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Teoria & Prassi settembre 2010 «Non passa una settimana, non passa quasi un solo giorno senza che qua o là ci sia uno sciopero - ora a causa di diminuzioni di salario, ora per un negato aumento, ora per un rifiuto di abolire soprusi o cattivi regolamenti, ora per nuove macchine, e ora infine per altre cento e cento cause. Questi scioperi sono in generale avvisaglie d'avamposti, talvolta combattimenti più notevoli; essi non decidono nulla, ma sono la prova più sicura che si avvicina la battaglia decisiva tra la borghesia e il proletariato. Sono le scuole di guerra degli operai in cui essi si preparano alla grande inevitabile lotta». FRIEDRICH ENGELS, La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845) rivista teorica di Piattaforma Comunista n. 21

Teoria & Prassi · 2010. 9. 14. · Teoria & Prassi settembre 2010 «Non passa una settimana, non passa quasi un solo giorno senza che qua o là ci sia uno sciopero - ora a causa

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  • Teoria & Prassi

    settembre 2010

    «Non passa una settimana, nonpassa quasi un solo giorno senza che quao là ci sia uno sciopero - ora a causa didiminuzioni di salario, ora per un negatoaumento, ora per un rifiuto di aboliresoprusi o cattivi regolamenti, ora pernuove macchine, e ora infine per altrecento e cento cause. Questi scioperi sonoin generale avvisaglie d'avamposti,talvolta combattimenti più notevoli; essinon decidono nulla, ma sono la provapiù sicura che si avvicina la battagliadecisiva tra la borghesia e il proletariato.Sono le scuole di guerra degli operai incui essi si preparano alla grandeinevitabile lotta».

    FRIEDRICH ENGELS, La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845)

    rivista teorica di Piattaforma Comunista

    n. 21

  • Teoria & Prassi, n.21 - settembre 2010rivista teorica di Piattaforma Comunista

    (aderente alla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti)

    - versione digitale -

    Indice:

    Sviluppi della crisi e prospettive rivoluzionarie................................................................ 3 Crisi economica e trasformazione reazionaria dello stato e della società...................... 5 Verso quale partito operaio?.............................................................................................. 14 Ancora su coordinamenti, comitati e consigli................................................................... 20Lettera aperta alla “Cgil che vogliamo”........................................................................... 24Per chi suona la campana?................................................................................................. 28 Die Linke, ovvero il “socialismo piccolo-borghese del 21° secolo”................................. 30 Sullo spostamento del centro di gravità mondiale e l’ascesa della Cina ....................... 33 Il contributo della III Internazionale comunista alla formazione teorica

    e politica dei partiti comunisti nei loro primi anni di vita............................................ 40 Documentazione internazionale........................................................................................ 46

    Per contatti, domande, etc. scrivere a:[email protected]

    Visitate il sito web: www.piattaformacomunista.com

    La redazione invita tutti i lettori ad esprimere la propria opinione sul contenuto di questonumero della rivista. Invita altresì a segnalare indirizzi email individuali o collettivi di possibiliinteressati a ricevere le nostre pubblicazioni.La redazione di Teoria & Prassi ringrazia la giornalista E. Massimino la quale, dando prova digrande sensibilità democratica, ha assunto la direzione responsabile di questa rivistapermettendoci di adempiere alle formalità richieste dalla legge sulla stampa. Ribadisce,comunque, che la responsabilità politica degli articoli pubblicati è solo ed esclusivamenteredazionale.

    SOTTOSCRIVI PER LASTAMPA COMUNISTA!

    Versamenti su Postepay4023 6005 8700 9392intestata a Aldo Serafini

    Teoria & Prassi, periodico registrato al n. 14/2003

    del Registro della Stampa del Tribunale di Catania.Direttrice responsabile:

    E. Massimino

    La presente edizione, datata 10/9/2010,viene inviata per email e pubblicataonline. Si autorizza la copia e la diffusionetotale o parziale, non a finicommerciali, citando la fonte.

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  • In quale situazione concreta si colloca oggi ilnostro impegno teorico-pratico, principalmentevolto alla ricostruzione del partito comunista? Un rapido affresco permetterà di inquadrare lecaratteristiche del periodo attuale e le prospettive chesi delineano. Il punto inferiore della caduta produttiva ecommerciale, determinata in definitiva dallacontraddizione fra il carattere sociale dellaproduzione e la proprietà privata capitalista deimezzi produttivi, è stato raggiunto circa un anno fa,dopo un crollo senza precedenti nel dopoguerra perquantità, rapidità e diffusione. Ciò non comportaperò il superamento degli squilibri e l’inizio di unarisoluta crescita dell’economia mondiale. Dopo treanni di crisi vediamo che nei principali paesiimperialisti occidentali i deboli sintomi di ripresa sialternano alle frenate. Un esempio di queste ultime:il tracollo verticale della produzione automobilisticain Italia (l'immatricolazione delle auto è diminuitadel 26% dopo la fine degli incentivi statali).

    La crisi da sovrapproduzione relativa persiste, comedimostrano gli impianti ampiamente inutilizzati,dopo aver ricostituito le scorte di magazzino. Ilcontrasto fra la produzione e il consumo si manterràa causa della minore capacità di acquisto deilavoratori, del crescente impoverimento della classeoperaia e di ampi settori di piccola borghesia,dell’aumento della disoccupazione, dellosfondamento dei deficit statali. Le manovre di rientro

    dei deficit aumenteranno i problemi e l’incertezzaesistenti, che può sfociare in una nuova recessione escoppi di bolle speculative. Il corso della crisi economica è fortementeinfluenzato dal crescente carattere parassitario delcapitalismo. Nulla è stato fatto a livello globale perdare un ordinamento diverso all’alta finanza, aconferma che l’imperialismo è irriformabile perchè imonopoli finanziari, le loro agenzie di rating, leistituzioni dell’oligarchia, non possono accettaremisure che ostacolano il raggiungimento delmassimo profitto. Osserviamo una più spiccata disuguaglianza tra gliandamenti dei diversi paesi capitalistici sviluppati edemergenti. Il ciclo si è spezzettato e i vagoni deltreno mondiale del capitalismo viaggiano a velocitàancora più diverse rispetto a prima, con Cina, India eBrasile a ritmi del 7-10% e l’UE praticamente ferma.Procede la tendenza alla riduzione della percentualeglobale di PIL degli USA, dell’eurozona e delGiappone. Gli USA rimangono la principale potenzaimperialista, ma sono in declino storico. Il dollaroperde importanza (è la bilancia commerciale dellaCina a mantenerlo come valuta di riserva mondiale).Il peso del capitalismo cinese, di quello indiano,brasiliano, ecc. vanno aumentando velocemente.Siamo dunque di fronte ad una modificazione neirapporti di forza tra le potenze imperialiste, preparatonegli ultimi decenni. Una conseguenza di ciò è cheoggi non c’è nessuna locomotiva capitalista in gradodi trainare l’intero convoglio. Ciò ha conseguenzeprofonde sui tempi e sui ritmi e della ripresa.Un aspetto cruciale per la valorizzazione del capitaleè il rinnovamento del processo produttivo e ilrisparmio energetico. Senza tali modificazioni nonpuò esservi una crescita del saggio di profitto neisettori di punta. Ciò ha a che vedere conl’inasprimento della contesa per il controllo dellematerie prime strategiche, delle fonti energetiche,dell'acqua, delle vie di trasporto, delle sfere diinfluenza, ecc. Nella crisi si è accentuato il corso aggressivo dellapolitica imperialista, specie di quella USA, che sisforza di mettere in riga le potenze emergenti. Ilproseguimento della guerra in Afghanistan, leminacce sempre più violente all’Iran, l’installazionedi basi in Colombia e il tentativo di destabilizzare il

    EditorialeSVILUPPI DELLA CRISI E PROSPETTIVE RIVOLUZIONARIE

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  • Venezuela, la Bolivia, il Nicaragua, l’occupazionemilitare di Haiti, il cambio di strategia verso la RPDdi Corea, l’incremento del blocco contro Cuba,indicano un’escalation militaristadell’amministrazione Obama e l’aumento degliantagonismi bilaterali e multilaterali. Nel Medio Oriente la politica criminale dello statosionista, oggi più isolato nell’area mediterranea, si èaccentuata con l’obiettivo di spingere gli USA (indifficoltà nell’esercitare la loro supremazia suiprocessi politici della regione) in avventure militari econservare il proprio ruolo strategico. Lecontraddizioni in quella area si vanno accumulandoed è possibile che esplodano in una nuova guerra diaggressione. Un aspetto importante della crisi attuale è che essa siè trasformata nella crisi del debito, il cui epicentro ènell'UE. Si tratta di una crisi ancor più pericolosa perl'imperialismo, poiché la bancarotta riguarda non piùsingole banche, ma interi stati. La speculazione sul deficit greco ha indebolito l'euro.Obiettivamente c'è stata una convergenza fra gliinteressi degli speculatori finanziari e quelli degliUSA che cercano di garantire l'egemonia del dollaro.L’operazione dunque può ripetersi su altri anellideboli. Ma il vero motivo della crisi dell'euro è dacercare nello sviluppo ineguale dei paesi capitalisti. L’imperialismo tedesco ha imposto la politica diausterità e l'UE ha deciso che devono pagare i popoli.In tutti i paesi si varano piani di austerità checolpiscono gli standard sociali, le indennità didisoccupazione, le pensioni, le pensioni l'educazione,la sanità, i servizi sociali, ecc. Aumenta la pressionesulla classe operaia e le masse popolari. Si va versoun modello di stato borghese “snello” e poliziesco. Dopo la crisi finanziaria del 2007 i capi di governodissero che l'UE proteggeva i paesi dalla crisifinanziaria. L'eurozona è stata presentata comebarriera protettiva. Per decenni la borghesia e iriformisti di tutto il vecchio continente hannopromosso la frottola dell’ “Europa sociale”. Ma ora laclasse dominante mette in discussione ciò e gliaspetti della propaganda solidaristica europea vannoa rotoli. C'è chi vuole andare avanti su un nucleo ristretto dipaesi e con un sistema di decisioni più centralizzato;chi vuole bastonare ed estromettere gli stati condeficit eccessivo. Emergono profonde differenze diinteressi fra le oligarchie europee. L’UE comeistituzione imperialista è sempre meno unita e fraqualche anno avremo un quadro profondamentecambiato. In questo scenario si affacciano posizionianti-UE reazionarie e posizioni progressiste. Queste

    ultime vanno appoggiate per affermare il sacrosantodiritto ad uscire dalla gabbia imperialista e aprire lavia ad una alternativa rivoluzionaria. Le strategie di rientro dal debito, sommate agli effettidella perdurante crisi capitalistica, inasprisconoterribilmente le condizioni della classe operaia e deipopoli. La questione sociale si acutizza. Sul piano economico la crisi vuol dire licenziamentidi massa, riduzione dei salari e delle pensioni,demolizione della contrattazione collettiva e deidiritti dei lavoratori, ulteriori privatizzazioni; sulpiano politico si manifesta come involuzioneautoritaria a tutto campo. Sono le esigenzemonopolistiche a determinare il processo reazionario(come spieghiamo nell'articolo specifico sul casoitaliano).

    Una delle particolarità della crisi è che si è sviluppatanel periodo storico seguente la sconfitta temporaneae transitoria, ma assai pesante, del socialismo. Inquesto contesto svantaggioso per la classe operaia,l'evoluzione delle relazioni fra capitale e lavoroall'interno della crisi sta subendo delle modificazioni. I capitalisti e i loro governi intendono utilizzare lacrisi non solo per scaricare nell’immediato il pesosulle spalle delle masse lavoratrici, ma anche permassimizzare i profitti negli anni a venire,aumentando lo sfruttamento in fabbrica, cancellandoi diritti e le conquiste ottenuti a prezzo di dure lotte.Vogliono cioè approfittare del vantaggio acquisitoper stabilire nuovi rapporti di forza. Per riuscirvidevono fare i conti con la ripresa del conflitto diclasse. In Europa, in particolare, abbiamo vistosvilupparsi negli ultimi mesi una delle più vigoroseondate di lotta degli ultimi decenni, in riposta allamacelleria sociale.Le politiche anti-deficit mettono a nudo lasostanziale omogeneità delle politiche e deiprogrammi delle forze borghesi. L'influenza dellasocialdemocrazia e dei riformisti nella classe operaia

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  • è in rapida diminuzione ed è sempre più visibile ilcontrasto fra movimento operaio ed opportunismo. Tutto ciò fa sì che tra i lavoratori sfruttati vadanosvanendo molte illusioni e molti pregiudizi, fruttodella fase precedente. La love story col capitalismo èagli sgoccioli per molti lavoratori che hanno persofiducia nelle possibilità di miglioramenti nell'ambitodi questo sistema. Per i giovani si presenta unasituazione inedita: per la prima volta nell'occidenteimperialista un’intera generazione avrà condizioni divita e di lavoro peggiori di quella precedente. Ciòcomporta delle modificazioni profonde nella visionedel mondo di milioni di sfruttati, oggi più dispostialla lotta.E’ importante che strati politicamente attivi delproletariato comincino a guardare in modo diversoalla borghesia e si pongano nuovamente di fronte alproblema di un'alternativa concreta al capitalismo,senza più dimostrare un atteggiamento di diffidenzao di repulsione verso il socialismo. In tale situazione, in cui le basi sociali dei partitiborghesi-riformisti sono più mobili, in cuil'insofferenza delle masse cresce e vi sono miglioricondizioni per lo sviluppo della lotta di classe, sidistaccano i compiti e le responsabilità deicomunisti.Le direttive fondamentali per conquistare stratisempre più ampi del proletariato e creare miglioricondizioni per lo sviluppo della lotta rivoluzionariapossono essere fissate nelle seguenti: a) lotta control'offensiva del capitale, per l'organizzazione di unalarga controffensiva operaia che si proponga dirovesciare la crisi sulla testa dei capitalisti, dei ricchi,dei parassiti; b) lotta contro la reazione borghese intutte le sue forme, per la difesa delle libertà e deidiritti conquistati dai lavoratori; c) lotta contro leaggressioni imperialiste e la preparazione di unanuova guerra di ripartizione del mondo, per il trionfodelle lotte di liberazione e nazionali, per la solidarietàinternazionalista dei lavoratori e dei popoli. Lo sviluppo del fronte unico di lotta del proletariatonecessita del sostegno attivo di tutte le lotte e lerivendicazioni economiche e politiche delle masselavoratrici e dei disoccupati che non vogliono pagarela crisi.. Unirsi per resistere e contrattaccare, lottareaffinché la classe operaia diventi la classe dirigentedell’intero movimento popolare: ecco la via daseguire. I compiti del lavoro di massa, gli accordipolitici e sindacali, le piattaforme rivendicative, ecc.vanno situati all'interno di queste linee generali. Un'uscita dalla crisi favorevole ai lavoratori non puòessere raggiunta senza mettere in discussione laproprietà capitalistica e il potere dei monopoli

    finanziari, senza lavorare per una profonda e radicalerottura politica con l’antistorico, antiumano eantinaturale regime capitalista. La crisi stessa dimostra la necessità ineluttabile diriplasmare il sistema generale dell’industria,dell’agricoltura, del commercio, del credito, sullabase della proprietà sociale dei mezzi di produzionee di scambio e del potere in mano ai lavoratori. La lotta per instaurare il socialismo è l'unicaalternativa razionale e necessaria per superare lecontraddizioni e gli errori di fondo dell’attualesocietà, per mettere fine ad un sistema assurdo, chenon abbandonerà la scena da solo. Dovrà essereabolito con la lotta di massa rivoluzionaria che apriràla via ad un mondo giusto ed ugualitario, volto asoddisfare i bisogni materiali e culturali deilavoratori, ecocompatibile, capace cioè di garantirela sopravvivenza stessa della specie umana. Piattaforma Comunista mentre dà impulso all'unitàdella classe operaia e dei movimenti popolari,promuove questa alternativa, in legame indissolubilecol Movimento Comunista Internazionale, di cui laConferenza Internazionale di Partiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti (CIPOML) è la massimaespressione. A tal fine chiama i migliori elementi delproletariato a compiere i passi necessari peravvicinare la ricostruzione del Partito, rompendodecisamente con gli opportunisti e unendosi aimarxisti-leninisti per rafforzarsi tanto in campoteorico – applicando il marxismo-leninismo allecircostanze concrete - quanto in quello politico-organizzativo.

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  • La crisi economica mondiale ha colpitol’imperialismo italiano in modo più grave diquanto gli economisti borghesi ammettono.Nel biennio 2008-9 il PIL è sceso di 7 punti, quasi lametà della crescita registrata nei dieci anniprecedenti. Il volume della produzione industrialenel corso della fase depressiva è sceso fino ai livellidel 1987 e non si prevede che ritornerà ai livelliantecedenti la crisi prima del 2015. Le esportazionisono crollate del 22%. Nel solo 2009 vi sono stati9.400 fallimenti di impresa. I sintomi di ripresa sono deboli. Anche se il calo dellaproduzione si va arrestando, la sovrapproduzionenon è ancora risolta e la ripresa rimane lontana: gliimpianti sono largamente inutilizzati, le scorte dimagazzino si sono ulteriormente ridotte, gliinvestimenti rimangono ai minimi. Senza “pacchetti di stimolo” finanziari e incentivifiscali la recessione proseguirebbe. Ne è riprova ilcrollo delle immatricolazioni registrato dalla Fiat nelluglio 2010 (-35%). Questo perché la forte riduzionedel potere di acquisto dei lavoratori - che dura daalmeno 15 anni ed è aggravata dalla crescentedisoccupazione - impedisce lo sviluppo delladomanda interna; l'export da parte sua è frenato dalprezzo dell'euro e dalla bassa produttività, dovuta ascarsi investimenti in capitale fisso, ricerca,formazione. I capitalisti approfittano della crisi per varareristrutturazioni e trasferire la produzione dove i salarisono più bassi. Dopo aver incassato finanziamentipubblici per sanare i bilanci, vengono tagliati i “ramisecchi” e chiusi interi stabilimenti. Tra l’aprile 2008 e il marzo 2010 circa 815.000lavoratori sono stati espulsi dalla produzione, inparticolare i giovani precari; la cassa integrazione èaumentata del 311% e per molti operai non vi saràrientro in fabbrica. Il tasso di disoccupazione realesupera il 10%, quello giovanile è al 30%. Il 4,7% delle famiglie versa in povertà assoluta, e laloro condizione peggiora di anno in anno. Il redditodei lavoratori si è ridotto nel solo biennio 2008-9 del3,4%. Allo stesso tempo i capitalisti tendonocostantemente a ridurre i salari reali, che sono fra ipiù bassi dei paesi industrializzati. Di conseguenzaprocede senza interruzioni l’immiserimento del

    proletariato e di larghi strati di lavoratori, delle massepopolari del meridione, che sono spinti a indebitarsiper mantenere gli standard di consumi.Negli ultimi due anni il rapporto fra debito pubblicoe PIL è gonfiato di dodici punti percentuali,giungendo al 115,8%. Dopo aver adottato misure perstabilizzare del sistema finanziario, ricapitalizzandole banche più esposte e destinando denaro aimonopoli (nel 2008 il 78% dei prestiti bancari èandato alle grandi imprese), l’intervento statale si èindirizzato a rafforzare la centralizzazione e laconcentrazione capitalistica. Scarse sono state lemisure anti-cicliche adottate dal governo Berlusconi,in particolare quelle volte a sostenere il reddito deilavoratori e l'occupazione. Si è scelto di puntare sullaretorica delle “grandi opere”, ma ciò finora non haavuto alcun impatto sulla ripresa.Dal fondo della crisi – tutt'altro che conclusa e apertaa nuove cadute – la borghesia uscirà moltolentamente, attraverso una lunga fase di crescitaanemica, con un apparato produttivo drasticamenteridimensionato e degradato (specie le microimprese eil sud del paese) e con pochi monopoli (Fiat, Eni,Pirelli-Telecom, Enel, Generali e la multinazionale“Mafia”) che dovranno affrontare una più agguerritaconcorrenza internazionale, sia fuori che dentro casa.

    CRISI ECONOMICA E TRASFORMAZIONE REAZIONARIA DELLO STATO E DELLA SOCIETA’ BORGHESE IN ITALIA

    L’articolo che segue, redatto nel febbraio 2010, è stato pubblicato (in lingua spagnola) sul n. 20 della rivista“Unidad y Lucha”, organo della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti. Lo presentiamo ai lettori con alcuni aggiornamenti relativi ai dati statistici ed alla situazione politica.

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  • Nel prossimo periodo l’imperialismo italiano,caratterizzato da imprese sottodimensionate,frammentate, non presenti nei settori chiavedell'economia, con pochi capitali e molti debiti,falcidiate dalla crisi, continuerà dunque a declinare.Perderà quote di mercato, peso e importanza inconfronto delle altre potenze imperialiste ecapitaliste (vecchie e nuove), si troverà sempre piùschiacciato, marginalizzato, costretto a competere sutrincee arretrate, assediato dall’alto e dal basso.Perciò tenderà a reagire blindando le sue casemattefinanziarie, aumentando allo spasimo il parassitismoe lo sfruttamento, distruggendo il sistema diconquiste e diritti dei lavoratori, dequalificando laforza-lavoro.Questi mutamenti nella base economica comportanodelle profonde trasformazioni nella sovrastruttura.La crisi sta velocizzando la riorganizzazione delladittatura della classe borghese e determinando unrafforzamento della reazione politica e giuridica. Sitratta di un processo che va avanti da decenni, ma cheoggi vede una decisa accelerazione.Nell'articolo apparso sul numero 18 di “Unità eLotta”, scrivevamo che il governo di Berlusconi”tende a trasformarsi in un regime reazionario dellagrande borghesia“. Tale svolgimento è proseguitonell’ultimo periodo attraverso:• l’uso sfrenato della decretazione di “urgenza” e delvoto di “fiducia” con i quali si esautorano leprerogative parlamentari (solo il 13% delle leggiapprovate nel corso di questa legislatura sono diiniziativa parlamentare, mentre l’87% è di iniziativadel governo); • approvazione del “pacchetto sicurezza”(militarizzazione del territorio anche con l’esercito,legalizzazione delle ronde razziste contro i migranti,respingimenti in mare, costruzione di lager perrinchiudere ed espellere i “clandestini”), promozionedel razzismo e della xenofobia per mettere ilavoratori italiani contro quelli stranieri e distoglierele masse dalla gravità dei problemi esistenti; • rafforzamento delle operazioni belliche all’estero(per un tot. di 8.300 militari, di cui 3.200 inAfghanistan), aumento spesa militare, produzioneaerei da guerra F-35 e ampliamento delle basi USA(come a Vicenza);• costruzione di nuove centrali nucleari in siticontrollati dall'esercito (contro la volontà popolareespressa nei referendum del 1987);• privatizzazione dell’acqua e del settore acquistidella Difesa;• progetto di riforma della giustizia per subordinarlaal potere esecutivo, varo di leggi per garantire

    l'impunità dei membri del governo, e la protezioneassoluta del premier per ogni tipo di reato; • cancellazione dei processi in cui sono imputati ipadroni per aver violato le norme di sicurezza sullavoro e provocato danni all’ambiente;• promozione della revisione della Costituzione (siala I parte, relativa ai diritti democratico-borghesi, siala II parte, tra cui l’art. 41 per favorire la piena libertàdi impresa) e ulteriori modifiche restrittive dellalegge elettorale;• vasta attività di corruzione politica, uso di tangentie scandali politico-sessuali per ricattare ed eliminarerivali;• emanazione della legge sul federalismo fiscale avantaggio dei gruppi borghesi dominanti nel Norddel paese;• distruzione del sistema di istruzione pubblica,aziendalismo e autoritarismo nelle scuole, forme diesclusione dei giovani dalla scuola sempre piùestese;• disegno di legge oscurantista sul testamentobiologico;• riforma del mercato della forza-lavoro, riduzionedel ruolo della contrattazione nazionale ottenutatramite accordi separati con i vertici sindacalicollaborazionisti; discriminazione dei sindacati chesi rifiutano di firmarli; • negazione del diritto dei lavoratori di votare suicontratti di lavoro ed eleggere rappresentanzesindacali, aggressione al diritto di sciopero e ai dirittiprevisti dalla Statuto dei lavoratori, provocazioniantisindacali e antioperaie;• repressione poliziesca per colpire picchetti operai,scioperi e manifestazioni; denunce, arresti econdanne pesanti per militanti sindacali, antifascisti,occupanti di case, studenti in lotta; torture e omicidiin carcere contro rivoluzionari e proletari che non siarrendono; costruzione di nuove carceri;• uso, a bassi livelli, della strategia della tensione perbloccare lo sviluppo dei movimenti di massa;• censura mediatica delle lotte operaie e popolari,attacchi alla stampa e ai giornalisti critici verso ilgoverno, tentativo di bloccare i siti internet, blog,facebook, ecc.; propaganda di regime “a retiunificate”, costante criminalizzazione dei movimentidi protesta; • rafforzamento di intercettazioni telefoniche, ascoltoambientale, localizzazione gsm, videosorveglianza,controllo e-mail, ecc.;• intensificazione della sorveglianza, dellapersecuzione e della repressione contro comunisti,rivoluzionari, antifascisti;• appoggio politico, protezione e finanziamento dei

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  • gruppi neofascisti con base nella piccola borghesiaurbana declassata.

    La fonte della reazione e del fascismo Come si può osservare, il governo Berlusconi hainasprito la reazione in tutti i campi, sovvertendo iprincipi e le garanzie costituzionali, adottandomisure antidemocratiche e rafforzando in modoimpressionante il potere esecutivo. In altrerealizzando il vecchio piano della loggia massonicafilo-statunitense denominata “P2”.

    Questo sempre più spiccato riordinamento autoritariodello Stato e delle istituzioni borghesi corrisponde aprecise esigenze del capitale monopolistico: a)scaricare sui lavoratori tutte le conseguenze dellacrisi economica, incrementando lo sfruttamento ecalpestando le loro libertà e diritti; b) aumentare iprofitti e la capacità di concorrenza con gli altri paesiimperialisti; c) partecipare alle guerre imperialiste disaccheggio sotto l’egida della superpotenza USA.In Italia attualmente il battistrada della reazionepolitica e dell’autoritarismo è la FIAT guidata dalfascista Marchionne, che di concerto col governoBerlusconi punta a realizzare un regime autoritario incui sia garantita la libertà assoluta al grande capitalee siano azzerati i diritti dei lavoratori.L'involuzione politica è legata alle crescentidifficoltà in cui versa il fragile capitalismo italiano ealla necessità di intensificare il predominio deimonopoli sull'economia e sulla società: controllandodirettamente lo Stato e ponendolo al servizio deipropri esclusivi interessi, utilizzando i suoi apparatiper rapinare reddito dagli sfruttati e massimizzare iprofitti, armandolo per difendere i mercati di sboccoe rapinare risorse energetiche, approvando misurevolte ad “abbattere i costi di produzione” (salari,evasione fiscale, ecc.) “recuperare competitività” egarantire “impunità” per un’oligarchia finanziariasempre più trincerata all’interno e all’esterno. La trasformazione reazionaria in Italia non ha quindi

    carattere episodico, bensì strategico, fungendo dabattistrada di quella ”Europa fortezza” protetta dastati di polizia, in particolare nell'aggressione controi migranti.Sul piano politico il principale obiettivo della grandeborghesia, è dividere e immobilizzare la classeoperaia, piegare la sua resistenza. Lo fa isolando isuoi settori più combattivi, disgregando le sueorganizzazioni di lotta, colpendo i suoi diritti eagibilità, disarmandola politicamente eideologicamente, impedendo la sua alleanza conclassi e strati popolari oppressi dai monopoli. Nel prossimo periodo l'oligarchia finanziaria,incapace di aprire un periodo di crescita ai livelli deiprecedenti cicli economici e di dare risposte allerivendicazioni economiche e politiche delle classisubalterne, continuerà a portare avanti la sua politicadi accaparramento della ricchezza prodotta, dispoliazione delle classi lavoratrici, di regressionesociale e di aggressività politico-militare. Perciò tollererà sempre meno le conquistedemocratiche dei lavoratori, i diritti sociali esindacali, la politica di concessioni, gli istituticostituzionali e parlamentari che ostacolano la suaazione piratesca, cercando di bloccare con ognimezzo lo spostamento del proletariato su posizionirivoluzionarie.

    Obiettivi borghesi per il prossimo futuroNel dicembre 2009 Berlusconi, che si trovava in seriadifficoltà politica, ha approfittato dell’aggressionesubìta a Milano, drammatizzata ad arte, per ottenerealcuni scopi politici: compattare una maggioranzaparlamentare che si stava disgregando, mettere allecorde un’imbelle opposizione parlamentare e cercaredi illegalizzare una vasta opposizione sociale che siera espressa in forme anche inedite. Sulla base diquesta manovra ha immediatamente rilanciato unanuova stagione di controriforme. Il 2010 sarà un anno cruciale (nel bene e nel male)per il furfante al governo e le forze capitalistiche chelo appoggiano, pronti ad andare a elezioni anticipateper sbarazzarsi di ogni freno e realizzare il loro pianoeversivo. Nel programma della destra vi sono le“riforme costituzionali” volte a realizzare un regimeautoritario di tipo presidenzialista, con un esecutivodotato di maggiori poteri decisionali e in posizionedominante rispetto a Parlamento e magistratura,senza organi di garanzia e con strumenti (controllomedia, meccanismi elettorali, appoggio dei verticisindacali collaborazionisti, ecc.) in grado diassicurargli vasto consenso. E' previsto anche un Senato federale, per soddisfare i

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  • famelici appetiti della borghesia “padana”rappresentata dalla Lega Nord. L'argomentodemagogico per coprire questa operazione è lariduzione del numero dei deputati, funzionale atogliere al proletariato qualsiasi possibilità dirappresentanza politica parlamentare. Altre riforme in cantiere sono: quella della istruzionesuperiore, per completare il processo di“aziendalizzazione” della scuola; quella fiscale,mirante a favorire le aziende capitaliste, i redditi alti,gli evasori fiscali, tagliando ancora i servizi sociali ele pensioni.Sul piano politico-istituzionale siamo di fonte altentativo di liquidare la tradizionale divisione fra ipoteri, rafforzando al massimo grado il potere delcapo del governo e della cricca che lo circonda,espressione di una frazione di oligarchia finanziariache vuol governare a nome e per conto di quel 10%di miliardari che possiede circa la metà dellaricchezza in Italia. Con questa spasmodica concentrazione del potere laborghesia imperialista vuole monopolizzare l'interavita nazionale, ottenere il controllo pieno e totalesulle dinamiche decisionali, eliminare i tradizionali“ostacoli” (la lentezza dell’azione parlamentare, gliorganismi di “controllo”, le relazioni sindacali esoprattutto i diritti dei lavoratori) che la rallentano lasua azione di rapina e la distruzione delle conquistesociali. Oggi il disegno reazionario vede come protagonistail “Popolo della Libertà” di Berlusconi, che persegueun programma di controriforme economiche edistituzionali associato al varo di leggi volte asalvaguardare gli interessi economici del capo delgoverno. La nascita di questo partito delle forze didestra (in cui sono stati assorbiti molti elementifascisti), con un'ampia base nelle classi intermedie,ha modificato la situazione per un periodo che nonsarà breve. Se la situazione economica peggiorerà ulteriormentee le fondamenta dell’ordine borghese fossero scosseda un'ondata rivoluzionaria, la classe al potere - nonessendo più in grado di conservare il potere con imetodi parlamentari e pseudo-democratici - sisposterà su posizioni apertamente fasciste,suscitando movimenti antiproletari violenti. Questo pericolo esiste e non va sottovalutato. Esso simanifesta come tendenza, e la borghesia già adottametodi fascisti per reprimere i lavoratori, speciequelli immigrati. Gli scopi del fronte reazionario nonsono sostanzialmente diversi da quelli dei fascisti,poiché tendono a distruggere l'organizzazione e lelibertà dei lavoratori. Ma il fascismo, in quanto

    forma di stato, non è uno sbocco inevitabile, poichéla classe operaia può fermarlo e batterlo. In ciò cidifferenziamo da quei gruppi che danno per scontatoil passaggio al fascismo, oppure ritengono di esseregià in un regime fascista. Politicamente ciò significanon permettere alla classe operaia di organizzarsi elottare efficacemente contro l'instaurazione delladittatura aperta degli elementi più reazionari, piùsciovinisti e più imperialisti del capitalemonopolistico finanziario.

    Conflitti fra istituzioni e partiti borghesiSappiamo che “la reazione politica su tutta la linea èpropria dell'imperialismo” (Lenin). Chiaramentel’offensiva antidemocratica si sviluppa indeterminate condizioni storiche, attraversa una seriedi tappe, caratterizzate da esitazioni e conflittiinterni. Questi conflitti si sviluppano nelle istituzionie i partiti borghesi, fra i monopoli capitalisti, fral’oligarchia finanziaria e le classi con cui mantieneun sistema di alleanze e di compromessi. In Italia il tentativo reazionario in atto comporta unarottura degli equilibri su cui si è finora fondato ildominio della classe sfruttatrice e uno scuotimentodell'ordine costituzionale vigente. Si determinaquindi un conflitto senza precedenti fra i diversiorgani della repubblica borghese italiana(parlamento, governo, presidente della repubblica,magistratura, corte costituzionale, ecc.). Sul piano politico tutte le forze borghesi, siano esseconservatrici o riformiste, gli organismi di massacome i sindacati confederali, sono attraversati daprofonde contraddizioni. Nei mass-media borghesi visono settori che si oppongono allo strapotereberlusconiano. Vi sono conflitti fra i vari ministri delgoverno, fra Berlusconi e altri esponenti del “Popolodella libertà” - in particolare con Fini, il presidentedella Camera, che ha una differente linea politica (larottura si è consumata a fine luglio 2010, assicurandoa Berlusconi il pieno controllo del PdL madeterminando un indebolimento del governo edanche del partito), con la Lega Nord, con gliautonomisti siciliani, ecc. Esistono settori dimonopolisti cui interessano più le riforme strutturali(pensioni, mercato del lavoro) che le vicendegiudiziarie di Berlusconi; altri settori borghesiritengono dannoso per i loro interessi un suo ulteriorerafforzamento, per cui premono per un cambio dileadership, o almeno per una successione a lorofavorevole. Dentro i partiti riformisti esocialdemocratici vi sono posizioni diverse riguardoalle controriforme e si sviluppa una continua lotta dicorrenti e frazioni.

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  • Questi conflitti sono conseguenza dell’acutizzarsidella lotta borghese per la suddivisione dei profitti el’accaparramento delle scarse risorse economiche,contro l'accentramento nelle mani del gruppo alpotere di tutte le ricchezze del paese, e sono anchecollegati all’aumento del divario economico tra ilNord ed il Sud del paese. Anche nei rapporti con l'estero vi sono urti, persinonei confronti dell’ONU e degli USA, questi ultimiirritati dai rapporti di Berlusconi con Putin,Gheddafi, ecc. Il premio “nobel per la guerra”,Barack Obama, comunque continuerà a puntare sulpremier in carica finché garantirà truppe all'estero ebasi NATO a sua disposizione e manterrà ilpresidente dalla Camera, l’ex fascista Fini, comecarta di riserva. Anche il Vaticano, “la più grandeforza reazionaria esistente in Italia” (Gramsci),continuerà ad appoggiare il programma antioperaiodel servile governo in carica, che collima con lapolitica integralista e di salvaguardia degli interessieconomici della Chiesa cattolica. In caso di crisi delgoverno per la grande borghesia le alternative alleelezioni anticipate - che non vuole perché fannoperdere tempo in un contesto di accentuataconcorrenza capitalista – stanno in unricompattamento della maggioranza o in un governodi “transizione”, a cui il PD e i centristi daranno vialibera, per continuare la politica di sacrificiantioperai.

    Il ruolo dei riformisti Il ruolo dei capi riformisti, socialdemocratici e deisettori di destra della burocrazia sindacale è disfacciata collaborazione con le controriforme volutedal governo Berlusconi. Esso procede assieme allaservile accettazione delle misure antioperaie e con lasvendita degli interessi dei lavoratori. Più il governo Berlusconi procede nella sua marciaantidemocratica e assolutista, più rende il Parlamentoun ubbidiente votificio, più tramuta lo stato “didiritto” in uno stato “di eccezione”, e più i vallettiriformisti si dichiarano “disponibili e intenzionati auna discussione immediata sulle riformeistituzionali” (Bersani, segretario del PartitoDemocratico). In tal modo cercano di salvaguardareposizioni di rendita economica e politica. Senza illoro obiettivo appoggio Berlusconi non sarebbe piùda tempo al governo, e se pure si decideranno asloggiarlo sarà per continuare il berlusconismo.Tutti i liberal-riformisti e i socialdemocratici,compresa l’ala sinistra extraparlamentare(Rifondazione e PdCI) , celano agli occhi delle masseil carattere di classe delle misure reazionarie,

    nascondono le insanabili contraddizioni delcapitalismo e negano l'inevitabilità della suaabolizione. Invece di appoggiare la resistenza deilavoratori, tentano inutilmente di moderare il’offensiva padronale, per riproporsi come“alternativa” di governo e rioccupare le poltroneparlamentari in alleanza fra di loro.Ciò determina una crisi sempre più profonda nelrapporto con gli sfruttati e una divaricazione con laloro stessa base che cerca in qualche modo di opporsiai piani capitalisti. La crescita del malcontento edella lotta degli strati inferiori della massaprovocheranno nuove difficoltà e fratture all'internodelle forze socialdemocratiche e riformiste.

    E’ un errore ritenere che a causa della continuaperdita di influenza fra gli operai e di consensielettorali i dirigenti di queste forze politiche sisposteranno a sinistra. Man mano che siaggraveranno le conseguenze della crisi capitalisticasui lavoratori, i capi socialdemocratici e riformisti, idirigenti di sindacati e cooperative, gli strati piùimborghesiti e corrotti dell'aristocrazia operaia,prenderanno esplicitamente posizioni di destraopponendosi alla radicalizzazione delle masselavoratrici e distaccandosi sempre di più da esse. Essigià fanno dell'anticomunismo la loro bandiera, al paridelle forze reazionarie e fasciste.In particolare, nel processo di sviluppo dellecontraddizioni sociali la funzione dell’ala sinistradella socialdemocrazia e dei revisionisti – che inItalia mantengono numerosi quadri - è quella dicontinuare a spargere illusioni tra gli operai, disostenere la collaborazione di classe e di ostacolarein mille modi la ricostruzione del partito comunista.Fra i loro scopi c'è la ricostituzione del vecchio PCIrevisionista ed elettoralista di Togliatti e Berlinguer.Essi perciò vanno smascherati e combattutiapertamente in quanto agenzie del capitalismoall'interno del movimento operaio.

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  • Difficoltà e limiti della risposta di classeNonostante il clima politico e l'abbandono da partedella sinistra borghese, la classe operaia e gli altrilavoratori continuano a resistere, lottando control'offensiva borghese. C'è un aumento dell'attivitàdelle masse lavoratrici e diversi episodi locali(scioperi improvvisi, blocchi stradali, presidi edoccupazioni delle aziende) dimostrano unaradicalizzazione di alcuni settori proletari, specienelle fabbriche e nelle categorie che hanno tradizionidi lotta e di organizzazione. Dal 1998, anno in cui il numero di lavoratoripartecipanti agli scioperi ha toccato il minimo, si èmanifestata una lenta e irregolare ascesa della lotta diclasse, seppur lontana dai livelli di conflittualitàespressi negli anni '60-'70. Su questa tendenzapositiva, alimentata dalla necessità di difendersi dallecontinue aggressioni capitaliste, pesano però unaserie di fattori di debolezza, oggettivi e soggettivi,che frenano la ripresa del movimento operaio equindi una più vigorosa risposta di classe ai disegniborghesi.Fra i fattori oggettivi c'è la dispersione della classeoperaia, di cui fanno parte circa 8 milioni di salariati.La struttura produttiva italiana è infatti caratterizzatada imprese piccole e medie, che rappresentano il95% delle aziende ed assorbono circa l'80% dellaforza-lavoro. La ristrutturazione dei grandi gruppi ele privatizzazioni avvenute negli anni '90 hannoprovocato una maggiore polverizzazione.La dispersione produttiva è stata accompagnata dallafrantumazione dei contratti di lavoro e delle tipologieoccupazionali (lavoro a termine, a chiamata, inaffitto, per formazione-lavoro, part-time, ecc.), dalvasto utilizzo del “lavoro nero”, delle”terziarizzazioni”, dei “liberi professionisti”.Gli effetti negativi di questo sbriciolamento sonoamplificati dalla politica di divisione seguita daipadroni e dai loro collaboratori, vertici sindacali edirigenti riformisti, che puntano a mantenereseparate fra loro le fabbriche, le categorie operaie ele rispettive lotte. Un' arma micidiale usata perdividere gli operai sono gli “accordi separati” con isindacati collaborazionisti. Un'altra arma adoperataper scongiurare ribellioni operaie sono gli“ammortizzatori sociali”, vasta gamma di strumentistatali che hanno effetti sulla dinamica della lotta diclasse. Gli operai, specialmente in questa fase, vengonospinti a farsi la concorrenza tra loro. I padronipuntano a scatenare una guerra tra sfruttati perpassare dalla lotta di classe alla lotta nella classe, tralavoratori italiani e stranieri, settentrionali e

    meridionali, giovani e vecchi, garantiti (fino almomento del licenziamento) e precari. Per favorirequesta guerra viene ampiamente usato il ricattooccupazionale.Della repressione abbiamo giàaccennato.Sul piano ideologico la classe operaia è subalternaall’ideologia e al sistema di dominio dei padroni.Decenni di revisionismo (in Italia esisteva il più fortepartito revisionista dell'occidente capitalistico), diriformismo e la campagna di “rievangelizzazione”cattolica hanno prodotto risultati devastanti:rinnegati i valori di lotta antagonista del movimentooperaio – a partire dalla liberazione del lavoro dallosfruttamento con la lotta di classe – le forze borghesi-riformiste si sono battute per rimuovere ogniembrione di coscienza nella classe lavoratrice, fino alpunto di sostituire alle categorie di proletari eborghesi quella indistinta ed insignificante di“cittadini” o di “individui”.

    Gli operai, abbandonati a se stessi, senza un'adeguatadirezione politica rivoluzionaria, si aggrappano aisindacati e alle istituzioni borghesi, alla Chiesa,specie dinanzi allo spettro della perdita del posto dilavoro. In alcuni casi divengono vittime dellepolitiche razziste della Lega Nord, oppure si fannoattrarre, specie al Sud, dalla demagogia delle forzeborghesi che agitano strumentalmente la bandieradella lotta alla criminalità o della riduzione delletasse. Ne è conseguita l’accettazione in fabbricadell’ideologia padronale che ha ridotto molti operai avivere sognando i consumi e imitando icomportamenti dei padroni che li sfruttano. Icapitalisti e i loro ministri chiedono agli operai“complicità” ed obbedienza. In cambio di un salarioda fame pretendono di comprare non solo le bracciadegli operai – cosa che hanno sempre fatto – maanche il cervello. Non c'è da stupirsi se in queste condizioni moltioperai, lasciati soli dai partiti riformisti e da dirigentisindacali venduti ai padroni, fanno a gara per fare gli

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  • straordinari e i turni notturni, unico sistema perportare a casa 200-300 euro al mese in più. Tra i giovani operai l’assunzione di droghe e alcolper evadere da una realtà senza apparenti prospettiveraggiunge punte del 50%; cresce l’abbrutimento,l’arroccamento in un individualismo esasperato; chinon è licenziato pensa di essere un privilegiato e girale spalle di fronte agli operai che vengono espulsidalle fabbriche e che lottano disperatamente perriacquistare il “diritto” a farsi spremere nuovamenteda un padrone.

    Noi sappiamo che la conflittualità verso leconseguenze della crisi e la politica reazionaria èdestinata a crescere, tuttavia dobbiamo tener contodelle difficoltà e dei limiti attuali del movimentooperaio e popolare per stabilire una giusta politicarivoluzionaria.

    La tattica rivoluzionariaI comunisti si oppongono alle misure reazionarie e alfascismo prendendo l'iniziativa della costruzione diun fronte unico proletario. Lo scopo è dar vita a unavera e propria lotta di massa volta a ostacolare esconfiggere i piani della borghesia, approfondire lesue contraddizioni e conquistare degli alleati preziosinella lotta rivoluzionaria.Come insegnava Dimitrov: “La possibilità diprevenire la vittoria del fascismo dipende prima ditutto dalla combattività della classe operaia, dallacompattezza delle sue forze, strette in un unicobattagliero esercito che lotti contro l'offensiva delcapitale e del fascismo”.Nella situazione attuale i comunisti devono essere iportabandiera dell’unità di azione delle massesfruttate, per far convergere e spingere alla lotta leampie masse di operai e lavoratori e tutti gliorganismi che resistono all’attacco capitalista.Dentro questo lavoro va affermato il ruolo dirigente

    della classe operaia nella lotta per una nuova società.La tattica di fronte unico dal basso deve essereanzitutto rivolta agli strati profondi del proletariato,quelli peggio pagati, senza diritti, precarizzati,sottoposti ai licenziamenti di massa, super-sfruttati.Senza dubbio bisogna articolare questa politica nelmodo più vasto, per sottrarre i lavoratori,all’influenza borghese-riformista e ottenere la piùampia mobilitazione della classe operaia e dei suoialleati. Le basi politiche del fronte unico, il suo punto dipartenza, sono: un programma concreto dirivendicazioni per difendere in modo intransigentegli interessi vitali dei lavoratori salariati control’offensiva capitalista; la lotta aperta contro ladittatura borghese in tutte le sue forme, la repressionepoliziesca e il terrorismo fascista, la difesa dellefondamentali libertà di associazione, di sciopero, dimanifestazione, di stampa, ecc. l’autodifesa dellemasse dai fascisti; la lotta contro le aggressioniimperialiste all’estero e gli incombenti pericoli diguerra.Questa politica di fronte è indispensabile per unire emobilitare nel modo più ampio contro il capitalismomonopolista le masse di operai e di disoccupati e deiloro alleati naturali: piccoli contadini e allevatori,pescatori, impiegati, insegnanti, artigiani, studenti.Serve a strappare alla borghesia i milioni dilavoratori che soffrono una diminuzione del proprioreddito e a neutralizzare, o almeno ad intralciare lamobilitazione reazionaria, dei piccoli proprietari edegli strati intermedi malcontenti. Sul piano organizzativo sosteniamo la creazione diorganismi di raggruppamento delle masse come icomitati (di lotta, di sciopero) e i consigli, eletti datutti i lavoratori, non subordinati agli apparatisindacali, per ampliare la base della lotta e dell’unità,farvi partecipare i non iscritti ai sindacati edassicurare una direzione indipendente degli scioperi. Sosteniamo l'occupazione delle fabbriche chechiudono o delocalizzano, il blocco della produzionee i presidi degli stabilimenti per evitare lospostamento dei macchinari, i blocchi stradali,ferroviari ecc. come forme di lotta per rovesciare lacrisi sulla testa di chi l’ha causata.Sosteniamo la realizzazione nelle città di comitati ecoordinamenti contro la crisi, composti da delegatidelle fabbriche colpite dai licenziamenti, organismidi base politici, sindacali, sociali, collettivistudenteschi, ecc. con la funzione di sostenere le lottee sviluppare azioni di solidarietà.Evidenziamo l’importanza del lavoro nei sindacati,sia in quelli confederali (che pure sono egemonizzati

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  • da forze riformiste e conservatrici), promuovendol'opposizione di classe al loro interno, sia neisindacati di base, soprattutto in quelli che adottanouna politica classista, non basata sul merocorporativismo, con l'obiettivo di una loro saldatura.Sul piano degli obiettivi politici da realizzarenell'immediato, avanziamo la consegna dellosciopero generale per l’abbattimento del governoBerlusconi nelle piazze e nelle fabbriche, così daimpedire le manovre neocentriste-confindustriali edeterminare una trasformazione qualitativa dellasituazione, nella prospettiva di un radicalerivolgimento politico. Il compito odierno è mettersi alla testa delle masse econtribuire all’organizzazione e al coordinamentodelle battaglie quotidiane per la difesa intransigentedegli interessi economici e politici di classe, per losviluppo di un nuovo ciclo di lotte politiche e socialicontro il sistema capitalista nel suo complesso, per ilsocialismo.

    Prospettive e compiti generaliAnche se la cricca di Berlusconi – con il sostegno diConfindustria, delle banche, di Confcommercio,Confagricoltura, dell’imperialismo USA, delVaticano, dei sionisti, della Mafia, di Putin – dovessesuperare la sua crisi e riuscire nel suo disegno, nonpotrà portare l’Italia fuori dalla crisi. Berlusconi è lapersonificazione della decomposizione e delladisgregazione economica, politica e socialedell’imperialismo italiano. Negli avvenimenti attuali non va visto solo ilfallimento del nano di Arcore , ma quello storicodella borghesia italiana, la sua incapacità di essereclasse dirigente. La politica del “tutto ai padroni,niente ai lavoratori” farà sì che l’oppressioneesercitata da una minoranza di parassiti sullamaggioranza della popolazione diverrà ancora piùpesante e insopportabile.Il coperchio sulla pentola non potrà reggere a lungo.Il fossato sociale si approfondirà e lo scontro politicosi acutizzerà. Dobbiamo perciò continuare a lavoraree lottare con impegno, denunciando la degenerazionedel regime capitalista, chiamando alla lotta e all'unitài lavoratori, incitando gli operai a rifiutarsi di seguirela borghesia e la piccola-borghesia, a partecipare agliavvenimenti politici come classe indipendente, con ipropri obiettivi immediati e storici. In Italia, la lotta contro la reazione politica devediventare sempre più acuta e potrà essere diretta dalproletariato solo se questo acquisterà una coscienzarivoluzionaria e farà suo l’obiettivo della conquistadi un “governo operaio e degli altri lavoratori

    sfruttati”. Con questa parola d'ordine indichiamo unaprospettiva di radicale rottura politica comprensibilealle masse. Essa esprime la necessità della presa delpotere politico in un contesto, come quello italiano,in cui l'unica classe che può attuare una realetrasformazione sociale è il proletariato, in cui l'unicarivoluzione possibile per superare le contraddizioni ei limiti dell'attuale modo di produzione è quellasocialista.Dobbiamo approfittare delle contraddizioni esistentisenza cadere nella difesa dello stato borghese, maavendo interesse che i suoi «equilibri» si squilibrino,che continui il progressivo logoramento diquell'apparato burocratico-parlamentare che la futurarivoluzione socialista dovrà abbattere e sostituire conun nuovo Stato basato sui consigli operai e di tutti ilavoratori. Uno Stato nel quale non vi sarà più«separazione di poteri», ma un solo potere, quello delproletariato vittorioso, che supererà la formademocratica borghese, ristretta ed ipocrita, peraffermare una democrazia di tipo superiore: ladittatura del proletariato. Una strategia ed una tattica adeguate a questo scoponon possono essere elaborate che da un forte partitocomunista, che diriga la lotta per la difesa dellelibertà democratiche dei lavoratori legandola inmaniera inscindibile alla lotta per il socialismo, in cuiesse si realizzeranno pienamente. Ricostruire unpartito di avanguardia in cui l’ideologia, ilprogramma e l'organizzazione siano garanzia dellacapacità di guidare una lotta rivoluzionaria è ilcompito prioritario che spetta in primo luogo aglioperai più coscienti, più preparati e sperimentati,pronti ad accogliere favorevolmente i suoi scopi, lasua centralizzazione e disciplina. Questo compito deve essere posto in relazione allosviluppo del movimento comunista ed operaiointernazionale, in particolare alla lotta fra ilmarxismo-leninismo e le correnti neo-revisioniste eopportuniste, in vista delle prossime ondaterivoluzionarie che sconvolgeranno l'agonizzantesocietà borghese aprendo la strada ad un superiorelivello della società umana.

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  • La proposta di ASLO e le nostre criticheLa proposta lanciata da alcuni anni da ASLO eripresa da alcuni gruppi di operai con cui è inrapporto, è caratterizzata da una certa articolazione ecomplessità. Lo scopo immediato è “la formazionedegli operai in classe, abbattimento del dominio dellaborghesia, conquista del potere politico da parte deglioperai” (Relazione ASLO del 29/051995). L’area dell’ASLO è consapevole che “gli operai nonhanno un proprio partito indipendente“ (Appunti perun viaggio, 2007), né alcuna vera rappresentanzapolitica nel nostro paese. Ciò determina il fatto chegli operai seguono i partiti borghesi e piccolo-borghesi, delegando ad essi la soluzione dei loroproblemi. Avendo compreso che “è tempo di fare inproprio, di togliere la delega a quelli che dicono dirappresentarci”(ibid.), ASLO supera l’aspetto delcoordinamento delle lotte e si pone giustamente ilcompito di ristabilire l’indipendenza degli operaitramite la costituzione di un loro partitoindipendente. Questi compagni comprendono che “il partito deglioperai non si costruisce da un momento all’altro”(Non c’è tempo da perdere, novembre 2008). Vieneperciò individuato un processo di costruzione. Unpassaggio di questo processo consistenell’indicazione di iniziare a costituireun’organizzazione di partito “anche se in modoinformale” (contenuta nell’articolo “L’inizio fu il

    partito operaio informale…”, Operai Contro digiugno 2010). Pur nella considerazione del ruolo di ASLO, inquanto organizzazione costituita da operairivoluzionari, la proposta complessiva, che mira a ungiusto obiettivo, presenta però a nostro parere limitie difetti che possono far naufragare le miglioriintenzioni. Tra questi evidenziamo: 1) il concetto di organizzazione operaia “pura” vistacome garanzia per il partito;2) una concezione spontaneista dello sviluppo dellacoscienza di classe;3) l’estraneità dal patrimonio teorico-pratico delmovimento comunista ed operaio.

    In merito al primo punto: Con ASLO e con i gruppioperai promotori delle assemblee sul partito operaiosiamo in sintonia su un punto fondamentale: il partitoper il quale lottiamo è il partito di una sola classe, laclasse operaia – la classe più forte, più combattiva,più capace di organizzarsi, più coerente e piùrivoluzionaria della società - e la composizioneeminentemente proletaria è una delle sue principalicaratteristiche. Tuttavia chiamiamo tutti i compagni, fra cui quelli diASLO, ad una riflessione su un punto chiave: unpartito rigidamente, o in massima parte composto dioperai (visto che ASLO sembra oggi prendere inconsiderazione anche i militanti non proletari,considerandoli in determinate condizioni capaci di

    VERSO QUALE “PARTITO OPERAIO”?L’incalzare della crisi economica mondiale, lo scatenamento della offensiva capitalista volta a scaricare ilsuo peso sulle spalle della classe operaia, degli altri lavoratori e dei popoli, il fallimento della politica deipartiti riformisti e socialdemocratici, la volontà di sempre maggiori settori proletari e popolari di opporrela propria resistenza alle politiche borghesi, tutti questi fattori stanno rimettendo all’ordine del giorno ilproblema della ripresa della prospettiva rivoluzionaria e della ricostruzione di un’organizzazione politicaindipendente della classe operaia. In particolare, ha ripreso corpo in alcune realtà composte da proletari rivoluzionari il dibattito sullanecessità della costruzione del partito. Portatrice di questa istanza è, tra gli altri, l’Associazione per laLiberazione degli Operai (ASLO) e i gruppi operai che vi fanno riferimento, che rappresentano unatendenza ben definita nel movimento comunista ed operaio.Il riconoscimento da parte di ASLO che gli operai hanno bisogno di un partito politico indipendente è unfatto importante, così come è importante l’impegno di questa realtà per avvicinare l’obiettivo. Piattaforma Comunista ha sempre seguito con grande attenzione il lavoro di questi compagni e nel limitedelle sue possibilità ha cercato di offrire un contributo al dibattito in corso, mossa dalla convinzione chel’organizzazione degli operai avanzati in partito indipendente e rivoluzionario legato al MovimentoComunista Internazionale è un compito vitale, reso ancor più impellente dagli sviluppi della crisi generaledel capitalismo. Il presente intervento si situa entro questa logica, per nulla estranea o indifferente, ma del tutto interna edinteressata, al complesso processo di formazione degli operai avanzati in partito.

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  • contribuire alla costruzione del partito), è in sécondizione e garanzia assoluta per l’esistenza di unpartito rivoluzionario? Noi riteniamo di no, perchèquesto non può essere l'unico criterio per decidere sesi tratta, oppure no, di un autentico partito operaio. Ad esempio in Italia il partito a più larga base operaiaè la Lega Nord, un partito reazionario, organico allaborghesia. Altri esempi, su base storica einternazionale, di partiti operai degenerati possonoessere portati.Dunque, un partito rappresentante gli interessifondamentali e storici della classe operaia non puòcaratterizzarsi solo e semplicemente per la suacomposizione di classe. La dispensa della scuola quadri del PCd’I, redatta daGramsci nel 1925, contiene una risposta illuminantesu tale questione: “Il partito può essere operaio per lasua composizione, ma non può esserlo affatto per ilsuo indirizzo, per il suo programma, per la suapolitica. […] … il partito proletario è uno, il partitocomunista. Gli altri partiti che si dicono operai e losono perché almeno in parte la loro composizione èoperaia non sanno staccarsi dalla borghesia nella loropolitica”. Dunque la composizione di classe delpartito è condizione indispensabile ma nonsufficiente. Il vero partito operaio, l’unico partitorealmente indipendente dalla borghesia, è solo ilpartito comunista, che è il reparto di avanguardia,organizzato e cosciente del proletariato.Inoltre, nella elaborazione dell'area ASLO rimaneassente la questione delle alleanze che la classeoperaia deve costruire con le masse popolari sfruttateed oppresse. Affermare che il partito politico deveessere di una sola classe non può voler dire “che siriferisce ad una sola classe” (Cinque quesiti sulpartito operaio, Operai Contro n. 555/2009). Ilpartito infatti difende, insieme agli interessi delproletariato, gli interessi di tutte le masse lavoratricioppresse e sfruttate. Questo perché la lotta per laconquista del potere e per la creazione dello Statooperaio, non può essere portata a compimento senzaun’azione politica complessa attraverso la quale ilproletariato mobilita intorno a sé tutte le forze socialianticapitalistiche, realizzando la sua egemonia.

    In merito al secondo punto: Per ASLO lo sviluppodella coscienza rivoluzionaria del proletariato sidetermina attraverso uno spontaneo processo che haluogo nel corso della lotta contro la classe nemica.Corollario di questa impostazione è che devonoessere gli operai stessi a decidere come e quandodarsi una propria organizzazione indipendente, aprescindere dall’attività dei comunisti. E' la vecchia

    teoria economicista ed operaista secondo la quale lacoscienza di classe viene acquisita, da parte dellaclasse operaia, come suo riflesso immediato,all’interno della lotta economica. Occorre qui ribadire l’essenziale lezione leninista:“La classe operaia, con le sole sue forze è in grado dielaborare soltanto una coscienza tradunionistica, cioèla convinzione della necessità di unirsi in sindacati,di condurre la lotta contro i padroni ecc.”. Vale a direche gli sfruttati, in condizioni di schiavitùcapitalistica, sotto il giogo della borghesia, non sonoin grado di elaborare in sé con piena chiarezza leconvinzioni socialiste.La vera coscienza di classe può essere attinta daglioperai solo “dall’esterno della sfera dei rapporti traoperai e padroni” (Lenin), cioè dall’interno dellasfera dei rapporti reciproci di tutte le classi e stratisociali, tramite una visione critica della società cuipuò giungere solo un’avanguardia proletariaprovvista di una teoria rivoluzionaria. Senza queste concezioni generali, senza marxismo-leninismo, si resta comunque (al massimo)all’interno una lotta politica tradunionista, che “èprecisamente la politica borghese della classeoperaia" (Lenin).

    Gli operai con le loro sole forze “iniziano a farsi leossa nella lotta contro i padroni”(Appunti di viaggio,cit.), ma non possono elaborare la coscienza di esserei protagonisti di una lotta generale che investe tutte lequestioni più vitali dell'organizzazione sociale, lacoscienza scientifica del carattere fondamentale edineludibile della lotta rivoluzionaria per ilsocialismo. Perché non gli è possibile far questospontaneamente? Due sono le ragioni fondamentali. a) All’operaio mancano le condizioni per farsi unaconsapevolezza teorica dell’irriducibile antagonismotra lavoro e capitale, non dispone cioè di alcunipresupposti materiali favorevoli, fra cui il tempolibero. Il fatto stesso di dover lavorare alle totalidipendenze di un padrone gli impedisce di assumere

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  • spontaneamente una posizione radicale, capace diandare oltre gli interessi immediati, cioè dicomprendere che è tutta la società borghese che deveessere superata e non solo il suo rapporto contingentecol singolo capitalista.b) La borghesia, stando al potere, è in grado didisporre di enormi mezzi per propagandarel’ideologia proprietaria, che è molto più antica diquella socialista (ed anche meglio elaborata sottotaluni aspetti), per cui si impone facilmente allacoscienza dell’operaio.

    Queste ragioni non cessano di venir meno conl’esplodere della crisi, come ritengono i compagnidell’ASLO. Cioè non è per nulla automatico che “adun certo punto del ciclo economico…..“gli operairidanno un nuovo significato alla contrattazione”(Appunti di viaggio, cit.), sviluppando la propriacoscienza di classe. Questa è una concezionedeterminista, unilaterale, semplicistica, chetrasforma una possibilità su cui lavorare in una realtàgià compiuta, che fa confusione fra partito e classe.In realtà, è proprio durante questi periodi, in cuiaumenta la spinta spontanea delle masse, che c’è piùbisogno di attività teorica, politica ed organizzativaper dare al movimento operaio un caratteresocialista! La lotta economica spontanea non è di per sé stessarivoluzionaria (la "spontaneità" non porta mai laclasse operaia oltre i limiti della democraziaborghese esistente), né la coscienza di classe siesaurisce in una contrattazione più “avanzata”, in cuisi perpetua lo sfruttamento. Dunque gli operai nonpossono risolvere da soli la questione del partito, nénella fase di espansione del capitalismo, né nella fasedella crisi. Servono i proletari coscienti, i militanticomunisti.Noi non abbiamo dubbi sul fatto che la classe operaiaperviene alla comprensione dell’antagonismo che la

    contrappone alla borghesia sfruttatrice ed allacoscienza della propria universalità concreta,nell’asprezza della lotta di classe, nelle grandibattaglie, nelle trionfali vittorie e nelle amaresconfitte. Ma essa apprende sia attraverso la propriaesperienza di lotta, sia per la capacità del suo repartoavanzato, comunista, di introdurre (specie in unaprima fase!) nel movimento operaio spontaneol’elemento ideologico, il sapere storico universaleche ha il suo fondamento nell’azione rivoluzionaria,la comprensione delle condizioni e dei rapportisociali in cui l'operaio vive, il processo di sviluppoche la società subisce per l'esistenza nel suo seno diantagonismi irriducibili, ecc.Il partito operaio, che sia effettivamente capace diorientare e guidare le masse alla vittoria nellarivoluzione proletaria ed alla costruzione delsocialismo, non sorge dunque spontaneamente dallosviluppo della lotta operaia, non “si va costituendodovunque ci sono operai che hanno ingaggiato unalotta contro i padroni in quanto sono i loro sfruttatoridiretti” (Cinque quesiti sul partito operaio, cit.).Quest'ultima è una visione influenzatadall’economicismo e dallo spontaneismo, che tende asottovalutare la funzione dell’elemento cosciente. Inrealtà il Partito si forma da tutto uno sviluppo dellasocietà, delle scienze, delle teorie filosofiche,economiche, ecc. Consideriamo perciò il partito rivoluzionario eindipendente della classe operaia come l’unione dellamassa degli operai avanzati con il movimentocomunista (m-l). Sia chiaro: non critichiamo qui la lotta spontanea insé, la lotta di fabbrica in cui gli operai “si fanno leossa” e che è la base sulla quale agiamo. La critica elo sprone al superamento di alcune concezioniarretrate sono rivolti a quegli elementi che –erroneamente - si accodano al movimento spontaneo,minimizzano il ruolo della coscienza di classe edell'organizzazione comunista, finendo perrimpallare agli operai non pienamente coscienti laquestione del partito e rinviando così alle calendegreche la sua ricostruzione.

    In merito al terzo punto: ASLO, in consequenzialelogica con i due punti precedenti, ritiene ormaisuperati, inutilizzabili e perdenti, il patrimoniostorico e le categorie teoriche e politiche fatte propriedall’800 in poi dal movimento comunista ed operaiointernazionale.Il “clou” di questo atteggiamento liquidazionistaviene raggiunto quando nel documento “Cinquequesiti sul partito operaio” si inanella una

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  • meravigliosa “perla”: “Cosa potrà utilizzare il partitooperaio delle passate formulazioni politiche entratenella tradizione come bagaglio degli operai o megliodei lavoratori? Un bel niente”, ed ancora “Perché nonusiamo quei termini ben conosciuti come borghesi edi contro proletari? Perché non usiamo socialismo ecomunismo? Prima ragione è che i partiti comunistisono tanti e bisognerebbe stabilire qual è quello vero,seconda ragione è che i termini sono stati cosìideologizzati che oggi vogliono dire tutto e niente”.Cari compagni, le questioni non si affrontanoscansandole, ma misurandosi con esse!Anche sul piano organizzativo “la forma partito chesi daranno gli operai sarà una formazionecompletamente diversa, da inventare ex novo” (Nonc’è tempo da perdere, novembre 2008). Nella storia degli ultimi centocinquanta anni ASLOvede in pratica solo il rafforzamento del capitale. Datale visione sostanzialmente negativa ne deriva unasorta di «ritorno alle origini»: l'idea che, dopo tantedelusioni, dopo tanti tradimenti compiuti dai partiti edai gruppi piccolo-borghesi che nascondono il loroopportunismo dietro una fraseologia pseudomarxistae pseudocomunista, la strada da percorrere sia quelladel recupero di una “nuova” spontaneità, simile aquella dei primi embrionali circoli operai.Certe argomentazioni non possono essere intese altroche come una dimostrazione di distacco dal sistemadi concezioni e di pratiche proprie del socialismoscientifico. Si tratta, evidentemente, di un grave errore.Crediamo invece che l’organizzazione indipendentedegli operai avanzati si deve collegare a tuttal'esperienza rivoluzionaria del proletariato italiano einternazionale, con le sue vittorie e le sue sconfitte,con le sue avanzate e i suoi regressi, fino all’attualerealtà del Movimento Comunista Internazionale.

    Il partito informaleL’editoriale di Operai Contro di giugno 2010costituisce un significativo passaggio nellaelaborazione politica dell’area dell’ASLO, dalmomento che definisce una proposta politico-organizzativa. La proposta, redatta da un gruppo di operaidell’INNSE e rivolta agli operai avanzati, si basasulla possibilità concreta di utilizzare lo spazioabbandonato dalla politica borghese (la fabbrica) per“diventare militanti e organizzatori di un nostropartito, per un partito operaio, o almeno muovere inquesta direzione i primi passi”. Pertanto, “costruireda subito anche se in modo informale un partitooperaio è nell’interesse di tutti coloro che hanno

    intenzione di usare la grande crisi per mettere indiscussione questo modo di produzione e discambio” (L’inizio fu il partito operaio informale…,cit.). Si tratta dunque di un passaggio reale, di grandevalenza, che tuttavia continua a caratterizzarsi peralcuni limiti di fondo, dall’assenza di contenuti allavaghezza in termini organizzativi.

    Il vero punto critico non è l’ipotesi, plausibile allaluce delle condizioni concrete del movimentocomunista e operaio, di una prima fase caratterizzatada un embrione “non ufficiale” di organizzazionepolitica, ma la sussistenza o meno dei requisiti chedovrebbe avere, la serietà dell'organizzazione in cuisi vanno a raggruppare i gruppi e i circoli di operaiavanzati, la capacità di svolgere fin dall'inizio unadirezione ideo-politica e di agitare determinaterivendicazioni. Queste sono le condizioni per un suoulteriore sviluppo.Per questi compagni invece la costruzione del partitodel proletariato può iniziare poggiando praticamente“sul nulla”: il partito operaio che si prefigura è unpartito senza ideologia, senza linea politica, senzaprogramma - visto che “organizzarsi ed agire comeoperai è già un programma” (L’inizio fu il partitooperaio informale, cit.), senza un’organizzazioneleninista – visto che si tratta di un rimasuglio di unpassato obsoleto…. Tutte queste caratteristiche - pernoi necessarie almeno nelle loro linee essenziali findall’inizio per costruire un autentico partitoproletario - verrebbero acquisite dal partito coltempo, nello sviluppo della crisi capitalistica. In tal modo i compagni dell’ASLO dimostrano dinon capire che proprio una certa “informalità”, senon vuol tramutarsi in un impedimento decisivo allacostruzione del partito, deve accompagnarsi ad unapiù decisa configurazione ideologica,programmatica, politica, ecc. Un altro punto di caduta sta nel fatto che ildocumento non pone la necessità (perlomeno in

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  • questa fase) del distacco risoluto e definitivo deglielementi di avanguardia della classe operaia daipartiti riformisti e revisionisti; al contrario “ognunoresti dove è”, limitandoci al fatto che fra gli operai“si inizi a ragionare ed agire in quanto operai” ecc. Sitratta evidentemente di una concezione diretroguardia, che contrasta con lo sviluppo di unembrione di partito indipendente, il quale per esseretale deve spezzare i fili che tengono avvinti i suoielementi alle formazioni politiche borghesi eriformiste, frenando la crescita e il rafforzamento diuna solida organizzazione rivoluzionaria, favorendola divisione e la dispersione delle forze.

    Noi riteniamo che non si possa costruire il partitoindipendente della classe operaia se non con unalinea politica, un programma elaborato a partire dallateoria e un punto di vista basato sull’obiettivo dellaconquista del potere e della edificazione di unasocietà socialista. Questo partito, naturalmente, èanche un’unione di volontà, di azione e diorganizzazione, e ciò significa che deve avere findall’inizio un’organizzazione indipendente,centralizzata (non in modo meccanico, mademocratico), disciplinata, un sistema unico diorganizzazioni basato sulle cellule d’impresa(fabbrica, officina, magazzino, miniera, ecc), capacedi sviluppare un lavoro quotidiano e continuativo,una direzione organizzata e sistematica nei differentifronti in cui si svolge la lotta fra le classi. Ciò non sipuò fare rimanendo con un piede nella staffadell’opportunismo e con l’altro in quella dellarivoluzione proletaria.Se è vero che il partito della classe operaia deveavere forme e metodi di funzionamentocompletamente diversi da quelli dei partiti borghesi eriformisti, è altrettanto vero che, sulle questioni della«forma-partito», gli sviluppi portati dal leninismo alpatrimonio del marxismo sono tuttora fondamentali evalgono per l'intera epoca imperialistica nella quale

    viviamo, pur tenendo conto delle importantitrasformazioni avvenute nella struttura del lavorosalariato e nel tessuto sociale.

    Passi avanti o indietro? Il partito che fuoriesce dai documenti dell’areaASLO si configura come un organismo operaiosenza una precisa fisionomia, piuttosto spoliticizzato,deideologizzato e disorganizzato. Un partito cheproprio in quanto mancante di talune caratteristiche eprerogative fondamentali può cadere facilmentepreda delle varie tendenze e sottotendenze borghesi.Un partito in cui prevalgono concezioni e praticheeconomiciste e spontaneiste, che vivacchia tramovimentismo e “sindacalismo operaio”, che si batteper dare alla lotta economica un carattere politico(cioè che tende a ridurre la politica rivoluzionaria allivello di quella sindacale, a lottare per le soleriforme).Questa concezione è in ultima analisi una versioneraffinata dell’economicismo, una corrente che siriproduce continuamente a causa dell’enormeconfusione e debolezza politica e ideologica delmovimento operaio e dei suoi elementi più avanzati. L’economicismo finisce per concepire un partito chenon è altro che un sindacato “radicalizzato”, unpartito dunque che finisce per rimanere all’internodell’ordine sociale borghese. La stessa ASLO finiscein effetti per riconoscere ciò, quando parla di unsindacato “ma in versione nuova, in altreprospettive” (Operai Contro, marzo 2010), di unpartito operaio che “gestisce la resistenza deglioperai oltre il vecchio sindacalismocollaborazionista” (L’inizio fu il partito operaioinformale…,cit.). Da ciò il continuo riferirsi allalotta contro le burocrazie sindacali collaborazionistemettendo in secondo piano la necessità della lottapolitica rivoluzionaria contro la borghesia ed i suoigoverni. Questa tendenza, lo sottolineiamo ancorauna volta, al di là delle intenzioni che le forzeproletarie possono avere, porta fuori strada lemigliori energie ed ostacola seriamente lacostruzione di un autentico partito operaio. La volontà di costruire un autentico partito operaiomanifestata dai compagni di ASLO poggia oggi suposizioni che permetteranno il raggiungimento diquesto obiettivo? Allo stato attuale pensiamo di no.Parlare di “partito operaio” fuori (e contro)l’ideologia proletaria, non è soltanto un controsensostorico. A fronte della storia del movimentocomunista ed operaio internazionale, a fronte dellevittorie che la classe operaia ha ottenuto alzando labandiera del marxismo-leninismo, e delle cocenti e

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  • dolorose sconfitte subite a causa del revisionismo edelle altre tendenze antimarxiste, ciò significacontinuare a far navigare (e naufragare) ilproletariato nel mare borghese e piccolo-borghese, losi voglia oppure no. Le ultime teorizzazioni purtroppo ci sembra che nonsegnino dei reali passi avanti, ma degli arretramentirispetto precedenti posizioni, perchè presupporre unpiù elevato livello politico-organizzativo (benchèinformale) rimanendo però all’anno zero per quantoriguarda contenuti e caratteristiche essenziali di unpartito significa appunto marciare come i gamberi.Ci auguriamo che i compagni di ASLO riusciranno asciogliere queste contraddizioni, rafforzando con ciòil percorso intrapreso.

    Un dibattito che deve proseguire Nell’attuale fase della lotta di classe è difondamentale importanza avere ben chiaro quale tipodi partito sia necessario ricostruire, su quali basi deveessere organizzato, in che modo le concezionisocialiste debbano essere fuse col movimentooperaio, quali compiti e scopi debba avere, a meno dinon contentarsi di ripetere la formula magicasecondo cui “i programmi, le forme organizzative lescopriremo insieme mano a mano che ci costituiremoin classe e con ciò in partito politico indipendente”(L’inizio fu un partito operaio informale…, cit.).Abbiamo già accennato alle amnesie ed alle carenzedi ASLO in questo senso, ma molto ci sarebbe da direanche sul carattere forzatamente deterministico efatalistico di quel “con ciò”, con cui questi compagnirinunciano a porsi fino in fondo il problema dellaformazione di un partito politico particolare -contrapposto a tutti i partiti delle classi proprietarie. Le teorizzazioni su un partito operaio “puro”, o “de-ideologizzato”, “informale” o strutturato nella suafase iniziale, le dichiarazioni plaudenti allosbaraccamento di ogni riferimento storico,ideologico e organizzativo proprio del movimentocomunista ed operaio non rappresentano ilraggiungimento della ”indipendenza di classe”. Alcontrario, certificano la posizione dominantedell'ideologia borghese e costringonoinesorabilmente il movimento operaio allasubalternità teorico-politica.L’egemonia revisionista e riformista, le enormidifficoltà in cui versa il movimento operaio, nonpossono essere superate facendo piazza pulitadell’espressione teorica degli interessi delproletariato e della storia stessa del movimentooperaio. All’opposto, è dal marxismo-leninismo, cheva conosciuto per applicarlo alla situazione concreta,

    che bisogna per riprendere la marcia in avanti.Auspichiamo che questa impostazione generalediventerà – grazie anche all’esperienza pratica delmovimento operaio - sempre più un’acquisizionedegli operai avanzati.

    Quanti vogliono veramente portare a compimento ilprogetto della costruzione di un partito operaioindipendente e rivoluzionario, che permetterà alproletariato di agire come classe sviluppando la suacoscienza, cooperando alla sua organizzazione,indicando i compiti e gli scopi della lotta, devonoandare oltre la linea del “minimo sforzo”. Devonocioè saper superare nel dibattito posizioni econvincimenti arretrati ed erronei che impedisconouna formazione e uno sviluppo del partito in modoche esso diventi una realtà capace di condurre ilproletariato alla vittoria. Per quanto ci riguarda, rilanciamo il confronto apertoe schietto per compiere passi avanti verso laricostruzione del partito indipendente erivoluzionario della classe operaia.

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  • Espressioni del fronte unico Coordinamenti, Comitati e Consigli di lavoratori nonvanno intesi come semplice espressione spontaneadella resistenza operaia, ma quali espressioniorganizzate della volontà di azione comune, delfronte unico dal basso contro l’offensiva economicae politica della borghesia, realmente capaci di dareforza, stabilità, continuità nel tempo all’azione dellemasse sfruttate, nonché a svilupparla verso contenutirivoluzionari più avanzati.In effetti, le lotte cui stiamo assistendo dimostrano lavolontà di resistenza della classe operaia e diconsistenti settori popolari, il loro rifiuto di pagare ilpeso della crisi economica e la determinazione nelportare avanti la lotta contro i monopoli capitalisti ela classe dominante. Se il periodo attuale ècaratterizzato da una rinnovata conflittualità, vaaltresì rimarcato come questa, per cause oggettive esoggettive, non ha ancora portato a un mutamento neirapporti di forza generali fra le classi. Molte mobilitazioni sono caratterizzate dallospontaneismo e dall’insofferenza verso adeguateforme organizzative, lasciando le lotte in balia di unmovimentismo inconcludente, isolate le une dallealtre, per di più frustrate da un orizzonte minimale edasfittico, privo di qualsiasi base ideologica e politicadi classe. In sostanza, l’evidente disponibilità allalotta della classe operaia rimane spesso in balia delleconcezioni e dell’orizzonte economicista o radical-borghese, che si limita all’azione quotidiana,

    incapace di una critica radicale dell’esistente e privadi una prospettiva volta alla conquista del socialismonel nostro paese e nel mondo intero.C’è poi da considerare il ruolo negativo giocato dalleburocrazie di tutti i sindacati, sia quelli confederaliche di base, che si muovono secondo logiche proprie,divisorie, estranee agli intessi fondamentali dellaclasse operaia. Se i sindacati fossero effettivamentedi classe, se svolgessero un ruolo propulsivo e diunificazione reale dei lavoratori e delle loro lotte, ilavoratori non sentirebbero l’esigenza di costruirequesti organismi con cui cercano di unire,organizzare e contrapporre le proprie forze a quelledi tutti i gruppi di origine e natura borghese, al finedi poter cambiare i rapporti di forza.La scelta di dare impulso alla costruzione di taliorganismi intende dunque contribuire ad unasoluzione positiva alla debolezza politica edorganizzativa in cui versa attualmente la generalitàdegli organismi operai, all’interno di una strategiarivoluzionaria. Coordinamenti, Comitati e Consigli, a nostro parere,non devono essere composti da ristretti gruppi diavanguardia né semplicemente svolgere un ruolo di“volano” quantitativo delle lotte (così comevorrebbero gli economicisti del movimento). Alcontrario, devono essere costruiti sulla base dellamassima unità di classe possibile, con il contributodegli operai combattivi e avanzati di tutte letendenze. Perciò è necessario che svolgano la loro

    ANCORA SU COORDINAMENTI, COMITATI E CONSIGLI

    La crescente resistenza della classe operaia, dei disoccupati, degli altri lavoratori, contro l’offensivacapitalista, pone all’ordine del giorno una riflessione sulle forme organizzative.I settori combattivi del proletariato rispondono alla politica dei sacrifici non solo partecipando eraggruppandosi alla base dei sindacati di categoria, ma spesso anche costituendo organismi quali Comitatidi agitazione, di lotta, di sciopero, per la difesa dei posti di lavoro, Coordinamenti o reti di lavoratori, didelegati RSU/RSA, RLS, di cassintegrati, di disoccupati, che si costituiscono e convergono su alcuni obiettivicomuni, dando vita a mobilitazioni, assemblee, attività di sostegno alle vertenze, ecc. Questi organismi di lotta sorgono molte volte in aperta critica, o addirittura in contrapposizione, con gliapparati burocratici dei sindacati, che nel migliore dei casi vengono sentiti come insufficienti o non in gradodi organizzare e collegare i proletari in lotta. La mobilitazione portata avanti da questi organismi costituisce un punto alto e rappresentativo della lotta dellavoro contro l’attacco capitalista, e contiene elementi di controffensiva. Allo stesso tempo in questi anni sono sorti e si sono moltiplicati Comitati popolari contro il degrado e ladevastazione ambientale, il fascismo, i rigurgiti razzisti, per la difesa delle libertà e dei diritti civili, socialie politici, ecc. Questa rivista aveva a suo tempo già cominciato a trattare l’argomento delle forme organizzative (vedi ad es.“I movimenti di massa e le loro forme organizzative” in Teoria & Prassi n. 10, gen. 2004).La comprensione della natura e delle caratteristiche di tali organismi ed il loro sviluppo organico sono fattoriimportanti per l’applicazione di una linea politica rivoluzionaria di massa.

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  • azione quali espressioni organizzate del fronte unicoproletario, liberandosi dalle pastoie“parlamentaristiche” borghesi-riformiste.

    Riferimenti storici, caratteristiche e funzioniLa realtà dei Comitati e dei Consigli non nasce dalnulla. Essa si richiama e trae ispirazione da eventiche hanno segnato la storia del movimentocomunista ed operaio. Tra questi ricordiamo: 1) Il movimento dei Consigli di Fabbrica torinesi(1919-20);2) I Comitati Operai e Contadini che sorsero in Italianel 1925-26, per impulso del partito comunista, comeorganismi di massa del fronte unico di lottaantifascista e anticapitalista.I Comitati di lotta ed i Consigli di fabbrica (che giàesistono o che potranno costituirsi quando neesistano le condizioni) sono organismi di massa dicarattere propriamente politico, espressione direttadella democrazia proletaria, attorno ai quali siraccoglie la classe operaia e gli altri sfruttati. Essi sono eletti dalla massa dei lavoratori ecaratterizzati da una sostanziale stabilità; devonoessere in particolare la spina dorsale ed il motore delfronte unico proletario con alla testa la classeoperaia, elemento determinante per aprire la stradaalla prospettiva di un governo operaio e degli altrilavoratori sfruttati. In sostanza Comitati e Consigli devono agire nellefabbriche e sugli altri posti di lavoro, nel territorio,senza mai perdere di vista gli obiettivi storici delproletariato, ma sapendo combinare efficacemente lalotta rivoluzionaria con quella quotidiana, cioèl’azione per le rivendicazioni politiche edeconomiche immediate dei lavoratori. Essi dunque non limitano la loro azione all’orizzonte“tradeunionista”, non praticano semplicemente laparola d’ordine “negativa” che afferma “noi la crisinon la paghiamo”, ma cercano di imprimere almovimento di massa un carattere positivo perl’abolizione rivoluzionaria dell’imperialismo e dellesue istituzioni. La loro azione volta alla mobilitazione della classelavoratrice e delle masse popolari si basa su paroled’ordine concrete della lotta di classe, e miraall’effettiva e intransigente difesa degli interessi diclasse del proletariato nel campo politico edeconomico. Gli obiettivi rivoluzionari della classe operaia vannodunque saldati con precise rivendicazioni parzialiche si scontrano in maniera inconciliabile con lepolitiche (neoliberiste o “sociali” che siano) dellaborghesia e delle classi dirigenti, quali ad esempio:

    lotta per la difesa del posto di lavoro e per l’aumentodei salari; abolizione del precariato; difesa dellelibertà di organizzazione e di sciopero; salvaguardiadei diritti sociali; attuazione di misure fiscali a caricodei padroni, degli sfruttatori, degli speculatori e deiparassiti; blocco delle misure reazionarie; lotta aipericoli di guerra e alle aggressioni imperialiste, ecc. Comitati e Consigli dunque sviluppano ed unificanodal basso la mobilitazione della classe operaia,assumono la direzione degli scioperi e delle altreforme di lotta messe in essere dal proletariato e dallemasse popolari, combattono la ristretta e limitataottica economicista e trade-unionista sapendo dare illoro determinante contributo alla costruzione dellapolitica ed alle azioni di fronte unico. I Comitati ed i Consigli sono organi di sviluppodell’azione proletaria di massa, senza distinzione dipartito e di sindacato. Essi garantiscono l’unità delfronte di lotta e la conseguente applicazione di unalinea di classe.

    Nello specifico:a) I Comitati di lotta, di agitazione, di sciopero, ecc.,sono, allo stato attuale della lotta di classe, fra lestrutture di lotta più utilizzate dalla classe operaia.Essi si caratterizzano come organizzazioniautonome, non subordinate all’apparato riformista, digestione dal basso delle lotte, per la difesa del postodi lavoro, per il salario ecc. Sono organismi diversidai Consigli, hanno un carattere più provvisorio emeno duraturo. Altro elemento che caratterizza in particolare iComitati di lotta è che essi, anche se non sonoorganismi di carattere sindacale, assumono talvolta lafunzione di vero e proprio organo di controllo dalbasso delle trattative e delle decisioni delleorganizzazioni sindacali. In alcuni casi (specie inassenza dei sindacati o per la complicità delle loroburocrazie con il padronato e lo stato borghese)

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  • svolgono persino l’azione tipicamente sindacale,portando avanti vertenze di fabbrica, concludendoaccordi, ecc.

    b) I Consigli di fabbrica (o di altro luogo di lavoro)sono organismi più politici rispetto ai Comitati.Storicamente sono propri di una fase più avanzatadella lotta della classe operaia, in quanto hanno comeloro «obiettivo immediato il controllo operaio dellaproduzione» e, dopo la rivoluzione proletaria,dovranno assolvere - insieme ai sindacati «il grandecompito della riorganizzazione della vita economicasu basi socialiste» (cfr. in questo stesso numero, letesi della Terza Internazionale comunista suisindacati e i Consigli di fabbrica). I Consigli hanno un carattere più “strutturato”rispetto ai Comitati ed a differenza di essi sonoorgani a carattere non temporaneo, ma stabili econtinuamente funzionanti. E’ inoltre fondamentale sottolineare, a scanso di ognideriva movimentista, che Comitati di lotta eCo