Upload
vuongdung
View
277
Download
2
Embed Size (px)
Citation preview
~ i ~
Associazione Culturale "Giulianova sul Web" - C.F. 91040070673
Rivista Madonna dello Splendore n° 27 del 22 Aprile 2008
Santa Maria dell’Arco a Giulianova
di Andrea Palandrani
Riemerge dal passato un Culto ed una Chiesa nel “tenimento di Giulia”: nel
corso delle mie indagini sulla evoluzione degli insediamenti rurali e signorili nella
zona di Colleranesco, sono affiorati alcuni inediti riferimenti riguardanti Santa
Maria dell’Arco, sito già storicamente noto in relazione al drammatico avvenimento
dell’impiccagione dei tredici Melatinisti per volere del Duca Giosia Acquaviva
intorno all’anno 1430. L’accaduto è stato esposto nei dettagli dagli esimi storici
teramani, dott. Mutio dé Mutij[1], Can. dott. Niccola Palma[2], comm. Francesco
Savini[3] e, tra gli altri, dai Nostri Gaetano dé Baroni Ciaffardoni[4] e avv. Riccardo
Cerulli[5].
Il passo relativo alla narrazione del Muzij recita: “Giosia…avendo nella sua prima
giunta in S. Flaviano fatto chiamare un buon numero di cittadini faticatori, fe’ fare
a forza di braccia un collicello a man manca alla via reale andando da Teramo a S.
Flaviano non discosto dalla Chiesa di S. Maria dell’Arco verso la marina…”; a
questo punto, nella nota aggiunta da Giacinto Pannella nell’edizione del 1893, si
legge: “Un quattro chilometri da Giulianova. Oggi della chiesa di S. Maria dell’Arco
si vedono i ruderi soltanto”.
Dal canto suo, il Palma più approfonditamente scrive: “Quand’ecco sulla
mezzanotte che i tredici Melatinisti vengono arrestati e costretti a marciare per la
strada verso Teramo. Quali molesti pensieri li cruciassero cammin facendo, non
occorre che io mi fermi a ridire. Ma qual dovett’essere il loro abbattimento,
allorchè giunti nelle vicinanze della Chiesa di S. Maria dell’Arco, si accorsero a
dritta di un’eminenza recentemente formata a forza di braccia e di tredici forche
piantate sopra di essa? [...] Alla strada, lungo cui si rappresentò il truce
spettacolo, è venuta quasi a coincidere la nuova Via Distrettuale. La Chiesa della
Madonna dell’Arco è distrutta. Giaceva nel tenimento di Giulia presso i confini del
territorio di Mosciano. Sui ruderi di essa si è fabbricata una casa rurale, di dominio
diretto de’ Sigg. Rossi di Mosciano”. Nel volume terzo della sua monumentale
opera, il Palma menziona anche il momento in cui, morto il Cardinale Francesco di
Acquaviva nel 1725 detentore di una moltitudine di titoli e benefici, viene istituito
il beneficio di S. Maria dell’Arco a favore di tal D. Giacinto Joannucci assieme a
quello di S. Donato a Salino.
Nella cronaca della storia di Giulia che il Ciaffardoni ha composto nel 1861
dedicandola al “Re galantuomo rigenerator d’Italia Vittorio Emmanuele II”,
~ ii ~
l’episodio viene tratteggiato nella notazione biografica del Duca Giosia I: “Questi
per ver dire copre nella storia non grata pagina, per essersi da’ familiari di lui coi
Camplesi eseguita l’uccision dell’intera Famiglia Melatini; per aver pure fatti
appiccare nella Madonna dell’Arca alla distrettuale dodici Melatinisti denominati
Spennati, ed Angelo di Cola Crollo il più caldo di cotal partito”.
Ulteriore comprovata testimonianza della Chiesa è presente nell’agile itinerario
storico-culturale dato alle stampe dal Savini nel 1884 in occasione della
inaugurazione del tronco ferroviario che allaccia Teramo a Giulianova: “Mentre noi
andiam così novellando, la locomotiva ci ha già spinto tra il 6. ed il 7. chilometro
ove scorgiamo a destra e proprio a ridosso della via rotabile un poggetto, nomato
di S. Maria dell’Arco per esservi già stata sopra una chiesina di questo titolo. Tal
luogo è memorabile ne’ fatti storici delle fazioni degli Antonellisti e dei Melatiniani
che nel secolo XV riempivano la città di Teramo di stragi e d’incendii. Siamo nel
1430, allorché il Duca d’Atri Giosia di Acquaviva, da pochi anni signore di Teramo
per opera dei suddetti Melatiniani e stanco di quegli eccidii, deliberò con terribil
rimedio e degno in tutto del fiero animo suo, far rinascere in Teramo la perduta
pace…giunta la mezzanotte, i tredici Melatinisti furono costretti a levarsi e ad
incamminarsi sulla strada che menava a Teramo: pervenuti nelle vicinanze della
sunnominata Chiesa di S. Maria dell’Arco (sui cui ruderi esiste oggi una casa rurale
dei Giordani di Teramo) su tredici forche, all’uopo erette su quell’altura, furono
tutti senz’altro impiccati”.
L’ultima delle rispettabili citazioni l’abbiamo desunta dallo studio del Cerulli,
Giulianova 1860, laddove si legge sia una sintesi, in nota, del medesimo
avvenimento, sia un richiamo nell’elenco dei luoghi di culto di Giulia: “Fuori le
mura: ad ovest, nell’area del vecchio Cimitero, la Cappella di Santa Caterina e,
notevolmente distante, la Chiesa di Santa Maria dell’Arco”.
Successivamente, nel 1965 lo studioso Gaetano Zenobi pubblica un profilo
storico della sua cittadina, Mosciano ieri-oggi, in cui S. Maria dell’Arco viene, con
ragione, menzionata tra le contrade del Comune moscianese in congruità con
l’estensione del passato beneficio situato fra Giulia e Mosciano; tuttavia non
risulterebbe appropriata la collocazione della Chiesa che l’autore propone: “Dal
bivio, formato dalle strade per la stazione, si diparte una via verso est da casa
Durante; dopo circa 200 metri si incontra casa Mandolese, ad 80 metri a nord di
questa era ubicata l’antica Chiesa di S. Maria dell’Arco. […] Anche il luogo di S.
Maria dell’Arco, chiesa campestre esistente nel territorio di Mosciano, doveva
rimanere tristemente celebre per un eccidio ordinato dalla famiglia Acquaviva…”[6].
Poco oltre, lo Zenobi si appella agli scritti del Palma e del Savini per precisare
come sui resti del luogo sacro sia esistita una casa rurale del sig. Rossi, poi
passata in proprietà alla famiglia Giordani di Teramo. Seguendo le dettagliate
indicazioni dello Zenobi, la Chiesa risulterebbe all’interno del territorio comunale di
Mosciano contraddicendo i documenti più innanzi illustrati e tali da invalidare
l’ubicazione e aprendo la prospettiva di un’altra chiesa o comunque di una antica
costruzione.
Infine, un ulteriore passaggio che ha per protagonista la Chiesa di S. Maria
dell’Arco l’abbiamo reperita nella rivista La Madonna dell’Arco di Napoli[7] in cui è
contenuta una dichiarazione del compianto prof. Filippo Paoloni (all’epoca
residente a Roma e proprietario di una villa con annesse masserie nella zona di
Villa Volpe): “…Ho sempre sentito dire che nella mia tenuta (proprio tra il parco e
il Fosso Paolone) affioravano di tanto in tanto delle pietre già appartenenti alla
vecchia chiesa di S. Maria dell’Arco. Anche nella mia famiglia si tramandava la
devozione per questo titolo della Beata Vergine e mia madre durante l’ultima
guerra chiese alla Madonna la grazia della Sua protezione, facendole voto di
dedicarle una Cappella. Questa fu ultimata nel 1968 e attorno ad essa furono
raccolti alcuni resti architettonici della vecchia Chiesa (rocchi di colonne ioniche in
travertino e un architrave rinascimentale in pietra serena). Come pala dell’altare
~ iii ~
mia figlia Emilia dipinse in piastrelle di ceramica una Madonna sotto un arco, con il
mare Adriatico in primo piano e il Gran Sasso sullo sfondo”. Tale cappella privata è
tutt’ora visibile all’interno della recinzione della ex-villa Paoloni in fase di
risistemazione.
Proiettando le considerazione desunte dal nostro studio sulla realtà odierna,
possiamo constatare la attuale posizione di “villa Giordani”, sita in località Villa
Volpe, nella frazione di Colleranesco, comune di Giulianova. Per di più la memoria
degli abitanti del posto ben ricorda le robuste murature sulle quali si ergeva
l’originaria residenza della famiglia teramana andata distrutta in seguito ad una
sfortunata azione di restauro. Basterebbe, quindi, questa notizia a riportare la
chiesa nel territorio di Giulianova. Ma proseguiamo nella ricerca di ulteriori
conferme, magari di natura documentaria.
Cambiando la direzione della mia indagine, ho rivolto l’attenzione dapprima al
Catasto Onciario di Giulianova (1742)[8], poi alla riforma delle circoscrizioni
territoriali ed alla nascita del Comune moderno suddiviso per Stati di Sezione per
la formazione del Catasto provvisorio avvenuta nel periodo francese (1806-
1814)[9].
(Colleranesco di Giulianova, “Villa Giordani” prima del restauro, foto del 1961 in
occasione del matrimonio dell’attuale proprietaria sig.ra Angela Giordani; e
come si presenta oggi, foto I. Pandoli 2007)
Nel primo documento è registrato il seguente notamento: “L’Eminentissimo
Acquaviva, Benef:o di S: M:a ad Arca”[10]. I nominativi dei proprietari o affittuari censiti, con le descrizioni circa l’estensione, la rendita e i confini dei loro beni, nella così detta contrada di S. Maria dell’Arca di Giulia, sono nell’ordine: Stefano
Gualà[11] di Giulia; il Sagro Monte di Musciano; il Sacerdote d. Giuseppe Polidori di Corropoli; il Sagro Monte di Giulia; Blasio Michitelli di Teramo; la Camera Ducale di Giulia; Felice Michitelli di Teramo; il Seminario di Teramo; Andrea di Muzio di Morricone; Floriano Spagnola di Teramo; Niccola Spagnola di Teramo. Tra le
numerose contrade di Giulia annotate nel Catasto Onciario figurano sia la contrada della Madonna dell’Arca che quella di S. Maria dell’Arca[12]; ci piace, inoltre, sottolineare la inedita presenza della contrada di “Colleranesco” che conquista
nuovi anni nella sua prima comparsa ufficiale.
~ iv ~
(A.S.Te, Catasto Onciario, Beneficio di S.Ma. ad Arca)
(A.S.Te, Catasto provvisorio napoleonico (1812), stati di sezione del Comune di
Giulianova, Terza Sezione C detta di Santa Maria dell’Arco)
L’ultima fonte consultata è stata la divisione del territorio comunale di
Giulianova e di Mosciano in tante sezioni quante erano le contrade delle rispettive
Università: “Fatto in esecuzione del Real Decreto del 12 Agosto, ed in conformità
delle Istruzioni Ministeriali del dì I° Ottobre 1809, per servire alla formazione del
Catasto provvisorio”. Sotto la voce “Denominazione delle proprietà o dé luoghi in
cui sono situate”, vengono elencate le località comprese in ciascuna sezione che
nel caso di Giulianova risultano essere sette:
Prima Sezione (A): Cappuccini, S. Rocchetto, via Cupa, via della Retta,
Stradacupa, Strada/via del Molino di Mezzo, via Petta, Brecciola, Marina, Contrada
del Giardino, Strada dei Cappuccini.
Seconda Sezione (B), detta di Palombaje: Molino di Mezzo, Piano di Mezzo, Della
Pera, Strada del Molino di Mezzo, Contrada del Molino di Mezzo, S. Rocchetto,
Strada di Teramo, Colleranesco, Quarchione, Palombaje, Muracche.
Terza Sezione (C), detta di Santa Maria dell’Arco: Fonte delle Noci, Castelletta,
~ v ~
S. Nicolari, Strada del Convento dé S. Sette Fratelli, Fosso Salvio, Campocelletti,
Fonte Rossi, Filetto.
Quarta Sezione (D), detta del Casale: Delli Falconi, Paduni, Casal dé Santi Sette
Fratelli, Case di Accione.
Quinta Sezione (E), detta delle Case di Trenta: Montagnola, Fosso Cupo, Del
Crocifisso, Colle Imperatore, Terra Mozzetta, Colle S. Massimo, Case di Trenta/o,
Colledoro, Fosso di Mustaccio, Campetto, delle Dazj.
Sesta Sezione (F), detta di Giulia: Marina, Strada delle Fornaci, Contrada dé
Cavoni, Strada del Crocifisso, Strada della Madonna.
Settima Sezione (G): Rione della Rocca, Rione di San Francesco, Rione di S.
Pietro, Rione di S. Rocco, Rione della Misericordia, Piazza.
Poiché la denominazione delle sezioni rispecchiava, dove riportata, la più estesa
delle contrade ivi riunite[13], ne deduciamo che la contrada di Santa Maria dell’Arco
doveva essere, oltre che estesa, anche tra le più note ed importanti di Giulianova.
Tuttavia consultando l’elenco degli stati di sezione del Comune di Mosciano, riunito
per l’occasione con quello di Montone, alla lettera (G)[14] si legge: Settima Sezione
detta S. Maria dell’Arco. L’ esito di tali rilievi è la conferma di una località vasta
posta sul confine dei due Comuni, ma nessuna nota riguarda direttamente la
Chiesa.
(Archivio Vescovile Teramo, b. 46, f. 15)
~ vi ~
Risulta altresì mancante un documento d’archivio che informi circa l’edificazione
o la destituzione del luogo di culto dedicato alla Madonna dell’Arco, così come
assenti erano, a tutt’oggi, precise notizie circa l’effettiva posizione della Chiesa;
nell’Archivio Vescovile di Teramo non ne risulta, ad esempio, né una relazione né
una semplice menzione nelle cronache delle visite pastorali nella Collegiata di S.
Flaviano[15]; né tantomeno appare sul “Liber mortuorum”[16] custodito nell’Archivio
della Parrocchia di S. Flaviano, consultato nei suoi primi quattro volumi (1732-
1801). Tuttavia nel fondo relativo ai benefici dell’Archivio Vescovile ho rinvenuto
sette carte catalogate sotto il titolo di Beneficio di S. Maria dell’Arco e datate
settembre-ottobre 1802[17]. Si tratta di un carteggio principiato da un esposto da
parte di due abitanti di Musciano, tali Vincenzo Lorenzi e Domenico Faraone, nei
confronti di tal Giambernardino Gualà di Giulia il quale, “affittatore” del terreno in
cui erano ben visibili i resti della Chiesa di S. Maria dell’Arco, viene segnalato, e
quindi denunciato, alle autorità poiché se ne serviva per fabbricarvi un
ampliamento della propria casa ed utilizzando gli spazi sacri come stalla. L’atto del
ricorso dei sudetti, sottoscritto dal “R.oN.io Marcelo Guerrucci di Muscjano”, “che
implorano le Sovrane provvidenze contro G. Gualà affittatore del Beneficio di S.
Maria dell’Arco per aver profanata una Chiesa diruta”, indirizzato alla “Sacra Real
Maestà”, per esteso recita:
“Vincenzo Lorenzi, e Domenico Faraone di Mosciano Stato d’Atri devotissimi
fedelissimi Vassalli della M.V. con suppliche le rappresentano mossi da quel zelo,
che nutrono all’onor di Dio, e della M.V. nato di cattolico sangue, come nel
tenimento di Giulia con termine a quello della loro Patria vi ha un esteso Territorio
del Beneficio padronato della M.V. sotto il tit.o di S. Maria dell’arco, che si trova
affittato da un tal Villano per nome Giambernardino Gualà, costui si è avanzato
demolire una antica sontuosa fabrica di Chiesa del tit.o suddetto la quale per
ingiuria del tempo, e per qualsivoglia incuria si trovava in difetto, quantunque in
esserle ben fondate e grosse muraglie e queste fracassando del tutto si avvale per
fabricarsi e ingrandir sua casa riducendo la Casa di Dio a stalla di animali, e quella
cosa, che accresce orrore si è che in quell’interno di Chiesa essendovi diverse
sepulture piene di ossami di Cristiani ivi sepolti dal che si deduce che d.a Chiesa
fosse stata recettizia e di maggior culto e custodita, quegli ossami fra quali ponno
esserci meritevoli di divoz.e, togliendogli da loro avelli ove riposavano, gli
trasporta altrove e in aperta campagna, che pure si coltiva gli atterra a fior di
terra da poter esser facilm.e riscalzati anche da animali. Tutto ciò reca universale
scandalo, e ribrezzo d’animo de buoni Cristiani, senza il Gualà se ne faccia
scrupolo, e voglia desistere dalla pessima opera incominciata nella defestabile
invasione de nemici e continua a questi felici tempi in cui Iddio ci ridona la pace e
‘l dolcissimo paterno cristiano governo della M.V. si degni del riparo, e faccia che il
Gualà subisca quel gastigo che merita cotanto reato, e al ristoro di quella Casa del
Sig.Re Iddio il quale dia alla M.V. ogni prosperità, come gli oratori glene implorano,
e farsi procedere, come parrà alla M.V. e a chi parrà profisco senza interessare i
poveri suplicanti che soltanto a quel fine sudetto son semplici denuncianti, e della
grazia quam Deus.
+ Segno di Croce del d.o: Vincenzo Lorenzi, quantunque fosse stato per il
passato letterato, ora dice non risaper scrivere per l’età avanzata, che supplica
V:Sa:
+ Segno di Croce del d.o: Dom.co: Faraoni, che dice essere illetterato, che
supplica V:Sa”[18].
Nella indagine per verificare fatti e notizie sull’esposto, condotta del Preposto D.
Giovan Angelo de Panicis di Tortoreto, documentata nelle altre carte d’archivio,
sono riportate le testimonianze orali di quanti abitavano nella zona a conferma
dell’esistenza di sacri residui dell’antica Chiesa, tra i quali una immagine della
~ vii ~
Madonna dell’Arco. Purtroppo non è documentato l’esito finale di tale questione. In
chiusura, i materiali consultati comprovano la presenza del culto della Madonna
dell’Arco, oltre che l’esistenza della stessa, fino agli albori dell’800; inoltre viene
sciolto il dubbio sulla effettiva e definitiva ubicazione della Chiesa collocata nel
“tenimento di Giulia”. La conclusione vale come un auspicio, che la località giuliese
possa un giorno far propria ed esporre l’originaria denominazione al pari ed anzi
con più diritto del Comune di Mosciano; in più, in nome dell’antico e venerato
Culto, potrebbe sorgere una edicola intitolata proprio alla Madonna dell’Arco
all’interno della vicina Chiesa di S. Giuseppe di Colleranesco.
Note
[1] Mutio dé Mutij, Storia di Teramo Dialoghi sette, con note ed aggiunte di G.
Pannella, Teramo 1893, pp. 134-136; Id., Relatione della Riedicatione della città
di Teramo, Manoscritto Ashburnham 1261 della Biblioteca Mediceo-Laurenziana di
Firenze a cura di L. Artese, pp. 24-26.
[2] Niccola Palma, Storia ecclesiastica e civile della Regione più settentrionale del
Regno di Napoli detta dagli antichi Praetutium, né bassi tempi Aprutium oggi città
di Teramo e Diocesi Aprutina, Teramo 1832, terza edizione (1978), pp. 245-251
vol. II, pp. 420-421 vol. III.
[3] Francesco Savini, Il Comune Teramano nella sua vita intima e pubblica dai più
antichi tempi ai moderni, Roma 1895; Id., Note storiche ed aneddotiche pel
viaggiatore sulla strada ferrata Giulianova-Teramo, Teramo-Roma 1927, ristampa
Teramo (2003), pp.27-30.
[4] Gaetano Ciaffardoni, Cronaca: breve cenno di Castro e Giulia in Abruzzo Primo,
Teramo 1861, pp. 49-50.
[5] Riccardo Cerulli, Giulianova 1860, Teramo 1959, terza edizione (2003), pp.
244-245.
[6] Gaetano Zenobi, Mosciano ieri-oggi, edizioni CETI, Teramo 1965, pp. 29-32;
pp. 61-63.
[7] “La Madonna dell’Arco”, mensile mariano del Santuario Anno 100° N. 5 –
Maggio-Giugno 1991, pp. 19-20.
[8] Archivio di Stato di Teramo, Catasto onciario di Giulianova.
[9] Archivio di Stato di Teramo, Catasto provvisorio napoleonico.
[10] Risulta quindi da questa testimonianza la variante “S. Maria dell’Arca”.
[11] “Stefano Gualà di Giulia have terre lavorative, pietrose, ed inculte, enfiteutiche
di detto Eminentissimo in contrada di S. Maria dell’Arca di tomole nove, ed uno
stoppello, e mezzo, da capo la strada, da piedi il Fiume Trontino, da un lato se
stesso per la canna di Musciano, e l’introito del Molino di Musciano, e dall’altro lato
li Geni di Floriano Spagnola di Teramo, stimato la rendita, dedottene le spese di
colura____________6:30”, A.S. Te, Catasto onciario di Giulianova, p.46.
[12] Le altre Contrade di Giulianova che risultano dal Catasto Onciario sono:
Contrada della Regia Torre di Salinello, delli Cavoni, di Colle Imperadore, di
Cambranno, di Collepizzuto, di Torremozzetta, di S. Massimo, delli Paduli, di
Valfuori, delle Case di Trenta, delli Falconi, del Convento de’ S. Settefrati di Giulia,
~ viii ~
delle Case d’Achione, delle Case d’Acchione, di Fossosalvio, di S. Nicolaro, di
Campo Cillitti, delli Ruzzelli, di Colleranese, della Madonna dell’Arca, di S. Maria
dell’Arca, della Castelletta, di Fonterossi, di Fonterosso, della Fonte delle Noci,
delle piane di Filetto, di Filetto, di Colleranesco, delle Palombare, delle Palombare
delli Ciafardoni di Giulia, della moracca di S. Pietro alle piane, del molino di mezzo
(alle Difenze), del Salziero alle piane di mezzo, delle Piane di mezzo, del Fosso di
Mostacci, di Colle d’oro, detto il Fosso de Losa Mostacci, del Crocifisso, della Cona
del Crocifisso, della montagnola, delli Datis, di S. Rocchetto, della Stradacupa, di
S. Giovanni, della fonte della Brecciola, delle moracche di S. Catarina, del molino
da piedi, della Regia Torre di Trontino, delle moracche di S. Catarina a
Terravecchia, di Terravecchia, della S.S.ma Trinità, del Convento de’ Pri
Cappuccini di Giulia, delle Fontanelle, della Fontanella, di Colle Imperatore, delli
Bregni, delle Fornaci, della Madonna dello Splendore, del Campetto, della Strada
delle Fornaci, delle piane della Marina, delli Magazzeni alle piane della Marina,
della Fontana grande, delli Magazzeni. Altre Contrade fanno riferimento alla zona
di Cologna, all’epoca villa soggetta a Giulia: Contrada di S. Marco, d’Ardenghi,
della costa d’Ardenghi, della strada publica del giuoco del Cascio, delli Valloni, delli
Grascetti, delli Grasceti, delle Volpi, di Cortino, della Bora a S. Maria a Ginestre,
del Versacchio, di Collemagnone, della Masciotta, di Massocco, della Solagna della
Martella, di S. Gregorio, delli Giammartini, del Giuoco del Cascio, della strada del
giuoco del Cascio, della Villa di Cologna, del fosso di S. Martino, di S. Martino alle
piane di S. Salvatore, di Bozzino a S. Salvatore, di Bozzino alle piane di S.
Salvatore, di S. Martino alle coste, delle Coste di Bozzino, di S. Martino a S.
Salvatore, di Bozzino alle coste di S. Salvatore, di Colle Sanni (Ianni), del Vallone,
della Solagna alla fontana di Cologna, della Solagna alla fonte di Cologna, della
fonte di Cologna, delle piane di Casa Gruggiata, di Casa Gruggiata, delle coste di
casa Gruggiata, delle piane di Casa Gruggiata, delle Coste di Langiano, di S. Lucia
di Cologna, delli Turri, della Madonna degli Angeli, del Cordone, delli Turri alle
coste di Langiano della Madonna degli Angeli, di Collegallina, della Fornace alle
coste di Langiano, di Fossocorno, delle Coste di Langiano alla fornace, di
Collepagano, delli Sclocchi, della strada della Fonte di Cologna, della Borea della
Villa di Cologna, della Borea della Madonna degli Angeli, di S. Marco e di S. Nicola
di Cologna.
[13] Cfr. AA.VV., La nascita del Comune moderno e del Ministero dell’Interno
nell’Italia meridionale. 1806-1815, Archivio di Stato, Teramo 2007, p.50.
[14] Gli Stati di Sezione del Comune di Mosciano Montone risultano essere dieci, e
rispettivamente: prima sezione detta di Montone; seconda (senza nome); terza
detta Fonte a Pizzo; quarta detta di Fonte a Luca; quinta detta Convento e
Colledoro; sesta di Mosciano; settima detta S. Maria dell’Arco; ottava (s.n.); nona
di S. Missorio; decima di Colle della Pietra, cfr. A.S.Te, Catasto provvisorio
napoleonico.
[15] Tuttavia il fatto che anche la Chiesa di S. Anna non venga mai nominata
mostra come non tutti i luoghi di culto allora esistenti venissero visitati.
[16] Archivio della Parrocchia di S. Flaviano Giulianova; nel Liber mortuorum sono
annotati nominativi e cause del decesso, talvolta la paternità, la provenienza ed
altre notizie, e comunque sempre la Chiesa di sepoltura.
[17] Archivio Vescovile Teramo, b. 46, f. 15.
[18] Ibid.