blicò un’ antica notizia numerica delle vescovili
sedi della grande Armenia in fine del Libro
Dc Qfliciis Cpolitanis di Giorgio Codino; nel
la quale il greco scoliaste avverte, esser quella
Provincia autocefala ( sui iuris ) e non sog
getta al Bizzantino Apostolico throno : sed
lzonorari tamen propter s. Gregorium Arme
niae episcopunuet praeesse ducenti-s urbibus
et castris. Il diligentissimo descrittore dell’ o.
zgg/l
riente Cristiano P. Le Quien, et Diocesi arme
ne, in fine del suo I volume, soltanto ne
annoverò. Eccone le parole: Armeniae episco
pos pro singulis ipsorum sedibus percensere
susquedeque habui, quando perpauci nobis in
notescuntz sed nec compertde nobis civita
tes , vel loca sunt in quibus illi sedisse vel
sedere feruntur. Sarà certo iperbolica secondo
costui, nè gran fatto accurata l’asserzione del
la legazione dell’ armeno Gregorio IV , che
presso Ottone da Frisinga in Viterbo nel 1145
disse al Pontefice Eugenio, esser soggetti a quel
Cattolicato d’Eccemiazin mille e più Vescovi ,
come di sopra riferissi. Circa poi la teste no
minata Essisia, io reputo esser dessa la città
patriarcale di Sis in Cilicia nell’ Armenia mi
nore, di cui ne rapporta d soli Patriarclii il
suddetto Le Quien: che sono Azarias1 Nier
ses , David e Cruciador. Il secondo di essi fu
sincrono del Piromalli , e del prelodato Filippo,
non già il III, che fu posteriore, vivendo in
Aleppo al primo di Marzo del 1668. Cotestov
Cattolicato sisense , i cui successori eran tut
tavia esistenti a’ tempi del Le Quien , avea
sotto la sua obbedienza , in fine del XVI se
colo , 23 prelati , vescovi ed arcivescovi; circa
tas
aomila famiglie nelle città di Ciliciae di Si..
ria, oltre a’ cenobii monastici, secondchè nar
ra Alberto Mireo presso il Le Quien mdesimo.
Facoltà del N. A. di celebrare in zrmeno.
63. il dire di Fra Giovanni ebbe il ratel suo
la licema celebrandi ritu Armeno um quia
ipsi Armeni hoc desiderant , tum etiam , ut
consuestant et ipsi aquam miscee in cela
bratione missae , sicut et in potu quotidiano
miscere eonsueverunt , et eo qui ipsum mi
scentem conspexerunt in mensaffnde et mo
do neque Patriarcha , neque oii Ecclesia
stici sineaqua vinum bibere sent. mondi
meno un 4o, o 50 anni dopo d nostro nar
ratore il viaggiatore per que’luqhi signor Ge
melli (I) descrivendone i rit sagri , dice :
n Nel calce eglino c gli Areni ) non pon
p gono aqua , Perchè dicco che il Signore
n nell’istiuzion della CenalO beve Puro. Il
» pane è ‘zzimo, e lo fa iPrete nel giorno
(i) Girodel Mondo e. fp. tum
us .
» precednte , della grandezza delle nostre ostie. «
Col rito liminante dal sagrifizio il fermento ,
vollero e_lino significare, come pare a molti ,
unam Dmini naturam , eiusque corporis ab
omni coruptela .immunitatem. Quo certe con
silio et Lente, aquam in sacrum calicem in
fundere 'ecusant, de veterum Monorhrsita
rum more , quem Anastasius Sinaita perstrin
git initio Lbri qui 0' 03mm; inscribturFra Gio. daSiderno (2) pur anco ha solida
mente confut‘o tali eresie , che sono la XVII
e la XVIII ‘\el suo Libro. Il Serpos (3) con
fessando , chi el corso di tanti secol erasi ap
Po i suoi Ar ni inveterato 1’ uso di non me
scer l’ acqua l s. Calice , chiede ne il Papa
per gravi ed rgenti necessità posa dispen
sar c1o.
(1) V. Or. Chr. 1. col. 1363 n.35-.
m Direct. theol. g’. aas ad 144
(3) Op. cil. Lib., . n. SS.
ny
Chiede le matrici de’ caratteri armeni, onde
imprimere il suo Lessico in Leopoli; e
parte per calci nel 1640.
si Ahbiam di sopra ( n. fio ) accennato il
decreto della rispedizione del Piromallis per ef
fettuare' la conversione del patriarca Filippo ..
cui anco il Papa diresse lettera commendatizia.
Or cotal decreto, dopo un bimestre , fu ap
provato in una successiva Congregazion gene
rale avanti al S. P. addi 25 Giugno 1640 a
della quale fiabene rapportarne i termini: Re
ferente Eminentiss. D. Card. Pampliylio de
creta Congregaiionis principalis , kabitae die
26 Aprilis proxime praeteriti , pro negotiis
Armenorum Leopoli , et pro expeditione Frat.
Pauli Pjromalli ordinis Praedicatorum ad
Armenos Missionarii , SS. Dominus Noster
illa probavit , et circa tertium decretum de
lithurgia Armena mandavit eidem Patri P]
romallo , ut illam iuxta latinam translatio
nem emendatam corrigat , et correctio ab
eodem Patre Paulo in Armena lingua fa
cienda Romae examinetur et probetur ante
quam imprimatur.
Referente eodem etc. instantiam Fr. Pauli
me
Pyromalli Missionarii ad Armenos pro ma‘
tribus characterum Armenorum , ut cum eis
possit Leopoli fundere characteres praedi
ctos , et imprimere Dictionarium Armenum ,
a se cum triginta millibus et plus vocabulis
compositumz Sac. Congregatio censuit melius
esse , ut Romae imprimatur. A dilucidazione
di tai frammenti debbesi notare, che il N. Au
tore prima di portarsi nell’ Armenia maggiore ,
dovea intrattenersi alquantojn Leopoli , ove in
effetto fermossi un anno ., affine di conciliare
insieme la conversione degli Armenopolacchi
sci‘smatici, e degli Armeni nati nell’ Armenia.
Poco dopo , cosi me ne accerta quell’ autore
de’ citatiîischiaramenti , steso il ‘Breve del
Papa’ al Re di Persia, che quantunque do
vesse trovarsi in questa Archivio , pure non
vi esiste. Munito di cotal Breve, e d’altre
commendatizie il Piromalli , il nostro piissimo
Enea ( Aweua, vir laudabilis ) pieni d’ ardo
re, e di costanza invincibile , congedasi dagli
amici, e gli abbraccia teneramente ,
Tra lor usando i modi, e le parole ,
Che tra i più cari al dipartir si suole.
Avrà egli peravventura abbandonata quell’ alma‘
Città nel mese di Luglio.
1.29
Voti ed augurii di F. cau da Siderno.
65. Or poicliè pur ci abbandona nell’ ulte
rior racconto biografico del suo venerabile fra
tello il pio e dotto Provincial cappuccino ,
piacemi perciò il qui recare le ultime parole
dalla nan'azione di iofacoe innumerate del me
desimo, il quale più non rivide suo germano,
che nella beatitudine di vita eterna. Mandato
Apostolico ( dic’eg‘li p discessit Roma , et
iter habuit Poloniam versus. fibi consilio ha
bito cum Serenissimo liege1 sub cuius auspi-i
ciis manet , simul cum quatuor Legatis Ar
menis ad Patriarcham Philippumv manentem
in Persia ivit Accinge te Frater mi dile
ctissime , ut fortis miles christi , ad expun
gnandas diabolicas fraudes, et insidias ini
micorum.. quae tibi paratae simulat si in
primo itinere per spatium decem annorum ,
quasi totum orientem perlustrasti , ut vir
Apostolicus sine pera, sine pecunia , sine
socio Italo: quia relicto te in carcere, om
nes fugerunt, sed tecum pro Patre, et So.
cio portabas imaginem Divi bominis-i de
Suriano , et cum ambulasses inter tot tanta
que pericula. illaesus evasisti. quis enim
9
130
scit, quae tibi praeparavit Dominus iesus
Christus? Ipse enim tibi ostemlet, quanta
pati oportet pro nomine eius. lligressus ergo
ille Pater Roma anno Domini 1640. pervenit
ad Persiam anno Domini ibi/im quia in Po
lonia moratus est apud Regem‘ per spatium
unius anni, et postea peragravit Persiam ,
ubi a Patriarclza benignissime fuit receplus.
Ibi celebrant synodum ex mandato Sanctis
simi Domini Vrbani VIII. Quid ei ventura
sint annuntiabo postea. Se cotesto relatore ab«
bia , o no proseguito il racconto delle poste
riori geste , a me non costa. me tampoco em
mi noto , se in Persia effettivamente siesi l’in
dicato Sinodo tenuto col primario Patriarca Ec
cemiazinense. Era ivi allora Re Scha albus II.
che tratteneasi in Casbin , e non prima del
principio dell’ anno seguente isis fece la sua
solenne entrata in lspahan , siccome ci eru
disce il Gemelli Ei regnò 21 anno dal
labia al ieos Il p. Cavalieri (a) sovente nel
(1) Cit. Op. cap. V. p. 9.18.
(2) Cit. Galleria p. est n. 137. Ed. del nagd
131
decorso di quest’ Opera citato , ne attestò l’cf
‘fettiva celebrazione d’ un tal Concilio, eh’ ei
disse nazionale; ma senz’ altrimenti individuar
ne 1’ anno preciso ed il luogo.‘
1. Lettera del Re di Polonia al Re
di Persia pel N. A.
ad Delle magnanime imprese , ed eroiche
operazioni del veuerabil Piromalli in Polonia fatte,
[durante la continua sua dimora d’ un anno , io‘
nulla ne possovnarrare , che mi mancano i riscon»
tri. Saranno al certo state assai grandiose , e
degne dell’ altezza di sua mente o e del raris
simo suo zelo per la Religion nostra. Ma spe
rando che saran v quando che sia , manifestate
da altri con gli originali documenti, io frattan
to mi lusingo di far cosa grata al leggitore col
qui inserirgli due commendatizie di quel so
Vrano Vladislao Sigismondo IV al Re di Persia
ed al Patriarca Filippo , a pro di Fra Paolo.
Dall’ illustre archivio di Propaganda furon elle
estratte per ordine di quell’animo eccelso il
Card. D. Placido Zurla, che spira vita novella al
le belle arti, utili scienze , ed amene lettere z
nella cui promozione’ alla sacra porpora ., gio.
l
132
vami il ripeterlo , forse non si è veduto in
alcun’ altra occasione un più generale con
sentimento di vivissime acclamazioni (I) ren
dute alla vera virtù. Ecco la 1. lettera: Ad
Regem Persarum- l/ladislaus etc- Mutua con
stantis inter Nos et Serenitat. Vestram ami
citiae vincula , quam reciprocis Legationibus
ad invicem testatam esse voluimuss id a No
bis lure suo reposcunt, ut proficiscentem il
luc in negotio Armenorum christiano nomi
ne insignitorum Venembilem Patrem Pau
lum Pyromalum Nostra! ad Serenitatem Ve
stram comitemur Epistola, quam dum ille
Serenitati Vestrae debita cum reverentia
consignabit , prosperam simul valetudinem et
diutumam imperium cum omnibus foelicita
tum lncrementis nostro nomine comprecabi
tur. Cum vero praedictas Pater Pyromalus
nonnulla in negotio christianorum Armeno
rum apud Patriarcham eorumdem corgficien
da liabeata eum quam diligentissime sereni
tati Vestrae cupimus esse commendatam ,
(1) Giord. Arcad. T. xVhI. P. III.
133
quatenus Regii favoris adminicalo, tantofa
cilius , et foelicius ea omnia perficiat quæ
rum intuitu Iter hoc tam longinquum sibi
statuit suscipiendum Porro cum illis omni
bus quicunq. christianam religionem prqfiten
tur , plurimum in gratia et clementia Sere‘
nitati Vestrae situm esse sciamus , eadem oc
casione illos Serenitati Vestrae perquam dili
genter commendamus petentes ut suo illos
Regali patrocinio ., quiete et tranquille in Re
gno Dominiisque suis degere permittat. Quie
quid vicissim a‘ Nobis in Serenitatem Ve
stram, aut eius Subditos proficisci unquam
poterit constanter enitemur , ut reciprocis A
mieitiae‘ ojfficiis cum Serenitate Vestra certe
mus , Cui foeliæ , et diuturnum Regiminis ,
Valetudinisque precamur Incremenium. Var
saviae I. Iumj 1642’.
I]. Lettera del lodato Sovrano al Gran Pa
triarca Filippo pel Piromalli.
67. Ad Patriarcham Armenorum‘.-- Vladi's
laus etc. -- lieverendissime in christo Pa
ter lievotissime Nobis Dilecle. Proficiscitur
ad D. Vestram Venerabilis Pater Paulus P4"
134 .
romulus Sedis Apostolicae tliissionarius qui
dum praesentem nostram Devot. Vestrae red
det Epistolam, luculenler exponet , quo stu
dio ferebumur hactenus ut coortae inter Ar
menicam Nationem dijgzrentiaea tandem ali
quando foeliciter componerentur. quia vero
id ofllcii ad authoritatem Devot. Vestrae
pertinere novimus , ea propter diligenter prae
dictum Patrem Pjromalum Devot. Vestrae
commendatam esse cupìmus, ut quaecumq.
ille pro finali harum difi’èrentiarum composi
tione eacponets ea acceptare, et manum tan
dem ultimum omnibus his apponere Devotio
Vestra velit , quatenus ad unionem Ecclesiae
Romanae ea in quibus inter eos non conve
niebat deducantun Rem certe laudabilem ,
et a Nobis vicissim regraty/icandam Devot.
Vestrae praesmbi't, si praedictas Pater com
mendationem nostram sibi senseritfructuosamz
De caetera Pevotionem Vestram bene valere
cupimus. Varsavia prima iulij 1642. Tai com
mcdatizie furon bene accolte si dal Re persia»
no , si dal grande armeno Patriarca colà in Per
sia residente. A Sua Maestà il dotto legato, ed
apostolico missionario presentò eziandio un suo
irattato della Fede Cattolica pcrsianamente scrit
xy
135
to1 che molto aggrad‘i, permettendogli a predi
carlas diffonderla e propagarla in quei suoi va
sti dominii. Dietro tale alto patrocinio, e quel
lo del primario Patriarca , durante un decennio
il nostro indefesso , e invitto Eroe si è certo
gloriosamente immortalato. O quante belle geste‘,
quanti celebri fatti, quante illustri operazioni!
0 quante memorabili conversioni di amplissimo
famiglie, e di gran signori, e di nobili donne
infino al menomo fante si videro effettuate!
Quanti valorosi vartabicdi o dottori ., quanti ec
clesiastici per addietro pieni di errori, illumi
nati rimasero e convinti! E perchè mai il sin
crono istorico delle cose armene, il teatino
Galano , le tacque rimettendole , per esser nar
rate, nel tempo avvenire! Egli le sapea , le
dovea , e le potea bene e acconciamcnte accen
nare in appendice di suo Libro , senza ora far
ci andare tra tante tenebre ravvolgendo, e sen
za poterne noihnemmen l’ orlo discoprire. Non
le discoperse a bello studio, perch‘erasene ab
bigliato della conversione di Ciriaco fatta già dal
sommo Piromalli, di cui in eterno con lode se
ne parlerà
Da 1!’ Indo sino a l’atlantee colonne‘.
rss
Libri del N. A. impegnati in Costantinopoli
da un suo socio.
68. In mentrechè il Piromalli era intento e
applicato in Persia al suo ministero’, venne a
notizia della S. C. di Propaganda » nell’ anno
i) 1644, che un suo compagno aveva in C0
» stantinopoli impegnata una di lui operetta;
n e la S. C. ordinò al Vicario Patriarcale che
n subito la riscattasse. Questa è 1’ Opera, che
si in seguito cercò il Piromalli, che la S. C.
» facesse stampare, e che a cagione di alcu
n ne controversie del Piromalli stesso col Ga
n lano non volle la S. C. , la quale ‘era mol
n to inclinata per il Galano , che fosse stam
n pata qui in Roma: onde il Piromalli pre
in se il partito di farla stampare a Vienna. u
Cosi son riscontrato dal notiziografo di Pro
paganda, ma a me pare esservene ‘anticipazio
ne, 0 pervertimento di tempo, si in quan
to al Galano, come più sotto farem vede
re; si ancora riguardo a’ Libri del Piromalli.
Costui non prima del 1654, cred’io, al suo
ritorno da Barberia in Roma, circa un decennio
dopo la dimora del Galano in detta Città, po
.tette aver contezza tanto del plagio galanico‘,
137
quanto della vendita ed alienazione delle due
casse de’ Libri. Impercioech’ egli, nella precita
ta sua lettera dei/l Marzo 1657 da Costantino
poli diretta allo Scaglione, scrive: n Il P. Ben
» dice buona memoria qui vicario si vend‘c et
» alieno le mie due casse di Libri. Scrivo al P.
» Generale che ordini alli Padri di Chio quel
» li, che si ritrovorno nella sua morte , et
n anco trenta reali d’ otto. . . del Vescovo di
n Chio, che li ser. . . 25 scudi pa. . . di
» simpegnar detti libri impegnati va. . . qua
» li poi mi furono in Roma comprati. « Tai
lagun‘e ritrovansi nella original lettera dal tem
po logora e malconcia. Avendo io sull’ assunto
chiesti deirischiaramentis fummi da Propagan
da risposto: n Nelle varie Congregazioni, nel
» le quali fu parlato di redimere i Libri del
n Piromalli impegnati dal suo compagno in
n Cpoli non si accenna il di loro titolo. Lo
stesso deve dirsi delle Operette, che desia
a
v derava Egli di pubblicare contro il Galanom‘
Per la vqual cosa questo distrugge l’anteceden
te notizietta.
Fine del I. Libro.
138
LIBRO II.
lvi/al tam praeclarum ltominique conveniens
potest esse , quam erudit-e homines ad iu
stitiam. Lactant. Diuinar. Instit. VI , 2.
Et genio et scriptis ingentem conspice Paul
lum ,
flic etiam vitio restitit in facie/nu
N. caapassi1 Poesie p. 49.
I. fio finora esposta la serie a me nota del
le altissime geste dello zelantissimo ed utile ope
raio evangelica nel remoto Oriente: dov’ egli
era giunto alla gloriosa meta da esser ben fre
giato del divino alloro; e, ove fosse stato uso
sumere superbiam quaesitum meritis et labo
ribus , meritamentc ci dir potea: nomen meum
trans Alpes et magnum navigat aequor. Irri
Perciocchè qnivi e l’ Armenia , e la Persia , e
la Georgia, e le Indie, eil Malabar con istu
pore, non dissimile a quel'di Occidente, ri
guardavano il nostro Piromalli qual prodigio di
classiche operazioni teologiche , cui in eterno
Roder non può del tempo invida lima.
Si accinse, egli è vero, a tempi nostri ma in»
139
darno , di ecclissarle in parte un dotto Generale
di rispettahilissima religione, i cui PP. lucu
lenta pietatis et religiosae perfectionis exem
pla cum sacrarum doctrinarum splendore,
atque aeterna animarum salute ab initio il
lius institutionis in dies proferre pergunt
Son queste espressioni, cui debitamente adoro,
di un sommo Pontefice. Sequar igitur , ut in
stitui , divinum illum virum ( Pyromallum )
quem quadam admiratione commotuso saepius
fortasse laudoa quam necesse est ( i) a valermi
delle parole dell’arpinate filosofo. Il quale al
trove (2) insegnò : homines ad deos nulla re
propius accedant, quam salutem hominibus
dando. E , molti secoli prima di lui, piacque
al gran filosofo di Coo geo appellare i medici
col titolo d’ isotei, ossia egualiv a DIO. Or par
mi, che del titolo d’ isotèo debba essere a buo
na equità insignito, e per avventura con più di
ritto il nostro sidernate Teologo, che la salute
(1) Cic. de Legib. III, 1.
crij Orat. pro Lìgar. n. XII. p. m. 1429.
(3) Hippocrat. De decenti habitu p. 25, 10. I. Opp.
edit Foès.
illio
diede di mente e d’ intelletto traviata a gente
infinita si d’ alto , come di basso affare.
Schiavitit del Piromalli nel ifioi
2. lii non pago e contento d’ aver cotanto
agito colà nelle orientali regioni con le aposto
liche sue fatiche, riducendo moltissime smarri-f
te pecorelle all’ovile, tentò il primo a pene
trar nell’Afl'rica , affine di predicare col solito
suo eroico zelo la legge di pace , di carità e
di misericordia, cioè a dire la parola di Do
mencddio, cibo prezioso delle anime. Quai con
versioni e quante avrebb’ egli fatte il culto e
illuminato discepolo dello Stelliola, il venera
bile Piromalli e di cuor grande e intrepido
In terre d’ infedeli e barbaresche!
Ne’ paesi cioè degli Arnobii , degli Agostini ,
de’ Cipriani e de’ Tertulliani; se il maomettan
pirata impedito non gli avesse di correr si gloo
rioso aringol Esso apostolico missionario alla-
mente perito in quelParabico idioma, non do
vea combatter quivi, e rispondere a paralogi
smi ed a sottigliezze di eretici e dotti patriarclii
e dottori, come praticato avea in Europa ed in.
Asia; non attigner dovea le pruove della orto»
141
dossa teologia e della miglior filosofia da’ sagri
Libri, da’ Concilii e dalla depurata ecclesiasti
ca Istoria, com’ ei fatto avea contra monoteliti,
monofisiti, ed altra simil peste eretica: ma ben
si. predicar privatamente, ed istruire a tempo e
e luogo gente affricana d’ intelletto ingannato ,
che di leggieri avrebbon prestate le orecchie
alla voce della vera Religione, per tanti secoli,
prima del famoso loro impostore , professata
dagli antenati loro. E siccome giusta il 5. Ve
scovo d’lppona (I) l’ occhio conosce il color
bianco ell nero; cosi quei maomettani , istruiti
dalle insinuanti e dolci omeliecattoliche, avreb
bono col solo lume della ragione, bencbè de
bole ed abbacinato , agevolmente conosciuta e
distinta la verità dalla impostura d’iniqua e
recente data. Inerendo il Piromalli al suo savio
metodo , di cui nel primiero Libro se ne ten
ne ragionamento, avrebbe loro ben rischiarata
quella costante , sempiterna , e diffusa in ogni
anima , retta ragione naturalmente arrendevole
alle veridiche evidenti istruzioni (2).
(i) S. Auguri. in Psalm. 10, 5.
(2) Cic. Tuscul. II, 21. Laclan. Inuit. VI, 8.
iizbcontinuazione del soggetto istessa.
3. Ma che ? L’ uomo Propone, e Dio dispo
ne. Essendo stato sventuratamente il nostro eroe
arrestato da corsari tunisini, e condotto pri
gione in Algeri , il suo nobile oggetto per lo
bene e la conversione di quegli Arabi andò a
voto, 0 altitudo divitiarum sapientiae et scien
tiae ‘Dei: quam incomprelzensibilia sunt iudi
cia eius, et investigabiles viae eiusl (I) Ec
come il fatto isterico tratto dal buio, e narrato
con original viglietto dalllarchivista di Propa
ganda D. Gaspare Gualtieri al sommo mio a
mico eh. sig. Ab. Cancellieri, che gentilmente me
lo ha trasmesso. » Nel fervore ( dice il Gual
» tieri) veramente apostolico , che il Piromal
n li nutriva per il bene de‘ Fedeli , e per la
conversione degP Infed‘eli, tentò penetrare in
Barberia , ove in quell’ epoca non erano a
perte ancora le nostre Missioni; ma cadde
disgraziatamente nelle mani de’ corsari Tuni
eeaas
sini, che lo fecero schiavo, e‘ lo condussero
(1) B. Paul. ad Roman. XI, 33.
lis
in Algeri. La nostra S. Congregazione però,
cui molto interessava la persona di questo
Religioso , lo riscatto a proprie spese , dopo
il lasso di soli la mesi, e lo richiamo in
Roma per promuoverlo alla Chiesa di maxi
van. Allorch‘e fu eletto Arcivescovo di maxi
van , capitale dell’ Armenia , contava ab an
ni di assiduo impiego nelle Missioni, come
asserisce egli stesso in una sua piccola Rea
lazione esistente in Archivio, esercitate in
Persia , Georgia , Turchia , Polonia , ed in
altre regioni. a I PP. Quetif ed Echard(1)
di lui scrissero nella Biblioteca domenicana: a
piratis interceptus est , et Tuneii in caveam
coniectus est, sed tandem ordinis aere re
demptus. Non però dimeno il citato archivia]
documento ‘e da preferirsi alla domenicana as
serzione z ciocche mi si conferma dal dotto Ca
nonico Carrega in assicurarmi , dopo la lettura
degli atti di Propaganda , che il Piromalli cai
duto » in potere de’ Turchi nel 1654, pronta
)) mente la S. C. ne ordinò’ il»- riscatto, facendo
iiij Script. firdltom. cit'.
s passare nelle ‘mani del Generale del suo Or
» dine le somme necessarie alla sua redenzione.»
Sua promozione ad Arcivescovo al 1655.
d Ei non par certamente , che Fra Paolo
rimanesse al tutto disanimato e sbigottito in tal
sinistro incontro del suo vivere , poichè sempre
sperava nella divina Provvidenza. E però liassi
meglio a dire, ch’ egli rimase imperturbabile in
cotesta seconda avversità di fortuna , la qual
certo riguardava da buon teologo, come una
cote in cui si aguzzava l’ intelletto, e Perfe
zionavansi le cristiane virtù. Or dopo id me
si sottratto alla medesima prigionia con la
redenzion divisata, ei venne a Roma a ove ,
dopo la morte di Papa Innocenzio X piuc
chè ottuagenario succeduta a di y di gennaio
1655 ,- fin da’7 d’ Aprile seguente era stato e
letto a sommo Pontefice il Card. Fabio Chigi ,
da Siena , il quale, assunto il nome d’ Ales
sandro VII , con plauso universale reggea quel
la massima ed antichissima cattedra. Questo
Papa "Pien di Pietà , di letteratura , di saviez
za , e d’ un vero zelo per lo ben essere della
Cristianità, veggendo sfavillare nel Piromalli
145
altrettante dmi , volle ‘di motuproprio ‘crearlo
ad Arcivescovo della sede nassi‘vauense, vacan‘
te fin da’ 16 d’ Aprile 1653 per morte del costui
«calunniatore, e poscia lodatore monsig. Fra A
gostino Bagiense.
dnteposto a due ‘Domenicani armeni accia
mati. Decreto di sua elezione.
5. In conferma ‘del nostro asserire non ‘si’
vuol lasciar di annotare , qualmente primadel
la libertà del Piromall-i gli armeni -» Religiosi
o» domenicani di quella Provincia ( di Nas
-» siuan)‘ presentarono 2111218. 0. di Propaganda
» due Religiosi secondo il costume per essere
m scelti a quella Sede. Crede però la S. C. di
a: presoeglierefa quella vigma i‘l Piromalli, ‘va.
m lutando le sue cognizioni i e ‘particolarmente
-» la perizia nelle lingue orientali , e le altre
n sue ‘qualità. vu Così se n’ espresse il teste io
dato sottarohivista Carrega, cui fa di mestiere
aggiugnere, essere stato il Domenican nostro
s prescelto a preferenza di altro concorrente
v armeno, parimente domenicano, che avea.
p l’ appoggio di quasi tutta la su’a,Nazio|_|e. e
Son desse parole del romano archivari'o Gualtieri,
xo
me
buona memoria , scritte al hen degno attual mio
Vescovo di Gerace Monsig. Pellicano, cui die
de in Propaganda eziandio l’ appresso copia.
Die ea liiaii 1655 coram SS. Domino No
stro Alessandro VII habita fuit Congregatio
de Propaganda Fide , et ad relationem Reve
rendissimi D. Cardinal. Vrsini , Sanctissimus
Dominus lvosters cum ‘ voto S. Congregatio
nis, elegit et designavit Fr. Paulum P'yro’
mallum 0rd. Praedicatorum ad Ecclesiam
Metropolitanam Naa'ivani in Armenia sub Di
u'one Turcarum vacantem , ad consolatio
nem christianitatis illarum partium in Fida
Catholica, et Ecclesiae Romanae devotione
persistentis.
Errori d’ alcuni autori circa tal promozione.
Doveri dell’ Episcopato.
6. Dal quale documento apparisce , aver gli
illustri PP. Quetif ed Echard errato d’ un an
no, ponendo la promozion vescovile di lor con
fratello nel 1656; ed aver con doppio fallo
scritto il Canonico Parla (1) essere stato il sider
._ (i) Parlaus in Vit. Episcopp. liberam pag. 330:"
I
nate Piromalli eletto a ‘quella ‘sede da 'Clemeiz
te vil al 1665. lo sono allo scuro, se Fra Pao
lo , quando fa trascelto e designato al nuovo
ministero presso il sommo Seggio, era egli o
no pervenuto ivi in Roma. Ma nondimanco ben
so e veggio , essere stato elevato a tal dignitosa
carica col voto dell’ intero Collegio cardinalizio
di Propaganda , e di motuproprio, senza l’imé
pegno di lui o d’ altri suoi aderenti. In con
fermazion di ciò uopo è di portare in mezzo
le seguenti notevoli parole di Monsignor nostro,
scritte allo Scaglione da Cpoli nella precitato
lettera del 1657. iii dunque gli dice. n So be
o ne che Dio contro la volontà de’ miei emuli,
n et‘in faccia loro de stercore elevavit me .,
p et cum principibus suis me sedere fecit, e
n senza cha io , o altri de’ miei avesse spesa pu
n re una parola; che dice V. S. è vero? io
a so ebrii verissimo. u E gliene dobbiamo pre
stare intera fede , posciach’ era egli tutto zelo
per la verità , ed incapace d’ ogni bencliè mi
nima bugiuzza, ben sapendo cioechè c’ insegnò
l’Apostolo delle nazioni, Suo omonimo e mo
dello: che chiunque brama l’Episcopato, brai
ma una finzione ed un’ opera. santa. Ed eh
. conto e now al nostro ‘Arcivescovo il ca.
a;
ita
mento di s. Tommaso d’ Aquino , cioè z quel
che dal divin Paolo appellasi buono‘ e santo ,
non esser già lo splendore della brillante di
gnità; ne mica le rendite ed i temporali van
taggi alPepiscopato congiunti, che sol possono
lusingare l’ ambizione e la cupidigia; ne in fine.
l'onore del comandare. Ma bensì essere una te.
le opera , che lodevol cosa è desiderare, la fa
tica per salvare i proprj fratelli, ed una spezie
d’ impegno al martirio , che ne’ beati primitivi
secoli della Chiesa era quasi unito col Vesco
Vado. In una parola, l'ottimo nostro Teologo .
che non preferì giammai alla giustizia la scel
lerata fame dell’ oro , non si espose da se stes
so al pericolo, giusta l’Aquinate, di render
conto degli altri al Sommo Giudice.
Sua consagmzìone, e sue brighe
in Roma col P. Galano.
7. Or da una brieve memorietta del gerace
se Canonico D. Gioseppe Regio i scritta ver
so il 1ySS. ritraggo essere stato Fra Pao
10 a Vescovo n consecrato nel 1655 dal Car
v dinale Franciotti; n il qual credj io esser des
so Marcantonio Franoiotti , che‘ si, morì nell’an.
rta
no 1666. Emmi poi ignoto , se cotesta consa
grazione eseguissi al mese di Maggio 0 di Giu
gno dell’istess’ anno. Ma checchè siane , il no
stro Arcivescovo‘ nella serie cronologica de’ Pre
lati di Nassivan nel XXV luogo è registrato (1)
col nome di Paolo II. Era il costui animo for
tissimamente acceso a virtù, come scorgesi dal
finora per me narrato: anzi era esso, siccome
dottamente ed elegantemente cantò il venosin
Poeta filosofo :
Virtutis verae custos , rigidusque satelles
La qual fiamma non ispegneasi nell’ animo suo,
finchè la virtù di lui non si approssimava alla
fama e gloria di s. Paolo , cui ei preso avea
da principio per cinosura di sue operazioni. Que
gli resistette in Antiochia al principe del Col
legio apostolico pel celebre fatto manifesto e
conto nelle sacre carte (2); ed il novello Arciî
vescovo resiste pure in faccia al P. Galano,
perchè meritava riprensione , nell’ alma e indi
ta Città ,
(i) ouiezna Or. chr. lo. III, col 1410.
(2) Ep. ad Galat. Il, 11.
250’
U’siede il suecessor del maggior Piero.
Cotesto prototipo di nostra Fede ricevette qry
con santa , benigna e pia umiltà l’avvertimen
to dell’int‘eriore; ma esso calamo ben di mali
zia gravido e coperto , disdegnando- di essere
a faccia a faccia ripreso- dal maggiore per lo
plagio , pose mano alla quintessenza della de
strezza e politica romana , per imped-ìr la edi-.
zione d’ un opuscolo storico di monsignor Piro,
malli, e ne ottenne l’ intento: ma
Denigrò sua fama egli più che pece.
L’ Arcivescovo indarno dicea con s. Bernardo (2)
nella mia operina: Nude nuda loquorg nec
retego verenda, sed inverecunda corfutog e
che sia vera la mia narrazione , si aprano gli
archivi di Propaganda, prendansi gli antece
denti, ove deggion le autentiche pruove esi
stere, e vedrassi in pien meriggio, che il no
vel Rufino, il vistoso augel (a) sorrentino col
cij Auguri. spl zg ad Hieron.
(a) De morib. et qfic. Episc. et PraeL ml, 29.
(a) Galano, nella patria del Piromalli e mia, dicesi
un vago uccello toscanamente chiamato Rigògolo, che
ivi va nel mese di Maggio, Ne parlerò nel lll Libro.
151
le mie ' piume abbigliarsi' volle.‘ Bos lassus
fortius figit pedem dicea s. Girolamo (i) a
sant’ Agostino.
Sua partenza di ‘Roma per Vienna.
8. Crederebbesi? Tant’è, tantp è. Uno Arci
vescovo cotanto benemerito; un egregio e prode
propagatore e propugnatore della veste inconsu
tile di GESU Cms'ro , o sia dell’ inalterabil dogma
della romana ‘cattolica ed apostolica Chiesa; un
incomparabile missionario , che per lo troppo ze
lo della medesima “’sofi'erse ogni strazio, ed in
Europa , ed in Asia ed in Affrica; un Uomo
ihe tantas regiones barbarorum pedibus oliit,
tot maria transmisit (2), viene ‘impedito in
Roma di confutare una bugia palmare, anzi’
una pretta palesissima impostura d’ un suo pla
giario. 0 tempi! o costumi! Ne fremettero gli
Eusebj teofili, e gli zelanti Filaleti di allora;
ma ne tripudiarono gli antipiromallici Filogala
(i) Episi. 91.
(2)_Cic. De finib. bonor. et malor. V, 29.
asa
ni , i maligni e‘ viziesi , che ama'n le‘ cose mara
fatte, e male comportano chi le riprende sen
za rispetto. Or la gloria della ‘inclita sua do
menieana‘ religione, non che‘
La gloria di Colui site‘ tutto mwove,
d’avan l’impulso al nostro illibato Arcivescovo»
di scoprire, come fra poco vedremo‘ , la‘ verità;
istorica, e di appalesare l’ impudente peculato
galanico. 'Imperoechè error ,, cui non’ resi-stii
tur, approbatur; et veritas, cum minime deo
fensatur, opprimitur (i), giusta il: testo cano
nico. id un‘ santo Padre gravemente avverte r
che il sacerdote quantum exemplo prodest ,,
tantum silentio nocet.. Anzi y al riferire del
1’ Arcivescovo (2) di Benevento, sev il previ.
lato Piromalìi rifiutato avesse col silenzio‘ quel.
f
‘1’ onore , che a lui meritamente‘ apparteneasi ,
mostrato in ciò avrebbe maggior superbia del
Galano , che usurpossi quella lode non bene a
se dovuta. Ma che? fatto è, esso Prelato
se ne avviò alla volta della Magna per con,
(i) gratiam dìst. 83 , cap. 111, tmn
(a) Casa, eum n. 55.‘il...
153
flursi in residenza , dicendo col real profeta(1)
al Signore : Lucerna pedibus meis verbum
tuum , et lumen semitis meis.
Edizioni di due suoi Opuscoli nel 1656.
‘9. Essendo il nostro Monsignore pervenuto
nella imperial città di Vienna , ivi a sue spese
i diede in luce, al di 22 settembre 1656 , per
le stampe di Matteo Cosmerovio tipografo Cesa
reo , le seguenti sue operette in forma otta
va. La I. con dedicatoria al S. P. Alessandro
settimo porta questo titolo: Geow‘rpoarolto'yem
seu Oeconomia Salvatoris nostri, explicans
ex solis Pr'ophetis ad instantiam Regis Per
sarum petitis inefi‘àbile , ad‘orandumque In;
carnationis sacramentum. Authore Illustriss:
ac Reverendiss: Domino Fr. Paulo- Piromall
( sic) flrchiepisc. Nahcievanensi in Armenia
maiori, ex ordine Praedicavtorum assubnpto.
Contiene atis facce , tranne il titolo, la dedi
cazione , le approvazioni, la tavola de’ capitoli
(1}Psalm. nsy v. xoi
isl
e degli articoli, e l’errata d’ una pagina. Nel
qual libro nulla disse al Papa contro al P. Cle
mente Galano per
La reverenzia delle somme chiavi.
Add‘i 5 poi dell’ appresso mese di ottobre pub
blicò II. la sua: Apologia de duplici natura
Christi, divina scilicet , et humana , est‘, S.
Cyrillo Alexandrino petita, contra P. Si
monem Armenorum Doctorem. etc. dedicando
la all’lllustriss. e Reverendiss. Domino Geor.
gio Lippaf , divina providentia Archiepisal
Strigoniensi, locique eiusdem comiti perpe
tuo , Primati Hungar'iae , Legato nato , Sum
mo Secretario , Cmzcellario , ac Sacrae Cac
sareae , Begiaeque‘ Maiestatis Consiliario in
timo. È dessa pur di pagine ndo , oltre alla
dedicazione di facce due , alla prefazione con do
cumenti antigalanici di cinque facciate, e alle ap
provazioni de’ revisori. Tutti e due gli enunciati
Opuscoli assai rari, son legati insieme, e n’esi
ston due sole copie qui in Napoli nelle librerie
pubbliche di S. Angiolo a Nilo , e de’PP. del
l’Oratorio. Due altri esemplari se ne conserva
no nella Real Biblioteca di Parigi , e nella Ca
sanattense di Roma , secondochè ritraggo da’dot‘
ti biografi Quetif ed Eehard. .o
«1.55 I
canna sul I e xl‘Opuscolo. .
1o. Or col prim’ Opuscolo , ovvero colla Tean
tropologias diede Monsig. nostro luminose pruo
ve di suo egregio sapere in divinità specialmente.
Egli spiega l’aclorabilissimo mistero dell’In-car
nazione da solenne maestro, qual n’era inque
sta dottrina teologica e cattolica. Col secondo
osserva , squaderiiando i libri de’ 55. Padri
Greci, che costoro tutti confessarono in G. C.
due nature inconfuse et indemutabiliter uni
tas. A confermare il suo assunto allega tredi
ci testi di S. Cirillo , citante S. Atanasio , e
confuta Nestorio, rispondendo alle obbiezioni,
e proponendo m argomento contra unam in
christo projtentes naturam. Indi, dopo la
proposta d‘ altri argomenti ventuno, infine di
essi ribatte pure espressamente il Dottore are
meno Gregorio Tattievazi , confermandone l’
assunto con ne altri. Arreca quindi tg autori
tà del Nuovo Testamento pro duabus natu
ris christi contra confitentes unam. Confuta
un altro anonimo Dottore eutichiano. Allega in
ultimo, a vie più raffermare tal verità, le
sinodiche lettere intorno al dogma cattolico del
la dualità delle nature di Cristo: cioè, I. la
rss
sinodica di Michele Dei misericordia Are/zie
piscopi cpolis1 novae Romae et universae Grae
ciae Patriareha , Domino Gregorio in Deo di
lectissimo Armenorum omnium Catholico ho
norabili. Tal lettera è sottoscritta da venti Vesco
vi. II. Allega l’EpistolaÙ.Gregorii Armenorum
Patriarchae , eonsentierzte universa Arme
norum synodo , graecorum Patriarchae lit
teris responsiva , ac simul Gmecorum Regi
data secundum catholicae professionis intel
ligentiama firmata da 33 Arcivescovi e Vescovi.
Con la quale accettano 9 Concilii , e condannano
Arrioa Paolo Samosateno, Nestorio, Eutiche , ec.
Conchiude pur finalmente il N. A. suo lavoro
cosi : Ecce o fratres charissimi ego veram re
ctamque duarum christi naturarum fidem vo
bis ostendi , doctrina Sanetorumque Patrum
authoritatibus firmatam , ac etiam nationis
vestrae Synodi magnae confessione stabilitam,
Vobisq. praedicatum atq. imperatam , unde
nullam amplius occasionem habetis reccden
di ab ea. obsecro itaq. eum Apostolo vos
fratres per nomen Domini nostri IESV Chri
sti, ut idipsum dicatis omnes , et non sint
in vobis schismatag sitis autem perfecti in eo
dem sensu , et in eadem sententia cum San
1 sri
ctis illis , solliciti servare unitatem spiritus in
vinculo pacis. Vnum corpus et unus spiritus
sicut vocati estis in una spe vocationis vestrae.
quoniam unus est Dominus, unafides, unum
baptisma. Deus autem pacis et solatii det vo
bis sapere in alterutrum secundum IESVJII
Chrislum: ut unanimes et uno ore honorifi
cetis DEVM et Patrem Domini nostri IESV
Christi, cuius gratia et pax sit cum omnibus
vobis , Amen.
Proemio di detto Opuscolo 11.
11. Colla seconda operetta 1’ Arcivescovo Pi
romalli è stato dunque tutto inteso a difende
re, merce lo splendore scintillante dell’Evange
lio e de’ SS. Padrihla dottrina sana ed orto
dossa circa le due nature, _e l’unità di perso»
na del Sole di giustizia , che dall’ alto Cielo
venne
al Mondo a illuminar le carte,
Che avean gran tempo già celato il vero.
Trascriver qui in appendice piacemi tutto il pie?
ciol proemietto di lui ‘per assaggio dello stil suo
didascalico , ovver polemico , che è il seguente.
Magna laetitia responsionem tuam ( o Domine
rss
Simon Jrmenorum Doctor) perlegimus quam
super verbis S. Cyrilli Alessandrini a nobis
ad te missis , rescripsisti. ult quoniam intel
lectu djflîcilis apparet, aliqua iterum ad ma
iorem eiusdem S. Cyrilli , nec non et respon
sionis datae intelligentìam, rescribere decre
vimus‘, propterea precamur , grata similiter
animo suscipias; et si adhuc dubium aliquod
supererit, nobis significes, etenim accepta
bile , auribusque gratum reputabimus. Scorre
quindi con molto buon senso e criterio pel dot
trinal fondamento , esponendo i testimoni de’SS.
PP. Greci e le obbiezioui con sale dotte rispo
ste. Per lo suo assunto allega de’ bei luoghi del
nuovo Testamento. v
Concbiasione di qui; 11. Opuscolo.
rm ora il dotto e illuminato Arcivescovo ,
dopo aver con dignità e solidamente confutato
il gran vartabieto P. Simone, ed esposta la
profession di Fede fatta anteriormente al prie
mo ecumenico Concilio niceno da s. Gregorio
I d’Armenia , la quale conservavasi nel Gran
Libro delle armene Istorie, che iPP. del conì
vento di Eccemiazia leggeauo a refettorio; ce.
"A rit -_''''__'.=_'-r. ._
159
sì perora la sua bella diceria teologica. fines
est fides s. Illumînatoris , in qua unum Chri
stumfatetur et duas naturas unitas, in quarum
altera mortuus est, hoc est in natura humanas
in altera vero ( hoc est, in Divinitate ) re
mansit vivus. igitur vos Armeni , unam na
turum in Christo asserentes, Sancto Pntri
vestro illuminatori , et SS. PP. et verae Chri
sti Fidei eontrarii estis. Illuminatori grego
rio contrariamg'ni, eo quod ipse non dixit ,
una natura christi , sed contra vos duas pro
fessus est unilasa et unum christum-z unitatem
christo l dualitatem vero naturis uttribuitz et
in altera christum mortuum, in altera vero per- f
mansisse vivumz quod vos asserere non po
testis, etenim si christus unum habet naturam,
vel omnino mortuum dicitis illum1 et vivum non
remansisse, sicut Hebraei dicunt: vel secun
dum totum vivum , et nequaquam mortaum , si
cut Mahomethus. Item contrarii estis SS. Pu.
tribus: illi enim sicut vidimus , duas confiten
tur christi naturas, quarum una non est al
tera, sed aliud sunt et aliud, p. 49 ad 5 I.
Indi prosegue :
o fratres dilectissimi1 verba fidei nolite
transmutare , Illuminatoris vestri confessionem
160
sicut scripta est profit'emini: nolite commutao
re , nolite demere , nolite augere illam, quo
niam Sancti illi in spiritu Santo sunt loquu
ti, et nos edocuerunt1 quod s. naturae illae
duae unitae sunt in uno Christo: sed non di
xerunt, unitae sunt in una natura ., vel quod
duae naturae illae non adhuc duae , sed
una natura: haec enim ex vobis , et ex
Eutiche, et non ex SS. PP. sunt inventa.
Vnitas profitemur naturas illas , sed unam
naturam eas factam non dicimus , neque cre
dimusg etenim unitae sunt duae illae naturae,
sed non sunt confusae, neque transmatatae.
Verumtamen perfectae manserunt et intelligun
tur quaelibet in propria natura , quemadmo
dum S. Cyrillus edocuit. Ed a c. 150 dice z
ofratres, si duro corde , et incurvabili cer
vice non estisj mentes vestrae tot librorum
testimoniis SS. illuminatae sunt; et in veram
christi fidem direclaez manyeste enim contui
ti estis, quod SS. illi , quorum testimonia qua
si ex parte vestra praesentastis, destruxe
runt, et condemnaverunt illam naturam unam,
quam ex duabus fermentatum praedicatis mil
le anni sunt 1 et quia natura illa una a vo
bis asserta extra rectitudinem est et extra
sanctorum doctrinam.
los
Carattere morale del nostro Arcivescovo.
13. Dopo di tali Edizioni parti l’Arcivescovo,
non sappiamo quando, dalla Città di Vienna.
Certo è ch’ era egli a Costantinopoli a di b di.
marzo dell’ anno 1657 , siccome scorgesi dalla
sua lettera con questa data indiritta, credo in Ro
ma , al dottor D. Diego Scaglione , e da noi fatta
inserire1 come di sopra cennossi , nella nh Nuova
Biblioteca Analitica.» Or da quella rileviamo Pau
reo moral carattere di esso non mai abbastanza
lodato Arcivescovo; e perciò fa duopo trascriver
ne alcune parole. Eccolo: » Credo che a questa
))
»
ti
hora harà ricevuto gli opuscoli stampati; de
sio saper se furono presentati a S. Santità, e se
si dimandò qualche cosa per V. S. conforme
in tutte le mie ra'ccomandavo all’ Illmo Sig.
Oregio. Quanto alla relatione che dice aver
ordinata , mi contento , che si stampi con que
ste conditioni seguenti: Prima, che non vi
sia parola noiosa o tacciante il prossimo, e rac
conti seu rappresenti l’ historia mia semplice
mente senza mordacità o affettatione, per
che non desio altro che edificare il lettore ,
di maniera . che habbia a lodare e ringratia
re Dio. Seconda, che si confronti con quella
1 r
162
D
s
e‘JsE!
cli io lasciai, aggiungendo, quanto sarà neces
sario con la detta conditione. Terza, che sia
con il consenso dell’ Illmo Sig. Oregio , e del
Sig. Assessore Pagnino , li quali conosco sinceri
et disinteressati. Crederò bene che incumbe a
V. S. più che ad altri il zelo del mio ho
more; ma perchè conosco la sua penna più sot
tile di quel ch. io vorrei, et io sono nel mon
do per edificare e non per distruggere‘, le co
se appartenenti a me voglio, che si faccino
a mio modo, o vero-non si faccino, perchè
ho da dare minuto conto a Dio , non solo del
fatto, ma anche delle circostanze del fatto; e per
chè V. S. arde'troppo in tal zelo, quel troppo
io non lo voglio. So bene che Dio tiene più
zelo del mio onore , che niun altro; quando
contro la volontà de’miei emoli, et in faccia loro
de stercore elevavit me , et cum principibus
suis me sedere fecit , e senza ch. io , o alcuno
de’ miei avesse spesa pure una parola; che dice
V. S. è vero? io so ch’ è verissimo. Le dico
dunque per conclusione, che V. S. o faccia se
condo la mia volontà, 0 vero non si intrichi
niente del fatto mio , acciò un giorno non si
liavesse a pentire e senza lucro. Si ricordi ,
che monsig. Secretario disse di lei, che per
res
» se un Vescovato etc. Per il P. G-alano basta
per adesso quel, chl io stampai nell’Apologiae
» ad vlectorem, e quando si moverà, ancora ci
» moveremo. n Se questa relazione dell’anzi
detto geracese ecclesiastico Scaglione siesi, ono
con-le stampe divulgate , ‘del tutto l’ ignoro.
Dio sa in quale archivio questa , e quella del
Piromalli giaccia per pascolo de’tarlie delle ti
gnuole.
Doppio peculato letterario del Galano.
xm Ora a tornar colit , donde sonomi alquan
to col discorso allontanato , fa di mestiere os
servare ciocche monsignor Piromalli con libertà e
frase evangelica lasciò scritto nella fine di sua pre
fazione all’Apologia , parte della quale prefazione
riferisce il nostro lj Ang. Zavarrone. Esso Piro
malli adunque tralle altre notizie dice ivi cosi: Vel
etiam quod plus est de conversione P. cjriaci
Varlabiet Patriarchae Cpolitani pro natione
Armenorum per gratiam Dei per me’ ad orilla
(i) V. Biblici. Calab. p. 144. ci seq.
sed
doxam fidem catholicam ( absit gloriari )
anno 1634 conversi, et per septem annos mea
doctrina nutriti tractantem apud alium quem
dam (a) nomine Clementem Galanum sive praelo
sive scripta ante hanc meam editionem inve
neris , legerisquez noveris illam esse spuriam,
et non suam , nec ex suis laboribus partama
sed ex meis scriptis a meis discipulis ipsi bona
fide communicatis falso sibi assumplam , ut
subscripta Sacrae congregationis cardina
lium Epislola cum annexo testimonia Thomae
Vartabiet moderni Armenorum Patriarchae il
lustrissimi demonstrat. Vale mi benevole Le
ctor, et noli scandalizari ex hac mea ad
te praefatione , non enim quaero quae mea
sunt, sed quae IESU- christi , et Religionis
meae sanctae Praedicatoriae. Ne allegai di
sopra(L. I, n. at e 42. ) tai documenti autentici ,
onde apparisce ad evidenza dalla istoria, edal
la ragione de’ tempi la temeraria impudenza e
impudente temerità del plagiario Galauo. Costui
(a) lycii1 Evangelio di s. Luca X, 38 è detta S.
Marta mulier quaedam , Mari/m nomine. Ve ne ha esem
pli altrove nelle Divine Carte.
les
colle stampe di Roma nell’ anno 1650 avea o
sato di appropriarsi la conversione di monsignor
Ciriaco fatto già dal sommo Piromalli, Indici»
bile, agevol cosa è lo immaginarselo, fu il dos
lore che senti il Galano meschinelloaconto del- t
la prefazion suddetta ,
E conoscendo ben che il ver gli disse ,
Bestò senza risposta a bocca chiusa.
Ma poscia dopo 8 anni, digerito avendo la du
ra ed ostica pillola , in Monaco al 1664 pubbli
cò a sommossa e a istigazione del P. D. Tom
maso Scrsale un’ apologetica lettera a costui di
retta. Iddio sa quante altre frottole volle il Ga
lano in tal suo irreperibile opuscolo dare ad in
tendere
Alle brigate grosse , agli animali,
Che con la vista non passan gli occhiali.
Dìscolpato l’Ar'civescovo da novel culunniatore.
_15. Ora io , veggendo a torto calunniato addì
nostri l’irreprensibile Arcivescovo PmoMALLlo
Che sol se stesso, e null’ altro simiglia ,
se l'amor del vero non mel vietasse , ben volentieri
mi asterrei d’ingaggiar battaglia con chi fu, e
uttavia lo è, il Laerzio ve’l Tranquillo di celebre
me
Istituto religioso, di cui dall’ Arno recò seco il
Generalato al Tevere, prima d’averlo dal Vaticano
conseguito.v E perciò veritatem in pace catholi
ca pacifico stadio requiramus , parati corri
gi , si fraterna ac recte reprehendimar; pa
rati etiam si ab inimico-s gem tam dicente ,
mara’emur‘ Cotesto Reverendissimo Padre
avrebbe fatto gran senno ( il pur dirò con sua
buona pace j a tacere per lo suo migliore , o
a detestare la usurpazione del Galano verso
di se abominevole e nociva, perchè con in
giusto titolo rappresagliata. Ma egli, abbando‘
nandosi in braccio all’ impegno di lavare col,
ranno freddo il suo Etiope , di cui erasene
fatto quasi idolatra, per quella boria letteraria,
come la chiama il gran Vico, ha voluto trascri
ver di punto in bianco le rigettato frottole del
Plagiario sorrentino, ed essere ingiurioso non
meno al vero, che all’ Arcivescovo stesso,
Dandoli bias‘mo a torto e mala voce.
Dicea bene Quintiliano cap che i grandi Auto
S. August. de‘Trinit. II, 9. n. 16.
Instit. Orat. X, 1.
xcv
ri et labuntur aliquando, et oneri cedunt, et
indulgent ingeniorum suorum voluptati. Laon
de nella presente disputa ev piato il benemeri
to istoriografo ( o ch’ io sono errato ) in vece
di esser giusto e imparziale amo meglio di piag
giax'e, se mi lece fiorentinamente dirlo, il Ga
lano, dicendo col Sarsinate (I) di lui: ‘Et as
sentandum est , quidquid hic mentibitun Quin
di è
ivec malus ille Pater , nec bonus historicus.
continuazione del detto argomento.
id E di fatto il fiorentino Scrittore cliiamar
non volle alla debita disamina cotal punto isto
rico , e metterlo sulla bilancia critica per farne
il giusto peso. Imperciocchè cos‘x veduto avreb
be , che non contrappesava interamente alle ra
(1) Plaut. Mil. Glor. A. I, So. I, 9. 35.
(a) Noto è il distico del nostro Sanazzaro I , ao
de Poggio Florentino :
Dum patriam laudat, damnat dum Poggius hoslem,
Nec malus est civis, nec bonus historicum
les
gioni del nostro Arcivescovo‘, od almeno, ad
esempio di quel Grande ,
Alla cui fama è angusto il Mondo,
cioè dell’Aquinate veramente angelico dottore ,
avrebbe detto che il Galano eccedette i limiti
del vero. In fatti cosi diportossi quella fenice
degl' ingegni , quel Sole‘ degli Scolastici nell'au
rea sua Somma teologica (I) , ove parlando
d’un’Ornclia attribuita a quei di al Grisostomo
insegnante , quod B. yir-go aliquando , licet
leviter, peccarit; soggiunse: Dicendum, quod in
verbis illis chrysostomus excessitll critico adun
que, il filosofo, il teologo, e chiunque specula per
cercare la verità, non esita punto di confessare ,
essere stata l’asserzione del prelodato Biografo
falsa , irragionevole, calunniosa ed ingiusta. E’
però questa di per se dileguasi, e spariscein lin
sofiio, come tenue nebbia allo spirare del ven
to. La domenicana Religione frattanto offesa da
esso Padre, cosi di lui si querela: » Non ave
» te voi udito , 0 letto , che i figliuoli sono
n immagini di coloro, di cui sono figliuoii? c
m V. Op. cit. P. III, q. XXVII, art. 4.
169
si non vi accorgete voi, che cotese vostre ar
» me contra le mie viscere , e contra la mia
» viva immagine sono rivolte? Cui vi pensate‘
» voi di straziare? Cui vi credete di avvi
n lire ? Cui vi avvisato di lacerare? illfigliuol
» mio, il ben mio, e tutta la gloria mia istra
» ziatea avvilite e lacerato. Qual maggior ono
» re a qual più alta gloria , qual più certa im
» mortalità 111’ ho io potuto lasciare appresso ,
» che uno cosi fatto figliuolo , per le cui vir
» tù , quando io di me medesima non avessi
» altro nome lasciato , io‘sperer'ei di rimaner nel
» le bocche degli uomini con eterna lode? n (2)
Racconto istorico.
17. Ma lasciando la prosopopea , veniamo alla
storia. Hassi dunque a sapere, che l’ anno 1780
pubblicossi per le stampe di Propaganda una eru
ditissima e colta Opera intitolata cosi z » Iscrit
tori de’ Cherici Regolari detti Teatini. a L'autor
della quale molto vezzoso , tenero e divoto ama
(z) Muzio, Battaglie p. volt. lSga ed. nap. 1743.
170
..’._-_..q,,..__. .‘_ w...’ .- «.-.,.«.<‘_., -..>_ ... __- . s _,...__ v i
tore del Galano ci narra, che costui, terminato
appena il corso de’ suoi studj in questo monastero
di SS. Apostoli, nel 1636 fu destinato alle mis
sioni dell’lberia; e nella Colchide per tre anni
s’intrattenne in Cippurias. Dalla qual Casa teatina
nell’ aprile del liii/lt vi giunse in Costantino
poli, e compose in Galata la gramatica e le i
stituzioni logiche armenoslatine. Questi scritti a
egli dice trascrivente il Galano stesso a chiusi
occhi , giunsero alle orecchie ed alle mani del.
Patriarca Ciriaco, celebre tra suoi per ingegno,
per integrità di vita , per facondia ed elegan
za: il quale mosso dalla divina grazia restò
convinto, dalle dottrine del Galano , di cui aie
bat ( Cyriacus ) saepe , novus in Oriente pro
diit Athanaszus, novus Cyrillus. Così con ra
ra modestia di se stesso scrisse il Gaiano. Ma,
se Dio vi salvi, Reverendissimo P. Biografo, tai
scritti eran gramatici e logici, non già dida
scalici e polemici, onde poterne restar convin
to da Caritea. Eran dessi quei del Piromalli ,
siccome costui avea in Vienna in istampa nar
rato al cospetto di tutta Europa , e voi mede
simo bibliograficamente accennaste il Libro suo,
cui arbitrariamente, anzi calunniosamente e con
eccesso d’ ingratitudine chiamaste « ingiurioso
1 I
non meno al vero che al Gaiano. »Perchè duii
que non ributtasle la sua narrazione con degli
argomenti in contrario ? Perchè dunque con la
maggior diligenza del Monclo ce ne occultaste
le ragioni, provanti almeno la identità della pre
tesa conversione di Ciriaco , il quale effettiva
mente era stato nel resi convertito dal Piro
inallis quando il vostro Galano era qui in Napoli
studente? Perchè a salvar , comae in prover
bio , la capra ed i cavoli , non escogitaste dirne
che Monsignor Ciriaco , anteriormente converti
to , era ricadute nell’ eresia; e perciò fu ricon
dotto nel grembo di santa Chiesa da esso sedi
cente novello Atanasio e novel Cirillo? Nel che
al parer mio ne mica ne punto avrebbevi chic
chessia contrariato. Temeste forse di far ciò per
non ritrovarvi a tutto costo con le mani piene
di vento. Perocchè quanto l’ Oriente è lontano
dalljoccidentea anzi il Cielo dalla Terra , tan
to è prossimo al vero, che il vostro Galano
ne sia stato convertitore.
Continuazione.
18. Ed in fatti niun cenno’se ne ha nel men
dace testo galanico da voi trascritto , di essere
172
stato il Patriarca Ciriaco nella eresia ricaduto
dopo la prima conversione. Proseguite a ripe
terci , che costui non potendosi abboccar col
Galano in Calata per alcuni timori e riguardi,
(esso Galano però scrive z veriti ne apud Tar
cas Ar'menus Patriarcha Romanae fidei ac
cusaretur- a sais) quindi prese egli il pretesto
di visitare le Chiese di sua giurisdizione fuori
Costantinopoli. Dice il fogliettante vostro: visi
taturus is ( Cyriacus erat Armenas Asiae
minoris Ecclesias. Ma essendo costui persegui
tate dal Primate , o primario Patriarca di Ec
cemiazin a motivo di essere stato prima conver
tito a come poteva egli visitar quelle Chiese ?
Proseguite , fedelmente copiando il vostro no
vcllista , a narrat-ci che Ciriaco , a Scu‘tari fin
tosi malato, chiese il medico latino , con far
credere a’ suoi familiari esser desso il P. Gala
no dimorante in Galata, il quale vi accorse ben
subito. ln una notte , imbandita quivi un’ ab
bondantissima e lauta cena, che fu servis quo
que lautior ex consulto , qui dum nocte duor
miunt temulentia profligati al dire del galan
te romanziere , stabilissi l’afiare della con
Versione , secondo 1’ espression vostra. Voi per
altro ommetteste accortamente tai circostanze ulti
lys
me , forse perché combina‘vano in parte con quel
le del falso miracolo narrato nell’ ultimo capo
di Daniello. A buon conto tai Particolarità dili
genti; dopo cenventiquattro anni, quanti corsi
erano dalla pubblicazione dell'Opera dell’ Arci
vescovo u quella del suo calunniatore, non si
giustificano con verun altro testimonio sicuro,
fuorcliè coll’ istesso Galano ,
Che finse immaginando cose vane.
E però vogliousi elleno reputare con Aristo
tile Per tanti elenchi sofistici, vere fallacia e
Petizioni di Principio , ClIC la sana critica riget
tato ha sempre , e rigetterà in eterno.
Si prosegue lo stas-sp argomento.
19. Quind’ io ardisco di negare assolutamen
te quanto, a foggia di oracolo, ha in ciò esco
gitato con fervida e feconda fantasia il concit
tadino del Tasso vellicato e stimolato da vani
tà , perchè
Non ben contento de’ secondi onori.
El non doveva il coltissimo ed elegante Gerar
ca teatino , con sua buona Pace il dico a
Prestare fede sicura e stabile al favoloso rac
conto dell’oracolista Gaiano, dopo la dimostra
riti
zione solida in contrario fatta dall’ Arcivescovo
Piromalli. Oso parimente con Cicerone (I) dire:
Quo licet existimare in aliis quoque oracu
lis Galanici's aliquid non sincere fiiisse. In
effetto ho antecedentemente in più di un luogo
avvertita la inesattezza dello stesso Galano. Il
Serpos ne scrisse contra di costui, benchè il
nostro P. Monforte si studiasse di difenderlo
colla sua Dissert. storicó-teolog. polemico-cri
tic-ch cuinal 1818 si rispose nel vol. xvnl' del
padovano Giornale d’ italiana letteratura da me
citato a car. 8 di sopra, senz’ altrimenti aver
lo potuto consultare, non esistendo nelle Li
brerie. Or dal fin qui detto, scorgesi eziandio,
se mal non mi appongo, che il moderno Var
ron dell’ Arno , .l’ encomiaste‘ eccessivo del Ga
lano , quantunque fosse persuaso del costui
‘fallo ,
Che non l’ aw‘ia Demostene difeso,
pur bizzarramente e contra l’ evidenza ha volu
ito dissimulare la verità, ed esserle ingiurie
so. Quindi ben fece a non parlar del gemino
(A) De divinat. II , z.
175
galanico plagio il sincrono gravissimo isterico
della illustre e benemerita sua Congregazione
teatina D. Giuseppe Silos nel terzo volume del
la romana edizione del 1666 , nel cui Maggio
addi 14 era già il suo confratello sorrentino da
questa vita partito a render conto a Dio delle
ostilità indebitamente usate ad un Arcivescovo,
che con la sua dottrina , e molto più con lo
splendore di una vita esemplarissima sommo
ornamento recò alla santa Religion nostra. Re
quiescat in pace.
i \
n
Contrapologia del P. Galano.
20. Il testè lodato Biografo negli Scrittori tea»
tini (1) dacci la notizia (1’ una Lettera Apo
logetica col titolo : clementis Galani Cler.
Regul. Epistola pro Libris suis Armeno-La
iinis ad R. P. D. Thomam Sersalem Cleri
corum Begularium Consultorem. Monacki , t)’
pis Io. Iaecklini Typographi Electoralis, un.
1664. in m di pag. 114. n La scrisse il Ga
v lano mentre viaggiava alla volta di Leopoli,
(1) Fai. la. I, pag. 383
176.
n
))
v
z
e
contro il Libro in 8. stampato in Vienna nel
1’ Austria nel 1656. intitolato , Apologia de
duplici natura Clzristi contra Simonem Ar
menum: cui è annesso l’ altro Opuscolo:
Ùeconomia Salvatoris nostri ad Regem. Per
sarum. Questo Libro ingiurioso non meno
al vero che al Galano , si suppose a questi
(sic) ignoto , e perciò gli fu spedito dal P.
D. Tomaso (sic) Sersalc, al quale e diretta
la Lettera Apologetica. Il calamo l’aveva già
veduto, e non curandolo erasi determinato a
non difendersi, a non rispondere. Il P. Ser
sale lo indusse a mutar sentimento. La sua
Lettera Apologetica può in oggi contarsi tra
i Libri più rari. n Pinqui egli.
Osservazioni contro al medesimo.
21. Colle fragili forze di mio tenue ingegno
vengo di presente a rispondere al suddetto fran
co afl‘ermatore, o a dir meglio piaggiatorc, che
senza aggiugnerc un ette di suo, vibrò nondi
meno il più acuto e il più mortifero strale alla
veneranda memoria di chi è stato e tuttavia lo
è, vero splendore ed ornamento del celebre do;
menicano lnstituto non solo , ma di S. Chiesa
‘77
altres‘l. Nel che fare d’ arroganza scevero, non
intendo di voler detrarre un minimo che a co
lui , che non è stato a me neque beneficio ,
neque iniuria cognitusg ex par ch’ abbia egli
voluto ridere colletteratia non curandosi se ce
storo si ridan di lui. Ed in prima duolmi , che,
il Neografo con illodevole aposiopesi tacque il
nome arcivescovile del Libro stampato in Vienna,
quasi fosse produzione d’ un luterano -o d’ un.
calvinista. E perciò ad esempio suo in questa.
letteraria tenzone anch’ io me ne son rimasonominarlo. In secondo luogo'osservo, essere stato
inesatto cotesto gratuito avversario di nostro
Monsignore in asserendo, avere il Galano scrit
to contro all’ Opera di costui; il che se fatto
avesse , sarebbesi egli dichiarato un miscreden
te eretico. Dee dunque la galanica lettera sol
tanto versare circa la Prefazione, ove narrossi
il doppio plagio di quegliv dall’ Arcivescovo noa
stro , che, malgrado delle antiche e recenti calun
nie , viverà sempre immortale
Dal mar Indo alle Tirir'ziie foci.
nI. o era vero , o era‘falso ciocchè ‘il gran fla
gello de’ viziosi, spinto dallo zelo e dallo amore
della verità , narrò contra del Galano. Se sia
mo nel primo caso , indarno potea costui op
m
vis
porsi: se ‘poi 'nel ‘secondo , perchè non accorse‘
p egli subito ad impugnare, e confondere la falsi
là dell’ oppositore, ma v’impiegò otto anni P
Con si lungo silenzio nocque dunque alla sua.
causa il leggiero e vanarel Galano , disprezzan
do e non curando una forte Prefazione , che su
bito ebbe in mano , come si èpoc’ anzi veduto.r
‘Quindi costui, dirollo con le parole d’ un car
dinal (I) biografo e santo , non modo fabri-v
vcati praeconii praemium non meretur , we
mm etiam adversus eum ( Archiepiscopum )
quem laadaverat, falsum testimonium protulis
se convincilur.
continuazione di esse osservazioni.
nm 1v. Perchè collo sforzo di sua splendida
eloquenza non pose il galanico Biografo al più
alto segno di veduta gli argomenti antipiromallici?
fii , che ebbe sott’ occhio cotal libretto oggid‘i
irreperibile , non degnò darcene , com’ era in
I (i) S. Pctr. Dam. in Vita S6‘. Rudulphi et Do-_
minici Loricazi c. I’, Opp. I. II, p. 235 edit. Paris,
1743.
I79
dispensabilmente tenuto , un bri'eve sunto‘alme
no de’ medesimi, onde il Galano f forse col
1’ animo già pieno d’ ira e di mal talento per.
quello, che leggeva da 8 anni essergli stato rin
facciato p tentò difendersi e giustificarsi? Ogni o
buon critico ed imparziale avrebbegli saputo
maggior grado di _questo , che'd’ aver con ma
gnanima menzogna (e gratuita calunnia chiamato
il Libro del chiaro propugnatore della divinità
di GESU Cmsro ingiurioso al vero, perchè sto
ricamente nella sola Prefazione manifestò la ba
ratteria e l’ apocrifo rapporto ‘del plagiario. Chi
sa . se costui nel brieve opuscolo , con manie
re piene di spiacevolezza e di vanagloria , tor
na di bel nuovo a pavoneggiarsi le attribuirsi.
il titolo di novello Atanasio, e novel Cirillo di
Oriente _, che forse non val calamoa ma bensì
al Piromalli dava il patriarca Ciriaco? Chi sa,
se esso calamo intralasciò riparlarne di questo,‘
intel-loquendo soltanto de’ proprj Libri; e peri
ciò il suo Biografo ne om‘mise di accennar gli
argomenti? Ma qual ne sia la cagione , dico
col massimo Dottore di S. Chiesa: Mendaces'
faciunti ut nec sibi vera dicentibus credatur i
(1) Hieron. Ep‘. 6, al. 37 ad Iulian'. diac.
a
[80 .
Conglu'etture sulla rarità del libretto..
23. Io il credo ben io , esser desso arcira
rissimo il divisato libriccinolo galanico; mercè
che fu sconosciuto a tutti, e fino gli eruditissi
mi domenicani Quetif , Echard, illo-mon e Ri
Chard mostra , che nol conoscessero; altrimenti
non sarebbonsi rimasi di confutarlo, o almen
di farne motto. Anzi alcuni di costoro credet
tero , che il Galane_se n'era disdetto , confes
-sando poscia , Ciriaco essere stato convertito dal
Piromalli. La qual confessione finora io ignoro,
e potrebb’ essere stata per avventura in tale
opuscoletto fatta , non già nell’ altro De rebus
armenis, che non esiste. Non parmi però cre
dibile tanta virtù in lui, il quale se oso ap
propriarsi una tal conversione , viemaggiomente
dovette e potette adornarsi e raffazzonarsi il
meglio che seppe co’ manoscritti dello stesso
Piromalli, e pubblicarli per mezzo delle ro
mane stampe nel reis , quando costui in Per
sia era lo stupore e la maraviglia delle più eru
dite persone. Crimine ab uno disce omnes.
Quanto poi alla cagione di rarità del detto
galanico libricolo, io ricordo all’ erudito Bi
,bliografodoversene credere il pentimento del
I
‘ v
i _ 1’8‘!‘
1’ autore , ed il ritiro delle copie dal medesi
mo eseguito. Imperciocchè sembrami assai pro-
babile, che il Galano o dietro il disprezzo ,
0nd’ era di santa ragione caduto tal suo lavoro,
o.tocco finalmente da’ rimorsi di coscienza di“
esser quello ingiurioso al vero , ed alla ripu-s
tazione e fama d’ un tant’ Arcivescovo , pentis
si del fatto con ritirarsi le dispensato copie. Di
ciò avvi nella istoria nostra letteraria dimoltissimi;
esempli.
Se ne adducono degli esempli.
24. In pruova e conferma vos citarne , tra il
tanti, due soli esempli nostrali. Sia il primd
quello del ch. Canonico Mazzocchi, che ritiros-.
si dagli amici gli esemplari di un suo latino
erudito opuscolo‘ avverso a Monsignor Lodovico
Sabbatini dfAnfora1 allora della Congregazio-.
ne de’ Pii Operarj , stampato a nome del ni- _
pote Filippo, indi Presidente del Consiglio di
S. Chiara. Questo fatto mi narrò' più (1’ una
volta il mio celebre maestro di S. Scrittura D;
Niccola Canon.’ Ignarra. Il secondo esempio sia
quello dell’ illustre nostro Protomedico D. Fran
cesco Serao , che pur pratico lo. stesso per la
182
sua italiana operina- , dotta e graziosa, contro
al medico Luigi Visone , che per placare il gin
sto sdegno del Serao, in atto di uiniliazione e
rispetto andò ad ascoltare a , o 3 volte le sue
pubbliche lczioni dopo che costui avea statu-
pato , ed a foglio a foglio dispensato il det
to opuscolo , che Perciò nol Prosegui. Lo‘
‘che io ho più volte udito dal dotto Angiolo Fa
sano testimone di veduta, che altri Particolari‘
mi disse sull’assunto. Quindi è che tai Libret
ti in li , di facce 60 il primo , e di 96 in
compiute il secondo , sono in'oggi al tutto ir
reperibili, cui io però Posseggo tralle cose di
prima rarità. Or ritornando al plagio del Ga
lano , se questi ito fosse in Roma dall'Arcive
scovo Piromalli clementissimo a dirgli con Ci
cerone (i): ifrraviy temere feci, poenitet: ad
clementiam tuam confugio , delicti veniam pe
io, ut ignoscas oro; sarebbesi al certo impo
sto eterno silenzio alla faccenda. Ma la sua al
terezza e costante orgoglio declinar non si vol
le a questo Punto. E rivolgendo il mio discor
so al recente detrattore toscano , con recare qui
(i) cit oraL pro Liguria n. 10.
183
se molte parole ‘in una, permettamiz dirgli, che‘
la pretesa galanico-ciriaca conversione‘è sun ro..
manzevole racconto , una favola milesia‘fedîunzn
mera impostura. rfelchle i pii pinzocheriiyele
vcredule cristianelle sol possqn crederla , e‘con-r
tarla a’ piccioli fanciulletti unitamente alle‘vec
cbierelle, mentre filano la sera intorno al foco-‘
[lare , e dilettansi delle favolose e mostruose‘?
esistenze di s. Albergav del ‘B. Gio. cam dik
s. Ganelone adi s. Longino, di santa Sinoride in
di s. Veronica , e di san viam1 ec. ec. ec.
Antigalano di nostro Arcivescovo.
ei Come Monsignor nostro, il gran flagel
slo de’ viziosi, seppe o ebbe in mano 1’ apolo
getica lettera del mentitore Galeno, con rispo
sta opportuna accorse a impugnare e ribattere.
la falsità e l’ enorme delitto di plagio , come
promesso avea allo Scaglione. Eccone in com
provazione gli autentici e sicuri avvisi tratti
dall’ Archivio di Propaganda dal diligente Gar
rega: » Instituito in questa nuova Sede ( di
Bisignano ) il Piromalli non cessò di. solleci
tare la stampa del suo Libro presso la S. C. E
quantunque la S. c. non lo volesse in questa
reii
parte contentare a cagione‘ delle’ su‘ccen‘nafe con‘troversie col Galano ,idelle quali nel Libro vo
lea farne menzione; pure mostrò quanta stima
ne facesse. » Un cosi fatto Libro era senza dubb
bic la relazione di sopra (i) menzionata, de
gna di un antico s. Padre della Chiesa. Piac
cia all’ eterna Provvidenza di fare un di , dal
lo scuro della dimenticanza ove tal relazione rima
ne , comparire inaspettatamente la medesima per‘
via delle stampe! Vedrassi senza fallo allor
meglio narrata la vera istoria del fatto colla na
tiva sua edificante semplicità da questo uomo
Apostolico , che sempre
Ebbe in terra ed in mar pena e periglio;
‘trascelto dal Cielo a sbarbicare le spine ed i
triboli dalla vigna di Cristo; a raddirizzare e
raddimesticare le iambrusche di lei; ed a sten
dere ed allargarne il propagginamento sotto cli
mi cotanto diversi. E se dalla onorab‘ile tomba
bruzia potess’ egli oggi aprir la bocca, son si
euro che . al moderno suo detrattore direbbe
ciocche altrove‘ (a) disse ad un grande armeno
(i) V. Lib'. II, n. 13, p. 163.
(a) Apolog. cit. pag. 108.
isis
Dottore: ,dbsque uerecundz'a', tua falsi-late
nobis deroges... qua ratione?. . sed absque
causa diffamare- non est sapientium. Et ite
rum mendaciis est signum. Del resto io desi
dero , che se ne perda la memoria del galani-'
n I . o l
co diuretico libracclo , e spero che un solo‘
esemplare n’ esista, siccome una sola copia ci‘
abbiamo dell’ altro nefandissimo libricolo latino
de tribus impostoribus di 46 carte in m con
,falsa data pure in Lamagna impresso nel 1598,
posseduto e descritto dal milanese Pierantonio
Crevenna in Amsterdam l’anno rns nel suo Ca
talogo (I) , benchè prima tutti gli Eruditi ne
gassero l’ esistenza di quello (a).
(1) v. Catalogue raisonne',I vol. p. dig Ed.
1776 in 4. -
(a) Il medesimo attribuito venne a tante persone
diverse di tempo , di nazione , ‘di setta e professione v
italiane, inglesi , francesi, tedesche; Il già mio gran
de amicoeruditissimo'abate Francescantouio Soria di-"
ce, che esso Libro, che da cinque secoli e mezzo sino
allîet‘a sua‘avea fatto tanto romore , non Sia mai esi
stito che nell’ illusione di alcuni scrittori, e nella fantasia
degli empj. Egli, nel Vol. LXXV 15 Mag.1797 del Giom.
letterario di Napoli, nomina iy persone, cui se ne attribuì;
nos
Dissensioni dei Domenicani di Nassivan.
ea Per quello che io estimi , dal finora esposto
appare, esser senza verun sostegno e fondamen
to 1’ asserzione antipiromallica del Generale tea
tino , che con ogni sollecitudine e con ogni in
gegno e con ogni arte volle essere ingiurioso
non meno alla verità, che all’ Arcivescovo nostro.
Nel rimanente a esser giusto e imparziale, io
( dirollo col divino Ariosto )
Credetti , e credo , e creder credo il vero ,
che il Galano in Costantinopoli sia stato un
sce, e risponde al rliimboschi , che suppose di un mez
zo secolo più tardi l’ anzidetta‘ edizione dal Crevenna
creduta del 1698. sospetta molto bene il Soria, il
quale sia in Cielo , che coll’ estratto , indicato dal Ti
raboschi, datone dal Giornalista modenese n non ab
biasi voluto additare quel meschinissimo libricolo di
pochissime pag. in 12 , il cui bestialissimo autore , uo
mo d‘ altissima empie'Îa , e diwwprofondissima ignoranza ,
si è sporcificato , ‘circa 30 anni sono , con sommo vi
‘lupero della italiche stampe. » Contra la esistenza di tale
famosa, ampia ed esecranda opcraccia ne aveva il Mar
cliand eruditissimamente favellato, nell’art. Imposton’bus
del suo Diction. liistorique, in 17 pag in foglio di minuto
carattere; e Monsig. Gio. Bottari nel ita I di sue Le
187
‘semplice semplicissimo ripetitore della profession
di Fede del moribondo Ciriaco , nella quale da’
sette anni questi era stato convertito, e confermato
con epistolar commercio dal Piromalli stesso.
Era il Galano desideroso di onore , e di essere‘
da Propaganda vie più conosciuto, e tenuto
in pregio a conto di qualche conversione d’uom
celebre , la quale perciò romanzevolmente ardìnarrareld1 aver lui fatto in persona di detto
Ciriaco , non ostante che l’ Oriente e l’ Occi
dente davano l’ onorata gloria al gran Piromalli.
Or costui, secondochè scrisse allo Scaglione, sta
va in detta Città » aspettando commodità di
» caroana sed compagnia per passar avanti; et
n intendo che Simone inimico Sl ritrova in que
n sta via. Ci raccomandiamo a Dio , e ci met
» teremo in viaggio. » Di fatto pervenne nella
zioni sopra il Decamerone dalla pag. 158 a 110. Dove
l’Edilore aggiugne , che la lettera sul detto argomen
to , scritta da Firenze a Roma dal famosissimo Aut.
Magliahechi al Principe Cardin. Francesco de’Medici ,
fu pubblicata dal Manni nel vlilo. Il della ristampa del
Libro di Novelle e bel parlar gentile da pag. Sa ad
80 inclusive. \
188 -
sua Diocesi l’ anno 1657, ove al certo con suo
gravissimo rammarico gli venner di’bel nuovo
vcduti quegli stessi abusi, e quella corruttela
di ecclesiastica disciplina di prima , massime
nell’ Ordine religioso. Perlocliè poco gradita do
vett’cssere a costoro la ottima elezione , non
che l’ arrivo d’un Arcivescovo irreprensibile, ed
inalterabilmente costante e forte per la riforma
de’ medesimi religiosi.Un uomo zelantissimo del
servizio di DIO e quasi dissi divino, qual erasi
loro già manifestato e dentro e fuori della prigio
ne, doveva egli o no sofl’erire l’abuso , tra gli al
tri1 delle subintrodutte ossieno agapete ne’ chio
stri 6 celle monastiche a prestar diurno , e not
turno servizio? mainò. Questa dunque , e non
altra clovett’esser la vera cagione delle dissen
sioni, che in arrivando ivi Monsignor nostro
incontrò. In conferma del mio sospetto ne pro
duco il testimonio di chi vide gli atti di Pro
paganda , del ben degno Canonico Carrega , di
cui sono le appresso parole negli Schiarimenti
avutine: n Appena però giunto egli(l’Arcive
scovo ) in Diocesi incrudelirono le sue dissen
sioni coi suoi Correligiosi. Si scrisse a Propa
ganda da una parte, e dall’altra; fece varj
Decreti la S. Gong. favorevoli al Piromalli -I
‘l'89
ma questi non bastarono a só’pire le contro
versie. n
Ritorna in Roma nel sese o 1664.
nam Durante un quinquennio, o a ‘dir me’
glio settennio, 1’ ottimo Prelato fu tutto inten
to all’ esercizio de’ doveri episcopali in sua‘Dio
cesi. Ma le piaghe della disciplina monastica
erano a tal segno cancrenate, che faceva dano
po venire al ferro e al fuoco , non già a’ le
nitivi ved a’ balsami. Per la qual cosa videsi
dalla delicatezza di sua coscienza indotto e a
stretto di condursi ad sacra limina , ad og
getto di rassegnare minutamente alla 5. Sede.
ogni disordine del Clero regolare a viva voce.
Ecco l’ espressioni del pur ora citato Canonico
sottarchivista di Propaganda: » Dopo parecchi
anni c dice egli j e precisamente nel 1662 si
pose il Piromalli in viaggio per meglio esporre
le sue querele contro i Religiosi di quella Pro
vincia. Giunto qui in Roma, quantunque la
S. C.- ne facesse grande stima, ed opinasse a
suo favore; pure credè saggia economia di pro
curare una riconciliazione fralle parti. La trop
pa fermezza del Piromalli rese vane queste en
.|,.
.-
r'zîc'ì-«Av‘fA
rgo ,
re della S. C. Essendo egli irreconciliabile nec
mico de’ difetti de’ Religiosi, si credè di trat
tenerlo in Roma, ove si occupava nello istrui
re i giovani armeni del Collegio Urbano.» Ma l’ ul
tima venuta del vil'tuosissimo Metropolitano in
Roma , io credo che debbasi con più precisio
ne fissare un biennio dopo nel diem Imperoc
cliè quel già archivista D. Gaspero Gualtieri, pri
ma del Carrega, cosi lasciò Scritto al sullodato
nostro Monsig. Pellicano: » Traslatato quindi
Monsig. Piromalli dalla Metropolia di Naxivan
alla Chiesa di Bisignano trovossi in Roma nel
ntiam e in tale occasione espose alla S. Congr.
le sue attuali ristrettezze cagionategli dal viaggio
marittimo, e supplico la medesima di un abi
to Prelatizio, avendo dovuto gittare in mare
quasi tutti i suoi bauli a cagione di una fiera
burrasca sofferta. Riferitasilquindi tale istanza
nella prima Congregazione tenuta li 10 Marzo
detto anno 1664 fu rescritto favorevolmente: Con
cedatura dummodo non transeat in exem
plum. » Dio sa, se in tal tempestoso e nau
fragoso incontro il nostro venerando Vecchio
perdette tutte o alcune di sue letterarie fati
che , spezialmente il gran Vocabolario armeno
latino , e l’ altro latinopersiano !
igri
Traslatatp nella sede di Bisignano.
Suo ‘arrivo.
28. Mentre l’ Arcivescovo , non curandoi
dolci frutti e applausi della propria fama, at
tendeva in Roma con ogni applicazione ed im
pegno all’ istruzione de’ giovani armeni ‘colle
giali, memore del detto ‘di casu CRISTO z
sinite arvulos venire ad me et ne mki-1
bueritisu eos : talium enim est regnum Dei (i);
la sua dilicata coscienza , e sana teologia gli
ricordavano eziandio, cha ei per diritto divino era
tenuto di risedere nella propria Diocesi. E poi
chè ciò non poteva egli per varj conti recare
ad effetto , lodevolmente deliberato avea im
plorarne la dimissione, aliine di vivere nella
sua celletta una vita privata e tranquilla , e
apparecclliarsi al gran viaggio di vita eterna ,
con dire sovente, prima del suo scioglimento ,
di buona fede e senza iattanza coll’ Apostolo
Suo perenne modello: bonum certamen cer
tavi, cursum consummavi , idem servavi
(1) B. Illarcus X, 14.
lal B. Paul. ad Timoih. II, da 7.
ten
Ma il Papavlo incarica e precetta di accettare
il governo della cattedra di Bisignano,’ in Ca
labria citeriore, allora immediatamente sogget
ta alla S. Sede Apostolica (a).Avvenne cotal tras
(a) Il Barrio, lo Strabone. di Calabria , cosi al
Lib. V cap. 6 descrive Bisignano: Post Acram vero
Septemtrionem versus m. p. oclo Besidia , Besidianum
vulgus appellat , civitas vetastissima est , nescia olim
dicta ab Ausoniis condita , ut ait Slephanus, a Ro
manis intcrpos/to i et c in d mutato Besidia , ut Temsa
Temesa , et Medma Medama. Sertorio Quattromani
nelle note a ‘tal luogo dice , che Pietro Bembo in suis
historiis vulgari nomine abulilur, ac Bisinianum appel
lar. Quidam Germanus Baletram (non già Beretro, come
taluno correttamente dice) olim dictam conlenditg sed
longe errat gentium. Il Card. Bembo nel L. III , p.
volt. 63 Hist. Ven. edil. Lutet. 1551 fa soltanto mot
to Bissinianorum principis. Il celebre Gio. Donjat nella
nota 8 del L. 30 , Cap. 29 di Tito Livio p. 588. Pa
ris 1679 , dice la nostra Città esser dessa il Besidia
num d‘ Antonino corrispondente a Besidiae di Livio;
ed il Baudrand to. I. Geogr.p. 161 denomina Be
sidiae , Bisignan Galli: , quasi Bisidianum estque
‘satis culta , et circuilus 2. mìll. pass. sed montibus al
tissimis undique vallatur. A buon conto dagli Eruditi
credettesi sempre, esser Bisignano la detta Città li
viana , bencbè probari certo non videmus al dire del
195
lazione il di 15 Dicembre dell’ anno stesso
1664. Il venerabile Prelato comechè Pieno di
anni e d’ acciacchi contratti in tanti climi di
versi a conto del suo lungo ministero e apo
stolato , pur tuttavia obbedisce a’ comandamenti
del Sommo Gerarca successor di s. Pietro. Or
dall’ archivio vescovile di Bisignano ritraggo .
che nel » colloquio capitolare » quivi tenuto
addì m di Marzo del 1665 furon destinatiìil
__
cellario1 Geogr. anliq. Lib.II , c. 9, sect. IV, 11. 659.
cod che merita un solenne rabbuffo chi osò in tale
articolo tacciare il Barrio di fanciullaggine. Dal suddet
to Livio abbiamo z Uflàgum , yci-gata Besidiae. Il pri
mo luogo credesi dal Barrio Montalto g dall‘Olstenio sul.
Cluverio p. So-ya e sull’Ortelio p. nos Fognano,Faggiano
quasi Uflùgianum, ma oggi si dice Fagnano.E siccome da
Vergae posteriormente formossi Vergianum , Rogiauo v
Patria del ch. ab. Gravina; così da Besidiae Besidia
num. Ora il Manni , ‘sopra i Sigilli ant. de’ tempi bas
si lo. 3 e p. 60, stima certo e indubitato segnale es
aer questo di decadenza e smernbramento di città ,
qualora esse ., come qui, pluralmente denominate da’La
tini, in numero singolare gli autori susseguenti le ap
pellarono. Ne cita egli al suo proposito tali esempli ,
Vulterra e Volaterra; Fesula; Parisium e Parisius di
Zosimo e di Venanzio Fortunato , scrittore del sec. vl
di nostra Era.
lii
rei
» Decano la Gioppa eil Canonico Luzzi n per
gire in Paola ad incontrare , e complimentare
a nome del Capitolo, ed accompagnare in re
sidenza un Pastore , di cui risonava cosi alto
il nome , che Bastava nominarlo per compierne
l’elogio. Dove pervenutone , elesse D. France
idco Cuia a suo Vicario generale , come appare
dal capitolar colloquio del di n giugno 1665,
cui succedette nel vicariato l’ Arcidiacono D.
Giuseppe Gaeta, che ne prese possesso al dì
y dicembre dell’ anno medesimo.
Lettera di Monsig. Piromalli al Capitolo.
29. Avend’ io avuta da quelll Archivio copia
della lettera di esso Arcivescovo indiritta al Ca
pitolo medesimo , mi fa lecito di qui distesa
mente riferirla. Comincia: 10 Molto Illustri, e
molto RR. Signori. - Vengo con questa a far
io sapere alle SS. W. come da quell’ istante
restò servita la Santità di PP. Alessandro Set
timo d’eligermi Vescovo in questa Città di Bisi
gnano, non pensai al mondano fumo , nè di locu
pletarmi , e tesaurizzare in pecunia. Ma fu il mio
principal pensiero di totalmenteattendere , ed in
vigilare a quel tanto risulta in maggior servizio t 0‘
<
"95
gloria di Dio, e salute delle anime, e prove
dere ai bisogni dei poveri, e delle cose neces
sarie a‘ questa mia Chiesa Cattedrale, ove da po.
chi mesi son giunto. Non senza mio infinito dis
piacere, non ho potuto impiegarmi al sollievo
dei poveri, nè meno di risarcire in parte det
ta mia Chiesa, minacciando rovina da più e
più'parti , come ocularmente si vede; e ciò è
stato ed è non per mancanza di volontà, ma
di non potere per causa , che tutt’ i frutti e ren
dite di questa Mensa Vescovile come sono qua
si in grani, germani , orzi , li quali sono in vi
lissimo prezzo; mentre il grano non si trova ne
meno a vendere a carlini quattro il tomolo , il
germano a balocchi venticinque il tomolo, e co
si similmente ed al medesimo prezzo 1’ orzo , ed
essendo aggravata la Chiesa di gravi pensioni;
onde non solo mi vedo impotente a mandare
in effetto quanto si è detto , ma ne anco com-i
plire il pagamento delle pensioni, come il tut
to è notorio alle SS. vv. Perciò per manife
stare all’ Eminentiss. Sig. Card. Pallavicino , ed
all’ lllmo Monsig. Vesciti pensionarj , ed alla
Sant. di S. Beatitudine , bisognando , che man’
cando di fare a quanto devo , non proceda da
altra causa , solo per la mancanza dei frutti: on
Q
1 6
dii ho fatto pensiero non introitarmeli all’ esigen
za dei frutti dell’ anno entrante , ma che tutti
vadano in beneficio di detti Eminentissimo ed Il
lustrissimo,‘ pensionarii, e per servizio della Chie
sa; e non potendo pigliarmi altro da detti frutti ,
solo che quanto basterà alla mia congrua susten
tazione (a). Si contentino le SS. vv. d’ elige
re uno , o due Economi atti ed idonei per esi
gere , e conservare tutti li frutti di questa Men
sa. Quali Economi eletti debbono dare idonea
plegiaria, e giuramento de i beni fideliter ad
fab Dalla suddetta veramente paolina lettera os.
servasi in pien meriggio, I. che il nostro Prelato, ve
ro pastore , ispettore, dottore ed esemplare di sua
Chiesa, era intimamente persuaso di quell‘ agostiniano
detto ( De Civ. Dei XIX, 19 ): Episcopatum nomen
opcris, non honoris esse , ac Episcopum non esse ,
qui praeesse dilexerit , non prodesse. il. Che, a tenore
de’ sacri canoni, esso depositario , economo ed ammin
nistratore de’ beni di quella Mensa bisignanense , non
amava torne che la sua n congrua sustentazione n ov
Ver mantenimento, cioè a dire con 5. Bernardo , ne
cessarium victum et simplicem vestilum. Perciocchè
l’ appropriarsene l’ intera somma e introito , giusta Pi
stesso s. Abate di Chiaravalle, nella lettera il. a F al‘
sone , tuum non est, rapina est, sacrilegium est.
197'
ministrando, facendo Libro d’ introito , ed esito‘
per darne conto a suo tempo g ed affinche l’ ele
zione ‘di detti Economi , e di quanto hanno da
osservare si faccia legittimamente per assistere
al parlamento, pigliarsi la plegiaria (a) ed il
giuramento , eligano in questi atti il M. B. S.
F. V. I. D. (cioè molto reverendo signorfra
tello utriusque iuris Dottore ) Sig. D. Giuseppe
(a) I Regnicoli usano anco dire » pregeria e pre,
sio » per n malleveria e mallevadnre. n Sin dalla fi
ne del secolo xvI il callìgrafo Protopapa sidernatc Gian
domenico De Binaldis si valse dellaI voce;e nel principio
del seguente avendo il Segni detto i) dar pregeria » nella
‘Vita di Niccolò Capponi suo Zio a car. 34, tal voce
dcesi aggiugnere nel Vocab. della Crusca. Il P. Ber
gantini , nelle Voci italiane in questa non registrate ,
annovera pel riferito significato )) pieggieria e pieggio m
citando il Card. Bembo. In | Napoli ed altrove usansi
pure n pleggieria e pleggio » con la liquida lettera I
in vece della r canina. Ed èben noto , che come nel
la Grecia e nel Lazio , così nella Italia lai lettere ha-u
parentela ed aflìnila fra di loro. Vedine gli esempli
nella n Lingua nobile d’Ital. P. I, Lib. II , n. 19
dell’ Ameuta. n Il Muratori deriva la veneta voce n pie
geria » dall’ antico » pleger n onde venne il frame
se » pleigerie, e l’ inglese pleggery. n v. il Murat. diss.
33 v. Piegeria, e’l lla-gange v. Plegius e plegiumr
198 v
Gaeta Arcidiacono, dandogli facoltà necessaria; e
tanto eseguischino per servizio di S. D. M. e no
stro. Con che dal Cielo loro prego ogni conten
to. Bisignano dal nostro Vescovil Palazzo prima
Settembre 1665. -- Delle SS. vv. molto lll.
e molto Reverende -- Aff'mo per servirle -
F. P. P. Arciv. Vesc. di Bisignano.
Digressione su’ prezzi di‘ alcune vettovaglic
de’ tempi antepiromallici.
30. Avendoci Monsignor Piromalli conserva
ta in iscritto la memoria della viltà de’ prezzi
del grano , del germano, e dell’ orzo di qnella.
sua vescovil Città , giudico di far cosa grata
a’ curiosi lo aggiugnerne gli appresso riscontri
anteriori all’ età sua. Al tempo della Reina
Giovanna II il prezzo de’grani era Pur bassissi
- mo , inguisachè la a soma di tomola otto va
leva tari sette e mezzo. n Ce ne conservò ri
cordo Francesco Tuppo , autore di‘quella sta
gione‘, presso il Summonte riferito anche da
Francesco de’ Pietri Da Giuliano Passe
(I) Summon. Ist. L. 4, p. 612. Nap. 1601, De’
Pieuia Cronolog. della fam. Caracciolo p.51.Nap.180&
rss
ro (1) abbiamo, che‘nell’ anno 1496 per la cat
restia il grano vendettesi a carlini 9 i e la fa
rina a IO il tomolo. Negli anni 1509 e rsxci
egli dice: a In le marine di Puglia valeva a
n cinque docati lo carro dello grano... et an
cora in la casa della farina di Napoli vale
va la cossina della farina , che sono quattro
tomola , a sette et ad otto carlini la cossi
na. n Il eh. D. Domenico Diodati(2) ci narra , che nell’ anno suddetto 15m iqll‘l a Napo
sese
li « vendevasi la farina al mercato alla ragione
n di grana venti, e venticinque il tomolo; ed
n una palata di Pane di ventidue once non co
n stava più d’ un tornese. » lii quivi aggiugne,
che nell’ antecedente anno 1509 giusta l’assisa -
di questa Città « la carne vaccina dovevasi ven
n dere a grana due e mezzo il rotolo; la vi
n tella di Sorrento a grana cinque; la carne di
» porco ad un grano, ed otto calli; il lardo
n a grana quattro il rotolo; il cacio di Cala
n bria a grana quattro ed otto calli ; il cacio
cij Giorn. pag. gh V. p. 162. Nnp. ipsi
(2) Atti della R. Ace. delle Se. e B. L. di Nap.
1788 , p. asa
sessu
hoc
cavallo a grana cinque ‘il rotolo. In quell’an
no medesimo il monastero di s. Severino
comprò il vino greco a carlini venti la bot
te, che veniva a grana sedici ed otto calli
il barile; e l’ olio a grana 2110 staio. n Ver
so la fine di quel secolo , e precisamente il di
5 di febbraio nisi , in Siderno mia patria, ven
devasi il grano a carlini 10 il tomolo; ed a
due carlini la mezzaruola1 ossia metà di tomolo,
si vendean le fave. Rilevo tai prezzi da sin
crona nota originale del sopraccitato Protopapa
sidernateDe Rinaldis nel Libro de’ matrimoni
inserita. Troppo lungo e noioso sarei, se vo
lessi rapportai‘ne degli ulteriori esempli. Prima
però di passare avanti, perchè niuno porti in- -
vidia a quell’ età, ed esclami
o dolce tempo , o vita sollazzevolel
fa d’ uopo considerare coll’istesso illustre Diodati,
che a proporzione della roba guadagnavasi il da
naro. Imperciocchè dic’ egli: a Se poco se ne
spendeva per vivere , se ne guadagnava anche
poco. n Allora il servitore aveva di salario «
ducati sei 1’ anno che importavano un grano ed
otto calli il giorno n. i
nor
'Sinodo del Piromalli. Vera epocaldella
costui morte.
3 1 .Ora il nostro Arcivescovo, ch’era tutto dedito
agli esercizj di pietà , e menava una vita esem
plarissima, eraeziandio al tempo stesso tutto
inteso alla riforma degli abusi introdotti nel fatto
della ecclesiastica disciplina; e perciò tenne in
quella sua cattedral Chiesa, a d‘123 Maggio del
1666 , un Sinodo sconosciuto finora da’ suoi
Biografi, i cui atti tuttavia conservansi-mss. in
quell’Archivio. Eccone il titolo: Dioeeesana
synodus Bisinianensis celebrata sub die SS.
mensis Maii anno millesimo sexcentesimo se
xagesimo sexta 1666 in cathedrali Eeclesia
Bisiniani sub Praesulatu illustrissimi et Re
verendissimi D. Archiepisc. Pauli Piromalli,
Dei et Apost. Sedis gratia Episcopi Bisiniaf
ni , Baronis Terrae S. Sophiae , anno eius
secundo feliciter. Amen. Niuno altro riscontra
ho potuto trarre dagli scrittori e dagli archivi circa
le altre geste di esso Monsignore in Bisignano.
Dall’ al). Michele Giustiniani (I) ritraggo . che
oj Scelta delle lettere memorabili to. i, p. 31,
Nap. 1688. l
non
Monsig. nostro stava trattando nella S. C. de’
Riti di far mutare il colore dell’ abito de’ Vesco
vi regolari, e renderlo uniforme a quello di
tutti gli altri. Il Vescovo di Marsico Fra Giuseppe
Ciantes dell’ ordine domenicano, in data de’ So
dj -Marzo del 1667 , scrisse lettera al Piromalli
inviandogliene i motivi, che Potrebbero indurre
la S. S. Apostolica al detto cangiamento. L’ epi
stolografo a in essa pretende di provare, che
non debba ammettersi nello stesso corpo una
diversità di Vestiario; e che Perciò dovea cam
biarsi il colore dell’ abito de’ Vescovi Monaci,
e Religiosi Mendicanti , non men di quello de’
Cherici Regolari, Per renderlo uniforme a
quello di tutti gli altri. v In tal maniera si e
spl-esse l’ egregio mio amico, che a cagion di
onore nomino s signor ah. Cancellieri Ora
Monsig. Piromalli era già giunto alla meta di sue
ben lunghe , ed utili fatiche in pro della Reli
gion Cattolica durate per lo spazio di nove
lustri; ed avea illuminato quella Diocesi di
Bisignano cogli esempli della integrità di sua vi
(1) Notizie sop. l’nrìg. el1 uso dell' Anello pesca
zorio , capo XI. p. 54. Roma 1823.
_ nos
ta , pietà ., dottrina , ed ardore di vero apo
stolico zelo pel corso‘ di due anni, sei. me
si e 28 giorni sino a’ 13 Luglio dello stesso an
no 1667. Imperciocchè in tal di lasciò ivi le
sue spoglie mortali, passando di questo Mondo
nell’altro a ricevere il ‘premio immarcescibile
della celeste gloria , che Iddio giusto giudice
e rimuneratore a’ suoi eletti comparto.‘ Un tal
giorno necrologico ravvisasi dal capitolar Col
loquio de’ 15 di Luglio , in cui venne creato
dal Capitolo cattedrale il suo Vicario. Niun
cenno fassi negli atti suddetti della precisa età
del defunto Prelato; ma dovett’ esser d'anni yi
ovvero ys , qualora venne alla luce nel 159: ,
o nel 1592 , secondochè di sopra acart. n ho
conghietturato. Erra quindi il Touron indigros
so , dicendolo trapassato al giorno 28 di Maggio
antecedente. Seguirono il numero rotondo il CO
leti , lo Ace’ti, il Touron medesimo, ed il lia
cine (I), assegnando ivi a Bisignano un trien
nio di episcopato all’immortal nostro Monsigno
re. É fama costante , passata di mano in mano
sino all’ età del piissimo mio zio paterno D.
(1.) Star. Eccl. lo. XX, art. 37 , n. 14.
nmi
1
Bruno ultimamente morto centenario , onde mi
ricordo aver ciò sovente inteso, che il Piromal
li trapassato fosse in concetto di santo. Il che
apprendo eziandio dalla sottoposta memoria ine
dita scritta circa la metà dello scorso Secolo (a),
ch’ebbi originale da Gerace. Or godi e pasci
In Dio gli occhi bramosi, ofelice alma,
Ed hai del bene oprur corona e palma.
(a) S‘ intitola: a Breve notizia della famiglia Piro
malli. '» Dice essazn Ebbe questa famiglia moltissimi sog
getti meritevoli di gran posto , e tra gli altri vi fu un
Vescovo di gran bontà e dottrina, e fu consacrato nel
1655 dal Cardinal Franciotti (forse M. Antonio morto
nel 1666 Egli fu nell’ Armenia per lo spazio d’ an
ni 25 ben impossessato di cinque lingue, oltre della na
tiva, cioè Latina , Turca , Arabica , Persiana ed Ar
mena. Pose in istampa due libri in Vienna de fide
Christianorum ad Regem Persarum con una Apologia
contro un tale Simone primario eretico pernicioso. E
gli morì poscia con odore di santità , siccome lo de
scrive Francesco Sestinis e Martinelli. Ciò si porge
dal Canonico Regio, siccome vien riferito da’ sudetti. li
Io ignoro i costui descrittori, e non ho potuto ancor
vedere il libro del P. Soueges col titolo: » L’ Année
Dominicaine, on les vies des Saints... et des autres per
sonnes illustres. a Nel quale sotto il di 27 di Maggio
se ne p‘arlò di Monsignor nostro.
nos
Ebbe a successore nella vescovil cattedra Fra
Giuseppe di S. Maria de’ Sebastiani dell’ Ordine
de’ Carmelitani scalzi, il qual ne prese posses
so in Dicembre 1667 , e visitò nel 1670 le Iso
le del Mare Egeo , trasmettendone gli atti in
Roma, non già il suo predecessore Piromalli, come
per equivoco mi si era significato da Propaganda.
Giusta il P. Le Quien, al Piromalli succedette
nella sede arcivescovile il Vicario generale ar
meno Matteo de Avanie addì id Maggio 1668.
Catalogo delle opere di mons. Pir‘omalli.
32. Or le finora esposte tante e si varie 111..
minose fatiche e virtù del mio compatriotto
Monsignore , basterebbero ad eternarlo' e arricchi
re la fama d’una intera provincia , non che
d’ un paese solo, Ma sono al certo un perpetuo
monumento dell’ indefessa applicazion sua , e
de’ suoi non volgari talenti le opere letterarie ;
delle quali le date in luce possonsi qui negli
antecedenti IX e Xveder descritte, e perciò
‘voglionsi indicar le inedite. Queste furon già
dal nostro Arcivescovo accennate nella Prefa
zione di sua rarissima Apologia; da’PP. que
tif ed Echard, endl io le trascrivo; dal Car
notiymelitano P. Amato; dall’ Abate poi Vescovo
Aceti; dal Zavarrone, e da altri. Eccole da
me numerate:
I. Vocabularium Armeno-latinum. Vedine
il 59, esl 63 qui a cart. 128.
Il. Grammatica Armeno - latina illi annexa.
lvi a cart. ng.
nl. Pirectorium ‘ad purgandas Libros Ar
menorum , armenice. Ivi. t ‘
iv. Sacrorum Bibliorum Vulgatae editio
nis versionem Armenam , Romae susceptam
dicitur Urbani VIIl iussu recognovisse et cor
rexissez sed an typis prodierit , mìhi incom
pertum. Veggasene a cart. ns e seg. di sopra.
v. Relatio prioris eius itineris Armenice a
germano eius fratre capuccino edita, vel ex
ore eius accepta est , vel quod verisimilius
scripta data. v. di sopra p. 129.
V1. quaestio magna de duabus naturis in
Christo.
VIl. Apologia contra Stephanum sacer
dotem.
vul. Apologia contra Niersen sacerdotem.
1x. Traductio aliquarum epistolarum S.
Leoni: papae in linguam Armenam.
. 207
x. Traductìo epistolae S. Cy‘rilli in lin
guam Armenam. '
x1. Traduclio definiliorzis concilii Chalce
donensis in linguam A/‘menam.
Xll. Responsiones ad dubia Armenorum. i
xnl. Opusculum. ad Regem Persarum de
fide evangelica in lingua Persica. _ s
xiv. Vocabularium litterale Pel'sarum.
xv. Aliud vulgare Perso -latinum.
XVI. L’ Antigalano, ossia Relazione contro al
P. Clemente Galano teatino da Sorrento. V.
sopra p. 183.
xvil. Historia sui in Armeniam itineris ,
et captivitatis Tuneti. In tal modo il Zavar
rone a cart. 145 di sua Biblioteca l’ annuncia,
ma sospettovaverla lui confusa colla suddetta
qui riferita al n. V. Nella quale per altro non
fassene motto della schiavitù all'ricana dal ger
man Cappuccino, poiché fu posteriore di 9 anni
al costui Libro , essendo avvenuta nel 1654 , co.
me il Zavarron medesimo confessa, che non
avrà mica veduta la per lui citata Opera di es
se Cappuccino del 1645.
xvnl. Censura versionis Sac. Scripturae in
linguam Armenam. Così vien riferita dallo stes
so Zavarrone. V. però di sopra nella pag. 108.
308
Perorazione della Biografia.
SS. E qui terminando la biografia del viro
tuosissimo Piromalli , uomo d’ ingegno straor
dinario e sorprendente, oude piacque al Cielo
v d’ arricchirlo , mi valgo al concliiuder' di essa , co
me a Principio ho praticato , delle Parole di
Tacito nella vita, d’ Agricola: quidquid ex
Piromallo amavimus , quidquid mirati‘ sumus ,
manet , mansurumque est in animis hominum,
in aeternitate temporum, fama rerum. Nam
multos veterum velut inglorios et ignobiles
oblivio obruet , Piromallus‘ posteritati narra
tua‘ et traditusg superstes eriti E versando
'ìsemprepiù de’ fiori sulle sagre ceneri di esso
impareggiabile sovrano Prelato, divotamente lo
saluto in fine col sagro vate , (I) col cattolico
Maron novello: Salve sancte SENEX ,
Non’te Lethaeae carpent oblivia ripae ;
ivec totum in cineres vertet avum dies.
ivec tibi plebeio ponetur ‘in aggere bustumz
Niliacas dabitur vincere Pframides. i
Quid tibi victrices expectas, PATRIA , palmas?
'Moenibus has Patriae rettulit ille meae.
e I
(I) Sannazg El. I, ga 99‘.
d ‘ i
. 269
Sperar mi giova, che dalfecondo grembo della
celebratissima Religion domenicaqa sorgendo
vrit1 quando che sia , un novel Pierantonio Se- l
rassi a illustrare da suo pari con le più ampie,
più esatte, epii‘i recondite notizie la vita del
nostro grand’ uomo, ed illuminatore Oriente,
dandosi a frugare bene e accuratamente gli Ar
chivi di Propaganda fide. Frattanto, in ultima
testimonianza di mia intima riconoscenza e o
staggio di cuor grato pes tanti e cosi segnalati
favori compartitimi ,‘chieder deggio , siccom’ io
fo , divota scusa e compalimento a due lette
rati de’ primi i che onorano il secolo , cioè: al
l’Eminentiss. Principe di S. Chiesa Don Placi
do Zurla , ed al venerabile Nestore dell’ Italia
sig.Ab. Francesco Cancellieri, se per colpa del mio
piccolo ingegno, io non ho potuto ben secondare
le loro magnanime voglie e speranze, avendo cor
so, come ves-go , assai debolmente questo arringo.
Il coltissimo e nobilissimo Porporato, giugnendo
‘favore a favore , cortesia a cortesia, e liberalità
a liberalità, ebbe l.’ alta degnazione di onorar
vmi per lettera in questo modo:» Mi compiaccio
n sentire che sia sotto il torchio la Biografia
» del Piromalli, e son certo che vi spiccherà la
» solita sua erudizione ed amore di Patria,»
m
xm
o gran sostegno , o gloria , o lame nostro
Non par, ma della Chiesa alta di Roma,
Gmdisci queste carte e questo inchiostro ,
i E questo peso alleggiu e questa soma,
Che di portar rie-usa il tic-liil tergo ,
Talch’a gran pena ormi sollevo ed ergo.
Ed. il Cancellieri, nella poc’ anzi lodata sua
Opera sopra gli Anelli ecclesiastici alla Eminenza
Sua diretta , compiacquesi , per effetto di rara
gentilezza cui mi professo obbligatissimo , di
appalcsare la impazienza di lui pel mio tenue
t lavoro gal tempo che io investigava le biografiche
contezze , e raccoglievano i materiali. Ampissimo
campo sarebbe stato il presente- per costoro,
massimo per l’interessant‘e articolo 'antigalanico,
rispondendo colle lor sagge e maestrevoli penne
a chi cercò di hlandire il plagiario , e non già
di difenderlo da buon senno. lmperciocchè io
non ho potuto , nie saputo fare miglior risposta
e Biografia , conveniente a tanta virtù:
Ma vaglia il buon voler, s’ ultro non lice,
E chi la leggerà viva felice.
Appendice poetica in lode del Piromalli.
. 34. Credo, che non sarà gran fatto superflua
ed ingrata cosa a’ miei cortesi leggitori, s’ io
an
riporterò qui una composizioncella elegiaca del
mio nipotino; il quale ammirando le prenarrate
sublimi ed eroiche qualità del Piromalli, non
che le cose gloriosamente operate in beneficio
pubblico , ha voluto, tratto da giovanile va
ghezzas manifestarne la divozion sua. Son pre
gala’ i lettori di compatire i pochi concetti di
cotal Primizia poetica, fatta
Nel terzo lustro ancor de’ suoi verd’ anni,
e che sta tessendo una più prolissa Egloga sul
medesimo Valentuomo sotto i nomi di Titiro
e di Melibeo sidernati pastori.
In Paullum Piromallum siclernatem iva-rua
nae Archiepiscopum , postea Besidiarum
Pontificem, Michaelis Ang. Macrii iunioris
ELEGIA.
Dum sola placidus Parnassi valle cubarem ,
Flaret et in campis occiduus Zephirus ,
Qui tenues frondes , dubias motabatvet umbras,
Res veterum coepi dicere Romulidfim;
Et Metium' rapidis tractum in diversa qnadrigisl
Atilii et Fabii grandia gesta ducum;
Et Regum infestis circumdata colla catenis,
Et spolia invicta reddita opima Jovi;
*
illa
Tunc me Calliope aspiciens de vertice montis
Talia subridens ore locuta mihi est:
Facta canis puer o , quae tot cecinere poetae .
Quos nulli cantu vincere posse datur?
l bone , dum patruus Piromalli acta recenset,
I Piromalli tu quoque gesta cane ;
Ingens‘ille fuit Siderni gloria quondam ,
Et fuit exemplum grande sacerdotii.
vocibus his subito incaluit mihi pectus ab oestro ,
Et tantum coepi concclebrare virum.
Hunc didici usque pium longos vixisse per annos1
Hostibus et christi bella tulisse sui ;
Et petiisse loca Armeniaeque , Asiaeque remota,
Spargentem veri dogmata sancta Dei;
Nec timuisse feros , quos strinxit barbarus enses,
Et quos haereseos striuxit iniqua manus.
rfunc subiere mihi qui carcer, quaeque catenae
Grata ministerio dona fuere suo:
Atque pares utinam scnsissem ad carmina vires,
Carmina ab imbelli non tenuanda tuba,
quae subiere mihi sparsissem cuncta per orbem,
Nostri ut fulgeret gloria summa viri:
Dixissem ereptum vinclis ivisse per Indos,
Persasque in spretae Relligionis opem',
Et gentes peperisse Deo extremo orbe repostas
Exemplo , verbis , assiduaque prece ;
213
Et nullum fecisse modum curaeo atque labori ,
Haereseos donec pelleret inde luem.
At quid ego referam , quae digna carmine foi-san
Nec Maro, nec posset dicere Maeonides?
v Salve Paulle decus , spes maxima Paulle tuorum,
Qui vivis placido Numinis in gremioz
Salve o Brultiae honos , laus et clarissima terrae,
Famaque ad extremum non obitura diemz
Fidus ades custos , et laeto munera vultu
Rcspice, quae noster nunc tibi sistit amor;
Et tandem nt liceat nobis pertingereolympurm
Sis precor usque tui duxqne comesque gregis.
Tu Sidernum etiam sis terque quaterque beatum,
contigit hunc tantum cui genuisse virum;
fraude sorte tua, lauris et tempora vinctum,
Hunc heroa tuum dic genuisse sinum ,
nec tibi praeripiant tantum Besidiae l honorem,
Ossa quod extincti terra ea condidcrit 2.
1. Liyius id nominis habet XXX, tg , vulgo Bi
signano: est episcopale oppidum ad deætemm Cralhi
dis ripam , silum in Consenlina provincia Bruttiorum,
quos Calabros vucant. fides/fs superius Piromalli Bio
graphiam p. 192. . y _
2. Vixit ann. plus minus Læxvlg decessitnl.. ldus
lulias anno mcLxvzL
anii ‘LIBRG III.
SIDERNOGRAFIA.
Et pius est PATRIAE facta referre labor.
Ovid.Trist.L.ll, eleg.la v.Sn.
Hocopus,hocstudium parviproperamus et ampli,
Si PATRIA]! volumus , si nobis vivere cari.
.Horat.Ep.nl.L.1, vae seq.
1. Nelle antecedenti due Parti o Libri ho io a
hastanza, se non erro, discorso su la biografia e
la bibliografia ‘del sacro eroe f mirabil vanto! )
PIROMALLI , in sincero omaggio di tenerezza e
di ammirazione. Sperar mi piace , che desterò
negli animi generosi de’ compatriotti una fiam
ma onorata di gloria e di emulazione delle mi
rabili virtù’ di lui, che di vera gloria e di
splendore i .
Gli ha , come il Sol le stelle , illuminati.
Il perchè Siderno maisempre andar debbe su
perba e fastosa , ed a ragione gloriarsi , di aver
ella prodotto ( dolc’ è il ripeterlo ) uno de’ più
verdeggianti e sublimi platani eterni di S. Chie
tsa , ossieno veri modelli ed esemplari appostoli
t
nisi
ci. Il quale PIROMALLI cotanto si distinse e segnalosq
si in Oriente e occidente , come di sopra si è nar
rato, con la evangelica predicazione; con la di
latazione del regno della Pietà ; con la conver
sione di quasi innumerabili eretici; con iscritti
non Pochi , che caratterizzano un’ epoca , essen
do morto con fama di santità in Bisignano. E
quindi egli, siami in ultimo lecito usurpar le
parole del leggiadrissimo Tibullo,
lll/vivet dum robora tellus,
Dum caelum stellas, dum vehet amnis aquas ( xPorta ora il pregio di toccar qui criticamen
te e strignere in picciol fascia le cose più cou
siderabili antiquarie , naturali, statistiche e let
terarie di cotal nonignobile Terra. A me, cui pre
me il ben della medesima , come parte che ne so
no , giova sperare , che tai ricerche riuscir debba
no utili agli amatori’ delle patrie cose , sebbene
intelligo, quam scopuloso diflicilique in loco
verser
(1) Tibul. Eleg. IV. v. ea Lib. I.
(2) Gio. in Divin. Veri‘. Orat. IV. cap. xl.‘
aus
Sito di Siderno.
m Or quella Patria, alla cui carità niun’al
tra (I) si può paragonare , e perciò nominan
dola
Sento l’ aura mia antica, e i dolci colli
Veggio apparil‘, onde il bel lume nacque;
giace a gradi-lii 6. 5 di longitudine Est , e
a gradi SS. 8. xs in circa di latitudine Nor
te , secondo la Carta geografica del padovano
signor Gio. Antonio Rizzi Zannoni Cotal co
mune , in provincia di Reggio , lontan forse a
due miglia dal mar Ionio, e tre da Girace,
lateralmente ha due fiumi, cioè a mezzodì il
Novìto , ed a settentrione il Turbolo. Questo
‘in una carta de’ Certosini di S. Stefano del
Bosco , nel grande Archivio di Napoli esisten
te , in ‘data 6700 ab Orbe condito , di Cristo
nga , è ‘detto ‘n'era/w; Îlpmrofwros. Si appel
lb poscia Proteriate e Turbolo , ed al par del
Novito mette fece in sul medesimo mare. Il
(i) Cari sunt parentes, cari liberi, propinqui,familia
res: sed omnes omnium carilates patria una complexa '
est. Cicero De ofo I, ly , p. 835 edit. Ernesti.
iej Vedine l’ Atlante dello Zatta. Ven. 1783.
ny
di qua però da esso Turbolo , un tempo appar
tenne al distrutto Pirgo, e oggi alla Grotteria.
Nella sponda opposta questa riviera bagna iter
Iitorii di Gioiosa , di Grotteria , di S. Gio
vanni, di Màrtone , e di Mammola.
Origine de’fiumi Turbolo e Novìto.
3. Il‘ Turbolo nasce nel luogo detto lo Stim
pato in territorio di Mammola. Nell’origin sua
e sorgente in due grosse -vene , dicesi che l’ a
cqua sia chiara quando il tempo e sereno; e
facciasi torbida quando è guasto. Cresce poi le
sua torbidezza per le piogge , che ingrossando.
lo passar lo fanno per terre argillose. Ove tal
fiume si consideri giusta la situazion di Màm
mola , guardante mezzodì , è a destra di lei:
se poi lo consideriamo per conto di quelli,
eh’ entrano in detto paese , scorre a man sini
stra. Dalla sua origine insino a Mammola evvi
la'distanza di circa 6 miglia‘ Erra quindi in
di grosso chi senza mai averlo veduto , ‘capric
ciosamente volle assegnargliene ilcorso tra Màm
mola stessa e Màrtone , che giace molto dilungi nel
le vicinanze di Grotteria. La nostra riviera del
Turbolo , non già Torbido in volgare , come
esso inesatto anonimo la dice a ‘
me
Ella per balze , e. per valloni oscuri .
ricoglie di molte acque a'sìnistra cui scarica nel
mare. Ella non è altrimenti pescosissimb1 secondo
che per costui afl‘ermasi. Le sue acque sono peren
ni, limpide e chiare , e vanno alla lor foce al
mare in varie correnti o filoni, che volgarmen
te diconsi crasìdi. \
Veniamo di presente al Novito.v Questo fiume
nasce dalle montagne di Cànolo a destra ed a
sinistra di tal casale o villaggio. La prima, ov
vero destra origin sua , è verso Settentrione al
la distanza pressappoco di miglia i da Gànolo,
nel promiscuo territorio suo e di Mammola , in
contrada detta S. Andrea. IL’ altra origine ,
pur equidistante s scorgesi a Franniccola , va
stissima pianura occidentale pertinente al mede
simo cimoloj Nella distanza del quale a mezzo
miglio circa , riunisconsi entrambe le originali
acque , e scorrono quasi per linea retta nel mare
lo spazio di miglia dodici ad un di presso , tra
il territorio di Gerace a destra , quel di Agna
na atsinistraa e indi quel di Siderno. Enormis
sima quindi è la svista del Prelato scrittore‘,
che osando scriver di topografia, senza il neces
sario soccorso della ispezion locale , passar fa
il Novito tra Agnana , e Cànolo , tra Siderno
n
219
o Portigliola, e fallo entrare in mare tra il
Locano o Prctoriaio , e il Mericospectatum admissi risum teneatis amici?
Il Turbolo ed il lll/avito non furon navigabili.
4. Prima di.passare avanti nel cammin pro
postomi , uopo è il notar qui che dal dotto ‘ed.
erudito Bari-io , eda’ suoi trascrittori appellaronsi
gli anzidetti fiumi navigabili con vocabolo pli
niano. Ei dovean però dirgli meglio valicabili,
guadabilij dacche possonsi guadare , o passare
a guado, o appiede od a cavallo. Nè avvi me
moria di essersene giammai fatto uso , nel tra
gittarglil, di picciol navilio o Scafa , anche nel
massimo lor, benchè di corta durata , invernale
aumento , quando si gonfiano per piogge , e
Le nevi si disciolgono e i torrenti r
E il ghiaccio che pur dianzi era si saldo(2).
t- Q‘: etiis ih
.c,i
m V. Dìz. geogr. P. 11 igititr 11L p. ia
(2) Ariosto ori Pun Cani. xxxvii sL 4o.
220
Il Novìto anticamente detto Sagra e Locand.
‘5. Or che questo fiume esser possa identico
‘col torrente Sagra , cotanto celebrato nell’ alta
antichità , fu plausibile opinione del Barrio nel‘
le sue postume correzioni, pubhlicatenella Il.
sua Edizione dallo Ab. indi Vescovo Aceti. La
quale opinione io con varj argomenti ( e avve
ne degli altri j mi sono studiato di confermare al
trove (I) osservandone identità di nome col
Locanus tolemaico. Onde poi ed in qual pre
cisa epoca la mutazione di Sagra in- Locano
avvenne? Io la ignoro io ,e chi me ne istruirà,
erit mihi magnus ‘Apollo. Il gran Mazzocchi
bene e dottamente opinò , che all’ età di Tolomeo‘ ,
cioè cencinquant’anni circa dopo Strabone, avea già
il detto fiume deposto il nome di Sagra , e adot
tata quel di-Locano; e che perciò esso astro
uomo e geografo greco 'denominò cosi sive Sa
gram , sive Caicinam ioy Ma il Gaicino è si
nonimo di Alece , presso cui non accadde la
(i) Vedi'ne gli Alti della 500. Ponlarziana, T. III,
p. go e segg.
(a) Prodmm. ad HeracL-tab. p. 30 , n. 3.
nr
famigerata locrese battaglia circa sei secoli a
vanti l’era volgare; quind’ io son (1’ avviso ,
che il nome di Sagra sia realmente passato in
Locano v qualunque ne sia la cagione del can
giamento. Secondo il prelodato Mazzocchi la
voce Sagra aut Saiypas nihil graece signifi
cat : at eadem quibuscumque consonis scri
batur , plures nationes in orientali-bus linguis
ostentatz ut a primis italiae habitatoribus
id nomen inditum necesse sit. Laonde sul gra.
vissimo suo appoggio porto parere , che tai pri
mi coloni dovettero ne’ ‘remoti tempi dare non
solo il nome di Sagra ; ma eziandio quel di
Sialeroo o Sideros alla bella Terra , che siede
accanto dove 1’ eroe Piromalli ebbe il natale.
Plinio non usò il nome Locanus.
6. Quanto al Locanus , io ne’ precitati Atti
accademici pontaniani con delle ragioni ho cancel
lato cotal vocabolo dal testo di Plinio, ovi erasi
per incuria degli amanuensi intruso; ed hon
ne surrogato Alorus, od Alarus. Ed in fatti
disse questo naturalista , che in quella spiaggia
di Magnagrecia , incominciante da Locri fronte
a’ Italia , vi avea innumerabili fiumi; ma che
in
due soltanto n’eran degni di esser da lui com
memorati , cioè Aloro e Sagra. Il primo era
celebre per la disfatta da gloris- in quelle vici
nanze sofferta , ed il secondo per la vittoria
de’ Locresi contro a’ Crotoniati. Or gl’ imperiti
copisti pliniani ripetendone 1’ antecedente voce
a’ Locris, cioè da Locri, scrissero: in ea
ora Gracciae>flumina innumera , sed me
moratu digna a Locris Sacra invece del no
minativo Aloris et Sacra. Posteriormente , col
solito scambio della o nell’a dovettesi dire A
laris, e indi Alare presso l’ Ughelli e l’Aceti (I),
e attualmente Alaro fiume colla penultima brie
ve, non già Aldros come pronunziano iforestie
ri. Circa tai mutazioni lctterali può vedersi Ghe
rardo Gio. Vossio nel trattato , De litterarum
(i) Ughelli Il. Suo. tom. IX, p. 592 edit. Rom.
Acet. Annotation. in Barrium L. V, c. 19 , p. diti v.
Alarum. Secondo costui nel 1469 esisteva presso Castel
vetere un castello di tal nome , che , siccome altrove
(Mem. istorico-geogr. p. 74) osservai, sana il castel
lum Alarc del diploma, o concessione del Conte Bug
giero , la quale il P. di Meo nell’ an. 1096 chiama
evidentemente spuria.
nis
permutatione. Si osservi ancora, che l’ altro
fiume Arocha detto da Plinio in quella regio.
ne, par desso l’Alaca cluveriano, che Aloe/1a
denominar dovettcsi a principio. Ed in confer
ma un villaggio distrutto nell’ Agro sidernate
chiamossi Pozzìllini e Pazzìllini; ne’ codici si
disse ancora Arnoldo e Arnaldo ; Ermenoldo
ed Ermenaldo ; Moronus e Maronus il fren
tano o peligno monte; Molpa e llfalpa', lati
namente Melphes , il lucano fiume; Longobar
di (presso il Muratori (i) Loncibardi je Lan
gobardi in latino, non già Langobardi in vol-1
gare, come di continuo e gofl‘amente
Scrive l’ autore , il cui nome mi taccia.
Risposta a talune obbieziom'.
7. Cotesto anonimo agrammatico , cui invase
scribendi ‘cacoé‘thes multum , sed non recte ,
pur tuttavia va osservando la pagliuzza nell’oc
chio altrui, e non guarda mai alla gran trave,
che ha nell’ occhio suo (a). Col divin Fer_
rarese istesso, 0nd’ io teste hollo taciuto ,
(i) Diss. XXI, p. and Ed. Rom. 1755.
(a) 5.. Malth. VII, i
224 i v f
Ben li si patria dir: frate tu vai ,
L’ altrui mostrando e non vedi il tuo fallo;
ma ciò sarebbe insufficiente a farlo ravveduto , che
il suo stile , attesi i perpetui barbarismi , sole
cismi ed,anacolut‘ie o inconseguenze, non lutum’st
lutulentiusfi). Ecco quel che dalle sponde della '
Senna di lui scrisse (il) celebre Conte : Ses compa
triotes lui reprochent de ne'gliger trop son stile.
E della crassa inesattezza dell’ anonimo nostro si
può vedere ciocche notògli ancora un suo con
cittadino sottoscritto dy Pur nondimeno cotal
eccessivo filauto , anzi autopanfilo , affibbiandm
si troppo alta la giornea,'con satirica burbanza
m’ avverte, che io dir dovea meglio la Sagra ,
che il Sagra. Ma, di grazia,signor Cacopisto,
ponetevi i vetri in sul naso , guardatemi in fac
cia , senza tener gli occhi bassi,
Perché non, ben risposta al vero darsi.
(i) Plaut. in Penulo Aci. I, So. I. v. 30.
cij odoru Memoires histor. politiques etc. sur le
Royaume de Naples to. V, p. 84, à Paris 182:.
m Signorelli , Vicende dila Colt. to. IV , p. 89 ,
e 245;'to.V. p. 81 e 206,10. w , p. lga 25 , ndo ,
ma , ms , 149; to. vii, p.94 ecc. ecc. Ediz. Il. uap
ns
Fin dal 1805, cioè undici anni avanti che voi
nel 1816 vi foste ailibbiata cotesta pedagogica
giornea , non iscriss’ io l’ antica Sagra , la Sa
gra ? Se ne veggano le mie Osservazioni (I)
sopra alcuni luoghi degli Annali del ch. P. di
Meo. Se non che taluno vi Potrebbe opporre,
il meglio esser nemico del bene, ed aver sem
pre detto gli Eruditi nostrali il Sagra , il Te
rina , il Musa nominando tai fiumi; e perciò
dovevate autorizzar l’ asserzion vostra con qual
che Testo di Lingua: ma questo non è terren
pes ferri vostri; - _
Si prosegue lo stesso argomento.
S.-ln conferma del mio detto su gli articoli
maschili di essi fiumi , eccovene due esempli
fra gli altri ed in verso, ed in prosa. Il primo
del Consiglier de’ llogati1 che nell’ applauditis
sima sua Canzone per me (2) pubblicata, scris
- se del Sagra; e l’ altro dell’Ah. Ciro Saverio
(1) Pag. VII, n. if , parvia n. 36'; p. xLviI, n.
lo , Ed. Nap. 1805.
(2) V. le ch. osserv. a c. xLu , u‘. v.
si
nifi
Minervino , il quale , investìgando l’ etimologia
del monte Vulture , disse del Terina s ed ilMusa al entrambi fiumi Continua cotal
anonimo v che ‘dal lepido Capasso dirobbesi
Inj'arinatus de Crusca tertius hic est ,
a cercare , com’ ‘e nel fiorentin proverbio , cin
que pie al montone , non contentandosi di 4.
lii dunque col fuscellin cercando liti ed accat
tando briglie a danar contanti, e spinto da gran ro
vello coa sopraccigli levati mi riprende d’ aver
chiamato io torrenti in vece di fiumi il Novi
ito e ’l Mericio. Uopo è dire , che non intese
egli mai nominare in Chiesa il torrente Ce
dron; e che ignora, od almeno sia_Libro proi
bito per lui il celebre Vocabolario della Crusca,
gran maestra e regina regolatrice ed arbitra del
nostro puro , alto e gentilissimo idioma , in cui
veder potea la sinonimia di fiume e torrente
coa testi allegati di Dante , del Petrarca , e del
Libro de’ Maccabei. Dell’ Alighieri ho di so
pra (a) recato il bel testo intero comprovante l’as
(i) Lelt. al Tam p. 108, e in.
(a) Lib.} , n. se a cart. gi
may
sunto. A’ quali esempli aggiungasi quello del
I’ Ariosto al 4, ed il seguente (I):
Come torrente che superbo faccia
Lunga pioggia talvolta , o nevi sciolte ,
Va ruinoso , e già da’ monti caccia
Gli arbori e i sassi, e i campi e le ricolte.
Ecco il fiume perenne, che cresce di acqua col
le piogge, e colle nevi sciolte , detto bene io!‘
rente. Scrisse anche il Muratori al 1541 z
tutti i fiumicelli divennero orgogliosi tor
renti. Or che diremo di cotai Zoili, e vitili
tigatores (a) , se quel Nume della poesia
Epica , quel massimo ‘prosatore filosofo del TAS
so scrivendo l'ultima sua lettera, prima
di morire in S. Onofrio di Roma, usò quasi
rapido torrente ? Non altro se non ciocchè
S. Girolamo (3) dicea: dum alienos errores
emendare nituntur, ostendunt suos.
(1‘) Ariosto c. 37. st. uo.
(a) Vitilitigatores , giusta il naturalista Plinio , Ca
to eleganter ex viliis et liligaloribus composuit.
(2) opem vol. X, p. 46, riportata nella Vita
dal Serassi L. 3 , p. 495.
eo Epist. 5a , al. as ad Lucinium.
"228
continuazione sul soggetto medesimo.
9. Non si vuole ometter qui un error maiu
srolo in topografia del prefato gratuito censore,
che con impertinente saccenteria , e prosontuosa
pecoraggine ha voluto meco fare il pedant'ucolo
dilicato. Questa solenne svista si è, che la cit
m di Locri fu situata tra il Novito ed il
Merico , non ostante che avess’ io prima av
vertito , in emendando la Carta Corografìca di
Calabria ulteriore del ch. P. Eliseo, cha era Lo
cri posta fuor di tai fiumi Necdum finitus
OresIes. Cotale anonima persona, ancorchè co
nosca d’ avere sbagliato in fatti ed in parole,
‘pur vuole perfidiams cioè ad ogni modo, o a
torto o a ragione, sostener l’opinion sua,dicen
‘do , a vincer la pruova , se non avere fallato
in asserendo città il fiume Sagra. Trascrivansi
le sue parole dell’ art. Castelvetere p. 362 (in
oggi nell’ art. Amusa malamente creduta da
lui la distrutta Caulonia ). Eccole: In quelle
vicinanze ( di detta Castelvetere) evvi tutta
(l) V. le Osserv. cit. ‘p. xv , n. SS.
via un monte appellata Caulone, ed un aln-ot
denominato Sagra , in cui vi ju un’ altra cit
tà dello stesso nome. Adunque loquela tua
manifestum te facit (1) d’ aver battezzato col
nome di città il fiume Sagra , che non fu mai da.
Strabone, o da altri Classici greci e latini con-r
siderato per città. Ora soggiugne d’ aver citato
Strabone , che per verità parla di fiume, ma‘
ciò per dare ad intendere (chi?) di esserci
(ve’ soleeismol j stato un monte , una città ,
ed un fiume collo stesso nome di Sagra. E
nulla li suii'raga l’ autorità di Servio , che i Locre
si edificarono i meglio riedificarono) sul mon
te Caulone la città di Kaulonia , che lo e
mendò (corr. cui emendò) il nostro comune
( è superfluo comune ) amico Ciro-Saverio
Minervino , dovendo ‘dire (chi 2?) che l’ aves
sero appellata Sagra. Ma Servio nol disse in
quel luogo il , dove confuse il Caulone tarenti
no con quello della nuova Calabria. Questa
nell’ età sua ., cioè al tempo di Valentiniano .,
non era ancor detta Calabria, ma bensì Bru
(.) s. mi. XXVI, 73.‘
sio
zia e Bruzio , checchè ne dica l’ editor del
Meo (I) , citando il Barrio già da me su ciò
confutato. Quindi la buona critica mi persuade
a credere , che quel serviano testo sia interpolato,
o , a dir meglio , sia probabilmente un glos
sema intruso in questo , avendo gl’imperiti
amanuensi forse intruse dal margine quelle pa
role nel testo medesimo. lii non par credibile,
che il dotto comentator di Virgilio abbia con
fuso 1’ antica colla nuova, Calabria.
Siderno descritto dal P. Caracciolo.
to. Basti fin qui d’ aver favellato delle im
pertinenti obbiezioni fattemi dall’ anonimo , cui di
rò col virtuosissimo nostro cristian Marone (2):
iusta lacessita sumsimus arma manu ;
e coll’arpinate filosofo cij : Et refellere sine
pertinacia, et refelli sine iracundia parati su
mus. Ritornerò altrove ad investigare più nota
bili falli di lui. Frattanto passo a inserire l'ap
id Nel tom. Xl, p. 440 degli Annali del Regno.
fab Sannaz. Eleg. XI, Lib. I. v. ult.
(3) Gio. Turcul. II, 2.
23: .
presso descrizione inedita ‘di Siderno fattane dal r
laboriosissimo e dotto teatino D. Eustachio Ca- t
racciolo della principesca famiglia di Torella;
il quale in età di anni lii fe’ professione inI SS. Apostoli di Napoli a’ 19 di Marzo read ,
e quivi mori al 5 d’ Ottobre dell’ anno 1742. i
Ella è stata da me fedelmente estratta dal suo
autografo Dizion. universale del Regno , conser
vato nel Monistero di S. Paolo. Sidernum
ol. Pag. f cosi dice il Caracciolo ) in Cala
bria ‘Ulter‘. Siderno , quem volunt constru
ctum e'x reliquiis magnae urbis Locrorum
sub nomine Pizziniti ; inde translatum ubi
nunc assurgit cum nova Sideronj denomina
tz'one, quod corrupte derivat a Siderno , quod
Graece ferrum significat. Sideras enim Grac
ce ferrum sonat.‘ Si ex reliquiis Locrorum
habetur hunc pagani constructum , dicendum
est ipsos Locrenses fuisse eiusd. Pagi condi
tores , qui postea crevit in nobile voppidum ,
et civitati par. Erectum (sic) videtur supra subli
mem collem orientem solem respiciensg et quia
ex hac parte elevatae videntur plures egre
giae aedesa magnificam (sic) oculis intuentium se
ostcntat. Se extendens in longitudine ad M.
Pas.: non ita tamen in latitudine ; ipsius se
232
mitae lapidibus stratae omnes videnturn quod
non est solitum in caeteris sive urbibus , sive
oppidis huius regionis. Distat a Cripterìa de
cuius dependentia dum esset pagus , antea
fuerat, ad VI. III. pas. versus meridiem ,et
tertio lapide a mari , ac totidem a Hieracio
in cuius dioecesi includitur. liabitatur IV.
M. familiis quorum animae subsunt quatuor
parochis, quorum unusquisque praeest suae
Ecclesiae parochiali , quae omnes nobiles
sunt , tum ex architectura tum ex ornatu
tum ex Clero qui illis ministrat, cuni omnes
ipsi Ecclesiasii (sic) sint in magno numero , eti
omnes summa exemplaritate praediti. Adest
etiam nobile Coenobium‘ pro FF. 0rd. Prae
dic. Nec in hoc oppido nihil deest , quod
ad maiorem eius gloriam redundare possit ,
gaudet saluberrimo aé're, unde ipsius incolae
vita longaeva (sic ) vivunt. uberrima agro,
unde abundat omnibus frugibus ad commo
dam vitam sustentandamg praecipue a parte
orientali quae terminat cum mari Ionio: in
illa enim se extendit magna planities. Cae
terum collibus ereclum, unde in ipso perpul
clzra pabula ad pascendas saginandasque
greges, frequentes arbores ex quibus habetur
v 233
magna copia fructuum cuiuscumque generis
frequentes vineae cum optimo vino. Fit opti
mi serici copia; unde totus ipse ager ad hoc
crebris rusticanis aedibus ornatur. lpsi in
colae subtili ingenio ditati, unde floruerunt
ex hoc loco plurimi omnibus scientiis erudi
ti, praesertim in Medicina , quapropter fre
quentes sunt semper in hoc arte laureati. Ex
‘hoc locofuit Io. Bapt. Correalias lin Neoca
stren. ; Paulus Pjromallus Ep. Besidianens.
f ex 0rd. Praedd. doctissimus , quifactus illis
sionarius Apostolicus, qui cum per XXII.
annos in Perside , et Armenia pro fiale Ca‘
tholica enixe laborasset , dum Romam rediret
a piratis captus et a Religione redempius ,
tandem Archiepiscopus Nacheivanensis renun
tiatusfuita et post X. annos ad sedem Bisi
dianen. translatus fuit , quam suis virtutibus
et doctrina maxima decoravit , editis pluri
mis ingenii sui monumentis ; et alii plures.
In hoc oppido viguit per plurimas annos
Graecorum rìlus usq. ad tempora At/zana-A
sii Calciogelj (l. Chalceopyli) Ep. Hieracen.
qui ipsum abolevit. In temporalibus invenio
quondam pertinuisse ad Lofiî-edos , postea
ex Regia Minificentia Alplionsi I de Aragoi
nad
nia investitum de ipso fuisse Marinum Cor
reale Terraenovae Comitem , et sic subsequen
ter plures ex eadem familia , postea ad Spi
nellos , et ex his successive ad Carufios ex
Principibus lioccellae1 et Buterae tandem ti
tulo emptionis transiisse ad illustrem Familiam
Milano de Viginti Millibus in persona los
Dominici Mlano Marchionis S. Georgii, qui
in praesenti ipsum possidet. Et haec de Si
derno ex Barrio , Floro , Aceto et Pacci
chello.
Indagine sul’ origine ed antichità di Siderno;
e se fu detto Pizziniti.
11. Or per sottoporre il trascritto articolo ad
una severa critica , io di buon grado confesso
di non aver potuto rinvenire intornoaSiderno,
appo gli antichi storici e cronisti, alcun mo
numento , onde fissarne l’ origine ed epoca del
la fondazione. Tai memorie antiche non giun
sero fino a noi, e perciò nella total penuria
di esse voglionsi avere in considerazione le con
gliietture. Se mal non m’appongo , credo dia
ver trovato le fonti di questo Nilo. Egli a me
sembra cosa ben .molto probabile , che per
235
avventura la nomenclatura di Siderone , qual'mente ne’ prischi tempi appellossi si c’indichi
essere stata colonia greca. Gli antichi Pelasgi
ne’ paesi di loro fondazione davan semprei
nomi delle città e de’ fiumi della madre pa
tria: ciocchè ha bene e dottamente osservato
il Dupuis Quindi l’antica Locri, limitro
fa a Siderno , ebbe la denominazione di Na
ricia da’ coloni Naricii; e di IVaricio il suo
fiume’corrottamente dett’ oggi Merìci. Sicchè o
in memoria della celebre Side‘ro a menzionata
dal Siciliano Diodoro fab ., oppure di Sideros
o Sydrus di Tolomeo ab detta pur Sidero
capsa, Sidro-capsa e Chrisytes , in cui Fi
lippo padre d’ Alessandro M. coniò monete per
testimonio dello stesso Diodoro ; i greci coloni
ledovetter dare un tal nome nell’ italico loro
stabilimento. Io rigetto-la di lei origine etimo
logica da 213mm; , ferrum , ‘perciocchè le os
servazioni geologiche ne dimostrano , non esser
(I) V. Me’m. dans l‘ Irislit. nation to. II, p. M
et suw.
(a) Biblici/i. L. IV.p. Suya n.68 eJiLVVesseIing.
(3) Geogr. L. VIII, p. noi edit. Elzev. 1618.
236
vi stata ivi miniera alcuna di ferro , onde
nc potesse trarre il nome. Sideras e Sidero
castrum fu anche altro luogo greco menzio
nato da Zonara e da Cedreno presso forte-r
lio Quanto all’ aerea denominazione di Piz
zinitis egli è mestieri avvertire , che non prima
del 1703 comparve la medesima, quando lo
abate Pacicchelli da Pistoia scrisse con me
lenza credulità essere: » Siderno terra sorta dal
le reliquie della gran Locri con nome di Piz
ziniti , poi trasferita dove] al presente si trova
con nome di Siderone, detta corrottamente
Siderno. » siffatta carota , svelta di soppiatto
dall’ incolto giardin pizzoiese , ripiantar volle
al 1725 nella‘ sua selvosa Pantapologia di Ca
labria il moutaltino Carmelitano d’ Amato , sen
z’ altrimenti darle un sicuro appoggio. E come
chè ogni altro terrazzano di tai fantonacci si
lodi, io me ne posso poco lodare io; posciachè
questa loro asserzione , destituta d’ autorità gre
ca 0 latina, deesi reputare per una pretta pa
lcsissima menzogna.’
(1) Thes. geogr. v. Sideras.
(z) Nap. in prospettiva la. 3, p. 140
may
continuazione sopr'a Pizziu‘iti.
12. Ed invero, cotal aereo Pizzinìti debbo
crederlo uno errore di stampa , perchè per av
ventura il toscano Scrittore avrà voluto dire
Pazzilloni o Pozzilloni, casale o villaggio an
tico in oggi distrutto nella contrada dello stes
so nome , iruderi della cui Chiesa esistet
tero fino a tempi nostri in un casolare , o
sia casaleno nell’ Agro di Siderno inverso il
fiume Novito. Cotesto casale , infeudato già con
Siderno e altri oppidi a Marino Correale da
Sorrento , forse in origine fu denominato co
si da’ pozzi, e non mai Pizzinìti. Nel Sino
do celebrato in Gerace al’mese di novembre
1754 dal Vescovo Rossi (1), io trovo menziona
to il Benefizio di S. Niccolò de Salve et Pozzil
lis. E più espressamente se ne parla in una
copia d’ lstromento presso di me, stipulato
In rure Pazzilloni pertinentia Sideronis al
di primo di settembre dell’ anno istl dal no
taio Dorizio Sigillò terrae Gioiosae ., e dal
fli cacs. Rub. Sjn. p. 160,11. agi Neop. nyfii
238
giudice a contratti Fabbrizio Vumbaca casalis
Martonis. A maggior conferma uopo è trascri
verne degli squarci , che sono gli appresso:
b
n
n
a
E‘!eti
m
a»
D. Girolamo Filina dicti casalis Pazzìlloni
(asserisce) con giuramento che non avendo
figli, nè parenti stretti, e considerando la
sua vecchia età; e che la Chiesa di S. Nic
colò di Salve e Maria SS. di Pazz‘illoni si va
giornalmente a distruggere per la mancaza deui
abitatori , i quali nella meglio parte si sono riti
rati in Siderni; perciò . . . per titolo irrevo
cabiliter inter vivos . . . . assegna e conse
gna alla detta Chiesa, e per essa al suo pro
curatore tutta la sua roba consistente in fon
di nel detto casale di Pazz‘illoni ,‘nella villa
di Salvi e nel Territorio di Siderni . . . . .
con espressa condizione , ' che di detti fondi
donati, ceduti et assegnati 5’ intenda eretto
un ecclesiastico Beneficio semplice da confe
rirsi dall’Ordinario Illustrissimo, e Reveren
dissimo Vescovo di Gerace ad un Ecclesiasti
co originario, e nato o nel detto casale di
Pazz‘illoni , o di Siderni , giacché detto ca
sale comincia a spopolarsi. » Il qual Benefi
zio dovett’ esser di molto pingue e boccon car
dinalesco; dacchè tra’ suoi primi possessori, sic
239
come ho sentito affermare a mio zio paterno D.
Bruno , che il SIGNORE abbia in gloria , ve n’ ebbe
il’Emiuentissimo Carpegna. Costui cred’ io essere
stato il Cardinale Gaspero Carpegna ,i cui me
daglioni antichi nel 1698 illustrati furono in
Roma con classica Opera dal Ch. Buonarroti ,
indi Senatore in Firenze. Notisi finalmente , che
esso Benefizio fu dichiarato laicale , addi 8
d’ Ottobre 1794 , dalla Giunta di Cassa Sagra
in Catanzaro , non coucorrendone que’ requisiti
che ricliieggonsi per la erezione d? un Benefizio
ecclesiastico.
Lingua e rito greco di Siderno.
13. Ad altri etimologisti , che dagli usi re
centi sogliono trarre gli antichi , piace derivar
La Terra nostra , la cui origine
Le diè piacevol nome in greche voci, i
cioè Siderone, a sideribus , ovver da talune
stelle , che scolpite veggonsi nell’ emblema o
stemma di cotal Comunità. Ma si fatte arme o
blasone deonsi credere , come lo sono , assai po
steriori alla primitiva sua fondazione , e fatte
nascere dalla voce Siderone , al pari che dalla la
tino-barbara Hieracium, derivar si vogliono le
alio
costei arme , non già dall’ uccello Mieraceo sic
come senza discernimento fanno irapsodisti.
Del resto,io non amando di patrocinare arzigo
goli, ed arbitrarie etimologie per la detta Side
rone; ma bensì di avverarne i fatti colla sana
critica , coll’Em. padre degli annali ecclesiastif
ci (1) dico ingenuamente z De rebus tam anti
quis et incertis quid potissimum api-rmari debea
mus, non satis constat. Ed in tali incertezze an
tiquarie soltanto certo è , ‘che ivi a Siderno ,
egualmente che nella limitrofa Gerace‘ e sua
Diocesi, ebbevi già il linguaggio eil rito greco
ab immemorabili sino alla fine del XV secolo,
icioè fino all’ anno 1480. In questi epoca, d'or
dine di Papa Sisto IV , il Bizzantino Atanasio
Calceopilo , Vescovo di Gerace , lo abolì ; ed
io negli Atti della Società Pontaniana (2) ne
produssi l’ autentico documento a settembre del
isl/lu Or probabilmente, prima del Mille sot
to iLongobardi e i Franchi, Siderone dovett’es
sere Iudiciaria Locrensis , cioè sottoposta al
Governatore di Locri sino al 915 , quando questa
__.
m Baron. (Ami. XLIV, n. 9.8.
(a) llo Ill, pag. SS. Nap. 1819.
nil
renne distrutta, e non mai più riedificata. Eb
be Siderone i suoi Protopapi , di cui ne tesse
remo il catalogo, dopo quello de’ suoi Dinasti.
La diletta nostra Patria sotto i Normanni poi
dovet‘tesi denominar Motta (a) , Terra 0 castel
lo di Siderone, Mola seu castrum Sideronis,
al pari che Castiglione ( ne adduco un esem
pio) si disse Castrum Stiliconis , et alia ca
stra sive oppida eiusdem nominis non modo
in Italia , sed et in Galliis al dire del Bo
drando (1). Nel nostro Reame avvene dimolti
paesi, che tuttavia conservano l’ antico nome del
lor signore, quai sono, a cagion di esempio, Rocca
di Evandro, Rocca di Guglielmo, e Alcamo
in Sicilia , che nella metà del IX secolo , di
strutta Sagesta , prese tal nomenclatura dal
suo Adelcamo. E forse il villaggio Lozò
pardo , in diocesi di Gerace , potrebbesi deri
(a) Il Muratori Antich. ilal. diss. ne , p. 189 co
testa parola di Motta la vuol formata da terra mola z
con cui s1 era formato un picciolo colle; ed aggiugne
trovarsi di tai Motte per l’Italia e principalmente nel.
la Calabria.
(i) Baudr. Lexic. geogr. v. castrum Sliliconis.
16
i n42
vare dal Console ‘pisano Alzopardo (a) venuto
in Regno nel uaa cij-z ma checchè sia di ciò,
passiamo a rispondere ad un oppositore novis.
simo , prima di rintracciare la serie de’posses
sori, o sieno Dinasti di Siderno.
Risposta a recente oppositore.
l'4. Cade qui in acconcio il rispondere ad
un recente arcifanfano, espilatore de’ PP. Ma
rafioti e Fiore , il quale a spese altrui ha pub
blicato non e guari un Cenno (dirollo pure )
mitologico, non già istorico su la Città di Ge
(u) Siccome Alcomno vale Il Corano , cos‘i Alzo
purdo dee valere Il Zopardo: perciocehè sa ogni eru
dito , che l’ articolo arabico Al fu conservato in Italia,
siccome il nostro Matteo Selvatico nelle Pandette del
la Medicina , scritte nel 1317 , ha bene osservato. V.
il Muratori nella diss. 32 a carte 103. Notisi con Giro
lamo Gigli nel VOCIZI). Caleriniano p. Sza che se nel
la nostra lingua italiana si dica con l’ articolo I’ Alcora
lo , è come se , messo 1’ articolo due volte , si dicesse , la
il Corano. Ma ivi a cart. 128 e 167 questo dotto Se
mese non ha poscia osservata cotal regola.
(i) Falcon. Benev. Chron. p. aga edit. neap. 1623.
mia
race', scritto alla foggia transalpina con incisi e
singhiozzi s anzi‘ che con periodi italiani. Per
saggio eccone il primo gran periodo della dedi- '
ca: Àdempio alla promessa. Cosi ei dice al-l
la nobilissima Principessa di Gerace ad onta del
Vocabolario della Crusca , e di Monsig. della Casa.
Ma veniamo a’ ferri. Io avea disputato contro
a’ PP. Meo e Meuccio su la origine di detta
Città , allegando tutte quelle ragioni ed autori
ta , che allora mi parvero migliori e più gagliarde ,
che non mi giova di presente replicare. Le
quai veder posssonsi nelle antimeane mie Osser
vazioni , e nel citato tomo III. degli Atti del
l’Accad. Pontaniana , ove questa illustre Socie
u inserl una mia Lezione sopra una greca la
pida in Gerace esistente. Da esse in pien me
riggio, s’io non erro , scorgesi che quando il
Divin Verbo venne al mondo , cotal Città sta
va nelle archetipe idee dell’Onnipotente. Imper
ciocch’ essa nacque dalle rovine dell’antichissime.
Locri, dopo che questa , nel 915 dell’era cri
stiana, in quel geracese lido da Saracini venne
demolita e distrutta. Costa questo da veridiche
memorie isteriche .. ondj io con gli Eruditi dal
lp idiotismo Ciriàca .- nome dato a Locri nel
0
aut e
lys-j e 869 (i) da due suoi Vescovi in due
Concilii ecumenici , derivai la origine di Gera
ce dopo il Mille. Ciò non ostante il detto Cen
nistaa ingoiando senza indoratura la pillola rin
venuta nella cappuccina bottega del P. Fiore .
a provare stentata cosi fatta etimologia , non senza
boria’e burbanza .. cita la scala e gradazione , per
altro male a proposito .. del Menagio per la deriva
zione lavorata a capriccio di Gramulatum. Pezzo
d’ uomo ! che ha che fare cotesta insussistente e ro
manzesca origine menagiana col fatto istorico da me
narrato della denominazione di Cyriacae , Ki
riaki , Hyracium , Hyeracem, Giracium, ‘Ge
racia e Geragia ? (a) Non apparisce ella da’ do
cij v. le cit. mie Osservaz. p. XLV ,"n.
(a) Girace dal Porfirogenito circa il gio fu detta
I‘Uplfiyl'n; nel 986 dal Protospata Chiriachi o meglio
col Pellegrino Cyriacae civitas ( al. Hyeracz's); dal
1’ annalista di Salerno nel 1062 Yracium , cioè leta
cium , comeval non si scrisse nel G. L. lstromento ,
che appresso addurrò. La y pronunziavasi allora le ,
indi ci e Ge; onde in altro monumento del 1307 ,
che sana indi accennato , si disse Giracium,‘ Geracia
e Seragia nella Cronica di Cantabrigia. Ne’ registri
della laurea dottorale di Napoli lessi: Innoc. Picone
atis
cumenti sicuri da me citati? Non fu detta Lo
cri .r e la sua cattedrale S. Ciriaca , non già
S. Ciriaco ivi ed in Gerace inesistito? Vi erano nel X. secoloireliquie di paganesimo colà?
Chi vuole ignorar ciò , fa di mestieri dire esser
egli venuto al Mondo soltanto per far letame.
Del resto un tale oppositore in tanta luce di
critica e di lettere, ha osato imporre alla cre
dulità puerile coll’additarle una locrese' moneta
ovvia, e più vecchia dell’Ancroia col preteso
da lui uccello Hierax , che nidifica , dic’ egli ,
con facilità e sicurezza in mezzo a quelle roc
che scoscese di Gerace. Niego ciò io rotonda‘
mente. .
rius Civ. Hyraci Calaber in phiL et medicina doctoru
tus fuit prid. Id. Maij 1588; Io: carolus corriale
de cifu. yraci Cal. ult. docL in phil. et medicina 1597.
g aprilis. Veda dunque il beffardo scarabocchiame
Cennista su quai sicure autorità poggia il mio opinare,
et desinat lacessere. Habeo alia multa , quae nunc con
donabitur, per dirgliela con Terenzio.
me
Tipo di detta Locrese moneta.
15. Egli è una fola di romanzi ed un sogno
d’ infermi la esistenza numismatica Hierax. Que
sta si fatta moneta con tal voce non e finora com
parsa nelle medaglie di‘ Europa , siccome può
ravvisarsi dal celebre Lessico nummario del ch.
Rasche. Fino l’ abate Barrio rigettò l’inetta sen
tenza di tali ridicoli etimologisti , derivanti essa
Gerace a hierace ave. Ma il detto gazzettista , au
tor del Cenno, ripiglia con audacia z il mio Tifi ,
l’ Evangelista mio P. Cropani f cosi soventi
fiato e da lui detto il cappuccino P. Fiore,
cangiandoli la patria in cognome) ne rapporta
parecchie monete. Piano, piano un poco: un po’ più
adagio a’ ma’ passi. Cotal moneta e la I. trallev is
dal rapsodista da Cropani riferita; ed ella indica
l’ Aquila detta in greco Àrtesia, non già in latino,
coma ei pretende. Nella Bruzia numismatica del
dotto P. Magnan, impressa in Roma del imm
son pure visibili otto Locresi monete d’ oro ,
d’ argento e di rame cum Aquila, vel cum
eadem leporem discerpente , aut ei rostro
minitante, come costui si esprime. Queste ul
time sono le stesse stessissime nel tipo , che in
darne tentò spiegare il buon monaco cropania
siy
no: del quale l‘ ornamento di quel mio Capi
tolo geracese , il già Canonico penitenziere Par
la (I) scrisse: Tredecim (numismata ) exhibuit
in sua Calabria illustrata Florus , atque expli
care etiam voluit. Verum ut recte animadver
tit eruditus vir Polydorus , qui a putida ca
lumnia de tortoribus christi Brutios egregia,
vindicat, maiori hac in re , ut in alìis,eru- w
ditione , et acriori indigebat iudicio. Or non so
perchè il cianciatore, e trascrittor del Fiore a carLSu
di sua brochure mi chiama Concìttadino (a) d-i
lui. Nella Terra di Siderno in diocesi di Ge
race io, qualunque mi sia, nacqui, e non mis
ca in casalnuovo sua patria , situata nella dio
cesi di Mileto. Mi si dice , che cotesto gratuito
speditor di brevetti di cittadinanza sia dottor di
medicina, 0nd’ io sarei tentato dirli con Cicero
ne (a) l’ appresso proverbio greco , ch’ ei cito con5
(1) In adnol. vitt. Episcopp. Hier. pag. 236.
(a) Il Vocab. degli Accademici‘ della Crusca v.
concittadino dice , cittadino della medesima città. Ma
il Fiorista ha ben mostro in vari incontri , e massime
in questo , che cotale Opera era per lui si proibita ’
i Come ad Adam l‘ alfiere della vita. i
(z) Tbscul. quaest. I, 18.
nia
tro al tarantino maestro di musica Aristosseno ,
il quale scriver volle della natura dell’ anima
umana:
quam quisque norit artem , in liac se exerceat.
Vorrei pure aggiugnere all’ audacia di tal ri
petitore di frottole e quisquilie , che se egli se
‘tanto di medicine , quanto di etimologie sape
va il suo valoroso Galeno, certamente merita
quel complimento , che a costui ne fece il già
mio sommo amico Ch. P. Vetrani Ma ri
mettianci in sentiero.
Feudatarj sidernati dall’ XI al XVI{I secolo.
16. I. Se debbesi prestar fede all’ erudito Mon
sig. Calefati già Vescovo di Oria , eh’ ei scrivea
Orra (2), il nostro Siderno con Sinopoli eran
Contee ab usque seculo XI , siccome per lui
si afferma nel monumento sepolcrale di sua fa
miglia erettole al 1780 nella Chiesa del Salva
tore , oggid‘i parrocchia , di questa Metropoli.
(i) Prodromo vesuviano pag. si
(a) Vedine le mie Osservazioni sopra gli Annali
del P. di Meo p. XVI, n. 35.
a" nteEd in conferma di questo, nella autografev sue
Memorie’ inedite, lascionne l’ appresso ricordo:
n Michele III. Calefati figlio di Stefano Il. pre
» se per moglie Matilde figlia di Rainaldo Aqui
» lano Normanno , e nipote di Goffredo Conte
n di Conversano, ‘e dal Re Guglielmo I. per
n lo valore dimostrato ebbe in dono i feudi
» di Sinopoli e Siderno in Calabria, come si
n fa manifesto dal diploma di quel Re riferito
» in quello dell’ Imperatore Federico II. n Era
però (1’ uopo , che l’uom dotto ne avesse allega
te le parole, la data e ’l luogo della esistenza
di cotal diploma , perchè si esaminasse diploma
ticamente , e se gli prestasse intera fede. Sa
rebbe questo un monumento imprezzabile del I.
normannico Conte ivi a Siderno stabilito , pe
rocchè al tempo di Guglielmo II.’ noi non ci
abbiamo lo elenco de’ Baroni calabresi spediti
al conquisto di Terra-santa o Gerusalemme,
gnicoli.
II. Certa cosa è poi a che la nostra diletta
Patria dall’anno 1345 insino al 1381 (1) era
siccome se ne ha per gli altri re
.._-_
i
(i) V. Synod. cit. Hierac. p. 271; il De’l’ietri
Cronol. citata della Fam. Caracc. p. mfi e 27; e ‘1
Sign. della Marra p. 39 nelle Note al De‘ l’iett‘i.
250
posseduta da Antonio Caraccîolo Rosso , figlîuol‘
d’ Arrigo, Il. Conte di cel-nce , e Ciamberlano
della Reina di Napoli Giovanna 1. che donbgli1
tra gli altri castelli si anche Grotteria. Questa
anteriormente possedettesi da diversi feudatari ,
giacchè al tempo del Re Roberto , nell’ anno
isis , son da Monsig. Pasqua (I) nominati
Anselmus Sabrasius , Rajmundus a Prato, et
Blasius Ximenes a Luna Crypteriae Domini.
Nella qual epoca non è da dirsi, che Siderno
si appartenesse ad un di costoro; dappoichè
continuò a possedersi dalla dinastia istessa Ca
racciola fino al 1457 , nel quale anno in per
sona di Tommaso Marchese et Conte di Hie
raci quinto , et Conte di Terranuova secon
do fini il lor dominio (a). Uopo è altresi l’ os
servare , che sotto il Re Alfonso I. dall’ anno
ibid e seguenti, fu signore di S. Giorgio e
di Grotteria Lise , ovver Lodovico Caracciolo
Conte di Gerace e di Terranuova , figliuolo d'An
tonio, secondo che documento il teste citato
(1) In Joannicio Triseo p. 265 cit. Syn. Hier.
(a) Ammirati Fam. nob. Par. I. p. H4.
est v
Della Marra. Quindi conchiudasi, che Siderno ei
Grotteria furono ambedue feudi delle divisate
Contee, e non mai quest’ ultima signoreggiò il
primo qual suo casale , giusta i sogni del P.
Fiore (1) bonariamente adottati da’ rapsodi.
Cotesto buon Cappuccino da Cropani fu , per usur
par io le parole di Lod. Vives (a) , homo rha
psodus plane , congestor potius , quam dige
stor, et ostentator quam peritus , loquacu
lus sine eruditione. Quindi mostrò sovente,
com’è in proverbio , lucciole per lanterne ,. e
pigliò de’ granchi solenni; perciocch’ egli da’ na
turali de’ luoghi senza esame adottava le noti
_zie lunatiche, com’ è quella di Luigi di Luna
e di Francesco Ferrari , essere stata cotal lor
patria Grotteria sede de’ Goti , e perciò detta
da principio Goteria. Un novissimo autore, di
gnum patella operculum , asseri pure nel chi
merico novero de’ 32 casali di lei, essere sta
ta Siderno , e Gioiosa zmaei dovea indicat-ce
ne l’ epoca precisa , com’esigean le regole del
(1) Calab. abil. p. iyd , n. nim
(a) Lìb. 3. De Iratl. discipl. p. m. 305.
sin
la sana critica, e non trascrivere a chius’ occhi
quella rapsodia cappuccinesca (a).
111. L’ anzidetto Tommaso V. nell’ indicato
anno 1457 , e precisamente nel di penultimo
di dicembre , fu condannato alla morte nella
torre dell’ Oro , la quale è dentro il Castelnuo
vo di questa Città. Ne dimostra ciò il sulloda
i to Ammirati , e di qui apparisce il turpe ana
cronismo del diziouarista geografico (1)fissante
una tal condanna a’ 20 Agosto 1450 , in cui
erasene soltanto fatto il processo. Or nell’ anno
mss (a) il Re Alfonso , come costa da’ quin
fab Il P. F. Girolamo Marafioti da Polistina nelle
sue Croniche, Lib. II. c. 30. p. iiz tergo, fin dal
l’ anno 1601 , cioè circa un secol prima dello stesso
P.Fiore avea scritto z Cripta aurea , hoggi per corrotto
vocabolo, Grotteria . . . have nel suo territorio questi
casali , Mammola , S. Giovanni e Illartone. Or ‘nella
Nuova numerazione de’ fuochi degli anni 1595 e 1596
veggio Grotteria et casali annoverata per sis fuochi ‘,
Motta Sideroni per 373 , e Motta Gioyosa. per 253 ,
quindi semprepiù fassi manifesto , che i detti tre soli
Comuni furono i casali di lei, e non mica idue ultimi.
(i) lllellj art. Gerace p. 63.
(2) V. il Repertorio di Calabria f. 273 a ter. art.
Terranova.
oss
lernioni della R. Camera della Sommaria , al
di primo di Gennaio diede il Contado di Ter
ranuova, in cui era compreso Siderno insie
me con altri feudi, a Marino Correale da
Sorrento Certo è ancora , che costui fu a
vita governatore di Gerace , ed io ne posseggo
copia, di pugno del mio fratello D. Saverio i
che ad Agosto del 1823 la estrasse fedelmente
dall’ autentico documento posseduto dal aaron
Giambatista Correale S. Croce nostro illustre
compatriota , che con eccesso di gentilezza gli
passò in mano. Concerne l’investitura data ad
Agostino S. Croce geracese , benemerito et con
digna , d’ un sufl'eudo esteso verso il fiume Pro
teriate , i casali Pirgo e Salve fino‘ a Meloch‘m.
Incomincia la concessione così: Marinus curia
(a) I PP. Marafioti nell‘ Op. cit. p. 153 , e Fiore
nella Gal. illustr. to. 1. p. i73 , n. 138 ,_copiati alla ciev
ca da taluni altri amanti di -romanzi , fecer nat‘io di
Siderno il detto Conte. Peravvemura cotal solenne
mendacio al buon Zoccolante , ed al credulo Cappuc
cino fu-Îmburchiato da qualcuno degli antenati delle
attuali tre famiglie Correali sider'nati. Esso Conte,
come poco ‘stante vedremo, morì decrepita senza figli.
Îgs .
lis , Miles , Comes Termenovae , Reg. ‘Con
siliarius , et Gubernator civitatis Hieracìi, et
ad Guerram capitaneus Provinciae altertio-i
ris Calabriae. Finisce: natum in Regio Ca?
stro Civitatis Hieracii die octava mensis Mar
tii VIIIindictione anno a Nativ.Domini rigor
- Conte di Terranova --' Antonias Nassus de
mandato dicti Domini Comitis. Se ne stese la
pergamena dal Notaio Cesare Calti , dalla quale
per lo notaio Niccolò Calti fu estratta copia
in carta molto sottile a guisa di velo , che
oggi è molto corrosa e lacera , divenuta es
sendo gialletta la carta per cagion della età. Il
terzo numero del millesimo è corroso , soltanto
apparendone la forma (1’ un zero; talchè può essere
un 6, un 8 , od un g , ove sia inferiormente
corroso , con leggersi i467 , 1487 , ovvero 1497.
Non sarà inutile l’avvertir, che il copiam-re No
taio lesse 1407 , in cui il Curiale non era Con
te, e sbagliò nell’ Indizione , che nel may e
1497 era XV ; e V nel mam Notisi di passaggio,
che nel uda Leone Maleino era Daac in urbe
Hieracis; che al tempo di Carlo I. d’Angiò, il qual
si sa d’ aver regnato dal 1266 sino a’ prl-mii di del
1285 , il Cavaliere detto allora Missere Bonifacio
ebbe Girace; e che nel 1345 e seguente joan
mss
nes de Seminara , frater yenerabilis Patris
fr. Barlaam Gìracensis Episcopi, fu Capita
neus Gira'cj. fai notiziette , tralle altre molto
che potrebbonsi aggiugnere , sono stato finora
sconosciute da’ due recenti descrittori di quel
la Città , bench’eran già in istampa presso
Ch. Autori Aggiungasi, che era giudice
di Gerace nn tal Augerio de Saullo nel 1307,’
in cui Petrus de Thomasio augmentat in un
ciis auri 3. et tar. 15. iura Baiulalionis Gi
racii et S. Pauli, quae locata fuerant Ni
colao de Mele pro unciis 86. et tar. 15. et
praestat fideiussionem. Per Guillelmum Scor
piumNotarium Giracii et Bruczani (2).In que
sta pergamena è nominato il celebre Raimondo
Pauletto col titolo di familiare di Roberto Duca
di Calabria, e di Secreto della Provincia. Di
cesi dippii1.l che tra gli altri fideiussori, che
il suddetto Pietro di Tommaso diede, vi fu
il Nobile Giorgio di Zaccaria.
(1) Montfauconlj Palaeogr. p. dii Afflitto, Scrittori
del Regno di NapJoJl, n.54, p.39 not.(a) e n.205,;1. 159.
(2) Fasc. 106. n. 6. 1307. Sepl. 13. Ind. 6. can II.
un. XXIII. nell‘ Archiv. gem di Nap.
‘356
Serie (le’feudi del Conte Marino Curiale. -
17. Non fia granfatto di'saggradevole a’ paleo
fili patrj il qui rassegnar con alfabetico ordine
la. nomenclatura de’ curialesclii feudi amo fino
ra noti, la cui attuale inesistenza io indico in
carattere corsivo. Son dessi gli appresso: I.
Terranuova (a). 2. Bv'alzato. 3. Baptipedoni.
s Casalnuovo. 5. Casignano 6. Cinque
(a) Perchè Terranuova ne’ R. quinternioni della
sempre Terra, siesi appellata Città, fassi le scofaccia
te maravigliacce un novello lessicografo, cui Cicerone,
De finib. bonor. et nialor. I , 2., direbbe ferream scri
ptorem . . . . rudem enim esse omnino in nostris rebus,
aut inerlissimae segnitiae est , aut fastidii deiicatissimiz
mihi quidem nulli satis eruditi videntur, quibus nostra
ignota sinl. Or dalle carte, e dagli scriltori , si latini
si volgari, de’ tempi bassi colla voce Terra intendesi
cum Lat. urbs‘, Gr.«o).|5,come fino il Vocab. della Cru
sca col Boccaccio , col Villani, e con altri ha ben
provato in cotesto art. Terra 8. Nelle carte angioi
ne non si dice spessissimo lerra la nostra Napoli? Son
parole del citato compilatore v. Napoli p. 253 , il qua
le perciò ingiustamente ne taccia il dotto Monsig. Za
varroni nell‘ art. Montepeloso a cart. mil ,
(I) Expilly Fam. Mil. L. 2. p; yiu Casignano co
mechè nominato a cart. ea dell’ art. Gerace dall’ ano
257
frondi. 7. Clistò. 8. Curtoladi. g. Galatoni.
IO. Gàlatro. u. Gioia ut Gerace, avu
x
nimo rapsodo, pur tuttavia e stato al solito da lui om
messo nel suo proprio luogo. Il Cennista su tale cum
cita alla p. 21 l1 idol suo Cropani tom. iq che i Ve
scavi di ceraes e Cusignana vollero farla da bravi
contra l’oste Normanna l‘ anno 1059. Oh che bel pas
serotto l ecci chi abbia il gabbione per mettervelo ? v
Casignana ‘Vescovado li l Evviva il Turpino della isto
ria di Gerace. Ma costui, che Arrighetto da Settimel
lo v autore del “90 , direbbe Audacia audacior, ben
rimane per mia sentenza nella sua baldanza attutito ,
sol che si rifletta , che nel 1059 non vi avea Vesco
vo alcuno nella Cattedral geracese. n P.Fiore per lo as
sunto è insufficiente scrittore , e non ha barba molto
canuta: quindi niun sensato gli crede la ridieolosa fa
vola suddetta. Che cosa poi significasse quel Giracii
Praesopus dell’ altro monaco assai barbogio , cioè del nor
manno Malaterra , lo diciferai nel citato vol. ul. ponta
niane , ove per niente non mostrai non che in parte
il sentimento medesimo , che a cart. 20 mi allibbia il ri
ferito horioso cianciatore e oarotaio solenne. Dal P. Ma
laterra fu menzionato il Vescovo di Cassano, Episcvpus
Cassianensis , et Giracii Praesopus, che significa preto
re , prefetto , prepositq dal greco spedem-os , non già Ve
scovo , come da’Lessiei imparar poteva il Fiorista. Più
Non ragioniam di lui, ma guarda e passa.
(i) Expilly quivi p. 87.
17
gse
ta in governo a vita. 13. Grotteria. 14. In
trimoni. 15. Mammola. 16. Màrtoni. 17. Me
licuc'co. ,18. Misserguglielmo 19 e 20.
Molochio inferiore e superiore. 21. Motta Gio.
iosa. nm Morbogallico SS. Muiuli. 24.
Muleri. SS. Pagliuorio (l. Pagliaforio 26.
Piczoloni (l. Pozziloni o Pazziloni 27. Pi
carecarbone. 28. Pimgi ( l. Pirgi ovver Pirgo ).
29. Plaisano 3o. Polistina. 31. Prateria (4).
(i) Expilly cit. L. 3. p. qm
(a) ‘Repertorio di Calabria ult. f. 144 , art. quinque
frondium, ove leggesi: n In aun. 1501 Re Federico
vende al magnif. Ettore Pignatello consigliero suo di
letto , e luogotenente del G. Camerario la Terra di
Burrello etc. et sub tit. gabernationis la Terra di Mon
teleoue , necnon lo ius di potere consequire dapoi la
morte di Baimundo ( l. Marino) Curiale , lo quale e
ra vecchio , et era senza figli la Terra di Cinquefron
di, et la Terra di Morbogallico. n Quest’ ultima Ter
ra oggi è una gran tenuta presso Anoia. Borrello, che nel
me era del Co. Agnello Areamone cognato del famo
so Petrucci , forse si appartenne a Marin Curiale; ma
nol posso dire con valido testimonio.
(3) Nel cit. Sinodo di Monsig. Rossi p. 271 deesi
leggere Plaisanum in vece di Plazzanum, di cui, giu- .
sta l‘ Ammirati nell’Albero genealogico, fu anco Signo
n Giorgio Caracciolo ignoto all‘ anonimo.
Expilly loc. cit.
259
32. Radinia (l. Radicinia o Radicina SS. Rez
zigoni. 34. Scalamosorio. 35. Salvi. 36. S.
Donato. 37. S. Giorgio. SS. S. Gio. a Gira
vi ( l. Giraci ). 39. S. Leore ( I. S. Leone
0 Leonte tim S. Marina. 41 e 42. S. Mar
tino inferiore e superiore. al Sideroni. 44
Varani. xii Vuada. Questi feudi, e non altri
ho potuto io sicuramente investigare finora.
Osservazione sulla detta serie per Siderno.
Or dall’esposta serie molto chiaramente scorge
si , che Siderno1 al Pari di Grotteria, era ag
gregato alla Contea di Terranuova , tanto è
lontano eh’ ei fosse casal della stessa Grotteria.
Questa , e forse pur Siderno egualmente che
Castelvetere , appartenne l’ anno (303 al Gran
de Ammiraglio Ruggier dell’ Oria insieme con
rferrannova , Badolato , Micoteras Borrello (a)
(a) Non già Breoalle , come colla solita metamor
fosi onomastica leggesi nel Diz. geografico dell’ anonimo
art. Milelo p. m , ove pure nell‘ art. Casteluetere p.
est il‘suddetto Ammiraglio è trasformato in Rogerio
i de Lancia. Il I. della casa di Loria ovvero dell’ Oria
fu Riccardo, Barone nel 1239, secondo il Campanile
P. II. p. eqq delle sue Notizie. 2
e
260
Mileto e ‘Rocca ‘di Niceforo , falsamente detta
Nico/‘oro da talun rapsodista, della quale Gio.
11I. Conte di Gerace , che visse nell’ anno 1422 ,
fu anco signore , avendola‘ comperato da Antonio
Camponesco dell’ Aquila (1
IV. Addi poi tg d’ Ottobre dell’anno 1496
il Re Federigo concedette allo Spettabile e
magnifico Vincenzio Carafa (a) Grotteria, Ca
stclvetere , Roccella , Mottagioiosa e Siderom' ,
vivente ancora Marino Curiale : qui tunc erat
sine liberis ex suo corpore legitime susceptis,
giusta 1’ attestato del quinternione XIX E
cinque anni prima, nel 1491 , neppure avea
esso i) figli , nè speranza di farne nell’avveni
re per la sua decrepita età n Successe la
morte di esso Co. Marino nel 1501 a’ 4 d’ A
prile , secondo I’Ammirati Dopo la quale
(i) Della Marra, Note al De’Pieui p.36. Ed. u.
nm 1803.
(a) Costui fu figliuolo di Giacomo e d’Antoniella
di Molise , e marito diBerardina Siscara. Fu egli ezian
dio investito di Agnana e di Mammola.
(a) Fol 230 cit. nel Repertorio.
(3) Expilly Lib. III. p. yd e 75. V. I’ Ammira
ti , Fam. nob. napol. P. II. p. 341.
(b) Di Marino Curiale fu fratel germano Gabriele
cotanto amato dal lie Alfonso , che creoIIo signore di
abl
mflwfifi
epo-ca il Carafa entri) nel possesso degl’indieativ
feudi , che avev’ avuto a vita ed in governo ,
siccome fece Giacomo’ 1. Milano di Alagno ,
della Baronia di S. Giorgio , e di g altre ter
re o feudi dello stesso Marino , ‘onde il Milano
ne avea supplicato per la concessione , appres
' f‘ xliy uli
sua patria Sorrento , di Vico, di Massa e di castellqnlg
I . . . . p “fu:
mare , ed in morte 5h compose e: medesimo quest’epil
tafiio ‘ ‘mi’
Qui fuit Alphonsi quondam pars maxima regis ,
Gabriel hac modica contumulatur humo.
Cos‘i vien riferito dal Signorelli nel to. 111. di sue Vi
cende della coltura a eart. 507. Vedesi oggi però det
tato in d emistichi nella Chiesa di Monte Oliveto di
Napoli a man diritta nella Cappella de’ Mastrogiudìci ,
ove con danno e dispetto del metro sostituissi Marinus
in luogo di Gabriel: si truova ivi nunc tumulatur in
vece di conlumulatur. Il coltissìmo mio grande amico
lig. Marchese di Villarosa ha ben riprodotto novella
mente alla fac. 65 de’ suoi Epicedia selecliora cotal
dìstico col Marinus modica nunc tumulalur humo.
Il De Stefano Descr. di Nap. p. 97 avealo riferito col
Marinus hac modica nunc ec. Notisi in fine , che Ono
frio Curiale de’ Conti di Terranuova ebbe penprima
moglie Ippolita de’ Rossi, sorella di Porzìa, da cui
nacque in Sorrento agli Xl di Marzo l‘Omero italico
TORQUL'I'O TASSO.
asa
so la morte del Curiale, il Re Federigo che
nel 1491 liberamente gliene fece un amplissi
mo diploma. I teste citati Ammirati ed Ex
pilly ce ne assicurano.
v. Al prenominato Vincenzio Carafa , tren
t’ anni dopo, successe il figliuol suo Giovamba- i
tista (cui molto erroneamente (1) dal noto ra
psodo dassi il cognome di Canosa‘) negli enun
ciati sette feudi, o terre di Siderone, ec. Era egli
marito di Lucrezia d’ Aragona. Nel 1526 de
nunzionne la morte del padre , et obtulit relevium
pro dictis Terris , videlicet , Gructaria cum
titulo comitatus , Castellovetere , lioc-celta ,
Mocta Joiosa, et Sideroni con annui ducati
300 di Pagamenti fiscali di esse Terre, de qui
bus omnibus petiit investiri etc. (2). In detto
anno isse essa Grotteria pretese far credere ,
che soltanto Gioiosa , non già Siderno , antica
mente fosse stata suo casale, e n’ ebbe la peg
gio nel grave litigio sostenuto. La qual Preten
sione indarno ripete nel 1736 e 1746. Dal Ca
(1)Cit. art. castelvetere p. 364.
oj In petil. rale/in 3 cit. ne‘Regist. di Calab. ult.
aes
nfa passò Gioiosa a Gianvincenzio Crispano ,
ed al costui successore Gennaro Caracciolo. Il
quale Carafa poi nel 1540 vendette Mammola.
ed Agnana a Gio. Gallo. Or ritornando al nof
stro bel Siderno , sotto il medesimo Giambati
sta Carafa nel 1557 si fece l’ Onciario , o sia
rivelamento separato de’ beni sidernatisottoscrit
to da lui , essendone sindaco il Nobile Messer
Baldassare Macr‘i , come di sopra (1) si è os
servato. Quindi sempre più falsa si ravvisa l’as-i
serzione rapsodistica di chi scarabocchiò , non
essersi da Grotteria‘ separato Siderno prima del
1559. Come potea dismembrarsi questo Comu
. ne da quello , se non fu giammai unito?VI. Nell’ espressato anno 1559 Marco Anto-v
nio de Lofl'redo de ordine S. Consilii (a) as
seri d’ aver comperato , come ultimo licitatore,
per iiz mila ducati Siderno , Agnana , Màm
mola, Grotteria , S. Giovanni e Màrtone , ven
duti ad istanza de’ creditori di Geronimo Ca
rafa marito di Livia Spinelli.
(1) A eart. ne del Lib. I, u. 10.
oj Reporter. cit. to. I. fol. ny atergo.
est
VII. Sigismondo (a) Lofl’redo nel 1573 , denun
ziando la morte paterna , ofl‘er‘i al Fisco il relevio
per lo Stato detto , che in esso anno (1’ ordine del
S. Consiglio si subasto et remase al magnifi
co Marcello Rufl‘o per ducati 46mila dugento ( I).
Cotesto marchese Sigismondo nel 1592 , al gior
no di S. Luca , fece fare’ la traslazione degli
abitanti di Potam‘ia ; quae fere inaccessibili:
erat , nec sine magna incolarum incommodo
habituri poterat ., praeter quam quod magna
(a) correttamente dicesi‘ Gismando questo generoso
feudatario nell’art. Bovolina p. 350 del Diz. geogr.
del Regno. Egli è poi una mera goffaggine l‘ avere
1‘ estensore cosi appellata Bovalino , cui da eziandio
col Marafioti l’ altro aereo nome di Baccolino. Dal Bar
rio latinamente rsi denomìnò Bovolina , che lo Aceti
nelle costui note p. nm n. 13 dicea diminutivum a
Bovaforsan huius colonia. In passando noto , che il Il‘:
ad novembre ifioi il Re Cattolico confermò al sig. Tom
maso Marullo Terras Blanci sive eius Baroniarum
consistentes in Terris et Moetis Blanci , Crepaco
re , Potamiae , fun-is Bruczanae , Mocta Bruczani ,
Mocta Bubalina , Garerii seu Pannuri ( l. Pauduri ) xa
ac etiam la Terra di Condeianne. V. il fogl. 99 a
tergo del Repert. citato. ‘
(I) Quintem. 88 fol. 97 cit. nel Repert.
265
tra‘ parle ruinam minabatur una cum monte,
super quem aedyicata erat. Furon essi abi
tanti trasferiti in miglior luogo nella Terra S.
Lucae , quae ab oriente Adriaticum (l. Jo
nium) mare respicit; a Meridie flumen ha
bet , quod dicitur Potamiaeg ab Aquilone
vero et occidente ab altissimis montibusy ad
quorum radices est posita , dq/‘enditur. Con
tai parole ce ne conservb la memoria Fra Vin
cenzio Bonardi Vescovo di Gerace nel suo ra
rissimo Sinodo tenuto ivi addì II di maggio
1593 , ed impresso in appendice del Sinodo
Vincentini egualmente raro.
VIII. Espostain vendita la Terra di Siderno
devoluta per la morte di Ant. Gesualdo , dal
la vedova Marchesa di Castelvetere Livia Spi
nella .. che altri (1)'con chimica trasmutazione
sbattezzò in Lucia , il di 15 giugno 1574 ven
ne comperata in nome del figliuol suo Fabbri
zio pro pretia ducatorum viginti mille , cum pa
cto de retrovendendo quandocumque terram seu
castrum nominatum Mota Siderone cum eius
castro seu fortellitio , domibus seu palatio
_ l
(i) Dizion. geogr. art. Siderno p. im
iae .
etc. (1). E nell’anno 1589 da essa Spinelli se"
ne fe’ l’ asserzione d’ averla acquistato come Pa
vea tenuta D. Giulia Carafa e D. Antonio Ge
sualdo, che nell’ art. precitato malamente scrivesi
D. Livia Carafi’à, seu D. Antonia Gesual
do. E poichè cotal compra spettava al detto suo fi
gliuolo Fabbrizio , perciò gliela cede cum omnibus
‘etc. (a). lo indarno ho cercato l’original quin
ternione VII per consultarlo nel generale Ar
chivio, essendo inesatta la citazione qui allega
ta. Il che avviene in altri quinternioni mala
mente citati ne’ registri, i quai quinternioni
senza mai consultare in fonte, come nell’Archi
vìo stesso ne fui accertato , l’ anonimo suddet
to sempre allega nel suo Augiae stabalum , sicco
me bene il Cavalier D. Francesco Daniele, vir
tnoso nostro amico , e di eterna ricordanza ,
chiamava quel compilamento geografico del me
desimo: il quale sparse polvere agli occhi de’ cre
‘duli , e sbigott‘i‘costoro a spese altrui con tan
te citazioni alla forense. Or nel predetto Sino
’ (1) In quint. lustrum w ,fol. 324.
(2) A51‘. in 7 , fol. ada
36
do Bonardi del ‘1593 si dichiara compreso nelî
la Diocesi geracese , casale Fabritiae , nuper
ab lllustriss. Domino Don Fabritio Carrafa
Marchione Castriveteris , in centro montìum
ipsius Castriveteris, in loco qui dicitur delle
Prunare , et est ex parte qua flumen Alari
decurrit, erectum et aedificatum Si scor
ge quindi la milensaggine di chi stranamente
volle appellarlo Casal di Fabritiata , alias
li Brunari. Dicesi tuttavia Fabbrizia dal nome
di suo fondatore , e Prunari col P dal luogo
istesso. Fabbrizio figliuol di Girolamo dalla mo
glie Giulia Tagliavia di Aragona ebbe molti figli:
il primogenito chiamato Vincenzio maritossi con
Ippolita Sta‘lti, figlia del March. di Brancaleo
ne, e divenne il ceppo della Casa di Bruzzano,
ora di Roccella.
IX. A 17 di luglio 1607 , eda marzo 1613,
il predetto Fabbrizio refuta ex nunc pro tunc
sequuta morte al primogenito Girolamo la Ba
ronia di Siderone , le Terre della Roccella ,
qui Bonardi Syn. tit. 33 , eap. I, p. 135 in Ap
pend. synodi Vicentinae.
aes
di Castelvetere , di Condeianni e del Bianco‘
co’ rispettivi titoli di Principe , di Marchese ,
di Conte e di Barone (I). Il di os febbraio
1617 siffatta donazione fu munita e confermata
di regio assenso. Esso Girolamo fu marito di
Diana Vettori Borghese i dal quale a’ 9 dicem
bre labo si denunziò esser quegli trapassato il
di 6 di settembre 1629 ( non già 1630 , co
m’ crratamente dice taluno ) e vi si nomina
nella petizione (11) il casale Fabrizia, e Roc
ca Siderone. A di og novembre 1630 se n’ e
ra spedita significatoria in duc. 5435; a di nu
febbraio del 1631 in ducati 31 , ih Io; ed a
maggio seguente in altri ducati 1091, I , 17
X. Nell’ anno poi labo l’ Illustre Girolamo
suddetto donò al suo primogenito Fabbrizio la
vTerra di Siderone con suoi casali; quel
la ‘di Castelvetere con Fabbrizia ed altri casali;
quella di Bianco con Casignana e Carrafa
suoi casali; e quella di Condeianni eol casali
_
(1) In Rqf. 6, fol. 100,- in Quint. tem 185,‘
in quint. 57,f. 259 0 ter. citati nel Regisi. suddetto.
(a) In pel. relev. 4,f. 284 e sat tcr. ul supra,
cij In signif. rclev. b ,f. 234 e SS.i a lerg.
i
segsuoi di Ciminà e S. Ilario (1). Da’ cui eredi
la Baronia di Siderone si possedette fino al 1693 ,
cioè insino al principe‘ Carlo Carafa. v
XI. In detto anno 1693 acquistossi la bella
e deliziosa Terra di Siderno, come da dot
to scrittore franzcse (a) dicesi, da Giovanni VI.
Domenico Milano , Franco , d’ Aragona , Ven
timiglia , Normanno , e Carretto , Vnigenito di
Giacomo III. fu XI. Signore , e VI. Marchese
di San Giorgio , II. di Polistina , Grande di
Spagna, e I. Principe di Ardore (a) e del Sa
(1) In quinl. refut. 9, 132 cit. dal I. Repert.
f. 953 a lor. art. Roccella Terra.
(2) Ab. Ezvpilly cit. Op. a c. 150.
(a) Nel Dizion. geogr. del Regno falsamente dice«
si Ardore poco distante da Catanzaro: ne dista due
giornate i e dodici miglia da Gerace. In esso Ardore a
siar'ni lecito qui aggiuguer questa novella non inutile ,
nacque il di zS marzo 1737 , ove morì la sera de‘ is
novembre 1783, mio cugino D. Nunziata Morando l
celebre filosofo , giureconsulto , e calligrafo. Fu egli
della stessa tempra di Cicerone, che riuscì grandissimo
t oratore ,.e non poeta , i cui versi Giovenale chiamò ri
denda poémata. Divenne l’ oracolo della Giurisprudenza
di tutta la provincia , e il più valente interpetre de’ Di‘
syn
gro Romano Impero‘. Gio. Loreto marcli. ‘di S
Giorgio di tal linea morì a tg maggio i816
Or nelle Ordinazioni e pandette impresse in
Polistina MDCCXII. nella stamperia barona-'
. le dalla p. ys a 80 in tre capitoli si favella
de’ diritti, ossieno emolumenti spettanti al Ca
pitano , ed al Mastrodatti di Siderno nelle cau
gesti e del Codice del diritto romano , compastore del
la Colonia Arcade Locrese fondata l’ anno 1753 in Ge
race da quel luminare del nostro Capitolo D. France
sco Niccolai. Corresse ed illustrò molti oscuri luoghi
dell’ Epistole ad Attico , e delle 0razioni di Cicerone.
Ma poichè il tipografo napolitano Giuseppe Porcelli ,
cui furon trasmesse dal Morando le correzioni, non pro
seguì la nobile sua impressione delle ciceroniane Opere,
quindi due sole emendazioni se ne veggiono in esse.
Una è nella Rettorica ad Herenn. Lib. IV , c. V, p.
170 s e l’ altra nel III. Lib. cap. XXVI. De qflic. dopo
la p. 650 del Il. volume. Cotesto luogo era riputato
inesplicabile da tutti gl’Interpetri’; ma l‘ egregio cugin
mio dice: Ego parvo motu , idest pnrenthesin interpun
ctionemque immutando, ei medicinam paro. Ove rap
portandosi e correggendosi il luogo corrotto , alle pri
me parole , Utile videbatur Ulissi , tronche da paren
tesi , felicemente congiugne le ultime del‘ periodo , non
honestum consilium con altra parentesi a. questa.
271
se civili e criminali ec. Al cap. 25 , n. 15 si
dice: Per copia di processo , grana cinque
per ogni carta , qual deve contenere righi 25
per ogni ufiàcciata , ed ogni rigo parti dieci
senza l’ emissillabe , ma giungendo l’ emissil
labe a tre , costituiscono parte.
Serie de’ Protopapi ed Arcipreti Sidernati.
18. All’ esposta serie de’ Dinasti di Siderno,
fo succeder quella de’ suoi Protopapi ovvero
Arcipreti , che io ho potuto finora rintracciare‘.
Spero cl‘i’ella sarà in appresso ben rettificata ed.
emendata da migliori cure e diligenza altrui.
Ora pel nostro Siderno è un sempre maggiore
argomento di sua antica origin greca l’ avere
avuto da principio tai Protopapi. Col qual ti
tolo tutti gli Arcipreti di quella geracese Dio
cesi , ch’avean parroclii a se soggetti, si ap
pellarono e si sottoscrissero. Ed. alcuni tuttavia
il conservano ne’ loro atti pubblici. Essi Proto
papi , oltre al Libro de’ morti della loro cu
ra,ne formavano un altro , onde registrare i
defunti de’ casali o villaggi a loro sottoposti:
i cui rettori chiedean licenza da quelli per
seppellire i trapassati nella lor cura o rettori-a.
a a
A7gli anni addietro mi si disse , che fino al
1783 il sidernate _Protopapa , venendo richies
sto della licenza dal parroco del vicin casale
d’Agnana per lo trasporto de’ cadaveri di sua
chiesa , gliela concedca ; e che ne’ tempi andati
talora giva vestito di cotta e stola insino allaCol
la , donde a vista d’ Agnana dava in segno di li
come la benedizione coll’ aspersorio, come se
si desse azione nel distante. Tanta era lagelo
sia giurisdizionale di lui! Con tale atto dine-
tavasi la spettanza del Protopapa di benedire
il cadavere , cui avrebb’ egli benedetto ove si
fosse trovato presente. All’ epoca predetta per
conto de’ continui tremuoti andò in disuso co
tal richiesta. Conviene osservare , che dalla
Platea arcipretale di Siderno (1) fatta nel 1733
ricavasi, che nella contrada detta S. Francesco
0 Limina , vi era stato un casale cosi denomi
nato , in cui v’ erano ancora famiglie a tem
po mio, disse 1’ arciprete Correale d’ allora. Que
sto villaggio dovette soggiacere , al pari di
Pazzilloni nell’ agro sidernate e di Agnana , al Pro
(1) A carte ni
273
ropapa suddetto , ‘come di suo diritto ‘e giuris
dizione. Ma esponiamone la serie.
I. Nel 1300 tanti-(a) il Dott. D. Antonio Sandi.
II. Nel 1550 D. Andrea Spanò da Mammola.
111. Nel «1556 n. ‘Giambattista Polimeni: suo
porzionario D. Iacobello Petrosino.
IV. Nel 1 565 il Dott.Pietro Polimeni da Gerace.
V. Nel 1575 D. Giambatis‘ta Mangiavita da
Brancaleone a’ fi febbraio z D. Girolamo Seve
rino e D. Lorenzo Carpentieri cappellani.
VI. 1577 sino al dì wg di novembre 1589
il Dott. D. Giovandomcnico de Rinaldis geracese ,
‘che di carattere autografo da febbraio sino ,
a’ 29 ottobre 1578 si sottoscrisse protopapa et
cappellanus mottae Sideronis. D. SalvatorevCapezza era pure cappellano. v
VII. 1589 D. Niccola Calidoni-o parroco por
zionario della Chiesa matrice , secondochè Monsig. Pellicano mi significa. I
VIII. 1598 il Dott. D. Alfonso Correale da Si
derno.
_
(a) Il rinvengo in delle memor'rucce domestiche del
già mio zio D. Bruno, che avealo ricavalo da vecchie
schede ora inesistenti.
18
eqi t '
vIX. 1600 D. Giulio Alvàro da Roccella.
X. 1615 il Dott.D. Gio. Leonardo Muratori da
Gerace.
XI. 1617 D. Lorenzo Politi z D. Giuseppe
Zappia suo 'porzionario.
XII. 1640 il Dott. D.Gio.Marcliese da Genova,
XIII. 165 z il Dott. D. Domenico Politi da Ria
ce. Costui nel 1651 era parroco della Nunziata , e
Vicario foraneo in Siderno, ed intervenne al Si
nodo Vicentini tenuto allora a Gei'ace.
XIV. 1664 il Dott. D. Andrea Prochilo da
Màrtone.
XV. 1701 il Dott. teologo D. Salvatore Nanni
da Roccella, già parroco’ di S. Anastasia della
medesima.
XVI. 1718 il Dott. D. Francesco Correale da
Siderno. Fu Vicario generale sotto Mons. Diez.
XVII. 1760 il Dott. D. Vitantonio de Martinis
da Simmarìo , volgarmente Zimmarìo (a) , ove
(a) È posto in diocesi di Squillace presso Catan
zero in Cal. ulteriore. Nel 933 fu preso da’ Saracini ,
e nel 934 fu ripreso da’ Cristiani. L’ editore del Meo
to. xll p. 478 , diccndolo Simeri , Semeri , Simario ,
Simmari , il ripone n ove era, dicono, l’ant. Sibari.»
n 5
andò a stabilirsi, ‘essendone stato eletto Arcipreze.
XVIII. I 79: il Dott. D. Giovan Batista Correale
S. Croce da Siderno , Protonotario Apostolico,
trasferito dall’ Arcipretura di Màmmola.
XIX. 1801 il Dott. D. Michele M.a Bello da
Siderno, degnissimo discepolo di D. Antonio
Genovesi i e morto il di 9 (1’ agosto del 1820.
XX. D. Giuseppe Albanese da Siderno, elet
to a di 5 d’ot'tobre dello stess’anno 1820.
Prima di torre manum de tabula noto , che
dagli n gennaio 1579 sino alla fine 6.’ esso me
se il Rinalflis vedesi firmato Archipresbiter ec. yIl che vuolsi av’vemire ,Vperciocchè Monsig. Pel
licano m’ avvisa , che il nome s od il titolo di
Protopapa , durò in quella sua Diocesi di Gera
ce fino al i575. Nel quale anno chiamavansi
soltanto in quelle carte con tal nome i Parrochi
di Bianco, Bovalino , Bruzzano , Careri e
Condeianm' , i quali poscia intitolaronsi Arci
preti.‘ A buon conto parmi agevole il conchiu
._-_
Egli è questo però un suo non lieve sbszglio geografi
cos poichè Sibari era dimoltissimo lungi da detto sitonella Calabria cileriore veiso la foce del fiume lcrati ,
che sbocca nel golfo di Taranto.
virgu
276 ‘
demo, che quel Protopapa sidernate intanto’ sia
stato 1’ ultimo della Diocesi a deporre l’ antico
titolo prot'opapale a in quanto che la sua greca
chiesa per avventura n’ era stata la più antica e
la prima insignita.
Monumento greco del 20 marzo nom
1g. Mi auguro di far cosa grata agli ama
tori della istorica erudizione de’ tempi bassi
col qui inserire un greco Stromento con la sua
traduzione latina. Imperocchè ricavansi da es
so , oltre a un Protopapa Niccolò della catte
dral giracese , ed a un di lei Vescovo sconosciuto,
cioè Costantino I. (dettosi Peccator, cui pon
go tra Niccolò Doxopatrio e Basilio in quella se
rie dal Parlà tessuta ) predecessore dell’ altro
fiorito nel mat e sottoscritto (a) Imperfectus , ri
(a) Questi , giusta il suo Biografo Monsig. Pasqua,
fu Vescovo di Gerace per un triennio dal 1234 in poi,
e per umiltà si sottoscrisse Ego imperfictus constanti
nus Locrensis Ecclesiae Episcopus. Erasi egli cosi fir
male in un greco documento, con cui auctoritatem
consensumque praestitit, dio‘ esso Pasqua, Gerasimo
‘ ' m-vkm um
afl
cavansi , io dico , talune belle notizie meritanti
una illustrazione, che benvolentieri ometto, essen
do aliena dall’ attual mio instituto. L’ original gre
ca Pergamena ovver cartapecora , tutta gllirigori o
intrecciature di linee presso me esistente , era stata
latinizzata dal P. Pecce Basiliano contraduttore
col P. Maestro nipote del Abbate Saler
no , secondocliè sta scritto nella versione istes
sa. Ma siccome questa non finiva di piacer
mi, cosi ho amato meglio aggiugnere quella
del dotto Accademico Ercolanese D. Bartolom
meo Pessetti agli anni addietro eseguita per le
mie premure , che altrove cij ho menzionata.
Or non conviene tacere , che avendo San Gre
gorio vrI nel Sinodo romano del 1073 ordina
to, che fosse del solo Pontefice di Roma il ti
tolo di Papa , il quale fino al X. secolo della
Abbati S. Philippi, qui Monaslerium SS. Apostolorum
Petri et Pauli Guilielmo Hìeraciensium Principi con
donarat. Laddove il I. Costantino, suo uI. antecesso
re’, avea fatta in diverso oggetto questa firma: Peccalor
constantinus Episcop. Hieracii subscripsi. Ne appariìee
quindi non esser desso.
(1) Osservazioni cit. p, xLvuI , u. u.
278
Chiesa frovasî dato a’ Vescovi quai Pald’ri dal
greco erimus pater; tuttavia nelle carte cala‘
bresi , come nella’ nostra Pergamena , vedesi il
titolo di Papa , in significato di Cherico, scritto
armis coll’ accento circonfl’esso a difi'erenziarlo da
avemales coll’ accento grave dinotante il Papa i e
quel di Protopapa in vece di Arciprete o sia
di Parroco. Il coltissimo filosofo ah. Genove
si (1) bene avvertito avca , che Papa fu ogni
padre , Parroco e‘ vescovo , tacciando un Prete
semiteologo, da cui S. Girolamo fu proclamato
scismatico , per avere scritto, PAPA‘ SANCTISSIME,
in un Principio di sua lettera a S. Agostino (a).
Quetossi il prete , quando 1m uom Placido gli
- disse, fratello . non chiami tu. Papà tuo padre ?
Il che avrà ignorato un Vescovo allievo del Ge
novesi , perocchè nel Decenni-o militare a sotto
il di 29 d’ Aprile del 1810, il così detto Gran
vicario di Napoli fece rapporto al Ministro del
culto per la suppressione del Protopapato diGc
(i) Logica per gligiovaneui L. II. cap. II. 13’ ,
e L. 1v. cap. v. 3.
(a) Non in una sola, ma nelle lettere 66 , 69 ,
il s 74 a asa 8°.
__ _ a _...4
ntia
race , e ne ottenne‘ l'intento colle appresso tre
bizzarre e spiritose ragioni.
aaaaaa
a:
esses
n
n
n Il Protopapato (e’ dice) che vaca nella Cat- .
tedrale di Gerace , deve sopprimersi, secondo il
mio pensare, per tre ragioni. 1. Per levar via
dalla persona di un Sotto-Maestro di ceri
manie ., impercioccliè tal’è l’ ufficio che da
quel Protopapa si esercita , un titolo cosi
cospicuo‘, e che non converrebbe bene se non
a S. Pietro o eh’ è stato il primo Papa della
Chiesa. II. Ch’essendovi il Maestro di ceri
monic , non è necessario il Sotto-Macstro ,
o almeno che abbia un titolo per lui ampol
loso , ed un’ insegna più decorosa del Mac
stro islesso. III. Finalmente Percliè Portando
la rendita di duc. dodici P anno , sarebbe spe
diente di assegnarsi gli stessi alla Parrocchia
‘più povera della Città , o della Diocesi. »Mi ricorda , che indarno allolra un vivente scrit
tore sfol‘zossi di persuadere il dotto e illumina
to Ministro a conservare siflàtto antichissimo
Protopapato , di cui ne avea favellalo l’ erudi
tissi-mo sacerdote napolit. Genn. Grande ., e al reg
giano Canonico Morisani cij con bellissima ed
(i) Grancle , 0rig. de’ cognomi gentilizj P. lV ,
29, Moris. De Prolopapis etc. Neap. 1768.
l
280
appositissima Opera, non che il celebre maltese
Domenico Macr‘r'nel suo Hierolexicon alla v.
Protopapas : lIDPGI‘OCClIè se ne‘ volle la proget
tata abolizione’.
Ma nondimeno‘ poscia il voto universale chie
dendov la ripristinazione di tal oificio piuttosto,
che laeriefizio residuo della veneranda antichità ,
Monsignor Pellicano, Vescovo di Gerace (1’ ogni 10»
de dignissimo , pel fervido amore di tai studi anti
quarj , quae nobiscum pernoctant , peregrinan
tur , rastieantur et nobiscum etiam episcopan
tur , come di se stesso potrebbe ragionevolmente
dire col ch. Cardinale e Vescovo di Brescia An
giolo quirini ; con‘ savio accorgimento nel 1821
ripristino il Protopapato in quella sua normanni
ca Chiesa cattedrale , confe-rendolo a D. Nicco
la Prestinace. Dove nel Coro l’ insignito dico
tal greco titolo occupa l’ ultimo stallo inferiore
con mozzetta paonazza , simile a quella di noi
canonici , non già più decorosa della nostra ,
onde differisce perch’ ei portar non può cano
nical rocchetto a ma soltanto semplice cotta. E
gli e l’ Arciprete del borgo maggiore di quella
Città , facendo le funzioni di sottocerimonierek,
daccliè il cerimonier maggiore è collega nostro.
n-1
281
Il i‘eintegrato Protopapa degno è d’ encomio per
aver quivi rimessa la Comuneria.
Or notar si vuole, che il sullodato Morisani
non ebbe contezz‘a , che de’ soli Protopapati di
Gerace e di Castelvetere, quantunque avesser
gli avuti in quella Diocesi: Bianco , Bovalino ,
Bruzzano , carere , Condeianni i Gioiosa , Grot
teria , lloccellao e ’l nostro Siderno. Notisi pa
rimente coll’ ab. Grande , che fino all’ età sua,
cide nel 1756,01tre a Gerace , cotal titolo pro
topapale trovavasi usato in Reggio a in oppido ,
Castellina , Palizzi, ed in altre Città e Terre
da taluni Parrochi e canonici ; e che la Chiesa
di Lecce ebbe un tempo anch’ essa il Protopa
pato ., in cui essendo estinta questa dignità,
quella Mensa vescovile esige un diritto detto della
Protopapìa. Nel Sinodo di Monsig. Diex de Aux
tenuto in Gerace addi 28 , e 29 di febbraio 1704 ,
e stampato a Messina lo stess’ anno , truovo a
cart. 87 un solo sottoscritto per Arciprete e Pro
topapa , cioè quello Terrae Bobalim'. Noto
in ultimo, che Monsig. Cesare Rossi, il qua
le al 1750 da Montepeloso fu traslato in Ge
race , nella sua prima relazione ad sacra li
mina in parlando delle Chiese maggiori o sie
no plebane .di sua Diocesi per la soggezione
aen
de’ Parroehi alle, medesime‘ , cosi spiegossi» uco
me m’ avviso gentilmente Monsig. Pellicano z Ta
les sunt Archipresbyterales Ecclesiae casti-iive
teris , Blanci, Boccellae, Gioiosae, Cryptaeau
reae , Bobalini , quarum Archipresbyteri Pro
topapae nuncupantun Da questo io fo argo
mento, che sebbene il sidernate non intitola
vasi allora Protopapa , pur ne conservo gli anti
chi privilegio diritti sul piovano di Agnana , co
me sopra vedemmo. Ma prima di riferirsi la
Carta greca , si avverta che la firma vescovil di lei
con caratteri assai maiuscoli ed intrecciati, eu
stendesi per più d’ un palmo da entrambi i
margini non senza final cifra più elevata e de.
pressa.
283
t Si-yvov xetfòs Nmm'a ma‘ Alsfiowdfe . . +
i Si'yvov Xszpòs A’Hwus 'yuvumò; miri? . . q
4. Éi'yvov Bacozltez’e un? oiórà'v . . +
A’valtuufiuvouévot , non‘ oz’nseouus’voz ‘rais vipera’
foug 1,8{009 non‘ tiym-armis (I) ulmfovóuoug, mi
ou'yulnpovóuous, mi ire/paul aro'ioav ò'xlnowi faret
Sviqrsp vineis oi o’wco‘répco siy/lyzevypacluueiyoza oi roi o'i'yvu
fiiv ‘rqiiccv , mi gæowozcfw guufc'óv idioti; iisatim
xspci umówroyfa’vlow‘rss iwt-iuae (2) rai (3) ‘Golosi,
èuouoi'cos, mu biue-rauslirms (4), Bîxmroisns fifa
se mi‘ aiyoiyuns, xai arowfds aiwt'yofeuus’vou (5)
quam Bfiltov on (6) fn'svrpo'muuev aquis quis wu
otas uu’wàélteous incisus 101'} Mrixoue'va (7) uu- _
pi (8) Eóonut'ou limum/ova terre nomao ‘Diluir
qrov , un‘ Énsuoqiultuwx tiis Me'yoilt-qg Kuóoltmfi;
lihmlmoiacsa mi‘JIawroîv Pcooivinrwa ma‘ Ilwzró'w Keny
sowrîvov , mi quis 106; (9) ulmpovóuovs iariv
uui dzmdzixous 'rd ‘riue'rsfov xaipaiotov simas , ma‘
òltonlvifos (lo) , óaref èxaouev (i I) suam-may e’wrviv
m dvmroos ) fab ) co fa) co
duet-auditas ) (5) aîvmyopsupze'vou ) (6) Sulovó
ft ) (7) oi'froixous'va) (8) xufia) (9) 1009) (IO)
òkoulvipws ) (n) ixo/xay
284
ogy Alfylow Kocîb‘olmfiv E’nnìmcww (13) orafa;
mii Momajzminrov (1 o E'vrzouóvrs arólsaos Is'foimà,
ttv-fu (15) Kawsown'va, iv ‘rfi (16) aram-puiemus
Koigns A‘yz’as Kupzomfis fzróleos Aonfiaosa eis fa,
Evóev pte/mis (17) aro-ramos ‘m5 Koórou , è’aro'wco ,
iis 16v fiouvòv , orlnoz'ov iilud-w ‘rEov iiyopocsàiv ,
arsfzópzgópsvov Se‘ oii-may oîflrò yev A’vorrolfis ò aia/facer
mBàs ris A'yîacs finitima/aug ma‘ i] cipue/vcra ,
ma‘ Xcofoîowc oyrriv ‘z'cîw oî'yofocsrîv' duro Sé Az’oeos (18)
6’ óìfpuìs, ioci oìw’ A'fmfou (19) é M309 6 amu
foròs czoj.l noni xcefo’zqnov tiis E’mlmoîocs, noti vf
qrvwù ‘Iii; Aoiqwns- in se NóTOV (21) xofdow Km,
Mfifoù' , mi roa xólou, mei Év’yulmz’as. liiqu
pskoipæysv (22) se Erg cuisu 116238 mi duras n
pw’w , sin (23) rv‘w ozmmgo fiac'év oipafjfidow (24) ,
xpóoewx (25)‘10191’01 rpzoinovmamci moroc Mficérss (26)
‘rifai; u’wò xszfcîw ai; eis xeîfocs fiac'év , diam naoi livel
(12) in ‘rfis ) (13) A'yz’as Kafìolmfis E’x
nimius ) illa Mamapzcémw) (15) iwfz‘e) (16)cir/j pe'ws ) (18) Aiîoecog ) (19) A9111011) (20)
Gwvfw‘rós) (21) Nórou ) (22) mifai/sonat )
cum efte ) geo dyesiwav ) (25) xfv'cwqa )
(26) lacsenas ).
I 285
imum (27) s’vcwrzov fav fivrorsz'awe'vcovpafrfifmv ,
aaaoi-integer fzrfòs iuis rsMaw (28) uui arknfsaroimv
àwfvrfaaw toti Is'xew dies 16311103214 (29) xæpaicpgov
simas uui sunama ara Tò'u min uui sis folis
ieegsig (3o) Xpóvous , rem/u ‘rsuvc'òv , eis óìwocaow ai;
éiouaz’ow uui uufza'mîoo (31) erzrmpzmnsiva nati 35
cvrógew, woleîv (32) xay/gaya inane/wm (33),
wpozìîv labi iimu/fateatu- uui am ó Gsîo; 1161.40;
totis z’Bîous Sscwróms emensis/vetat ., à’); ftri m'ipos
mi ‘rv‘w eisdem sua vraf’ iudw izlnoaires (35) ,
un uoMouevoz (36), ii gmroazgbpsvoz mufti rwos 16v
fiys‘re‘pcw z’Bîcov, ii oi'yowrsróóv (37), ‘i ulnfovófwv,
i cuyximpbvopcov i érs’fou ‘rwos. me (38) arcte nou
fcd (39) fi xfóvco (40) o’wocqw'sz ris SzeyoxMzv 65g,
ictus-au iuris 106 Euesv'cîsóew jl uui StenSmiv (4:),
ma‘ qroteiv ciis dvevbxM-rous dvrd mcntis afoadmou
gsrvoureruoci iSiow raea (42) In‘; araoibuev 1015’.
(9.7) dvsnwrfi) (28) dixeram ) (29) 811141505»)
(30) e’qasîfis ) (31) uufzófnm) (32) nekelvj
(33) o'w mibi-new ) tati wyomsrvj (35) e’zìmqzórss)
(36) ucokóoyevoz) qbvij oiyowrmcîw ) (38) Eiaì)
(39) mifai ) (4o) xfóvcp) (41) EzsxSmsW )nisi du
286
guqbsySeószv , mi 3151131151’, uini uui 41326:
usrausliaw (44) évrawmspoofis wezfalafaysv (45)
roa évrowelg‘sîv, óyoìo‘yofîpcsv ómst'cu (46) ilucfw
oro/part wfi Soiivs (47) diis 16 Svilwóèv riuzua (48)
mii Buqrlofi , minoris1 uui 15263011; a mi esl
Tz'aî‘aeis, iis e’arzàigezrs (50) iv ffmrlqîv uui u‘vrs‘p
wafafiaicews ‘rcîw triticum uui gcooarotciw ctaufciv
gnuzofifjuz n‘fxa'is iv 166 (51) Secmormé‘: aug/nimie (52)
yopiauarcfw Kg’, ais Se? ‘mi; aipwmîs (53) reino
zàz'ccv é'y'yfaocov' si ficti-re càxufa‘w (55) aaifia
fiaw, petiolum (56) mi mwafawaleurov atim/sim
‘mi inutilem ‘nrìv, rupecav e’y'yfaenv aufer-potum
arpòs iuis totis iivai-ripam é'y'ysyfapue’vovs 'wnczóug
duwàélcpous , manibus ‘106 oifzrì'xoas'vou (57) no.
{E (58) E'vqmpu'e Kowamie, fbrti Howrb’w spiritum
wov, uui aueuooólam ‘rfis’Meq/oîìms Kaóolmfis
limul-acias mi nmrajiv I'ceo’wvnv , ma‘ nomina liævo
\
(43) bzsubmziv ) ueracuelsiaw )vrstfaodausv ) (46) oiusicp ) 306W: )dan/ia ) (49) amini ) (5o) consilium ) (51)
‘ma ) (52) numinis ) (53) ufvnw'z's ) (54) ii
robub (55) óxupòv) (56) fiefiaiov ) (57) iieror
xoye've) (58) mifl/a
287
m’uvrîvov , mi «fa; 706; ulnpovópzoug a naui 8;“.
36x01’; nus pzéxfz ‘refno'ifcov ult-syon mi ‘roù‘re ao
fouiyou (59) toti ‘rs'lou; ris liubolmis E’mtlln
cz’as. _ò'vrsf non‘ lineis oi misse yfwpgvres alpriæsl- .
qua: non’ s’vwu‘ròv ‘rslsi'v ai; iv ‘ti (60) oi'yz‘oc geo
Kaóohwij finitimum flvrèp ‘roil inserit-ros Xaofaqn's ,
mfi-bu noti €75: e‘rellov , rov maii xfóvov non
ma. aula-mii éuàórmov XO‘J’YI'I’OV e'îxaw loeb fnrs‘f
aiu-roi e’n fiiv (63) vrfoaslwjò'wfoa eamque/m
roy (65) E’vrz'anovrov (66) mifzov Kcovarowfl’vow (67) v
non‘ é’ycà milza» agame a’w-rò fa Xafn'ov s‘uàórmov
erras dabis 101}; aiuwÈèÀoous ó'woóev (68) eqq/vestram
,u.’ evoug, Bui xzzfò; Kaworow‘ri'vou Szoinovou1 uui
arfmrovowpîs ris Me-ynilms Kacóolmfis fruimur/usa
non" évrz‘rfom'is uni A'yza'mrs (69) magnam uufz'a
lem/buere vróìscos regium év ,unw‘ blxfn'qo, sino
615 (70) iv è'rsz nia e'va'm’zov oìizoìtó'ycow ma‘
o’zfizovrwwv nafrófwv . . +
(59) awgone'vou ) (60) ‘m’ ) (61) wyzo; )
loeb Ezxov ) (63) tou ) aryoBnÀaaSévrog )
(65) mancipia/armisy (66) E'mo'nóvra) (67) nutu/eliam
Martin) (68) u‘ivcofisv) A‘yzai‘mra) (70) s’luoatij).
l
288
._ear.--_-__‘_.>.\___v.-.fi/"‘
l
f 0' tiu-telis Nmólows l'lfaafoarmro‘ts fiis Ms'yaiìmg
Kaóolmfis E’unìmoîas {tiptop easy-fila . +
i 0‘ esu-telis liar/arawtivos Ajzxzazoiuovos aaif
. ‘zuf ervxov. +
al, o e’u‘rslwîs Geóàwfos lie-petis xai xotkrelo't
pro; (71) aat-prae +
‘i. Nmólaos Noraifws , antifles mii l‘efaó‘mòs
(72) utimur fivre'yfoila laico (73) xezfi . +
qi o‘ exi-telis îefeiis Bacoi'lsios ò illuminat/as
E'udmog paifz'uf dorso/faida. +
i Alptocfrcolxds Kcovcrmvfîvos E’flrîazowos I‘Eft'tme
iariv-forum
(7x) xafralaifzor) opp I‘efamuòs )(7 ab ma).
289
4. signum manus Nicetae atq. Alexandri . . +
4. Signum manus Annae uxoris ejus . . +
4. Signum Basilii flii ipsorum . . +
Recipimus , nobisque adjungimus nostros pro
prios, et dilectos heredes, et coheredes , ce
teramque omnem turbamg quoniam nos supea
rius inscripti , qui signa venerandarum et vi
talium Crucum propriis nostris manibus ad
notavimus in hoc scripta sponte , et absque
retractutione , procul omni vi et necessitate
atque omni amato dolo , videlicet vendidimus
vobis germanis fratribus .. legitimis , filiis de
mortui Domini Euphemii Canacii , Papae
Philippo , et Scevophjlaci Magnae catholicae
Ecclesiae et Papae ioanni , et Papae Con
stantino, et heredibus vestris, ac successori
bus nostrum fundum‘in totum , et in solidum,
quod quidem possidemus venditum de Sancta
catholica Ecclesia a‘ Beatissìmo Episcopo
civitatis Hieracii , Domino Constantino , et
in possessione Virginis S. Dominicae Civita
tis Locrensis , illic , unde magnus torre ns Culi,
superne , in clivo , prope dosl qui emptionem
facitis , circumscriptum autem hoc modo: ab
oriente quidem ager consitns piris silvestribus,
I9
ago
qui est Sanctae lfcclesiae sabuletumg et
praedia vestri ,i qui emptionem facitisg ab
occidente autem sepesg atque a septentrio
nibus saæum in crucem conformatum , et
fundus Ecclesiae, atque fons Daphnes; a
meridie vero fundi Calabra‘ , et Chili ,
et Synclesiae . Accepimus autem a vobis
etiam ipsius pretiums seu pactum et con
ventum inter nos , aureos tarenos XXX. At
que his acceptis a nobis e manibus vestris in
manus nostras integris, et justi ponderis co
ram subnotatis testibus, fecimus venditionem
vobis perfectam et plenissimam , ut vos pos
sideatis dictum fundum in totum , et in soli
dum ex hoc et in posterum tempus , in Na
tos Natorum , in tota vestra potestate et do
minio occupandi , et possidendi , vendendi ,
donandi , permutandi , in dotem darzdi1 obli
gandig atque in quantum divina lex legitimis
possessoribus permittit , sic domini-um et po
testatem ipsius a nobis adepti nec prohi
bitionem , aut impedimentum patiamini ab a
liquo nostrorum propriorum sive dilectorum
vel heredum vel coheredum aut ab aliquo a
lio. Si autem unquam in praesenti , vel in
posterum exsistat aliquis , qui molestiam vo
.-r-"' se "Î". year-1 her Le“: d _ _
avi-fai‘a;
agr
r» vimm 'î-W;T_\V‘*-"‘._. a-u-rvwj-w-rrvvmw M .. ut - -.î
bis exhibeat , obnitemur, ut defendamus , et vin
dicemus atque tranquillos vosfaciamus a quavis
persona, sive aliena, sive familiari. quod si non
obnitamur , ut defendamus , et vindicemus ;
quin etiam ad consilii mutationem, et facti
retractationem conemur regredi , profitemur
proprio nostro ore reddere vobis dictum pre
tium in duplum, opera , expensas , atque me
liorationes , quas exhibueritis, in triplum;
et ob violationem venerandarum , et vitalium
crucum multari in Regio Saccello numisma
tis xxxyI. ut aequum est infciantibus sua
chirographag aut hujus in solemni arrhabo
ne , ut firmo et inconcusso acquiescereg et
permanere praesentem scriptum venditionem
(factam) vobis superius inscriptis, germanisfra
tribus , legilimisfiliis demortui Domini Euphe
mii canacii , Papae Philippo , et Scevophylaci
Magnae catholicae Ecclesiae, et Papae joan
ni, et Papae constantino1 atque heredibusy
et successoribus vestris usque ad terminos
saeculorum, atque hunc salutarem finem Ca
tholicae Ecclesiae. Proinde etiam vos filii .,
inscripti , germani fratres quotannis pendetis
Sanctae catholicae Eccle'siae pro dictofun
do, sicut ego quoque pependiay stato tempore
‘v
agii
caccia duo. Et ego accepi chartam venditio
nis super lioc a dicto Beatissimo Episcopo
Domino Constantino , et ego rursum tradi
di ipsam chartam venditionis vobis germanis
fratribus superius inscriptis per manum Con
stantini Diaconi, atque Protonotarii Magnae
catholicae Ecclesiae , mandata sanctissimi
Episcopi Domini praenotati civitatis Hieracii,
Mense Martio , vigesimo (die) , Anno 6710.
coram gravibus et sotis idoneis testibus . . -|
4. Vilis Nicolaus Protopapas illagnae Ca
tholicae licelesiae testis subscripsi +t Vilis constantinus Archidiaconus testis i
interfui +
i Vilis Theodorus sacerdosa et chartula
rius testis +
t Nicolaus Notarius , Ostiarius , et Hierati
cus testis subscripsi mea manu +
i Vilis Sacerdos Basilius Ecclesiae De
fensor testis subscripsi. +
4. Peccator constantinus Episcopus
Hieracii subsc‘ripsi.
293
I". .. 1 1-_'-=,_‘__,,..___ ,_..._.._...'...f-.;'
‘Brievi noterelle sullo strumento.
r. Agràppido colla penultima breve dicesi a
Siderno cosi il frutto , come l’ albero del pero
selvatico , che pur denominano Peraggine ,
delle cui frutta in autunno si cibano ipoverel
li , e oggi dansi a’ Porci. Talchè parmi proba
bile , che di tai frutta dell’ ospite suo dell’an
tica Calabria Orazio , Ep. VIII. Lib. I. ,aves
se cantato: Haec porcis hodie comedenda
relinques. 1 citati Basiliani traslatarono agrap
pidas , voce non intesa qui a Napoli.
2. Cartolario , o ca-rtofilacea dinota archivista.
3. Coccio alliomuova spiega il Du-Cange sili
qua , la quale , al dire di Santo Isidoro , era vi
gesima quarta pars solidi ab arboris semine
vocabulum tenens. Le silique di oro son nominate
negli Annali del Meo , Tom. xI. P. 390. I PP. Ba‘
siliani tradussero grana duo , che il nostro Pes
setti ben si avviso dir coccia duo uell’accura
ta versione. Il volgo sideruate pur tuttavia di
ce: due o tre coccia , per dinotare una parte
piccola di qualunque’ materia solida, come due
o 3 olive , z o 3 acini di uva , ‘di frumento ,
di sale , ec.
294
. _,, u -..-.e-.-..Ww--r--w-vv-1‘wb-m. Wc- u-MM
4. Cuto è ignoto fiume ovver torrente. Il più
dotto degli Accademici della Crusca, il sommo
Muratori negli Annali al 1578 chiamò il navi
gabilc Reno fiume o torrente. Il che aggiugner
voi al disputato di sopra nelle facce 226 , e
neq contro alla insolenza di taluno indiligente
lessicografo. Or cute . . cosi abbreviato avendo
tradotto i citati monaci , per avventura nell’ o
riginale si dee legger Cutroto per Butroto, in
vece di Culo della traduzione. In vecchie car
te troviamo non dissimili abbreviature, cioè ,
per esempio , Bonensis , comis , Nolherius in
luogo di liovonensisa Comitis, Notecherz’us o
Notcherius. Il Buthrotus era . siccome altrove
mostrai , presso Locri o sia il Fanum , ovver
castrum S. cjriacae , qualmente nel 903
dell’ Era nostra si disse. Dodici anni dopo al
915 fu distrutta cotal Città da Saracini. Ivi
nelle falde d’ Esopis Strabonis in sul sabbio
ne, arenosa da’ lodati Basiliani, e sabuletum
tradotto dal Pesse‘tti , esistettero le vestigia dellaCattedral Ciriacese sino ad un secol fa nella i
chiesetta di -S. Domenica , grecamente S. Ci
riaca , non lungi dalla Torre di Pagliapoli
ossia Palepoli. Veggasene la letterina ., che di
ressi nel 1803 al medesimo Sig. Pessetti, e che ri
295
produssi di bel nuovo l’anno 1805 dietro alle‘mie
Osservazioni al P. Meuccio indiritte , perchè. si ve
desse il tenore di mia risposta al medesimo. Ora
nel greco Testo, dove dicesi eis vra evjev usum;
arma/sos rov Koufou , si potrebbe leggere et; ro
evssv ,uefos aram/mu ‘rou Kovrou , cioè nella parte
citeriore del fiume , nel luogo superiore verso
la collina , da me creduta l’Esòpi , di là dal
Butroto‘ o Cutroto, e dalla Torre istessa. Nelle
adiacenze di lei in potestate pulchrae Virginis
giusta la Basiliana versione , od in possessione
Virginis giusta la Pessettina, fu la detta Cattedral
Ciriacese. me in vece di liac-ms , che Km ci
frato è nell’originale , vuolsi leggere Kuarfou;
dappoiche nel 1202 , epoca dello Strumento ,
non 11’ esisteva tal Castrum S. Cyriacae.
Vuolsi però dal finqui disputato concliiuder
sempi-epift , che la odierna cattedra Geracina o
Geratina , come l’appellarono i romani Ponte
fici Alessandro e Celestino III. nel XII. secolo,
non è altrimenti l’ antica Locrese o Ciriacese
nè per addizione; ne per sostituzione. Nè ri
guardar si deve una sola con quella di Lo
cri, e di S. Ciriaca; ne quindi siegue, che
i suoi Vescovi non formino, che una serie
eot Ciriacensi, se nel meriggio non vuole es
esse
ser cieco il P. Editore meano. Glicl’ho detto
con le sue corsive ultime parole nel tom. XI.
p. syn contro di me profl'erite. Costui, à va
lex-mi di sue frasi, cui meliore luto finxit
praecordia Titan , e che con occhi di lince,
‘o delle civette di Atene penetri) la densa ca
ligine, veggendo ivi chiaro un ente di ragione,
‘volle battezzarlo a Vescovo di Gerace col nome
di Micio , benchè nel monumento di cotal pre
teso personaggio non si fosse soggiunto g giu
sta il solito , il titolo e la dignita di lui.
Viva viva il hattezzatore , gridossi dagli a
manti delle favole, fuorchè dallo scrivente ,
il quale nel vol. 111. degli ,Atti Pontauiani
ha scoperta ( praqfiscini ) ed evidentemente
rilevata cotal mostruosa chimera. E qui siami
permesso di aggiug'nere , percento del primo
mio assunto locrese, allo stesso Meano Editore,
che continuerò a perseverare nella medesima
opinione , finchè non me la faccian mutare mi
gliori pruove , lumi e documenti storici, non
già le medesime ciance e faloticherie sue ,
siccome a lui stesso scrissi fin da’ aq febbraio
del 1805 nel 2. delle mie Osservazioni,re
sponsive alla terza sua lancia Vibrata accanitamen
te contra di me. Nè ora per mia onoratezza
397
e te _. 7.--“- _ l
tacer deggio quattro degli otto gravi letterati e di
gloriosa memoria, che allor mi dissuasero a ri
spondergli , secondoche al medesimo accennai
ne’ 7. e 86. Eccoli: l’ Abate Alessio Pellic
cia, il Cav. Franc. Daniele, l’Ab. Francescan
tonio-Soria , ed il P. Antonio Vetrani , iquali ld
dio abbia nella sua gloria. Costoro ed i quattro vi
venti ben conosceano la pertinacia delll avversario;
che , impiastricciando le margini degli Annali
meani', e schiccherando delle prolisse Prefazio
ni, lasciò per entro come lumaca il segno, ove
gli venne talento di punzeccliiarmi. A buon
‘conto egli , malgrado di tanti suoi sforzi , o a
dir meglio arzigogoli e cavilli, non ha per an
co solidamente confutata quella mia piccola lette
rnzza all’ illustre Accad. sign Pessetti , non che le
dette Osservazioni mie. Imperciocchè questi para
logismi , ove si tratti di storia antica non si deo
no allegare , giovami ripetergli ciò coll’ipercri
tico immortal P. Meo, rinfacciante al Papebro
chio su questo , nel 19. delle Osservazioni
medesime citatogli. Uh quanto s
quanto jl senso s’inguima di lontano!
5. Sacellum o Saccellum della Carta è il
sacculus , marsupium , thesaur'us: onde Sa
cellarius , Sacelli seu Fisci custos , il Tesoriere.
E‘ gh I
nga
Dominico Sacello in vece di Regio Saccello
hassi ne’ cit. PP. traduttori z onde pare , che
la cennata multa non si dovesse pagare al fisco;
ma bensì alla cappella domenicale.
6. Scevofilace. La custodia de’ Dittici a co
stui si appartenca. _
7. Sjncletica tradussero idne Monaci ; Syn
clesia il Pessetti. Nel Testo dallo scrittore di
cesi: Km ovo/nim per ovq/ula , che significano e
termina, 0 finisce la circoscrizione del fondo di
S. Domenica. In tal significato si hanno delle
altre Carte de’ bassi tempi, che ommetto di al
legare con ulteriori osservazioucelle circa le
varianti delle due versioni , o interpetrazioni .,
perchè la giunta non superi la derrata. Voglio
nondimeno avvertire I. che la detta espressione
dall’ erudito mio amico D. Giuseppe Genovesi
fu tradotta et concludit nella pag. 12 di sua
dotta Illustrazione d’ un greco Diploma di Ste
fano Catapano e Stratego , o sia militar sopran
tendente passcggiero a Stilo nel 1060; 11. che
nella data dell’lstrumento iBasiliani non tradus
sero 20 , bensì 25 del mese , interpetrando
la cifra numerica per m’, 25; 111. in fine che,
nella firma dell’ Arcidiacono Costantino , il
Pessetti aveainterpetrato ówo’yfaom da principio ;
l
299 i
ma indi ripose tumor , benchè niuno de’ soscritti
‘testimoni se ne fosse valuto di tal voce.
Stato attuale di Siderno.
20. Dopo aver toccato le cose antiche del
nostro ‘Comune , fa di mestieri descriver lo stato
attuale del medesimo. Esso, come si ravvisa dal
l’ annessa sua Pianta, rappresenta un uomo gia
cente alla supina colle gambe allungate , e lar
gamente disgiunta la sinistra verso l’ Orien
te , rimanendo il suo capo vers’ Occidente. La
sua maggiore lunghezza si estende a mezzo mi
glio; e la larghezza nel corpo a passi 80. Ha
un orizzonte assai disteso ed ampio; 4 par
rocchie , di cui l’arcipretal ,Chiesa a tre navate,
è sostenuta da bei pilastri di pietra , ed av
vene nella crociera uno più magnifico ed alto ;
i quai per altro voglion oggi ricoprire di stuc
co. Nel Coro vie un gran quadro , rappresentante
la B. V. della Consolazione, S. Niccolò di Bari (a
(a) Certa cosa è , che il sacro deposito o corpo di S.
Niccola era in Bari giunto da Mira città della Licia fin
300
suo antichissimo Padrone o Protettore . e S.
Giuseppe , di eccellente pittura fatto in Roma
nel legi , con cornice di oro di zecchini , a
spese dell’ arciprete Prochilo. L’ eltar maggiore
di marmo con gran balaustra, fu fattura del na
politano Vincenzo rlirinchese nel i775 . essen
do vacante l’ Arcipretura , pel prezzo di ducati
trecento sborsati dal Comune , benchè un Ser
Ciappelletto a il cui nome taccio , al solito ne aves
se ingannato la Curia vescovile , alline di favo
rire altrui per conseguire un benefizio. Le tre
altre parrocchie sono sotto il titolo della Nun
ziata; di S. Maria dell’ Arco eretta nel 1600;
e di S. Caterina fondata al 1675, che fu tras
latata nella Chiesa del Rosario a di II del me
se d’ agosto tibi Di cui ne prese possesso
il ben degno parroco D. Bartolommeo Pelli con
da’g di Maggio 1087. Vedine il P. di Meo nel llo 8.
p. 281 , n. 5. I Veneziani adunque , che, giusta il
Muratori negli Annali, pretendono avere nel 1099 rin
venuto quel sacro corpo, ed inviatolo nella lor patria,
non hanno verun' sicuro testimonio antico. lii parmi pro
babile, che i Sidernati ne adottassero il culto fin dal
I secolo xl , e il patrocinio ancora.
l
Son
immenso giubilo de’ suoi parrocchiani , per
tal traslazione. Sonovi tre altre Chiese ov
ver pubbliche cappelle , cioè quella della Ma
donna della Pietà, fondata da Alfonso Cic
cia nel 1669 , di cui la mia famiglia è una
delle compadrone. Tal cappella è posta nel ri
cinto parrocchiale di S. M. dell’Arco; e le al
tre due in quel della Chiesa arcipretale unite alle
case de’ signori Falletti di Simone i e de’ fra
telli Correale di Girolamo. Vi ha due Congre
gazioni laicali . ossieno confraternite col titolo del
la Madonna della Purita1 e di S. Carlo o del
Purgatorio, la quale divise in due. 1’ abate Sac
co nel suo Dizionario geografico-istorico, ove
le disse d , aggiungendone la inesistente col ti
tolo del Santissimo. Nel memorando e terribile
periodo de’ tremuoti del 1783 fu danneggiato
questo bel paese in alcuni palagi e case; ed il
celebre domenica-no Convento quasi tutto ven
ne demolito. Ne rimasero allora pure abbattute
le Chiese di San Lionardo, di San Sebastiano,
di San Francesco da Paola, di San Francesco Sa
verio, e di S. Lucia , ch’ erano ne’ quattro lati
del Comune , e non mai più riedificaronsi.
302
Sue frane , fontane e strade.
21. Il suo sito più elevato ossia il cigiione ,
che dall’ amaseno geografo , dove parlò di Locri e
di Pozzuoli, si disse oofzs , vedesi smottato e
franato , ovver rovinato a mezzogiorno ed a setten
trione , nella così detta Timpa 1) da doppia frana
poco distante , ivi detta falesa forse dal franzese
falaise (a). Ora essendo sindaco Giulio Lemrno
figliuol di Ettore, e nipote del Dottor fisico Sci
pione si fecero‘, nell’ anno 1696 , poco lungi
dall’ abitato le due fontane pubbliche di fabbri
ca per l’ acqua potabile. Tre anni prima nel 1693
sotto il sindacato del Dott. Floriano Calautti fecesi
la bella gran porta della Chiesa maggiore; il suo
(1) V. la Pianta di Siderno yib con pochi puntini.
(a) Falesa dicesi in Siderno la superficie della
terra , che per l’ acque piovane penetranti si muove
dal suo sito , e scorre al basso. In Lombardia , con fa
miliare antichissima voce si chiama Laviua , di cui 5.
Girolamo , S. Isidoro , Paolo Diacono ed altri. ue fanno
menzione , per attestato del Muratori nella Diss. xxxul,
che confessa non aver trovato » come si chiami in T0.
scana questa scappata di terra.» Frana. cred.‘ in.
303
nobil Campanile non si fece che nel tyri quand’e
ra sindaco il Dottor Domenico Correale. Le stra
de interne son lastricato di pietre , ossieno la
stre non poste di piatto, ma perpendicolarmen
te di taglio, o punta con della calcina. Cosiccli‘e
son mirabili, solide, e d’ una struttura insolita
i in altre città e paesi, siccome di sopra a c. nan
il P. Caracciolo ha osservato, parendo di recente
fatte. Furon circa il 1690_ formate per opera del
compatriotto Dott.Gaetano Falletti, il quale era ca
pitano del così detto Battaglione a piedi, e figlio di
Simone uomo valente in diritto , come scorgesi
da talune sue Opere , e spezialmente da un
voluminoso Repertor'ìum iuris esistenti presso i
suoi eredi. Costui si appartenne alla famiglia del
ch. giureconsulto Martonese, non già di Srotteriaj
Marchese Diacinto Falletti , patrizio di Reggio ,
Cav. del realOrdine savoiardo de’ SS. Mauri
zio e Lazzaro , regio Consigliere a latere , Reg
gente della real Cancelleria del Regno , Duca
di Cannalonga , e signore d’ altri paesi, Sicig
niani scilicet , S. gregorii , S. Halicandri ,
Zoppinii , Galli etc. Cosi scrisse il dotto suo
compatriota cam Parlà (I) fissante il natal del
(1) Parlaus , Vitae Episcopp. Hierac. p. sim
304 -
Falletti al di 20 settembre 1661 , e la morte
a di 13 Giugno 1712. Fu seppellito in questa
Chiesa di S. Agnello, siccome il P. Nardi an
che lasciò scritto (1) che gli compose un tetra
stico , ma con errore il disse morto an. 1722.
mense Maio. Coteste, ed altre biografiche noti
zie del Falletti, mancano presso chi scaraboc
chionne un articolo
Suo mirabile orizzonte.
nm Il Sole dacchè nasce insino al tramonta
re si scorge sull’ orizzonte di Siderno span
deme i benefici raggi. Non avvi nel suo ter
ritorio , 0 all’ intorno veruna borra oluogo pan
tanoso, dove si raunino acque e stagnino, e
rendano l’ aria incostante e nociva, 0 malsana
0 puzzolente o lorda. E però quell’ aere è da
per tutto dolce , sereno , puro , vitale , lieto
e salubre: onde nasce la longeva età e vita seco
lare de’ Sidernati , rilevata dal summenzionate
(1) Nardi, Carmin. Spccimen p. uiti edit. 1769.
(a) Giustiniani , Scrit. legali to. 2 p. 6.
t 305
P. Caracciolo. Di tai giornalieri esempli- di com
patriotti macrobj potrebbesi far lunga lista, e
qualcuno se ne accennò nel Monitore napolita
no (I) in persona del contadino per nome Fran
cesco Crapino, morto a'settembre 1810 ‘nell’ età
di centosette anni z nella quale , malgrado idi
sagi del suo stato, conservò intero 1’ udito , la
vista e tutti i denti. A tempi nostri oltrepassaronquivi lavetà centenaria due D. Lionardi Guttà-, zio
e nipote, l’uno parroco della Nunziata, e l’al
tro speziale. A’ quali aggiungo un uomo , che
per la somma religione , la fermezza di ani
mo , e le tante altre sue lodevoli doti e sode
virtù , si è renduto pur troppo benemerito del
la Patria , cioè il già mio paterno zio D. Bru
no. Questi nato il di 6 (a) di luglio del 1718 , in
(1) Num. iy ottobre 1810.
(a) A scanso di perdita vol qu‘i lrascriverne il do
cumento: fidem facio ego subscriptus Archipr. Terme
Sideronis perquisitionenl fecisse in libris baptizatomm
huius Matricis Ecclesiae Archipr. penes me sistentibusa ei
inter alias particnlas invenisse sequentes , videlicel:
n-Anno Domini 1718 die 8 mensis Iulij -- Ego subscri
n ptus baptizavi infantem natum die 6 huius ex Honu
20
306
continui esercizj di pietà passò celibe della pre
sente vita , e sano di mente e di corpo in età
quasi secolare , vale a dire d’ anni 98 e giorni
60 addì 4 del mese di settembre de11816Quam carus cunctis fuerit ,' moerore funeris
iudicatum est, per esprimermi vcon Cicerone
in morte di P. Scipione. Fu sempre insigne fi
lopatro e filantropo. Sit tibi terra levis.
» frio Macr‘i , et Anna Romano coniugibus. Cui fuit im
positum nomen Bruno , Honufrius; Patrinus fuit U.
I. D. D. Honufrius Falletti , et in fidem, cet. Die,
et anno ut supra. Franciscus Correale Archipresbyter -
Datum Siderni hac die 26 Septemb. 174g. -- Ego
U. I. D. Abb. Franciscus Correale Archipr. Sidern
nis fidem facio ut supra. -- Id pariter testor ego sub
scriptus Brunonem Macr‘i enunciatum supra , tempore
paschali currentis anni panem Angclorum manducas'
se in hacpraedicla mea Ecclesia Matrice Sideronis , et
usque ad pracsenlem diem semper recte vixisse sine
scandalo; imo modeste exercuisse Chirurgiam, iuxta
suam professionem; et in fidem, cet. Datum Sider
ni hac die S mensis Octobiis 1749. -- Ego qui supra
Archipresbyter Franciscus Correale.
cij V. il Giornale delle due Sic’. n. 225 s Nap.
20 settembre 1816 , il Can. Arcip. Corrado nell’ Oraz.
fun. Nap. 181']. 8. presso il Sangiacomo, ell Regio
Istoriogr. Grossi nella Biogr. degli uomini illust. vol.:x.
ssvsssssvssiuz
307
Omnia tecum una pcrierunt gaudia nostra ,
quae tuus in vita dulcis alebat amor (1).
Per seguir poi a ragionar di Siderno , da que
sto scendesi al vicin mare per una strada mastra lar
ga ed agevole (2) per cui le carrozze ed i calessi vi
potrebber comodissimamente camminare , siccome
fanno le carrette ed i carri , ed una volta le letti
che. A tai vantaggi della popolazione vuolsi e
ziandio aggiugnere , cha ella ha in tre bei siti cir
costanti un prospetto sorprendente e maraviglio'
so del ridente suo territorio ‘e del mare. Siil'at
te posizioni meridionali ed occidentali, oltre al
le colline digradate e disposte con vaga simme
tria , rappresentano agli occhi de’ riguardanti
un bel teatro. Certi mercatanti di olio genovesi in
quelle vi ravvisarono la Riviera bellissima di lo
ro patria. ll mar-etsi osserva per lo tratto lun-
ghissimo dal golfo diRoccella quasi fino aquel‘ i
di Bruzzano già epizefirio. E da questo lato,
ritornando a destra in dietro con lo sguardo ,
estendesi questo per altrettanto spazio pe’comu
(1) Catull. LXVII , 95.
(a) V. la citata Pianta nella lett. A
k
308
ni (a) Bianco, Bovalino , Ardore ed altri op
posti all’eminente Girace; e per le montagne
di Cànolo e di Mammola e di Grotteria e di
Gioiosa col resto del costei ameno territorio,
confinante coll’amfisio ‘o di Roccella. rlialche ,
a parlar breve, chi perviene in uno de’ cenna
ti tre siti ameni , detti Calvario , Campanella
e Perrone o Sarycrancesco , giammai non si
sazia di respirare un’ aria cotanto salubre , che
in un momento ristora le abbattute forze, eral
legra l’ illangnidito spirito con tal gaia e mirabile
prospettiva si marittima , si campestre , si
montana , che apresi innanzi agli occhi. In
quest’ ultima eminenza , superiore al prospetto
sidernate, e prossima a due miei poderi, am
mirasi un picciol boschetto e albereto 'il più
ameno del Mondo; e già io
Sento l’ odor da iungi e’l fresco e l’ aura
De’ dolci rami, ov’ io lasciai me stesso.
(a) Ne’ Registri delle nap. lauree vi è‘. Aaguslinus de
Franco Calaber de terra Blanci C. U. frater Marcelli
de Franco Ep. Bo’uonensis Art. et Med. doct. fuit
r publice VI. Kal. Julij 1586.
. 309
Strada rotabile del molino.
23. Poichè ho detto della principale strada ,
che , attraversando quella grecamente chiamata
del Dromo , conduce alla maremma ; ora è
da dire d’un’ altra , che volgarmente appellano
Maori pel promotor di essa. È questa, condu»
cente a Girace, nel lato occidentale di Siderno
indicata nella sua Pianta con doppia lunga se
rie di puntini (lettera D La medesima, inseli
ciata, rotabile, e ben battuta, estendesi in lun
ghezza canne 358 , o sieno palmi napolitani
2864 ; ed in larghezza circa dodici palmi,‘co
me ritraggo da legal documento del sindaco
dottor fisico Vincenzio Antico in data ne apri
le del corrente anno 1824, che in’ istruisce sulla to
tale spesa di ducati cinquantasette , e di-grana
trentuno, tranne l’ opera gratuita di manovali e
vetture. Si pagaron cioè a’ mastri selciatori in tut
to ducati 48 , e 31 grano; per fi salme di calcina
carlini go ; e per indennizzare alcuni proprietari
ducati sei, essendosi a forza di picconi spiana
to un tratto di centodieci palmi.
Or tal vantaggiosa ed utile strada incomin
cia da Larone; passa per la Colla in terreno
marnoso e straripevole ; per altro luogo con gre
310
co vocabolo detto Molochìa, ed arriva sino
a’ Lacchi, vicino quasi al fiume Novito. I'Iassi
a sapere, che nelle piogge (1’ autunno e di ver
no i viandanti , sia appiedi o a cavallo,passan
do per essa sdrucciolavan sempre . e taluni ne
rimaneano , come il volgo dice , infalaccati ,
ch’è quanto dire tenacemente infissi nella fan
ghiglia marnosa con ambe le piote , ovver piante
de’ piedi ; attalchè non senza grave diliicoltà
ed aiuto di più persone se ne potean distacca
re. Pervenuto colà nella Patria D. Saverio mio
fratello il di 5 di giugno dell’ anno lszs1 pen
so di ovviare a tale inconveniente. Quindi lo e
spose allo zelante sig. Sottintendente di Gerace
Balsamo , perchè desse ordine per la costruzione
d’una tale strada. Costui, prestando volentieri
le orecchie al pubblico bene a con sua lettera de’ 3
dell’ appresso luglio volle scerne aDeputato esso
ill Saverio , incaricandolo di occuparsene con
serietà; e delegare nella sua assenza il no
stro comun fratello D. Carlo , scrivendo colla
stessa data al Sindaco per riconoscerli in que
sta qualità. Or postosi mano al lavoro, i com
patrioti furono intenti a esso, gareggiando tutti,
massimamente la poveraglia. In men di’ due
mesi , cioè nel di 30 d'agosto, con replicati evviva
. 3r'r
ljn J‘..- _.... ._._ A t
le
sonori , ed acclamazioni universali di giubilo stra
ordinariojterminossi la rotabile strada necessarissi
ma perchè conducente al mulino, che nelle suddet
te stagioni era di malagevole accesso per gl’ indi
cati motivi. Se ne aumentaron gli applausi, quando
il deputato Macri , di consenso del Sindaco e del
Decnrionato , fece stare allissa nella porta maggio
re della Chiesa madre la distinta nota del (la
naio economicamente speso. Imperciocchè prima
per appalto erasi stabilito l’importo di ducati
secento a tale oggetto.
0nciario Macrì e sua origine.
ei Niuno finora, almen ch'io sappia, ci ha
data 1’ istoria del I. nostro Onciario, o Catasto , 0v
ver censimento de’ beni. Sarà dunque’pregio
dell’ Opera , in benemerenza pure del soprallo
dato (1) nostro antenato Messer Baldassar Ma
crì, altrimenti bellino (a) certo così detto perle
(1) A carte 16, lo del Lib. I.
(a) Nello stesso secolo del Macr‘i l’ Ariosto, Can.
xxI. st. 36 , appellò un Barone Morando il bello. il
soprannome di Bellino il veggio , a’ q di settembre del
3x2
sue belle qualità di corpo, il qui investigarne la
origine ed introduzione. Fin dal 1765 il Cav.
Vargas Macciucca (I) in riferendo una Carta
greca dell’ anno del Mondo 6617 , o sia di
Cristo uogj presentata al Re Ruggieri da Si
celsio eletto Vescovo di Squillaci per la con
1‘578 , uell‘ origina] Libro de‘ matrimonj sidernati , ovc
truovasi a testimonio il magnifico Sig. Giovampietro Lui
gi Bellino Macrl. Fors‘ era questi dello stesso stipite
Baldassarino. lslell1 Indice alfabetico Novae numerationis
Terme Sideronis 1595 di 22 nomi, che less1 io sepa
ratamente da essa numerazione, senza poterla rinvenire
nel nostro generale Arehivio,evvi Baldaxar Macrl' al.
belljno,cos‘1,n.35o. Forse sarà desso il Sindaco suddetto di
qag od Bo anni, che in eta giovane fea l’ Onciario nel
1557. Per ultimo noto trovarsi cotai soprannomi nell’ 311.,
tichissìma famiglia Caracciola , di cui oltre all1 essersi
talun detto Rosso , Pisquizio , carra/as altri furon de
nominati Polledri, Panelle , Pecore , Marvizze , Spio
ni , Politi , Secchi, Bianchi, con altri orridi nomi
riferiti dal Borrelli; ma ignoti al Muratori, che oggi
di svegliano , a valerr'ni delle costui parole nella Diss.
lii , o riso , o ammirazione in chi gli ascolta, ma che
placidamente una volta doveano esser udili. Veggasene il
P. Borrelli nel Vintlez' neap. noliill't. p. se et seg.
(I) Esame delle vantate carte e diplomi di S. ste
fano’ del Bosco , p. sed in Napoli.
‘,« g wwzwjayp-wm-wrh
313
ferma (1’ un privilegio della sua Chiesa di Roc
cella (a); bene avvisossi , che in quell’ epoca
normanna vi ebbe il Registro o Catasto di tut
to il Regno’. Imperciocchè esso Re sin dal I xis
dopo la scisma volle per la prima volta pub
blicare l’ ordine , che se gli dovessero presen
tare tutti i privilegj de’ suoi Vassalli per con
fermargli. Costoro così laici com’ ecclesiastici ,
ch’eran possessori di regaliea furon tenuti di
esibire le rispettive lor concessioni.
Quindi con la Costituzione Scire volumus (b)
il medesimo SOVranO (I) ordinò , che tutto il
(a) Oggi dicesi ila Roccelletta. All’Ughelli , al Meo
ed al Meuccio è stato ignoto il détto Sicelsio.
(b) Di essa non abbiamo oggid‘i che il sol lit. l.
riferito in quella di gi altri titoli tralle Costituzioni im
presse da Sisto Biessinger sub optimo Rege Ferdinando
Neapoli non. Augusti MccccLxxv col Datum solemn
consistorio Meljiensiy anno Domin. incarnationis'mil'
lesimo ducentesimo trigesimo primo alias trigesimo se
cundo mense Augusti indictionis quartae etc. Cotesl‘an
no nat o 1232 indica quello di Federigo Il, non gi‘a
di lluggiero , cui taluno malamente attribuisce la stessa
Costituz. cha è la prima e l’ ultima di esse.
cij Nella celebre‘ G. L. ediz. napolitana del 1786 è
a can 162.
sui
Reame di quà e di là dal Faro si fosse palmo
per palmo allibrato. Demaniale della Corona ,
comune delle Università , feudale , burgensatico,
beni di Chiese, e di Luoghi religiosi, persone
nobili, ignobili, eccetera; tutto partitamente volle,
che si fosse messo a registro Ma nella cou
giura della Nobiltà contro Guglielmo II. furon
saccheggiati ed imLolati tai libri, o registri di
rivelamento d’assai maggior contenenza , che i
presenti nostri qaînternioni. Imperocch‘e conte
neano, per osservazione del Pecchia , l’intere
tavole censuali, o Breviariam totius Regni‘, cioè
il Catasto di tutte le università colla discussio
ne del loro stato , i q‘uaderni di tutte le feu
dali concessioni, e ’l cedolario di tutti i pesi
fiscali si de’ luoghi demaniali, si de’ baronali.
Continuazione.
ei ora ne’ capitoli 0 capitolari di Carlo il.
d’ Anglo si ordina , che annualmente nelle ca
lende di maggio in singulis civitatibusa cioè
in ogni comune od università (2) , facciasi l’ap
(i) Pecchia , Storia civ. epolit. to. il. p. 180 e 181.
(2) De Sariis , Cod. delle LL. del Reg. L. V , lit. I.
r 315
prezzo dc’ beni e facoltà de’ cittadini, termi
nandosi per tutto agosto. Il Re Roberto addì y
d’ agosto 1338 prescrisse lo stesso z lo che po
scia dal Re Ferdinando I. a‘ tg di novembre
dell’ anno 1467 venn’ eziandio ordinato con la
I. prammatica Ut iniusta (I). lnerendo adun
que a tai sovrani statuti, e sovrattutto a cote
sta prammatica il nostro nobil Sindaco Macr‘i
fece alla metà di novembre del 1557 , che è
quanto dire dopo Centodieci anni , il suo Libro
de lo apprezid seu Vnzaro de la Motta de
Sideronj in lo (a) presenti anno, ec. Così nel
proprio dialetto comunale e familiare d’ allora.
È di facce 41 firmato in fine da Gio. Bat
(1) Tit. xII. de appretio seu bonor. aeslimal.
(a) Circa 1’ origine 1]’ anteporre gli articoli a’ no
mi , veggasì la Dissertazione del Murat. xxil, p. m. 102 e
segg.Dove a carl. md dice , non poter noi mostrare di
che tempo i detti articoli 5’ introdussero nella lingua ila
liana, riferendo trovarsi nel diploma di Carlo M. dell’auno
808 in la Viggiola. All’ era di Federico Il. un eremita
calabrese gli usava, dicendo nel suo idioma cosentino:
lu Patre , la Fillu , lu Spi/‘ila Santa , siccome ci narra
Riccardo da S. Germano riferito anche dall‘Accli sul
'Barrio p. n.1.
316
Carafa, cha era il dinasta 0 feudatario. Esso i
i: un insigne documento contenente belle ed
utili notizie , tanto per le antichità di quelle fa
miglie , quanto per le loro possidenze. Vuolsi
osservare , che, nella tassa de’beui edelle per
sone sidernatia fassi uso di ducati, tarì , gra
na e cavalli ovver calli ; ma nelle somme di
ogni tassato veggionsi adoperate le once , i da
cati e i tarì, ec. Il totale dello stess’Onciario,
cui volli partitamente sommare , ascende in on
ce 404 e grana 18. Si osservi ez’landio‘che l’on
cia d’ enim importava ducati sei , o sieno 60
carlini , che i Siciliani dicono fio tari. Onde
I’ Onciario detto. importava ducati 2424. 18.
In ‘oggi‘pagansi quivi annualmente per la fon
diaria ducati 3922. 6; pel regio sale e i diritti
riservati 2860 ducati. La spesa dello stato discus
50 è nella somma di ducati ottocento , oltre la
carta bollata e le spese di registro. In conse
guenza sembra una maraviglia , come quel Co
mune , composto di 4500 anime con un territo
rio non tanto vasto, possa vivere. E però fa di
mestieri indubitatamente inferire , esser quegli
abitanti una gente molto industriosa , economi
ca , tollerante del lavoro a oltre all’ essere one
sta, altrimenti avrebbe dovuto succumbere. Im
. 3‘71
perciocchè poca è la rendita , con cui sostiene
tai pesi. Che parsimonia dunque , che industria,
che fatiche non deonsi durare, a fin di sosten
tarsi con picciola rendita una popolazione cotan
to numerosa l E ancorchè essa non «possa dirsi
ricca , è almeno delle più comode di tutto quel
distretto , essendo quasi tutta addetta all’agri
cultura, anche gli uomini di lettere e laureati,
di cui ne abbonda: talchea coltivandosi ancor
bene le scienze e le arti, non porta veruna
invidia a’ paesi limitrofi. La pastorizia però ap
pena e nota , non soffrendo il clima e la cul
tura agraria molti animali lanuti.
Antiche famiglie dell’Onciario.
26. Or non è da tralasciare , che le famiglie
accatastate in esso Libro , cui ho anch’ io nu
merato , sono 186. Vennero l’ ecclesiastiche pers I
sone omesse. Delle non possidenti ve n’ ebbe
peravventura non minor numero di quelle. Vuol.
si notare , che i. vecchi ed i nobili non paga
van nulla per la loro persona soltanto, 0 sia
per lo testatico; dimanierachè in tal l'incontro
veggio scritto : la sua persona nobile, ovvero
vecchio con degli zeri appresso. In altrui tas
sis
sata è la personale per 4, 6 , ‘o g ducati.
Eccone un esempio a cart. 25 tergo: inisse-r
Baldissarro Macrj aliasbellino nobile o. o. o.
Tenj ad Merta ( oggidl Mertà e
Marta) in duj partiti tre salme
diterra. . . . . . . . 4.4.0
-- alla piusa (oggi Chiusa) due al
tl'esalme . . . . . . . 3. 1.0
-- in detto loco tanti celsi , valino
(vagliono). . . . . . . o. o
- in detto loco 800. viti . . . I. 3. o
- ad trepocasteni una salma di terra I. 3. o
i -- in detto loco 12. pedi dollivj'
(d’ulivi) . . . . . . . o. 3.0
- uno balduino (baldino o asino) I. 3. o
3. o. 0. o
-
Siccome non era ivi nell'a Patria invalso al
lora l’ accento , cosi sempre si scrisse Macrj
in vece di Macrì, e alle volte Jlfac. con cifra
nota, usandosi con cattiva ortografia l’ lungo,
che l’ uso ha introdotto porre , dove andereb
bero posti due ii, secondo il Vocab. della Cru
sca (I) cioè in fine delle voci, e non mai nel
(1) Nella lett. I. XI.
319'
mezzo di esse, bencbè ad esempio del P. Bar
toli si fosse introdotto dagl’ltaliani. Piusa di
esso Macr‘l vale Chiusa , volgarmente pur dicen
dosi colà piave per chiave a foggia del volgo
napolitano , che credon toscaneggiare. Questa
Chiusa è uno de’ miei fondi patrimoniali anti
cliissimo di Casa mia.
Or quattro soli personaggi nobili 1’ Onciario
stesso ci esibisce , cioè: Illisser Vicenza Ma
cri; Misser Salvat. Pedulla (Pedullà) ; Mis
ser Baldìssarro llfacri al. bellino; Cesare
Chalautti.‘ Merita osservazione , che le famiglie
Mani in quello tassate , sono in tutto venticin
qucv cioè il maggior numero z impercioccliè
delle altre non ve n'erano , che li , o 5. In
oggi ivi a Siderno, compresa la mia Casa , vi
ha 19 famiglie Macr‘l , di cui una sola m’ ap
partiene , vale a dire 1’ unica nipote del già
D. Giuseppantonio Macr‘l, medico de’ più illustri
per la sua beneficenza , dottrina a esemplarità ,
pietà e illibatezza di costumi veramente angeli
ci, cha era per cosi dire adorato da tutti. Mo
rissi di podagra il di 2 ottobre 1798 d’ an
ni 68. Ma torniam pure al proposito Primiero.
Agazio Macr‘i il primo dell’ Onciario è tassato
per 2. 2. 3. 10; ed il penultimo Zlfisser Pà
320
risi (a) Macri ha la tassa di 3. 5. 4. o. Il
maggior tassato in once 11. 1. 2. o, è {llbi
rico Curdi o Curdi, indi Misser Vicenza Carria
li in 1o. 1. o. 0. Un altro solo Curriali vedesi
per nome Alfonso , eh’ e tassato: 2. 5. 1. to.
unitamente a 6 ducati per la sua persona. Co
stui per due tomolate o moggi di terra ad
Sachia, ora Sucìa, pagava due tari. Il nome
di Curiale, dinotante appo i Romani una per
sona dell’istessa Curia , o sia ottina o quartie
re, nel V. e nel VI. secolo dinotò Decarione.
Ma ne’ tempi de’ Normanni , quando comincia
rono ad essere in voga i cognomi gentilizj mo
demi , questo nome Curiale dinotava pubblico
notaio, siccome ‘con solenni ripruove etestirno
nianze ha dimostro il Maestro di coloro , che
sanno in tai materie il ch. Abate Grande (1) ,
conchiudendo esser quindi rimasto per cognome
delle famiglie Curiali, Coriali, Curriale e
Curiale in tanti luoghi di questo Regno.
(a) Nel Vocab. della Crusca Aringa citasi Gui
do Giudice dalle Colonne di Messina , che anche scris
se Pàrisi in vece di Paris, ovver Paride.
(1) Cit. Par. IV. n. 30. p. not.
321
W- 1 mmuwu.nua <7 r»: 04 una-w”
Ma tornando al proposito mio , dico , che nel
l’Onciario non evvi il titolo di Don , che da
vasi soltanto agli Ecclesiastici, come di sopra
cennai Vi è però quello di Magnyico, e
di Missere o Messere, il quale ultimo dinota
va Nobile , dandosi da principio a Cavalieri,
Preti , Papi, Imperatori ‘e Re grandi, per at
testato di chiarissimo Autore (2). Cotal costume
durò eziandio in Napoli per tutto il tempo
de’ Re Francesi, e per molti anni degli Arago
nesi. Giusta il Gigli (3), Missere dissero e di
cono , dopo S. Caterina,i suoi Sanesi', ell/fab
sere i Fiorentini. Vale, ei dice, quanto il Mon
siew' de’ Francesi, ed è preso o dal proven
zale , o veramente composto da mio Sire, che
Sere allora dicevasi. Questo titolo signorile si
dava all’ età di essa S. Vergine non solo a’ più
alti Personaggi , ma all’ istesso DIO , diceu»
dosi Misser Domeneddio. Talora al Missere
(1) A carte 19. V. il celebre Cancellieri, Lettera aop.
I’ origine delle parole Dominus, Domnus , e Don, che
mal darsi ai Sacerdoti, ec. p. 61. Roma 1808.
(2) Ammirati , Fam. nob. nap. P. I , p. 25.
(3) Vocab. Cateriniano fog. 81. a
21
san
aggiugneano altri titoli d’ onoranze a’ Santi del
Paradiso, dando loro Feudi e Baronie , come :
Barone Jllisser S. Antonio; Barone S. Iacopo
Apostolo. Cotesto Barone però , a detta del
Gigli , vuol credersi in senso di uomo da be
ne Or venendo al Misserato sidernate av
verto , che‘ questo al tempo del nobil nostro
Macr‘i non esentava punto dal pagare il testa
tico. Apprendo ciò dal fatto de’ citati Miss. Pa
ride Macr‘i , e Miss. Vincenzo Corriali , ch’en
trambi ne pagavan ducati sei; come pure da
quello de’ Misseri Argiro (indi Argirò) e Pol
lieni oggid‘i spenti cognomi, che ancora corri
spondeano altrettante somme per le lor persone
0 teste. Nell’ignorarne io la cagione, dico per
conghiettura che tutti e quattro tai soggetti non
{osser veri nobili antichi , mentre lasciar non
si dee d’ investigar l’ origine d’ altro sidernate
cognome.
(b) Dclrivalo dallo spagnuolo Varon , o dal latino
Bara , ovvero dall‘ ebreo Barach , che vale eleggere.
Oggid‘i usasi in Toscana cos villani, dicendo il volgac
cio, ed il contado Missere le parti deretaue , altrimenti
Belvedere , come leggo nel Bergantini d’ aver detto in
(modo basso scherzevole il Lippi nel Malm. C. 9. 60.
aas
.,..--_-_ aou-rv "'rnî-a- 7.
Coetaneo d’ antichità ed origine normannica
del nostro cognome debbesi credere quel di
cordi Imperciocchè siccome da Macer, cogno
men ductum ab habitu corporis in gente Licinia
Romana, nell’XI. secolo nacque llflacria del
pari da Cordus derivò cordi Cordo fu cogno
me nella Gente Muzia Romana preso dal primo
di quella gente , il quale fu dato al Mondo da
sua madre assai tardi: tanto dinotando appo i
Latini la voce Cordus o Chordus , cioè tare
diva secondo il Forcellini. Presso i quali ci ab
biamo corda frumenta le biade , che tardi
maturano ;foenum cordum , e olus cordum , il
fieno, e l’ erba tardiva del tempo autunnale; ed.
agni chordi gli agnelli rimasti dentro 1’ utero
involti nella membrana xci-fiov , da cui giusta
Varrone appellaronsi 'Chordi. Noi, dice il Gran
de (I) , chiamiamo Chordisci gli agnelli tardi
vi , che nascono al mese di marzo , o aprile;
ed in altri luoghi del Regno chiamansi Corda
sci. Egli dopo aver riportate queste parole del
b
(i) Cit. Origine P. Il , p. das u. 38 gi e P. IV.
p. 275, n. 35.
l
wk
s w ‘I I I ‘V
i sit
periodo normanno: Cordus (tenet) villanos 13,
soggiugne: Ecco il nome propio Cordo, che poi
. usossi per cognome in Siderno. Tal Cordo era
sufl'eudatario in Policastro; ed io sospetto, che
con‘ più verisimiglianza dopo del Mille, esso co
gnome gentilizio provenisse da qualche altro feu
datario , o sufl‘eudatario sidernate sincrono di
Guglielmo II , o più antico involatoci dal tem
po edace. lmperciocchi: parmi molto inverisimi»
le s che da un‘ suffeudatario policastrense origin
si desse ad un sidernate cotanto lontano cogno
me. C'hecchè sia di questo , tra’ molti odierni
w Curdi della Patria il più nobile credesi spento
‘in. persona di D. Antonio cordi , il cui palazzo
giace nell’ alte rovine in sul pinacolo della
Timpa.
Ma , seguendo l’ impresa, si avverta che uno
Strumento del notaio llli/tico Migliore de’ id
. novembre 1568 , esistente in Siderno con altri
più antichi appo Niccola Pedullà, eletto dal‘mio
fratello D. Saverio , fu stipulato alla presenza
di Francesco Cardi sindico , di N. Ioe:
c Nobile Gio. ) Laurentio Macri , et nobilium
paridis Macrj. . Questi certamente venne cosi
denominato per differenziarlo dal Magnifico pa
ride Macrj Terrae Sider: che non era deinc
vim-um -r..- . vv .. cvi w 14v" -._.. i . p . -
. ans
bili Macrl,’ del quale favella lo stesso Notaio
in altro suo Istrumento del di primo di dicem
ln-e 1568. Ecco dunque come nel civile com
mercio si distinsero i nobili Macrl dagl’ignobi
li portanti lo stesso nome. Or che la sigla N.
Vaglia Nobile , egli è cosa‘l'isaputa. Gli altri
suoi significati nelle prische Carte, possonsi ves
dere appresso il prelodato Gigli Avverto al
tres'l che al fog. xl , il quale è il secondo del
Libro de’ Battesimi sidernati del 1583 , leggo:
A di ali di ottobre 83 - La battizata Lui
sa - lo pre mco (padre magnifico) gioz Lau
renzo lllacri - la mre mca ( madre magnifi
ca ) portia curriali - lo prino ( padrino )
lo mco gioz maria grigoraci-lo ministro Ab.
gio. dco (Gio. Domenico) de rinaldis. Una tal for
mola ed ortografia si usò sempre sino alla pag. volt.
52, in cui agli x1 di settembre 1588 termina il Li
bro , e comincia l’ altro de’ Matrimonj Die 6.
februarij 1571, nel quale latinamente senza fo
liazione il detto Giandomenico de Rinaldis , ti
tolandosi or Protopapa or Arciprete , gli regi
(i) Vocab. Cateriniano ciLp. 86 e scgg.
. h___,"-‘\-\AW' w" n _ _ xxvii-nh
m
stra sino a di 30 di novembre 1588. Seguono
indi altri battezzati sino a’ 19 novembre 1589.
Cotesto utilissimo Libro ha sentito molto le in
giurie del tempo, e delle mani ond’è passato.
Mi dichiaro ben tenuto alla cortesia del culto
Sacerdote D. Francesco Bello per avermelo rica
pitato nell’atto, che le presenti memoriette vo
dettando.
Origine della Casa Macrina, o Macrì.
yp In grazia e benemerenza del nostro Bal
dassar Macri non è da tacersi , qualmente in questa
Capitale s’ impresse per Arnoldo de Bruxella
il di 9 di maggio iiim : Macri philosophi liber
de naturis , qualitatibus , et virtutibus octua
ginta octo herbarum, in folio char. Rom. si
ne pagìn. et custodibus. Edizione I. rarissima esi
stente nella Real Biblioteca Borbonica. S’ impresse,
dello stesso Autore , a Milano da Anton Zarotto da
Parma nel di 19 di novembre 1482 in 4: De usi
bus herbarum versu heroico. Comincia dall’Arte
misia alfabeticamente , e avvcne al fine questo di
stico :
Ilerbarum varias qui vis cognoscere vires
Macer adest , disce: quo duce doctus eris.
mihi nam
32,7
\_Y.«:WA-’j;"" -- m v ' i n v Îwg w‘ xpa-st
Pretendesi per alcuni, che cotal filosofo sia ilice
lebre Aemilius Macer veronese di patria, ami
co di Virgilio. Ma costoro s’ingannano , essen
do autore molto posteriore; dappoicliè citansi
ne’ versi Macrini Walafrido Strabone, che fiori
circa l'anno di Cristo 850 , e la Scuola Saleb
nitana. Se altri il facesse discendere da esso
Macer latino, il cui genitivo servi‘ poscia di
cognome dopo il Mille al nostro filosofo, io
non mi OPPOI‘I'el.
Or molte edizioni di costui se ne fecero nel
secolo XV. citate dal Freytag , e dal Barone
Haller Ciò posto , oso io dire non parermi
inganno , che tal naturalista possa essere stato
uno. de’ protoparenti della Casa Macrina 0 Ma
eri dopo l’ anno millesimo all’ epoca de‘ Nor
manni, dal qual tempo il De Lellis (2) ile ri
pete l’ origine del cognome; e circa esso perio
do probabilmente lo scrittor nostro botanico sa
rà fiorito. Del resto è da notare, che in Firen
fo Freytag, App. liti. te. I. p. non , Haller, Bi
bliot. Botan. lo, 1. p. 215, e to. II. p 656.
(2) Discorsi Par. Il. pag 223 in Maddalena dc
Maori:
saxi
ze l’ erudito Manni (1) al 1737 insegnò , che non
rade volte i nostri Casati dal secondo Caso
de’ Latini son derivati. Ciocchè il Muratori , e
dopo con Opera classica nel suo genere ben di
mostrò il prelodato nostro Abate Grande, talmente
che sull’ assunto non‘ vi rimane dubbio alcuno.
Quindi siccome si scrisse in volgare Boccaccio
e Boccacci, Cardo e Cordi, Cipro e Cipri,
Siderno e Siderni ; in simil guisa dal nome
del padre, o da quello dell’avo venne detto es
so cognome Macro e Macri , cioè Macrifilius
ovver nepos. E benchè sipscrivcsse senza accen
to , pur con questo si pronunziava , egualmente
che proil'erivasi , e tuttavia profl‘eriscono in Ca
labria accentuato l’ altro cognome dell’ età norman
nica Thiresti o Theristi z di cui il primo cosi sta
scritto in un privilegio del Conte Ruggiero del
l’ anno 1 101 , riferito ne’ Decreti della Curia del
Cappellano Maggiore (2); e’l secondo presso il
Montfaucon (3) dell’ anno 1144. Qsservisi pure,
che sifi‘atto cognome del Basiliano S. Giovanni Ti
(1) Lezioni di ling. tosc. pag. 105.
fel Tom. I. pag. 321. Neap. 1786.
(3) Palaeograph. p. qui
/ u
/ rxi/saul mall/lh l
seg
resti cenobita o archimandrita , che venerasi a Pa
lermo ed aStilo con ecclesiastico culto il di mi
di febbraio, malamente venne scritto da tutti,
siccome contro al P. d’Afflitto (I), che amò dir
lo Theresi non già feres-ti , mostrai nella mia
Memoria istorico-geografica a carte IOO , al
1808 data in luce dal P. Cassitto nel suo I. vo
lume delle Memorie per servire alla storia
letteraria, civile , ed ecclesiastica del Regno
di Napoli.
E tornando al cognome Macr‘l , anche oggi
presso di noi lo scrivon molti disaccentnato , e
nelle stampe eziandio. In conferma’ di che non
disconviene recarne qualch’esemplo. Sia il pri
mo il Ch. P. Giammaria della Torre , che per
ben due volte (a) non accentuato impresse il
cognome di mio fratel maggiore D. Saverio.
Cosi scorgesi praticato nella xll. edizione del
Systema Naturae di C. Linneo (3); nella Bi.
blioteca Elmintologica del Modeer vog negli
(I) Mem. degli Scritt. del Reg. to. I. p. 132 (c)
(2) Nuove osservazioni micmscop. cap. I. p. sit e
cap. pag. 49. Nap. ind v
(3) Linn. Op. cit. r1.o. I. Par. VI. pag. 3155.
’À Cit. Op. p. us edit. Erlangae nad
330
Annali del-Museo di Stor. naturale di Parigi (1);
nel Giornale di Fisica, di Chimica, e di Storia
naturale della stessa Città cai Quei dotti com-
pilatori Pèron e Lesueur, tanto nel lor frontispi
zio , ove posero per epigrafe ‘una sentenza di
esso mio fratello , quanto nel decorso , sempre
senza accento scrissero tal cognome. Il celebra
tissimo Cav. Cuvier (3) ultimamente pur Maori
scrisselo. A siffatta mancanza di accento forse
provveder volendo il pur celehratissimo Abate
Cancellieri, mosso dalla singolar bontà sua ver
so di me, me stesso senza verun mio merito
gli piacque di cognominar Macry nel suo Li
bro di sopra lodato a carte 202. Conviene in
fin della fine ricordar qui col P. Niceron ,
che la prima delle 16 Opere , stampate dal ce
lebre Scioppio sotto finto nome, è questa: Ni
eodemi. Maori senioris , civis Romani, cum
Nicolao Grasso iuniore Veneto, disceptatio de
(1) VII. anne'e p. 359 et suiv.
fai Tom. un.
(3) Regne animal p. 5; et 139. A Paris 18v].
fo Vie de G. Scioppius, dar’; les Mé'm. des homi
ill. to. xxxva p. 178. A Paris uae
331
Paraenesi Card. Baronii ad Sereniss. Remp.
Vevetam. Venetiis 1607. 8. et Monachii 1607.
4 : edizione che veggo pur rammentata nella Bi
bliot. Bodleiana r11o. II. p. un
Uberlà dell’ agro sidernate.
28. Finqu‘i basti quello , ch’è stato per me
tocco intorno a Siderno s conviene ora dir qualche
cosa intorno all’ubertoso capitale , ond’è ferace
per munificenza del Ciclo quel picciol territorio;
ma cotanto ‘
E da Bacco e da Cerere diletto.
Ora esso è abbondevole d’ ogni cosa, e spezial
mente ammirasi per la squisitezza de’ vini , cui
veggio molto esaltati dagli scrittori nazionali da
circa tre secoli. Non vuolsi tacere , che se ,
nell’ agro suddetto , Bacco , Cerere , Flora e
Pomona coz lor lieti doni bene ed a ribocco lo
arricchiscono , deesene saper grado a degli al
lievi dell’ immortale Antonio Genovesi. Soprat
tutto vogliousi qui a tale oggetto lodare due
compatriotti , che Dio abbia in Cielo , cioè:
il giureconsulto e avvocato , mio cugino, Do
menicantonio Audino, e’l dottor fisico Giusep
pemaria Bello. Costoro non abbandonarono alla
332
cieca pratica de’ coloni , ch’ erano istruiti dal
1’ esempio de’ loro vecchi, la gran madre e un
trice di tutte le arti, e sostegno degli stati. Im
perciocchè dietro le tracce del nostro Cav. Gio.
Batista Porta, del Crescenzi, del Vettori, dell’Ale
manni , del Davanzati , del Trinci , e del filo
sofo Genovesi, che aveagli ammaestrati co’ pre
cetti geoponici; eccitaron col loro esempio gli
altri Sidernati ad accarezzar l’ agricoltura.
Ed invero que’ gentiluomini pel passato di
sprezzavano e trascuravano la prima sorgente
di ogni ricchezza e commercio , la parte cotan
to interessante dell’ economia pubblica , di cui
con ragione il grande Arpinate (1) avea scrit
to: Omnium rerum, ex quibus aliquid acqui
ritur, nihil uberiusi nihil dulcius, nihil ho
mine libero dignius. Ma oggid‘i non iscorgesi
un palmo di terreno incolto , e imboschito per
mal governo nelle possesioni sidernati , che il
poeta Accio nell’Erigona (2) direbbe late viri
dia , et frugum ubera; ed il Comico (3) pa
co cicero de ofic. I. 42.
(2) Fragm. poèt. veti. p. 23 edit. Steph.
in Plaut. Mercat. 111. 1.118.
333
sicompsa , tutte liete. In quella campagna’ espo
sta all’ occhio del Sole, 0 come l’ Ariosto disse
Tutta scoperta agli apollinei raggi ,
allignar veggionsi i seguenti alberi i l’ agrappi
do (a) , o pero salvatico; l’ amendola 0 man
dorlo; l’ albicocco o crisomolo ; l’ arancio; il
carrubio ; il cotogno; il ciriegio; il fico si no
Strale come indiano; il melogranato , o grana‘
to; il gelso (b) bianco e ’l.nero; il melo ; il
melangolo o ceti-angelos il noce; l’ olivo; il
(a) Le agrappidi o sicno acridi , ovvero acride
de’Vangelisli ( S. Matt. III , 4 dupl'deg, 5. Mar. 1, s
amplius ) sono di agro sapore , onds ebbero il nome;
ma ne fa uso, come dicemmo di sopra, la bassa gente.
Delle medesime col mele vuole il Bezza presso il dot
tissimo Tirino, e sl ch. Padre Lombardi sulla chiosa di
Dante (Inf. xxil , 171 ) che si nutrisse nel diserto il
Batista, bench1 Eutimio intenda sotto quel nome le ci
me tenerine degli alberi, de’ virgultl e dell’ erbe. Non
per tanto cinque altri PP. ne intendono le propriamen
te dotte locusle del latino Testo.
(b) In un capitolare di Carlo Magno , citato dal
Muratori Diss. xxv , son detti morarii ossieno alberi
Mori, da’ Franzesi meuriers. A Siderno dalle loro fo
glie nutrisconsi i bachi da seta , della cui introduzione
in Italia ne parla ivi il Muratori.
I
334
pero di ogni maniera; il pesco 0 persico; il
prugno; la quercia e il sorbo. I cocomeri detti
quivi zipangoli , i ceci , le fave , le lenticchie,
i lini , i lupini , i melloni, i sesami orientali,
ovvero giuggiolene non iscarseggiano. L’ olio è
preferibile ad ogni altro provinciale per la sua
lucidezza e limpidezza , non che pel sapore ed
odore. Produce eziandio quel bel territorio, oltre
al grano. volgare , un’ altra spezie molto eccel
lente detta maiorica o maiorca; il germano ,
il granone, altrimenti nomato grano turco ,fru
mento indiano (a) e panicolo; l’ orzo , il mi
glio e la meliga. Poco stante linneanamente sa
ran denominati con altre piante.
Vini , pesi e misure sidernati.
29. Del vino di cola sin dal tempo del P.
Marafioti, cioè verso il 1591 , se ne caricava
no barche e tartane , riuscendo squisitissimo e
(a) Il Muratori, Diss. xxxv , dice che questo fru
memo , da lui appellato fiumcntonc , da’ Milanesi mell
gone , e daglm Indiani mais; non era forse conosciuto
da‘ più rimoti secoli.
. 335
solenne. Non dee granfatto però riconoscerne
la celebrità dall’ agricoltore , ma da un mastro
troppo diligente , i
Natura d’ ogni casa più possente.
Di fatto i contadini in questo ramo di agricoltu
ra sono indiligenti , e fanno un mescuglio di
uve buone e cattive , non badando punto al
tempo della lor maturità. Ei le pigian co’ pie
di no’ tinacci con tutt’ i raspi a e poscia il mo
sto che se ne ricava , di subito senz’ altre ope
razioni il mettono a fermentare per cangiarsi in
vino. Nonrlimeno, agli anni addietro, dal Dott.
Sig. Onofrio Falletti figlio del già ottimo giurecon
sulto e gentiluomo D. Simone, ed indi da mid
fratello Dott. cerusico Carlantonio, tentossi con
buon successo un novel metodo. Eglino dunque
ad oggetto di far vedere , che bel vino potreb
besi ottenere , scelsero una sorta d’ uva bianca
volgarmente detta Guardavalle , grossa quanto
una nocciuola, ed al gusto poco grata , perchè
aspra e’ odiata fino dagli animali. Lasciaron que
sta, separatala da ogni altra diversa spezie, po
chi di ‘al Sole per a’vvizzirsi: quindi senza ‘i
raspi fattola pigiare‘, la situarono in un bottici
no , infondendovi alquanto mosto cotto , ridot
to col fuoco ad un terzo. Con tal mezzo ei fe
336
cer del vino d’run color d’ ambra chiaro ‘e lam
pante , che fu anteposto al greco , e creduto
da taluni forestieri assaggiatori vino esotico.
Esso Falletti da un’ altra sorta d’ uva nera ,
da’ volgari denominata Magliccca , col metodo
esposto n’estrasse altra spezie di vino forte e
generoso d’ un color di rubino brillante , eh’ ei
chiamò Lacrima: la quale tra per v lo colore‘
e ’l gusto esquisito, fu eziandio preferita da so
lenni bevitori agli ottimi vini forestieri. Di questo
calibro e qualità cred’ io essere stato quel vino,
che a luglio del isto in Reggio si disse da
un general franzese: Siderne est le roi des 'vins‘.
Ne fui assicurato da‘ chi fu presente esser des
so vin rosso. Da tale epoca in poi maggiormen
te riccrcossi nelle gran tavole di Napoli, e di
fuori Regno si fatto vino. Ivi parimente fansi
altre maniere di vini, che viepiù migliorar po
trebbonsi nelle manifatture con maggior diligen
za. Son dessi Pabboccato , cioè soave al gusto,
chiamato dal Redi vino della bocca; l’asciut
to e secco. Evvene un altro migliore, ma in
poca quantità, il grechetto. Quest’ ultimo lo
stesso galantissimo toscano medico e filosofo di
rebbe che berebbesi da un morto , non facendo
male a’ viventi z tant’ è gustoso, amabile , petto
337
rale , balsamico, e giovevole allo stomaco. Ognun
che il gusta w
Gli par miglior che ’l nettare o la manna.
Iacopo IV Milano, feudatario di Siderno e ambascia. ‘
tore straordinario del ma NOSTRO SIGNORE presso il
Re Cristianissimo Luigi XV , avendo presentato,
siccome illustre persona, e degna di fede m’assicu
ra , di questo vino sidernate a quel Sovrano ,
la M. S. lo ebbe in molto pregio. Un tale spi
-ritoso , ma riscaldante vino, si estrae dalle uve
dette greche, il quale dal Petrarca sotto la re
gina Giovanna I. di Napoli fu celebrato , secondo
i che osserva il Consiglier Galiani|(1). Il Mazzoc
chi (a) credette sulle prime lo ‘zibibbo l’ uva
byblina, ma il Grimaldi (3) sospettò meglio ,
che il vino bjblinum , o polium si fosse fatto dalla
stess’uva , che ancora in Gerace, e nella Cala
bria ulteriore chiamano uva greca. Questa in
fatti è diversa da esso zibibbo. Ma passiam pu
re ad altro.
(1) Catalogo delle materie appartenenti al Vesuvio
p. 179. Londra (Napoli) 1772.
(2) Tab. Heracl. P. I. p. 203.
(3) Annali del Regno to. 3, pi 174.
an
‘338
I pesi e le misure son le seguenti. Il vino
sidernate vendesi a mezzanella , ch’ è di once
ndo , la quale dividesi in 4 quartucci , ed
il quartuccio in 4 quarte. Sei mezzanelle, e
ys once fanno il barile di Napoli. La salma ,
o soma è di'32 mezzanelle. Vendonsi la carne
e i pesci a rotolo , che costa di once quaran
totto; e che nelle altre vendite è di trenta on
ce. Si esita l’ olio a cafiso , della qual voce
il Du-Cange ne reca un esempio d’ una Carta
del Re Ruggieri dell’ anno 1130 presso il Pirro
"ne’ Vescovi di Messina. Costa il cafiso di di:
ciotto rotola e sei once , di trenta once a roto
lo, e sidivide in sei micanni; ed il micanno
in quattro litri, voci ambedue greche. Stimo ,
che non sia per essere ingrato il notar qui di
passaggio , che un cafiso 11’ olio nell’ anno 1 192 (1)
costava cinque tai-i nell’ assediata città di San
Germano , egualmente che una soma di vino
plus quam una uncia auri , quando crebbe la
fame al dir dell’ Anonimo Cassinese. La misu
ra de’ solidi s’ appella tomolo , la cui metà di
(1) Meo , Annali. lo. Xl. pi 63. n. 2.
. 339
cesi mezzaruola , che compongono due quarti
ognun de’ quali è di due stoppelli. Si ‘usa pa
rimente il me'zzo-stoppello. -
Stato politico antico e moderno di Siderno.
3o. Passiam di presente a dar brevi cenni
su lo stato politico attuale, ed antico di sua P0
polazione. Siderno , come teste si è detto , co
sta ora di 4500 abitanti, che di anno in‘ anno
vannosi aumentando sensibilmente, compresi quei
della marina. Questa , da che han fissato in
essa la residenza gl’ impiegati della regia doga
na di Gerace i è divenuta l" emporio di quasi
tutta la provincia.l comodi, che quivi si riuo-
vano e di magazzini e di abitazioni,richiamano
da ogni parte icommercianti. E per conseguen
te , di continuo veggionsi delle immissioni di
vettovaglie , e d’ altri varj generi, che si diraman
poscia ne’ paesi interni. Sono anche frequenti
perciò l’ estrazioni d’ olio, di vino , di fichi,
di seta, e d’ altre derrate indigene. Notisi , che
in tempo d’inverno quel naufragoso golfo sider
nate in poche ore diventa un caos ‘di flutti spu
manti; talcbè i legni precedenti da Grecia , e
dal Mare adriatico , sopraffatti da venti contra‘
l
t ‘v “a, n.__
isto
rj, bene spesso ivi ne’ tempi andati naufraga
rono. Fassi colà , in vigor di real decreto de’ 18
agosto 1819 ,dal diis agli 8 settembre di cia
scun anno una gran fiera; celcbrandosi la festa
della Madonna di Portosalvo , titolo di quel
la Chiesa a tre navate. Sonovi già ivi stabiliti
con fondachi alcuni mercanti amalfitani e si
ciliani.
V Cade in acconcio il notar qui , che in quel
‘ marittimo fondo detto la Pellegrina sonosi ul
timamente rinvenute‘ dimolte monete antiche
d’ argento e di rame. In altro fondo tra essa e
la Torre di guardia chiamato Schiriminghi l(a)
eransi prima rinvenute delle altre greche,e romane
monete; de’ lunghi tubi di piombo; degli ossami
di cadaveri, e degli scheletri ‘d’ uomini‘ con delle
tombe,o sepolcri antichi ammattonati.Quivi anche
(a) Questa voce ne io non sono ingannato, signifi
ca figliuol di Schiro, siccome Bolsinghi valefilius Bul
- si dal germanico lug , che noi abbiamo italianizzato ,
secondo il Manni Lezioni cit. p. 106 , lug-hi eh" equivale
alla latina Filius. In membrane antichissime lessv egli
Mauinghi , Lolleringhi, Upezzinghi, Tosinghi, altrove
lppellati i Figliuoli della Tosa, e mille e mill’ altri.
a ..Aummwy ». nv '» ., , . i i
-- ./ .-.-----n... gzz-Mlu
siio vidi Una volta degli avanzi d’ acquidotti ; delle
’ colonnette scanalate di ordine corintio; di molti
capitelli e altri ruderi di durissima antica fab
brica‘ , con una grossa colonna semisepolta nel
la sabbia ov’esiste tuttavia. 0|‘ tali frantumi di anti
chita1 se l’ amor del luogo ove io son nato non
m’ inganna , sono indizi evidenti , che quella patria
marina era abitata sin dal periodo greco a roma-i
no. E forse da principio ivi fu la‘ nostra Side
ro, ed indi n'ell’epoca saracenica trasferissi nel‘
la motta e altura dellaflvimpa1 come avvenne
alla spogliata e distrutta Locri, la cui gente
dalla marina nel X secolo stabilironsi a Seracev
In mancanza di buone miniere storiche non si
voglion granfatto disprezzare le mie conghicttur‘e.
La stessa carità della Patria m’ invita a Soggiuw
gnere , che probabilmente per cagion del gran
commerzio marittimo nel XVI secolo molte ia
r'niglie estere stabilironsi quivi, e fissarono i
piedi co’ matrimoni sidernati. Ed invero trala<
sciando , per non allungarmi , le molte famiglie
di quella Diocesi in Siderno stabilite , accenno
le appresso.
I. Di Palermo , Messer Bartolommeo Caputo,
nominato in due battesimi de’ ay di ottobre,
e degli 11 di novembre 1585, fog. 39 del citato
342
Libro. 11. Di Messina, matrimonio contraendo ,
pubblicato nella messa il ‘di 6 d’april-e 1587 ,
inter Ioan. aloisium eherubino et d. victoriam
jatigati. Più un altro inter magistrum Petrum
v Schimenzi et nobilem melecha. III. Di Siracu
sa , Gio. Ancola , ec. 1v. Di Taormina , matri
monio del di 23 giugno 1585 tra Iosepponi ruz
zurro e d. leonarda d’ amato. Di Regno sono de
nominati z Bagnara , Cinquefrondi , Motta.S. Lu
ciae martoranensis dioecesis , Palme , Paola ,
Rogliano, Seminara,Senosa;sconosciuta da’ lessico
graii geografici, casale dicesi de le parti di Taran
to in nominandosi il battesimo di Sartorio , o sia
Sertorio , figlio di cesare greco e di portia
partaniti ; Sorrento , Giovancola Paturzo di quel
la città, marito di d. doria curupi, ans ago’
sto 1586; Stilo e Vadolato, ec. ec.
Or nelle antiche numerazioni delle intere pro
vincie nostre, Motta Siderone è tassata per fuo.
chi (a) 373 nel 1595, 1596, e 1652;per 363
(11) Nel 1442 nel Pailamento generale iBaroni,che
lo componevano, offerirono al Re Alfonso un ducato a
fuoco. Nel 1443 fu accordato un tomolo di sale a fuo
ec. v. il Galanti nel suo Testamento politico p. ga ,
343
nel 1648; nel 1660 per 606; nel 1665, 1670,.
e 170o, giusta il Pacicchelli in tale anno, per 489.
‘Nel 1691, secondo il P. Fiore Cal. abitataL. I.
P. a , p. 175 , faceva 5000 abitanti; ne11695,
4800. Queste anime circa il quo , a tempo del
citato P. Eustachio Caracciolo, faceano 4000 fami
glie; nel 1750, e 1802 erano 3300 , compre
si 695 abitatori nella maremma , o sia campa
gna vicina al mare.
AUTORI smrmu'n.
I. Niccolantonio Stigliola o Stelliola.
31. Nell’annoverarsi da me tra’ sidernati scrit
tori questo illustre Linceo,cotanto lodato da uno
de’ più insigni filosofi, matematici ed astronomi,
che abbia prodotto l’Europa , cioè dal fiorentino
GALILEO GALILEI (a); io non mi fondo sopra men
e segg. Notisi che il vulgo napolitano dice loffuoco, non già
lo fuco , siccome pretende l’ Abate Martorelli da Osi
mo , Diss. sul Purismo to. 11. delle Opere p. 313. Roma
1821.
(a) (Iii; fu nel nam per 1’ Opera manoscritta del Tele.
scopio da lui grandemente approvata, e giudica-la degna di
stii
zogne, ne mi lascio guidare dall’ amor di Pa
tria; ma bensì dalla sopraccitata (p. 22) clas
sica testimonianza dell'Arcivescovo Piromalli suo
ben degno discepolo. A costui debbesi la scoperta
di esser lo Stclliola calabrese, e non mica di Napoli,
o di Nola; siccome al Petrarca quella di essere
il celebre Leonzio , maestro del Boccaccio , nato
in Calabria, e non gia in Tessalonica. Sicchè
il piromallico attestato dee persuadere ognuno
a crederlo Sidernate , non essendo certo presu
mibile, che, mentre uncialibus litteris ‘lo ap
pellò unum de sapientibus nostri saeculi , ma
gistrum et CONTERRANB'UM MEUM , abbia volu
to diminuirgli la lode‘ della vera patria , attri
buendolo ad un picciol villaggio con bugia palmare.
Il vocabolo Terra per Città, lo abbiam di so
pra foglio 256 notato , cui aggiugner si può g
che il ch. Maffei ascrisse Plinio seniore a Vero
na , avendo questi denominato Catullum con
terraneum meum. Era dunque nato e battezza
jo lo Stelliola in quell' istesso nostro diletto
essere stampata dall’ Accademia, secondo il Ch. Ode
scalchi nelle Memorie dell’Acc. de’ Lincei p- his v
Roma 1806. x
345
suol natum , non già nella egregia e cospicua
Città di Nola.‘ E se egli poscia nell’ età di 30
anni , come vedremo , nel titolo di un suo l. Li
bro denominossi Nolano; ciò è da intendersi
inquanto all’ origine paterna , e non mica per
rispetto alla nascita. E di fatto lo stess’ Omerodell’ italica favella , che di sopra a carte neti
avvertimmo d’ averne sortito ‘il natale in Sorren
to , anche volle denominarsi Bergamasco a
conto della paterna origin medesima.
Se non che dir si potrebbe, che sendo stato
allora il nostro Sidernate ascritto alla cittadinan
za di Nola , Perciò volle con tal titolo decorar
si. In non dissimil guisa praticaron fra gli altri
nello stesso secolo due molto egregi letterati ben
noti al Mondo pe loro scritti, vale a dire M.’
A. Mureto franzese, e Giusto Rycquio canonico
gandese , che s’ intitolaron cittadini di Roma ,
dopo aver cotale onore ottenuto. Così prima di
costoro Folchetto genovese, per osservazione del
Petrarca ne’Trionfi,ha voluto il suo nome torre
a Genova , ed a Marsiglia darlo. Laonde per
tai ragioni ed altre , che taccio per brevità , io
ben volentieri lo attribuisco a Siderno. Del re
sto vo’ snggellar le medesime colla grave au
torità dcll’incom‘parabile Abate Cancellieri’, il
ais f
quale, multis verbis ultro citroque habitis ,
con sua ultima lettera mi confesso , e poi con
x istampa riconobbe Siderno a vera patria dello
Stigliola o Stelliola nostro
Quigi dunque da Federico forse nolano nacque
costui al 1547 , essendo che il di 24 di gonna;
io del lama quando ei fu aggregato alla cele
bre Accademia Romana de’ Lincei, si disse d’ an
ni 65 , costundo ciò dalla firma originale appe
esso Cancellieri. Dopo essersi bene erudito nella
prima sua età nella lingua greca, e nella Filo
sofia , si diede alla Botanica (a) ed alla Medi
-_
( 1) Cancellieri , Prospetto delle memorie aneddote ,
ec. estratto dal Fascicolo Lv. del Giornale Arcadico di
Luglio del 1823.
(a) Amò talmente questa scienza, ut herbas filiolas
suas singulari affectu vocaret ; cumque aliquam plantum
ewoticam nactus esset , analomice-dissecabat, et singu
la adformas et qaalitates examinabat secondo il Chioc
catelli suo Biografo manoscritto. Me ne favorì l’ intero
articolo il Ch. Cav. D. Michele Arditi possessore del
1’ originale 11. Parte chioccarellina inedita. 0nd’ erra in
digrosso il compilatore delle Memorie di Simon Porzio
p. 38 , asserendola perduta nel saccheggio del 1799. Nel
le quali tacque d‘ avere avuti degli'aneddoti per costui’
e pel Falconi da D. Saverio mio fratello.
t 347
cina, studj in ogni tempo prediletti a’ nostri
Sidernati. Quindi ne ottenne il grado del Dotto
rato nell’ antico , et celebre Collegio di Sa
lerno , cui però dedicò una scrittura , siccome
ci narra suo figlio , editore del Telescopio nel
1627, Gio. Domenico Stelliola. Io indarno feci
accurate diligenze-nelle lauree di esso Collegio,
che ora sono qui, alline di rinvenir la fede del
battesimo dell’inclito filosofo c mcdico istcsso
suo padre. Egli nondimeno ancor giovane, giu
sta il lodato Editore, si sottrasse all’ esercizio
del medicare: perciocchè non adulando egli alla
morbidezza d’ un nobile , che per leggìerissima
occorenza desiderava esser lusingato co’ me
dicamenti , questi lo pospose ad altrui: onde
avvenne gravemente se ne sdegnasse. Ciocchè
fu ignoto al Duca celebre linceografo Odescal
i cbi stesso , che a c. 275 lo credette di profes
sione architetto.
Or certo è, che lo Stelliola pel detto motivo,
abbandonato avendo lj esercizo della medicina ,
professar volle colle più alte scienze le arti li
berali. Era egli, giusta 1’ Editor suddetto , dal
la propria inclinazione tirato occultamento n al
» le Metafisiche contemplazioni,-et alle discipli
» ne Mathematiche , nelle quali per la certezza
348
» che contengono , solamente si riposa 1’ humano
» intelletto, vi se inoltrò di maniera , che facendo
» vi singolar progressmha quelle privatamente
» insegnate a molti della Nobiltà Napolitana , et
n per un certo tempo anco publicamente negli
» Studii di questa Città. » Creato quindi ad archi
tetto di essa Città , e non mica della Corte, sic
come scrisse l’ Odescalchi , nella capitale e nel
le sue vicinanze molli utili lavori ( uso le co
stui parole) appartenenti ed all’idrostatica , ed
all’ architettura ., si militare che civile , diresse
egli e perfezionò. Continua l’ Editor medesimo
a dirci del suo genitore l’ aneddoto seguente :
» Eletto per la descrizion Geografica del Regno
» di Napoli a spese del Real Patrimonio andò
» insieme con Modestino suo fratello , anco egli
» celebre letterato , peregrinando il Regno , et
» Perfezionò quella Mappa, che poi intaglia
» ta dal Cartari, n’ha anco ritenuto il nome. »
Di esso Modestino il citato Chioccarelli narra .,
che in studio rerum militarium claruit , in
quo genere plura scripsit . . . . sed cum ,
ut principibus viris communicaret , Venetias,
inde ad Venetorum exercitum se contulisset ,
nescio quo fato, hostium praedafactus , oleum
et operam perdidit.Forse sarà morto circa il 1621 .
. 349
Ebbe Niccol’Ant. due figliuoli,di cui il primoge
nito Felice era assai più erudito del fratel suo Gio.
Domenico , per attestato di Fabio Colonna (1)
nel 1624. Il quale aggiugne,come ito essendo
a ritrovare Giandomenico , avea veduta la se
guente iscrizione di marmo, che il padre men
tr’ era vivo n avea fatta scolpire per collocarla
n in un’ altra sua casa , dove egli avea in ani
n mo di leggere ad alcuni giovani ‘studiosi z
Caesio Lynceae Academiae Principe Felix
Stelliola Encyclopedìae Gymnasium erexit.
Sul che si avverta , I. che il premorto Felice
era tipografo in Porte Begale, tuttavia esistente
a dirimpetto alla Chiesa di S. Domenico de’Ca
labresi allora detta S. M.“ dellaSalute, vicino, o
nella stessa casa , dove trapasso il comun lor geni
tore , ed era desso Felice Stigliola, di cui se
n’ hanno delle buone edizioni sotto tal nome.
Il. Che nel 1780 esisteva qui esso marmo, che
dovrebbe rispettarsi , in una umile , ma ono
rata magione s secondochè con poca precisione
si scrisse dal Sarconi a c. 4 degli Statuti del
sco Presso l‘ OdcscaIchi, Op. cit. p. non
350 ‘
la Reale Ace. delle Scienze e B. L. di Napoli. '111.
Che quel Gio. Mario Stelliola autore dell’ inedito
trattato di Architettura civile , il quale scrisse sua
lettera a Galileo Galilei citata dal Signorelli,
verisimilmente è Gio. Domenico variato nel secon
do nome. Gio. Domenico, trapassato il suo genitoreI agli XI 6.’ aprile 1623 , venn’ eletto ingegnere della
stessa Città , e forse sarà morto nell’ aprile 1650.
Imperocchè il di 5 del mese di maggio di detto
anno gli successe in tal carica Pietro di Martino,
vacata per morte , dicesi nelle conclusionidella Piazza di Nilo, del quondam Gio. Do
menico Stiglioladicco chiaro ed incontrastahile
il vero » gentilizio cognome Stigliola , come anche
I bene dal Capoa (3) fu così scritto, e indiStel
liola latinizzato dal nostro Niccolantonio nell'ap
presso suo Libro. -
I. Theriace, et Mithridatia Nicolai Stelliolae
Nolam', libellus, etc. Neapoli ap. Marinum de
Alexandro in ofiicimz Aquilae 1577. m È di
dq facce scritto contro al Collegio di Padova
(1) Vicende ‘della coltura to. V. p. 315 nol.(1).
(2) Vol. segnalo c foglio‘ 138 al tergo.
(3) Sopra le Mqfete L. I. p. m. sa
351
in difesa del naturalista Bartolommeo Maranta
venosino , che malamente il Chioccarelli dice
napolitano nel MSto citato.
II. Encyclopedia Pytlzagorea mostrata da
Nicolò Ant. Stelliola Ljnceo. In Napoli app.
Costantino Vitale 1616, di facce 16 in 4. de
dicata il di 22 di dicembre al Card. Scipione
Cobelluzio. Con errore dal Chioccarelli dicesi
impressa nel 1618. È un Indice de’ XII trattati
nella Enciclopedia contenuti.
III. Il Telescopio o per Ispecillo celeste,
ec. In Napoli , per Domenico Maccarano, 1627.
4. È di 142 facce diviso in 4 Libri con figure
geometriche. Queste , secondo l’Odescalchi, fin
dal rami Fabio Colonna avea fatte intagliare ,
il quale aveane presso di se il II. Libro , da
lui copiato mentre ne era vivente 1’ autore. In -
detta Opera evvi l’ appresso distico, allusivo al
cognome ed al lavoro dello Stelliola , di F. G. L.
che io interpetro Fabio Colonna Linceo:
Stellula vixfulgens procul , ò Stelliòla mia-ahasl
Nunc Telescopio Sol propè magnus ades.
È dedicata da Gio. Domenico Stelliola il di
ty (1’ agosto 1627 , giorno anniversario del- .
Pinstituzione dell’ Accad. Lincea, I al Cardi- l
nale Barberino. Era questi Francesco fatto
asa
accademico Linceo nel 1623. Nella quale o
pera postuma di estrema rarit‘zx , che io posseg
go ,. e creduta non mai‘ stampata dal Ch. Ode
scalchia c. iii-y del ‘dotto suo Libro,sono an
noverati i MSti stelliolani, il cui elenco da co
stui al ‘foglio 276 stampossi , avendolo rica
vato da una lettera del Colonna impressa nel
Giornale di Roma del Pagliarini dell’ anno
1749. Ma era già stato impresso nel prefato
Telescopio in nome del tipografo. Da una lette
ra de’ IO aprile isis , forse originale da me pos
seduta , e dallo stesso signor Odescalcbi in que
st’anno menzionata‘, lo Stelliola avvisa il Principe
e Fondatore dell’ Accademia de’ Lincei Federico
Cesi Barone Romano d’ aver già finito il'detto
Trattato comandatomi da V. E. diviso in
tre Libri. Or nell’ adunanza Lincea del di
6 Marzo 1617 fu risolato , che il figlio (cioè
Felice) dello Stelliola stampasse qui in Napoli
a spese del‘ medesimo principe Federico Cesi
tale Opera ; e che dalla inedita stelliolana'sua
Enciclopedia , contenente XII. trattati , qual
che altra opera si scegliesse , per istampar
si a spese dell’ Accademia , per testimonianza
del lodato Odescalchi
_..,_.
(I) V. Mern. cit. p. 13|, ms e seg.
x
353
IV. Lo stesso Stampatore del Telescopio , Do
menico Maccarano , ci narra trovarsi n anco in
te istampa uno (Libro) delle Mechaniche s cioè,
n della Statera , Vette , Leva , Rote , et. Tu»
n glia: et altri non esposti venali, cioè della
n Fortifìcazion de’ Siti libri cinque. Della ca
» strametazione libro uno , et uno Opuscolo
n del Pdsitivo, et Toltivo. . Giusta il Chioc
carelli scriss’ egli tre volumi in italiana favello
d’ argomento matematico impressi absque im
pressoris nomine, et tempore in 4. folio. Io so
spetto , che quest' Edizione sia stata fatta dal sud
detto Felice prima del 1620. Domenico Stelliola
nella bella Iscrizione di ib versi, oggid‘t inesisten
te,apposta nella sepoltura al suo genitore nella
predetta Chiesa , il dice morto iamfere octuoge
nario 1623 mense Apn die Xl. Mori d'anni yi
e’ di 3 mesi circa; poichè alga del 1612 , quan
do fu ascritto tra’ Lincei, era di 65 cclil erratamente
altri disse 69 ) anni , come dissi col non mai ha.
stantemente lodato Cancellieri. Erra quindi a c.
267 l’ Odelscalchi , dicendolo mancato di vita nel
1624.0r siccome in tal monumento si ommise la pa
tria dello Stelliola, cosi emmi facile il conghiettura
re , che il Piromalli quando venne qua nel conven- .
to di S. Domenico de’ Calabresi al 1628 , non veg
v 23
3.34
gelido ciò indicato .. ovviar volle a tal mancanza col
manifestarcelo sidernate. È da notarsi per ultimo ,
che da Pier la Seine o la Sena ( che l’Odescalchi
a c. 178 denomina Lasana o Lesejnaborigin
nario franzese , di nascita napoli'tano ; bene istrui
to nelle cose filosofiche, e matematiche dal de
funto allora Modestino , e. dal vivente NiccOlan
tonio; al 1621 nella prefazione del suo Home
ri lvepentlzes il vnostro Stclliola era stato detto:
Magne vir et admirabilis , aetatisque nostrae
Pythagoras , quem nedum vultu et prisca qua
dam bonitate refers , sed encjclica illa pae
dia , qua a principibus viris , et doctis omni
bus praedicaris, mirum in modum efi’ingis. Or
do anni dopo , il celebre ‘Cornelio, ne’ Proginnasmi
fisici a c. xs della postuma edizione de11688 ,
ponendo in bocca dello Stelliola: Pythagoraeos
MUNICIPES NOSTROS . . . magna illa Graecia
NOSTRA maurus et ALruuxg a c. 420 poi nel
166: , per bocca del costui famoso discepolo
Marcaurelio Severino, forte si duole di esserse
ne già perduta l’ Enciclopedia , per cui ovi esi
Stesse , nostra _Neapolis maiori esset apud eru
dito: omnes gloria. i ' À
Mio intendimento non e stato qui di far biof
grafia esatta del chiarissimo luminar suddet
355
lo , che‘ troppo accrescerebbe questo mio la
voro , riuscito omai più lungo di quel che io
m’ immaginava. Nondimeno non è da tacere .
che il nostro gran Linceo , malgrado di sua ve
neranda canizie , fu astretto da’ bisogni dome
stici a privatamente insegnare lino all’ ultimo
periodo di sua vita; ed a vendere la sua MSta
Storia naturale a Ferrante Imperato, napolita
no , per cento scudi , indi pubblicata sotto il
costui nome qui nel 1599 , non già 1559 come
altri scrisse. Sul che meco si accorda il Can
cellieri stesso. m deesi ascoltare il eh. Signo
relli, chiedente in quale archivio e protocollo
leggesi questo contratto ? chi il vide ? Perocf
che cotal vendita certo si fece a 4 occhi. Quanti
letterati viventi 0h quanti concedono altrui per
danaro talune lor produzioni! La bella Vita del
Pontano stampata nel lycii sotto nome del P.
de Sarno , non si sa per fama esser del nostro
Martorelli , il quale prece et pretia del colui
fratello Marchese gliela concedette ‘P Merita ri
flessione, che lo Stelliola abitava non guari lon
tano dalla casa dell’ Imperato , cha era nella via
di Monteoliveto contro al bel palagio del duca
di Gravina; nella quale forse il nostro insigne
investigatore dellenaturali produzioni benespe»
p
am
so si recava a descriverne il ricco gabinetto, e
museo da quello raccolto. Ivi probabilmente con
verbnl contratto fugli l’anzidetta somma imbot
sata dall’ Imperato . il quale nella prefazione
confessa d’ aver comunicato la maggior parte
di quella Opera collo Stelliola professore di
scienze reeondite; ed il costui figliuolo aggiu
gne conoscersi ciò dallo stile massime nelle
cose celesti. In conseguenza di che io credo
I.° non ingannarmi dicendo , che l’ Imperato a
quando a quando abbia interpolata la medesi
ma da semplicista , eccetto nelle celestiali cose,
ed in altro eccedente le sue cognizioni. II.° Che
non diede nel segno il Nicodemi nelle Àddizio
m‘ al Toppi , affermando contro al Placcio , che
per tai fatiche l’ Imperato avesse dato allo
Stelliola cento piastre z imperocchè saria stata
troppa generosità degna d'un Sovrano , e non
già d’ uno speziale. llLo Che il silenzio di Gian
domeuico Stelliola circa tal vendita niente pruo
va, poichè non dovea esso manifestare le pater
ne indigenze , anche parchi era egli vano anzi
che no secondo il‘Colonna. Di fatto costui, afo
fin di adescarlo di consegnare al principe de’ Lin
eei le paterne molle opere inedite assai inte
ressanti, proposto avea allo stesso principe nel
357
1623 di ottenergli , giusta l’eruditissimo cum
scalchi, in Roma una croce di cavaliere, cui
egli desiderava moltissimo.
II. Donato Pullz'eni o Pollieni.
si Di questo celebre P. Ab. Celestino , degno
compatriotto dello Stelliola, ignoro eziandioi ge
nitori ,i maestri, il di natalizio e ‘l necrologico.
Il Chioccarelli (1) lo appella professore di (sa
era teologia , erudito in filosofia , ed astrono
mia, e poligrafo latino ed italiano. E fiorito
nel 1598 sotto papa Clemente VIII, quando reg
geva la Chiesa di Gerace il Vescovo domenica
no Fra Vincenzio Bonardi, immediato successo
re del dotto e celebre ligure Monsignor Ottaviano
Pasqua (a). Nel sovradescritto Onciario del 1557
rinvengonsi lo: 66: polliyenj , e Francesco
polliyenj. Mio fratello Saverio, nelle carte nota.
riali del precitato Domenico Migliore dell’ anno
(1) De illuslr. scrip neap. 10. I , p. 151.
(a) Nel Registro de‘ laureati in Napoli rinvensoz
i Io: Fmnciscus Pasqua genuensis docL fuit in Chirurg
prid. nomnovcmbris 1587.1! credo nipote di esso Vescovo‘
358
1568 e del seguente, rilrovò'un Magnif. Ioan.
Bapt. polliyenj terrae Sideronisg ed un No
bile Matteo polliyenj mottae Sideronis. Il qua
le Giambatista addì an di novembre 1568 è
testimone con donno pet.o polliyenj. Quai di
costoro fossero stati i genitori dell’ illustre nokstro P. Abate, Dio’ il sa.
Or la suddetta Casata o Famiglia non più
esiste nella Patria , ne’ cui libri emortuali dice
si ucciso al lyr 2 un Niccola Pollieni. Questi, es
sendo staiiiero del Vescovo Diez di Gerace, ob suas
malas qualitates fuit licentiatus aservitio-no
stro per attestato dell’ istesso Monsignorefi). Il
nostro Ch. Autore fu ignorato dal rlloppi e dal
Nicodemi; ed omesso‘ nella Biblioteca di Cala
laria dal Zavarrone , non ostante che lo Aceti
lo avesse indicato prima di lui per filosofo, teo
logo ed oratore celebre, con additarcene cin
que Opere Lo ha pure sconosciuto D. Nic
colò Nardi nella sua lettera de’ rs agosto xqm
che è di 28 fac. in ti , versante sul novero de
_--_
I
(I) Conlrov. legale: p. agi , col. i. Mcssanae 1701.
(a) Adnoz. in Bari‘. p. mm n. 5.
359
gli Scrittori da aggiugnersi alla suddetta Biblio
teca del suo concittadino. Neppure il Can. Par
là‘ nella biografia del Bonardi fece motto di lui,
il quale forse avrà insegnato filosofia e teologia
ne’ Celestini monasteri di Napoli, di Vinegia ,
di Bologna e di Chieti, quando le sue Opere
in tai Città diede alle stampe. ‘3%
Prima di dal‘ 1’ clenco de’ libri del Pollieni ,
vol notare che l’ egregio mio amico , dum fa
ta Deusque sinebant, Abate Soria (a) sin dal
1’ anno 1782 avea bene avvertito, che il Pollie
ni si disse ancora da Siderno , denominandosi
dalla patria Malgrado di ciò , negli anni
1793 e 1805 un ali‘astellante autore (2) Vollc
anatomicamente dividere esso Pollieni a facendo
d’ uno due scrittori, e chiamando 1’ uno Dona
to da Siderno , e l'altro Donato Polieno ,
(a) lll Ch. sacerdote D. Francesco Antonio Soria
nacque nel villaggio di Massa di Novi , in provincia di
- Salerno , l’ anno 1736 , e si mori al giorno 16 d’ apri’
le 1809 in Bonati , comune della stessa provincia in
el‘a di 73 anni.
(i) Soria, Mem. degli storici 11ap. to. Il, 636.
(2) ciusliniania Bibl. storica e topogr. 11. nfi p.
nasa n. 153 p. 227, e Diz. gcog. art. Siderno p. 40.
senz’ altrimenti emendare cotale farfallone dove
posteriormente rammento una Pollienafl‘operina.
Tal sia‘ di lui. Or le Opere del nostro Siderna
te sono oggidi rarissime , ne io‘ ho potuto ve
derle nelle nostrali pubbliche e private librerie,
tranne due sole. Eccone pertanto i titoli, che
in fede altrui trascrivo. I. Tractatus de ordi
ne intelligendi. Pononiaenanno i598 ap. Ioan.
Rubeum 4. II. Relajip historia-a de myste
riosa Ecclesia S. stephani de Bononia di
eta Hierusalem. Bonom'ae 1600( 1610 giusta
Il’ Aceti) ap. Ioan. Bapt. Bellagambam 8. È
in italiana favella secondo il relator Chioccarelli.
III. Harmonia pacis. Theate ex tjpogn Isi
dori Facii 1602. 4. È dedicata al dottor di legge
Scipione Taultino. IV. Harmonia pacis citha
rista. Theate ap. eundem 1606. 4. Coteste due
Edizioni chietine furono'ignorate dal Giustinia
ni nel suo Saggio tipografico. V. De pace
componenda. cosi l’ Aceti, ma sarà forse la
precitata. v1. Agon praedicantium. Neap. 1609
8. apud Ioan. Bapt. Garganum et Laurentium
Ivuccium. È in lingua italiana. Vll., Historia
del celebrc monastero di Casaluce , posto
nell’ Agro avcrsnno a impressa in Napoli da Gio.
Donienico Roncagliolo nel ifioi in. Vlll. Sotto
sex
il finto nome di D. Ferdinando da Diano teolo
go e matematico scrisse due libri, quocum alc
terum, dice il Chioccarelli , latine editum sic
inscripsit: Divinarum gratiarum compendium
quatuor splendens fulgoribus , omnium revela
tionum materiam aperiens , et Domino Victo
ri Mocenigo patritio Veneto dicavit: excusum
Venetiis ap. Lucium Spinedam anno 1626. 8.
IX. De numismatibus secondochè scrive 1’ Aceti,
senza dirne altrimenti la edizione , che ov’ esista fu
sconosciuta dal P. Bandnri nella Bibliotheca numo
maria data in luce dal Fabrizio in Amburgo
1719. 4. X. Discorso filosofico, et astrologi
co di D. Donato da Siderno Jbb. Celestino.
Nel quale si mostra quanto sia corroso il
monte Vesuvio dal suo primo Incendio sino
al presente; E quanto habbi da durare detto
Incendio. All’ Illustriss. et Eccellentiss. Sig.
il Signor Conte de Monterei , del Conseglio
Segreto di S.. M. e Vieerè di Napoli. -- In
NNapoli (cosi). App. Matteo Nucci. M. DC.
XXXII. 4. È un sol foglio di stampa. La de
dicatoria d’ una facciata è scritta: Di Napoli,
30 Gennaro 1632. L’ Ab. Ferdinando Galiani,
nel succennato ‘suo Catalogo e carte ten sbaglia
asa
nel riferire il titolo , ed il tipografo di questo
brieve opuscoletto.
111. Fra Giovanni da Siderno.
33. Di questo ben degno fratello, Provincial
Cappuccino, del Gran Paolo Piromalli, non ho po
tuto rinvenire alcuna novella biografica. I Biografi
Cappuccini , PP. Dionigi. da Genova e da Bolo
gna , non la ci dierono nella lor Biblioteca a carte
‘137 della veneta edizione dell’anno 1748. Dove
da esso loro è appellato doctus et eruditus ,
theologus insignis. Del suo latino Direttorio
dal Wadingo (1), dal Lasor (2) , e dal Ma
macchi (3) se ne fece’motto; ma non già dal
P. Fiore dicendo soltanto costui nel regi , esse
re stato il nostro Provinciale Fra Giovanni : sog
getto molto degno in lettere, e nella predi
cazione , e scrittore. Fu quello impresso , co
i
‘i’: (I) Script. 0rd. Minor. Romae 1650.
(2) Univ. terrar. orbis to I. Venet. 1713.
(3) Orig. et anliquil. cln’ist. to. Il. Lib. Il. 0. IX.
‘9. na nel. 3.
Calabr. ill. to. ‘I, p. '173, u. 138.
s
363
m’ è detto di sopra pag. 118 , in Messina del
1645. in ed è di carte auy , oltre di altre 15
non numerate’ , e di un’ addizione intorno allo
scisma , la quale nel mio esemplare è incom
pleta. Vi è doppio froutispizio: nel mezzo del
primo mirasi l’ arme di sua Religione, e nell’ al
tro quella più grande del Cav. D. Gio. Guillen
Matamoros dottor di legge Spagnuolo, cui de-.
dicossi 1’ Opera dall’ Autore.
IV. Girolamo Correale-de’ Medici.
m Mi si scrive dalla Patria, esser lui nato ivi
a di 24 Marzo 1677 dal dottor fisico Domenico , e
da Prassede Medici del comune del Bianco, ed ave
re studiato il detto suo genitore presso Vincenzio
Protospataro da Castelvetere , che fu qui pub»
blico lettore di medicina ,. e protomedico nel
1674. Io nol veggio dall’Origlia tra’ cattedra
tici annoverato, nia dal Toppi tra’ protomedici.
Certo è però, esservi stato in Castelvetere que
sto cognome Protospataro , dinotante il primo
degli Spatai o Capitani, che dagl’ Imperadori
de’ bassi tempi mandavansi per comandanti
dell’ armi, o per governatori delle provincie;
ed era questa una delle prime dignità della
bus-w .--.gx-..m
fsst
Corte , ornata del ‘titolo 6.’ Illustre , come ha
dimostrato il celebre Grande (1) molto beneme
rito di questo argomento. Del resto è da nota/r
si , che Monsignor Giuseppe Protosputaros ve.
. scovo di Boiano , fu seppellito d'anni go nel
la sua patria di Castelvetere, siccome m’ avvisaxil tante volte qui lodpto Monsigngr Pellicano I,’
cui aggiungo esser fiorito sotto Alessandro VlII
nel 1664; ed averne avuto il successore nelcome ritraggo dalla Tav. cronologica Vescovile ‘a
me trasmessa da Boiano. Notisi parimente , che in
Siderno vi ebbe il cognome de Spatha, accorcia
to da Spatharius , e lo stesso Protospataro , il
quale di là forse passò in Di fatti
D. Giuseppe M.al Spgnuolo da 'Bovalino mi
scrive d’ aver letto, in un protocollo del nota
io Tommaso Biamonti da Condeianni , uno stru
mento da costui stipoltto a 29 ottobre 1545 tra
D. Dianora de Spata di Siderno figlia di
Nicola moglie di Gcsi ( Gewo cioè per
Gismondo, nome ovvio nel citato Onciario )
Macrì di Gio. caucasi de Simone di Miano.
arre-imm tft-ivi latuit j i
iiigit/imdis ‘i f -‘ "‘ffflî . depellit
ip (1).;Cit'. Origine}. ‘IV tu. XII g p. 23|. ab
365
Truovo io ne’ Lattesimi sidernnti del d‘i a feb-
hraio [588 un Petro antoni figliuolo del ma
gnifico Ant. munteleoni, e di madama biatri
ce protospataro; ne’ matrimonj del 5 febbra
io 1578 per testimonio un magngficofabio pro
tospataro ; e negli stessi battesimi degli 8
gennaio 1584 Alfonso di spata marito di d.
nobili ciccia al. czfari. Ma dopo questa di
gressione tempo e di tornare in cammino. Il
nostro Correale pose in luce: n La staffetta stra
» ordinaria col transunto dell’ (così) atti fatti tra
1» l’ Aristotelici et Anatomisti nella G. Corte di
» Parnasso. In Messina 1701. )I È in 12. di facce
sed , giusta il raggunglio avutone. Tengo di
lui in istampa un foglio di 16 facce intitolato:
hieronymi vCorreale de Medici (sic) Austria
dum Liber I. cominciante:
caesaris Inviati laudess Atavosq. potentes
Arma Virosque canam, Turca: cui frangere
vires, cet.
Cicerone scrisse , che le Commedie di Livio
Andronico non furono giammai lette più d'una
volta ; ed io dico , che essa Austriade non me
rita di esser per la seconda fiata letta ,non che
divulgarsi colle stampe: imperocchè cotal fo
glietto non va esente di errori non pochi di
366
lingua, e massime di pr‘osodia. Essa dal buon
P. Carmelitano Elia d’ Amato nel 1725 non
saprei perchè si disse , de bello ungarico histo
ria impense disertas etsi nondum edita. Ne
gli Scrittori alemannici del Reubero evvi il Libro
Austriadosa vel de bello norico di Bartolino
Riccardi. Il Correale secondo il Pacicchelli eb
be per iscopo le guerre ultime ungheresi.
Troppo lungo e inopportuno riuscirebbe il
tesser qui l’ intero Catalogo degli uomini illustri
di quella nostra djlettissima Patria: ma non
vol tralasciarne un Vescovo, ed un Cattedratico
della Reale Università degli Studj. 11 I. si è
Monsig. Gio. Batista Correale figliuol di Loren
zo della Casa del Baron Correale S. Croce, il quale
nel rani era vicario generale in Gerace , ed
indi lo fu in Nicotera. Finalmente il di 8 di
luglio del isse promosso venne al Vescovado di
Nicastro, ove mancò di vita 1’ anno 1635 (i).
Fu Prelato dotto, zelante, e di spirito elevato,
e forse sarà desso quel D. Gio. Bai. Curiayle
(1) Ughell. Il. Suo. to. IX, colle 57| a n. 48, et
Syriod. Hierac. Caesar. Rossi p. 322.
367
nostro , che ne’ registri di queste Lauree veg
go dottorato. in legge il di 15 d’aprile 1608.
Si è il 11. lo abate Giuseppe Scambellone, Ret
tore del benefizio di S. Maria della Stella di
Siderno, già iuspatronato di quella in oggi estin
ta famiglia Marato. L’ Origlia (1) lo annovera
tra coloro, che occuparono la cattedra dell’Isti
tuta , senza darci altrimenti verun’ altra distin
ta contezza: ma errò cognominandolo Scamallene
e Scamalleone. In un atto di Proccura del di pri
mo (1’ agosto xoyo da Napoli costituì suo proccura
tore nella comune patria Francesco Scambelluni .
Ne ignoro le altre biografiche notizie.
‘I
(il) Istoria dello Studio di main to. II. p. 102-12442.
368 i t
SAGGIO x \
su L’is'roma nuuum sinum-rn
Avium et caeterarum animantium , itemque
plantarum nomina quae apud vetustas seri
ptores leguntur, revocare ad vulgares ap
pellationes , iocundus quidem et utilis, sed
oppido a’gflicilis labor est.
Ca’saub. in Kthen. L. lx , c. xnl , p. m. qag
x. Dovendo io soddisfare alla promessa fatta
sul bel principio delle presenti Memorie, vengo
ora a sporre un saggio circa 1’ ahbondevole
libertà e dovizia de’ prodotti sidernati. Sicchè
porro in rassegna le produzioni del triplice re
gno della Natura, cioè minerale, vegetabile, ed
animale , che nel territorio , nel littorale, e nel mar
di Siderno si osservano. Addurrò i loro nomi
generici e specifici linneani con la sinonimia gre
ca , latina , toscana , ed indigena per gli ani-x
mali soltanto; giacche quella delle piante può
ritrarsi dal Pinar del Bahuino , e dal Linneo‘,
e quella de’ minerali da’ moderni geologi. Le
quai due ultime da me a bello studio tralascian
si , perchè troppo mi allungherei in così fatta
materia. Vi aggiugnerò , in grazia della gioven
tim sidernate , quelle picciole osservazioni, che
ho stimato opportune per maggiore intelligenza,
seguendo sempre il sistema del gran Linneo, co
si per le piante, come per gli animali. Questi
ultimi saran distribuiti in Mammiferi, Uccelli,
Anfbjo Pesci, Insetti , ed in Vermit Debbo
confessare a’ miei lcggilori1 che me ne han
moltissimo giovato i lumi di mio germen fra
tello cattcdratico di Materia medica D. Saverio.
Costui, siami lecito il dirlo, eletto a Rettore di
questa R. Università degli Studi al 1776 , e nel
seguente anno’ a professore straordinario , poscia
per lo spazio di cinque lustri da ordinario quivi
insegnò Istoria naturale (e privatamente Medi
cina) , dopo averne carteggiato col lodato Plinio
svedese . e col figliuol di lui ancora. Souomi
soprattutto giovato delle fraterne Osservazioni
lette a tale uopo nella tornata accademica del
di 12 di'dicexnbre 1823 , non già dell’ appresso
anno e mese, siccome per altrui si scrisse
(1) Giornale del Regno delle due Sicilie , 29 conomio 1824, n. am I e
id
370
1. Regno minerale.
o: I minerali di Siderno , che da per tutto
in quel territorio si osservano , il quale dal
Novito al Vallone-fondo (a) è di figura pressochè
quadrata‘ cos lati di miglia tre circa, sono gli
appresso:
I. La humus, o sia la terra fertile de’ campi,
che ,. come si sa, è produzione dello scomponi
mento delle sostanze animali e vegetabili. Cotal
terra è frequente e copiosa negli orti o giardi
ni, e nelle campagne ben coltivate, onde di
pende la prospera ed ubertosa ricolta, che ivi si
fa tanto de’ cereali, quanto delle frutta. A ciò
anche contribuisce 1’ azione diretta della luce sola
re , che colla sua benefica influenza irradia da per
tutto quelle fertili contrade. In alcuni terrcni
per renderli vie più fecondi, che di lor natura
(a) Sino a questo torrente, appellato volgarmente
delle colture, si estende l’Agro sidernate; poichè il territo
rio di la da esso picciol fiumetto appartiensi a Grotteria.
Quindi apparisce la svista solenne di chi col solito ac
ciabattamento scrisse , Siderno essere stato edificato sul
territorio di Grotteria.
371
son poco fruttiferi, essendo luoghi arenosi, mar
nosi o sassosi , onde far vegetare gli ulivi ed
avere un’ ottima raccolta; come anche in alcuni
altri terreni destinati alla semina del grano , e
(1’ altre biade; costumasi di concimarli collo
sterco delle pecore , che colà a bella posta si
conducono , e fansi per più notti dormire.
11. Non vi sono particolari pietre destinate per
la costruzione degli edifizj. Ond’è t che que
gl’industriosi abitanti sono obbligati di raccorre
quelle pietre . e que’ ciottoli , che i rivoli, i
torrenti ovver fiumi, dopo essersi quasi diseccati ,
lasciano nel loro alveo. Tai pietre , che per lo
più sono d’ indole calcaria a di figura irregolare,
e di varia consistenza , si raccolgono da tutti
per le fabbriche degli edificj, e per convertirle
in calcina nelle particolari calcare, ossieno fornaci.
Laonde non e meraviglia a se dopo la caduta
delle piogge , a guisa di api, vanno tutti i
Villani a raccorne cotai pietre dalle acque tra
sportate , e ne’ letti, o nelle rive de’ fiumi ri
maste.
III. Oltre alle medesime pietre avvi un’altra
sortatdi. pietra , che si destina per la costruzio
ne delle finestre , de’ balconi . del portonise
degli scalini delle abitazioni. Cotesta pietra), al
l
syn
pari delle seguenti, essendo stata esaminata
da’ miei dotti colleghi accademici fjovellia Mon
ticelli e Tondi a unitamente al detto frate]
mio , si conobb’ essere una varietà di traverti
no: cioè a dire una pietra calcare conglomera
ta , e disseminata di rottami di mica; e , a
dirlo in poche parole, un calcio carbonato cel
luloso molto compatto e duro, che resiste alle
vicende atmosferiche. Essa rinviensi nella col
lina Armensari in luogo denominato con cor
rotto vocabolo franzese la Parrera. Ivi ‘sonovi
de’ massi immensi di tal pietra coverti di terra e di lt
arena , da’ quali a a forza di picconi , di mazzi .
di conii e di martelli, si taglia , si svelle da’ ter
reni sottoposti, e riducesi sotto la forma di
scalini , di pietre da balconi, da mulini, ed
altro che occorre. e .
1v. Verso il tenimento di Salve , ed altrove
evvi un minerale, ove le piante , e gli alberi non
vi allignano affatto , malgrado di qualunque in
dustria , che vi si adoperi. Questo minerale ros
so-scuro cotanto nemico della vegetazione, è chia
mato colà argàda. Essa altro non è, giusta le o
osservazioni de’ prelodati geologi, che una ocra
l
argillosa.
J La terra , che dietro le piogge in modo
‘M ,,--|__4‘k_glu i w/AL -.-. ly
. 373
s’ invischia e conglutina , che rende molto mal
agevole il cammino de’ viandanti, e di quegli
animali, che per quelle strade vanno , è una spe
zie di marna , o sia un composto di calce car
bonata con Poca argilla,‘ disseminata di rottami di
mica , e d’ avanzi di vegetabili. Cotal terra, de
nominata volgarmente aggliocanica e gliocani
ca, è copiosa nel luogo detto la Colla: dove
sonovi delle collinette di questo minerale, che
dopo cadute le acque forma una glutine assai
vischiosa e tenace .. la quale attaccasi a’ Piedi ,
e talvolta con tale forza , che malagevolmente
da essi si svelle; talchè non si può camminare‘
se non a grande stento , e con somma fatica.
Di cosifl’atta natura è in gran parte il terr-moi della nuova strada chiamata del mulino disopra
( n. ns ) descritta.
VI. La rena del Calvario o delle Croci, e
d’ altre collinette , ch’è cotanto frequente in
quei territorj e rialti , risulta da ciottoli di si
lice o selce , di calce carbonata ., e di scisto ,
ovvero schisto.
VII. In Siderno fanno eccellenti ziri , o‘
giarre (a), ecl altri vasellami per conscrvar l’olio,
(a) La voce giarra a giarroa e- giarretla ivi usata p
avi
l’acqua'e altri liquori; emln‘ici o tegole , ivi
grecamente dette ceramidi , per copertura de" tet
ti; e mattoni. Tutti questi utensili, ed agi
della vita , ottengonsi da una particolare argilla
di color cenerino scuro molto dura e compatta,
che è di ottima qualità per la costruzione di
tai vasi.
‘VIII. Finalmente non è da tacere , che nel
medesimo territorio, ove le pecore ed altri ani
mali depongono le orine e gli escrementi, si
producono un nitro vero , o sia il nitrato di po
tassa . ed il nitrato calcario , ed altre sostanze
saline. Ne’ tempi andati nel luogo detto Piga
dopulla nel citato Onciario, ed oggi Pedallo
podao con tai sostanze formossi una vera ni
tricra artifìziale, ove generavasi un eccellente
nitro. D’ una tale nitriera ne fecer motto i due
già sommi miei amici Fasano e Signorelli ,
a’ cui tempi non più si praticava, ed io igno
ro per quale circostanza siesi abbandonata
.V- “‘
par che nasca dall’ arabo giarraton , secondo il Mura
tori alla v. ciari-a nella Dissertazione xxxnI. sopra le
Antichità italiane. '
(i) Fasano , Atti della R. A. delle Scienze , e Bel
Ze-Lettere di Nap. p. 275 g Signorelli . Vicende della
cottura , to. V. p. tsi
an
375'
i Acque potabili , e malattie.
3. Le acque , che scorrono da quelle amene i
collinette 'circondanti Siderno, sebbene sien co
piose , non però dimeno riescon poco salubri ,
e poco adatte a tor la sete di state; poichè
tutte contengono molto di sotto-carbonato di cal
ce , di solfato calcareo, ed altre simili impurità per
osservazione de’ miei fratelli. Il perchè son dis
gustose al palato , pesanti, e gravose allo sto
maco , e di estate ber non si possono , ove non
si rafl'reddino coll’aiuto della neve. Quindi sa
rebbe desiderabile di purificarle co’ mezzi del
1" arte chimica , facendole attraversare dalle ter
re silicce-1 o usando altri mezzi a tal uopo op
portuni. Per avventura quest’ acque sono una
delle cagioni delle ostcuzioni , e delle febbri
intermitteuti, e d.’ altri mali, che colà si osser- _
vano. Or sebbene quell’aria sia cotanto salubre ,
tuttavia ‘talune malattie aflliggono quella popo
lazione , prodotte si dall’eccessivo fatiche cam
pestri , si dalle vicende atmosferiche ; e singo
larmente da" venti di ponente o che quando vi
dominano con violenza , rompono gli alberi ;
fan cadere i tetti degli edifizj; ed impediscono,
in un momento , o disordinanotl’ insensibile tra.
avespirazione. rllralle altre malattie ‘vi e il Coccia
maligno,il quale, a guisa d’una picciola mac
‘cbia nera della grandezza d’ un cece , manifestasi
sulla faccia , e sulle altre partiscoverte del cor
po. Questa macchia è circoscritta da un cerchiet
to assai rnbicondo senza dolore. La pelle , ove
cotal fenomeno si osserva , diventa in modo du
ra ,che sembra un cuoio di elefante , e svilupf
pasi una febbretta. Esso altro non è che un an-__
trace di pessima qualità , il quale , se pronta?
mente in sul nascere non si distrugge col ferro
rovente, fra 3 , o 4 di genera la cangrena e la.
morte , e talvolta anche prima.
Nel Compendio delle Transazionifilosofiche y
inglesi (i) si menziona questo Coccia maligna
a relazione del sommo medico e filosofo cosenv
tino Tommaso Cornelio , che lo avea in Cala’.
bria osservato. lii dice, che cotal malore cre
desi dal volgo che nasca dal cibarsi di car
ne di bestie morte da se : la quale opinione
del volgo, soggiugne il Cornelio, io posso per
ispcrienza afer-mare che ‘sia falsa. L_’ insigne
(i) rot .111.. Part. 1. cap 5. art. 40..
ari
nostro Serao (r) scrive d’aver conosciuto un
valentuomo , vivente nel iyd-z , discepolo già
del Cornelio nella Medicina, il quale nan-b
al medesimo Serao , che per detto del maestro
da siffatto antrace , o bubone maligno , sen
za molto chiari preludj del veleno potentissi
mo che dentro si nascondeva, era la gente
tolta di mezzo in pochissimi giorni , massime
quando non si fosse soccorso il malato col
l’ emenda delfuoco applicato tempestivamen
te sulla parte. Sul che ne ha fatte dimolte
pratiche osservazioni mio fratello Carlantonio .
le quai spera un di pubblicare per le stampe.
Frattanto con'vien notare , che la suddetta raz
za di antrace osservasi per lo più nella classe
de’ contadini, che dormono in campagna ne’me
si estivi ; ed è ben raro tra’ gentiluomini. On
de potrebbesi per avventura sospettare, che es
so nasca dalla puntura di qualche insetto male
fico , o da qualche altra venefica cagione a noi fino
ra ignota. Imperocchè l’ altro fratel mio Saverio
nell'ultima sua gita colà osservò un ragazzo, ed
(|) Della Tarantola Lez. II. p. ns net. (b).
i 378
uno adulto , che ave‘an contratto un tal male ,
'senz’ aver mangiate carni di pecore, o di altre
bestie morte da sè.
Il. Regno vegetabile.
Class. II. maximum
lasminum oflicinale; ligustrum vulgureg pliil
lyrea media ; olea europaea (1’ ulivo) copiose ;
circaea lutetianag veronica maritima, veronica
beccabunga , veronica anagallisg verbena qfi
cinalis ; lycopus europaeus; rosmarinus qf
jicinalis ; salvia horminum , salvia sclarea ‘,
antkoxantum odoratum.
Class. III. TRIANDRIA.
Valeriana calcitrapu , valeriana oflicinalis;
gladiolus communisgschoenus mucronatusgcjpe
rus longusgscirpus palustrisgphalaris canarien
sisgpanicum crus gallupanicum miliaceum (il mi-v
glio);alopecurus pratensis;agrostis spica venti;
ctira aristata ; poa angustfolia1poa eragrostisg
dactylis glomeratag cynosurus cristatusg festu
ca ovina g bromus secalinus , bromus arven
ars
sis , bromus tectomm; avena fatua; arundo
phragmitis, ampelodesmos Plinii; lolium te
mulentum; secale villosum; hordeum vulga
re; triticum hibernum, triticum spelta , triti
cum repens; polycarpon tetraphjllon.
Class. IV. 'rn'rnaunma.
Dipsacus fullonum ; scabiosa arvensis‘, she
mrdia arvensis ; asperula arvensis , asperula
cynanchica; galium aperine ; rubia tinctorum;
plantago maior , plantago psyllium; cuscuta
europaea.
Class. V. PENTANDRIA.
Heliotropium vulgare; lithospermum arven
se , lithospermum purpureo-caeruleum; an
chusa Qficinalis; cjnoglossum Qfficinale; sym
phytum ofiîcinale; cerinthe maior (il canname
le); borago qfiîcinalis; ljcopsis arvensis;
eclu’um italicum , echium vulgare; cyclamen
europaeum; anagallis arvensis; plumbago eu
ropaea; convolvulus arvensis , convolvulus se
pium , convolvulus soldanella , convolvulus al
thaeoides; campanula trachelium, campanula
dichotoma , campanula speculum Veneris,
380
t
eampanula erinus; samolus valerandi ; loniee
ra caprifolium; verbascum thapsus; datur-a
stramonium; hyoscyamus niger; nicotiana ta
bacumg solanum dulcamara , solanum lycoper
sicum (il pomodoro‘), solanum nigrum solanum
melongena (il petronciano), solanum sodomeum
(copiose); capsicum annuum (il peparuolo); l)’
cium europaeum (copiose); rhamnus zizyphus;
evonjmus europaeus ( la fusaggine ); hede
ra helix; vitis vimfera; celosia coccinea (coli
tur); illecebrum paronyehia; vinca minor, vinca
maiora nerium oleander ( copiose ); kernia
ria glabrag chenopodium bonus henricus, che
nopodium viride , chenopodium botrys , che
nopodium maritimumg beta vulgaris ( la se
era ); salsola leali‘, salsola soda; almus
campestrisg gentiana centaurium; eryngium
maritimum; sanicula europaea ; echinophora
spinosa; tordylium nodosum ; daucus caro
ta; ammi maius; crithmum maritimum ; fe
rula communis; sium latifoliumg chaerophyL
lum sjlvestre ; anethumfoeniculum; apium pe.
troselinum , apium graveolens; sambucus ebu
lus , sambueus. nigra ; tamarix gallica (1’ ab
bruca); alsine media; statice limonium, statico
sinuata ( copiose yg linum usitatissimum.
44-Î/AH 4L- _-__7_7‘H,€_-...4 A l “ti: A
sex
Class. VI. HEXANDMA.
Narcissus tazetta; pancratium maritimum ;
allium porrum , allium sativum ., allium cepa;
lilium candidum; ornithologum nutans; scil
la maritima; asparagus qfl'icinalis', hyacin
thus comosus; agave americana (a); iuncus acu
tus , iuncus inflexus, iuncus bulbosus , iuncus
bufonius ; rumex acutas , rumex aquaticus,
rumex acetosa, rumex acetosella; colchicum
autumnale.
Class. VIII. ocnunum.
Tropaeolum maius (colitur); epilobium hirsu
lum; chlora perfoliata _; erica vulgaris-g daphne
gnidium (b); poljgonum h‘ydropiper, poÙ'gonum
persicaria , polygonum maritimum , pob'gonum
aviculare. .
(a) Cotal pianta foreslìera , ivi introdotta non so
da chi , la veggio propagala in quel territorio , e ve
ne sono diverse siepi di lh dalla Pendina del gallo ,
conducente alla marina. La chiamano sempreviva.
(b) Col sugo di questo vegetabile , volgarmente .
delto il lauicbne , i contadini le lame bianche le tin
sono in color Verde. fi
‘382
Class. IX. ENNEANDMA.
t Laurus nobilis.
- Class. X. nacitnnnm.
Anagyris foetida; cercis siliquastrum ; ru
ta graveolens ; tributus terrestris ; gypsophi
la muralis; saponaria cfficinalis gv dianthus
barbatas , dianthus caryophyllus; arenaria
rubm; cucubalus behen; silene (huius gene
ris multae observantur species); cotyledon umbili
cus Veneris; sedum telephium , sedum acre;
roa-alis acetosella ; lychnis dioica; phjtolac
ca octandra ( colitur ).
s . Class. XI. nonncaunnm.
Portulaca oleracea (copiose); lythrum salica
ria; agrimonia eupatoriag reseda luteolageuphor
bia chamaesyce , euphorbia peplis , euphorbia
peplas , euphorbia exigua , euphorbia lathy
‘ris, euphorbia‘paralias , euphorbia heliosco
I pia , euphorbia esula; sempervivum tectoruzn
-.f_... 441.... w S-vdullluclz la,» 4
383
Clnss. XII. ICOSANDRIA.
Cactus opuntia ( il fico d’ India ) copiose ;
myrtus communis ; punica granatum ( ilnato ) ; amygdalas persica ( il pesco); amio
dalus communis (il mandorlo )‘, prunus armenia
ca ( l’albicocco) , prunus cerasas ( il ciliegio) ,
pmnus domestica ( il pregno yg cralaegus ox
yacantha ; sorbus domestica ( il sol-bo ) ; me
spilus germanica (il nespolo ) ; pyrus commu
nis ( il pero) ; pyrus silvestris Bauliini pin. iiim
pyraster Gazae, amans Theophrasti hist.I. 3. (il
peraggine, od apprappido ), pjrus malus ( il
melo jj pyrus cydonia ( il cotogne ); rosa
canina , rosa alba , rosa gallica; rubusfruti
cosus (il moro di chalipò aspiratamente proll'erito);
fragaria vesca ( la fragola yg potentilla rep
tans; geum urbanum (la carioflillata
Class. XIII. romanorum
Capparis spinosa ; chelidonium maius ,
chelidonium glaucium; papaver rhoeas ( il
papavero )_; cistus salvijolius ; -delphinium con
solida , delphinium staphisagriag nigella alveu
sis ; anemone nemorosa ;. clematis Vitalba (la
384 ‘
ligon‘ia); adonis autumnulisg ranune‘ulusflam
mula , ranunculus ficaria , ranunculus repens ,
ranunculus arvensis.
s Class. XIV. nim/mum
Atuga pyramidalis , aiuga reptansg teucrium
scordium , teucrium chamaedrys, teucrium po
lium , teucrium flavum , teucrium capitatumg
satureia hortensis , satureia graeca ; nepeta
cataria ; lavandula spica , lavandula stoechas;
sideritis hirsutag mentita sativa , ment/ia ar
vensisa mentha aquatica, mentita pulegium (a);
glechoma hederacea; lamium amplexicaule ;
stachys hirta; ballota nigras marrubium vul
gare , marrubium pseudo-dictamnusg phlomis
purpureas clilinopodium vulgareg origanum
vulgare , origanum maiomna; thymus serpil
lum , thymus vulgaris , tlg’mus cephalotos( il
riganàee ); melissa Qfi‘cinalis , melissa Cala
(a) Volgarmeiite puleggia e pulcio. S.Girolamo ep.
’ 10° l ‘Il. ss ad Evangclum disse: Pulegiam apud ln
dos pipere precioses est,
w x
4-44» -\ nnn-‘flqm
385
minlha , melissa nepeta; ocymum basilicum;
prunella vulgaris; euphrasia officz'nalis; rhi
nani/lus iriacago ; antir'rhinum purpureum , an
tirrkinum arvense , antirrhinum Iinaria , an
lin'hinum maius; scrophulm‘ia nodosa , scro
phularia cam'mi; orobanche maior; sesamum
orientale ( la giuggiolena ); viter agnus ca
stus ( i làgani j copiose; anuni/ms molli:
Class. XV. TETRADYNAMIA.
Thlaspi bursa pastoris; clypeola mariti
ma; cardamine graeca ; sisjmbrr'um nastur
tium aquaticum; erym-imum qfficinale ; cheiran
thus cheiri; bmssìca campestris , brassica
rapa , br'assica oleracea , brassic'a eruca ( la
ruchetta); sinapis arvensis; raphanus sativus;
bunias‘ cakile.
class XVI. MoNAnELPrnA.
geranium robertianum , geranium rotundi
falfum ; althaea cannabina ; alcea rosea ( coli
tur ); malva rotundifoliu; gossypium her
baceum.
25
386
classe XVII. DIADELPHIA.
fumat-ia of'fic'inalis; poljgala vulgaris;
spartium‘iunceum ( la ginestra ); lupinus al
bus; phaseolus vulgaris; pisum sativum; o
robustuber'osus; lathyrus apliaca; vicia crac
ca, vicia sativa , vicia faba; ervum lens;
cicer arietinumg cytisus supinusg colutea ar
borescensg gljcyrrhiza glabra; coronilla e
merus, coronilla securidacag ornithopus per
pusillus; hedysarum coronarium (la sulla )
copiose; galega Qflìcinalis; psoralea bitumino
sa; trifolium melilotus ojfficinalis , trifolium
repensa trifolium rubens , trifolium pratense ;
lotus corniculatus; medicago radiata , me
dicago marina , medicago polymorpha.
Class. XVIII. POLYADELPHIA.
Citrus medica( il cedro , ed il cedrangolo );
malus limonia acida Bauli. pin. 436 ( il li
mone ); citrus aurantium ( l’aranoio , il me
larancio , e il Portogallo ); h‘yperi'cum andro
saemum , hypericwn hircinum , hypericum
perforatum, hypericum crispum.
-__--.IAa..-» '44'Ùna-n-v aut f v
387
v hvw- wwj
Class. XIX. SYNGENESIA .
Tragopogon pratense; picris echìoides; son».
chus oleraceus; lactuca saliva; condrilla iun
cea ; leontodon taraxacumg hieracium pilo
sella , hieracium murorum; crepìs tector'um;
andryala lanata; laps-ana zacintha; cicho
rium inttybuss cichorium endivia; scoljmus
maculalus la scolimbia ); arc-ilium lappa ;
carduus acanthoides; cjnara scob’mus ( il
carciofo), cjnara cardunculus ; carlina lana
ta; eupatorium cannabìnum; athanasia ma
ritima ; artemìsia abrotanum , artemisia absinf
thium; conyza squarrosa; erygeron vìscosum
( la prima ); tussilago farfarag senecio iaco
bea; soliJago virga aurea ; inula dygenterica;
bellis percm'zi's; chrysanthemum leucanthe
mum , chrjsanthemum segetum; matricaria par‘
ihenium, matricaria chamomilla; anihemis
cotula; achillea millefolium , aclu'l lea nobilis ;
buphthalmum spinosum; centaurea alba , cen
taurea calcitrapa; calendula q/ficinalis ; vio
la adorata , viola Itricolor; impatiens noli
tangere ( colitur . ‘
asa
Class. XX. GYNANDMA.
ore/iis byblia , orchis'ml'litaris ; ophrys spi
ralis; passi/lora caerulea ( colitur); i aristolo
chia rotunda , aristolochia longa; arum ma’
culatum.
Class. XXI. memoriam
Zea majs c il grano d’ India); carex dioi
ca; urtica urens , urtica dioica; morus al
ba , morus nigra ; xanthium strurnarium ; am
brosia maritimagvamaranthus blitumg quercus
robur ; iuglans regia ( il noce ); corjlus
avellana ( il nocciuolo ); croton tinctorium;
ricinus communisg momordica elateriumg cu
curbita lagenaria ( la cucuzza lunga), cucur
bita pepo ( la cucuzza di Spagna ), cucur
bita citrullus il cocomero , o mellone d’acqua,
i o zipangolo ); cucumis melo (il mellone di pa-‘
ne ), cucumis sativus ( il cedriuolo' ); bryo
nia alba.
Class. XXII. DIOEClA.
Saliæ helix; osyris alba; viscum album ;
pistacia lentiscus ( lo stinco) copiose; canna
bis Sativa; humulus lupulas ; smilax aspera
A( la salsa paesana , o stracciafilata ); populus
alba; mercurialis annua ; ephedra distachia
( i verdi ) copiose; ruscus aculeatus.
Class. XXIII. POLYGAMIA.
Andropogon hirtum ;‘ holcus sorgum ( la
meliga ) copiose; cenchris racemosus; aegjn
laps ovata; valantia muralis, valantia crucia
ta; parietaria Q/ficinalis ; atriplex halimus,
atriplex patula; ceratoria siliqua ( il car
rubo ); felis carica copiose; caprificus Bauh.
hist. I. p. tsi , et ficus silvestris aliorum( il
caprifico , profico , o fico salvatico
Class. XXIV. CRYPTOGAMIA.
Equisetum arvense; pleris aquilina; as
plenium scolopendrium , asplenium ceterach;
polypodium vulgare , polypodium filix mas;
adianlhum capillus veneris.
N. B. Sonovi diverse spezie di muschi, di
alghe, e di funghi, che non sono state bene
esaminate; e però non se nic qui fatta veruna
‘menzione. Per- ultimo avverto, che ivi anche
alligna la palma , o sia la phoenix dactylijera.
7-‘.a’ v _-_- -’mvrz ,w "W
3’90
Osservazioni'sopra alcune piante , e la ca
pri/lcazione.
_I. Rubia tinctorum. Colla radica di questa
pianta volgarmante detta la ruggia , che da
per tutto nasce nelle siepi, tingono le donne
in color rosso le lane bianche , ‘le quali desti
nano a far le carpite.
2. Ampelodesmos Plinii. colle foglie di tal
pianta , che è una spezie di Arundo non de
scritta dal Linneo , qui in Napoli si fanno le
stuoie ‘e le funi ; in Sicilia le reti da pescare
di molta solidità ed ampiezza; ed in Siderno
costruisconsi coa suoi tronchi e foglie i crivelli
da campagna , detti cerniglie dal cernire il
grano, per purgarlo dalle impurità. Essa pianta
da’ Sidernati cliiamasi Guda in vece di Bada
col solito scambio del B in G, che dicon pure
gucceria , e'guccellali in luogo di bucceria
il macello, e di buccellati i tòr'tani, o pagnotte
a foggia di cerchio, o corona. virgiliocrjscrissei
obscurus in ulva Pelituit , e Servio nel comento:
(1) Aeneid. il. liii
39:
hvwv-vy id v i rit a ‘ _w-._-‘-v-fi«- v mv- y
vivam plerique cam dicunts quam vulgo Bu
dam appellant. Il quale ultimo vocabolo manca
nel Forcellini e nel Ffurlanetto suo supplitore.
Il mio maestro di chiara memoria e veneranda,
il sacerdote 1). Alessio Pelliccia, nell’ultim’ Ope
ra per cagion di sua morte con grave danno
delle ‘Lettere rimasa imperfetta, notando , che
tra’ più grossolani lavori del papiro di Egitto
eravi la Bada; osserva (i) , che Ogni tes
suto fatto di erba palustre fu detto aur/ian oveper isbaglio cita Donato in vvece di Servio.
lii trapasso in età di yg anni al di 26 dicem
bre 1823 in Napoli, ove nella parrocchia del
l’Avvocata era nato il di 17 novembre 1744 da
Gennaro Pelliccia , e da Orsola Grani originari
patrizj di Tropea.
3. Cactus opuntìa. Ne’ terreni arenosi, e
nelle colline , ove gli altri vegetahili con diifi
coltà vi allignano, i contadin-i piantan questo
fico dalndias onde farne uso essi, e gli animali.
Ve ne ha notabile copia , e le sue frutta colle
foglie anche si conservano fino all’ inverno.
(1) Istituzioni dell’ arte critica dipL to. 1, p. i874
3912
4. Rosa canina. Sulla medesima non è raro‘
il cosi detto fungus bea’eguar, che è una spe
zie-di tumore, o escrescenzn molle e cedevole,
alquanto rotonda di color rosso della grandezza
di una nocciuola , o d’ un uovo di colomba ,
contenente nel suo sono una moltitudine di
larve di quelly insetto appellato,dal Linneo C]
nips rosae. , , s -
5. Sesamum orientale. Co’ semi di tal sesa
mo , sisamo , o giuggiolena , detta giorgiole
na in Siderno , si fa la rupem , ossia torrone
che dicono in Sicilia; ed un- altro/dolciume
denominato pittelle , ovver ciambelle di sana.
martino , imbottite di passule, noci, fichi secchi
ammaccati, melarance, pepe,‘ mielegfsapaa o vin
cotto. Plinio in parlando di questa pianta (I)
disse‘: Sesama ab indis venit: ex ea et oleum
faciunt : color eius candidus. .
6. Hedysarum coronarium. Con essa , che
dicon la sulla , e spontaneamente nasce in pro
digiosa quantità , si nutriscono e ingrassano i
bestiami. Segata , serve per lo stesso uso , l'a
cendosi il fieno.
(I) Hist. nat XVIII. not.
393
7. Citrus aurantiumfLe frutta di quest’al
bevo delle latinamente mala aurea, e mala
aurantia , ed in toscano melaranceo arance,
in Napoli e Regno s’appellano'portogalli. Gio.
Banhino (I) insegna: Auranlia dieta volunt
ab auri colore: alii ab oppido, in qua abun
dant : .Orange sane Gallorum aequivocum est
et ad Pomum hoc, et ad oppidum Gallopro
vinciae. Sed aliud est oppidum Achaiae s
Arantium a quo dieta volunt : vel Aram'a a
Gente eius noniinis in Persia. Suo fratello
Gaspare m gli disse auranlia , forte a cor
ticis colore, qui colore auri relucet , ut Aurea
mala vere nominari possint: sive ab Arantia
oppido dieta: veteribus ignota , insitione ad
nos devenerunt. Senza fondamento adunque i
Portogalli credonsi da tvaluni denominati dal
Portogallo; il qual nome per altro è venuto
dal luogo Portucale , ‘secondo che ha cel-anato
il Muratori (3) , e prima di lui il Cellario
fo Hist planlar. lib. T, png. 98. Ebroduni 1650.
(a) V. Bauhiu. in Pinace Lib. Xl , sect. IV , pag.
isti Basil. 1671.
(3) Murat. Annali d‘ Ilal. A. 456.
cellam Geogr. T. I. L. 11. c. VII. s. I". n. 49.
aut
derivandolo da Calle antica città , oggi Porto,
Puerto; unde etiam nomen Portugalliae est
tamquam a porta Calle. Ciocchè anco erasi
scritto antecedentemente a costoro da (1. Ma
ty traduttor franzese del Baudrandino Dizion.
Geogr. v. Porto. Del resto, CllGCCl‘lè'Sla di ciò,
i portogalli sidernati son molto singolari e per
la grandezza , e per l’ odore e sapore assai dol
ce e squisito. 0nd’ è , che i Reggiani annual
mente ne fanno acquisto, aflin di ricavati‘ dalle
cortecce lo spirito p di cui tanto abbondano.‘
8. Pistacia lentiscus. Dalle frutta, dette da
Botanici drupae, di questo arbusto, che in alcuni
luoghi di Siderno cresce alla grandezza degli albe
ri , e trovasi in notabil quantità , la ‘gente po‘
vera ne tira l’ olio per ardere , il quale in Si
cilia si usa eziandio per friggere varie paste ,
o pasticcini Le foglie , i rami, edi tron
chi dello Stineoa siccome con volgar vocabolo
in Siderno dicono il Lentiscoa si usan quivi in
‘luogo delle legna, di cui molto scarseggiano.
(i) Giornale Ietl. di Nap. vol. LX". i. novomb.
1796.
395
9. Ficus carica. Il figo e fico, o la ficaia.
Tanto i primi fichi , Ovvero fichi fiori , appel
lati dal patrio volgo le votte , e altrove le
gotle ; quanto i secondi, che nascono in quei
terreni sempre esposti a’ cocenti raggi del Sole,
sono di un sapore squisito assai grato. Sono
soprattutto di cotal sapore corredati quei fichi
fiori, che per esser ben grandi, avendo la figura
e il colore della petronciana pressappoco , a
ragione appellansi da taluni borse di miele; e
tutti i secondi fichi, massimamente que’piccoli di
color nero , che dicon Catalani. Quindi è che
i fichi sidernati , così freschi come secchi, sono
da per tutto in quella provincia celebrati. Or
quivi ottengonsi alcuni di tai secqndi fichi colla
caprificazione , di cui in grazia di coloro, che
non coltivan granfatto la istoria naturale , ne
darò gli appresso cenni. Di questa caprificazione
tra gli Antichi ne han ragionato Teofrasto e
Plinio (r); e tra i moderni fra gli altri Carlo
Linneo , ed il già mio amico Filippo Cavolini
(I) Theoplir. Dc caus. plant II. ut et 13 , p.
nili et seq. rdil. Heins. Lugd. 3111.1693; Plin. Hist.
nal. XV. 19. i
396
di proposito nella sua ben lunga Memoria per
servire alla storia compiuta del fico , e dellaprqficazione i i
Essa caprificazione altro non è, che una ope
razione posta in pratica da’ contadini, istruiti
da una lunga esperienza e osservazione , per
render feconde e buone a mangiare talune spe
zie di fichi; e per non farle cadere dagli al
beri. E quindi a tale scopo sospendono i capri
fichi , o sieno i fichi salvatici , da loro appellati
scattignuoli selvaggi, legati con de’ giunchi
a’ rami d’ alcune ficaie domestiche: il che dicon
colà in Siderno armar le ficare. E la ragione
si è, che i caprifichi , ‘come si sa dalla Bota
nica , contengono soltanto i fiori mascolini; cd
i fichi d’alcune domestiche ficaie. hanno i soli
fiori femminei. E perciò queste per fecondarsi
han bisogno del caprifico i laddove gli altri fichi
ermafroditi , cioè aventi ,entrambi gli organi
maschili e femminili , siccom’è la più parte .
non abbisognano di aiuto sifl’atto. Il perchè la
(L) Linn. Amoen. Acad. lo. 1., Cavolini negli
Opusc. scelli sulle Scienze , esulle Arti. to. V. dalla
p. 219 a magn in Milano 1783.
agi
provvida e savia Natura fa eseguire tal fecon
dazione , e maturazione de’fichi domestici mercè
di'alcuni moscherini, detti da Teofrasto (i)
culices ( o: lnvss ) parvi , qui ex caprgfcis
appensis nascunlur; da Plinio fab ficarii cu
lices; e dal‘ Linneo (3) cjnipes psenes. Que
sti moschini trasportano il polline, o sia la fa
rima fecondante da’ fichi del caprifico in quei
della ficaia domestica. Ed è bello e curioso il
vedere, come dalle bocche de’ fichi salvatici
ne’ quali si generano , escan tutti coverti di fe
condante farina, e svxolazzino sopra i fichi do
mestici. Quivi appena pervenuti, per mezzo del
loro aculeo spirale , che portau nell’ ano , al
largano la bocca di ciascun fico , e poscia fansi
strada nell’ interna sua parte. Dove in varie
guise rotolandosi e aggirandosi in quei fiori fem
minini, gli fecondano e maturano, con far loro
acquistare un buon sapore , e mantenergli su i
rami delle ficaie domestiche.
(i) Op. cit. II. xm
(a) Hisl. cit. X1. 35.
(3) Syst. nat. T. I. P. V. p. nasa edil. Gmelin.
_ i vvv-ium la‘.
398
III. Regno animale.
I. Classe.
Animali mammiferi.
Nel presente Regno animale vuolsi avverti
re, che inumeri romani dinotano i generi lin
neani ‘degli animali di ciascuna Classe; e gli
arabici le loro specie. -
I. 1. Il Pipistrello, Vespertilio murinus. È
uno animal volante, che ha denti, e mammelle; e
però si è posto in questa classe da’ Naturalisti.
lii dovrebbe occupare il luogo intermedio tra i
quadrupedi e gli uccelli: grecamente dicesi
Nun’repzs vi. La voce Pipistrello dal Muratori col
Menagio si deduce‘ dalla latina vespertilio, cui
il popolo trasfigurante gli antichi vocaboli cor
ruppe in vipistr'ello, e indi in pipistrello (1).
Il. 1. Il Cane e la Cagna, Canisfamiliaris.
Avvi diverse varietà. Della lor diligenza e sa
gacità vi sono infiniti esempli, e fra gli altri
(i) Murat. diss. XXXIII.
. 399
puossene vedere quello narrato dal Leibnizio ,
e riferito dall’annotatore Ribovio al libro del Ro
rario: quod animalia bruta saepe ratione u
tantur melius homine (1). Da’ Greci è detto
xvi-v , ó, mu ‘ti, da liume diligo, perché ama il
padrone ; e da’ Franzesi le chien, e la chienne.
2. La Volpe, Canis vulpes , in greco A
lamina ó, animale assai noto per la sua malizia ed
astuzia in predare gli animali.
III. 1. Il Gatto e la Gatta, Felis domesti
cus, grecamente Azksjzos , 6.
IV. 1. ‘La Faina , illustela foina. Si appella
da’Sidernati fitina , forse dal francese fuine.
Gli Accademici fiorentini della Crusca la dicono
animale rapace , il cui pelo nereggia nel rosso,
ed è bianco sotto la gola, Lat. martes mustela,
Gr. Awyn. Cred’ io esservi errore tipografico in
questa parola greca , in vece di Faln , com’es«
si la dicono nel termine mastella: ma si vuole
avvertire che la voce nam dinota la mastella
volgare, e non già la faina , cli’è una sua spe
cie , di cui ne Aristotile, ne i Greci Posteriori
(I) Lib. I. p. 18. edit. Helmstadii xpa
dou
ne han favellato. Abita la faina ne’ forami delle
rupi , entra ne’ piccioli buchi, salendo di rado
su gli alberi ad assalire uccelli: fa strage delle
galline in campagna, ove mangia erbe, grilli ei
sorci, che sonosi trovati nel suo stomaco. La
sua carne è ottima a mangiare. In una iscri
zione appo il Reinesio (i) i genitori d’ un tal
Gordiano dierongli ’l nome di dulcis mastella,
alludendo forse a quest’ animale , onde Fedrone parla.
2. La Màrtora e’l Màrtoro colla penultima
breve, Mustela , o lllustella martes. Il chiarissi
mo lessicografo Facciolati la dice a Marte, quod
vi Martia mures, gallinas , aliasque aves
necet. Gli Accademici cruscanti bene afferma
no, esser simile alla faina, di colore tra ’l
tanè , e’l nero , e di pregiata pelle. In efi‘etto
ha il corpo come quello di essa faina, ma con
gola gialla , con piedi corti, ed è più piccola
d’ un gattino , fetida, ed avida di sangue. Sale
su gli alberi per cibarsi delle uova e de’ par‘
lib Cl. XX, n. 368. Morcell. de Stilo Inscr.
L’. II, P. l, cap. II], p. ab
(a) Lib. 1. fab. XXII, Lib. vIV.fab. I. et V.
4o;
goletti augelli ne’ nidi o falce , come greca
mente si esprimono i Sidernati , e dà pur la
caccia alle uccelle covanti.‘ Introducesi d’ in
verno ne’ pollai e nelle mandre, cibamlosi an
co delle bovine: secondo i Naturalisti essa man
gia il mele e le sorbe: va in amore al mese
di febbraio , producendo 6 , od 8 figli dopo 9
settimane. Giusta il soprallodato Facciolati il
poeta Marziale (I) cantò:
Venator capta marte superbus adest ;
ma siccome il Salmasio nelle note su tal Testo
avea letto mele, animali mordaci et pernicio
so, quod vulgo Taxus sive Dasius appella
lur: perciò dubito io, se i Latini n’ebher con
tezza della Martora , che fu ignota a’ Greci.
3. La Puzzola‘, Jlluslela putorius. Forse col
‘nome laris , ‘à descrisse Aristotile la Puzzola ,
secondo che opinano i dottissimi Bulfon, e Ca
musi. volgarmente in Siderno dicesi Pitùso ,
forse dal francese Putois colle stesse lettere tra
sposte , siccome con la medesima trasposizion
letterale dal latino feria nacquefiera, ossia mer
cij Lib. x, epigr. 37 , v. 18.
nfi
dos
cato , per osservazione del Muratori Èavi
da del sangue de’ polli, de’ sorci , delle talpe,
e delle galline o tagliando loro il collo a tal
effetto, e fugge per ogni piccol forame: sotterra
i pulcini dopo averli uccisi , aliine di mangiarseli
dopo due, o tre di. Il volgo si ciba de’ pitusi,
che malamente appellansi da taluno (a) situsi , e
credonsi con milensaggine scoiattoli. La Puz
zola , presa di nottetempo da’ contadini , dà ta
le grido , che ben tosto accorrono in suo aiuto 8,
o diece altre, cui essi allontanano con delle ronche.
Questo animalettucciaccio tristo , col'Redi (3)vo’dirlo , della razza delle faine, delle marto- m
re e de’zibellini, cattivo , pessimo , e tanto
vituperoso che puzza ; abita non dilungi da i
gallinai , e da’ catoi sidernati, ossicno bassi.
Uccise le puzzole, dal ventre loro emerge fetore
(i) visum XXX, Ani. ital. p. 39. Ed. Rom.
fai Gìustin. Dizion. geogr. del R. arl. Belcastro ,
p. aug
(3) Lett. al Sig. Iacopo del Lapo , Op. tom. V ,
p. 93. Ediz. Nap- 1788. t f
nm
dos
Tal , che gli è forza il’ otiurare i nasi,
Che non si può patìr la puzza immensa :
onde di presente lor taglian l'anno, e cosi ces
sa il puzzo e fetore. Questo , tanto ne’ maschi,
quanto nelle femmine , viene dallo stesso luo
gaccio , in cui vi si raduna una certa polti
glia bianca, che rasciutta si sfaldella, come
attesta esso elegantissimo Redi, ovvero si stri
tola e sfarina.
v. l. Il Tasso , Ursus meles, e meli; , che
il Forcellini insegna nel suo gran Lessico, scri«
versi anche maeles o maelis. Da’ Sidernati s’ap
pella Melogna. È come un porco di pel bianca
stro e rossigno con piedi molto corti, tflchè rag
giugnesi nella fuga e da cani, e da cacciatori.
Si difende contra i primi, gittata in terra al
l’insù, co’piedi ossieno unghie lunghe puntute ed
aciite. Il suo muso, grifo1 o grugno è più ca
nino che porcino. La carne è striata , con un
piano grasso, ed un magro, di sapore partico
lare. Ve ne ha tassi di rotoli s infino a m;
e, secondo i Naturalisti, vanno in amore verso il
fin di novembre , ed il principio di dicembre,
partorendo, dopo g mesi, da 3 fino a 5 figli;
Della pelle di cotesto animale horrida pilo, et
invicta pluvìis , i calabresi mulattieri pongonq
x.
imi
un pezzo sul freno degli animali da vettura;
tanto per bellezza e ornamento, quanto perchè
mon sieno questi morsicati, secondochè dicesi,
da altre bestie. Di notte escon le melogne dal
la pietrosa tana, che è nelle caverne e ne’ fo
rami delle rocce, aflin di cibarsi di ghiande ,
melagranate, olive t ec. Non disconviene che si
noti in questo luogo, non avere avuto contez
za i Greci di questa sonnacchiosa bestia, perI testimonio del celebratissimo Aldrovandi (1).
VI. I . La Talpa, Talpa europaea , en Acme
lug ó. Cbiamasi in Siderno -sorce-orbo, il
qual vive sotterra di lombrichi , scavando de’
‘tubi cilindrici ne’ prati, e ne’ giardini. Ha la
pelle dilicata cos peli molli e sottili, gli occhi
piccoli coverti di peli, ed un lungo genitale.
VII. I. Il Riccio , Erinaceus europaeus. In
greca Tavella E’xwos, 6. È molto timido i e
perciò in toccandolo riducesi in un globo. Abi
ta nelle vigne , e suo cibo sono le uve, gl’in
setti , ed i vermini , ec. La sua carne non \
e
(1) De guadmp. digitah l. Il , e. XI , p. net ,
15:. B,
dos
mica disgustosa. Tiensi da taluni il riccio nel
le abitazioni, per liberarsi dalle Pulci’, e dalla
piattole, che si dicono in Napoli scar‘afoni ,
in Roma bacherozzi , ed in Sidernofratteza che
dal Linneo si chiamano blatte orientali. Tai
carni di ricci casalinghi niuno le mangia per
chè schifose.
VIII. I. Il Topo di casa , Mus masculus. Si
dice ancora sorice , sorce, sorcio e sorco , a
cui i gatti, comae noto, fanno continua guerra.
L’ erudito P. Paulo Antonio Paoli della Congre
gazione della Madre di Dio nell'anno 1771 stampo
qui‘ una dissertazione z n Della religione de’ Gen
tili per riguardo ad alcuni animali, e special
mente a’ topi. » i
2. ll Topo di campagna , illas silvaticus.
Dan'neggia le biade , ed è predato dagli spar
vieri , dalle volpi, dalle puzzole, e dalle mar
tore. In buon latino dicesi sorex.
IX. I. Il Ghiro, Myoxus glie. Elezos è appel-
lato da Aristotile; Muofos da Oppiano; ciis
da ‘Plinio seniore. Abita negl’incavi delle quer
ce , ove nidifica e genera da 9 a rz figli. Ci
basi di ghiande, noci, e semi di pomi. Dorme
lungamente , e s’ingrassa in guisa, cile la sua
doli
carne riesce saporitissima ; la quale dagli anti
ehi Romani avevasi ancora in grande stima.
o. Il Topo bianco, Mjoxus nitela. I con
tudini e foresi lo appellano in Siderno Hiera
pontico , pronunziaudo l’ aspirazione con dolce
suono gutturale inesprimibile colla. penna , sic
come fanno in profl'erendo aspiratamente hiuhlu'a
re per sciusciare, solliare , hiumara y fiumaia o
fiumara , sciumara in Napoli e ne’ contorni. Esso
ha il muso bianco , bianche la pancia el’estremità
della coda,ch’ è tutta rotonda e piena di lanugine,o
pelo corto. Si vegga la sua figura nel Gesnero , e
nell’ Aldrovandi (i Il volgo sidernate non man
gia il nostro animaletto, che dagli stessi Gesnero
e Aldrovandi è appellato imus avellanarum, e
da’ Francesi lerot. Dorme lungamente a guisa
del ghiro, e, come questo, diventa grasso col
sonno ne’ buchi degli alberi, e nelle macerie :
bagnandolo coll’ acqua, non si sveglia punto ,
se non quando è messo in sul fuoco. Le gatte
(i) Gesner. De quadrup. L. l , p. 833; Aldrov.
Da quadrup. p. 447.
tio-1
il mirano attonite senza mai acchiapparlo , e
avvicinandoseli pian piano , con un suo sibilo
-le fa fuggir via.
X. 1. La Lepre , Lepus timidus, Aa'ywos, 6,
de’ Greci. Tiene le orecchie coll’ estremità bere,
il corpo ed i piedi posteriori assai lunghi. Di
cesi che la lepre dia latte a a , o 6 leprottini
per soli 5 di, e poscia vada in amore di bel
nuovo, con partorire dopo d settimane.
2. Il Coniglio, Lepus cuniculus; Cum'cu
lus di Plinio. Ha gli orecchi nudi, il corpo
e i piedi posteriori più brevi di que’ della le
pre. La sua carne è più dolce della leporina,
e meno striata. In ogni suo parto estivo figlia
a , o 5 fiate. t
X]. I. La Capra , il Becco, il Capretto, Ca
pra hircus Linnaei , Hoedus Plinii. A Sider
no e altrove il becco dicesi zìmmaro con greca
voce.
XII. 1.La Pecora , il Montone, il Castrato,
l’ Agnello e l’Agnella , ovis aries Linnaei; Pe
cus , Aries, Ow's, f/ervea-a e xdgnus Plinii.
In greco la pecora è detta Ozs , ù. Tal nome
sembra esserne il nome proprio e particolare.
Il dotto annotatore all’ Istoria degli animali
nos
,d’ Aris'totile, l’avvocato Camus , osserva (i) che il
,Filosofo si serve sovente anco della parola «fo
parov ros espressione più generale , e che può
(applicarsi a ogni quadrupede pascente. Familia
re è, d'i‘ceil Muratori (2), a’ Modenesi, ed altri
Popoli di Lombardia la parola Bricco per signi
ficare il latino Ariesto e l’ italiano Montone. _
XIII. 1. Il Bue o bove , la Vacca ed il Vitel
lo, fles domesticus Linnaei; Bos, Taurus,
I/acca, e Vilulus Plinii. Solo avverto che il
Manso, ovvero bue ammansato, soggiogato edo
mato , con antichissima voce latina dicesi da’ Si
dernati bove domito ,' sentendosi colà quella
frase di Plauto (3): vado alla fiera per compera
re bovi domiti , domitos boves uti mercarer.
XIV. 1. Il Cavallo e la Cavalla, Equus ca
ballus del Linneo; Equus, Equa et Eqaij‘erus
(I) Notes sur l‘Ilist. des Animaux, io. II, p.
nil -
(a) Cit. Diss. XXXIII, p. aai , v. Br'iccone. Sa
ra , secondo il Muratori , la v. Montone una delle an
tichissime voci de’ Galli, o Franchi.
(3) Persa, Acts II, Se. III, v. 7.’V. Murat. diss.
3o, p.39, e-Vdiss. as p. 329 v. Manso.
doo
di Plinio; Ifmrcus , ò , di Aristotile , di Eliano e
di Oppiano. Il ch. Bochart nel Hieroz-oicon rap
porta sette nomi ebraici del cavallo.
a. L’ Asino e l’Asina, Equus asinus. ovesa
ò, nou ‘ti , è detto da Aristotile; ciuco da’To
scani ; da'Begnicoli ciuccio , somìero e so
maro, da soma o salma : il greco sagma fu
da’ Latino-barbari cambiato in sauma; i no
stri poi dissero salma , ed ora dicono so
ma. Cosi il Muratori (I). Nelle vecchie carte
sidernati si chiaman baua’ino c baudina; indi
mutandosi l’ au in al, per osservazione del
Muratori stesso , fu detto baldino e baldina.
Da Arrighetto da Settimello, che fiori non già
nel lSooa come fu creduto , bensì al rigo ,
per non valersi della voce‘ Asinus , nel suo
trattato De varietate Fortunae , fu adoperata
una , dirò cosi, latino-barbara , Brunellus. Nel
li Accademia privata del Principe di Roccella, di
cui ne fu membro anche mio fratello Saverio ,
il celebre Domenico Cirillo lesse un discorso
sulle virtù morali dell’ Asino, che nel 1786
(l) Cit. nm XXXIII. v. Calma.
airo
fu impresso qui con data di Nizza , e ristam
pato al 1789 tra gli Xl ‘suoi Discorsi Accade
miei.
3. Il Mulo e la Mula, Equus mulus Linnaei ;
Mulus et Mula Plinii : animali sterili. In Ari
stotile ci abbiamo le voci fiaiovos, 6, ed opens
a ma ‘il. È animal notissimo nato d’ asino e di
cavalla. Sulle citate voci Hemionos, ed Oreus
vedi il lodato Camus sotto l’ art. Mulet
i Il Muletto e la Muletta , Equas hinnus
del Linneo, mula et hinnus di Plinio :animale
sterile. In Siderno chiamansi Chasmuli con a
spirata gutturale. Plinio (11) lasciò scritto : E
qua et asina genitas mares , hinnulos anti-
qui vocabantz contraque mulos quos asini’
et aquae generarent. Sono assai forti, e na
scono ivi dal cavallo e dall’asina puerpera ,
non già dalla puledra ovver giovine asina , e
non ancor. domata. S. Ambrogio (3) insegna ,
che tai copule del cavallo coll’ asina , sunt ve
ra adulteria Natume.
m To. 11, p. sab
fzkj Hist. nat. VIII,m Ewamer. Lib. V, ex 3, n. 9.
du
xv. | . Il Porcoe la Porca, o troia , o scrofa,
ed il Verro, Sus domesticus Linnaei; Sus, Ver
res et Scrofa Plinii. Presso Aristotile rinvien
si- la voce Susa non u's, d mu ‘ii. È un ani
mal domestico talmente comune, che’mi riman
go di parlarne. Vedine alcune osservazioni appa
il non mai bastantemente lodato Camus al!’ art.
PoroXVI. I. n Delfino , Delphinus Delphis. E
uno de’ Pesci cetacei , di cui fecero menzione
Aristotilea Ateneo, Plinio, il Rondelezio,il Gesnero,
I’ Aldrovandi , il Linneo , l’ Artedi , ed altri
‘Ittiologisti. Veggasi il Camus art. DauphinCapita di rado nel mar di Siderno. Siccome ha
le mammelle al Pari degli altri, perciò si è
posto da me in questa classe , non ostante che
viva nel mare.
(i) Cit. rm II, p. 635.
(2) Ivi alla p’. nam
ri l 2
II. Classe.
Uccelli.
I. 1. L’ Astòre , Falco palumbarius, Acre
pas. a, di Aristotile. È questo uccel di rapina
dotato di acutissima vista , e di somma ce Ieri
tiu rapisce con astuzia le galline; e , dalla
guerra che fa alle colombelle, prese il nome
di palumbarius. Da’ Francesi è detto Autour ,
e dall’Aldrovandi (r) Asterias , cioè stellato,
o coverto di piccole stelle, siccome bene osser
va il dottissimo Camus (2) aggiugnendo, che ta
le uccello fassi generalmente del genere degli
Sparvieri. Or la parola Accipiterè presa da’ Na-v
turalisti in due sensi differenti. Taluni , e tra
essi il Klein , intendono , sotto questo nome ,
tutti gli uccelli di preda o rapina: altri, fra
cui il Brisson , intendono lo Sparviere. E non
fia mica maraviglia , che nel primo senso il no
stro Astore si comprenda sotto il nome Acci
oj Ornilhol. Lib. V, cap. 1, p. 336.
(a) vfm ll , pag. us , not. a
bis
piter , e per avventura questo Primiero signifi
cato , giusta il Camus , avrà indotto in errore
coloro , che han ristretto poscia il senso d’ Ac
cipiter. A buon conto il nome greco d’Asterias;
l’italiano‘ ed il francese d’ Astore , non che
quello d’ Astur ab Asturica urbe (l. regione)
magnifica , secondochè dice l’ Aldrovandi'; dc
terminar debbe ognuno a credere, che findi
viduo aristotelico sia l’Astore. Qnest’ uccello ni
difica non già nelle rupi, ma bensì 'su’faggi del
I’ alte montagne , siccome osserva bene il nostro
amico e collega sig. Matteo rllondi (I). Quin
di resta conquisa 1’ opinione del rapsodista P.
Fiore da Cropani (2) , che confondendo Locri
con Gerace , scrisse esser desso l’Asterias l’uc
cello Hierax , ed aver dato il nome'a qnest’ul
tima terra, o sia città.
2. Il Gheppio o Acertello o Fottivento , Fal
co tinnunculus. Ke'yufts , i: , è detto da A
ristotile. Da’Sidernati è appellato cristarellaa
e da’ Francesi Cresserelle o Crecerelle. I na
(i) V. La Caccia p. 184, 177.
(a) Calub. illuslr. io. i, p. 328. v. sopra a p. ubi
liii
turalisti Bellonio , Gesnero, Baio , Salerno ,
Brisson e Bufl‘on favellarono di cotesta Cenchris
di Aristotile , e Tinnunculus di Plinio. É il
più fecondo di tutti gli uccelli , che hanno 1’ un
ghia incurvata: depone 4 uova, e talora più
i nelle rocce, nelle torri e in altre fabbriche: sta
sovente in equilibrio nell’ aria.
3. Il Nibbio, Falco milvus, lumvos a di Ari
stotile; Mlvus de’ Latini, e lllilan de’Francesi
secondo il Camus (I). Ne’ di sereni e non ven
tosi equìlibrasi nell’ aere , talclxè pare immobi
le, sebbene placidamente muove le sue ali.
Fa strage delle galline , e degli uccelli dome
stici: è furioso , rapace e veloce; ma però
purga l’ aria da ogn’ impurità. Giusta le stagio
ni cangia sito. La femmina depone due uova
di color bianco , e di sodo guscio nel nido tra
i mesi d’ Aprile e di Maggio.
4. Lo Sparviere, Falco nisuss I‘épafi odi Ari
stotile. Fa guerra alle galline , alle passere .,
alle pernici, ed a’ colombi. È suscettivo ed at
to d’ istruzione per dar la caccia agli uccelli s
(I) V. rm il. art. Milan, p. 503.
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4x3
siccome fa alle allodole. Aristotile impiegò la
parola hierax , che per contrazione trovasi hi
rax ed hireæ , come un nome generico. Ve
dine il Camus nell’ art. Epervier.
11. I. Il Gufo , Strix bubo, volgarmente
il Ducco in Siderno , in franzese Duc grand,
detto da Aristotile Bue; 6. Il picciol Ducco è
da costui appellato Snaoslvj 6. È il più fiero
degli uccelli sidernati notturni, anzi è l’Aquila
di essi. Il Muratori (r) dice: in Il latino Bu
bo in toscano è appellato Gufo, in Lombardia
Barbagianni.» È desso la nottola degli Ate
niesi giusta il Cav. Linneo (a). Fischia ovvero
allucca con suono di voce orrenda e grave
du-du , cu-cu. , talchè sbigottisce ognuno. Di
notte rapisce gli anfibi , i conigli, le lepri, i
pipistrelli, le talpe ed i topi. Abita nelle rocce,
nelle caverne, fabbriche dirute, e ne’ precipizj.
Il lodato Muratori nel Catalogo di alcune voci
italiane , l’ origine delle quali è tuttavia scono.
sciuta o dubbia , ne annovera questo nome
(i) Dìss. x xxnI. v. Gqflò.
(a) synf Nal. to. i, p. '186. cit. edit.
ille
Aloco. E’ par che nasca dall’ aloccare ‘o al
luccar suddetto: qui in Napoli uno ululato ,
urlo , o grido altissimo , dicesi tuttavia al
lacco.
2. L’ Allocco, Strix aluco , Scropìo de’ Si‘
dernati. Da Servio è detto Alucus presso il
Forcellini in questa voce , perchè fugge la luce.
Dubito se sia lo Scops, o Ducchetto preceden
te. Il suo rostro e l’ ugne sono d’ un nero-gri
gio, il corpo bruno‘ferrigno chiazzato in bian
co gialliccio; i piedi bianco-gialletti con delle
piccole piume , sembranti peli sulle dita. Por
ta lucertole e salamandre a’ figli , iquali se le
mangiano, eccetto la testa , e la spina o squa
ma. È indigeno; canta di notte; e nidifica
ne’ tronchi degli alberi , ove la femmina depone‘
5 uova.
3. La Civetta, Strix ulula , AwzoMos 6 di
Aristotile. In Siderno è denominata Zi/ìttola ,
dal Buil‘on Chouette. I Milanesi la dicono Ci
guetta, iPersiani Chi/et; Franco Sacchetti to
scano la chiamò Ciovetta (i). Parecchi Natura
listi le dieron la denominazione di noctua sa
xatilis (2). È odiata da ogni uccello , e per
-_
(i) Murat. cit. Diss. v. Civetta.
(2) V. Camus to. 2. p. ny
liii
seguitala, fuorché dallo sparvi‘ere, che la pro
legge. Fa la sua folea o nido fra gli embrici.
da Il Barbagianni, Strixt slridala. Da Ari
Stotile vien detto aras , ò , dal human Hibou.
Questo uccello di preda notturna , è quanto una
grossa colomba , ha la testa come quella d’ un
‘gatto, la quale gira intorno , col rostro adun
co , e colla barbetta sotto il becco. È tutto
Piume, e di poca carne. Per alcuni malamen
te dicesi Cuccovaia, ovver Coccoveggia , essen
do questo più grossetto d’ una gallina , e senza
s il rostro uncinato , e facendo varj canti , ou
de garrir si sente cucu-viu, cucu-viu, vu-vu :il
quale ultimo fa in gola. AIJita ne’ forami delle
mura e nelle rocce , ove nidifica.
III. 1. Il Laniere rosseggiante, Lanius rufus'.
È uccel di rapina , detto Rossello in Siderno,
il più grande dopo il Gufo , o sia Strix bu
bo del Linneo. Ha il collo lungo un palmo o
2 circa; le penne del collo soffici come la bam
baggia , le qua-i pongonsi da’_ chirurghi siderna
ti a frenare il flusso di sangue. Caduto in tera
ra ferito , i cacciatori stanno cauti eguardinghi,
cha col grifo e con l’ugna predatrice ,
Incurva e torta, si avventa agli occhi loro
27
ita .
IV. I. Il Corvo, cor-vus corax. ‘Hassi’in
Aristotile Kopafi, 6, in ispagnuolo el Cuervo;
nel Buffon le Corbeau. È'troppo noto z pasce
si di carname ,‘di coccole o bacche , di gran
chi e di testacei. Fa suo nido negli altissimi
alberi, o nelle rupi. La femmina , dopo essersi
copulata nel mese di Marzo , in Aprile depone
z uova, altri dicono 5 a 6, nel nido, cui sem
pre custodisce di notte essa sola , al pari delle
colombe domestiche , e di giorno la rimpiazza
il maschio. Di leggieri apprende la loquela.
2. Il Corvo de’ campi , Corvus frugilegus.
volgarmente dicesi a Siderno Ciàvola colla pe
nultima breve z è più piccola del corvo , anche
nera, colla fronte cenerina, e la coda ritondet
ta. Arriva a stormo , danneggia i seminati , e
riposa di nottetempo su gli alberi. Dal Co. Buf
fon è detta Freux o Frayonne. Il Cav. Lin
neo scrive di tai specie di corvi: Plures per
noctant in arbore , unde facile capiuntur,
valde sonori; vermibus , larvis, potissimum
scarabaeorum , sed seminibus etiam victitant,
hinc agris infesti.
3. La Cornacchia, Corvus cornice. Aristoti
le l’appella lioycwna i ; gli spagnuoli la Corne
uumm
ille
ja. È la Carnia: cinerea frugilega del Ge
snero e dell’Aldrovandi. Mangia ogni genere di
cibo , principalmente i piccoli nccelletti , le ra
nocchie, i vermi delle conchiglie, gl’ insetti e
le loro larve, anche le carni de’ cadaveri, ed
ogni maniera d’ impurità. Col suo gracchiare ,
o , a dir meglio, crocitare, predice la pioggia.
il La Monachina , cor-vus monedula. ‘Da
Aristotile è denominata Koluós ó , da’ Sidernati la
Carcarazza. Ha il color negro e bianco; fa il
nido, in cui depone y uova,’ nelle‘ gran siepi,
e negli alberi folti, non mai nelle rupi o mu
ra , con degli sprocchi o sterpi , ponendovi en
tro a essi della creta portata col becco, e co’ pie
di, la quale ben situa. p
5. La Pica, o Gazza , Gazzera , Ghiandaia ,
Mulacchia , Putta , cervus pica, kura vi d’ A
ristotile, Pica avis del Muratori nella v. Gazza .
la Pie in francese , Pigazza degli spagnuoli.
È atta ad apprendere ed imitare la favella n
mana , ove tale uccello s’ istruisca da piccolo;
e perciò dicesi garrulo. Fa 5 ,‘6 e 7 uova su
gli alberi folti al mese di Aprile , ed altret
tanti verso Giugno, le quali sono di guscio
sottile verdiccio con delle spesse macchietle
negre. Circa 1’ origine della voce Picchio, Picus ,
r ' v
dao
che becco fora gli alberi, 'consultisi il citato
Muratori (1).
V. 1. Il Rigogolo , Galbern g oriolus gal
bula, xla‘fzcev ó cl’Aristotile , Chlorion di Pli«
nio , la qual voce manca nel Lessico del For
cellini, e nelljAppendice o supplimento del Fur
lanettba bench’esista in quello del Faceiolati. Con
penultima brievc Gàlano s’appella in Siderno.
Ve ne ha di due spezie cola , ove capita nel mese
d’ Aprile , e dimora sino a Maggio: l'una e di
un color giallo vagllissimo , avente le ali con
macchie nere ben ordinate , eh’ e una bella e
vaga cosa a vedere: l’ altra è di color cenerino,
pure con delle negre macchie nelle ale. Il dorso
è verde , le ali piombine , i piedi negri. In alcuni
nelle ali vedesi una macchietta gialla; altri so
no biancastri nella Pancia , e gialli ne’ lati di
essa, e al di sotto della coda. Plinio avea fab
Scritto: Chlorion totus est luteus, hyeme non
visus, circa solstitia procedit. Il Gazza que
(1) Diss. xxxnI, p. 215 v. Becco, e p. 354 v.
Picchiare. i
(a) Lib. X, cap. 29.
ut
sta voce Clzlorion , in Aristotile, latinizzolla
Î/ir'eo; lo Scaligero seniore Vireo , Virido;
l’ antico traduttore Khlorio; il Camus Chlorfon
nella pregiatissima sua edizione greco-francese,
eseguita in Parigi, dopo averne lavorato per
dodici anni , nel1783. Costui (I) ci assicu
ra con Eliano, che matris sia la femmina del
nostro Chlorion, cui il Buffon denomina Lpa
riot, ed il suo veneto traduttore, galba-ra È
della grandezza della tortorella , e più grande
d’ un merlo. Veggasene la figura presso il Con
te Buffon by
VI. r. Il Cuculo, Cuculus canoruss Komwg,
6, de’ Greci, Cuculus de’ sigg. Gesnero , Al-i
drovandi , Bellonio, e Brissonio , Coucou dei
Franzesi , Cucco e cum de’Sidernati. È quan-a
to una tortorella,, ma colle ali e la coda più
lunga, con macchiette bianche al di sotto di
questa e di quelle: è biancastro co’ piedi gialli.
Capita ivi a Siderno verso i no di’ Marzo. Se
nell’ inverno stia nascoso in cavis arboribus ,
ixb
To. Il. v. Verrlìer, p. asa
Buifou, Uccelli to.’ v. tav. XVII, p. m. aai
in
come narra l’ Agricola (1) , oppure vada il
nostro uccello viaggiando di contrada in con
trada , e controverso pressoi Naturalisti. Ari
stotile confutò la pretesa metamorfosi dello Spar
i viere nel nostro Cuculo. Certo è in fine, che la
femmina depone il suo unico uovo nel nido al
trui (2); ho detto unico uovo col Camus , co
mechè Aristotile assicuri, non essere impossibile
che ne faccia due.
VII. 1.La Marigiana,’Anas boselias, Narra,
n,d’Aristotile, Anade in ispagnuolo, Canard
in fiamme, volgarmente Illellarda, oMillarda.
Quest’anitra salvatica è pur troppo conosciuta,
e non bisogna di particolar descrizione. Fralle
varietà di csso uccello evvi uno colla testa ver
de, ond’ebbe il nome di Capoverde, il quale
è più grande.
2. La Oca, Anas anser, xm ò di Aristoti
le, il Papero volgarmente , l’ Oye de’ Fran»
cesi. Uccello notissimo ‘generalmente, acquatico
esalvatico e domestico, col rostro semicilindri
coa col corpo cenerognolo, eco’piedi inca’rnati.
\
(1) De animant. subterran. pag. 15.
(a) V. Camus cit. Op. t. a. pag. nil
das
3. La Palomba di mare, Anas tadorna; A
nas maritima del Gesnero e dell’Aldrovandi.
Se sia la Xnvalacamg ò d’Aristotile, Chenalopex
di Plinio, ècontroverso fra gli eruditi ed ina
turalisti. Lo Scaligero , I’Arduino, e il Camus
confessano d’ ign'orarue questa spezie d'uccello.
Costui ha tradotto letteralmente la parola d'Ari
stotile, Oye-renard, clr’altri in Latino tradot
to avea Cinalopex, e altri Vulpanser. A me
sembra, che la Tadorna sidernate sia una di
quelle , di cui (I) Plinio scrisse: In agrum
Volaterranum palumbium vis e mari quo
tannis advolat.
VIII. I. Il Pellicano, Peleeanus onocrotalus,
vvalz-may 6 d’ Aristotile , Pelecanus de’ Latini ,
e Pe'lican de’ Francesi. Una sola volta è com
parso in Siderno, siccome ho inteso dire al già
mio zio D. Bruno , che morì colà quasi centena
rio. Egli‘ è cosa nota , che quest’ uccello ha nella
mascella inferiore un sacco , o sia borsa membra
nosa molto distensibile di color rosso, o giallic
cio, in cui introduce il cibo, e poscia lo invia
(I) Lib. x. xu. 29 , p. {8. edit. Veu. usi
m
mall’esofago,‘ onde cavasi dallo stomaco una parte
de’ cibi trangugiati e quasi digeriti, e nutrisce
con essi i suoi. figliuoli. Il che ha dato origine
alle tante favole , che se ne sono narrate, e massi
mamente a quella creduta da molti, ch’ ei col
becco feriscasi il Petto, e ne faccia spicciare il
sangue, con cui risusciti, o nudrisca i pellicanot
ti Prendesi dafrfeologi- a simbolo dell’amor
Paterno. Il divinissimo, Dante fab seguito da non
pochi Scrittori sagrils appello nostro Pellicano
Gesù Cristo, che col proprio sangue ne risusci
tò alla grazia, e.. alla vita eterna. ‘
IX. 1. Il Srues la Gru , Grua e Grue, an
ticamente Gruga e Gruva, Ardea gnu‘; crus
del Bellonio, del Gesnero e dell’Aldrovandi;
Grue del Bufi’on; Fefawos vi di Aristotile;
Grulla e Graz degli spagnuoli; Ema de’ Por
toghesi ; ffi-an o Krane degli Alemanni ;
Jgroi ed Agroia , cioè il gru e la gru de’ Si
‘dernati. Di questa uccel di passaggio , che vo
co il Voc. della Crusca v. Pellicano , il Ge
mero De avib. lib. x.
(a) Parad. c. xxv, v. 113. a‘;
la a stormi assai alto, circa tremila passi secon
do alcuni, l‘ Aldrovandi (1) ne ha tessuto un
càgitolo di do facce in foglio, raccogliendo tut
to ciò , ch’erasi detto sino alla età sua. È di
rostro verde-nero; di occipizio rosso con rari
peli, e sotto questo ha una macchia cenerina ;
di- cervice e tempia bianche g ,di collo lunghis
simo, ei di piedi lunghi e negri. Nel dormire e ri
posarsi ess’ uccello sostiene il suo corpo sopra
un piè solo , siccome notò il Boccaccio nella
novelletta del Gianfigliazzi.
X. t. Il Chinrlo, ovver la Beccaccia arcua
ta, Scolopax arquata; Corlis del Bellonio,
e Coarlis del Buffon, è volgarmente Turulìo
detto da’Sidernati; Curlì, Ciurla, e Turlì dalnostro puglieseiTondi (2). È di rostro ar
cuato , ossia piegato in forma d’arco, di pie
di lunghi e turchinicci , di ale bruno-nericce
con delle macchie bianche , ed è grosso quan
to un piccion torraiuolo. Cammina con pre-z
stezza , e cibasi d’ insetti te vermini nel sider
m omiil to. 3, L. XX, cap. V.
(a) Op. cit. p. isl 147.
tins
nate fiume Novîto , già Sagra. Dal cantare‘, o
sia garrire di questo uccello ebbe il nome di
Turulio nel patrio nostro dialetto. V. l’Aldro
vandi
m La Beccaccia rusticana , Acceggia1 Scolo
_ pax rusticolao Suolomg o‘ di Aristotile , la.
Becasse in francese, e l’Arcera in volgar
dialetto. Gallinago tradusse il Gazza la indi
cata voce Scolopaæ , la cui etimologia na
sce a longo rostro instar audituros , paliUn tale uccello d’ altrond’ essendo troppo noto,
non e mestieri il farne descrizione. Le beccac
ce vanno in Siderno di primavera , e Partono
ad autunno.
XI. I. Il Vanello , Tringa vanellus. Forse
è il Pizzofciino , che dicono a Siderno. È po
co più grande d’ un merlo , viene a turma ne
i mesi di aprile , maggio e settembre‘: è vago
pe’ suoi varj colori bianchi , gialletti , rossicci
e verdi. Vien denominato da Aristotile Tfu'ylas
o‘ , che Pigatus, Tringa , Trynga, e Tryn
(1) Ornithol. L. XX, cap. XXI.
(a) Bochart , Hierozoic. lib. 1. cap. 9.
427
gas fu tradotto. Il suo becco è delicato e lun
ghetto z la 8 , o g uova nel suo nido d’erbe
secche e piume.
XII. 1‘. La Gallinella d’acqua , o Folaga-gal
linella, Fulica fusca. Cotesto uccello magro, di
piuma nera , col capo simile alla gallina , e
con cresta bianca o rossiccia , in tempo inver
nale abita nel fiume Novito. Peravventura è il
Keorqws 6 di Aristotile, che cosi dal Gazza, come
dallo Scaligero veggio tradotto Fulica, soggiu
gnendo costui, vulgus gallicum pullum aquae
vocat. la francese appellasi Foulque ou poule
d’ eau.
XIII. 1. Il Gallo e la Gallina, Phasianus do
mesticus. In Aristotile il primo appellasi Alle
mpvaw, ò‘, e la seconda Alewropzs, ù. Di tai di- '
mestici uccelli notissimi, perduta opera sareb
be il favellarne di vantaggio: avvene diverse,
varietà di galline , cioè bianche , ricce , colx
pennacchio , e barbute.
XIV. 1. La Pernice, o Pernicia, Tetrao ru-l
fus-1 d’Aristotile Ilefazì, ò, Perdix di Plinio,
Per'drix de’ Francesi. Quest’ uccello , ricercato
per la bontà di sua carne , è di penne bige
grosso più d’ un piccione. Ne’ seminati depone
sulla terra da m a 30 uova , le quali so
das
no di guscio alquanto sodo con macchiette '
rosse , ed assai stimate. I perniciotti corron
velocissimamentc. Mi ricordo che d’ una nida
ta , con molti mietitori di grano , non se ne
potette acchiappare uno , mentre la pernice col
suo continuo cantare accelerava la fuga de’suoi
figliuoli. Presso il Conte di Buil’on bene e pro
lissamente si parla della Pernice. Il dotto e di
ligente monsù Camus (1) ne ha data 1’ indica
zione de’luoghi tutti, ove Aristotile ragiona del
la pernice. Costui è stato presso a poco da Pli
nio (a) copiato.
m La Quaglia, Coturnice o Cotornice, Te
trao coturnix , oprie 6 di Aristotile , Co‘
turnia: di Plinio , la Codorniar degli Spa
gnuoli, la Caille de’Franzesi. Va in Sider
no a stuolo nel mese di maggio, e parte a set
tembre per la via del mare Ionio, onde venne.
Aristotile scrisse , che le quaglie son più grasse
in autunno allorché partono , che a primavera
quando arrivano; e per osservazione del Camus,
(1) To' u , 623 , not. (5):
l Lib. X, cap. si et dat
ino
il Filosofo disse Boè'dromion parlandone della
partenza: il qual vocabolo comprende la der
niere moitiè du mois d’ Aoùt, et la premie
re moitz'e‘ de septembre. Una o due volte depo
lie nel mese di giugno 4 uova la quaglia sider
nate tralle biade in,terra , contentandosi de re
masser un peu de poussiere poury diposer ses
oeufs , per ispiegarmi col celebre Camus ( I) o
sebbene il sig. rPondi ha scritto: fa il nido
tra le biade con poche radichette ed erbe
secche.
3. La Perdice o Starna, Tetrao perdia‘;
Perdix cinerea dell’Aldrovandi , il quale di
ce , parlando de Perdice minore, sive cine
reaa col Bellonio: graecis ignotamfuisse prae
supponendum est. Chiamolla il Bufl‘on Perdix'
grise. Una sola volta in picciol numero vi ca
pitarono a Siderno le starne a memoria dino
‘mini. Dal lessicografo Alberti si confuse tale uc
cello colla Pernice.
4. Il Pipitone, Tetrao ?... Questa pavonceL
la , da Sidernati detta Pipitone , è più gran
oj Cit. to. 11, p. 150. V. la Caccia del rllondi p.
127: S. 121. b
430
de d’ un merlo: ha il penna cchio come il pa
vone: è di bel colore bianco , giallo, verde.
Arriva ivi a Siderno di estate, ed indi parte: va
sola, e per lo più in compagnia di a altre; ta
1ora di 3 , o a distanti tra loro. Fa m e 5 uo
va ne’ buchi delle querce.
XV. 1. Il Colombo e la Colomba , Columba
domestica: dicesi da Aristotile nspzcrztspais vi a
da’Franzesi Pigeon. È generalmente assai co
nosciuto quest’ uccello domestico , che si alleva
nelle colombaie , che altramente chiamasi Pip
pione e Piccione. Il sovente lodato Camus os
serva e comenta i cinque nomi da Aristotile da
ti a cinque spezie di Piccioni, cioè , Periste
ra , Peleias, Phatta , Oinas e Trugon.
2. Il Palombo o Colombo salvatico , ovver
colombella , Columba palumbus. È detta gre
camente Fassa in Siderno a e Ramier da’Fran
zesi. liii parmi certo esser dessa la Phatta d’Ari
stotile , ossia la Phaps di Ateneo In fatti
Teocrito espressamente l’ appella quidem (2) ,
(a) Deipnos. lib. IX, cap. u.
(2) Idyll. V, v. 96. Vienn. nyfii
dst
ove si tradusse, Et ego quidem mox puellae
dabo palumbum. Essa è di bel colore verde ,
turchino , grigio-nericcio , e perviene cola dra
prile , nidificando con isterpi incrocicchiati tra’
rami degli alberi, dove genera quattr’ uova g
( non già due , come altri dice ) maggiori di
quelle de’ colombi domestici. Il maschio e la
femmina dagli Autori latini si dissero Palum
bes, com’ è osservabile nel Forcellini. Convien
qui notare contra l’eruditissimo toscano Carlo
Dati (1) che Colombella non pure è una spe
zie di colomba salvatica , com’ ei scrisse; ma
eziandio diminutivo di colomba, di cui avvene
un esempio del buon secolo nella IV edizione
della Crusca fiorentina del 1729. Quindi a tor
to dallo Strozzi il grande ornamento della Li
guria, l’insigne Gabbriello Chiabrera fu avver
titono che costui non dovea valersi di cota-l di
minutivo nel tradurre dolcemente un luogo del
la Cantica in lode della Beatissima Vergine:
Come sei bella , o del mio core amica ,
o come amica del mio cor sei bella.’
Gli occhi di colombella
Acciocclze‘ dell’ interno altro io non dica.
(1) Pref. univ. alle Prose Fior. in Firenze 1661.
432
Cosicchè forte mi 'maraviglio del celebre accade
amico fiorentino Domenico M. Manni ( 1) d’aver lui
scritto nel rqSSa colombella non esser lo stes
so che colombina diminutivo.
3. La Tortore o sia Tortorella , Columba
turtùr, rPywafw v'i d’ Aristotile , la Tourterelle
de‘Francesi. Giusta le sue variet‘a essa ha
il rostro or fosco , ora nero , ed ora rosso; la
fronte ed il mento bianchicci; l’ iride gialla
e talor fosca. La figura del maschio e della fe
mina è talmente simile , che appena può distin
guersi; ei dividono P un l'altro la diligenza
della covatura, e vivono infino a 8 anni, seb
bene dicesi che la femmina viva un po’più
Allorché ella bee , non innalza la testa che’ do
po essersi satollata d’acqua. Gotesto uccello per
lo più di penne bige fa suo nido sulle querce
ed i pioppi , deponendovi due uova non dissi
mili a quei della colomba. v
4. La Tortora , o Tortore con collana , o col
lare’ , Columba risoria; Turtur' torquatus Bris
sonii; Tourturelle à collier del liufllon1 Fal
cacorona de’ Sidernati. Questa tortora di color
(I) Lez. III. di Ling. Toscana p. 61. Ed. III. 1773.
(a) Arist. Hist. IX, 7.
433
grigio-scuro, ( che i medesimi dicono lìcino j
verde e turchino, ha intorno al collo un cer
Chio di penne (1’ altro colore aguisa d’ una col
lana. Va ivi a Siderno di stato , e nidifica con
z uova.
XVI. r. L’Allodola campestre, Alauda ar
vensis; Kofus, lfopusosa Kopudallog, Km 1:
sumuss Kccfudccv, ò mu vi, in'greco. Aristotile
si è valuto delle tre prime denominazioni; no
fus significa propriamente galea, secondo che
ha osservato il sig. Camus. Costui , al pari del
Buffon , la denomina in francese Alouette; in
Siderno dicesi Primavera , che panni esser dessa
cotal lodola. Ella è di bellissima figura , ma
grissima , un po’ più grande del Re degli uc
celli: comincia il suo canto al mese di febbra
io; e ne’ forami degli alberi depone sette sino
a ri uova. Nidifica prima degli altri augelli ,_
avendo già nel principio di marzo fatte le uova.
2. La Lodola capelluta , o cappelluta, ossia col
ciuffo ovver toppè , pennacchio, o cresta, Alau
da c-ristata del Linneo, dell’Aldrovandi e del
Brisson; Cochevis ou grosse Alouette huppèe
del Bnffon. Da’ Sidernati volgarmente chiainasi
Cocugliata. Vive solitaria lungo le strade e
le acque. È dessa l’ Upupa de" Latini e de’To
ns
."'v-"'-vr-qvvw-'--r v 7‘.
isti
scani , detta Eroi. ti da Aristotile, e da Ateneo.
3. Il Calandro e la Calandra, Alaada ca
landra del Linneo , filauda non cristata maior.
e Tetrax parva del Gesnero, Calandra o Alari
da maxima dell’Aldrovandi. Dal Buff‘on ebbe
ella il nome di Grosse Alouette ou Calandra.
Il Calandro o Calandrino è maggiore della fem
mina, dalla quale si distingue per lo collar ne
ro un po’ più grande. Addimesticata la Calandra
impara la loquela, ripetendo subito ciocchè le
si è detto.
XVII. 1. Lo Storno o Stornello , Sturnus
vulgaris Da Aristotile è detto iagag a, da i
Francesi Etourneau. Ha il rostro giallognolo ,
il corpo nero con punti bianchi. Tutti gli Au
tori convengono sull’identità dello Storno col1’ uccello vP-saros per Aristotile descritto. Ven
gono gli storni al tempo d’ inverno in folte ca
terve , come scrisse anche il Sannazzaro (i) ,
volando in drappello.
XVIII. I. Il Tordo, o il Sassello, Turdus ilia
cus del Linneo, del Gesnero e delPAldrovnndii
i) Ar cadia Prosa VIII.
_î___---._- - -'.‘_<,-._--avfi__ ‘,m -4'
. 435
Duci; d’Aristotile, le lllauvis del Bufl‘on; il
Mnlvizzo , o Marvizzo , e la Marvizza de’ Si‘
dernati , che in Lombardia dicesi Tordo visca
da , e nell’ Alpi Zicchio , giusta il lessicografo
italo-francese Alberti. Nel Vocabolario del dialet
to napolitano (1) si dicono marvizzi, quasi nel
mare avvezzi , poiché tali uccelli nel venire
pongono un’ ala trall’ onde, e l’ altra al vento
nella loro stanchezza. Mangiano ‘delle sorbe ,
delle ginepre e delle bacche di lentisco. La I
lias del Filosofo , il mauvis de’ Franzesi , non
vuolsi confondere colla costoro mauviette (a),
cb’è un’allodola detta panterana secondo l'Al
berti stesso.
2. Il Tordo musico, o il Tordo messano ,
fur-dus musicus del Cav. Linneo , Turdus
de’ sigg. Gesnero eAldrovandi , Grive del Con
te di Buffon , Merlo marino de’ Sidernati.
3. Il Merlo ., e la Merla, Merula e Merola,
Turdus merula del sig. Linneo; Merulfz de’sigg.
Bellon, Gesner , Aldrovandi e Brisson; Mer
l Tom. 2. . 2/2.( ) P 4
(a) Camus art. Grive , p. 396.
«aMA" .wm
1nam 'fi'îjafh“ ..v_-., _ . .-.. .f
asa
le del baud-on , di Aristotile liolrruqbosj ò , che
‘tutti o tre i suoi interpetri tradussero Cottij‘ils‘.
Il Merlo è negro con becco e palpebre gialle ,
ma la merla è di un negro colore non così
denso come esso. Viene in Siderno di novem
bre , e dicembre trutilando spesso; e vivendo
in campagna; aestate quoque , per attestato
v del Linneo, in hortis et prope domus , etiam
in Syria. Addimesticato apprende di leggieri a
parlare z cibasi di bacche d’ alloro , di ginepro,
di lentisco , di mirto e d’ altro, dissemiuando
ne la semente come il tordo.
XIX. '1. 11 Calderino, Cardellino, Caldera
gio, Cardello e cardilloa Prungilla oardue
lis di c. Linneo ; Carduelis del Gesùer , Al
drovandi , Ionston e Brisson; Chardonneret del
Buii'on; di Aristotile ofawg/m vi. Cotal voce dal-
1’ antico suo traduttore fu rendutaa Thllîpis; dal
Gazza Carduelus; dallo Scaligero flii-amplis-a e
dal Camus Briseur. lmpercioccha ei dice, esser
questo uno de’ tre uccelli, recati in esempio dal
Filosofo, che vivono di Spini ne’buscioni o mac
chie. Taluni Autori han pensato esser desso il
Canarie d’ Italia ; il più gran numero di loro il
Lucherino, e più propriamente il Î/Ierzellino di
Roma. S’ ingannan costoro a partito, poichè non
n.0.- 1‘
h,
e 437
v’ ha dubbio essere il Cardillo degl’ Italiani ,
Napolitani e Sidernati. La sua fronte e gola
son di colore rosso acceso , ovver cremisi; le
penne rematrici'gialle anteriormente; le due ret
trici esteriori bianche nel mezzo,‘el' altre bian
che in punta. Canta dolcissimamente, ma me
no del rosignuolo, e nidifica in sul sambuco ed
i pruni, deponendo 4 , o 5 uova in Maggio,
in Giugno ed Agosto.
m Il Fringuello o Pincione , Spingione in
Siderno, Frungillo in Napoli, Frungilla dome
stica del Linneo; Passer domesticus del Ge
snero, dell’Aldrovandi e del Brissonio'; Passe
ra nostrale dell’ Olivi; Moineau franc del Buf
fon. Fu denominata Zar/go: da Aristotile, Spiza
dal suo antico traduttore; Fringilla dal Gazza
e dallo Scaligero; Pinson dal Camus. Ha il
rostro conico, diritto, aguzzo; le ali metà ver
di, emetà simili alla passera, con cui 'nell’in
verno introducesi nelle stalle e mandre soltanto
coperte di tegole, a scanso di freddo , pioggia
o neve. Vive , dice Carlo Linneo , di semi e di
frutta, hortis ideo infestissimus , astu maio
re insidias hominum evadens, quam conge
neres.
XX. 1. Il Mangiazanzare , ovvero il Pappa
433
mosche, e la Pappamosca de’Sidernati, Musci
.capa atrìcapilla del Linneoi Bubetra angli
cana del Brisson; Ficedula atricapilla se mu
tans del nostro'Aldrovandi, Traquet d’ Angle-_
terre-del Bufi‘on. Kmroìdyos‘ è stato appellato
dallo Stagirita zoologo; Knidolegus dal vecchio
traduttor suo; Culicilega dal Gazza e dallo
Scaligero; e Gobe-moucheron dal Camus. Ari
stotile (1) parlando di esso gnipologo, ‘od ingoz
za-moscherini brizzolato e picchiato, più piccio
lo della passera , dice : Culicilega , parvus ut
spinula ( oiuawjunis ): colore cinereo, et
punclis'distincto: voce exigua. Is item ligna
perlundit.
XXI. 1. Il Roscignuolo , Bosignuolo , Usi
gnuolo, e la Usignuola , Motacilla luscinia di
cal-lo Linneo; Luscinia de’ sigg. Gesner, Aldro
vandi e Brisson; Bossìgnol del Buffon; Ba)’
sennor degli spagnuoli. È l’AnEa'w ódi Aristo
tile. Niuno che ha orecchie ignora, che tale uc
cello incanta tutti col dolce , armonioso e melo
dico suono di sua voce. Circa la sua istoria1 e la
(I) nim de anìmalib. L. ntu sez. 74, Ed. Scalig.
m
estensione de’suoi talenti, può leggersi il dotto
eloquentissimo Bufl‘on. Nascondesi il rusignuolo
fra cespugli espineti, onde difendersi dalle in
sidianti bisce: si ciba di formiche, di fichi, di
mosche, e d’ altri insetti. Fa il suo nido in essi
spineti e cespugli con secche foglie, peli, piu
me, ed erbette sollici e tenere, con mirabile arte
costrutto: in essi \la Lusignuola depone zv o
4 uova ( il Bufl'on dice 5; il Camus 5, o
‘6 ) di fin guscio e fosco-verdigno. Dopo linu
tunno insino a Primavera è occulta la ,dimora
di tali uccelli.
m Il liigione1 o il Beccafico canapino, Mota
cilla curruca Lìnn., Curruca garrula Briss.
Will. Bali; Hippolais seu curruca e Can
navarola dell’Aldrovandi; Fauvette babillar
de ( Capinera cicaliera ) del Buffon. Quest’uc
celletto designollo Aristotile col nome T‘frrolm's,
‘ti, che il vecchio suo traduttore disse Ppolaisj
e i due altri, cioè Teodoro Gazza i e Giu:io
Cesare Scaligero , Curuca; ed il Camus Fau
vette , che osserva essersi anche scritto ówolmz;
ed tim-alma Composta ella è da caro sub, e da
laus , caper lascivusg la qual seconda voce
non sembra di grand’ uso nel greco‘ idioma
(I) Cam. to. Il , p. SSota not.
ue
Veggasene il lessico‘grafo Costantino. In Siderno
s’ appella Farvetta dall'arrecata voce franzese.
Essa è comune in Europa , per testimonianza
del Linneo , ab Italia ad Sueciam usque. I
bigioni pervenuti al tempo de’ fichi, sono al
quanto più grossi e grassi degli altri indigeni;
e le loro carni riescono assai più delicate , gu
stose e saporite. - _
3. Il Beccafico, Motacilla ficedula del sign.
Linneo; Ficedula de’ sigg. Gesnero, Aldro
vandi , e altri naturalisti; ‘Beqfigue del liufilon1
Picetola e jacetola de’ Sidernati. Da Aristotile
ebbe il- nome di Évxalu’s, ri , che Sicallis il
Primo suo interpetre latino , e ‘ficedula dissero
gli altri due teste lodati. Ebbe tale ultima de
nominazione , quod jicus edat, come osserva
rono Varlone e Marziale.
4. La Cutretta, Cutrettola, Ballerina, boari
na , coditremola e batticoda de’ Bolognesi ;
secola de’ Sidernati; Motacilla alba de’ Signo
ri Linneo, Gesnero, Aldi'ovandi , e Bellonio ;
Lavandara o lavandiere del Bulfon. Varrone
e Plinio la dissero motacillam , cui tradussero
squassacoda il Facciolati e il Forcellini , dan
dole il greco nome di cscaoufa. Ma da rPeocri-
to nel II. Idillio per ben X volte si chiama
441
lug1 che il Salvini traslata sempre Culretta.
In lombardo dialeito dicesi anco tremacoda ,
secondo 1’ Autore, forse pavese, del Vocabolario
domestico stampato in Como l'anno 1 740 la prima
volta colla data di Firenze , indi ristampato al
trove; e da’ fratelli Borsi nel 1770 a Parma dallo
Autore accresciuto , che si nascose fin dal mss
con sette puntate lettere iniziali forse dicentis
D. Giovanni Batista Conti, o Chiari, Cherico
Regolare Somasco. Erra quindi grossolanamen
te il new Padre Editore delMeo(1)attr'i1>uen
dolo al pulitissimo Facciolali , non ostante'cliè
costui nell’ XI. edizione dell’ Ortografia dica nel
1765 d’ averlo aggiunto lo Stampatore. Si ag
giunga in oltre , che ivi esso Meano Editore ,
proseguendo i suoi cappietti, o sieno argomen
ti ad verecundiam , in difesa degli errori
palpabili di lingua da lui commessi, cita degli
Autori non approvati ancora nel Gran Vocabola
rio. Quivi in fine critica egli a torto la mia voce
circondario usata dalle toscane , e dalle patrie
leggi; l’ altra striate, che rinviensi nel toscano
(1) Pref. agli Annali ce. lo. Xl. p.‘X.
lilia
Vocabolario del disegno; cotesta per questa , di
cui spesso si valse il vVarchi nell’ Ercolano, il
Caro , il Tasso e altri classici Autori; sincro
no, ch’ è di nobile cd erudila schietta; con
cesso usato da vecchi e novelli Testi di lingua;
ed oltre colPaccusativo1 ignorando che con es
so IV caso, e col II, e col III lo usarono i to
scani Testi medesimi, ch’ esser deono la nostra
cinosura, e non già igramatici , che si seguita
no come le grue. Ma ritorniamo in cammino.
5. Il Pettirosso, Motacilla rubecula del Lin
neo; llubeculaa ovvero Erithacus del Gesne
ro , dell’Aldrovandi e del Brissonio; Rouge- v
gorge del Bufl'on. Si conviene generalmente ,
che Aristotile riconobbe quest1 uccello col nome
di Er'ithacus, f Efzóamos ó ) cui del sol Gaz
za si tradusse Silvia et Bubecula. Cotal voce
Éfzóomos può esser derivata , dice il dottissimo
Monsù Camus, da 1silius , qui sign‘lfie querelle ,
dabat Comparisce il pettirosso nell’Agro sider
nate al mese di novembre, e cibasi d’ insetti e
I semi di fusaggine (Evonymus europaeus Linn.).
6. Il Fiorrancio, o Fiorrancino, Motacilla
regulas di c. Linneo; Regulus ert-status di
Ulisse Aldrovandi ; lioitelet1 e roitelet huppe’
del Conte Bufl‘on ; Rex avium di Plinio, il Re
443
d’ uccelli, ell Pizzica-canne nel dialetto sider
nate; (‘aridello in Serra; in Napoli lo Reillo;
in Genova Boarino della stella; ed in Bologna
Papazzino , cioè, parvus Papa Da Ari
stotile appellasi fiorella); ò, mu Tfoxllo; 6. È il
più piccolo degli uccelli passeggieri di Siderno;
anzi , per attestato del Linneo , è inter euro
peas aves facile minima ; non pesa mezz’ on
cia; è in continuo moto; posa su le foglie del
le canne , ed in sulle spighe. Nel tempo pio
vigginoso va su le tegole , le finestre ed i balconi.
XXII. I. La Rondine o Rondina , Linda
nella in Siderno, Hirundo rustica del Linneo;
hirundo domestica del Gesnero , dell’Aldro
vendi, del Brisson , e d’ altri Naturalisti; hiron
delle de chemine'e , od Hirondelle domestique
del liuffong in'greco Xelraa’w vi; in ispagnuolo
Golondrina. Plinio il naturalista (2) parla del
la mirabile diligenza e arte , onde l’ Hirundo
nidlfica nelle case.
2. Il liondonej Hirundo apus del Cav. Lin
lll Ornith. cit. to. a, p. 651.
(a) Lib. x, capp. ab et 33.
diti
neo, de’ sigg. Bellonio, Aldrovandi, ‘Gesnero ,
Ionston, Raio, Brissonio, ed altri filosofi natu
rali; Martinet noir, e grand martinet del Buf
fon. Aristotile nella istoria di tale uccello si
valse del vocabolo Apus, pluralmente Apodesa co
si scritto da’ suoi traduttori, e da Plinio ezian
dio , dall’alfa privativa, e da are; , credas , pie
de , senza-piedi, non perchè ne manca; ma
perchè non può valersene. In Bologna , in Reg
gio , e forse in tutta Lombardia s’appellano Ron
doni, in Genova Barbarotti._ll volgo sidernate
chiamalo Lindòne, che è più grosso e più for
te della rondinella , ed ha i piedi ben corti e
le ,ali tragrandi ; talchè cadendo in terra non
può alzarsi, e prendesi agevolmente. Questo
rondone apodo , il volgo se lo mangia , dove
che ricusa di cibarsi delle rondini, e de’ loro
rondinini. Capita dopo primavera; fa la guer
ra alle api, e ad altri insetti; s’ introduce ne’ ni
di delle passere, e va pigolando per l’aere con
un fischio stridente.
445
III. Classe.
Anfibi.
I. I. La Tartaruga , o Testuggine , Testudo
graeca del Linneo; Testudo terrestris vulga
ris del Raio; Testudine del Sanazzaro; Gala
na de’ Lombardi dal greco Chelone (I); Ce‘
stunia de’ Napolitani; Sco'zzarra de’ Sidernati.
Aristotile la chiama col nome di Xelcovn vi, ed
il suo antico traduttore con quello di Tortuca,
che i Francesi dicono Tortue. Vedine la de
scrizione presso il Linneo.
II. 1. Il Rospo, Rana bufo di C. Linneo;
Rubeta o sia Phrynum del Gesnero; Bufo
ovver Rubeta del Raio. Da Aristotile s’appel
la prim mu ofu'vos; da’ Francesi Grenouille de
haie , e Crapaud. È la Rubeta di Plinio , e ‘l
Bufo di Virgilio: Botta dicesi nel dialetto fioren
tino , e Rospo ancora nel lombardo e sidernate:
nel quale ultimo ' i] vulgo parimente la chiami
fumi bovina; e abbufi’àre, il gonfiare sollian
(I) Murat. v. Raminga.
tiie
do , non che abbuttare , esso dice a guisa di
questo animal creduto velenoso.lmperciocch’es
sendo esso rospo avido di leccare il giogo de’ buoi
dove poggia il soggiogo , o la giogaia, questa per
tal leccatura in modo si gonfia , che non può il
bue più arare , se prima non si sciolga il tumore
colle malve dopo molte applicazioni. A forza
di bastonate non si può uccidere il Rospo , at
teso il suo cuoio durissimo; ma bensì mei-ce
d’ una canna puntuta . che fic’casi nel giogolo.
2. Il Ranocchio e la Ranoccbia , Rana tem
poraria del Linneo; Rana dell’ Aldrovandi ,
Baî‘rfaxos 6 di Aristotile ; Grenouille de’ Fran
cesi ; Ranonchio de’ Sideruati. La femmina e più
grossa del maschio: prodigiosa nte la quantità
delle uova. Lo Swammerdam ha contato in una
sola ranocchia [Il ; e pl Montbeillard insiuo a
x 13 uova È celebre per gli esperimenti gal
vanici. -
III. I. La Salamandra , Lacerta salaman
dra del Linneo; Salamandra del Mattioli e
del Gesner; Salamandra terrestris dell’Aldro
v
(I) Vedine il Camus to. a , p. 389.
nudum
447
vandi e del Baio ; 2111111731101. i d’ Aristotile. I
Greci, i Latini s i Francesi, gl’ Italiani la chia
man Salamandra; gli spagnuoli Salmantegua.
Di 'quest’ anfibio, che gli Antichi malamente cre
dettero vivesse nel fuoco , Aristotile disse tante
poche cose , che sembra non averlo giammai
veduto._ '
m La lacerta verminara , Lacerta gecko ,
la Salamida de’ Sidernati. Fa sua! dimora nei
buchi prossimi alle finestre, negli sporti , ne i
cornicioni e ne’ palchi delle camere, sotto gli
embrici de’ tetti, e nascondesi fra pietra e pie
tra. Fischia di notte. Il P. Paoli (I) ne ‘porta
la figura. Il Camus ultimamente alla v. Stel
lion ha Parlato di essa.
3. Il Ramarro .. Lacerta viridis , lo zerfote in
Siderno , Racano altrove. È di color verde
gialloj che, nelle ore più calde della state, tra
scorre di siepe in siepe con gran 'prestezza , di
cui Dante, lui‘. 25, v. 79 cantò:
Come ’l ramarro , sotto la gran fersa
De‘ dì canicular , cangiando siepe ,
Folgore par, se la via attraversa.
(i) illam II]. p. ioy dell’ Op. citata.
ius
1v. r. L’ Aspido e Aspide , Coluber aspis.
È velenoso , lungo palmi tre , della doppiezza
d‘ un pollice e più. Ha la testa grossa; la boc
ca e le mascelle rosse; il collo corto e grosso;
la fine della coda rossa 3 dita ‘traverse circa.
Il dorso e macchiato di bianco, giallo e nero:
al di sotto è bianco. Quando è.preso, per la
paura conceputa , caccia tosto dell’ orina , che
pute assai. Percosso o ferito fischia , ' ed inse
gue l’ofi'ensore per lungo tratto. Gli aspidi so
no rari nelle campagne di Siderno , poichè le
serpi se l’ingoiano sani ed interi, essendosi
cosi ritrovati nel loro ventre. Ivi ultimamente
si è veduto un aspide più grosso del solito ,
lungo palmi tre , detto coronato, percliè sopra
e sotto la testa‘ avea tanti punti disposti a gui
sa di corona, che recava meraviglia il vederlo.
Osservisi per ultimo , che in tutto quel terri
torio mancano all'atto le vipere; nondimeno vi
sono altri serpenti, i cui nomi de’ Naturalisti
io ignoro , e sono: v
L lo Scorzone , che è lungo palmi tre, dop
pio un dito col capo e collo sottile , di colore
bianco, nero e verdiccio , colla mascella supe
riore rossa. Cammina con molta celerità, e cre
desi velenoso.
---J
ffi
Il
alba
tr
(il
spe
sa
Àr.‘
le
ita
II. La Serpe volgare. Essa si rende utile
col cibarsi, come fa, d’aspirli, e di topi dan
neggianti le biade. Ne ignoro i caratteri.
III. La Serpe lattara. È biancastra più de
licata della Precedente, molto avida di latte ,
quindi ne porta il nome. Va dietro le donne
portanti in braccio i bambini, e s’ insinua nel
le loro culle, ivi dette nache , (a) sospese sot
to gli alberi al tempo della mietitura , e sug
gendo il latte in gola , gli sofl'oga.
IV. Il Capocervo, o Cervone. Non è veleno
so: ha la testa minuta di color cenerino: è
lungo palmi 4 , ed un quarto , più grosso del
pollice a metà; ma nel resto insino alla coda
è minuto. Dubitasi, se sia desso il coluber na
trix di c. Linneo. Io finalmente osservo, che
quasi tutti questi serpi hanno il potere di am
(a) Tal letto pensile o nuca , non dissimile all’a
maca de’ Brasiliani, non saprai dire se nasca dallo
spaguuolo Nacar , guscio delle conchiglie, esseudo es
sa simile a questo; o dall’ arabica voce Nacha. Gli
Arabi o Mori o Saracini prima del Mille abitaron quel
le contrade.
29
450
maliare o affascinare , e di tirare nelle loro
bocche i sorci , ed i piccioli uccelli vaganti
ne’ rami degli alberi; ond’essi uccelletti fanno
una ‘voce lamentevole , siccome vengo assicura
to e da cacciatori, e da_contadini sidernati a
che con uno strepito gli mettono entrambi in
fuga.
IV. Classe.
Pesci.
I. 1. La Morena , il Serpe e la serpe di ma
re , Muraena serpens di c. Linneo; oileus
Oaùiormos di Aristotile, serpens marina et ma
rinus del sig. Ippolito Salviani.
2. L’Anguilla, Muraena anguillag E'yxs
Àus ‘Il d’ Omero e d’ Aristotile; Anguilla di
Plauto e di Plinio seniore.
3. Il Grongo , Muraena conger. È chiamato
lica/typos a da Aristotile; Conger da Plauto, da
Terenzio, da Ovidio e da Plinio. Dicesi Bron
co da’ Romani, ed è simile al serpe, con
macchie bianche e nericce, lungo uno a due
palmi, e d’ once cinque ad otto.
II. I . L’ Aluzzo , in Napoli l’aluzzitiello , O
rs
QFt-AE'U’U
3:‘
Jl
dst
phidium barbatum. Il vecchio Plinio 10 appel
la Op/zidium.
III. x. Il Pesce-spada , Xiphìas gladius. Ez
qnas ó fu detto da Aristotile; Xiphias da Ovidio , e
da Plinio il vecchio. ‘È l’ E/nperador de’Genovesi.
IV. 1. La Dracena , volgarmente Tràcena ,
Trachinus draco; Afamcev 6 di Aristotile , di
i Eliano e di Oppiano; Draco marinus‘ , ed Ara
neus di Plinio naturalista.
V. 1. Il Nasello, Asello , o Merluzzo. Ga
dus merlucius vien detto dal cum Linneo; 0’vos
ò dallo Stagirita; Asellus da Varrone e da 0v
vidio; Bacchus ed Asellus da Plinio. Pescasi .
nel mar patrio d'uno a due rotoli.
2. Il Sorcio , Sorce o Topo , Gadus muste
la. Dall’Aldrovandi y dal Gesnero , e dal 10
stono appellasi Mustela vulgaris-g da’ Venezia
ni Donzellina , e Sorge marino.
VI. 1. La Spatola , Coryphaena novacula.
Per avventura sarà dessa la Novacula piscis di
Plinio. Il Salviani la chiama Pesce-pettine. È
di lunghezza d , o 5 palmi, di larghezza cir
ca 4 dita.
VII. I. Il Cicinello, Gobius aphya. ligat-ms
vi vien chiamato dallo Stagirita ; Aqzuu Kcofiz‘rrsrla
Ateneo. Presso ipescatori napoletani diconsi tai
y.
lyr-mm -_,- W---«« «f- mfiv.WT-." n f
45’).
piccoli pesciolini li Cicinielli; presso i Romani
Pesci ignudi e bianchinig Presso i Livornesi
Bianchetti. S’appellano in Venezia Pignoletti.
VIII. 1’. Lo Scarpione, o Scorpio , Scorfa
no, o Scrofano, Scorpaena porcus del L'in
neo; Enorme; ó , e Enofms vi di Aristotile ;
Scorpius di Ovidio per quanto sembra , è for
se la Scorpaena di Plinio. Da’ Romani chia
masi Scrofanello. i
IX. 1. La Citola , o Pesce Sampietro ., co
me anche diconla in Roma , Zeus faber di c.
i Linneo; Xalmeus 6 di Ateneo ; Zeus e Faber
_ di Plinio ; faber di Ovidio e di Columella ;
Citula, sive S. Petri piscis di Monsig. Gio
vio. Si appella da’ Genovesi Rotula.
X. 1. La Soglia, 0 Sogliola , Palaia; Pleu
ronectes solea dicesi dal Linneo; Solea da
Ovvidio ; Lingulaca da Plauto , e da Varrone.
XI. 1.
to, Sparus aurata ; Xpiidoefvs 6 di Aristo’
tile , di Eliano , di Ateneo , e di Oppiano;
Chrysophrys di Varrone , e di Ovidio-plura
ta di Columella , di Marziale , e di Plinio.
Dagl’ Italiani è denominata Orata , e da’ Vini
ziani Ora. S. Girolamo (I) chiamò Lucinio
Il Sauro imperiale , o Sauro dora
(1) Ep. 52, al. 28.
4533.
quasi pulcherrimum (sic) Auralam inter innu
mera piscium genera.
2. Il Sargo, Sparus sa/‘gas. Del vocabolo
Saf‘yos si valsero Aristotilea Eliano, Oppiano,
ed Ateneo per dinotarci cotal pesce lat. Sargus.
3. La ,Occhiata , Sparus melanurus. La
voce Mslawoupos per indicar quest’Occliiata rin
viensi in Aristotile , in Eliano , in Oppiano .
ed in Ateneo; da cui f I ) eziandio chiamasi
Melanderinus malandrino. Ovidio, Columella,
e Plinio si servirono della parola Melanurus
per lo stesso oggetto. I Romani al pari de’ Si
dernati la dicono Occ/ziata.
i Il Sàraco , Sparus erytlzrinus. È desso
l’E’fuófmos di Aristotile; l’ Elj‘thinus di O
vidio, e di Plinio; il Frangolino e Fragolina
de’ Romani; il Pagro de’ Liguri; l’ Alboro e
Arboro de’ Veneti.
5. La Vopa , Sparus boops. Forse è la
linum di Aristotile , e la Ba‘: di Oppiano. Di
cesi da Plinio Box; Boca , o Bocas da Festo;
da’ Romani, e da’Veneziani Boga ; da’ Livornesi
Baga; da’ Napoletani, e da’ Sidernati Vopa.
6. La Salpa oSarpa, Sparus salpa, Éakam
ix di Arislotile , di Eliano , di Oppiano , e di
(I) Deipnos. Vll , p. 313 , lit. E.
dli/t
' Ateneo; Salpa di Ovvidio e di Plinio, che in
Genova dicon pure Sarpa.
7. Il Dentice , Spams dentex. Dallo Stagi»
rita èdetto Swwypls vi; da Eliano Éuvoàov; da
Ateneo Swoaov , e Éuvayfzs. È per avventura
il Synodon di Ovvidio nell’Alieutica: pesa ro
toli 4 a 12 , ed è di prcgevol sapore.
Xll. I. La Spinola g Perca punctata. Ari
stolile , Eliano , Ateneo‘, ed Oppiano la conob
bero sotto al nome di Aafifmì o; sotto quello di
Lupus‘ Ovidio , Varro'ne , Plinio , Macrobio ,
e S. [Ambrogio Dicesi Spigola in Roma ,
Araneo in Toscana , e Bronchini a Venezia.
Comunemente s’ appella Pere/zia dal color, che
i Greci chiamano nefuov , cioè negro , perchè è
un pesce nigris notulis virgulatus , sebbene
rubicondo. Giusta il nostro sullodato maestro
Campolongo (2) da alcuni si denomina Pesce
perszco. .
2. La Cernia , Perca cernua , detta greca
mente da Ateneo xozfos remotam
(I) Examer. Lib. V. cap. 3, n. 9.
p) M‘ergìll. pag. 109, annotaz. am
455XIII. I. La Spillancola fljroeagattev1 Ga
sterosteus pungitius. Dagli Autori di storia na
turale denominata venne Pungitivusa e Spina;
’ chia; dall’Aldrovandi Pungitivus piscis- Ha
talune spine nella schiena , e nella pancia.
XIV. 1. Lo Scombro , Scurmo, Scomber
scomber detto dal cam Linneo; da Aristotile ,
da Eliano, da Ateneo, e da oppiano Snoppjzosg
Scomber da Ovidio , «la Columella, da Plinio,
e da Marziale. Sgombero , Sgombro , e Scom
bro il dicono ancorai Toscani, ed iVeneziani.
V. il Camus p. 496 v. Maquereau.
2. Il Palàmito, o Pesce litteram1 Scomber
pelamis. nnlaazs vi si chiama dallo Stagirita ,
da Oppiano, e da Ateneo; Pela/nis da Plinio;
Pelamida in Toscana; Palamìm dal Salvi
ni, e Palàmmeto in Napoli.
3. Il Tonno, Scomber lhymnus. (Duwos 6 è
denominato da Aristotile , da Eliano a da Ate-.
neo , e da Oppiano; T/zumnus da ,Ovvidio ;
Thymnus da Plinio, e da Solino. .
XV. 1. La Triglia , Millus barbatus , ffl
7M ‘li di Aristotile , ‘rfz'yìn vi di Eliano , di Ate
neo, e di Oppiano. Millus dicesi da Cicerone,
da Orazio , da Ovidio, da Columella , da Pli
nio, da Seneca , da Marziale, da Giovenale,
isse .
e da Macrobio‘, in franzese Surmulet 1 e Tri
glè. In quel nostro mare pescansi delle triglie
di once otto insino a venti e più , che pel sa
pore non sono puntoinferiori a quelle del Gra
natello presso la Regal villa di Portici.
XVI. 1. Il Gallo fasano , o Coccia, Tri
gla cuculus. È desso il xomwg dello Stagirita,
d’Eliano , d’ Oppi’ano , e d’Atenelo; il cuculus
dell’ Aldrovandi. i
a. Il Rondone, Bondenone . Trîgla lzirun
do. Aristotile , Eliano ed Oppiano il dicono
xslhda'v. Da Eliano (I) eziandio è appellato
Iepaf , ed ivi da Pier Gillio Accipiter; da Plinio
Milvago e Milvus ; da’ Napolitani Cuoccio; da’
Romani Rondine ; da’ Maltesi e da’ Siciliani Fal
cone. Nella nostra Siderno dicesi Lindone, pe
sante da 12 a 15 once. Ha le ali, e vola.
XVII. I . L’ Aguglia s o Sfirena , Esox sphy
raena. E la Soupawa di Aristotile , di Eliano,
di Ateneo , e di Oppiano; la Sudis di Varro
ne e di Plinio. Dicesi in Firenze Pesce argen
tino, in Napoli Aguglia imperiale, come pure
(1) De nat. animal. XL 39.
l/i
457
in Siderno , i cui pescatori affermano averne
pescato alcune di once quarantotto.
2. Il Luccio , l’Aluzzo , Esox lucius. È
appellato Lucius dal poeta Ausonio (I) , da i
naturalisti Rondelezio , Salviani, Gesnero e Al
drovandi; Luccio e Luzzo dagl’ Italiani; Bro
chet , o Brochet de mer da’ Francesi , che in
alcuni luoghi d’ Italia è (letto Luccio marino, -
giusta 1’ Alberti i
XVIII. x. Il Cefalo, Mugil cephalus , Ke
qbalos e Ksorpsus di Aristotile; mugil di. Ovi
dio e di Plinio; cephalus del Giovio. Il cefa
lo de’ pescatori, secondo alcuni, è il mugil al
bula , o sia muggine argenteo.
XIX. 1. La Sardina , Sardella, o Sarda , Clu
pea sprattus. I Greci ed i Latini chiamaron.
la Sarda: vedine l’Aldrovancli.
m La Laccia , Alosa e Losa de’Sidernati,
Clupea alosa, eiusquc vi d’ Aristotile, d’ Ateneo
e d’ Oppiano ; Clupea di Plinio , e de’ Vene
ziani.
(1) Mosella x , epig. 334 , v. mm
(a) Diz. ital. v. Sfirena.
\
358
3. L’Acciuga 0 Alice , Clupea encrasi
cholus. E‘y‘yfaoz'xoloz,óz,diconsi da Aristotile e (la
Ateneo,’ E'y'yfaullszs, E'yyfaszxoloz e Aunosrout
‘ da Eliano; ed Halecula dal Bellonio I
sigg. Gesnero, Aldrovandi, Ionston , llondeletj
e Charleton la dissero Encrasicolo , i Lom
bardi Anchioda , ed i Francesi Anchois.
XX. 1. La Mola, Tetrodon mola ‘del Lin
neo; Mola del Salviani , o sia ortragorisco
del Rondelezio. Pesa un cantaio e più.
XXI. I. Il Cavallo marino, Syngnathas byp
pocampus. È desso l’I'vrwouapwos di Eliano ,
l’ Hippocampus del Bellonio , del Rondelezio,
del Gesnero , e dello Sciarleton.
XXII. 1. Il Porco , Balistes capriscus‘. Fu
detto lium-pos a da Aristotile e da Ateneo; Mv; da
Eliano e da Oppiano; Sas da Ovidio, e Ca
per da Plinio. I'Romani lo appellano Pesce
balestra , secondo il Salviani. È di zzv a s
rotola , di sapore come il pesce Sampietro.
XXIII. 1. La Rana, Rana , o Baia pesca
trice , Loplu'us piscatorius. Alza; lie-rov ,
(i) llcllon. pag. 168, fig. 169.
i 459
Barfaxos ed Alias è stata da Aristotile detta;
/ Ba'rfaxos da Ateneo e da Oppiano; Rana dal
vate sulmonese, e dal vecchio Plinio; Rana
marina da Cicerone (1), che non rinvengo nel
Forcellini , nia tampoco nella clavis cicerunia
na dell’ Ernesto di IV edizione. Ella èdessa la
Rana piscatrix de’naturalisti Bcllonio , Ron
delet a Salviani , Gesner , Charleton e Baio;
il Martino pescatore degl’ Italiani, secondo lo
stesso Salviani, ed il Diavolo marino , come
in qualche luogo d’Italia dicesi. Evvene di I
a 6 rotoli.
XXIV. 1. Lo Storione, Acipenser stario.
A‘nmarnows ed final si dice da Ateneo, lii/noi
dal Filosofo , EMOJ. o da Eliano ; Acipenser
da Plauto, da Nigidio Figulo antico naturali
sta, e da Cicerone; Acipenser ed Helops , o
Elops da Ovidio e da Plinio; Acipenser' da
Marziale e da Macrohio. Nel mar di Siderno
admodum raro capitur a spiegarmi coll’istesso
Macrobiog poichè z , o 3 volte si è preso.
XXV. I. Il Cagnuolomarino, Squalus ca
(|) De nal. nean II. 49.
deo
tulus. Dicesi da Aristotile Paikso; linum Dal Sal
viani e dall’Aldrovandi è denominato catulus
minor; da’ Romani pesce gatto; da’Sidernati
cagnolo di mare, e da’Franzesi chien de men
2. Il Pesce Palombo , Squalus mus‘telus.
Falso; lato; è detto da Aristotile, da Ateneo
e da Oppiano , che è il Galeus laevis de’ na
turalisti Bellonio, Rondelezio, Gesnero e Char
letotra ed il Galeus asterz'as dell’Aldrovandi.
È di uno a venti rotoli.
3. Il Pesce-cane, Squalus carcharias. Aogum
vi è appellato dallo Stagirita; Aapvvi da Op.
piano; Kafxupza; da Ateneo; Lamia da Plinio;
e Canis carcharias dallo Aldrovandi. Nel ven
‘tre di cotal pesce il profeta Giona stette nasco
so tre notti , e tre di. Vedine una Memoria di
mio fratello Saverio
4. Lo Squadra, Squalus squatina. P'zvn vi
di Aristotile , di Ateneo e di Oppiano; Rhina,
o Squatus Plinii ,da cui eziandio chiamasi
Squatina. Da’Geuovesi s’ appella Pesce-ange
(I) Ani della R. Ace. delle Scienze vol. 1. p. 95.
Ediz. 1819.
fiume...
il]
det
. lo, da’ Romani e da’Sidernati Squadra. È di
uno a 30 rotola.
XXVI. 1. La Tremola, Torpedine o Tor
piglia , Baia torpedo del Linneo. magna vi
dicesi dal Filosofo , da Eliano , da Ateneo e
da Oppiano; Torpedo da Plinio; occhiatel
la da’ Romani, e Raìa in Siderno. È celebre
presso i Naturalisti per la scossa elettrica , che
dà a coloro che la toccano. Veggasi il Pringle
nel Discorso sulla rllorpedine tradotto in italia
no da Domenico Cirillo qui nell’an. xly-yd _
2. La Razza pietrosa , Baia oxyrinchus.da Aristotile e da Oppiano detta Bis 6, B0:
da Ovvidio e da Plinio; Mucosa e Bavosa
da’ Romani. Dalle donne in Siderno è molto
ricercata , credendo elleno che generi molto lat
te. Or non avendo io potuto investigare i no
mi Linneani di quea moltissimi altri pesci,
Però di murar finirò io ,
Lasciando il resto a miglior architetto.
E soltanto avverto , esser quel mare talmente
abbondante di pesci, che fino imarinai di que
sta Dominante ne’mesi estivi van colàa pescarli.
__‘*_._\ \_ k i. a
dea
Classe V.
Insetti.
Non evvi territorio cotanto ferace d’insetti ,
quanto il sidernate: ma il mio istituto , per
e non esser lungo e tedioso, non mi permette di
tutti annoverargli. Laonde di taluni soltanto in
pochi cenni ne favellei‘ò. I. Di nottetempo nel
la state quelle amene e deliziose campagne son
molto illuminate dalle copiose lucciole c Lam
pyris noctiluea ) che ivi grecamente dicono
vamparine , quasi fiamme di fuoco (I), e che
col loro chiarore , o sia luce fosforica , da per
tutto risplendono. II. Sul sambuco , sul ligu
stro, e‘ su altri arbusti sonovi le canterelle ( L‘yt
ta vesicatoria) che si raccolgono per uso me
dico. III. Nelle abitazioni, soprattutto umide e
non molto ventilate, non manca quello in
setto schifoso, puzzolente e nero, grosso quan
to un grillo , ma stiacciato , che cotanto fugge
la luce ed ama il buio , cioè a dire la blatta
(1) Su gli altri nomi greci e latini di mi quasi
Ianternctte volanti, vedi la Mergillina del ch. mio
maestro campolongo a carte 195. .
463
orientalis , di cui sopra parlai alla facc.‘ dui
1v. Tra i libri vecchi, e gli utensili dome
stici è frequente quel picciolo animaletto , che
a guisa dell’ argento risplende , cammina con
molta agilità , e ad ogni minimo tocco diventa
fragile, denominato Lepisma saccharinum.. Co
me altresi tra il lardo’, le salcicce, ed altri sa
lami invecchiati evvi quell’ animaluzzo di color
negro , appellato Dermes‘tes lardarius ; e nel
la farina stantia rinviensi il Tenebriomolitor.
V. In quel territorio ritrovansi parimente mol
ti ragni, che portano il nome di tarantole , tra
i quali avvi ancora il celebre falangio , o ragno
di Puglia , o Aranea tarantula de’Naturalisti,
la quale non ostante che sovente morde i mie
titori ed altri, non mai ad essi cagiona il taran
tismo , o altro malore. Quindi mi sembra mol;
to ragionevole 1’ opinione del sapientissimo no
stro Serao, nelle Accademiche Lezioni leggiadra
mente esposta, esser cotal morbo una particolar
malinconia frequente a’Pugliesi , indipendente
dalla morsicatura di tal ragnoli. Il che veggio
con sode ragioni , esperienze ed osservazioni
anche confermato dal dotto Carducci
(i) Annot. alle Delizie tarant. dell’ Aquino p. lys
e segg.
“W”
lal
VI. Non mancan pure in quella mia Patria
le api , o peccbie (Apis mellifica ) dalle cui t
arnie o sieno alveari raccogliesi un ottimo me
le. Questo è assai grato al palato, perché esse lo
traggono da’ fiori di diverse piante odorifere ,
e principalmente da’ fiori del thjmas cepha
lotos, che è un fruticetto molto aromatico ,
ivi denominato lliganaceg e molt’ovvio in quel
le apriclie colline.
VII. Le Cicale ( Cicada plebeia , et Cicada
orni ) sono in tanto numero ne’ tempi estivi ,
che a mio giudizio superano l’ esercito di Ser
se , poicllè ad ogni‘ passo nelle campagne s’in
centrano. Vivono su tutti gli arbuscelli1 ma sin
golarmente ne’ piccioli olivi, e nelle ficaie. Il
lor canto , o a dir meglio stridorea incomincia
dopo due o tre ore, che si eleva il Sole sul
la orizzonte; e verso il meriggio è oltremodo
noioso e molesto. Onde in due luoghi il man
tovan Poeta‘(1) non senza ragione cantò:
Sole sub ardenti resonant arbusta cicadis.
Et canta querulae rumpent arbusta cicadae.
(I) Virg. Egl. II. 13. cl Geor. III. 328.
i 465'
VIII. Le larve della Phalaena mori, cide
i bachi o vermi da seta, filugelli o bigatti, si alle
van da per tutto, onde aversi i bozzoli di questa.
Tai vermi e costume colà di allcvarli su varie
piante, e particolarmente su l’anzidetto odoroSO
Riganàce. Debbo per ultimo aggiugner pari
mente due altri insetti, uno fluviale , el’al
tro terrestre: il primo ben grande pescasi col
l’aiuto delle nasse , cioè il Cancer astacus ,
Locusta e Ligusta de’ Fiorentini, ossia Ragosta
de’ Napolitani , e de’ Sidernati. Ve ne sono due
varietà; la comunale, ed un’ altra detta da’pe
scatori lo elefante-marino , ch’è somigliantissima
ad uno scorpione, di colore un po’più vivo
della Ragosta. Pesa circa tre libbre, e talora 4.
IX. L’altro insetto , o la di lui larva, che nel
tempo del sollione tormenta , mette in brio ,
furia o furore i buoi, le vacche , ed altri ani
mali, e che siffatta mossa volgarmente dicono
azzìare (a), è l’Oestrus bovis del Linneo , ov
i
(a) Cotal voce par sincopata dalla toscana azzicarrr1
muoversi; o nata da a'(u»yo;, iniugalusa dall’alfa privativa,
e da {o'yos iugum: perciocchè i rustici veggendo agitati
dalla mosca i bovi appaiati col giogo al lavoro , gli
dispaian subito.
30
466 i
vero l’ assillo, appellato ivi la Mosca. Questa
bestiola non fu ignota a Virgilio (i) dicente
. . . . . cui nomen asilo
Romanum est, oestron Graii vertere vocantes:
Asper , acerba sonans : quo tota exterrita
silvis .
Pgffugiunt armenta , furit mugitibus aether.
Classe VI.
Vermi.
Siccome l’ atmosfera dell’ Agro sidernate di
notte ne’ tempi estivi e illuminata dalle luccio
le terrestri; cosi le acque marine , che ne ba
gnano il littorale , al tempo stesso divengono
risplendenti e luminose a conto delle marine luc
ciole (Nereis noctiluca) che a ribocco conten
gono. Ivi nel mare ben sovente pescansi delle
ottime seppie ( Sepia qficinalis ) e degli ec
cellenti calamai e lolligini( Sepia loligo E tra i
vermi testacei , che nel territorio medesimo si
(i) Georg. cit. 1. III. xiy et seqq.
m‘).- i
gn
wg ,I.._, L.--_
tfiv
veggono dopo la caduta delle piogge, sono da
annoverarsi le seguenti lumache: I. la Helix‘
pomatia; 2. la Helix nemoralis , dette dal
volgo i vovnlaci , e qui in Napoli le maruzze‘, ii
da que’tcrrenimarnosi, oltre a lai due vermi tc
stacei, dopo le piogge di aprile, maggio e ot
tobre, escono in copia immensa degli altri vermi
aventi il guscio dilicato , alquanto pellucido o
diat'ano di color gialletto1 che non sono più
grandi diurna oliva , o poco più , che il Linneo
descrisse col nome di Helix aperta. Queste
chiocciolc , cha egli non seppe ove abitassero,
gli zappatori in altri mesi traggon fuori co’ loro
arnesi mentre stanno seppcllitc e nascose in det
ti terreni, dove secondo essi dormono. E per
ciò le chiamano dormitori e monacellig la
quale ultima nomenclatura potrebbe forse de
dursi dal greco uos/og soluso e da ueÀaL305,Stre,
pitus , pel loro fremito , o sibilo molesto zi -
zi , zi , che di continuo fanno con della schiu
ma bianca in bocca. Checchb ne sia, essi ver
mi souo assai buoni a mangiarsi, preparandosi
in varie guise; ma nondimeno le loro carni son
dure , e di non facile digestione. Vi è I’He»
lix hortensisa la quale è tutta bianca , e tro
vasi sulle viti, sulle macerie, su’ cardi salvati
np
468
chi, ec. I vermi di tai conchigliette, chiamate
colit alpiratamente chazzigli , sebbene di raro
si mangian dal volgo; nondimeno si usano per
un brodo assai dilicato.
Ùsservazioni intorno all’ inverminamento , e
all’irffiammazione del fegato delle pecore.
Piacemi di qui riferire due altri generi di
vermini non testacei , de’ quali uno vive nelle
acque stagnanti de’ fiumi , sidernatamente detto
ardella , e toscanamente mignatta , sangui
suga, o mignatta sanguisuga ( Hirudo ojici
nalis L’ altro genere pur nomato ardella ,
che sovente trovasi nel fegato delle pecore , è
la Fasciola hepatica , cui il chiarissimo Cav.
Cuvier denomina Douve du foie (i). Dicesi
questa da’ macellai fiorentini Bisciuola , come
testimonia il Redi (a) che ne dà la seguente de
scrizione: » Le bisciuole del fegato de’ montoni ,
» o castrati, hanno, la figura quasi d’ un seme di
i!
(i) Règne animal to. IV , 'pag. dh
(2) Op. tom. Il. 77. V. il tom. I. p. 132 , e
seguente della cit. Ediz.
469
h ‘zucca, o per dir meglio, d'una piccola, e sottil
n foglia di mortella con un poco di gambo: son
» di‘ color bianco lattato , e traspariscono in
n esse molte sottilissime ramificazioni di vasi, o» canaletti verdognoli. La loribocca , o altro
» forame , che si sia , è ritonda , e posta nel
si piano del ventre, poco distante da quella
in parte , che s’ assomiglia al gambo della fo
» glia. Spesse volte si trovan le bisciuole nella
n borsetta del fiele: e non solo abitano, e
v nuotano in esso fiele; ma ancora in tutti
w quanti i vasi del fegato , eccettuatene liar
o teric , nelle quali non ne ho mai vedute. »
Queste bisciuole, che hanno talvolta un color
fosco , o fosco-bianchiccio , sono animaletti o
vipari , e gelatinosi; ed il più delle volte os
scrvansi ne’ fegati verminosi delle pecore,mor
te , come dicono a Siderno, per aver mangiato
il Vuccolo , che è il Juncus aqualicus. La
qual erba , di sopra (a) ommessa , secondo la
vol ' are opinione fa divenir le pecore ascitiche, o
tabiîe col fegato verminoso, e colla mascella infe
riore tutta gonfia ; talchè dopo pochi mesi perdo
(a) Aggiungasi alla Cl. VI. Hcxandria p. 38|.
470 .
no la vita. A Taranto elleno muoion dopo aver
mangiato l’ H‘yperìcum crispum , o sia il Fumo
lo, che cola dicono. ln altri luoghi la lor morte
avviene pel cibo della Parnassia palustris ; e
negli Abruzzi per cagion d'un genere d’erba
a me ignoto , la quale comparisce in que’prati
dopo che i fiumi hanno inondato i territorj.
Colale invcrm'inamcnto di fegato ivi dagli A
bruzzesi s’ appella il mal della visciaola.
Or scmbrami non improbabile 1’ opinione di
mio fratel maggiore Saverio, che la morte delle
pecore , e cl’ altri animali col fegato verminoso,
non debba ripetersi dalle suddivisate diverse
erbe s che sono sfornite di forza venefica z ma
piuttosto dagli uovicini delle bisciuole . o da
questi animalctti stessi, tranguggiati dalle pe
core , mangiando le medesime piante de i
luoghi palustri, o bcendo quelle acque: seppur
non voglia sostenersi l’opinione della preesistenza
de’ germi delle bisciuole . e ’l loro Sviluppo ne i
fegati delle pecore , che nutrisconsi delle pian
. te de’ terreni umidi. Imperciocchè la Fasciola
hepatica , secondo le osservazioni linneane , tro
vasi non pure ne’ fegati delle pecore e (1’ altri
animali; ma anche in aquis dulcibus , fossis,
471
rivulis ad radices lapidum (i) z ove fu ezian
dio rinvenuta dal Pallas , e, dallo Schefl‘e
ro cai Per la qual cosa, se cosi va la bisogna,
agevolmente si comprende , come le bisciuole
introdotte nello stomaco delle pecore, odi loro
uovicini quivi sviluppati, si portan di là nell’in
testino duodeno , e quindi per l’ apertura del
dutto coledoco fansi strada nel fegato. 0nd’ è
che cotesto viscere a motivo di tali animaletti
rendesi verminoso. Del resto checchessia di ciò ,
qualora le pecore mangiano quest’erbe sospette,
o beono le acque de’ luoghi palustri , a preve
nirne le fatali conseguenze, bisogna subito dar
loro a bere o dell’acqua del mare , o del sal
marino disciolto in acqua: il quale, siccome
dicono , ha la virtù di ammazzare le bisciuole ,
e di distruggerne gli uovicini , come avviene
alle sanguisughe , che pel contatto di questo
medesimo sale perdono la vita.
Resta per ultimo da avvertire , che talvolta
le pecore muoiono colla infiammazione del fe
gato , mangiando ne’ luoghi palustri il Banan
(i) Linn. Syst. Nal. T.l. PÎH. edit. XIII p. non
viudobom 1767.
(2) V. Muller Vcrm. tem clfluv.To.I. P.2, p. 53.
tiym
culus flammula , od il Banunculus lingua ,
che son due erbe acri e corrosive , chiamate
da’ Franzesi anche les douves. Giovanni Bauhi
no (1) parlando della prima erba ,lscrive z Fe
runt hanc ( flammulam ) ovillo generi esse
perniciosum , ovesque hac paslas herba , in
flammationibus iecinoris internorumque visce- v
rum erosionibus ac exulcerationibus corri/11'.
Peravventura questa sarà dessa quelljerbas che Pli
nio (2) dice: Herba est ab exitio, et iumen
torum quidem , 'sed praecipue capi-arum ,
adpellata aegolethron. Essa deriva da cui ,
awos , capra , ed unis-foi , exitium. Il Bau
liino su la seconda erba aggiugne: Facultate
ceteris ranunculis similis est , acris similiter,
exulcerans, et vesicas faciens. Edendo pe
cora enecat , et idco arcent sedulo pecus
opiliones , ne eo varato inflammentur prae
cordia , indidemque moriantur-1 ut videre est
in balantum extis, quae huius pabula ambu
sta fuerant. Perdon pure la vita essi animali
o col fegato infiammato , o col morbo della bi
(i) Hist. plant. to. III, p. 865.
iej Hist. nan XXI. 13..
iva
sciuola , cibandosi del Banunculus sceleratus,
o del llanunculus acris, che son’ erbe molto
velenose. A Terra di Lavoro muoion le pecore
convulse dopo aver mangiata l’flnemone ne
morosa , che è un’ erba venefica volgarmente
detta la Torta.
Alla Gioventù Sidernate.
Eccovi , o Gioventù filopatri'da , finqui cioc
di’ io, mirando più alla vostra utilità, che alla
mia insufficienza, ho abbozzato intorno alla Sider
nografia nelle poche ore a me rimase libere dal
l’ esercizio del mio impiego. A voi, per mu
nificenza del Cielo , di maggiori talenti ed agio
forniti, non che di vero amor di Patria f oh
nome, oh tenerezza l ) dotati; incumbe, ed esser
debbe di bene acuto sprone a perfezionar la
mia iniziativa, supplendonei voti. Goderà certo
ognun di voi , ed esulterà con inondazione di
cuore in iscoprendo alcunchè a me ignoto. A
nimo , coraggio , al lavoro , al lavoro: interes
satevi delle eccelse prerogative e glorie dell’in
vidiato suol natio: non fate volontario gitto del
‘tempo z siate intolleranti dell’ ozio , madre (1’
ogni vizio. Animati s o virtuosi Giovani, dalla
Mm.’
m
forza difl‘us‘l'va , aceignetevi a viepiù illustrare
coteste nostre municipali e territoriali cose; ed
a tessere un accurato Lessico di tutte le voci
usate nel Comun nostro d’ origine greca. Abban
donata la forza concentriva alliafiimnoneo al le
guleio , al parabolams al ser Pedocco1 al gua
stames'tieri centripeta , od amante tutto trarre a
se; ed a colui che non pure e ombra al corpo ;
ma fastidio e tormento all’ animo suo , andando
sempre aliando intorno come nibbio al macello.
Accesi da un più nobile amore, direte con quel
savio gentile .. che tanto seppe z Non mihi so
li , sed etiam atque/etiam multo potius sum
Patriae i
Non vi sgomentate dell‘ ampiezza e malage
volezza della materia ; dividetevela , coltivan
done ciascuno una picciola porzione. Usate ogni
cura , ogni diligenza e ogni industria ad inve
stigare le ulteriori notizie intorno agli Stellioli,
afPiromallLj ed a’Pollieni negli avanzi delle
antiche notariali schede , che sfuggirono l’avi‘
dita , o a dir meglio rapacità letteraria. Certo
io bene spero i o eh’ io spero! )farete belle sco
m iter/ian tiinerem IV. ea
ins
perte intorno a’ medesimi‘. Dissi avanzi-;- dap
Poichè Monsig. Tufo Vescovo di Gerace spoglio,
saccheggio e svaligiò ‘i nostri sidernati archivi
ancora , come io ho più volte udito dire a due
defunti filantropi . e di be’ costumi ricchezze ,
ch’ebber sempre
Del SIGNOR , della Patria amore e zelo;
e pero di costoro la memoria mai non langue.
Son d'essi cotesti venerandisoggetti,il ben degno
discepolo del ch. Serao il pio Enea D. Bruno
Maori , e jl suo fedele Acate D. Simone Falletti,
grande allievo del sommo Vico. Stupisco e
forte mi raccapriccio , qualora a memoria mi
torna la irreparabil perdita , che novellamente
sonomi assicurato essersene in Ascoli di Ancona
fatta jr ove dall’ immortal Benedetto XIV nel
monastero degli Olivetani relegato il Tufo, pe
riron quegli spogli seco lui nell’ esilio traspor
tati. Vivete felici.
FINE DEL III LIBRO.
Soli sapienti naoi per lesum christum ,
cui honor et gloria in saecula saeculorum.
Amen.
B. Paullus Ep. ad Rom. XVI. 27.
dis
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Scorrezioni , quas haud incuria fudit ,
An humana parum oavit natura.
Pag. Lin. Correggans'i
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della B. A. di scienze
Giulio
Rondenone ,
Aggiunzioni.
A car. 273 lin. 16: Nella città di Pavia i Parroclli
al 1330 diconsi Capellani Parochiarurn appo. il Mura
tori, Anliq. Ital. T. II , p. 426 , D.
A cart. 278 lin. 8: Nella provincia di Otranto dassi
agli Ecclesiastici il titolo di Papa da tutto il paremadom
ed anche dagli estranei allorchè li vogliono nominare con
rispetto particolare: in Procida poi tullii Preti son chia
mati Papà coll’accento nell’ ultima.
A can 468 lin. lo si annoti (a): Questa voce Ardel
la par che nasca da Ardeola, poichè a guisa di tale
uccello va essa qui e la come un friigolo; ovvero da.
srl/imda , hoc est feslinando. V. il Forcelliui v. Ar
elio. v‘
n 477A. S. E. Beverendissima
Monsignor Rosini Presidente della Giunta
di Pubblica Istruzione.
Signor Presidente.
L’ amore verso la Padria èun fuoco , il qua
le ove ad animi.culti, e letterati si apprenda,
li spinge a render di quella illustre , e chiaro
il nome con quante mai possono dotte fatiche.
Manifesto argomento di tale verità ci porge l’ eru
dito Canonico Michelangiolo Macri , il quale ben
conoscendo la più dritta via alla gloria della
Madre padria esser appunto il pubblicar i fat
ti , e le virtù de’figli , e concittadini insigni,
e eommendevoli , ha procurato d’ ingrandir la
fama della sua Siderno col tessere le Illelnorie
istorico - critiche intorno alla vita , e alle
opere di MonsignoreFra Paolo Piromalli Do
menicano Arcivescovo di Nassivan , uno de i
più riguardevoli cittadini sidernati. Egli seguen
do i passi di questo Apostolico personaggio per
le varie remote regioni, dove la luce Evange
lica sparse , con soda critica ne accerta le azioni più rimarchevoli , e le unisce cor vincoli del
la storia, e de’ monumenti di que’tcmpi, e di
quep luoghi. Dippiù prendendo l’ occasione , che
1’ offre il suo sidernate Eroe , trascorre con
esatta avvedutezza nella Storia cosi civilesiq che
naturale non sol‘ di Siderno, ma ben anche di
quella Calabra provincia. Bisogna perciò con
fessare , che questo laborioso tributo presentate
d 8 y .
dzl signor Canonico alla sua Padria, ritorna
assai meritamente in sua propria lode. Quindi
è , che non essendovi in" quest’ opera offesa ve
runa nè contro la Religione ., nè contro idritti
della Sovranità, è mio parere , che se ne pos
sa permettere la stampa. Napoli 20. Aprile 1824.
Il Regio Revisore
Donato Gigli
Napoli ei Aprile 1824
Presidenza della Giunta per la Pubblica Istru
zione - Vista la dimanda del Canonico D. Mi
clielangiolo Macris con la quale chicde di da
re alle stampe le Memorie istorico-critiche in
torno alla vita, ed alle opere di Monsignore
Fra Paolo Piromalli Domenicano , Arcivesco
vo di lvassivan da lui compilate; Visto il fa
vorevole rapporto del Regio Revisore signor D.
Donato Gigli; li permette , che le Memorie in
dicate si stampino; però non si pubblichino sen
za un secondo permesso , che non si darà , se
prima lo stesso Regio Revisore non avrà atte
stato di aver riconosciuta nel confronto unifor
me la impressione all’ originale approvato.
Il Consultare di Stato Presidente
Monsignor Rosini
Il Consultare di Stato, Segretario Generale , e
Membro della Giunta
Loreto Apruzzese
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