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PARROCCHIE DI SAMMARTINI, RONCHI-BOLOGNINA E CASELLE Catechesi liturgiche Domenica 24-01-2010. 1° incontro sulla preghiera eucaristica. Conosci davvero l’Eucarestia? (In questi incontri sarà tenuto particolarmente presente il libro di Cesare Giraudo: Conosci davvero l’Eucarestia?). Conosci davvero l’Eucarestia? È la domanda che inizialmente ci poniamo, considerando soprattutto quella parte della Messa che è la preghiera eucaristica. Questa preghiera inizia dopo la liturgia della Parola e va fino alla comunione. In particolare, ci poniamo la domanda: avvertiamo ogni elemento della preghiera eucaristica come parte di un tutto, oppure la preghiera eucaristica ci appare come un insieme di orazioni più o meno indipendenti, che servono di contorno alla consacrazione? Le nostre difficoltà dipendono certamente anche dal fatto che negli ultimi mille anni l’attenzione dei teologi si è rivolta soprattutto a considerare il mistero della presenza reale del Signore nel pane e nel vino eucaristici (come avviene questa presenza , in quale istante avviene, ecc.), perdendo però di vista il significato della preghiera eucaristica come un tutto. I teologi si sono comportati come un orologiaio maldestro che, volendo scoprire il funzionamento di un orologio, lo smonta, senza più curarsi del funzionamento complessivo del meccanismo. Hanno preso una lente di ingrandimento per studiare i segreti della consacrazione, giustamente ritenuta il cuore della preghiera eucaristica, ma non hanno più considerato, nella preghiera eucaristica, il rapporto fra la richiesta della trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue del Signore (trasformazione che non è fine a se stessa) e la richiesta della trasformazione di tutta l’assemblea, che celebra l’Eucarestia, nel corpo mistico del Signore. Non così avveniva nel primo millennio della vita della Chiesa. È merito del Concilio l’avere dato nuovamente spazio al modo in cui nei primi mille anni i cristiani hanno vissuto e compreso la Messa: non nelle scuole, come nel secondo millennio, ma nella Chiesa, la Chiesa intesa non come edificio, ma come assemblea riunita per la celebrazione dell’Eucarestia. I Padri della Chiesa ed i Vescovi del primo millennio spiegavano la Messa guardando l’altare, facendosi guidare dalla liturgia e dalla Parola di Dio. I cristiani dei primi secoli studiavano così l’Eucarestia, a partire dal momento in cui la celebravano: prima pregavano e poi credevano, pregavano per sapere come e che cosa credere. Per questo sapevano cogliere meglio di noi il senso complessivo dell’Eucarestia, avevano la capacità di cogliere in modo profondo il legame fra la domanda della trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, che avviene nella consacrazione e l’altra domanda della preghiera eucaristica, che siamo noi trasformati nel corpo del Signore, nella Chiesa.

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PARROCCHIE DI SAMMARTINI, RONCHI-BOLOGNINA E CASELLE

Catechesi liturgiche

Domenica 24-01-2010. 1° incontro sulla preghiera eucaristica.

Conosci davvero l’Eucarestia?

(In questi incontri sarà tenuto particolarmente presente il libro di Cesare Giraudo: Conosci davvero l’Eucarestia?). Conosci davvero l’Eucarestia? È la domanda che inizialmente ci poniamo, considerando soprattutto quella parte della Messa che è la preghiera eucaristica. Questa preghiera inizia dopo la liturgia della Parola e va fino alla comunione. In particolare, ci poniamo la domanda: avvertiamo ogni elemento della preghiera eucaristica come parte di un tutto, oppure la preghiera eucaristica ci appare come un insieme di orazioni più o meno indipendenti, che servono di contorno alla consacrazione? Le nostre difficoltà dipendono certamente anche dal fatto che negli ultimi mille anni l’attenzione dei teologi si è rivolta soprattutto a considerare il mistero della presenza reale del Signore nel pane e nel vino eucaristici (come avviene questa presenza , in quale istante avviene, ecc.), perdendo però di vista il significato della preghiera eucaristica come un tutto. I teologi si sono comportati come un orologiaio maldestro che, volendo scoprire il funzionamento di un orologio, lo smonta, senza più curarsi del funzionamento complessivo del meccanismo. Hanno preso una lente di ingrandimento per studiare i segreti della consacrazione, giustamente ritenuta il cuore della preghiera eucaristica, ma non hanno più considerato, nella preghiera eucaristica, il rapporto fra la richiesta della trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue del Signore (trasformazione che non è fine a se stessa) e la richiesta della trasformazione di tutta l’assemblea, che celebra l’Eucarestia, nel corpo mistico del Signore. Non così avveniva nel primo millennio della vita della Chiesa. È merito del Concilio l’avere dato nuovamente spazio al modo in cui nei primi mille anni i cristiani hanno vissuto e compreso la Messa: non nelle scuole, come nel secondo millennio, ma nella Chiesa, la Chiesa intesa non come edificio, ma come assemblea riunita per la celebrazione dell’Eucarestia. I Padri della Chiesa ed i Vescovi del primo millennio spiegavano la Messa guardando l’altare, facendosi guidare dalla liturgia e dalla Parola di Dio. I cristiani dei primi secoli studiavano così l’Eucarestia, a partire dal momento in cui la celebravano: prima pregavano e poi credevano, pregavano per sapere come e che cosa credere. Per questo sapevano cogliere meglio di noi il senso complessivo dell’Eucarestia, avevano la capacità di cogliere in modo profondo il legame fra la domanda della trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, che avviene nella consacrazione e l’altra domanda della preghiera eucaristica, che siamo noi trasformati nel corpo del Signore, nella Chiesa.

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Catechesi liturgiche

Domenica 01/02/2010. 2° incontro sulla preghiera eucaristica.

Il dialogo fra sacerdote ed assemblea del popolo all’inizio della preghiera eucaristica.

La preghiera eucaristica è la parte centrale della Messa. Il nome di questa preghiera deriva dalla parola di origine greca “eucarestia”, che vuol dire ringraziamento (azione di grazie). Infatti nella preghiera eucaristica si rende grazie a Dio per tutta l’opera di salvezza che Egli ha compiuto a nostro favore attraverso Suo Figlio Gesù e le offerte del pane e del vino diventano il Corpo ed il Sangue di Cristo. Anche se si compone di alcune parti principali, la preghiera eucaristica è un’unica grande preghiera, che ha come unico destinatario il Padre. Inizia con un dialogo fra il sacerdote che presiede la liturgia e l’assemblea del popolo. Il sacerdote invita il popolo a innalzare i cuori verso il Signore e lo associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la comunità ed insieme ad essa, rivolge al Padre per mezzo di Gesù Cristo. Questo dialogo si sviluppa attraverso tre inviti del sacerdote al popolo, cui corrispondono tre risposte dell’assemblea. Il saluto iniziale del Sacerdote è: “il Signore sia con voi”. Si tratta di una preghiera che chiede per l’assemblea l’assistenza del Signore perché senza di lui noi siamo nulla. Ne è ben consapevole il popolo che con la risposta: “E con il tuo spirito” prega a sua volta perché lo Spirito Santo assista colui che presiede. Infatti come spiegano tutti i Padri della Chiesa la Messa non è un prodotto dall’operatività umana, ma è opera dello Spirito Santo che agisce nella Chiesa. L’ammonizione successiva di chi presiede: “in alto i nostri cuori” è più che un invito, è un comando a mettere via tutte le preoccupazione della vita per tendere i cuori verso Dio, come prescrive il comandamento fondamentale della fede ebraico-cristiana, secondo cui bisogna amare Dio con tutte le nostre forze. La tensione del cuore verso Dio è tanto più necessaria in quanto siamo nel cuore della Messa, quando l’assemblea che celebra sulla terra si unisce più strettamente all’assemblea degli angeli e dei santi che celebra, di fronte a Dio, l’eucarestia nel cielo. Tale tensione del cuore dovrà accompagnare la preghiera sino al suo termine. Ma, come ci ricorda S. Agostino: “Il fatto stesso di avere il cuore in alto è Dio che ve lo concede e non le vostre forze. Per questo il sacerdote dice: rendiamo grazie a Dio. Se Egli non l’avesse elevato, giaceremmo tutti a terra”. Dalla risposta conclusiva dell’assemblea: “È cosa buona e giusta” prende poi l’avvio l’orazione in cui il sacerdote dice per che cosa dobbiamo ringraziare Dio.

PARROCCHIE DI SAMMARTINI, RONCHI-BOLOGNINA,CASELLE. Catechesi liturgiche 08/02/2010. Terzo incontro sulla preghiera eucaristica. Ringraziare. All’inizio della Preghiera Eucaristica i cuori vengono rivolti al Signore. Tutti i peccati sono stati perdonati e l’assemblea è nella gioia davanti a Dio; non resta allora che ringraziarLo. Il sacerdote rivolge dunque l’invito:”Rendiamo grazie a Dio!”, cui fa seguito la risposta dell’assemblea: “E’ cosa buona e giusta”. Questa risposta è ripresa dal sacerdote che dà avvio alla preghiera eucaristica con una preghiera di ringraziamento, chiamata prefazio, dicendo: “E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie a te Signore”. E’ nostro dovere perché il ringraziamento è l’unico atto con cui l’uomo, sia pure inadeguatamente rispetto al dono, può corrispondere in modo equo e gradito all’amore ed ai doni di Dio, entrando in comunione con Lui; è fonte di salvezza perché la comunione con Dio che si realizza ringraziandoLo è la vita eterna, il paradiso a cui l’uomo fin dalle origini è stato chiamato. Nella liturgia della chiesa romana, che è la nostra, l’oggetto del ringraziamento proprio del Prefazio viene sviluppato diversamente a seconda delle letture della Messa e del carattere della festa che si celebra. Ci sono infatti moltissimi Prefazi fra cui il sacerdote può scegliere, che hanno comunque tutti in comune un duplice ringraziamento che è reso a Dio: si rende grazie per i doni della creazione e soprattutto per l’opera di salvezza del Signore Gesù. I Prefazi, presi nel loro insieme, formano un compendio dell’intera storia della salvezza. Il ringraziamento a Dio che si esprime attraverso di essi va perciò al di là di quello che nel linguaggio comune si intende per ringraziamento, per divenire espressione della nostra fede nell’opera di salvezza di Dio e confessione del nostro peccato, a lode del Dio che, fedele alle sue promesse, si mette alle spalle la nostra indegnità, così come possiamo leggere nella Bibbia e soprattutto nei Salmi. Con la riforma liturgica del Concilio è stato ricuperato in pienezza il valore del Prefazio, preghiera fra le più antiche, che va vista non come semplice premessa alla Preghiera Eucaristica, ma come sua parte integrante e principale. Infatti il ringraziamento che il Prefazio inaugura è ciò che anima tutta la Preghiera Eucaristica in ogni sua parte. Tutta la Preghiera Eucaristica è ringraziamento, ringraziamento nostro verso la Santa Trinità e soprattutto azione di grazie di Gesù nei confronti del Padre, come vediamo che Egli fa anche nell’Ultima Cena. Di questo è stato sempre consapevole la Chiesa, sin dai primi secoli, al punto da chiamare Eucarestia(cioè ringraziamento) non solo la preghiera centrale della Messa, ma tutta la liturgia della Messa ed il Corpo ed il Sangue del Signore Gesù presenti sull’altare. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Un’ importante testimonianza su come l’Eucarestia veniva celebrata nel secondo secolo dopo Cristo ci è stata lasciata dal martire e Padre della Chiesa Giustino: “Nel giorno che chiamano Giorno del sole[ è la nostra Domenica]…si fa un raduno in uno stesso luogo, e si leggono le memorie degli Apostoli e gli scritti dei profeti[sono gli scritti dell’Antico e Nuovo Testamento]. Poi, una volta che il lettore ha terminato, colui che presiede con un discorso ammonisce ed esorta all’imitazione di queste belle cose[è l’omelia ]. Poi ci alziamo tutti insieme ed eleviamo suppliche[è la preghiera dei fedeli. E’ stata così descritta la LITURGIA DELLA PAROLA]. Allora…,non appena abbiamo terminato la supplica, si porta del pane, del vino e dell’acqua, e colui che presiede innalza in pari tempo suppliche ed azioni di grazie (è la Preghiera Eucaristica) quanta è la sua forza, e il popolo approva per acclamazione dicendo Amen. Quindi gli elementi sui quali sono state rese grazie vengono distribuiti [è la comunione] e sono ricevuti da ognuno; e per mezzo dei diaconi ne viene mandata parte anche a coloro che non sono stati presenti[ è stata descritta la LITURGIA EUCARISTICA]. Coloro che sono nell’abbondanza, e vogliono dare, danno a discrezione quello che ognuno vuole, e quanto è raccolto viene depositato presso colui che presiede; ed egli stesso presta soccorso agli orfani e alle vedove e a quanti sono trascurati per malattia o per altra causa, e a quelli che sono in carcere, e a coloro che soggiornano come stranieri: in poche parole, egli si fa provveditore per tutti coloro che sono nella necessità[Eucarestia e Carità sono strettamente unite].

PARROCCHIE DI SAMMARTINI, RONCHI-BOLOGNINA, CASELLE. Catechesi liturgiche 15/02/2010. Quarto incontro sulla preghiera eucaristica. Il “Santo” La preghiera di ringraziamento, posta all’inizio della preghiera eucaristica, raggiunge la sua pienezza quando tutta l’assemblea proclama la santità di Dio dicendo:” Santo,Santo, Santo il Signore Dio dell’Universo”. Questa acclamazione, che si innalza dall’assemblea di coloro che sulla terra celebrano l’Eucarestia, è la medesima acclamazione che, nel libro del profeta Isaia, il coro degli angeli eleva a Dio nei cieli(Isaia6,3). Questa preghiera, che la chiesa eredita dalla liturgia ebraica, esprime l’adorazione delle creature verso il loro creatore, Santo perché unico Dio, radicalmente diverso dalle creature e tuttavia pieno di cura per ciascuna di esse. Ogni creatura, animata ed inanimata, coinvolta in questa preghiera, glorifica Dio ed è riempita della Sua gloria, conseguendo il fine di lodare Dio per cui è stata creata. Questa pienezza di lode può compiersi sia perché gli angeli scendono dal cielo per svolgere nella nostra assemblea terrena il loro servizio di collegamento fra Dio e gli uomini, sia perché l’assemblea della chiesa pellegrina sulla terra, esposta a tutte le difficoltà della storia, viene trasferita nel cielo, formando un’unica assemblea con gli angeli e con i santi, con i santi venerati sugli altari e con quelli delle nostre case. Avviene così

che la preghiera della chiesa in cammino, insidiata dalle tribolazioni, è potentemente soccorsa dalla preghiera, che non viene mai meno, di coloro che sono già definitivamente con il Signore. L’acclamazione del “Santo” in virtù di questa comunione fra cielo e terra diventa allora per la chiesa terrestre anticipazione della venuta del Signore e del banchetto finale nel suo Regno, anticipazione che rende possibile vivere nella storia, condotti dallo Spirito di Dio. Ma tutto questo si realizza solo per grazia, attraverso la nostra partecipazione all’ascensione di Gesù al cielo, che ha portato nei cieli la nostra umanità. Per questo la preghiera del “Santo” prosegue benedicendo il Signore Gesù: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Questa unione dell’assemblea celeste e terrestre non è un dato di minore importanza od isolato dal resto della Messa. Spesso si è spiegata l’eucarestia chiedendosi soprattutto come e quando avviene la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, ma la preghiera del “Santo” ci suggerisce che quello che succede al pane ed al vino avviene perché qualcosa succede a noi, alla Chiesa.

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Catechesi liturgiche 21/02/2010. Quinto incontro sulla preghiera eucaristica. L’Eucarestia come Pasqua Con la proclamazione del “Santo” l’assemblea che celebra l’Eucarestia sulla terra si unisce al rendimento di grazie dell’assemblea celeste degli angeli e dei santi. In virtù di questa ascensione al cielo della Chiesa, la preghiera di azione di grazie diventa una memoria potente degli eventi della nostra salvezza, capace di ripresentarli, rendendoli nuovamente operanti in noi. Non è che il Signore patisca di nuovo o ripeta la Sua risurrezione, siamo invece noi ad essere condotti, in virtù della liturgia, per la potenza dello Spirito Santo, non fisicamente e tuttavia realmente, nel Cenacolo, al Calvario e al Sepolcro del Signore, per ottenere da Lui la salvezza di cui abbiamo continuamente bisogno nelle vicende della nostra vita. L’Eucarestia è dunque il ringraziamento reso a Dio per gli eventi della nostra salvezza e nello stesso tempo la loro ripresentazione nell’atto stesso del ringraziamento. Non si può capire il significato di questa ripresentazione se non si parte dalla Pasqua ebraica; infatti, è in questa festa che si colloca l’ultima cena e la passione e morte del Signore. La pasqua è la memoria che ogni anno il popolo d’Israele fa della liberazione dalla schiavitù egiziana. In quella notte ogni famiglia d’Israele doveva sacrificare un agnello e col suo sangue segnare la propria casa, in modo che l’angelo della morte non la colpisse. In memoria di questo, ogni anno Israele celebra, in quella stessa sera, una cena in cui deve essere consumato l’agnello. In questo pasto, in cui si mangiava ai tempi di Gesù un agnello sacrificato nel tempio, il padre di famiglia benedice e distribuisce ai commensali pane azzimo, cioè non lievitato, e un calice di vino. La ripresentazione annuale di questa cena per Israele non è mai stata una semplice memoria storica di un evento ormai lontano nel tempo, ma una liturgia che, celebrata per ordine di Dio, rende presente ed efficace per ogni generazione del Suo popolo la salvezza operata in Egitto. Durante la celebrazione della cena pasquale Gesù istituì l’Eucarestia, aggiungendo alle parole del rituale ebraico una particolare benedizione sul pane, in cui disse: “questo è il mio corpo per voi” e sul calice del vino: “questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, fate questo in memoria di me”. L’Eucarestia così viene ad essere, per volontà di Gesù, il compimento della Pasqua ebraica nella Sua passione e morte, discesa agli inferi, risurrezione, ascensione, dono dello Spirito, in attesa del Suo glorioso ritorno. Così, Cristo, diventa il nuovo agnello, che con il Suo sangue ci libera dall’angelo della morte; il pane del pasto pasquale diventa il suo corpo dato in sacrificio ed il vino il suo sangue effuso per noi; la cena della notte dell’esodo diventa figura dell’Ultima Cena; Gesù succede a Mosè alla guida del popolo dei salvati. La cena pasquale ebraica diventa, nel suo compimento in Gesù, la liturgia della Messa. Ogni volta che celebriamo l’Eucarestia veniamo messi in comunione con la morte e risurrezione di Gesù, così come nel ricordo annuale della Pasqua gli Israeliti sono raggiunti dalla grazia della Pasqua dell’Egitto

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28/02/2010. Sesto incontro sulla preghiera eucaristica L’Eucarestia e lo Spirito Santo. Con l’acclamazione del “Santo” l’assemblea che celebra l’eucarestia sulla terra si unisce all’assemblea celeste degli angeli e dei santi. La preghiera di lode, che costituisce la prima parte della preghiera eucaristica, diventa allora preghiera di supplica: l’assemblea si rivolge al Padre con umile confidenza, chiedendogli di essere resa partecipe dell’opera della salvezza, per cui ha reso grazie. Tutto questo avviene per l’azione dello Spirito Santo inviato sulla Chiesa dopo l’ascensione del Signore. E’ lo Spirito che ci immette nel tempo unico ed irripetibile della croce e della glorificazione del Signore ed è Lui che agisce durante tutta la liturgia eucaristica. L’invocazione dello Spirito è dunque parte fondamentale della Messa, insieme alla memoria della nostra redenzione ed alla lode rivolta al Padre per il Cristo. Le invocazioni dello Spirito, contenute nelle nuove preghiere eucaristiche introdotte dal Concilio, sono due. Nella prima invocazione, collocata prima del racconto dell’istituzione dell’eucarestia, si chiede la trasformazione delle offerte del pane e del vino nel corpo eucaristico del Signore. Il presbitero dice: “Padre veramente santo…ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo ed il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri” (terza preghiera eucaristica). E il Padre infallibilmente esaudisce questa invocazione della Chiesa, la sposa del Figlio, nel momento in cui questa ne adempie il comando: “fate questo in memoria di me.” E’ solo nello Spirito Santo che le offerte del pane e del vino divengono il Corpo dato del Signore ed il Suo Sangue sparso ed è sempre nello Spirito che noi possiamo offrire al Padre non un sacrificio di cose materiali, ma l’offerta che il Signore fa di se stesso. La seconda invocazione dello Spirito è invece collocata dopo la consacrazione. Il presbitero, rivolgendosi al Padre, dice:” e a noi, che ci nutriamo del corpo e del sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo ed un solo spirito”(terza preghiera eucaristica). Le due richieste costituiscono un’unica supplica anche se, in mancanza di una loro contiguità nella liturgia, non è immediato coglierne il rapporto. Come l’invocazione dello Spirito sulle offerte chiede la trasformazione dei doni nel corpo eucaristico del Signore (cioè nel corpo e nel sangue del Signore), così l’invocazione dello Spirito su coloro che si apprestano a fare la comunione chiede che siano trasformati in un solo corpo, cioè nel corpo mistico del Signore che è la Chiesa. L’una trasformazione rimanda all’altra. Lo Spirito Santo trasforma le offerte perché, nutrendoci del Corpo e del Sangue del Signore, riceviamo, sempre mediante lo stesso Spirito, il dono dell’amore che ci unisce nell’unica Chiesa. Tutto questo avviene non per una nostra giustizia

di fronte a Dio, ma perché lo Spirito ci strappa dalla condizione di dispersione dovuta al peccato e ci adorna dei suoi doni spirituali per il bene di tutti. Il termine ultimo della celebrazione eucaristica è dunque l’edificazione della Chiesa, primizia dell’unità in Dio di tutta l’umanità redenta.

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Catechesi liturgiche. 7/03/ 2010. Settimo incontro sulla preghiera eucaristica. “Fate questo in memoria di me”. La Chiesa celebra da sempre l’Eucarestia nella certezza di obbedire al comando dato da Gesù nell’ultima cena: “Fate questo in memoria di me”. Perciò il presbitero dopo aver chiesto al Padre di inviare lo Spirito Santo perché i doni del pane e del vino siano trasformati nel corpo e nel sangue del Signore, si rivolge ancora al Padre. Gli racconta ciò che Gesù ha fatto in quella cena e ripete nella narrazione le parole pronunziate dal Signore sul pane e sul vino: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”…, “prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. La narrazione termina ricordando il comando del Signore di fare questo in Sua memoria. Ma il comando di Gesù: “Fate questo in memoria di me”, non si riferisce solo alla trasformazione del pane e del vino, ma riguarda tutto quanto Egli compie nella cena. Il Signore non si limita a dire: “Questo è il mio corpo, questo è il calice del mio sangue”. Egli ci invita anche a mangiare ed a bere:

ci fa Suoi commensali nella mensa del Suo Regno. Il pane ed il vino divengono realmente il corpo ed il sangue del Signore perché noi siamo realmente resi partecipi della cena che il Signore ha fatto la vigilia della Sua passione con coloro che ha amato sino alla fine. Nell’evento unico dell’Ultima Cena, il Regno di Dio si rivela pienamente come il regno dell’amore. Questo amore, che unisce il Padre con il Figlio, viene effuso attraverso la liturgia della Chiesa per la potenza dello Spirito Santo su tutta l’umanità. Ma proprio perché è la mensa dell’amore, l’Ultima Cena è anche la cena del sacrificio, a cui l’amore inevitabilmente porta il Signore. Per questo Gesù non si limita a dire: “Questo è il mio corpo”, ma aggiunge anche: “Offerto in sacrificio per voi”. L’Eucarestia contiene tutto il Triduo pasquale: il Giovedì santo, il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua, in quanto il sacrificio d’amore del Signore si compie attraverso questi eventi vittoriosi, ciascuno dei quali porta a compimento il seguente. Questa parte della preghiera eucaristica non va dunque separata da tutto il resto, considerato come una sua cornice, ma va invece colta, proprio in quanto cuore della liturgia, come strettamente unita all’intera preghiera della Messa. Per questo, alla fine del ricordo dell’ultima cena, rispondendo all’esclamazione del presbitero: “Mistero della fede”, l’assemblea dice: “Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

Alla Tua mistica Cena, Figlio di Dio, accoglimi partecipe; non dirò di questo Mistero ai Tuoi nemici, né Ti darò un bacio come Giuda, ma come il ladrone Ti confesserò: “Ricordati di me, Signore, nel Tuo regno”. (Dalla Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo).

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Catechesi liturgiche

14/03/2010. Ottavo incontro sulla preghiera eucaristica. Memori…, ti offriamo, Padre,… questo sacrificio. Il racconto dell’ultima cena termina con il comando del Signore: “Fate questo in memoria di me”. A questo comando fa seguito la dichiarazione del presbitero, rivolta al Padre, che l’assemblea eucaristica sta proprio facendo questa memoria per offrirla in rendimento di grazie: “Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della Sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie, questo sacrificio vivo e santo” (III Preghiera eucaristica). Il temine memoriale viene qui usato per indicare che, analogamente a quanto avviene nella celebrazione della Pasqua ebraica, la liturgia della Messa non è un semplice atto psicologico di ricordo del Signore, non è il ricordo di un morto, ma è la ripresentazione reale del suo sacrificio; sacrificio che non è solo la croce, ma è tutta la sua vita offerta al Padre. L’Eucarestia è infatti l’attualizzazione del mistero centrale della nostra fede: la donazione d’amore di Gesù fino alla morte e l’atto con il quale il Padre lo ha risuscitato; senza resurrezione ed il dono dello Spirito non c’è Eucarestia. Nell’Eucarestia vengono in realtà ripresentati e ricapitolati tutti gli eventi della vita del Signore, dalla nascita sino all’ascensione al cielo ed al suo ritorno nella gloria. Attraverso i segni del pane e del vino, diventati il corpo ed il sangue del Signore, cioè in modo incruento, la liturgia eucaristica inserisce nel nostro oggi il sacrificio di Cristo, che abolisce tutti i sacrifici precedenti: esso non ha bisogno di essere ripetuto, come gli antichi sacrifici; infatti il Cristo, dopo la Passione, è risorto, non muore più e, assiso per sempre alla destra del Padre, con i segni della sua Passione, intercede per tutta l’umanità. Se il sacrificio del Signore è unico, allora la Messa non è la sua ripetizione: siamo invece noi ad essere ripresentati a questo unico sacrificio.

Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

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Catechesi liturgiche 21/03/2010. Nono incontro. L’eucarestia del Cristo e della Chiesa. Subito dopo aver offerto al Padre il memoriale del sacrificio del Signore, il presbitero dice: “Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa la vittima immacolata della nostra redenzione; e a noi che ci nutriamo del corpo e del sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in

Cristo un solo corpo e un solo spirito. Egli[lo Spirito] faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito perche possiamo ottenere il regno promesso”.(Dalla terza preghiera eucaristica). L’assemblea eucaristica, che sa di essere fatta di peccatori, chiede al Padre di riconoscere presente nell’offerta della Chiesa il Signore Gesù, nell’atto in cui Egli pone se stesso, in nostra vece, come vittima sacrificale gradita al Padre. Al centro dell’eucarestia della Chiesa vi è dunque l’Eucarestia del Signore, cioè il ringraziamento che Egli, come sommo sacerdote, rivolge al Padre per il dono della redenzione, insieme all’offerta di se stesso come nuovo agnello pasquale sacrificato per noi . L’Eucarestia della Chiesa non potrà allora avere diverso contenuto da quello posto dal Signore stesso nella Sua Eucarestia; non potrà dunque essere altro che il ringraziamento rivolto al Padre da parte di tutto il popolo di Dio, nella forza dello Spirito Santo, per quanto il Signore Gesù ha operato una volta per tutte per la nostra salvezza. Ma perché l’eucarestia che celebriamo venga assunta realmente dall’Eucarestia del Signore, la liturgia ci fa a questo punto invocare lo Spirito Santo chiedendo di diventare in Cristo un solo corpo ed un solo spirito, cioè di essere trasformati nella Chiesa, che è il Corpo Mistico del Signore. Uniti fra di noi dall’amore fraterno ed in piena comunione con il Signore, possiamo allora rivolgere allo Spirito l’ulteriore richiesta di renderci, a somiglianza del Signore, un sacrificio gradito al Padre. Questo avviene in quanto in virtù della liturgia siamo resi partecipi nel concreto della nostra storia alla passione ed alla risurrezione del Signore. Come il Signore anche noi diventiamo coloro che offrono in sacrificio la loro vita. La liturgia eucaristica diventa pienamente azione di Cristo e insieme azione della Chiesa: nell’offerta che Gesù fa di se stesso al Padre, anche noi siamo offerti insieme a Lui. In questo modo l’Eucarestia del Cristo, ricapitola e rende presente tutta la storia della salvezza, dalla creazione fino al suo glorioso ritorno ed insieme assume in questa storia della salvezza tutta la nostra storia e quella dell’umanità intera: ” Il mistero è l’eucarestia del Cristo, nella quale è tutto, tutta la creazione, tutto l’uomo, tutta la storia, tutta la grazia e la redenzione: tutto Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: per Gesù, Dio e Uomo, nell’atto operante in noi, della sua morte di croce, della sua risurrezione ed ascensione alla destra del Padre, e del suo glorioso ritorno”. (Dalla: “Piccola Regola”, di Don Giuseppe Dossetti) .

------------------------------------------------------------------------------------------------Lo schema che qui viene presentato riassume la struttura dell’intera preghiera eucaristica del messale romano, evidenziandone le varie parti. Queste parti vanno considerate nel loro armonico insieme, per cui formano un’unica preghiera al Padre. Si può notare che nelle preghiere eucaristiche romane, il blocco costituito dalla memoria dell’ultima cena e dall’offerta del memoriale del sacrificio di Gesù è compreso fra due importantissime invocazioni allo Spirito Santo. Nella prima invocazione il presbitero chiede che il pane ed il vino siano trasformati nel corpo e nel sangue del Signore, nella seconda invocazione chiede che anche l’assemblea sia trasformata nel corpo del Signore che è la Chiesa.

PARROCCHIE DI SAMMARTINI, RONCHI-BOLOGNINA, CASELLE

Catechesi liturgiche Domenica 2 Maggio 2010, 10° incontro sulla preghiera eucaristica. Le intercessioni L’invocazione dello Spirito Santo sui fedeli che partecipano alla liturgia, che è uno dei momenti più importanti della Messa, chiede che essi diventino in Cristo un solo Corpo ed un solo Spirito. Questa supplica allo Spirito è il fondamento di tutte le invocazioni che la seguono nella preghiera eucaristica. Infatti queste invocazioni chiedono che la grazia dell’unità in Cristo si estenda alle porzioni di Chiesa non visibilmente presenti alla liturgia. In questa unità è poi immerso dalla preghiera anche il mondo intero, in accordo alla vocazione universale della chiesa che si rivolge verso tutti gli uomini. La struttura di queste intercessioni si distingue da quella della preghiera universale dei fedeli: la preghiera dei fedeli infatti è il dilatarsi nella storia della Parola di Dio, appena ascoltata nella liturgia, attraverso una successione di invocazioni, in linea di principio indefinita, che i fedeli Gli presentano; le intercessioni invece fanno parte della Preghiera Eucaristica e anticipano, per la loro collocazione liturgica, quell’unità nel Signore di tutta la creazione, che è il fine ultimo della storia. Di questa unificazione in Dio la Chiesa è la primizia. Per questo innanzitutto nelle intercessioni viene fortemente manifestato il fatto che ogni eucarestia viene celebrata in unione con tutta la chiesa, sia celeste che terrestre, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri vivi e defunti; l’assemblea riunita si trova dunque in comunione con la chiesa intera, quella presente nella diocesi e quella diffusa su tutta la terra, di cui il Vescovo ed il Papa sono i pastori. Il loro nome viene menzionato nella preghiera per manifestare che l’assemblea aderendo ai propri pastori è espressione legittima della chiesa intera. Il presbitero che presiede la Messa lo fa come delegato dal Vescovo. Attraverso il ministero episcopale le varie liturgie che vengono celebrate nella diocesi sono ricondotte ad unità, secondo una visione che risale ai Padri della Chiesa: “ Abbiate cura di prendere parte all’unica Eucarestia: Una è la carne del Signore nostro Gesù Cristo; uno il calice per essere uniti nel sangue di lui; uno è l’altare, come uno solo è il vescovo con il collegio dei presbiteri e con i diaconi”(S. Ignazio di Antiochia). La realtà del nostro riunirci in assemblea attorno al Cristo, nella mensa eucaristica, anticipa così la nostra riunione nel Regno, in attesa del Suo ritorno e ci rende partecipi dell’effusione del Suo spirito su tutta l’umanità al fine di riunire e ricondurre al Padre tutti i Suoi figli dispersi. Le intercessioni della preghiera eucaristica in modo privilegiato introducono nella storia la dinamica nuova della risurrezione. Entrando nella liturgia dunque non fuggiamo dalla storia, ma la affidiamo al Padre, per ricevere luce dallo Spirito Santo e diventare testimoni dell’Amore dovunque il Signore voglia inviarci.

Struttura delle intercessioni della terza preghiera eucaristica:

PARROCCHIE DI SAMMARTINI, RONCHI-BOLOGNINA, CASELLE.

Catechesi liturgiche 9/05/2010. Undicesimo incontro sulla preghiera eucaristica. Amen Tutte le preghiere eucaristiche romane si concludono con una grande lode a Dio: “Per Cristo, con Cristo, in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen”. A mano a mano che si susseguono le intercessioni in cui sfocia la preghiera eucaristica, aumenta la tensione verso il Regno finale di Dio, nel quale domandiamo che il Signore ci riunisca per glorificarlo. Questa preghiera di glorificazione è dunque anche un primo esaudimento di quanto nella preghiera eucaristica viene richiesto. Tutto culmina nella lode pura di Dio, che è il fine della creazione e della redenzione. Questa preghiera conclusiva è una glorificazione della Trinità: inseriti in Cristo e nell’unità ecclesiale prodotta dallo Spirito Santo (oppure, altra interpretazione possibile, uniti allo Spirito Santo) glorifichiamo il Padre con il Cristo e per il Cristo. L’elevazione dell’ostia e del calice durante la glorificazione serve per dare ancora più rilievo alla lode che innalziamo al Padre nel Signore Gesù, piuttosto che essere un segno di offerta, perché l’offerta esplicita del sacrificio è già stata fatta precedentemente, quando il presbitero dice: “celebrando il memoriale del tuo Figlio... ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo”. L’Amen conclusivo è l’espressione della condivisione da parte dell’assemblea di quanto il sacerdote ha proclamato nella preghiera eucaristica, anche a nome di essa. La ratifica finale da parte dell’assemblea è importantissima e dovrebbe essere vibrante perché è uno dei momenti in cui culmina la partecipazione di tutta l’assemblea all’azione liturgica. È infatti l’intera assemblea ad essere il soggetto che celebra l’eucarestia. Questa consapevolezza dovrebbe guidare anche l’ascolto delle parole della preghiera eucaristica, che è certamente proclamata dal presbitero, ma non viene semplicemente ascoltata dall’assemblea. L’ascolto della preghiera eucaristica presenta, infatti, una sua particolarità che lo differenzia non solo da ogni altro ascolto, ma anche dall’ascolto della Parola di Dio, prevalentemente recettivo, volto ad accogliere, comprendere e memorizzare: l’ascolto nella preghiera eucaristica è invece un ascolto partecipante, che rivolge immediatamente a Dio ciò che ode, facendo proprio quanto viene proclamato. ________________________________________________________________________________ La parola Amen proviene da una radice ebraica (la stessa della parola ebraica corrispondente a credere), che contiene un’idea fondamentale di stabilità e verità. Questa radice viene usata nella scrittura anche per indicare la veracità di Dio, che dipende dalla sua stabilità, dalla sua fedeltà alle promesse di salvezza. Nel culto sinagogale è la risposta del popolo alle singole lodi a Dio, recitate dal celebrante. Con l’Amen il popolo si associa alla preghiera, proclamandone la verità. Il valore dell’Amen finale è espresso con forza nell’insegnamento rabbinico: “Sembra doversi dire che colui che pronuncia la benedizione è superiore a colui che risponde Amen. Ma rabbi Josè disse: Colui che pronuncia Amen è più grande di colui che pronuncia la benedizione. Rispose a lui Rabbi Nehoraj: Hai proprio ragione! Sono infatti gli scudieri che scendono per primi nella battaglia…, ma sono gli eroi che scendono dopo e vincono… Fu insegnato: Sia colui che pronuncia la benedizione, sia colui che risponde Amen ubbidiscono al comando di benedire il Signore; ma è gratificato prima colui che pronuncia la benedizione e dopo colui che risponde Amen”. “I nostri maestri insegnarono: …Non rispondere un Amen furtivo… perché non siano furtivi i tuoi giorni… Ma chiunque prolunga l’Amen, siano prolungati a lui i suoi giorni ed i suoi anni”.