1
A CONFRONTO In Germania la scheda elettorale è divisa in due parti: nella prima si vota per il candidato nel collegio, nella seconda per il partito. Nel sistema tedesco all’italiana l’elettore ha un solo voto con cui sceglie sia il candidato del collegio che la lista ad esso collegata SCHEDA ELETTORALE TEDESCA NUOVA SCHEDA ELETTORALE ITALIANA La nuova scheda elettorale a confronto con quella del sistema tedesco

parte la corsa per l’approvazione Collegi già nella legge ... · l’immancabile Travaglio. Ma l’asso è stato Di Matteo. «La lotta alla ma fia ... finitiva e irreversibile,

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: parte la corsa per l’approvazione Collegi già nella legge ... · l’immancabile Travaglio. Ma l’asso è stato Di Matteo. «La lotta alla ma fia ... finitiva e irreversibile,

Il Sole 24 Ore Politica e società 17Giovedì 1 Giugno 2017 ­ N. 144

Il confronto alla Camera. Presentato il maxiemendamento sul «tedesco»: Italia divisa in 303 «zone»

Collegi già nella legge elettorale,parte la corsa per l’approvazioneOgni forza politica dovrà presentare simbolo, programma e leaderROMA

pAlla fine di una giornata ad al­ta tensione, con le minoranze ri­maste  fuori  dall’accordo  sulla legge elettorale schierate control’iter accelerato impresso da Pd, Fi, M5s e Lega che ha sancito l’ap­prodo  in  Aula  alla  Camera  il prossimo 5 giugno e il voto entro la stessa settimana, in serata è ar­rivato in commissione Affari co­stituzionali il maxiemendamen­to del relatore Emanuele Fiano (Pd) che partorisce il tedeschel­lum. Del sistema adottato in Ger­mania riproduce l’impianto pro­porzionale, compresa la soglia disbarramento al 5%. Anche il te­desco in salsa italiana prevedeche i parlamentari siano eletti at­traverso collegi uninominali e li­stini  bloccati  circoscrizionali, ma l’attribuzione dei seggi è di­versa visto che prevalgono sem­pre i primi del listino (si legga l’articolo qui sotto). Ma il dato politico forte della giornata di ie­ri è l’accelerazione impressa: perla prima volta i collegi sono “di­segnati” direttamente nelle leg­ge elettorale, senza la tradiziona­le delega al governo che normal­mente si portava via un paio di mesi; e la Capigruppo ha deciso il

via libera entro la prima decade di giugno, nonostante la festivitàdel 2 giugno e le imminenti ele­zioni amministrative (11 giugno).Due segnali del fatto che per il momento il patto tra i grandi par­titi per approvare rapidamente la nuova legge elettorale alla te­desca e aprire così la strada del voto a settembre­ottobre regge.

Tornando ai contenuti della

legge, l’Italia (escluso il TrentinoAlto Adige in cui continuerà ad essere usato il Mattarellum) vie­ne divisa in 303 collegi (con un se­condo emendamento di Fiano è già prevista la ripartizione, comeaccennavamo, escludendo così la delega al Governo) e in 27 cir­coscrizioni che coincidono con le Regioni, tranne le più grandi (sono 2 le circoscrizioni in Pie­monte, Veneto, Lazio, Campania

e Sicilia e 3 in Lombardia). I parti­ti presentano dei listini bloccati. In prima battuta era previsto un minimo di 2 e un massimo di 4 no­mi alternati per genere, ma nella versione  finale  dell’emenda­mento sembrerebbe che il nu­mero dei canditi sia salito a 6. Perrispettare il principio dell’alter­nanza di genere è previsto cheanche nei collegi ciascun partito non passa far prevalere uno dei 2generi per più del 60%.

La ripartizione dei seggi av­viene  rigorosamente  su  base proporzionale. Al termine delloscrutinio quindi verranno con­teggiati i voti ottenuti da ciascu­na lista e in percentuale verrà as­segnato  il  numero  corrispon­dente di seggi. Viene confermataanche la norma introdotta con il Porcellum e confermata dall’Ita­licum,  ovvero  che  contestual­mente al deposito del simbolo e del programma elettorale sia in­dicato anche il «capo della forza politica», ferme restando ovvia­mente le prerogative del Capo dello Stato sulla nomina del pre­sidente del Consiglio.

L’obiettivo dei sottoscrittoridell’accordo  è  arrivare  all’ap­provazione finale al Senato en­

tro la prima settimana di luglio. Un mese dopo il via libera della Camera. La Capigruppo di Mon­tecitorio ha infatti deciso che il testo arriverà in Aula non più tardi del 5 giugno. Proprio per questo i deputati della commis­sione Affari costituzionali nonsospenderanno i lavori per la fe­sta del 2 giugno. Un tempo rite­nuto però insufficiente da chi è rimasto fuori dall’intesa ma an­che dal presidente della com­missione  Affari  costituzionali Andrea Mazziotti che ha defini­to «una forzatura inutile e svi­lente per il Parlamento» la deci­sione di Pd, Fi, Lega e M5s di «ri­durre a 2 giorni il lavoro della commissione». E c’è da credere che queste resistenze dei “picco­li” si faranno sentire ancora di più in Senato, dove i numeri sonomeno sicuri: in molti, tra i demo­cratici, temono che la scadenza del 7 luglio per il via libera defini­tivo è a rischio («basta un emen­damento  sulla  reintroduzionedelle preferenze, a scrutinio se­greto, per far saltare tutto», con­fida un senatore renziano).

B. F.Em. Pa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LISTINI BLOCCATIIl numero dei candidati è salito a sei. Nei collegi ciascun partito non può far prevalere uno dei due generi per più del 60%

Movimento 5 Stelle. Prosegue il lavoro sul programma e sulla squadra dei possibili ministri

Il M5S corteggia i pm: pronta la carta Di MatteoManuela PerroneROMA

pLo corteggiavano da tempo, co­me possibile candidato governato­re in Sicilia. Ma ieri i Cinque Stelle hanno incassato la disponibilità delsostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo ­ sotto scorta dal 1993 e pm nel processo sulla tratta­tiva Stato­mafia ­ per uno scranno più alto: quello di eventuale mini­stro tecnico di un governo penta­stellato. È stato lui la star del maxi­convegno sulla giustizia promossodal M5S a Montecitorio sulla scortadi quanto già avvenuto sui temi del lavoro e dello sviluppo economi­co, per rafforzare la nuova casacca “istituzionale” che il Movimento sta affiancando sempre di più al­l’anima di piazza. Ecco sfilare, allo­ra, tra i relatori il presidente del­l’Anac Raffaele Cantone, l’ex presi­

dente Anm Piercamillo Davigo, il presidente emerito della Corte co­stituzionale Ugo De Siervo, il Ga­rante dei diritti dei detenuti MauroPalma. Insieme a firme note e auto­revoli come Gian Antonio Stella, Donatella Stasio, Liana Milella. E l’immancabile Travaglio. Ma l’assoè stato Di Matteo. «La lotta alla ma­fia ­ ha esordito ­ dovrebbe essere quello che finora non è stato: il pri­mo obiettivo di ogni governo di qualsiasi colore e orientamento po­litico». E ancora: «Oggi per non tra­

dire e calpestare la memoria di Fal­cone abbiamo una sola strada che costerà sangue a chi avrà il coraggiodi tracciarla: dobbiamo pretendere noi  cittadini  verità  e  giustizia». Standing ovation, seguita da un’ac­cusa al «trionfo dell’ipocrisia» e alla«sterile retorica» nei giorni dell’an­niversario della strage di Capaci. La sorpresa, però, è stata un’altra. Se Davigo, applauditissimo anche lui soprattutto per le dure critiche al governo Renzi sul fronte della lotta alla corruzione, ha escluso una sua candidatura («I magistrati non so­no capaci di fare politica») e Canto­ne ha convenuto, Di Matteo ha in­vece aperto: «L’eventuale impegnopolitico di un pm non mi scandaliz­za ma penso che un’eventuale scel­ta debba essere fatta in maniera de­finitiva e irreversibile, senza poi tor­nare a fare il giudice». Un sì accom­

pagnato dall’elogio al codice etico del M5S e dalla soddisfazione di Lui­gi Di Maio («Una buona notizia»), che resta il più papabile come can­didato premier. Anche se il nome sarà scelto dalla rete. Entro luglio, sesi voterà in autunno. Sarà il prescel­to a scegliere la squadra. Quanto al programma sulla giustizia, al lavo­ro c’è in prima linea il deputato Al­fonso Bonafede. Che anticipa le li­nee guida: «Rafforzare i confini tra potere legislativo, esecutivo e giu­diziario. Fermare la longa manus della politica nelle nomine. Far ces­sare il decorso della prescrizione dal rinvio a giudizio o dalla senten­za di primo grado». Con un alt al ddlpenale: «È la logica del compro­messo. E la stretta sulle intercetta­zioni è un messaggio devastante: prefigura un bavaglio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CONVEGNO ALLA CAMERAIl magistrato promuove il codice sulle condotte censurabili e apre alla discesa in politica . Di Maio: le sue parole una buona notizia

Modelli a confronto. In Germania il vincitore del collegio entra sempre in Parlamento, in Italia posto sicuro solo per i capilista

Nel tedeschellum restano i «nominati»di Barbara Fiammeri

I l diavolo come è noto si na­sconde nei dettagli. E nelleleggi elettorali il dettaglio è

sostanza. Così dopo aver sban­dierato in lungo e in largo di volerprendere a prestito il modello adottato in Germania, andando aleggere il testo dell’emendamen­to presentato ieri dal Pd e frutto dell’accordo con Forza Italia e M5s, si scopre che dietro al tede­schellum vengono resuscitati i capilista bloccati.

Ma andiamo con ordine. Il te­deschellum  ha  adottato  dueelementi del sistema originale:la soglia al 5% per entrare inParlamento  e  la  ripartizioneproporzionale su base naziona­le dei seggi. E fin qui nulla da di­re. La fantasia italica si fa vivaperò subito dopo.

In Germania la scheda eletto­rale (si veda l’infografica qui so­pra) è divisa in 2 parti perché 2 so­no i voti: con il primo l’elettore sceglie il parlamentare del colle­gio uninominale; con il secondo adestra la lista e i deputati ad essa associati. I 2 voti possono essere disgiunti. Significa che si può vo­tare nell’uninominale un candi­dato dell’Spd e invece nel pro­porzionale una lista diversa, ad esempio la Cdu. La versione itali­ca del tedesco invece non con­sente il voto disgiunto. E quindi 

se un elettore dovesse votare ilcandidato del Pd all’uninominalee poi mettesse una seconda crocesul M5s, il voto sarebbe nullo. 

Ma c’è una seconda differenzasostanziale, guarda caso relativaalle modalità della scelta dei par­lamentari. In Germania chi vincein un collegio uninominale va in Parlamento. In Italia invece la certezza ce l’ha solo il primo del listino bloccato. Sono loro infattii primi ad ottenere l’attribuzionedel seggio e solo dopo i vincitori dei collegi uninominali. Un pa­radosso. È evidente infatti che il candidato del collegio uninomi­nale è quello con maggiore visi­bilità. È lui che l’elettore presu­me di scegliere. Invece, a decide­re ancora una volta sono le segre­terie di partito che certamente nel listino bloccato indicheran­no al primo posto i loro fedelissi­

mi, mentre il candidato dell’uni­nominale potrebbe rappresen­tare il classico specchietto per leallodole.  Come  paracadute  si prevede che se la vittoria nel col­legio è avvenuta con il 50% +1 deivoti anche il candidato dell’uni­nominale avrà il suo posto al solein Parlamento. Ma è evidenteche è un’ipotesi che rappresentaun’eccezione piuttosto rara se non inverosimile. Al momento non risulta che qualcuno tra i sot­toscrittori dell’accordo, ovvero Pd, Fi, M5s e anche la Lega si sia messo di traverso. E se Berlusco­ni non ha mai negato che i capili­sta rappresentano una conditiosine qua non, anche Renzi, Grilloe Salvini si guardano bene dal ri­nunciare al potere di deciderechi mandare a Montecitorio e Palazzo Madama.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

NIENTE VOTO DISGIUNTOLa versione italica del modellotedesco non consente il voto disgiunto: impossibile votare in modo diverso tra uninominale e proporzionale

S trada tutta in salita per il DdlRichetti che estende il siste­

ma contributivo alle pensioni di tutti i parlamentari compresi ex deputati ed ex senatori. Ieri la capigruppo della Camera ha calendarizzato la proposta del Pd al 20 giugno. Un rinvio che ha scatenato le ire del Movimento Cinque Stelle contro il Pd.

Anche al Senato i tempi sostanzialmente si allungano sul tema. Ai questori di Palazzo Madama è stato dato mandato di fare la sintesi sulle dodici propo­ste in materia per verificare «quali siano gli effetti di ogni delibera proposta». L’aggiorna­mento è previsto tra un mese, quindi entro l’estate. I questori dovranno in particolare verifi­care la compatibilità con la legge che eventualmente uscirà dalla Camera. 

Ora, considerando che l’auladi Palazzo Madama sarà impe­gnata nell’esame dagli stessi urgenti provvedimenti che arriveranno da Montecitorio, i margini per un’approvazione delle nuove norme, sia in sede di 

uffici di presidenza che di aula appare veramente ridotto.

I Cinque Stelle protestano. «Abbiamo chiesto in capigrup­po di anticipare l’esame della proposta di legge sui vitalizi, mettendola al primo punto dopo la legge elettorale ma il Pd si fa ostruzionismo da solo, nono­stante si tratti di una sua propo­sta di legge ­ dice il capogruppo alla Camera Roberto Fico ­. Il Pd spera che finisca la legislatura per non approvare la legge». D’altronde, è noto che all’inter­no del Pd ci sono alcuni dubbi sulla costituzionalità del Ddl Richetti. Il deputato Giuseppe Lauricella, ad esempio, aveva esposto alcune sue riserve in commissione Affari costituzio­nale e lo stesso capogruppo Ettore Rosato aveva ammesso la presenza di punti di vista diffe­renti nel gruppo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CAMERA E SENATO PRENDONO TEMPO

Vitalizi, esame rinviatoDal M5S accuse al Pd

Verso il processo il primofilone d’indagine sulla 

Consip. Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno chiesto il giudizio immediato per Alfredo Romeo: avrebbe corrotto il dirigente della Centrale acqui­sti, Marco Gasparri, con una tangente da 100mila euro. Il procedimento è parte dell’inda­gine sull’appalto Fm4 da 2,7 miliardi, in cui sono indagati anche Tiziano Renzi e il presun­to faccendiere Carlo Russo, accusati di traffico di influenze illecite: avrebbero mosso pressioni sull’ad di Consip Luigi Marroni, affinché creasse un vantaggio per Romeo. Stando all’accusa, Gasparri «nella sua qualità di dirigente apicale di Consip» avrebbe «favorito e avvantaggiato le società di servizi riconducibili al Romeo 

nell’aggiudicazione di appalti gestiti da Consip». La Procura approfondisce i capitoli su una presunta rivelazione del segreto d’indagine compiuta dal mini­stro Lotti e dai generali Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma, ed Emanuele Saltala­macchia, comandante della Legione Toscana. L’ipotesi è che avrebbero riferito a Marro­ni dell’esistenza dell’inchiesta, tanto che lo stesso amministra­tore della Centrale acquisti ha confermato ai magistrati di aver compiuto una bonifica ambien­tale negli uffici di Consip. I pm stanno chiarendo la posizione del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, investigatore accusato di aver falsificato una informati­va, col sospetto scopo di «inca­strare» Tiziano Renzi a fatti di cui potrebbe risultare estraneo. 

Ivan Cimmarusti

LA RICHIESTA DELLA PROCURA

Consip, «giudizio immediatoper Romeo e Marco Gasparri»

S i parte con “La Barbuta” e“La Monachina” e si proce­

derà con gli altri: la sindaca di Roma Virginia Raggi ha annun­ciato la chiusura dei nove campi rom della Capitale, che ospitano 4.500 persone, con un piano che attinge in prima battuta a 3,8 milioni di fondi Ue. La decisione viene dopo la morte delle tre sorelle nel rogo del loro camper. «Ora fermia­mo la mangiatoia che per anni c’è stata sui campi da parte della criminalità e di Mafia capitale», ha promesso Raggi. Il piano, ispirato alle strategie europee di inclusione di rom, sinti e 

caminanti, prevede un percor­so di superamento dei campi basato su scolarizzazione, occupazione, salute e abitazio­ne. Cruciale sarà il lavoro con le istituzioni, dalle Asl all’Ufficio scolastico provinciale, indi­spensabile per redigere piani individuali di intervento e sottoscrivere «patti di respon­sabilità» con i capifamiglia. Se la destra di Fdi insorge, si tratta della strada invocata dalla Comunità di Sant’Egidio. E la sindaca assicura: «Le risorse del piano non saranno sottratte alla cittadinanza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DOPO L’OMICIDIO DELLE TRE SORELLE

Raggi: chiuderò i campi rom,basta mangiatoia della mafia

LA GIORNATA Pd. «Il leader Ap? È stato ministro di tutto e non arriva al 5%»

Renzi: la manovra si faanche col voto a ottobreDuro attacco ad Alfano

Emilia PattaROMA

p«Il  terrorismo  psicologico sulla necessità di un decreto a lu­glio, che ce lo chiede l’Europa, è una barzelletta. Teoricamente sipuò votare a ottobre, succede in Germania e in Austria, non si ri­schia l’esercizio provvisorio. Poisi può votare anche in primave­ra». Il segretario del Pd Matteo Renzi va in tv da Bruno Vespa e, nel giorno in cui a Montecitorio viene depositato il maxiemen­damento  alla  legge  elettorale che recepisce l’accordo tra Pd­Fi­M5S, parla per la prima volta pubblicamente di voto anticipa­to in autunno e delle problemati­che relative all’incrocio con la sessione di bilancio che inizia il 15 ottobre con l’invio della mano­vra economica a Bruxelles. Il ri­ferimento dell’ex premier è a un generico «voto ad ottobre», ma la data segnata in rosso a Largo del Nazareno resta quella del 24 settembre, come la Germania. Quanto alla  legge di bilancio, Renzi non sembra considerarla un problema: «Gentiloni predi­sporrà la manovra o lascerà il te­stimone ad altri... Non mi pongo il tema di quando si vota ma cer­to il voto non può essere una mi­naccia, il voto è democrazia».

Tempi e modi di presentazio­ne a parte, la manovra che ha in mente Renzi è comunque «una manovra tosta per continuare a ridurre le tasse», come dice nelleconversazioni di questi giorni con i suoi, e dal suo punto di vistaè bene che a trattare su questo con Bruxelles sia un governo ap­pena insediatosi piuttosto che un governo agli sgoccioli. Con lefibrillazioni politiche in aumen­to sia nei rapporti con Mdp, che ieri non ha votato la fiducia sulla “manovrina” alla Camera, sia neirapporti con i centristi di Angeli­no Alfano esclusi dalla trattativasulla nuova legge elettorale e probabili vittime della soglia di sbarramento al 5%. Martedì, pri­ma della direzione del Pd, Paolo Gentiloni ha ricordato durante la conferenza stampa con il pre­mier canadese Justin Trudeau che «il governo è nella pienezza dei suoi poteri e manterrà gli im­pegni». Né poteva dire altrimen­ti. Ma ai margini della direzione il colloquio tra Renzi e Gentiloniè andato «molto bene», si fa sa­pere da ambo le parti. Il premier,insomma, non si metterà di tra­verso sulla strada delle elezioni anticipate qualora maturassero 

tutte le condizioni. La prima del­la quale è naturalmente il via li­bera del Senato, evento che pre­occupa non poco il Pd. D’altra parte l’ipotesi di un voto antici­pato  a  settembre­ottobre  co­mincia a venire descritta come reale anche da ministri non ren­ziani: dopo il via libera alla legge elettorale ­ si fa notare ­ la cam­pagna elettorale partirà comun­que rischiando di durare sei me­si invece di due.

C’è intanto da sottolineare ladefinitiva rottura tra Renzi e Al­fano, che nelle ultime ore aveva accusato l’ex premier di voler precipitare il Paese alle urne congravi rischi per l’economia solo per l’impazienza di tornare a Pa­lazzo Chigi (tesi sostenuta, sia pure con toni diversi, anche da­gli ex premier Mario Monti ed Enrico Letta e dal competitor in­terno di Renzi Andrea Orlando).

Ieri, dal salone televisivo di Ve­spa, il benservito di Renzi all’al­leato centrista che uscendo da Finel 2013 consentì alla legislatura di proseguire: «Alfano? Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non rie­sci a prendere il 5% è evidente che non possiamo bloccare tut­to». Immediata la replica del mi­nistro: «Renzi insulta, ma sfuggealla domanda cruciale: fa cadere anche il governo Gentiloni op­pure no?». Insomma, i rapporti tra i due principali sostenitori del governo sono ai minimi sto­rici, e anche se Alfano ha rassicu­rato sul sostegno a Gentiloni tut­to ciò non può non avere conse­guenze politiche. La soglia al 5% sbarra la strada, dal punto di vi­sta di Renzi, non solo ai centristi alfaniani ma a qualsiasi progettodi raggruppamento centrista al­ternativo al Pd. Da qui la mano tesa al ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda: «Calenda è un bravo ministro, ogni tanto leggo che potrebbe essere leader di Fi o del centro, se accettasse l’in­gresso nel Pd noi lo accoglie­remmo volentieri».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL COLLOQUIO COL PREMIERDopo la direzione di martedì colloquio tra il segretario e Gentiloni: «Tra noi tutto bene».L’«invito» a Calenda: è bravo, si iscriva al Pd

ANSA

Rassegna stampa. Matteo Renzi ha inaugurato ieri sul web un approfondimento a cura del Pd: «Ore Nove ­ Il punto della giornata»

Giustizia. Maggioranza ancora divisa su prescrizione

Il processo penale riparte:Ddl in aula dal 13 giugnopRipartirà il 13 giugno l’esame in Aula a Montecitorio del dise­gno di legge sul processo penale, che contiene la riforma della pre­scrizione e la delega sulle inter­cettazioni. La capigruppo di ieri ha ricalendarizzato il testo. Un se­gnale letto come una buona noti­zia in Via Arenula, dove il Guar­dasigilli Andrea Orlando conti­nua a chiedere che sia posta la fi­ducia, come avvenuto in Senato, per approvarlo definitivamente. Ma le incognite rimangono. Pesa­no le tensioni tra renziani e orlan­diani, rinfocolate dalla polemica sui voucher nella manovrina e dal­l’alt della minoranza dem sulla leg­ge elettorale. Resta il “no” alla fidu­cia dei centristi di Alfano, che in­

vocano di poter discutere nel me­rito  almeno  due  ritocchi  sulla prescrizione. Ma la posizione di Ap si è ammorbidita e i richiami al­la responsabilità della maggioran­za, in una fase di scontro sul siste­ma elettorale e sui tempi del voto, potrebbero non cadere nel vuoto. «È uno dei temi più approfonditi durante la legislatura», ricorda la presidente dem della commissio­ne Giustizia Donatella Ferranti, relatrice. «Mi auguro che respon­sabilmente le forze di maggioran­za riescano a chiudere». Il 15 giu­gno è atteso il focus Ocse sull’Italia,proprio su prescrizione e durata dei processi. «Il mio auspicio è po­ter dire che stavolta siamo pronti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

APPROFONDIMENTO ONLINE

Il ritratto del relatore Matteo Richettiwww.ilsole24ore.com/

A CONFRONTOIn Germania la scheda elettorale è divisa in due parti: nella prima si vota per il candidato nel collegio, nella seconda per il partito. Nel sistema tedesco all’italiana l’elettore ha un solo voto con cui sceglie sia il candidato del collegio che la lista ad esso collegata

SCHEDA ELETTORALE TEDESCANUOVA SCHEDA ELETTORALE ITALIANA

La nuova scheda elettorale a confronto con quella del sistema tedesco

U ltimo cda oggi per il diretto­re generale uscente della

Rai, Antonio Campo Dall’Orto. Durante la riunione il manager comunicherà la decisione di lasciare l’azienda, dopo aver rimesso il mandato nelle mani del ministro Padoan, annun­ciando anche di voler rinuncia­re alla buonuscita. Al cda spette­rà prendere atto della risoluzio­ne contrattuale, poi, trovata l’intesa sul successore, sarà la presidente Maggioni a convo­care una nuova riunione del cda che dovrà manifestare l’intendi­mento di nomina del nuovo dg, proponendo uno o una rosa di 

più nomi all’azionista. L'assem­bleadei soci ­ che può essere convocata in via ordinaria entro 15 giorni, straordinaria entro 8 o totalitaria, con soci e sindaci,entro 48 ore ­ formulerà poi l’intesa sul nome del successoreche verrà poi portato in cda. Secondo indiscrezioni, potreb­be svolgersi tutto in 24 ore a metà della prossima settimana. La stretta sul nome, ai più alti livelli governativi e di partito, è attesa tra il fine settimana e lunedì. L’ipotesi interna resta privilegiata. In pole ci sarebbero l’ad di Rai Cinema, Paolo Dal Brocco, e Claudio Cappon.

LA PROSSIMA SETTIMANA IL SUCCESSORE

Rai, oggi l’ultimo cdaper Campo Dall’Orto