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GRAZIE Orario INTERVISTA A LA RAGNATELA 4/6/2017 N° 7 Liceo Cossatese e Vallestrona B

N° 7 Liceo Cossatese e Vallestrona LA RAGNATELA · altre, era per me un punto fermo; ... Probabilmente chi vive al mare ... Galla Placidia e san Vitale, dove, guidati

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GRAZIE

Orario

INTERVISTA A

LA RAGNATELA 4/6/2017 N° 7 Liceo Cossatese e Vallestrona

B

Numero VII– Giugno 2017

La Ragnatela

2 "La nuova scuola punterà molto su

arte e musica". Quando finisci in

mezzo a una strada possono tornarti

utili.

E’ finita.

Un altro anno è alle spalle ed è tempo di

vacanze cioè di…

Come pensano le vacanze i liceali? Quanto

ci staranno, dove andranno, come, con chi.

Glielo abbiamo chiesto. Hanno risposto in

120 e qui di fianco trovate le risposte.

Sarà che ospitiamo un linguistico, ma l’e-

stero vince sull’Italia, 83% contro 80%, con

un sostanzioso 35% che se li godrà entram-

bi.

Ma la vacanza è sinonimo di mare, che

stravince, doppiano le città d’arte e i siti

culturali; una disfatta per la montagna che

si attesta ad un misero 8%. Forse perché,

come dice qualcuno: “La mattina mi alzo e

vedo montagne, di giorno vedo montagne,

vado a dormire e vedo montagne; basta

montagne”.

I genitori e i parenti sono ancora i compa-

gni di viaggio prevalenti, ma gli amici inse-

guono a ruota. Un 15% di romantici se ne

partirà però con il solo fidanzato/a e un

altro 12% senza neanche quello, lanciando-

si in un’avventura in perfetta solitaria.

1/3 solamente andrà in hotel mentre la

grande maggioranza preferirà struttura che

garantiscono una maggior autonomia, come

case vacanze o alloggi. Sistemazioni un po’

meno tradizionali sono scelte da minoranze.

1/5 farà solo vacanze molto brevi, tra tre e

sei giorni, mentre più della metà si asseste-

rà tra la settimana e i 15 giorni.

1/4 potrà usufruire di un tempo più lungo,

ma comunque entro un mese, mentre i più

fortunati sono 1/10. Loro lasceranno casa

per oltre un mese.

Infine l’ultima domanda, forse la più inte-

ressante: ma cosa sono le vacanze per gli

studenti? Decisamente il relax e il riposo

non sono il primo obiettivo, con un misero

14% di preferenze.

DIVERTIMENTO, questa è la parola d’or-

dine per oltre la metà degli intervistati. Si

va in vacanza per svagarsi, per lasciarsi alle

spalle le fatiche di un anno sui libri e stac-

care la spina.

C’è poi un consistente 23%, come dire uno

studente su quattro, che invece considera i

mesi estivi come tempo privilegiato per la

scoperta e l’avventura.

A tutti l’augurio di trovare quello che cer-

cano.

Fedeli rimprovera giornalista: "Mi

può chiamare ministra o è

complicato?" “No, non più della

differenza tra laurea e diploma”.

Numero VII– Giugno 2017 3

La Ragnatela

Alice

A nni fa, dovendo scegliere una parola per descrivermi, in un tema scrissi MARE.

Mare perché erano le uniche sillabe a cui mi sentissi di affi-dare la mia esistenza tutta, per riassumerla, consapevole del fatto che nemmeno il nome che portiamo dalla nascita, e spesso soprattutto quello, poco o nulla dicono di ciò che siamo nella nostra interezza. Mare perché quella parola, tra tutte le altre, era per me un punto fermo; mare 15 giorni all’anno, almeno, oltre alle gite del sabato con la famiglia e ad un ponte a maggio o a fine aprile.

Sceglierei ancora, oggi, quelle stesse quattro lettere? Forse no, forse no perché ultimamente vedo nei sostantivi qualco-sa di riduttivo rispetto all’immensità del mondo, forse no perché tendo più a vedermi come un verbo, un’azione che cambia lo stato delle cose, tutto meno che un punto fermo.

Ma forse sì, a conti fatti sì, sceglierei ancora quella stessa parola o una che “a dirla si dice il mare”, come afferma Baricco nel suo celebre romanzo Oceano Mare: dire il mare è l’arma che chi, senza croci, vecchi e magia, ha per non morire in silenzio di fronte all’immensità del mare stesso; e per dire il mare possono volerci una montagna di fogli pieni di parole, ma se uno fosse davvero capace, gliene bastereb-bero poche e poi, tra quelle, a guardarle da vicino, si accor-gerebbe che ce n’è una sola, una che, se la dici, dici mare.

Non lo so, non lo so se rifarei quella scelta, le cose nella mia testa si sono complicate negli ultimi anni, i pensieri non vanno più in linea retta, ma lungo strade tortuose, arrivare alle risposte è più duro e al contempo più soddisfacente. Alla fine, però, quello che conta è che negli anni il mare è rimasto per me questo: una costante, un desiderio onnipre-

sente.

Quindi, se devo schierarmi in questa battaglia dalle immemori origini tra il mare e la montagna, e tra il mare e la città o qualsiasi altra meta, la mia scelta è netta, scelgo il mare. Scelgo il mare per quello che rappresenta, os-sia libertà, infinitezza, rilassatez-za nei modi, toni caldi dei risto-ratori che ti invitano a sederti ai tavoli a pochi metri dalla spiag-gia, pesce nei piatti e gelati con

la frutta e la panna sui tavolini a notte fonda. Il mare per-ché per me è un innegabile sinonimo della vacanza, dell’e-state; il mare perché nel mare ci si può immergere e nuota-re, si può giocare e ridere e stancarsi e arrivare alla sera distrutti. Il mare perché, anche così, stravolti dal caldo, dalle corse, dai giochi, dalle scottature, la sera ci si fa una doccia fresca, ci si veste leggeri e si esce a passeggio. Scel-go il mare perché rappresenta per me il sentimento di ap-partenenza, perché non mi sento mai così a casa come nelle 15 notti che ogni anno con la mia famiglia trascorro su un letto che non è il mio, spesso in una nazione straniera e in una stanza spoglia e sconosciuta, con la consapevolezza, però, che il vento che entra dalle finestre socchiuse durante la notte è il vento che viene dal mare.

Scelgo il mare e non potrebbe essere altrimenti, per la sen-sazione che mi dà lo stare seduta sugli scogli a leggere mentre le onde si rincorrono un metro più in là, per la sfida che è arrivare in alto sulla scogliera e per l’adrenalina del buttarsi in acqua da lì.

Scelgo il mare perché è avventura e insieme relax, tranquil-lità e forza inarrestabile, un controsenso come spesso è la vita in molti suoi aspetti, come lo sono io, e forse tutti noi.

(Continua da pagina 2)

Abbiamo chiesto, per chiudere il discorso,

a tre giornalisti con gusti diversi, di spie-

garci i motivi per cui hanno indicato nelle

loro preferenze mare, monti e città.

Ecco il motivo delle loro preferenze.

Div/svag

Sc/avvent

Relax

Matteo

L ’estate, il mare, il sole, la spiaggia.

Che noia, tutti gli anni la stessa cosa. Sarà che a me il caldo non piace particolarmente, ma la vita da spiaggiato non fa per me. Crogiolarsi al sole tutto il giorno mi fa sentire come se avessi sprecato la giornata.

Come mai tutta questa antipatia verso la montagna? Forse ne abbiamo semplicemente le sca-tole piene di vedere montagne: ci alziamo la mattina e vediamo montagne, usciamo da scuola e ci sono le montagne, fuori dalla finestra ci sono montagne, il nonno ci racconta di come da giovane andava in montagna…

Probabilmente chi vive al mare si è già stancato delle onde e del clima mite.

Credo che dovremmo apprezza-re un po’ di più il nostro territorio. Sono sicuro che la mag-gior parte delle persone a cui non piacciono particolarmen-te le alte altitudini non le ha mai vissute veramente.

Le baite sperdute, i paesaggi mozzafiato, le camminate che quando ritorni a casa la sera sei distrutto, gli animali selvatici, i boschi, e perché no, anche i temporali e le nevi-cate.

Certo, il clima non è dei migliori, ma il problema si risol-ve facilmente con un ombrello e qualche strato in più di vestiti.

Niente ragazze in costume? Nessun problema maschietti, la soddisfazione di raggiungere una vetta dopo tanti passi e vedere dall’alto tutta la strada che avete fatto, riuscirà sicura-mente ad appagarvi. Un panino al salame e una mela, da veri muntagnin, sarà il pasto più gustoso della vostra vita, degna ricompensa per tutta la fatica che avrete fatto.

Per le ragazze… voi potreste comunque rilassarvi al sole, come vi piace tanto fare. C’è addirittura una buona notizia: più si sale di altitudine, più i raggi del sole arrivano diretti e il tempo di cottura diminuisce. Pratico e veloce.

Se le vacanze che piacciono sono quelle che danno emo-zioni, trascorrete una notte in qualche bivacco sperduto in alta montagna, e alzate lo sguardo alle stelle: non ne ri-marrete delusi.

Ho fatto due lezioni di judo, quattro

ore di karatè e tre sessioni di thai

box. Diventerò un campione di arti

parziali.

Numero VII– Giugno 2017 4

La Ragnatela

E ’ vero che il divertimento si trova ovunque, ma è altrettanto vero affermare che in città, rispetto ad altre località, ci sono più oc-

casioni. Locali, bar e ristoranti di ogni genere sono a disposizione dei giovani e non solo, che vogliono passare la loro estate divertendosi e conoscendo nuove persone. Ma non è tutto: la città è il luo-go ideale per qualunque tipo di ragazzi. Se siete coraggiosi, sempre alla ricerca di avventure, perdersi nei boschi di monta-gna o in mezzo al blu dei mari non sono le vostre uniche possibilità di vacanza. Le

città sono uno dei luoghi più insi-diosi che esistano, soprattutto per quelli come noi, abituati alla quiete della campagna. Migliaia di imprevisti potrebbero capitarvi in quel caos di traffico, luci, ru-mori assordanti e gente di ogni età, cultura e religione. Le città sono anche ricche di storia e cultura e quindi ideali per i topi da biblioteca, come i tipici liceali, sempre alla ricerca di un museo o una chiesa da visitare.

Noioso? Forse per alcuni, ma di

Al momento dell’uscita dell’ultimo numero man-cava all’appello ancora un viaggio d’istruzione, quello a Bologna e Ra-venna; un viaggio riusci-to, che stravince per l’Hotel, con il 98% di gradimento, ma tutti gli indici dicono che ha sod-disfatto molto i parteci-panti. In particolare il 90% è stato contento della giornata alla Fonda-zione Golinelli di Bologna. Abbiamo chiesto ad una delle partecipanti di rac-contarci qualche cosa di più. Finalmente è arrivato il 10 Maggio, giorno di partenza per la visita di istruzione a Bologna e Ravenna per le classi seconde del Liceo Scientifico.

La partenza di buon mattino non ci spaventa e in circa quattro ore, a suon di musica e chiacchiere, arriviamo a Bologna, dove incontriamo la guida della città, che ci accompagna al Palazzo dell’Archiginnasio, sede dell’anti-ca università bolognese, attualmente biblioteca comunale e teatro di anatomia, luoghi così interessanti da perderci nel palazzo smarrendo la guida, ma nulla ci può fermare e così, ritrovata la gentile signora, ci spostiamo all’ester-no delle celebri torri: Garisenda e degli Asinelli, sfortuna-tamente chiuse per restauro, tornando infine sulla retta via verso il vecchio palazzo comunale.

Dopo una breve pausa, ci trasferiamo alla fondazione Golinelli dove ci trasformiamo in tanti detective alla ricer-ca del colpevole di un “delitto perfetto”, con l’importante

compito di analizzare campioni di DNA. Do-po avere arrestato il colpevole concludendo la ricerca, possiamo finalmente riposarci, finendo in gran gala la giornata nel lussuoso hotel a Ravenna.

Secondo giorno: ci spostiamo nel centro storico della città per visitare i tanto attesi quanto grandiosi mo-numenti quali sant’A-pollinare Nuovo, la

tomba di Dante, Galla Placidia e san Vitale, dove, guidati da una seconda accompagnatrice, presentiamo i siti, di-ventando questa volta guide della città di Ravenna e ottenendo così inaspettati complimenti.

Dopo la gradevole pausa del riconciliante pranzo, ci spo-stiamo verso l’ultimo, ma non meno importante monu-mento: il battistero degli Ortodossi, di cui possiamo ap-prezzare l’imponente cupola mosaicata.

E così, salutando a malincuore gli sfarzosi mosaici di Ra-venna, gli antichi monumenti e il divertimento che ci ha accompagnati nel corso di questi due lunghissimi giorni, si riparte, di ritorno nella metropoli cossatese, pronti per affrontare il mese di maggio.

"Ma tu mi ami?".

"Di più, ti sopporto". Numero VII– Giugno 2017 5

La Ragnatela Giorgia

Khadija

cultura non è mai morto nessuno. Forse ciò che può venire a mancare è il relax, ma vi assicuro che una volta immersi nell’ambiente cittadino non ne sentirete più il bisogno. Svegliarsi presto la mattina dopo essere andati a dormire tardi e aver camminato chilometri non sarà un peso per voi poiché tutte le sere nel letto sentirete l’adrenalina, la voglia che arrivi velocemente il giorno dopo per scoprire sempre di più.

Se visitate una città, quindi, non limitatevi a cercare le attrazioni più conosciute, ma addentratevi in vicoli stretti e spesso fuorimano, mescolatevi con gli abitanti, frequentate i loro luoghi, non quelli proposti dalle guide. Solo cosi sare-te veri viaggiatori e non semplici turisti.

(Continua da pagina 4)

Insieme Luoghi Sistemazione Organizzazione Costo

B/O D/S

SC/

MS B/O D/S

SC/

MS B/O D/S

SC/

MS B/O D/S

SC/

MS Adeg Poco

elevato

Ele-

vato

RAVENNA 42 88 12 0 76 19 5 98 2 0 50 48 2 76 24 0

Numero VII– Giugno 2017

La Ragnatela

6 La Fedeli ha bacchettato un

giornalista: "Mi chiami Ministra. Se

è troppo complicato te lo imparo io".

La domenica di Pasqua ho visto su sky il film italiano Piuma, diretto da Roan Johnson e uscito nelle sale lo scorso ottobre e me ne sono innamorata. Una commedia italiana che esce dal coro di quelle degli ultimi anni, una trama scorrevole e tutto sommato semplice, una pellicola leggera come sugge-risce il suo titolo, ma mai superficiale. Il protagonista, un diciottenne che affronta i 9 mesi di gravidanza inaspettata della fidanzata sua coetanea, è Ferro, interpretato da Luigi Fedele, che ho contattato ed intervistato. Luigi ha 19 anni, è così vicino a me e bellissimo, e mi sembra inverosimile, che sia dove è ora, professionalmente parlando; ancor di più sapendo che ha fatto la sua prima comparsa in questo mondo già nel 2010 ne “La pecora Nera” di Ascanio Celesti-ni, poi in “Cavalli”, in “Banana” e nel lungometraggio di Anna Negri “A fari spenti nella notte”.

Proprio a proposito di questo, e in riferimento ad uno dei temi principali trattati nel film Piuma, l’altra faccia della no-stra “generazione bruciata”, gli ho chiesto di parlarmi di come era stato interpretare il ruolo di un ragazzo cui nella pellicola era dato modo di agire, in modo sì impulsivo e forse spesso sbagliato, ma comunque di agire, uno spazio che spesso nella vita di tutti i giorni ci viene negato. In alcune interviste trovate su internet, l’ho sentito dire spesso che crede sia solo una mera convenienza per le ge-nerazioni passate quella di definirci “incapaci” o “fannulloni”, negandoci così spazio per costruire il nostro futuro e far fiorire i nostri sogni, facendoci credere di non essere abba-stanza coraggiosi da averne.

Luigi è la dimostrazione vivente che non è così, che ci sono ancora tanti giovani che hanno voglia di sognare e di lavo-

rare sodo per realizzare i propri desideri.

Il personaggio di Ferro, così come tutta la brillante

sceneggiatura di Roan Johnson, cosa ti ha insegnato

in questo senso o anche in un’ottica più generale?

Io credo che la nostra generazione venga spesso etichettato come “bruciata” perché conviene a chi sta sopra di noi, a chi “ci comanda”, anestetizzare i nostri sogni. Penso sia semplicemente un discorso di convenienza, come lo è dalla notte dei tempi, perché è più facile governare un popolo che non ha troppe ambizioni.

Per quanto riguarda quello che mi ha insegnato il personag-gio di Ferro, credo che ogni volta che un attore si identifica in un personaggio fuori di sé stesso, ci sia sempre tanto da imparare. Perché nel momento in cui un attore riesce a mettersi totalmente nei panni del personaggio, vivendo veramente nella sua pelle, questo gli regala una gamma di emozioni significative, importanti. Per questo credo che la cosa più bella di quando si interpreta un personaggio sia il riuscire a vedere il mondo con occhi diversi rispetto a quelli con cui lo si guarda di solito.

Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura del film, mi sono accorto che Ferro ed io ci somigliavamo molto, provenendo dallo stesso contesto sociale e avendo gli stessi codici di riferimento, in particolare l’HipHop. Tra me e Ferro è nata una sorta di fusione, soprattutto grazie al paziente lavoro di Roan, un regista straordinario, che dedica un’at-tenzione particolare alla persona ed al ruolo dell’attore. Questo personaggio cui tanto somiglio mi ha comunque

(Continua a pagina 7)

Numero VII– Giugno 2017

La Ragnatela

7 Se bevo alcool sono un alcolista, se bevo la Fanta sono fantastico

insegnato molto, sicuramente cosa significa vedere proprio sempre il bicchiere mezzo pieno, il lato positivo del casino che è la vita e, guardando tutto con questi occhi aderenti alla realtà però comunque positivi, a volare, come dice lui, “leggero su questo mondo di merda”, questo mondo che a volte è meno di quanto uno si aspetti, di quello che un ra-gazzo della nostra età può sognare ed aspettarsi. Inoltre, penso che la sceneggiatura di Roan sia concentrata anche sulla presa di responsabilità da parte di due giovani diciot-tenni. Infatti, fare questo per-corso parallelamente al perso-naggio di Ferro per me è stato molto significativo, per capire cosa significa trovarsi davanti ad un avvenimento importan-te, che non deve essere neces-sariamente un problema, o essere letto come tale, ma che sia decisivo nella propria vita, e capire a quel punto quale sia il gradino successivo da fare.

Gli adulti nel film sono

spesso più infantili e, alme-

no apparentemente, più

fragili di quanto non lo sia-

no i ragazzi: credi che

quella offerta dalla pellico-

la sia un’immagine carica-

turale del ruolo dei genitori o piuttosto una quanto

più possibile fedele “fotografia” della realtà dei fatti?

Nel film vediamo genitori che non sono pronti a fare i geni-tori e figli che non sono disposti o pronti a fare i figli. Spes-so la dinamica delle cose è appunto ribaltata, vediamo ad esempio che Cate tende ad essere addirittura materna nei confronti del padre che è invece uno sbandato e non sa occuparsi di lei.

Penso però che questa visione delle cose non sia caricatura-le, innanzitutto perché comunque nella vita di tutti i giorni, per il poco che posso aver visto e saperne io, se ne vedono tante di queste situazioni; ho visto tanti genitori non pronti e preparati ad esserlo.

In secondo luogo poi, nel momento in cui uno scrittore o uno sceneggiatore, come può essere Roan, cerca di dare un’umanità, un’anima ai suoi personaggi, questi hanno un’e-voluzione nel corso della narrazione, hanno un arco di cre-scita e questo fa sì che escano fuori tutte quelle che sono le sfumature, le ombre dell’animo; mentre la caricatura è qual-cosa che resta sempre uguale a sé stessa, è un personaggio tipo che non cresce.

Ho amato in particolare una scena, quella in cui Fer-

ro e Cate, a mollo nella piscina gonfiabile sistemata

nel salotto dell’appartamento del nonno, scelgono il

nome della bambina: Piuma. “Comunque nostra fi-

glia deve avere un nome che è come una parola ma-

gica, che nei momenti brutti la fa volare su ‘sto casi-

no che è il mondo; dev’essere tipo una piuma, ecco

piuma si dovrebbe chiamare”. A sentire queste paro-

le, e a guardare tutto questo film bellissimo, questa

commedia tanto criticata a Venezia per la sua legge-

rezza, mi sono venute in mente, nel rendermi conto

dei temi mai banali in realtà affrontati, le parole di

Italo Calvino

“Prendete la vita

con leggerezza,

che leggerezza

non è superficia-

lità, ma planare

sulle cose dall'al-

to, non avere ma-

cigni sul cuore”.

Si potrebbe dire

che riassume be-

ne la filosofia di

Ferro, è anche la

tua, almeno in

parte? Credi sia

un consiglio che

potremmo allar-

gare a tutta la

nostra generazio-

ne e magari an-

che a quelle passate?

Mi piace molto questo collegamento tra la filosofia di Ferro e la frase di Calvino, e credo di sì, credo assolutamente che possa essere allargato a tutta la nostra generazione; direi proprio a tutti quanti di non avere macigni sul cuore. E que-sti macigni sul cuore non li ha neanche Ferro, che cerca appunto di volare leggero sopra la vita e sopra questo casi-no che è il mondo.

Penso che sia molto importante quest’osservazione che tu hai fatto, perché credo fortemente che in noi giovani di amore ce ne sia veramente tanto, c’è tanto amore e ci sono tanti sogni. E questo nostro amore, queste nostre ambizioni, non c’entrano veramente niente con la pesantezza di quello che sono le nostre leggi, la nostra classe dirigente che spes-so non vuole accoglierle. Ma noi abbiamo comunque tanto di amore da dare, e dobbiamo farlo.

Come ti sei avvicinato alla realtà cinematografica?

Scolasticamente hai fatto scelte orientate in questo

senso sin dal momento della scelta della scuola su-

periore e, se sì, quanto questo ti ha aiutato nel di-

(Continua da pagina 6)

(Continua a pagina 8)

Numero VII– Giugno 2017

La Ragnatela

8 Trump che si preoccupa del supplizio

dei bambini siriani e manda i

bombardieri è un po' come quelli che

vedendo un cavallo soffrire gli sparano.

Alice

Francesca

ventare la persona che sei ora, sia professionalmen-

te che a livello esclusivamente umano? Se invece

non è così, che scuola hai fatto/stai facendo?

Allora, partirei col dire che non sono un figlio d’arte. I miei genitori mi hanno sempre supportato in questo mio percorso, però loro vengono da tutt’altro ambiente e fanno un lavoro completamente diverso dal mio, quindi è un so-gno che ho cercato di costruire da solo fin da quando ero piccolo.

Quando avevo 6 anni e sono venuto a vivere a Roma, ho chiesto a mia madre di iscrivermi alla scuola di teatro che avevamo sotto casa lì. Non so perché le ho chiesto questo, non me lo ricordo neanche; mi piaceva, mi attirava, e ho cominciato a farlo.

Dai 6 ai 10 anni ho frequentato quella scuola, poi ho fatto il primo provino, totalmente per caso, senza minimamente sapere come funzionasse e cosa significasse recitare nel mondo cinematografico. Era per il film di Ascanio Celestini e andò bene, mi chiamarono più volte e mi presero. Così feci il primo film e andammo a Venezia in concorso. Ho con-tinuato a studiare teatro per conto mio e con Barbara Val-morin, penso una delle attrici italiane di teatro più grandi di tutti i tempi, che in “Pecora Nera” interpretava il ruolo di mia nonna e che mi ha cresciuto a livello attoriale come un figlio. Da quel film è nata una reazione a catena, sono stato richiamato a recitare.

Scolasticamente però, prima dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica a cui sono stato ammesso dopo i test che ho sostenuto finito di girare Piuma, ho fatto un corso di studi normale, diplomandomi l’anno scorso al liceo classico di Roma.

Ti chiedo poi, per concludere, di dare un consiglio

tuo, personalissimo e spassionato, a tutti noi ragazzi

del Liceo di Cossato, sia per quanto riguarda gli anni

che ci restano da spendere qui in Istituto e poi all’u-

niversità, che poi nell’ambito delle scelte da compie-

re per entrare nel mondo del lavoro e “dei grandi”.

Allora, io consiglio a tutti voi, per quanto possa essere utile un mio consiglio, di sporcarsi. E quando dico questo intendo dire di sporcarsi per strada, di non precludersi niente, di contaminarsi il più possibile; perché è dalla contaminazione che poi un ragazzo a quest’età riesce a trovare, secondo me, la propria essenza, ciò che vuole dire e ciò che vuole dare nel suo piccolo a questo mondo. Siamo una generazio-ne cresciuta nelle distrazioni più grandi e queste a volte secondo me ci fanno dimenticare il valore e l’importanza delle piccole cose. Siamo spesso presi da grandi cose, e ci dimentichiamo poi di quello che è il nostro ventaglio di emo-zioni.

Questo vi consiglio: sporcatevi, sporcatevi e sporcatevi. Perché questo mondo a tratti è bellissimo e credo che noi abbiamo veramente tante cose da dire a riguardo,e dobbia-mo far sentire la nostra voce.

Di Luigi mi è piaciuta la sincerità, la parlata romana al tele-fono, la semplicità ed il fatto che ogni tanto nel raccontare le cose gli scappasse un principio di risata; mi è piaciuto che non si sia mai fermato sulla superficie delle cose, che abbia risposto andando a fondo. Lo ringrazio per questo, per es-sere stato disponibile e gentile, per avermi dedicato del tempo.

In particolare, lo ringrazio per essere stato un promemoria di un fatto stupendo e cioè che il mondo è a tratti bellissimo e che, in questo bel mondo incasinato, ci sono persone che nonostante gli impegni ed un relativo grado di successo, ancora trovano il tempo e la voglia di fare qualcosa senza che nulla gli sia dato in cambio.

Volate leggeri, senza macigni sul cuore, su ‘sto casino che è er mondo .

(Continua da pagina 7)

KimJong-Un e Trump. Il mondo è

in mano a gente che non neanche scegliere un parrucchiere.

Numero VII– Giugno 2017 9

La Ragnatela

Cosa dice la norma

1 AMMISSIONE

• Presenza a 3/4 delle ore dell’anno

• Partecipazione, durante l’ultimo anno, alla prova IN-VALSI prevista in corso d’anno per Italiano, Matemati-ca e Inglese

• Svolgimento delle previste attività di Alternanza Lavoro

• Voto di 6 o superiore in tutte le discipline (salvo votazione motivata del Consiglio)

• Voto di 6 o superiore in con-dotta

2 CREDITO SCOLASTICO

• 12 punti per la terza, 13 per la quarta, 15 per la quinta. Era-no 8, 8 e 9.

• Ogni anno un punto è assegnato per le attività aggiun-tive (alternanza, area C, certificazioni, ecc.) mentre il resto continua ad essere determinato dalla media sco-lastica.

3 COMMISSIONE D’ESAME

• Nulla di nuovo. Presidente esterno, tre interni, tre e-sterni.

4 L’ESAME

• 2 Scritti, entrambi a carattere nazionale. Il primo è sempre italiano, il secondo una materia caratterizzante del corso comunicata entro il mese di Gennaio. 20 punti per ogni prova.

• Un orale che inizia con una relazione e/o elaborato multimediale sul percorso di Alternanza Scuola Lavoro. Il colloquio, oltre a quelle nelle discipline d’indirizzo, accerta “altresì le conoscenze e competenze maturate dal candidato nell’ambito delle attività relative e “Cittadinanza e Costituzione”.

5 L’ALLEGATO

• Al diploma è allegato il curriculum dello studente. Oltre alle ore svolte riporta i livelli di apprendimento dimo-strati nelle prove Invalsi. Ma non basta: “Sono altresì indicate le competenze, le conoscenze (..) acquisite e le attività artistiche e di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte nell’ambito extra scolastico, non-ché le attività di alternanza scuola lavoro e le altre eventuali certificazioni conseguite.

Commento

Il 16 maggio, sulla Gazzetta Ufficiale, sono usciti i testi dei Decreti che applicano varie parti della Legge La Buona Scuola. Per noi il più interessante è indubbiamente il de-creto sulla riforma dell’Esame di Stato. Tante le novità per gli studenti di terza che affronteranno la prova nell’estate 2019, mentre per quelli delle quarte resta solo l’obbligo delle 200 ore di alternanza: vediamole.

1. Rispetto all’ammissione la novità più grossa è la Prova Invalsi che deve essere svolta prima dell’esame perché delle 200 ore di alternanza si sapeva ormai da tempo. Non si dice che deve essere superata con un certo livello, ma il livello delle compe-tenze dimostrato entra nel curri-culum finale dello studente.

2. Qui in verità cambia davvero poco. Vale solo più il percorso dei tre anni e meno l’Esame di Stato. Si Passa da un 75 a 25 ad un 60

a 40. Il punto di credito dato per le attività extra, com-presa Alternanza, continua ad essere uno l’anno.

3. Nulla di nuovo

4. Qui invece tante novità e grosse. Via la terza prova e spazio solo alle due prove nazionali che sembrerebbe non cambino in modo decisivo rispetto a quelle propo-ste fino ad oggi. E’ l’orale ad essere innovato perché la tesina sparisce sostituita da una presentazione delle attività di Alternanza svolte. Questo in qualche modo tutti se lo aspettavano. Probabilmente sorprende di più che una parte del colloquio debba essere destinata ad accertare le competenza di “Cittadinanza e Costituzio-ne”. Questa materia, che potremmo paragonare alla vecchia “Educazione Civica” o al “Diritto” è da sempre la Cenerentola della scuola italiana. Compito di inse-gnarla dovrebbe essere dei docenti di Storia, ma il tema è sempre stato ridotto alla presentazione di alcu-ni elementi essenziali. Ora pare che non potrà più es-sere così. Qui si dovrà capire qualcosa di più.

5. Alla fine non si esce solo con un voto, ma con un alle-gato che riporterà l’intero curriculum del percorso for-mativo degli ultimi tre anni in cui entreranno, oltre a tutte le competenze acquisite nei percorsi di alternan-za, anche una molteplicità di altre voci. Se leggerti con attenzione l’elenco vi accorgete che sarà praticamente la somma della scheda di presentazione crediti dei tre anni. Ecco perché conviene compilarla con attenzione già dalla terza e si deve inviarne una copia informatica al Coordinatore.

Anticipazioni, indiscrezioni, voci, sussurri…. Per mesi abbiamo sentito parlare del nuovo Esame di Stato. Ora sono usciti i Decreti Attuativi e abbiamo delle certezze. La prima è che si inizierà dall’estate 2019. Le altre abbiamo cercato di rias-sumerle e spiegarle qui sotto.

L'alcool fa male,

ma io lo perdono. Numero VII– Giugno 2017 10

La Ragnatela

H o sempre pensato che ci fossero solo due tipi di studenti: quelli che vorrebbero scappare dalla scuola e non tornare mai più, e quelli che si trovano così bene da non voler uscire e re-

stare un liceale per sempre. E ho anche sempre creduto di far parte del primo gruppo, quello più numeroso, quello di chi vuole crescere e lasciarsi tutto alle spalle, perché la scuola è solo fatica e sacrifici. Ma ora, alle soglie del gran-de passo dell’esame di maturità e della labirintica universi-tà, mi chiedo chi sono davvero, chi voglio essere.

Ho sempre pensato che il liceo fosse un po’ come gli Hun-ger Games, una sfida il cui unico obiettivo è la tua soprav-vivenza, mentre guardavo il mondo dalla mia finestra in alto, con la mia visione limitata di adolescente testona e leggermente disagiata.

Sono stata il tipo di studentessa che non veniva mai ricor-data per i voti, per la media scolastica o la bravura in ge-

C ome sempre la felicità per quelli di quinta, che hanno finalmente

raggiunto il loro traguar-do, si mischia al dispia-cere di salutare persone a cui ci si era affezionati.

In particolare è il mo-mento di ringraziare quelli che non ricordere-mo solo per essere stati una simpatica presenza, ma che si sono anche distinti in qualche modo, o per i traguardi raggiun-ti o per il fatto che si sono dati da fare per promuovere qualche cosa che era importante per tutti.

Iniziamo dalla 5A, da cui esce Riccardo Barbieri, rappre-sentante per due anni alla Consulta Provinciale; nell’ultimo anno abbiamo conosciuto spesso Giulia Baldassarre e Ceci-lia Teston, che ci hanno coinvolto in numerose raccolte per sostenere il loro progetto di un anno in missione. A loro un in bocca al lupo. Ringraziamo anche Melissa Polo che tante volte ci ha stupito nei video delle sue esibizioni di ginnasti-ca ritmica.

Anche dalla 5D sarà difficile dimenticare le prodezze di una ginnasta, Laura Dionisio. Il segno lo ha lasciato anche Francesca Valle Dallacqua, vincitrice di una prestigiosa borsa di studio per la Germania. Non possiamo tacere che della 5D ci ricorderemo però soprattutto per il fatto che il sorriso di Carola ci è stato troppo presto sottratto.

La 5E è affollata di stu-denti che si sono dati da fare per dare una mano durante le feste e per portare avanti le attività dell’istituto; non è un caso che in quarta sia stata la classe che ha espresso ben due rappre-sentanti, Francesca Ma-nia e Giorgia di Giusto. Francesca e Roberta Candeo sono state anche per anni due colonne del giornalino d’istituto, quin-di a noi mancheranno in modo particolare.

Così come ci mancherà Marta Sola, di 5G, redattrice e titolare negli ultimi anni dell’angolo della poesia, anche in virtù dei prestigiosi premi letterari vinti: brava. A maggio 2016 tutta la classe aveva degnamente rappresentato la scuola a Milano, alle finali nazionali della gara di retorica, dopo aver vinto gara d’isti-tuto e finali regionali.

Infine la 5V di Valle Mosso, da cui esce buona parte del gruppo musicale che ha animato le feste d’istituto, ultima quella di Natale. Una squadra di amici che si è impegnata anche con Mani Tese e di cui fanno parte anche due redat-tori de Laragnatela, Romejan Demian e Matteo Zoccolo. Quest’ultimo si è anche aggiudicato due degli ultimi tre concorsi fotografici ed è stato autore di quasi tutte le co-pertine del giornalino degli ultimi anni.

A tutti il nostro grazie. In bocca al lupo per il futuro.

C inque anni fa scrivevo il mio primo articolo per la redazione della Ragnatela (destinato, inevita-bilmente, ad essere bocciato) e ora, finalmente giunta alla fine della classe quinta, mi trovo a

dover scrivere l’articolo finale dei saluti e a parlare delle esperienze vissute. Gli aggettivi che mi vengono in mente per descrivere que-sti anni al liceo sono tanti. Li definisco intensi, impegnati-vi, difficili, divertenti, soddisfacenti e infine assolutamente unici nel loro genere. È una scuola che mi ha offerto tanto e che devo ringraziare per avermi aiutata a crescere sotto molti aspetti, vivere esperienze significative, ad imparare ad affrontare problemi e situazioni più improbabili e infine a diventare una ragazza più matura (almeno credo, spe-riamo che sia proprio l’esame di maturità a confermarlo …). Quando ho iniziato la prima superiore non mi sarei mai aspettata di diventare un giorno rappresentante d’istituto,

Ho comprato il libro de I

Promessi Sposi su

aManzon. Numero VII– Giugno 2017 11

La Ragnatela

Roberta

Guardale là, ammassate.

Di mille colori,

tra la polvere e la terra scura,

arida

di un Paese indifferente.

Guardali là, si rincorrono.

Figli di un mondo

che li ha dimenticati, trascurati.

Tra di loro il desiderio di impara-

re,

crescere e Vivere.

Nelle loro case solo miseria e

rassegnazione.

Ma cos'è l'uomo che tace?

organizzare le famose feste del liceo, fare l’oratrice ritro-vandomi a parlare in pubblico davanti a tanta gente, colla-borare con il giornalino, conoscere persone speciali con cui stringere legami forti e duraturi. Diciamo che però non è stato tutto rose e fiori, anzi. Ho smesso di contare le volte che ho maledetto il giorno in cui ho scelto il liceo come scuola superiore, oppure che ho affermato di voler mollare tutto per fare semplicemente “la mantenuta” e vivere senza le ansie che lo studio da liceo provoca. E nonostante gli interi pomeriggi passati a studiare, le difficoltà e in particolare lo stress degli ultimi mesi, sono contenta e soddisfatta del mio percorso e di aver scelto di trascorrere 5 anni così importanti proprio qui, quella scuo-la dalla struttura un po’ “bruttina” e scolorita esternamen-te ma incredibilmente accoglien-te e famigliare all’interno.

nerale. Ma per le mie passioni, perché ho sempre portato in alto la mia bandiera, ciò in cui credo e che amo. La mia testardaggine non ha mai aiutato, soprattutto nello studio e nelle discussioni, e il fatto di assomigliare ad un perso-naggio di Woody Allen neppure. Ma mi va bene così. Ho sempre detto quello che penso, nel mio modo un po’ gof-fo e rumoroso, ma schietto e mai ipocrita.

I miei anni liceali sono passati veloci, scanditi dai tanti sbadigli, le notti in bianco, le tante lacrime e le testate contro il muro. Soprattutto testate contro il muro. Quelle forti, che non ti lasciano neanche il bernoccolo perché hai sempre avuto la testa più dura del cemento.

Ma anche dai tanti abbracci rubati a tradimento, tanti sorrisi e sguardi silenziosi, di persone che passano per la tua vita cambiandola irreparabilmente quasi senza accor-gertene.

Professori che avrei preso a pugni la maggior parte del tempo (e con alcuni ho anche rischiato), altri che conside-ro ormai una parte della mia famiglia. Compagni di classe con i quali ho condiviso di tutto e mi hanno sorpreso mille e mille volte ancora.

Esco dal liceo a testa alta, con la consapevolezza di essere rimasta fedele a me stessa e che chi mi ha amato, e pur-troppo non c’è più, sarebbe stata orgogliosa nonostante tutto e tutti.

Mi ricorderò per sempre di questo viaggio, che malgrado i tanti sgambetti e schiaffi, fa parte di me, mi ha cambiato profondamente e mi ha reso ciò che sono oggi.

Forse mi sono sempre sbagliata. Forse il liceo in fondo in fondo non è tanto male.

E a te che stai leggendo, qualunque classe tu faccia, o-vunque tu sia, ho solo un consiglio da dare. Goditi questi anni, che seppur pieni di rabbia e sventure, hanno un fascino tutto loro. E volano con una rapidità incredibile, fidati. Ad maiora!

Buona avventura!

(Continua da pagina 10)

Francesca

E’ uno che fa i bagni

d'umiltà nelle Jacuzzi. Numero VII– Giugno 2017 12

La Ragnatela

ORIZZONTALI

1. Pianta della foresta

equatoriale

6. Roditore simile al

castoro

12. Aspettato

14. Non cattive

15. Parola giapponese

che significa saluto

16. Sono in saldo quelli

di magazzino

18. Grammo

19. Centro balneare in

provincia di Ravenna

20. Escursionisti Esteri

21. Nota musicale

22. Vi razzola il pollame

23. Prefisso per vino

24. Luogo di propaga-

zione delle onde elettro-

magnetiche

27. Ettore regista

29. La piu piccola

particella costituente

un elemento chimico

31. Pianta tipica della

zona mediterranea

33. Le medaglie degli

atleti al primo posto

34. Premesso indica

precedenza

36. Simbolo chimico

del molibdeno

37. Dio del sole

38. Insicuri, introver-

si

40. Simbolo del beril-

lio

41. Il compito dei

portieri

42. Fiume svizzero

43. Un modo di man-

giare le patate

45. Sorta dalle acque

47. Tisi

48. Tipi di calli

VERTICALI

1. Ampie, abbondanti

2. Percorso di prati-

che

3. Cittr del Ciad

4. Particella negativa

5. Tavola di legno di

ridotto spessore

7. Beone

8. L'usa il meccanico

9. Return On Investment

10. Dentro, all'interno

11. Un tipo di spazio

13. Un colore

17. Associazione di

donatori di sangue

19. Candela

20. Ente che sovrainten-

de ai voli

21. Pericoli per i pesci

23. Gas con numero

atomico due

25. Peso lordo meno

peso netto

26. Celestiali, paradisia-

ci

28. Piante ad alto fusto

30. Impronta

32. Lavoratori manuali

33. Segue lo scritto

35. Nome gaelico dell'Ir-

landa

38. Agenzia di stampa di

stato russa

39. Il maestro Morselli

40. Parte inferiore di un

oggetto

41. Partito socialista

italiano

42. Arte latina

44. Congiunzione tele-

grafica

46. Iniziali di Sacchi,

uomo politico

Test di logica. In sala parto la moglie di un professore di logica

ha appena dato alla luce un neonato. L'ostetrica lo porge al padre

e la neomamma chiede: “è maschio o femmina?”. Suo marito

risponde: “sì”. Soluzione: per la logica matematica la risposta è

corretta. Quando ci si riferisce a un neonato chiedendo se è ma-

schio o femmina, la risposta esatta è “sì” o “certo”, visto che un

neonato può essere, per l'appunto, o maschio o femmina.

Alitalia decolla? No, tracolla.

Se non trovate il Principe Azzurro, la soluzione è prenderne uno

a caso e verniciarlo.

Un uomo, di regola, non si apostrofa.

E' nata la Formazione Italiana Giovani Attrici. Carriere assicura-

te!

L'oculista mi ha detto che ho il cristallino molto spesso. Io cre-

devo di averlo sempre.

"Amore, scusami, sono stato troppo veloce". "A fare cosa?".

L'unica cosa solare che aveva, era il plesso.

Volevo dire una cosa a quelli che credono di essere dei fighi

dell'altro mondo: restate lì.

AAA. Faro cerca accento, anche usato, per avere un futuro.

Se un Asteroide "sfiora" la terra passando a 1,8 milioni di km

allora io una volta ho quasi fatto sesso con Belen

Mi piaci tantissimo... il profumo della tua pelle mi fa impazzi-

re... ti odoro!

"Siamo vicini alla Francia", ha detto Gentiloni: bravissimo in

geografia.

L'ottimismo è il profumo della vita, però ogni tanto fate anche

una doccia.

Più imbarazzante delle sconfitte dell'Inter di quest’anno, c'è solo

la nduja vegana.

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