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GLI EQUILIBRI AZIENDALI
Il fine ultimo dell’azienda è se stessa, ossia la sua
capacità di sopravvivere e svilupparsi, operando in
condizioni di «equilibrio».
Le condizioni di equilibrio aziendale sono
articolate sotto tre diversi profili:
• Economico
• Finanziario
• Patrimoniale
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
EQUILIBRIO ECONOMICO:
Si basa sulla «equazione economica»
Costi + Reddito = Ricavi
La ricchezza prodotta dall’azienda scaturisce da quanto l’azienda produce e ottiene dalla sua attività e da quanto l’azienda consuma per ottenere quel risultato.
Ovviamente, nel caso in cui ciò che l’azienda consuma è superiore a quanto essa produce, si otterrà una distruzione di ricchezza.
Questa visione dell’azienda è collocata in un arco temporale, che è solitamente di breve-medio-lungo periodo.
L’equazione economica può essere un’equazione parziale o globale. Può infatti essere riferita a una parte dell’operatività dell’azienda oppure a tutta l’operatività dell’azienda.
• Visione parziale dell’equazione economica:
• Costi della produzione caratteristica: costi relativi ai materiali/servizi che sono impiegati nell’attività nella gestione caratteristica dell’azienda; costi relativi al lavoro; costi relativi agli impianti;
• Ricavi dei prodotti caratteristici: ricavi di vendita dei prodotti
• Visione Globale dell’equazione economica:
• Costi della produzione caratteristica
• Costi finanziari
• Costi Straordinari
• Costi della gestione patrimoniale accessoria
• Costi per imposte della gestione fiscale
• Ricavi dei prodotti caratteristici
• Ricavi finanziari
• Ricavi Straordinari
• Ricavi della gestione patrimoniale accessoria
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
EQUILIBRIO ECONOMICO
L’equilibrio economico deve essere rapportato ai costi e ai ricavi.
Se:
• R < C; distruzione di ricchezza
• R = C; il reddito è pari a 0 e quindi non è equilibrio economico
• R > C; potenziale equilibrio economico
Perché ci sia equilibrio economico è necessario che il reddito abbia una dimensione adeguata, tenendo conto dei c.d. «oneri figurativi»
Questi componenti, ossia gli «oneri figurativi», non sono formalizzati o contabilizzati in bilancio ma sono essenziali per capire le condizioni di equilibrio economico.
Possono essere considerati oneri figurativi tutto ciò che viene apportato dal soggetto economico:
• Lavoro
• Beni
• Capitale
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
Oneri figurativi del CAPITALE
La logica con cui l’investitore finanziario impiega i suoi capitali è quella di mettere a confronto le diverse alternative di investimento e scegliere l’opportunità più conveniente. Conseguentemente l’onere figurativo dei capitali prestati è legato a quanto il Soggetto Economico potrebbe ottenere impiegando quei capitali nella migliore alternativa rispetto all’investimento nell’azienda.
Il confronto non viene condotto solamente con riferimento al rendimento ma anche con riferimento al profilo di «rischio».
È ovvio che un titolo che garantisce un maggior rendimento sarà caratterizzato da un maggior grado di rischio. Viceversa nel caso in cui il rendimento sia basso, il grado di rischio sarà minore.
Il costo figurativo del capitale fa riferimento a due componenti:
• Rendimento Risk free (senza rischio): es. titoli di Stato tedeschi rendono l’1%; posso impiegare il capitale ottenendo sistematicamente l’1% alla scadenza. Il risk free rate è misurato dal rendimento dei titoli di Stato (tasso i1)
• Premio per il rischio: è il differenziale che si ottiene sul capitale investito in base alla rischiosità del titolo/azienda. Il premio per il rischio si basa su calcoli di valutazione del rischio con differenti metodi matematico-statistici. Può anche essere valutato soggettivamente con indagini di mercato sul grado di rischio/rendimento di un determinato investimento, mettendo a confronto titoli caratterizzati da omogeneità. Il rischio, come detto in precedenza, viene misurato soprattutto statisticamente tramite il calcolo del WACC e il coefficiente β (BETA) di mercato che è sempre uguale a 1.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
CAPITALIZZAZIONE: valore di mercato TOTALE delle società quotate.
Il rendimento è dato dalla variazione del valore delle azione tra il momento finale e quello iniziale e i dividendi percepiti dagli azionisti.
Se voglio conoscere il rendimento di un mercato azionario di un determinato anno, devo calcolare la capitalizzazione del mercato dell’anno precedente e metterla a confronto con quella dell’anno in corso. Successivamente verifico la distribuzione dei dividendi tra l’anno precedente e quello in corso.
Tramite questo confronto riesco a calcolare il capital gain, ossia quanto quel mercato ha restituito rendimenti da un anno all’altro.
In termini percentuali, si rapporta il capital gain al valore iniziale per calcolare il rendimento. Una parte di questo rendimento sarà dato dall’investimento privo di rischio, mentre la parte residuale restituisce il premio per il rischio.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
Se l’azienda non è quotata in borsa il premio per
il rischio può essere calcolato in maniera
soggettiva, ossia con indagini relative ad aziende
che presentano la nostra stessa dimensione,
caratteristiche produttive e cosi via.
Se vogliamo calcolare il premio per il rischio con
il metodo statistico possiamo usare i dati delle
aziende quotate ed applicarli alla nostra azienda.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
SE:
R > C = reddito
EQUILIBRIO ECONOMICO
Reddito – Oneri figurativi = Profitto
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LEVE ECONOMICHE
Variabili su cui l’azienda può agire per modificare
le sue condizioni di equilibrio economico:
• Prezzi di vendita dei prodotti: modificano i ricavi
• Prezzi di acquisto dei fattori produttivi: modificano i
costi
• Volumi di acquisto/produzione/vendita: i ricavi e i costi
riflettono anche le quantità
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• L’ equilibrio economico non si verifica in
maniera immediata.
• È una condizione dinamica nel tempo per
cause esterne ed interne all’azienda.
• Deve essere durevole nel tempo. Deve
proporsi di essere realizzato non in un arco di
tempo breve ma nel lungo periodo.
• È probabilistico. È proiettato nel futuro.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
MISURAZIONE DELLE CONDIZIONI DI ECONOMICITA’
Esistono degli indicatori che vengono applicati per valutare il profilo dell’equilibrio economico, ossia il grado di economicità di un’azienda.
Si fa ricorso a tre indicatori:
• ROI(return on investments): rappresenta l’economicità dell’azienda nell’ottica dell’azienda. In termini numerici il ROI è dato dal rapporto tra REDDITO OPERATIVO/CAPITALE INVESTITO, e restituisce il rendimento di ogni euro investito in azienda.
• ROE (return on equity): rappresenta l’economicità nell’ottica dell’azionista. Viene calcolato con il rapporto tra il REDDITO NETTO/CAPITALE NETTO, e restituisce il rendimento degli azionisti nella specifica azienda.
• ROS (return on sales): esprime l’economicità che l’azienda consegue per ogni euro guadagnato. È dato dal rapporto tra REDDITO OPERATIVO/FATTURATO.
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EQUILIBRIO ECONOMICO PROSPETTICO
Reddito atteso: il reddito che probabilmente perseguiremo in futuro. Viene definito un arco temporale che può considerare l’anno o comunque un periodo medio-lungo.
Il concetto di reddito atteso ci porta alla determinazione del CAPITALE ECONOMICO (W)
Il reddito medio atteso può essere determinato in diversi modi:
• In base ai risultati storici (ciò che è avvenuto in passato si presume valido anche per il presente/futuro). Ovviamente i limiti sono riferiti al fatto che è un’analisi non oggettivamente verificabile e comunque non restituisce risultati oggettivi;
• In base alla proiezione dei risultati storici (si presume che ciò che avverrà in futuro sarà la conseguenza di eventi passati; si va ad analizzare il trend dell’economicità aziendale nel tempo);
• In base ai risultati programmati: si effettua una pianificazione basata su un conto economico prospettico, che tende a programmare i costi/ricavi futuri per la determinazione di un reddito medio atteso;
• Innovazione gestionale: i risultati attesi vengono costruiti a prescindere dal passato dell’azienda, ossia vengono definite le condizioni operative prospettiche dell’azienda sulla base di ipotesi tradotte in costi/ricavi e si costruisce un C/E sulla base di queste ipotesi;
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
CAPITALE ECONOMICO (W)
Esprime il valore attribuibile al capitale
dell’azienda quantificato in funzione del reddito
atteso, ossia delle prospettive di equilibrio
economico dell’azienda.
Viene calcolato utilizzando il reddito medio
atteso.
Il capitale economico viene calcolato in situazioni
straordinarie, ossia di cessione dell’azienda,
fusione, scissione, conferimento di ramo
d’azienda.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
EQUILIBRIO FINANZIARIO
Il punto di partenza dell’equilibrio finanziario è rappresentato dalla «equazione finanziaria»:
ENTRATE = USCITE + CashFlow (flusso di cassa)
L’equilibrio finanziario si ha quando:
ENTRATE > o = USCITE
Equilibrio finanziario:
• Globale: entrate o uscite riferite a tutte le operazioni aziendali
• Parziale: ci si riferisce a gruppi di entrate e di uscite selezionati con determinati criteri logici
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Equilibrio finanziario parziale:
1. Relativo alla gestione caratteristica corrente: si tiene
conto delle operazioni sui fattori e sui prodotti ma
limitandoci a quelle «correnti». Consideriamo tutte le
entrate e le uscite riferite alla gestione corrente ossia:
• Entrate connesse alla vendita dei prodotti
• Entrate per crediti di funzionamento/regolamento
• Uscite per acquisizione fattori correnti pagati in contanti
• Uscite per pagamento di debiti di funzionamento
2. Relativo alla gestione caratteristica non corrente: si
tiene conto dello smobilizzo/investimento dei fattori
pluriennali, relativamente alla dismissione e
acquisizione. Consideriamo le entrate e le uscite
riferite alla gestione non corrente:
• Entrate per realizzo di fattori strumentali
• Uscite per acquisto di fattori pluriennali
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
ENTRATE USCITE
GESTIONE CARATTERISTICA CORRENTE
• Entrate Ricavi di vendita prodotti
• Entrate da incasso di crediti di
funzionamento
• Uscite per acquisto Fattori
Correnti
• Uscite per pagamento di debiti
di funzionamento
• Uscite per imposte sul reddito
SMOBILIZZO / INVESTIMENTO
• Entrate da realizzo di fattori pluriennali • Uscite per acq. di fatt. pluriennali
GESTIONE FINANZIARIA
• Entrate nuovi finanziamenti di
terzi
• Entrate nuovi apporti di
capitale
• Uscite per interessi passivi
• Uscite per dividendi
• Uscite per rimborso
finanziamenti
• Uscite per rimborso di capitale
GESTIONE PATRIMONALE - ACCESSORIA
• Entrate per smobilizzo investimento
P.A.
• Entrate per proventi investimento P.A.
• Uscite per investimento P.A.
• Uscite per costi gestione P.A.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
DISEQUILIBRIO FINANZIARIO
Può manifestarsi in due modi:
• Punta finanziaria: si ha quando in un certo periodo di tempo le entrate sono inferiori alle uscite e l’azienda si trova in una situazione di insufficiente liquidità. È una condizione che può pregiudicare la vita dell’azienda.
• Stasi finanziaria: si ha quando in certo periodo di tempo le entrate superano abbondantemente e stabilmente le uscite; è una situazione di disequilibrio finanziario che si verifica quando l’azienda pur avendo una consistente liquidità, non ha nell’attivo investimenti in grado di produrre ricchezza. Solitamente questa situazione non pregiudica la vita dell’azienda.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
LEVE FINANZIARIE
• Leve economiche
• Tempi di incasso/pagamento: si riferiscono ai crediti/debiti di funzionamento. Se si modificano i tempi di incasso/pagamento avrò ripercussioni sulle entrate/uscite
• Gestione dei finanziamenti: l’accensione di nuovi finanziamenti o la ristrutturazione di quelli già presenti in azienda (rimodulazione scadenze o modifica delle condizioni di finanziamento), permette di modificare le entrate e le uscite finanziarie
• Operazioni sulla gestione patrimoniale-accessoria
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
EQUILIBRIO FINANZIARIO
Si riferisce ad un periodo temporale ben definito, che può essere un semestre, un anno e cosi via. Inoltre è un concetto dinamico, poiché si modificano nel tempo le condizioni di equilibrio date dalla relazione tra entrate e uscite e quindi anche l’equilibrio stesso tende a variare nel tempo. Si differenzia dall’equilibrio economico, il quale richiede un arco temporale di medio-lungo termine, mentre l’equilibrio finanziario deve manifestarsi sia nel breve che nel medio-lungo termine.
Nel lungo termine, le condizioni di equilibrio economico tendono a coincidere con le condizioni di equilibrio finanziario.
Nel breve termine, i due equilibri possono divergere anche in misura ampia. Questo per via degli investimenti/disinvestimenti e per la gestione dei finanziamenti. Questi ultimi, se guardati in un’ottica economica tendono a manifestare quote di costi/ricavi in maniera stabile nel tempo (es: ammortamenti). Da un punto di vista finanziario invece le entrate e le uscite riferite a questi elementi sono molto elevate, nel breve termine.
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
EQUILIBRIO PATRIMONALE
Equazione patrimoniale
A = P + CN
Anche l’equazione patrimoniale può essere complessiva o parziale. L’equilibrio patrimoniale può essere determinato in maniera globale o parziale.
L’equilibrio totale considera l’insieme delle attività e l’insieme delle passività dello stato patrimoniale. Questo si ha quando le attività superano le passività e conseguentemente il CN > 0. Condizione necessaria ma non sufficiente. Tale condizione deve essere rapportata all’equilibrio parziale.
Nel caso in cui il CN < 0 si ha una situazione chiamata «deficit patrimoniale», che deriva solo dall’accumulazione di perdite subite nel tempo.
Gli equilibri parziali possono essere ricercati nella sezione di destra, quindi alla parte concernente le passività, oppure nella sezione sinistra delle attività, o ancora possiamo calcolarli mettendo in relazione alcune parti dell’attivo e alcune parti del passivo.
È possibile scomporre gli elementi patrimoniali in una parte «corrente» e una parte «non corrente», con riferimento al tempo in cui le attività si trasformano in entrate e le passività si trasformano in uscite (entro un anno).
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015
I caratteri dell’equilibrio patrimoniale
Non ci si può riferire a valori di flusso, ma a valori di stock. Quindi non si considera un arco di tempo per la sua determinazione, ma un momento preciso e istantaneo. Inoltre è un equilibrio dinamico poiché si modifica giorno dopo giorno. Si modifica per effetto delle operazioni di gestione, modificando cosi anche il valore del capitale netto e cosi via.
Gli equilibri parziali
• CN/P: questo rapporto tra CN e passività esprime un profilo, detto «indice di autonomia finanziaria», ossia il finanziamento che abbiamo ottenuto dai soci e dai terzi. Un’azienda quanto più è finanziata da terzi, tanto più perde autonomia finanziaria, nel senso che i finanziatori assumono un peso determinante sulle scelte di gestione. Primo, poiché un’azienda indebitata è un’azienda che ha poca autonomia di sviluppo. Secondo, all’aumentare dell’indebitamento le operazioni di finanziamento da terzi saranno caratterizzate da vincoli gestionali (impiego dei finanziamenti stabilito dai terzi; poca libertà decisionale; report su attività da realizzare; etc.).
• Immobilizzazioni/Attivo Circolante: investimenti non correnti/investimenti correnti; gli investimenti non correnti sono essenzialmente le immobilizzazioni; gli investimenti correnti sono rappresentati dall’attivo circolante. Questo profilo è detto «elasticità degli investimenti», che ci fa capire come si compongono gli investimenti a breve medio e lungo termine. Se gli investimenti a lungo termine sono elevati, ci troviamo di fronte a una cosiddetta «rigidità patrimoniale».
• Sincronizzazione tra investimenti e finanziamenti:
• AttivoCircolante/Passivo Corrente: ci spiega quali sono le uscite che si manifesteranno nel prossimo anno e come l’azienda farà fronte alle uscite con le entrate prospettabili in base alla situazione patrimoniale di oggi.
• Immobilizzazioni/CN+PassivitàConsolidate: perché ci sia equilibrio il rapporto deve restituire un valore minore di 1.
• Margine di struttura = (CN+PassivitaConsolidate)-Immobilizzazioni;
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014-2015