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Buon Natale! Sommario L'operatore addetto all’accoglienza ......................pag. 4 Don Bosco a Siena............... pag. 6 Cicogna Gialla .......................pag. 8 Le grotte di Frasassi ............pag. 9 La porta del cielo .............. pag. 10 Contributi dai convegni .. pag.13 Agenda appuntamenti ... pag. 14 Nel nome del Padre . . . cominceremo ancora una volta così, a Natale come a Pasqua. Nel nome del Padre . . . cominceremo a pregare senza nemmeno pensare al nome del Padre. Eppure, pur non sapendo chi o che cosa sia Dio Padre, conosciamo però il suo nome: “Io sono” (Es 3,14). Che strana cosa! Nella lingua ebraica il verbo essere manca: per dire “tu sei una brava persona” in ebraico si dice “tu brava persona”. Il verbo essere è presente solo nel nome di Dio, un nome che nella religione ebraica non viene pronunciato, in scrupoloso ossequio al comandamento "non pronunciare il nome di Dio invano" (Es 20,7; Dt 5,11) e per nominare Dio viene utilizzata spesso la parola “Adonai” (Signore). Il tetragramma biblico YHWH, rappresenta il nome con cui viene frequentemente indicato Dio nell’Antico Testamento, ed è la sintesi del futuro, del passato e del presente del verbo essere nel nome di Dio, cioè Dio è “Colui che sarà, Colui che è stato, Colui che è” quindi l’Eterno! In Dio Padre è la pienezza del tempo e que- sto ci fa ricordare quanto scrive S. Paolo (Gal 4,4) “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge”. Dunque a Natale l’opportunità di onorare la pienezza del tempo nel nome del Padre con l’arrivo del Figlio, Gesù (in ebraico Joshua), l’Emmanuele, Dio con noi. Che strana cosa! Nel nome di Gesù manca il tempo passato del verbo essere, Gesù significa infatti “Colui che sarà, Colui che è, salva”. Gesù come “vero uomo” ha come noi un inizio, ha come noi un presente e un futuro, il passato se lo costruirà con la vita per ricongiungersi al Padre, al nome del Padre. Gesù ci lascerà un “passato” come regola di vita, ci dice infatti (Gv 13,34) “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” Amare per primi, come insegna il Padre, che ci manda Gesù bambino, accolto nel nostro mondo al freddo e al gelo (ci dice Sant’Alfonso nel Tu scendi dalle stelle): ecco per noi una grande occasione per porre rimedio a questo antico torto invitando a stare con noi o facendo qualcosa per i piccoli Gesù che ancora oggi vivono ai margini della vita. Anno XLIX - N.3 Agosto-Dicembre 2013 Inviato in omaggio agli aderenti all’ACOS Notiziario dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari

Notiziario dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari · 2018-10-16 · pur non sapendo chi o che cosa sia Dio Padre, ... (ci dice Sant’Alfonso nel Tu scendi dalle stelle):

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Buon Natale!

Sommario

L'operatore addettoall’accoglienza ......................pag. 4

Don Bosco a Siena ...............pag. 6

Cicogna Gialla .......................pag. 8

Le grotte di Frasassi ............pag. 9

La porta del cielo .............. pag. 10

Contributi dai convegni .. pag.13

Agenda appuntamenti ... pag. 14

Nel nome del Padre . . . cominceremo ancora una volta così, a Natale come a Pasqua.

Nel nome del Padre . . . cominceremo a pregare senza nemmeno pensare al nome del Padre. Eppure, pur non sapendo chi o che cosa sia Dio Padre, conosciamo però il suo nome: “Io sono” (Es 3,14). Che strana cosa! Nella lingua ebraica il verbo essere manca: per dire “tu sei una brava persona” in ebraico si dice “tu brava persona”. Il verbo essere è presente solo nel nome di Dio, un nome che nella religione ebraica non viene pronunciato, in scrupoloso ossequio al comandamento "non pronunciare il nome di Dio invano" (Es 20,7; Dt 5,11) e per nominare Dio viene utilizzata spesso la parola “Adonai” (Signore). Il tetragramma biblico YHWH, rappresenta il nome con cui viene frequentemente indicato Dio nell’Antico Testamento, ed è la sintesi del futuro, del passato e del presente del verbo essere nel nome di Dio, cioè Dio è “Colui che sarà, Colui che è stato, Colui che è” quindi l’Eterno! In Dio Padre è la pienezza del tempo e que-sto ci fa ricordare quanto scrive S. Paolo (Gal 4,4) “Ma

quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge”. Dunque a Natale l’opportunità di onorare la pienezza del tempo nel nome del Padre con l’arrivo del Figlio, Gesù (in ebraico Joshua), l’Emmanuele, Dio con noi. Che strana cosa! Nel nome di Gesù manca il tempo passato del verbo essere, Gesù significa infatti “Colui che sarà, Colui che è, salva”. Gesù come “vero uomo” ha come noi un inizio, ha come noi un presente e un futuro, il passato se lo costruirà con la vita per ricongiungersi al Padre, al nome del Padre.

Gesù ci lascerà un “passato” come regola di vita, ci dice infatti (Gv 13,34) “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” Amare per primi, come insegna il Padre, che ci manda Gesù bambino, accolto nel nostro mondo al freddo e al gelo (ci dice Sant’Alfonso nel Tu scendi dalle stelle): ecco per noi una grande occasione per porre rimedio a questo antico torto invitando a stare con noi o facendo qualcosa per i piccoli Gesù che ancora oggi vivono ai margini della vita.

Anno XLIX - N.3Agosto-Dicembre 2013

Inviato in omaggio agliaderenti all’ACOS

Notiziario dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari

Una sera, un bimbo di sei anni o anche meno, si destò in un sotter-raneo umido e freddo. Era coper-to di un logoro abitino e tremava. Seduto in un angolo, si divertiva a vedere uscire dalla propria bocca il bianco vapore dell'alito, ma presto ebbe fame. Vicino a lui, sopra un pagliericcio, con il capo appoggia-to a un fagotto, giaceva la mamma, che era venuta da un lontano pae-se col suo bambino e si era subito ammalata. La padrona del misero alloggio è stata arrestata da due giorni. Gli inquilini sono tutti fuo-ri, perché è giorno festivo, tranne un venditore ambulante che da ieri giace come morto, perché non ha voluto attendere la festa per ubria-carsi.

C'è anche una vecchia, forse un'an-tica bambinaia, che muore solita-ria in un angolo. Il bimbo non osa andarle vicino, perché sente che si lamenta. Egli ha fame e si avvici-na alla mamma per svegliarla. Ha paura del buio. Da molto tempo ormai è scesa la sera, ma il lume re-sta spento. Il piccino tocca il volto della mamma nell'ombra e si stu-pisce di trovarlo gelido. "Qui c'è troppo freddo", pensa e attende,

dimenticando che tiene la mano appoggiata sul capo della morta. Poi si alza, si soffia sulle dita per riscaldarle. Ma inutile, sembrano intirizzite! Il bimbo si volge anco-ra verso la mamma, ma ella non si muove. Per non svegliarla cam-mina in punta di piedi e vede sul giaciglio il suo berretto di lana. Allora decide di uscire dal sotter-raneo. Lo avrebbe fatto anche pri-ma se non avesse avuto paura di un cane che ha abbaiato tutto il gior-no sulle scale. Ma ora il cane non c'è, e il bambino esce sulla strada. Mio Dio, che grande città! Non ne ha mai vedute di simili. Laggiù, nel villaggio dove è nato, non v'era che una sola lanterna accesa per ogni strada. Appena scendeva la sera, tutti si chiudevano nelle case di le-gno e le strade restavano deserte. Ma nel suo villaggio faceva caldo e non gli mancava mai il pane. In questa città invece c'è tanta luce, tanto rumore. Cavalli e carrozze vanno e vengono.

La neve copre il selciato e c'è molto freddo.Ecco un'altra strada, larga, illumi-nata, dove tutti corrono e parlano forte. Dietro a una finestra vede

una stanza con un grande albero di Natale, coperto di candeline, di dolciumi, di balocchi e di carte dorate. Attorno all'abete, vi sono bambini ben vestiti che ridono, cantano, mangiano e una musica dolcissima si diffonde intorno. Il povero piccino guarda attraverso il vetro, si stupisce di tanta magni-ficenza, ma gli fanno male i piedi e non riesce a piegare le dita delle mani arrossate dal freddo. Allora si mette a correre e correndo cerca di soffocare il pianto.

Ma ecco, dietro un'altra finestra, un nuovo albero più bello del primo, costellato di luci come un firma-mento. Nella camera c'è una tavola coperta di vivande d'ogni genere e quattro belle signore offrono dolci a tutti. La porta si apre continua-mente ed entrano alcuni signori. Il bimbo si accoda a loro ed entra cercando di non farsi notare, ma tutti lo sgridano. Una signora lo guarda dolcemente, gli mette un soldo nella mano e lo spinge fuori.

Ha paura, povero bimbo, e il sol-do gli cade subito dalla mano che non ha la forza di stringerlo. Ora corre più veloce di prima, ma non

Fëdor Michajlovič Dostoevskij

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E’ Natale . . . anche per gli “invitati di Gesù”!

sa dove andare, ha paura. Corre e soffia sulle dita intirizzite. La tri-stezza si impadronisce di lui, per-ché si sente solo e si guarda attorno smarrito. Un gruppo di persone sta guardando con ammirazione un'altra finestra, dietro alla quale sono tre fantocci vestiti di rosso e di verde che sembrano vivi. Uno raffigura un vecchio che suona il violoncello, gli altri due suonano il violino, chinando la testa al rit-mo della melodia. Le loro labbra si muovono come se parlassero.

Il bimbo li crede vivi, ma quando comprende che sono fantocci ride, perché non ha mai veduto dei gio-cattoli simili. Ride e non ha voglia di piangere; sarebbe sciocco pian-gere per dei fantocci. Poi un mo-nello dall'aspetto cattivo gli si avvi-cina, gli fa cadere il berretto, tenta di buttarlo a terra con uno spinto-ne. Il povero piccino inciampa, si rialza, si mette a correre, inseguito dalle grida della gente, infine si tro-va in un cortile e si nasconde dietro una catasta di legna.

"Qui nessuno potrà trovarmi", pensa. "È buio". Si siede in terra,

rannicchiandosi tutto. Si sente sof-focare dallo spavento, ma a un trat-to si accorge che le mani e i piedini non gli fanno più male. Ha caldo, un caldo dolce come fosse accanto a una stufa. Sta per addormentarsi. Com'è bello dormire! Il bambino pensa: "Resterò qui un poco, poi tornerò a guardare i giocattoli!", e nel dormiveglia sorride. Poi ode la voce della mamma che canta le note canzoni. “Mamma, io dor-mo”, le dice. «Com'è dolce dormire qui!» Una voce soave come quella della mamma gli sussurra: «Vieni con me a vedere l'albero di Natale». Il bimbo crede che anche questa sia la voce della mamma, ma non è lei. Chi lo ha chiamato? Non vede nes-suno.

Poi qualcuno lo bacia nel buio e improvvisamente, ecco una gran-de luce. Appare un albero di Na-tale. Non ne ha mai visto uno si-mile. Dove si trova ora? Ci sono tanti bambini e bambine, che sembrano irradiare luce intorno. Tutti lo baciano e lo abbracciano. Egli fluttua con gli altri nella luce e vede la mamma che gli sorride. «Mamma, com'è bello qui!», grida.

Ancora abbraccia i piccoli compa-gni e vorrebbe raccontare loro che ha visto quei tre fantocci dietro la finestra, ma prima chiede: «Chi siete, bambini?» Essi rispondono: «Siamo i piccoli invitati di Gesù. Egli, in questo giorno, ha sempre un bell'albero di Natale per tutti i bambini che non ne hanno».

Allora il bimbo capisce che quei fanciulli sono stati come lui: alcuni abbandonati in un paniere lungo la strada, altri morti negli orfanotrofi, altri assiderati dal freddo.

Ma tutti adesso si sono cambiati in angeli, vicino a Gesù, che sorri-de benedicendoli insieme alle loro mamme povere. Perché anche le madri sono qui e piangono: ma i figli asciugano con una carezza le loro lacrime e le pregano di sorri-dere, perché essi sono felici.

Nel cortile, dietro il mucchio di le-gna, all'alba, il portiere trova il po-vero bambino morto di freddo. Nel sotterraneo di una casa più lonta-na, qualcuno trova la madre, morta prima di lui: ma entrambi si sono incontrati nella luce di Dio.

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l’Operatore addetto all’accoglienzaMilena Mazzara Bologna, Laurea in Infermieristica

Stefania Cecchi, Dirigente delle Professioni Sanitarie Area Infermieristica USL 4 di Prato

L’ospedale di Prato si trasferisce nel nuovo ospedale, una nuova strut-tura e tanta tecnologia. La direzio-ne infermieristica coglie questa op-portunità per rivedere anche nuovi ruoli e funzioni nell’assistenza; una di queste è l’operatore addetto all’accoglienza (O.A.).L’accoglienza, infatti, è il primo contatto con i cittadini, operatori, pazienti e familiari, è la presenta-zione del team di assistenza, è un modo per accogliere e orientare all’interno della sanità. Con questo spirito sono state individuate alcu-ni operatori, Infermieri e O.S.S., che svolgono queste funzioni in una cornice sia strutturale che co-municativa che porta con sé espe-rienza e novità.La Legge che in Toscana regola il sistema sanitario (L.R. 40/2005) all’articolo 68 recita:“strutturazione delle attività ospe-daliere in aree differenziate secon-do le modalità assistenziali, l’in-tensità delle cure, la durata della degenza ed il regime di ricovero, superando gradualmente l’artico-lazione per reparti differenziati secondo la disciplina specialistica” (art.68).(1)La regione Toscana stimola un’or-ganizzazione in cui cambia il mo-dello organizzativo dell’ospedale-attraverso un miglioramento della qualità del servizio offerto e la cen-tralità del paziente. Questa è un’oc-casione per rivedere la gestione delle risorse e andare di pari passo

con il cambiamento tecnologico.E’un progetto interessante che apre le porte alla nuova maniera di fare sanità; sicuramente la riorganiz-zazione non è facile anche perché sconvolge il pensiero comune e l’idea collettiva dell’ospedale, vi-sto come il luogo in cui recarsi e soggiornare nel momento in cui si presenta un qualsiasi problema di salute mentre la nuova prospettiva è quella di un ospedale per acuti. Bisogna superare l’idea dell’ospe-dale diviso per unità operative e sezioni.Le linee guida sui nuovi ospedali nel modello toscano definiscono l’organizzazione ospedaliera basata su 3 livelli di intensità di cure: • livello 1 comprende la terapia in-tensiva e sub-intensiva; • livello 2 comprende il ricovero ordinario e a ciclo breve (one day surgery o week surgery); • livello 3 comprende invece le post-acuzie. Quindi il livello di cura del pazien-te sarà determinato dalla valutazio-ne del grado di instabilità clinica (riferita all’alterazione di parametri fisiologici) e dalla complessità assi-stenziale medica e infermieristica. Questo modello di ospedale sarà completato da una serie di attivi-tà ambulatoriali e a ciclo diurno (day hospital o day surgery o day service) separate fisicamente dall’a-rea degenze. Il cambiamento non è dunque solo strutturale, ma coin-volge tutto il personale operativo.

Si passa dall’idea di curare la ma-lattie all’idea di prendere in carico il paziente e offrire un assistenza quanto più personalizzata, con-divisa tra i livelli e univoca. Tutto questo necessita di un modello di lavoro multidisciplinare, organiz-zato per processi e obiettivi e pre-suppone la creazione e lo sviluppo di ruoli professionali coerenti col nuovo sistema.Pertanto la costru-zione dei 4 nuovi ospedali (2)di Prato, Lucca, Pistoia e Apuane, è un’opportunità per rivedere anche l’organizzazione delle risorse del personale che vi opera. La costruzione dei nuovi ospedali era prevista dal piano sanitario re-gionale 2002-2004 e il progetto è gestito da SIOR (Sistema Integrato Ospedale Regionale).L’ospedale di Prato nasce secondo il modello per intensità di cure in modo da poter offrire assistenza personalizzata e rispondere ai bi-sogni di cura e assistenza del pa-ziente e poter affrontare patologie acute e complesse. La qualità del-le cure sarà offerta dall’impiego di tecnologie all’avanguardia per dia-gnosi e cura.Il nuovo ospedale, situato a nord-ovest dalla città, avrà 540 posti let-to; fa parte di un importante rete ospedaliera regionale perché inse-rito nell’area vasta, quindi uno dei 14 ospedali principali della regio-ne. Il modello organizzativo nuo-vo prevede una forte integrazione ospedale-territorio e un forte de-

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5centramento dell’attività assisten-ziale territoriale. Il lavoro infermieristico sarà or-ganizzato secondo il modello per team, questo necessita della colla-borazione tra i membri e in parti-colare richiede l’introduzione della pianificazione per obiettivi assi-stenziali.In quest’ottica l’operatore d’acco-glienza nasce dall’esigenza di crea-re un filtro tra l’interno e l’esterno dell’area operativa. Questo garanti-sce di recuperare una quota tempo del personale da dedicare all’assi-stenza sia diretta al malato che al lavoro di pianificazione per obiet-tivi, in quanto il lavoro per team prevede l’abbandono dell’organiz-zazione per compiti e l’erogazione dell’assistenza infermieristica ad un gruppo di paziente da parte di un team composto da infermieri e personale di supporto collaboran-te, con supervisione di un infer-miere responsabile per ogni turno. Il principio guida è la distribuzio-ne delle responsabilità in funzione delle competenze.I vantaggi sono diversi, c’è sicu-ramente più soddisfazione per i pazienti che vengono seguiti mag-giormente e del gruppo perché lavora attentamente e può privile-giare l’aspetto empatico della pro-fessione; la qualità assistenziale e del lavoro è elevata; il professioni-sta si sente valorizzato e professio-nale; c’è maggiore comunicazione, collaborazione e integrazione tra colleghi; l’assistenza è continuativa e c’è maggiore conoscenza dell’assi-stito.Tutto questo è stato messo in atto presso il reparto di Medicina 1 dell’Ospedale “Misericordia e Dol-ce” di Prato, che è diventato dal no-vembre 2011 reparto pilota, ovvero è iniziata la sperimentazione del nuovo modello organizzativo, che sarà presente nel nuovo ospedale.

L’organizzazione per team prevede la presenza di:• un infermiere leader presente per tutti i team tutte le mattine da lune-dì a sabato.• un infermiere di team turnista (1 per ciascun team)• un OSS turnista (1 per tutti i team)• un OSS fuori turno per ciascun team con orario giornaliero (mat-tino e pomeriggio)• un infermiere di setting (mattino e pomeriggio) sul totale dei degen-ti con attività ben precise, ovvero seguire pazienti complessi (medi-cazioni complesse, gestione C.V. ; C.V.C. ; S.N.G. ; PEG.)Ogni team ha in carica 10/12 pa-zienti. Questo nuovo modello organizza-tivo richiede la collaborazione tra i professionisti e la revisione del per-sonale di supportoL’operatore d’accoglienza inserito nel nuovo modello organizzativo di reparto svolge diverse funzioni e il piano di attività vigente in fase sperimentale prevede: •L’accoglienza del nuovo paziente con registrazione dei dati del rico-vero.•Richieste esami tramite invio fax e ricezione degli appuntamenti tra-mite fax.•Sollecitazione esami diagnostici per conto del team leader.•Trasferimento e dimissione del paziente con aggiornamento pro-grammi telematici (ADT e HOSPI-TALITY) e registro manuale. •Riordino della cartella clinica con controllo tramite check-list della documentazione sanitaria di de-genza.•Richiesta manutenzioni varie.•Comunicazioni con il pronto soc-corso per aggiornamento dei posti letto liberi.la presenza dell’operatore d’ac-coglienza è funzionale al lavoro

infermieristico e al personale di supporto. Questo è sgravato di un carico di lavoro burocratico non indifferente, il che permette al team infermieristico di dedicarsi alla pianificazione dell’assistenza per diagnosi e obiettivi.L’operatore d’accoglienza risulta es-sere una figura:•Filtro per l’U.O.•Dedita allo smaltimento del lavo-ro burocratico infermieristico•Consente di fare assistenza perso-nalizzata•Punto di riferimento per chiun-que entra in contatto con l’U.O.•Motivazione per il personale•I pazienti sono più consapevo-li del carico di lavoro dell’U.O. e comprendono di più il lavoro in-fermieristico apprezzandolo•Favorisce l’archiviazione della do-cumentazione clinicaL’obiettivo di un sanitario è il bene del paziente, e ogni qual volta c’è una richiesta di aiuto e un bisogno da soddisfare è il paziente che va messo al centro del sistema. Ecco, la nuova politica sanitaria si pro-pone questo, ma come riteniamo di raggiungerlo se non ci mettia-mo in gioco? Per attuare un cam-biamento grande o piccolo che sia bisogna mettersi in gioco e inizial-mente subentra la paura del nuovo, a questo si aggiunge la resistenza e l’ostilità di chi vuole rimanere radi-cato nel passato e non ha la voglia di migliorarsi. Il ruolo dell’opera-tore d’accoglienzadeve ancora es-sere completato nelle sue funzioni ed attività, ma le fondamenta per creare una sanità migliore stan-no nell’impegno degli operatori e nella capacità di proiettarsi nel futuro accettando i cambiamenti, il cambiamento non si può attuare al 100 % senza la loro disponibilità, bisogna credere nel cambiamento e svolgere il proprio lavoro con pro-fessionalità.

6Bibliografia

(1) 30 Tesi sull’Ospedale per Inten-sita’ di Cura,Team del Progetto Ver-so l’Ospedale per Intensita di Cura. Progetto di ricerca-azione per sup-portare il cambiamento nelle Azien-

de della AV Centro Laboratorio MeS Scuola Sant’Anna Pisa Azien-da USL 3 Pistoia Azienda USL 4 Prato Azienda USL 11 Empoli, in http://www.anmco.it/download/de-legazioni%20regionali/toscana/30_TESI.pdf.

(2) La nuova formula per l’assisten-za ospedaliera, 4 nuovi ospedali in Toscana http://www.regione.tosca-na.it/regione/multimedia/RT/documents/2012/06/19/7417f4a251a316c3ca7859d52867656f_brochure-pratoweb.pdf.

Don Bosco a SienaMarco Muzzi

Salesiano Cooperatore del Centro di Siena

L'urna che contiene una reliquia di Don Bosco sta facendo il giro del mondo, fino al 15 agosto 2015, duecentesimo anniversa-rio della nascita del santo. Si è fermata anche a Siena, pro-

veniente dalla vicina Colle Val d'Elsa questo 22 ottobre. Colle è l'avamposto salesiano nelle no-stre terre, lì i salesiani operano dal lontano 1950, ma anche a Siena, da pochi anni , è nato un

gruppo di salesiani cooperatori, quindi laici, presso la parrocchia di San Pietro alla Magione dove continuano l'ormai consolidata presenza nell'oratorio fondato da don Alberto Luzzi.

7E' stato un giorno di gran festa, di grazia p a r t i c o l a -re che ci ha c om m o s s o e fatto ri-flettere su quanto si può fare di buono con rette inten-zioni, con buona vo-lontà...

Fare del no-stro meglio, come dico-no gli scout. Quel che manca a noi ce lo mette Nostro Si-gnore. L'urna è entrata a Siena da Porta Camollia, di prima mattina, accolta dal Vescovo e dal nostro piccolo popolo (molti e bravi i giovani che fino all'arrivo del corteo hanno fatto canti e ani-mazione seguendo l'apposito ca-mioncino).

Dopo poche decine di metri la prima sosta, davanti alla nostra chiesa parrocchiale, per pregare tutti insieme, presente il parroco don Floriano. Poi verso il centro della città e l'ultimo tratto con l'urna sospinta dai nostri ragaz-zi, preceduta dai piccolini che spargevano fiori, foglie e bacche dell'autunno.

A San Francesco l'abbraccio del-la città si è fatto più forte, c'erano i bambini delle scuole cattoliche accompagnati dalle suore, cia-scuno con un palloncino e impe-gnati nei canti, con un girotondo finale intorno a tutta la grande

piazza. Emozioni fortissime, in tanti toccano l'urna commossi, fanno il segno della croce, fuori e dentro la chiesa. Parla il sinda-co, dice cose bellissime il poeta Massimo Lippi.

Poi la Messa e la benedizione con le Sacre Particole e tanta gente, di tutte le età, strette intorno al santo a parlargli dei propri vivi e dei propri morti.

Ma perchè proprio a San Fran-cesco? Perchè è qui che il grande vecchio, ubbidiente e amorevole, venne nel 1887 per acquistare al-cuni ornati marmorei degli alta-ri... Furono montati nella Chiesa del Sacro Cuore a Roma, a Siena non servivano più, San Francesco era assai malcon-cia e chiusa da tempo.Quando viene a Siena, don Bo-sco è già molto malato (morirà all'inizio dell'anno seguente) ma, nonostante le sue condizio-ni, si dedica alla costruzione della Chiesa romana a partire

dal 1880, in obbedienza a Leone XIII.

Per portare a termine questo gra-vosissimo compito sappiamo che fa due viaggi a chiedere elemosine in Francia (1883 e 1884) e in Spa-gna (1886). Spende le sue ultime energie e in questi paesi le folle gli tributano accoglienze trion-fali.

Del suo silenzioso passaggio a Siena abbiamo invece solo il rac-conto di padre Felice Rossetti in un suo libro dove si cita lo sto-rico senese Virgilio Grassi che aveva raccolto il racconto di un testimone oculare, impressio-nato dalla giovialità e festosità del santo. Don Bosco si tratten-ne qualche giorno e pregò danti alle Sacre Particole nella Cap-pella del Seminario. Dopo più di cento anni è tornato fra noi e la nostra comunità lo ha accolto fe-stosamente.

Cicogna Gialla Roberto Bruttini

Accogliamo con piacere questo contributo che il collega Roberto ha voluto offrire all’elicottero Pegaso, il servizio di elisoccorso, presente in Toscana dal 1999, attivato per fornire supporto medico immediato e per trasportare rapidamente un paziente in una struttura sanitaria. Questo elicottero che spesso sentiamo passare sul nostro cielo con il suo carico umano di dolore, di spe-ranza e professionalità.

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‘Cicogna gialla’ti ascolto avvicinare dalla parte del marecome il bussare lontano di un temporale

Certo non potrai più confonderti con un gabbiano biancoSei dipinta di altro colore

senza nel becco il fagotto rosa o celesteFelicità tanto desiderata quanto il pane affamato di carità

Ti resta soltanto come suono quello di una sirena a metà

Oggi sei un ‘cavallo alato’ con ali a motore Porti supino nel ventre il dolore

la stessa vita ora gravemente feritaStai già atterrando nel tuo spazio segnato

Chissà se quel figlio malatoriesce a scorgere quelle figure leste arancioni e grigie?

Hanno le divise gonfie come l’imbuto legato al paloche misura l’umore del vento

A quest’ora il suo volto sarà già all’internoabbagliato dal fascio corto di un faro fermoMano a mano la sala si muoverà tra il verde

Le feritoie del ricordo si chiuderanno sulla pelleIl futuro scampato guiderà il tuo nuovo cuore lungo

la strada della menteAnch’io riprendo il cammino da questo ospedale

dove lavoro e sento

Le Grotte di Frasassi: memorie di una gita

Chiara Salvini

Il giorno 21 settembre 2013 il gruppo dell’ACOS ha partecipato alla gita alle Grotte di Frasassi e Gubbio.

Partiti alle 6.30 siamo giunti verso le 10.00 a Frasassi e con la navet-ta siamo arrivati fino all’ingresso delle grotte dove ci attendeva la guida.

La visita delle grotte è stata vera-mente affascinante, tutti i par-tecipanti hanno dimostrato en-tusiasmo e hanno ascoltato con interesse tutto ciò che la guida con professionalità ha raccontato sulla scoperta delle grotte e spiegato le modalità di costruzione delle sta-lattiti e delle stalagmiti, i minerali

e le rocce presenti.La guida ci ha informato che le grotte furono scoperte da due spe-leologi che nel giugno del 1971 videro un foro e sentirono un grande soffio di vento, entrarono ma non furono in grado di esegui-re alcun tipo di lavoro perché non avevano nessun tipo di strumento. Per questo il 25 settembre 1971 vi ritornarono con l’attrezzatura necessaria e fu così che si ritrova-rono davanti lo spettacolo che an-cora oggi tutti i visitatori possono ammirare: “La Grande Grotta Del Vento”. Nei mesi successivi continuarono ad esplorare il territorio e così fu-rono scoperte altre stanze ricche di stalattiti e stalagmiti che formano spesso delle figure pittoresche.

Dopo pranzo abbiamo fatto una piccola sosta alla bellissima Abba-

zia di San Vittore in stile romanico e all’adiacente Museo Speleo- Pa-leontologico e Archeologico dove fra i tanti reperti si può ammirare l’Ittiosauro fossile di straordinaria importanza scientifica rinvenuto il 20 luglio 1976.

Verso le 16.00 siamo arrivati a Gubbio, città umbra importante nel passato perché si trova nella via di comunicazione tra il Tirreno e l’Adriatico. La città di Gubbio è strettamente legata alla storia di San Francesco e infatti possiamo ammirare la omonima chiesa. Di elevata importanza sono il Palaz-zo Pretorio, Palazzo dei Consoli, il Palazzo Ducale e anche la Catte-drale di Santi Mariano e Giacomo. Molto d’impatto è l’arrivo a Piazza Grande con la vista panoramica sulla cittadina e con i bei palazzi di vario stile architettonico.

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15 e 21 ottobre 2013

La Porta del Cielo incontro con il sublime

Alberto Pirozzi

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Giornata piovosa fin dalla mat-tina, proprio oggi che avevo final-mente deciso di partecipare alla vi-sita della Porta del Cielo, occasione unica e rara di vedere dall’alto, da prospettive insolite, il Duomo di Siena, o meglio la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunta, sim-bolo storico della città ed una delle più belle cattedrali d’Italia.

Piove a dirotto e si avvicina l’ora della visita…poi d’improvviso co-mincia a spuntare il sole, che in poco tempo libera il cielo da molte delle nuvole illuminandolo con una luce insolita…sarà un se-gno!…con tutta la mia famiglia ci avviamo, muniti di macchina fotografica e telecamera. Arriviamo in Piazza del Duomo dove ancora una volta questa opera grandiosa mi lascia senza fiato… la

luce del sole sembra far risplendere maggiormente i marmi, le guglie, le statue e la grande vetrata. L’entrata è nella torre di destra che fiancheggia la facciata, dov’è inse-rita una scala a chiocciola quasi segreta, perché nascosta alla vi-sta dei visitatori, che ci conduce verso il ‘cielo’ del Duomo.

Salendo la scala pensata e costruita con una precisione ed una solidità che lasciano senza parole, si può notare che alcuni blocchi della co-struzione, sono in alabastro ed illu-minano l’ascesa con una luce natu-rale decisamente insolita, salendo poi alcune aperture permettono di guardare la piazza ed il Santa Ma-ria della Scala da un’angolazione suggestiva. Siamo nel sottotetto del Duomo, un camminamento curato e retto da travi e travicelli si apre

davanti agli occhi, i lavori erano precisi e ben curati nulla era la-sciato al caso, perfino l’acqua pio-vana, sempre preziosa risorsa, era fatta incanalare in un sistema di gronde e canali che alimentava un vicino forno.

Nel sotto tetto sono stati raccolti e mostrati molti degli strumen-ti e materiali utilizzati dai co-struttori e manutentori di que-sta opera, ed è perfino visibile le modalità con cui gli architetti ed costruttori guidavano le mae-stranze facendo schizzi e misure sui marmi interni al sottotetto.

Ammirare da vicino le vetrate con la rappresentazione degli apostoli e ve-dere l’interno della cattedrale con le straordinarie tarsie marmoree dei suoi pavimenti è qualcosa di incredibile.

Quale medicina: tra globalizzazione, sostenibilità e personalizzazione delle cure

riflessioni dal convegno di Padova

Marina Bossini e Cinzia Della Scala Gambini

“Cogliere tutta la complessità della medicina moderna – nonché dei suoi obiettivi, delle sue pratiche, del personale che la esercita e delle sue istituzioni – è tutt’altro che fa-cile, anche quando si fa riferimento a un solo paese; ma quando il ter-mine di riferimento è la scena in-ternazionale, la difficoltà aumenta. A tutt’oggi, c’è ancora un enorme divario tra la qualità dell’assisten-za medica offerta nei vari contesti, che fa sì che i benefici derivanti dai successi scientifici non siano di-

stribuiti in modo omogeneo.”Così la dott.ssa Flavia Caretta, del Dipartimento di Geriatria dell’U-niversità Cattolica del Sacro Cuo-re, ha commentato la necessità di confrontarsi per garantire nel no-stro paese, e non solo, sostenibilità delle cure, equità e innovazione. Proprio da queste sfide ha preso le mosse un convegno promosso da Medicina, dialogo e comunione – associazione interdisciplinare e in-terculturale nata a Roma nel 2003 -, che ha visto riuniti a Padova il 18

e 19 ottobre 250 operatori sanita-ri provenienti da 19 paesi dei vari continenti, delle diverse professio-ni sanitarie, ma anche giuristi, so-ciologi ed economisti.Secondo il sentire comune, si av-vertiva di essere stati portati fuori dalla palude delle difficoltà quoti-diane apparentemente insormon-tabili, per godere di un bagno ri-generante in una mentalità nuova, universale, aperta, vincente. Anche dalle autorità politiche e scientifi-che presenti, ci è sembrato di co-

12Camminando mi guardo in giro e viene spontaneo chiedersi come vi-vevano a quel tempo, come faceva-no a costruire opere cosi imponen-ti con gli attrezzi del tempo, e con quale impressionante precisione e bellezza lo facevano…

Si procede con la visita e si passa sul lato esterno in uno stretto per-corso che ci da una vista del retro della facciata e del campanile, dove si nota che la parte non visibile è stata costruita in mattoni e non in marmo come il resto della costru-zione, anche a quei tempi seppur nell’enormità e nella ricchezza dei materiali si teneva sotto controllo la spesa... Con la luce del sole che ha schiarito il cielo la vista panora-mica è incredibile.Continuiamo e riesco a vedere da

vicino il tetto stellato del duomo, bellissimi i dettagli e la cura con cui furono realizzati ed ancora sono lì ad incantare, anche se avrebbero bisogno di un restauro…, le vetra-te illuminate e cosi vicine lasciano veramente stupefatti. La possibilità di osservare l’altare maggiore, e da così vicino la copia della vetrata di Duccio di Buoninsegna è veramen-te qualcosa di unico.

Poi di nuovo sull’esterno, stavolta sul lato opposto, ancora viste in-credibili ed insolite della città, poi si passa sul davanti del Duomo e posso fotografare il cielo di Siena dalle ali di uno degli angeli della facciata.

Infine, purtroppo, cominciamo a discendere dalla scala a chiocciola

e scendendo si notano delle inci-sione di anni in cui probabilmente maestranze hanno lavorato in que-sta costruzione perfetta.

Il Duomo di Siena, tutti i giorni da millenni è lì fotografato, ripreso, visitato da milioni di persone e la visita, veramente incredibile, del-la porta del Cielo ci richiama alla mente che, come ricordato in un celebre film, “dobbiamo guardare sempre le cose da angolazioni di-verse” ed effettivamente il mondo appare diverso da quassù… e che “proprio quando crediamo di co-noscere qualcosa che dobbiamo guardarla da un’altra prospettiva”.

Tante volte ho visto il Duomo di Siena ma mi sono reso conto di non averlo mai guardato…

Il Convegno Nazionale a Taranto: una prima riflessione “a caldo”

Federica Cavallaccio

Nei giorni 8 e 9 Novembre si è svolto a Taranto il Convegno Nazionale ACOS per l’anno 2013 dal titolo “L’operatore sanitario: una scelta di vita a servizio della persona malata”.

Tale concezione ci porta a mostrare le nostre migliori qualità anche nel lavoro.

Ciò che più mi ha colpito in questo mio primo Con-vegno ACOS è aver visto unione, speranza e fiducia tra vari specialisti della salute nel porre l’accento su

l’importanza dei valori che la fede cristiana ci ha insegnato e su l’importanza di trasmetterli a chi ci circonda, soprattutto se costui è una persona malata che, secondo la concezione olistica, ha bisogno di persone che si prendano cura di lui non solo a livello fisico, ma anche psicologico, sociale, morale.

Vi ringrazio, per l’accoglienza e soprattutto perché mi avete dato la speranza che qualcosa può cambia-re, che la società si può muovere anche a favore del cittadino.

gliere una risposta molto positiva.Nel convegno è stato evidenzia-to come “gli enormi sviluppi nel campo tecnologico applicato alla medicina abbiano comportato un progresso impensato nelle capaci-tà diagnostiche e terapeutiche, con biotecnologie sempre più sofisti-cate e costose. Nello stesso tempo, un’ampia parte di umanità ancora soffre e muore per cause che sono assolutamente prevedibili e preve-nibili”. E’ anche emerso come an-che nei paesi più ricchi i problemi non manchino. In questi ultimi, i limiti sempre maggiori delle ri-sorse pubbliche inducono i siste-

mi sanitari a rivedere l’erogazione dei servizi, con il rischio di ridur-li, renderli più costosi per l’uten-te, maggiormente burocratizzati e spersonalizzati.L’organizzazione sanitaria e cia-scun atto clinico sono considerati appropriati se rispondono a criteri di efficacia e di efficienza. Nessuno è contrario all’innovazione, è stato però sottolineato come il persegui-re dell’innovazione tecnologica o l’aumento dell’offerta non coincide necessariamente, in un dato con-testo, con quello che è giusto rea-lizzare nell’ottica dell’equità e della sostenibilità.

I sistemi sanitari di quasi tutti i pa-esi del mondo stanno affrontando le conseguenze di una serie tumul-tuosa di cambiamenti che porta-no inevitabilmente conseguenze sull’insieme delle relazioni fra la popolazione assistita e i professio-nisti che vi operano.

Oggi più che mai è necessario co-niugare sostenibilità delle cure ed equità sociale, ricordando a noi stessi che l’innovazione tecnologi-ca non può che accompagnare una attenzione crescente al rapporto medico-paziente.

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le relazioni del Convegno Nazionale

sono scaricabili dal sito www.acos-nazionale.it

14Agenda appuntamenti

2 dicpresentazione libro

presentazione in prima nazionale del libro “L’ ABC della Bioetica” del Dott. Carlo Valerio Bellieni

ingresso libero

Il giorno 17 ottobre ci ha preceduto nella casa del padre la nostra collega Barbagli Cocchia Elia, infermie-ra iscritta all’Acos fin dai tempi della sua istituzione. Generosa verso gli altri e sempre pronta a prodigarsi nell’ aiuto al prossimo, Elia ha saputo interpretare nella vita di ogni giorno il comando evangelico. La ricordiamo nella preghiera .

15

Domenica 15 dicembre, con

la Santa Messa delle 16.30, presso la Cappella ospedaliera del Policlinico senese S. Maria alle Scotte, si concluderà l’anno della fede (evento già avvenuto nelle Diocesi il 24 novembre u.s.) alla presenza degli ammalati e degli operatori sanitari.La S. Messa verrà celebrata dal Padre Guar-diano Daniele Bertaccini del Convento del-la Maddalena di Montepulciano, che, oltre a farci riflettere su questo anno, importantis-simo per la vita spirituale di ogni cristiano, ci richiamerà anche ad un ripensamento sul Natale ormai vicino, evento straordinario di pace, salvezza e di “povertà”, intesa come sincero distacco da tutte le cose materiali, su-perflue ed inappaganti, come più volte ci ri-

corda il nostro umile papa Francesco.In questa occasione si terrà la cerimonia del tesseramento dell’associazione ACOS, sem-pre presente ed attiva nel nostro ospedale, sollecita ad alleviare, sorretta dalla parola evangelica, il peso delle tribolazioni di colo-ro che si trovano nel nostro policlinico. Sarà per tutti una cosa gradita festeggiare insieme questo solenne appuntamento per l’ACOS, che, come recita il loro statuto, è” un’ associazione di persone che si impegna-no liberamente in forma comunitaria ed orga-nica per il proprio perfezionamento morale e professionale, per la promozione cristiana dei servizi sanitari-assistenziali e degli ambienti socio- sanitari.”

Il Cappellano Coordinatore (don Sergio Graziani)

15 dic

tesseramento

25 genEvento formativo

17 dicS.Messa del malato

Come ogni anno festeggiamo il S.Natale insieme ai malati del policlinico S.Maria della Scala di Siena con la celebrazione della Santa Messa alle ore 16,00 presso il corridoio antistante il primo lotto. La cerimonia sarà officata da sua Eccellenza Mons. Antonio Buoncristiani, Arcivescovo di Siena e sarà animata della corale del policlinico guidata dal maestro Marta Sabbatini.

primo annuncio

Il prossimo 25 gennaio in occasione della preparazione alla Giornata Mondiale del malato, si terra a Siena un evento formativo gratuito aperto a tutti dal titolo “Oltre le frontiere - l’organizzazione sanitaria a servizio della persona malata” accreditato presso la Regione Toscana.

locandina e programma saranno pubblicati da gennaio nel sito nazionalewww.acos-nazionale.it

16ACOS

Carissimo, l’adesione all’Acos è importante perché è attraverso di essa che possiamo riaffermare il nostro impegno di operatori sanitari cattolici e portare un contributo di idee e di presenza nel mondo sanitario odierno. L’Acos non ha risorse economiche ed è solo grazie al contributo di tutti e anche tuo che ci dai questo appoggio che riusciamo tutti insieme a portare avanti, nello spirito dello statuto, i valori per i quali operia-mo. Il rinnovo dell’adesione è rimasto invariato ed è come lo scorso anno di Euro 25,00. Il periodico “La Corsia” è un sussidio inviato gratuitamente agli iscritti, che si propone come mezzo di informazione, formazione e collegamento tra gli aderenti. Non ti nascondo le difficoltà economiche che si presentano ogni volta per realizzare un numero, ma coscienti della sua importanza ci impegniamo nel realizzarlo; ogni contributo di idee, articoli, suggerimenti è ben accetto, sia da abbonati, simpatizzan-ti o lettori. Per trasmetterli oltre al servizio postale puoi utilizzare il nostro recapito e-mail: [email protected].

Con l’occasione ricordiamo che il rinnovo delle quote per l’anno 2014: quota ordinaria: € 25,00 sostenitori: € 50,00 quota simpatizzante: € 20,00 studenti: € 12,00

Chi rinnova la propria associazione e presenta un nuovo socio avrà uno sconto di € 5,00 su ogni quota.Il rinnovo potrà essere fatto direttamente in sede associativa o attraverso CCP 10591535 intestato a ACOS Siena.

Direttore responsabile: Giuseppe Marcianò

Comitato di Redazione: Donatella Coppi, Marina Bossini

Progetto grafico e impaginazione:Daniele Capperucci - Extempora

Collaborazioni:Daniela Fabbri, Marcello Boscagli

Direzione:Piazza Abbadia, 6 - 53100 Siena

Stampa:Industria Grafica Pistolesi

Numero chiuso il 11 novembre 2013.Spedizione in A. P. Legge 662/96 art. 2 comma 20/C Fil. di SienaReg. Tribunale di Siena n. 276 del 15/11/1965

Notiziario dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari

Programmaore 6,00 partenza da Siena con pulman GT parcheggio di Via Massetana Romana davanti al Bar Nanniniore 10,30 Verona - Visita alla Rassegna presso l’Arenapranzo al self service e visita libera alla città.rientro a Siena previsto per le ore 21 circa.

gita a raggiungimento minimo di 30 partecipantiiscritti ACOS quota € 55non iscritti ACOS quota € 60 la quota comprende viaggio in pulman GT, ingresso alla Rassegna Internazionale del Presepe, pranzo.

caparra di € 10,00 da versare al momento dell’iscrizione.

ISCRIZIONI entro 15 dicembreBossini Marina 335 292411 Coppi Donatella 349 1276509

Sabato 28 dicembre Gita a Verona -

30 Rassegna Internazionale del Presepe nell’arte e nella tradizione