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Si riparte. “Come alla corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di
scienza” inizia il suo terzo anno di vita. Oggi il primo incontro. La conferenza d’apertura, dal
titolo ”La Torre di Pisa. Ritorno al futuro” è affidata a Carlo Viggiani. Studioso di fama
internazionale e di raffinata cultura, parlerà dell’intervento statico che ha salvato la Torre di
Pisa. E così siamo arrivati al terzo ciclo. Ricordiamo l’obiettivo dell’iniziativa. Parlare e riparlare
di scienza. Farlo ricorrendo ad illustri scienziati. Tenendo,però, formule e tecnicismi fuori dalla
sala. Provando a trattare grandi temi scientifici per il grande pubblico. L’iniziativa, lo abbiamo
detto mille volte, è diretta alla città e non agli specialisti. Per questi ultimi esistono già fiumi di
convegni, workshop, riviste cartacee ed on line. Diffondere, insomma, con rigore metodologico,
idee fondamentali. Senza porre tra la gente e la conoscenza l’ostacolo insormontabile del
linguaggio specialistico. Sia chiaro non sempre è facile spiegare senza formule. Ed è
certamente faticoso. Occorre, però, provarci. Affascinati dalla tesi di Einstein secondo il quale
“ha capito veramente un’idea solo chi è capace di spiegarla a sua nonna”. I risultati ci
confortano al di là delle più ottimistiche aspettative. Lo prova il fatto che agli incontri del
secondo ciclo sono state presenti circa 3500 persone. Di cui il cinquanta per cento non
accademici. E molti giovani. Lo prova ancor di più il fatto che siamo sommersi da proposte su
argomenti da trattare. Su personaggi da invitare. E siamo stati costretti a dire vari (talvolta)
dolorosi no. A rinviare appuntamenti intriganti. Pur avendo aumentato il numero degli
appuntamenti. Varie le novità del nuovo ciclo.
La prima. Si affianca a noi l’Università Orientale. Quando Pasquale Ciriello ha
manifestato l’interesse del suo glorioso Ateneo all’iniziativa ne siamo stati orgogliosi e felici. A
Napoli sempre di più le Università fanno sistema. A vantaggio della città e dei suoi giovani.
Altro che farsi concorrenza per accaparrarsi “i clienti”. Le conferenze organizzate insieme
all’Orientale daranno vita ad un ciclo nel ciclo dal titolo “Messaggerie Orientali”. La prima
messaggeria sarà ospitata a gennaio 2006. E sarà una relazione di Franco Mazzei dal titolo
“Confucio, l'occidente ed il mercato”. Altra novità. Fa capolino “Alla corte di Federico II”
l’Economia. Con l’intervento di Marco Pagano “La finanza può aiutare la crescita”. Si andrà
poi dal tema “Alimenti, salute, ed evoluzione dell’uomo” sviluppato da Salvatore Auricchio
alla “Genetica delle popolazioni” di cui parlerà il maggiore esperto, Luigi Cavalli Sforza. Dal
“Rapporto tra arte e molecole “ affrontato da Vincenzo Pavone al tema di grande attualità
“Le cellule staminali: miniere di salute” curato da Franco Salvatore .“Quando le vecchie
tecnologie erano nuove: la nascita delle telecomunicazioni” è invece l’affascinante titolo
della conferenza di Ovidio Bucci e “Platone mondato di ogni imperfezione”, quella del
grande fisico Giorgio Parisi . Due importanti fuori programma “acchiappati a volo” grazie a
Luciano De Menna ed a Giancarlo Vesce. La conferenza di Bruno Coppi del MIT di Boston dal
titolo “Energia ed ambiente”. E quella di Allan J.Hobson professore di Psichiatria all'Harvard
Medical School “Dagli angeli ai neuroni: l’arte e la scienza dei sogni.” Un programma, in
definitiva, di straordinario interesse per i problemi trattati e per il valore assoluto dei
conferenzieri. I testi delle conferenze e tutti gli interventi apparsi sulle pagine del Corriere nel
2004 sono stati raccolti in un bel volumetto. (Che ha avuto un gran successo). Così faremo per
il 2005.
Un’ultima novità, rivolta ai giovani. Un concorso per i migliori articoli divulgativi su
argomenti scientifici. Riservato a studenti, dottorandi e specializzandi della Federico II al di
sotto dei trentacinque anni. I temi scelti per la prima edizione sono “La teoria della
relatività” ed il “Genoma umano”. Ci aspettiamo una partecipazione entusiastica.
Guido Trombetti
Concorso “Diffusione della cultura scientifica -FEDERICO II”
Regolamento
Articolo 1
Il Concorso “Diffusione della cultura scientifica -Federico II” è una competizione a cadenza annuale , promossa dal Centro COINOR dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, per la diffusione della cultura scientifica attraverso la composizione di un breve articolo su due temi individuati di anno in anno. I temi scelti per la prima edizione sono:
• “La teoria della relatività”
• “Il genoma umano”
Articolo 2
Obiettivo del Concorso è sostenere la diffusione e la divulgazione di temi scientifici. Il Concorso è rivolto esclusivamente a studenti, dottorandi e specializzandi dell’Ateneo Federico II. La partecipazione è consentita a coloro che alla data di scadenza del bando sono regolarmente iscritti ad un corso di Laurea, di Dottorato o ad una Scuola di Specializzazione della Federico II e non abbiano superato il 35mo anno di età. I primi due classificati, per ognuno dei temi, riceveranno un attestato ed un premio di:
• 1.000,00 euro per il primo classificato. • 500,00 euro per il secondo classificato.
Articolo 3
La giuria è composta da cinque membri. Il Magnifico Rettore, o persona da lui delegata, che la presiede e quattro componenti designati dal Comitato Direttivo del Centro COINOR.
Articolo 4
Il Concorso vuole sviluppare e sollecitare la riflessione su argomenti di carattere scientifico. La giuria valuterà in particolare la capacità dei concorrenti di coniugare il rigore scientifico e metodologico con l’accessibilità degli scritti ad un pubblico di non specialisti. Gli elaborati dovranno essere inediti e originali. Le determinazioni della Giuria, e la graduatoria finale sono insindacabili.
Articolo 5
Il concorso ha inizio alla data della pubblicazione del presente regolamento sul sito Web della Federico II (14 ottobre 2005) e scade alla mezzanotte del 10 febbraio 2006. Coloro che intendono partecipare al concorso devono innanzitutto registrarsi all’indirizzo www.concorsodcs.unina.it, compilando la maschera presente nella sezione apposita e compilando tutti i campi previsti. A seguito della registrazione al candidato verrà inviata una e-mail di avvenuta iscrizione contenente anche una Login ed una Password. Grazie a tali Login e Password egli potrà accedere all’area riservata dove troverà il modulo per l’inserimento dello scritto. Ogni concorrente può partecipare con un solo elaborato per ognuno dei due temi individuati. L’elaborato non potrà superare le 8000 battute spazi inclusi e potrà contenere immagini per un massimo di 400 kbyte. Il concorso avviene esclusivamente per via telematica. Non si accettano elaborati inviati per altra via. Gli elaborati dovranno essere inviati, entro la mezzanotte del 10 febbraio 2006 .
.
Articolo 6
Eventuali diritti d'autore sul lavoro inviato rimangono dell’autore. Gli elaborati dovranno essere inediti e originali. L’Università degli Studi di Napoli Federico II si riserva il diritto a pubblicarli solo sulle pagine Web del sito di Ateneo.
Articolo 7
L’Università degli Studi di Napoli Federico II e la Giuria non assumono alcuna responsabilità per eventuali smarrimenti, utilizzi illeciti o eventuali danni agli elaborati inviati. A tal fine si invitano i partecipanti a conservare sempre copia del materiale inviato. Per ogni controversia è competente il Foro di Napoli.
Prof. Carlo Viggiani
Carlo Viggiani si è laureato in Ingegneria Civile a
Napoli nel 1960. Ha insegnato nelle Università di
Pavia, della Calabria a Cosenza, della Basilicata a
Potenza; dal 1974 è ordinario di “Fondazioni”
nell’Università di Napoli Federico II. Ha insegnato e
tenuto Conferenze e Seminari in molte prestigiose
Università Europee, Americane, Australiane,
Giapponesi. E’ stato Direttore della Rivista Italiana di
Geotecnica; membro del Comitato Editoriale del
Journal of Numerical and Analytical Methods in
Geomechanics; è Direttore Scientifico della collana
“Argomenti di Geotecnica” dell’Editore Hevelius. E’
Autore o co-Autore di 4 libri e oltre 170 lavori
scientifici su vari argomenti di Meccanica dei Terreni
e Ingegneria Geotecnica. E’ stato insignito della
Bishop Gold Medal for Geotechnical Research dalla
Institution of Civil Engineers di Inghilterra.
E’ stato Chairman dello European Committee for Geotechnical Aspects of Earthquake
Engineering.
I suoi interessi di ricerca vanno dalla teoria della consolidazione alle fondazioni su pali, ed
includono le applicazioni dell’Ingegneria Geotecnica alla conservazione dei monumenti e dei siti
storici. Presiede il Comitato dell’Associazione Internazionale di Geotecnica che si occupa di
“Preservation of Monuments and Historic Sites”.
Dal 1990 al 2002 è stato Componente del Comitato Internazionale per la Salvaguardia della
Torre di Pisa, della quale si era interessato a vario titolo a partire dal 1963; attualmente è
membro del Gruppo di Sorveglianza e Monitoraggio della Torre.
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
LA TORRE DI PISA E’ TORNATA AL
FUTURO
Carlo Viggiani
Professore di “Fondazioni” Università degli Studi di Napoli Federico II
La Torre di Pisa, assieme alla cattedrale, al
battistero e al cimitero monumentale, fu
eretta nel Medio Evo, nel periodo di
massima potenza e splendore della
Repubblica Pisana. La Piazza dei Miracoli è
la stupenda manifestazione dell’unità ideale
che si ebbe allora fra i poteri religiosi,
spirituali e politici; nei monumenti che la
adornano si intrecciano storia artistica e
storia civile, conferendo loro uno
straordinario carattere di segno e simbolo
della città.
La Torre è fondata però su terreni scadenti
e molto deformabili e la sua inclinazione,
iniziata già durante la costruzione, è andata
crescendo nei secoli fino a raggiungere la
soglia dell’instabilità. Nel 1800 e 1900,
come spesso accade, tentativi di
correggerne i mali hanno portato ad un
loro aggravamento.
Nel 1990, anche a seguito del crollo della
Torre Civica di Pavia, la Torre di Pisa fu
chiusa ai visitatori e venne insediato un
Comitato Internazionale per la sua
stabilizzazione. A differenza delle molte
Commissioni che lo avevano preceduto,
questo Comitato aveva il compito non solo
di studiare il problema, ma anche di attuare
i provvedimenti necessari.
La stabilizzazione è stata una sfida difficile
per l’Ingegneria Geotecnica. Ogni disturbo
al terreno di fondazione poteva essere
molto pericoloso; pertanto le tecniche
convenzionali, come iniezioni o
sottofondazioni con pali, comportavano un
rischio inaccettabile. Inoltre il valore di un
monumento viene conservato
salvaguardandone non solo l’immagine, ma
anche i materiali, lo schema strutturale e i
segni lasciati dal tempo e dalle vicende
trascorse. L’intreccio fra questa
problematica e quella più propriamente
tecnica ha reso il caso assai difficile e
stimolante.
Gli studi condotti dal Comitato, la graduale
e laboriosa comprensione dei mali della
Torre, la concezione e la definizione degli
interventi provvisori e definitivi di
stabilizzazione ed infine la loro attuazione
hanno richiesto ben dodici anni. Come
ormai tutti sanno, il Comitato ha ridotto
l’inclinazione della Torre di circa mezzo
grado (lo strapiombo, di oltre cinque metri,
è stato ridotto di circa 44 cm)
semplicemente inducendo un cedimento
differenziale della fondazione con
l’asportazione di piccole quantità di terreno
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
al di sotto della Torre, dalla parte sopra
pendenza. La Torre è così tornata nella
configurazione che aveva all’inizio del 1800.
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
Il 16 giugno 2002, festa di S. Ranieri, santo
protettore della città di Pisa, la Torre ormai
resa sicura è stata restituita alla città.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
LA TORRE DI PISA “DOPO LA CURA” Salvatore Settis Professore di Storia dell’arte e dell’archeologia classica Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa
Dopo oltre dieci anni di chiusura (per
ragioni di sicurezza) e di "lavori in corso", in
cui la Torre Pendente fu inaccessibile e
circondata dalle macchine di un complesso
cantiere, da qualche anno è possibile di
nuovo visitarla come un tempo, salendo
fino in cima. Sparite le impalcature (sono
rimaste solo quelle per il restauro delle
superfici), spariti i macchinari, la Torre
sorge di nuovo dal verde prato di Piazza dei
Miracoli. Di nuovo, e più "giovane": perché
"dopo la cura" la Torre pende il dieci per
cento meno di prima. La pendenza, che era
di 19.995 arcosecondi (o, detto altrimenti,
di circa 4,50 metri) è stata ora ridotta di
1830 arcosecondi (o, detto altrimenti di
circa 44 centimetri). In altri termini, la
Torre è tornata alla pendenza che aveva
agli inizi dell'Ottocento, dopo un lungo
periodo di relativa stabilità che, c'è ragione
di credere, dovrebbe ripetersi da ora in poi.
Della riduzione di pendenza e della
riapertura i media hanno ampiamente
parlato (con informazioni non sempre
accurate): ma vale la pena di mettere in
risalto alcuni aspetti generalmente
trascurati, che sono invece (credo) proprio i
più importanti.
Prima di tutto, un po' di storia. La
Torre di Pisa non è un campanile qualsiasi,
e anche se non pendesse sarebbe la torre
campanaria più complessa e interessante
del medioevo europeo. La pendenza
naturalmente non era nelle intenzioni dei
primi architetti, ma fu una conseguenza
della natura del suolo, e anzi durante la
costruzione si cercò in vario modo di
contrastarla, per esempio spostando la cella
campanaria verso il lato nord in modo da
compensare almeno in parte l’inclinazione
dal lato opposto. Ma è anche grazie alla
pendenza che la Torre è diventata uno dei
monumenti più famosi del mondo, simbolo
e sintesi dell’Italia non meno del Colosseo.
Perciò è ancor più importante ricordarsi che
(lo ha dimostrato uno studioso svizzero)
quegli antichi architetti pisani ne
svilupparono il progetto sulla base di
cognizioni matematiche e geometriche
elaborate dai Greci antichi, ma note nel
medioevo solo agli studiosi arabi. Perciò
uno dei maggiori simboli dell’Occidente
europeo e della sua civiltà cristiana non
potrebbe esistere senza la mediazione della
scienza araba, in quell’età assai più avanti
di quella europea e assai più attenta alla
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
tradizione scientifica e filosofica della Grecia
classica.
Ma a chi è venuta l'idea vincente che
ha portato al salvataggio della Torre? La
soluzione adottata per ridurne la pendenza
è la "sottoescavazione controllata", che
consisteva in sostanza nell'estrarre
delicatamente e gradualmente dal terreno,
sul lato nord (opposto a quello verso cui la
Torre pende) piccole quantità di terreno. Si
sono create in tal modo minuscole cavità
che la Torre, col suo stesso peso, ha
gradualmente "chiuso", tornando
leggermente verso nord e con ciò riducendo
la propria inclinazione. Questa soluzione è
stata immaginata per la prima volta per la
Torre da un ingegnere italiano, Ferdinando
Terracina, che la espose in un brevissimo
articolo sulla rivista Géotechnique del
1962. Era un articolo concettuale e teorico,
perché in quel momento la Torre non
correva imminenti pericoli, né Terracina
aveva incarico di occuparsene. Ma fra i
lettori di quell'articolo vi fu un giovane
messicano che studiava ingegneria a Roma,
e che se ne ricordò trent'anni dopo, quando
dovette occuparsi della cattedrale di città
del Messico, i cui muri tendono a
sprofondare nel terreno (l'estrazione di
terreno cominciò nel 1993). L'esperimento
messicano rilanciò l'idea di Terracina: e fu
anche per questo che il Comitato per la
Salvaguardia della Torre considerò questa
metodologia, fin dal principio, come una
delle possibili soluzioni per salvare la Torre.
La "sottoescavazione" ha fatto dunque un
bel viaggio: da Pisa a Pisa, via Città del
Messico.
Ma dall'esporre il concetto della
sottoescavazione a predisporre ed attuare
un vero e proprio progetto, la strada è
lunga. Il Comitato preposto alla
salvaguardia della Torre ha accuratamente
considerato varie soluzioni alternative
(all'inizio qualcuno aveva persino suggerito
anche di smontare la Torre, in tutto o in
parte!), e ha scelto la sottoescavazione solo
dopo elaboratissimi calcoli, e dopo aver
predisposto sulla stessa Piazza, nei pressi
del Battistero, un campo sperimentale. Fu
allora costruito un cilindro di cemento
armato, e se ne modificò l'inclinazione con
la sottoescavazione: solo dopo il positivo
esito di questo esperimento su un suolo di
composizione identica a quello su cui sorge
la Torre fu possibile mettere a punto il
progetto finale, e quindi eseguirlo con pieno
successo.
Ma perchè il Comitato ha scelto, fra
le tante metodologie possibili e consolidate,
proprio la sottoescavazione che aveva un
carattere così sperimentale? E' ovvio che
quando si è deciso in quel senso il risultato
finale era considerato garantito; ma la vera
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
ragione della scelta, quella che potremmo
chiamare la "filosofia dell'intervento", è
un'altra (e non è stata sufficientemente
intesa e sottolineata). Molto presto, nelle
sue riunioni che si tenevano a Pisa ogni
uno-due mesi con ritmo implacabile, il
Comitato giunse alla determinazione di
optare, a parità di sicurezza del risultato
finale, per la soluzione che consentisse di
rispettare al massimo l'integrità della Torre
come monumento storico; che non ne
compromettesse neppure in minima parte
la natura di edificio medievale. Per
intenderci: la soluzione brutale di smontare
la Torre e ricostruirla, magari con un'anima
di cemento armato rivestita degli antichi
marmi, avrebbe sì ricreato l'apparenza della
Torre, ma ne avrebbe distrutto la sostanza,
cancellando per sempre ogni traccia delle
tecniche costruttive di quegli antichi
maestri. Altre soluzioni sarebbero state
comunque invasive, anche se meno dello
smontaggio. La sottoescavazione invece ha
permesso di salvare la Torre senza
nemmeno toccarla, agendo non sull'edificio
ma sul suolo composito ed "elastico" col
quale esso interagisce da secoli. Questa
soluzione è stata dunque rispettosa non
solo dell'integrità della Torre, ma anche del
suo "codice genetico": lo stesso suolo che
ne ha provocato l'inclinazione è stato
opportunamente trattato per ridurre
l'inclinazione, e con ciò assicurare ancora al
monumento una lunga vita.
Questa "filosofia d'intervento", col
suo finale successo, è tanto più notevole se
si pensa alla composizione del Comitato che
ha messo a punto e portato a termine il
progetto. Nominato dall'ultimo governo
Andreotti, il Comitato (a carattere tecnico e
non politico) è passato attraverso tutti i
cambiamenti politici di dieci, travagliati anni
di storia italiana, e ha portato a conclusione
i lavori, grazie a una legge speciale (più
volte rinnovata) che riconosceva le ragioni
di urgenza dell'intervento e assicurava
finanziamenti e procedure straordinarie
(questo progetto è stato interamente
finanziato dallo Stato). Ed è stato, questo,
un comitato costruito all'insegna
dell'interdisciplinarietà. Presieduto da un
famoso geotecnico polacco che insegna da
molti anni in Italia, Michele Jamiolkowski, il
Comitato ha avuto nel corso del tempo poco
meno di venti membri di cinque diversi
Paesi oltre l'Italia. Ingegneri geotecnici,
ingegneri strutturisti, esperti di restauro
architettonico e materico e di litologia,
storici dell'arte, archeologi. E' stata, per
tutti i membri di un Comitato tanto
composito, un'esperienza professionale
straordinariamente interessante lavorare
fianco a fianco, confrontando i diversi saperi
e giungendo, dopo discussioni lunghe e
appassionate, a una soluzione che accoppia
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
il massimo della tecnologia contemporanea
col massimo del rispetto per la storia del
monumento e per la filosofia del restauro.
Si capisce come mai un esperto
francese, Jean-Louis Taupin, abbia definito
il lavoro del Comitato "una rivoluzione
culturale": perché tale è stata l'idea di
convocare intorno a un insigne monumento
esperti di discipline, culture, linguaggi
diversi, che hanno elaborato una strategia
comune, mirata non solo a studi astratti ma
a un concreto intervento, altamente
specialistico e sofisticato, unico al mondo
per metodologia e per esiti. Il problema
della Torre, per la stretta connessione fra
rischio di collasso strutturale, pendenza e
degrado dei materiali, richiedeva un tale
approccio unitario: non solo confronto, ma
sintesi e integrazione fra i risultati delle
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
diverse competenze, e i poteri necessari per
agire poi subito e senza mediazioni sul
monumento stesso.
Questa è dunque la lezione del progetto
Torre: la nostra cultura della conservazione,
fra le più avanzate del mondo grazie anche
all'esperienza dell'Istituto Centrale per il
Restauro (che in tutto il progetto ha avuto
un ruolo essenziale), ha saputo combinarsi
in perfetto equilibrio, in un intenso dialogo
transdisciplinare, coi saperi tecnologici, per
consegnare alle generazioni future uno dei
monumenti più famosi del mondo. E' una
lezione di cui dovremmo essere tutti più
consapevoli, che dovremmo saper
"esportare".
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
CAMPO DEI MIRACOLI A PISA Renato De Fusco Professore di Storia dell’Architettura Università degli Studi di Napoli Federico II
Com'è noto, la città di Pisa, pur
essendo oggi distante circa 13 km dal
mare, nell'alto Medioevo sorgeva assai più
vicino ad esso dal quale si è
progressivamente allontanata a causa dello
spostamento della linea costiera dovuto
all'azione sedimentaria dell'Arno. Pertanto,
nonostante la sua attuale ubicazione
interna, la città faceva parte delle
Repubbliche marinare - Amalfi, Genova,
Pisa e Venezia - che, nel massimo fiorire
della civiltà comunale medievale, anche
conservando sostanzialmente la forma
istituzionale degli altri Comuni italiani, si
distinsero per il fatto che la loro attività
economica era basata quasi essenzialmente
sugli scambi commerciali marittimi.
Dopo le dominazioni ostrogota,
bizantina, longobarda, Pisa ha una rinascita
« carolingia ». Già nel X secolo è un centro
di cultura classica, specialmente giuridica.
Città marinara, è in contatto con
Costantinopoli e con l'Islam. La lotta sul
mare contro i Saraceni, vittoriosamente
conclusa a Palermo nel 1063, che segna il
vertice del suo prestigio politico, le
consente di tenere per un secolo l'egemonia
del Mediterraneo occidentale e ravviva il
civico orgoglio della discendenza diretta da
Roma. Il duomo, iniziato poco dopo, ne è
l'espressione più rappresentativa. Gli
ingenti profitti ricavati dalla vittorie
marinare permisero alla città di realizzare
un gruppo di edifici monumentali tra i più
famosi del mondo, quelli del Campo dei
Miracoli - uno spazio erboso nel quale si
elevano la Cattedrale (1063), il Battistero
(1153), il Campanile (1173) e il
Camposanto (1278) .
Secondo alcuni storici, il maggiore
contributo italiano all'architettura e
all'urbanistica medievali non va visto in
questi edifici, pur di grande valore ed
originalità, bensì nella piazza che li contiene
con vari significati; astrologico: le fabbriche
sono ubicate secondo la disposizione degli
astri dell'Ariete; classico: tale era infatti il
raggruppamento degli edifici monumentali
greci e romani; cristiano: l'intento simbolico
di esprimere con essi l'intero ciclo
dell'esistenza, dalla nascita alla morte.
Altamente apprezzato dalla storiografia è il
fatto che, come il duomo di Spira e alcune
cattedrali inglesi, il Campo dei Miracoli non
è al centro della città, ma in una zona
periferica presso le due strade che
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
conducevano, rispettivamente, a Lucca e
alla marina.
E veniamo alle opere d'architettura.
La «figura» di pianta della Cattedrale, la più
grande delle chiese romaniche toscane, si
presenta come l'unione di tre basiliche: una
corrispondente al corpo longitudinale della
chiesa a cinque navate culminante in
un'abside, le altre due corrispondenti alle ali
del transetto a tre navate, anch'esse
culminanti in un'abside. L'incontro fra la
basilica maggiore e le basiliche-transetto,
ovvero corpi di fabbrica di diversa
ampiezza, dà luogo ad un rettangolo
sormontato da una cupola ogivale a pianta
ellittica. La volumetria esterna riflette
l'articolazione degli spazi interni, a meno
della facciata che, al di sopra del primo
ordine, ne presenta altri quattro
contrassegnati dalle famose loggette in cui i
classici archetti pensili lombardi sono qui
sostenuti da colonnine. Questo
caratteristico motivo, presente anche
nell'ultimo ordine dell'abside principale,
ripreso nel Battistero e nei piani della Torre
inclinata, è, per la maggioranza degli
autori, di origine orientale. Due architetti si
ricordano per la cattedrale di Pisa: Buscheto
che la iniziò e Rainaldo che intervenne nel
1100, allungando la chiesa di tre campate e
ideando il significativo elemento delle
loggette pensili.
Accanto alla Cattedrale e vicino al
suo abside sorge il Campanile, opera
dell'architetto-scultore Bonanno, una torre
circolare del diametro di m. 15,80, alta otto
piani di arcatelle che la circondano tutta.
Questa torre pendente, famosa nel mondo,
aveva una inclinazione in continuo aumento
dovuta al cedimento delle fondazioni,
rettificata e consolidata da recenti restauri.
In asse con la Cattedrale e distante dalla
facciata di questa è il Battistero, disegnato
dal Diotisalvi su pianta circolare, con uno
spazio centrale del diametro di m. 18,24 e
un ambulacro che porta l'edificio a circa
quaranta metri di diametro. La struttura è
coronata da un tetto emisferico all'esterno
attraverso il quale penetra un cono tronco
coperto da una piccola cupola che copre lo
spazio centrale.
Completa il complesso delle
fabbriche monumentali il Camposanto,
grande chiostro rettangolare costruito
intorno al prato dell'antico cimitero, nel
quale si aprono eleganti quadrifore ad archi
intrecciati, con all'interno preziosi affreschi
dell'Orcagna e di Benozzo Gozzoli. Sintesi di
motivi classici, siriaci, anatolici, armeni,
islamici, siculo- normanni, ecc. le opere del
Campo dei Miracoli sono, accanto al
paradigma del S. Ambrogio di Milano, il
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
maggiore contributo italiano allo stile
romanico.
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
PISA, FEDERICO II E LA MATEMATICA
Giovanni Vitolo
Professore di Storia Medievale
Università degli Studi di Napoli Federico II
La spedizione di Pisani e Genovesi
contro al-Mahdia (Tunisia) nel 1087 e la
sconfitta nel 1284 dei Pisani da parte dei
Genovesi nella battaglia della Meloria sono
due eventi di non trascurabile importanza
sul piano militare, ma certamente di grande
rilevanza su quello ideologico e
dell’immaginario collettivo. Il primo si
colloca nella fase iniziale di uno
straordinario sviluppo di Pisa, che la portò a
giocare un ruolo di protagonista in un
Mediterraneo ormai non più egemonizzato
dal mondo islamico, ma sotto il crescente
controllo delle repubbliche marinare italiane
e di altri organismi politici dell’Occidente
cristiano. Il secondo sancì invece per Pisa
l’inizio di un declino irreversibile, che la
rese, prima, subalterna a Genova e poi
direttamente dipendente da Firenze (1406).
Tra l’uno e l’altro evento bellico una storia
esaltante di realizzazioni sul piano sia delle
istituzioni politiche e sociali sia della
codificazione del diritto e della costruzione
dello spazio urbano, in cui si colloca anche il
complesso degli edifici della piazza del
duomo. Tra essi il famoso campanile, meglio
noto come Torre pendente, i cui lavori,
iniziati nell’agosto del 1173 e rimasti ben
presto interrotti per il cedimento del
terreno, furono ripresi solo un secolo dopo,
nel 1275.
Un ruolo importante nella storia di
Pisa di quei decenni ebbe il rapporto assai
stretto con gli imperatori svevi, che portò la
città a configurarsi come un punto di forza
dello schieramento ghibellino in Italia. Gli
anni di regno di Federico II, in particolare,
dalla sua incoronazione imperiale nel 1220
alla morte nel 1250, furono quelli nei quali
Pisa visse l’ultima fase del suo
protagonismo in Toscana e nel
Mediterraneo, giungendo il 4 maggio del
1241 a sconfiggere presso l’isola del Giglio
la flotta genovese, che trasportava i vescovi
diretti a Roma per il concilio convocato da
Gregorio IX dopo la seconda scomunica
dell’imperatore.
In città soggiornò lo stesso Federico
II in uno dei suoi frenetici spostamenti
attraverso l’Italia, in compagnia del filosofo,
astronomo e matematico Michele Scoto.
Insieme a lui si intrattenne con il grande
matematico Leonardo Fibonacci, al quale si
deve l’introduzione nella cultura latina del
sistema numerale arabo-indiano e dello
zero. L’incontro è rievocato dallo stesso
Fibonacci nel suo Liber quadratorum, nel
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
quale ricorda di aver discusso con il sovrano
della possibilità di «trovare un numero
quadrato che, aumentato o diminuito di
cinque, fa nascere sempre un numero
quadrato».
La fedeltà alla causa imperiale, ma anche il
tentativo di spezzare l’accerchiamento da
parte delle città guelfe della Toscana furono
all’origine del sostegno militare dato a
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Corradino nel suo estremo tentativo di
recuperare il trono di Sicilia. Insieme a lui il
29 ottobre del 1268 a Napoli, nella piazza
del Mercato, fu decapitato, oltre al duca
d’Austria, anche il conte Gherardo di
Donoratico, capo di uno dei più potenti
casati pisani.
L'antico stemma di Pisa in un bassorilievo
romanico.
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PISA E LA TORRE, UNA STORIA
INSCINDIBILE
Carlo Greco
Professore di Tecnica delle Costruzioni
Università degli Studi di Napoli Federico II
La vicenda “statica” della Torre di
Pisa comincia dalla sua costruzione, iniziata
nell’anno 1173, ed è collegata in qualche
modo alla storia della città. Dopo un
periodo di circa cinque anni, infatti, la
costruzione fu sospesa, quando la sua
elevazione aveva raggiunto il quarto ordine,
ossia 28 m, per motivazioni determinate
dalle vicende politiche ed economiche della
Repubblica ed a questa sospensione, durata
quasi un secolo, la torre deve la sua attuale
esistenza: in questo periodo i terreni della
sua fondazione, costituiti da strati
caratterizzati da elevata deformabilità,
ebbero modo di consolidarsi sì da evitare
una loro inevitabile rottura ed il crollo della
struttura. Nel 1278, ripresi i lavori otto anni
prima, si raggiunse un’altezza di circa 50
m, ma i lavori furono di nuovo interrotti,
probabilmente per la crisi della Repubblica
pisana dopo la sconfitta da parte della flotta
genovese nella battaglia della Meloria.
Solamente nel 1370, dopo due secoli
dall’inizio della costruzione, l’opera fu
completata con l’edificazione della cella
campanaria, ed anche questa seconda e
lunga interruzione contribuì ad evitare il
crollo della torre per cedimento dei terreni
di fondazione, consolidatisi nel tempo sotto
il graduale aumento delle pressioni indotte
dall’incremento dei carichi.
Durante il lungo periodo dell’edificazione
l’inclinazione della struttura rispetto all’asse
verticale aumentò sensibilmente, tanto che
prima della costruzione della cella
campanaria essa superò il valore di un
grado e, con il lento e progressivo
cedimento del terreno di sedime, raggiunse
all’inizio del secolo XIX i cinque gradi.
Si configuravano in tal modo due aspetti
estremamente pericolosi per la
conservazione della torre: da un lato, con
l’aumentare dello strapiombo si profilava il
rischio di una perdita di stabilità sia in
quanto il suo baricentro, posto a circa 23 m
dalla fondazione, si avvicinava
gradualmente al perimetro della
fondazione, sia con il conseguente
aggravamento delle tensioni di
compressione sul terreno di fondazione,
dall’altro la struttura muraria della
costruzione veniva ad essere sempre più
sollecitata e poteva verificarsi un suo
cedimento improvviso.
Gli studi eseguiti sul fenomeno nel secolo
scorso dimostravano che il movimento di
rotazione della costruzione aveva un
andamento accelerato, nonostante gli
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
interventi effettuati, taluni dei quali
certamente non avevano giovato a
migliorare le condizioni di sicurezza
dell’opera, tanto che nel 1988 si venne alla
determinazione di inibire l’ingresso dei
visitatori alla torre, per il rischio della
rottura della struttura muraria.
Gli interventi progettati ed i lavori che ne
seguirono, negli anni fra il 1990 ed il 2001,
hanno portato ad un raddrizzamento della
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costruzione di circa mezzo grado
sessagesimale, corrispondente ad uno
spostamento verso Nord della settima
cornice (a quota di circa 50 metri) di 43
centimetri, riconducendo la pendenza a
quella di duecento anni addietro, con
l’amplificazione del grado di sicurezza della
torre al ribaltamento e la significativa
riduzione delle pressioni sul terreno.
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L’ANTICA ALLEANZA
Arte e Matematica in Piazza dei
Miracoli
Luciano Carbone
Professore di Analisi Matematica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Immaginate di far parte di un
gruppo di turisti in giro per l’Italia. Siete
alla fine delle vostre peregrinazioni: poco o
nulla vi emoziona. Da Firenze la vostra
guida vi conduce a Pisa in Piazza dei
Miracoli. Il cielo è limpido e azzurro;
macchie umane in movimento punteggiano
il verde vivo del prato e il bianco splendente
dei monumenti. Certo non potete resistere
alla tentazione di farvi fotografare mentre
sostenete, sorridendo, la torre che pende.
Immaginate ora di far parte di un
gruppo di studiosi riuniti a Pisa per
discutere qualche tema scientifico. La
giornata è finita, siete stanchi. Dopo cena
passeggiate in Piazza dei Miracoli; è
deserta: la luce lunare riflessa dalle trine
dei marmi penetra nell’erba. Vi
tranquillizzate, ma una lieve inquietudine
penetra in voi: è la torre che pende.
Si possono chiarire queste emozioni
estetiche? Domanda dalle mille risposte.
Scegliamone una.
L’arte, secondo l’opinione di Goethe, può
salvare il mondo dal caos. Nel disordine
minaccioso essa crea dei principi di ordine e
rasserena. Ritrova ad esempio forme
costanti e ripetizioni regolari. Può allora
allearsi con quella scienza che più tende a
creare e contemplare simboli: la
matematica.
E Piazza dei Miracoli viene eretta in
un’abbondanza di armonie matematiche.
Eccone alcuni esempi: forme geometriche
pure, simmetrie, sezioni auree….
La torre è un cilindro e allora ogni
piano diametrale perpendicolare alla base è
di simmetria; il battistero è un cilindro
concluso da una semisfera e ha gli stessi
piani di simmetria; la cattedrale, a croce
latina come il corpo umano, è simmetrica
rispetto al piano mediano del braccio lungo
della croce; la sua facciata si inserisce in un
quadrato; grosso modo il diametro del
battistero è la sezione aurea dell’altezza, il
lato corto della cattedrale è la sezione
aurea del lato lungo; l’asse minore della
cupola ellittica è la sezione aurea dell’asse
maggiore…..
Ma qualcosa minaccia l’ordine ritrovato,
un ricordo del caos da cui emerge e una
promessa di un ritorno ad esso: l’asse della
torre non è perpendicolare al piano di
appoggio.
Ma non è solo quest’ordine, l’ordine
geometrico, che lega il mondo. Speculazioni
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
esoteriche e numerologia si intrecciano in
Piazza dei Miracoli e le interpretazioni sono
tante.
In principio vi è la monade pitagorica; la
riflessione su di essa in quanto tale produce
la diade e la contemplazione di essa a sua
volta produce la triade. La cattedrale non è
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forse la casa di Dio (il Padre)? La torre
campanaria la Sua voce (il Figlio)? Il
Battistero il luogo ove Egli continuamente si
manifesta (lo Spirito Santo)? Ecco l’Haghia
Triada, la Santa Trinità.
Ma questa è un’altra storia e un’altra (?)
matematica.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
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GALILEO E LA TORRE PENDENTE
Marco Napolitano
Professore di Istituzioni di Fisica nucleare e subnucleare Università degli Studi di Napoli Federico II
Dovrebbe essere il 1590 o il 1591.
Possiamo immaginare la scena: Galileo in
cima alla torre pendente che sta per lasciar
cadere simultaneamente due sfere dello
stesso materiale ma di peso diverso –
diciamo l’uno il doppio dell’altro -, studenti
e colleghi professori ai piedi della torre in
attesa di controllare l’ordine di arrivo a
terra dei due gravi. O, se preferiamo:
Galileo, studenti e colleghi professori a
terra e un discepolo sulla torre pronto a
lasciar cadere le due sfere appena Galileo lo
ordini. Ed ecco le sfere che arrivano quasi
contemporaneamente a terra! Aristotele è
servito! Le due sfere in moto “naturale”
attraverso lo stesso mezzo non
mantengono un rapporto di velocità pari al
rapporto dei pesi ma, piuttosto, (fatto salvi
gli effetti dovuti alla presenza dell’aria) si
muovono con la stessa velocità!
E’ veramente accaduto? Galileo non lo dice
nei suoi scritti; lo racconta Vincenzo Viviani,
suo allievo e biografo; glielo avrebbe detto
lo stesso Galileo in tarda età ad Arcetri. E
non si trattava di un “esperimento” ma
semplicemente di una esperienza
dimostrativa della non correttezza della tesi
di Aristotele, poiché Galileo già sapeva
quale sarebbe stato il risultato.
Molti hanno successivamente raccontato di
questa esperienza introducendo elementi
inventati, taluni palesemente falsi, che
hanno acceso un dibattito sul fatto che essa
sia mai stata realizzata. Stillman Drake,
uno dei maggiori studiosi di Galileo e delle
sue opere, nella sua biografia scientifica di
Galileo, si mostra propenso a credere che
l’esperienza sia stata realmente eseguita e
fornisce una serie di argomentazioni
piuttosto convincenti a proposito.
Che sia stata fatta o no è, però, poco
importante; resta il fatto che sarà proprio
Galileo a dedurre, con una serie di
esperimenti, che corpi in caduta libera nella
gravità terrestre (nel vuoto) sono soggetti
ad accelerazione costante indipen-
dentemente dalla loro forma, dalla loro
massa e dal tipo di materiale del quale sono
costituiti. Questa legge è una pietra miliare
nella storia della scienza; essa e, ancor più,
la legge di inerzia costituiscono l’origine
della fisica moderna.
Personalmente voglio credere che la
dimostrazione dalla torre sia stata
realmente fatta; oltre al suo significato
scientifico mi piace molto la sua teatralità:
la bellissima piazza dei Miracoli, studenti,
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II la torre di pisa: ritorno al futuro
professori e curiosi in attesa e lei, la Torre,
a dominare la scena con la sua pendenza
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
che sembra fatta apposta per facilitare
l’esperimento.
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Incontri straordinari
1 dicembre 2005: ENERGIA ED AMBIENTE - Prof. Bruno Coppi (MIT, Boston)
23 marzo 2006: DAGLI ANGELI AI NEURONI: L’ARTE E LA SCIENZA DEI SOGNI –
Allan J. Hobson (Harvard Medical School, Boston)