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patria indipendente l 18 dicembre 2011 l 1 117 tonnellate della riserva aurea della Banca d’Italia Un accordo segreto Sparite 25 tonnellate mai tornate a Roma dopo la guerra Il resoconto del processo contro il Governatore Vincenzo Azzolini condannato a trenta anni di carcere e poi assolto Il coinvolgimento di Kappler, il comandante della polizia nazista nella “città aperta” e quello del maggiore Hass e del capitano Priebke Quell’oro italiano regalato da Mussolini ad Hitler Fortezza: gli americani ritrovano parte dell’oro della Banca d’Italia.

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117 tonnellate della riserva aurea della Banca d’Italia

Un accordo segreto • Sparite 25 tonnellate mai tornate a Roma dopo la guerra • Il resoconto del processo contro il Governatore Vincenzo Azzolini

condannato a trenta anni di carcere e poi assolto • Il coinvolgimento di Kappler, il comandante della polizia nazista nella “città aperta” e quello

del maggiore Hass e del capitano Priebke

Quell’oro italiano regalato da Mussolini ad Hitler

Fortezza: gli americani ritrovano parte dell’oro della Banca d’Italia.

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I n tempi di revisionismo rampante e pericoloso per la democrazia e la Repubblica, lecarte, i documenti, i testi, noti e meno noti, confinati negli archivi, continuano ariaffermare la verità delle cose e condannano senza appello la “repubblichina” di

Mussolini, il fascismo e il nazismo di Hitler che affondarono l’Europa nella guerra, nellapersecuzione e nelle stragi dei campi di sterminio. È per questo motivo che “Patria indipendente”, con grande sforzo, continua a pubblicaremateriali e documenti che certificano tante verità sul nazifascismo e i suoi orrori. Abbiamoanche pubblicato materiali originali sul Risorgimento e l’Unità d’Italia che correvano ilrischio di essere dimenticati o seppelliti nei cassetti di qualche museo o negli archivipolverosi di enti e istituti che paiono, spesso, troppo spesso, aver dimenticato la propriafunzione di centri di studio e di ricerca. Il mensile dei partigiani e di coloro che si batterono eroicamente contro il fascismo el’occupante nazista, non può certo sopperire a nessuna di queste manchevolezze, ma tentadi fare, ogni volta, la propria piccolissima parte. Così abbiamo pubblicato i documenti sultentativo di fuga di Mussolini verso la Spagna, il testo integrale della autopsia del duce, lacopia della Costituzione della Repubblica Romana (recepita in buona parte dalla nostraCostituzione) l’elenco dei volontari che parteciparono, con il generale Garibaldi, all’impresadei Mille e altri documenti e carte importanti sulle stragi naziste.Questa volta rendiamo noto il testo integrale del processo contro il governatore della Bancad’Italia Vincenzo Azzolini tenutosi a Roma nel 1944, a pochi giorni dalla liberazione dellacapitale da parte degli alleati. Quali erano le colpe di Azzolini? Secondo l’accusa, sostenutadall’Alta Corte di giustizia contro i crimini del fascismo, presieduta dall’onorevole MarioBerlinguer, Azzolini portava la responsabilità di aver consegnato tutta la riserva aurea dellaBanca d’Italia, all’invasore tedesco. Tutto questo era avvenuto, subito dopo l’8 settembre 1943, quando ancora non si eracostituito a Sud il nuovo governo italiano e la città di Roma, dopo gli eroici combattimentidi Porta San Paolo, era caduta in mano nazista. Il governo Badoglio, con Vittorio Emauele III e tutta la famiglia, era intanto fuggito dallaCapitale per trasferirsi a Brindisi, insieme ai generali dello Stato Maggiore, al principeereditario e parte del vecchio governo. Roma, in quel momento, era in mano soltanto a chi si opponeva all’ingresso dei nazisti e al generale Calvi di Bergolo, imparentato con lafamiglia reale che si era subito premurato di arrendersi ai nazisti per “evitare guai peggiori”.Gli invasori, naturalmente, si erano subito occupati dell’oro della Banca d’Italia per iltrasferimento in Germania in base ad un accordo con il governo di Salò. La riserva aurea dello Stato ammontava, in quel periodo, a 117 tonnellate del preziosometallo, più molte altre tonnellate che il governo fascista italiano aveva letteralmenterapinato alla Banca nazionale Jugoslava e a quella Albanese.Quell’oro tornerà in Italia dopo la fine della guerra ad opera delle truppe alleate che loavevano recuperato in Germania. Ma non tutto. Almeno 25 tonnellate risulteranno sparitedefinitivamente. Finite dove? Non lo sapremo mai. Certo è che, durante il processo al boia delle Ardeatine Erich Priebke, di quell’oro sparito siparlerà a lungo, perché l’incarico di occuparsi della “faccenda” era stato assegnato proprio

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alla polizia nazista di Roma, quella comandata da Herbert Kappler che aveva alle propriedipendenze Priebke che operava con il maggiore Karl Hass, anche lui coinvolto nel processoper la strage delle Ardeatine.Dell’oro prelevato dai nazisti nel caveau della Banca d’Italia, spedito con un convoglioferroviario diretto a Nord, una mattina di settembre, aveva anche parlato, nel corso di uninterrogatorio, il comandante della polizia nazista e massacratore delle Ardeatine HerbertKappler. Copia di quell’interrogatorio era stata trovata a Trento, in casa del faccendiereinternazionale Glauco Partele, collaboratore dei servizi segreti inglesi e americani. Ilritrovamento era avvenuto durante una perquisizione ordinata dal giudice istruttore diTrento, Carlo Palermo, che indagava su un traffico di armi. Era subito corsa la voce che almeno due vagoni dell’oro italiano portato via da Roma, sitrovavano ancora a Fortezza in Alto Adige, dove tutto l’oro italiano aveva sostato perqualche mese, prima di essere trasferito in Germania. Così, proprio a Fortezza, erano iniziateanche delle ricerche, ma delle venticinque tonnellate di metallo prezioso sparite, nessunatraccia.Insomma, una specie di giallo incredibile e complicato che, però, aveva visto all’operaproprio il maggiore Karl Hass e altri ufficiali nazisti, Priebke compreso. L’uomo delleArdeatine, d’altra parte, quando era arrivato in Argentina, formalmente povero in canna,aveva acquistato, come ha raccontato qualcuno, un albergo e alcune proprietà. Hass, invece,non si era mai mosso dall’Italia, forse nella speranza di mettere le mani su quell’oro. Durante il processo per la strage delle Ardeatine, alcuni giornali avevano anche affacciatol’ipotesi che l’oro italiano, mancante all’appello, fosse finito nelle mani di “Odessa”, lacelebre organizzazione nazista che aiutava le “SS” a rifarsi una vita lontano dalla Germaniasconfitta. Ipotesi, voci e “soffiate” di ogni genere, ma niente di più concreto.Perché pubblichiamo il testo del processo contro Azzolini, stampato il 15-10-1944, in unlibrettino, con il consenso degli alleati e ora depositato nella Biblioteca della Banca d’Italia?Perché contiene il testo integrale di un accordo poco conosciuto con il quale il governo diSalò aveva consegnato ai nazisti tutto l’oro della Banca d’Italia, quello della BancaJugoslava e della Banca d’Albania. Inoltre, è di estremo interesse controllare direttamente dai documenti in che modo i“camerati tedeschi” trattassero “l’alleato italiano” e di come agissero direttamente e conassoluta prepotenza padronale, Mussolini o non Mussolini. Consultare carte e documentidegli archivi, dicevo all’inizio, insegna davvero moltissimo. I revisionisti ignoranti dovrebberoleggere un po’ di più.Per la cronaca, bisogna comunque aggiungere che per Azzolini, nel corso del processo aRoma, il pubblico ministero aveva addirittura chiesto la pena di morte. Lui, comunque, si erasempre dichiarato innocente. La Corte, dal canto suo, lo aveva ritenuto colpevole e avevacomminato, in prima istanza, trenta anni di reclusione. In appello l’ex governatore dellaBanca d’Italia era stato, invece, completamente assolto e rimesso in libertà.Ed ecco il testo del librettino che racconta la vicenda della Banca d’Italia e dell’oroconsegnato ai nazisti, oltre alle udienze del processo contro l’allora governatore VincenzoAzzolini.

W.S.

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Dall’Armistizioalla Liberazione di RomaLa sera dell’otto settembre 1943 la radio annunzia-va all’Italia e al mondo che il Governo del Mare-sciallo Badoglio aveva chiesto ed ottenuto dagliAlleati l’armistizio e cessavano perciò le ostilità daparte delle forze italiane.Alla stessa ora si trovavano riuniti al Viminale il Mi-nistro delle finanze Bartolini, il Governatore dellaBanca d’Italia Azzolini, il Sottosegretario di StatoBaratono i quali apprendevano dalla radio la noti-zia, ignari sino a quell’istante dello svolgimentodelle trattative, dato di fatto molto importante dacui risulta che tanto il Ministro delle Finanze di al-lora, quanto il governatore della Banca d’Italia nonconoscendo lo stato delle trattative, non avevanopotuto prender alcuna seria e concreta delibera-zione in merito alla salvaguardia delle riserve au-ree depositate nella sacrestia della Banca a Roma.Nel periodo dal ventisei luglio all’otto settembre vierano stati bensì degli scambi di vedute tra il Capodel Governo, il Ministro delle Finanze e il Governa-tore intesi a studiare la possibilità di un trasferi-mento dell’oro dalla capitale in posto più sicuro,presumibilmente a nord verso il confine svizzero, in

maniera da poter più facilmente farlo emigrare ol-tre confine.In tale occasione fu richiesto un esatto prospettodei quantitativi d’oro onde far approntare i neces-sari barili e recipienti adatti al trasporto, e i mezzioccorrenti che sarebbero poi stati messi a disposi-zione della banca dallo Stato Maggiore e pare chei prospetti siano stati eseguiti e trasmessi, tramite ildirettore generale della Banca, ma la cosa non eb-be allora alcun seguito.Gioverà ricordare a tal proposito che nel maggio’43, essendo ministro delle finanze Acerbo, questiinterpellò Azzolini per il trasferimento dell’oro nelVeneto, e precisamente a Bolzano o Verona, ma ilGovernatore intuendo il pericolo che l’oro potessepassare poi rapidamente in mano ai tedeschi, trovòogni pretesto per far naufragare tale progetto e fe-ce restare l’oro a Roma.Nessun addebito pertanto si può muovere al Go-vernatore della Banca per non aver pensato eprovveduto, durante il periodo del regime Bado-gliano, a trasportare fuori Roma l’oro oppure a na-sconderlo in altro locale, lasciandolo invece nelsuo naturale deposito.Studiare e trovare il modo migliore di salvaguarda-re le riserve auree, i depositi e il patrimonio dellaBanca, tale l’assillante problema che torturò lamente di Azzolini e dei suoi collaboratori sin dalmattino del nove settembre, mentre si combattevaalle porte di Roma e nei giorni seguenti nei qualicon colpi di scena, scaramucce, bandi e proclamisi maturavano le sorti della città.Furono tre giornate tragiche di ansia e di terroredurante le quali si incrociavano le notizie più di-sparate e spesso infondate, sparse per ingenerarese possibile maggior panico e confusione: «gli in-glesi sbarcano ad Ostia…», «sono vicini ai Castel-li», «sono sbarcati a Napoli», «i tedeschi lascianoRoma e si ritirano oltre il Po». Purtroppo la realtàera ben diversa: gli Alleati avevano iniziato lo sbar-co a Salerno, i tedeschi stringevano la città in uncerchio sempre più ferreo e inesorabile, il governoera sparito, lo Stato Maggiore dissolto, i comandinon funzionavano, la difesa di Roma vacillava e sirisolveva in manovre che portavano alla resa ed al-lo sbandamento di intere divisioni; la vita era para-lizzata in ogni attività.Nonostante tale situazione e i gravi pericoli ché nederivavano Azzolini pensò, in quei giorni, ad attua-re il trasferimento dei preziosi della Corona, di pro-prietà dello Stato, il cui valore ascende a parec-chie centinaia di milioni che erano in custodia neisotterranei della Banca. Con l’aiuto e la coopera-zione di alcuni fidi funzionari della Casa Reale fece

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La copertina dell’opuscolo sul processo ad Azzolini.

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trasferire le casse con i pre-ziosi alla filiale della banca inpiazza del Parlamento depo-sitandoli a nome di privati pernon destare sospetti e in talmodo il tesoro fu salvato dallarapina dei tedeschi che nonne fecero ricerca convintiche il Sovrano avesse pensa-to, come logico, a portarlo se-co quando abbandonava conil Governo la Capitale.La mattina del 12 settembreuno spiraglio di luce e di spe-ranza parve balenare con ilprimo manifesto firmato dalConte Calvi di Bergolo cheannunzia il buon esito delletrattative con i tedeschi, pro-clama Roma «città aperta» e dichiara che i Ministrirestano in carica per tutti i loro atti e provvedi-menti.Da quel giorno, mentre i tedeschi iniziavano il me-todico e subdolo giuoco che doveva in pochissimotempo permettere di impadronirsi di ogni centro vi-tale della città e di instaurare il governo brutale diKesselring, Azzolini riprendeva subito i contatti conil Conte Calvi di Bergolo che doveva ritenersi illegittimo successore del Maresciallo Badoglio ilquale aveva abbandonato la capitatale verso il sudseguito infine dai vari ministri che si guardaronobene dal riprendere i loro posti. Perciò, dopo tregiorni, il quindici settembre, il Conte Calvi è co-stretto, forse anche per le pressioni tedesche, anominare con altro proclama i vari Commissari aiministeri con poteri e funzioni di ministro.Al Ministero delle finanze è nominato il dr. Cambicon il quale Azzolini discute subito la urgente que-stione della riserva aurea che certo sarà richiestadai tedeschi per rinsanguare le loro finanze, e chesarà prudente tentare di nascondere.Dall’otto settembre sono quindi trascorsi esatta-mente sette giorni: una settimana di vera passionedurante la quale mentre si è versato alle porte diRoma tanto generoso sangue di soldati patrioti ecittadini nella impari lotta contro I’invasore, si èdeterminato il pauroso crollo di tutta la impalcatu-ra dello Stato per mancanza di uomini e direttive ela capitale si è davvero trovata come «nave senzanocchiero in gran tempesta».Cosa ha fatto Azzolini dopo il quindici settembre,quando con la nomina del Commissario al ministerodelle finanze, sentiva alleggerire in parte la tremen-da responsabilità che gravava sulle sue spalle, per

la salvaguardia delle riserve auree e dell’organismodella Banca che occorreva difendere da manomis-sioni che si profilavano sempre più minacciose al-l’orizzonte, specialmente dopo il tracotante discor-so di Hitler e la liberazione di Mussolini?È in tale periodo (quindici - venti settembre) che vamaggiormente meditata e valutata la sua opera ri-portandosi e riferendosi alla tragica atmosfera delmomento che tutti in Roma hanno vissuto più o me-no intensamente a seconda della loro posizione èdella loro situazione. Azzolini è un mortale e così vagiudicato: in quelle tremende giornate in cui capi eproclami si avvicendavano come in un turbinoso,caleidoscopio, egli è solo, lontano dalla famigliache si trovava a Velletri, apprende che la casa do-ve essa alloggiava è stata distrutta in seguito albombardamento aereo, non ha notizie dei suoi figli,uno allievo all’Accademia navale di Livorno, l’altrodell’Accademia militare di Modena; riesce solo asapere che, dopo aver combattuto contro i tede-schi sono riusciti a fuggire; vive perciò giornate diansia per i suoi cari, in una angoscia che solo chiha provato può valutare.Se avesse seguito il primo e più urgente impulso,avrebbe chiuso il suo ufficio, sarebbe partito allaricerca della sua famiglia senza preoccuparsi, co-me tanti altri capi e funzionari, della sua carica edella sua responsabilità.L’abbandono da parte di Azzolini del suo posto cheallora sarebbe stato giustificato e che, ad ogni mo-do, non lo avrebbe poi portato in carcere sotto ilpeso della gravissima accusa dì aver dato aiuto alnemico, sarebbe però stata diserzione davanti alpericolo, e tale gesto ripugnò all’animo del funzio-nario ligio al dovere e del combattente, ferito e de-

La sede della Banca d’Italia.

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corato al valore nella guerra del Carso e del Piave,la vera guerra di redenzione dell’Italia.Egli decise perciò di restare al suo posto mentrepericoli e difficoltà aumentavano sempre di più e didedicare tutte le sue attività nell’interesse dellaBanca.Dopo il rifiuto da parte del Conte Calvi di adeguatascorta armata per la protezione e la difesa dei sot-terranei nei quali erano depositati i tesori, il sedicisettembre, d’accordo con il vice direttore generaleIntrona e il cassiere capo fu deciso di nasconderela metà del quantitativo dell’oro per sottrarlo allaimmancabile rapina da parte dei tedeschi i qualiavevano già iniziati i loro passi per una visita allaBanca d’Italia.Circa sessanta tonnellate d’oro furono infatti am-mucchiate e nascoste nella intercapedine che re-cinge a guisa di un corridoio la sacrestia centraledella banca, previa muratura di una porticina dallaquale si accedeva alla stessa intercapedine, lavo-ro di cui erano a conoscenza parecchi funzionari egli operai e che fu ultimato la mattina del venti set-tembre.«Allo scopo di allontanare ogni sospetto di trafuga-mento furono create e inserite in un copialettere ri-servato, che aveva dei fogli in bianco, due letteredatate al settembre ’42, e indirizzate alla filiale diPotenza e alla Cassa centrale di Roma dalle qualiappariva che l’oro della Banca per circa cinquantatonnellate, era stato sin dal 1942 trasferito a Poten-za: naturalmente tale artifizio era sufficiente soloper addormentare i sospetti della soldataglia o de-gli inesperti, ma non avrebbe potuto aspirare asuccesso nei confronti di persone pratiche edesperte le quali non avrebbero mancato di rivolge-re la loro attenta indagine sui registri contabili, re-gistri di cui non era possibile fare allora un’altera-zione qualsiasi», tale la deposizione resa da Azzoli-

ni nel suo primo interrogatorio, confermata inudienza davanti all’Alta Corte.La mattina del venti settembre, a poche, ore di di-stanza dalla ultimazione della costruzione del muronei sotterranei della Banca, Azzolini è chiamatod’urgenza dal Commissario alle Finanze dr. Cambi,il quale riferisce che l’Ambasciata tedesca avevadato un perentorio ultimatum per la consegna del-l’oro; o la Banca accedeva alla visita dei funziona-ri e consegnava l’oro in giornata o sarebbe statoasportato con la forza.Azzolini, stupito e atterrito, convocava di urgenza ilDirettorio della Banca e comunicava al comm. In-trona al segretario generale Giacomelli ed al diret-tore generale Acanfora (che era stato invano ricer-cato e poi per caso trovato in banca mentre prov-vedeva a ritirare somme di sua proprietà), i risulta-ti del suo colloquio con il ministro Cambi, e informòanche che i tedeschi erano in possesso dei pro-spetti indicanti la quantità precisa dell’oro giacen-te in banca, particolare che gli era stato riferito daldirettore generale Acanfora, sebbene questi poiabbia negato tale circostanza.«Esposi altresì, senza peraltro esprimere il mio pa-rere per non influenzare la decisione dei convoca-ti, che il Comando della città aperta aveva in quelgiorno stesso fatto sapere di non avere forza di-sponibile per osteggiare o respingere eventualiviolenze tedesche: a seguito di tale esposizione ilcomm. Acanfora espresse voto favorevole per laconsegna dell’oro indi si allontanò (per andarsi anascondere come lo stesso teste depose al magi-strato), il comm. Urbini espresse l’avviso che seoccorreva dare utilmente il proprio sangue per lasalvezza dell’oro egli avrebbe fatto ciò stoicamen-te, ma che, date le circostanze, non si poteva farealtro che piegarsi alla imposizione tedesca; in talsenso votarono altresì tutti i partecipanti alla riu-

nione».Così ha deposto Azzolini inistruttoria e ciò hanno confer-mato i vari testi a carico iquali compresero allora comefosse stato inutile continuarea voler nascondere la partedell’oro per sottrarla ai tede-schi. Tale la reale situazionedei fatti e degli avvenimenti, enella breve e drammatica se-duta del direttorio forse nes-suno pensò ad una altra cir-costanza di capitale impor-tanza che ancor più dovevaconvincere della inutilità di

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Il caveau della Banca d’Italia oggi.

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tentare di sottrarre parte dell’oro. Infatti il venti set-tembre giorno in cui i tedeschi si presentarono allaBanca, Potenza (che a quanto risulta da Radio Lon-dra cadde solo il ventitré), era ancora in possessodei tedeschi ai quali sarebbe stato molto facilecontrollare la verità delle false lettere retrodatatee, avuta da Potenza risposta negativa sulla giacen-za dell’oro, avrebbero dato mano libera ai loro gua-statori per trovare il nascondiglio più recondito,che nel caso era invece costituito da un muro co-struito poche ore prima.È d’altronde facile rispondere ai più accaniti accu-satori di Azzolini che se anche egli si fosse sacrifi-cato, opponendosi alle richieste tedesche, il suosacrifico sarebbe stato inutile, perché l’oro sareb-be stato ugualmenteasportato in tutta lasua quantità, e il na-scondiglio, se non su-bito, trovato durante ilunghi mesi della occu-pazione tedesca a Ro-ma. Quante spie e quan-te delazioni hanno porta-to in quel triste periodoalla cattura di gente na-scosta, al ritrovamento ditanta merce celata nei luo-ghi più reconditi e sicuri,quanti saccheggi e rapine so-no state consumate con l’aiutoe l’acquiescenza delle autorità fasciste, sono fattidi pubblico dominio che non occorre illustrare, ba-stando ricordare l’audace impresa che portò al tra-fugamento dei corpi di reato custoditi al Palazzo diGiustizia per un valore di oltre trecento milioni d’o-ro e gioielli, con un furto grossolanamente insce-nato.

Dopo la riunione del direttorio e il voto unanime diconsegna dell’oro, rimase solo a fronteggiare la si-tuazione criticissima, sotto ogni aspetto, il Gover-natore il quale alla richiesta esplicita e perentoriadei tedeschi di consegnare l’oro che sarebbe do-vuto partire in aereo oppose un rifiuto, e dopolunghe conversazioni con i funzionari germanici,creando ostacoli e difficoltà di ogni genere, riuscì aconsegnare l’oro in varie riprese e a farlo partire inferrovia per Milano, con impiegati di banca, e a far-lo depositare nei locali della Banca d’Italia dellametropoli lombarda.Era questo un primo passo e un notevole successoottenuto grazie alla abilità ed alla tattica adottatada Azzolini, in quanto se l’oro fosse partito in ae-

reo, accedendo alle prime richieste dei tedeschi,sarebbe subito andato a finire in terra germanicasenza più speranza alcuna di ricupero.Infatti le due tonnellate e mezzo d’oro fino, dellaBanca d’Albania, richiesto dai tedeschi, e conse-gnato dal direttore generale di quella banca senzaobiezioni, fu immediatamente caricato sopra aereii quali dopo poco atterravano in un aeroporto delReich, particolare di grande importanza per valuta-re l’opera svolta da Azzolini nelle trattative con i te-deschi conclusa non già con la consegna pura esemplice dell’oro, come essi in un primo tempopretendevano, ma con il trasferimento dell’oro interritorio italiano, nei locali della stessa Bancad’Italia.Trasferimento operato, dopo la riunione del diretto-rio, per ordini e disposizioni del governo legale che

agiva nella capitale, in as-senza del Maresciallo

Badoglio, in epocanella quale ancoranon era stato crea-to il governo repub-blicano che fu co-stituito con la no-mina dei nuovi mini-stri solo il venticin-que settembre.

Così agendo ed operan-do Azzolini riuscirà ad attuare in seguito il suo

piano per ottenere, superando difficoltà ed ostaco-li che sembravano insormontabili, di trasferire inSvizzera da Milano parte dell’oro per complessivoammontare di circa seicento milioni a saldo didebiti contratti dall’Italia verso la Banca NazionaleSvizzera e la Banca Internazionale dei Regola-menti.Tale operazione che richiese, come e agevolecomprendere, un lavoro assiduo e delicato perconvincere i tedeschi i quali non volevano assolu-tamente riconoscere l’impegno assunto dal gover-no italiano e volevano includere anche tali partited’oro tra quelle che poi sarebbero migrate verso laGermania, fu condotta a termine nell’aprile del1944, e lo stesso Azzolini scortò con fidi funzionari ivagoni sino a Chiasso donde furono fatti prosegui-re per Berna. «La consegna dell’oro alle due ban-che in Svizzera per il pagamento di un debito d’o-nore quando le circostanze tragiche del nostropaese potevano anche spiegare e giustificare lamancanza di fronteggiare l’impegno è giovata egioverà sempre alla Banca ed all’Italia; è una pagi-na gloriosa nella storia della finanza mondiale chenon sarà dimenticata».

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Così commenta l’episodio lo stesso Azzolini nel suoMemoriale scritto in carcere alla vigilia del proces-so, e testimonianza migliore del riconoscimento daparte degli stranieri di tale gesto sono stati i tele-grammi inviati al Capo del Governo, durante le fasidell’istruttoria del processo, dal Presidente dellaBanca Internazionale dei Regolamenti residente inSvizzera e da quello della Banca Nazionale Sviz-zera.Dopo che l’oro era stato portato e sistemato a Mi-lano, alla fine del novembre le autorità tedescheiniziarono i passi per trasferire l’oro a Fortezza, ad-ducendo la scusa dei bombardamenti aerei, e Az-zolini sollevò subito obiezioni eccependo tra l’altrola incapienza delle sacrestie, la difficoltà dei tra-sporti ecc. e riuscì momentaneamente nel suo in-tento.Solo dopo molti colloqui, insistenze, e per la nefa-sta opera del ministro Pellegrini, ligio al governorepubblicano ed agli ordini tedeschi, l’oro fu trasfe-rito a Fortezza e quindi consegnato ai tedeschi perun importo di circa 141 milioni di marchi, in base altrattato tra il governo germanico e quello repubbli-cano del 10 febbraio 1944. Diamo la copia integrale di tale accordo con il qua-le Mussolini, prono ai voleri del padrone Hitler, ce-deva a quest’ultimo le ultime riserve dello Stato,dopo aver condotta l’Italia alla più completa rovina.

L’accordoTra il Governo dellaGrande Germania, rap-presentata dall’Amba-sciatore dr. RudolfRahn, Plenipotenziariodella Grande Germaniain Italia, ed il Governodella Repubblica So-ciale italiana rappre-sentato dal dott. Serafi-no Mazzolini, Segreta-rio generale del Mini-stero degli Affari esterie dal prof. DomenicoPellegrini Giampietro,Ministro delle Finanzeviene stipulato il se-guente accordo: il Go-verno della RepubblicaSociale Italiana dispo-ne su l’oro libero di pro-prietà della Banca d’I-talia come segue:

1 - il Governo della Repubblica Sociale Italianaconsegnerà al Governo della Grande Germa-nia per le spese delle rappresentanze diplo-matiche italiane all’estero 100 milioni di lire(centomilioni) 10 milioni di RM in oro effettivoimporto che verrà amministrato in qualità di fi-duciario da parte del Ministero degli affariesteri del Reich a Berlino. Da tale importo do-vrà essere restituito l’importo di 10 milioni di li-re un milione di RM in oro effettivo anticipatogià a tale scopo da parte del Ministero degliAffari Esteri del Reich.

2 - Il Governo della Repubblica Sociale Italianaconsegnerà al Governo della Grande Germa-nia l’importo di 50.000.000 di lire (cinquantami-lioni) 5 milioni di RM in oro effettivo che saràinoltrato alla Deutsch Reichsbanck in restitu-zione del credito oro concesso nella stessamisura.

3 - Il Governo della Repubblica Sociale Italianaconsegnerà al governo della Grande Germanial’importo calcolato di oltre 260.000.000 (due-centosessantamilioni) 26 milioni di RM in oroeffettivo che venne sequestrato in Jugoslavia,in deposito fiduciario e per la distribuzione agliStati aventi diritto in base alla quota proporzio-nale stabilita a tale scopo.

4 - Come contributo per la comune condotta della

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Il Forte di Fortezza dove era custodito l’oro della Banca d’Italia.

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il rischio di veder distrutta l’opera che i miei quat-tro predecessori avevano svolta ed io tenacemen-te continuato per render l’Istituto di emissione ita-liano stimato in Italia e all’estero; prevalso il senti-mento ereditario dell’ufficiale d’onore in quell’oraio ho visto che il mio dovere era di rimanere al mioposto per difendere sino all’estremo la organizza-zione della Banca, il suo credito all’estero e il suopersonale».Così nel suo memoriale Azzolini dipinge il suo statod’animo e precisa i motivi che lo spinsero a sacrifi-carsi ed a partire per il nord, con pochissimo per-sonale, lasciando intatta l’organizzazione dellaBanca a Roma con quasi tutti gli impiegati, i qualinon furono costretti a giurare alla repubblica e nonebbero molestie e persecuzioni.I risultati dell’opera di Azzolini nel periodo dall’otto-bre al maggio sono davvero imponenti, egli facen-do la spola tra Milano e Roma, tra la sede del go-verno repubblicano e le altre città, con una serie ditergiversazioni, colloqui con autorità tedesche, ca-villi e pretesti riesce ad evitare il trasferimento alnord, e forse in Germania, dell’intero complesso in-dustriale, dell’officina carte valori d’Aquila e digran parte del macchinario del Poligrafico delloStato di Roma. Non solo, ma grazie ai suoi suggeri-menti i tedeschi non riuscirono mai ad ottenere ilquantitativo chiesto sin dal primo istante della for-midabile cifra di dieci miliardi di lire al mese per le

spese d’occupazione.I tedeschi poterono solo avere una

cifra aggirantesi sui sei o settemiliardi mensili, con quale inne-gabile vantaggio per la nostracircolazione e relativa inflazio-ne è facile immaginare: lo

stesso Ministro Soleri nella suarecente esposizione sulla tragi-ca situazione finanziaria ha ricor-dato che i tedeschi non sono riu-sciti ad ottenere il quantitativovoluto di divise per deficienze

tecniche, dovute all’opera di sabotaggio di cui fuprimo artefice il governatore della Banca d’Italia.D’accordo con altri funzionari e con i tecnici delPoligrafico, egli fece preparare anche in gran se-greto una serie di cliches per i biglietti di banca divecchio tipo modificato e nasconderla onde all’ar-rivo degli Alleati, fosse possibile la ripresa dellastampa dei biglietti occorrenti per Roma e per l’Ita-lia meridionale, cliches che furono poi trovati inparte e sequestrati dai tedeschi in seguito alla de-lazione di un funzionario del Poligrafico.Tra le molteplici e gravi preoccupazioni non dimen-

guerra il governo della Repubblica Sociale Ita-liana mette a disposizione dell’ambasciatore ePlenipotenziario della Grande Germania in Ita-lia l’importo complessivo dell’oro libero di pro-prietà della Banca d’Italia dopo aver detrattogli importi di cui alla cifra di uno a tre. Di que-sto importo saranno consegnati subito 1.000milioni di lire (millemilioni di lire) 100 milioni diRM in oro effettivo.

Come apprezzamento per il contributo di cui allacifra 4 del Governo della Repubblica Sociale Italia-na e per la comune condotta della guerra l’Amba-sciatore e Plenipotenziario della Grande Germaniain Italia mette subito dopo la firma del presente ac-cordo a disposizione della Repubblica Sociale Ita-liana dal fondo spese di guerra un importo di 1 mi-liardo di lire (un miliardo di lire).Il Governo della Repubblica Sociale italiana cureràaffinché i sopra indicati quantitativi di oro sianoconsegnati al più presto a Fortezza agli incaricatidall’Ambasciatore e Plenipotenziario della GrandeGermania in Italia.

Fatto a Fasano 12 febbraio 1944.In due originali lingua tedesca e italiana.

* * *Mentre a Roma la compagine dello Stato era inpieno sfacelo e con l’avvento della repubblica so-ciale altri e non meno gravi pericoli si pro-filavano all’orizzonte, se Azzolini, do-po le tragiche giornate dal vential venticinque settembre aves-se lasciato il suo posto per uncomodo rifugio, come tanti al-tri capi, le conseguenze sa-rebbero state incalcolabili egravissime per la Banca e per laNazione. Infatti il nuovo ministrodelle finanze come già per l’IstitutoCambi e altri Enti finanziari, stavaprovvedendo alle sostituzioni edalle nomine di capi fascisti, avrebbe certo pensato,in caso di vacanza del posto di governatore, allanomina di persona adatta, il che avrebbe provoca-to il trasferimento della sede centrale al nord condanni irreparabili, così come è avvenuto per i variiMinisteri e tanti altri enti e istituti durante il tragicoperiodo dell’occupazione tedesca a Roma.Azzolini, prevedendo che il suo successore sareb-be stata una creatura dei nazi fascisti dà anche intale occasione prova del suo coraggio, e della suaabnegazione e decide di restare al suo posto dicombattimento. «Vidi che la Banca d’Italia correva

Lo stemma nazista impresso sui lingottidella Banca d’Italia.

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ticava neppure il suo dovere di buon italiano e pa-triota nascondendo in banca numerosi ufficiali allamacchia, facendoli figurare quali funzionari rego-larmente in servizio e retribuiti, dava sussidi a pro-fughi ed ebrei che aveva anche prima sempre aiu-tato, in contrasto alla nefasta politica razziale delregime, faceva distribuire viveri nei refettori dell’I-stituto a rifugiati, senza le carte annonarie ed elar-giva cospicue somme di denaro ai vari rappresen-tanti ed esponenti il fronte clandestino per acqui-sto d’armi e di munizioni contro il tedesco invasore.Finalmente, dopo tanti mesi, verso la fine di mag-gio, presentendo prossimo l’arrivo degli Alleati, riu-sciva a partire da Moltrasio e attraverso varie peri-pezie, giungeva nella Capitale nascondendosi in unIstituto religioso sino a quando le prime pattugliedei liberatori entravano a Roma.Due giorni dopo egli era nel suo gabinetto per at-tendere l’incontro con gli ufficiali della Divisione Fi-nanziaria del Comando militare alleato e conse-gnare la Banca d’Italia.

L’arresto e l’istruttoriaDopo una violenta campagna di stampa nella qua-le Azzolini era additato come pericolosa personali-tà del regime fascista, nel pomeriggio del dieci giu-gno era interrogato, alla presenza dei componentila Divisione Finanziaria alleata dal Col. Pollock del-la Polizia Britannica e le spiegazioni fornite parve-ro soddisfacenti da indurre lo stesso colonnello anon eseguire alcun arresto ma a limitarsi di chie-dere al Governatore della Banca di considerarsi

prigioniero sulla parola nella sua abitazio-ne. Dopo poco tempo fu annunziato cheAzzolini era stato rimosso dalla carica efu nominato Commissario alla Banca d’l-talia il prof. Introna, già vice direttore ge-nerale, che aveva partecipato alla dram-matica riunione del Direttorio in cui adunanimità fu deciso di non opporsi alle ri-chieste dei tedeschi relative alla riservaaurea della Banca.In data primo agosto, l’Alto CommissarioAggiunto per la punizione dei delitti delfascismo, On. Mario Berlinguer emettevamandato di cattura contro Azzolini, impu-tato del delitto di cui all’art. 5 del Dec.Legge Luog.Ie 27 luglio 1944, n. 159 per«aver posteriormente all’otto settembre1943 in Roma collaborato con il tedescoinvasore, facendo al medesimo consegnadella riserva aurea della Banca d’Italia».Azzolini era perciò arrestato e tradotto

nel carcere di Regina Coeli dal capitano dei RR.CC.Lasiretti e da un brigadiere della Benemerita.Si iniziò subito la istruttoria del processo affidata algiovane giudice Meloni assistito dal cancelliere Fi-lippucci: sin dal primo interrogatorio Azzolini negòassolutamente non solo ogni e qualunque forma dicollaborazione con il tedesco, ma dichiarò inveceche tutta la sua attività si era sempre svolta nell’in-teresse del Paese, nell’intento di salvare la Bancanel suo organismo, e le riserve auree che purtrop-po, non per sua colpa, erano migrate, dopo il tra-sferimento a Milano, in Germania per l’accordo traHitler e Mussolini.Fece tutto il racconto dei fatti e avvenimenti svolti-si nel periodo dall’otto settembre al venti e nel pe-riodo successivo. Lumeggiando episodi e partico-lari sull’opera da lui svolta durante le trattative perla consegna dell’oro, per il trasporto a Milano, perla partita inviata in Svizzera, ecc.Testimoni principali sentiti durante il periodo istrut-torio senza giuramento furono: il prof. Introna, vicedirettore della banca ed ora Commissario alla stes-sa, il quale confermò i fatti esposti da Azzolini, madisse di non ricordare se questi nella riunione delDirettorio dicesse aver saputo che i tedeschi eranoin possesso del prospetto con l’esatta quantità del-l’oro e non aver mai saputo che tale prospetto erastato inviato dal Banca allo Stato Maggiore in pre-cedenza: ricorda però che tanto il Comm. Acanfo-ra, direttore generale della Banca quanto il segre-tario Giacomelli erano del parere che il celamentodell’oro (dietro il famoso muro) non dovesse piùcontinuare.

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Nicolò Introna, Vincenzo Azzolini (al centro) e Pasquale Troise nel 1937. Tuttisono in divisa fascista. (AsBI, Archivio storico della Banca d’Italia)

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Il comm. Acanfora, dopo, aver riferito sulla sedutadel direttorio alla quale prese parte in gran frettaperché aveva premura di sottrarsi alle ricerche deitedeschi e fascisti, disse di non ricordare aver rife-rito ad Azzolini la notizia che i tedeschi si erano im-padroniti del documento allo Stato Maggiore, maaggiunse «non poter escludere aver riferito ad Az-zolini su tale particolare in un precedente incontro,raccogliendo una voce non certa né controllatache correva in diversi ambienti».Il segretario generale della Banca comm. Giaco-melli ha deposto di aver appreso da Azzolini, pre-senti gli altri membri del Direttorio, che i tedeschi sierano impossessati della documentazione pressolo Stato Maggiore e quindi anche del prospetto re-lativo all’oro, il cassiere capo comm. Urbini, dopoaver ricordato il celamento dell’oro e la costruzio-ne del muro, dichiarò aver passato ad Azzolini, nelperiodo prima dell’armistizio i prospetti da cui risul-tava l’ammontate dell’oro depositato in banca. IlDirettore Generale del Tesoro dr. Grassi era pre-sente, ma solo in una prima parte, al colloquio tra ilCommissario alle Finanze e il Governatore e sentì ilprimo dare ordini affinché l’oro fosse trasportavoal nord. Il Generale Rossi, Sotto Capo di S.M. alComando Supremo, ha deposto di non aver mairichiesto personalmente alla Banca prospetti delle

riserve auree e il Generale Aliberti, direttore gen.della motorizzazione, dichiarò non aver mai saputodi un progetto per il trasposto dell’oro, aggiungen-do però che lo Stato Maggiore avrebbe potuto im-partire ordine in proposito anche all’Ufficio Segre-teria che aveva mezzi propri, e che nessuno degliufficiali di tale ufficio, trovasi ora in Roma.Di scarsa importanza altri testimoni, impiegati diBanca che hanno fatto apprezzamenti personalisull’opera del Governatore e sul suo atteggiamentofascista durante il regime, e la deposizione del fra-tello del Colonnello Montezemolo, il quale appresedal fratello che Azzolini non aveva dato parere fa-vorevole ad un progetto per il trasferimento dell’o-ro, senza precisarne particolari.I punti basilari della questione, se cioè i prospettidelle riserve fossero stati fatti in banca (ciò pare ri-solto dalla deposizione Urbini) e se siano passatiallo Stato Maggiore, e se Azzolini abbia appresoprima della riunione del Direttorio che i tedeschierano in possesso di tali prospetti, sono restati in-certi e assai difficili a chiarire.

Quali i quesiti giuridici che la difesa ha posto all’Al-ta Corte di Giustizia?Azzolini è imputato, a sensi dell’art. 5 del DecretoLuog. del 27 luglio 1944 in relazione all’art. 51 Cod.

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Herbert Kappler, il comandante della polizia nazista di Roma, al momento dell’arresto. Kappler organizzò e partecipò alla strage delle Ardeatine.

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Pen. Militare di guerra di aver consegnato ai tede-schi in Roma le riserve auree della Banca d’Italia.Orbene se come si evince dai fatti e dalle testimo-nianze di parte avversa egli non ha consegnato oroai tedeschi, ma sibbene, in conformità ad ordiniavuti dai suoi diretti superiori Comm.io alle finanzee Conte Calvi di Bergolo che rappresentava allora ilCapo del Governo, e su voto unanime del Direttoriodella Banca, giusta l’art. 26 Statuto della Banca, haconsentito al trasferimento in Italia da Roma a Mi-lano dell’oro, può per tale fatto, diverso da quellocontestatogli (consegna ai tedeschi) esser con-dannato?L’art. cinque del Decreto luglio 1944 e l’art. 51 delCodice penale militare esigono la prova piena ecompleta previa indagine scrupolosa – data la gra-vità del reato e delle pene comminate – del dolo daparte dell’imputato. Da quali dati e fatti si può de-sumere l’animus nell’Azzolini di voler collaborarecon il nemico e dargli aiuto? Occorre provare cheegli abbia voluto spontaneamente favorire il tede-sco con la consegna dell’oro, il che stranamentecontrasta non solo con tutto quanto ha precedutola data dell’armistizio, ma con il suo contegno po-steriore. Si deve infatti solo alla sua opera se i te-deschi hanno consentito al semplice trasferimento

dell’oro a Milano per ferrovia, e se poi hanno per-messo il trasporto in Svizzera di parte dell’oro asaldo dei due debiti contratti dal Governo italiano.Si deve all’opera di Azzolini se la Banca non fu tra-sferita al nord con impianti e personale, se il mac-chinario di Aquila restò intatto, se la circolazionecartacea non subì aumenti allarmanti e i tedeschinon riuscirono mai a realizzare neppure per la me-tà le loro richieste mensili di divise.Anche il comportamento di Azzolini durante il pe-riodo della occupazione tedesca contrasta singo-larmente con la figura del collaboratore e dell’ami-co dei tedeschi: le sue resistenze al Ministro Pelle-grini ed ai tecnici tedeschi per il trasporto dell’oroda Milano a Fortezza e per tutte le loro altre richie-ste, i suoi viaggi da Roma al nord e nelle varie filia-li per cercare di salvare il più possibile tutta l’orga-nizzazione della Banca, e il suo viaggio clandestinoalla fine di maggio a Roma onde esser pronto al-l’arrivo degli alleati a consegnar loro la Banca, so-no fatti evidenti e positivi che si impongono nell’e-saminare la sussistenza o meno dell’elemento deldolo nel reato.Fatti ai quali va aggiunto l’esame sulla personalitàdell’imputato, su tutto il suo passato di funzionarioligio al dovere che ha dato prova di saper resistere

a pressioni politiche e di partito duranteil regime fascista, di combattente, feritoe decorato al valore nella guerra ’15-’18,di personalità finanziaria notoriamenteconosciuta e stimata negli ambientiesteri e in quelli anglo-americani.Ad ogni modo balza evidente e si imponesu tutta la vicenda del «caso» Azzolini, lostato di necessità, che come è noto miraper l’art. 54 cod. pen., a non punire i fattipreveduti come reato commessi sottol’impulso dello istinto della conservazio-ne ancorché tali fatti ledano interessi al-trui, e quindi anche quelli dello Stato.Occorrerà pertanto riportarsi in pienoalla tragica atmosfera delle giornate delsettembre scorso vissute nella Capitale,al senso di paura che tutti e tutto avevapervaso, mentre un senso di terrore e disfiducia aveva invaso ognuno e ben po-chi furono, occorre ricordarlo, coloroche seppero addossarsi responsabilitàenormi per restare al loro posto, respon-sabilità che oggi si tramutano in gravis-simi capi d’accusa.

La difesa dell’Azzolini, aveva chiesto al-l’Alto Commissario un termine per ac-

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L’ex maggiore nazista Karl Hass. Sopra: la sua giacca rimasta impigliata nel ten-tativo di fuga da un albergo romano durante il processo.

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quisire testimonianze di persone residenti alNord e all’estero relative all’accertamento dicircostanze importanti, tra cui il Conte Calvi diBergolo, il Comm.io alle Finanze Cambi, il dott.Vecchia, capo di gabinetto del Governatore, ilcomm. Cimino, il comm. Fummi, finanziere le-gato particolarmente ai gruppi anglo-america-ni, ma l’istanza fu respinta, e accolta soloquella di un rinvio della data di fissazione deldibattimento.Quattro giorni prima di tale data Azzolini depo-sitò un lungo e dettagliato Memoriale a suadiscolpa, nel quale premise «ho cercato nellaaffrettata ed oltremodo disagiata redazione didetta memoria, evitare sino all’estremo limitedi compromettere persone che si trovano inzone occupate dai tedeschi e dai fascisti e,soprattutto una persona la cui testimonianzasarebbe per me preziosa; che arrestata a Ro-ma nel marzo fu portala in carcere nel nord: ri-nunziando così ad una più completa esposizio-ne dei fatti la cui conoscenza da parte dei giu-dici mi sarebbe meglio giovata per lumeggiarel’azione di difesa degli interessi dell’Italia cheho piena coscienza di aver fatto contro nemiciinterni ed esterni».Nello stesso giorno era depositata la lista deitesti a discarico: diciannove dei quali otto resi-denti all’estero e nell’Italia occupata, e la Bancad’Italia si costituiva parte civile patrocinata dall’av-vocato Sinibaldo Tino, con eventuale sostituzionedell’avv. Vittorio Angeloni.

Il processo e la sentenzaLa mattina del nove ottobre, a Palazzo Corsini, nel-la stessa aula del processo Caruso, con lo stessoapparato di forza, macchine fotografiche e cine-matografiche in azione hanno preso posto autorità,numerosi giornalisti italiani e stranieri e folto pub-blico. L’Alta Corte presieduta da S.E. Lorenzo Ma-roni è composta dai Consiglieri di Cassazione: Giu-seppe Carlizzi, Francesco Arena, Filippo Profeta edai Giudici e Patini: P.M. il Sost. Proc. Gen. Cristo-foro De Villa, Cancelliere De Mitri. Al banco delladifesa siedono gli avvocati popolari Laj, Fasciotti,Reale, Negarville; supplenti Ragnisco Ettore Bottidel foro di Napoli, Annibale Angelucci, Luigi Bia-monti e Vincenzo Sechi del foro di Roma. Per laparte civile, alla cui costituzione la difesa non sioppone, sono gli avvocati Tino e Angeloni.Dopo le formalità di rito, Azzolini che è sereno etranquillo, espone tutte le vicende relative al perio-do dall’8 al 20 settembre sino al trasferimento del-

l’oro da Roma a Milano, le fasi successive al nord,la consegna delle partite alla Svizzera, il trasportoa Fortezza dell’oro rimasto e poi preso dai tedeschiin seguito agli accordi tra Mussolini e Hitler; si dif-fonde in particolari sulla sua opera in difesa del-l’organizzazione della Banca; sul salvataggio delleofficine d’Aquila, sulla circolazione monetaria esulle sue resistenze a fascisti e tedeschi.L’interrogatorio è durato tutta la prima udienza, conle contestazioni del Presidente, della Parte Civile ele domande della difesa ed è stato attentamenteseguito dall’Alta Corte di Giustizia. L’udienza suc-cessiva è stata dedicata all’esame dei testi di ac-cusa che hanno in parte rettificato le deposizionirese in istruttoria, ma non hanno saputo dare utilichiarimenti sui prospetti inviati allo Stato Maggioree sulla circostanza da chi Azzolini avesse appresoche i tedeschi erano venuti in possesso di tali pro-spetti.Drammatico il confronto tra il teste Acanfora, giàdirettore generale della Banca che ha negato averriferito tale particolare ad Azzolini nella seduta deldirettorio, ma ha ammesso averglielo detto in ungiorno precedente, e l’imputato che ha invece riba-dito quanto da lui sempre sostenuto ed ha rico-

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Il capitano Erich Priebke, il boia delle Ardeatine, durante il processo chesi svolse a Roma.

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struito la scena dell’incontro con Acanfora il ventisettembre. Il teste però ha mantenuta la sua tesi,negando aver consegnato il prospetto allo StatoMaggiore ed ha esibito un prospetto relativo ai da-ti e peso dell’oro che, come dichiara per la primavolta, avrebbe chiesto in Banca per suoi studi per-sonali. Il Direttore Gen. del Tesoro comm. Grassi ri-corda come il Commissario Cambi dette a lui e adAzzolini l’ordine di consegnare l’oro e come perciòabbia inviato alla Banca tredici barili d’oro per dar-li ai tedeschi, suscitando commenti tra il pubblico.Il Comm.io allaBanca prof. Intro-na si dilunga sullacostruzione delmuro, sulle lettereretrodatate (la Par-te Civile esibisceuna lettera da cuirisulta che a Po-tenza il 20 settem-bre erano giuntepattuglie alleate),sulla riunione delventi nella qualediede voto favore-vole al trasferi-mento dell’oro, ne-gando aver primasaputo l’esistenzadei prospetti, non-ché sulle vicendesuccessive e sultrasferimento alnord dell’Azzoliniche vi annuì dietropressioni e minacce. I vari impiegati della Banca:Giacomelli, Quattrone, Urbini, Pacetti, Platter, Zin-nari e Pierini non si discostano molto da quanto de-posto in istruttoria, salvo qualche apprezzamentoed episodio di natura politica a carico di Azzolini.Ribadiscono la efficienza del nascondiglio, ammet-tono aver potuto fare e fornire prospetti dell’oro manulla di concreto posso dire in merito.Il generale Rossi, conferma che il prospetto non fumai chiesto né giunse al Comando Supremo di cuifaceva parte, ma ammette che potesse esser chie-sto e trasmesso allo Stato Maggiore, e fa il nome dialtri generali che non furono né sentiti né citati.Il fratello del compianto colonnello Montezemoloriferisce, e così pure il gen. Accame, aver appresodi un progetto per trasferire l’oro cui non aderì Az-zolini e ricorda che questi fece pervenire lire cen-tomila al fronte clandestino della resistenza.

Dopo qualche contestazione mossa all’imputatodal Presidente e dalla Parte Civile su episodi di na-tura politica e sul ritiro di forti somme in Banca daparte di Vittorio Mussolini la udienza è tolta.Nella terza giornata di udienza sfilano i vari testi adiscarico sentiti per la prima volta. Le più impor-tanti deposizioni sono quelle dell’Esarca Rev. Cle-mente Bardovil, capo di un Istituto Religioso, chericoverò durante l’occupazione tedesca, racco-mandato dalla famiglia Azzolini, S.E. Acanfora ilquale gli raccontò tutte le vicende dell’oro e disse

che Azzolini avevada lui appreso co-me i tedeschi sifossero impadroni-ti dei documentipresi a lo StatoMaggiore e comein tali circostanzenon potesse far al-tro che accederealle richieste deitedeschi. Deponepure molto favore-volmente sui senti-menti della fami-glia e dell’Azzolinidurante il periododall’8 settembre al5 giugno 1944, sul-le erogazioni fatteper rifugiati e uffi-ciali che trovaronoin Banca occupa-zione e ricoveroper interessamen-

to del Governatore, dell’ing. Del Guercio, giuntodall’Aquila, direttore di quell’officina che descrisseil viaggio fatto da Azzolini per far alterare i clichesoccorrenti alla fabbricazione dei biglietti della Ban-ca d’Albania, e la tattica adoperata per le riduzioninella fabbricazione dei biglietti, limitando così laconsegna ai tedeschi con vantaggio per la inflazio-ne, ed evitare il trasporto, chiesto più volte, al norddei macchinari dell’officina e del relativo persona-le che restò tutto al suo posto. Il Gr. Uff. Terrizzaniquale membro del Consiglio Superiore della Bancad’Italia riferisce sulla linea di condotta seguita daAzzolini per resistere alle pressioni fasciste e nazi-ste di trasferimento al nord dell’organizzazione del-la Banca e sulle varie vicende dell’oro dopo l’ottosettembre. Su tali fatti, e in particolare sull’operadel Governatore per poter inviare l’oro in Svizzera apagamento dei debiti verso la Banca Svizzera e la

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Nicolò Introna, nuovo governatore della Banca d’Italia nell’immediato dopoguer-ra, e il Colonnello James H. Penick in occasione del rientro nella sede centraledella Banca d’Italia dell’oro ritrovato a Fortezza il 17 maggio 1945. (AsBI, Archiviostorico della Banca d’Italia)

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B.R.I. si diffonde il dott. Guglielmo Mancini, cheprese parte al viaggio sino a Berna, e che deponesull’atteggiamento ostile a nazisti e fascisti tenutosempre da Azzolini durante la sua permanenza alnord.Il dott. Mario Pennacchio, che fu Delegato dellaBanca a Parigi, informa sui sentimenti dell’Azzolinicontrari ai tedeschi, sulla estimazione che egligodeva all’estero negli ambienti finanziari e politicifrancesi e svizzeri anche in momenti particolar-mente difficili quale quello delle sanzioni. Su talicircostanze si esprime a lungo anche il dott. Na-than, figlio di Ernesto Nathan, già inviato finanzia-rio a Londra, il quale ricorda gli aiuti dati da Azzoli-ni agli ebrei e l’interessamento svolto per ottenerdal Capo del Governo la sua discriminazione chepoi fu concessa. I due testi dott. Carlo Possenti erag. Enea Fabrizi hanno ricordato varii fatti che te-stimoniano la linea di condotta dell’Azzolini nellasua qualità di Capo dell’Ispettorato del Credito perresistere ad inframettenze di gerarchi fascisti e ci-tano nomi di federali e dirigenti più o meno com-promessi, tra cui l’avv. Di Giacomo e Pascolato,nonché l’episodio della Banca di Soncino che fusalvata dalle ingorde brame di Farinacci.Ultimi testi sono il comm. Bernardino Nogara, dellaCittà del Vaticano che riferisce il convincimento diAzzolini sulla località più idonea per la custodiadell’oro e cioè Roma, sulle voci corse circa un tra-sferimento dell’oro in Valicano reso impossibile daragioni tecniche e politiche, sulla stima che il Go-vernatore godeva all’estero negli ambienti finan-ziari e l’ing. Eduardo Pfister che curò la costruzio-ne del muro e che riferisce come, dato lo spessoredel muro, sarebbe stato facilecon percussione individuare ilnascondiglio e ricorda come pa-recchi fossero gli operai e impie-gati a conoscenza del celamento,nonché descrive la pianta e laconformazione dell’intercapedinedella sacrestia della Banca d’Italia.Dopo breve permanenza in Ca-mera di consiglio il presidentelegge l’ordinanza con la quale sirespinge la richiesta della difesaper l’audizione dei testi residential nord e non ammette un testedell’ultima ora esibitosi a caricodell’imputato.

Siamo alla quinta giornata delprocesso: cominciano le arrin-ghe e ci avviciniamo alla fine;

pubblico più numeroso ed attento che segue il pri-mo oratore l’avv. Tino della Parte Civile il quale, do-po aver premesso che riconosce all’imputato lebenemerenze militari e civili nonché la stima chegode negli ambienti finanziari, si propone di rispon-der a tre domande dalle quali dovrà scaturire la re-sponsabilità dell’Azzolini. Quali iniziative ha presoper la difesa delle riserve auree, quale il suo atteg-giamento davanti alle iniziative e proposte altrui,quali i suoi rapporti dopo l’8 settembre con tede-schi e fascisti? Le risposte illustrate dall’oratoresono che il Governatore che, pur salvò il Tesorodella Corona, rimase passivo per quanto avrebbepotuto giovare al salvataggio dell’oro, che restò in-terdetto davanti alla proposta Montezemolo e cosìpure davanti a quella del celamento dell’oro accet-tandola solo in parte, proposta partita dal prof. In-trona di cui l’avv. Tino tesse caldo elogio. Alla terzadomanda risponde dichiarando che l’imputatoavrebbe dovuto resistere all’ordine del Cambi e di-re che l’oro era a Potenza e poi fu supino servo del-la volontà nazi-fascista. Conclude, dopo breve pe-rorazione patriottica, perché sia fatta giustizia el’oro sia restituito alla Banca che lo rivendica. Do-po l’intervallo il Proc. Gen. De Villa con breve re-quisitoria, senza dilungarsi molto nell’essenza del-la causa, dichiara che la colpevolezza dell’imputa-to sta nel fatto di esser stato consapevole dell’aiu-to apportato al nemico con la consegna dell’oro e,dopo aver ricordato la natura politica dell’Alta Cor-te, chiede la condanna alla pena capitale in baseall’art. 51 cod. pen. militare unica ipotesi prevista,rimettendosi peraltro alla giustizia della Corte perconcessione di attenuanti generiche. Azzolini che

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Una fase della restituzione dell’oro. I camion carichi di lingotti entrano, sotto scorta, nellasede della Banca d’Italia.

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16 l patria indipendente l 18 dicembre 2011

ha seguito con calma e attenzione le due arringhenon perde la sua serena compostezza neppure atale enorme richiesta.Venerdì tredici è la giornata dedicata alla difesache ha radunato nella sala dell’Accademia dei Lin-cei folto pubblico tra cui numerosi avvocati.L’avv. Angelucci inizia subito con il paragone traCaruso la belva umana e Azzolini il finanziere per iquali si chiede la pena uguale, la morte, e dopoaver ricordato le tragiche vicende delle giornatesuccessive all’armistizio, sbandamento e crollopauroso di ogni difesa e assenza di ogni autorità,l’atmosfera di terrore e di morte i cui maggiori re-sponsabili non sono stati neppure arrestati, entranel vivo della causa. Con sottile analisi dei fatti eavvenimenti, ricordando date ed episodi, confutan-do deposizioni, mettendo in rilievo amnesie e sal-vataggi, tra cui quello di Acanfora e del DirettoreGen. del Tesoro, ricostruisce tutte le vicende dall’8al 20 settembre e il periodo successivo, onde dimo-strare come non solo ad Azzolini possa imputarsi diaver collaborato con il nemico ma abbia fattoquanto era in lui possibile per salvare il patrimoniodella Banca, saldare il debito con la Svizzera, le of-ficine d’Aquila e ridurre la circolazione cartacea,risultati positivi che fanno cadere nel nulla l’ipotesidel tradimento di cui né parte civile né P.M. hannopotuto dare la prova.L’oratore, seguito con viva attenzione, conclude ri-cordando il passato del Governatore, la sua ferita ela sua medaglia nella guerra contro i tedeschichiedendone l’assoluzione.Il P.M. prende la parola per alcune precisazioni, macommette il grave errore di chiamare l’Alta Cortenientemeno che Tribunale Speciale suscitando leproteste della difesa e gli ironici commenti del pub-blico, mentre il Presidente invoca la serietà agitan-do più volte il campanello!!!Dopo breve intervallo l’avv. Botti di Napoli, prendela parola illustrando il profilo giuridico della causanei suoi vari aspetti. L’art. 51 del cod. militare non èapplicabile nel caso perché si riferisce ad aiuto alnemico solo in relazione ad operazioni belliche, nési può contestare l’art. 54 dello stesso codice cheprevede intelligenze o corrispondenze, dovrebbe laCorte riferirsi se mai all’art. 248 cod. pen. che puni-sce il cittadino il quale in tempo di guerra favorisceil nemico economicamente. Ma per tutti questi rea-ti occorre la prova rigorosa del dolo specifico, lavolontà e la consapevolezza di portare aiuto al ne-mico e danneggiare la Nazione, prova che nel casonon è stata non solo raggiunta ma neppure si ètentata di dimostrare.La mattina del quattordici, dopo una settimana di

serrati dibattiti l’avv. Botti riprende e termina la suafatica, mette in evidenza la fragilità del nascondi-glio dell’oro e la poca attendibilità del trucco dellelettere retrodatate. Quindi esamina lungamente ibenefici apportati al Paese per la tattica di Azzolini:pagamento del debito alla Svizzera, salvataggiodelle officine d’Aquila e dell’organismo della Ban-ca con personale e materiale, riduzione della cir-colazione e dimostra come il presunto traditorefosse invece inviso a tedeschi e fascisti, vigilato daloro e tenuto come ostaggio. «Dite all’Italia, dite almondo – conclude – se nel dissolvimento di tutti ipoteri e nella catastrofe nazionale, la consegnadell’oro ai tedeschi debba avere come caproespiatorio, come vittima Azzolini. Vi dissi ieri che la difesa di Azzolini è nella legge, vi dico oggi che è anche nelle vostre coscienze. I primi gruppi diresistenza ebbero un motto superbo: Giustizia eLibertà. Binomio magnifico; dica la vostra sentenzache non vi è libertà senza giustizia!».L’arringa veramente superba che ha ricordalo le di-fese dei più celebri Maestri del Foro Napoletano, èterminata alle dieci e trenta. L’Alta Corte si ritira adeliberare; passano due ore di attesa trepidantenell’aula e nelle sale adiacenti dove sosta il pubbli-co, i giornalisti e molti avvocati. Nella stanzetta at-tigua Azzolini, che ha mantenuto sempre un conte-gno calmo e sereno durante tutta la settimana eche, invitato dal Presidente, dopo le ultime paroledel difensore risponde «mi rimetto a quanto hannodetto i miei difensori e mi affido al senso di giusti-zia dell’Alta Corte» ora si intrattiene con I’avv. Se-chi che poi raggiunge fuori Palazzo Corsini i fami-gliari dell’ex Governatore.Alle dodici e mezzo, rientra l’imputato nell’aula; sidispongono i carabinieri, si piazzano i microfonidella radio e l’usciere annunzia «entra l’Alta Cortedi Giustizia». Il Presidente dopo pochi istanti, leggela sentenza con la quale Vincenzo Azzolini è rico-nosciuto colpevole del reato ascrittogli con le atte-nuanti generiche e condannato ad anni trenta direclusione, alle spese ed al risarcimento dei dannialla parte civile.

In un silenzio grave e profondo mentre gli avvocatidepongono sul banco le toghe, e il pubblico esce,si è conchiuso dopo una settimana, il processo del-l’oro che ha rivelato molte e non lievi responsabili-tà di altri, che il Paese ha diritto di veder chiarite eaffermate in nome di quella giustizia che in unasana democrazia deve effettivamente valere etrionfare.

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