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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it
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Settimanale di preghiera
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 744
Domenica 21 Febbraio 2016
II Settimana di Quaresima
La bellezza di Dio nel volto di Gesù di Nazareth
di Mons. Luciano Monari Vescovo di Brescia
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 2
Febbraio 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono
gratuito, da coltivare e proteggere
per le generazioni future.
Intenzione missionaria
Perché crescano le opportunità di dialogo e di
incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia.
Intenzione dei vescovi
Perché il Signore ci doni un cuore misericordioso
e umile, che riconosca la propria
povertà e si spenda per gli altri.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Febbraio
Non di solo pane Numero 744 pagina 3
Domenica 21
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Domenica di Quaresima
Questo è il tempo della misericordia. È il tempo favorevole per offrire a tutti, a tutti, la via del
perdono e della riconciliazione.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Brano Evangelico: Lc 9, 2836
Contemplo: Il Signore è mia
luce (sal 26,1)
Oggi il Signore Gesù si trasfigu-
ra, diviene luce sfolgorante. E-
gli, infatti, è la nostra luce, la
vita intima di Dio che già abita
nei nostri cuori. Se il momento
d'estasi scompare, rimane però
la sua parola, che possiamo a-
scoltare e far risuonare lungo
tutta la giornata. Questo ascolto
è il segno della sua grazia, il ri
flesso della sua luce che non ci
abbandona mai.
Agisci
La preghiera è l'in-
contro con Dio che
trasfigura la nostra
vita. Oggi mi impe-
gnerò a riversare
nel rapporto con gli
altri la pace e la
serenità che mi
vengono da questa
esperienza.
Il santo del giorno:
San Pier Damiani
Nacque a Ravenna nel
1007. Ultimo di una fa
miglia numerosa, orfano
di padre, ebbe come rife
rimento educativo il fra
tello maggiore Damiano. Di qui, probabilmente
l'appellativo «Damiani».
Dopo aver studiato a
Ravenna, Faenza, Pado
va e insegnato all'università di Parma, entrò nel
monastero camaldolese
di Fonte Avellana. Nel
1057 il Papa lo chiamò a Roma per averlo accanto
in un momento di crisi
della Chiesa, dilaniata da
discordie e scismi e alle
prese con la piaga della
simonìa. Nominato vescovo di Ostia e poi cre
ato cardinale, aiutò i sei
Papi che si succedettero
al Soglio pontificio, a
svolgere un'opera moralizzatrice. In quest'azio
ne si avvalse particolar
mente dell'abate bene
dettino di San Paolo Fuori le Mura, Ildebran
do che nel 1073 fu eletto
Papa con il nome di Gre
gorio VII. Pier Damiani,
fu delegato pontificio in
Germania, Francia e nell'Italia settentrionale.
Morì a Faenza nel 1072.
Nel 1828 Leone XII lo
proclamò dottore della
Chiesa.
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Il Signore è mia luce (sal 26,1)
Questa è l'esperienza che, in mo
di diversi, siamo chiamati a ripe
tere tutti: mettersi davanti a Gesù
di Nàzaret e guardare. E quando
guardiamo Gesù di Nàzaret, evi
dentemente vediamo la sua uma
nità, la sua carne: i nostri occhi
non vedono altro, i nostri orecchi
non sentono altro, le nostre mani
non possono toccare altro. Eppu
re, in quel Gesù di Nàzaret c'è la
bellezza di Dio, e in certi mo
menti questa bellezza di Dio si
manifesta; si squarcia il velo del
la carne e la bellezza di Dio appa
re nelle parole, nei gesti, nella
persona di Gesù. Questo vuol dire
la trasfigurazione. Questo è quel
lo che ci permette di fare il cam
mino della Quaresima, se davanti
a Gesù di Nàzaret possiamo dire:
Forse non so molte cose di te,
non sono un grande teologo, forse
non ho studiato
in modo partico
lare, ma so che
"tu hai parole di
vita eterna... Si
gnore, da chi an
dremo?" (Gv
6,68); solo tu
puoi illuminare la
n os t r a v i t a ;
"prima ero cieco
e ora ci ve
do" (Gv 9,25). Sono tutte le espe
rienze che nascono essenzialmen
te dalla fede, che vede in Gesù
l'immagine di Dio, l'immagine
perfetta del Padre.
In Lui, scrive ancora S. Paolo,
abita corporalmente la pienezza
della divinità. Ed è questo che
viene proclamato dalla voce divi
na: "Questi è il Figlio mio predi
letto, in Lui mi sono compiaciuto.
Ascoltatelo".
Vuole dire che l'uomo era stato
creato a immagine e somiglianza
di Dio: Adamo doveva avere i
lineamenti di Dio, ma in realtà, se
io guardo Adamo, non riesco a
vedere i lineamenti di Dio, perché
in Adamo vedo l'orgoglio e la
disobbedienza umana. Dio sem
bra nascosto nel volto di Adamo.
Allora in quell'uomo che era ad
immagine e somiglianza di Dio,
ma in cui i lineamenti divini era
no stati offuscati, Dio ha dovuto
lavorare, ha dovuto piano piano
tornare a disegnare i suoi linea
menti, e lo ha fatto con tutta la
storia della salvezza.
Sul volto di Abramo, Dio ha di
segnato la bellezza della fede. Sul
volto di Mosè, Dio ha disegnato
la bellezza dell'obbedienza. Sul
volto di Davide, Dio ha disegnato
la bellezza della fortezza.
Sul volto di Rut, Dio ha disegna
to la bellezza della fedeltà. Sul
volto di questi uomini ha comin
ciato a ritornare la bellezza di
Dio, fino a Gesù di Nàzaret, dove
il volto di Dio risplende in tutto il
suo splendore e in tutta la sua
gloria. Per questo Mosè ed Elia
stanno accanto a Gesù e gli ren
dono testimonianza: sono quelli
che nella storia della salvezza
hanno cercato la bellezza di Dio,
che in qualche modo l'hanno vis
suta. Mosè, quando è venuto giù
dal monte, aveva il volto lumino
so della bellezza di Dio, ma era
una bellezza effimera, è durata
per poco tempo, era come una
prima esperienza di bellezza e di
gioia con Dio, ma limitata. Per
questo Mosè ha bisogno di guar
dare verso il futuro, verso Gesù.
E così Elia che ha cercato la rive
lazione di Dio sul monte Sinai,
che ne ha trovata la presenza, ma
che ha dovuto nascondere il suo
volto davanti alla presenza di Di
o. Mosè ed Elia, rendono testimo
nianza a Gesù. Questo è il signifi
cato fondamentale della seconda
Domenica di Quaresima: vedere
il volto glorioso di Gesù.
Ritornare a Dio è sempre un inizio assoluto
Il volto della bellezza Meditazione di mons. Luciano Monari Vescovo di Brescia
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
L’angolo della misericordia
Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.
Primo Mazzolari
Prete, scrittore, polemista, partigiano, antesignano del Conci-
lio Vaticano II, don Primo Mazzolari (1890-1959) era soprat-
tutto un uomo che aveva profondamente incisi nel cuore il sen-
so del Vangelo e il concetto del perdono che, in Cristo, Dio
porta a ogni povero che si affida a lui. Un concetto cristiano
della misericordia divina che nasce dalla consapevolezza umi-
le del peccato: il peccatore, per don Primo, era innanzitutto
una persona da cercare, da ascoltare, da invitare. E il primo
peccatore, lo sapeva bene, era lui stesso.
AMORE NELLA SERA GRIGIA
Amore in ogni parola
che si spegne sul mio labbro;
amore in ogni lacrima solitaria
sparsa nella disperazione impotente
di esistere singolarmente;
amore in ogni desiderio che fugge veloce
verso l'impossibile;
amore in ogni sguardo di bimbo
spensierato e libero;
amore in ogni amarezza che inonda
la mia gola e la mia vita,
arsa dal peso di essere me stesso;
amore in ogni paura di non essere
ciò che vuole l'Altissimo;
amore nella vanità di ogni sforzo sincero;
amore nella dolcezza e nei ricordi
della fanciullezza passata;
amore nella sera grigia
di questo qualsiasi giorno.
Ma al di sopra, e al di dentro di questo
amore voglio la pace che supera ogni senso.
Nonostante fosse caduto in disgrazia sotto Pio II, il cardinale Pietro Barbo fu a
sorpresa eletto Papa all'unanimità, il 30 agosto 1464, al primo scrutinio con il nome di Paolo II. Nota caratteristica del suo pontificato fu il Decreto del 19 Aprile 1470 con il quale stabiliva che dal 1475 i Giubilei sarebbero stati celebrati ogni 25 anni. Nella bolla di indizione “Ineffabilis Providentia” il romano pontefice sottolinea: “Lo stesso Padre, desiderando non la morte ma il pentimento dei peccatori, nella sua imperscrutabile provvidenza ordina a Noi che, nonostante i nostri demeriti, facciamo in terra le veci del Redentore di adoperarci con grande zelo affinché il gregge del Signore, che per sua stessa disposizione è stato affidato alla nostra tutela, abbandoni i sentieri dello scaltro nemico, diventi fautore di opere buone e sia ben accetto al nostro Creatore. Per tanto, nella Provvidenza Divina, provvediamo e ci prendiamo cura della salvezza delle anime di tutti i cristiani in modo tale che, offrendo loro doni di grazie spirituali che valgono come antidoto contro l’astuzia del nemico, essi stessi ottengano, per la bontà dell’Altissimo, il premio della beatitudine eterna”. Mi sembra interessante sottolineare come Paolo II dia all’anno giubilare un valore curativo contro i mali dello spirito. Il Giubileo indetto da Paolo II fu presieduto nel 1475 da Sisto IV.
Don Luciano
Storia dei Giubilei Ineffabilis Providentia Papa Paolo II
Papa Paolo II Al secolo: Pietro Balbo. Vescovo di Vicenza Elezione: Fine pontificato: 26 Luglio 1471 Morte: 26 Luglio 1471
Non di solo pane Numero 744 pagina 6
Lunedì 22
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Settimana di Quaresima
Il santo del giorno:
Cattedra di San
Pietro Apostolo
Il 22 febbraio per il calendario della Chiesa cattolica rappresenta il giorno della festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta della ricorrenza in cui viene messa in modo particolare al centro la memoria della peculiare missione affidata da
Gesù a Pietro. In realtà la storia ci ha tramandato l'esistenza di due cattedre dell'Apostolo: prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del magistero di Pietro fu infatti identificata in Antiochia. E la liturgia celebrava questi due momenti con due date diverse: il 18 gennaio (Roma) e il 22 febbraio (Antiochia). La riforma del calendario
le ha unificate nell'unica festa di oggi. Essa viene spiegato nel Messale Romano "con il simbolo della cattedra pone in rilievo la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa".
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai
suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero:
«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei
profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro:
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu,
Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il
Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edifi
cherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te
darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato
nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Brano Evangelico: Mt 16, 1319
Contemplo: Beato sei tu,
Simone (Mt 16,17)
Alla risposta di Simon Pietro, con la quale lo aveva riconosciuto come il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù afferma che tale ispirazione non gli pro-
veniva dalle sue facoltà umane, ma dal Padre. È il Padre, infat-ti, che può aprire gli occhi del cuore affinché possiamo ricono-scere nel Cristo il Salvatore no-stro e di tutta l'umanità. Il Pa-dre rivela il Figlio affinché cre-
diamo in lui.
Imitate il Padre che mai si stanca di perdonare.
Papa Francesco
Agisci
Molte delle cose che
facciamo agli altri le
facciamo pensando,
più o meno consape-
volmente, a un torna-
conto, a una qualche
ricompensa. Oggi
compirò un gesto di
generosità assoluta-
mente disinteressato.
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 7
1Pt 5,14 Compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
I presbiteri, cioè gli anziani della co
munità, hanno un ruolo importantissimo e
insostituibile: hanno il compito di pren
dersi cura del gregge loro affidato, dando
persino la vita per esso, se necessario;
sanno che in questo si manifesta la volon
tà di Dio, che li ha posti a svolgere tale
ministero per restare in mezzo ai suoi con
la sua presenza e il suo amore. Dunque,
bando a ogni tipo di interesse o tornacon
to personale: quanto più si vive con gene
rosità questa chiamata da parte di Dio,
tanto più si acquista un grado alto di glo
ria. Pensa a tutti i sacerdoti che hai cono
sciuto, soprattutto a quelli dai quali hai
avuto esempi di vita santa e integerrima,
e cerca di imitarne la fede.
Briciole di Bibbia Imitarne la fede
Preghiera
Signore Gesù, ti rendiamo grazie oggi per l'umanità di Pietro, per quell'intuizione
santa che ha richiesto un'intera vita per inverarsi e modellare la sua esistenza. Co-
sì è spesso anche per noi. Donaci guide, pastori santi e insieme vicini alla nostra
umanità, disposti ad accoglierci e racco-glierci «a Cesarea di Filippo», senza ripu-
diare nulla di ciò che la storia ci pone di-nanzi, ma sapendocene indicare la vera
direzione e il significato profondo.
Medita La Parola
La vocazione è sempre da costruire Meditazione di Fiorella Elmetti
La festa di oggi ci ricorda la fede di Pietro che, pur non comprendendo tutto, esclama:
“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Parole troppo grosse per un semplice pesca-tore, parole che non possono non essere ve-
nute se non dall’alto. Infatti, Gesù afferma
una beatitudine tutta per lui: “Beato sei tu,
Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio
che è nei cieli”. Avere fede non comporta
avere le idee chiare, ma fidarsi e affidarsi ad un Tu più grande di noi. E questo cammi-
no ci richiama al fatto che la vocazione cri-
stiana è sempre da costruire. Sembrava in-
certo Jorge Mario Bergoglio quando si affac-ciò per la prima volta dal balcone papale. Il
suo sguardo sembrava perdersi nella folla
che a lui guardava, attendendo di conoscere il suo nome, il suo modo di parlare, il suo
primo pensiero. Poi il suo sorriso si è aperto
sul mondo, salutando semplicemente come fa un ospite che entra nella casa altrui.
“Buonasera” ed egli divenne Papa France-
sco. Il suo pensiero può essere sintetizzato
in quanto ha detto al termine dell’Anno del-la Vita Consacrata: “Grazie per finire così,
tutti insieme, quest’Anno della Vita Consa-
crata. E andate avanti! Ognuno di noi ha un posto, ha un lavoro nella Chiesa. Per favore,
non dimenticate la prima vocazione, la pri-
ma chiamata. Fate memoria! E con quell’amore con cui siete stati chiamati, og-
gi il Signore continua a chiamarvi. Non ab-
bassare, non abbassare quella bellezza,
quello stupore della prima chiamata. E poi continuare a lavorare. E’ bello! Continuare.
Sempre c’è qualcosa da fare. La cosa princi-
pale è pregare. Il “midollo” della vita consa-crata è la preghiera: pregare!”.
Non di solo pane Numero 744 pagina 8
Martedì 23
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Settimana di Quaresima
Chiunque entrerà per la Porta della Misericordia
potrà sperimentare l'amore di Dio che consola,
che perdona e dona speranza.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Brano Evangelico: Mt 23, 112
Agisci
Mi preparerò a riceve-
re il sacramento della
Riconciliazione con un
serio e profondo esa-
me di coscienza, invo-
cando lo Spirito Santo
perché mi conceda la
grazia e la gioia del
vero pentimento.
Contemplo: Illumina i miei
occhi, Signore (All'ingresso)
Illumina i miei occhi, Signore,
perché non mi addormenti nella
morte della superbia, che mi
vorrebbe far pensare di non es-
sere come gli altri, ma concedi-
mi di conoscere la mia povertà,
e il poco che sono. Fa' che ab-
bassandomi nell'umiltà, io sia
esaltato ai tuoi occhi, tu che ve-
di nel segreto dell'anima e regni
nei secoli dei secoli.
Medita Spesso sei portato a criticare i farisei e a dire in cuor tuo: "Io
non farei mai così!". In realtà essi erano davvero campioni della fede: minu
ziosi e scrupolosi osservanti della legge di Dio, avrebbero sicuramente mol
to da insegnarti riguardo a come si concepisce e si gestisce il rapporto con
lui. Purtroppo, il loro guaio è che essi avevano ridotto la loro relazione con
l'Altissimo a semplici apparenze esteriori. Per questo, il Signore dice di fare
quello che dicono: piuttosto, che agire secondo le loro opere: essi erano pri
gionieri della loro superbia e tronfi nella loro pretesa di essere guide del
popolo attraverso la loro volontà di essere sempre al centro dell'attenzione,
seppure per fini religiosi. Purtroppo la superbia si veste anche di motivi reli
giosi.
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 9
spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Opera di misericordia corporale: Visitare i Carcerati
Su un libro ho letto una versione diversa di questa opera di misericordia: “Liberare chi è incarcerato ingiu-
stamente”. Tante persone, purtroppo, subiscono pene per colpe non commesse: anche Cristo è stato con-
dannato a morte per un reato che non gli spettava. S. Giovanni Bosco incominciò il suo apostolato tra i
giovani in un carcere.
Un giorno Don Giuseppe Cafasso invita Don Bosco presso i carcerati, dei quali è assistente spiri-
tuale. In città lo chiamano “il prete della forca” perché lo si vede spesso sulla carretta che condu-
ce gli sventurati, condannati all’impiccagione.
Giovanni scorge, dietro le sbarre, i volti di troppi giovani, che lo commuovono fino alle lacrime.
— Toh, guarda: quel prete piange - sussurra qualcuno.
— Perché ci vuol bene. Anche mia madre piangerebbe se mi vedesse qua dentro.
La tristezza di quei ragazzi incita il giovane prete a impegnare tutte le sue forze per aiutare que-
gli sciagurati.
— Molti, quando uscivano, erano decisi a fare una vita diversa, migliore — scriverà poi don Bo-
sco. Ma comprende che, fuori della prigione, essi avranno bisogno di un amico che si prenda
cura di loro, che li avvicini, li rieduchi al bene. Nello stesso tempo, proprio lì in carcere, egli rice-
ve insulti e parolacce da quei giovanissimi reclusi.
I Stazione: Gesù condannato a morte
Dal vangelo secondo Matteo
“Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se
tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”.
“Tu l’hai detto”, gli rispose Gesù.
E quelli risposero: “E’ reo di morte!”
Preghiamo:
Signore Gesù consola con il tuo amore quelli che
subiscono ingiustamente una condanna come e-
marginazione e persecuzione, oppressione e so-
prusi, dolore e pianto.
Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria
Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 10
II Settimana di Quaresima
Con le parole del profeta Michea possiamo anche
noi ripetere: Tu, o Signore, sei un Dio che toglie
l'iniquità e perdona il peccato.
Papa Francesco
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Brano Evangelico: Mt 20, 1728
Contemplo: Il mio calice, Io
berrete (Mt 20,23)
La madre di Giacomo e Gio-vanni, chiedendo a Gesù un posto speciale per i suoi figli, faceva come tutti i genitori che vorrebbero il meglio per i
loro figli. Gesù fa comprende-re che il suo è un regno parti-colare, in cui chi è al vertice non domina gli altri, ma li serve, non opprime i fratelli,
ma dona la vita per loro.
Il Santo del giorno:
Beata Giuseppa Naval Girbès Nasce l'11 dicembre 1820 ad Algemesí (Valencia, Spagna) primogenita di sei figli. Frequenta la scuola di una vicina di casa, dove oltre che leggere e scrivere, impara i lavori femminili, specie il ricamo in seta ed oro. Nel 1833 muore la madre e Josefa, deve la
sciare la scuola e badare alla casa e ai fratelli. Ma la sua vita non è dedicata solo alla famiglia, frequenta la parrocchia e si affida alla guida spirituale del parroco don Gaspare Silvestre; a 18 anni fa voto di castità. A 30 anni con la guida del parroco comincia a radunare nella sua casa le amiche, per riunioni di lettura e formazione spirituale. Poi trasforma la
casa in un vero e proprio laboratorio, dove insegna gratuitamente il ricamo. Le interessa soprattutto la formazione morale e spirituale delle giovani, servendosi del laboratorio. La sua guida porta molte ragazze a scegliere la vita consacrata. Muore dopo lunga malattia nel 1893. È beata dal 1988.
Mercoledì 24
Febbraio
II Settimana del Salterio
Agisci
Spesso la nostra è una preghiera di ri-chiesta e corre il ri-schio, come nel Van-gelo, di essere una richiesta materiale ed egoistica. Oggi pregherò dimenti-cando me stesso e, se chiederò qualco-sa, sarà solo per gli altri.
Non di solo pane Numero 744 pagina 11
Is 1,10.16-20
Imparate a fare il bene, cerca-
te la giustizia.
Spesso, nella nostra vita, viviamo delle
pericolose spaccature tra ciò in cui di-
ciamo di credere ed il nostro comporta-
mento. In genere, ci diciamo che la leg-
ge di Dio è bella ed affascinante; quello
che sentiamo in Chiesa ci commuove
persino, e fa nascere nel nostro cuore
sentimenti di amore e di attenzione a
Cristo. Però, ci diciamo, la vita è un'al-
tra cosa... Invece, Dio dice tramite Isaìa
che non può esistere una religiosità che
non ponga al centro del proprio esistere
gli atti concreti di giustizia e di amore.
Essi dimostrano proprio che abbiamo
fatto spazio nella nostra vita all'impegno
urgente a cui Dio ci chiama. Il Signore è
disposto persino a rendere i nostri pec-
cati, rossi come scarlatto, bianchi come
la neve. Ma sta a noi, in seguito, mante-
nere questo dono di purezza ritrovata
con l'impegno quotidiano.
Briciole di Bibbia Pericolose spaccature
Preghiera
Grazie, Signore! Nelle «discese» di vita,
che avvertiamo in noi, negli inciampi,
nelle prove che sembrano abbatterci, fa'
che portiamo sempre impressa nel cuore
l'immagine dolce e fortissima di te, Gesù,
che continui a salire a Gerusalemme,
pronto a offrirti, sublime, in dono! Segua
i tuoi passi la nostra umile offerta. Kyrie
eleison!
Medita La Parola
Un'esperienza di eccezionale valore Meditazione di Fiorella Elmetti
Gesù con i discepoli va a Gerusalemme, ma solo
lui sa che cosa accadrà in quella città, meglio,
appena fuori le sue mura. I discepoli, invece,
sognano la gloria e con loro anche i familiari,
tanto che la mamma di Giacomo e Giovanni a-
vanza una richiesta per “sistemare” i suoi figli.
D'altronde, non sono stati tra i primi chiamati?
Se non possono essere pescatori, siano almeno i
funzionari del nuovo regno di Gesù, questi devo-
no essere stati i suoi pensieri. Ma Gesù corregge
la prospettiva. Seguire lui non implica “far car-
riera” ma bere il calice dell’abbandono, del giu-
dizio, della condanna, della croce. Di certo, non
è una prospettiva accattivante, tant’è vero che
sono molti gli uomini di Chiesa che, con la scusa
che la Chiesa deve seguire il mondo che cambia
in continuazione, sono più affaristi che pastori.
La prospettiva la può vedere e far propria solo
chi accoglie gli altri con il cuore umile di Gesù:
una ricchezza, una fortuna personale. Il teologo
Dietrich Bonhoeffer scrive: “Resta un'esperienza
di eccezionale valore l'aver imparato infine a
guardare i grandi eventi della storia universale
dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei
sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli
oppressi e dei derisi, in una parola dei sofferen-
ti. Se in questi tempi l'amarezza e l'astio non ci
hanno corroso il cuore, se dunque vediamo con
occhi nuovi le grandi e le piccole cose, la felici-
tà e l'infelicità, la forza e la debolezza; e se la
nostra capacità di vedere la grandezza, l'umani-
tà, il diritto e la misericordia è diventata più
chiara, più libera e più incorruttibile; se anzi la
sofferenza personale è diventata una buona
chiave, un principio fecondo per rendere il mon-
do accessibile attraverso la contemplazione e
l'azione: tutto questo è una fortuna personale.
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 12
Il fratello maggiore Il figlio maggiore si trovava nei cam-
pi. Al ritorno, quando fu vicino a ca-
sa, udì la musica e le danze; chiamò
un servo e gli domandò che cosa fosse
tutto ciò.
Ci sono lontananze e lontanan-
ze. Alcune sembrano incolma-
bili, segnate da valli da colma-
re, dirupi da scalare, ragnatele
di polverosi sentieri da percor-
rere. Altre sono più sottili, quasi
impercettibili, non si misurano
con un sistema metrico, sfiora-
no il limite dell’invisibile. Sono
le distanze del cuore. Solo que-
ste sono veramente incolmabili,
vertiginose, abissali. Si può vi-
vere gomito a gomito con qual-
cuno, sentirne l’alito, ricoprirsi
con i medesimi vestiti e il cuore
ha la capacità di spalancare
distanze abissali. Se il figlio
minore vive in un paese lonta-
no, oltre i monti, al di la della
valli, il figlio maggiore vive lon-
tano dal cuore paterno. Abita
nella sua casa, lavora nei sui
campi ma non coltiva gli stessi
sentimenti, non scruta i mede-
simi orizzonti, non respira la
stessa brezza, il profumo che
emana dal giardino paterno.
Non è certo il vestito a dire chi
Dio ha incontrato. Le apparen-
ze sono tutte a favore del figlio
maggiore; egli rappresenta il
cliché classico del “bravo ra-
gazzo”. Lavoratore, risparmia-
tore, apparentemente devoto
ed obbediente. In realtà la sua
vita è grigia, costellata dai me-
desimi reticolati che delimitano
i confini dei campi da dove è
appena tornato, incapace di
gioire. Questo figliolo, così di-
verso da suo fratello, ma pari-
menti lontano, rappresenta una
certa religiosità, un modo al-
quanto convenzionale, statico
e opaco di concepire il rappor-
to con Dio, la fede in tutta la
sua vitalità. Egli rappresenta
me, rappresenta te, quando
coltiviamo una fede individu-
alista e intimistica che ci
rende sordi alla voce di Dio
e dei fratelli. Quando fon-
diamo il nostro rapporto con
quel Dio dal volto paterno su
un rigido senso del dovere
che sfocia in un vago senso
di soddisfazione per aver
fatto “il dovuto” verso l’aldilà,
narcotizzando, di fatto, la
Parola profonda dell’infinito,
paralizzando in un piccolo e
gretto bozzolo la creatività del-
lo Spirito che “rende nuove
tutte le cose”. Se il figlio mino-
re corre su un sentiero sbaglia-
to che lo conduce verso un
paese lontano, il maggiore è
statico, stucchevole, privo di
calore, di affetto, di sensibilità.
Vi sono lontananze e lontanan-
ze. Questi due figlioli sono pa-
rimenti lontani dalla casa del
Padre, dal suo cuore. Io non
mi vergogno di riconoscermi in
loro dovendo fare i conti con
questa mia umana fragilità,
con quelle infermità spirituali
che mi impediscono di spicca-
re il volo nel cielo infinito
dell’Amore Divino.
don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Catechesi sulla parabola
Del Padre Buono/4
Il fratello maggiore/1 di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 744 pagina 13
Giovedì 25
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Settimana di Quaresima
Questo Anno Santo porta con sé la
Ricchezza della missione di Gesù.
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Nestore di
Magydos
Nestore era vescovo di
Magydos in Panfilia,
regione dell'Asia Mino
re. Fu ucciso in spregio
alla fede nel 251 a Per
ge mediante crocifis
sione. Una "Passione"
greca del martire narra
che, durante la persecu
zione ordinata dall'im
peratore Decio, il go
vernatore della Panfilia
Poplio fece ricercare i
cristiani della zona per
farli sacrificare agli dèi.
Nestore si prodigò per
mettere in salvo la co
munità cristiana di Ma
gydois. Ma non si pre
occupò della sua sorte.
Dopo il rifiuto di abiu
rare e sacrificare agli
dèi pagani, fu preso
prigioniero. Dapprima
venne giudicato dal
senato e dal tribunale
locale. Poi lo condusse
ro a Perge per essere
sottoposto a un nuovo
processo. Durante il
tragitto si verificò un
terremoto. Dopo essere
stato condannato e tor
turato fu giustiziato.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Brano Evangelico: Lc 16, 1931
Contemplo: Guidami sulla via
della vita (All'ingresso)
«Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore; vedi se percorro una via di menzogna, e guida-mi sulla via della vita» (Sal
138). Qual è la via della men-zogna? Quella del ricco che
vive chiuso nelle sue ricchez-ze, che non si cura affatto del povero Lazzaro, solo e amma-lato, che sta alla sua porta. Preghiamo il Signore affinché ci aiuti a camminare sulla via della vita, cioè della compassione e della condivisione dei
nostri beni.
Agisci
Affidare la propria vita alle cose materia-li è una delle scelte più sciocche che l'uo-mo possa fare. I beni materiali non sono il fine della vita, ma solo strumenti. Oggi mi impegnerò a usarli con questa libertà di spirito.
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 14
Medita la Parola
Mi chiamerai per nome Meditazione di don Carlo Moro
Riconosciamo il ricco dalla porpora e dal lino
con cui si veste, dai banchetti che organizza.
Quando egli muore, le sue vesti e i suoi ban-
chetti non hanno più alcuna importanza. Non
lo contraddistinguono più, non gli danno più
alcuna identità. È interessante notare che il
Vangelo non segnala il nome di questo "ricco".
Il povero, invece, ha un nome, si chiama Laz-
zaro. Egli ha una vita piena di dolore, di fame,
di sofferenze e di umiliazioni. Anche lui non
può portare nulla con sé, nell'altro mondo. Ma
quello che ha patito gli ha evidentemente dato
un nome, un'identità. Sembra che Dio ricono-
sca le persone dal dolore che hanno provato,
dalle umiliazioni subite, dalle perdite, dalle
malattie, da ciò che hanno dato agli altri e da
ciò che hanno fatto per gli altri. Per l'eternità
sembrano contare cose che noi qui riteniamo
negative o di poca importanza. Sappiamo che
non saranno i soldi che ci porteranno ad essere
riconosciuti da Gesù, né i nostri abiti, le case
o le automobili di lusso. Egli ci chiamerà per
nome. E quel nome, per essere legato al Suo,
deve essere collegato al Suo dolore, alla Sua
umiliazione, alla Sua pena, alla Sua morte. At-
traverso la Sua morte avremo la vita e saremo
riconosciuti. No, non è la ricchezza che allon-
tana da Dio, ma il nasconderci dietro ad essa,
e non avere quindi un nome con cui Egli possa
chiamarci. Prepariamoci allora, modelliamoci
un nome: sopportiamo con pazienza le prove e
aiutiamo chi non ce la fa da solo.
Ger 17,5-10 Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore.
Sentirsi soli e bisognosi di aiuto, nella
vita, non è un peccato né una cosa disdi
cevole: il problema è a chi si decide di
rivolgersi per chiedere aiuto. Spesso,
quando sei davvero in difficoltà e cerchi
la soluzione ai tuoi problemi, a chi fai
ricorso? Agli amici, ai colleghi, ai fami
liari, a tuo marito o a tua moglie? Eppu
re, subito ti accorgi che nessuno può
darti davvero aiuto. Nessuno sembra
avere la soluzione: ecco che allora, spe
rimenti in tutta la sua amara verità que
sta parola del profeta, il quale dice che
confidare nell'uomo è stupido e contro
producente. Sarebbe come affidare le
cose più care che hai a persone che non
possono darti nessuna reale garanzia.
Invece, quando confidi in Dio e ti ap
poggi a lui, per quanto i problemi sem
brino enormi e senza via di uscita, tro
verai sempre una soluzione.
Briciole di Bibbia
A chi facciamo ricorso?
Preghiera
Signore Gesù, ti ringraziamo, perché la tua Parola, oggi, è un nuovo, forte ri-chiamo a fissare, con attenzione, lo sguardo e il cuore a coloro che si tro-vano «alla nostra porta». Accogliere fraternamente ed essere accolti è la no-stra unica ricchezza, la nostra vera sal-vezza. Accogliere, in ogni volto, il tuo volto così amabilmente nascosto. Kyrie eleison!
Non di solo pane Numero 744 pagina 15
Venerdì 26
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Settimana di Quaresima
I “Missionari della Misericordia" saranno sacerdoti
a cui darò l'autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra
parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una
siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e
se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai conta
dini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccise
ro, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono
allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio
figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e
avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando
verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei
malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli conse
gneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture: “La
pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal
Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio
e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i
farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, per
ché lo considerava un profeta.
Brano Evangelico: Mt 21, 3343.45
Contemplo: Dio ci ha amati
(Alla comunione)
«Dio ci ha amati e ha mandato il suo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati» (Alla comu-nione). L'amore di Dio è tanto forte da mandare a noi il Figlio amato, pur sapendo che avrebbe
incontrato l'ostilità da parte di chi non lo avrebbe accolto. La pietra scartata dai superbi è di-ventata la pietra angolare degli umili, questa è la meraviglia d'a-more che il Signore compie per quanti confidano in lui e lo ac-colgono nella loro vita.
Agisci:
Qualche volta il nostro
modo di parlare con gli
altri (al lavoro, in fami
glia...) lascia trasparire
irritazione e nervosismo.
Oggi mi impegnerò a
parlare con tutti in mo-
do amichevole, con cal-
ma e serenità.
Il Santo del giorno: San Porfirio di Gaza
È un santo che ha legato il suo nome alla città di Gaza, luogo tormentato e al centro delle cronache in questi ultimi anni ma per il cristianesimo anche culla di un'importante filone monastico nei primi secoli. Porfirio era nato intorno al 347
in un'agiata famiglia di Tessalonica. A 31 anni decise di abbracciare la vita monastica e ritirarsi nel deserto di Scete in Egitto. Da qui, cinque anni più tardi, raggiunse pellegrino Gerusalemme, dove distribuì tutti i suoi beni ai poveri. Rimasto molto colpito dal suo comportamento, il vescovo di Gerusalemme, Giovanni, nel 392
lo ordinò sacerdote a 45 anni, affidandogli la custodia delle reliquie della Santa Croce. Tre anni dopo, alla morte del vescovo Eneo, fu chiamato a succedergli a Gaza, dove guidò per 25 anni questa piccola comunità. Morì il 26 febbraio 420.
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 16
Medita la Parola
Svegliare il cuore Meditazione di Eletti Fiorella
Lo sapevate che tutti i battezzati hanno un no-me comune? Cristoforo: siamo chiamati a por-tare Cristo fuori, anche a coloro, come nel ca-so dei vignaioli omicidi, che di lui non ne vo-gliono proprio sapere, o non l’hanno mai in-contrato nella propria vita. E in verità non ci vuole molto, tutte le occasioni sono buone. Bisogna però svegliare il cuore, come è stato per Michaela, la quale racconta di quando in una stazione, davanti a un distributore di bibi-te, un uomo mormorò: “È difficile scegliere, vero?”. E lei: “Sì, cosa sta cercando?”. “Due cose, ma oggi sembrano entrambe ardue da trovare: una Coca Cola senza zucchero e un segno di Dio nella mia vita”. Michaela rimase in silenzio, poi disse: “Penso che dovrebbe ri-nunciare alla Coca Cola light, ma non a Dio”. Un altro esempio ci viene raccontato da Jean-Paul, il quale, entrato in monastero, ha il ri-cordo dolce di sua madre che ogni mattina, dopo averlo abbracciato, gli bisbigliava all’orecchio, evitando di farsi sentire dal mari-to mangiapreti: “Non dimenticare di offrire la tua giornata al buon Dio”. Anche Myriam ha la sua da dire. Lei è una Piccola Sorella di Gesù che lavora in un supermarket. Dice: “Non ho marito, né fidanzato, né figli… Niente tv o i-Phone e nemmeno un vecchio cellulare, non faccio vacanze alle Canarie, trascorro solo qualche giorno di “deserto” in montagna con la mia Bibbia. Eppure la mia vita non è priva di gioia, anzi; l’attrazione a Dio la rende più es-senziale, ma affascinante e ricca”. Infine, suor Christine dice che il mondo d’oggi, pur fra li-miti e insidie, offre tante occasioni per gioire insieme. “Quando guardo una partita di calcio in tv ed esulto davanti a un gol prodigioso se-guito dal delirio della squadra, dico a me stes-sa: l’ascesa al cielo dell’umanità dev’essere questo”.
Gen 37,34.1213.1728 Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo!
Una delle malattie più terribili del
cuore umano è senza dubbio l'invidia.
Tale sentimento è un veleno che pian
piano si introduce nella nostra anima
ed ha effetti realmente devastanti; i
fratelli di Giuseppe, spinti da una gelo-
sia irrazionale e piena di rabbia, non
esitano a liberarsi del fratello, pur di
non perdere la stima e l'attenzione del
padre. Quale sarà il risultato? Essi vi-
vranno con questo terribile segreto
nell'animo per tanti anni, finché l'ope-
ra di Dio si manifesterà a suo tempo.
Non c'è mai giustificazione per le azio-
ni che compiamo spinti dall'invidia e
dalla gelosia; per questo, si deve im-
pedire che tale veleno entri nella no-
stra vita. A tale proposito, puoi prova-
re a ringraziare più spesso per quello
che hai: è la migliore medicina che
aiuta il cuore a vedere la cosa più im-
portante, cioè la benevolenza di Dio.
Briciole di Bibbia
La piaga dell’invidia
Preghiera
Grazie, Signore! Qualunque strada,
qualunque esilio, qualunque sogno va-
no, persino il tradimento tra fratelli…
tutto può diventare la strada per giun-
gere a te, ben oltre la scorza «vecchia»
del nostro cuore, restio a lasciare spa-
zio «giovane», nel cuore, alla novità
del tuo amore. Kyrie eleison!
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 17
spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Opera di misericordia corporale: Sopportare pazientemente le persone moleste
Sopportare le persone moleste non è cosa semplice: spesso tendiamo a reagire o, forse ancor peggio, ad
ignorarle. La pazienza è una virtù non indifferente. Ecco una pagina del diario spirituale di una ragazza di
Bari di 23 anni, Santa Scorzese, uccisa a coltellate da uno psicopatico che si era invaghito di lei. L’anno
scorso è stato aperto il processo di canonizzazione: la pazienza e la santità con cui affronta questa trage-
dia non lasciano dubbi sulla straordinarietà della ragazza.
Credo e spero che un'esperienza così non si ripeta mai più nella mia vita, è stato tremendo!! Non
so nemmeno se ho la capacità di scrivere quello che provo, tanta è la confusione, lo scoraggia
mento che ho dentro.
Oggi G., il matto, ha cercato di usarmi violenza. Mi ha prima detto che ero morta, e poi mi ha
sbattuto per terra e lui cercava di baciarmi. Che sensazione orribile!! Ho urlato con tutta la voce
che avevo, con tutta l'anima, ma nessuno mi ha sentita. Ho invocato Gesù dicendogli che non po
teva lasciar fare e ho chiamato Maria. Per fortuna pare che loro mi abbiano ascoltata e così ho
cercato di liberarmi di quel pazzo che mi teneva stretta e sono andata dalle missionarie.
Non ricordo bene quello che è successo lì, ma ricordo che qualcuno mi ha aperto la porta e ho
visto C. Mi sono aggrappata a lei e sono scoppiata in pianto.
Che situazione terribile!! Mi sento ancora frastornata e mi sembra di aver vissuto un incubo.
II Stazione: Gesù riceve la croce
Dal vangelo secondo Giovanni
“Allora le guardie presero Gesù e lo fecero andare fuori
dalla città e gli posero la croce sulle spalle. Così, por-
tando la croce, egli si avviò verso il luogo del Cranio
detto Golgota.”
Preghiamo:
Signore Gesù, nella nostra vita c'è gioia e sofferenza, salute
e malattia, ricchezza e povertà, luce e tenebre nello spirito.
Orienta la nostra volontà ad assumere le situazioni difficili
della vita come “croce di salvezza”; se questo ci riesce, mol-
ta amarezza è già superata: nessuno infatti ci può togliere
la libertà di trasformare il dolore in dono d'amore.
Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria
Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia
Non di solo pane Numero 744 pagina 18
Sabato 27
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Settimana di Quaresima
Ci accompagnino le parole dell'Apostolo: «Chi fa opere di misericordia,
le compia con gioia» (Rm 12,8).
Papa Francesco
Brano Evangelico: Lc 15, 13.1132
Contemplo : Si alzò e tornò
da suo padre (Lc 15,20)
Il figlio più giovane, dopo aver
perso tutto, ritorna in sé e ri
flette sulla sua condizione, poi
ritorna da suo padre, nella spe
ranza di trovare un posto tra gli
ultimi. Il padre però, che lo ha
sempre aspettato, lo accoglie
come figlio. Il Signore, nel suo
amore di padre, non ci abban-
dona mai. Aspetta che ritornia
mo in noi stessi e a lui, per ri-
trovare l'abbraccio del suo amo-
re.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Agisci
Accoglienza e condivisio-
ne di vita con i "lontani"
sono stati due aspetti
importanti della vita e
della missione di Gesù.
Con l'aiuto di Maria, mi
impegnerò a essere acco-
gliente e ben disposto
nei confronti di qualcuno
con cui faccio un po' di
fatica.
Il santo del giorno: San Gabriele dell’Addolorata Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838. Perse la madre a quattro anni. Seguì il padre, governatore dello Stato pontificio, e i fratelli nei frequenti spostamenti. Si sta
bilirono, poi, a Spoleto, dove Francesco frequentò i Fratelli delle scuole cristiane e i Gesuiti. A 18 anni entrò nel noviziato dei Passionisti a M o r r o v a l l e (Macerata), prendendo il nome di Gabriele dell'Addolorata. Morì nel 1862, 24enne, a Iso
la del Gran Sasso, avendo ricevuto solo gli ordini minori. È lì venerato, nel santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto giovanili. È santo dal 1920, copatrono dell'Azione cattolica e patrono dell'Abruzzo.
Non di solo pane Numero 744 Tempo di Quaresima pagina 19
Mi 7,1415.1820 Il nostro Dio viene a salvarci.
Il popolo eletto ha visto prodigi davvero
straordinari, nella sua storia di amicizia
con Dio; essi hanno visto il miracolo del
mare aperto davanti a loro, hanno con
templato la potenza dell'Altissimo sul
monte Sinai, hanno mangiato la manna
caduta dal cielo... Eppure, Israele sa che
c'è un miracolo ancora più grande: il
perdono di Dio. Egli, nonostante le ripe
tute infedeltà del popolo, non si è mai
stancato di gettare i loro peccati alle sue
spalle, pronto a ricominciare una nuova
storia di comunione. Questa lettura è
dunque un riconoscimento pieno di gra
titudine per il fatto che egli non si sia
mai stancato di Israele, ricordandosi
della sua fedeltà. Spesso ti chiedi se Dio
ti ha mai concesso miracoli nella vita:
perché non provi a pensare a quante
volte egli ti ha perdonato? Sicuramente
la tua vita ti sembrerà molto differente.
Briciole di Bibbia
Il miracolo più grande
Preghiera
Signore Gesù, oggi è solo e soltanto un grazie immenso. Tu ci doni di contem-plare l'immagine del Padre misericor-dioso: icona di un abbraccio che è in-sieme nostalgia e richiamo fortissimo. Sia questo abbraccio indicibile la meta di ogni nostro vagare, il senso di ogni
vicenda, la festa cui anela il nostro spi-rito. Kyrie eleison!
Medita La Parola
La giusta decisione. Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Noi siamo abituati a dividere gli uomini in due
categorie: i buoni da una parte e i cattivi
dall’altra; usiamo criteri rigidi, senza sfumatu-
re. In realtà tra la bontà e la cattiveria, il bene
e il male c’è una sorta di terra di mezzo, una
gamma di colori intermedi che non segnano un
rigido confine, una netta separazione tra un
“dentro” e un “fuori”. Siamo tutti sulla soglia
della casa paterna: basta un passo per trovarci
tra le mura domestiche come il figlio maggiore
e un altro per sprofondare tra il fango di un
paese lontano come il figlio minore. Ci vuole
poco, una vacuità, per ridurci a dei miseri
guardiani di porci. Il figlio minore della parabo-
la non è cattivo ma sprovveduto, si illude di
gestire in proprio quello che gli spetta, recla-
ma un’autonomia mal concepita che diventerà
presto solitudine, che avrà il retrogusto delle
ghiande invece del fragrante sapore del pane.
“Quanti salariati di mio padre hanno pane in
abbondanza …”
E’ importante conservare nel cuore, anzi nella
profondità recondita dell’intimità, l’impronta
di Dio, l’odore del pane, il calore del focolare,
il profumo del giardino perduto.
Chi perde il contatto con le proprie radici si
dimentica della propria dignità, seppur infan-
gata, e scivola nel tetro baratro della dispera-
zione, rimane tra i liquami dei maiali. Il prodi-
go non si è dimenticato della propria figliolan-
za e prende la giusta decisione: “Mi alzerò, an-
drò da mio padre ….”
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 744
Domenica 21 Febbraio 2016
Chiuso il 16/02/2016
Numero copie 1470
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it