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Shanghai Homes - 2006

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visual research about Chinese homes in Shanghai: exploring private living environments

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上海 HOMESL’ideogrammma di “fortuna” scritto sottosopra (“la fortuna che cade” -> vedi casa 8) campeggia sulle porte d’ingresso nei compound più chic come nelle abitazioni popolari. La superstizione è un’insolita forma di religione locale in Cina e la fortuna è un po’ come la benedizione del prete e in alcune case ha persino un proprio altare (vedi casa 3). Abbagliato dai caratteri rossi e dorati, abbasso la maniglia e spingo senza successo la porta. Prima scoperta: la porta di casa si apre quasi sempre verso l’esterno. Da casa si esce ma non si entra? O forse la casa è ancora una dimora per dormire, per depositare le proprie cose o per godere di frammenti di privacy? Forse non è ancora un posto nel quale acco-gliere amici e ospiti, un territorio complemen-tare della propria identità.

E in effetti l’impressione dominante è proprio questa. Superato il grande ostacolo di entrare in case private (“c’è troppa confusione”, “la mia casa non va bene per la tua ricerca”, “se vuoi ti posso consigliare un amico” ecc.) si aprono spazi nei quali sembra dominare la comodità e non la decorazione: stanze che diventano depositi, corridoi semi-ostruiti da oggetti e scatoloni, campane per l’acqua potabile che prendono il posto degli antichi vasi Ming negli angoli del soggiorno.

Ovunque sparsi per la casa thermos di acqua calda sono sempre pronti per dissetarsi o per offrire un té agli ospiti inattesi. La cultura del té è parte integrante della tradizione cinese e di una cultura del benessere che poggia sulle proprietà naturali (o su diffusi stereotipi) di alimenti e bevande.

La tv ovunque presente, campeggia al centro del soggiorno, spesso affiancata da grandi casse hi-fi e immancabil-mente equipaggiata di un lettore dvd. Questo altare al centro del soggiorno è il cuore dell’intrattenimento domes-tico e telenovele in loop si alternano ai dvd degli ultimi film usciti per occu-pare le serate casalinghe.

E’ molto raro trovare case in stile cinese, mentre il terror vacui che caratterizza molte case si nutre spesso dell’appoggio di un finto stile europeo: barocco e sovracca-rico, debordante nei tessuti e nei più assortiti rivestimenti, con impreziosimenti decorativi floreali e linee classiche più vicine alla casa di Candy Candy che al nostro antiquariato. E questo non è un vizio delle case povere: al contrario nelle dimore più lussuose, che hanno l’onore di riempire le pagine del raffinato “Outlook Magazine”, ritorna un traboccante revival di un immaginario Ottocento europeo.Paradossalmente si tratta forse del desid-erio di una ventata di ‘nuovo’, di uno stile che non appartiene ai ricordi del proprio passato e l’eco di questa ipotesi risuona nelle parole di una padrona di casa: “Siamo in questa casa da 50 anni e non ne possiamo più! Sarebbe ora che la abbattes-sero e ci dessero una nuova casa in un condominio su più piani”. Parole da un quartire popolare della perife-ria di Shanghai? No! Da una casa di inizio secolo alle spalle della rinomata Nanjing West Rd!Per concedersi il lusso di abitare nel centro di Shanghai in una dimora del genere, i vicini di casa stranieri della lamentosa signora hanno sborsato la bellezza di 4 milioni di renminbi (circa 400.000 euro).A questo disinteresse per il passato si accompagna però un’ambivalente attenzi-one per gli oggetti ereditati dai propri avi, conservati come un capitale famigliare e mostrati con orgoglio agli ospiti, ma spesso per nulla valorizzati o addirittura relegati in uno sgabuzzino e incorniciati da scatoloni.

Anche nella scelta di oggetti decorativi la prerogativa non è senz’altro l’immagine ma piuttosto una sorta di feticismo dei ricordi personali: la cartina degli Stati Uniti (vedi casa 4) sopra il letto, che rammenta un passato da migranti, le foto della famiglia e dei suoi capostipiti (vedi casa 3), le collezioni di pupazzi e gingilli del bambino di casa, che onorato e riverito invade tutti gli spazi domestici con i suoi oggetti, spesso involontariamente metaboliz-zati nell’arredamento della casa.

Cucine funzionali, spesso organizzate come nei piccoli ristoranti di strada: le verdure a bagno nel lavandino e il “piano di lavoro” accampato tra due sgabelli e un giornale ben disteso per terra. La cucina cinese richiede la preparazione di più piatti simultaneamente e i fuochi molto alti del piano cottura non risparmiano dagli schizzi le superfici circostanti. La cucina è pertanto un luogo di lavoro, dove le concessioni allo stile sono subordinate alla praticità e alla semplicità di pulizia.

Anche i bagni rispon-dono al requisito della praticità e della comodità. Spesso diventano anche locali di servizio per lavare i vestiti, nei quali si accumulano colorate bacinelle e scorte di detersivi. Per i più sofisticati non man-cano però comfort quali luci a emissione di calore e box doccia equipaggiati di idro-massaggio.

Ingresso

abitazione

o dormitorio?

bagno

hi-tech

tea ti

me

cucina

accessori

stile

vecchio

e ‘nuov

o’

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上海 HOMES

casa 1Pudong, quartiere finanziario

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