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RELAZIONE STORICA arch. Michele De Lucchi s.r.l. Via Pallavicino, 31 20145 Milano tel. 02.43008.1 PALAZZO DELL'ARTE - TRIENNALE DI MILANO Architetto Giovanni Muzio Progetto architettonico aMDL - arch. Michele De Lucchi con Marcello Biffi, Andrea Cocco, Silvia Figini, Aya Matsukaze, Silvia Suardi, Marco Franz Vaccara, Emmanuele Villani MUSEO DEL DESIGN

Relazione Storica Triennale - casaportale.com · RELAZIONE STORICA arch. Michele De Lucchi s.r.l. Via Pallavicino, 31 20145 Milano tel. 02.43008.1 PALAZZO DELL'ARTE - TRIENNALE DI

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RELAZIONE STORICA

arch. Michele De Lucchi s.r.l.Via Pallavicino, 31 20145 Milano tel. 02.43008.1

PALAZZO DELL'ARTE - TRIENNALE DI MILANOArchitetto Giovanni Muzio

Progetto architettonicoaMDL - arch. Michele De Lucchi

con Marcello Bi�, Andrea Cocco, Silvia Figini, Aya Matsukaze,Silvia Suardi, Marco Franz Vaccara, Emmanuele Villani

MUSEO DEL DESIGN

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Indice

1 Il progetto originario

1.1- La scelta del sito p.31.2- La prima stesura p.41.3- Il progetto realizzato p.51.4- La luce e i materiali p.8

2 Gli interventi successivi

2.1- Dal 1933 al 1945 p.102.2- Dalla ricostruzione

del dopoguerra al 1968 p.112.3- Dalla ristrutturazione

alla fine degli anni '90 p.122.4- 2002: l'intervento

di Michele De Lucchi p.13

3 Il progetto attuale p.14

3.1 - Il Museo del Design p.16

In copertina:1933 - Ingresso del Palazzo all'inaugurazione della V TriennaleFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte,

Editrice Abitare Segesta

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1.1 - La scelta del sito

L'edificio sorge tra il 1931 ed il 1933 su iniziativadella Fondazione Bernocchi, costituita dal Sen.G. De Capitani d'Arzago a cui il Sen. AntonioBernocchi aveva affidato un lascito per lacostruzione di un grande Palazzo per le Arti edal quale successivamente si aggiunse un mutuoofferto dal fratello Andrea Bernocchi. E' lo stessoDe Capitani ad incaricare del progetto l'architettoGiovanni Muzio.La scelta del sito è difficile, ma da effettuarsi inogni caso all'interno del Parco Sempioneprincipalmente per due motivi: per la suacentralità e perché di proprietà comunale.Inizialmente viene scelta un'area adiacente aVia Paleocapa, ma in seguito ai numerosisopralluoghi lo stesso Muzio individua unaseconda posizione, quella attuale, più indicatadella precedente.Muzio sceglie per il Palazzo una posizione inasse con l'Arena in direzione sud-ovest in mododa farlo diventare il quarto polo di un sistemamonumentale composto dal Castello Sforzesco,dall'Arco della Pace e dall'Arena, il parco alcentro. Secondo Muzio si stabiliva così unequilibrio anche con il parco, il quale sarebbestato valorizzato ed avrebbe preso vita.

1932 - Planimetria del parcoFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte,

Editrice Abitare Segesta

1 - Il progetto originario

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1931 - Fronte verso via XX SettembreFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte,

Editrice Abitare Segesta

1.2 - La prima stesura

Muzio stende un primo progetto dove fissa gliorientamenti e gli elementi fondanti di un palazzodestinato ad accogliere tutte le manifestazionid'arte e di cultura e non solo la sede dellaTriennale. Questa prima versione prevede unapianta rettangolare con alcuni aggetti e rientranzedisposti simmetricamente sui prospetti. Sul fronteprincipale dispone un volume di ingresso, piùalto di un piano rispetto al restante corpo difabbrica, imponente per dimensioni ma alleggeritodai grandi archi, quelli laterali su due livelli equello centrale a doppia altezza per il passaggiodel pubblico, che saranno elemento fortementecaratterizzante del progetto anche nella suasuccessiva revisione. Sul lato opposto, affacciatasul parco, Muzio prevede una grande terrazzasemicircolare ad uso del caffè, staccata dal corpodell'edificio ma collegata ad esso tramite unporticato e servita da due rampe di scale.In planimetria l'edificio presenta al piano terraun blocco di uffici diviso in due dall'ingresso,attraversato il quale si accede direttamente adun grande vestibolo centrale dal quale sidipartono i percorsi per le sale espositive,disposte lungo il perimetro, lo scalone che portaal piano superiore e il collegamento con laterrazza sul retro.Al piano superiore si trovano altri servizi eduffici ed ancora sale di esposizione poste lungoil perimetro. Al centro un grande salone d'onoredi fronte al quale sbarca lo scalone provenientedal piano sottostante.

1931 - Pianta del piano terreno e pianta del piano primoFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte, Editrice Abitare Segesta

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1.3 - Il progetto realizzato

Nella seconda stesura del progetto Muzio conservala forte assialità dell'edificio e l'impostazionevolumetrica e degli elementi formali principali,apportando però importanti e diffusi cambiamentisia in planimetria sia sui fronti, non solo intermini stilistici ma anche distributivi e funzionali.Il processo progettuale è rapido e l'edificio vienerealizzato in tempi brevissimi, tanto che il cantiereparte a progettazione non ancora ultimata, fral'autunno del 1931 e la primavera del 1933 eviene inaugurato in occasione della V Triennale(la prima edizione milanese).La planimetria evoca un impianto basilicalefortemente orientato sull'asse nord - sud conun'ampia abside semicircolare. Rispetto allaprima stesura del progetto si definiscono earticolano meglio i volumi addossati sui frontilunghi, cambiano completamente i lati minori,sul settentrionale dei quali compare un corpocilindrico in cemento e vetro all'interno del qualesi svolge una scala elicoidale che collega i trepiani. Si aggiunge un piano seminterrato, cheoltre a gestire il dislivello esistente tra i lati ested ovest accoglie al suo interno un teatro conun foyer, nuove superfici destinate a servizi, unristorante, sale espositive, magazzini e localitecnici; vi trovano posto persino un ufficio postaleed una banca.E' molto interessante osservare come il ristoranteoccupi una posizione baricentrica nel rapportotra spazi esterni e spazi interni. E' accessibiledirettamente sia dal foyer sia dal parco ed ècomposto da tre sale, per complessivi 420 m2,aperte sul grande porticato con ampie vetratee fronteggiate dall'emiciclo con fontana e dagliarchi di Mario Sironi posti nel 1933, a definizionedi questo spazio.Al piano terreno si trovano le biglietterie e altrilocali di servizio che dall'ingresso disimpegnanoverso le gallerie espositive, rimaste dislocatelungo il perimetro, o verso il vestibolo centraleche a sua volta dà accesso allo scalone eall'impluvium; spazio questo con un'altezza diquasi 15 metri ed un'apertura quadrata incopertura, adiacente al cortile interno al qualeè direttamente collegato, che viene destinatoad allestimenti di particolari dimensioni e dovetrova posto la statua di Leone Lodi disegnatada Mario Sironi.

1932 / 1933 - I lavori di costruzione al piano terrenoFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

1932 / 1933 - I lavori di costruzione al primo pianoFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

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Lo scalone cambia posto e orientamento rispettoalla prima stesura del progetto, liberando lavisuale dall'interno verso il parco e stabilendoun forte dialogo con il prospicente impluvium.Il primo piano è invece interamente adibito asale per esposizione compreso il grande saloned'onore destinato alle cerimonie, che si affacciasulla terrazza sopra il portico a est. Muzio affrontail tema spaziale con un approccio funzionalistaanche se all'interno di una pianta fortementesimmetrica ed ispirata ai modelli classici; nonsi attiene tuttavia a rigidi statuti, così comeaccadeva alle avanguardie razionalistecontemporanee.

Muzio stesso dice:... " C'è certamente un rapporto con la tradizionestorica dell'architettura, ciò fa parte del sangue,non è un'ideologia ... Io sono assolutamente unartigiano pragmatista per il quale le cose vengonoperché devono venire e non perché c'è unpresupposto. Nel mio lavoro esiste sì unrazionalismo, cioè una ragionevolezza dellesoluzioni, ma non è un modo di fare predisposto,prefissato e preordinato. Quindi il rapporto fral'architetto e la cultura storica non è casuale,non è una scelta arbitraria: per me è un fattoquasi istintivo "...

Nel progetto del Palazzo risiede il tentativo difare architettura con un linguaggio industriale,sfruttando gli studi sull'ottimizzazione e sulladistribuzione della luce naturale, oltre che , aldi fuori degli spazi di rappresentanza, l'essenzialitàdegli ambienti, la poesia delle pareti nude, ildelicato rapporto tra spazi interni e spazi esterni.

1933 - Pianta del piano seminterrato e pianta del piano terrenoFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte,

Editrice Abitare Segesta

1933 - Il foyerFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell' Arte,

Editrice Abitare Segesta

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Si avvale dell'ingegnere O. Hoffman per larisoluzione delle problematiche strutturali dovutealle grandi altezze unitamente alle grandi luci,ai notevoli sovraccarichi che garantiscano lapossibilità di accogliere qualsiasi tipo diallestimento e mostra, alla riduzione al minimodelle strutture verticali sia in termini di numerosia in termini dimensionali. Sfrutta al medesimotempo le strutture orizzontali per stabilire voltaper volta un ritmo in copertura nelle sale, generaredelle orditure incrociate come accade nelristorante, nell' impluvium o nel foyer al pianoseminterrato. Per i saloni espositivi al primopiano fa realizzare delle travi trattate in modoche nessuna nervatura sia visibile dall'interno,a sostegno degli shed introdotti per raggiungerela migliore qualità luminosa possibile.

1933 - La terrazza del ristorante e gli archi di SironiFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

1934 - Vista aerea notturnaFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

1933 - Impluvium con fontana di Leone Lodi realizzatasu disegno di Mario Sironi

Fonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte,Editrice Abitare Segesta

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1.4 - La luce e i materiali

L'illuminazione naturale degli interni, in terminidi generosità ed uniformità, è uno dei parametridi riferimento che influenzano maggiormente ildisegno delle aperture sui prospetti e non solo,poichè il progettista ricorre a diversi prodigiarchitettonici per immettere luce da più puntianche negli ambienti a piano terra.Di questi prodigi quello forse più originale èadottato nelle sale espositive al piano terreno.Le pareti perimetrali sono infatti illuminate dafinestroni alti, al sommo degli ambienti, doveperò risvoltano zenitalmente in altrettante porzionidi soffitto luminoso realizzate in vetrocemento.Il risultato è che ad un metro e mezzo dalpavimento tutte le pareti sono ugualmenteilluminate nonostante la sorgente luminosa sialaterale. Il soffitto luminoso verso il giardino hapermesso di ricavare un loggiato perimetrale adarchi, con effetto chiaroscurale nuovo edindipendente, un rapporto nuovo tra massemurarie, cortina e struttura.La progettazione secondo Muzio è sempre unitariae non può essere settoriale: non può pensaread una forma se non per la sua funzione e peri materiali da impiegare. Il progetto è un lungoe faticoso lavoro di approssimazione ad unasoluzione che non si raggiunge mai. Alcunescelte sono però chiare sin dall'inizio, scelteinnovative ed introduzioni pionieristiche per ilpanorama edilizio italiano dell'epoca comel'impiego del clinker, usato non solo comeelemento linguistico bensì costruttivo e portante.Il mattone nel suo impiego ha dunque un duplicecontenuto: un legame con la tradizione costruttivadel nostro paese e un riferimento dialettico conil vicino Castello Sforzesco da una parte,l'introduzione di un materiale, il clinker, che nonappartiene alla medesima tradizione costruttiva,utilizzato con funzione strutturale ma con intentodi rivestimento dall'altra.

La pietra è il materiale usato in alternanza alclinker, andando a rivestire soprattutto i volumiin aggetto quali il corpo di ingresso, in granitorosa di Baveno, ed il porticato sul retro conterrazza. Gli archi fuori scala si alleggerisconoimprovvisamente creando un gioco di piani conla facciata retrostante, dissolta anch'essa daileggeri serramenti in ferro e cristallo.

1933 - Fronte verso il parcoFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte,

Editrice Abitare Segesta

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All'interno Muzio persegue coerentemente lescelte intraprese per gli esterni: sceglie materialie finiture pregiati alternati ad altri più innovativi.Marmo bianco di Lasa e campo in mosaico peril pavimento del vestibolo al piano terreno,rivestimento in litoceramica per l'impluvium edil cortile interno, pavimentazione in tavolette dirovere su sottofondo ligneo per le saleesposizione, sempre al piano terreno.Lo scalone centrale a tre rampe ha gradiniinteramente realizzati in massello di pietra d'Istriae parapetto in rame, mentre le pavimentazionial primo piano proseguono parte in marmo partein linoleum, posati su sottofondi isolanti. Per laterrazza sul porticato si usa ancora il marmo,questa volta un marmo cipollino verde mentrele riquadrature delle porte vengono realizzatein granito della val Masino.

1933 - Disegni del portico sul fronte parcoFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte,

Editrice Abitare Segesta

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2.1 - Dal 1933 al 1945

L'edificio viene inaugurato in occasione della VTriennale, coincidenza importante con lospostamento dell'evento da Monza a Milano.Nel 1933 vengono realizzati, come allestimentotemporaneo, gli archi progettati da Sironi difronte al porticato a chiusura prospettica dellaterrazza verde ed una vasca d'acqua al pianoparco che nello stesso anno vengono peròdemoliti con la chiusura della manifestazione.In questi anni il Palazzo vive una intensa vitafatta di eventi culturali e celebrazioni che vedonoquale grande protagonista anche il suo spazioall'aperto.

Con le edizioni successive viene realizzata unaserie di padiglioni e di opere, manifesto delleavanguardie artistiche dell'architettura e dellatecnologia del tempo, disseminati all'interno delParco Sempione e destinati col tempo ad esseresmantellati proprio per il loro carattere diestemporaneità. Alcune realizzazioni sopravvivonoalle edizioni dell'evento ma non aibombardamenti della sopraggiunta guerramondiale, come è il caso del padiglione diPagano, costruito nel 1936, che si collegavadirettamente alla parte ad emiciclo del pianoterreno tramite un passaggio coperto, anch'essosuccessivamente demolito poichè pericolante.All'interno, in occasione della VII Triennale, lostesso Muzio realizza nel 1940 i setti di marmoche separano le scale che scendono dal vestiboloverso il foyer, dalla rampa centrale che sale alprimo piano. Non si ritiene opportuno rimuoverlie diventano parte integrante del progetto.

1933 - Il ristorante con terrazza a verde e vasca d'acquaFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

2 - Gli interventi successivi

1933 - Gli archi progettati da Sironi per la V TriennaleFonte: Giovanni Muzio, Il Palazzo dell'Arte, Editrice Abitare Segesta

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2.2 - Dalla ricostruzionedel dopoguerra al 1968

Durante la parentesi bellica l'edificio subisce leferite dei bombardamenti aerei avviando subitodopo il processo di restauro e ricostruzione. Nel1946 è però vittima di sostanziali interventiinterni che portano ad una prima separazionetra area espositiva, sotterranei e teatro ed allachiusura orizzontale dell'impluvium tramite unasoletta che ne dimezza bruscamente l'altezzaoltre che negare lo sfogo verticale. Muzioconcepisce il cortile interno e l'impluvium come"giardino d'inverno" e "cascata di luce" nelcuore del Palazzo dell'Arte. Questa modificaaltera in modo radicale il rapporto tra spaziointerno e spazio esterno, trasformando il luogoin un corpo opaco e annullando gli intenti delprogettista di trovare nella luce naturale e nellapercezione dell'esterno il suo maggior significatopoetico. I due interventi provocano, in pratica,la distruzione della parte più suggestiva, piùrappresentativa, anche se forse meno funzionale,dell'intero Palazzo.Nella metà degli anni '50 viene definitivamenteseparato il piano seminterrato dalle areeespositive, rendendo indipendente il teatro edintroducendo una balera negli spazi destinati aiservizi, con ingresso da viale Alemagna. Ilristorante funziona in modo autonomo, conaperture principalmente correlate alle edizionidella manifestazione, occupando lo stesso spaziofino alla sua definitiva scomparsa nel 1993. Nel1962 segue un secondo intervento, ancora piùinvasivo, apertamente e senza terminidisapprovato dallo stesso Muzio, consistentenella costruzione di una scala di collegamentoin cemento armato realizzata in stile brutalista,nel vano del cortile interno e usata in occasionedella XIII Triennale.Durante i fatti del '68, il Palazzo viene occupatoda un gruppo di contestatori subendo sfregi edoltraggi fino allo sgombero da parte delle forzedell'ordine.

A questi eventi si sommano il lento ma costantedegrado dovuto alle eccessive sovrastruttureaddossate durante le varie manifestazioni, ilsuccessivo mancato ripristino degli ambienti, ilunghi periodi di inattività e la pitturazione innero di pareti, soffitti e vetrate per oscurare ilocali.Anni '70 - Il degrado degli interni

Fonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

1968 - Il Palazzo durante l'occupazioneFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

Anni '70 - Il degrado degli interniFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

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2.3 - Dalla ristrutturazionealla fine degli anni '90

Il Palazzo chiude dopo il 1968 e alla sua invocatariapertura nel 1979 porta ancora addosso lecicatrici del suo recente passato.Nel 1982 viene dato il via ad un'operazione direstauro e ristrutturazione generale che interessatutto l'edificio dalla copertura ai magazzini. Inquest'occasione viene chiuso il vano lasciatodal precedente cortile interno, occupato dallascala in cemento e da impianti di ventilazione,vengono apportate ulteriori modifiche al teatroe riaperti alcuni spazi e collegamenti sopra ilsalone d'onore di cui si era persa memoria. Diquest'epoca è anche la realizzazione delle scaledi sicurezza esterne in carpenteria metallica. Trail 1983 ed il 1988 il Palazzo viene impegnatodalla Triennale con continuità da più cicliespositivi nell'arco dello stesso anno mal'apertura permanente si ha solo dopo il 1993,con la riforma che da all'ente la disponibilitàesclusiva degli spazi e dopo che il Comune diMilano si prende carico del suo risanamento. Inquest'anno ed in quello successivo vienerecuperato lo spazio che dovrebbe esseredestinato a biblioteca, invece occupatodall'ingresso del dancing, accanto a quello delteatro. Scompare il ristorante e parte dello spazioliberato viene occupato dallo stesso dancingche si trasferisce ed al quale viene dato in usoanche il portico e la parte esterna compresa trai suoi bracci. Vengono recuperati alcuni uffici alprimo piano, precedentemente occupati dalladisciolta Fondazione Bernocchi e viene suddivisala superficie espositiva secondo tematiche acarattere temporaneo o permanente (la galleriadell'architettura, il museo del design, la galleriadella grafica e della fotografia). Per ciascunospazio viene affidato un incarico ad un progettistadiverso; Gae Aulenti interviene nella galleriamentre su progetto di Umberto Riva vengonorisistemati l'ingresso ed il vestibolo, l'eximpluvium, il bar e la libreria. Di Angelo Cortesiinvece è il progetto della galleria della graficae della fotografia, realizzata al piano parco alposto della sala principale dello scomparsoristorante.

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2002 - Il bookshopFonte: Archivio aMDL

2.4 - 2002 : l'intervento di Michele De Lucchi

Nel 2002 viene incaricato Michele De Lucchi perdare al Palazzo della Triennale un nuovo assettodistributivo ed una veste che gli restituiscanoautenticità e si riconcilino con il progetto originariodi Muzio. Impressionano l'ariosità e la trasparenzausate da De Lucchi, che sono proprio gli elementinecessari affinché riappaia la straordinariaarchitettura dell'autore. Vengono ripensati unnuovo atrio, nuove biglietterie con guardaroba,un nuovo bookshop, un coffee shop e nuovearee espositive destinate ad eventi temporanei.Nonostante i rimaneggiamenti e le mutilazionioperate negli anni precedenti, De Lucchi riescea ricomporre le relazioni spaziali tra gli ambienti,generando un sistema di fughe prospetticheaventi come origine il vestibolo.

Dall'ingresso si passa ad un unico ambientetrasversale semplice ed ordinato dove sonodisposti il guardaroba da un lato e le biglietteriedall'altro. Oltre, si accede nell'atrio e da qui nelbookshop, nel coffee shop, nelle gallerieespositive o al piano superiore risalendo loscalone. Il bookshop viene accolto nello spaziodell'impluvium che torna a far parte di un unicogrande spazio centrale; al suo interno èorganizzato semplicemente da pochi granditavoli quadrati direttamente e puntualmenteilluminati ciascuno da una lampada. Il coffeeshop occupa invece lo spazio sul fondo cheaffaccia sul portico e sul parco, liberando lavista e la percezione del visitatore al di là delluogo ove fisicamente si trova. L'allestimentoè molto pulito e semplice e vi trova spazio ancheuna breve esposizione di oggetti di design,ordinati su un'alta pedana direttamente visibiledall'atrio.Il sapiente lavoro di recupero ha ripulito le paretidalle cicatrici del tempo, occultando o eliminandoove possibile gli impianti, rasandole a gesso edimbiancandole. Così anche la scelta dei corpiilluminanti si è rivolta ad apparecchi quanto piùintegrati e rispettosi dell'architettura di Muzio.Questo primo intervento di Michele De Lucchifa parte di una logica più ampia di pulizia formalee riduzione di ingombri permanenti, perché,come dice lo stesso De Lucchi: "fa parte dellasensibilità contemporanea godere di spazi liberi,aperti, semplici, dove la funzionalità meglio sicombina con l'emozione".

2002 - Il coffee shopFonte: Archivio aMDL

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Se nella prima fase il progetto di ristrutturazionedi Michele De Lucchi riguardava gli spazi diaccesso alla Triennale, e proseguiva conl'intervento al piano parco dell'edificiorecuperando funzionalmente e qualitativamentequegli ambienti di attuale pertinenza dellaTriennale da destinarsi a Centro diDocumentazione e Archivio, con il progetto delMuseo del Design si completa idealmente lasequenza di interventi per raggiungere infinel'obiettivo che da venticinque anni la Triennaledi Milano si prefiggeva.Il progetto di De Lucchi considera come prioritariala definizione dell'ingresso, provenendo dall'atrio.Qui lo spazio si apre verso l'alto e sia visivamentesia funzionalmente si può accedere al pianoprincipale di esposizione. In questo punto vienesviluppato il progetto che segna, con un grandeportale in acciaio e vetro, l'ingresso al Museodel Design. Per raggiungere l'ingresso si percorredal piano primo, una passerella sospesa, conuna luce libera di circa 12 metri, che parte inprossimità della balaustra in marmo e sbarca alpiano del Museo, a una quota di circa 40 cmsuperiore a quella di partenza. Questa passerellaè realizzata con una struttura in acciaio ed érifinita con parapetti in cristallo e rivestita conun assito orizzontale in legno di rovere,richiamandosi esplicitamente al tema formale eai materiali ipotizzati per il portale del Museo.

Il riferimento è anche ad altri elementi presentinell'edificio. In particolare alla scala esterna,inclusa nell'ala sud del triportico, che dal TriennaleLab si raccorda con il piano parco e con lapalizzata che delimita, verso nord, il confinevisivo e funzionale con il vicino locale notturno.

Nella vista dall'atrio, il portale diventa, secorrettamente illuminato, una vera e propriavetrina che permette sia di evidenziare con unagrande insegna la collocazione del Museo, siadi rendere visibili eventuali oggetti chestabilmente o a rotazione, possono esserepresentati nel retro della vetrina stessa.

2004 - Il portale e il ponte di ingresso al Museo del design,visto dal piano primo, in vetro, acciaio e legno di rovere

Fonte: Archivio aMDL

3 - Il progetto attuale

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La zona a sud, comprendente l'emiciclo e i lativerso il viale Alemagna e il parco, è quellariservata al Museo del Design.L'intervento, oltre a una completa revisione eadeguamento degli impianti elettrici e meccanici,si è concentrato sull'allargamento, anche semodesto, dello spazio utile di pavimento,rimuovendo i rivestimenti in spessore realizzatiin cartongesso che sono stati aggiunti nel corsodi questi anni.La rivisitazione del pavimento, che viene previstoin parquet industriale verniciato con una resinapolimerica in grigio chiaro, è ben illuminato dauna serie di lampade, parzialmente orientabili,posizionate a soffitto e nascoste all'interno delrivestimento in cartongesso e mantendol'originaria sequenza degli shed impostata dalprogetto di Muzio.E' prevista anche la rimozione delle protezionioscuranti delle finestre a perimetro dell'edificioe sugli shed, sostituita da una tenda mobile surullo che permetta di regolare l'illuminazionenaturale secondo le necessità espositive.L'impostazione complessiva del progettoriqualifica dunque lo spazio progettato da Muzio,garantendo una neutralità senza perdere incaratterizzazione e definizione dello spazio.Le scelte dei corpi illuminanti riprendono quantogià utilizzato nell'ingresso, con degli elementicilindrici bianchi, sostenuti al controsoffitto.L'ingresso al piano del Museo può essere previstoanche, per ragioni funzionali e di sicurezza, alato del Salone d'Onore. L'uscita è posta invecein corrispondenza degli spazi di servizio al Museo(materiali in transito, laboratorio, disimpegnomontacarichi).

Visto nell'insieme, il progetto di De Lucchicompleta e interviene in ogni aspetto del pianodel Museo, recuperando il senso originario dellospazio espositivo, con un intervento qualificanteladdove si rende necessario rendere visibile unatrasformazione della funzione da salone peresposizioni a Museo del Design.E questo avviene attraverso due segni che purmodificando l'impatto visivo dello scalone, nonstravolgono quanto realizzato da Muzio, ma lointegrano secondo la vocazione di "museum inprogress" che caratterizza il Palazzo dell'Artedalla fondazione a oggi.

2004 - La vista delle finestre nell'emiciclo, verso l'esterno, conl'attuale sistema di oscuramento, che verrà sostituito con un modelloa completa scomparsa dei binari di scorrimentoFonte : Archivio aMDL

2004 - Anche per gli shed è prevista la sostituzione del sistemadi oscuramento, a cui si aggiunge la sostituzione delle lastredi vetro in copertura, mentre viene mantenuto il serramento originaleFonte: Archivio aMDL

3.1 - Il Museo del Design

Un museo del design a Milano assume unsignificato particolare facendo riferimentoall'importanza che la città ha rivestito nella storiadel design italiano negli ultimi cinquant'anni:il Museo del Design a Milano è il "Museo delDesign" in quanto Milano rappresenta per tuttoil mondo il luogo di riferimento riconosciuto perle manifestazioni più significative, le aziendepiù importanti, i nomi più noti di architetti edesigner, le fiere, le mostre, le riviste e il dibattitoculturale. C'è grande aspettativa per un Museodel Design e da tanti anni si parla di definireun luogo e una sede adatta, aspettativaparticolarmente sentita oggi non solo in chiavecelebrativa ma anche e soprattutto per il bisognodi stimolare e rivitalizzare il settore.

Il Palazzo dell'Arte al Parco è un polo espositivorealizzato esclusivamente per il design ed è diconseguenza la sede ideale per realizzare questomuseo ma pone dei problemi e pretende dellesoluzioni; in particolare non tutto il palazzo puòessere destinato a questo scopo e altreesposizioni e mostre realizzate negli spazi dellaTriennale devono mantenere una identitàseparata. E' questo in effetti il nodo cruciale:dare identità indipendente e autonoma ad unMuseo allestito all'interno della Triennale.

E' stata destinata per il Museo del design tuttal'ala curvilinea ad Est per una superficie di1570 m2, che appare appropriata essendosvincolata dagli altri settori espositivi del palazzo:vi si accede dal grande scalone centrale ed èun'area ben definita e ben allestibile allo scopo.L'assetto base è stato definito con chiarezzaed è prevista un'area per mostre temporaneedi ritmo frequente e un vasto atrio permanifestazioni temporanee e ricevimenti serali:tutta la grande sala curva sarà poi il Museo veroe proprio di cui si prevedono aggiornamentiespositivi annuali. Ma l'intero Museo trovacarattere e personalità solo se sarà dotato diuna facciata di immediata riconoscibiltà e diinequivocabile presenza all'interno di un contestodove mostre ed esposizioni di diversa naturatenderanno a richiamare continuamente lapubblica attenzione.

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1940 - La scala vista dall'atrio all'inaugurazione della VII TriennaleFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

2003 - Il ponte e il portale in uno schizzo di Michele De LucchiFonte: Archivio aMDL

E' stata destinata per il Museo del design tutta l'ala curvilinea ad Est che appare appropriata essendo svincolata dagli altri settori espositivi del palazzo: vi si accede dal grande scalone centrale ed è un'area ben definita e ben allestibile allo scopo. L'assetto base è stato definito con chiarezza ed è prevista un'area per mostre temporanee di ritmo frequente e un vasto atrio per manifestazioni temporanee e ricevimenti serali: tutta la grande sala curva sarà poi il Museo vero e proprio di cui si prevedono aggiornamenti espositivi annuali. Ma l'intero Museo trova carattere e personalità solo se sarà dotato di una facciata di immediata riconoscibiltà e di inequivocabile presenza all'interno di un contesto dove mostre ed esposizioni di diversa natura tenderanno a richiamare continuamente la pubblica attenzione.

La grande vetrina e il percorso attraverso il pontesopra lo scalone nascono da questa necessità:la vetrina è un luogo di attrazione predispostoper continui aggiornamenti e per presentareprodotti ed oggetti verosimilmente destinati almercato delle merce e delle idee, il ponte è unelemento di sorpresa che anche metaforicamentedefinisce la distanza tra il mondo del "consumo"e quello della "conservazione".La vetrina si integra con grande immediatezzanelle strutture edili dell'architetto Giovanni Muzioe permette di riacquisire l'ariosità e la spazialitàdella scala monumentale, effetto da molto tempocompromesso dalla presenza della parete acasellario : inoltre lo scalone riacquisisce quellosplendore e quella qualità architettonica che lesono proprie e che sono enfatizzate dalla presenzadella nuova passerella che, se pur temporanea,inserisce il necessario elemento di confrontoproporzionale. La passerella è studiata infattiper essere facilmente rimossa e tutto l'interventoanche nei punti di attracco è studiato per renderel'intero intervento reversibile.

Il ponte è appeso sulla soletta del piano disbarco delle scale per il cui aggancio è necessariorimuovere parti della balaustra e del parapettoche saranno appositamente conservati per ilripristino. La soluzione di ancoraggio del pontealla struttura dell'edificio si risolve in grandesemplicità con sedici bulloni da un lato e dodicidall'altro. La struttura del ponte è realizzata conquattro travi reticolari affiancate e parallele checoprono l'intera luce sovrastante lo scalone. Letravi verranno poi collegate tra di loro con dellecontroventature in profili d'acciaio imbullonatee ad esse verranno poi connesse direttamenteo tramite apposite sottostrutture sia il rivestimentoin listelli di rovere maschiato e trattato con oliominerale, sia le lastre di vetro extralucido inspessore 10+10 mm. che definiscono anche iparapetti. E' interessante segnalare che ilrivestimento in rovere circoscrive interamente lastruttura in acciaio del ponte, a formarevisivamente un unico elemento statico,chiaramente individuato all'interno dello spaziodello scalone.

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1934 - Le impalcature per i getti della struttura della scala,verso atrio

Fonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

1993 - L'emiciclo nel lato sud-ovest dopo l'ultima ristrutturazioneFonte: Archivio fotografico - Fondazione La Triennale di Milano

2004 - Vista delle travi del solaio, sopra l'emiciclo, lato sud-ovestFonte: Archivio Grafite DGA

L'appoggio del ponte è realizzato con due profiliin acciaio saldati a "U" rovescia, fissati alle travidella struttura esistente. Nel lato verso il portaledel Museo del Design questo appoggio è realizzatotramite carrelli per attenuare l'effetto del momentodella struttura sulla trave stessa. La strutturaottenuta con questi accorgimenti di disegno èestremamente rigida e riduce al minimo la frecciaanche in presenza dei carichi massimi ammissibili,e con essa anche l'effetto di ondeggiamento chespesso inquieta il passaggio delle persone.

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Riassumendo

Il Museo del Design a Milano è il “Museo delDesign” in quanto Milano rappresenta per tuttoil mondo il luogo di riferimento riconosciuto.C’è grande aspettativa per un Museo del Designe da tanti anni si parla di definire un luogo euna sede adatta, aspettativa particolarmentesentita oggi non solo in chiave celebrativa maanche e soprattutto per il bisogno di stimolaree rivitalizzare il settore.

2005 - Dettaglio esecutivo del particolare dell'attacco del parapetto in vetro extra lucido alla struttura in acciaio. Si noti

la sezione dei listelli di rovere.Fonte: Archivio aMDL

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Di conseguenza :

1. Il ponte è l’elemento di caratterizzazione dell’ingresso del Museo e rappresenta anchemetaforicamente la separazione con il Palazzodella Triennale.

2. Lo scalone era stato ideato da Muzio per essere ambiente di allestimento e nel luogodove in passato sono state ambientate sculture, pitture e installazioni di varia naturaoggi viene ambientato un ponte con un segnografico ed architettonico di chiaro significatoevocativo.

3. Il ponte è una struttura reversibile e può essere eliminato senza compromettere l’integrità dell’edificio

4. E’ riaperto per esteso il grande spazio prospiciente lo scalone come in origine e come testimoniato da fotografie d’epoca eliminando superfetazioni che nel tempo hanno distorto la concezione spaziale di Muzio.

5. Sono recuperate integralmente tutte le finestrature originali interne od esterne al volume dell’emiciclo oggi in parte coperte dapennellature in compensato: le finestre sonotrattate con tende filtranti e oscuranti recuperando totalmente la scansione architettonica della loggia originale.

6. Sono stati eliminati tutti tutti gli ingombri deifan-coil con l’adozione di pannelli radianti incassati nel pavimento che forniscono riscaldamento e raffrescamento

7. Gli impianti di illuminazione e di gestione della qualità dell’aria sono integrati nel soffittoche mantiene in tutto e per tutto la conformazione originale seppur abbassato di30cm.

8. Tutti gli impianti e gli adeguamenti normativisono trattati senza interventi strutturali irreversibili e con la massima attenzione e coscienza.

Bibliografia

- (a cura di) Leonardo Fiori e Maria Pia BelskiGiovanni Muzio, Il Palazzo dell' ArteEditrice ABITARE Segesta, Milano, 1982

- AAVVLa Triennale di Milano e il Palazzo dell' ArteEd. Electa, Milano, 1988

- Anty PanseraStoria e cronaca della TriennaleEd. Longanesi & C., Milano, 1978

Fonti fotografiche

- Archivio fotografico - Fondazione La Triennaledi Milano

Crediti fotografici- V Triennale : Crimella- Occupazione : Publifoto- 1983 : Matteo Piazza

- Archivio aMDL- Archivio Grafite DGA

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