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Introduzione al corso Prerequisiti Gli studenti devono avere una sicura conoscenza di base dei movimenti e degli autori principali della Letteratura italiana dalle Origini al Trecento.

Prerequisiti - UniBG per Letteratura... · degli autori principali della Letteratura italiana dalle Origini al Trecento. Obiettivi formativi Il corso si propone di approfondire le

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Introduzione al corso

Prerequisiti

Gli studenti devono avere una sicura

conoscenza di base dei movimenti e

degli autori principali della Letteratura

italiana dalle Origini al Trecento.

Obiettivi formativi

Il corso si propone di approfondire le conoscenze

richieste nei Prerequisiti attraverso un percorso che

affronterà lo studio del periodo indicato, e cioè la

Letteratura italiana dalle origini a tutto il Trecento.

Questo consentirà agli studenti non solo di fissare i

momenti salienti della storia letteraria italiana dei

secoli presi in considerazione, ma anche di

ripercorrere le biografie e le opere dei maggiori

autori che li hanno caratterizzati e, in particolare, di

applicarsi alla lettura e di esercitarsi nell’esegesi dei

testi proposti.

Con ciò gli studenti acquisiranno quegli strumenti di

contestualizzazione e di analisi critica imprescindibili

nello studio della letteratura in generale.

Contenuto del corso

La letteratura delle Origini.

Il corso prenderà in esame le scuole e gli

autori più rappresentativi del Duecento e del

Trecento per individuare le linee di sviluppo

più significative della lirica e della prosa dei

primi due secoli della letteratura italiana.

Nell’analisi dei testi verrà posta un’attenzione

particolare alla loro struttura formale (metrica,

figure retoriche, ecc.).

Modalità di verifica dell’apprendimento

Esame orale.

Il colloquio verificherà sia la conoscenza delle

scuole e degli autori principali della letteratura

italiana nel contesto storico e sociale dei secoli

considerati, sia la capacità degli studenti di

leggere, parafrasare e analizzare criticamente i

testi proposti durante il corso.

Bibliografia

• Gli appunti del corso sono parte integrante del programma. L’esame

verterà sugli argomenti e sui testi trattati durante le lezioni e sulla

bibliografia per la letteratura del Duecento e del Trecento.

• Bibliografia per la letteratura del Duecento e del Trecento. Durante le

lezioni verranno lette e commentate liriche e novelle tratte da:

1) Antologia della poesia italiana. Duecento, diretta da Cesare

Segre e Carlo Ossola, Torino, Einaudi, 2005.

2) Antologia della poesia italiana. Trecento, diretta da Cesare

Segre e Carlo Ossola, Torino, Einaudi, 1999.

3) Dante Alighieri, Vita nuova, introduzione di Giorgio Petrocchi,

note e commento di Marcello Ciccuto, Milano, BUR, 2006.

4) Francesco Petrarca, Canzoniere, a cura di Sabrina Stroppa,

introduzione di Paolo Cherchi, Torino, Einaudi, 2011.

5) Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di Vittore Branca,

Torino, Einaudi, 2014.

Altre informazioni

Il corso è riservato agli studenti di LLSM, indirizzo di

Turismo culturale.

I programmi dei corsi hanno una validità di tre anni.

Gli studenti con programmi scaduti, cioè sino all’a.a.

2013/2014 compreso, sono pregati di rivolgersi al docente.

Gli studenti, frequentanti o non frequentanti, dovranno

presentarsi all'esame con tutti i testi indicati in bibliografia e

disponibili alla Civica Biblioteca A. Mai (P.zza Vecchia 15) o

alla Biblioteca della Facoltà di Lingue (P.zza S. Agostino).

Gli studenti non-frequentanti dovranno contattare il

docente per avere l’elenco delle liriche e delle novelle lette

e commentate durante le lezioni e dovranno inoltre

aggiungere alla bibliografia già indicata i testi elencati qui

di seguito:

• Luigi Surdich, Il Duecento e il Trecento, Bologna, Il

Mulino, 2005.

• Giuseppe Ledda, Dante, Bologna, Il Mulino, 2008.

• Dante Alighieri, La divina Commedia. Inferno; edizioni

consigliate:

– La Nuova Italia, 2004, a cura di Natalino Sapegno,

– Carocci, 2007, curata da Giorgio Inglese.

Orari e aule lezioni

• 1° semestre:

lunedì 9-11 aula 4 via Salvecchio

venerdì 13-14 aula 1 P.zza Rosate

Le Origini. Premessa

• Le più antiche attestazioni di scrittura letteraria in Italia:

prima metà del secolo XIII

• Sono attestazioni non in italiano, bensì in differenti lingue

regionali (volgari):

1) il siciliano nel grande regno di Sicilia che

comprende tutto il Meridione;

2) i dialetti dell’Italia centrale: toscano, umbro

marchigiano, abruzzese;

3) i dialetti lombardi, ossia dell’Italia settentrionale,

con grandi aree influenzate dal francese e dal

provenzale.

• Quindi plurilinguismo della fase iniziale della letteratura

italiana.

Le Origini. Premessa

• La lingua latina nel Duecento:

– ancora mezzo di comunicazione universale

perché

– unica lingua con statuto letterario solido, un codice

riconosciuto, una grammatica consolidata

• Tutti traguardi che i volgari devono ancora raggiungere,

ma che hanno fretta di realizzare perché ormai hanno:

- un uso pubblico;

- un uso nella pratica religiosa;

- un uso sempre più diffuso anche in ambito

letterario.

Le Origini. Premessa

• Perché in Italia l’uso letterario delle lingue volgari si è

sviluppato solo nel XIII secolo?

– differente ruolo dell’aristocrazia in Francia rispetto a

quella italiana e necessità in Italia di aspettare la

nascita di una protoborghesia cittadina;

– maggiore resistenza del latino in Italia per la presenza

della Chiesa;

– particolarità della situazione politica italiana:

frammentazione statuale.

Le Origini. Premessa

• Inghilterra, secolo VII, poema eroico Beowulf in lingua

anglosassone (inglese antico);

• Germania, secolo XII, poema Niebenlungenlied in alto

tedesco medio (antico tedesco);

• Spagna, 1140 ca., poema epico Cantare del mio Cid

• Francia, secoli XI e XII, letteratura in volgare con l’epica

della Chanson de geste in lingua d’oil e la lirica

provenzale in lingua d’oc.

• In Italia solo nel secolo XIII si può parlare di creazione di

vere e proprie opere letterarie in uno dei volgari presenti

nella penisola, ma poi evoluzione rapidissima!

Le Origini. Premesse socio-culturali• La rinascita delle città.

• Nascita di un nuovo ceto intellettuale che si sovrappone a il

vecchio ceto intellettuale: il funzionario di corte, il monaco,

il frate, il professore nelle neonate università laiche, il

mercante o il professionista cittadino, il trovatore o il

giullare.

• Doppia natura e funzione del nuovo intellettuale italiano del

Duecento:

- da un lato è un esponente organico della civiltà

comunale,

- dall’altro è un membro di una casta che, al di sopra

dei municipalismi, si viene gradualmente costituendo

come una nuova aristocrazia intellettuale

sovranazionale.

Le Origini. Premesse: su quali fonti

si formano gli intellettuali?

• Grandi compilazioni enciclopediche (summae);

• oppure: traduzioni e rifacimenti di opere classiche latine

che avessero carattere enciclopedico

- Plinio il Vecchio, Naturalis historia (I secolo d.C.);

- Cassiodoro, Institutiones (560);

- Isidoro di Siviglia (570-636), Etymologiae;

- Rabano Mauro (780-856), De rerum naturis, (830);

- Brunetto Latini, Li livres duo Trésor (1260-1267);

• In sostanza, l’enciclopedismo resta una costante

dell’approccio medievale alla cultura.

Le Origini. Premesse:

caratteristiche degli intellettuali

• L’intellettuale medievale, e quindi in parte anche

quello del secolo XIII, è tendenzialmente acritico

e astorico;

• i nuovi intellettuali del XIII secolo si rivolgono a un

pubblico relativamente più vasto che in passato =

necessità dell’uso del volgare con persone che

non conoscono il latino;

Le Origini. Premesse: lo sviluppo

della retorica

• Nascita:

– delle summae dictaminum, sorta di trattati nei

quali si raccolgono i principi generali e gli

esempi concreti di uno stile intonato, sostenuto

e straordinariamente artificioso;

– delle ars dictandi (disciplina che regolava la

composizione dei testi in prosa e in particolare

delle epistole) = Guido Faba, Gemma purpurea

(databile tra il 1239 e il 1243).

Le Origini. Premesse: lo sviluppo

della retorica

• Trattati di retorica = il rifiuto

dell’espressione immediata e diretta di un

pensiero o di un sentimento = affermarsi

della necessità di una complicata

elaborazione formale.

La cultura latina medievale

(o mediolatina)

• Cultura mediolatina: dal VI sino al XIII secolo.

• Forte relazione tra la cultura latina medievale e la

nascente cultura/letteratura che usa le lingue volgari.

• Cultura mediolatina = cultura europea sia geograficamente

(dal Portogallo alla Polonia, dalla Scozia alla Sicilia) sia

linguisticamente, cioè come mezzo di comunicazione.

• Vitalità della letteratura mediolatina anche dopo la nascita

dei volgari «letterari» = uso del latino per scrivere e

produrre cultura ancora per diversi secoli (Umanesimo e

Rinascimento).

• Sostanziale bilinguismo degli intellettuali o gli scrittori dal

Duecento in poi (Dante, Petrarca, Boccaccio, Poliziano,

Savonarola, ma anche lo stesso san Francesco).

La cultura latina medievale (o mediolatina)

• Quindi, l’utilizzo che i nuovi intellettuali europei (quelli

franco-provenzali già dal IX-X secolo, quelli italiani dal XII-

XIII secolo) fanno del volgare non significa che la cultura

mediolatina sia in declino = metà del secolo IX rinascita

carolingia.

• Testimonianze di questo rifiorire sono soprattutto:

- Studi storiografici: Liutprando (vissuto tra il 922 e il

972 e vescovo di Cremona) e Paolo Diacono (VIII

secolo) con l’Historia Langobardorum.

- Studi filosofici: Anselmo d’Aosta (sec. XII),

Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), e

Tommaso d’Aquino (1225- 1274), con la Summa

theologiae e la Summa contra gentiles.

La cultura latina medievale (o mediolatina)

• La letteratura latina e quelle volgari di questo periodo

NON sono quindi espressioni di mondi culturali differenti.

• Uso del volgare in ambito burocratico e amministrativo o

letterario → espandersi e allargarsi del bacino di utenza

culturale a strati sociali che non sapevano né leggere né

scrivere il latino.

• Autori alla base della cultura medievale:

– Severino Boezio (480-526): De consolatione

philosophiae;

– Aurelio Cassiodoro (490-583): il sapere si struttura in

due grandi gruppi disciplinari, quello delle scienze

umane e quello delle scienze divine.

La cultura latina medievale

(o mediolatina): luoghi di produzione• Luoghi di produzione culturale alla fine del VI secolo:

– Roma, Pavia, Ravenna, Monza, Verona.

• A partire dal VI secolo, tuttavia, la cultura comincia ad essere

patrimonio esclusivo dei monasteri e in particolare di quelli

benedettini fondati da Benedetto da Norcia (480-547):

Montecassino, Novalesa, Bobbio, Nanantola, Pomposa, Farfa.

• XII secolo: riforma religiosa di Gregorio VII = maggiori poteri ai

vescovi e invece minore agli abati dei monasteri = decadenza delle

abbazie;

• Nascita, a partire dall’XI secolo, delle università, scuole laiche per

eccellenza:

– Bologna (1088), famosa per gli studi giuridici;

– Salerno (1178); famoso per gli studi di medicina;

– Parigi (1150) e Oxford (1167), famose per gli studi teologici e

filosofici.

La cultura latina medievale

(o mediolatina): culto del passato• Il passato = il punto d’inizio = momento di pienezza

assoluta.

• Recuperare il passato è recuperare la dimensione

migliore dell’uomo e della sua esistenza; ciò vale anche

per la cultura e la letteratura.

• Per l’intellettuale del medioevo la cultura classica è

importante perché gli antichi giustificano i moderni: solo

ciò che è già stato detto in passato ha garanzia di verità.

• Il Medioevo eredita dalla Classicità un complesso

canone di opere e di autori; i maggiori sono due

prosatori, Cicerone e Sallustio, e otto poeti: Giovenale,

Lucano, Orazio, Ovidio, Persio, Stazio, Terenzio e

Virgilio.

La cultura latina medievale (o mediolatina):

culto del passato e Cristianesimo

• Medioevo = società, politica, cultura tutte modellate sulla

religione cristiana e attente ai suoi dogmi e alle sue

leggi.

• Testo fondamentale → Bibbia: questo è il testo

imprescindibile, mentre tutti gli altri (anche quelli classici)

non sono altro che strumenti per meglio leggere, capire

e interpretare la Bibbia.

• Quindi: primato della fede (teologia) e del testo sacro

che la esprime, ossia primato metastorico e perciò

atemporale: tutte le altre discipline (filosofia, letteratura,

storia ecc.) sono solo discipline ancelle della teologia.

La cultura latina medievale (o mediolatina) =

Classicismo e Cristianesimo

• Quindi:

1) al primo posto c’è l’assoluta autorità delle Sacre

scritture e della teologia su tutti gli altri campi del

sapere;

2) al secondo c’è l’autorevolezza dei classici che

hanno già detto tutto – così come tutto è stato già

scritto nella Bibbia – e nulla di nuovo può più essere

aggiunto.

• Questo è il motivo per cui nel Medioevo accanto alla

forte e ovvia presenza di autori cristiani (i Padri della

Chiesa) abbiamo una così consistente presenza di autori

classici ‘rivisitati’ secondo la prospettiva cristiana.

La cultura latina medievale (o mediolatina) =

i Padri della Chiesa

• Sant’Ambrogio (utile soprattutto per la sua ideologia

politica);

• San Girolamo (importante per l’esegesi biblica);

• San Gregorio (importante per le riflessioni morali e

mistiche);

• Sant’Agostino (importante per tutte le questioni di tipo

dottrinale)

Il Medioevo in Italia• Perché il Medioevo NON ha prodotto in Italia una nazione

come è invece successo in Francia o in Inghilterra?

- Rapporto con il cristianesimo.

- Individualismo e universalismo.

- Universalismo.

- Individualismo al Centro-Nord.

- Multiculturalismo anti-nazione al Sud per gli influssi

delle seguenti culture:

• latina,

• greco-bizantina,

• islamica,

• germanica,

• italiana.

Il volgare italiano• Utilizzo del volgare → per un pubblico costituito anche

da persone che non conoscono il latino.

• Il termine ‘volgare’ non è dispregiativo, ma significa

“lingua del volgo” in contrapposizione della lingua dei

dotti che è il latino.

• Come nasce il volgare?

– Latino ufficiale = lingua letteraria di Roma →

elaborata dagli scrittori latini.

– Latino parlato = lingua popolare d’uso comune più

umile → è quest’ultima la lingua che i romani

diffusero in tutte le regioni che conquistarono.

– Con l’Impero romano → il latino parlato conserva una

relativa compattezza e unità.

Il volgare italiano• Come nasce il volgare?

– Dopo l’Impero romano (dal 476 d.C.) → formazione

attraverso delle, nuove lingue chiamate neolatine o

romanze, perché nate dal ceppo unico del latino.

– Principali lingue neolatine: italiano, francese,

portoghese, spagnolo (castigliano), catalano, rumeno,

sardo, provenzale, ladino.

– In Italia: diversi ‘volgari’ corrispondenti più o meno alle

diverse regioni.

– In Italia: con il tempo e soprattutto con l’uso letterario,

preminenza del toscano di Firenze → da ‘volgare’ a

lingua nazionale → gli altri ‘volgari’ vengono relegati

al ruolo di dialetti.

Esempi più antichi di volgare non letterario• Indovinello veronese (fine dell’VIII – inizio del IX secolo)

Se pareba boves, alba pratalia araba

Albo versorio teneba, negro semen seminaba

• Scoperto 1924 (Biblioteca capitolare di Verona).

• Due esametri ritmici di ascendenza latina, qui con rima in “-

aba”.

• Elementi ancora già volgari:

– l’uso di se al posto di sibi,

– l’uso di pareba al posto della terza forma dell’imperfetto latino,

– il termine versorio, ancora oggi in uso nel veronese, per indicare

aratro,

• Elementi ancora latini:

– la n alla fine di semen.

• Placiti cassinesi (960-963)

Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene

trenta anni le possette parte Sancti Benedicti (Capua, 960)

Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai

trenta anni le possette parte Sancte Marie (Teano, 963)

Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai,

sancte Marie è, et trenta anni le posset parte sancte Marie

(Teano, 963)

Sao cco kella terre, per kelle fini que tebe monstrai,

Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette

(Sessa Aurunca, 963)

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Postilla amiatina (1087)

Ista cartula est de caput coctu

ille adiuvet de illu rebottu

qui mal consiliu li mise in corpu

• Frammento di poche righe: postilla a un testo notarile.

• Notaio: Rainerio.

• Contraenti dell’atto: i coniugi Miciarello (Testacalda) e

Gualdrada con il monastero di Abbadia San Salvatore.

• Insieme all’Indovinello veronese testimonia il passaggio dal

latino al volgare.

• Testimonia anche l’usanza di inserire frasi in volgare

all’interno di documenti ufficiali in latino.

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Iscrizione di san Clemente (ultimi anni del secolo XI)

Sisinnium: Fili de pute, traite

Gosmari, Albertel, traite!

Falite de retro co lo palo, Carvoncelle!

• È una testimonianza pittorica (affresco) di tipo religioso.

• Riproduce, usando la tecnica del fumetto, un episodio della

vita di San Clemente, ossia il tentativo di arrestarlo da

parte del pagano Sisinnio.

• Nell’affresco c’è una frase in latino attribuita al santo,

mentre le parole di Sisinnio sono in volgare e hanno un

particolare tono plebeo.

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Iscrizione di san Clemente (ultimi anni del secolo XI)

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Pianto cassinese (dopo il 1156)

…te portai nillu meu ventre.

Quando te beio, ploro presente.

Nillu teu regnu agime a mente.

• Anche questa è una testimonianza di tipo religioso.

• Forse frammento di un dramma sulla passione di Cristo,

potrebbe attestare l’uso del volgare con intenti artistici già

alla metà del XII .

• Anche in questo caso, i tre versi in volgare, che esprimono

il dolore della Madonna per le sofferenze e la morte del

Figlio, sono inseriti tra versi in latino.

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Ritmo cassinese (fine del XII secolo)

Eo, sinjuri, s’eo fabello,

lo bostru audire compello:

de questa bita interpello

e ddell’altra bene spello.

Poi ke ‘nn altu me ‘ncastello,

ad altri bie renubello

e mmebe ‘ncendo et flagello.

Et arde la candela, sebe libera,

Et altri mustra bïa dellibera.

• Testo monastico in veste ‘giullaresca’ → destinato alla

divulgazione.

• Dialogo tra un saggio orientale e un uomo occidentale nel

quale si condannano la mondanità e la sensualità.

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Ritmo cassinese (fine del XII secolo)

• Struttura: serie di lasse monorima composte da versi in

numero variabile di ottonari o novenari seguiti da una serie

più breve, spesso un distico, pure monorima con monorima

diversa dalla precedente di decasillabi o endecasillabi.

Eo,/ si/nju/ri,/ s’eo/ fa/bel/lo,

[…]

e d/del/l’al/tra/ be/ne/spel/lo.

Poi/ ke ‘n/n al/tu/ me ‘n/cas/tel/lo,

[…]

e m/meb/e ‘n/cen/do/ et/ fla/gel/lo.

[…]

Et/al/tri/ mus/tra/ bï/a/ del/li/be/ra

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Ritmo di sant’Alessio (fine del XII secolo)

Lu sponsu e la sponsa foro adunati,

in thalamo for levati:

in templo sancti Boniphati,

loco forne portati.

Li sacerdoti foruno adprestati,

àdberoli coronati.

Due corone de auro mundo tennu em capu,

ammerdora li cori de sotta li non capu.

• Componimento strofico narrativo composto nell’abbazia

benedettina di Santa Vittoria in Metanano, vicino a Fermo

(Marche).

Esempi più recenti di volgare anche letterario

• Ritmo di sant’Alessio (fine del XII secolo)

• Ritrovato incompleto e guasto in un codice conservato

presso la Biblioteca comunale di Ascoli Piceno.

• Struttura: composto di 257 versi, divisi in lasse monorima

di un numero variabile di ottonari e novenari, seguite da

una serie più breve (quasi sempre un distico) di

decasillabi-endecasillabi con monorima diversa dalla

precedente di decasillabi e endecasillabi.

• Tema: la prima metà della vita del santo – la nascita, il

matrimonio, l'esortazione alla moglie, la fuga da casa, la

vita da mendicante – rielaborata in vista di una

divulgazione a scopi edificanti da affidare alla recitazione.

La letteratura religiosa

• Lirica religiosa → stessa importanza della lirica amorosa,

(Scuola poetica siciliana).

• Letteratura religiosa → produzione e carattere

completamente autoctoni → adesione profonda e sincera

al Cristianesimo delle popolazioni italiane e tradizione tutta

particolare di esercitare e praticare questa fede.

• In sostanza, la letteratura religiosa italiana non subisce

alcuna influenza da esperienze culturali straniere, come

invece avviene per la lirica amorosa.

• Questo significa che sia i temi sia le forme della lirica

religiosa sono tutte elaborazioni genuinamente italiane e

quindi, come si è detto, autoctone.

La letteratura religiosa• D’altro canto, motivi religiosi percorrono e influenzano tutta la

letteratura delle origini (cfr. anche Dante)

• Perché l’affermarsi dell’istituzione comunale porta alla ribalta una

cultura nuova e un nuovo tipo di intellettuale borghese, ma

questa cultura laica non fu mai completamente svincolata dalla

spiritualità cristiana.

• Solo pian piano ci si concentra su nuovi problemi più laici –

problemi economici, sociali ecc. – più legati alla società borghese

in senso stretto.

• Questi problemi prendono lentamente il sopravvento anche

come temi letterari.

• Questo secondo filone tematico completamente laico si imporra

definitivamente solo con Boccaccio e poi con l’Umanesimo

petrarchesco e assumerà caratteri specificatamente mondani e

polemici proprio verso il Medioevo e la sua spiritualità

pervasiva.

La letteratura religiosa• Letteratura religiosa del Duecento (Italia centrale e

particolarmente in Umbria), trae ispirazione dal fervore di

rinnovamento religioso e dall’acceso misticismo che

pervade le masse di credenti soprattutto all’inizio del XIII

secolo.

• Questi fermenti religiosi:

– in parte si pongono al di fuori della Chiesa con i movimenti

ereticali (catari, valdesi, umiliati, patarini, spirituali) nei quali

alle aspirazioni di rinnovamento religioso si intrecciano

istanze sociali e politiche fortissime, che le portano a lottare

contro la ricchezza degli ecclesiastici, dei grandi feudatari,

della stessa borghesia comunale.

– in parte sono fatti propri e favoriti dalle autorità della Chiesa,

come nel caso di Innocenzo III, il papa che apre il secolo e

che è anche l’autore di un importante trattato ascetico sul

disprezzo del mondo e dei suoi beni, il De contemptu mundi.

La letteratura religiosa• Il favore della Chiesa rende possibile, ad esempio, la

nascita di due grandi ordini mendicanti, quello dei

Domenicani e soprattutto quello dei Francescani.

• Produzione letteraria di carattere religioso → dotta come

quella di carattere laico/amoroso e altrettanto elaborata sul

piano ideologico e formale perché dietro di essa vi sono

poeti e intellettuali fortemente impregnati da due tradizioni e

da due modelli importanti:

– il modello letterario latino medievale, e molte opere

religiose in volgare sono in realtà solo delle traduzioni da

opere latine;

– la tradizione teologica e mistica delle università che dà le

sue opere più originali con la Summa theologiae di san

Tommaso d’Aquino e con l’Itinerarium mentis in Deum di

Bonaventura da Bagnoregio.

La letteratura religiosa• D’altro canto, è altrettanto vero che tale produzione

scaturisce da fermenti religiosi genuinamente popolari, e da

ciò deriva l’esigenza, per gli autori di letteratura religiosa, di

rivolgersi al pubblico più largo delle masse di credenti, ai

quali vengono offerte opere ideologicamente incentrate sul

generale rifiuto di tutto quanto attiene alla sapienza umana

e alla mondanità aristocratica, ma anche borghese.

• Tutto ciò fa sì che la letteratura religiosa si fondi

sostanzialmente su due elementi:

– da un lato il retroterra cultura dotto di cui si è già detto;

– dall’altro il tono invece molto più popolare e meno

raffinato rispetto alla contemporanea esperienza della

lirica d’amore.

San Francesco (1182-1226)

• San Francesco: all’inizio e al centro della letteratura

religiosa.

• Nasce ad Assisi: il padre, Pietro Bernardoni, è un ricco

mercante; ha una giovinezza tumultuosa, ma riceve una

buona educazione letteraria con una discreta conoscenza

della letteratura e della lingua latine, così come della

letteratura in volgare.

• 1206 = profonda crisi religiosa: arriva a vagheggiare e a

realizzare una vita improntata agli ideali evangelici della:

• povertà;

• umiltà;

• penitenza;

• carità per il prossimo;

• della completa dedizione alla volontà di Dio.

San Francesco (1182-1226)• L’azione di Francesco ebbe un grande seguito popolare e lo costrinse a fondare

l’ordine dei Frati minori, approvato provvisoriamente dal già citato papa

Innocenzo III e poi definitivamente da papa Onorio III solo nel 1223.

• Quest’attesa di più di quindici anni = Chiesa estremamente cauta nei confronti di

tutti i movimenti pauperistici.

• La predicazione di san Francesco si rivolse a favore:

– di una vita povera;

– di una vita semplice e intensamente spirituale che ignorava le pretese

perbeniste del decoro e dell’agiatezza borghesi;

– di una vita condotta a stretto contatto con le classi più disagiate e sfortunate;

– di una vita condotta in stretto legame e armonia con tutti gli elementi

dell’ambiente naturale e della creazione.

• Questa particolare tipologia di vita predicata da Francesco:

– interpreta sentimenti assai diffusi e radicati in vasti strati dell’opinione

pubblica del tempo, che spesso sfociavano in movimenti o addirittura in

rivolte ereticali di tipo politico/religioso;

– serve proprio a convogliare questi fermenti di insoddisfazione o di ribellione

nell’ambito dell’ordinamento della Chiesa, rafforzando il prestigio di

quest’ultima e arricchendone le strutture organizzative.

San Francesco (1182-1226)

• 1219: viaggio in Egitto per tentare di mediare con il sultano di

quella regione la possibilità per i cristiani di accedere a

Gerusalemme;

• 1224: san Francesco si ritira a vita eremitica sul Monte della

Verna dove pare riceva le stimmate;

• 1226: muore alla Porziuncola.

• Opere in latino e in volgare di san Francesco:

– la Regola del suo ordine,

– il Testamento,

– le Admonitiones ai suoi frati,

– le Laudes Dei,

– Laudes Creaturarum, o Canticum Fratris Solis.

San Francesco

Laudes creaturarum: fonti e riferimenti culturali

• Piano metrico: non è possibile individuare una precisa struttura

metrica, è una prosa ritmica con poche rime (vv. 10-11; 12 e 14;

32-33 imperfetta) e molte assonanze (vv. 12-13; 20 e 22; 27-28):

il testo era probabilmente destinato ad essere cantato con le

modalità del canto gregoriano adottate per la recita dei salmi.

• Piano linguistico: dialetto umbro illustre.

• Origini: è uno dei più antichi testi in volgare e secondo la

tradizione, venne composto due anni prima di morire, nel 1224,

dopo una notte di intense sofferenze per una grave malattia agli

occhi aggravata dai topi che avevano invaso la cella; ritenendo

tutto ciò una tentazione del Maligno, san Francesco pare

invocasse Dio a sua protezione e in cambio ne ebbe una visione

che gli assicurava la salvezza e lo induceva a sostenere con

gioia tutte le tribolazioni che lo tormentavano.

San Francesco

Laudes creaturarum: fonti e riferimenti culturali

• Origini: secondo la tradizione, la lassa ottava, relativa al perdono,

sarebbe stata scritta in un secondo tempo, in seguito ad una

controversia che aveva contrapposto il vescovo e il podestà di

Assisi e che san Francesco riuscì a ricomporre; mentre la lassa

nona, relativa alla morte, sarebbe stata invece composta in punto

di morte.

• Critica: la critica è comunque propensa ad accettare i dati forniti

dalla tradizione, perché è innegabile che all’interno del

componimento esista una certa differenza di tono e una sicura

differenza tematica tra le prime lasse e le ultime due:

– per quanto riguarda il tono proprio dal diverso valore del per;

– per quanto riguarda il tema perché senza motivo si passa da

un’elencazione ammirata delle meraviglie create da Dio

(Alleluja) a una drammatica invocazione della virtù del

perdono e alla citazione umanamente tragica eppure piena di

speranza dell’esperienza della morte (Dies irae).

San Francesco

Laudes creaturarum: fonti e riferimenti culturali

1) Fonti letterarie:

– i Vangeli di Luca (6, 20-23) e Marco (5, 3-10): discorso della Montagna

o delle Beatitudini:

“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame,

perché sarete saziati” ecc.

– il Vecchio Testamento nei riferimenti specifici ad alcuni salmi,

soprattutto il CXLVIII, chiamato il salmo della lode cosmica:

Lodate il signore dei cieli

lodatelo nell’alto dei cieli.

Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,

lodatelo, voi tutte, sue schiere.

ecc.

2) Il pensiero mistico e soprattutto san Paolo o lo pseudo Dionigi = Dio si

presenta come un ente nascosto, misterioso e ignoto, e che quindi può

essere conosciuto e lodato solo per analogia attraverso la lode che si fa alla

bontà e bellezza delle sue creature.

San Francesco

Laudes creaturarum: forza comunicativa

- La forza dell’ispirazione biblica,

- il fascino della concezione teologica di un Dio misterioso e

nascosto a cui si è accennato,

- la sofferenza e la purificazione di una vita ascetica sperimentata

realmente e con passione, perché è innegabile che la lode al

Fattore di un creato bellissimo nasce da un fondo di durissima

ascesi e penitenza,

- la suggestione di un uditorio semplice ed entusiasta

fondata:

- sulla tecnica della ripetizione,

- sull’uso sapiente degli aggettivi,

- sul nesso fra un sentimento che affraterna l’uomo alle cose e

l’ammirazione per Dio, autore di tanta bellezza e utilità e bontà

Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura in francese.

Il ciclo carolingio

• Dopo il Mille in Francia: letteratura che esaltava:

– la generosità

– la liberalità

– il valore e il coraggio personali

• È la letteratura dei cicli in lingua d’oil (cioè in francese):

– il ciclo sulla materia di Francia (o ciclo carolingio o

Chanson de geste);

– Il ciclo sulla materia di Bretagna (o ciclo bretone).

• Il ciclo carolingio è un ciclo epico-religioso che ha al suo

centro la figura di Carlo Magno e dei suoi paladini →

Chanson de Roland, (composta tra il 997 e il 1130); in

questo poema NON compare il tema dell’amore o, se

compare, è un amore privo di qualsiasi effusione

sentimentale, ma piuttosto un amore ieratico e tragico.

Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura in francese.

Il ciclo bretone

• Il ciclo bretone: si sviluppa fin dal secolo XII nella Francia

settentrionale.

• Ha come tema le gesta di re Artù e dei suoi cavalieri.

• La materia di Bretagna (geograficamente intesa come le due

Bretagne: l’isola e la penisola) deriva dall’Historia regum Britanniae

di Goffredo di Monmouth verso il 1135 e tradotta intorno al 1155 in

versi in lingua d’oil da un certo Wace nel Roman de Brut.

• Il ciclo bretone ha una ispirazione epico-amorosa perché si sviluppa

in ambienti di squisita spiritualità cortese, influenzate dalle

disquisizioni amorose codificate nel trattato De amore di Andrea

Cappellano.

• Il ciclo bretone ha al suo centro NON l’amore per la patria, per

l’imperatore e per la fede, ma piuttosto:

– il gusto individuale e aristocratico dell’avventura,

– il desiderio di gloria,

– soprattutto l’amore;

Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura in francese.

Il ciclo bretone

• Chretien De Troyes:

– Lancillotto,

– Perceval,

– Il romanzo del Graal

• Leggenda di Tristano e Isotta → leggenda celtica

• Tumas de Britanie, scrittore anglo-normanno del XII secolo

– Scrive una versione ‘cortese’ in lingua d’oil della leggenda di

Tristano e Isotta tra il 1172 e il 1175 di cui rimangono solo alcuni

frammenti per un totale di circa 3000 versi; l’opera è conosciuta per

intero grazie alla sua traduzione in antico tedesco di Goffredo di

Strasburgo e in antico norvegese di Frate Roberto

• Béroul, giullare e scrittore normanno del XII secolo

• Scrive anche lui una versione in lingua d’oil più vicina alla leggenda

celtica rispetto alla versione ‘cortese’ di Tumas; anche di questa

versione restano solo dei frammenti, ma anch’essa è conosciuta per

intero grazie a una traduzione tedesca: il Tristan di Eilhart d’Oberg.

Influenza della letteratura d’Oltralpe. Altra letteratura in

francese

• Terzo ciclo, minore rispetto a quelli bretone e carolingio: “dei cavalieri

antichi” con personaggi del mondo classico, come Alessandro Magno o

Enea.

• Altra letteratura francese:

– i lais, sono poemetti, ossia forme di narratio brevis, amorosi a carattere

elegiaco (Maria di Francia, seconda metà del XII secolo).

– i fabliaux (favolelli), ossia racconti in versi, e quindi anche questi forme

di narratio brevis, dai contenuti erotici e licenziosi: temi predominanti

sono la misoginia e la satira anticontadina con un livello comunicativo

tendente a un’espressività realistica e oscena.

– Il Roman de la Rose, poema allegorico di oltre 20.000 versi e

didascalico scritto da Guglielmo di Lorris da Jean de Meung → il

poemetto Fiore composto da 232 sonetti e attribuito a Dante.

– Altre tipologie di composizioni liriche in volgare d’oil: le pastorelle, le

albe, i serventesi i rondò, le romanze; tutte prendono il nome dal tema

che vi è svolto: ad esempio la pastorella descrive l’incontro di un

cavaliere con una pastorella; l’alba descrive il distacco fra due amanti

allo spuntar del sole; le romanze narrano avventure amorose e così via.

Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura provenzale

• In Provenza = linea letteraria prevalentemente amorosa in lingua d’oc; in questa

lirica, i vari momenti della vicenda amorosa – ispirandosi alla tradizione cortese

medievale e ai costumi feudali che mettono al centro dell’attenzione la dama

(dal latino domina = padrona) – erano stati regolamentati in schemi ben precisi.

• Presupposto l’extraconiugalità: si ritiene che solo fuori dal matrimonio ci può

essere un vero amore → principio di etica mondana e conflitto con l’etica

religiosa.

• Il rapporto tra uomo e donna riproduce i livelli gerarchici della società feudale.

• L’amore si esplica nelle forme di servizio, di vassallaggio, di omaggio

dell’amante nei confronti dell’amata.

• Si richiede il rispetto di alcune convenzioni, allo scopo di convertire la pulsione al

desiderio in raffinamento delle qualità individuali dell’innamorato, che solo così

può condurre a piena realizzazione le sue virtù:

– la lealtà,

– la fedeltà,

– la dedizione,

– la discrezione,

– la liberalità.

Influenza della letteratura d’Oltralpe. Andrea Cappellano

• Andrea Cappellano, De Amore è→ Ovidio, Ars amandi

• Le regole d’amore:

– Avarizia fuggi come pestilenza nociva e abbraccia lo suo

contrario;

– Ricordati fuggire lo mentire;

– Del tuo amore non volere più segretari;

– Castità dei servare all’amante;

– Non curare d’eleggere l’amore di quella colla quale matrimonio

contrarre non puoi senza naturale vergogna;

– In tutte le cose persevera obbidiente alli comandamenti delle

donne;

– In tutte cose istudia d’essere cortese e bene costumato;

– Cura di prendere diletti d’amore quando è luogo e tempo e non ne

avere alcuna vergogna.

• Lirica trobadorica: trobar clus e trobar leu

Influenza della letteratura d’Oltralpe. I trovatori italiani

• La lirica provenzale dà spazio anche ad argomenti morali e politici e

guerreschi; questi ultimi soprattutto, vengono esaltati, ad esempio da

Bertrand De Born, in liriche che celebrano la bellezza della battaglia, dei

colpi dati e ricevuti, delle schiere in movimento; in questo modo vengono

interpretati con senso gioioso della vita avventurosa gli ideali tipici della

cavalleria contrapposti a quelli mercantili della nascente società

protoborghese (esaltati nel Trecento da Boccaccio).

• I trovatori o giullari italiani = figure di mediatori culturali tra Francia e Italia.

• I giullari sono uomini che a vario livello frequentavano le corti: potevano

essere dei veri e propri buffoni così come dei poeti nel senso più alto del

termine.

• la diffusione della letteratura franco-provenzale in Italia è testimoniata, oltre

che dall’influenza che i suoi temi e modelli ebbero sulla nostra letteratura

volgare, anche dalle numerose traduzioni delle opere francesi e provenzali

nei volgari italiani e dal fatto che furono numerosi i trovatori italiani che

poetarono anche in francese o in provenzale: Alberto Malaspina,

Bartolomeo Zorzi, Lanfranco Cigala, Folchetto di Marsiglia, Sordello da

Goito (Compianto scritto per la morte di messer Blacatz, 1237).

La scuola poetica siciliana

• La scuola poetica siciliana rappresenta la prima elaborazione letteraria

di un tema laico in un volgare italiano e la prima esperienza poetica

originale non legata alla religione.

• Si afferma in Sicilia presso la corte di Federico II di Svevia per creare

una tradizione culturale laica in contrapposizione a quella ecclesiastica.

• Elementi qualificativi della Scuola poetica siciliana:

– Molti, ma non tutti, i poeti che ne fecero parte furono funzionari della

corte di Federico;

– Molti, ma non tutti, i poeti che ne fecero parte furono originari della

Sicilia.

• In ogni caso, siciliani, per estensione del termine, vennero chiamati tutti i

poeti italiani che nella prima metà del secolo XIII, poetarono sotto

l’influsso della lirica provenzale, sforzandosi di fare del volgare siciliano

un linguaggio lirico dotto e raffinato.

La scuola poetica siciliana

• Volendo inquadrare la Scuola poetica siciliana nel panorama più

ampio della letteratura italiana delle origini, bisogna quindi

ricordare che sul piano formale l’impegno dei siciliani è

fondamentale soprattutto per tre elementi:

– la lirica dei siciliani, insieme a quella religiosa, è la prima

ragguardevole realizzazione letteraria in un volgare italianano

(in questo caso derivante dall’influenza di una letteratura e di

una lingua volgare straniere, quella provenzale);

– la lirica dei siciliani è il primo esempio in Italia di una attività

poetica artisticamente autonoma, non finalizzata a scopi

pratici come invece avviene per la poesia religiosa;

– la lirica siciliana è il primo movimento letterario italiano che

non solo sperimenta varie tipologie di forme metriche già

consolidate, come la canzone o la canzonetta, ma ne inventa

di nuove, come il sonetto.

La scuola poetica siciliana

• I 10 poeti da ricordare:

– Jacopo Mostacci;

– Pier della Vigna;

– Jacopo da Lentini

– Guido delle Colonne;

– Rinaldo d’Acquino;

– Stefano Protonotario da Messina;

– Giacomo Pugliese;

– Cielo d’Alcamo;

– Federico II e suo figlio Enzo

• I siciliani scrivevano in siciliano illustre, un mezzo linguistico nobilitato

dal continuo raffronto con due altre lingue in quel momento considerate

auliche per eccellenza: il latino e il provenzale.

• I siciliani accolgono la poetica della lirica provenzale.

La scuola poetica siciliana

• Tuttavia, i siciliani non furono imitatori privi di originalità, ma si distinsero

dai provenzali sotto diversi aspetti.

– Il primo: dietro i poeti siciliani stava un organismo statale

straordinariamente avanzato.

– Il secondo: i poeti provenzali (trovatori) erano professionisti, mentre i

poeti siciliani erano funzionari della corte di Federico II e, quindi,

“colti dilettanti di poesia”.

• Da ciò il fatto che i siciliani non accettarono l’eredità provenzale in

maniera passiva e totale, ma

– operarono una decisa selezione di temi, riducendoli rigorosamente a

quelli dell’amore cortese;

– linguisticamente optarono per un volgare siciliano nobilitato

dall’influenza del provenzale, ma soprattutto arricchito

dall’importante innesto della cultura cancelleresca;

– fecero una precisa scelta stilistica che rifiutò le forme più mosse

legate all’elemento musicale della lirica provenzale e tese a uno stile

più uniforme, quasi cancelleresco.

La scuola poetica siciliana

• Scelta dei temi: l’uso prevalente della tematica amorosa

potrebbe risultare artificioso in un secolo, il XIII, attraversato

da lotte politiche ferocissime tra il papa e l’imperatore o tra

signori feudali e borghesia cittadina e da innovazioni sociali

ed economiche straordinarie.

• La poetica siciliana, inoltre, vive in un momento di

transizione, il secolo XIII, ed esprime perciò un sentimento

ambivalente di entusiasmo intellettuale e di paura che

caratterizzò tutta la cultura di questo periodo, nel quale il

vecchio mondo feudale si scontrava con il nuovo mondo

della borghesia cittadina.

La scuola poetica siciliana

• Nella poetica siciliana lo scontro tra vecchi valori che lentamente

muoiono e nuovi valori borghesi che stanno per affermarsi e

prendere il sopravvento si manifesta in maniera ancora velata,

attraverso l’aspirazione a un mondo superiore e raffinato, a

un’espressione colta, a riferimenti dotti, alla creazione di un

ambiente non ritratto realmente, ma filtrato gli attraverso schemi

un po’ statici dell’elaborazione culturale.

• Tutti gli elementi della quotidianità costituiscono l’oggetto del

lavoro quotidiane dei poeti siciliani, proprio in quanto funzionari di

corte.

• Questo è il motivo per cui tutti questi elementi NON rientrano

negli intrattenimenti poetici che caratterizzano gli svaghi di corte,

le riunioni mondane, le attività ricreative e culturali di questi

funzionari/poeti.

• Si può quindi parlare di duplice personalità dei poeti siciliani.

La scuola poetica siciliana

• Nell’ambito generale tema d’amore, i sotto-temi o motivi

particolari trattati dalla scuola poetica siciliana sono:

– la servitù d’amore;

– la lontananza dalla dama;

– la gelosia dell’amante o del marito nei confronti della dama;

– la paura di manifestare il proprio amore o, dopo averlo

ottenuto dalla dama, di perderlo;

– i malparlieri, ossia coloro che turbano con i loro pettegolezzi la

gioia d’amore;

– il rimpianto delle gioie d’amore ormai perdute;

– i motivi della primavera, della partenza del cavaliere e della

lode alla dama.

La scuola poetica siciliana

• Tutti questi temi vengono presentati in modo stilizzato,

intellettualizzato, sia nella forma che nel contenuto, e quanto

vengono introdotti elementi reali, come ad esempio gli animali, sono

generalmente favolosi o hanno caratteristiche leggendarie:

– la fenice,

– la salamandra che vive nel fuoco,

– la tigre che s’incanta dinanzi allo specchio,

– il profumo della pantera,

– l’ira del leone,

– il canto del cigno ecc.

• oppure, possono esserci elementi legati a una realtà scientifica, ma

ricchi di significati occulti, metaforici o simbolici, come la calamita

che attira il ferro o la luce della candela che attira la farfalla.

La scuola poetica siciliana: tenzone poetica sulla natura

d’amore

• Discutere sull’amore fu un’abitudine intellettuale tipica della

società cortese (cfr. il De Amore di Cappellano).

• I poeti provenzali si scambiavano spesso componimenti su

questo argomento, realizzando così la cosiddetta tenzone:

una disputa dottrinale in versi.

• Sulla scorta dei provenzali, la tenzone diventa tipica anche

dei siciliani e della corte di Federico II (cfr. la tenzone del

1241 circa tra Jacopo Mostacci, Pier delle Vigne e Jacopo

da Lentini).

• L’abitudine alla riflessione teorica sul sentimento amoroso,

sui suoi processi psicologici e sulla sua casistica continuerà

anche nella produzione successiva alla Scuola siciliana: ad

esempio nel “dolce stil novo” o nella Vita nuova di Dante.

La scuola poetica siciliana. Autori letti e commentati

• Jacopo Mostacci: Sollecitando un poco

• Pier delle Vigne: Però ch’amore

• Jacopo da Lentini: Amor è un desio che ven da core

• Stefano Protonotario da Messina, Pir meu cori alligrari

La poesia toscana

• Decenni centrali della seconda metà del Duecento =

sviluppo della poesia lirica in Toscana;

• Varietà di orientamenti tra questi primi poeti:

– Guittone d’Arezzo,

– Chiaro Davanzati,

– Bonagiunta Orbicciani

• Il che non impedisce di definirli ‘scuola’ per distinguerli dagli

stilnovisti.

• La lirica toscana si sviluppa grazie alla prosperità

economica della borghesia, che raccoglie l’eredità dei

Siciliani.

• La poesia cortese passa quindi dall’ambiente cancelleresco

della corte federiciana alla dimensione libera e policentrica

della realtà comunale.

La poesia toscana

• Il dinamismo del contesto comunale + la diversa

collocazione sociale dei poeti toscani = parecchie novità di

rilievo nelle scelte tematiche e linguistiche che portano a

una nuova sensibilità e un ampliamento dei temi poetabili:

– la componente riflessiva,

– La componente morale (virtù, valore, comportamenti

umani),

– la tematica politica,

– Oltre, ovviamente, al tema d’amore.

• Questi primi poeti della lirica toscana sono chiamati Siculo-

toscani, per sottolineare due elementi fondamentali:

• il comune punto di partenza.

• l’abbandono del volgare illustre siciliano in favore del

toscano.

La struttura della canzone e della canzonetta

• La più nobile delle forme metriche della lirica, come afferma

Dante nel De vulgari eloquentia (II.3.1 ss.) è la canzone.

• La canzone italiana è modellata sulla canso provenzale, e

come questa si compone di strofe, chiamate stanze, in

numero variabile da cinque a sette (con rare eccezioni).

Ogni stanza consta di due parti:

– Il fronte diviso in piedi; ogni piede ha struttura identica

– Il sirma o coda diviso in volte; ogni volta ha struttura

identica

• Le due componenti principali della stanza, ossia il fronte e il

sirma, possono avere un numero variabile di versi.

La struttura della canzone e della canzonetta

• La fronte è sempre bipartita, nella poesia italiana, in due

piedi, mentre la sirma può essere divisa in due volte, ma

sarà sempre indivisa da Petrarca in poi.

• Già presso i Siciliani vengono usati di preferenza

endecasillabi e settenari, i versi più nobili secondo il

giudizio di Dante, e gli unici rimasti poi nell’uso.

• Sporadicamente prima di Dante, poi sempre più di

frequente, fino a costituire la norma in Petrarca, la rima

dell’ultimo verso del fronte viene ripetuta nel primo verso

del sirma: questo espediente tecnico si chiama

concatenazione.

• All’interno del sirma, poi, questa rima può rimanere isolata

o venire ripetuta

La struttura della canzone e della canzonetta

Donne ch’avete intelletto d’amore, A | }

i’ vo’ con voi de la mia donna dire, B | }

non perch’io creda sua laude finire, B | I piede }

ma ragionar per isfogar la mente. C | } fronte

Io dico che pensando il suo valore, A | }

Amor sì dolce mi si fa sentire, B | }

che s’io allora non perdessi ardire, B | II piede }

farei parlando innamorar la gente. C | }

} concatenazione

E io non vo’ parlar sì altamente, C | }

ch’io divenisse per temenza vile; D | I volta }

ma tratterò del suo stato gentile D | } sirma

a respetto di lei leggeramente, C | }

donne e donzelle amorose, con vui, E | II volta }

ché non è cosa da parlarne altrui. E | }

La scuola toscana. Autori letti e commentati

• Bonagiunta Orbicciani: Voi ch’avete mutata la mainera

• Bonagiunta Orbicciani: Tutto lo mondo si mantien per fiore

• Guittone d’Arezzo: A Firenze dopo Montaperti

• Guittone d’Arezzo: Tuttor chʼeo dirò «gioi’», gioiva cosa

• Guittone d’Arezzo: Con più m’allungo, più m’è prossimana

Il dolce stil novo

• Origine del nome: canto XXIV del Purgatorio.

• Significato: per Dante è uno stile nuovo rispetto a quello dei

siculo-toscani, mentre per dolce s’intende composto,

ordinato, senza asprezze sul piano lessicale sintattico.

• Denominazione: Stilnovo = gruppo di poeti attivo tra il 1280

e il 1310.

• Chi sono: il primo Dante, Guinizzelli, Cavalcanti, Cino da

Pistoia, Lapo Gianni (in parte anche Gianni Alfani e Dino

Frescobaldi).

• L’innovazione dello Stilnovo riguarda:

– la rappresentazione della donna,

– la nozione d’amore (realtà psicologica e affettiva che se è

tradotto liricamente vuole una piena integrazione tra

contenuto e forma,

– Da ciò deriva una nuova idea della poetica e dello stile

poetico.

Il dolce stil novo

• Donna non più come forma stilizzata, ma come immagine

interiorizzata e soggettiva.

• L’amore visto non più come sentimento privato, ma come

tensione verso l’assoluto e itinerario di perfezionamento

interiore di cui la donna è mezzo, oltre che fine.

• La donna è quindi concepita come essere che influisce

positivamente sull’uomo a livello intellettuale, morale e

religioso.

• Quindi, rispetto ai Siciliani e ai Siculo-toscani, ci sono delle

differenze sia nella concezione dell’amore sia nello stile.

• Mentre per quanto riguarda i contenuti, c’è una decisa

continuità con la tradizione cortese e trobadorica.

Il dolce stil novo

• Stile e Forma: si rifiuta l’idea di un esercizio letterario fine a se

stesso o puramente imitativo della tradizione preesistente.

• Stile e forma: si vuole invece elaborare uno stile «novo» e quindi

sperimentale.

• Due sono i piani in cui si esprime tale novità:

– la maggior capacità di tradurre in poesia una sostanza di idee

e affetti;

– la qualità aristocratica e preziosa della lingua poetica, la cui

tonalità dominante deve essere quella della «dolcezza».

• Lirica stilnovistica (con implicazioni morali, filosofiche e

teologiche) = produzione letteraria altamente formalizzata.

• Quindi lirica stilnovistica = destinata a gruppi ristretti, molto

raffinati sul piano della sensibilità e delle esigenze culturali, élites

di iniziati o – secondo la nota metafora - «fedeli d’amore».

Il dolce stil novo

• Temi: come i Siciliani e a differenza dei Siculo-toscani,

eleggono l’amore a loro tema esclusivo.

• La loro indagine va dall’amore come fatto autobiografico, di

cui sondano le ripercussioni contraddittorie sulla loro vita

emotiva, all’amore come principio assoluto, di cui vogliono

indagare razionalmente sul piano conoscitivo

(gnoseologico) l’essenza, la genesi e la fenomenologia,

ossia gli effetti e le manifestazioni esteriori.

• Da Guinizzelli, a Cavalcanti e poi a Dante, viene formulata

una compiuta teoria d’amore, che non si identifica più

esclusivamente con quella cortese.

Il dolce stil novo

• Cosa rimane dell’amore cortese:

– La sua origine nella contemplazione della bellezza fisica

e morale della donna;

– la superiorità della donna nel rapporto amoroso;

– l’amore come tensione generatrice di valori positivi.

(cfr. Andrea Cappellano)

• Tutti questi valori vengono però reinterpretati alla luce di

una nuova sensibilità che trasforma il fin’amors (cioè tutti

quei comportamenti che compongono e regolano il codice

dell’amore) in amore-virtù = l’amore non è più solo un

processo di nobilitazione sociale e mondana, ma è un

mezzo di riscatto e nobilitazione morale.

Il dolce stil novo

• Concetti cardine di questo sistema sono:

– la donna angelo,

– l’identità di amore e cor gentile.

• Viene istituita l’analogia tra le intelligenze angeliche e la donna:

– le prime, secondo la concezione cosmologica medievale,

trasferiscono in atto la volontà divina, dando con ciò impulso al

moto delle sfere celesti;

– la donna, nella concezione stilnovistica, diventa, al pari degli

angeli, intermediaria tra Dio e l’uomo poiché, per mezzo

dell’amore, avvia il desiderio maschile alla sublimazione

conciliandolo con la legge morale.

Il dolce stil novo

• Ma ciò può avvenire soltanto a condizione che nel cuore

dell’uomo esistano gentilezza e di nobiltà d’animo.

• Questo è il principio secondo cui l’amore si origina

esclusivamente in un «cuor gentile»; principio che

contiene anche il suo inverso: ogni «cuor gentile» è

naturalmente predisposto all’amore.

• L’identificazione di gentilezza e nobiltà, rovescia il

concetto canonico di nobiltà e in questa equiparazione si

può vedere riflesso l’opposizione tra gli ideali della società

comunale e quelli della società feudale.

• La distinzione tra nobiltà di nascita e nobiltà di costumi

significa postulare un’idea di nobiltà come propensione

naturale al bene, alla perfezione etica, cioè come qualità

attinente alla sfera spirituale e non più a quella sociale.

Il dolce stil novo

• Donna angelo = figura eterea, fatta di luce, la cui bellezza

è proiezione esterna del valore spirituale e della virtù +

descrizione del poeta in atteggiamento di adorazione

mistica + incapacità di esprimere a parole la perfezione

femminile (che per Cavalcanti si trasforma in frustrazione

per l’inadeguatezza della mente umana a rappresentare

un concetto così elevato come quello della donna).

• Alla donna angelo è riservata una poesia di lode, per

celebrarne il potere salvifico sull’uomo e su tutti quelli che

l’avvicinano.

• La donna angelo salva attraverso lo sguardo e,

soprattutto, attraverso il saluto.

Il dolce stil novo

• Quindi per gli Stilnovisti è importante l’alternanza tra i

termini «saluto» e «salute», giocando sull’ambivalenza del

loro significato.

• Altre metafore e immagini che tornano nella descrizione

dell’innamoramento:

– il dio Amore in figura d’arciere;

– il dardo d’amore che penetra attraverso gli occhi;

– l’amore come fuoco;

– il servizio d’amore, non più, però, inteso in senso

feudale.

• Con Cavalcanti, poi si avrà la tendenza a personificare il

cuore, la mente, gli occhi, le facoltà dell’anima, le

emozioni in altrettanti spiriti o spiritelli.

Il dolce stil novo

• Poesia elevata e aristocratica anche nella qualità della forma, ed è il

risultato finale di una abile commistione tra la componente sintattica,

quella lessicale e quella musicale:

– la struttura sintattica è strettamente sorvegliata e rifinita, ma allo

stesso tempo chiara e quindi ampiamente comunicativa;

– altrettanto limpido è il lessico: la scelta dei termini, fatta in funzione

della loro singolare carica semantica è improntata anche a un

criterio di valorizzazione delle particolarità foniche, e quindi della

musicalità delle parole (sono esclusi i vocaboli corposamente

realistici o plebei).

• Semplificazione metrica: soprattutto rispetto all’artificiosità delle

soluzioni guittoniane: la varietà delle forme è ristretta (canzone,

sonetto, ballata); quest’ultima muta profondamente, perché da metro

popolareggiante diventa, grazie a Cavalcanti, forma d’arte impiegata

assiduamente per i più nobili temi.

Il dolce stil novo: Guido Cavalcanti

• Canzone Donna mi prega perch’io voglio dire, nella quel

svolge le sue otto tesi sull’amore:

– la sede dell’amore;

– la sua origine;

– la facoltà dell’anima su cui agisce;

– la sua potenza;

– l’essenza;

– i suoi effetti;

– la ragione per cui si chiama amore;

– se è visibile.

• Per Cavalcanti l’amore è un’esperienza sensuale e violenta

che porta alla morte dell’anima dell’innamorato!

Il dolce stil novo: Guido Cavalcanti

• Questi concetti vengono espressi anche nei sonetti, nei quali

lo schema tematico seguito è generalmente il seguente:

– l’amore come battaglia;

– il pianto e la paura e i sospiri come conseguenza di questa

battaglia;

– la morte del cuore finale;

OPPURE

– la gioia d’amore come fuggevole conseguenza di una

parvenza di pietà apparsa negli occhi della donna;

– l’amore che giunge attraverso gli occhi e penetra nel cuore.

• Inoltre, spariscono tutti i riferimenti realistici e tutte le analogie

e le similitudini con la natura per descrivere la bellezza della

donna, perché La donna di Cavalcanti è completamente

immateriale.

La poesia comico-realistica

• Civiltà comunale o urbana → Poesia comico-realistica, o

burlesca, o giocosa o borghese → programmatica

opposizione al gusto aristocratico della lirica cortese.

• Caratteristiche:

– stile, medio e colloquiale, “comico” secondo la

terminologia retorica;

– attenzione a un tipo di realtà quotidiana e concreta,

propensione a descrivere realisticamente il mondo

comunale con i suoi personaggi e costumi

caratteristici sia della borghesi sia del popolo.

• La tipologia dei contenuti è dunque condizionata da una

scelta stilistica alternativa a quella dominante nella

produzione contemporanea.

La poesia comico-realistica

• Poesia comico-realistica e poesia aulica e illustre →

coesistono sin dalle origini.

• Quasi tutti i poeti hanno praticato entrambe le maniere

poetiche: Bonagiunta Orbicciani, Guido Guinizzelli, Guido

Cavalcanti, Cino da Pistoia, Dante → spesso nei grandi

canzonieri si trovano insieme le rime dell’uno e dell’altro

tipo (cfr. Rustico Filippi).

• Cecco Angiolieri, invece, rifiuta completamente il

modello cortese, ribaltando parodisticamente i temi e le

formule tipiche dello Stilnovo.

• Per gli stessi motivi le generazioni successive di rimatori

comici avrebbero assunto come obiettivo polemico la

poesia di imitazione petrarchesca.

La poesia comico-realistica

• Coscienza di costruire un prodotto letterario,

consapevolmente elaborato con abilità tecnica e rigorosa

osservanza della distinzione canonica fra gli stili.

• I temi, antitetici a quelli del repertorio cortese, sono

derivati in gran parte dalla antica tradizione giocosa

latina, rinnovata in epoca medievale dai Goliardi.

• Temi della poesia goliardica:

– l’esaltazione del potere del denaro e l’elogio della

dissipazione,

– il lamento sulla povertà,

– l’invettiva contro la Fortuna cieca e mutevole,

– la celebrazione dei piaceri della vita, cioè il sesso, il

vino e il gioco, simboleggiati dall’Angiolieri nel trinomio

“donna-taverna-dado”.

La poesia comico-realistica

• Cecco sviluppò in modo originale il lamento sulla povertà,

facendone dipendere il motivo dell’ingiuria violenta contro

il padre (o entrambi i genitori) accusato di avarizia.

• Altro tema tipico è quello della satira anti-femminile nelle

sue varianti:

– l’invettiva contro le mogli,

– ridicolizzazione delle vecchie, fisicamente ripugnanti,

– caratterizzazione della donna come creatura del

diavolo, carica di vizi, avida, volubile, volgare e di

lingua pronta, sensualmente esuberante e infedele.

• Legata a questa tipologia femminile è la

rappresentazione dell’amore come esperienza

unicamente sensuale e fisica, goduta lietamente e senza

inibizioni.

La poesia comico-realistica

• Linguaggio → doveva riprodurre l’immediatezza del parlato

→ sintassi di tipo colloquiale, libera e spesso disordinata,

ricca di costrutti propri del discorso orale.

• Lessico plebeo e fortemente connotato in senso dialettale,

espressivo e corposo, dove abbondano locuzioni gergali e

proverbiali e doppi sensi, modi di dire triviali, e talora osceni,

con qualche neologismo.

• Evitato con cura tutto il vocabolario cortese; in alcuni casi

ripreso solo a fini parodistici per rafforzare la tonalità

burlesca.

• Allo stesso scopo vengono utilizzate le seguenti figure

retoriche:

– il paradosso in figura di iperbole.

– l’impiego di imprecazioni e ingiurie violente, (vituperium).

La poesia comico-realistica

• Quindi: predilezione per la caricatura grottesca di

personaggi, riconoscibili per i ironici soprannomi che il

popolo gli dava, che si muovono in un contesto cittadino

ben determinato, in situazioni storicamente ben definite e

in spazi descritti con abbondanza di riferimenti geografici

e topografici e attraverso una folla di dettagli pittoreschi.

• Questo quadro è solitamente animato da dialoghi

concitati, chiassosi e teatrali che rendono questa poesia

più adatta alla recitazione che alla lettura perché spesso

è contraddistinta da vere e proprie azioni narrative.

• Asseconda la mobilità del ritmo poetico la struttura

metrica agile e ben scandita del sonetto, privilegiato per il

tono discorsivo e per la sua capacità di ammettere

un’ampia varietà tematica.