Upload
trannhan
View
215
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
Il Sole 24 Ore Politica e società 17Giovedì 1 Giugno 2017 N. 144
Il confronto alla Camera. Presentato il maxiemendamento sul «tedesco»: Italia divisa in 303 «zone»
Collegi già nella legge elettorale,parte la corsa per l’approvazioneOgni forza politica dovrà presentare simbolo, programma e leaderROMA
pAlla fine di una giornata ad alta tensione, con le minoranze rimaste fuori dall’accordo sulla legge elettorale schierate control’iter accelerato impresso da Pd, Fi, M5s e Lega che ha sancito l’approdo in Aula alla Camera il prossimo 5 giugno e il voto entro la stessa settimana, in serata è arrivato in commissione Affari costituzionali il maxiemendamento del relatore Emanuele Fiano (Pd) che partorisce il tedeschellum. Del sistema adottato in Germania riproduce l’impianto proporzionale, compresa la soglia disbarramento al 5%. Anche il tedesco in salsa italiana prevedeche i parlamentari siano eletti attraverso collegi uninominali e listini bloccati circoscrizionali, ma l’attribuzione dei seggi è diversa visto che prevalgono sempre i primi del listino (si legga l’articolo qui sotto). Ma il dato politico forte della giornata di ieri è l’accelerazione impressa: perla prima volta i collegi sono “disegnati” direttamente nelle legge elettorale, senza la tradizionale delega al governo che normalmente si portava via un paio di mesi; e la Capigruppo ha deciso il
via libera entro la prima decade di giugno, nonostante la festivitàdel 2 giugno e le imminenti elezioni amministrative (11 giugno).Due segnali del fatto che per il momento il patto tra i grandi partiti per approvare rapidamente la nuova legge elettorale alla tedesca e aprire così la strada del voto a settembreottobre regge.
Tornando ai contenuti della
legge, l’Italia (escluso il TrentinoAlto Adige in cui continuerà ad essere usato il Mattarellum) viene divisa in 303 collegi (con un secondo emendamento di Fiano è già prevista la ripartizione, comeaccennavamo, escludendo così la delega al Governo) e in 27 circoscrizioni che coincidono con le Regioni, tranne le più grandi (sono 2 le circoscrizioni in Piemonte, Veneto, Lazio, Campania
e Sicilia e 3 in Lombardia). I partiti presentano dei listini bloccati. In prima battuta era previsto un minimo di 2 e un massimo di 4 nomi alternati per genere, ma nella versione finale dell’emendamento sembrerebbe che il numero dei canditi sia salito a 6. Perrispettare il principio dell’alternanza di genere è previsto cheanche nei collegi ciascun partito non passa far prevalere uno dei 2generi per più del 60%.
La ripartizione dei seggi avviene rigorosamente su base proporzionale. Al termine delloscrutinio quindi verranno conteggiati i voti ottenuti da ciascuna lista e in percentuale verrà assegnato il numero corrispondente di seggi. Viene confermataanche la norma introdotta con il Porcellum e confermata dall’Italicum, ovvero che contestualmente al deposito del simbolo e del programma elettorale sia indicato anche il «capo della forza politica», ferme restando ovviamente le prerogative del Capo dello Stato sulla nomina del presidente del Consiglio.
L’obiettivo dei sottoscrittoridell’accordo è arrivare all’approvazione finale al Senato en
tro la prima settimana di luglio. Un mese dopo il via libera della Camera. La Capigruppo di Montecitorio ha infatti deciso che il testo arriverà in Aula non più tardi del 5 giugno. Proprio per questo i deputati della commissione Affari costituzionali nonsospenderanno i lavori per la festa del 2 giugno. Un tempo ritenuto però insufficiente da chi è rimasto fuori dall’intesa ma anche dal presidente della commissione Affari costituzionali Andrea Mazziotti che ha definito «una forzatura inutile e svilente per il Parlamento» la decisione di Pd, Fi, Lega e M5s di «ridurre a 2 giorni il lavoro della commissione». E c’è da credere che queste resistenze dei “piccoli” si faranno sentire ancora di più in Senato, dove i numeri sonomeno sicuri: in molti, tra i democratici, temono che la scadenza del 7 luglio per il via libera definitivo è a rischio («basta un emendamento sulla reintroduzionedelle preferenze, a scrutinio segreto, per far saltare tutto», confida un senatore renziano).
B. F.Em. Pa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LISTINI BLOCCATIIl numero dei candidati è salito a sei. Nei collegi ciascun partito non può far prevalere uno dei due generi per più del 60%
Movimento 5 Stelle. Prosegue il lavoro sul programma e sulla squadra dei possibili ministri
Il M5S corteggia i pm: pronta la carta Di MatteoManuela PerroneROMA
pLo corteggiavano da tempo, come possibile candidato governatore in Sicilia. Ma ieri i Cinque Stelle hanno incassato la disponibilità delsostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo sotto scorta dal 1993 e pm nel processo sulla trattativa Statomafia per uno scranno più alto: quello di eventuale ministro tecnico di un governo pentastellato. È stato lui la star del maxiconvegno sulla giustizia promossodal M5S a Montecitorio sulla scortadi quanto già avvenuto sui temi del lavoro e dello sviluppo economico, per rafforzare la nuova casacca “istituzionale” che il Movimento sta affiancando sempre di più all’anima di piazza. Ecco sfilare, allora, tra i relatori il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, l’ex presi
dente Anm Piercamillo Davigo, il presidente emerito della Corte costituzionale Ugo De Siervo, il Garante dei diritti dei detenuti MauroPalma. Insieme a firme note e autorevoli come Gian Antonio Stella, Donatella Stasio, Liana Milella. E l’immancabile Travaglio. Ma l’assoè stato Di Matteo. «La lotta alla mafia ha esordito dovrebbe essere quello che finora non è stato: il primo obiettivo di ogni governo di qualsiasi colore e orientamento politico». E ancora: «Oggi per non tra
dire e calpestare la memoria di Falcone abbiamo una sola strada che costerà sangue a chi avrà il coraggiodi tracciarla: dobbiamo pretendere noi cittadini verità e giustizia». Standing ovation, seguita da un’accusa al «trionfo dell’ipocrisia» e alla«sterile retorica» nei giorni dell’anniversario della strage di Capaci. La sorpresa, però, è stata un’altra. Se Davigo, applauditissimo anche lui soprattutto per le dure critiche al governo Renzi sul fronte della lotta alla corruzione, ha escluso una sua candidatura («I magistrati non sono capaci di fare politica») e Cantone ha convenuto, Di Matteo ha invece aperto: «L’eventuale impegnopolitico di un pm non mi scandalizza ma penso che un’eventuale scelta debba essere fatta in maniera definitiva e irreversibile, senza poi tornare a fare il giudice». Un sì accom
pagnato dall’elogio al codice etico del M5S e dalla soddisfazione di Luigi Di Maio («Una buona notizia»), che resta il più papabile come candidato premier. Anche se il nome sarà scelto dalla rete. Entro luglio, sesi voterà in autunno. Sarà il prescelto a scegliere la squadra. Quanto al programma sulla giustizia, al lavoro c’è in prima linea il deputato Alfonso Bonafede. Che anticipa le linee guida: «Rafforzare i confini tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Fermare la longa manus della politica nelle nomine. Far cessare il decorso della prescrizione dal rinvio a giudizio o dalla sentenza di primo grado». Con un alt al ddlpenale: «È la logica del compromesso. E la stretta sulle intercettazioni è un messaggio devastante: prefigura un bavaglio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL CONVEGNO ALLA CAMERAIl magistrato promuove il codice sulle condotte censurabili e apre alla discesa in politica . Di Maio: le sue parole una buona notizia
Modelli a confronto. In Germania il vincitore del collegio entra sempre in Parlamento, in Italia posto sicuro solo per i capilista
Nel tedeschellum restano i «nominati»di Barbara Fiammeri
I l diavolo come è noto si nasconde nei dettagli. E nelleleggi elettorali il dettaglio è
sostanza. Così dopo aver sbandierato in lungo e in largo di volerprendere a prestito il modello adottato in Germania, andando aleggere il testo dell’emendamento presentato ieri dal Pd e frutto dell’accordo con Forza Italia e M5s, si scopre che dietro al tedeschellum vengono resuscitati i capilista bloccati.
Ma andiamo con ordine. Il tedeschellum ha adottato dueelementi del sistema originale:la soglia al 5% per entrare inParlamento e la ripartizioneproporzionale su base nazionale dei seggi. E fin qui nulla da dire. La fantasia italica si fa vivaperò subito dopo.
In Germania la scheda elettorale (si veda l’infografica qui sopra) è divisa in 2 parti perché 2 sono i voti: con il primo l’elettore sceglie il parlamentare del collegio uninominale; con il secondo adestra la lista e i deputati ad essa associati. I 2 voti possono essere disgiunti. Significa che si può votare nell’uninominale un candidato dell’Spd e invece nel proporzionale una lista diversa, ad esempio la Cdu. La versione italica del tedesco invece non consente il voto disgiunto. E quindi
se un elettore dovesse votare ilcandidato del Pd all’uninominalee poi mettesse una seconda crocesul M5s, il voto sarebbe nullo.
Ma c’è una seconda differenzasostanziale, guarda caso relativaalle modalità della scelta dei parlamentari. In Germania chi vincein un collegio uninominale va in Parlamento. In Italia invece la certezza ce l’ha solo il primo del listino bloccato. Sono loro infattii primi ad ottenere l’attribuzionedel seggio e solo dopo i vincitori dei collegi uninominali. Un paradosso. È evidente infatti che il candidato del collegio uninominale è quello con maggiore visibilità. È lui che l’elettore presume di scegliere. Invece, a decidere ancora una volta sono le segreterie di partito che certamente nel listino bloccato indicheranno al primo posto i loro fedelissi
mi, mentre il candidato dell’uninominale potrebbe rappresentare il classico specchietto per leallodole. Come paracadute si prevede che se la vittoria nel collegio è avvenuta con il 50% +1 deivoti anche il candidato dell’uninominale avrà il suo posto al solein Parlamento. Ma è evidenteche è un’ipotesi che rappresentaun’eccezione piuttosto rara se non inverosimile. Al momento non risulta che qualcuno tra i sottoscrittori dell’accordo, ovvero Pd, Fi, M5s e anche la Lega si sia messo di traverso. E se Berlusconi non ha mai negato che i capilista rappresentano una conditiosine qua non, anche Renzi, Grilloe Salvini si guardano bene dal rinunciare al potere di deciderechi mandare a Montecitorio e Palazzo Madama.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NIENTE VOTO DISGIUNTOLa versione italica del modellotedesco non consente il voto disgiunto: impossibile votare in modo diverso tra uninominale e proporzionale
S trada tutta in salita per il DdlRichetti che estende il siste
ma contributivo alle pensioni di tutti i parlamentari compresi ex deputati ed ex senatori. Ieri la capigruppo della Camera ha calendarizzato la proposta del Pd al 20 giugno. Un rinvio che ha scatenato le ire del Movimento Cinque Stelle contro il Pd.
Anche al Senato i tempi sostanzialmente si allungano sul tema. Ai questori di Palazzo Madama è stato dato mandato di fare la sintesi sulle dodici proposte in materia per verificare «quali siano gli effetti di ogni delibera proposta». L’aggiornamento è previsto tra un mese, quindi entro l’estate. I questori dovranno in particolare verificare la compatibilità con la legge che eventualmente uscirà dalla Camera.
Ora, considerando che l’auladi Palazzo Madama sarà impegnata nell’esame dagli stessi urgenti provvedimenti che arriveranno da Montecitorio, i margini per un’approvazione delle nuove norme, sia in sede di
uffici di presidenza che di aula appare veramente ridotto.
I Cinque Stelle protestano. «Abbiamo chiesto in capigruppo di anticipare l’esame della proposta di legge sui vitalizi, mettendola al primo punto dopo la legge elettorale ma il Pd si fa ostruzionismo da solo, nonostante si tratti di una sua proposta di legge dice il capogruppo alla Camera Roberto Fico . Il Pd spera che finisca la legislatura per non approvare la legge». D’altronde, è noto che all’interno del Pd ci sono alcuni dubbi sulla costituzionalità del Ddl Richetti. Il deputato Giuseppe Lauricella, ad esempio, aveva esposto alcune sue riserve in commissione Affari costituzionale e lo stesso capogruppo Ettore Rosato aveva ammesso la presenza di punti di vista differenti nel gruppo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CAMERA E SENATO PRENDONO TEMPO
Vitalizi, esame rinviatoDal M5S accuse al Pd
Verso il processo il primofilone d’indagine sulla
Consip. Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno chiesto il giudizio immediato per Alfredo Romeo: avrebbe corrotto il dirigente della Centrale acquisti, Marco Gasparri, con una tangente da 100mila euro. Il procedimento è parte dell’indagine sull’appalto Fm4 da 2,7 miliardi, in cui sono indagati anche Tiziano Renzi e il presunto faccendiere Carlo Russo, accusati di traffico di influenze illecite: avrebbero mosso pressioni sull’ad di Consip Luigi Marroni, affinché creasse un vantaggio per Romeo. Stando all’accusa, Gasparri «nella sua qualità di dirigente apicale di Consip» avrebbe «favorito e avvantaggiato le società di servizi riconducibili al Romeo
nell’aggiudicazione di appalti gestiti da Consip». La Procura approfondisce i capitoli su una presunta rivelazione del segreto d’indagine compiuta dal ministro Lotti e dai generali Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma, ed Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana. L’ipotesi è che avrebbero riferito a Marroni dell’esistenza dell’inchiesta, tanto che lo stesso amministratore della Centrale acquisti ha confermato ai magistrati di aver compiuto una bonifica ambientale negli uffici di Consip. I pm stanno chiarendo la posizione del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, investigatore accusato di aver falsificato una informativa, col sospetto scopo di «incastrare» Tiziano Renzi a fatti di cui potrebbe risultare estraneo.
Ivan Cimmarusti
LA RICHIESTA DELLA PROCURA
Consip, «giudizio immediatoper Romeo e Marco Gasparri»
S i parte con “La Barbuta” e“La Monachina” e si proce
derà con gli altri: la sindaca di Roma Virginia Raggi ha annunciato la chiusura dei nove campi rom della Capitale, che ospitano 4.500 persone, con un piano che attinge in prima battuta a 3,8 milioni di fondi Ue. La decisione viene dopo la morte delle tre sorelle nel rogo del loro camper. «Ora fermiamo la mangiatoia che per anni c’è stata sui campi da parte della criminalità e di Mafia capitale», ha promesso Raggi. Il piano, ispirato alle strategie europee di inclusione di rom, sinti e
caminanti, prevede un percorso di superamento dei campi basato su scolarizzazione, occupazione, salute e abitazione. Cruciale sarà il lavoro con le istituzioni, dalle Asl all’Ufficio scolastico provinciale, indispensabile per redigere piani individuali di intervento e sottoscrivere «patti di responsabilità» con i capifamiglia. Se la destra di Fdi insorge, si tratta della strada invocata dalla Comunità di Sant’Egidio. E la sindaca assicura: «Le risorse del piano non saranno sottratte alla cittadinanza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DOPO L’OMICIDIO DELLE TRE SORELLE
Raggi: chiuderò i campi rom,basta mangiatoia della mafia
LA GIORNATA Pd. «Il leader Ap? È stato ministro di tutto e non arriva al 5%»
Renzi: la manovra si faanche col voto a ottobreDuro attacco ad Alfano
Emilia PattaROMA
p«Il terrorismo psicologico sulla necessità di un decreto a luglio, che ce lo chiede l’Europa, è una barzelletta. Teoricamente sipuò votare a ottobre, succede in Germania e in Austria, non si rischia l’esercizio provvisorio. Poisi può votare anche in primavera». Il segretario del Pd Matteo Renzi va in tv da Bruno Vespa e, nel giorno in cui a Montecitorio viene depositato il maxiemendamento alla legge elettorale che recepisce l’accordo tra PdFiM5S, parla per la prima volta pubblicamente di voto anticipato in autunno e delle problematiche relative all’incrocio con la sessione di bilancio che inizia il 15 ottobre con l’invio della manovra economica a Bruxelles. Il riferimento dell’ex premier è a un generico «voto ad ottobre», ma la data segnata in rosso a Largo del Nazareno resta quella del 24 settembre, come la Germania. Quanto alla legge di bilancio, Renzi non sembra considerarla un problema: «Gentiloni predisporrà la manovra o lascerà il testimone ad altri... Non mi pongo il tema di quando si vota ma certo il voto non può essere una minaccia, il voto è democrazia».
Tempi e modi di presentazione a parte, la manovra che ha in mente Renzi è comunque «una manovra tosta per continuare a ridurre le tasse», come dice nelleconversazioni di questi giorni con i suoi, e dal suo punto di vistaè bene che a trattare su questo con Bruxelles sia un governo appena insediatosi piuttosto che un governo agli sgoccioli. Con lefibrillazioni politiche in aumento sia nei rapporti con Mdp, che ieri non ha votato la fiducia sulla “manovrina” alla Camera, sia neirapporti con i centristi di Angelino Alfano esclusi dalla trattativasulla nuova legge elettorale e probabili vittime della soglia di sbarramento al 5%. Martedì, prima della direzione del Pd, Paolo Gentiloni ha ricordato durante la conferenza stampa con il premier canadese Justin Trudeau che «il governo è nella pienezza dei suoi poteri e manterrà gli impegni». Né poteva dire altrimenti. Ma ai margini della direzione il colloquio tra Renzi e Gentiloniè andato «molto bene», si fa sapere da ambo le parti. Il premier,insomma, non si metterà di traverso sulla strada delle elezioni anticipate qualora maturassero
tutte le condizioni. La prima della quale è naturalmente il via libera del Senato, evento che preoccupa non poco il Pd. D’altra parte l’ipotesi di un voto anticipato a settembreottobre comincia a venire descritta come reale anche da ministri non renziani: dopo il via libera alla legge elettorale si fa notare la campagna elettorale partirà comunque rischiando di durare sei mesi invece di due.
C’è intanto da sottolineare ladefinitiva rottura tra Renzi e Alfano, che nelle ultime ore aveva accusato l’ex premier di voler precipitare il Paese alle urne congravi rischi per l’economia solo per l’impazienza di tornare a Palazzo Chigi (tesi sostenuta, sia pure con toni diversi, anche dagli ex premier Mario Monti ed Enrico Letta e dal competitor interno di Renzi Andrea Orlando).
Ieri, dal salone televisivo di Vespa, il benservito di Renzi all’alleato centrista che uscendo da Finel 2013 consentì alla legislatura di proseguire: «Alfano? Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5% è evidente che non possiamo bloccare tutto». Immediata la replica del ministro: «Renzi insulta, ma sfuggealla domanda cruciale: fa cadere anche il governo Gentiloni oppure no?». Insomma, i rapporti tra i due principali sostenitori del governo sono ai minimi storici, e anche se Alfano ha rassicurato sul sostegno a Gentiloni tutto ciò non può non avere conseguenze politiche. La soglia al 5% sbarra la strada, dal punto di vista di Renzi, non solo ai centristi alfaniani ma a qualsiasi progettodi raggruppamento centrista alternativo al Pd. Da qui la mano tesa al ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda: «Calenda è un bravo ministro, ogni tanto leggo che potrebbe essere leader di Fi o del centro, se accettasse l’ingresso nel Pd noi lo accoglieremmo volentieri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL COLLOQUIO COL PREMIERDopo la direzione di martedì colloquio tra il segretario e Gentiloni: «Tra noi tutto bene».L’«invito» a Calenda: è bravo, si iscriva al Pd
ANSA
Rassegna stampa. Matteo Renzi ha inaugurato ieri sul web un approfondimento a cura del Pd: «Ore Nove Il punto della giornata»
Giustizia. Maggioranza ancora divisa su prescrizione
Il processo penale riparte:Ddl in aula dal 13 giugnopRipartirà il 13 giugno l’esame in Aula a Montecitorio del disegno di legge sul processo penale, che contiene la riforma della prescrizione e la delega sulle intercettazioni. La capigruppo di ieri ha ricalendarizzato il testo. Un segnale letto come una buona notizia in Via Arenula, dove il Guardasigilli Andrea Orlando continua a chiedere che sia posta la fiducia, come avvenuto in Senato, per approvarlo definitivamente. Ma le incognite rimangono. Pesano le tensioni tra renziani e orlandiani, rinfocolate dalla polemica sui voucher nella manovrina e dall’alt della minoranza dem sulla legge elettorale. Resta il “no” alla fiducia dei centristi di Alfano, che in
vocano di poter discutere nel merito almeno due ritocchi sulla prescrizione. Ma la posizione di Ap si è ammorbidita e i richiami alla responsabilità della maggioranza, in una fase di scontro sul sistema elettorale e sui tempi del voto, potrebbero non cadere nel vuoto. «È uno dei temi più approfonditi durante la legislatura», ricorda la presidente dem della commissione Giustizia Donatella Ferranti, relatrice. «Mi auguro che responsabilmente le forze di maggioranza riescano a chiudere». Il 15 giugno è atteso il focus Ocse sull’Italia,proprio su prescrizione e durata dei processi. «Il mio auspicio è poter dire che stavolta siamo pronti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
APPROFONDIMENTO ONLINE
Il ritratto del relatore Matteo Richettiwww.ilsole24ore.com/
A CONFRONTOIn Germania la scheda elettorale è divisa in due parti: nella prima si vota per il candidato nel collegio, nella seconda per il partito. Nel sistema tedesco all’italiana l’elettore ha un solo voto con cui sceglie sia il candidato del collegio che la lista ad esso collegata
SCHEDA ELETTORALE TEDESCANUOVA SCHEDA ELETTORALE ITALIANA
La nuova scheda elettorale a confronto con quella del sistema tedesco
U ltimo cda oggi per il direttore generale uscente della
Rai, Antonio Campo Dall’Orto. Durante la riunione il manager comunicherà la decisione di lasciare l’azienda, dopo aver rimesso il mandato nelle mani del ministro Padoan, annunciando anche di voler rinunciare alla buonuscita. Al cda spetterà prendere atto della risoluzione contrattuale, poi, trovata l’intesa sul successore, sarà la presidente Maggioni a convocare una nuova riunione del cda che dovrà manifestare l’intendimento di nomina del nuovo dg, proponendo uno o una rosa di
più nomi all’azionista. L'assembleadei soci che può essere convocata in via ordinaria entro 15 giorni, straordinaria entro 8 o totalitaria, con soci e sindaci,entro 48 ore formulerà poi l’intesa sul nome del successoreche verrà poi portato in cda. Secondo indiscrezioni, potrebbe svolgersi tutto in 24 ore a metà della prossima settimana. La stretta sul nome, ai più alti livelli governativi e di partito, è attesa tra il fine settimana e lunedì. L’ipotesi interna resta privilegiata. In pole ci sarebbero l’ad di Rai Cinema, Paolo Dal Brocco, e Claudio Cappon.
LA PROSSIMA SETTIMANA IL SUCCESSORE
Rai, oggi l’ultimo cdaper Campo Dall’Orto