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SPAZIO VERDE S embra un paradosso ma non lo è. Con un articolo molto in- cisivo, pubblicato sul Corrie- re della Sera del 15 febbraio scorso, Franca Porciani punta il dito contro una commercializzazione troppo ag- gressiva dei prodotti fitoterapici, che mette a rischio la sopravvivenza di mol- te piante medicinali. Viene da chieder- si se il longevo Ginkgo Biloba, l’albero della vita, sopravviverà al suo successo e lo stesso discorso vale per il Ginseng Il successo della fitoterapia non fa bene alle piante medicinali? Un articolo del Corriere della Sera punta il dito sui rischi di una commercializzazione selvaggia DI SERGIO RICCIUTI VICE PRESIDENTE SIFIT 58 puntoeffe

SPAZIO VERDE - puntoeffe.it spazioverde.pdfSPAZIO VERDE no al 1962 sono rapidamente cre-sciute passando dalle 28 tonnellate del 1973 alle 700 del 2002. La Nami-bia è il principale

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S embra un paradosso ma nonlo è. Con un articolo molto in-cisivo, pubblicato sul Corrie-

re della Sera del 15 febbraio scorso,Franca Porciani punta il dito controuna commercializzazione troppo ag-gressiva dei prodotti fitoterapici, chemette a rischio la sopravvivenza di mol-te piante medicinali. Viene da chieder-si se il longevo Ginkgo Biloba, l’alberodella vita, sopravviverà al suo successoe lo stesso discorso vale per il Ginseng

Il successo della fitoterapianon fa bene alle piante medicinali?Un articolo del Corriere della Serapunta il dito sui rischidi una commercializzazione selvaggia

DI SERGIO RICCIUTIVICE PRESIDENTE SIFIT

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maggiore rilievo rispetto alle altre (an-tiaritmica, stomachica e ipotensiva) e,pur vantando una efficacia decisamen-te inferiore a quella dell’Aspirina e del-l’indometacina, hanno consentito di ri-durre i dosaggi dei Fans nei casi in cuivenivano associati. Va infine precisatoche, nonostante l’Harpagophytum siastato inserito in numerose farmacopee,non sono numerosi gli studi condottisull’uomo e i risultati non sono affattouniformi. La droga è rappresentata dal-le radici secondarie e i principi attivi re-sponsabili della sua attività apparten-

grattugiate). Fu descritto per la primavolta nel 1840 da A. P. de Candolle, mai primi studi sulle sue proprietà medici-nali risalgono al 1907 e furono condot-ti da un tedesco, G. H. Mehnert, che leapprese direttamente dalle popolazioniSan (Boscimani). Solo dopo il 1950 lesue proprietà antinfiammatorie e an-tiartritiche cominciarono a interessareconcretamente la comunità scientificae i primi lavori di ricercatori e studiosisono successivi a questa data.Le proprietà antinfiammatorie e antiar-tritiche assumono immediatamente un

Coreano, per l’Harpagophytum Pro-cumbens e per un numero crescentedi piante medicinali.Un esempio ci può aiutare a compren-dere meglio la dimensione del proble-ma e le sue, implicite, contraddizioni.L’Harpagophytum procumbens si im-pone recentemente all’attenzione delmondo scientifico - che lo sta studian-do nei dettagli - per le sue qualità tera-peutiche, non del tutto esplorate e peril suo uso nella medicina popolare afri-cana assolutamente empirico e moltodiverso dal nostro, ma non per questomeno interessante.

UN CASO EMBLEMATICOL’Harpagophytum Procumbens (Peda-liaceae) è noto anche come “artiglio deldiavolo” per gli uncini (dal greco harpa-gos), che presenta in prossimità dei fio-ri, che feriscono in modo lacerante allezampe gli animali. Nelle stagioni calderappresenta una fonte di acqua e saliminerali facilmente individuabile pervia dei fiori molto colorati. Quando glianimali mangiano i fiori spesso ingeri-scono anche gli uncini che rischiano diucciderli, per questo motivo gli alleva-tori estirpano le piante di Harpagophy-tum dai campi.Originario del deserto del Kalaharil’Harpagophytum è diffuso anche inNamibia, Botswana, Madagascar eSud Africa. In Namibia è utilizzato daiBoscimani come tonico amaro, comefebbrifugo e nel trattamento di emicra-nie, dolori, allergie e per ridurre i doloridel parto (come unguento ottenuto im-pastando le radici appena raccolte e

L’altra facciadel naturale

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Proprietà dell’HarpagophytumPianta medicinale caratterizzata da una buona tollerabilità, l’Harpagophytum presentaun sapore amaro (è ricca di iridoidi, come la genziana) che la rende controindicatain pazienti con ulcera peptica o gastrite. Forse proprio per questo motivo (i suoi principiattivi, gli arpagosidi, sono molto solubili in acqua) si preferisce l’estratto seccoin capsule o compresse gastroresistenti. Una preparazione molto diffusa,in ambito omeopatico, è la tintura madre utilizzata anche dai veterinari.Sono in commercio numerose forme farmaceutiche: compresse, capsule, tavolette,granuli, flaconcini, macerati, perle, infusi. La posologia è variabile e risentedi un certo empirismo soprattutto nell’infuso (1,5-4,5 gr di droga finemente sminuzzatain infusione per otto ore da bere, dopo filtrazione, nella giornata)e nella tintura madre (50 gocce tre volte al dì). L’estratto secco viene dosatoa 250-500 mg titolati al 2,5 per cento di iridoidi riferiti all’arpagoside per capsula(100-250 in associazione) da alcuni autori mentre altri commercializzano260 mg per capsula titolati all’1,5 per cento da somministrare quattro volteal dì (pari a 16 mg complessivi di arpagoside). Non è comunque facile distinguereda un punto di vista qualitativo le diverse preparazioni perché non viene sempre indicatoil tenore in iridoidi. Questo significa anche che molti prodotti commercializzatinon sono idonei all’uso terapeutico o salutistico e che quindi una grande quantitàdi piante viene distrutta senza una concreta utilità per i consumatori.

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no al 1962 sono rapidamente cre-sciute passando dalle 28 tonnellatedel 1973 alle 700 del 2002. La Nami-bia è il principale esportatore e copre,da sola, oltre il 90 per cento del mer-cato, per un fatturato stimato sui diecimilioni di dollari l’anno. I principali im-portatori sono Francia, Germania eSud Africa.

UN SUCCESSO A DOPPIO TAGLIOQuesto successo sta creando unaricchezza che, purtroppo, si distribui-sce esclusivamente tra gli operatoridella filiera commerciale e interessain modo assolutamente marginale iPaesi d’origine. Rappresenta, inoltre,un serio e oggettivo problema per lasopravvivenza della specie, anche seinterventi governativi finora poco inci-sivi, hanno cercato di limitare lo sfrut-tamento intensivo nel Botswana enella Namibia. Il commercio è regola-mentato da permessi che vengono ri-lasciati dalle competenti autorità e ri-guardano appunto il commercio, lostoccaggio e il trasporto. Dal 1999,per disposizione del ministero del-l’Ambiente e del Turismo la raccolta èconsentita, a chi ha il permesso, solotra marzo e ottobre. Tuttavia tali di-sposizioni non hanno ottenuto ilsuccesso sperato e sono allo studiocoltivazioni con una maggiore resa.

gono alla famiglia degli iridoidi sottoforma di glucosidi. Ricordiamo l’arpa-goside, che da solo rappresenta circal’80 per cento, l’arpagide e il procum-bide. Gli iridoidi hanno anche un ele-vato potere amaricante compreso tra5.000 e 12.000, che impartisce allepreparazioni il caratteristico saporeamaro peraltro comune alla genziana,altra pianta medicinale ricca di iridoidi. Come spesso accade in fitoterapia si èindagato sulla reale efficacia del markerarpagoside al quale viene convenzio-nalmente attribuita l’attività terapeutica,che, comunque, non eguaglia quelladel fitocomplesso in toto. L’attività anal-gesica antinfiammatoria sembra carat-terizzata da un meccanismo di azionediverso da quello dei Fans e infatti nonsono presenti i fenomeni gastrici colla-terali di questi farmaci anche se qual-che fastidio può derivare dall’intensosapore amaro (vedi box a pag. 59).L’Harpagophytum è così diventato unrimedio sempre più popolare e leesportazioni di radici secche dalla Na-mibia verso la Germania, iniziate intor-

La raccolta incontrollata procura gra-vi danni perché non è selettiva e inte-ressa anche le radici primarie (la dro-ga è rappresentata dalle radici se-condarie e le radici primarie hannoun valore fitoterapico molto modesto)e le piante giovani (la pianta è ritenu-ta matura tra i tre e i quattro anni).Un ruolo importante è anche quellosvolto dagli agricoltori più interessati aproteggere il bestiame dal pericolorappresentato dall’Harpagophytumche non alla sopravvivenza di questaspecie. Probabilmente se avessero unriconoscimento o un coinvolgimentoeconomico il loro atteggiamento sa-rebbe ben diverso.Per fronteggiare la maggiore richiestain Namibia è stato messo a punto unmetodo per la “raccolta sostenibile”.Sono state create quattro “Zone” inmodo da consentire una rotazione euna raccolta ogni quattro anni (il tem-po necessario per portare a maturitàle piante), limitandola inoltre alle radi-ci secondarie per non distruggere lepiante. La densità è di 500-2.000piante ettaro contro un massimo di1.200 nelle zone non controllate.Anche se i risultati sono inferiori alleaspettative il progetto sta procedendoe si spera di arrivare a un raccolto diottanta tonnellate l’anno, raddoppian-do la zona di coltura.

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Ripensare il sistemaLa storia dell’Harpagophytum presenta numerose affinità con quella delle altrepiante medicinali: viene scoperta casualmente, qualche ricercatore ne apprendei benefici dalle popolazioni locali, i ricercatori ne studiano le qualità, l’industriacommercializza il prodotto nelle forme più idonee a soddisfare le richiestedel mercato, ma quando si parla di piante medicinali con grandi potenzialitàcommerciali la natura ha i suoi tempi e non è sempre in grado di soddisfarela crescente domanda. A ben poco valgono le leggi, già difficili da applicarenei Paesi più ricchi e abituati a complessi sistemi regolatori. Bisogna ripensareil sistema e il rischio di estinzione di molte specie impone una seria riflessione.Ha assolutamente ragione Franca Porciani e bisogna evitare che il longevo Ginkgo,sopravvissuto per milioni di anni, si estingua vittima del suo successoe delle sue straordinarie qualità. In sintesi serve un intervento coordinato,a livello mondiale, che riconosca queste piante come patrimonio dell’umanitàe crei i presupposti per un loro utilizzo più razionale e meno selvaggio.