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MOTIVAZIONI E LAVORO[breve sintesi dei principali approcci]
GUIDO SARCHIELLIUNIVERSITA’ DI BOLOGNA
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
• 1) Conoscere i principali orientamenti concettuali sulle motivazioni al lavoro
• 2) Conoscere gli elementi di criticità della nozione di motivazione al lavoro e le connessioni con altre nozioni che affrontano il problema del rapporto tra persona e organizzazione
ALCUNE DOMANDE CHIAVE
• 1) Cosa voglio ricavare dal mio lavoro? Quali risultati hanno valore,attrattiva per me?
• 2) Cio’ che faccio serve per ottenere quello che desidero? E’ un mezzo adatto ai miei scopi?
• 3) Se mi impegno nel lavoro che probabilità ho di ottenere i risultati desiderati?
DI COSA STIAMO PARLANDO?
• Stato/processi interni di regolazione della condotta
• - sperimentato dalla persona• - con molte differenze individuali• - coinvolge molti elementi• - vi e’ grande variabilita’ (nel
tempo, in certe fasi di vita, ecc.)
MOTIVAZIONI= RAGIONI DEL NOSTRO AGIRE
• livelli di aspirazione• probabilita’ di riuscita e successo
professionale• stili personali• immagine di se’• caratteristiche dell’azione che si fa
(si presta alla riuscita?)
MOTIVAZIONI= RAGIONI DEL NOSTRO AGIRE
• desiderabilita’ di un risultato• confronto sociale (cio’ che ho; cio’
che vorrei rispetto agli altri)• pressione sociale (modelli, esempi,
spinte sociali, ecc.)
IN SINTESI
• Abbiamo a che fare con forze interne/esterne, “spinte al fare”:
• a) cominciare un’azione• b) persistere nell’azione, arrivare a
un esito• Caratteristiche: direzione,
intensita’, durata
• QUALI SORGENTI DI QUESTE FORZE?
• a) INTERNE: BISOGNI PERSONA, ASPETTATIVE, VALUTAZIONI….
• b) ESTERNE: SITUAZIONE (sistema premiante, incentivi, natura del compito,condizioni lavoro, valori, organizzazione, ecc.)
MOTIVAZIONE AL LAVORO: DEFINIZIONI DI BASE
Le domande motivazionali tipiche considerano:
• a) l’input (le risorse della persona: sforzo, tempo, competenza, esperienza….)
• b) il contesto dell’azione (le prestazioni: qualità, quantità)
• c) l’output dello scambio lavorativo (sicurezza, benefit, stipendio, soddisfazione, prospettive di carriera…..)
Una classificazione didattica APPROCCI TEORICI TRADIZIONALI
• 1) La posizione comportamentista (ad esempio, Taylor: interesse e incentivo economico)
• 2) Le teorie dei bisogni (in funzione degli stati interni alcuni risultati/obiettivi appaiono più attraenti. Il Modello della Gerarchia dei bisogni di Maslow, la teoria dei due fattori – igienici e motivanti - di Herzberg )
• 3) Il Job Characteristic Model (JCM) di Hackman e Oldham ovvero l’importanza della progettazione del lavoro (obiettivo: progettare un lavoro motivante)
• A) Skill variety• B) Identità del compito• C) Compito significativo• D) Autonomia• E) Feed-back
• Queste caratteristiche definiscono potenzialmente un lavoro motivante
APPROCCIO RINFORZOFATTORI MOTIVANTI O INTRINSECI
• il lavoro in se’• le possibilita’ di sviluppo • le possibilita’ di avanzamento• la responsabilita’ e l’autonomia• il riconoscimento sociale• la riuscita
FATTORI DI MANTENIMENTO O ESTRINSECI
• condizioni di lavoro• stipendio• relazioni sociali (colleghi, superiori,
subordinati, clienti/utenti)• clima organizzativo• sicurezza
APPROCCI DELLA SCELTA COGNITIVA
• 1) Il ruolo delle aspettative: il modello di Vroom
• Si presume che la persona compia decisioni consapevoli finalizzate a massimizzare i risultati attesi. La motivazione è rappresentabile con un’espressione moltiplicativa: M= V (valenza) X I (strumentalità) X E (aspettativa)
• 2) La variante del Modello di Porter e Lawler
Valore attribuito ai ricavi(valenza)
Impegno(sforzo)
Aspettativa(probabilità di
successo)
Abilità
Percezione di ruolo
Prestazione RicaviSoddisfazione
Percezione equità dei ricavi
Modello motivazione/prestazione
Una tecnica motivazionale fortunata: la Goal Setting Theory (Locke/Latham)
Partecipazione alladefinizione
degli obiettiviCapacità percepita
Incentivi
Obiettivi- Grado di difficoltà
- Grado di specificità- Grado
di accettazione- Grado
di coinvolgimento
a) Direzioneb) Intensità
c) Persistenzad) Strategie
PrestazioneConoscenza
Risultati(feed-back)
Le motivazioni nella Social Cognitive Theory
Riferimenti alla Teoria di Bandura (1986) che enfatizza il ruolo dei processi cognitivi nella capacità delle persone di costruire la realtà, autoregolarsi, apprendere e costruire comportamenti appropriati
Comportamento
Fattori ambientaliPersona (Processi cognitivi, affettivi, biologici…)
• E’ una teoria centrata sul ruolo attivo della persona (agency, Bandura 2001)
• Concetti chiave della teoria: • Reciprocal determinism (persona/ambiente), • Symbolizing (processi cognitivi di attribuzione
di significati all’esperienza), • Vicarious capabilities (osservazione di
modelli), • Capacità di anticipazione (degli scopi), • Autoregolazione (attività diretta a scopi)
mediante “discrepancy production” (goal setting) e “discrepancy reduction” (impegno nel raggiungimento degli scopi
• Autoriflessione
• Le motivazioni rientrano nel sistema di autoregolazione (accuratezza dell’auto-osservazione, valutazione delle azioni e del proprio self)
• Sono connesse a tre processi• A) self efficacy• B) feed-back• C) anticipazione dei risultati attesi
(scopi)
Le motivazioni nella Action Theory di Hacker
• Focus sul comportamento intenzionale, diretto a uno scopo (goal-directed action)
• Le azioni derivano dall’intenzione di conseguire un risultato atteso (importanza centrale del goal setting)
• La sequenza prevista:• Task>Scopo>generazione di un
Piano>Esecuzione> Feedback
• [Fonte: Frese, Zapf, 1994]
• Il compito può essere assegnato o scelto; • è importante la fase di ridefinizione e di
generazione degli scopi effettivi che si vogliono raggiungere e delle modalità per raggiungerli;
• si ha così la generazione di un piano (steps più o meno dettagliati, verifiche, gerarchia di livelli, ventaglio più o meno ampio di possibilità)
• Segue la fase di esecuzione del piano con gli specifici feed-back (concomitanti all’azione, e finali, cioè relativi al risultato)
• In questo modello sono inclusi: il grado di controllo e autonomia (migliore regolazione e adattamento dei piani alle azioni)
TEORIA DELL’EQUITÀ (Adam)
• Teorie dello scambio sociale ed equità• Effetti del confronto sociale• La fairness organizzativa• Conseguenze della non equità
percepita (modifica degli input o dei risultati, modifica dei referenti del confronto sociale, modifica delle percezioni di reciprocità, cambiamenti reali o psicologici)
TEORIE DELLA GIUSTIZIA ORGANIZZATIVA (Greenberg, 1987)
• Le principali dimensioni: distributiva, procedurale (e relazionale)
• (Anche qui percezione della fairness organizzativa)
• Rilevanza del contesto reale e percepito nel definire una relazione significativa tra persona e organizzazione
• Connessioni con sentimenti di appartenenza, coinvolgimento organizzativo e commitment
Teorie Autore principale
Quali basi motivazionali e costrutti?
Gerarchia bisogni C
Maslow
JCM C
Hackman/Oldham
Aspettativa P
Vroom, Porter/Lawler
Goal setting P
Locke/latham
STC P
Bandura
Teoria azione P
Hacker
Equità P
Adam
Giustizia organizzativa P
Greenberg
Per una discussione e un confronto tra teorie di contenuto e teorie processuali
Tendenze (Latham & Pinder, 2005)
• In calo• Teorie
comportamentiste• Aspettativa
• In crescita• Social cognitive
theories• Goal setting• Equity e
Organizational Justice
Altri aspetti di novitàRelazione forte tra motivazioni ed emozioniRuolo contestoRuolo cultura e valori
COME OPERARE? LEVE MOTIVAZIONALI
• 1) agire sul valore dei risultati attesi dal lavoratore (cosa è importante? Come farlo comprendere? Come far cambiare opinione?
• 2) agire sulla qualità della prestazione (il risultato è raggiungibile? Ci sono aspetti da migliorare? Si può migliorare il coinvolgimento?
• 3) agire per verificare le aspettative (ci sono attese non chiarite? Quale “contratto psicologico”? Funziona il sistema premiante? Ci sono possibilità di sviluppo del potenziale?)
• 4) agire per migliorare il collegamento tra impegno e risultato (giustizia procedurale e distributiva, equità, fiducia, riconoscimento meriti, ecc.)
Suggerimenti bibliografici
• Sarchielli G. (2003), Psicologia del lavoro, Bologna, Il Mulino, cap.5
• Latham, G.P., Craig, C.P. (2005) Work motivation theory and research at the dawn of the twenty-first century, Annual Review of Psychology, 56, 485-516