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Modalità d’esame
LETTERATURA ITALIANA per LICAO SECONDO SEMESTRE I e II BIMESTRE
A.A. 2007 - 2008 All’esame gli studenti porteranno, oltre al programma generale, un sondaggio testuale su
Marco Polo o su Italo Calvino, secondo il metodo esemplificato durante le lezioni e
secondo gli esempi delle SINOSSI (che costituiscono il punto di riferimento imprescindibile
per l’esame); e la lettura di almeno due degli articoli giornalistici indicati nell’elenco ed,
inoltre, quelli riguardanti Marco Polo. Sia la SINOSSI, sia gli ARTICOLI si trovano alla
copisteria Clony (Dorsoduro, Calle Longa S. Barnaba).
Eventuali lezioni di recupero si svolgeranno il giovedì dalle 18.30 alle 19.15, sempre all’ex
Cinema Italia.
Giovedì 13 marzo la lezione delle ore 12,30 è trasferita alle ore 16,00 all’Auditorium S.
Margherita per il Seminario su Marco Polo (L’Altrove asiatico de “Il Milione”: schede di
etnografia marcopoliana) del prof. Alvaro Barbieri (Università di Padova).
Giovedì 27 marzo alle ore 12,30 ci sarà regolare lezione; alle ore 16,00 presso
l’Auditorium S. Margherita ci sarà il Recital dedicato a L’acqua, la piera, la tera (Marsilio
ed.) di Romano Pascutto, a cura del Circolo Attoriale di Mogliano Veneto. Partecipa la
prof. Saveria Chemotti dell’Università di Padova.
Giovedì 29 maggio all’Auditorium S. Margherita, Seminario e Recital su “La letteratura e i
sentimenti”.
Il 16 e 23 maggio alle ore 14,30 si terranno le proiezioni dei film La stella che non c’è di
Gianni Amelio (Italia, 2006) e La città proibita di Zhang Yimou (Cina, 2006) destinati in
particolare al Corso di LISAO.
Le manifestazioni specifiche per LICAO costituiscono parte obbligatoria del modulo e
saranno oggetto d’esame.
Il modulo vale 5 crediti.
Tutte le manifestazioni sono comunque interessanti per ambedue i corsi (LICAO e LISAO) e quindi tutti sono invitati a parteciparvi. Gli studenti che portano ancora il programma 3+3 aggiungeranno: I. CALVINO, Ti con
zero (Einaudi); oppure I. CALVINO Se una notte d’inverno un viaggiatore (Einaudi).
E-mail del Docente: [email protected]
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SINOSSI STORICA DELLA LETTERATURA ITALIANA
La letteratura italiana è, in realtà, dagli inizi duecenteschi fino all’800 risorgimentale e
romantico, una letteratura in volgare (dal ’300 prevale il volgare toscano, seguito da
Dante, Petrarca, Boccaccio) oppure in latino, rimasto, fino all’800, lingua privilegiata della
cultura.
I diversi volgari, in ambito italiano ed europeo, derivano dal latino parlato e costituiscono
la premessa delle lingue nazionali neolatine (italiano, francese, spagnolo, portoghese,
romeno).
La letteratura italiana cominciò, nel ’200, con la poesia siciliana, col “dolce stil novo”
(Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti) con la poesia religiosa di Jacopone da Todi, e con Il
Milione di Marco Polo.
Il ’300 è dominato dagli autori che creano la tradizione del volgare toscano: Dante che,
oltre alla Divina Commedia e alla Vita Nova scrive il De vulgari eloquentia difendendo il
volgare come lingua letteraria; Petrarca che considerava più importanti le opere in latino
rispetto al Canzoniere ripreso poi come un modello esemplare della poesia fino a
Leopardi; Boccaccio che, col Decamerone, crea il modello della prosa narrativa.
Il ’400 è caratterizzato dall’Umanesimo che riprende gli esempi della classicità greca e
latina. Tra gli autori di questo periodo, ricordiamo Lorenzo il Magnifico e Angelo Poliziano.
Il ’500 è il secolo del Rinascimento: l’autore centrale, nell’ambito poetico, è Ludovico
Ariosto che, rifacendosi alla tradizione medievale, compone il poema Orlando furioso
(continuazione di Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo). Altri autori di primario
rilievo sul versante storico e politico sono Niccolò Machiavelli (Il Principe) e Francesco
Guicciardini. Nella seconda metà del ’500 un poeta importante, per il passaggio dal
Rinascimento al Manierismo, è Torquato Tasso (di cui ricordiamo, almeno, il poema La
Gerusalemme liberata).
Il ’600 è caratterizzato dal Barocco, di cui il maggior esponente, in ambito poetico, è
Giambattista Marino, autore dell’Adone. Ma il ’600 è anche significativo per la filosofia
(Giambattista Vico) e per la scienza (Galileo Galilei).
Il ’700 è il secolo del razionalismo illuminista; ricordiamo Pietro Metastasio, esponente di
un genere d’evasione, detto “Arcadia”; ben più rilevanti sono Carlo Goldoni, veneziano,
grande commediografo in volgare veneziano (oltre che in volgare toscano); Giuseppe
Parini, milanese, autore del poemetto Il Giorno; Vittorio Alfieri, autore di tragedie, e
precorritore del Romanticismo.
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L’800 è il secolo del Risorgimento e del Romanticismo: fioriscono Ugo Foscolo e
Giacomo Leopardi, mentre Alessandro Manzoni è il fautore della lingua italiana che si
costituisce come lingua nazionale (il 1868 è la data del primo Vocabolario della lingua
italiana).
Nel secondo ’800 troviamo narratori come Ippolito Nievo (Le confessioni di un italiano) e il
capostipite del Verismo, Giovanni Verga (I Malavoglia, Mastro don Gesualdo).
Il primo ’900 si caratterizza per il passaggio dal Verismo al Decadentismo. Quest’ultimo è
un fenomeno europeo rappresentato in Italia da poeta quali Giovanni Pascoli, Gabriele
D’Annunzio, Guido Gozzano (quest’ultimo considerato esponente del Crepuscolarismo);
narratori quali Italo Svevo, e da drammaturghi quali Luigi Pirandello.
Fenomeni qualificanti della letteratura novecentesca saranno, poi, le riviste («La Voce»,
«La Ronda», «Solaria», «Letteratura»); l’ermetismo, i cui precursori sono Giuseppe
Ungaretti, Eugenio Montale; e che trova nel fiorentino Mario Luzi il maggiore esponente.
Nel 2° dopoguerra, il neorealismo rispecchia l’esigenza di collegare la letteratura alla vita
sociale e politica. Quindi, troviamo autori che rivalutano il significato dell’avventura, della
fantasia, del viaggio, come Italo Calvino e Goffredo Parise; e i narratori e i poeti della
neoavanguardia e dello sperimentalismo come Edoardo Sanguineti e Andrea Zanzotto.
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LETTURA DINAMICO-INTERATTIVA (fondamento del SONDAGGIO TESTUALE)
mette in evidenza come ogni momento del testo possa essere correlato con altri momenti
del testo rivelandone più profondamente il significato.
1) Rapporto tra lettore e testo
2) Nessi intratestuali ed intertestuali
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“… allenarsi alla lettura letteraria, addestrarsi a leggere letteratura, allena i riflessi ad
andare verso l’altro. Quando i miei studenti leggono poesie, o romanzi, o anche testi di
molto tempo fa […] dimostrano poca sensibilità per tutto ciò. Ma se cerchi di insegnare
come leggere, ciò che stai insegnando loro è come entrare in un altro mondo e lasciare se
stessi alle spalle”.
(Gayatri C. Spivak
studiosa indiana che insegna negli Stati Uniti)
6
“E certo il lettore conserva un proprio margine di libertà eccentrica, di anticonformismo,
anche rispetto alle leggi implacabili del mercato: con la consapevolezza della sua funzione
primaria all’interno del testo, della cui forza vitale è responsabile in prima persona, egli non
può confondersi con l’acquirente di un oggetto di consumo o con il cliente di un grande
magazzino. Il libro non informa soltanto né solo intrattiene: è una creatura, che non posso
ridurre a una superficie discontinua di stimoli eccitanti quanto effimeri, di istanti consumati
in se stessi. Essa anzi attinge il proprio volto più vero se ci si impegna nella continuità
organica di un dialogo che cresce nel tempo, sempre sulla traccia di un’origine da
riscoprire nel futuro: attraverso la differenza si illumina una affinità, una corrispondenza di
forme e di gesti interiori,; il lettore non è come un turista ma come un pellegrino, che nel
compiere il suo viaggio cerca anche se stesso e indaga il proprio caos sentendosene
responsabile”.
(Ezio Raimondi)
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NOZIONE DI ERMENEUTICA
La lettura dinamico-interattiva pre-comprensione
è un’esperienza del soggetto-lettore comprensione
spiegazione interpretazione intratestuale ed intertestuale risalimento alla genesi e
ampliamento dei nessi contestuali
---------------------------------
STRUMENTI CONCETTUALI
- testo struttura / segni / simboli
- linguaggio espressione / comunicazione
- Sincronia elementi compositivo-strutturali
- Diacronia tempo interno del testo
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
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visibile Marco Polo (realismo) “visività premasaccesca”(Gianfranco Contini)
invisibile visionario Calvino
Il significato “letterale” è:
Le città invisibili sono invisibili al’Imperatore
segni motivati e immagini fantastico- visionarie significanti
non convenzionali parola letteraria significati
simboli
9
BIOGRAFIA E GEOGRAFIA DI MARCO POLO
Marco Polo (1254 – 1324) Il Milione (soprannome della famiglia)
famiglia mercantile cultura mercantile
Costantinopoli come punto di riferimento
viaggio in Oriente dura 24 anni - parte da Venezia nel 1271 e
giunge a Pechino (Cambalùc) nel 1275
- vi rimane fino al 1295
- v. ipotesi dei percorsi di andata e
ritorno nell’ed. Sansoni a cura di
Lucia Battaglia Ricci
lingua persiana lingua “franca” dell’Oriente ai tempi di Marco Polo)
-----------------------------------------------------
antica (Tolomeo)
Geografia congetturale
medioevale con Marco Polo comincia una geografia
scientifica (autoptica)
-----------------------------------------------------
Ne Il Milione le immagini visive derivano da una percezione diretta e da un contatto vissuto
con la realtà. Le immagini visive del racconto di Marco Polo sono motivate dall’esperienza
della realtà.
10
TRADIZIONI ED EDIZIONI RECENTI DE IL MILIONE
in lingua d’oïl
* perduto il testo originale di Rustichello da Pisa 1298 (?) carceri di Genova
circa 140 redazioni
F redazione in volgare franco-italiano ms. francese 1116 della
Biblioteca nazionale di Parigi
(edizione: Marco Polo, Milione. Le divisament du monde, introduzione di Cesare Segre, a
cura di G. Ronchi, Milano, Mondadori, 1982)
Z redazione latina Francisco Xavier de Zelada Biblioteca capitolare della cattedrale di Toledo
(edizione: Milione. Redazione latina del manoscritto Z, a cura di A. Barbieri, Parma,
Guanda, 1998)
RA Giovanni Battista Ramusio (Treviso 1485 – Padova 1557) nel 2° volume di
Navigationi et viaggi (1550)
(edizione a cura di M. Milanesi, Torino, Einaudi 1980, vol. III, pp. 79-297)
FG redazione francese da Thibaud de Chepoy a Grégoire
(edizione: Le livre de Marco Polo, a cura di M.G. Panthier, Paris, Firmin, Didot, 1865)
* T redazione in volgare toscano del Trecento ms. II, IV, 136 della Biblioteca nazionale di Firenze
Edizione: Marco Polo Milione. Versione toscana del
Trecento, a cura di Valeria Bertolucci Pizzorusso,
Milano, Adelphi 1994
“Ottimo” ms. 88 della Biblioteca Nazionale di Firenze
(edizione a cura di R. M. Ruggeri, Firenze, Olschki 1998)
* Luigi Foscolo Benedetto, autore della traduzione italiana del 1932, distingue due
“famiglie” A redazioni prossime a F
B redazioni prossime a Z
* La redazione toscana (ms. II, IV, 136) appartiene alla famiglia A.
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ALCUNI DEI CONTRIBUTI SU MARCO POLO DEL PROF. ALVARO BARBIERI (UNIVERSITA’ DI PADOVA)
RELATIVI AL SEMINARIO L’ALTROVE ASIATICO DE “IL MILIONE”. SCHEDE DI ETNOGRAFIA MARCOPOLIANA
Sulla veridicità delle peregrinazioni di Marco Polo in Estremo Oriente:
Un Veneziano nel Catai: sull’autenticità del viaggio di Marco Polo, in «Critica del testo»,
III/3 (2000), pp. 993-1022.
Sul problema testuale e la tradizione manoscritta del Devisement dou monde:
Quale «Milione»? La questione testuale e le principali edizioni moderne del libro di Marco
Polo, in «Studi mediolatini e volgari», 42 (1996), pp. 9-46.
Sulle modalità di composizione e lo statuto testuale del libro di Marco Polo e Rustichello
da Pisa:
Marco, Rustichello, il “patto”, il libro: genesi e statuto testuale del Devisement dou monde
alla luce degli studi recenti, in Medioevo romanzo e orientale. Il viaggio nelle letterature
romanze e orientali. Atti del V Colloquio Internazionale. VII Convegno della Società Italiana
di Filologia Romanza (Catania-Ragusa, 24-27 settembre 2003), a cura di G. Carbonaro,
M. Cassarino, E. Creazzo e G. Lalomia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, pp. 23-42.
Sulle articolazioni contenutistiche dell’opera e l’intreccio delle voci enuncianti:
V. Bertolucci Pizzorusso, Enunciazione e produzione del testo nel «Milione», «Studi
mediolatini e volgari», 25, 1977, pp. 5-43 (poi anche in Ead., Morfologie del testo
medievale, Bologna, il Mulino, 1989, pp. 209-241).
Sull’esotismo e la rappresentazione dell’altrove orientale nel Devisement:
U. Eco, Il «Milione»: descrivere l'ignoto, in Id., «Sugli specchi» e altri saggi, Milano,
Bompiani, 1995, pp. 61-66.
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DENOMINAZIONI E COMPOSIZIONE DE IL MILIONE
Livre des Merveilles
Devisement du monde De mirabilibus mundi
(“descrizione”) Milione, da Emilione per aferesi
De diversis hominum generibus et diversitatibus
regionem mundorum (redazione latina)
Libro di Marco Polo (Ramusi)
De consuetudinibus et condicionibus orientalis regionum
(versione consultata da Cristoforo Colombo)
-----------------------------------------------------
esordio cap. 1°
INCIPIT prologo capp. 2-18 (comprende circa 35 anni)
capp. 19-209 storia dei viaggi dei fratelli Polo e del loro
soggiorno in Estremo Oriente (cfr. itinerario del viaggio di andata e
ritorno e diacronia del testo)
in F prima parte della battaglia tra i Mongoli dell’Orda
d’Oro (i Tartari del Ponente per Marco Polo –
1299)
EXPLICIT in FG e in T battaglia del 1262 tra Barga e Alau
(già narrate nel cap. 42)
in Z anche parte finale della battaglia
13
VERITÀ OGGETTIVE (indicazioni esemplificative)
- descrizione di Pechino (Cambaluc / Cabalu / Cabrau / Cabalu / Caublau / Canibalu)
[Città del Gran Kan] - notizie su Kublai Khan e sulla sua Corte dal cap. 80, p. 96 al cap. 95 pp. 118-120; ancora a p. 126, 166, 211 - scomparsa della stella polare (cap. 163, p. 190) - funzioni della noce di cocco (cap. 36, p. 41) - uso del carbon fossile (cap. 149, p. 174) - la “maraviglia” dei miraggi del deserto di Lop (cap. 56, p. 59)
14
LACUNE E IMPRECISIONI (indicazioni esemplificative)
- Non ci sono riferimenti alla Grande Muraglia Porta di ferro?
(cfr. cap. 73, nota 13 ed. Sansoni)
- Non ci sono riferimenti al “piè di giglio” delle donne cinesi (cfr. cap. 130, nota 14 ed. Sansoni)
- Non ci sono riferimenti alla caccia col cormorano (cfr. cap. 93, nota 4 ed. Sansoni)
- Non ci sono riferimenti all’uso del the (cfr. cap. 116, nota 29 ed. Sansoni)
- Improprietà delle notizie sui ruoli svolti presso la Corte del Kublai (cfr. cap. 140, 142, 149
e note relative ed. Sansoni)
15
VIAGGIO E RACCONTO
- Il racconto nell’intenzione dei co-autori era un trattato di mercatura; in accezione
moderna rientra nel genere della letteratura di viaggio.
Per Marco Polo bisogna tener presente:
- la memoria di Marco
le eventuali note di viaggio
- la plurivocità
- l’oralità
- la scrittura di Rustichello da Pisa
(co-autore con Marco Polo)
- La verità documentaria riguarda gli aspetti geografici, storici, antropologici
- La verità poetica riguarda il fascino di un immaginario visivo realizzato in una scrittura
cadenzata in un ritmo paratattico-giustappositivo.
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“MARAVIGLIA”
La “maraviglia” è un mito-guida dell’immaginario orientale: per Marco Polo è l’esperienza
percettiva di scoprire un mondo completamente “altro”, ma riflette anche la correlazione
tipicamente orientale tra reale e immaginario, per cui il metafisico, il miracoloso sono
“naturalizzate” come “meraviglia”.
Esempi di occorrenze di “maraviglia”:
- città
- feste
- quantità di mercanti
- quantità di animali
- pietre preziose
- ponti (quantità e altezza)
- servizio postali
- fenomeni naturali
- insieme del viaggio ecc. ecc.
18
LINGUAGGIO DE IL MILIONE
Marco Polo non è uno scrittore nel senso moderno del termine. E’ un mercante medievale
di vasti interessi e di notevole cultura.
Gli elementi sincronici riguardano la paratassi giustappositiva-coordinativa, il lessico, le
modalità della rappresentazione visiva (che Gianfranco Contini chiama “visività pre-
masaccesca”).
Gli elementi diacronici riguardano il tempo interno del testo, il ritmo del racconto.
Riguardano perciò non il tempo del viaggio, ma come l’esperienza del viaggio viene
trasformata e realizzata sulla dimensione visivo-memoriale della scrittura.
Sincronia e diacronia sono compresenti in ogni testo letterario e si combinano secondo
modalità variabilissime, prevalendo ora gli elementi sincronici, ora gli elementi diacronici.
19
MARCO POLO
Il Milione
(ipotesi di sondaggio testuale)
- per ricorrenze tematiche nei vari capitoli
- per rilievi linguistici nei singoli capitoli
per immagini visive ricorrenti
- attraverso una lettura dinamico-interattiva
per variazioni semantico-contestuali
delle immagini visive
20
FUNZIONI DELL’IMMAGINARIO VISIVO NE IL MILIONE E NE LE CITTÀ INVISIBILI
- In Marco Polo l’immaginario visivo nasce da un’esperienza vissuta della realtà (si
potrebbe parlare di un “realismo” di Marco Polo).
- È lo stesso Calvino ad affermare di rifarsi a Il Milione nei 18 dialoghi tra Marco Polo e
Kublai che fanno da “cornice” alle rappresentazioni delle 55 città.
- Italo Calvino si “ispira” a Marco Polo traducendo l’immaginario visivo in termini visionari.
Il sentimento di “insufficienza” della realtà caratterizza la figura del Kublai Khan,
translitterata in termini modernamente esistenziali; “insufficienza” che i racconti di Marco
Polo “compensano” sul versante dell’invenzione, dell’ipertrofia fantasiosa. Ma la diacronia
del testo di Calvino ci rivela che l’insufficienza del reale si supera non contrapponendo la
fantasia alla realtà, ma comprendendo e approfondendo la realtà stessa.
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ITALO CALVINO E LE CITTA’ INVISIBILI
MOTIVAZIONI DEL TESTO
passato memoria
desiderio futuro
segni, scambi, sottili…
continue, nascoste…
comprensione della complessità del reale
tempo / spazio
viaggi immaginario identità / alterità
visibile / invisibile
città
Civitas
civiltà
città archeologiche / antiche // moderne / ricostruite // possibili / future …………
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ITALO CALVINO E LE CITTÀ INVISIBILI
SINCRONIA DEL TESTO simmetria (in questo caso)
18 dialoghi / 11 rubriche / 9 capitoli / 55 città
Alternanza scalare
(per rubriche)
1 memoria 2 1 CAPITOLO I
desiderio 3 2 1 segni
4 3 2 1 sottili 5 4 3 2 1 scambi 5 4 3 2 1 occhi 5 4 3 2 1 norme 5 4 3 2 1 morti 5 4 3 2 1 cielo 5 4 3 2 1 continue 5 4 3 2 1 nascoste 5 4 3 2 5 4 3 CAPITOLO IX 5 4 5
23
SINCRONIA DEL TESTO
PROGRESSIONE RICURSIVA
(per capitoli)
1 2 3 4 5 6 7 8 9
2
memoria
memoria
memoria desiderio segni sottili scambi occhi nome morti
desiderio
desiderio segni sottili scambi occhi nome morti cielo
memoria
segni sottili scambi occhi Nome morti cielo continue
desiderio
sottili scambi occhi nome Morti cielo continue nascoste
segni
scambi occhi nome morti Cielo continue nascoste cielo
memoria
continue
desiderio
nascoste
segni
continue
sottili
2
nascoste
nascoste
24
ITALO CALVINO e LE CITTÀ INVISIBILI DIACRONIA DEL TESTO comprensione graduale della realtà
Memoria / desiderio segni / scambi occhi / nome cielo / morte
proiezioni complessità
sottili / continue / nascoste
realtà
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ROMANO PASCUTTO E IL SUO VENETO: TRA REALISMO E TENSIONE LIRICA
Nato nel 1909 a San Stino di Livenza (Venezia) da una famiglia di artigiani sarti e calzolai,
Romano Pascutto visse gli anni del secondo conflitto mondiale a Tripoli, in Libia, dove si
impiegò presso una Compagnia di viaggi per dodici anni. Rientrato in patria nel1943
partecipò alla lotta partigiana come membro del Comitato di liberazione nazionale e nei
“Gruppi di combattimento Livenza”. Nel dopoguerra fu sindaco della sua cittadina nativa
dal 1975 al 1980. Grande fu la sua passione per la scrittura. Fu poeta in lingua e dialetto e
si cimentò anche come romanziere. Particolare attenzione merita la sua produzione di
scritti di carattere politico e la sua attività di autore teatrale. Pascutto morì a Treviso l’8
aprile del 1982.
La bibliografia dell’autore sanstinese è curata dall’Associazione culturale Romano
Pascutto che ha promosso in questi anni la conoscenza e lo studio dello scrittore ed ha
raccolto e ordinato i suoi materiali presso un locale del municipio di S. Stino di Livenza. Di
recente il poeta ha ottenuto la pubblicazione dei primi tre volumi dell’opera omnia per i tipi
della Marsilio, tra cui il volume di poesie L’acqua, la piera, la tera, Venezia, Marsilio, 2000
che riprende, in un “livre de poche”, la pubblicazione precedente L’acqua, la piera, la tera
e altre poesie, (Venezia, Marsilio, 1990) a cura di Antonio Daniele.
In questa raccolta di poesie in dialetto sanstinese Pascutto, cresciuto ai limiti della grande
palude che delimitava i territori bagnati dal basso corso del fiume Livenza, ci offre una
magistrale interpretazione di quel sentimento profondo di identificazione con il mondo
struggente dei diseredati e con la sua terra d’origine che ha caratterizzato tutta la sua
opera.
Alcuni risultati di rilievo sono emersi durante il convegno “Romano Pascutto e il suo teatro”
svoltosi nel dicembre 2007 a Portogruaro per ricordare l’autore nel venticinquesimo
anniversario dalla morte e fare una prima esplorazione della sua opera teatrale. Gli invitati
hanno sottolineato in particolare la grandezza riconosciuta di Pascutto come cantore in
dialetto veneto di un popolo e di una terra e il significato di ricordarlo nella città centro,
anche dal punto di vista culturale, del territorio da lui celebrato nei suoi versi. Scopo del
convegno era di illustrare il teatro di Pascutto: si tratta di una vasta produzione (più di 35
26
titoli), ad oggi insufficientemente investigata, nella quale è da mettere in luce la dialettica
“tra realismo e tensione lirica”. In particolare è interessante il poemetto, a metà strada tra
produzione poetica e teatrale La storia de Nane, (Milano, Edizioni Avanti! Il Gallo, 1963),
scritto in vernacolo e composto da 1197 versi a carattere lirico-narrativo. In esso è
contenuta, come se fosse un racconto epico narrato da un cantastorie, la vita di Nane, e,
perché no, quella del poeta stesso, che si allarga a storia esemplare di una classe sociale,
di un frammento della nostra vicenda patria negli anni del primo Novecento: la condizione
della povertà rappresentata nella sua crudele, e poco edificante verità e, tuttavia, nella sua
realtà naturale e tra le barocche immagini, proprie dell’inventiva popolare.
Andrea Zanzotto, a proposito della collocazione dei modi di questo “andar poetando”
scriveva: “è l’incontro di tre zone o meglio di tre ‘auree’ linguistiche; vi si coniugano sulla
base del dialetto Piave-Livenza che arriva fino al Bellunese e che si caratterizza per alcuni
tratti duramente arcaici, influssi lessicali e sintattici friulani e soprattutto dolcezze che sono
tipiche della bassa e che attestano la vicinanza di Venezia…”. E ancora: “in esso tutto un
mondo di presenze si riconosce ed esprime in una lingua né privata, né meta-storica, ma
feconda per una quotidianità che… ha tuttavia la forte articolazione della storia nel suo
farsi”.
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RECITAL DEDICATO A ROMANO PASCUTTO AUDITORIUM SANTA MARGHERITA – VENEZIA 27 MARZO 2008
Presentazione critica della prof. Saveria Chemotti, dell’Università di Padova
Lettura delle poesie tratte dal volume Romano Pascutto, L’acqua, la piera, la tera,
Venezia, Marsilio, 2000.
1. SEZIONE – FIGURE Par la morte de un murador A Remo Pasetto (pag. 40-41) Aneme de puìna (pag. 29) Le mestre Caroline (pag. 68) I vovi friti del paradiso (pag. 15) Me nona (pag. 81) Vecia contadina morta (pag. 65) I omenoni (pag. 64) Pissada in laguna (pag. 144) I zìngani (pag. 14) Puto a tochi (pag. 141) Le marionete de mastro Capèo (pagg. 10-11) Signor del venere sant (pag. 140) A me fradeèt Tito (pag. 7)
2. SEZIONE – NATURA L’acqua, la piera, la tera (pag. 8) Gata piena (pag. 108) Pomi cachi e narance (pag. 25) Le rane pissote (pag. 129) La suca baruca (pag. 19) Formighete (pag. 121)
28
Perlete de piova (pag. 120) El çerpignol (pag. 74) Vide che bala (pag. 148) La verta (pag. 133) Scarpete de Madona (pag. 56) I fossetti (pag. 57) Nodesmentegartedemi (pag. 28) Mirasoli (pag. 110) L’istà no l’è morta (pag. 124) El vassòr (pag. 55)
3. SEZIONE - SENTIMENTI La man de me mare (pag. 80) Resta la mare (pag. 100) La panocia (pag. 62) ‘Na foia secca (pag. 111) Le mame (pag. 9) I copi (pag. 104) Identità (pag. 22) Ultimo cason (pag. 67) De mi e de ti (pag. 132) Le tortoree (pag. 146) Insogno azuro (pag. 17) Poeta (pag. 149)
Lettura di passi dal poemetto Storia de Nane, Milano, Edizioni Avanti! Il Gallo, 1963, fuori
catalogo.
29
LA STELLA CHE NON C’E’
Regia: Gianni Amelio. Scenografia: Attilio Viti. Fotografia: Luca Bigazzi. Musiche: Franco Piersanti Montaggio: Simona Paggi
Anno: 2006,Nazione: Italia, 2006. DURATA 104’
Liberamente ispirato a La dismissione di Ermanno Rea.
Trama
Una delegazione cinese arriva in Italia per rilevare un grande impianto da un'acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà, manutentore specializzato nei controlli delle macchine, deve partire per la Cina per renderlo efficiente.
Qui vivrà un’esperienza di vita particolare e traumatica di fronte a una società e a un ambiente in acceleratissima evoluzione. Egli diventa il nostro tramite per osservare dal basso, cioè con un acuto senso di oppressione, una Cina che sta nascendo da una terra che fu civile e antica e che ora assume i connotati della modernità più spinta da una parte e dall’altra, invece, quelli di un ritorno alla schiavitù, all’oppressione, alla disumanità che, forse profeticamente – ed è allora da tremare – ci viene presentato da quei crudeli ed esasperati film di fantascienza della generazione che prende inizio da Blade Runner e di cui, tra le più recenti efficaci espressioni, c’è I Figli degli uomini.
Si può prescindere, per una lettura settoriale del film, dal fatto che esso sia stato tratto da un romanzo. Parlare di ciò, vorrebbe dire incentrare l’attenzione su un aspetto molto interessante dell’evoluzione industriale occidentale verso un’archeologia delle tecniche lavorative e che porta con sé un’umanità storicamente collocata in un preciso contesto culturale.
In occasione di questo corso universitario invece prendiamo in esame quella parte del film che anche visivamente ci introduce in una Cina incredibile, proiettata nel futuro con forti accenni disumanizzanti e in cui torna a vivere possente, ingombrante e di nuovo
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“necessario”, un medioevo da fantascienza. Davanti ai nostri occhi appare una Cina ripresa con evidente stupore da Gianni Amelio, come con evidente stupore aveva ripreso nel film LAMERICA un’Albania in disfacimento, ma con ben diverso e allarmante futuro.
Siamo nella realtà o in un’inquietante fantascienza nei film di Amelio? Ormai sappiamo abbastanza dell’odierna Cina per dire che quanto vediamo sta realmente accadendo e che le possenti immagini che il regista ci propone sono l’incubo, il dramma, attraverso i quali deve passare lo sviluppo bestiale di quella nazione.
Come appare la Cina all’operaio Vincenzo Buonavolontà? Il suo occhio e i suoi sensi la percepiscono in maniera dilatata, come se utilizzassero un obiettivo a “occhio di pesce”, che lo immerge in un paesaggio straniante, quasi simile a quello orribilmente fantasioso che fa da sfondo alla saga del Signore degli Anelli.
E dov’è l’uomo che fa parte della nostra vita? L’uomo con sentimenti, con stupori, con anima, che apprezza la tradizione, che ama la natura, che lotta e che sa rispettare, che si contraddice ma che rimane contemporaneamente libero e schiavo fin da quando apparve sulla terra?
Quest’uomo pare dimenticato in Cina, cancellato dalla nuova geografia e dalla storia economica, privato di identità, di capacità a riconoscersi. Questo drammatico tema sarà contemporaneamente sviluppato dal film Still life di Jia Zhangke, vincitore del Leone d’Oro a Venezia nel 2006.
Sarà forse una semplice impressione costruita con l’apporto di un patrimonio di immagini accumulate nelle lunghe frequentazioni di spettacoli cinematografici e di romanzi, ma è certo che la Cina si sta avvicinando sempre di più a noi con passo felpato ma deciso a conquistare per sé tutto ciò che le è necessario per occupare un posto in cima alla classifica dei Paesi più forti economicamente, per far vivere il suo miliardo di popolazione, i suoi nuovi straricchi capitalisti comunisti, le sue auto che devono avere le risorse necessarie per funzionare e che essa deve prelevare fuori di casa sua. E l’Africa che galleggia sul petrolio migliore del mondo sarà la sua vitale conquista non attraverso la rapacità da sempre messa in atto dai popoli colonialisti occidentali, ma da un’aggressività morbida che si insinua nel sangue che passa per il cuore e per gli altri organi vitali del grande continente e che ne farà un serbatoio fecondo per la sua esistenza e per il suo potere.
Questo non c’è nel film, ma viene indotto al pensiero quale conseguenza dello stato attuale delle cose.
"Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà", era la celebre previsione, pronunciata da Napoleone nel 1816 e poi ripresa da Lenin; si è essa realizzata?: la dirompente trasformazione di quel Paese ha fatto sì che in poco tempo essa ha creato delle classi sociali ricchissime e attive, mentre i suoi prodotti invadono il mondo utilizzando per fare concorrenza nei mercati globali lo sfruttamento delle classi lavoratrici deboli.
I quattro valori (onestà, pazienza, giustizia e solidarietà) rappresentati dalle quattro stelle della bandiera cinese sono insufficienti, questo pare dirci Amelio; manca un’altra stella, quella della speranza. O quella della libertà.
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Da un’intervista all’attore Sergio Castellitto:
“La Cina è viaggiare dentro un pianeta dove le immagini vanno dal medioevo alla fantascienza, dall'efficienza tecnologica più avveniristica alla povertà.(…) E’ un Paese che come tutti sappiamo ha una crescita impressionate che condiziona non soltanto l'interno della Cina, ma l'intero Paese. Non credo che la Cina conquisterà il mondo, ma lo comprerà. (…)”.
E' vero che c'è questa ansia di distruggere in Cina?
“Distruggere no, cambiare forse. Il vecchio non è mai considerato antico. Il concetto di antico in qualche misura non esiste, ciò che è vecchio si butta, si ricostruisce, si rifà. Questa è una cosa che per noi che abbiamo la fissazione del restauro è una cosa inconcepibile. Abbiamo una visione completamente diversa: loro sono proiettati, in una certa misura la memoria, per loro, non esiste. Tenere insieme un paese di un miliardo e trecento milioni, almeno fra quelli censiti, non deve essere facile. Il collante è dato dalla dittatura e dalla potenza economica: una bomba inesplosa”.
a cura di Michele Serra
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La città proibita
regia di Zhang Yimou
Cina, 2006
. Zhang Yimou
La città proibita di Pechino tra storia e leggenda
La “Città proibita” fu il palazzo imperiale delle dinastie Ming e Qing. Esso si trova nel centro di Pechino. Consiste di 800 edifici, divisi in 8.886 stanze. Costruita a partire dal 1406, la Città Proibita è stata per cinque secoli la reggia degli imperatori cinesi, da Yong Le, della dinastia Ming, fino a PuYi, l'ultimo imperatore, deposto nel 1911 a seguito di una rivolta popolare. L'Imperatore-Dio viveva protetto da alte mura color rosso sangue, circondato da opere d'arte, marmi, stucchi, statue bronzee da favola, che riflettevano il potere assoluto e il ruolo cosmico del "figlio del cielo".
E' in questo complesso architettonico che Zhang Yimou ambienta il suo ultimo film, che conclude la trilogia d'amore e avventura iniziata nel 2003 con "Hero" e proseguita l'anno successivo con "La foresta dei pugnali volanti".
Con questa scelta di genere, Zhang Yimou denuncia una grande nostalgia per una Cina dal passato millenario, nobilitato da una civiltà raffinatissima e crudele che la rivoluzione maoista, prima, e l'economia pseudo-capitalista, poi, hanno distrutto e cancellato.
Egli aveva cercato di nobilitare il suo Paese anche con i toni del verismo sociale e politico (anche per soddisfare lo Stato e la sua burocrazia, portando alla luce gli aspetti positivi della società?), ritraendo la Cina d’oggi con poetica nostalgia e con l’orgoglio di portare sulla scena la robustezza morale dei suoi connazionali, soprattutto di quelli delle lontane dure terre di campagna, addolcendo poeticamente e sentimentalmente situazioni di povertà, di arretratezza, di spontaneità che ci fa intravedere in film precedenti quali Non uno di Meno, La strada verso casa, La storia di Qiu Ju, Vivere.
Trama
Zhang Yimou con quest’ultimo film narra la storia crudele e torbida di un dramma (o faida) celato dietro una facciata di perbenismo opulento e sfarzoso, che dilania la decadente famiglia dell'Imperatore. Siamo nella Cina del decimo secolo. L'imperatore, l'imperatrice e i
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loro figli sono serviti e riveriti da uno stuolo di servitori. Ogni minima azione quotidiana avviene nel rigore e nel rispetto di rituali millenari, nella magnificenza quasi surreale di un mondo estetizzato e dorato. Ma, come in ogni famiglia e favola che si rispettino, il male, il segreto, l'intrigo sono dietro l’angolo. La famiglia imperiale nasconde segreti inconfessabili fino al giorno in cui, durante la festa del Chong Yang, la festa dei crisantemi legata alla famiglia e alla sua solidità, ogni minimo intreccio verrà disvelato. Un'epica battaglia metterà fine a tutti i misteri.
Ciò che colpisce del film è lo straordinario spettacolo visivo, sontuoso e sfavillante, un vero tripudio di colori sui quali dominano, incontrastati, il giallo e l'oro: il giallo dei crisantemi, l'oro dei broccati e delle sete. E’ poi la ricchezza e la magnificenza dei costumi e degli ambienti perfettamente ricostruiti (senza l'ausilio della grafica computerizzata). Ma ciò che veramente lascia senza fiato sono le spettacolari scene di massa, epiche, crudeli, concentrate soprattutto nella parte finale del film, che esprimono tutta la forza e la violenza delle classiche scene d'azione in un profluvio di kung-fu ed effetti speciali.
Avranno un particolare significato le mirabolanti evoluzioni dei corpi senza peso volteggianti e combattenti senza toccare il suolo? Quale messaggio di misticismo e di spiritualità esse, così presenti in tanti film orientali (ricordiamo anche il coreano Ferro 3) vogliono far passare come frutto di pratiche severe di allenamento e di intransigente disciplina del corpo-anima degli esseri (superiori?) che le praticano?
Il dramma originario, intitolato "Thunderstorm", afferma il regista, è ambientato in Cina tra il 1920 e il 1930 ed è tuttora rappresentato in moltissimi teatri. “Io ho pensato che fosse interessante trasporre i suoi contenuti universali durante la dinastia Tong, prima dell'era moderna, perché i suoi colori si sarebbero contrapposti all'oscuro ritratto che fa dell'uomo”.
a cura di Michele Serra