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Piano di classifica degli immobili
Comunità Montana del Casentino 1
Poppi, giugno 2008
Piano di classifica degli immobili
Comunità Montana del Casentino 2
Piano di Classifica degli immobili
Dirigente responsabile: Arch. Roberto Brami
Coordinamento: Ing. Mauro Casasole
Gruppo di lavoro:
Dott. Franco Fambrini ( aspetti giuridici)
Dott. Paolo Grifagni (aspetti giuridici)
Ing. Massimo Cerofolini Soc. Edisoft (aspetti applicativi)
Sig. Gabriele Scannerini – SCA.gest (aspetti applicativi)
Dott. For. Marcello Miozzo – D.R.E.AM. Italia (applicazioni G.I.S.)
Dott. For. Fiamma Rocchi – D.R.E.AM. Italia (analisi territoriali)
Piano di classifica degli immobili
Comunità Montana del Casentino 3
SOMMARIO
1 INTRODUZIONE............................................................................................................ 4
1.1 Perimetro di contribuenza ........................................................................................ 5
2 CONTESTO NORMATIVO ............................................................................................ 6
2.1 La bonifica nella legislazione nazionale ................................................................... 6
2.2 La bonifica nella legislazione regionale Toscana ................................................... 10
2.3 Il potere impositivo ................................................................................................. 11
3 DESCRIZIONE DEL COMPRENSORIO ...................................................................... 14
3.1 Elementi amministrativi e geografici ....................................................................... 14
3.2 Ambiente fisico e clima .......................................................................................... 18
3.2.1 Elementi meteorologici di carattere generale ................................................... 21
3.2.2 Idrografia .......................................................................................................... 24
3.3 Aspetti Socio-Economici Del Comprensorio ......................................................... 28
3.3.1 La struttura produttiva del comprensorio .......................................................... 28
3.3.2 La popolazione ................................................................................................. 29
3.3.3 Assetto ed attività agricole ............................................................................... 30
3.3.4 Attività turistiche ............................................................................................... 30
4 ATTIVITA' DI BONIFICA .............................................................................................. 31
5 DETERMINAZIONE DEL BENEFICIO ......................................................................... 36
6 Calcolo dell'indice di manutenzione ............................................................................. 39
7 Indice economico ......................................................................................................... 47
8 Formule per il calcolo del contributo ............................................................................ 49
9 Valutazione del beneficio di scolo ................................................................................ 50
10 Norme di applicazione .............................................................................................. 52
11 ALLEGATI ................................................................................................................. 54
Piano di classifica degli immobili
Comunità Montana del Casentino 4
1 INTRODUZIONE
La Comunità Montana del Casentino riveste un importante ruolo istituzionale in materia di
bonifica e difesa del suolo che inizia nel 1977, a seguito dello scioglimento dei precedenti Consorzi
di Bonifica.
Il territorio del comprensorio in un primo tempo era formato esclusivamente dalla
riclassificazione dei territori dei quindici bacini montani (1. Arno a Monte di Stia - 2. Staggia - 3.
Rassina - 4. Corsalone - 5. Archiano - 6. Roiesine e Sova - 7. Fiumicello - 8. Pillozze - 9. Solano -
10. Rovello - 11. Teggina - 12. Soliggine - 13. Salutio - 14. Agna - 15. Ciuffenna), per la superficie
complessiva di Ha. 65.990.
Il territorio non formava come sarebbe stato auspicabile, sotto il profilo della congruità
territoriale, un comprensorio unitario ben delimitato, in quanto la zona pedemontana e di fondo
valle ne era eslusa. Successivamente fu provveduto all’ampliamento del comprensorio,
estendendolo a quei territori prima esclusi, con la creazione, ai fini della bonifica, di un complesso
territoriale ben definito e determinato sotto il profilo giuridico-amministrativo, e presentante
caratteristiche fisiche e socio-economiche unitarie ed omogenee.
In seguito all’ampliamento del comprensorio sopra citato, la competenza territoriale del Consorzio,
ai fini dell’attuazione della bonifica, fu ulteriormente estesa a tutto il territorio del comprensorio,
così come risulta dopo l’ampliamento per complessivi Ha 93.307.
Con Legge regionale 23 dicembre 1977, n. 83 “Norme in materia di bonifica e
miglioramento fondiario. Delega di funzioni agli enti locali” la Regione Toscana ha soppresso i
Consorzi di bonifica attribuendone le funzioni, comprese quelle relative all’emissione dei ruoli di
contribuenza, alle comunità montane competenti per territorio.
La Regione Toscana con la legge regionale 5 maggio 1994, n. 34 “Norme in materia di
bonifica” ha modificato e sostituito la legge regionale 23 dicembre 1977, n. 83, e nel 1996 il
Consiglio Regionale ha approvato la delimitazione dei nuovi comprensori e ha individuato le
Province competenti ad esercitare le funzioni amministrative in materia di bonifica.
La nuova delimitazione dei comprensori prevede il comprensorio n. 24 denominato
“Casentino”, con estensione corrispondente al bacino dell’Arno dalle origini alla Chiana, che
differisce dal comprensorio Casentino-Valdarno per la perdita del territorio ricadente nel versante
valdarnese, che va a far parte del nuovo comprensorio n. 23 “Valdarno”, e l’acquisizione di nuovi
territori a ridosso della città di Arezzo e Anghiari.
Il Consiglio Regionale nel dicembre del 1998 ha attribuito alla Comunità Montana del
Casentino le funzioni consortili relativamente al nuovo comprensorio di bonifica “Casentino”.
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1.1 Perimetro di contribuenza
In prima applicazione della L. R. 34/94, secondo quanto previsto all’art. 15, la Comunità
Montana ha inizialmente individuato un perimetro di contribuenza provvisorio coincidente con i
territori ricadenti nei tredici comuni del Casentino e in parte nel Comune di Londa, che già
facevano parte del vecchio comprensorio Casentino-Valdarno, e ha provveduto all’elaborazione
del relativo Piano di classifica degli immobili, approvato con deliberazione di Assemblea n. 22 del
19/03/1999.
Successivamente è stata effettuata una ricognizione delle opere idrauliche e di bonifica
presenti nei nuovi territori ed il possesso dei dati relativi a tali opere consente l’estensione del
perimetro provvisorio di contribuenza a tutto il comprensorio n. 24 “Casentino”, e l’elaborazione del
presente Piano di classifica degli immobili ad esso riferito, ai fini del riparto delle spese consortili.
Come previsto dalla L.R. 34/94 il perimetro definitivo di contribuenza potrà essere determinato
solo a seguito dell’approvazione del piano generale di bonifica.
1.2 Conferenza dei Sindaci
Ai sensi dell’art. 5, comma 1, del “Regolamento per l’esercizio delle funzioni per lo
svolgimento delle attività di Bonifica nel comprensorio n. 24 “Casentino”” approvato dalla Regione
Toscana con deliberazione n. 205 del 20 luglio 1999, per gli atti fondamentali inerenti l’attività di
bonifica, in particolare i regolamenti, il piano generale di bonifica, la determinazione del perimetro
di contribuenza, i piani di classifica degli immobili e i bilanci di previsione annuali, la Comunità
Montana, prima della loro approvazione, acquisisce il parere della conferenza dei Sindaci dei
comuni ricadenti nel comprensorio di bonifica convocandone apposite riunioni.
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2 CONTESTO NORMATIVO
2.1 La bonifica nella legislazione nazionale
La realtà giuridico istituzionale in cui si colloca oggi l’attività della bonifica è in larga
misura diversa rispetto a quella in cui essa ebbe origine e si sviluppò.
Alla più recente formulazione della nozione di bonifica - intesa come attività volta non
solo al perseguimento dei tradizionali obiettivi di valorizzazione del territorio, ma anche al
perseguimento della più ampia finalità di difesa del suolo e di tutela delle risorse idriche e
dell’ambiente - si è infatti pervenuti attraverso un graduale processo alla modificazione e ad un
progressivo ampliamento del nucleo originario del comprensorio e dell’attività dell’Ente ; processo
questo connesso anche alla industrializzazione e urbanizzazione del territorio, nonché alle
problematiche di scarsità e di inquinamento delle acque.
Volendo delineare rapidamente un quadro di estrema sintesi di tale evoluzione, quale
emerge dalla legislazione di settore, dobbiamo innanzitutto ricordare la prima legge generale in
materia di bonifica (Legge 25 giugno 1882, n. 869), emanata allo scopo di sconfiggere il paludismo
e quindi circoscritta ad una concezione della bonifica esclusivamente idraulica ed igienica ; nel corso degli anni, tale concezione si è evoluta (basti pensare alle numerose disposizioni di seguito
emanate, segnatamente ai testi unici del 22 marzo 1900, n. 195 e 30 dicembre 1923, n. 3256, che
finalizzarono gli interventi ad un più generale riassetto idraulico del territorio, estendendo le opere
eseguibili ai fini del bonificamento e ricomprendendovi, in particolare, le opere irrigue, nonché al
R.D.L. 18 maggio 1924, n. 753 che estese la bonifica ad ogni territorio che si trovasse, per
qualsiasi causa, anche non idraulica, in condizioni arretrate di produzione e di vita rurale fino a
giungere alla nozione di “bonifica integrale” introdotta dal R.D. 13 febbraio 1933 n. 215).
Con tale normativa, organica e profondamente innovativa rispetto alle disposizioni
precedentemente emanate in materia, vengono disciplinati e coordinati gli interventi pubblici e
privati tesi alla trasformazione od al miglioramento del comprensorio delimitato di bonifica, per il
fine primario della produzione dei suoli, ma anche (e per la prima volta) di buon regime delle acque, difesa del suolo e protezione della natura.
Senza soffermarci sulle numerose disposizioni modificative ed integrative del regio
decreto del 1933 intervenute fino ad oggi - in gran parte relative al finanziamento di programmi
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pluriennali - preme sottolineare come esse non contengono mutamenti, almeno fino all’attuazione
dell’ordinamento regionale, al sistema delineato con il R.D. 215 e come pertanto il disegno sotteso
e i principi fondamentali posti dallo stesso restino sostanzialmente immutati.
Con l’attribuzione alle Regioni delle competenze in materia di bonifica si accentua il
processo di mutamento, iniziato sul finire degli anni Sessanta, che vede dilatato il ruolo della
bonifica da finalità settoriali (difesa e valorizzazione del suolo agricolo) a finalità di interesse
pubblico generale (difesa del territorio, a qualunque uso adibito, e delle sue risorse).
Il trasferimento operato con i decreti delegati del 1972 aveva dato luogo, come è noto,
ad una frammentazione di competenza fra Stato e Regioni che contraddiceva ad ogni esigenza di
organicità degli interventi.
Dando per note le limitazioni della competenza regionale in materia, superate con
l’emanazione del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, ci si limita a ricordare come dal 1977 le Regioni
risultino titolari delle funzioni concernenti non solo la bonifica integrale e montana, ma anche di
quelle riguardanti la difesa, l’assetto e l’utilizzazione del suolo, la protezione della natura, la tutela
dell’ambiente, la salvaguardia e l’uso delle risorse idriche.
Le Regioni, pertanto, assumono un ruolo di governo complessivo sui processi di difesa
e trasformazione del territorio e delle sue risorse. Pertanto, il contesto in cui è inserito il
trasferimento delle funzioni in materia di bonifica è venuto necessariamente ad incidere sulla
qualità e l’esercizio delle funzioni medesime, caricandole di una nuova significatività.
Parallelamente all’evolversi della nozione di bonifica, sono andati modificandosi ed
arricchendosi le finalità ed i compiti della stessa e quindi l’attività svolta dai Consorzi, con una
diretta ripercussione sui diversi benefici arrecati dall’attività medesima i quali, costituendo la
condizione che legittima l’imposizione contributiva consortile, assumono particolare rilievo nella
redazione del Piano di Classifica.
Dall’esame della legislazione statale e regionale, ma anche dallo stesso statuto
consortile, emerge una rideterminazione delle finalità della bonifica nel più ampio concetto della
difesa del suolo e dell’ambiente e della tutela ed utilizzazione delle risorse idriche, con
conseguente ridefinizione quantitativa delle funzioni affidate ai Consorzi, nonché una diversa
caratterizzazione qualitativa, dovuta principalmente al mutato contesto territoriale (unità
idrografica) e funzionale (piani di bacino, piano paesistico, vincoli ambientali, ecc.).
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Se nel 1933 e sostanzialmente fino agli anni Settanta, i compiti attribuiti alla bonifica
avevano per oggetto principale la progettazione, l’esecuzione e la manutenzione di opere e di
interventi pubblici di varia natura, il coordinamento di questi con quelli da effettuarsi a carico dei
privati ed il controllo sulla loro effettiva realizzazione, la vigilanza sulle opere e sul territorio
comprensoriale, nonché l’assistenza a favore dei consorziati, si può affermare che l’azione
assegnata alla bonifica, pur avendo una rilevante incidenza sull’assetto complessivo del territorio e
sulla sua infrastrutturazione, fosse sostanzialmente tesa alla conservazione ed alla valorizzazione
del suolo a scopi produttivi.
Con l’espandersi dell’uso urbano, industriale ed infrastrutturale del territorio e con la
conseguente trasformazione avvenuta anche nell’ambito agricolo, gli equilibri raggiunti, in
particolare circa il contenimento dei fenomeni fisici naturali e nelle destinazioni d’uso del territorio
extraurbano, iniziano ad incrinarsi. Infatti, il superamento della distinzione fra territorio urbano e
territorio rurale e la crescente interdipendenza fra i due, nonché la moltiplicazione degli effetti
negativi dello sviluppo industriale (inquinamento, degrado ambientale, ecc.) conducono, da un lato,
all’abbandono di alcuni interventi tradizionali della bonifica riconducibili all’attività agricolo-forestale
e, dall’altro, al progressivo intensificarsi di interventi finalizzati alla salvaguardia di interessi
generalizzati sul territorio, a qualunque uso destinato.
Con l’emanazione della Legge 183/1989 vengono introdotte novità di rilievo al quadro
sopra descritto. Ci si riferisce in particolare al ruolo assegnato ai Consorzi quali soggetti
realizzatori delle finalità della legge sia sul piano programmatorio sia su quello attuativo degli
interventi. I Consorzi vengono infatti configurati come una delle istituzioni principali per la
realizzazione degli scopi della difesa del suolo, del risanamento delle acque, di fruizione e gestione
del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, di tutela degli interessi
ambientali ad essi connessi.
Non di meno, l’impostazione prevalentemente idraulico-naturale tipica della difesa del
suolo, così come la sua forte connotazione in chiave di difesa passiva che sembra ricavarsi dalla
separata individuazione delle tipologie di intervento indicate dall’articolo 3 della Legge 183/1989,
nonché dalla disciplina sul contenuto dei Piani di Bacino, sembrano marginalizzare la concezione
di conservazione dinamica del suolo su cui si fonda la bonifica e la coordinata finalizzazione di una
pluralità di interventi volti a modificare i precari equilibri naturali sulla quale la medesima si è
sviluppata. La bonifica cioè sembrerebbe, in tale contesto normativo, compresa nel suo ruolo di azione complessiva (integralità).
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A tal proposito è da segnalare la Regione Toscana con la legge 91/98 “ Norme in
materia di difesa del suolo” non solo ha ribadito il ruolo della bonifica ma all’art. 14 comma 3 ha
previsto che le Province, per la realizzazione delle opere di difesa del suolo ad esse trasferite,
possono “delegare le Comunità Montane o avvalersi dei Consorzi di bonifica istituiti ai sensi
della legge regionale 5 maggio 1994 n. 34 (Norme in materia di bonifica), ricadenti nello stesso ambito di difesa del suolo”.
Diamo da ultimo conto dell’approvazione della Legge 5 gennaio 1994, n. 36 (c.d.
Legge Galli) che riforma la disciplina delle risorse idriche.
Senza soffermarci su aspetti quali la totale pubblicizzazione del patrimonio idrico, il
venir meno della piena ed incondizionata disponibilità delle acque esistenti sul fondo agricolo o i
limiti imposti al proprietario del fondo sull’utilizzazione di tali acque, utilizzazione che rimane
comunque condizionata all’adozione di un provvedimento da parte della Pubblica Amministrazione,
interessa sottolineare il ribadito essenziale ruolo svolto dai Consorzi di Bonifica.
Infatti la legge quadro sulle risorse idriche, nel confermare le primarie funzioni dei
Consorzi nella gestione delle acque ad usi prevalentemente irrigui, affida ai medesimi funzioni in
materia di usi plurimi, con riguardo sia alla realizzazione e gestione di impianti per l’utilizzazione
delle acque reflue in agricoltura, sia alla possibile utilizzazione delle medesime per altri usi
(approvvigionamento di impianti industriali, produzione di energia elettrica, ecc.) all’unica
condizione che l’acqua torni indenne all’agricoltura.
Si può quindi conclusivamente affermare che i Consorzi si trovano oggi ad operare in
una realtà giuridico istituzionale profondamente diversa rispetto a quella del passato essendo la
bonifica configurata, sia nella legislazione statale che in quella regionale, come uno strumento
ordinario di gestione del territorio ; ciò si traduce, sul piano operativo, nella necessità di indirizzare
la propria attività oltre che alla realizzazione degli interventi di sicurezza idraulica del territorio e
dell’irrigazione, verso finalità complessive di protezione dello spazio rurale, di salvaguardia del
paesaggio e dell’ecosistema agrario, di tutela della quantità e qualità delle acque.
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2.2 La bonifica nella legislazione regionale Toscana
La Regione Toscana con la legge 5 maggio 1994 n. 34 pubblicata sul BUR del 13 maggio
1994 ha notevolmente ammodernato ed ampliato il concetto di bonifica previsto nella precedente
legge 23 dicembre 1977 n. 83. Con tale legge vengono anzitutto affermati principi di grande rilevanza con riferimento
specifico all’attività di bonifica. Viene infatti espressamente affermato che la Regione riconosce la bonifica come “mezzo
permanente” finalizzato allo sviluppo, alla tutela e alla valorizzazione della produzione agricola, alla difesa del suolo, alla regimazione delle acque, alla tutela dell’ambiente e delle sue risorse
naturali. Inoltre la stessa legge, con una norma specifica, riconosce ai Consorzi un “prevalente
ruolo ai fini della progettazione, realizzazione e gestione delle opere di bonifica” . Vengono anche espressi principi fondamentali di grande rilevanza per la considerazione
dell’attività di bonifica all’interno della complessa azione pubblica sul territorio. La legge coglie anche il principio che la bonifica rappresenta un settore della generale
programmazione sul territorio. Corrispondentemente viene riconosciuta quale attività di bonifica
l’insieme degli interventi finalizzati ad assicurare lo scolo delle acque, la sanità idraulica del
territorio, la regimazione dei corsi d’acqua naturali, la conservazione e l’incremento delle risorse
idriche per usi agricoli nonché l’adeguamento, il completamento e la manutenzione delle opere di
bonifica già realizzate. E’ di particolare interesse il rilievo che viene dato all’esigenza di mantenere in efficienza il
sistema della bonifica già vigente come non può non sottolinearsi la grande rilevanza che viene
data alla bonifica idraulica. Con riferimento alle acque vengono considerate opere di bonifica non solo quelle di
captazione, provvista, adduzione e distribuzione delle acque utilizzate a prevalente fini agricoli, ma
anche quelle intese a tutelarne la qualità. Tutto il territorio regionale viene classificato di bonifica ed è prevista una nuova
delimitazione dei comprensori di bonifica onde costituire unità omogenee sotto il profilo idrografico
e funzionali all’esigenza di organicità dell’attività di bonifica. Vengono riconosciute ai Consorzi sia importanti funzioni propositive per la definizione del
programma regionale per la bonifica, sia le fondamentali funzioni di progettazione, esecuzione e
gestione delle opere di bonifica e dei canali demaniali di irrigazione e vengono altresì attribuiti ai
Consorzi le funzioni dei Consorzi idraulici di difesa e di scolo di quarta e quinta categoria, nonché
le funzioni di Consorzi idraulici di terza categoria, rientranti nella competenza regionale.
Piano di classifica degli immobili
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La legge disciplina anche il sistema elettorale secondo il principio del voto pro-capite per
fasce di contribuenza nonché detta specifiche disposizioni per la composizione degli organi di
amministrazione dei Consorzi ed il loro funzionamento. Si tratta in sostanza di una legge organica che disciplina tutti gli istituti relativi alla bonifica e
al ruolo dei Consorzi e che realizza una importante riforma anche per quanto concerne il riordino
degli Enti esistenti. La legge, nell’intento di pervenire al risultato che l’attività di bonifica sia svolta sull’intero
territorio regionale, prevede che, qualora nei comprensori di bonifica gli interessati non assumano
l’iniziativa per la istituzione di un Consorzio, le funzioni di realizzazione della bonifica e di gestione
delle opere siano esercitate dalle Comunità Montane qualora il comprensorio di bonifica ricada per
intero o per una parte non inferiore al 70% in una Comunità Montana. Il provvedimento, quindi, nel suo complesso rappresenta per i Consorzi di bonifica della
Toscana un importante e validissimo riconoscimento che consente di poter proficuamente operare
per svolgere una funzione di rilevanza fondamentale per il governo del territorio.
2.3 Il potere impositivo
Il presupposto della contribuenza consortile è rappresentato dal beneficio che gli
immobili, agricoli ed extragricoli, situati nel comprensorio consortile, traggono dalle opere e
dall’attività di bonifica (articoli 10 e 11 del R.D. 13 febbraio 1933 n. 215 ; articolo 16 L.R.T. 5
maggio 1994 n. 34).
Pertanto tutti gli immobili che ricevono un beneficio e che rientrano nel comprensorio
consortile devono sostenere le spese del Consorzio tramite apposita contribuenza.
La Regione Toscana, in attuazione dell’articolo 5 della L.R. n. 34/94 ha provveduto ad
una nuova delimitazione dei comprensori di bonifica con riferimento alle unità idrografiche quali
aree fondamentali nelle quali dare attuazione al complesso ruolo di difesa del suolo, di tutela del
territorio, da un lato, e di sviluppo dello stesso, dall’altro.
La richiamata Legge Regionale Toscana n. 34/94 dopo aver affermato all’articolo 1
comma 1 :
“La Regione riconosce nell’attività di bonifica un mezzo permanente finalizzato allo
sviluppo, alla tutela ed alla valorizzazione delle produzioni agricole, alla difesa del suolo, alla
regimazione delle acque e alla tutela dell’ambiente e delle sue risorse naturali”
Piano di classifica degli immobili
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all’articolo 2 comma 1 stabilisce che :
“Costituisce attività di bonifica, ai fini della presente legge, il complesso degli interventi
finalizzati ad assicurare lo scolo delle acque, la sanità idraulica del territorio e la regimazione dei
corsi d’acqua naturali, a conservare ed incrementare le risorse idriche per usi agricoli in
connessione con i piani di utilizzazione idropotabile ed industriale, nonché ad adeguare,
completare e mantenere le opere di bonifica già realizzate”
Infine all’articolo 9 identifica come opere di bonifica :
a) la canalizzazione della rete scolante e le opere di regimazione dei corsi d’acqua ;
b) gli impianti di sollevamento delle acque ;
c) le opere di captazione, provvista, adduzione e distribuzione delle opere utilizzate a prevalenti
fini agricoli e quelle intese a tutelarne la qualità ;
d) le opere per la sistemazione funzionale delle pendici e dei versanti ;
e) le opere per il rinsaldamento ed il recupero delle zone franose ;
f) le opere per il contenimento del dilavamento e dell’erosione dei terreni ;
g) le opere per la sistemazione idraulico-agraria e per la moderazione delle piene ;
h) le infrastrutture di supporto per la realizzazione e la gestione di tutte le opere predette.
Per l’adempimento di detti fini istituzionali, i Consorzi hanno il potere (ma è anche atto
dovuto) di imporre contributi ai proprietari consorziati in relazione al beneficio apportato.
Ai contributi imposti dai Consorzi è stata riconosciuta, dalla dottrina e dalla costante
giurisprudenza, natura tributaria.
Il potere impositivo dei Consorzi ha per oggetto tutti gli immobili (ovvero quei beni
rientranti nella previsione di cui all’art. 812 del C.C.), siti all’interno del comprensorio classificato in
bonifica, che traggono beneficio dalla bonifica, qualunque sia la loro destinazione (agricola od
extragricola).
Soggetti obbligati ai contributi sono i titolari del diritto di proprietà dell’immobile oggetto
dell’imposizione.
Sono perciò da considerare, oltre ai fondi rustici, anche tutti gli immobili con
destinazione extragricola, siano essi civili abitazioni, opifici, infrastrutture, ecc. ciò è esplicitamente
Piano di classifica degli immobili
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confermato dall’articolo 3 comma 2 della Legge Regionale Toscana n. 34 del 5 maggio 1994 che
recita :
“I proprietari di immobili concorrono a sostenere gli oneri finanziari per la
realizzazione di tali opere qualora derivino loro benefici di particolare rilevanza”.
I criteri in materia di riparto degli oneri a carico dei proprietari devono, quindi, tenere in
considerazione gli aspetti globali del vantaggio della bonifica quale strumento di sviluppo generale
e di tutela del territorio (a tale proposito è significativa la sentenza della Corte Costituzionale -
Sent. N. 66 del 24.02.1992 dove, con puntuali motivazioni, è riconosciuto che le funzioni
concernenti la bonifica costituiscono un settore della generale programmazione del territorio e, più
precisamente, di quella riguardante la difesa e la valorizzazione del suolo).
La bonifica non può trascurare il fenomeno a cui stiamo assistendo di crescente
presenza di immobili extragricoli nell’ambito di comprensori, una volta quasi esclusivamente
agricoli, e spesso di un’intima e complessa compenetrazione e di conseguente maggior carico di
impegni per i Consorzi che devono assicurare servizi più efficienti.
Basti, a questo ultimo proposito, considerare che un terreno a destinazione agricola
può sopportare con modesto danno stati di insofferenza idraulica anche per qualche giorno,
specialmente nel periodo invernale ; un centro abitato, un opificio, un’infrastruttura di area,
certamente no.
Non si può inoltre trascurare il fatto che mentre l’agricoltura svolge una funzione di
conservazione attiva e dinamica del suolo altre diverse attività spezzano l’equilibrio degli
ecosistemi (scarichi nel reticolo fluviale di acque di rifiuto urbane ed industriali per cui risulta
necessaria una costante e più incisiva opera di manutenzione del reticolo idrografico a causa della
cospicua sedimentazione e della vegetazione infestante che prolifera anche per l’effetto
concimante degli stessi apporti, attingimenti selvaggi da falde, aumento delle superfici
impermeabilizzate con relativi aumenti dei vari coefficienti di deflusso, ecc.).
Alla luce delle precedenti considerazioni, può essere esaminata la natura dei benefici
prodotti dalle opere di bonifica, e quindi possono essere fissati i criteri di riparto della contribuenza,
che devono fondarsi su indici di beneficio conseguito o conseguibile da parte degli immobili stessi.
Pertanto il Piano di Classifica individua i benefici derivanti agli immobili del comprensorio
dall’attività del Consorzio ed elabora gli indici per la quantificazione di tali benefici.
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3 DESCRIZIONE DEL COMPRENSORIO
3.1 Elementi amministrativi e geografici
Il Consorzio di bonifica del Casentino estende la sua competenza dalle sorgenti del fiume
Arno fino alla sua confluenza con il canale della Chiana a nord di Arezzo.
L’area compresa consta complessivamente di ha. 88.518. Tale valore discosta lievemente
dal valore indicato nella legge regionale 5 maggio 1994, n. 34 pari a 87.727 dei quali 86.549
ricadenti in provincia di Arezzo e 1.178 nella provincia di Firenze; questa differenza è
dovuta alla diversa scala di lavoro impiegata e ad arrotondamenti nel calcolo delle
superfici.
L’area, che ricade interamente nella Regione Toscana, nelle Provincie di Arezzo e Firenze
(limitatamente all’area idrograficamente tributaria dell’alto corso dell’Arno), è delimitata
dagli spartiacque dell’Appennino toscoromagnolo a nord e est e da quello del rilievo del
Pratomagno a nord e ovest. La direzione della valle è all’incirca parallela a quella della
catena appenninica fino a Subbiano dove il fiume fa una curva e scorre verso sud-ovest.
Le Amministrazioni comunali comprese nel Consorzio sono: Londa, Stia, Pratovecchio,
Montemignaio, Castel S. Niccolò, Poppi, Bibbiena, Chiusi della Verna, Ortignano-
Raggiolo, Castel Focognano, Chitignano, Talla, Subbiano, Capolona, Anghiari ed Arezzo.
Nella ridefinizione dei territori di competenza, i bacini che idrograficamente sono tributari
del medio corso dell’Arno, appartenenti ai Comuni di Pian di Scò, Castelfranco di sopra e
Loro Ciuffenna, sono passati al comprensorio di bonifica del Valdarno, mentre sono entrati
a fare parte dell’area del Consorzio i bacini a monte di Arezzo.
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Figura 1: Comuni del Comprensorio di bonifica
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Figura 2: vecchia e nuova perimetrazione a confronto (in giallo le aree del vecchio comprensorio rimaste nell’attuale comprensorio, in rosa le aree di espansione del comprensorio di bonifica, in verde le aree del vecchio comprensorio passate ad altro comprensorio)
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Si può notare che i soli Comuni casentinesi, che rappresentano il tratto montano dell’Arno,
ricadono interamente nel Comprensorio di Bonifica, mentre gli altri sono interessati
parzialmente. Qui di seguito si riporta la superficie competente al Consorzio di Bonifica del
Casentino, ripartita per Comune.
Tabella 1- Ripartizione del territorio della bonifica per Comuni. COMUNE SUPERFICIE (HA)ANGHIARI 1,130.33LONDA 1,145.55CHITIGNANO 1,487.65MONTEMIGNAIO 2,578.78ORTIGNANO RAGGIOLO 3,651.52CAPOLONA 4,534.61AREZZO 5,094.80CASTEL FOCOGNANO 5,628.13TALLA 5,974.91STIA 6,234.04SUBBIANO 6,792.79PRATOVECCHIO 7,518.06CASTEL SAN NICCOLO' 8,282.06BIBBIENA 8,632.94POPPI 9,653.66CHIUSI DELLA VERNA 10,179.14TOTALE 88,518.98
Nel bacino ricade una parte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte
Falterona e Campigna; la stessa sorgente del fiume Arno e quella di molti suoi affluenti di
sinistra rientrano nell’area protetta, per una estensione di ha 18.745, che rappresentano il
21,4 % dell’intera superficie del Comprensorio di Bonifica.
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3.2 Ambiente fisico e clima
Il territorio del Comprensorio di Bonifica del Casentino, come già accennato, è
delimitato dai rilievi montuosi dell’Appenino Tosco-romagnolo ad Est e dalla catena del
Pratomagno ad Ovest; essi racchiudono la valle del fiume Arno fra i loro assi Nord-Sud,
che rappresentano la principale direzione di scorrimento del fiume Arno fino alle porte di
Arezzo, dove cambia bruscamente la sua direzione in Nord-Est/Sud-Ovest.
Lo spartiacque orientale, costituito dall’Appennino, si snoda su quote superiori ai
m.1000 s.l.m.m., che raramente superano i m.1300: solo il massiccio del Falterona da cui
si origina l’Arno, supera i m.1600 con m.1653 del monte Falterona e m.1658 di Monte
Falco. Lo stesso può dirsi riguardo al rilievo del Pratomagno la cui altitudine media si
mantiene sui m.1100, e si eleva fino ai m.1590 solo in località Croce del Pratomagno.
L’ambiente fisico è caratterizzato da una superficie per la maggior parte montuosa,
ma con moderata energia dei rilievi: la morfologia del territorio è il risultato dell’interazione
fra i tipi litologici presenti e l’azione modellatrice dei corsi d’acqua.
I versanti sono ampi e moderatamente acclivi: in sinistra idrografica si individuano
delle paleosuperfici di origine alluvionale (terrazzi del fluvio-lacustre) ben visibili nel tratto
terminale degli spartiacque fra i torrenti Sova, Archiano, Vessa e Corsalone; in destra
idrografica i tributari dell’Arno che nascono dal Pratomagno scorrono su rocce diverse,
dove si formano bacini più articolati e di maggiore superficie (es. torrenti Solano e Talla)
con valli abbastanza sviluppate.
Fino alla confluenza con il torrente Rassina il bacino ha una forma simmetrica; in
corrispondenza dell’Alpe di Catenaia l’estensione del lato sinistro del bacino si riduce
considerevolmente, e i primi rilievi sono già spartiacque con il bacino del fiume Tevere.
I fenomeni di dissesto superficiale e profondo sono abbastanza frequenti, sebbene
la scarsa pendenza faccia imputare le cause al substrato litologico, spesso costituito da
materiale argilloso o genericamente argillitico, su cui si innescano fenomeni erosivi e
gravitativi di una certa intensità, anche a seguito di eventi meteorici e, talvolta, accentuato
dalle attività antropiche e da tagli di versante.
Si evidenzia una diversità stratigrafica fra i versanti tributari di destra e di sinistra
cioè fra il Pratomagno e la dorsale appenninica, che si traduce in una maggiore stabilità ed
una minore frequenza e intensità dei fenomeni franosi del primo rispetto al secondo. La
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diversità geologica non ha influito sensibilmente sullo sviluppo dei reticoli idrografici, di tipo
dendritico, piuttosto sulla loro estensione; la densità della rete idrografica è elevata.
La variabilità fisica della valle si ripercuote sul clima che perde le caratteristiche
montane che possiede a Stia per acquisire connotati più continentali nel fondovalle,
quando l’altitudine media del bacino scende, e maggiormente avvicinandosi alla pianura e
ad Arezzo.
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Figura 3: Carta del modello digitale del terreno
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3.2.1 Elementi meteorologici di carattere generale
In area appenninica il clima è molto influenzato dall’orografia e dall’esposizione;
questo spiega una diversa distribuzione delle piogge e temperatura media annua nelle
varie zone del comprensorio. A ciò si aggiunge il fattore altimetrico che normalmente
influenza il regime termopluviometrico di una località.
Si possono comunque distinguere delle zone altimetriche corrispondenti a precise
fasce vegetazionali, manifestazioni di un determinato regime climatico.
Il piano basale si identifica con la pianura alluvionale dell’Arno ed è caratterizzato da
ampie superfici coltivate; la formazione vegetale più frequente è rappresentata dai querceti
a roverella e da un clima con temperatura media annua oscillante fra i 14°C di Arezzo e
Subbiano ed i 12°C di Stia; la piovosità è rispettivamente di mm. 865, mm.1016 e
mm.1033. Si può constatare che le stazioni di fondovalle più vicine alle montagne (Stia,
Subbiano) hanno una elevata piovosità determinata dal fattore orografico. Salendo di
quota si incontra la zona del Castagno caratterizzata da un minore deficit idrico estivo, da
temperature medie annue intorno ai 10°C e piovosità comunque superiori ai mm.1000
annui. La zona superiore, intorno ai m.900 di quota, è caratterizzata dalla presenza del
faggio e di specie tipiche di climi freschi ed umidi, come acero, frassino, abete bianco: qui
la temperatura media annua è inferiore ai 10°C e la piovosità molto elevata, così che non
vi è un periodo secco estivo.
Le stazioni di riferimento per questa fascia sono per il versante appenninico
Camaldoli e Chiusi della Verna con i seguenti dati medi annui: Camaldoli, temperatura
media annua 6.4°C, piovosità mm.1727, Chiusi della Verna, temperatura media annua
9,2°C, piovosità mm.1224; per il versante del Pratomagno si hanno le stazioni
pluviometriche di Montemignaio e Salutio con piovosità rispettivamente di mm.1495 e
mm.1143.
Secondo la classificazione dei climi di Thornthwaite si può definire il clima del
comprensorio come umido con moderati deficit idrici estivi soprattutto nelle stazioni di
fondovalle.
Si riportano di seguito i diagrammi termopluviometrici di Arezzo e di Camaldoli.
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Stazione di Arezzo
altitudine 277 m s.l.m.latitudine 43° 28'comune Arezzorilievi 1954-1975
G F M A M G L A S O N D anno
T 5.3 6.2 8.8 12.5 16.3 20.1 23.1 23.1 19.9 15.5 10.4 6.5 14P 72 73 69 71 75 58 38 48 81 83 110 87 865PE 10 13 28 50 85 116 142 131 94 60 28 13 770AE 10 13 28 50 85 104 84 69 83 60 28 13 627D 0 0 0 0 0 12 58 62 11 0 0 0 143S 62 60 41 21 0 0 0 0 0 0 0 54 2382T 10.6 12.4 17.6 25 32.6 40.2 46.2 46.2 39.8 31 20.8 13 28
T = temperatura media Regime idrico Umido-subumidoP = precipitazione periodica media Regime termico Mesotermico
PE = evapotraspirazione potenziale Periodo secco 104 ggAE = evapotraspirazione realeD = deficit idrico (PE-AE)S = surplus idrico (P-PE)
Diagramma climatico
Stazione di Arezzo (277 m s.l.m.)
0
50
100
150
200
250
G F M A M G L A S O N D
Mesi
0
20
40
60
80
100
120
Temp. medie (2T°C) Evapo. potenz. (mm) Precipitazioni (mm)
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Stazione di Camaldoli
altitudine 1111 m s.l.m.latitudine 43° 48'comune Poppirilievi 1954-1975
G F M A M G L A S O N D anno
T -0.7 -0.1 2.3 6.1 10.2 14.4 17.4 17.2 14 9.2 4.7 0.7 6.4P 184 182 155 159 137 92 67 79 116 169 230 197 1767PE 0 0 11 37 66 96 115 105 75 45 23 3 576AE 0 0 11 37 66 95 109 96 75 45 23 3 560D 0 0 0 0 0 1 6 9 0 0 0 0 16S 184 182 144 122 71 0 0 0 0 103 207 194 12072T -1.4 -0.2 4.6 12.2 20.4 28.8 34.8 34.4 28 18.4 9.4 1.4 12.8
T = temperatura media Regime idrico PerumidoP = precipitazione periodica media Regime termico Mesotermico
PE = evapotraspirazione potenziale Periodo secco 0 ggAE = evapotraspirazione realeD = deficit idrico (PE-AE)S = surplus idrico (P-PE)
Diagramma climatico
Stazione di Camaldoli (1111 m s.l.m.)
-50
0
50
100
150
200
250
G F M A M G L A S O N D
M e s i
0
50
100
150
200
250
Temp. medie (2T°C) Evapo. potenz. (mm) Precipitazioni (mm)
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3.2.2 Idrografia
Il territorio studiato presenta già una suddivisione idrografica eseguita da parte della
Comunità Montana del Casentino e alla quale questo Ente ha fatto riferimento per la
collocazione delle proprie opere di sistemazione.
Pertanto è stata redatta sia una carta del reticolo idrografico che una carta dei
sottobacini.
La carta del reticolo idrografico è stata generata a partire dalla carta topografica
1:25.000 dei fogli della Carta Tecnica Regionale e successivamente è stata digitalizzata a
digitizer. Il reticolo idrografico è stato gerarchizzato sulla base del metodo di Strahler.
Riportiamo di seguito le due carte prodotte e la ripartizione delle aste secondo la loro
gerarchia .
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Figura 4: Carta dei sottobacini
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Figura 5: carta del reticolo idrografico
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Tabella 2: Lunghezze delle aste classificate per ordine e per sottobacino (dati in Km) ORDINE GERARCHICO Denominazione Primo Secondo Terzo Quarto Quinto Sesto Totale complessivo Archiano 79.81 28.86 22.65 11.21 142.53 Arezzo1 3.07 1.11 3.97 8.15 Arezzo2 94.26 52.23 20.70 28.97 196.16 Arezzo3 9.13 4.00 13.13 Arno 46.65 27.88 14.86 7.26 96.64 Chiassa 62.86 13.31 7.86 9.18 6.96 100.17 Corsalone 122.41 44.02 21.49 11.57 14.61 214.10 Fiumicello 19.60 8.07 3.16 5.39 36.22 Imbrifero 23.03 14.13 1.82 23.44 62.41 Pillozze 1.77 1.15 3.89 6.80 Rassina 51.03 15.37 5.01 9.75 81.17 Rovello 10.69 5.15 3.52 19.36 Salutio 85.58 29.73 18.08 6.19 139.58 Solano 163.72 42.05 29.96 9.64 5.98 251.35 Soliggine 14.14 7.61 0.99 22.74 Sova 24.39 9.27 3.05 6.60 43.31 Staggia 57.65 15.61 15.66 6.09 95.00 Teggina 61.01 24.95 8.49 8.14 102.59 Vessa 20.87 11.05 4.69 36.61 Totale complessivo 951.65 355.53 189.83 91.02 51.00 28.97 1,668.01 Denominazione Totale (ha)
Arno 6,623.33 Staggia 4,746.00 Imbrifero 3,573.23 Fiumicello 1,795.29 Pillozze 462.17 Solano 11,131.49 Sova - Roiesine 2,135.64 Archiano 7,024.55 Corsalone 9,026.87 Teggina 4,877.20 Rovello 1,926.00 Vessa 2,246.88 Rassina 4,590.27 Soliggine 1,779.13 Salutio 8,474.50 arezzo1 556.31 arezzo2 11,069.03 Arezzo3 1,764.45 Chiassa 4,716.65 Totale 88,518.98
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3.3 Aspetti Socio-Economici Del Comprensorio
3.3.1 La struttura produttiva del comprensorio
L’agricoltura è stata l’attività prevalente della popolazione del Casentino fino all’ultimo
dopoguerra; in seguito, negli Anni Settanta, il comprensorio ha conosciuto una intensa
industrializzazione che ha permesso la nascita dei poli produttivi della carta a
Pratovecchio e del cemento a Corsalone, in aggiunta all’affermato polo tessile di Soci
sorto in precedenza, riducendo così l’importanza dell’agricoltura. Anche l’industria del
mobile beneficiò della favorevole congiuntura del periodo, mentre ritardava l’espansione
delle attività del terziario, che incontrarono alcune difficoltà legate sia a fattori oggettivi,
una realtà infrastrutturale insufficiente, sia alla mentalità e cultura degli abitanti. Era
comunque in atto un processo di emigrazione verso le vicine città di Firenze ed Arezzo
che offrivano maggiori possibilità di impiego a chi cercava un occupazione nel terziario.
Il riflusso della fine degli Anni Settanta e degli Anni Ottanta ha fatto segnare il passo alle
attività industriali e commerciali; la diminuzione di occupazione ha risvegliato l’interesse
verso settori trascurati come l’agricoltura, e ha stimolato la crescita di nuove attività legate
al rinnovato interesse per la natura, l’ambiente e la qualità della vita. Le stesse direttive
politiche della Comunità Europea hanno favorito e diffuso la filosofia del rispetto e la
protezione dell’ambiente, che in agricoltura incentivano metodi di produzione meno
“forzati”; nella pianificazione territoriale la creazione di aree protette ed una maggiore
attenzione alle emergenze paesaggistiche, e, nel settore turistico, hanno significato la
nascita e lo sviluppo di forme alternative di fruizione del territorio e delle risorse naturali.
Attualmente la moderata ripresa del comparto industriale ha permesso il mantenimento, se
non l’ampliamento, del numero dei posti di lavoro; la specializzazione in alcuni settori,
come in quello dei prefabbricati edili, ha conquistato un posto nel mercato interno ed
estero, gli altri comparti industriali sono stabili. Relativamente all’ambiente si sono
sviluppate delle attività interconnesse che hanno legato il commercio ed il turismo
all’agricoltura: la produzione di alimenti biologici, l’agriturismo e l’escursionismo “trekking”
nelle aree protette.
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3.3.2 La popolazione
La popolazione negli ultimi cento anni ha subìto un decremento generalizzato, ed anche il
territorio esaminato ha avuto un trend negativo, culminato nel decennio 1971-1981.
Il problema del decremento delle nascite ovviamente ha proporzioni assai maggiori di
quelle relative al Casentino, ma si deve ricordare che qui non è solo frutto di una
evoluzione della società poiché la maggior parte della superficie del comprensorio
costituisce aree marginali, in passato legate all’agricoltura e adesso isolate e con
prospettive poco attraenti per la popolazione giovane residente che ha abbandonato le
disagiate condizioni locali accentrandosi nelle città. Attualmente la tendenza si è invertita
tornando ad essere blandamente in crescita.
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30
3.3.3 Assetto ed attività agricole
Come già accennato nei precedenti paragrafi, l’agricoltura riveste attualmente un ruolo
secondario nelle attività produttive del comprensorio di Bonifica; tuttavia essa svolgeva
un ruolo molto importante nella conservazione del paesaggio e nella manutenzione del
territorio. Il progressivo abbandono dei poderi situati marginalmente ai centri abitati ed il
ritiro dalla coltivazione delle aree più scomode da raggiungere e lontane dai centri
aziendali, ha fatto sì che molte piccole forme di dissesto, periodicamente ridotte e
bonificate dalle lavorazioni agronomiche, sono di fatto lasciate libere di evolversi verso
forme di maggiore intensità e gravità, essendo venuto a mancare il controllo che gli
agricoltori esercitavano sui campi e tutte le piccole opere di regimazione e di sostegno
necessarie alla coltivazione in terreni in pendenza.
3.3.4 Attività turistiche
Il terziario impiega circa il 20% dei residenti occupati, con percentuali diverse nei vari
Comuni. I dati sono spesso misti a quelli del commercio, per cui le reali percentuali di
occupati nel settore del turismo sono leggermente inferiori. L’attività di ricezione è
soprattutto a carattere stagionale, mentre nella ristorazione l’occupazione è più costante.
Le strutture ricettive sono concentrate principalmente nei Comuni di Stia, , negli ultimi anni
ha una notevole incidenza di seconde case sul numero delle abitazioni non occupate
(circa il 39%), mentre la percetuale più bassa spetta a Bibbiena (7%), per cui in alcune
località si ha una forte oscillazione stagionale della popolazione.
Negli ultimi anni al tradizionale turismo di tipo culturale e religioso si è aggiunto quello
naturalistico, il trekking a piedi o a cavallo, che ha permesso lo sviluppo di nuovi tipi di
ricettività come l’agriturismo, particolarmente apprezzato da chi cerca un ambiente
tranquillo e lontano da quello urbano. La diversa concezione della vacanza e del tempo
libero che si è formata negli utenti, ha spostato la fruizione su brevi permanenze
dilazionate nel corso dell’anno.
La tendenza del settore turistico è positiva e gli operatori del settore cercano di
diversificare l’offerta contando sulle molte attrattive della zona, ciò ha permesso finora un
lieve aumento delle unità lavorative, che dovrebbe aumentare in prospettiva.
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31
4 ATTIVITA' DI BONIFICA
L’attività che la Comunità Montana attualmente svolge nel settore della bonifica
consistite soprattutto in interventi di regimazione dei corsi d’acqua e consolidamento di
movimenti franosi, realizzati tramite i finanziamenti regionali (nuove opere e manutenzioni
straordinarie), i proventi delle contribuenze (manutenzioni ordinarie e interventi di
bioingegneria), i finanziamenti statali (D.Lgs. n. 102/2004 e L. 225/1992 per interventi di
ripristino delle opere danneggiate dagli eventi calamitosi).
A seguito degli eventi alluvionali verificatisi in Casentino negli anni 1992, 1993 e
1998 l’attività sistematoria ha subito un notevole incremento, grazie ai finanziamenti statali
(D.L. 426/92, L. 185/92, L. 265/95, L. 226/99) ottenuti per il ripristino delle opere idrauliche
danneggiate, per il consolidamento dei dissesti idrogeologici e per il riassetto idraulico del
territorio.
Nel dicembre 1992 la C. M. ha elaborato un piano generale di interventi relativi al
taglio ed allontanamento del materiale legnoso dagli alvei dei corsi d'acqua e loro
ripulitura, da eseguirsi in amministrazione diretta tramite l'utilizzo della manodopera
forestale dipendente. La realizzazione del progetto "fiumi puliti” ha prodotto ottimi risultati
soprattutto legati ai migliori deflussi delle acque in prossimità di punti critici (ponticelli,
tombini, strettoie).
La Comunità Montana pertanto sta proseguendo il lavoro intrapreso con la
realizzazione di ulteriori successivi stralci del progetto suddetto comprendenti interventi
commisurati alle risorse economiche reperibili anno per anno.
Nel 1993, durante il censimento dei danni provocati dagli eventi alluvionali
dell’autunno ‘92, è stato rilevato come il crescente abbandono delle campagne aveva
messo in crisi l’ingente patrimonio di opere di sistemazione idraulico-agrarie e forestali del
Casentino e di come queste risultassero essenziali nel rallentamento dei processi erosivi e
di formazione delle piene. A seguito di queste considerazioni fu sperimentalmente
approvato un piano triennale (1994-96), tramite il quale l’Ente si proponeva di ridare
funzionalità a tali opere minori ripristinando, mantenendo ed incrementando quel
patrimonio di piccole opere di sistemazione esistenti, adottando per le sistemazioni la
tipologia classica dell’Ingegneria naturalistica.
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32
La Comunità montana già dal 1994 ha ufficializzato la volontà di dare spazio
all'utilizzo di queste tecnologie, soprattutto nelle riparazioni di piccoli dissesti ed ha istituito
un gruppo tecnico operativo selezionando tra il proprio personale dipendente (operai
forestali e tecnici) operatori qualificati in grado di realizzare tali lavori.
Sono state quindi eseguite difese di sponda e soglie in legname, scogliere,
gabbionate con talee, canalette in legname e pietrame, gradonate con talee e piantine.
Nel rapporto costi-benefici, le esperienze maturate hanno anche fatto emergere un
dato non secondario, quello della convenienza economica delle opere realizzate (laddove
tecnicamente possibile).
Nei confronti degli enti territoriali di controllo delle progettazioni(Genio Civile, Parco
Nazionale, Soprintendenza etc..) le opere proposte e poi realizzate hanno incontrato
consensi, ciò ha snellito gli iter di rilascio dei nulla osta.
A seguito delle sistemazioni attuate, accolte entusiasticamente dalla popolazione ed
accettate favorevolmente ormai anche dagli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni, la
Comunità Montana del Casentino ha deciso di rendere permanente il servizio difesa del
suolo, abbandonando il carattere sperimentale di tale attività sistematoria. Oggi quindi, in
parallelo alla normale attività di bonifica montana, vengono realizzate in maniera
sistematica ed organica, secondo piani annuali in linea peraltro con le ultime direttive
regionali (del C.R. 155/97), piccole sistemazioni idraulico-forestali con tecniche di
Ingegneria Naturalistica.
Aver affrontato la tematica della ingegneria naturalistica in anticipo rispetto alle altre
realtà del Centro Italia ha proposto questo Ente sia a livello Regionale che Nazionale
riscuotendo consensi per l'operazione intrapresa; la Comunità Montana del Casentino è
stata presente a diverse mostre e convegni sulla materia sia come relatori che come
"espositori", è membro del consiglio regionale e membro del Consiglio Direttivo Nazionale
dell'A.I.P.I.N. (Associazione Italiana per l'Ingegneria Naturalistica).
All'attualità, essendo la materia naturalistica vista con particolare attenzione sia a
livello regionale-nazionale che Comunitario, la Comunità Montana forte dell'esperienza
maturata sta accedendo a forme di finanziamento alternativo ai normali "canali" aprendo
prospettive nuove di sviluppo sui settori ambiente e difesa del suolo.
Il territorio della Comprensorio di bonifica del Casentino è stato per lungo tempo
sottoposto ad interventi di sistemazione idraulico-forestale sia per la massiccia attività di
Piano di classifica degli immobili
33
bonifica montana protrattasi per più di settanta anni che per la costante opera di
manutenzione e di presidio perpetuata nel tempo dalle popolazioni locali.
Il censimento delle opere effettuato nell’anno 1978 e quello successivo eseguito in
occasione dell’alluvione del 1992 segnala la presenza di almeno 1200 opere trasversali e
circa 600 difese di sponda, in gestione alla Comunità Montana del Casentino.
Nella cartina riportata sotto si può notare come siano particolarmente interessati da
queste opere i corsi d’acqua montani e la parte alta del fiume Arno.
Piano di classifica degli immobili
34
Figura 6: catasto delle opere di sistemazione idraulico-forestale
Evidentemente gli elementi puntuali che sono osservabili sulla carta riguardano soltanto
quegli interventi che per la loro natura sono tuttora visibili; non sono invece più censibili gli
interventi di manutenzione dell’asta idraulica (ripuliture, sistemazione delle sponde e
talvolta anche manufatti in muratura) che hanno però garantito nel tempo, non meno delle
prime, l’efficienza dei corso d’acqua.
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35
Fino agli anni settanta comunque gli interventi realizzati sono stati di portata significativa
soprattutto per la sontuosità delle murature (quasi sempre in pietrame e malta) e
soprattutto concentrati in opere trasversali, muri di sponda e interventi areali quali
rimboschimenti e graticciamenti. Gli interventi quindi in sostanza risultavano circoscritti e
più rivolti al tamponamento di situazioni pericolose o minacciose.
Recentemente invece le attività di sistemazione si sono spostate verso una tutela più
ampia del territorio questo sia attraverso la ricerca di interventi meno pesanti da un punto
di vista ambientale che ricercando tipologie costruttive anche meno durature, ma
comunque a più basso costo. Tale tendenza appare l’unica soluzione per garantire a
parità di investimento una maggiore superficie territoriale difesa. Si è affermato quindi il
concetto di manutenzione diffusa attraverso piccoli interventi di minor costo e di efficacia
media ed eseguiti con tecniche a basso impatto ambientale (ingegneria naturalistica),
come riferito in precedenza.
Nel territorio della Comunità Montana del Casentino vengono realizzati fino a quando è
possibile, interventi di questo tipo utilizzando le tecniche dell’ingegneria naturalistica di cui
l’ente è uno dei più assidui sperimentatori.
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5 DETERMINAZIONE DEL BENEFICIO
Considerata l’attività di bonifica così come precedentemente descritta, è naturale far
discendere il beneficio arrecato agli immobili compresi nel bacino idraulico dalla
salvaguardia funzionale e dal valore degli stessi che verrebbe certamente compromesso
dalla mancata esecuzione dell’attività di bonifica.
Come già richiamato nella parte normativa, concorrono alla ripartizione dei costi tutti gli
immobili agricoli e extra-agricoli qualunque sia la loro destinazione (salvo limitate
eccezioni che verranno illustrate nelle Norme di applicazione del Piano).
La misurazione del diverso grado di beneficio tra le singole proprietà immobiliari viene
effettuata mediante la definizione di un indice tecnico e di un indice economico. Il calcolo dell'indice tecnico è stato realizzato per porzioni di territorio aggregate in zone
omogenee. Tali zone sono state individuate su base orografica e idrografica unendo i
singoli sottobacini idrografici tra loro seguendo una logica di accorpamento basata su
omogeneità orografica e posizione geografica.
Sono state pertanto individuate 5 zone (si veda la Figura 7 ) così denominate:
1. Alta valle del Casentino;
2. Versante destro del Casentino (Pratomagno)
3. Versante sinistro del Casentino (Alpe di Serra e Catenaia)
4. Fondo valle (Conca intermontana casentinese, Piana di Arezzo)
5. Chiassa (Nuova zona di contribuenza)
Precisiamo ora come sono stati raggruppati i sottobacini precedentemente descritti;
appartengono alla prima zona (Alta valle del Casentino):
- Arno a monte di Stia
- Staggia
- Imbr.Arno-Stia
- Fiumicello
- Pillozze
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appartengono alla seconda zona (versante destro del Casentino):
- Solano
- Teggina
- Salutio
appartengono alla terza zona (versante sinistro del Casentino):
- Sova Roiesine
- Archiano
- Corsalone
- Vessa
- Rassina
appartengono alla quarta zona (Fondo valle):
- Rovello
- Imbrif.Arno-Borgo C.
- Imbr.Arno-Rignano
- Soliggine
- arezzo1
- arezzo2
appartengono alla quinta zona (Chiassa):
- arezzo 3
- Chiassa
Piano di classifica degli immobili
38
Figura 7: Ripartizione delle zone
Si utilizza come indice tecnico quello cosiddetto di manutenzione e densità delle opere che
esprime, come meglio vedremo al prossimo paragrafo, il differente grado di intensità del
complesso delle attività di bonifica tra le varie zone sopra individuate.
Piano di classifica degli immobili
39
6 Calcolo dell'indice di manutenzione
L'indice di manutenzione è definito come l’indicatore che rappresenta, per zone diverse,
l'intensità di manutenzione idraulica.
Per calcolare l'indice di manutenzione si è fatto riferimento alla superficie dei corsi d'acqua
in quanto le effettive attività di manutenzione vengono effettuate sul corso d'acqua e
consistono in:
- taglio di vegetazione in alveo e sponde;
- manutenzione delle opere di sistemazione idraulica esistenti;
- ripristino delle sezioni idrauliche attraverso la rimozione di materiali in alveo;
- nuovi interventi di sistemazione limitatamente alle opere eseguite con tecniche di
ingegneria naturalistica.
L'indice di manutenzione è quindi correlato allo sviluppo del reticolo idraulico e alla
presenza di opere di bonifica per unità di superficie.
I parametri che sono stati considerati per il calcolo dell'indice sono i seguenti:
- superficie di pertinenza delle aste idrauliche compresi i tratti del F. Arno che
beneficiano delle sistemazione effettuate a monte;
- superficie della zona;
- identificazione dei tratti con presenza di opere di sistemazione idraulica.
La formula applicata infatti consiste nel rapporto tra superficie totale, per zona, delle
pertinenze delle aste idrauliche (sup_aste), maggiorata per la superficie dei tratti sottoposti
a sistemazione (sup_sist), divisa per la superficie totale della zona (sup_zona).
(sup_aste+sup_sist)/(sup_zona)
Il calcolo della superficie di pertinenza delle aste idrauliche è stata eseguito nel seguente
modo:
- calcolo delle larghezze medie delle aste principali per ciascun sottobacino idrografico;
Piano di classifica degli immobili
40
- individuazione delle aste principali e secondarie, finalizzata ad applicare a ciascuna di
esse una larghezza media differenziata;
- calcolo della superficie dal prodotto dello sviluppo lineare delle aste per la larghezza
media;
- identificazione dei tratti di asta con presenza di opere.
La suddivisione delle aste in principali e secondarie si riporta di seguito nella figura n. 8.
Figura 8: Aste principali e secondarie (sono rappresentate in blu quelle principali e in rosso le secondarie)
Piano di classifica degli immobili
41
Le aste principali sono state individuate sulla base del seguente criterio: tratto di corso
d'acqua nel quale vengono eseguiti maggiormente gli interventi di manutenzione, ed è
costituito dal collettore principale e, nei casi di bacini molto estesi, da alcuni collettori
secondari.
L'individuazione della larghezza media per bacino è stata fatta catturando per ogni asta
principale e per ciascun bacino idrografico, le opere trasversali e mediando il valore della
loro larghezza.
Il valore della larghezza media delle opere trasversali è stato applicato come larghezza
media dell'asta principale.
Per le aste secondarie si è applicato il 30% del valore utilizzato per le aste principali.
Nella tabella sotto riportata vengono indicati i valori calcolati.
Tabella 3: Valori di larghezza applicati
Nome sottobacino Larg. Media aste
Arno a monte di Stia 32
Staggia 32
Imbr.Arno-Stia 20
Fiumicello 29
Pillozze 22
Solano 31
Sova Roiesine 22
Archiano 17
Corsalone 45
Teggina 27
Rovello 18
Imbrif.Arno-Borgo C. 32
Imbr.Arno-Rignano 32
Vessa 7
Rassina 37
Soliggine 14
Salutio 24
Arezzo1 24
Arezzo2 24
Piano di classifica degli immobili
42
Nome sottobacino Larg. Media aste
Arezzo3 24
Chiassa 12
Il calcolo delle superfici delle aste su cui ricadono interventi di sistemazione è stato
eseguito catturando tutti i tratti di asta interessati dalla presenza di opere a partire da una
fascia di 50 metri disegnata intorno alle opere stesse.
Nella Figura 9 sono riportati i tratti di corso d’acqua che risultano essere sistemati.
Piano di classifica degli immobili
43
Figura 9: Selezione dei tratti di asta (in rosso) che risultano sistemati
La presenza di aste sistemate costituisce un aumento delle attività di manutenzione; come
per il reticolo idraulico anche le aste sistemate vengono computate in superficie. Questa
superficie fittizia è calcolata in modo differenziato per le aste primarie e secondarie,
Piano di classifica degli immobili
44
applicando per le prime una larghezza di 20 metri e per le seconde di 10 metri, e
considerando una lunghezza di asta sistemata pari a 50 metri.
Per tenere conto dei benefici derivanti dalle sistemazioni effettuate sui bacini montani è
stata inoltre considerata una superficie fittizia del tratto dell’Arno ricadente nel fondo valle
alla cui estensione è stata attribuita una larghezza pari a 32 metri.
Una volta calcolate le singole superfici è stata realizzata una tabella per il calcolo
dell'indice di manutenzione, nella quale sono riassunti per ciascuna zona i totali delle varie
superfici considerate.
Tabella 4: valori di calcolo per l’indice tecnico Superficie
zona (ha)
Superficie
rete principale
(ha)
Superficie
rete
secondaria
(ha)
Superficie
rete (ha)
Aste princ.
Sistemate
(m)
Aste secon.
Sistemate (m)
Superficie di
incremento
dovuto alle
opere (ha)
Totale
superfici aste
(ha)
Alta valle 14.000,64 172,24 206,02 378,25 5.618,36 4.883,92 16,12 394,37Versante destro 24.522,05 304,36 330,64 635,00 1.459,34 13.752,67 16,67 651,67Fondovalle 18.765,33 352,26 140,36 492,62 2.762,78 6.528,86 12,05 504,68Versante sinistro 25.061,41 322,74 391,20 713,94 13.082,61 11.326,21 37,49 751,43Chiassa 6.163,74 113,20 41,82 155,02 1.251,00 426,20 2,93 157,95Totale 88.513,18 1.264,80 1.110,04 2.374,84 24.174,09 36.917,86 85,27 2.460,10
L'indice di manutenzione è quindi calcolato dal rapporto del totale delle superfici delle aste
sulla superficie totale della zona.
Zona indice di manutenzione
Alta valle 0,028168
Versante destro 0,026575
Fondovalle 0,026894
Versante sinistro 0,029984
Chiassa 0,025625
Data la bassa dispersione dei valori ottenuti si è ritenuto di poter individuare tre classi di
manutenzione. Alla zona “Chiassa”, trattandosi dei territori di nuova acquisizione, che
presentano l’indice di manutenzione più basso, viene attribuita la classe 1; le altre due
classi vengono attribuite alle zone rimanenti, che facevano già parte del precedente
Piano di classifica degli immobili
45
perimetro provvisorio di contribuenza, con la soglia di passaggio dalla classe 2 alla classe
3 pari a 0,027905, valore medio dell’indice di manutenzione delle suddette zone.
Nella tabella sotto riportata sono indicati gli indici di manutenzione e la classe di
appartenenza di ciascuna zona all’interno del perimetro di contribuenza:
Tabella 5: indici di manutenzione e classi di appartenenza.
Zona indice di manutenzione Classe
Alta valle 0,028168 3
Versante destro 0,026575 2
Fondovalle 0,026894 2
Versante sinistro 0,029984 3
Chiassa 0,025625 1
Gli indici idraulici Id da attribuire alle tre classi vengono calcolati come rapporto tra gli indici di manutenzione medi pesati di ciascuna classe e l’indice di manutenzione medio pesato
relativo alla classe 2, in maniera tale che l’indice idraulico relativo a quest’ultima classe
risulti pari a 1.
Zona
Indice
di manutenzione
Im Classe
Superficie
(ha) S
classe 1
Superficie
(ha) S
classe 2
Superficie
(ha) S
classe 3
Im x S Classe 1
Im x S Classe 2
Im x S Classe 3
Alta valle 0.028168 3 14.000,64 394,37
Versante destro 0.026575 2 24.522,05 651,67
Fondovalle 0.026894 2 18.765,33 504,67
Versante sinistro 0.029984 3 25.061,41 751,43
Chiassa 0.025625 1 6.163,74 157,95
Totale 6.163,74 43.287,38 39.062,05 157,95 1.156,34 1.145,80
Media pesata
0,025626
0,026713
0,029333
Indici idraulici 0,96
1,00 1,10
Piano di classifica degli immobili
46
Figura 10: Carta dell’indice idraulico
Piano di classifica degli immobili
47
7 Indice economico
Gli indici economici applicabili si riconducono sostanzialmente al reddito dominicale degli
immobili agricoli e alle rendite catastali degli immobili urbani che esprimono un valore già
perequato per destinazione, qualità e classe.
Occorre naturalmente ricondurci ai valori dei suoli e pertanto per gli immobili extra-agricoli
si adotterà la rendita catastale ridotta alla parte che attiene al suolo interessato dalla
costruzione; escludendo livelli di incidenza eccezionali, legati a particolari situazioni
edilizie, si adotta un indice di incidenza pari a 0.20.
Pertanto l’indice economico per gli immobili agricoli vale:
Ie = RD RD = reddito dominicale
Per gli immobili extra-agricoli:
Ie = RC x Iia RC = rendita catastale Iia = indice di incidenza dell’area sulla rendita (= 0.20)
Formule per il calcolo del beneficio Sulla base dei dati precedentemente raccolti, chiamando Id l’indice idraulico e Ie l’indice economico, si ottiene che il beneficio specifico bi del singolo immobile è dato dalla seguente formula generale:
bi = Id x Ie
che, nel caso degli immobili agricoli, diventa:
Piano di classifica degli immobili
48
bi= Ir x RD
e nel caso degli immobili extra-agricoli
bi = Id x RC x Iia Per quanto riguarda le linee di comunicazione (strade e ferrovie) si adotta come tariffa di
calcolo del reddito delle relative superfici, individuate dalla Comunità Montana in base ai
dati catastali o sulla scorta di altri accertamenti, quella del seminativo di classe più alta
presente nel Comprensorio. Il calcolo del beneficio si riconduce a questo punto a quello
degli immobili agricoli.
Piano di classifica degli immobili
49
8 Formule per il calcolo del contributo
Il centro di costo adottato viene ripartito fra gli immobili contribuenti in ragione del beneficio
ad essi attribuibile. Pertanto la formula da utilizzare per il calcolo del singolo contributo
dell’immobile sarà del tipo:
Ci = (Costo / ∑bi) x bi
Ci = Contributo del singolo immobile considerato. Costo = Centro di costo relativo all’attività di bonifica montana.
∑bi = Sommatoria dei benefici estesa a tutti gli immobili contribuenti per il centro di costo
(agricoli ed extra-agricoli).
bi = beneficio del singolo immobile considerato
Piano di classifica degli immobili
50
9 Valutazione del beneficio di scolo
L’art. 16 comma 5 della L.R. 34/94, introdotto dalla L.R. 38/2003, dispone che “I
soggetti pubblici e privati, anche non consorziati, che utilizzano le opere di bonifica, il
reticolo e le opere idrauliche in gestione ai consorzi di bonifica o agli altri soggetti
competenti come recapito di scarichi, contribuiscono alle spese in proporzione al beneficio
ottenuto”.
L’art. 16 comma 7 della L.R. 34/94, introdotto dalla citata normativa, prevede
espressamente che i gestori del servizio idrico integrato di cui alla L.R. 81/1995 sono
tenuti a contribuire alle spese dei consorzi di bonifica in relazione al beneficio tratto,
nell’ambito dei servizi loro affidati, dalla gestione delle opere di bonifica, del reticolo e delle
opere idrauliche.
Con deliberazione n. 715 del 20/07/2004 la Giunta Regionale ha tra l’altro
approvato le “Linee guida per la valutazione del beneficio di scolo” per la determinazione
del contributo dovuto dalle Autorità di Ambito Territoriale Ottimale e la nuova convenzione
tipo di cui all’art. 16 comma 12 della L.R. 34/94.
In data 21/11/2005 è stata stipulata con Autorità di Ambito territoriale Ottimale n. 4
“Alto Valdarno” la convenzione prevista dall’art. 16 comma 8 della L.R. 34/94, introdotto
dalla citata normativa.
Con deliberazione di Assemblea n. 54 del 29/09/2006 è stata approvato l’elaborato
“Valutazione del beneficio di scolo nel comprensorio n. 24 “Casentino”, in cui si
quantificava il contributo dovuto dall’AATO n. 4 “Alto Valdarno” relativo al precedente
perimetro provvisorio di contribuenza, approvato con deliberazione di Assemblea n. 22 del
19/03/1999. Tale contributo risultava essere pari al 2,5341% dell’intero ammontare della
contribuenza.
L’estensione del perimetro provvisorio di contribuenza comporta anche la revisione
del beneficio di scolo e la quantificazione del nuovo contributo dovuto dall’AATO n. 4.
La presente valutazione del beneficio di scolo nel comprensorio di bonifica n. 24
“Casentino”, relativamente ai territori del perimetro provvisorio di contribuenza ricadenti
nell’AATO n. 4 “Alto Valdarno”, viene effettuata applicando i principi delle linee guida
approvate dalla Regione Toscana con delibera n. 715 del 20/07/2004, con le
Piano di classifica degli immobili
51
semplificazioni concordate in occasione della stipula della sopraccitata convenzione, che
tengono conto della peculiarità del comprensorio e dell’attività di bonifica montana in esso
attuata, e già applicate in occasione della prima valutazione del beneficio di scolo, a cui si
rimanda per la descrizione della procedura adottata.
Il rapporto tra il beneficio di scolo e il costo totale di gestione del reticolo dà la
percentuale che va applicata alla contribuenza complessiva per determinare annualmente
il contributo dovuto dall’AATO n. 4 “Alto Valdarno”.
Su un costo di gestione pari a 977.500 euro, riferito all’anno in corso, il beneficio di
scolo è stato valutato, con il metodo sopra descritto, pari a 22.510,00 euro che in termini
relativi rappresenta il 2,3028% dell’ammontare del costo totale di gestione del reticolo.
Possiamo quindi concludere che per il comprensorio di bonifica n. 24 il beneficio per
il recapito degli scarichi delle fognature nel reticolo risulta essere pari al 2,3028%
dell’intero ammontare della contribuenza.
Non si procede all’esenzione prevista dall’art. 16 comma 6 della L.R. 34/94 in
quanto, come già disposto nel precedente Piano di Classifica, il contributo consortile a
carico dei fabbricati non comprende il contributo connesso allo scolo e allontanamento
delle acque reflue.
Si riportano in appendice i risultati dell’applicazione di quanto descritto nella presente
relazione.
Si allega alla presente la cartografia degli agglomerati urbani e del reticolo utilizzato
per l’allontanamento delle acque reflue in scala 1: 50.000.
Piano di classifica degli immobili
52
10 Norme di applicazione
L'Amministrazione della Comunità Montana provvede a formare i ruoli di contribuenza
sulla base del proprio Catasto consortile degli immobili agricoli ed extra-agricoli che
ricadono nel Comprensorio di bonifica secondo le indicazioni tecnico – economiche
stabilite dal Piano di Classifica. L'aggiornamento delle proprietà censite nel Catasto
consortile e delle relative intestazioni avviene sia per istanza motivata dei contribuenti che
per la periodica attività di ricognizione e accertamento svolta dall'Ufficio Catasto consortile.
A tutti gli immobili ricadenti nel perimetro di contribuenza vengono attribuiti gli indici tecnici
ed economici previsti dal Piano di Classifica stesso.
Non si includono tra gli immobili contribuenti gli immobili agricoli che appartengono ad una
proprietà agricola consortile (“posizione” del Catasto consortile) per la quale il reddito
dominicale “complessivo” sia inferiore a 0,26 euro; questo sia per la evidente marginalità
della redditività dell’immobile che per la possibile destinazione a resede di fabbricato
urbano o relitto; tali proprietà hanno estensione limitata, sempre inferiore agli 80 mq, e nel
caso frequente di destinazione a resede di fabbricato urbano si evita una potenziale
doppia imposizione. A tale determinazione ci si è sempre attenuti nel recente passato.
Vengono esentati dalla contribuenza gli immobili classificati catastalmente Luoghi Sacri
Pubblici , per uniformarsi alla normativa tributaria che prevede l’esenzione di tali immobili
da qualsiasi imposta, tassa o tributo.
Vengono esentati dalla contribuenza gli immobili classificati catastalmente Fabbricati
Rurali (qualità catastale 279) di superficie inferiore ai 200 mq; per tali estensioni si può
ragionevolmente ritenere che il fabbricato non sia utilizzato a fini di civile abitazione (il
limite è stato posto tenendo in considerazione il fatto che nella superficie vengono
comprese anche le resedi quali le aie, ecc.).
L’acquisizione dei dati catastali (rendite e superfici) avviene di norma attraverso le
Agenzie del Territorio provinciali; la Comunità Montana può comunque attingere alle
Piano di classifica degli immobili
53
banche dati di varia natura dell’Amministrazione Finanziaria per il completamento dei dati
di classamento degli immobili e compiere propri accertamenti diretti.
La Comunità Montana, attraverso apposita Deliberazione del Consiglio, potrà rettificare
eventuali inesattezze materiali nella attribuzione degli indici o parametri a base del calcolo
del beneficio.
Si assume come unità georeferenziale il foglio catastale.
L’Amministrazione della Comunità Montana può prevedere nella deliberazione annuale di
riparto l’istituzione di una quota minima di contribuenza; può inoltre prevedere un limite
dell’indice economico oltre il quale computare una percentuale di riduzione delle stesso in
quanto ritenuta corrispondente a un criterio di corretta individuazione del beneficio, di
equità e di equilibrato rapporto beneficio/valore immobiliare.
Piano di classifica degli immobili
54
11 ALLEGATI
Schede riassuntive per sottobacino idrografico
Piano di classifica degli immobili
55
ZONA A: Alta valle del Casentino
Sottobacini idrografici
Nome Superficie (ha)
Arno a monte di
Stia
6,632.76
Staggia 4,752.89
Imbr.Arno-Stia 354.12
Fiumicello 1,797.93
Pillozze 462.86
TOTALE 14,000.55
Quota minima 401.89
Quota massima 1,643.57
Piano di classifica degli immobili
56
Opere trasversali presenti bm Denominazione sb n_ord lunghezza altezza larghezza anno
realizzazione muri ala
1 Arno a monte di Stia 1 1 25.8 2.8 1.8 1930 NO 1 Arno a monte di Stia 1 2 32 2.4 1.8 1930 NO 1 Arno a monte di Stia 1 3 56 6.4 2 1930 si ( d ) 1 Arno a monte di Stia 1 4 23.5 5.1 2 1930 si ( d ) 1 Arno a monte di Stia 1 5 47.5 6.2 2 1930 si ( S ) 1 Arno a monte di Stia 1 6 58.5 4.7 1.5 1930 SI 1 Arno a monte di Stia 1 7 59.5 4.2 1.3 1930 si ( D ) 1 Arno a monte di Stia 1 8 61.5 3.1 1.3 1930 si ( D ) 1 Arno a monte di Stia 1 9 40.5 2.9 1.3 1930 si ( S ) 1 Arno a monte di Stia 1 10 38 3.7 1.3 1930 si ( S ) 1 Arno a monte di Stia 1 11 38.5 3.9 1.3 1930 si ( S ) 1 Arno a monte di Stia 1 12 55 5.7 1.3 1930 SI 1 Arno a monte di Stia 1 13 36 2.5 1.1 1930 SI 1 Arno a monte di Stia 1 14 40 3.8 1.4 1930 SI 1 Arno a monte di Stia 2 1 38.5 4.3 1.6 0 NO 1 Arno a monte di Stia 2 2 28.7 4.9 1.6 0 NO 1 Arno a monte di Stia 2 3 43.1 3.7 1.6 0 NO 1 Arno a monte di Stia 3 1 28.7 4.1 1.7 1932 NO 1 Arno a monte di Stia 3 2 17.5 3.8 1.6 1932 NO 1 Arno a monte di Stia 3 3 28 3.9 1.6 1932 NO 1 Arno a monte di Stia 4 1 23.8 3 2 0 NO 1 Arno a monte di Stia 4 2 26.1 3.4 1.3 0 NO 1 Arno a monte di Stia 4 3 26 3.2 1.3 0 NO 1 Arno a monte di Stia 5 1 13.7 2.6 1.2 0 NO 1 Arno a monte di Stia 5 2 15 2.5 1.2 0 NO 1 Arno a monte di Stia 5 3 12 2.5 1.2 0 NO 1 Arno a monte di Stia 5 4 18.5 4.4 1.2 0 NO 1 Arno a monte di Stia 6 1 16.5 3 1.6 1932 NO 1 Arno a monte di Stia 6 2 17 3.7 1.1 1932 NO 1 Arno a monte di Stia 6 3 19.5 2 1.2 1932 si ( S ) 1 Arno a monte di Stia 6 4 16 4 1.8 1932 NO 1 Arno a monte di Stia 6 5 31 5.5 1.7 1931 NO 1 Arno a monte di Stia 7 1 3 2 0.6 0 NO 1 Arno a monte di Stia 7 2 9.5 1 0.5 0 NO 1 Arno a monte di Stia 7 3 3 1.2 0.6 0 NO 1 Arno a monte di Stia 7 4 8 3.3 0.6 0 NO 1 Arno a monte di Stia 7 5 5 2 1 0 NO 1 Arno a monte di Stia 7 6 6 1 1 0 NO 1 Arno a monte di Stia 7 7 5 1 1 0 si ( S ) 1 Arno a monte di Stia 7 8 3.2 0.8 0.9 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 9 3.4 1.2 0.9 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 10 3.7 1 0.8 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 11 3 0.3 0.6 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 12 3.5 2.2 0.5 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 13 3 0.5 0.6 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 14 7 1.6 0.8 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 15 8 2.2 0.8 0 si ( D )
Piano di classifica degli immobili
57
bm Denominazione sb n_ord lunghezza altezza larghezza anno realizzazione
muri ala
1 Arno a monte di Stia 7 16 8.5 5.5 1 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 17 3.5 2.1 0.8 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 18 6 1.7 0.8 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 19 9 2.1 0.8 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 20 13 4.3 0.9 0 SI 1 Arno a monte di Stia 7 21 4.5 1.7 0 0 NO 2 Staggia 1 1 53 6.8 2.1 0 NO 2 Staggia 1 2 21 6.7 2 0 si ( D ) 2 Staggia 1 3 56.4 4.6 1.4 0 si ( D ) 2 Staggia 1 4 48.2 6.6 2 0 SI 2 Staggia 1 4a 0 0 0 1980 2 Staggia 1 5 44 4.2 1.5 0 si ( D ) 2 Staggia 1 6 41.5 4.7 1.3 0 si ( D ) 2 Staggia 1 7 26 3.1 1.4 0 SI 2 Staggia 1 8 24 1.4 0.6 0 si ( D ) 2 Staggia 1 9 31 6.5 1.3 0 si ( D ) 2 Staggia 1 10 18 2.7 2 0 SI 2 Staggia 1 11 23.5 6.5 2 0 SI 2 Staggia 1 12 12.5 2 1.1 0 SI 2 Staggia 1 12a 3.9 1.2 0.8 0 SI 2 Staggia 1 13 26.2 5.3 1.6 0 SI 2 Staggia 2 1/a 5.2 1.3 0.6 0 No 2 Staggia 2 1 10.8 1.8 1 No 2 Staggia 2 2 12.2 2 1 0 No 2 Staggia 2 3 17.6 2.7 1.2 0 No 2 Staggia 2 4 34.5 6.5 2 0 Si(S) 2 Staggia 2 5 52.4 7.6 2 0 No 2 Staggia 2 6 58.4 7.5 2 0 2 Staggia 2 7 20 3 1.6 0 Si(S) 2 Staggia 2 8 28.1 4.5 1.3 0 Si(S) 2 Staggia 2 9 27 4.6 1.3 0 Si(S) 2 Staggia 2 10 14 3 1.15 0 Si(S) 2 Staggia 2 11 19.5 3.1 1.2 0 NO 2 Staggia 3 1 12.5 2.4 1.2 0 Si 2 Staggia 4 1 12.1 0.7 1.2 0 No 2 Staggia 4 1/a 38.5 1 1 0 No 2 Staggia 4 2 48 5.8 2 0 Si(S) 2 Staggia 4 3 35.7 6.5 2 0 Si(s) 2 Staggia 4 4 68 6.7 2 0 Si 2 Staggia 4 5 47.5 6.3 2 0 Si(S) 2 Staggia 4 6 48 6.6 2 0 Si(S) 2 Staggia 5 1 13 2.2 1.15 0 No 2 Staggia 5 2 12.3 3 1.15 0 No 2 Staggia 5 3 10 2.35 1.1 0 No 2 Staggia 5 4 9.4 0.35 1 0 No 2 Staggia 6 1 5 1.6 0.8 0 No 2 Staggia 6 2 4 3.1 0.9 0 No 2 Staggia 6 3 6 2.1 0.9 0 No 2 Staggia 6 4 4 1.6 0.8 0 2 Staggia 7 1 8.5 1.6 0.9 0 No 2 Staggia 7 2 13 1.3 1 0 No
Piano di classifica degli immobili
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bm Denominazione sb n_ord lunghezza altezza larghezza anno realizzazione
muri ala
2 Staggia 7 3 11 1.8 1 0 No 2 Staggia 7 4 12 0.5 1.4 0 No 2 Staggia 7 5 21 8.5 1 0 Si(S) 2 Staggia 7 6 12 1.9 1 0 Si(D) 2 Staggia 8 1 38.5 1 1 0 3 Fiumicello 1 1 58 1.3 1.4 0 No 3 Fiumicello 1 2 40.2 2.3 1.45 0 3 Fiumicello 1 3 37.2 2.1 1.45 0 3 Fiumicello 1 4 19.8 0.6 1.2 0 3 Fiumicello 1 5 21.3 2.1 1.2 0 Si 3 Fiumicello 2 1 6 1 0.8 0 3 Fiumicello 2 1/a 12 3 1 0 3 Fiumicello 2 2 7 2.1 0.9 0 3 Fiumicello 2 3 8 2 0.9 0 3 Fiumicello 2 4 8.5 2.4 1 0 3 Fiumicello 2 5 6 1.7 0.9 0 3 Fiumicello 2 6 10 1.3 0.9 0 Si(D) 3 Fiumicello 2 7 13.5 3.5 1.1 0 3 Fiumicello 2 8 10 1.8 1 0 3 Fiumicello 2 9 7.5 1.6 0.9 0 3 Fiumicello 2 10 6.5 3 0.9 0 3 Fiumicello 2 11 7.5 2.8 1 0 3 Fiumicello 2 12 9 2.4 1 0 3 Fiumicello 2 13 6.5 2.5 1 0 3 Fiumicello 2 14 7 1.5 0.9 0 3 Fiumicello 2 15 16 3.5 1.2 0 3 Fiumicello 2 16 11 3 1.2 0 3 Fiumicello 2 17 7 1.8 1 0 3 Fiumicello 2 18 5 2.1 1 0 3 Fiumicello 2 19 15 3.6 1.2 0 3 Fiumicello 2 20 6 1.2 0.5 0 3 Fiumicello 2 21 7 2 1 0 3 Fiumicello 2 22 10 2.1 1 0 3