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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTÀ DI SCIENZE MM. FF. NN.
Dipartimento di Geoscienze
Direttore Prof.ssa Cristina Stefani
TESI DI LAUREA TRIENNALE IN
SCIENZE GEOLOGICHE
Rapporti tra sedimentazione terrigena e
carbonatica nelle successione Carnica dei
Lastoni di Formin (Triassico superiore,
Dolomiti)
Relatore: Dott.ssa Anna Breda
Correlatore: Dott. Giovanni Gattolin
Laureando: Luca Collanega
ANNO ACCADEMICO 2012 / 20131
Indice
Scopi del lavoro ………………………………………………………………………………………………………………………………… pg. 4
Inquadramento geografico ………………………………………………………………………………………………………………. pg. 5
Inquadramento stratigrafico …………………………………………………………………………………………………………….. pg. 5
Materiali e metodi …………………………………………………………………………………………………………………………... pg. 7
Associazioni di facies ………………………………………………………………………………………………………………………. pg. 10
Descrizione delle sezioni ………………………………………………………………………………………………………………... pg. 15
Architettura stratigrafica ………………………………………………………………………………………………………………… pg. 32
Confronto con le sezioni del Rifugio Dibona e del Passo Falzarego ………………………………………………… pg. 38
Conclusioni …………………………………………………………………………………………………………………………………….. pg. 43
Bibliografia …………………………………………………………………………………………………………………………............. pg. 44
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SCOPI DEL LAVORO
L’obiettivo che ci si propone è di chiarire i cambiamenti della sedimentazione nell’ambito di un intervallo
stratigrafico particolarmente complesso del Carnico superiore (Triassico Superiore ), durante il quale in
Dolomiti si deposita la Formazione di Heiligkreuz [Keim et alii, 2001; Stefani et alii, 2004; Neri et alii, 2007].
L’intervallo di interesse, appartenente alla parte superiore della Fm. di Heiligkreuz, consiste di una
successione di arenarie scure a stratificazione incrociata con frequenti resti vegetali e intercalazioni
calcaree da micritiche a ruditiche [Membro del Dibona, Preto & Hinnov, 2003; Neri et alii. 2007], cui fa
seguito un bancone carbonatico oolitico-bioclastico intensamente dolomitizzato [Membro del Lagazuoi,
Preto & Hinnov, 2003; Neri et alii, 2007].
Si notano, nell’ambito della successione, ampie variazioni laterali di facies, una delle più significative è il
passaggio dal bancone carbonatico del Lagazuoi [De Zanche et alii, 2000] alle Areniti del Falzarego,
espressione di una sedimentazione prevalentemente terrigena [Bosellini,1978; 1982]. Scopo di questo
lavoro è comprendere la correlazione fra questi litosomi, ancora poco chiara.
L’area scelta per risolvere il problema sono i Lastoni di Formin, questi si trovano infatti in posizione
intermedia tra la sezione del Passo Falzarego in cui la successione è interamente terrigena e la sezione del
Rifugio Dibona, una delle sezioni di riferimento per la Fm. di Heiligkreuz. L’area presenta inoltre
caratteristiche ottimali per visualizzare il contatto stratigrafico fra unità terrigena e unità carbonatica.
Si tratta infatti di un tavolato con blanda inclinazione verso Nord, privo di vegetazione e pressoché
pianeggiante. Questa conformazione ha permesso di seguire le variazioni laterali di facies su distanze
dell’ordine delle centinaia di metri, sia nella parete meridionale sia nelle parete settentrionale. Si
è cercato di visualizzare al meglio il contatto terrigeno-carbonatico mediante la misurazione di un congruo
numero di sezioni stratigrafiche, all’interno delle quali sono state individuate le principali associazioni di
facies. Si è quindi passati a correlare tra loro le varie sezioni, cercando di inquadrare secondo un modello
coerente l’evoluzione della sedimentazione nel tempo e le sue variazioni laterali.
Infine, allo scopo di meglio comprendere le sezioni studiate ai Lastoni di Formin, si è deciso di inquadrarle
in un contesto più ampio, confrontandole con due sezioni particolarmente note e studiate in letteratura:
le sezioni del Passo Falzarego e del Rifugio Dibona. Si è cercato di individuare i rapporti fra le associazioni di
facies riconosciute ai Lastoni e quelle delle sezioni sopracitate, allo scopo di mettere in luce eventuali
variazioni laterali di facies alla scala regionale, che risultano essere uno degli aspetti più caratteristici e
problematici della Fm. di Heiligkreuz.
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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
L’area di studio è ubicata nelle Dolomiti Nord-Orientali, in prossimità del Passo Giau, in comune di San Vito
di Cadore, in ambiente di alta montagna, con una quota massima di 2657m (Monte Formin). L’area è nota
con il toponimo di “Lastoni di Formin” e consiste in un piastrone leggermente inclinato verso Nord
(figura 1), privo di vegetazione e pressoché pianeggiante; presenta dunque caratteristiche ideali per
l’attività di rilevamento e per l’osservazione dei contatti stratigrafici.
Figura 1. I Lastoni di Formin (ad ovest), ai piedi della Croda da Lago (ad est), visti dal Rifugio Dibona.
INQUADRAMENTO STRATIGRAFICO
Nel Carnico Inferiore, l’area Dolomitica presenta una fisiografia complessa, in cui piccole piattaforme
carbonatiche [Dolomia Cassiana; Mojsisovics, 1879; Assereto et alii, 1977] si alternano a profondi bacini a
sedimentazione mista carbonatico-vulcanoclastica [ Fm. di San Cassiano; Münster, 1834; Fürsich e Wendt,
1977]. Bassi tassi di subsidenza, uniti ad un forte tasso di sedimentazione determinano una progressiva
riduzione della profondità dei bacini, che si esprime nelle geometrie progradanti delle piattaforme
carbonatiche, nella progressiva riduzione dell’angolo di inclinazione dello slope [Biddle et alii, 1992] e nello
sviluppo di una geometria climbing al contatto con l’eteropica Formazione bacinale di San Cassiano.
Nel Carnico superiore, la Formazione di Heiligkreuz [ex Fm. di Dürrenstein; Pisa et alii, 1980; Bosellini, 1984;
De Zanche et alii, 1993; Preto e Hinnov, 2003] si sovrappone alla Formazione bacinale di San Cassiano, alle
scarpate e infine alle facies di piattaforma interna delle piattaforme Cassiane [ Pia, 1937]: essa rappresenta
pertanto un corpo di riempimento che uniforma la paleogeografia Carnica in condizioni che vanno da
peritidali a marine poco profonde (figura 2). Si tratta di una sedimentazione mista, carbonatico-
silicoclastica, caratterizzata da rapide variazioni laterali di facies.
4
Figura 2. Schema stratigrafico del Carnico delle Dolomiti [De Zanche et al., 1993; Preto e Hinnov, 2003; modificato].
La successione all’interno della Fm. di Heiligkreuz varia pertanto in modo significativo da area ad area;
come successione standard si assume la successione del settore occidentale del Foglio 029 Cortina
d’Ampezzo, a questa si riferisce la suddivisione in tre membri cartografabili [Neri et al., 2007]:
Membro di Borca (HKS₁ ): l’intervallo basale consiste in peliti scure depositatesi in ambiente
dulcicolo, segue un intervallo a più alta energia caratterizzato da carbonati e areniti ibride ben
stratificate con frequenti interstrati pelitici. La componente carbonatica è data da bioclasti e ooliti,
la componente terrigena consiste invece di arenarie e microconglomerati. Si osservano
stratificazione incrociata bisensoriale e hummocky cross stratification, espressione di un ambiente
litorale di bassa profondità e condizioni francamente marine. L’unità si conclude con livelli
stromatolitici e suoli carbonatici, sui quali si osservano cavità paleocarsiche: tali elementi sono
indicativi di una fase di esposizione subarea.
Il Membro di Borca si ritrova in concordanza con i depositi bacinali della Fm. di San Cassiano,
presenta geometrie onlap sulle scarpate delle piattaforme Cassiane e non è registrato sui depositi
di platform top, sopra i quali si deposita direttamente il successivo Membro delle Areniti del
Dibona.
Membro delle areniti del Dibona (HKS₂): consiste in arenarie, peliti e calcareniti ibride con
stratificazione incrociata, ricche di resti vegetali, di livelli centimetrici di carbone e localmente di
minuti granuli di ambra [Ragazzi et alii, 2006]. Tale membro è l’espressione di un forte apporto
terrigeno grossolano e si inserisce in un trend trasgressivo-regressivo, con forte variabilità laterale
di facies. La parte inferiore dell’unità è rappresentata da un’alternanza di arenarie, calcareniti e
5
peliti scure con strutture deposizionali sia da onda che da corrente, in particolar modo si nota
hummocky cross stratification. La Maximum Flooding Surface è rappresentata da un sottile livello di
calcari nodulari, che localmente contengono faune ad ammonoidi [De Zanche et alii, 2000; Stefani
et alii, 2004]. Le facies soprastanti si inseriscono in un trend regressivo, transizionale con il
successivo Membro del Lagazuoi: troviamo infatti calcari e dolomie arenacee con laminazione
piano-parallela, stratificazione incrociata e hummocky cross stratification . Da segnalare,
in numerose sezioni, un orizzonte carbonatico con stratificazione flaser, wavy e lenticular,
espressione di un ambiente intertidale.
Membro del Lagazuoi (HKS₃): si tratta di un grainstone oolitico-bioclastico con stratificazione
incrociata bisensoriale, indicativa di ambienti di alta energia. Presenta spessori medi di 25-30m,
che nell’area dei Lastoni di Formin sono inferiori ai 10m [Preto & Hinnov, 2003]. Al tetto di questa
unità, ricompaiono localmente cicli peritidali con livelli stromatolitici che unitamente a strutture
paleocarsiche denotano condizioni di emersione. Prosegue, nel Membro del Lagazuoi, il trend
regressivo iniziato nelle sottostanti Areniti del Dibona.
Al Passo Falzarego, il Membro del Lagazuoi è sostituito dalle Arenarie del Falzarego: una
successione pressoché interamente terrigena di tipo coarsening upward, con frequente
stratificazione incrociata bisensoriale di tipo herringbone cross stratification ben sviluppata
[Bosellini et alii, 1978; 1982].
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MATERIALI E METODI
Il lavoro di campagna si è articolato nella misurazione di sei sezioni stratigrafiche all’interno della Fm. di
Heiligkreuz, al top della Dolomia Cassiana, presso i Lastoni di Formin. L’intervallo stratigrafico analizzato
comprende pertanto il Membro del Dibona (HKS₂), e il Membro del Lagazuoi (HKS₃); il Membro di Borca
(HKS₁), parte basale della Fm. di Heiligkreuz, è assente infatti sopra le facies di piattaforma interna della
Dolomia Cassiana.
Laddove possibile, la misurazione è stata effettuata a partire dal bancone carbonatico Cassiano, facilmente
distinguibile dalle soprastanti Areniti del Dibona e considerabile approssimativamente come una superficie
paleo-orizzontale. Il top della Dolomia Cassiana si caratterizza per la presenza di lamine stromatolitiche e
cavità paleocarsiche, indicative di condizioni da peritidali a subaeree.
Si è quindi proceduti nella misurazione fino al tetto della formazione. Le sezioni stratigrafiche mostrano
spessori variabili (da 7-8 m fino a 21-22 m), in relazione all’estensione degli affioramenti, in quanto la parte
basale della successione, a sedimentazione prevalentemente terrigena, risulta spesso sub-affiorante a
causa della notevole erodibilità.
Le misurazioni sono state effettuate tre lungo la parete Sud e tre lungo la parete Nord del tavolato dei
Lastoni di Formin in modo tale da evidenziare le variazioni della sedimentazione sia in senso N-S sia in senso
E-W. Per entrambe le pareti si è misurata una sezione stratigrafica all’estremo Est, una all’estremo Ovest ed
una in posizione approssimativamente centrale; le relative posizioni sono state registrate mediante GPS
(figura 3).
Figura 3. Area di studio e localizzazione delle sezioni misurate presso i Lastoni di Formin.
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La suddivisione in associazioni di facies si è basata sulla granulometria, sulle strutture sedimentarie, sulla
presenza di materia organica dispersa ed eventualmente di resti vegetali macroscopici; ed infine sul
rapporto tra la frazione carbonatica e la frazione terrigena. Si è cercato di procedere nella misurazione
lungo la verticale, tuttavia la forte erodibilità dei litotipi appartenenti a questa Formazione ha reso talvolta
necessarie delle leggere deviazioni al fine di seguire gli affioramenti.
Le sezioni stratigrafiche sono poi state ridisegnate con il programma Adobe Illustrator. Si sono infine
realizzati tre schemi di correlazione: uno per la parete Sud, uno per la parete Nord, e uno per le sezioni 3 e
4, finalizzato ad evidenziare i rapporti intercorrenti fra la parete settentrionale e la parete meridionale.
Al fine di inquadrare le sezioni misurate presso i Lastoni di Formin nel contesto regionale, si è proceduto
quindi a confrontarle con le sezioni del Rifugio Dibona e di Passo Falzarego (figura 4).
Figura 4. Localizzazione delle sezioni prese in esame.
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ASSOCIAZIONI DI FACIES
Nell’analisi delle sezioni stratigrafiche si sono individuate le seguenti associazioni di facies; verranno qui di
seguito posti in risalto i tratti salienti che ne hanno permesso il riconoscimento nelle diverse sezioni.
In seguito, si procederà invece ad evidenziare, sezione per sezione, le differenze riscontrate all’interno di
ciascuna associazione di facies.
Le associazioni di facies sono esposte in ordine stratigrafico.
FA1 - Dolomie peritidali.
Dolomie compatte e omogenee in strati con spessore di 30-40 cm, con bird eyes e lamine
stromatolitiche, indicatrici di condizioni da peritidali a subaeree e cavità paleocarsiche riempite da
dolosiltite rosata e giallastra (figura 5). Tale associazione di facies compare solo nella sezione 3 e
nella sezione 4.
Figura 5. FA1, top del bancone carbonatico Cassiano incarsito. Questo litotipo è compatto e di aspetto massiccio (sezione 4).
FA2 - Dolomie afanitiche con tracce di radici e paleosuoli.
Tale unità è stata individuata distintamente nella sezione stratigrafica 4 e risulta sub-affiorante
nella sezione 3; consiste in una dolomia afanitica bianco-giallastra con tracce di radici poste in
risalto dalla riprecipitazione del carbonato di calcio, passante ad un livello siltoso altamente
pedogenizzato e sfatticcio. La colorazione rossastra si deve alla concentrazione di ossidi di ferro,
indicatrice di condizioni di clima umido.
FA3 - Arenarie e siltiti a laminazione incrociata planare.
Arenarie da medie a grossolane con laminazione incrociata planare a piccola scala e ripple da onda,
alternate a livelli pelitici fortemente alterati con spessori da pochi centimetri fino a oltre 20cm e
laminazione piano parallela (figura 6). Questa alternanza si conclude con un livello di arenaria
grossolana fortemente bioturbata dello spessore di quasi mezzo metro. La granulometria e le
strutture sedimentarie denotano un ambiente deposizionale di bassa energia.
9
Anche questa associazione si è rinvenuta soltanto nella sezione 4 e risulta sub-affiorante nella
sezione 3.
Figura 6. FA3, le linee rosse delimitano un intervallo prevalentemente pelitico fra livelli arenacei; risulta evidente la diversa erodibilità dei due litotipi (sezione 4).
FA4 - Areniti ibride.
Calcareniti ibride con alternanza di livelli più ricchi in materia organica, quindi più scuri e meno
litificati, e livelli più carbonatici, di colore giallo e aspetto compatto (figura 7). Il riconoscimento
delle strutture sedimentarie è reso difficoltoso dalla forte bioturbazione, nell’ambito della quale si
sono riconosciute gallerie verticali e a “U”, identificabili come icnofossili di Diplocraterion, indicativi
di condizioni di bassa profondità e alta energia. Malgrado la bioturbazione, si sono riconosciute
caratteristiche strutture sedimentarie: i livelli più ricchi di materia organica presentano laminazione
incrociata planare mentre i livelli più carbonatici presentano laminazione incrociata concava.
Le strutture sedimentarie, unitamente al diverso contenuto in materia organica, suggeriscono
ambienti deposizionali a diversa energia: un ambiente più tranquillo per i livelli ricchi in materia
organica, un ambiente di più alta energia per i livelli più carbonatici. Si osserva una tendenza
coarsening upward, con il passaggio da arenarie molto fini ad arenarie medie. Parallelamente alla
granulometria aumenta anche lo spessore degli strati (thickening upward): lo spessore dei livelli
carbonatici va da 10-20 cm nella parte basale a 70-90 cm nella parte alta dell’intervallo. Sulla base
della maggiore frazione carbonatica e delle strutture sedimentarie, indicanti condizioni di più alta
energia, questo intervallo è stato distinto dalle sottostanti Arenarie e siltiti a laminazione incrociata
planare (FA3).
Tale associazione di facies è presente in tutte le sezioni analizzate.
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Figura 7. FA4, ben visibile l’alternanza fra livelli giallastri, più carbonatici, e livelli più scuri, ricchi di materia organica. (sezione 5)
FA5 - Carbonati con frazione terrigena.
Carbonati granulari dolomitizzati con intraclasti, in strati centimetrici a limiti ondulati alternati a
livelli pelitici millimetrici (figura 8); si tratta di strutture wavy-bedding, tipiche di ambiente tidale di
bassa energia, passanti a laminazione incrociata planare (figura 9). Le strutture sedimentarie
suggeriscono un progressivo aumento verso l’alto dell’energia dell’ambiente deposizionale.
Si osserva, inoltre, un aumento della frazione carbonatica e dello spessore degli strati che passa da
5-10cm nella parte basale a 20-30cm in quella sommitale. A differenza delle sottostanti Areniti
ibride (FA4), la frazione carbonatica è in questo caso nettamente prevalente.
Tale associazione di facies è stata rinvenuta nelle sezioni 3, 4 e 5.
Figura 8. FA5, esempio di struttura wavy-bedding (sezione5).
11
Figura 9. FA5, particolare della laminazione incrociata all’interno dei livelli carbonatici (sezione3).
FA6 - Bancone Carbonatico fortemente dolomitizzato.
Carbonati granulari fortemente dolomitizzati, con tessitura saccaroide. La dolomitizzazione ha
obliterato l’originaria tessitura, non sono pertanto riconoscibili i componenti originali. Si suppone
possa trattarsi di una doloarenite oolitico-bioclastica per analogia con quanto descritto in
letteratura in posizione stratigrafica equivalente. La stratificazione incrociata concava e la
subordinata laminazione incrociata planare bisensoriale risultano, malgrado la forte
dolomitizzazione, ben visibili, in quanto evidenziate dalla presenza di lamine millimetriche scure di
probabile materia organica, che, a causa dell’erosione differenziale, hanno prodotto dei vacuoli
allungati nel senso della lamina (figura 10).
Figura 10. FA6, si osserva la stratificazione incrociata concava. La laminazione incrociata è posta in risalto dai vacuoli (sezione3).
12
La stratificazione incrociata è di dimensioni via via maggiori verso l’alto, si passa infatti da spessori
di 10-20cm nella parte basale a 70-90cm al top dell’intervallo. Questo aumento degli spessori ha
portato a supporre un aumento dell’energia dell’ambiente deposizionale e di conseguenza della
granulometria, che risulta a causa della forte dolomitizzazione difficilmente verificabile attraverso
osservazioni macroscopiche. Questa associazione mostra tutti i caratteri tipici del Membro del
Lagazuoi, con il quale può pertanto essere identificata. Questo intervallo è stato individuato in tutte
le sezione stratigrafiche.
FA7 - Bancone carbonatico a stratificazione irregolare e indistinta.
Carbonati a grana fine in strati pluridecimetrici fortemente incarsiti (figura 11). Questo intervallo è
correlabile con l’unità osservata nel Bacino di Cortina in posizione stratigrafica equivalente, al di
sopra del bancone carbonatico del Lagazuoi. Tale unità viene descritta come un livello a calcari
micritici alternati a livelli stromatolitici associati a sottili orizzonti argillitici varicolori di origine
pedogenetica [Neri et al., 2007].
Lo spessore è di circa 1 metro e mezzo. Tale intervallo denota il ritorno a condizioni peritidali e di
esposizione subarea; ciò è in accordo con l’interpretazione sequenziale classica che pone un
sequence boundary al tetto della formazione di Heiligkreuz [De Zanche et alii, 1993; Gianolla et alii,
1998]. L’associazione di facies compare solo nella sezione 5.
Figura 11, FA7, l’incarsimento ha in parte obliterato le originarie strutture sedimentarie. (sezione5).
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DESCRIZIONE DELLE SEZIONI
Vengono di seguito riportate le descrizioni delle sezioni stratigrafiche. Di ciascuna sezione è stata data una
rappresentazione grafica secondo la seguente legenda, a cui si allega una breve descrizione scritta, in cui
vengono posti in risalto i caratteri peculiari della sezione.
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SEZIONE1
La sezione 1 è stata misurata all’estremo est della parete sud. La sezione è potente 9m; non è stato
possibile misurare la sezione a partire dal tetto della Dolomia Cassiana.
Si sono riconosciute due associazioni di facies:
Areniti Ibride (FA4); tale associazione occupa la parte basale della sezione. Una forte bioturbazione ha
ovunque obliterato le originali strutture sedimentarie, anche se talvolta è possibile intuire una blanda
laminazione incrociata concava nei livelli più carbonatici (figura 12) e una laminazione incrociata
planare nei livelli più ricchi in materia organica (figura 13). All’interno di questa associazione si sono
osservati dei resti organici, interpretati come radici (figura 14). Il passaggio al soprastante Bancone
carbonatico fortemente dolomitizzato è graduale, si osserva infatti un aumento progressivo della
frazione carbonatica (figura 15). Non essendo stata identificata la base, non è possibile indicarne uno
spessore assoluto; la porzione affiorante è all’incirca di 3m.
15
Figura 12. FA4, ben visibile è la laminazione incrociata concava (sezione 1).
Figura 13. FA4, particolare della laminazione incrociata planare nei livelli ricchi di materia organica (sezione 1).
Figura 14. FA4, esempi di resti organici all’interno delle Areniti Ibride (sezione 1).
16
Bancone carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6); doloareniti oolitico-bioclastiche con
dolomitizzazione pervasiva che ha quasi completamente oscurato la granulometria e le strutture
sedimentarie originariamente presenti, fino a produrre un aspetto saccaroide. Si può comunque
distinguere una stratificazione incrociata concava con subordinata laminazione incrociata planare
bisensoriale. Si osserva una tendenza coarsening upward, a cui si accompagna un aumento verso l’alto
della scala delle strutture sedimentarie (thickening upward), con spessori passanti da 10-20cm a 40-
50cm. Lo spessore misurato è di 6 m.
Figura 15. si osserva il graduale incremento della frazione carbonatica che segna il passaggio dalle Areniti Ibride (FA4) al Bancone carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6). (sezione 1)
17
SEZIONE 2
La sezione 2 è stata misurata in posizione centrale nella parete sud. La sezione è potente 7,5m; non è stato
possibile misurare la successione a partire dal tetto della Dolomia Cassiana.
Si sono osservate due associazioni di facies:
Areniti ibride (FA4); queste occupano la parte basale della sezione.
Malgrado l’intensa bioturbazione (nell’ambito della quale si sono riconosciuti caratteristici
icnofossili di Diplocraterion, indicativi di condizioni di bassa profondità e alta energia), è talora
distinguibile una laminazione incrociata concava nei livelli carbonatici (figura 16) e una laminazione
incrociata planare nei livelli più ricchi di materia organica. Si osserva al tetto un livello arenaceo con
gradazione inversa e sottile stratificazione ondulata centimetrica dello spessore di quasi 2m, con
marcata bioturbazione (figura 17).
Complessivamente vi è un aumento verso l’alto della frazione carbonatica e della granulometria.
Lo spessore complessivo affiorante, dalla base, è di circa 4m.
18
Figura 16. FA4, particolare della laminazione incrociata concava nei livelli più carbonatici (sezione 2).
Figura 17. FA4, particolare del livello arenaceo fortemente bioturbato al tetto delle Areniti Ibride. La bioturbazione ha prodotto un aspetto nodulare (sezione 2).
Bancone carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6). Le strutture sedimentarie mostrano lo stesso
ordine di grandezza riscontrato nella sezione 1 (10-20 cm nella parte basale, 40-50 cm al top).
Lo spessore è di circa 3m.
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SEZIONE 3
La sezione 3 è stata misurata al margine ovest della parete sud. Si è in questo caso identificato il tetto della
Dolomia Cassiana; la sezione misurata ha una potenza di poco superiore a 21m.
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Si sono osservate cinque associazioni di facies, di cui una sub-affiorante:
Dolomie peritidali (FA1). Rappresentano la base dell’intervallo stratigrafico di interesse.
Lamine stromatolitiche e cavità paleocarsiche (in parte riempite da una dolosiltite di colore rosso-
giallastro, figura 18) denotano condizioni da sub-aeree a peritidali.
Lo spessore affiorante è di circa 1m.
Figura 18. FA1, esempio di intercalazione siltosa nel bancone carbonatico Cassiano (sezione 3).
Arenarie e siltiti a laminazione incrociata planare (FA3). Il riconoscimento di questa associazione è
basato sull’affioramento di due soli livelli di dimensioni decimetriche. La limitata porzione
affiorante è riconducibile alla marcata erodibilità del litotipo.
Tali affioramenti consistono in un arenaria media con ripple simmetrici e hummocky cross
stratification (figura 19) e in un livello arenaceo fortemente bioturbato correlabile con l’arenaria
grossolana molto bioturbata che si è osservata al tetto dell’associazione in sezione 4.
Figura 19. FA3, esempio di hummocky cross stratification (sezione 3).
21
Areniti ibride (FA4). È possibile osservare, nell’ambito di un’alternanza di livelli più o meno ricchi in
sostanza organica, una generale tendenza all’aumento di granulometria (che va da arenaria molto
fine a media) e un progressivo aumento della frazione carbonatica verso l’alto, che determina
maggiore compattezza e resistenza all’erosione. L’aumento di granulometria si accompagna ad un
aumento dello spessore degli strati: si passa da 10-20 cm nella parte basale a 70-90 cm nella parte
sommitale.
Al tetto si notano delle strutture a fratturazione concava di dubbia interpretazione, ma
probabilmente sviluppatesi in fase post-diagentica. Nella porzione sommitale di questo intervallo,
all’interno di uno dei livelli arricchiti in materia organica, si può osservare un livello
microconglomeratico centimetrico, interpretabile come una tempestite (figura 20).
Tale intervallo si è ritrovato ad uguale altezza nella sezione 4.
Lo spessore totale è di 7-8m.
Figura 20. FA4, particolare del livello microconglomeratico: la granulometria va dall’arenaria grossolana alla ghiaia fine (sezione 3).
Carbonati con frazione terrigena (FA5). Si tratta di carbonati fortemente dolomitizzati con struttura
wavy-bedding, passante nella parte alta dell’intervallo a laminazione incrociata planare.
Si può osservare un aumento della frazione carbonatica verso l’alto, unitamente ad un aumento
dello spessore degli strati (thickening upward ). Lo spessore è di poco superiore ai 3m.
Bancone Carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6). Questo si presenta con i caratteri consueti:
coarsening e thickening upward, stratificazione incrociata concava con subordinata laminazione
incrociata planare bisensoriale (figura 21). Risulta, rispetto alle sezioni 1 e 2, di spessore molto più
ridotto (circa 2m, contro 6 m rilevati nella sezione 1 e 3m rilevati nella sezione 2).
22
Figura 21. FA6, ben visibile la laminazione incrociata planare bisensoriale (sezione 3).
23
SEZIONE 4
La sezione 4 è stata misurata al margine ovest della parete nord. La misura è stata effettuata a partire dal
platform top della Dolomia Cassiana. L’altezza è di poco inferiore a 19m.
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Si sono individuate sei associazioni di facies:
Dolomie peritidali (FA1). Calcare compatto e omogeneo in bancate di 30-40 cm di spessore,
con ben distinguibili cavità paleocarsiche, rivelatrici di una fase di esposizione subaerea.
Lo spessore affiorante è di poco inferiore ai 2m.
Dolomie afanitiche con tracce di radici e paleosuoli (FA2). La dolomia afanitica passa ad un
paleosuolo, che, a causa della concentrazione di ossidi di ferro, ha sviluppato una colorazione
rossastra. Lo spessore complessivo è di circa 2m.
Arenarie e siltiti a laminazione incrociata planare (FA3). Livelli arenacei con caratteristici ripple da
onda, alternati a livelli pelitici sfatticci, con spessori da pochi centimetri fino a oltre una ventina di
centimetri e laminazione piano parallela. Questa alternanza si conclude con un’arenaria grossolana
fortemente bioturbata dello spessore di circa mezzo metro. Lo spessore totale risulta essere di circa
2 metri e mezzo (figura 22).
Figura 22. FA3, particolare della laminazione incrociata planare (sezione 4).
Areniti ibride (FA4). Risulta affiorante soltanto il top dell’associazione, dove i livelli presentano
spessori anche superiori al metro. La struttura sedimentaria prevalente è la laminazione incrociata
planare bisensoriale, in parte obliterata dalla bioturbazione; nell’ambito della quale si sono
osservati dei caratteristici icnofossili di Diplocraterion (figura 23).
Come in sezione 3, troviamo al tetto delle strutture post-diagenetiche a fratturazione concava.
Si è inoltre rinvenuto un livello microconglomeratico centimetrico in posizione confrontabile a
quello osservato nella sezione 3 e analogamente interpretato come una tempestite.
Si rileva uno spessore di 8m.
25
Figura 23. FA4, esempi di Diplocraterion (sezione 4).
Carbonati con frazione terrigena (FA5). Calcari fortemente dolomitizzati con struttura wavy-
bedding; si osservano strati tabulari con intercalazioni pelitiche, meno significative rispetto a quelle
osservate in sezione 3. Si osserva verso l’alto un progressivo aumento della frazione carbonatica e
dello spessore degli strati (thickening upward ), con spessori passanti da 5-10cm a 20-30cm. Nella
parte alta la stratificazione wavy-bedding passa a laminazione incrociata planare.
Lo spessore misurato è di 1,5m.
Bancone Carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6). Vengono qui ritrovati i caratteri consueti:
coarsening upward, stratificazione incrociata concava a scala via via maggiore verso l’alto (10-20cm
nella parte basale, 40-50cm al top), subordinata laminazione incrociata planare bisensoriale.
Lo spessore è di poco inferiore a 3m, confrontabile con quello osservato in sezione 3.
26
SEZIONE 5
La sezione 5 è stata misurata in posizione centrale nella parete nord. Non è stato possibile misurare la
successione a partire dal tetto della Dolomia Cassiana. Lo spessore totale è di 14,5m.
Si sono riconosciute le seguenti associazioni di facies:
Areniti ibride (FA4). Si osserva anche in questo caso la consueta alternanza di livelli più o
meno ricchi in materia organica.
Verso l’alto, la frazione carbonatica aumenta progressivamente e gli strati ricchi in materia
organica divengono più rari e sottili, passando da spessori di 20-30cm nella parte basale a
27
spessori centimetrici nella parte sommitale dell’associazione.
L’originaria laminazione incrociata concava è in parte obliterata dalla bioturbazione.
Non essendo stata individuata la base dell’associazione, non è possibile definire uno
spessore assoluto; lo spessore affiorante è di circa 7m.
Carbonati con frazione terrigena (FA5). Alla base si trovano strati carbonatici con interstrati
pelitici, e struttura wavy bedding, passante nella parte alta dell’associazione a laminazione
incrociata planare. Gli spessori degli strati sono confrontabili con quanto osservato nelle
altre sezioni stratigrafiche: 5-10cm alla base, 20-30cm al tetto.
Lo spessore è di circa 3 metri e mezzo.
Bancone carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6). Si osservano i caratteri riscontrati
nelle sezioni stratigrafiche precedentemente descritte: coarsening e thickening upward
(da 10-20cm a 40-50cm), stratificazione incrociata concava, subordinata laminazione
incrociata bisensoriale. Lo spessore è di 2 metri e mezzo.
Bancone carbonatico a stratificazione irregolare e indistinta (FA7). L’associazione è stata
osservata soltanto in questa sezione stratigrafica.
28
SEZIONE 6:
La sezione 6 è stata misurata all’estremo est della parete nord. Non è stato possibile misurare la
successione a partire dal tetto della Dolomia Cassiana.
Si riconoscono due associazioni di facies:
Areniti ibride (FA4). I livelli ricchi in materia organica mostrano in questa sezione spessori inferiori
ai livelli carbonatici: pochi cm contro alcune decine di cm (20-30cm). Lo spessore affiorante è di
poco superiore ai 3m. Si osserva un incremento graduale della frazione carbonatica verso l’alto;
il passaggio al soprastante grainstone oolitico risulta dunque graduale (figura 24).
Bancone Carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6). Coarsening e thickening upward,
stratificazione incrociata concava con spessori che nella parte sommitale arrivano ad 1m,
subordinata laminazione incrociata planare bisensoriale. Riscontriamo in questa sezione uno
spessore di 5-6m, molto maggiore rispetto a quanto osservato nelle sezioni 4 e 5 (2.5 e 3m
rispettivamente); ma confrontabile con quello rilevato in sezione 1, che occupa una posizione
equivalente nella parete Sud.
29
Figura 24. La variazione di colore e la diversa stratificazione pongono in risalto il passaggio da sedimentazione terrigena a sedimentazione carbonatica (sezione 6).
30
ARCHITETTURA STRATIGRAFICA
Per evidenziare i contatti fra le varie associazioni di facies, si sono realizzati tre schemi di correlazione:
uno per la parete Sud (figura 25A), uno per la parete Nord (figura 25B) e uno per le sezioni 3 e 4
(figura 25 C). Quest’ultimo mette in luce la sostanziale corrispondenza fra la parete meridionale e la parete
settentrionale. Mediante tali schemi, si è cercato di delineare i rapporti geometrici fra le varie associazioni
di facies in modo da comprendere le variazioni laterali della sedimentazione.
Si è poi passati a dare un’interpretazione stratigrafica sequenziale della successione affiorante ai Lastoni di
Formin.
Il platform top della Dolomia Cassiana (FA1) è stato individuato soltanto nelle sezioni 3 e 4. Tale superficie
mostra cavità paleocarsiche indicatrici di una fase di esposizione subaerea; coerentemente, nella sezione 4
si sono osservate al di sopra della piattaforma carbonatica Cassiana le Dolomie afanitiche con tracce di
radici e paleosuoli (FA2). Tale associazione di facies non è invece stata osservata in sezione 3; è però
ragionevole presumere che sia presente sebbene non affiorante, a causa della forte erodibilità del litotipo.
Sempre nelle sezioni 3 e 4 affiora l’associazione di facies delle Areniti e siltiti con laminazione incrociata
planare (FA3), che documenta il passaggio graduale dalle condizioni di emersione all’ambiente costiero
marginale di cui sono espressione le Areniti Ibride (FA4). Tale unità è infatti caratterizzata dalla presenza di
ripple da onda, indicativi di condizioni di bassa profondità, e da livelli pelitici con laminazione piano-
parallela, propri degli ambienti di bassa energia.
L’associazione di facies delle Areniti ibride (FA4) è stata ritrovata in tutte le sezioni stratigrafiche; non
essendo possibile individuare in tutte le sezioni la base dell’associazione e quindi gli spessori assoluti, non
abbiamo potuto mettere in luce eventuali variazioni laterali di spessore. Solo nelle sezioni 3 e 4 si sono
messi in evidenza gli spessori assoluti che risultano rispettivamente di 7-8m e di 6-7m.
Il carattere peculiare della successione stratigrafica ai Lastoni di Formin è il passaggio dalla sedimentazione
prevalentemente terrigena delle Areniti Ibride (FA4) ad una sedimentazione carbonatica, rappresentata dal
Bancone carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6), che è stato identificato come il Membro del Lagazuoi
(HKS₃), descritto nelle note illustrative del Foglio Cortina [Neri et al., 2007].
Nelle sezioni più orientali (sezione 1, sezione 2 e sezione 6) le due associazioni sopracitate si trovano in
successione secondo un contatto di tipo graduale; si osserva infatti un aumento progressivo della frazione
carbonatica verso l’alto. Invece, nelle sezioni più occidentali (sezione 3, sezione 4 e sezione 5) fra l’unità
terrigena e l’unità carbonatica, ritroviamo i Carbonati con frazione terrigena (FA5), caratterizzati da
strutture wavy-bedding passanti a laminazione incrociata planare e mostranti trend thickening upward.
Questi ultimi sono dunque interpretabili come una facies transizionale tra le Areniti Ibride (FA4) a
prevalente componente terrigena e il Bancone carbonatico (FA6). Questa associazione di facies ed il
soprastante Bancone carbonatico sono fra loro in eteropia ed inquadrabili, nel loro complesso, in un trend
shallowing upward.
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Per quanto riguarda il Bancone carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6), si osserva sia nella parete Sud
sia nella parete Nord una progressiva riduzione dello spessore da Est verso Ovest: si passa infatti da
spessori di 6-7m a spessori di 1-2m su una distanza di 350m. Sebbene la superficie del bancone carbonatico
sia in parte erosa e localmente incarsita e dunque gli spessori osservati non corrispondano agli spessori
originali, è verosimile che la variazione di potenza dell’unità osservata in senso Est-Ovest corrisponda ad un
originale differenza di spessore.
Ci si trova dunque di fronte ad un passaggio laterale da sedimentazione carbonatica a sedimentazione
terrigena. Tale variazione laterale è associata ad una graduale transizione nel tempo da sedimentazione
terrigena a sedimentazione carbonatica; quest’ultima, ai Lastoni di Formin, risulta infine prevalente e
sostituisce completamente i depositi terrigeni. La sedimentazione terrigena rimane cioè circoscritta ad
un’area sempre più occidentale.
Soltanto nella sezione stratigrafica 5 si è trovato, sopra il Bancone carbonatico fortemente dolomitizzato
(FA6), un bancone carbonatico (FA7) a granulometria più fine, con strutture paleocarsiche che testimoniano
condizioni di esposizione subarea. La dolomitizzazione pervasiva e l’incarsimento hanno obliterato le
originali strutture sedimentarie; sulla base di quanto descritto in posizione stratigrafica equivalente, si può
tuttavia supporre che, in origine, si trattasse di un carbonato micritico depositatosi in condizioni di bassa
energia. L’assenza di tale associazione di facies nelle altre sezioni si può ricondurre alla sua stessa natura:
tale unità ha infatti livellato la paleotopografia preesistente, depositandosi in condizione di quasi emersione
e in modo discontinuo, all’interno di conche e depressioni.
Al fine di meglio comprendere e di facilitare la correlazione fra le varie sezioni, se ne è data
un’interpretazione sequenziale.
Sono stati riconosciuti i sequence boundaries della sequenza deposizionale Car3 [De Zanche et al., 1993;
Gianolla et al.,1998], che sono stati individuati in corrispondenza del platform top della Dolomia Cassiana,
su cui si notano chiare tracce di emersione e pedogenesi, ed in corrispondenza del tetto del Bancone
Carbonatico incarsito del Lagazuoi.
L’individuazione della Maximum Flooding Surface, ai Lastoni di Formin, è resa difficoltosa dalle ridotte
variazioni di profondità osservate all’interno della successione. Essa è stata posta in corrispondenza di un
livello arenaceo fortemente bioturbato al tetto delle Areniti e siltiti con laminazione incrociata planare
(FA3). Questa scelta è motivata dalla forte bioturbazione che indica un ridotto tasso di sedimentazione,
riconducibile all’allontanamento dalla sorgente terrigena; inoltre, nella soprastante porzione della
successione si è osservato un trend shallowing upward, testimoniato dall’aumento di granulometria e della
dimensione delle strutture sedimentarie.
Alla luce di tali considerazioni, si è cercata una superficie di riferimento ideale per correlare le sezioni
stratigrafiche. La scelta ottimale sarebbe stata una superficie isocrona e paleo-orizzontale: si sono pertanto
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prese in considerazione la Maximum Flooding Surface ed il tetto del Dolomia Cassiana. Tali scelte non sono
però risultate attuabili in quanto tali superfici non sono state individuate all’interno di tutte le sezioni
stratigrafiche. Un’altra ipotesi valutata è stata la base del Bancone Carbonatico del Lagazuoi (FA6) ma
anche tale scelta è stata accantonata dal momento che il Bancone Carbonatico risulta eteropico con la
sottostante associazione dei Carbonati con frazione terrigena (FA5); si tratta dunque di una superficie
diacrona e non costituisce un riferimento ottimale.
Si è deciso, infine, di assumere come datum il tetto delle Areniti Ibride (FA4): pur trattandosi di una
superficie diacrona a scala regionale (si tratta infatti di un contatto eteropico), può essere assunta come
isocrona alla scala dell’area dei Lastoni di Formin e dunque presa come riferimento.
Assumendo questo livello guida, il platform top del bancone carbonatico Cassiano si presenta nelle sezioni 3
e 4 con una differenza di quota stratigrafica di soli 2m, riconducibile alle irregolarità osservabili anche al top
delle piattaforme carbonatiche attuali; ciò conferma la validità del riferimento scelto.
36
CONFRONTO CON LE SEZIONI DEL RIFUGIO DIBONA E DEL PASSO FALZAREGO
Al fine di meglio comprendere il rapporto tra sedimentazione terrigena e sedimentazione carbonatica, si è
deciso di confrontare le sezioni misurate ai Lastoni di Formin con due sezioni appartenenti allo stesso
contesto paleogeografico già note in letteratura: le sezioni di Rifugio Dibona [De Zanche et al.,1993; Preto e
Hinnov, 2003] e del Passo Falzarego [Bosellini et al, 1978; 1982; Breda et al.,2009]. Al fine di correlare le
sezioni, si è individuato in ciascuna di esse l’intervallo di Maximum Flooding.
Viene ora presentato un quadro schematico della paleogeografia del Carnico Inferiore, al fine di meglio
comprendere i rapporti fra le tre aree. Secondo un modello ormai consolidato e approvato [Bosellini,
Masetti, Neri, 1982], durante il Carnico inferiore queste si collocavano ai margini di uno stretto marino
delimitato da due piattaforme carbonatiche Cassiane: la Piattaforma del Nuvolau a Sud e la piattaforma del
Lagazuoi a Nord. Tale stretto si allungava in senso E-W, aprendosi ad Est verso il Bacino di Cortina [Neri et
al., 2007] e ad Ovest verso il bacino di Hospiz [Keim et al., 2006], un piccolo bacino a circolazione ristretta.
Lo stretto era percorso da forti correnti tidali che ridistribuivano un apporto terrigeno di provenienza sud-
occidentale [Bosellini et al., 1982] (figura 26).
Figura 26. Schema paleogeografico che illustra i rapporti spaziali fra le aree del Rifugio Dibona, del Passo Falzarego e dei Lastoni di Formin, durante il Carnico inferiore. Le distanze non sono in scala.
La sezione del Passo Falzarego si viene a collocare vicino al margine della piattaforma del Nuvolau, nella
parte occidentale dello stretto, ovvero nell’area più prossima alla sorgente terrigena.
La sezione del Rifugio Dibona si colloca più a Est, ai piedi della piattaforma del Lagazuoi, in corrispondenza
dell’apertura dello stretto; siamo dunque in un ambiente più profondo e più lontano dalla sorgente di
materiale terrigeno. I Lastoni di Formin, infine, occupano una posizione che si può considerare intermedia
fra le due: si collocano infatti all’interno dello stretto, sul margine della piattaforma del Nuvolau, ma più ad
Est rispetto a Passo Falzarego e quindi in posizione più distale rispetto alla sorgente terrigena.
37
Al rifugio Dibona, la successione sedimentaria della Fm. di Heiligkreuz si è impostata sulla Formazione
bacinale di San Cassiano; ciò distingue questa sezione da quelle dei Lastoni di Formin e di Passo Falzarego,
che si sono invece impostate sul platform top della Dolomia Cassiana.
Per quanto il colmamento dei bacini sia avvenuto già con la deposizione del Membro di Borca (HKS₁),
durante la deposizione dell’intervallo stratigrafico oggetto di questa tesi (HKS₂, HKS₃), sui depositi bacinali
della Fm. di San Cassiano si aveva ancora un maggiore spazio di accomodamento in relazione ad una più
marcata subsidenza, dovuta al costipamento dei depositi non ancora litificati del Membro di Borca (HKS₁).
Il tasso di subsidenza era invece più ridotto sopra le piattaforme carbonatiche Cassiane, già cementate e
litificate al momento della deposizione dell’intervallo stratigrafico in esame (HKS₂, HKS₃).
Questo spiega le notevoli differenze osservate: la successione al Rifugio Dibona indica un ambiente di
maggiore profondità e risulta più potente rispetto a quanto visto al top delle piattaforme.
Queste marcate differenze non ci hanno permesso di sviluppare una sistematica correlazione di facies fra
questa sezione e i Lastoni di Formin. Al fine della correlazione, si è cercato quindi di individuare l’intervallo
di Maximum Flooding che, al Rifugio Dibona, cade in corrispondenza di un livello a calcari nodulari con
interstrati pelitici, mentre ai Lastoni di Formin è stato identificato al tetto delle Areniti e siltiti con
laminazione incrociata planare (FA3), in un livello arenaceo particolarmente bioturbato.
Dal momento che la Maximum Flooding Surface dovrebbe essere una superficie isocrona si conclude che,
mentre ai Lastoni di Formin si aveva una sedimentazione terrigena, al Rifugio Dibona si era già impostata
una sedimentazione carbonatica. Risulta dunque evidente che il passaggio da sedimentazione terrigena a
sedimentazione carbonatica non mostra nessuna relazione con l’interpretazione sequenziale della Fm. di
Heiligkreuz (figura 27).
Figura 27. Schema dei rapporti stratigrafici dove si osserva il contatto eteropico fra sedimentazione carbonatica e sedimentazione terrigena a scala regionale (si noti come lo spessore dell’unità carbonatica aumenti da Ovest verso Est) e le posizioni dell’intervallo di Maximum Flooding nelle tre aree considerate. Sezioni non in scala.
38
Evidente invece è la relazione con la conformazione paleogeografica della zona in esame durante il Carnico
Inferiore: la transizione laterale da sedimentazione terrigena a sedimentazione carbonatica in senso W-E è
riconducibile ad un allontanamento dalla sorgente terrigena occidentale.
Una correlazione sistematica (figura 28) di facies è stata invece possibile fra le sezioni dei Lastoni di Formin
e la sezione del Passo Falzarego [Bosellini et al, 1978]. Si è qui individuato il bancone carbonatico Cassiano
(FA1 ai Lastoni di Formin, Dolomia del Nuvolau di Bosellini), che presenta le stesse caratteristiche osservate
ai Lastoni: aspetto compatto e cavità paleocarsiche riempite da dolosiltite giallastra.
I primi 20 m della sezione (unità A di Bosellini), che non risultano più affioranti, vengono descritti come
banchi dolomitici ondulati, terrosi e afanitici passanti ad un’alternanza di dolomie terrose e livelli pelitici
rossastri e verdastri, con alcune passate arenacee nella parte superiore. Sulla base di tale descrizione, è
ragionevole identificarli con le Dolomie afanitiche con tracce di radici e paleosuoli (FA2) e le Areniti e siltiti
con laminazione incrociata concava (FA3), riconosciute ai Lastoni di Formin.
Figura 28. Sezione stratigrafica del Passo Falzarego (da Bosellini et al., 1978, modificata) con indicate le corrispondenti associazioni di facies identificate presso i Lastoni di Formin. Le associazioni FA1, FA2, FA3, FA4 presentano caratteristiche analoghe a quelle osservate ai Lastoni; FA6 mostra le medesime strutture sedimentarie ma una sedimentazione terrigena anziché carbonatica.
39
Si sono poi osservate delle arenarie grossolane giallastre con stratificazione incrociata concava alternate a
livelli scuri ricchi di sostanza organica, con laminazione incrociata planare a basso angolo (Unità B di
Bosellini) (figura 29 A).
I caratteri osservati suggeriscono l’identificazione di tali depositi con le Areniti Ibride (FA4), affioranti ai
Lastoni di Formin (figura 29 B). La granulometria al Passo Falzarego risulta in media superiore rispetto a
quanto osservato ai Lastoni di Formin; ciò è coerente con la posizione più occidentale e quindi più vicina
alla sorgente dell’apporto terrigeno.
Figura 29 A. Livello scuro a laminazione incrociata planare a basso angolo fra due livelli giallastri più compatti e con stratificazione incrociata concava (Passo Falzarego).
Figura 29 B. Areniti Ibride (FA4) ai Lastoni di Formin. Visibile la somiglianza con l’unità osservata al Passo Falzarego.
Alla base di questo intervallo si è identificato un livello fortemente bioturbato, in cui è stato posto
l’intervallo di Maximum Flooding. Si osserva anche da questo punto di vista una sostanziale analogia tra le
sezioni dei Lastoni di Formin e la sezione di Passo Falzarego: in entrambi i casi l’intervallo di Maximum
Flooding cade fra FA3 e FA4.
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Si è infine rilevato un intervallo arenaceo a stratificazione incrociata concava dello spessore di alcuni metri
con subordinata laminazione incrociata planare e herringbone cross stratification (Unità C e D di Bosellini):
tale associazione di facies è stata interpretata, in virtù delle strutture sedimentarie e della posizione
stratigrafica, come l’equivalente terrigeno del Bancone Carbonatico fortemente dolomitizzato (FA6) dei
Lastoni di Formin, identificato nelle note illustrative del Foglio Cortina [Neri et al., 2007] come Membro del
Lagazuoi.
La presenza delle medesime strutture sedimentarie nell’unità carbonatica osservata ai Lastoni di Formin e
nell’unità terrigena osservata al Passo Falzarego, ci suggerisce un ambiente deposizionale analogo: non c’è
relazione, dunque, fra la profondità dell’ambiente deposizionale ed il tipo di sedimentazione (terrigena
piuttosto che carbonatica), che riceve invece una giustificazione nella paleografia Carnica.
È, infatti, la distanza dalla sorgente di materiale terrigeno a controllare il tipo di sedimentazione.
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CONCLUSIONI
Questo lavoro ha messo in luce, nell’area dei Lastoni di Formin, una transizione laterale da sedimentazione
terrigena a sedimentazione carbonatica in senso Ovest-Est, nell’ambito della porzione sommitale della Fm.
di Heiligkreuz. Questa transizione laterale è stata osservata anche a scala regionale, nell’area compresa tra
Passo Falzarego e Rifugio Dibona.
Nelle tre aree prese in esame (Passo Falzarego, Lastoni di Formin, Rifugio Dibona) non si è osservata
nessuna relazione fra la posizione della Maximum Flooding Surface e la transizione da sedimentazione
terrigena a sedimentazione carbonatica. Non si è dunque riscontrata nessuna relazione evidente fra il
passaggio da unità terrigena a unita carbonatica e l’interpretazione sequenziale della Fm. di Heiligkreuz.
Questa transizione laterale di facies riceve invece una chiara spiegazione alla luce delle ricostruzioni
paleogeografiche [Bosellini et al.,1982] che collocano uno stretto marino soggetto a forti correnti tidali in
corrispondenza dell’area del Passo Falzarego. Tali correnti tidali rielaboravano un apporto terrigeno di
provenienza sud-occidentale permettendone solo un limitato trasporto verso Est, dove erano collocate le
aree dei Lastoni di Formin e del Rifugio Dibona.
Si è infine osservato che, salendo nell’intervallo stratigrafico in esame, la sedimentazione terrigena risulta
circoscritta ad aree sempre più occidentali. A tale riguardo si sono formulate due ipotesi: una riduzione
dell’apporto silicoclastico o una modificazione delle correnti dello stretto, tale da rendere meno efficiente
la redistribuzione del materiale terrigeno verso Est.
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