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RIVOLUZIONI_SCIENTIFICHE

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Il testo inquadra il percorso che l'uomo ha fatto a partire dall'epoca greca per comprendere il mondo in cui viviamo.

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  • Ti t o l o

    Le rivoluzioni scientifiche

    A u t o reEvandro Agazzi

    Volume edito a cura dellaFONDAZIONE ACHILLE E GIULIA BOROLI

    Progetto graficoStudio CREE Milano

    Realizzazione editorialeREDINT Studio s.r. l .

    Nessuna parte di questo libro pu essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi formao con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza lautorizzazione scrittadei proprietari dei diritti e delleditore

    i n f o @ f o n d a z i o n e a e g b o r o l i . c o mw w w. f o n d a z i o n e a e g b o r o l i . i t

    On line i libri della collana Homo Sapiens

    2008 Fondazione Achille e Giulia Boroli

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2008a cura di Officine Grafiche Novara 1901 S.p.A.

    Edizione fuori commercio

    evandro agazzi

    LE RIVOLU Z IONI S C I E N T I F IC H EE LA CIVILT DELLOCCIDENTE

    FONDAZIONE ACHILLE E GIULIA BOROLI

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  • LA FONDAZIONE ACHILLE E GIULIA BOROLI

    Nel 1998 Achille Boroli, oggi presidente onorario di De AgostiniEditore Spa, ha fondato lente che porta il suo nome e quello dellamoglie Giulia e lo ha dotato di un importante fondo con capitalipersonali; in questa iniziativa si manifesta la precisa volont del fon-datore di continuare a essere concretamente presente allinternodella societ civile con attivit di supporto a enti pubblici e privati,laici e religiosi, gi operanti nel campo della ricerca scientifi-ca, della charity e della cultura nel senso pi ampio del termine. Inquesto ambito, e pi precisamente in conformit con uno degliobiettivi statutari, nata questa iniziativa editoriale che esprime lavolont di supportare la conoscenza e lapprofondimento dei gran-di temi dellattualit da parte delle pi giovani classi di et, al fine difavorire la comprensione del mondo sempre pi complesso e pro-blematico in cui viviamo.Questa iniziativa si affianca a unaltra attivit ormai tradizionale del-la Fondazione, che assegna borse di studio in favore degli studentimeritevoli per favorirne liscrizione allUniversit.Editore di successo, animato da una fede intatta nei valori della cul-tura e della lettura come strumento insuperato di comunicazione,Achille Boroli ha fortemente voluto che la Fondazione realizzasse lacollana di libri che oggi presentiamo ai giovani, fiduciosi che linfor-mazione, la libera riflessione e il pensiero contribuiranno al-la formazione dei cittadini del futuro.

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  • sommario

    Introduzione: a proposito del concetto di rivoluzione13 1. Luso analogico del concetto di rivoluzione14 2. La rivoluzione che dette inizio alla civilt occidentale:

    linvenzione della scienza

    La concezione classica della scienza19 1. Il concetto greco di scienza come sapere pieno,

    in cui la verit affermata con lostensione delle sue ragioni

    20 2. La struttura assiomatico-deduttiva della scienza classica

    22 3. La molteplicit delle scienze 24 4. Grandezze e limiti della scienza greca

    La rivoluzione rinascimentale e la nascita della scienza moderna

    27 1. Gli inizi dellet moderna29 2. La rivoluzione scientifica30 3. I tratti fondamentali della rivoluzione galileiana33 4. La nascita della fisica matematica35 5. La metafisica implicita nella rivoluzione scientifica37 6. Il dualismo cartesiano37 7. La consacrazione kantiana della nuova scienza

    come paradigma del sapere

    Scienza e tecnologia: la civilt delle macchine41 1. Dalla tecnica alla tecnologia43 2. La macchina come modello di intelligibilit46 3. La rivoluzione industriale50 4. La dilatazione senza precedenti del mondo

    artificiale52 5. La seconda rivoluzione industriale59 6. La civilt delle macchine

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  • Le rivoluzioni concettuali della scienza moderna141 1. I tentativi di superamento delle antinomie

    e il programma formalista142 2. Il teorema di Gdel e le sue conseguenze148 3. Le grandi rivoluzioni in fisica: relativit e quanti

    Lampliarsi del panorama delle scienze nel Novecento152 1. I nuovi orizzonti delle scienze biologiche:

    la biologia molecolare157 2. Le tematiche della complessit157 2.1 Complessit computazionale e declino

    del determinismo159 2.2 La non linearit e il caos deterministico163 2.3 Complessit e prospettiva olistica: il tutto e le parti166 3. La scienza come conoscenza fallibile171 4. La teoria generale dei sistemi177 5. La cibernetica e la teoria dellinformazione177 5.1 La cibernetica181 5.2 Applicazioni dellinformatica: informatica

    e scienza del vivente182 5.3 Applicazioni dellinformatica: lintelligenza artificiale185 6. Linterdisciplinarit192 7. Alcune nuove scienze193 7.1 La cosmologia200 7.2 La climatologia206 7.3 Nuovi materiali208 7.4 Le nanotecnologie210 7.5 Il laser

    La tecnoscienza come sistema globale213 1. Lintreccio inestricabile fra scienza e tecnologia216 2. Lautonomizzarsi del sistema tecnologico219 3. La tecnoscienza come nuova unit sistemica

    della civilt attuale221 4. Dalla civilt delle macchine alla civilt tecnoscientifica221 4.1 A proposito di civilt223 4.2 Le difficolt di intervento sul sistema tecnoscientifico226 4.3 Un nuovo senso del problema della neutralit228 4.4 Verso una civilt globale229 4.5 Come conferire un senso alla globalizzazione

    Specializzazione e teorizzazione nel campo delle scienze

    67 1. La specializzazione scientifica68 2. La filosofia come ricerca dei fondamenti

    delle scienze

    Laffacciarsi di nuove discipline scientifiche74 1. Sviluppi scientifici della chimica77 2. I nuovi orizzonti della biologia79 3. Levoluzione e le relative teorie79 3.1 Levoluzione come concetto e come fatto82 3.2. Le diverse teorie dellevoluzione85 3.3 Le metafisiche di sfondo86 3.4 Il caso contro la finalit91 3.5 Limmagine delluomo96 3.6 Dalle teorie dellevoluzione allevoluzionismo98 4. La costituzione delle scienze umane98 4.1 Lallargamento dello scientismo positivista

    allo studio delluomo100 4.2 Scienze della natura e scienze dello spirito102 4.3 La disputa circa le scienze storico-sociali108 5. Dalla scienza economica alla rivoluzione

    Lindagine sui fondamenti nella scienza ottocentesca116 1. La rigorizzazione dellanalisi infinitesimale118 2. Laritmetizzazione dellanalisi120 3. Dallaritmetica alla teoria degli insiemi123 4. La nascita della logica matematica125 5. La rivoluzione insiemistica128 6. Il progetto riduzionista del meccanicismo

    ottocentesco

    La crisi delle scienze esatte tra fine Ottocento e inizi Novecento

    131 1. La vicenda delle geometrie non euclidee133 2. La crisi delle antinomie nella teoria degli insiemi134 3. La nuova concezione del metodo assiomatico 136 4. La crisi del meccanicismo138 5. Lo studio degli inosservabili e la crisi dellintuizione

    in fisica

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  • A Lul

    Gli impatti della tecnoscienza sulla visione del mondo, delluomo e della societ

    230 1. Leredit scientista del positivismo ottocentesco230 2. Le scienze e la conoscenza di tutti gli aspetti

    della realt236 3. La tecnoscienza e limmagine attuale delluomo236 3.1 La naturalizzazione delluomo241 3.2 Lintelligenza artificiale

    Gli impatti della tecnoscienza sul mondo della vita249 1. Il problema della neutralit della scienza251 2. La tecnoscienza in una prospettiva sistemica251 2.1 Lideale della libert della scienza e i suoi limiti252 2.2 I costi della tecnoscienza253 2.3 Il problema del controllo sociale della tecnoscienza254 2.4 La responsabilit della tecnoscienza in una prospettiva

    sistemica260 2.5 Dalla prospettiva sistemica alla razionalit prudenziale261 3. Tecnoscienza e politica262 3.1 Il principio di responsabilit264 3.2 Il principio di precauzione267 3.3 Un esempio concreto: il problema dellambiente

    Scienza e religione271 1. Considerazioni storiche274 2. La religione e il problema della vita276 3. Il conferimento di senso al mondo della vita278 4. I diversi mondi compresi nel mondo della vita281 5. Il problema dellAssoluto283 6. La fede e le fedi287 7. Fede religiosa e razionalit

    291 Conclusione295 Indice dei nomi

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  • Introduzione: a proposito del concetto

    di rivoluzione

    1. Luso analogico del concetto di rivoluzioneIl termine rivoluzione ha unetimologia latina diretta

    nel nome re v o l u t i o, il quale significa dal pi al meno un girare at-torno, un ruotare attorno a qualcosa, e tale significato si conser-va ancor oggi quando, parlando dei movimenti della terra, distin-guiamo un movimento di rotazione attorno al proprio asse da unsecondo movimento, quello appunto di rivoluzione attorno al so-le. Questa terminologia la pura e semplice prosecuzione di un usolinguistico il cui documento pi famoso il titolo stesso delloperadi Copernico, De revolutionibus orbium coelestium (Sulle rivolu-zioni delle orbite celesti), vale a dire dellopera che ha rivoluzio-nato lastronomia e in un certo senso ha dato inizio alla vicenda cheha condotto alla nascita della scienza naturale moderna. del tuttoovvio, peraltro, che quando diciamo che quellopera ha rivoluzio-nato lastronomia diamo a questo termine un significato ben di-verso da quello di un moto attorno a qualche cosa; intendiamo, in-fatti, che lastronomia stata sconvolta nelle sue concezioni fonda-mentali, che stata riorientata in un senso profondamente diverso. Non si coglie alcun nesso apparente fra il primo significato di tipofisico e il secondo significato di tipo concettuale del termine rivo-luzione e infatti un tale nesso di natura logica o concettuale nonesiste. Il secondo significato una derivazione piuttosto tardiva diun cambiamento di denotazione che il termine rivoluzione ha re-gistrato a partire dalla fine del Seicento, vale a dire quando esso fuusato per denotare uno sconvolgimento socio-politico di grandeportata e risonanza, il cui esempio paradigmatico costituito dallarivoluzione francese. Proprio in ragione di questo riferimento privi-legiato il vocabolo rivoluzione ha finito col restringere il suo si-gnificato diretto, allambito politico, designando mutamenti dellor-dine costituito realizzati in modo rapido, brusco, spesso violento, ecomunque sfociati in un ordinamento radicalmente nuovo. Per que-

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  • tradizione. La storia di questo corso quella che ancor oggi si stu-dia nelle nostre scuole e che (dopo una sorta di preludio dedicatoalla preistoria e una rapida introduzione dedicata alle antiche civiltdel Mediterraneo orientale) inizia in modo esplicito con la storia delmondo greco, poi di quello romano che assorbe e prosegue il primoe innesca la storia dEuropa, le cui vicende si intrecciano e ramifi-cano in funzione dei popoli che assumono in quel contesto un ruo-lo sociale, politico e militare preponderante. Questo mondo non siqualific come occidentale agli inizi, e tuttavia gi in epoca romanachiamava Oriente il complesso dei territori che si affacciavano sulMediterraneo orientale e, a maggior ragione, quelli quasi del tuttosconosciuti che si incontravano ancor pi a est. Con la scoperta e lasuccessiva conquista dellAmerica il mondo europeo si aggreglimmensit di questo continente, di questo Nuovo Mondo, che siubicava a occidente dellEuropa e, a partire da quel momento, las-se della storia europea si spost dal Mediterraneo allAtlantico, os-sia verso occidente. I territori doltre Atlantico venivano rapida-mente assumendo le caratteristiche fondamentali della cultura eu-ropea, oltre che adottare le lingue delle potenze europee che li ave-vano colonizzati e, dopo aver conquistato nel corso dellOttocentola propria indipendenza rispetto agli antichi colonizzatori, finironocon il costituire assieme allEuropa una civilt abbastanza omoge-nea che, non essendo appropriato chiamare europea, risult natu-rale chiamare occidentale.Sono molte le caratteristiche che distinguono questa civilt occiden-tale dalle altre che hanno avuto rispetto a essa storie quasi comple-tamente separate fino al Novecento, e che se ne differenziano perusi, costumi, tradizioni, credenze religiose, concezioni del mondo,istituzioni sociali e politiche, espressioni artistiche e letterarie. Eb-bene, fra le caratteristiche pi marcate dellOccidente, che non han-no avuto lequivalente presso altre civilt, dobbiamo annoverare spe-cialmente la scienza, concepita nel modo con cui noi oggi la consi-deriamo in tutto il mondo e che ormai ha acquisito una dimensioneplanetaria. Essa non solo nata in Europa nella sua forma moderna,e di l passata ad altre parti dellOccidente, ben prima di essere as-sorbita anche altrove, ma le sue radici si incontrano proprio alle ori-gini della civilt occidentale e si pu dire che rappresentino quelle-lemento rivoluzionario rispetto al mondo mediterraneo in cuiquesta civilt nasceva che ne ha subito contrassegnato loriginalite lidentit.

    Introduzione: a proposito del concetto di rivoluzione 1514 Le rivoluzioni scientifiche

    sto fa parte ormai delluso corrente parlare di rivoluzione americanae di rivoluzione inglese, entrambe anteriori alla rivoluzione francese,cos come di rivoluzione russa, rivoluzione messicana, rivoluzione fa-scista, rivoluzione cubana e via dicendo. Ci indica che quella di ri-voluzione diventata una categoria storiografica dai contorni un posfumati, ma sostanzialmente delineata. Luso analogico di questoconcetto si intensificato con lapplicazione a processi di duratapiuttosto lunga e riguardanti cambiamenti profondi a livello socialee culturale piuttosto che politico-istituzionale. Gli esempi pi note-voli sono quello di rivoluzione industriale e quello di rivoluzionescientifica. Se ne potrebbero citare molti altri, ma non avrebbe mol-to senso, dal momento che leccessivo proliferare dei fenomeni chia-mati rivoluzioni nei campi pi disparati ha finito, come spesso ac-cade, col rendere equivoco piuttosto che analogico il significa-to di questo concetto. Riteniamo pertanto pi ragionevole conser-varne la portata analogica, riconoscendo lopportunit di qualificarecome rivoluzionario, in campi anche molto diversi, un processo dicambiamento profondo e relativamente rapido, dotato di una com-plessit di aspetti, ramificazioni e conseguenze, che sia sfociato in unmodo sostanzialmente diverso di concepire o costituire lambito en-tro cui si prodotto. In particolare, poi, quei mutamenti che hannoavuto ripercussioni tangibili anche in ambiti pi vasti che non quel-lo in cui si sono verificati, e specialmente ambiti di tipo culturale es o c i a l e .

    2. La rivoluzione che dette inizio alla civilt occidentale: linvenzione della scienza

    Non facile ritagliare, nel grande corso della storia, ci-vilt distinte, anche perch tali distinzioni si basano su criteri al-quanto diversi e talora sovrapposti, da quello cronologico a quellogeografico, etnico, linguistico, politico, religioso e via dicendo. unfatto, comunque, che lo studio della storia ci fa individuare le civiltpassate come entit concrete e non come costrutti convenzionali (sipensi alle civilt egizia, greca, romana, cinese, indiana, maya, azte-ca, incaica, per fare solo qualche esempio). Fra queste civilt si an-novera in particolare quella che chiamiamo occidentale e che si ve-nuta costruendo lungo una storia pi che bimillenaria il cui corsonon si mai interrotto per il semplice fatto che esso stato regi-strato e di esso si conservata la memoria in seno a una concreta

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  • giungere questo ulteriore obiettivo non pi sufficiente attenerci aquanto ci fornisce le s p e r i e n z a immediata delle cose, ma dobbiamofar intervenire la ragione, la quale in qualche modo chiarisce chequanto constatiamo non casuale, bens rientra in un quadro gene-rale entro cui risulta s p i e g a b i l e. Lesigenza di comprendere e spiega-re connaturata alluomo ed conseguenza del suo essere un ani-male ragionevole; pertanto tutte le civilt hanno cercato di soddi-sfarla, di solito producendo miti cosmogonici o proponendo conce-zioni animistiche di singole realt o eventi. Ci che, invece, inco-mincia a manifestarsi nellEllade a partire dal VI secolo a.C. lesi-genza di rendere esplicite le ragioni attraverso una d i m o s t r a z i o n e,la quale sia capace di rifarsi a p r i n c i p i u n i v e r s a l i e non pi a raffigu-razioni o storie singole, per lo pi soltanto immaginate. In tal modola spiegazione dei modi di apparire delle cose fu ricercata nel c h e c o-s a esse sono, cio nella loro n a t u r a o e s s e n z a, e nelle cause che le pon-gono in essere. Venivano cos poste esplicitamente a tema, accantoalle esigenze delle m p i r i a, anche quelle del l o g o s.In questa ricerca di ragioni generali al posto di spiegazioni ad hocescogitate caso per caso, e di un metodo d i m o s t r a t i v o per stabilirle,possiamo riconoscere i tratti distintivi che separano il sapere pre-scientifico da quello scientifico. Pertanto possiamo osservare che(come gi si detto) Babilonesi ed Egizi conoscevano parecchi esem-pi pratici di soluzione corretta per problemi aritmetici e geometrici,ma soltanto i Greci hanno fornito la dimostrazione delle proprietg e n e r a l i dei numeri e delle figure di cui quegli esempi non erano checasi particolari, e con ci fornirono anche la r a g i o n e della loro cor-rettezza. Dovrebbe pertanto esser chiaro in quale senso, pur ricono-scendo senza esitazione che parecchie conoscenze che oggi chia-miamo scientifiche erano state acquisite da varie civilt, nessuna diqueste era pervenuta alla creazione della s c i e n z a in senso vero e pro-prio. Questa creazione un evento storico rivoluzionario di enormeportata, che incomincia a prodursi agli inizi della civilt greca mache, proprio per il fatto di aver inaugurato una nuova forma di sape-re e di pensare , rimasto come caratteristica costante di tutta la ci-vilt o c c i d e n t a l e che a partire da essa si sviluppata. Gi in seno al-la civilt greca questa rivoluzione condusse ben presto alla costitu-zione di alcune discipline che possiamo chiamare s c i e n z e anche nelsenso moderno; questa la ragione per cui dedicheremo ora una cer-ta attenzione alla presentazione delle caratteristiche di quel modello

    Introduzione: a proposito del concetto di rivoluzione 17

    Queste affermazioni richiedono alcuni chiarimenti. In primo luogodobbiamo renderci conto che quando indaghiamo la scienza delpassato, o di altre civilt, lo facciamo inevitabilmente sulla base delnostro modo attuale di concepire la scienza e, pi concretamente,considerando questa come un repertorio di discipline che includesostanzialmente le scienze matematiche e le cosiddette scienze na-turali, ciascuna delle quali contiene un vasto campionario di co-noscenze. In base a questo criterio non difficile riconoscere, peresempio, che i Babilonesi possedevano un numero rispettabile diconoscenze astronomiche e matematiche, che avevano permessoloro di costruire calendari molto precisi e di apprestare regole dicomputo corrette per numerosi problemi concreti, e lo stesso si de-ve ripetere per gli antichi Egizi (ma anche, per esempio, per i Maya,gli Aztechi o i Cinesi). Analogamente possiamo rilevare conoscenzeafferenti alla biologia, alla botanica e zoologia, alla medicina. La lo-ro caratteristica per altro generalmente quella di conoscenze par-ticolari utilizzate nella soluzione di problemi pratici di vario tipo.Ci non vuol dire che fossero rudimentali; anzi, le straordinarie rea-lizzazioni architettoniche di tante civilt del passato, ottenute conmezzi materiali assai poveri, presuppongono una genialit ingegne-ristica e la capacit di dominare e combinare tante conoscenze an-che astratte che hanno indotto seri studiosi a vedere in esse le ve-stigia di competenze teoriche assai avanzate (e non pervenuteci per-ch tenute segrete e tramandate solo per tradizione orale poi estin-tasi). Questa prospettiva non scorretta, ma sorvola su un aspetto fonda-mentale della scienza quale noi la intendiamo e conosciamo, quellodella sua c o s t r u z i o n e t e o r i c a, che si aggiunge alla componente dellac o n s t a t a z i o n e d i f a t t o e permette poi di spingere la conoscenza mol-to al di l di quanto semplicemente constatabile. proprio su que-sto punto che la civilt greca ha introdotto quella rivoluzione dacui nata la filosofia e, con essa, la scienza nel senso occidentale cheancor oggi persiste ed diventata patrimonio comune dellumanit,e ci semplicemente per il fatto che i Greci hanno elaborato un nuo-vo ed originale modello del sapere.Tale modello pu essere brevemente schematizzato cos: quandoaspiriamo a conoscere nel modo pi pieno e adeguato una certarealt, non possiamo limitarci ad appurare c h e essa esiste e a descri-vere accuratamente c o m e fatta, ma dobbiamo anche cercare dicomprendere p e r c h esiste ed fatta cos come ci appare. Per rag-

    16 Le rivoluzioni scientifiche

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  • di scienza che chiameremo classico. Vedremo infatti, nel seguito,che le rivoluzioni che si sono prodotte in seno alla scienza occiden-tale, a partire da quel modello classico, sono altrettante tappe fon-damentali per meglio comprendere la storia dellOccidente.

    18 Le rivoluzioni scientifiche

    La concezione classicadella scienza

    1. Il concetto greco di scienza come sapere pieno, in cui la verit affermata con lostensione delle sue ragioni

    Un fatto di capitale importanza che le caratteristiche in-dicate in precedenza come requisiti specifici della scienza greca nonemergono come risultato di unanalisi compiuta dai posteri, e inparticolare dai filosofi della scienza, bens furono pienamente enun-ciate e riconosciute proprio dai filosofi greci dellepoca, i quali mi-sero in risalto la differenza che sussiste fra il semplice possesso del-la verit e lautentico sapere. Non si tratta di unanalisi di poco con-to. Infatti del tutto spontaneo identificare il sapere con il possessodella verit, e in particolare far consistere il sapere in una collezionedi conoscenze, ossia di proposizioni vere. Tuttavia sin dai pri-mordi del pensiero greco emerse lesigenza di garantire il posses-so della verit e, in tal senso, Parmenide (nato nel 540 a.C.) distin-se tra v e r i t e o p i n i o n e, affermando che la prima si conquista sol-tanto applicando i rigorosi argomenti del l o g o s, i quali possono ob-bligarci a respingere quanto sembrerebbe evidente ai nostri sensi,affidandosi ai quali si rimane nel regno fallace delle opinioni. Cos,per esempio, la verit consiste tipicamente secondo questo filosofo nel negare la molteplicit degli enti e il divenire (ossia il muta-mento), alla cui esistenza viceversa credono coloro che si affidanoalla testimonianza dei sensi. Tuttavia appare evidente che non tuttele opinioni sono false e che, pertanto, il vero problema quello didistinguere tra o p i n i o n e (anche vera) e s a p e re. Questo problema affrontato da Platone (428-348 a.C.), che ne d una soluzione poi ri-presa e approfondita da Aristotele (384-322 a.C.). Una volta defini-to vero un discorso che dice come stanno realmente le cose, e rico-nosciuto che fra le opinioni ce ne sono molte di vere in questo sen-so, Platone osserva (nel dialogo M e n o n e) che il loro possesso non qualcosa di stabile nella mente (si pu facilmente cambiare opinio-ne), a meno che venga rinsaldato da un ragionamento che ne mo-

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  • La concezione classica della scienza 2120 Le rivoluzioni scientifiche

    strazione, o ragionamento corretto, consiste in una concatenazionedi proposizioni nella quale la verit delle premesse si trasmette ne-cessariamente anche alle conclusioni. I filosofi e i matematici svilup-parono e affinarono una lunga pratica di simili ragionamenti, ma fusolo con Aristotele che essi divennero oggetto di unesauriente teo-ria, la l o g i c a, nella quale si identificavano le forme di alcuni schemideduttivi corretti e si mettevano in luce anche tante forme scorrettedi ragionamento. Utilizzare lo strumento dimostrativo per dare laragione di una proposizione vera, pertanto, significava trovare al-cune premesse vere da cui questa potesse esser dedotta come conse-guenza logica necessaria, ma chiaro che in tal modo si ripresenta ilproblema di come garantire la verit di tali premesse, problema chenon si risolve n regredendo allinfinito, n muovendosi in circolo,poich allora non si potrebbe garantire la verit di nessuna proposi-zione. Pertanto ogni dimostrazione deve partire da p re m e s s e i n d i-mostrate e indimostrabili e, se a questa condizione formale aggiun-giamo lulteriore requisito che una dimostrazione non vuole esseresoltanto una deduzione formale, bens il modo per f o n d a re un sape-re e garantire la verit dei suoi contenuti, si dovr anche dire che lepremesse primitive e indimostrabili debbono essere v e re di per s,ossia, come pure si dice, e v i d e n t i. Esse devono apparire tali alla no-stra intuizione intellettuale (al n o u s, che diverso dal l o g o s a r g o-mentante) e, per distinguerle dalle premesse assunte in modo sol-tanto ipotetico, sono spesso chiamate p r i n c i p i. In conclusione, quin-di, per i Greci un sapere autentico quello che si fonda su principievidenti, universali e necessari, dai quali sono dedotte con ragiona-menti corretti conclusioni vere, e se capita che le conclusioni dedot-te rigorosamente dai principi entrino in collisione con quanto atte-stato dallesperienza, non saranno mai i principi a essere smentiti,ma semmai il valore di verit delle risultanze di osservazione (comeParmenide aveva affermato). Tuttavia la strada feconda, seguita inparticolare da Aristotele, sar quella di trovare interpretazioni deidati di esperienza che si accordino con i principi.Quello qui abbozzato in modo intuitivo il m e t o d o a s s i o m a t i c o, pre-sentato come struttura canonica del sapere. In un dato ambito di ri-cerca si tratta di organizzare le conoscenze in modo che, individuatialcuni enunciati primitivi (chiamati a s s i o m i o p o s t u l a t i a seconda delloro grado di generalit piuttosto che specificit), le rimanenti pro-posizioni risultino rigorosamente dimostrabili a partire da essi. Lascelta di tali enunciati primitivi si basa sulla loro evidenza. In forza

    stra la ragione. Il termine greco e p i s t m e (che quello usato ancheda Platone e Aristotele in questo contesto) viene di solito tradottocon scienza, ma al giorno doggi noi diamo a questo termine un si-gnificato ristretto, mentre nella filosofia greca significava, appunto,s a p e re nel senso pi pieno e genuino, ma indipendentemente daicontenuti cui tale sapere si applichi. Unaltra osservazione: nel grecodegli antichi filosofi appare molto spesso il termine a i t a (con i suoiderivati), che viene usualmente tradotto con causa. In realt essoha, come il precedente, un significato assai pi ampio, che noi do-vremmo tradurre oggi con lespressione la ragione per cui, e taleragione solo in certi casi pu esser costituita da una causa come lapensiamo noi (ossia come un qualcosa che produce un qualcosadaltro come suo effetto). Tutto questo chiarisce pertanto che, se-condo il modello di conoscenza esplicitamente teorizzato dalla filo-sofia greca, il s a p e re autentico si raggiunge solo quando, dopo averappurato una verit, si anche in grado di darne la ragione, ossia didarne i l p e r c h . Non esagerato quindi sostenere che con i Greci siintroduce nella civilt linvenzione del perch, la quale costituiscea un tempo la nascita della filosofia e della scienza, dal momento che,in particolare, viene direttamente applicata anche in quei settori chenoi chiamiamo scientifici nel significato moderno del termine.

    2. La struttura assiomatico-deduttiva della scienza classicaIn che consiste il dare le ragioni, il mostrare perch?

    I Greci diedero a queste domande una risposta precisa: significa of-frire una d i m o s t r a z i o n e. Il sapere autentico un sapere dimostrativo,ossia argomentato e fondato in base a ragionamenti corretti. In que-sta scelta si radica quel r a z i o n a l i s m o greco che poi rimasto il carat-tere distintivo (anche se non esclusivo) dello stile intellettuale del-lOccidente: immaginazione mitica, rivelazioni, autorit, emozioni esentimenti non sono garanzie di sapere, anche se possono entrare afar parte di certe condizioni concrete del sapere. Tuttavia questa im-postazione lascia aperte, o addirittura pone, alcune domande: inche consiste una dimostrazione?, ossia una concatenazione l o g i c a(cio conforme alle esigenze del l o g o s) di ragionamenti? E in chemodo pu una dimostrazione garantire la verit della conclusione ditale catena?.A entrambe le questioni dedicarono molte riflessioni i filosofi e il lo-ro risultato pi maturo stato codificato da Aristotele. Una dimo-

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  • La concezione classica della scienza 2322 Le rivoluzioni scientifiche

    te p r a t i c h e e sono letica (che studia le regole della buona vita indi-viduale) e la politica (intesa come scienza della maniera corretta divivere nella collettivit). Finalmente si ricerca molto spesso un sape-re in vista del fare e produrre risultati o oggetti concreti; le scienzeche si propongono tali fini sono dette p o i e t i c h e o anche a r t i in unsenso tuttavia diverso da quello attuale. I Greci infatti chiamavanot c h n e larte di produrre qualcosa in modo efficace e conoscendo leragioni di tale efficacia, e quindi applicavano tale concetto a diverseattivit produttive di particolare levatura e anche alla medicina, al-larte oratoria, a diverse professioni, come diremmo oggi, senzache ci implicasse relazioni con la bellezza, come invece stata inte-sa da noi larte a partire dallet romantica.Di fronte a questo elenco non difficile rendersi conto che il con-cetto moderno di scienza si ristretto quasi esclusivamente a due so-le fra le scienze classiche, la matematica e le scienze fisiche, il che sa-rebbe in fin dei conti un fenomeno storico senza conseguenze nega-tive se non fosse stato accompagnato anche dal fatto che tutto il re-stante ambito delle scienze classiche, che come abbiamo pi volte ri-petuto coprivano lambito generale del sapere, viene escluso, da par-te di molti moderni, dal campo del sapere. Insomma, oggi diffusala tendenza a non ammettere che esistano dei veri e propri saperi aldi fuori dei molti saperi scientifici, e questa unautentica perdita,dal momento che finisce col restringere ingiustificatamente quel-limpianto di r a z i o n a l i t che la civilt classica aveva istituito come sti-le intellettuale dellOccidente. Talvolta si sente giustificare un simileatteggiamento affermando che, al di fuori delle scienze fisico-natu-rali, non si riescono a raggiungere adeguati livelli di rigore dimo-strativo e oggettivit, ma questa osservazione ignora che le caratteri-stiche della scientificit (e in generale del sapere) non sono ricalca-bili su un unico modello, ancorch particolarmente ben riuscito. Lostesso Aristotele, per esempio, nelle pagine iniziali dellEtica a Nico-m a c o osservava che nella scienza etica non possibile, data la natu-ra della materia trattata, conseguire il medesimo grado di rigore di-mostrativo che si raggiunge in matematica (e che del resto non si rag-giunge neppure nella fisica), ma aggiunge subito che chi pretendes-se un tal rigore in etica sarebbe altrettanto stolto che colui che, in-vece, si accontentasse in geometria di dimostrazioni soltanto proba-bili e non necessarie.Merita di essere sottolineata la profonda identit di struttura fra e p i-s t m e e t c h n e, che viene spesso oscurata dalla distinzione moderna

    di questa struttura, unautentica scienza (ossia un autentico sapere)risulta dotata di universalit, necessit e certezza. Lapplicazione picelebre di questo modello del sapere costituita dagli E l e m e n t i d iEuclide, che sono appunto costruiti secondo tale metodo assiomati-co, ma di esso stata tentata lapplicazione in molteplici campi, siapure con gradi di successo assai diversi. Esso ha costituito la spinadorsale della costruzione della matematica occidentale fino ai nostrigiorni (pur andando incontro a mutamenti profondi di cui diremo asuo tempo), ma ha trovato ampia applicazione anche nelle scienze fi-siche. Per esempio, adottato nei P r i n c i p i a di Newton ed usato indiverse presentazioni di altre teorie fisiche attuali, quali la meccani-ca quantistica. Ma forse ancor pi essenziale il fatto che, anchequando si lascino cadere i requisiti dellevidenza e persino della ve-rit (come accade nelle epistemologie contemporanee), le t e o r i es c i e n t i f i c h e continuano a esser concepite come costrutti ipotetico-deduttivi aventi il fine di s p i e g a re, ossia di dar ragione dei feno-meni che esse studiano; ma su questo punto si dovr tornare a tem-po debito.

    3. La molteplicit delle scienzeProprio perch il concetto classico di scienza altro non era

    che quello di un sapere inteso in senso pieno, non era vincolato allatrattazione di contenuti di un certo tipo (come accade invece per ilconcetto moderno di scienza), ma aspirava a investire tanti contenu-ti diversi, pur dovendo registrare eventualmente livelli di applicazio-ne pi o meno perfetti a seconda delle materie trattate. Una prima ripartizione, che troviamo in Aristotele, riguarda le f i n a-l i t per le quali si ricerca un sapere e, secondo questo filosofo, essesono tre. La prima si d quando si cerca di sapere unicamente con ilfine di conoscere come stanno le cose; le scienze che perseguonoquesto fine sono chiamate t e o re t i c h e e sono tre: la fisica (che studiagli enti materiali), la matematica (che studia entit astratte ricavatedalla considerazione degli enti concreti) e la metafisica (che studia larealt in quanto tale, ossia i principi primi che valgono per qualun-que tipo di realt e che, in particolare, arriva anche a stabilire lesi-stenza di realt non materiali e che non si possono conoscere me-diante i sensi). La seconda si d quando si ricerca un sapere in vistadellagire correttamente, ossia per conoscere come si deve condurrela propria esistenza: le scienze che perseguono questo fine sono det-

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  • La concezione classica della scienza 2524 Le rivoluzioni scientifiche

    logiche le proposizioni empiriche note, ma non deve sfuggirci chele proposizioni immediatamente vere si trovano a l l a f i n e della dedu-zione e, ben lungi dal ricevere dalle ipotesi la garanzia della loro ve-rit, sono esse che danno alle ipotesi un certo grado, per altro sem-pre rivedibile, di plausibilit.Tenendo conto di questo fatto si pu comprendere perch la civiltgreca abbia prodotto una splendida e ricca matematica, ma una fisi-ca quasi trascurabile. Per le matematiche, infatti, lo schema classicoera perfettamente applicabile (in quanto in esse gli assiomi si pote-vano ritenere verit primitive in base a cui si giustificano i teore-mi) mentre, per le ragioni anzi dette, esso appare una camicia di for-za poco adatta alle scienze empiriche. Di fatto, tentando di applica-re tale modello anche alla scienza della natura, sia gli antichi sia i me-dioevali cercarono di fondarla sulla determinazione di essenze, diprincipi e di cause universali, le cui verit e certezza fossero pi for-ti e pi garantite che non quelle delle singole conoscenze empiriche,che avrebbero dovuto risultare come loro corollari. Ne venuta unascienza naturale aprioristica, metafisicizzata, largamente arbitraria edogmatica, rispetto alla quale doveva prodursi soltanto nel Rinasci-mento la rivoluzione scientifica. Lunica eccezione in questo campoera costituita dallastronomia, il cui vantaggio consisteva nel prestar-si a essere una sorta di grande applicazione della geometria e del cal-colo matematico. Non comunque cosa da poco che matematica eastronomia costituiscano due scienze autonome, con i tratti fonda-mentali che hanno conservato in tutta la storia dellOccidente, gi inseno alla civilt greca.

    fra il c o n o s c e re e il f a re. ben vero che l e p i s t m e, ossia la scienza, ilsapere pieno, si caratterizza per il possesso della verit accompagna-to dalla conoscenza delle ragioni (dei perch e delle cause,per usare la terminologia classica), ma altrettanto vero che la t c h-n e non il semplice s a p e r f a re (ossia il possesso di unabilit esecuti-va, affinata da esperienza e addestramento), ma deve anche accom-pagnarsi con la conoscenza delle ragioni per le quali tale fare ef-ficace, e tali ragioni sono indicate con gli stessi termini (conoscereil perch e la causa) anche nel caso della t c h n e. Anzi, i discorsi cir-ca le p i s t m e e la t c h n e sono talmente analoghi, per esempio in Pla-tone e Aristotele, che sembrano quasi indistinguibili, ma ci non de-ve stupire, poich, come si visto, anche le arti rientrano fra lescienze, sono le scienze del fare e produrre.

    4. Grandezze e limiti della scienza grecaVogliamo ora considerare, allinterno della cultura greca,

    le scienze intese nel senso ristretto che noi diamo a questo concettoe non difficile rendersi conto che, in alcune di queste, essi rag-giunsero altezze sbalorditive, e in altre viceversa conseguirono pro-gressi piuttosto modesti. Paradossalmente, la ragione di questo fattorisiede nelleccesso di perfezione cui si ispirava il modello della ri-cerca di un sapere assolutamente certo, universale e necessario, si-curo nei suoi fondamenti grazie a un impianto rigorosamente de-duttivo. Un ideale del genere finiva col precludere la strada a quelleche noi oggi chiamiamo scienze sperimentali. Ci accadeva per-ch, come si visto, tra le m p i r i a e il l o g o s esso finiva col privilegia-re in misura troppo cospicua il secondo, anche a scapito della prima.La cosa si pu cogliere facilmente analizzando il ruolo svolto dallad e d u z i o n e logica nello schema classico del sapere e in quello dellescienze empiriche moderne. Nel primo, il compito della deduzioneera quello di p a r t i re dalle proposizioni pi evidentemente vere, perfarne poi discendere la verit alle proposizioni dedotte, che trovava-no nelle prime il loro fondamento e avevano, in genere, un caratteresubordinato. Nel caso delle scienze empiriche quali oggi le ricono-sciamo, invece, il cammino inverso: in esse le proposizioni che sipossono ritenere immediatamente vere e meglio garantite sono quel-le che descrivono singoli fatti desperienza. Quando poi vogliamospiegarle, ben vero che escogitiamo ipotesi e cerchiamo di mo-strare deduttivamente che da esse discendono come conseguenze

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  • La rivoluzione rinascimentalee la nascita della scienza

    moderna

    Ogni periodizzazione storica in qualche misura conven-zionale e, per quanto riguarda la storia dellOccidente, diverse pro-poste sono state avanzate per fissare una data, sia pure essenzial-mente simbolica, per segnare il passaggio dal Medioevo allet mo-derna. Ciascuna di queste trova una giustificazione in seno al parti-colare punto di vista adottato.

    1. Gli inizi dellet modernaFra le periodizzazioni ha finito col prevalere quella che

    colloca linizio dellet moderna nel 1492, ossia con la scoperta del-lAmerica da parte di Colombo. Ecco lesempio di un evento assaiimprobabile e quasi fortuito, che non pu certo esser qualificato co-me rivoluzionario, ma in seguito al quale il corso della storia presein breve tempo un andamento totalmente diverso, dando inizio, co-me gi abbiamo accennato in precedenza, a una storia politica vera-mente occidentale (e non pi soltanto europea o eurocentrica),caratterizzata dalla decadenza del Mediterraneo e dallassurgere alrango di protagonisti dei paesi che si affacciavano sullAtlantico. Ilvantaggio di tale data anche quello cronologico di cadere como-damente quasi alla fine di un secolo e di segnare, sempre sul pianopolitico, lesordio di una nuova fase storica caratterizzata dal rapidocostituirsi dei primi stati nazionali (Francia, Spagna, Inghilterra) edal tramonto delle concezioni universalistiche del potere (imperialie feudali) che avevano caratterizzato il Medioevo. Quando ci si eleva al di sopra della semplice considerazione dellastoria politico-militare, per spostarsi sul piano pi ampiamente cul-turale, questa transizione viene generalmente presentata come ilpassaggio dal Medioevo al Rinascimento, passaggio estremamentecomplesso che alcuni storici hanno interpretato come una rottura,altri come unevoluzione rapida ma senza soluzioni di continuit, e

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  • La rivoluzione rinascimentale e la nascita della scienza moderna 2928 Le rivoluzioni scientifiche

    nale delle scienze, un settore sul quale in passato non si era incentra-to un particolare interesse. In realt il fenomeno ben pi comples-so: la nascita della s c i e n z a n a t u r a l e fu possibile grazie a un r i p e n s a-m e n t o r a d i c a l e e d e s p l i c i t o del concetto classico di scienza, che con-dusse a proporre, nel campo dello studio della natura, un nuovo m o-dello di conoscenza. Questo continu a esser chiamato scienza madifferiva non poco dal modello classico e fin abbastanza rapidamen-te col diventare il paradigma di riferimento del concetto di scienza.

    2. La rivoluzione scientificaUn criterio che si rivela prezioso ogni volta che si vogliano

    individuare origini o priorit in campo storico quello di non illu-dersi di poter stabilire quando una certa idea, affermazione, prassi sisiano presentate d i f a t t o per la prima volta, poich ci sar semprela possibilit di suggerire che, per lo meno in modo implicito, o ma-gari in modo esplicito ma puramente casuale, le stesse cose sono sta-te dette o pensate o applicate ancor prima. Molto meno problemati-co (anche se non sempre facile) risulta invece stabilire quando cosedel genere siano emerse nella storia in modo esplicito e consapevole;solo quello pu essere considerato, in senso pieno, il momento dellaloro nascita storica. Questa avvertenza risulta ancor pi opportunaquando la novit di cui si tratta venga considerata come lesito diuna certa r i v o l u z i o n e, dal momento che le rivoluzioni si consumano ossia si esprimono in eventi decisivi entro un intervallo di tempo ab-bastanza breve (ovviamente, misurato con il metro degli eventi stori-ci), ma sono p re p a r a t e da una gestazione storica di solito tanto pilunga e complessa quanto pi profonda e significativa la rivoluzio-ne stessa. Gli storici non hanno difficolt ad ammetterlo a propositodelle rivoluzioni politiche (per esempio, nel caso della rivoluzionefrancese o di quella russa), ma lo stesso vale, in particolare, anche aproposito della nascita della scienza moderna, nascita che ormai en-trato nelluso considerare come il risultato di una rivoluzione.Da quando stato diffuso il termine rivoluzione scientifica (ossiacon la pubblicazione del libro The scientific re v o l u t i o n di RupertHall nel 1954) si sono moltiplicati gli studi dedicati a mostrare quan-to lunga sia stata la preparazione (durata almeno due secoli) di que-sta rivoluzione, ed ovvio che la descrizione di tale preparazione di-penda molto dalla scelta di quelle che si considerano le caratteristi-che specifiche fondamentali della nuova scienza. Ci limitiamo a in-

    che include anche una sorta di preludio, chiamato Umanesimo. si-gnificativo che questa svolta rivoluzionaria venga presentata comeuna rinascita (un ri-nascimento), e ci giustificato dal fatto che lanuova atmosfera culturale fu caratterizzata da un fervoroso sforzo direcupero e riappropriazione della cultura classica greca e latina, at-tinta nelle sue fonti originali.Come conseguenza di questo fatto, lidea del Rinascimento tuttoraprevalente presso il grande pubblico quella di unepoca di straordi-naria fioritura letteraria e artistica, iniziatasi in Italia e giunta qui allasua massima fioritura nel Cinquecento, diffusasi poi in tutta Europa,dove conobbe il suo apice nel secolo successivo, accompagnata dalsorgere di nuove filosofie e da profondi sconvolgimenti sul piano re-ligioso (la Riforma protestante e le sue conseguenze). Da questo cro-giuolo di varie componenti scatur la civilt che oggi chiamiamo mo-derna. Bench non falsa o superficiale, tale visione manca di uno de-gli elementi fondamentali che entrano a costituire la grandezza del Ri-nascimento e che, in particolare, fanno di tale et lo spartiacque dacui inizia let moderna. Si tratta del fatto che il Rinascimento ha re-cato alla storia dellumanit il contributo grandissimo della creazionedella scienza, nel senso di una specifica e ben individuata attivit co-noscitiva e pratica delluomo quale ancor oggi noi la concepiamo epratichiamo: non eccessivo affermare che essa il vero marchio di-stintivo dellet moderna, non soltanto perch non trova adeguato ri-scontro in epoche precedenti, ma anche e soprattutto perch ha con-tribuito a determinare il volto di questa et (nel bene e nel male) inmisura preponderante rispetto ad altri, pur non trascurabili, fattori. Questa affermazione pu suscitare perplessit, collocandosi dopo chesi trattato della storia plurisecolare della scienza in epoche antece-denti a questa sua presunta nascita rinascimentale, ma non devesorprendere se si tiene conto di quanto affermato nellintroduzione,ossia che noi facciamo storia della scienza proiettando nel passato ilnostro modo attuale di concepire la scienza e chiamiamo scientifichecerte discipline che sono tali ai nostri occhi, isolandole da contesti incui erano saldamente inserite e che noi non saremmo disposti a con-siderare scientifici. In base a tale criterio si riconosce facilmente chematematica e astronomia si erano costituite come scienze autonomegi nellantichit classica (come gi si sottolineato), e la novit del Ri-nascimento costituita dalla nascita della scienza naturale. Con ci,tuttavia, il discorso rimarrebbe monco, perch si potrebbe pensareche si tratt soltanto di aggiungere un settore al catalogo tradizio-

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  • La rivoluzione rinascimentale e la nascita della scienza moderna 3130 Le rivoluzioni scientifiche

    delle sostanze naturali (ossia dei corpi fisici), tale impresa cono-scitiva non pu aver successo se si pretende di cogliere la loro es-senza intima, mentre pu conseguire risultati se ci si accontenta diconoscere alcune propriet (affezioni) di tali sostanze. Questa pre-cisazione espressa in forma talmente esplicita e concisa che vale lapena di riportarla integralmente. Scrive Galileo nella terza lettera aMarcus Welser sulle macchie solari:

    [...] o noi vogliamo specolando tentar di penetrar lessenza veraed intrinseca delle sustanze naturali; o noi vogliamo contentarcidi venire in notizia di alcune loro affezioni. Il tentar lessenza lhoper impresa non meno impossibile e per fatica non men vana nel-le prossime sustanze elementari che nelle remotissime e celesti[...]. Ma se vorremo fermarci allapprensione di alcune affezioni,non mi par che sia da desperar di poter conseguirle anco nei cor-pi lontanissimi da noi, non meno che nei prossimi.1

    In questo breve passo possibile cogliere la consapevolezza di unasvolta e p i s t e m o l o g i c a proposta per la conoscenza della natura, ossiala rinuncia a quella ambizione di cogliere lessenza che era sembratasino ad allora fondamentale per istituire un vero sapere, ripiegandosullobiettivo pi modesto di conoscere soltanto alcuni accidenti(avrebbero detto i filosofi con terminologia scolastica) delle realt fi-siche, e tuttavia continuando a considerare questa come una c o n o-s c e n z a, una conoscenza dunque di altro tipo rispetto a quella che so-pra abbiamo chiamato filosofica. Per quanto decisiva ed epocale, una simile scelta non avrebbe con-dotto alla nascita della scienza naturale moderna se non si fosse ac-compagnata anche ad altre scelte decisive. In primo luogo occorre-va che le propriet dei corpi scelte come oggetto di studio non fos-sero qualsiasi, bens di un tipo particolare, e Galileo opta decisa-mente per quelle che sono quantificabili e matematizzabili, dandoun paio di ragioni distinte di questo privilegiamento. La prima che,fra le qualit che noi attribuiamo ai corpi, ve ne sono alcune legatestrettamente ai sensi del soggetto che le percepisce (colori, odori, sa-pori, suoni e via dicendo) e altre che, viceversa, sono tali che nessunoggetto fisico pu esser pensato senza di esse (la figura, il numero, laposizione nello spazio e simili). Queste ultime sono dunque qualitoggettive o accidenti reali ed facile vedere che sono quelle quan-

    1 Galileo Galilei, Edizione Nazionale delle Opere di G.G., Barbera, Firenze 1929-1939, 20voll., vol. V, pp. 187-188.

    dicare quelle pi rilevanti e comunemente riconosciute, le quali cor-rispondono ad altrettante cause della nascita della scienza moder-na che i diversi autori sostengono. Per alcuni il motore principaledella rivoluzione scientifica stata la critica alla fisica aristotelica; peraltri stato il diffondersi di uno spirito naturalistico in seno alla cul-tura rinascimentale; per altri ancora si tratta dellabbandono dellametodologia deduttiva, a favore di quella induttiva, nello studio deifenomeni naturali; per altri, infine, il passo essenziale stato lado-zione di strumenti matematici nellindagine degli aspetti quantitatividelle realt fisiche, con esplicita esclusione delle caratteristiche qua-litative. Ciascuna di queste indicazioni coglie correttamente unaspetto importante di quel complesso fenomeno che stato il costi-tuirsi della scienza moderna, ma nessuno di essi merita il riconosci-mento di fattore decisivo o determinante che gli viene talora asse-gnato. Analizzandoli singolarmente infatti (cosa che qui non faremo) fa-cile mostrare che ciascuno di essi era stato sviluppato in modi e mi-sure ragguardevoli gi in epoche anteriori, o da parte di studiosi ri-nascimentali che tuttavia non avevano prodotto alcuna scoperta oteoria scientifica, come Bernardino Telesio (1509-1588), GiordanoBruno (1548-1600), Tommaso Campanella (1568-1639) e lo stessoFrancesco Bacone (1561-1626), che infatti nessuno considerascienziati, ma piuttosto filosofi. Ed giusto chiamarli in questomodo, dal momento che essi, pur volgendo il loro interesse allo stu-dio della natura, continuavano a proporsi un tipo di conoscenza n o ndissimile da quello della tradizione classica e che, per comodit,chiameremo conoscenza filosofica della natura. Perch la scienza naturale moderna nascesse era necessario che inmodo e s p l i c i t o e c o n s a p e v o l e venisse superato questo modello dellaconoscenza a proposito della natura materiale, dopo di che anchetutti gli altri fattori sopra menzionati avrebbero potuto confluire inuna sintesi unificante. Questo passo fu compiuto da Galileo Galilei(1564-1642) che, proprio per questo, occupa una posizione di pri-missimo piano nella fondazione della scienza moderna.

    3. I tratti fondamentali della rivoluzione galileianaGalileo in perfetto accordo con la tradizione nel consi-

    derare la scienza come sinonimo di sapere, di conoscenza, ma affer-ma esplicitamente che almeno in un caso particolare, ossia in quello

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  • La rivoluzione rinascimentale e la nascita della scienza moderna 3332 Le rivoluzioni scientifiche

    Da ultimo va sottolineato che Galileo supera esplicitamente anche iltradizionale concetto di osservazione, intesa come uso diretto deisensi. Sia nella pratica sia nella teoria, egli ricorre sistematicamenteagli s t r u m e n t i, che gli servono tanto per compiere le osservazioniquanto per predisporre gli esperimenti. Con ci si inaugura la con-sapevolezza che losservazione scientifica normalmente uno s s e r v a-zione strumentale, con tutte le conseguenze epistemologiche che cicomporta (consapevolezza ancor oggi assente presso non pochi filo-sofi della scienza che hanno ritenuto di ridurre al contenuto dellepercezioni sensibili il momento osservativo delle scienze). L u s odello strumento non solo indispensabile per effettuare certe sco-perte fattuali (come quelle ottenute mediante luso del cannocchia-le e annunciate da Galileo nel S i d e re u s n u n c i u s, e che Keplero nonera stato in grado di controllare osservando il cielo semplicemen-te perch non era riuscito a fabbricarsi un cannocchiale adeguato),ma anche per raggiungere la necessaria accuratezza negli esperimen-ti e per effettuare le m i s u r a z i o n i indispensabili per passare dalle qua-lit alle quantit e alle vere e proprie g r a n d e z z e fisiche. Con ci siinaugura pure quel connubio fra scienza e tecnologia che diventersempre pi stretto con lavanzare della scienza moderna.In conclusione, con Galileo nasce esplicitamente la scienza modernain base a certe condizioni chiaramente delineate: essa riguarda spe-cificamente la natura corporea; di essa indaga solo alcuni attributi,che sono quelli quantificabili, misurabili e matematizzabili; le sue af-fermazioni vengono garantite da un intreccio di matematica ed espe-rienza che si articola nel metodo sperimentale; il suo accesso allarealt avviene mediante luso di appositi strumenti. N Galileo n isuoi immediati successori pensarono che tale modello di scienza do-vesse applicarsi a tutti i campi del sapere, ma questa consapevolezzaepistemologica venuta diluendosi proprio man mano che si svilup-pava la cultura moderna.

    4. La nascita della fisica matematicaOltre a quanto gi osservato va detto che Galileo ha ap-

    plicato il suo nuovo metodo scientifico in concreto non tanto allostudio dei corpi fisici, quanto in sostanza a un solo problema, quel-lo del moto dei corpi materiali (il cosiddetto moto locale), inizian-do in tal modo la disciplina scientifica della m e c c a n i c a. I suoi suc-cessori approfondirono questo solco e nel volgere di un paio di se-

    tificabili, misurabili, matematizzabili. Per questo Galileo potr asse-rire, in un altro famoso passo, che il libro della natura scritto in ca-ratteri matematici e che non possibile leggerlo senza possedere ta-le linguaggio. La seconda ragione che nella matematica si conseguela certezza delle dimostrazioni in un grado che solo di poco infe-riore alla certezza che in proposito raggiunge lintelletto divino.Quindi una scienza della natura orientata allo studio delle caratteri-stiche quantitative dei corpi e capace di leggerle, esprimerle e trat-tarle matematicamente era destinata a dire cose vere circa la realt, eanche a raggiungere quella certezza che lantico ideale di scienza esi-geva. Il rischio era che, in tal modo, si proponesse una scienza naturaleaprioristica, dedotta da puri assiomi matematici (come accadr pocodopo a Cartesio). Galileo invece consapevole della decisiva impor-tanza, accanto alle matematiche dimostrazioni, delle sensateesperienze, ossia del ruolo imprescindibile svolto dalla conoscenzasensibile, erede in ci dello spirito aristotelico che aveva trovato con-tinuit anche in seno alla tradizione scolastica. Solo che egli comple-ta e supera linduttivismo di Bacone, in quanto non sostiene che leproposizioni in cui si formula la conoscenza scientifica si raggiungo-no raccogliendo e vagliando numerosi e differenziati risultati di os-servazione, bens che esse vengono dapprima formulate come i p o t e-s i (egli dice supposizioni) e poi controllate mediante e s p e r i m e n t i.Con ci egli imposta la scienza naturale su una nuova base metodo-logica, introducendo consapevolmente ed esplicitamente il m e t o d os p e r i m e n t a l e come suo strumento principe. Grazie a esso viene sal-vaguardato laspetto del rigore deduttivo della conoscenza scientifi-ca. Infatti lo scienziato, muovendo da una conoscenza empirica, for-mula unipotesi che dovrebbe essere in grado di cogliere il fenome-no nella sua generalit e da questa deduce un certo enunciato di ti-po empirico che ne sarebbe una conseguenza logica. Passa poi a pro-durre artificialmente la situazione cos dedotta (esperimento) e, sequesta si realizza effettivamente, lipotesi viene confermata e si ritie-ne di aver conseguito una conoscenza vera di quel dato aspetto del-la realt. Se viceversa la situazione risultante dallesperimento noncollima con quanto dedotto dallipotesi, questultima deve esseremodificata. O meglio, Galileo osserva finemente che lipotesi cometale continua a valere come un modello matematicamente possibiledi un qualche fenomeno fisico, ma non pu essere considerata comedescrizione di quanto realmente accade in natura.

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  • La rivoluzione rinascimentale e la nascita della scienza moderna 3534 Le rivoluzioni scientifiche

    vazioni ed esperimenti, ma soprattutto grazie a un crescente livellodi trattazione matematica. Non va infatti sottovalutato il fatto che lacostruzione e soprattutto gli sviluppi della meccanica (che ancor og-gi viene detta talora razionale) poterono e anzi dovettero giovarsidi progressi nel calcolo infinitesimale, alla cui esplicita fondazionecontribuirono in modo largamente indipendente Newton e Gott-fried Wilhelm Leibniz (1646-1716) e al cui sviluppo si dedicarono ipi grandi matematici del Settecento i quali lo applicarono anchecontinuamente alla trattazione dei problemi della fisica. Il culminedi questa traiettoria pu esser considerato il trattato di GiuseppeLuigi Lagrange (1736-1813), M e c c a n i c a a n a l i t i c a (1788), che unificain forma originale tutta una serie di impostazioni e contributi dovu-ti a molti autori che avevano tradotto in problemi e teoremi di ana-lisi infinitesimale tutta una serie di leggi, principi e metodologie del-la meccanica, cosicch si pu dire che, alla fine del Settecento, lascienza naturale per eccellenza (giacch anche altre scienze avevanocominciato a svilupparsi) era la f i s i c a m a t e m a t i c a ed proprio que-sta, come vedremo, che fin con lincarnare il paradigma della scien-tificit in quanto tale.

    5. La metafisica implicita nella rivoluzione scientificaAuguste Comte (1798-1857), padre del positivismo otto-

    centesco, ha enunciato uno schema secondo il quale, a suo giudizio,si articola la storia di un settore di conoscenza che pervenga a pienamaturit. Si inizia con uno stadio teologico in cui i fenomeni sonospiegati come effetto di cause soprannaturali, si passa a uno stadiometafisico in cui i fenomeni vengono compresi e spiegati in base aprincipi universali e astratti e si culmina con lo stadio positivo (os-sia quello scientifico) in cui ci si limita alla scrupolosa registrazionedei dati empirici e, al massimo, di certe regolarit nel presentarsi deifenomeni, senza avventurarsi in interpretazioni e spiegazioni. Que-sto schema non corrisponde affatto a uneffettiva ricostruzione del-levoluzione storica delle scienze, ma diventato un modo di pensa-re diffusissimo presso il grande pubblico. Ma la concezione positivi-sta ignora un aspetto fondamentale della conoscenza (che vale ancheper la conoscenza scientifica): ogni conoscenza di qualcosa di nuovo resa possibile dalla presenza di un precedente quadro di riferi-mento conoscitivo che costituisce lo sfondo implicito grazie alquale il fatto nuovo appare i n t e l l i g i b i l e, ossia comprensibile allin-

    coli portarono questa disciplina ai massimi fastigi, tanto da suscitarela convinzione (come vedremo) che essa fosse in grado di trattaretutti i fenomeni fisici, il che equivaleva a ritenere che materia e mo-vimento fossero sufficienti per comprendere e spiegare lintero mon-do naturale.Il primo grande scienziato che raccolse leredit di Galileo (richia-mandosi anche esplicitamente a lui) fu Isaac Newton (1642-1727)che gi nel 1687 ossia solo una cinquantina danni dopo la pubbli-cazione dellopera scientifica maggiore di Galileo, i Discorsi e dimo-strazioni matematiche intorno a due nuove scienze (1638) pubblica-va un trattato mirabilmente completo e articolato della nuovascienza, i Principi matematici della filosofia naturale2 nei quali ma-teria e moto costituiscono entit primitive che si conservano, mentre introdotta la forza come causa della variazione del moto (accelera-zione). Le forze considerate sono in numero molto ridotto: oltre aquella del rimbalzo elastico fra corpi che si urtano, quella della pres-sione che un corpo esercita su un altro per contatto e le forze cen-trifughe e centripete, la nuova forza introdotta da Newton e che go-verna i pi svariati moti dei corpi fisici quella di gravitazione. Conquesti pochi elementi, e utilizzando una rigorosa trattazione mate-matica, Newton riusc a costruire, rispettando la struttura assiomati-ca prediletta dalla scienza classica, un quadro del mondo fisico in cuirientravano correttamente una grande variet di fenomeni, dalla ca-duta dei gravi, al moto del pendolo, alle orbite dei pianeti del siste-ma solare, mentre nellaltra sua importante opera, lO t t i c a, applica-va i principi meccanici allo studio dei fenomeni luminosi. Anchegli,come Galileo, accompagnava le sue trattazioni tecnicamente scienti-fiche con riflessioni di tipo epistemologico e metodologico nelle qua-li si nota, accanto a una sostanziale adesione alle prospettive galileia-ne, un pi accentuato spirito empirista, un ruolo maggiore attribui-to allinduzione, mentre linvito galileiano a non tentar lessenzadiviene la prescrizione di rifuggire dal ricorso a qualit occultenella spiegazione dei fenomeni, attenendosi soltanto a quanto ma-nifesto in esperienza o pu essere reso tale. Nellultimo scorcio del Seicento e durante il Settecento la meccani-ca conobbe sviluppi rigogliosi, coprendo ambiti sempre pi ampi edifferenziati di fenomeni fisici, non soltanto grazie a scoperte, osser-

    2 Isaac Newton, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, London 1687, tr. it.Principi matematici della filosofia naturale, UTET, Torino 1965.

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  • La rivoluzione rinascimentale e la nascita della scienza moderna 3736 Le rivoluzioni scientifiche

    6. Il dualismo cartesiano

    Sarebbe troppo facile, ma anche superficiale e scorretto,affermare che questa metafisica implicita nella rivoluzione scientifi-ca era m a t e r i a l i s t a. Infatti che cosa pi razionale che postulareprincipi materiali per spiegare i fenomeni della natura materiale?Galileo e la maggior parte dei suoi successori mantennero chiaro chequesta scienza riguardava soltanto il mondo fisico. Tuttavia inne-gabile che il fascino della nuova scienza inclinava altri intellettuali asostenere che t u t t o i l re a l e fosse spiegabile ricorrendo a tali principi,e questa era per davvero unestrapolazione verso una m e t a f i s i c a m a-t e r i a l i s t a che preoccup non pochi ambienti culturali e che, in par-ticolare, spinse Ren Descartes o Cartesio (1596-1650) a proporreun ben noto compromesso, distinguendo d u e s o s t a n z e separate, lamateria, caratterizzata secondo lui dallestensione nello spazio (re se x t e n s a) e lo spirito immateriale (re s c o g i t a n s); la scienza totalmen-te competente nel primo campo e non tocca il secondo, che il set-tore esclusivo di competenza della metafisica e della teologia. Non interessa per ora discutere i limiti e gli inconvenienti di questodualismo. Sta di fatto che lo stesso Cartesio costru modelli mec-canici del vivente, compreso luomo nei suoi aspetti non strettamen-te spirituali, ma diversi autori non accettarono le sue cautele e re-strizioni e, in particolare, negarono ogni realt spirituale e diederodelluomo stesso una lettura totalmente materialista; si pensi alla fa-mosa opera di Julien Offray de La Mettrie (1709-1751), L u o m o m a c-c h i n a (1748). Da quel momento la possibilit e il rischio di estrapo-lazioni fatte a partire dalla scienza nella direzione di una metafisicamaterialista si sono ripetute nella storia e continuano anche oggi, purnon essendo giustificate dalla scienza, ma riposando soltanto su unam e t a f i s i c a i m p l i c i t a i cui titoli debbono essere discussi e vagliati conargomenti, appunto, metafisici e non ristrettamente scientifici.

    7. La consacrazione kantiana della nuova scienza come paradigmadel sapere

    Iniziando la Prefazione alla seconda edizione della C r i t i c adella ragion pura (1787), Immanuel Kant (1724-1804) chiarifica qua-li debbano essere le caratteristiche di un autentico sapere, che eglicontinua a chiamare scienza in conformit con la terminologia tra-dizionale. Esse sono il requisito della cumulativit (ossia il fatto di re-

    telletto. Questo quadro di riferimento che ci permette di interpre-tare i d a t i grezzi in modo che diventino f a t t i costituisce il momen-to e r m e n e u t i c o (ossia interpretativo) preliminare a ogni discorso as-sertorio ed corretto chiamarlo un orizzonte m e t a f i s i c o in uno deidue sensi fondamentali che questo concetto ha conosciuto lungo lastoria del pensiero. In un senso particolare, la metafisica una dot-trina degli aspetti o dimensioni della realt che non rientrano nelmondo dellesperienza sensibile (ed in questo senso che la scienzan a t u r a l e moderna esclude il ricorso alla metafisica come appello arealt soprasensibili per spiegare i fenomeni naturali). In un altrosenso, gi esplicitato da Aristotele, la metafisica lo studio delle ca-ratteristiche della realt in quanto tale, e dunque dei concetti eprincipi pi universali del reale, quelli che si incontrano in qualun-que realt e che, pertanto, sono allopera in qualunque tipo di cono-scenza. Non solo, ma questo discorso si deve ripetere anche per lostudio di settori o tipi pi particolari della realt: per ciascuno di es-si esistono concetti e principi caratteristici che costituiscono il qua-dro ermeneutico generale di riferimento per quel dato studio e que-sti concetti e principi, pur potendosi ritenere ottenuti a partire dal-lesperienza, non hanno natura empirica o sensibile.Queste due condizioni valgono anche per la costituzione della scien-za naturale moderna. Non solo essa utilizza, specializzandoli, princi-pi metafisici g e n e r a l i come quello della permanenza della sostanza(la massa, il moto, lo spazio e il tempo) e dellazione di cause (le for-ze), ma accanto a questi ne utilizza altri p a r t i c o l a r i, che si possono ri-condurre alla visione dellantico a t o m i s m o di Democrito ed Epicu-ro, secondo cui tutti i corpi naturali sono costituiti da atomi mate-riali indivisibili sottoposti unicamente alle forze di reciproca colli-sione durante il loro cadere nel vuoto per effetto del proprio peso.Gi Galileo enuncia occasionalmente la sua adesione a questa meta-fisica della natura, che viene accolta in modo del tutto esplicito daNewton e da una larga schiera di suoi immediati predecessori e suc-cessori, diventando il quadro ermeneutico di riferimento invisibiledi tutta la meccanica newtoniana, che in sostanza una meccanicac o r p u s c o l a re, o del punto materiale (ente ideale dotato di massa eprivo di dimensioni spaziali) sottoposto allazione di varie forze chene mutano il moto. Grazie a manipolazioni matematiche rese possibili dal calcolo infini-tesimale, questa meccanica potr essere estesa anche ai sistemi dipunti, costituenti in particolare i solidi e i fluidi.

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  • La rivoluzione rinascimentale e la nascita della scienza moderna 3938 Le rivoluzioni scientifiche

    surge a paradigma della conoscenza e del s a p e re i n g e n e r a l e, e ci se-gna in modo esplicito la transizione alla m o d e r n i t che proprio perquesto si caratterizza per un suo modo specifico di concepire la r a-z i o n a l i t . Non un caso che Kant viva nellet dellIlluminismo e ab-bia addirittura dedicato uno scritto al tema che cos lIllumini-smo. Fa parte del comune modo di pensare considerare lIllumini-smo come lepoca della celebrazione della ragione, ma raramente cisi rende conto che il tipo di razionalit pi influente era quello new-toniano, ossia quello della nuova scienza. Voltaire (1694-1778), unodei padri riconosciuti dellIlluminismo, pubblicava nel 1718 gli E l e-menti della filosofia di Newton, mentre la sua amante, la marchesa diChtelet, traduceva in francese i P r i n c i p i a del grande scienziato in-glese. Si determinava cos nella stessa Francia la vittoria del newto-nianesimo sul cartesianesimo, che ebbe comunque anche fonda-menti di natura strettamente scientifica. Anche se non sarebbe cor-retto ridurre la razionalit dei lumi alla semplice razionalit scien-tifica, fuori dubbio che il culto del cosiddetto spirito scientificoera generale e si accompagnava pure a un impegno nella diffusionedella cultura scientifica, anche di tipo divulgativo.Possiamo dire in conclusione che, pur non annoverando il Settecen-to, sul piano strettamente scientifico, figure eccezionali e contributioriginali come quelli dovuti nel Seicento a Galileo, Cartesio, Fermat,Newton, Leibniz, Harvey, Malpighi (ed essendo caratterizzato dal-lopera di notevoli continuatori e sistematori dei cammini da costo-ro aperti), nel Settecento che si consolida una vera e propria cul-tura scientifica e si plasma in maniera definitiva il volto della civiltmoderna, cos come del resto accade sul terreno politico (dopo lapreparazione del Cinquecento, nel Seicento si consolidano le for-me degli stati moderni, ma solo nel Settecento si compie la rotturadefinitiva con le strutture medioevali e le loro eredit e sorgono glistati veramente moderni). Come si visto, la rivoluzione scientifi-ca ha recato un apporto notevolissimo (e tuttora non sufficiente-mente valutato) alla costituzione di questa civilt moderna, apportodi cui non tardarono a manifestarsi effetti profondi anche sulla vitadella societ civile.

    gistrare effettivi progressi e acquisizioni) e quello dellaccordo fra glispecialisti del relativo campo dindagine. La disciplina che, tradizio-nalmente, era stata ritenuta come il paradigma della scientificit erala metafisica, ma proprio a proposito di questa regina di tutte lescienze che la storia del pensiero ha mostrato lassenza dei due re-quisiti sopra enunciati, cosicch la domanda fondamentale cui sipropone di dar risposta la Critica della ragion pura una sola: se siapossibile la metafisica come scienza. Lavvio alla ricerca di una ri-sposta dato da una c o n s t a t a z i o n e d i f a t t o: ci sono almeno due di-scipline che hanno raggiunto lo statuto sicuro di scienza, la matema-tica e la fisica; la prima sin dallantichit, la seconda molto pi tardipoich (dice Kant scrivendo nel 1787) non passato pi di un se-colo e mezzo circa da quando, dopo gli stimoli di Bacone, uominicome Galileo, Torricelli e Stahl hanno iniziato la nuova scienza spe-rimentale della natura. Per quanto concerne la metafisica, invece,nulla di tutto questo accaduto. Pertanto, nel caso di matematica e fisica, non si domanda se sianopossibili come scienze: c h e esse lo siano posto fuori dubbio e quin-di si tratter di vedere c o m e sono possibili, nella speranza di trarreda tale studio indicazioni di carattere generale che valgano per ogniscienza possibile e, in base a esse, comprendere p e r c h la metafisi-ca (tradizionalmente intesa) non sia riuscita a conseguire un similestatuto scientifico. Lesito di questa indagine che si ha conoscenzasoltanto se lintelletto applica ai contenuti delle intuizioni sensibili leforme pure (o categorie) che lo costituiscono. Il risultato di questoincontro la sintesi a priori che costruisce gli o g g e t t i della cono-scenza, i quali sono solo fenomeni e non le cose in se stesse, ma pos-sono essere conosciuti in modo universale, necessario e certo. Nonha qui interesse esporre come Kant elabora, sia nella prima C r i t i c asia in altre opere, lulteriore sviluppo di questo modello conoscitivomostrandone lapplicazione dettagliata alle scienze naturali, n comein base a esso giunga ad affermare che in ogni tipo di conoscenza vtanto di scienza quanto vi di matematica. Non ci soffermiamo nep-pure a precisare come egli giustifichi linsopprimibile adesione del-luomo alle idee metafisiche tradizionali, riducendola a una fededi tipo morale, mentre recupera un senso tutto suo di metafisica co-me scienza concependola non pi come studio delle caratteristichepi universali dellessere, bens delle caratteristiche pi universali ea priori del conoscere. Quanto ci interessa semplicemente consta-tare il fatto che, con Kant, la scienza fisico-matematica moderna as-

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  • Scienza e tecnologia: la civilt delle macchine

    1. Dalla tecnica alla tecnologia utile impiegare una distinzione terminologica, quella fra

    t e c n i c a e t e c n o l o g i a, distinzione facilitata lessicalmente dal fatto cheentrambi questi sostantivi esistono in italiano e nelle lingue neolati-ne, mentre in inglese, per esempio, il sostantivo astratto t e c h n o l o g ycopre entrambe le accezioni, pur esistendo i due aggettivi distinti t e-c h n i c a l e t e c h n o l o g i c al3. La distinzione che intendiamo proporre ovviamente convenzionale ma, come tutte le convenzioni, si giusti-fica in base alla sua ragionevolezza e utilit. Senza entrare in troppe sottigliezze, diremo che la tecnica corri-sponde a quella caratteristica fondamentale della specie umana percui essa sopravvive e progredisce adattando lambiente esterno a sestessa, invece che adattandosi allambiente, come accade per le altrespecie animali. Secondo un altro modo di esprimersi, si suol direche ci corrisponde al fatto che l homo sapiens anche h o m o f a b e r(e, si pu aggiungere, che f a b e r in quanto s a p i e n s, non meno diquanto sia s a p i e n s in quanto f a b e r). Tutte cose ben note e sottoli-neate, in base alle quali si riconosce che luomo, sin dalle sue origi-ni, stato inventore di s t r u m e n t i, di u t e n s i l i, di a r t e f a t t i, cosicch ilsuo e c o s i s t e m a ossia il sistema nel quale vive e del quale vive sempre stato un intreccio di naturale e artificiale (o, come talora sidice, di natura e cultura). Chiamiamo invece tecnologia quellaforma particolare di tecnica che lumanit ha sviluppato utilizzandoe applicando le conoscenze della scienza naturale moderna. Si trattaquindi di una sottoclasse della tecnica che ha potuto svilupparsi daprincipio presso quelle popolazioni che avevano dato inizio allascienza naturale moderna e che, per lungo tempo, ne sono rimastele cultrici pressocch esclusive (ossia le popolazioni dellOccidente)

    3 Si veda in particolare il capitolo quarto dellopera: Evandro Agazzi, Il bene, il male e lascienza, Rusconi, Milano 1992.

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  • Scienza e tecnologia: la civilt delle macchine 4342 Le rivoluzioni scientifiche

    usano. Inoltre, per quanto il suo scopo apparente sia quello di pro-durre qualcosa, tale produzione non ha pi il fine e il senso di sod-disfare bisogni umani, ma semplicemente quello di assicurare unp r o f i t t o che ripaghi abbondantemente il denaro investito dal pro-prietario della macchina nel suo acquisto e nella sua manutenzione.In tal modo la tecnologia si avvia a servire un fine astratto, il profit-to appunto, al quale risulta indifferente che cosa si produce, pur-ch il bene prodotto si venda vantaggiosamente. Se esso serve a sod-disfare autentici bisogni, tanto meglio, ma se il soddisfacimento diun certo reale bisogno non risultasse remunerativo, lo si lascer in-soddisfatto e si cercher invece di far sorgere nella collettivit biso-gni artificiali, il cui soddisfacimento rechi un profitto pi rapido, si-curo e abbondante. questo, dal pi al meno, il quadro ben notodella c i v i l t i n d u s t r i a l e e del consumismo che la caratterizza. Essonon comunque lo stadio definitivo dello sviluppo della civilt tec-nologica, come vedremo pi avanti.

    2. La macchina come modello di intelligibilitLe caratteristiche della macchina moderna sopra descritte,

    ossia il suo essere essenzialmente unapplicazione di conoscenzescientifiche esplicite, che ne rendono comprensibile e spiegabile lastruttura e il funzionamento addirittura prima che essa venga con-cretamente costruita, possono venir espresse dicendo che in essanon c nulla di misterioso. Le leggi naturali consapevolmente uti-lizzate e applicate a parti coordinate secondo un disegno o progettointenzionalmente predisposto fanno s che tutto quanto in essa ac-cade e le funzioni di cui essa capace risultino chiaramente com-prensibili e spiegabili, per quanto apparentemente stupefacenti perchi guardi la macchina dal di fuori. Un fatto del genere non ha ces-sato di valere anche a proposito delle macchine pi complesse estraordinarie che capace di produrre la tecnologia contemporanea.In forza di questo fatto lecito affermare che proprio la t e c n o l o g i amoderna costituisce la realizzazione pi riuscita dellantico idealegreco della t c h n e, ossia delloperare efficace fondato sulla cono-scenza delle r a g i o n i (del perch) della sua efficacia. Tali ragioni nonsono pi offerte da una conoscenza teorica di tipo metafisico gene-rale, bens dal sapere teorico della scienza naturale. Grazie a questo suo essere profondamente intrisa di teoria, la mac-china moderna si prest sin dagli inizi a svolgere una formidabile

    e si poi estesa, ma in modo solo parziale, ancorch ampio, ad altreregioni del pianeta. La tecnica primitiva e quella antica erano molto inserite nel mondodella vita e possono essere viste come il ritrovamento di strumentisempre pi perfezionati ed efficaci per soddisfare i bisogni fonda-mentali delluomo, sia quelli pi strettamente biologici e materiali,sia quelli di ordine pi elevato, legati alla sua convivenza civile e al-le manifestazioni della sua attivit simbolica, del suo sentimento re-ligioso, della sua creativit artistica e intellettuale. Col Rinascimento,la nascita della nuova scienza naturale fa subito sorgere il sogno, di-venuto rapidamente autentico progetto, di sfruttare la scoperta del-le leggi naturali per dominare la natura stessa. Da questo punto divista, per altro, luso della nuova scienza non si discosterebbe trop-po dai progetti di alchimia e magia, che pure miravano a dominarela natura sfruttando la conoscenza dei suoi segreti (e alcuni stu-diosi hanno insistito su questi elementi di affinit e continuit). Tu t-tavia proprio il carattere astratto e matematico della nuova scienzache conferisce a tale progetto una veste nuova. Il dominio della na-tura, infatti, non perseguito cercando, per cos dire, di piegarlaai bisogni delluomo, sfruttando astutamente i suoi segreti ormai sve-lati (potremmo considerare questo come il progetto baconianodella nuova scienza), bens s o s t i t u e n d o l a mediante costrutti artificia-li: le m a c c h i n e. La macchina moderna, infatti, non il puro ricavatodi esperienza ed osservazione, bens il frutto di un progetto inizial-mente astratto, la concretizzazione di un modello razionale, di cuisi sa gi come dovr funzionare e perch funzioner in quel datomodo prima ancora di averla costruita e vista, in quanto sfrutta incondizioni ottimali e idealizzate quelle leggi di natura che nel mon-do naturale non riescono mai ad agire allo stato puro. La macchina,in altri termini, non n ritrovata, n scoperta, bens i n v e n t a t a.Il passaggio su larga scala dallutensile alla macchina non comportasoltanto una complessificazione dello strumento materiale (che conla macchina diviene sempre pi intriso di intellettualit, di astrattez-za, di scientificit), ma anche un mutamento del rapporto delluo-mo con la tecnica. Lutensile serve di solito a soddisfare un bisognounivoco e piuttosto elementare, permane una sorta di mediazione di-retta rispetto alla natura, e per di pi chi possiede lutensile anchecolui che lo usa e conosce il fine per cui lo usa. Nel caso della mac-china, gi il suo costo elevato ne rende accessibile la propriet solo apochi, e costoro non sono in generale coloro che effettivamente la

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  • Scienza e tecnologia: la civilt delle macchine 4544 Le rivoluzioni scientifiche

    meccanico: un conto dire semplicemente che s i p u i m m a g i n a reuna macchina capace di riprodurre determinati comportamenti efunzioni di un dato ente naturale (si tratta pur sempre di una rap-presentazione), un altro conto p r o d u r re c o n c re t a m e n t e una mac-china di tal genere. Certamente, si tratterebbe pur sempre di un mo-dello, di una rappresentazione, per a quel punto ci si pone la do-manda: Ma che cosa c i n p i nelloggetto che non rientra nel mo-dello e che lo rende d i v e r s o p e r n a t u r a dal modello e non soltanto perqualche inessenziale serie di dettagli? la domanda attraverso laquale si fa strada il r i d u z i o n i s m o, ossia la prospettiva filosofica se-condo cui le diverse realt naturali n o n s o n o a l t r o c h e macchine di untipo pi o meno complesso.In effetti, limitandoci allinterpretazione degli organismi viventi,man mano che nuove scienze naturali venivano sviluppandosi ac-canto alla meccanica, il vivente nel suo complesso o certe sue partivenivano interpretati come macchine di nuovo tipo: chimiche, ter-modinamiche, elettromagnetiche, cibernetiche, che si integrano fraloro. Quanto questo modo di pensare si sia dilatato risulta dalla con-siderazione di espressioni assai comuni nel nostro modo di parlare:quante volte diciamo, per esempio, che ci piacerebbe conoscere imeccanismi del nostro cervello, delle spinte emotive, del mercato,della concorrenza, della politica, della struttura sociale e via dicen-do. Sotto luso di questo termine si cela inconsciamente la concezio-ne secondo cui questi diversi sistemi sono assimilabili a delle mac-chine e che potremmo comprenderli e padroneggiarli se riuscissimoa cogliere il loro modo di funzionare come macchine. A questo uso modellistico della macchina come strumento inter-pretativo delle pi disparate realt venuta aggiungendosi, oggi, an-che una imponente proliferazione di macchine che i m i t a n o (o, comesi dice spesso impiegando un cattivo anglicismo, simulano) nonpoche funzioni naturali, ossia che sono in grado di eseguire le me-desime operazioni che esegue un organo, come il rene, il cuore o ilcervello e ci sta favorendo il diffondersi dellopinione che tali orga-ni n o n s i a n o a l t r o c h e macchine di un certo tipo. Avremo modo di di-scutere approfonditamente su questo tema in seguito, ma oppor-tuno segnalarlo sin dora, dal momento che in esso sono impliciti al-cuni aspetti di rilievo, quali il graduale attenuarsi dei confini tra na-turale e artificiale e lassurgere dellartificiale a categoria di letturadellintera realt. In conformit con questo sviluppo, come vedremo,lepoca contemporanea ha introdotto parecchie scienze dellartifi-

    funzione di tipo i n t e l l e t t u a l e e t e o r i c o nella conoscenza del mondonaturale, che possiamo delineare nel modo seguente: quando ci tro-viamo di fronte a un oggetto naturale complesso e cerchiamo dicomprenderne e spiegarne il comportamento, spontaneo che ten-tiamo di rappresentarcelo idealmente come una macchina, ossia co-me un insieme organizzato di parti che funziona in conformit conleggi naturali note. Se questa rappresentazione ideale ha successo(nel senso che riteniamo inessenziali le caratteristiche di quellog-getto che non abbiamo rappresentato dentro tale schema idealizza-to), saremo convinti di averne adeguatamente spiegato il comporta-mento, di aver compreso tutto di esso. In tal modo il m o d e l l o m e c-c a n i c o escogitato svolge, per un verso, la funzione concettuale delm o d e l l o m a t e m a t i c o che viene solitamente offerto da una spiegazio-ne teorica di tipo strettamente scientifico, con laggiunta, per altroverso, di un supplemento di concretezza derivante dal fatto che lamacchina (ancorch soltanto immaginata) unentit materiale del-lo stesso tipo delloggetto materiale che si sta studiando, essa ne unm o d e l l o o n t o l o g i c o certamente semplificato, ma abbastanza vicino aquanto viene re s o i n t e l l i g i b i l e (ossia comprensibile allintelletto) me-diante la modellizzazione. Come gi accennato nel capitolo precedente, lutilizzazione dellanuova scienza della meccanica per costruire modelli meccanici di og-getti naturali (ossia per rappresentarli come altrettante macchine)inizi ben presto applicandosi allo studio degli organismi viventi.Gi Galileo forn i primi abbozzi di questa lettura del vivente, che sisvilupp rapidamente nelle teorie dellanimale-macchina e delluo-mo-macchina gi dettagliatamente elaborate da Cartesio e poi damolti altri studiosi. Lorganismo e le sue p a r t i venivano presentati co-me complessi sapientemente predisposti di leve, molle, vasi, tubi, in-granaggi, pompe, che davano luogo a una vasta serie di m o v i m e n t ifra loro collegati, secondo le leggi della meccanica dei solidi, dei flui-di, dei gas, e si postulava che questi meccanismi, pi o meno chia-ramente individuabili a livello delle parti visibili dei corpi, si ritro-vassero anche nelle parti pi riposte e invisibili poich, si diceva, lanatura infinitamente pi sapiente e abile delluomo, che pure ingrado di produrre per diletto stupefacenti automi che esibisconocomportamenti molto complessi e addirittura assai simili a quelli dialcuni animali. Questo ulteriore aspetto merita unattenzione speciale. Infatti essoaccresce in modo notevole la plausibilit o n t o l o g i c a del modello

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  • Scienza e tecnologia: la civilt delle macchine 4746 Le rivoluzioni scientifiche

    finamento della tecnologia, bens di una diversa organizzazione dellavoro e della produzione. Laffinamento della tecnologia, effettiva-mente, ci fu durante il Seicento e il Settecento e si manifest mira-bilmente nella costruzione di s t r u m e n t i s c i e n t i f i c i, grazie a cui vennesempre pi rinsaldandosi quellintreccio fra progresso scientifico eprogresso tecnologico di cui gi si detto. Per circa un secolo e mez-zo, invece, lingresso della macchina come sostituto dellopera del-luomo avvenne gradualmente come conseguenza di profondi muta-menti nella produzione di alcuni beni di consumo e sfoci in quellache gli storici chiamano r i v o l u z i o n e i n d u s t r i a l e.Come la rivoluzione scientifica, cos anche quella industriale co-nobbe un lungo periodo di preparazione e, anche in questo caso,dobbiamo notare che il termine stato introdotto in epoca relativa-mente recente, ossia verso la met dellOttocento (lo si incontra inEngels, Mill, Marx a ridosso del 1850 ed consacrato nel titolo del-lopera di Arnold Toynbee, C o n f e renze sulla rivoluzione industrialein Inghilterra del 1884). Ci anche conseguenza del fatto che il ter-mine industria ha radici antiche e ha assunto lungo i secoli signi-ficati molto diversi e abbastanza lontani dal riferimento attuale chenoi facciamo a un particolare tipo di attivit economica e produttiva(si pensi alla differenza ancor oggi del tutto ovvia tra il significato de-gli aggettivi industrioso e industriale). In sostanza, il riferimen-to attuale spontaneo del termine industria la fabbrica, anchequi intesa in un senso molto nuovo rispetto alla tradizione, ossia in-tesa come luogo in cui lavorano o p e r a i addetti a far funzionare m a c-c h i n e. in seguito a queste mediazioni storiche che la macchina ve-nuta a simbolizzare la sostanza della rivoluzione industriale, ma cinon deve farci trascurare quella componente non meno essenzialeche costituita dalla diversa organizzazione del lavoro e della pro-d u z i o n e .Per ricostruire un simile sviluppo preparatorio serve proprio rin-tracciare le prime cospicue presenze di istituzioni che corrispondo-no abbastanza bene a quanto intendiamo noi oggi per fabbrica. Sitratta di strutture chiamate talvolta opifici, talvolta manifatturee che si moltiplicarono in paesi nei quali aveva assunto notevole im-portanza economica la produzione su larga scala di alcune merci,quali i tessuti in Inghilterra e la vetreria in Francia (gi nel corso delSeicento, giustificando lasserzione che, in quei paesi, pur restandolagricoltura la maggior fonte di ricchezza, si stava imponendo ac-canto a essa anche lindustria dei tessuti e del vetro). Anche se le

    ciale e la tecnologia sta in tal modo diventando non pi essenzial-mente uno s t r u m e n t o della ricerca scientifica, ma addirittura un suoo g g e t t o. Ma ci conseguenza del fatto che la tecnologia (non menodi quanto si rilevato a proposito della scienza) rischia di trasfor-marsi d a sistema autonomo a sistema chiuso, con una serie di perico-li sui quali dovremo soffermarci.

    3. La rivoluzione industrialeLa creazione delle macchine moderne introduce gradual-

    mente un notevole cambio di prospettiva rispetto al modo in cui lar-tificiale si inserisce nel mondo dellattivit umana. Come gi abbia-mo sottolineato in precedenza, lartificiale ha caratterizzato sin daiprimordi la civilt umana e una sua espressione tipica stata la crea-zione di strumenti e utensili via via pi perfezionati ed efficaci perlesecuzione di una vasta gamma di operazioni materiali connesse al-la sopravvivenz