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Storia di Catanzaro Victor Bivi Edizioni ITALBIT

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Storia di Catanzaro

Victor Bivi

Edizioni

ITALBIT

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SOMMARIO

CAPITOLO I La storia pag. 4CAPITOLO II Il territorio pag 10CAPITOLO III Fortificazioni pag.18CAPITOLO IV Le Porte pag.20CAPITOLO V Monumenti pag.27CAPITOLO VI Il verde pag.32CAPITOLO VII I rioni pag.35

Direttore Responsabile: Vic Bivione

[email protected]

Direttore artistico: Vittorio di Planet

Grafica e notizie: Internet

PRINTED IN ITALY APRILE 2012

Proprietà letteraria riservata

Riproduzione anche parziale vietata

Diritti riservati ai vari autori

Copyright © by ITALBIT s.r.l.

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Capitolo I – La storia

La fondazione di Catanzaro secondo la leggenda fu dovuta a due mitici capi militari bizantini: Cattaro e Zaro (da cui il nome) i quali condussero gli abitanti i centri costieri della magna-grecia di Scolacium, che va dall’attuale quartiere marinaro della città fino al comune di Squillace, prima sul colle Zarapotamo (quartiere Santa Maria) e

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poi sul colle Trivonà l'attuale centro storico cittadino. Le motivazioni di questo spostamento furono le continue incursioni saracene che rendevano insicure le coste ioniche. Al di là dei due leggendari militari bizantini, lo spostamento verso il Trivonà delle popolazioni rivierasche è un fatto storico. A guidare le popolazioni, non furono però Cattaro e Zaro, ma Flagizio luogotenente del generale Niceforo Foca II.

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Dati storici ed inconfutabili citano Catanzaro come luogo in cui è nato il nome Italia dal vocabolo Italói termine con cui gli antichi greci chiamavano i Vituli popolo adoratore di un simulacro di vitello per cui indicati come ''abitanti della terra dei vitelli''. Fino al V secolo a.C. con Italia si indicò solo la Calabria, in seguito il nome fu esteso al meridione quindi all’intera Penisola e alle isole.

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Altre fonti citano che il popolo degli Enotri si stabilì nell'attuale quartiere Germaneto lungo il fiume Corace capeggiati dal Re Enotrio Italo. « "L'intiera terra fra i due golfi di mari, il Nepetinico (S.Eufemia ) e lo Scilletinico (Squillace), fu ridotta sotto il potere di un uomo buono e saggio che convinse i vicini, gli uni con le parole, gli altri con la forza. Questo uomo si chiamava Italo e denominò per primo questa terra Italia".» ( Antioco di Siracusa V secolo a. C.).

« Italo, re degli Enotri, da lui in seguito presero il nome di Itali e Italìa l'estrema propaggine delle coste europee delimitata dai golfi di Squillace e di S.Eufemia, di lui dicono che abbia fatto degli Enotri, da nomadi che erano, degli agricoltori stabili e che abbia imposto loro nuove leggi istituendo tra l'altro per primo le sissizie* » (Aristotele,Politica,VII,10,2-3)

* erano pasti comuni consumati dai cittadini divisi in comunità formate in genere da 15 membri

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Capitolo II – Il territorio

Alla confluenza dei torrenti Musòfalo e Fiumarella su uno sperone insiste Catanzaro, conosciuta come la "Città dei due mari” perchè è posta nella parte più stretta d'Italia - soli 30 km separano lo Ionio dal Tirreno - per cui in giorni particolarmente limpidi è possibile vedere i due mari, le isole Eolie e lo Stromboli.

30 Km

CALABRIA

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Catanzaro è situata a 320 mt. s.l.m. con una superficie di 102,3 km² e con 93.144 abitanti (al 31.05.2011). Anticamente era conosciuta come “Città dei tre colli”: il Colle di San Trifone (oggi San Rocco), il Colle del Vescovato (Piazza Duomo) e il Colle del Castello (oggi San Giovanni); Città delle tre V: “V“ di San Vitaliano patrono della città. “V” di vento per le brezze provenienti dal Mar Ionio e dall’altipiano della Sila.

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CATANZARO

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“V” di velluto per la seta prodotta fin dai tempi dei bizantini. Sulla base di un antico testo si ritiene che l'arte della seta sia stata introdotta nel 1072 da artigiani orientali. Secondo una tradizione catanzarese proprio in quel secolo furono introdotti in Europa, sia il baco da seta che il gelso di cui il verme si nutre. Alcune ipotesi fanno derivare il nome stesso della città dal termine Katartarioi, ovvero

"filatori di seta". È certo che in Europa i primi centri dove si lavorava la seta (fine IX e primi anni del X secolo d.C.) furono italiani, per l'esattezza Catanzaro e Palermo. La spiegazione è: una era sotto il dominio bizantino, l’altra era araba e, quindi, entrambe legate a culture orientali allora molto forti. Agli inizi del Quattrocento, sotto il dominio Aragonese l’antica

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tradizione della lavorazione e del commercio della seta ebbe un ulteriore sviluppo, tanto che il Re Carlo V nel 1519 riconosce il Consolato dell'Arte della Seta. Infatti alcuni artigiani catanzaresi chiamati per insegnare l'arte della seta che, è certo, era già florida molto prima a Catanzaro, andarono a Palermo nel 1432, in Francia a Lione nel 1466, a Messina nel 1468 e a Tours nel 1470, quando il re Luigi XI decise di istituire la manifattura della seta nei propri domini.

Così comparve lì il primo telaio meccanizzato di "Giovanni il calabrese".

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Catanzaro fu fin dalla sua fondazione una fortezza dotata di torri, bastioni, porte civiche e racchiusa con una cinta muraria di 7 km circa. Fu costruita con precisi scopi difensivi per resistere a lunghi assedi. La sua stessa posizione infatti, accerchiata da ripide valli e fossati formavano naturali trincee fortificate. Sulle colline che fiancheggiano la valle (gli odierni quartieri Sala, Santa Maria e Lido), era

un susseguirsi di torri cavallare d'avvistamento. Una è ancora oggi visibile sulle colline del quartiere Aranceto a sud della città.

Catanzaro – Torre cavallara

Capitolo III – Fortificazioni

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Le porte di accesso erano 6: “Porta Marina o Granara”, la più importante, era l’accesso a sud per chi veniva dalla costa ed era utilizzata per il commercio del frumento.

“Porta di San Giovanni o Castellana”, a nord nei pressi dell‘odierna piazza Matteotti; nelle adiacenze esisteva un profondo fosso (rivellino), attraversabile tramite un ponte levatoio. “Porta di Pratica” (anche Prattica), da cui si accedeva da occidente al rione Paradiso, oggi quartiere Case Arse, nome dovuto ad un immane incendio scoppiato durante l’insurrezione dei cittadini

Catanzaro – Porta di mare

Capitolo IV – Le Porte

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e reggente con il becco un nastro azzurro con l’iscrizione “Sanguinis Effusione” e insignendola col titolo di “fedelissima”.

contro il tiranno Marchese Centelles che era in rivolta contro il sovrano Carlo V. I francesi cercarono invano di conquistare Catanzaro, assediandola per molte settimane e nonostante la loro inferiorità numerica, i catanzaresi resistettero eroicamente e dopo la vittoria, l'Imperatore concesse alla città il diritto di utilizzare come suo simbolo l'Aquila imperiale, recante sul petto uno scudo che rappresentava i tre colli della città sormontati da una corona

Catanzaro – Stemma civico

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Inoltre fu concessa alla città l'esenzione dai tributi regi e la facoltà di battere moneta del valore di un carlino. Le monete recavano scritto "OBSISSO CATHANZARIO" sul dritto e "CAROL. V S IMP“ sul verso.

Catanzaro – Moneta del XVI secolo

“Porta Stratò“ , una porta civica ad arco a sesto chiuso nascosta dalla chiesetta di Santa Maria della Portella, che fungeva da luogo di culto e da postazione di avvistamento, in quanto in caso di pericolo veniva suonata la campana che avvertiva la popolazione della chiususa delle porte. È tuttora visibile il sentiero che sale dalla valle del Musofalo e porta fino alla chiesetta ora distrutta.

“Nell’omonimo rione ad orientedel del centro storico c’era la

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Il nome stesso "Stratò" deriverebbe dal greco e significa occulto, nascosto. “Porta del Gallinaio”, era un porta civica secondaria, utilizzata per l'accesso del bestiame; “Porta Silana”, anch'essa porta civica secondaria utilizzata per il passaggio di bestiame. Consentiva l'accesso alla città dall’altopiano della Sila.

Oltre a Sant’Omobono , una chiesetta risalente al XI–XII secolo, i monumenti più importanti e che si trovano tutti nella stessa zona sono: Il Duomo, anacronistica ristrutturazione dove prima esisteva la cattedrale eretta in epoca normanna; la seicentesca chiesa del Monte dei Morti e la chiesa del Santissimo Rosario costruito nel XV°-XVI° secolo. Poco distante si trova la basilica

Capitolo V - Monumenti

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dell’Immacolata dedicata alla patrona della città; più oltre sorge su uno dei colli della città, in corrispondenza dei resti dell'antico castello, la chiesa di San Giovanni del Sovrano Militare Ordine (dei cavalieri) di Malta. Le opere civili sono: il Ponte Bisantis o (Viadotto Morandi ) secondo in Europa, terzo nel mondo tra quelli ad una sola arcata.

La Fontana monumentale “Il Cavatore”, ideata e costruita dallo scultore Giuseppe Rito al quale si devono le origini dell’arte contemporanea in Calabria, posta nella grande nicchia del distrutto castello.

Il CavatorePonte Bisantis

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Nel tardo Seicento, quando nacque l'erede al trono spagnolo, ci furono molte rappresentazioni in piazza San Giovanni e continuarono in piazza Duomo fin quando fu costruito il Teatro Comunale chiamato il piccolo San Carlo perchè era simile al più noto teatro napoletano. Nel 1938 venne demolito in seguito alla crisi della 1^ guerra mondiale.Nel 2002 nello stesso luogo del vecchio viene costruito il nuovo Teatro Politeama.

Nuovo Politeama

Teatro Comunale

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Il Monumento ai Caduti della Grande Guerra 1915-1918: Situato davanti al Palazzo di Giustizia, è un poderoso gruppo scultoreo in bronzo opera di Michele Guerrisi (1893-1963). Inaugurato nel 1933 e danneggiato in parte dai bombardamenti del 1943.

Capitolo VI – Il verdeOltre ai burroni e ai canali pieni di vegetazione, la città ha due importanti polmoni verdi: a sud la Villa Comunale,

a nord il Parco della Biodiversità mediterranea. La villa fu intitolata alla Regina Margherita in occasione della visita della famiglia reale nel

Monumento ai Caduti

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I rioni di Catanzaro sono nati nelle diverse epoche attraversate dalla città. I più caratteristici sono:“La Grecìa” , il più antico; l’ipotesi sulla sua origine è contrastata ma la più accreditata afferma che fu

Capitolo VII – I rioni

un giardino botanico, due laghetti, diverse specie di mammiferi ed uccelli, piste per jogging e ciclabili, area pattinaggio, parco giochi e un Museo militare.

1881; evento ricordato con un epigrafe sulla facciata del Museo. L’impianto oggi è chiamato Villa Trieste.

Villa Comunale

Il Parco della Biodiversità mediterranea, dovuto dalla Amministrazione provinciale, vanto della città, comprende

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l'antica area che accolse i cittadini Greci provenienti dalla costa in seguito alle invasioni saracene. « ...in questi tempi cominciano a declinare i Greci nelle città in modo che fra pochi anni cedendo quasi che tutta quella (area) ai latini si ridussero in quell'angolo estremo che oggi appellasi Grecìa. Secondo il De Nobili l'origine greca di Catanzaro sarebbe comprovata. »

Così riportava Vincenzo D'Amato nelle sue Memorie historiche dell'illustrissima, famosissima, fedelissima città di Catanzaro (1670). “Piazza Mercanti” , oggi Piazza Grimaldi che così la descrisse Luise Gariani: « ... questa piazza fu il palcoscenico della vita catanzarese e vide i mercanti ed i setaioli, gli uomini d'armi e quelli di toga, i forestieri e la gente del contado, i patrizi ed i

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poveri che accorrevano al Monte di Pietà; la piazza dove per secoli il popolo di Catanzaro visse feste e spettacoli, sommosse e tumulti, parate e processioni, comizi e quaresimali ».“Via Filanda”, situata nel rione Maddalena, zona scelta dal setaiolo Primocerio che vi costruì uno dei primi filatoi in quanto la sua posizione molto ventilata consentiva il perfetto svolgersi delle operazioni seriche.

“I Coculi”, attualmente Piazza Larussa, era un quartiere popolare in cui erano situate numerose botteghe ed il mercato alimentare. Proprio dai prodotti venduti in questo rione, in gran parte, uova, frutta, noci e nocciole cioè oggetti tondi e di piccole dimensioni, deriva il nome coculi che significa ciottoli. “Case Arse”, rione chiamato anticamente "Paradiso" per la vista che spaziava fino alla costa osservabile dal terrazzo

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del complesso monumentale San Giovanni, (ex castello Normanno). ma divampò un incendio, da qui il nome, per un’insurrezione che colpi il castello adiacente. “Gelso Bianco”, era il rione in cui c’erano piantagioni di gelso bianco utilizzato come nutrimento per i bachi da seta. “Porta Marina”, attualmente rione Bellavista, il Gariani cita « la città di Catanzaro tiene sei porte. La prima fu detta

della Marina ovvero Granara poiché entra per essa tutto il frumento ». Il nome deriva dalla posizione rivolta verso il mare. ”Fontana Vecchia” giàrione Fuori Porta, per la presenza di una delle fontane più antiche della città. Oggi rimane solo il nome della via.“Vurgheddhi”, dal termine dialettale vurga che significa pozzanghera, per la presenza di pozze d'acqua stagnate che si formavano dall'acqua che

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scendeva dal colle del Vescovato (Piazza Duomo) in posizione soprastante rispetto al rione. “Scinduta de’ Forgi”, che oggi si chiama Discesa Gradoni era la sede di botteghe artigianali del ferro e di maniscalchi.“Vico Carbonai”, era il rione della produzione di carbone vegetale, che proveniva dalla campagne circostanti la città; era trasportato per la sua produzione da carovane di asini attraverso la Porta di Pratica o Prattica.

Catanzaro – Torre del castello Normanno

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addì 19 novembre 2013