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PRODUZIONE VINICOLA SU TERRENO VULCANICO TESINA A CURA DI RICCARDO MANFRIN Sezione 5 M, ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “VINCENZO DANDOLO” LONATO DEL GARDA, BRESCIA

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PRODUZIONE VINICOLA SU

TERRENO VULCANICO

TESINA A CURA DI RICCARDO MANFRIN Sezione 5 M, ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “VINCENZO DANDOLO” LONATO DEL GARDA, BRESCIA

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Indice:

• Caratteristiche dei terreni vulcanici………………………pag.1 • Produzione di vini su terreno vulcanico………………..pag.2 • Disciplinare del vino……………………………………………..pag.5 • Disciplinare DOC “Soave” classico e Colli Scaligeri…pag.6 • Costi di realizzazione o conversione di un vigneto..pag.7 • Fertilizers and phytochemicals……………………………pag.10 • Giovanni Verga…………………………………………………..pag.11

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CARATTERISTICHE DEI TERRENI VULCANICI Con il nome di “terreni sciolti di origine vulcanica” si intendono i materiali incoerenti o semi-coerenti denominati terreni piroclastici o tufi vulcanici incoerenti. Questi terreni sono piuttosto diffusi in Italia. Le loro caratteristiche, oggetto di studio in diversi campi tra i quali la geologia, la mineralogia e agronomia, sono influenzate dalla presenza di attività vulcanica presente anche in tempi remoti. Lo schema generale di un vulcano è quello di un monte originatosi dall’accumulo del magma eruttato e solidificato, generalmente conico ed in cui possiamo distinguere: un cratere, un camino, un serbatoio (o camera magmatica) dove si accumula il magma ed un cratere dal quale esce la lava.

Il magma è formato da rocce fuse, acqua, gas e materiale solido. Si può formare a diverse profondità per fusione delle rocce che compongono la crosta terrestre o il mantello. A seconda dell’origine il magma potrà essere acido e quindi ricco di silice, o basico ovvero povero di silice. Nel momento che il magma fuoriesce dal cratere vulcanico si definisce lava. A seguito di un’eruzione vulcanica si ha la fuoriuscita di materiale fluido (lava) e materiale solido: prodotti piroclastici. Questi vengono suddivisi in base alle dimensioni in: Polveri = frammenti molto fini simili al talco; Ceneri = paragonabili alla sabbia; Lapilli = ciottoli delle dimensioni di una noce; Bombe = ciottoli le cui dimensioni possono arrivare anche al metro. Quando il magma contenuto nel serbatoio risale lungo il camino e fuoriesce si ha l’eruzione vulcanica. L’eruzione può essere più o meno violenta in base alla composizione e al contenuto in gas del magma e alla viscosità. La lava eruttata e il materiale piroclastico, depositandosi, creano strati di terreno con differenti qualità minerali. Studi geologici hanno individuato in questi terreni le potenzialità per diverse attività colturali tra le quali spicca per importanza la vite.

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Una realtà a noi vicina, i Colli Euganei, in Veneto, è la testimonianza che diversi millenni fa il territorio era scosso da eruzioni vulcaniche. Queste hanno permesso la creazione di terreni vulcanici nella nostra zona.

Mappa territoriale, Colli Euganei, Veneto

PRODUZIONE DI VINI SU TERRENO VULCANICO La natura del terreno sul quale è impiantato il vitigno, assume un importanza fondamentale: il suolo, che deriva dalla “roccia madre”, è in grado di influenzare notevolmente la qualità e lo sviluppo della coltura, in virtù della sua specifica composizione chimica: per esempio l’acidità e la basicità del suolo sono due fattori che incidono considerevolmente sulle proprietà organolettiche del vino. Chiaramente anche il clima, ovvero le precipitazioni, la temperatura e i venti, concorrono allo stesso modo nell’influenzare la crescita e lo sviluppo della vite. L’influsso del suolo nel vino riguarda tutti i suoi aspetti sensoriali. L’aspetto e il colore di un vino, cosi come lo sviluppo di certi aromi e determinate qualità gustative hanno un legame diretto con le caratteristiche del suolo. Un terreno adatto alla viticoltura dovrebbe avere, fra le sue principali qualità, un buon drenaggio dell’acqua allo scopo di evitare alle radici della vite di rimanere bagnate per troppo tempo. Tralasciando lo scheletro del terreno che ha una scarsa utilità agronomica i composti che svolgono funzioni agronomiche importanti, sia in termini di drenaggio e assorbimento dell’acqua, sia per la porosità e l’efficacia fertile del suolo sono la sabbia, argilla e limo. I tipi di suolo si differenziano per la presenza variabile di questi elementi, dando ad ognuno di essi qualità agronomiche e fisiche proprie che influiranno la coltivazione, la resa e la qualità della vite e delle uve. Sappiamo inoltre che di vitale importanza per la crescita della pianta sono l’azoto, che stimola la crescita, il fosforo, che favorisce la fioritura, la produzione dei frutti e lo sviluppo delle radici, ed il potassio, che favorisce l’assorbimento degli elementi nutritivi e dell’acqua. I terreni vulcanici proprio per le loro caratteristiche sono tra i migliori per le produzioni di alta qualità della vite. Terreno vulcanico vuol dire sabbioso; originatosi dalle eruzioni presenta ceneri molto fini, ad elevata

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permeabilità e grande ricchezza minerale. Sulle sabbie da eruzione si creano le condizioni per ottenere uva di grande qualità. Inoltre la presenza di potassio, abbondante nelle nostre rocce vulcaniche, dà uve molto zuccherine. Partendo dal nord dell’Italia il primo vino di origine vulcanica che incontriamo è il Soave. La sua zona di produzione è per importanza e valore, prima zona italiana per i vini bianchi vulcanici.

(Fig.1.1) Territorio del Soave, vitigni

(Fig.1.2) Soave, filare della vite Quelli del Soave sono suoli unici, la cui origine vulcanica li contraddistingue da tutti gli altri territori della medesima natura: sono infatti i più antichi, generati 60 milioni di anni fa, da vulcani oggi ormai spenti. Questo lungo intervallo temporale di millenni ha permesso la creazione ed il consolidamento di un suolo unico nel suo genere, che oggi risulta particolarmente adatto allo sviluppo della vite, grazie ad un preciso scambio nutrizionale con la vigna che qui trova un habitat perfetto. Maturità del suolo e resistenza del medesimo su strati rocciosi sono le caratteristiche guida dei terreni su cui cresce vigorosa la Garganega, il vitigno autoctono madre del Soave.

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Questo in sintesi quanto emerso nel corso di Vulcania 2010 , il forum internazionale dedicato ai vini bianchi da suolo vulcanico, che ha visto la partecipazione di esperti e docenti di settore italiani e stranieri, oltre che la messa in assaggio di oltre cento vini bianchi vulcanici provenienti da tutto il mondo. Si tratta dei primi risultati dello studio realizzato dal Consorzio del Soave in collaborazione con l’Università di Napoli Federico II, il CNR ISAFOM e Risorsa, diffusi nel corso della cinque giorni di Vulcania, un progetto per indagare i processi pedo-genetici e le proprietà dei suoli sui basalti e sui calcari del Soave, al fine di contribuire nello studio dei rapporti tra qualità del vino e caratteristiche pedologiche del territorio. Queste ricerche, ancora in corso, rappresentano una ulteriore fase di sviluppo della zonazione viticola che resta il passaggio obbligato per sviluppare una viticoltura che integri la qualità dei vini, il reddito del viticoltore e il paesaggio quale strumento primo di lavoro. La zonazione deve infatti partire dalla conoscenza dei suoli, del loro rapporto con il clima, con la geologia e la geomorfologia, tenendo ben presente le proprietà di questi in funzione della vite. Il Consorzio del Soave, in collaborazione con Veneto Agricoltura, da due anni coordina il forum di Vulcania, nato sulla scia della positiva esperienza di “Tutti i Colori del Bianco” l’appuntamento durante il quale si affrontava il tema della longevità nei vini bianchi rispetto al quale Vulcania rappresenta la naturale evoluzione e approfondimento tanto da individuare nei vini bianchi vulcanici una nuova categoria di indagine. Un impegno non casuale quello condotto dal Consorzio di Tutela dal momento che proprio il Soave, come successivamente emerso nel corso dei lavori è la prima zona viticola italiana di origine vulcanica per numeri, dimensioni e valore. É una nuova tipologia quella dei vini bianchi vulcanici, introdotta non solo per catalogare i vini da un punto di vista tecnico-enologico ma anche economico. Infatti è emerso come, partendo dal Veneto, rientrino nella categoria vini bianchi da suolo vulcanico, importanti denominazioni con altrettanti corrispettivi in termini di bottiglie e controvalore. Se analizziamo il sistema produttivo del Veneto emerge che circa ogni anno vengono prodotti 2.400.000 ettolitri di vino a denominazione di origine controllata. Di questi il Soave, con i suoi 530.000 ettolitri, copre una fetta pari al 22%. Se oltre al Soave calcoliamo altri vini bianchi veneti da suolo vulcanico, vale a dire le DOC Colli Euganei, Gambellara, Breganze e Lessini Durello, gli ettolitri di vino a denominazione salgono a 680.000, ovvero il 28% del totale. In termini di vigneto, in Veneto, si tratta di poco più di 7000 ettari coltivati quasi esclusivamente a bacca bianca (Garganega, Durello, Vespaiolo e Trebbiano) per una produzione media annua di circa 90.000.000 di bottiglie a fronte di un controvalore di oltre 300.000.000 di euro. In base alle stime effettuate quindi se il Soave sfiora la quota dell’80% quando parliamo di vini bianchi veneti da suolo vulcanico. Esso assume un chiaro ruolo guida anche a livello nazionale, piazzandosi al primo posto per valore e quantità, col 40% sul totale, tra i vini bianchi italiani prodotti su suolo vulcanico.

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Per la produzione vinicola è necessario seguire determinate procedure stabilite attraverso un disciplinare.

DISCIPLINARE DEL VINO Un disciplinare nello specifico deve indicare quali sono le linee guida a cui si devono attenere i produttori di una determinata zona delimitata, regionale o molto più spesso locale, per godere dei privilegi in etichetta di menzione della denominazione di origine controllata DOC, a cui si sono aggiunti nel tempo anche i DOCG e IGT. In generale il disciplinare regola per i produttori le caratteristiche topografiche e di produzione di un determinato vino.

Le DOCG e le DOC sono le menzioni specifiche tradizionali utilizzate dall'Italia per designare i prodotti vitivinicoli DOP, come regolamentati dalla Comunita' europea. Qualsiasi prodotto nazionale o europeo che si fregi di una denominazione/indicazione protetta ha un disciplinare. I disciplinari sono periodicamente revisionati: aggiornati-modificati, sdoppiati (quando da una denominazione se ne stacca un'altra), accorpati (quando si uniscono denominazioni), abrogati (quando la denominazione cessa di esistere). Quando esistono, i consorzi di tutela sovrintendono alla nascita e gestione del disciplinare di riferimento. L'iter per elaborare, presentare, approvare, pubblicare un disciplinare è piuttosto complesso e, comunque, deve essere svolto in sede comunitaria. Un disciplinare è una legge a tutti gli effetti e le relative violazioni determinano reati penali. Il disciplinare è redatto in base alle tradizioni, come per la tipologia di forma d'allevamento del vigneto, o per i vitigni utilizzati.

I disciplinari sono divisi in articoli in cui si specifica:

1. la denominazione, a che vitigni si riferisce, in che percentuale e la zona esatta (confini);

2. la resa dell'uva, il titolo alcolometrico minimo dell'uva, la densità delle viti;

3. come deve avvenire la vinificazione;

4. le caratteristiche tecniche del prodotto finito come colore, odore, gradazione alcolica effettiva,

acidità totale, estratto secco minimo;

5. le designazioni (ovvero gli specifici nomi legali dei vini previsti in seno alla

denominazione/indicazioni), le menzioni (ad esempio, riserva, millesimato, ecc.), le prescrizioni per

l'etichettatura e presentazione del prodotto;

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6. notizie storiche e legami con il territorio;

7. organismo di controllo designato (l'ente di certificazione).

La severità dei requisiti specificati nella norma cresce da IGT a DOC a DOCG a DOCG con sottozone.

DISCIPLINARE DOC “SOAVE” CLASSICO e COLLI SCALIGERI

La denominazione di origine controllata “Soave” è riservata ai vini “Soave” (anche in versione spumante) e “Soave” con i riferimenti delle sottozone classico e Colli Scaligeri”, che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione. I vini a denominazione di origine controllata "Soave" devono essere ottenuti da Garganega per almeno il 70%, e per il rimanente da uve dei vitigni Trebbiano di Soave e Chardonnay. Le uve atte a produrre questi vini a denominazione di origine controllata devono essere prodotte nella zona che comprende in tutto o in parte il territorio dei comuni di Soave in provincia di Verona. Questi territori sono riconosciuti con decreto ministeriale 23 ottobre 1931 (Gazzetta Ufficiale n.289 del 16 dicembre 1931). Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a denominazione controllata "Soave” devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve e al vino derivato le specifiche caratteristiche. I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati, o comunque atti a non modificare le caratteristiche delle uve e del vino. Le viti devono essere allevate a spalliera semplice o doppia, o a pergola veronese con potatura tradizionale che assicuri l’apertura della nell’interfila e una carica massima di 50 mila gemme/ettaro. La produzione massima di uva per ettaro dei vigneti destinati alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Soave” ed il rispettivo titolo alcolometrico volumico minimo deve essere il seguente:

Tipologia Prod.Max Uva/ha T

Titolo alc. Vol. Nat. Minimo

“Soave” 15 9.50

“Soave” classico 14 10.00

“Soave” Colli Scaligeri 14 10.00

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Le uve destinate alla produzione del tipo spumante, possono avere un titolo alcolometrico volumico naturale minimo inferiore dello 0,5% vol. Le operazioni di vinificazione delle uve destinate alla produzione del vino "Soave” Classico devono aver luogo unicamente nell'ambito dell'intero territorio amministrativo dei comuni rientranti, in tutto o in parte, nella zona delimitata dal precedente art. 3. La resa massima delle uve in vino finito non deve essere superiore al 70%, per la tipologia spumante la resa è calcolata al netto dei prodotti aggiunti per la presa di spuma. Qualora superi detto limite, ma non il 75%, l’eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e può essere preso in carico come IGT. Oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata per tutto il prodotto. I vini a denominazione di origine controllata "Soave" all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche: A) "Soave" (compreso "Soave” Classico e “Soave” Colli Scaligeri): colore: giallo paglierino tendente a volte al verdognolo; odore: caratteristico con profumo intenso e delicato; sapore: asciutto, di medio corpo e armonico, leggermente amarognolo; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol per il “Soave” e 11,00% vol per il “Soave” Classico e per il “Soave” Colli Scaligeri; acidità totale minima: 4,5 g/l; B) “Soave” spumante: spuma: fine e persistente; colore: giallo paglierino tendente a volte al verdognolo brillante; odore: caratteristico con profumo intenso e delicato; sapore: di medio corpo, armonico, leggermente amarognolo nei tipi extra brut o brut o extra dry o dry; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,0% vol; acidità totale minima: 5,0 g/l; Nella designazione e presentazione dei vini a denominazione di origine controllata è obbligatorio riportare l'indicazione dell'annata di produzione delle uve. Vigneti coltivati su terreni vulcanici sono presenti non solo nel nord Italia ma anche nel centro e sud. Esempi noti di vini in Italia che derivano da uve impiantate su terreni vulcanici, sono nel Lazio il Frascati, i vini dei Castelli Romani e Colli Albani; il Greco di Tufo, un vino bianco proveniente dalle fertili pendici del Vesuvio e dai rilievi collinari dell’Avellinese; l’Aglianico del Vulture, che cresce principalmente sui prodotti piroclastici dell’omonimo apparato vulcanico; il Moscato di Pantelleria (conosciuto anche come Zibibbo). L’Etna è un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, concentrato nel versante nord del vulcano. Qui si sperimenta anche il pinot nero, ma il vitigno per eccellenza rimane il nerello mascalese, perfino spumantizzato come il brut della Cantina Patria, metodo classico con 18 mesi sui lieviti.

COSTI DI REALIZZAZIONE O CONVERSIONE DI UN VIGNETO Per la realizzazione di un vigneto è importante un’analisi approfondita del terreno con le sue caratteristiche, ma anche un’approfondita indagine di mercato: tutto questo allo scopo di stabilire se l’area in cui si intende procedere con la coltura dei vitigni sia una “zona vocata”. Con “zona vocata” si fa riferimento non solo all’ambiente pedoclimatico, ma anche all’insieme di strutture e favorevoli prospettive di mercato, che rendono remunerativa la viticoltura. Oltre a questo è necessario tener conto delle spese di realizzazione e di mantenimento che annualmente bisogna sostenere o eventuale riconversione. Un esempio pratico è fornito da un estratto di un documento di delibera regionale che mostra una tabella con prezziario che chiarisce circa i costi da sostenere per la realizzazione e il mantenimento di un vitigno.

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COSTI PER LA REALIZZAZIONE DI UN ETTARO DI VIGNETO DA PREZZARIO REGIONALE

Descrizione Costo €/ha per forma di allevamento Guyot Cordone

speronato/libero

Casarsa GDC

Preparazione del terreno per l'impianto di vigneto, comprensiva di sistemazione, concimazione d'impianto, lavorazione profonda e lavorazione superficiale in pianura e in collina con pendenza

2067.8 2067.8 2067.8 2067.8

Preparazione del terreno per l'impianto di vigneto, comprensiva di sistemazione, concimazione d'impianto, lavorazione profonda e lavorazione superficiale in collina con pendenza da 5 a 15%

3101.7 3101.7 3101.7 3101.7

Preparazione del terreno per l'impianto di vigneto, comprensiva di sistemazione, concimazione d'impianto, lavorazione profonda e lavorazione superficiale in collina con pendenza > 15%

5169.5 5169.5 5169.5 5169.5

Valore medio per la preparazione del terreno in collina con pendenza sopra il 5%

4135.6 4135.6 4135.6 4135.6

Squadratura dell'impianto, acquisto e messa a dimora delle barbatelle innestate; con densità d'impianto da 2000 a 3000 piante/ha

5169.5 5169.5 5169.5 5169.5

Squadratura dell'impianto, acquisto e messa a dimora delle barbatelle innestate; con densità d'impianto da 3001 a 4000 piante/ha

6720.35 6720.35 6720.35 6720.35

Squadratura dell'impianto, acquisto e messa a dimora delle barbatelle innestate; con densità d'impianto da 4001 a 5000 piante/ha

8788.15 8788.15 8788.15

Struttura di sostegno per vigneto allevato a Guyot, Capovolto, Cordone speronato, Casarsa, Sylvoz, e Cortina semplice, comprensiva di pali, fili, ancore e tutori; in opera.

7237.30 7237.30 7237.30

Struttura di sostegno per vigneto allevato a GDC, comprensiva di pali, fili, ancore, braccetti e tutori; in opera.

9305.00

Spese di allevamento per vigneto; sono compresi potature, lavorazioni del terreno, fertilizzazioni, trattamenti antiparassitari (generalmente intesi fino alla fine del terzo anno d'impianto) e le spese relative a direzione dei lavori, sorveglianza e interessi fino alla fine del terzo anno d'impianto.

2584.75 2584.75 2584.75 2584.75

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SCHEDA INTEGRATIVA ANALITICA DEI PREZZI PER LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI DI RICONVERSIONE E RICONVERSIONE DEI VIGNETI

DESCRIZIONE

€/UNITÁ

Guyot ceppi/Ha 3300

Cordone speronato ceppi/Ha 3300

Casarsa ceppi/Ha 2200

GDC ceppi/Ha 2500

N. pezzi

Costo totale

N. pezzi

Costo totale

N. pezzi

Costo totale

N. pezzi

Costo totale

Spese estirpo vigneto

900 900 900 750

Smaltimento palificazione

500 500 500 750

Raccolta e trasporto ceppi, radici e altri residui vegetali

650 650 650 650

Acquisto barbatelle 1.20 3300 3960 3300 3960 2200 2640 2500 3168

Squadro e picchettatura

0.80 690 552 690 552 388 310.40 524 419.20

Posa piante 0.30 3300 990 3300 990 2200 660 2500 750

Distribuzione pali e ancore

0.95 690 655.50 690 655.50 388 368.60 524 497.80

Posa pali 1.45 660 957 660 957 366 530.70 500 725

Posa ancore 4.80 30 144 30 144 22 105.60 24 115.20

Stesura e fissaggio 6 fili (€/m)

0.45 3300 1485 3300 1485 2200 990 2500 1125

Posa tutori 0.33 3300 1089 3300 1089 2200 726 2500 825

Posa in opera Braccetti

1.75 500 875

Posa in opera Divaricatori

1.75 100 175

Pali in ferro 2,75 m 7 660 4620 660 4620 366 2562

Pali in cemento 8x8 6 660 3960 660 3960 366 2196 500 3000

Testate in legno 10 30 300 30 300 22 220

Testate in cemento 10.50 30 315 30 315 22 231 24 252

Ancore in cemento 6.50 30 195 30 195 22 143 24 156

Tutori 0.80 3300 2640 3300 2640 2200 1760 2500 2000

Fermagli tutori 0.04 3300 132 3300 132 2200 88 2500 100

Fili e accessori (di minima)

1500 1500 1500 900

Divaricatori per pettinatura semiautomatica

13 100 1300

Braccetti per GDC 10.50 500 5250

Totale legno ferro 9387 9387 6273

Totale cemento ferro 9402 9402 6284

Totale tutto cemento

8742 8742 5918 12958

Sovrainnesto 1.30 4290 4290 2860 3250

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FERTILIZERS AND PHYTOCHEMICALS

During the vine’s coltivation it’s used fertilizers. The fertilizers are substances used to improve soil fertility. Fertilizers are made up of nitrogen (N), phosphorous (F), potassium (P). The nitrogen is important for the quality and quantity of grapes and the potassium is responsible of the grapes’ sugar content and odour. There are two main types of fertilizers: chemical fertilizers and organic fertilizers. Chemical synthetic fertilizers can be in liquid, powdery and granular forms. Chemical fertilizers are very effective but dangerous for environment and for humans: they pollute soil and water, they cause the death of the fish and the plants became less strong. They are also in the vegetables that we eat, so we absorb them. Organic fertilizers are less effective but they aren’t dangerous for the environment or humans. They respect soil and plants. Before using fertilizers it’s important to do soil’s control analysis. To control pests and disease a farmer used pesticides. There are two main types of pesticides: chemical pesticides and organic pesticides. Chemical pesticides are very effective but also very dangerous. Like the chemical fertilizers, they pollute environment and they are dangerous for farmers and human’s health. In fact they kill natural predators of pests but pests became resistant and therefore we have to use powerful pesticides. They also destroy ecosystems. Chemical pesticides cause acute toxicity and chronic toxicity in humans: for examples respiratory problems, irritations, cancer and DNA mutations. It’ better to use Organic pesticides: they are less effective but they are not dangerous.

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La Sicilia è sicuramente la patria dei vini vulcanici ma è anche la patria di una grandissimo scrittore del Novecento, padre del verismo e del Romanzo moderno, Giovanni Verga.

Giovanni Verga

Giovanni Verga (1840-1922) Giovanni Verga è un protagonista d’eccezione della letteratura italiana a partire dal Romanticismo alla Scapigliatura al Verismo. Senza di lui non si sarebbe sviluppato in Italia il romanzo moderno. Con Verga entra nella letteratura la vita quotidiana delle masse contadine e la sua adesione al Verismo e all’impersonalità è il risultato di una crisi storica che ha influenzato la cultura e l’umanità. La conversione di Verga al Verismo risale al 1874 quando pubblicò la novella “Nedda”, un racconto la cui protagonista è un’umile raccoglitrice di olive ritratta nel suo ambiente di vita e di lavoro. Dopo le novelle pubblicate, compose i racconti che confluiranno nella raccolta Vita dei campi. In questa opera Verga cercò di rinunciare a commentare e a impietosire il suo pubblico e ripudiò il semplice gusto di riportare il fatto accaduto in modo folkloristico. È con queste modifiche che la poetica del Verismo supera il livello raggiunto in Nedda. Le otto novelle di vita dei campi presentano da vicino la vita nella cruda verità. Sul piano letterario nella poetica del Verismo il narratore deve rappresentare i fatti senza giudicarli né commentarli, senza esprimere i propri sentimenti. La narrazione deve essere condotta dal punto di vista dei personaggi: devono essere i personaggi a narrare le vicende in base alla loro cultura, prospettiva e il modo di vedere le cose. L’autore deve comportarsi come uno scienziato deve cioè limitarsi a documentare la realtà oggettiva, mostrando i rapporti di causa ed effetto, in essi che legano l’uomo all’ambiente e i condizionamenti naturali. In tal modo, lo scrittore pare davvero scomparire dalla sua narrazione, secondo la poetica dell’“impersonalità”; Verga si immedesima nelle abitudini, nei gesti, nelle parole dei compaesani dei protagonisti della storia. Questa modalità di procedere alle spalle dei suoi umili personaggi è chiamato dai critici “l’artificio della regressione”: l’autore “regredisce” culturalmente a livello dei parlanti; inoltre si parla di “artificio”, perché Verga si nasconde dietro di loro, senza cancellarsi. Ispirandosi a Zola e ai naturalisti francesi Verga si dedicò anche ad un ciclo romanzesco, “ciclo dei Vinti” che aveva lo scopo di analizzare le varie condizioni sociali, dai livelli più infimi a quelli più elevati. Il primo romanzo del ciclo, dal titolo I Malavoglia, uscì nel 1881.

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Capolavoro di Giovanni Verga, Ciclo dei vinti

Questo romanzo racconta la storia della famiglia Toscano, guidata dal vecchio padron ‘Ntoni, che la tiene saldamente unita attorno alla casa del nespolo e alla barca, che rappresentano l’unità della famiglia e il lavoro, valori essenziali della vita. Una serie di disastri si abbattono sulla famiglia: il tentativo fallito di commerciare un carico di lupini e la morte del figlio Bastianazzo. La famiglia è cosi condotta alla rovina economica e alla dissoluzione. Persi la barca e la casa, punti di riferimento e di aggregazione, il nipote ‘Ntoni, rifiutandosi dopo il sevizio militare di tornare al lavoro tradizionale, si dedica al contrabbando e finisce in carcere; l’altro nipote Luca muore nella battaglia di Lissa; Lia si dà alla prostituzione; solo Alessi fedele alla tradizione, riesce con sacrificio ed ostinazione a riacquistare la casa del nespolo (dove torna a vivere con la moglie e la sorella Mena) e a ricostituire gli antichi valori famigliari, mentre il vecchio ‘Ntoni muore lontano da casa. Il nipote ‘Ntoni uscito dal carcere prende coscienza di non poter più far parte di quel mondo e lo abbandona per sempre. In questo romanzo risalta il canone verista dell’impersonalità, l’utilizzo di un italiano medio con espressioni colloquiali del dialetto siciliano. Tutto questo è destinato a creare un immediatezza narrativa e a rendere il tema e la storia reali per il lettore. In larga parte dei Malavoglia si riflette sulla “questione meridionale”, ovvero l’attenzione è posta ai problemi delle regioni del Mezzogiorno negli anni successivi all’ Unità d’Italia: i contadini del sud avevano sperato che la rivoluzione garibaldina sfociasse in una riforma agraria che li rendesse proprietari della terra che lavoravano; invece si trovarono all’improvviso a dover affrontare nuovi problemi, come la leva militare, che sottraeva braccia al lavoro. Il ciclo dei vinti rimase interrotto anche se le cause non sono note. Nelle sue opere successive Verga continua a raccontare la vita semplice della società dell’epoca con i suoi costumi e le sue contraddizioni: racconta le necessità economiche e l’ansia che obbligano i personaggi all’egoismo, all’amarezza e all’inettitudine morale. Si sofferma sulle figure popolari che abitano la grande città: camerieri, operai, disoccupati, prostitute. Amareggiato dalla società dell’epoca, influenzata dal progresso economico che guarda con sospetto e diffidenza Verga sviluppa un Pessimismo tragico, secondo il quale il “fato” guida la vita di ognuno e ci sono regole che vanno rispettate, una sorta di “legge comune” a tutte le creature viventi. Solo la fedeltà a queste regole è in grado di garantire la sopravvivenza della comunità anche se questa fedeltà è sempre più difficile.

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Sitografia & Bibliografia

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Natura e ambiente, Scienze della Terra di Torchio, Bonelli e Bruno, Editore Bulgarini Firenze

Culture e Storie, Percorsi modulari di italiano di Carlà e Macario, Editore Palumbo

Coltivazioni erbacee e arboree, Valli, Corradi e Battini, Edagricole scolastico

Chiare lettere 3, Bruno Mondadori, Edizioni Scolastiche

Schede scolastiche.