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La Voce dei Berici Domenica 12 gennaio 2014 11 Territorio Chiesa evangelica metodista Il pastore William Jourdan Chiesa romeno ortodossa Padre Roman Jonascu Ecumenismo, lo sforzo per uscire dalla nicchia Dal 16 al 25 gennaio anche nella diocesi di Vicenza si celebrerà la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’appuntamento, da circa 30 anni, rappresenta un rife- rimento fondamentale per il cam- mino ecumenico della Chiesa vicentina. In questi tre decenni sono stati compiuti dei passi impor- tanti, ma di strada da fare ne rima- ne ancora molta. Ne è convinto chi come mons. Giuseppe Dal Ferro, delegato diocesano per l’ecumeni- smo e il dialogo interreligioso, da moltissimo tempo è impegnato in questi ambiti, e chi, come suor Federica Cacciavillani, lavora come suora orsolina nell’insegnamento dell’italiano nei corsi per stranieri e si confronta quotidianamente con persone di altre confessioni reli- giose. «Fino all’inizio degli anni ‘60 - spiega mons. Dal Ferro - per la Chiesa cattolica l’ecumenismo era visto solo come ritorno delle altre Chiese cristiane nell’alveo cattoli- co». Poi è arrivato il Concilio Vati- cano II a segnare, in tale ambito, un passaggio cruciale e una forte discontinuità Da allora è iniziata una nuova stagione anche se, in fondo, fa capire mons. Dal Ferro, «50 anni non sono poi così tanti e quindi non stupisce che sia neces- sario ancora lavorare molto». Nel Vicentino c’è una presenza di ortodossi, di evangelico-metodisti e di pentecostali (vedi box a lato). Questi trent’anni di cammino insie- me - riconosce Dal Ferro - «hanno permesso di far crescere accetta- zione e rispetto reciproco, è un risultato molto importante. Siamo però ancora lontani da un vero con- fronto dialogico e il cammino ecu- menico non è ancora una questio- ne presente normalmente nelle nostre comunità». L’esperienza ecumenica riguarda, infatti, ancora solo una parte mino- ritaria delle comunità cristiane. La settimana che sta per iniziare vede il coinvolgimento di alcune par- rocchie dove sono promosse delle iniziative, ma in genere nelle altre non c’è una grande attenzione a questa dimensione. «Anche tra i preti - ammette il delegato per l’ecumenismo - non sono in molti ad avere una sensibilità a tale riguardo». «Quello che servirebbe è una conoscenza non episodica tra i cri- stiani, che avesse un effettivo riscontro nella vita ecclesiale - afferma suor Federica Cacciavilla- ni -. Sono certo utili gli eventi di chiarificazione teologica, ma sono necessarie anche esperienze con- crete che favoriscano il dialogo del- la vita». Suor Federica evidenzia che anche tra i giovani permane una ignoranza, una non conoscenza notevole rispetto alle altre chiese cristiane presenti sullo stesso ter- ritorio. «Quello al quale siamo chia- mati - nota - è un percorso di futu- ro con iniziative che vedano la par- tecipazione di tutta la comunità cristiana». Queste difficoltà derivano - secondo Cacciavillani - da «una mancanza di tensione al dialogo ecumenico. Non pochi dei nostri credenti pensano che il cattolice- simo sia l’unica chiesa cristiana. Questo è, almeno in parte, ancora il prezzo della divisione, in conse- guenza della quale ciascuno pensa di essere autosufficiente e di avere la verità senza il bisogno del dialo- go. Alla base c’è una paura che occorre superare». L’ecumenismo è ancora “un’esperienza di nicchia”, chiosa Dal Ferro. La situazione che regi- striamo anche nella nostra Dio- cesi è uno dei «risultati tipici del- la dinamica maggioranza-mino- ranza che porta a chiusure reci- proche. Laddove c’è un maggiore equilibrio tra cattolici e prote- stanti - osserva don Giuseppe -, il confronto è più aperto». Anche suor Federica riconosce in queste dinamiche una delle ragioni delle difficoltà. «La mino- ranza ha la tentazione, in taluni frangenti, di assumere il ruolo del piccolo gregge con un atteggia- mento magari aggressivo. Va detto, peraltro, che questa tendenza si è stemperata con il tempo». In questi anni il cammino ecu- menico a livello di Chiesa univer- sale ha registrato, peraltro, un cer- to rallentamento e va riconosciuto che «le difficoltà nazionali non pos- sono certo essere risolte a livello locale - nota con realismo il dele- gato per l’ecumenismo -. Il percor- so che si è tracciato rimane positi- vo: dagli anni ‘80 quando non si sapeva bene con chi dialogare (emblematica la difficoltà a indivi- duare per il Sinodo diocesano fra- telli di altre chiese) si sono costrui- ti rapporti cordiali e stabili che sono la base della Settimana di pre- ghiera». Tale rapporto di reciproca sti- ma, cresciuto nel tempo, è passato anche attraverso l’affidamento di alcune chiese da parte della Diocesi alla Chiesa ortodossa perché potes- se celebrare i propri riti. Da allora, durante la settimana per l’unità dei cristiani, le celebrazioni vengono promosse anche nelle chiese degli ortodossi e dei metodisti (vedi pro- gramma a lato). «Perché l’ecume- nismo cresca - nota suor Federica - è necessario che sia vissuto come esperienza di fede attraverso la quale ricomporre il volto di Cristo. In questa prospettiva sarebbe importante pensare anche inizia- tive specifiche rivolte ai giovani (ad esempio un camposcuola esti- vo interreligioso), così da proporre nuovi tratti di strada comuni». Questo percorso può acquisire rinnovato slancio anche a partire dall’attenzione che sta mostrando papa Francesco. «Il Papa con il suo atteggiamento ci incoraggia - com- menta Dal Ferro - anche se, va det- to, non è ancora sceso concreta- mente nei rapporti tra le Chiese». «Con il suo modo di fare semplice - nota suor Federica - è capito da tutti e non è sentito come pericolo dal quale difendersi». Lauro Paoletto APPUNTAMENTI Dal 18 al 25 gennaio si svolge la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani La Chiesa evangelica metodista di Vicenza, legata all’Unione del- le chiese metodiste e valdesi in Italia, con la sua sede storica di via san Faustino e la nuova sala in via Divisione Acqui, ha nel pastore William Jourdan il punto di riferimento. Rispetto al tema della setti- mana di preghiera “Cristo non può essere diviso“ gli chiediamo cosa significhi per la sua comu- nità il dialogo ecumenico tra le confessioni cristiane. «È innega- bile - spiega Jourdan - che per l’osservatore che non conosce nulla della storia delle chiese evangeliche, esse appaiono come un universo frammentario. È però importante sottolineare, in linea con il tema proposto que- st’anno per la Settimana di pre- ghiera per l’unità dei cristiani, che nella misura in cui la testi- monianza resa a Cristo mette in luce la comunione nell’unico Signore, le diversità che per- mangono non dovrebbero poter allontanare i cristiani in maniera così evidente». Con un riferimento più diretto alla realtà vicentina, il pastore Jourdan dice che «anche alla nostra Chiesa sembra molto più utile - in questo tempo difficile anche per la città in cui viviamo - procedere con iniziative che segnalino il comune cammino dei cristiani, per testimoniare che la compassione di Cristo si rivolge agli ultimi del nostro tempo: l’im- pegno per le molte famiglie, anche di migranti, che affrontano notevoli difficoltà economiche, l’intercessione perché quanti giungono nel nostro Paese in cer- ca di rifugio non siano trattati alla stregua di criminali. In tutto questo si mostra che la fede comune in Cristo non crea divi- sioni, ma rinsalda vincoli». F.M. La fede comune non può dividerci Momento di preghiera ecumenica nella Basilica di Monte Berico Giovedì 16 gennaio - ore 15.30 al coro delle monache chiesa vec- chia di Aracoeli (Vicenza) Incon- tro ebraico-cristiano su "Non rube- rai", in collaborazione con Uffici diocesani Irc e Catechistico. Rela- tore Aron Locci, rabbino di Padova. Venerdì 17 gennaio - ore 17 al Palazzo Leoni-Montanari (contrà S. Corona 25, Vicenza). Inizio corso "La violenza e il sacro". Sabato 18 gennaio - ore 20.30 nel Duomo di Ognissanti di Arzi- gnano - Incontro di preghiera con la Comunità serbo-ortodossa. Domenica 19 gennaio - ore 10.30 in Cattedrale (Vicenza) mes- sa in rito bizantino-slavo, presie- duta da P. Lorenzo Altissimo con il coro di Sandrigo. Ore 17 chiesa di S. Antonio di Schio Incontro di preghiera con P. Roman Jonascu, della Chiesa romeno-ortodossa. Lunedì 20 gennaio - ore 20.30 nella chiesa di S. Croce (contrà Porta S. Croce 55, Vicenza). Incon- tro di preghiera con la comunità moldavo-russa. Martedì 21 gennaio - ore 20.30 nella parrocchia di Altavilla (Vicen- za) - Incontro di preghiera con i pentecostali. Mercoledì 22 gennaio - ore 18.30 chiesa evangelica metodista (via S. Faustino 10, Vicenza) - Cul- to evangelico metodista. Ore 20.30 chiesa di San Carlo, Villaggio del Sole (Vicenza), Incontro di pre- ghiera con i pentecostali. Giovedì 23 gennaio - ore 19 nel- la chiesa della Misericordia (contrà della Misericordia 16, Vicenza) Incontro di preghiera con la Comunità serbo ortodossa. Ore 20.30 nella chiesa parrocchiale di Costabissara (Vicenza) Incontro di preghiera con la Comunità rumeno-ortodossa. Venerdì 24 gennaio - ore 20.30 nella chiesa di San Francesco di Bassano del Grappa, Incontro ecu- menico di preghiera. Sabato 25 gennaio - ore 20.30 nella chiesa dei SS. Felice e Fortu- nato (Vicenza) - Veglia di pre- ghiera ecumenica con il Vescovo e i rappresentanti delle varie con- fessioni. Le chiese cristiane a Vicenza 4 chiese ortodosse Due del patriarcato rome- no (Bassano e Costabissa- ra), una del patriarcato russo a Vicenza a S. Croce, una dei serbo-ortodossi a Vicenza in via della Misericordia 1 chiesa evangelico- metodista a Vicenza con due chiese a Vicenza, una in via S. Faustino al Villaggio del Sole e un’altra a Bassano 30 comunità pentecostali Il programma Dieci giorni di incontro dialogo e preghiera «Siamo stati uniti fino al 1054, anno del grande scisma, qualcosa in comune dovremmo pur aver- lo!». Ci scherza un po’ sopra, Roman Jonascu, responsabile del- la comunità romeno ortodossa di Vicenza. Nella nostra Diocesi, sono presenti tre “tronconi” della Chiesa ortodossa: il primo fa capo al patriarcato russo, il secondo al patriarcato serbo e il terzo al patriarcato romeno. Quest’ultimo, conta due gruppi, il primo a Bas- sano e il secondo a Costabissara, per un totale di oltre duemila fedeli romeni o di lingua romena provenienti, perlopiù, dalla Mol- davia. Roman Jonascu vive in Italia dal 2002. È diventato prete orto- dosso quattro anni fa e da due anni, dopo aver vissuto a Mestre, segue la comunità di Costabissara, che raccoglie fedeli di tutta la zona di Vicenza. La comunità di Bassano, invece, è seguita da padre Cristian Manasturean. «Siamo ospitati nella chiesa e nelle strutture della parrocchia - spiega padre Roman -, i rapporti con la comunità e con il parroco sono molto buoni. I momenti di incontro e di scambio con la comu- nità cattolica, però, non sono mol- ti, oltre al tradizionale incontro in occasione della settimana di pre- ghiera per l’unità dei cristiani. Anche con le altre Chiese ortodos- se, non abbiamo molti scambi». Gli incontri della comunità rome- no ortodossa sono come quelli di una qualsiasi parrocchia: cateche- si per i ragazzi, incontri per i gio- vani e gli adulti, la celebrazione domenicale, occasioni di incontro, confronto e dialogo. «Molto, però, dipende dalla disponibilità dei pre- ti - spiega padre Roman -. A diffe- renza dei sacerdoti cattolici, abbia- mo anche noi una famiglia da seguire e un lavoro». A.Fri. I rapporti sono buoni ma gli scambi pochi

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La Voce dei Berici Domenica 12 gennaio 2014 11 Territorio

Chiesa evangelica metodista Il pastore William Jourdan Chiesa romeno ortodossa Padre Roman Jonascu

Ecumenismo, lo sforzoper uscire dalla nicchiaDal 16 al 25 gennaio anche nelladiocesi di Vicenza si celebrerà laSettimana di preghiera per l’unitàdei cristiani. L’appuntamento, dacirca 30 anni, rappresenta un rife-rimento fondamentale per il cam-mino ecumenico della Chiesavicentina. In questi tre decennisono stati compiuti dei passi impor-tanti, ma di strada da fare ne rima-ne ancora molta. Ne è convinto chicome mons. Giuseppe Dal Ferro,delegato diocesano per l’ecumeni-smo e il dialogo interreligioso, damoltissimo tempo è impegnato inquesti ambiti, e chi, come suorFederica Cacciavillani, lavora comesuora orsolina nell’insegnamentodell’italiano nei corsi per stranieri esi confronta quotidianamente conpersone di altre confessioni reli-giose.

«Fino all’inizio degli anni ‘60 -spiega mons. Dal Ferro - per laChiesa cattolica l’ecumenismo eravisto solo come ritorno delle altreChiese cristiane nell’alveo cattoli-co». Poi è arrivato il Concilio Vati-cano II a segnare, in tale ambito, unpassaggio cruciale e una fortediscontinuità Da allora è iniziatauna nuova stagione anche se, infondo, fa capire mons. Dal Ferro,«50 anni non sono poi così tanti equindi non stupisce che sia neces-sario ancora lavorare molto».

Nel Vicentino c’è una presenza diortodossi, di evangelico-metodisti edi pentecostali (vedi box a lato).Questi trent’anni di cammino insie-me - riconosce Dal Ferro - «hannopermesso di far crescere accetta-zione e rispetto reciproco, è unrisultato molto importante. Siamoperò ancora lontani da un vero con-fronto dialogico e il cammino ecu-menico non è ancora una questio-ne presente normalmente nellenostre comunità».

L’esperienza ecumenica riguarda,infatti, ancora solo una parte mino-ritaria delle comunità cristiane. Lasettimana che sta per iniziare vedeil coinvolgimento di alcune par-rocchie dove sono promosse delleiniziative, ma in genere nelle altre

non c’è una grande attenzione aquesta dimensione. «Anche tra ipreti - ammette il delegato perl’ecumenismo - non sono in moltiad avere una sensibilità a taleriguardo».

«Quello che servirebbe è unaconoscenza non episodica tra i cri-stiani, che avesse un effettivoriscontro nella vita ecclesiale -afferma suor Federica Cacciavilla-ni -. Sono certo utili gli eventi dichiarificazione teologica, ma sononecessarie anche esperienze con-crete che favoriscano il dialogo del-la vita».

Suor Federica evidenzia cheanche tra i giovani permane unaignoranza, una non conoscenzanotevole rispetto alle altre chiesecristiane presenti sullo stesso ter-ritorio. «Quello al quale siamo chia-mati - nota - è un percorso di futu-ro con iniziative che vedano la par-tecipazione di tutta la comunitàcristiana».

Queste difficoltà derivano -

secondo Cacciavillani - da «unamancanza di tensione al dialogoecumenico. Non pochi dei nostricredenti pensano che il cattolice-simo sia l’unica chiesa cristiana.Questo è, almeno in parte, ancora ilprezzo della divisione, in conse-guenza della quale ciascuno pensadi essere autosufficiente e di averela verità senza il bisogno del dialo-go. Alla base c’è una paura cheoccorre superare».

L’ecumenismo è ancora“un’esperienza di nicchia”, chiosaDal Ferro. La situazione che regi-striamo anche nella nostra Dio-cesi è uno dei «risultati tipici del-la dinamica maggioranza-mino-ranza che porta a chiusure reci-proche. Laddove c’è un maggioreequilibrio tra cattolici e prote-stanti - osserva don Giuseppe -, ilconfronto è più aperto».

Anche suor Federica riconoscein queste dinamiche una delleragioni delle difficoltà. «La mino-ranza ha la tentazione, in taluni

frangenti, di assumere il ruolo delpiccolo gregge con un atteggia-mento magari aggressivo. Va detto,peraltro, che questa tendenza si èstemperata con il tempo».

In questi anni il cammino ecu-menico a livello di Chiesa univer-sale ha registrato, peraltro, un cer-to rallentamento e va riconosciutoche «le difficoltà nazionali non pos-sono certo essere risolte a livellolocale - nota con realismo il dele-gato per l’ecumenismo -. Il percor-so che si è tracciato rimane positi-vo: dagli anni ‘80 quando non sisapeva bene con chi dialogare(emblematica la difficoltà a indivi-duare per il Sinodo diocesano fra-telli di altre chiese) si sono costrui-ti rapporti cordiali e stabili chesono la base della Settimana di pre-ghiera».

Tale rapporto di reciproca sti-ma, cresciuto nel tempo, è passatoanche attraverso l’affidamento dialcune chiese da parte della Diocesialla Chiesa ortodossa perché potes-se celebrare i propri riti. Da allora,durante la settimana per l’unità deicristiani, le celebrazioni vengonopromosse anche nelle chiese degliortodossi e dei metodisti (vedi pro-gramma a lato). «Perché l’ecume-nismo cresca - nota suor Federica- è necessario che sia vissuto comeesperienza di fede attraverso laquale ricomporre il volto di Cristo.In questa prospettiva sarebbeimportante pensare anche inizia-tive specifiche rivolte ai giovani(ad esempio un camposcuola esti-vo interreligioso), così da proporrenuovi tratti di strada comuni».

Questo percorso può acquisirerinnovato slancio anche a partiredall’attenzione che sta mostrandopapa Francesco. «Il Papa con il suoatteggiamento ci incoraggia - com-menta Dal Ferro - anche se, va det-to, non è ancora sceso concreta-mente nei rapporti tra le Chiese».«Con il suo modo di fare semplice- nota suor Federica - è capito datutti e non è sentito come pericolodal quale difendersi».

Lauro Paoletto

APPUNTAMENTI Dal 18 al 25 gennaio si svolge la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

La Chiesa evangelica metodistadi Vicenza, legata all’Unione del-le chiese metodiste e valdesi inItalia, con la sua sede storica divia san Faustino e la nuova salain via Divisione Acqui, ha nelpastore William Jourdan il puntodi riferimento.

Rispetto al tema della setti-mana di preghiera “Cristo nonpuò essere diviso“ gli chiediamocosa significhi per la sua comu-nità il dialogo ecumenico tra leconfessioni cristiane. «È innega-bile - spiega Jourdan - che perl’osservatore che non conoscenulla della storia delle chieseevangeliche, esse appaiono comeun universo frammentario. Èperò importante sottolineare, inlinea con il tema proposto que-st’anno per la Settimana di pre-ghiera per l’unità dei cristiani,che nella misura in cui la testi-monianza resa a Cristo mette inluce la comunione nell’unico

Signore, le diversità che per-mangono non dovrebbero poterallontanare i cristiani in manieracosì evidente».

Con un riferimento più direttoalla realtà vicentina, il pastoreJourdan dice che «anche allanostra Chiesa sembra molto piùutile - in questo tempo difficileanche per la città in cui viviamo -procedere con iniziative chesegnalino il comune cammino deicristiani, per testimoniare che lacompassione di Cristo si rivolgeagli ultimi del nostro tempo: l’im-pegno per le molte famiglie,anche di migranti, che affrontanonotevoli difficoltà economiche,l’intercessione perché quantigiungono nel nostro Paese in cer-ca di rifugio non siano trattatialla stregua di criminali. In tuttoquesto si mostra che la fedecomune in Cristo non crea divi-sioni, ma rinsalda vincoli».

F.M.

La fede comunenon può dividerci

Momento di preghiera ecumenica nella Basilica di Monte Berico

Giovedì 16 gennaio - ore 15.30al coro delle monache chiesa vec-chia di Aracoeli (Vicenza) Incon-tro ebraico-cristiano su "Non rube-rai", in collaborazione con Ufficidiocesani Irc e Catechistico. Rela-tore Aron Locci, rabbino di Padova.

Venerdì 17 gennaio - ore 17 alPalazzo Leoni-Montanari (contrà S.Corona 25, Vicenza). Inizio corso"La violenza e il sacro".

Sabato 18 gennaio - ore 20.30nel Duomo di Ognissanti di Arzi-gnano - Incontro di preghiera conla Comunità serbo-ortodossa.

Domenica 19 gennaio - ore10.30 in Cattedrale (Vicenza) mes-sa in rito bizantino-slavo, presie-duta da P. Lorenzo Altissimo con ilcoro di Sandrigo. Ore 17 chiesadi S. Antonio di Schio Incontro dipreghiera con P. Roman Jonascu,della Chiesa romeno-ortodossa.

Lunedì 20 gennaio - ore 20.30nella chiesa di S. Croce (contràPorta S. Croce 55, Vicenza). Incon-tro di preghiera con la comunitàmoldavo-russa.

Martedì 21 gennaio - ore 20.30nella parrocchia di Altavilla (Vicen-za) - Incontro di preghiera con ipentecostali.

Mercoledì 22 gennaio - ore18.30 chiesa evangelica metodista(via S. Faustino 10, Vicenza) - Cul-to evangelico metodista. Ore20.30 chiesa di San Carlo, Villaggiodel Sole (Vicenza), Incontro di pre-ghiera con i pentecostali.

Giovedì 23 gennaio - ore 19 nel-la chiesa della Misericordia (contràdella Misericordia 16, Vicenza)Incontro di preghiera con laComunità serbo ortodossa. Ore20.30 nella chiesa parrocchiale diCostabissara (Vicenza) Incontrodi preghiera con la Comunitàrumeno-ortodossa.

Venerdì 24 gennaio - ore 20.30nella chiesa di San Francesco diBassano del Grappa, Incontro ecu-menico di preghiera.

Sabato 25 gennaio - ore 20.30nella chiesa dei SS. Felice e Fortu-nato (Vicenza) - Veglia di pre-ghiera ecumenica con il Vescovoe i rappresentanti delle varie con-fessioni.

Le chiese cristianea Vicenza

4 chiese ortodosseDue del patriarcato rome-no (Bassano e Costabissa-ra), una del patriarcato russoa Vicenza a S. Croce, una deiserbo-ortodossi a Vicenzain via della Misericordia

1 chiesa evangelico-metodista a Vicenzacon due chiese a Vicenza, unain via S. Faustino al Villaggiodel Sole e un’altra a Bassano

30 comunità pentecostali

Il programma

Dieci giornidi incontrodialogoe preghiera

«Siamo stati uniti fino al 1054,anno del grande scisma, qualcosain comune dovremmo pur aver-lo!». Ci scherza un po’ sopra,Roman Jonascu, responsabile del-la comunità romeno ortodossa diVicenza. Nella nostra Diocesi,sono presenti tre “tronconi” dellaChiesa ortodossa: il primo fa capoal patriarcato russo, il secondo alpatriarcato serbo e il terzo alpatriarcato romeno. Quest’ultimo,conta due gruppi, il primo a Bas-sano e il secondo a Costabissara,per un totale di oltre duemilafedeli romeni o di lingua romenaprovenienti, perlopiù, dalla Mol-davia.

Roman Jonascu vive in Italiadal 2002. È diventato prete orto-dosso quattro anni fa e da dueanni, dopo aver vissuto a Mestre,segue la comunità di Costabissara,che raccoglie fedeli di tutta lazona di Vicenza. La comunità diBassano, invece, è seguita da

padre Cristian Manasturean.«Siamo ospitati nella chiesa e

nelle strutture della parrocchia -spiega padre Roman -, i rapporticon la comunità e con il parrocosono molto buoni. I momenti diincontro e di scambio con la comu-nità cattolica, però, non sono mol-ti, oltre al tradizionale incontro inoccasione della settimana di pre-ghiera per l’unità dei cristiani.Anche con le altre Chiese ortodos-se, non abbiamo molti scambi».

Gli incontri della comunità rome-no ortodossa sono come quelli diuna qualsiasi parrocchia: cateche-si per i ragazzi, incontri per i gio-vani e gli adulti, la celebrazionedomenicale, occasioni di incontro,confronto e dialogo. «Molto, però,dipende dalla disponibilità dei pre-ti - spiega padre Roman -. A diffe-renza dei sacerdoti cattolici, abbia-mo anche noi una famiglia daseguire e un lavoro».

A.Fri.

I rapporti sono buonima gli scambi pochi