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© JMDG RISING TALENT AWARDS LEBANON MAISON&OBJET PARIS SETTEMBRE 2018

RISING TALENT AWARDS LEBANON MAISON&OBJET PARIS … · libanese è la molteplicità delle sue influenze. Qui non c'è nessuna dominante culturale, nessun ... spesso progettato in

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RISING TALENT AWARDS LEBANON MAISON&OBJET PARIS

SETTEMBRE 2018

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I RISING TALENT AWARDS NELL’EDIZIONE DI SETTEMBRE 2018 SARANNO DEDICATI

AL LIBANO

Forti del successo delle passate edizioni, i Rising Talent Awards sono ormai un appuntamento di spicco nel settore del design internazionale. Organizzati ogni anno da MAISON&OBJET sono la prova del ruolo predominante che il salone intende giocare nella promozione di nuovi designer, offrendo loro la chance di mostrare ad un pubblico di professionisti di ogni paese i loro lavori.

Dopo il Regno Unito e l’Italia, in questa prossima edizione che avrà luogo a Parigi al Parc des Expositions di Villepinte dal 7 all’11 settembre 2018 sarà il Libano ad occupare il posto d’onore. Un luogo «ponte» tra Occidente e Oriente che conferma la volontà del Salone di spingere sempre più lontano le frontiere della creatività, invitando un paese in piena effervescenza artistica a cui si affianca il patronato di Rabih Kayrouz, la cui Maison di couture fa risplendere lo stile libanese nel mondo da numerosi anni.

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UNA GIURIA DI SETTE MEMBRI

Sono sette le personalità invitate a comporre la giuria di selezione, scelte tra gli attori che attualmente animano la rinascita del design libanese. Da Parigi, Aline Asmar d’Amman si è recentemente distinta con la sua agenzia Culture in Architecture, supervisionando la ristrutturazione dell'Hôtel de Crillon.

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E ancora Hala Mubarak, che conosce molto bene la scena del design locale per aver inaugurato la prima Beirut Design Fair lo scorso anno, dove Joy Mardini gestisce la sua galleria. Marc Baroud è un designer esperto, noto per aver tra l'altro creato e diretto il dipartimento di design all'Accademia delle Belle Arti Libanese, proprio come Cherine Magrabi ha fondato la piattaforma House of Today. Infine, Nadine Fares Kahil è caporedattrice della rivista Curve, e Maria Ziadeh è direttrice commerciale di Elle e Elle decoration Libano.

Le ragioni della design mania che oggi investe il Libano sono forse da cercare nel fatto che il design come pratica è arrivato tardi, con il ritorno in patria intorno al 1997 di figure come Nada Debs, Karen Chekerdjian o Karim Chaya. Spesso poliglotta e formatasi all'estero, questa prima generazione di designer si è messa in luce in un contesto molto specifico proprio del Libano, da sempre crocevia di lingue e religioni. Come riassume il giurato Marc Baroud: «La caratteristica essenziale del design libanese è la molteplicità delle sue influenze. Qui non c'è nessuna dominante culturale, nessun patrimonio industriale, e quindi nessuna "ideologia" funzionale, formale o di altro genere. Il che crea uno spazio di libertà piuttosto interessante.»

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« La caratteristica essenziale del design libanese è la molteplicità delle sue influenze. »

UN PATRIMONIO DI MULTICULTURALITÀ ARTIGIANALE

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I SEI GIOVANI DESIGNER SELEZIONATI

Senza il peso di una tradizione industriale, i designer hanno potuto contare su un immenso patrimonio di tecniche artigianali, di cui Hala Mubarak ci vanta i talenti: «Le conoscenze ancestrali che non si sono mai perse, unite ai concept contemporanei, collocano i creatori libanesi in prima fila sul palcoscenico globale. L'estetica raffinata, le linee pulite e la ricerca di materiali nobili sono oggi le linee guida di questo design che inizia a farsi riconoscere per la sua identità».

Carlo Massoud, Marc Dibeh, Carla Baz, Anastasia Nysten, Studio Caramel e Paola Sakr: ecco i nomi di coloro che incarnano il rinnovamento del design in Libano, selezionati dai membri della giuria dei Rising Talent Awards. Una nuova generazione che ha seguito l'esempio dei suoi predecessori combinando le loro esperienze internazionali con metodi di produzione locali, espressione di unicità. Sostenuto da una rete di gallerie e fiere molto attive, il loro audace spirito di iniziativa è sottolineato da Cherine Magrabi: «Questa nuova generazione ha il tratto comune dell’ottimismo. Mentre una certa negatività regna sul Libano e c’è una certa difficoltà a rompere l'impasse, i giovani designer esprimono una forma di felicità nei loro pezzi e condividono questo ottimismo che nasce da Beirut per rompere i cliché che il resto del mondo ha consolidato».

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Uno spirito spesso gioioso e risolutamente contemporaneo, ispirato all'eleganza della tradizione che non è sfuggita a Nadine Fares Kahil e Maria Ziadeh: «Prestano maggiore attenzione a come presentare il loro lavoro, ma crediamo che l'eredità del passato persista tuttora».

Con questo entusiasmo i sei designer continuano a dare energia al paesaggio creativo, portando nel mondo dell’arredo una nuova interpretazione, ognuno a suo modo. E la giurata Joy Mardini conferma: «Che si tratti di artigianato, lavorazione dei materiali o innovazione tecnica, è chiaro che il design libanese non è statico». Al contrario, tutti gli specialisti concordano nel riconoscere un autentico slancio creativo che pervade il paese dopo gli orrori della guerra. Aline Asmar d’Amman insiste su questo punto: «C’è in Libano un'urgenza di vivere e celebrare la vita quotidiana, una certa cultura del piacere e dell'oggetto come narrazione».

« C’è in Libano un' urgenza di vivere e celebrare la vita quotidiana, una certa cultura del piacere e dell' oggetto come narrazione ».

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Karl Chucri e Rami Boushdid si sono incontrati mentre studiavano interior design sui banchi dell'Accademia Libanese di Belle Arti di Beirut. Due master più tardi, allo IED di Madrid per Karl e al Politecnico di Milano per Rami, si ritrovarono in Libano per fondare insieme Studio Caramel nel 2016. Le loro rispettive esperienze in studi di architettura hanno lasciato una traccia nel loro approccio all’arredo, spesso progettato in stretta relazione con il suo contesto senza negare una forte presenza nello spazio.

STUDIO CARAMEL

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La ‘boîte à musique’ Mirage, così come la loro poltrona Indolente, emanano un'atmosfera impregnata di ispirazioni anni '50 e del loro immaginario dove lo spirito del retrò si fonde con riferimenti storici. Uno stile evocativo che ha permesso loro di essere notati dalla rivista Wallpaper per il carrello bar in stile retro modern realizzato per Baron, il ristorante firmato FaR architects.

M&O : Cosa vi ispira in modo particolare degli anni '50?

SC : Non amiamo solo i mobili notevoli di quel decennio, ma anche lo spirito del tempo, i riferimenti ai mezzi di trasporto, alla cultura visiva, alla tipografia e a molte conquiste storiche. È un lavoro pieno di ispirazioni. Attraverso i dettagli e i materiali audaci, il duo Studio Caramel si incontra per formare combinazioni innovative e insolite.

M&O : Perché avete scelto l'Europa per completare la vostra formazione?

RB : Io volevo immergermi in un luogo in cui il design facesse parte della mia vita quotidiana, che fosse architettura, cultura o qualsiasi altro aspetto del mio ambiente. I l Libano sta cambiando giorno dopo giorno nel campo del design, ma sentivo che non era abbastanza per il mio progetto formativo. Volevo massimizzare il mio apprendimento in un campo che sarebbe diventato parte integrante della mia vita e sono convinto che l'Europa mi abbia dato molto in questo modo.

KC : M i sembrava che fosse nell'ordine naturale delle cose. Proveniente da una solida formazione in Libano con un’ottima base nella tecnica e nel rigore del lavoro, ho voluto immergermi in una forma più varia di insegnamento per completare il mio background accademico. Questa formazione europea è stata orientata con maggiore importanza sugli aspetti più generali e programmatici del design di interni, non concepito come una disciplina di lusso riservata solo a una minoranza.

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S TU D I O

C A R A M E L

MA IS ON & OB JE T : Come funziona il vostro lavoro in tandem?

S T U D IO C A R A ME L : Ci consente di utilizzare i nostri punti di forza individuali per ottenere il risultato desiderato, imparando continuamente l’uno dall’altro. Lavorare insieme ci ha portati a prevedere le reciproche reazioni e opinioni su un'idea prima ancora di condividerla. I l fatto di essere costantemente aperti al dibattito tra noi su molti argomenti e idee ci conduce infine a un risultato che rispecchia al meglio le nostre rispettive visioni.

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« Attraverso i dettagli e i materiali audaci, il duo Studio Caramel si incontra per formare combinazioni innovative e

insolite.»

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Ufficialmente, Paola Sakr è una designer, almeno questo è quanto riporta il suo attestato in Product Design rilasciato nel 2016 dall’Accademia Libanese di Belle Arti. In realtà il suo universo espressivo investe un campo molto più ampio, che va dalla fotografia all'arte. Una multidisciplinarietà che le consente di soddisfare il suo carattere curioso e attratto dall’innovazione, alla base di tutti i suoi progetti. Ogni progetto ha la sua storia: i vasi Impermanence evocano i cilindri di cemento trovati un giorno nei pressi di un cantiere, mentre la gamma di oggetti Morning Rituals ricicla fondi di caffè e vecchi giornali per ridare loro uno scopo.

PAOLA SAKR

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Impermanence

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In questo senso, il suo lavoro simboleggia la vocazione originale del progetto, ovvero la ricerca di una soluzione ad un problema particolare, ma anche - come ci dice lei stessa - il portare avanti una "collaborazione con il mondo”. Da Beirut a Dubai, le diverse design week hanno già messo in evidenza con successo le sue sperimentazioni.

PAOLA SAKR

MAISON&OBJET : Pratichi il design, ma anche arte e fotografia. In che modo questi tre mondi si affiancano nel tuo lavoro?

PAOLA SAKR : Fanno tutti parte di me. Non mi definirei un’artista perché è una parola importante, che non merito ancora. Senza dubbio c'è un momento comune a livello di intuizione che mi guida durante il processo di creazione. Quando i tre terreni si ritrovano in un unico progetto, allora è l'ideale: il design porta ricerca e pragmatismo nei dettagli tecnici, mentre l'arte si manifesta nel modo di raccontare una storia o nel rappresentare un’emozione, e alla fine arriva l'immagine con l'espressione visiva.

M&O : Quale momento chiave ha influito maggiormente nella tua carriera fino ad ora?

PS : Direi che il primo è stato quando ho creato la mia collezione M orning Rituals nel 2016 perché credo davvero che il futuro avrà uno sviluppo sostenibile, ma mi sono resa conto che avevo solo toccato la punta di un iceberg. M i ha aperto gli occhi sul ruolo che noi abbiamo, in quanto creatori, di rendere le cose più facili per le persone e per l'ambiente. La sperimentazione sui materiali ci offre un enorme potenziale, che potrebbe essere utilizzato anche nel settore del lusso.

M&O : Cosa significa per te essere nominata tra i Rising Talents?

PS : È un grande risultato personale che mi farà sicuramente crescere come designer. Quando mi sono diplomata due anni fa, sono stata immediatamente ispirata dalla creazione, ma non avrei mai immaginato di ricevere l'onore di questa nomina, soprattutto per fare qualcosa che amo.

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« La sperimentazione sui materiali ci offre un enorme potenziale, che potrebbe essere utilizzato anche nel settore del lusso.»

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P A O L A S A K R

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Franco-libanese, Carla Baz si è formata dapprima presso l’ESAG Penninghen a Parigi, ottenendo poi nel 2010 il diploma dell’ECAL di Losanna dove grazie al Master in Product Design per l’Industria del Lusso ha potuto avere i primi approcci con designer del calibro di Fernando Campana e Ronan Bouroullec. A Londra un’esperienza presso lo studio di Zaha Hadid ha completato il suo apprendistato convincendola a fare il suo debutto personale.

CARLA BAZ

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Borgia Candelabra

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Un'iniziativa coronata dal successo quando nel 2013 la Fondation Boghossian le conferisce il suo Design Prize, colpiti dalle linee eleganti dei suoi mobili - evocazione del suo passaggio nel mondo della moda da Burberry e Vivienne Westwood. La panca per Hay, fatta a mano in massello di noce con seduta impagliata secondo i metodi tradizionali è un buon esempio del ricorso alla migliore sapienza artigianale libanese che enfatizza il valore dei materiali di grande pregio. Più recentemente, il brand Bonadea ha prodotto il suo candelabro Borgia in ottone massiccio, spazzolato e lucidato a mano.

MAISON&OBJET : A tuo avviso, cosa c’è di peculiare nell’artigianato libanese?

CARLA BAZ : Gli artigiani rappresentano il cuore della nostra cultura, probabilmente perché in M edio Oriente le lavorazioni elaborate sono una tradizione storicamente attestata. Che si tratti di vetro soffiato, di vasellame, di legno, di tessuto o di ricami, gli artigiani libanesi sono stati capaci di farsi stimare per la qualità dei loro prodotti nei migliori porti del M editerraneo. Nel ventesimo secolo questa polivalenza si è dispiegata in una proliferazione di talenti. Oggi noi abbiamo ancora accesso ad artigiani la cui incredibile esperienza nella lavorazione deriva dalle generazioni precedenti.

M&O : Tra i designer che hai incontrato, ce n’è uno che ti ha segnata in modo particolare?

CB : La mia esperienza con Zaha Hadid è stata la più stimolante perché mi ha costretta ad uscire dalla mia comfort zone ed allargare le mie prospettive e la mia comprensione della realtà. M a anche il tempo trascorso all'ECAL è stato tempo ben speso, che ancora oggi mi da qualcosa: lavorare con importanti designer su progetti per la produzione industriale è stata una vera sfida perché ha rappresentato un effettivo confronto con il mondo del lavoro, e un ambito preciso per modulare la nostra creatività. Ho apprezzato molto la mia esperienza formativa in questa scuola e soprattutto la vicinanza con Pierre Charpin, per il quale nutro una stima profonda.

M&O : Fino a che punto le tue origini francesi si fanno sentire?

CB : Io sono di fatto un puro prodotto dell’educazione francese. C’è un gusto francese che mi influenza molto e ogni mio approccio è basato sulla possibilità di connettere l’artigianato libanese e le arti decorative. Io mi sento molto legata alle tecniche artigianali, ma il prodotto finito e la sua estetica rimangono parte integrante del processo creativo.

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CARLA BAZ

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« Oggi noi abbiamo ancora accesso ad artigiani la cui incredibile esperienza nella lavorazione deriva dalle

generazioni precedenti.»

CARLA BAZ

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Nata ad Ottawa in Canada da padre finlandese e madre libanese, Anastasia Nysten è cresciuta tra Finlandia, Francia e Libano. Qui si è laureata in Disegno Industriale presso l'Accademia Libanese di Belle Arti, facendo i suoi primi passi nell’apprendistato con Karen Chekerdjian. Dopo tre anni a Londra, dove la designer ha lavorato con Michael Anastassiades, ha fondato il suo studio nel 2015. Con un piede a Beirut e l'altro a Dubai, Anastasia Nysten coltiva il suo multiculturalismo in progetti di arredo e di decorazione.

ANASTASIA NYSTEN

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Bookcase

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Il suo primo progetto di ristorante vedrà presto la luce a Helsinki, mentre la sua poltrona Troll le ha procurato un Talent Award alla prima Beirut Design Fair nel 2017, combinando il senso del comfort scandinavo con un'estetica audace. Un tratto comune a tutte le sue creazioni che spingono sempre la ricerca formale oltre i classici, usando materiali naturali.

ANASTASIA NYSTEN MAISON&OBJET : Come descriveresti il tuo lavoro?

ANASTASIA NYSTEN : Storie di tutti i giorni, momenti di osservazione, pensieri combinati insieme. Un esperimento su volumi, trame e abitudini. I l mio obiettivo è trovare ciò che ci fa sentire bene.

M&O : A livello professionale, cosa hai imparato da tutti i paesi che hai attraversato?

AN : Ho cambiato paese fin dalla più tenera età e crescere tra diverse culture mi è sempre sembrato normale: alla fine, forse solo ora sto scrivendo i miei personali riferimenti di appartenenza. In effetti, penso molto ai comportamenti e alle abitudini culturali che ho accumulato: creare oggetti è anche un riflesso di questi comportamenti e un modo di ricordare i bisogni e le storie del mondo di oggi.

M&O : Quali sono le tue aspettative per il tuo appuntamento con i Rising Talents?

AN : Sono molto entusiasta di partecipare a questa avventura! Questo appuntamento metterà certamente in luce noi designer e il Libano. Da giovane designer, sono felice di poter presentare il mio lavoro a Parigi e spero di essere in grado di farne un trampolino di lancio per nuove avventure.

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« Sono molto entusiasta di partecipare a questa avventura! Questo appuntamento metterà certamente in luce noi

designer e il Libano. »

ANASTASIA NYSTEN

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Diplomato all’École Nationale Supérieure di Parigi Val De Seine, Marc Dibeh ha scelto di ritornare a Beirut per un Master in Product Design dell’Accademia Libanese di Belle Arti. Ha aperto il suo studio nel 2009, dopo un’esperienza triennale con Marc Baroud, con il quale prosegue la collaborazione, in particolare sulla collezione Wires che è stata presentata al pubblico di Design Miami nel 2013. Già ospitato da gallerie come Bensimon a Parigi o Seeds a Londra, il suo lavoro gioca sottilmente sul concetto di rappresentazione, come nella gamma dei cinque specchi Please, Don’t Tell Mom concepiti per l’Art Factum Gallery dopo averne rotto per errore uno.

MARC DIBEH

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Camille Cake Stand

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Più recentemente, la mostra Jungle Protocol organizzata nell’ambito della biennale House of Today gli ha suggerito un sistema di ombrelloni parasole molto scenografici in vimini chiamati Somewhere Under The Leaves, ad evocare un angolo di pace in mezzo alla giungla. Tutte idee che Marc Dibeh trasforma in oggetti stilizzati.

M&O : Raccontaci come le fiere sono state significative nel percorso della tua carriera.

MD : Dal momento che vivo a Beirut, la scena libanese è il mio territorio d’elezione ma è anche un mercato piccolo, per cui andare a esporre nelle fiere internazionali mi ha spinto a lasciare la mia comfort zone e a pensare in modo diverso, più in grande, di fronte a sconosciuti, un nuovo pubblico non ancora conquistato, con lingua e usi completamente diversi. Questo scambio permette a un narratore di osservare e di analizzare le dinamiche del pubblico e di imparare qualcosa per individuare una propria individualità più definita e acquisire un linguaggio più universale per raccontarsi.

M&O : Perché lo storytelling è così importante per te?

MD : Si tratta di un esercizio che mi appassiona. Bill Clinton una volta ha detto: «Tutti hanno una storia da raccontare, ma quasi nessuno è capace di raccontarla». Ecco, io sono capace. Dietro a ogni storia ci sono delle persone, dei luoghi e dei ricordi, e altrettanti universi che si dischiudono per ogni oggetto. Io racconto molte sfaccettature della mia vita nei miei oggetti, che sia una situazione in cui mi sono trovato o uno dei miei tratti caratteriali, come la mia goffaggine. Penso che l'autoironia a volte dia un vantaggio al mio approccio: sono realista, so che probabilmente non salverò il mondo, e allora mi piace cercare di farlo sorridere.

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M A R C D I B E H

MAISON&OBJET : Cosa ti ha lasciato la collaborazione con M arc Baroud?

M A R C D I B E H : Può succedere che due teste dure trovino un terreno d’intesa, e quando succede il processo creativo è magico. Io e Baroud abbiamo modi di lavorare molto diversi: io ho bisogno di raccontare una storia, magari semplicissima, e da quella far nascere un prodotto. Lui invece ha bisogno di dominare o inventare una materia, vedere un sistema come punto di partenza. E quindi, essendoci tra noi rispetto reciproco, l’unione fa la forza.

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« Dietro a ogni storia ci sono delle persone, dei luoghi e dei ricordi, e altrettanti universi che si dischiudono per ogni

oggetto. »

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M A R C D I B E H

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Dopo avere terminato la sua formazione presso l’Accademia Libanese di Belle Arti e l’ECAL di Losanna, Carlo Massoud si è trasferito a New York per il suo apprendistato. Il suo primo incarico è stato quello di supervisionare l’arredo su misura per i progetti residenziali di alta gamma dello studio Nasser Nakib Architect. Debutta con un progetto personale nel 2014, quando presenta «Dolls» in collaborazione con la galleria Carwan, un’installazione non troppo velata sulla questione del chador.

CARLO MASSOUD

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Mar Mikhayel

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Un approccio plastico che caratterizza l’insieme dei suoi progetti, a metà strada tra il design funzionale e l’installazione artistica, spesso con una riflessione sociale e politica. Allo stesso modo gli idoli della fertilità africana sono tra le fonti di ispirazione di The Autopsy Project, la serie di sedute immaginate con la sorella Mary-Linn Massoud, la fonderia Otto du Plessis ed il sudafricano Andile Dyalvane di Imiso ceramiche. Altre opere, come Boule Capture, lo hanno condotto ad esplorare nuove modalità di utilizzo della lamiera metallica.

C A R L O M A S S O U D

MAISON&OBJET : In che modo la tua esperienza di architetto ti influenza come designer?

CARLO MASSOUD : Ho capito l’importanza di questo tipo di formazione solo in un tempo successivo, poiché essa ha avuto impatti su due aree molto diverse. La prima è quella cartesiana: obbedisce a linee precise, che siano rette o curve, e mi impone una direzione indicandomi la prevalenza della materia. M i arricchisce di dettagli suggeriti dai grandi maestri dell’architettura ma anche di immagini, oggetti della vita quotidiana ed esempi di ergonomia. La seconda area è più libera, seppure confinante con la prima, si è liberata dai vincoli lasciando spazio a un tipo di immaginazione più forte. La ricerca si trasforma in materia/sorpresa/scoperta e la forma si libera. E’ nell’oscillazione tra queste due aree che il mio design prende vita.

M&O : Cosa ti colpisce nel format dell’installazione?

GP : In un paese come il nostro, in cui l’industria quasi non esiste, il design vive grazie a piccole edizioni prodotte da artigiani locali, vendute nelle gallerie o con il passaparola. I l design è esclusivo, unico e costoso. Si tratta di un approccio completamente avulso rispetto a quello industriale, e nella sua specificità ci permette di lasciare ampi spazi alla nostra immaginazione e alla nostra interpretazione personale dell’oggetto. La vita del prodotto si evolve, e si fa scultura. L’oggetto assume desiderabilità.

M&O : I l design può davvero mettersi al servizio di un intento sociale o politico? Come?

GP : Portando emozioni legate a un contesto politico o sociale, il design diventa impegnato. Nel mio caso, io approccio temi come la religione, i diritti delle donne o ancora la distruzione del patrimonio locale e traduco queste idee per mezzo di oggetti o installazioni che mi permettono di lanciare interrogativi al pubblico su questa materia.

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« In un paese come il nostro, in cui l’industria quasi non esiste, il design vive grazie a piccole edizioni

prodotte da artigiani locali, vendute nelle gallerie o con il passaparola. »

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Ringraziamo:

Rabih Kayrouz

Aline Asmar d’Amman, Marc Baroud, Nadine Fares Kahil, Cherine Magrabi, Joy Mardini, Hala Moubarak, Guillaume Taslé d’Héliand

Maria Ziadeh

In partnership con

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115 000 M2

3 000 MARCHI

90 000 VISITATORI

50% INTERNAZIONALI

65% BUYERS

45% SPECIFIERS

Dal 1995, MAISON&OBJET è l’appuntamento internazionale dei professionisti dell’art de vivre, dell'arredamento e del design. Riunisce quasi 3.000 marchi e oltre 90.000 visitatori unici, di cui il 50% internazionali. Creatore di incontri e rivelatore di talenti, il salone offre due volte all'anno nuove fonti d’ispirazione, decodificando le tendenze di oggi e di domani. È quindi un catalizzatore per lo sviluppo e la crescita dei marchi.

Lanciata nel settembre 2016, la piattaforma digitale MOM (MAISON&OBJET AND MORE) riunisce le ultime novità e i prodotti di marchi, produttori, artigiani, progettisti e designer. Fonte inesauribile d’ispirazione quotidiana, permette ai visitatori di avere un contatto diretto con migliaia di brand per tutto l'anno.

Page 26: RISING TALENT AWARDS LEBANON MAISON&OBJET PARIS … · libanese è la molteplicità delle sue influenze. Qui non c'è nessuna dominante culturale, nessun ... spesso progettato in

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