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85 Aprile 2014 ARMI CORTE SUCCESSORI Degni di Francesco Basta [email protected] Nel 1972 i revolver in singola azione della Sturm, Ruger & Co, Inc. erano oramai salda- mente affermati sul mercato statunitense e assai noti e apprezzati anche nel resto del mondo, perlomeno quello occidentale. Il loro successo aveva spinto addirittura la Colt a rimettere in produzione il Model 1873 e convinto altri produttori a realizzare nume- rose repliche di quest’ultima, più o meno fedeli. Ma Bill Ruger aveva ancora in serbo una novità, e di non poco conto… Seconda parte: I New Models

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SUCCESSORIDegnidi Francesco [email protected]

Nel 1972 i revolver in singola azione della Sturm, Ruger & Co, Inc. erano oramai salda-

mente affermati sul mercato statunitense e assai noti e apprezzati anche nel resto

del mondo, perlomeno quello occidentale. Il loro successo aveva spinto addirittura la

Colt a rimettere in produzione il Model 1873 e convinto altri produttori a realizzare nume-

rose repliche di quest’ultima, più o meno fedeli. Ma Bill Ruger aveva ancora in serbo

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La New Bearcat calibro .22 LR è una rivoltella in singola azione robusta e al contempo leggera, grazie al te-laio in lega di alluminio. Per questa ragione è particolarmente apprez-zata come Kit Gun da campeggia-tori ed escursionisti, ovviamente negli Stati Uniti, soprattutto nella versione con canna e tamburo in acciaio inossidabile

Uno dei principali accorgimenti al fine di usare e portare in piena sicurezza la Colt Peacemaker e tutte le sue derivate, comprese le rivoltelle

Ruger delle serie Single Six e Blackhawk originali, è sempre stato quello di inserire nel tamburo cinque sole cartucce, in modo da lasciare in corrispondenza del percussore una camera vuota: a tal fine occorre portare il cane in mezza monta, inserire un colpo, sal-tare una camera e riempire le quattro rimanenti, per armare poi il cane e abbassarlo – con molta cautela, visto che l’unico modo per farlo è premere il grillet-to – sulla camera rimasta vuota. Il motivo di questa operazione, invero un poco rischiosa se non si ha una certa esperienza nel maneggio di questa categoria di armi, è la scarsa affidabilità della monta di sicurezza del cane in quanto un forte urto a carico della cresta di quest’ultimo può comunque farlo abbattere con forza sufficiente a percuotere l’innesco della munizione im-prudentemente lasciata nel cilindro.Mentre questa prassi era comune nei tempi andati, sin dall’epoca delle rivoltelle ad avancarica, i tiratori della seconda metà del ventesimo secolo erano ora-mai più avvezzi ai moderni revolver in doppia azione e alle pistole semiautomatiche e spesso tralasciava-no di osservarla; i tecnici della Ruger quindi, onde evitare rischi per i propri clienti e problemi legali per l’azienda (non era più l’epoca del vecchio West, in cui se uno sconsiderato si sparava su un piede certo non faceva causa a chi aveva costruito l’arma), si misero al lavoro per trovare una soluzione meccanica che permettesse di maneggiare i revolver SA prodotti

dall’azienda senza patemi d’animo con tutte le ca-mere piene. La soluzione al problema venne mutuata dalle rivol-telle serie Six con sistema di scatto in singola e dop-pia azione appena presentate, in cui l’energia cineti-ca del cane viene trasmessa al percussore – a grano e alloggiato nel castello – tramite una barra che si in-terpone tra i due solo quando il primo viene armato: si tratta del noto Transfer Bar, sistema brevettato già nel 1896 dalla Iver Johnson e usato da questa azien-da in alcuni suoi revolver ma reso celebre proprio dalla Ruger. L’introduzione della nuova meccanica, rapidamente estesa a tutti i modelli in azione singo-la della Ruger che vennero quindi denominati New Model, oltre a comportare un’assoluta sicurezza nel maneggio e nel porto delle armi ne rendeva anche più agevoli le operazioni di caricamento: il cane può infatti assumere in questo disegno due sole posizio-ni, armato o disarmato. Aprendo lo sportellino late-rale il dente di fermo del tamburo viene abbassato e il tamburo stesso può ruotare liberamente, mentre a cane armato lo sportellino è saldamente bloccato; le Ruger New Model, che sono facilmente distingui-bili dalle Old Model in quanto le tre viti presenti sul fianco sinistro del telaio di queste sono sostituite da due perni, sono quindi prive della tradizionale mez-za monta del cane. Per alcuni anni, inoltre, la Ruger offrì ai possessori delle sue Single Action di vecchio tipo la possibilità di aggiornarne il meccanismo allo standard dei nuovi modelli, con la sola spesa dell’in-

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Sturm, Ruger & Co.New Models SA

vio delle armi alla fabbrica.L’introduzione dei New Model, tra il 1972 e il 1973, comportò un’altra importante innovazione: sino ad allora le rivoltelle in singola azione a percussione cen-trale della Ruger erano infatti costruite su due distinti castelli, quello della Blackhawk in .357 Magnum – di dimensioni analoghe alla Colt Single Action Army – e quello più robusto riservato alla Super Blackhawk, nato per il .44 Magnum e impiegato per i calibri .41 Magnum, .45 Colt e .30 Carbine. Da quel momento, invece, entrambi i modelli furono impiantati sul te-laio più grande, e realizzati anche in acciaio inossi-

La capostipite: ecco l’attuale versio-ne della storica Single Six calibro .22 LR, la New Model, qui nella variante Convertible con cilindro di ricambio in calibro .22 WMR (Winchester Magnum Rimfire). Costruita intera-mente in acciaio brunito o inossida-bile e con canne di varia lunghezza

La New Model Single Six Convertible è disponibile anche in versione con mire

fisse, solo brunita e con canna da 5,5 o 6,5” con rigatura a sei principi destrorsi

e passo di 14”

Oltre che nel classico .22 LR, la New Model Single Six è disponibile anche nel velocissimo .17 HMR (Hornady Magnum Rimfire), solo con canna lunga 6,5” e in versione brunita

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dabile; opzione quest’ultima estesa anche ai Single Six in .22, provvisti della nuova meccanica ma rimasti ovviamente inalterati sotto il profilo dimensionale.

LA SERIE BISLEYNegli anni Ottanta dello scorso secolo Bill Ruger de-cise di offrire ai numerosissimi estimatori delle sue Single Action qualcosa di nuovo, o meglio di antico, rivisitando e reinterpretando i concetti di uno dei nomi più famosi e amati dagli appassionati di revol-ver di grosso calibro d’oltreoceano, Elmer Keith. Tra le numerose iniziative del padre della cartuccia ca-libro .44 Magnum vi era anche la ricerca della rivol-tella in singola azione ideale, tradottasi in diverse versioni modificate e migliorate della classica Colt SAA; tra queste la n. 5, camerata per la munizione feticcio di Keith, ovvero la .44 Special, univa il tela-io dell’impugnatura della Colt Bisley Model – cioè la versione sportiva del Modello 1873, prodotta a

cavallo dei secoli diciannovesimo e ventesimo – alla normale guardia della Peacemaker, coronando il tutto con una tacca di mira regolabile. Nel 1986 venne quindi presentata la Ruger Bisley Model, so-stanzialmente una Super Blackhawk (o Blackhawk, vista l’unica misura di castello oramai impiegata per entrambi i modelli) munita di impugnatura, cane e grilletto tipo Bisley. Inutile dire che il nuovo model-lo divenne un Instant Classic, come usano dire gli americani, sia per l’originalità sotto il profilo esteti-co sia perché il profilo dell’impugnatura stile Bisley aiuta in effetti a gestire le reazioni delle cartucce più potenti.Originariamente offerta nei calibri .357 Magnum, .41 Magnum, .44 Magnum e .45 Colt, la Bisley Model oggi viene prodotta solo negli ultimi due, con finitura brunita e canna lunga 7,5”. Parimenti fuori catalogo, sino dal 1996, è la versione Bisley della Single Six, che fu realizzata in .22 Long Rifle e .32 H&R Magnum.

Come le sorelle maggiori a percussione centrale anche la New Model

Single Six è da qualche anno prodotta anche nella particolare versione

Hunter, caratterizzata dalla costruzione in acciaio inossidabile e dalla

massiccia canna lunga 7,5” provvista di bindella con basi integrali per gli

anelli Ruger, onde montare l’ottica di mira

Da pochissimo la famiglia Single Six è cresciuta, e non solo per il numero di modelli. I nuovi Single Ten e Single Nine infatti, camerati rispettivamente per i calibri .22 LR (canna da 5,5”) e .22 WMR (canna da 6,5”), sono equipaggiati con tamburi capaci di ben dieci e nove cartucce. Entrambe sono realizzate solo in acciaio inossidabile e vantano congegni di mira re-golabili Williams con inserti in fibra ottica

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Sturm, Ruger & Co.New Models SA

LE VAQUEROLa popolarità sempre crescente della disciplina sportiva del tiro dinamico Western, il Cowboy Action Shooting, portò sin dagli ultimi due decenni del secolo passa-to a un rinnovato interesse nel settore delle repliche delle armi della frontiera americana, in primo luogo ovviamente della Single Action Army Model of 1873. Ben presto Bill Ruger realizzò che la sua azienda si trovava in posizione di svantaggio in questo impor-tante comparto: sin dalle origini infatti tutti i revolver in singola azione a percussione centrale prodotti dal-la Sturm, Ruger & Co. erano muniti di mire regolabi-li, non ammesse nelle competizioni di tiro dinamico Western ove è obbligatoria la massima veridicità storica per armi e abbigliamento. Non potendo tolle-rare che la ditta che aveva fatto rinascere il revolver SA fosse esclusa da uno sport che era su di questo basato, Ruger prese la decisione più logica: tornare alle origini, eliminando la tacca di mira regolabile dei modelli Blackhawk/Super Blackhawk, arrotondando il ponte del telaio e fresando in esso la tipica tacca di

mira fissa della SAA. Battezzata Vaquero, la nuova ri-voltella in singola azione fece il suo debutto nel 1993 e, tanto per cambiare, iniziò subito a essere venduta a vagonate, totalizzando in dieci anni una produzio-ne di oltre 750.000 esemplari.Offerta originariamente – e non poteva essere altri-menti – in .45 Colt e nelle classiche tre lunghezze di canna pari a 4 ⅝, 5 ½ e 7 ½”, la Vaquero venne in segui-to camerata in .44/40 WCF (1994), .44 Magnum (1994) e .357 Magnum (1997), in versione sia brunita sia inox. E anche, dal 1999, nella configurazione Bisley.Estremamente robusta e affidabile, la Vaquero ave-va però un difetto, almeno per molti praticanti del tiro dinamico Western: essendo infatti costruita sul castello unificato nato per il calibro .44 Magnum – ovvero quello del modello Super Blackhawk – essa poneva qualche problema di maneggio ai tiratori con mani di taglia medio-piccola. Così nel 2004 la Va-quero fu abbandonata e sostituita l’anno seguente

Il leggendario Blackhawk, qui natural-mente nell’attuale New Model – in li-vrea sia brunita sia inox – introdotto nel 1972-73 e riconoscibile dai due perni sul fianco destro del telaio. Questi han-no sostituito le tradizionali tre viti (usa-te sin dalla leggendaria Colt M1873 ma disposte diversamente nelle SA Ruger Old Model) e indicano la presenza della nuova meccanica con Transfer Bar

Il New Model Super Blackhawk si differenzia dal Blackhawk

solo per la cameratura in .44 Magnum e per il profilo della

guardia del grilletto, in quanto le due armi sono da decenni

costruite sullo stesso castello (quello del Super Blackhawk ori-

ginale, più massiccio)

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dalla New Vaquero, il cui telaio ritornò alle dimensio-ni originali della Blackhawk .357 (denominato dalla fabbrica XR-3), sovrapponibili a quelle della Colt Sin-gle Action Army. Questo modello, apprezzato come e più di quello precedente, è tuttora in produzione, nei calibri .357 Magnum e .45 Colt. In acciaio brunito o inossidabile e nelle tre lunghezze di canna sopra menzionate, tranne che per la versione Bisley dispo-nibile solo con canna da 5,5”.

NOTE CONCLUSIVEA oltre sessant’anni dal loro debutto, le rivoltelle in singola azione Ruger sono vieppiù popolari e apprez-zate, costituendo una parte sostanziale della produ-zione dell’azienda al fianco delle armi corte di più moderno disegno. Nel corso della loro lunga e lumi-nosa carriera sono state offerte in una miriade di ca-libri e versioni, finiture e lunghezze di canna: a caso

possiamo citare le Super Blackhawk Hunter Model, con canna pesante da 10,5” e bindella provvista di basi integrali per gli anelli di montaggio di ottiche a lunga focale, o i modelli commemorativi degli origi-nali apparsi nel 2005, 2006 e 2009 in occasione dei cinquantenari rispettivamente delle Blackhawk .357 e .44 e della Super Blackhawk.Il costante successo di queste armi testimonia da una parte l’estremo tradizionalismo di una buona parte degli appassionati americani e, dall’altra, la loro paritetica apertura alle innovazioni di carattere meccanico, finalizzate a rendere più sicure e affidabi-li armi conformi sotto il profilo estetico agli stilemi di un’epoca mitizzata e costantemente rimpianta.E, a ben vedere, il merito di aver dato nuova linfa a questi sentimenti va a un uomo di nome William Ruger, che tanti anni fa ebbe la forza di dare sostanza ai propri sogni e di interpretare con sagacia quelli di tanti appassionati in tutto il mondo.

La Vaquero è una delle beniamine degli ap-passionati di tiro dinamico Western. La versio-ne attuale risale al 2004 ed è stata per diversi anni denominata New Vaquero in quanto so-stituì quella originale, apparsa dieci anni pri-ma e costruita sul telaio Blackhawk/Super Blackhawk, adottando un castello di dimen-sioni analoghe a quelle del Blackhawk primo tipo, sovrapponibile a quello della Colt Single Action Army

La possente versione Hunter del Super Blackhawk, nata proprio

per questo modello onde offrire agli appassionati di caccia con l’ar-

ma corta la possibilità di installare senza problemi un cannocchiale

di puntamento a lunga focale. Le peculiarità sono le stesse di quel-

le illustrate sopra per l’omonima variante della Single Six

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Sturm, Ruger & Co.New Models SA

Anche il Vaquero, come tutti i revolver Ruger in singola azione, è

stato prodotto in diverse varianti. Qui vediamo la Montado, una

versione con canna da 3,75” prodotta qualche anno fa in serie li-

mitata per un particolare tipo di competizione Western in cui il

tiratore spara da cavallo

Particolarmente elegante la versione Bisley della Vaquero, of-

ferta nei calibri .357 Magnum e .45 Colt ed esclusivamente

in acciaio inossidabile, con canna lunga 5,5” e guancette in

avoriolina. Notare la cresta del cane abbassata, ripresa diret-

tamente dalla Colt Bisley

La SASS è un’edizione speciale della Vaquero Inox, dedicata alla Single Action Shooting Society (la principale federazione di tiro dinamico Western) e venduta solo in cofanetto comprendente due armi con matricole consecutive e prefisso SASS. Le can-ne possono essere lunghe 4,6 o 5,5”

Il New Model Super Blackhawk Hunter è prodotto anche in

versione Bisley: qui alla canna da 7,5” predisposta per gli

anelli da ottica e alla realizzazione in acciaio inossidabile si

aggiungono l’impugnatura derivata dal tipo Number 5 dise-

gnato da Elmer Keith – e ispirato a quello della Colt Bisley

dei primi anni del 900 – e la guardia del grilletto arrotondata

in luogo di quella stile Dragoon. Queste caratteristiche sono

comuni a tutte le varianti Bisley dei revolver Ruger SA