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Anno 1 - Numero 4 Marzo 2013 www.tourbusmagazine.it Registrazione del tribunale di Napoli numero 6406/12 del 15/11/2012 I Planet Funk un’esperienza di vita Punta di diamante del chitarrismo italiano Un’oasi napoletana dove la musica incontra la cultura La voce dei DGM presenta il nuovo album MOMENTUM

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I Planet Funkun’esperienza di vita

Punta di diamantedel chitarrismo italiano

Un’oasi napoletanadove la musica incontra la cultura

La voce dei DGM presentail nuovo album MOMENTUM

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Alessandro LiccardoDirettore Editoriale, Responsabile Music Academy

Fabio D’AvinoDirettore Responsabile, Graphic designer

Numero di MARZO 2013

Hanno collaborato: Marialberta Lamberti, Salvatore De Chiara,Luca Di Lauro, Sergio Mosca, Guido Sabia

Foto di copertina: per gentile concessione di Marco Baroni

Foto sezione On Stage: per gentile concessione di Marco Baroni

Foto pagina 14: per gentile concessione di Mark Basile

Progettazione grafica: Fabio D’Avino

Sito internet: Oriana Gaeta

I nostri Partners: Riccardo Arena, Plindo, Live to Rock, Maelstrom,Oktopus Music Agency, MusicOff - La Grande comunità online per i musicisti, Live to Rock, Rock Brootherhood, I Make Records, Abeat Press

Info e contatti: www.tourbusmagazine.it - [email protected]

Registrazione del tribunale di Napoli numero 6406/12 del 15/11/2012

Tutti i diritti sono riservati

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La primavera è appena iniziata e dal finestrino del nostro tour bus entra aria frizzante che promette estate e novità. Non a caso, in questo numero di Tour Bus Magazine abbiamo dato spazio a notizie ed interviste di prima mano in ogni nostra sezione. Da MARCO BARONI dei PLANET FUNK in On Stage fino a MARCO ZURZOLO con il suo Spazio ZTL a Napoli per la nostra Interplay, passando per Brand New con l'intervista a MARK BASILE che presenta MOMENTUM, il nuovo album della sua band, i DGM, e per Back Stage con l'intervista ad ANDREA BRAIDO, punta di diamante del chitarrismo italiano.Guardando nello specchietto retrovisore, ci siamo accorti che ne abbiamo fatta di strada. Sono passati mesi dal nostro primo numero, e possiamo continuare a dire che, nonostante il tempo trascorso, il nostro intento non è cambiato. Ogni tappa è densa

di emozioni, di incontri con artisti sempre sulla cresta dell'onda che, con la loro passione per la musica, ci ricordano i motivi per i quali abbiamo iniziato il nostro tour.Oggi il musicista - e ne è testimone proprio Marco Zurzolo, che abbiamo il piacere di ospitare in questo numero - non si limita più ad essere protagonista strettamente nel campo della musica. Oltre alla composizione, agli arrangiamenti, alle giornate in studio di registrazione ed alle esibizioni live, aumenta costantemente la sua attività di promozione e divulgazione della cultura musicale, alla quale spesso si dedica poco tempo e pochi spazi.In ultimo, non mi resta che ringraziare tutti voi lettori che con affetto continuate a seguirci nel nostro tour. Buona lettura da tutto lo staff di TBMag.

Fabio D’Avino

Soundcheck

SCALETTA

ON STAGE

Intervista a Marco Baroni dei PLANET FUNK

BACK STAGE

Andrea BRAIDO, eccellenza del chitarrismo italiano

MUSIC ACADEMY

BASIC TECHNIQUES: la plettrata alternata

BRAND NEW

Momentum, il nuovo album dei DGM

INTERPLAY

Un'oasi dove la musica incontra la cultura: ZTL20

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a cura di Marialberta Lamberti

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I PLANET FUNK? Un'esperienza di vitaAbbiamo incontrato Marco Baroni, componente dei celebri Planet Funk, la band electro-dance che dal 1999 fa ballare mezzo mondo. Tra i successi maggiori del gruppo ricordiamo Who Said, chase the Sun, inside all the People, the Switch, Paraffin, lemonade, fino alla più recente cover di Nancy Sinatra these Boots are Made for Walkin'. Marco ci svela come è vista e vissuta dall’interno una formazione di successo.

In breve la tua esperienza con i Planet Funk, dai tuoi esordi fino ad ora.

M.B. La mia non è stata e non è solo una bellissima esperienza musicale, ma è un’esperienza di vita che ha visto delle persone unirsi giorno dopo giorno. Passare del tempo insieme tra fase compositiva, registrazioni in studio, tour e così via, rivela la natura di ognuno di noi e questa è una delle cose più belle. Condividere cose e migliorarsi reciprocamente è alla base di ogni rapporto, anche se sporadicamente possono aver luogo delle piccole discussioni, umanamente normalissime.

Dal 1999 un successo internazionale e tanti anni di carriera. Quali sono i pro e i contro inevitabili in una formazione di successo che dura da molti anni?

M.B. Tra i pro, facendo riferimento alla risposta precedente, c’è sicuramente il migliorarsi e l’evolversi di ognuno di noi. A volte può succedere che il proprio ego voglia sopraffare gli altri, per cui è assolutamente necessario confrontarsi e avere al proprio fianco persone con le quali hai stabilito un rapporto più puro. E’ da un po’ di tempo che la nostra line up è più stabile e unita, soprattutto con l’ingresso di Alex Uhlmann alla voce e Luca Capasso alla batteria. Per quanto concerne i contro, posso dire che a volte la situazione diventa difficile da gestire per un problema di lontananza. Non siamo sempre fisicamente vicini e ci dividiamo tra Milano, Firenze, Roma e Napoli. Il non riuscire a vederci sempre in alcuni periodi crea momenti di stallo che rischiano di farci prendere strade diverse. Si insinua questa sorta di paura per il progetto Planet Funk, fortunatamente poi smentita quando ci

rimettiamo a lavoro.La tua soddisfazione personale più grande.

M.B. Sicuramente il tour in Australia mi ha dato grandi emozioni. Mi sono sentito davvero soddisfatto quando ho riscontrato l’affetto dei fan dall’altra parte del pianeta. Inoltre si è trattato di una doppia soddisfazione se pensiamo che per la prima data fummo costretti a suonare senza i nostri strumenti, andati temporaneamente perduti. Quella folla entusiasmata capì e fu una grande gioia.

La soddisfazione più grande dei Planet Funk.

M.B. Ce ne sono state diverse, non ultima il tour in Australia già menzionato. Sicuramente quest’ultimo periodo ci ha dato molto. Sapere che nonostante i cambiamenti e le difficoltà il pubblico ci aspettava ancora col nuovo album ha significato tanto.

Il brano o il disco a cui siete più legati.

M.B. Tendenzialmente si crede o si dice sempre l’ultimo, in realtà ChASe the SuN è il pezzo da cui è partito tutto e a cui dobbiamo tutto. Quell’alchimia e quel “suono Planet Funk” erano già definiti con lui. è un po’ il nostro riferimento.

Progetti futuri della band.

M.B. Sicuramente un nuovo album seguito da un nuovo tour, sperando anche di tornare all’estero e portare la nostra musica anche dove non siamo stati ancora.

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a cura di Guido Sabia

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BRAIDO, punta di diamante del chitarrismo italianoandrea Braido non ha certo bisogno di presentazioni. Tra i più acclamati virtuosi della sei corde italiane, ha saputo ritagliarsi uno spazio di prim’ordine nel panorama chitarristico nazionale ponendosi come vero e proprio punto di riferimento per tecnica, musicalità, suono e feeling.

Dopo aver messo la sua chitarra al servizio di praticamente tutti i principali artisti pop e rock italiani, da VASCO ROSSI a ZUCCHERO, da LAURA PAUSINI a RAMAZZOTTI solo per citarne alcuni, seguendoli in tour nazionali ed internazionali, da alcuni anni ANDREA BRAIDO ha concentrato le attività nella sua personale produzione solistica strumentale e nella divulgazione attraverso clinics e seminari che lo tengono costantemente impegnato in giro per l’Italia. Proprio in occasione della sua recente clinic al tag Music Club di Napoli, organizzata in collaborazione col Centro Chitarre del capoluogo partenopeo, abbiamo avuto l’occasione di incontrarlo e scambiare quattro chiacchiere con lui.

Andrea, sei un chitarrista molto versatile in grado di spaziare con naturalezza dal jazz al rock. Quanto è importante per creare un proprio sound non limitarsi ad un solo genere ma lasciarsi guidare da tante influenze diverse?

A.B. è fondamentale. Credo che ascoltare un solo genere, o approfondirne solo uno, sia come mangiare un solo tipo di cibo o come andare con una sola donna nella propria vita (ride). è bene assaggiare molte cose prima di poter fare una selezione. Io amo tutta la musica soprattutto quella in cui c'è del sentimento e dell'improvvisazione.

La tua carriera è oramai molto concentrata sulla musica strumentale, ma cosa ne pensi dell'attuale scena discografica italiana?

A.B. Penso che la scena discografica attuale sia in crisi per un semplice motivo: il fatto è che i produttori, soprattutto quelli che avevano in mano le situazioni più pop, hanno fatto in modo di riproporre dal vivo il disco. Ed è uno sbaglio clamoroso secondo me, perché anche uno dei più grandi come MIChAel JACkSON non riusciva a riprodurre lo stesso live tutte le sere allo stesso modo. Voler riprodurre il live come il disco è una grande cavolata, ascoltare un disco in questo modo lo si può fare anche restando comodamente sul divano,o con internet. Credo che proprio la mancanza di spontaneità sia uno dei motivi per cui io ho smesso di fare le tournée pop, perché se non c'è più spazio nemmeno per improvvisare una nota che non sia identica all'assolo del disco non mi interessa come lavoro, è lontano dal mio sentimento. Preferisco suonare per dieci persone felici, anche se poi sono ventimila (sorride).

Che consigli puoi dare alle giovani band emergenti che si cimentano in questo lavoro?

A.B. La cosa che consiglio sempre in primis è quella di essere umili, umili con se stessi cercando sempre di migliorarsi senza mai sentirsi arrivati. Quand'ero giovanissimo anche nei primi tempi in cui iniziavo a ricevere centinaia di chiamate non ho mai perso la testa ho sempre avuto valori ferrei, e sono riuscito a gestire quella cosa lì del successo. Consiglio anche di non arrendersi alle prime delusioni, andare avanti, cambiare posto, conservare sempre un certo spirito.

Prima ancora di essere un ottimo solista, sei un grande chitarrista ritmico. Quanto ha influito lo studio della batteria sul tuo sound?

A.B. Guarda per me la chitarra e la batteria, usando un paragone culinario, sono come la mozzarella e la pizza: non le puoi dividere, una senza l'altra non possono stare. Io seguo tutti gli strumenti in modo ritmico non solo la batteria, anche se sento cantare Michael Jackson la ritmicità della sua voce per me è fonte d'ispirazione, così come i cantanti di musica pakistana o indiana dove la ritmica ha delle figurazioni precise, o ancora la musica classica del '900. L'essere umano vive per un ritmo, è tutto dettato da un ritmo, il ritmo ci guida.

STEVE LUKATHER, grande chitarrista dei TOTO, in un'intervista recente ha consigliato di migliorare il proprio timing ascoltando e riproducendo vera musica funk. Che suggerimenti puoi dare ai lettori di TBMag in merito, che importanza ha il groove nel tuo sound?

A.B. Io suono tantissima musica nera. Il funk a cui si riferisce Lukather è sicuramente JAMeS BrOwN, se si vuole imparare ad accompagnare il funky o il rithm'n' blues ci sono due o tre strade da prendere: una è quella di suonare James Brown e gli eArth wIND FIre, oppure per migliorarsi bisogna provare sopra un bel groove con un metronomo e creare un buon equilibrio fra i due e vedere come si sta sul tempo, e lì inizi a sentire. Se vai avanti o resti indietro lo capisci da solo. Comunque il consiglio più grande che posso dare è: fate sempre tutto con passione e ricordate che se volete dei risultati la dedizione deve essere massima in tutto.

Un ringraziamento particolare va a Cristiano Ceruti, Luigi Buono e tutto lo staff di Centro Chitarre per aver contribuito a rendere possibile quest’intervista.

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a cura di Alessandro Liccardo

Classe 1987, dopo il diploma in chitarra alla TECH MUSIC SCHOOL di Londra rientra in Italia dove è molto attivo come session player in ambito pop, rock e jazz. Nel 2010 ha pubblicato il suo primo

disco fusion dal titolo MAIN STREET PROJECT. Si occupa da anni di insegnamento collaborando con diverse scuole italiane. Maggiori info su www.alessandroliccardo.com.

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BASIc TEchNIqUES: la plettrata alternata«Sweep picking e legati sono scorciatoie; plettrare ogni nota è la via» (Al Di Meola).

La plettrata alternata, alternate picking in inglese, è un metodo di pizzicare le corde della chitarra alternando due movimenti del plettro, uno discendente (downstroke), dall’alto verso il basso, ed uno ascendente (upstroke). Una buona tecnica della plettrata alternata è essenziale per ogni chitarrista ma richiede molto tempo e dedizione per raggiungere risultati soddisfacenti. La difficoltà maggiore quando si parla di plettrata alternata è quella di sincronizzare perfettamente mano destra e mano sinistra. Di seguito vengono presentate le posizioni degli esercizi fondamentali per sviluppare velocità, resistenza e sincronia tra le mani. è importante dedicare ad ogni esercizio il tempo necessario per metabolizzare al meglio i movimenti. Gli esercizi che vengono qui proposti lavorano in maniera progressiva per cui ogni serie successiva comprende e amplia la serie di esercizi precedente. Molto spesso l’incapacità di suonare cose difficili deriva dal non aver dedicato abbastanza tempo agli esercizi più “semplici”, per questo è fondamentale spendere il proprio tempo anche su esercizi che solo in apparenza possono sembrare banali.

1 - 2 / 1 - 3 / 1 - 4 / 2 - 1 / 2 - 3 / 2 – 4 / 3 - 13 - 2 / 3 - 4 / 4 - 1 / 4 - 2 / 4 - 3

I numeri 1 2 3 4 si riferiscono alle dita della mano sinistra (1 indice, 2 medio, 3 anulare, 4 mignolo). Ogni esercizio va suonato dalla sesta alla prima corda mantenendo l’indice sul I tasto, il medio sul II tasto, l’anulare sul III tasto e il mignolo sul IV tasto. Una volta arrivati alla corda uno si suona l’inverso dalla corda uno alla corda sei ma spostando tutte le dita un tasto avanti (1-II tasto, 2-III tasto, 3-IV tasto, 4-V tasto). Ogni esercizio andrebbe suonato in questo modo su tutto il manico andata e ritorno. Il modo giusto per sviluppare questa tecnica è quella di studiare tutti gli esercizi partendo da velocità molto basse e aumentare lentamente solo quando l’esecuzione ad una data velocità è sicura e senza sbavature. Il vantaggio di studiare inizialmente a velocità ridotte ci permette di individuare più facilmente gli errori che a velocità elevate sarebbero mascherati dalla breve durata di ogni singola nota.Ecco le posizioni a tre note per corda:

1 - 2 - 3 / 1 - 2 - 4 / 1 - 3 - 2 / 1 - 3 - 4 / 1 - 4 - 2 1 - 4 - 3 / 2 - 1 - 3 / 2 - 1 - 4 / 2 - 3 - 1 / 2 - 3 - 4 2 - 4 - 1 / 2 - 4 - 3 / 3 - 1 - 2 / 3 - 1 - 4 / 3 - 2 - 1 3 - 2 - 4 / 3 - 4 - 1 / 3 - 4 - 2 / 4 - 1 - 2 / 4 - 1 - 3 4 - 2 - 1 / 4 - 2 - 3 / 4 - 3 - 1 / 4 - 3 - 2

Quando suoniamo esercizi, frammenti di scale o licks che prevedono un numero dispari di note per corda (1, 3, 5, etc.) dobbiamo stare attenti a mantenere lo schema della plettrata. Immaginiamo di dover suonare tre note sulla sesta corda e poi passare alla quinta corda. In questo modo suoneremo la prima nota in downstroke, la seconda in upstroke e la terza in downstroke. Al passaggio alla corda sottostante potrebbe venirci in mente di mantenere il verso di plettrata e quindi, dopo aver suonato vero il basso l’ultima nota sulla corda sei, continuare a plettrare verso il basso e suonare in downstroke la prima nota sulla corda cinque. Ovviamente questo altererebbe lo schema down-up della plettrata alternata facendoci suonare due note entrambe in downstroke (economy picking). è essenziale dunque lavorare con molta attenzione sui passaggi di corda dell’esercizio precedente (3 note per corda) per fare in modo che le nostre mani incorporino il movimento costante e la plettrata alternata sia fluida. Questa serie di esercizi si conclude con le posizioni a quattro note per corda:

1 - 2 - 3 - 4 / 1 - 2 - 4 - 3 / 1 - 3 - 2 - 4 / 1 - 3 - 4 - 2 1 - 4 - 2 - 3 / 1 - 4 - 3 - 2 / 2 - 1 - 3 - 4 / 2 - 1 - 4 - 3 2 - 3 - 1 - 4 / 2 - 3 - 4 - 1 / 2 - 4 - 1 - 3 / 2 - 4 - 3 - 1 3 - 1 - 2 - 4 / 3 - 1 - 4 - 2 / 3 - 2 - 1 - 4 / 3 - 2 - 4 - 1 3 - 4 - 1 - 2 / 3 - 4 - 2 - 1 / 4 - 1 - 2 - 3 / 4 - 1 - 3 - 2 4 - 2 - 1 - 3 / 4 - 2 - 3 - 1 / 4 - 3 - 1 - 2 / 4 - 3 - 2 - 1

è fondamentale, suonando questi esercizi, tenere bene in mente alcune regole che se applicate correttamente rendono più veloci i nostri progressi e ci assicurano il pieno controllo tecnico della nostra plettrata alternata.

MANO SINISTRA - pollice dietro al manico all’altezza delle corde 4-5 - minima mobilità del palmo, massima mobilità delle dita che devono essere indipendenti le une dalle altre (proviamo per esempio a tenere fermo il mignolo quando si muove l’anulare…)

- dita perpendicolari alle corde

MANO DESTRA - massima mobilità del polso (la plettrata è un movimento di polso, non di avambraccio o delle due dita che tengono il plettro) - avambraccio appoggiato al piano armonico della chitarra per dare stabilità - alcuni chitarristi come Steve Morse o Allan Holdsworth hanno l’abitudine di appoggiare mignolo o mignolo e anulare della mano destra sul piano armonico sotto le corde quando suonano prevalentemente le prime tre-quattro corde per au-

mentare la stabilità e il controllo della mano.

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a cura della Redazione

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Naumachìa, il nuovo di Giuseppe Mirabella

È uscita in questi giorni la nuova fatica discografica di GIUSEPPE MIRABELLA dal titolo NAUMACHìA per una delle più rinomate etichette indipendenti italiane, la Abeat Record, specializzata in jazz e musica di qualità. Mirabella, chitarrista siciliano classe 1972, arriva al terzo disco a suo nome dopo un percorso artistico ricco di soddisfazioni e riconoscimenti, partecipazioni ad alcune tra le più importanti rassegne jazz italiane (culminate con la vittoria del concorso Eddie Lang 2001) e la collaborazione di lungo corso con Dado Moroni, pianista di fama internazionale. Il nuovo disco Naumachìa si sviluppa attraverso una tracklist fatta di momenti intensi e suggestivi nei quali la chitarra di Mirabella dialoga in maniera equilibrata ed elegante col contrabbasso di Riccardo Fioravanti, la batteria di Stefano Bagnoli e Dino Rubino impegnato nel duplice ruolo di pianista e trombettista. Il chitarrista siciliano che firma tutte le nove tracce del disco (ad eccezione di Standalone composta a quattro mani con Salvatore Pennisi), delinea con gusto e sensibilità un universo sonoro carico di emotività e maestria, nel quale i riferimenti alla tradizione afroamericana del jazz si mescolano ed attualizzano con un linguaggio moderno ed uno stile contemporaneo. Quello che ne risulta è un disco da tenere assolutamente d’occhio, consigliato a tutti gli appassionati del jazz ed in generale a chiunque voglia avvicinarsi ad un modo di fare musica dove istanza espressiva e rigore competenziale convivono senza imbarazzi.

Una tracklistfatta di momenti

intensi e suggestivi

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brand new

IL VIDEO

Reason

Di solito può bastare poco per realizzare un videoclip. Il fascino di un’operazione del genere sta tutta nella grande capacità dell’artista di attrarre su di sé gli occhi del pubblico. E’ quello che capita con i DGM, e con le immagini del loro ultimo video, REason, realizzato da Domination Studio. Una regia essenziale e quasi minimalista lascia la parola ai componenti del gruppo: qualche carrello, uno zoom ad entrata, dettagli e piani medi a profusione, pochi totali, e perfino un assaggio del vecchio, sano time lapse. Ma la scena la rubano basso, chitarre, batteria, voci e tastiera: il corpus è tutto dato dall’enorme e magnetico virtuosismo del gruppo, creando oggetto interessante ad ogni fotogramma. Giusto allora che la regia sia presente come un soffio: non sono necessari tecnicismi elaborati se il testo è così degno di nota ed è capace di sostenere ogni minuto di ripresa. Un bel lavoro lucido e sciolto. In puro stile metal.

Salvatore De Chiara

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Momentum, il nuovo album dei DGM a cura di Sergio Mosca

La presenza dei dGM nella sezione Brand New dedicata alle novità del mese, è per noi motivo di grande orgoglio essendo questa una delle band storiche del metal progressive italiano. Attivi dalla prima metà degli anni ’90, i DGM hanno attraversato molte fasi nella loro storia, cambi di line up, otto dischi all’attivo (l’ultimo esce in questi giorni per la Scarlett Records), mantenendo sempre un sound granitico in grado di assicurargli nel corso degli anni una solida e nutrita schiera di fan in Italia ma anche all’estero.

In occasione dell’uscita di Momentum, il nuovo album dei DGM, abbiamo incontrato MARK BASILE, frontman della band e vocalist dalle indiscusse doti vocali già lead singer di Mind Key e B.R.A.K.E.Esce il nuovo album dei DGM dopo Frame del 2009. Cosa avete fatto in questi anni, cosa è cambiato e cosa invece no?M.B. La prima cosa che non è cambiata è la formazione. Dal 2008 siamo sempre gli stessi. In questi cinque anni ne è passata di acqua sotto i ponti: un tour con i Symphony X, un dvd live a Roma, un greatest hits, tutte cose che ci hanno aiutato a crescere ulteriormente ed amalgamarci.Dopo otto album ed una crescita graduale e costante, quali sono gli obiettivi dei DGM nel 2013?M.B. Comunicare e raggiungere ancora più persone entrando in contatto con altre culture che poi è la conseguenza dell’essere in tour. Una cosa che mi piacerebbe particolarmente considerando che siamo già distribuiti da diversi anni lì, sarebbe un bel tour nella terra del Sol Levante. Tra l'altro in tanti ci contattano e ci seguono dal Giappone, ora sarebbe figo incontrarli!Da quando sei alla voce dei DGM, dopo Frame e il Best Of SYNtheSIS, questo per te è l'album della conferma. Come affronti la cosa e quali obiettivi ti poni a riguardo?M.B. Lo vivo con estrema naturalezza. Dopo anni passati nei B.R.A.K.E. di cui ero il fondatore, ai DGM sono arrivato tramite un’audizione. Devo dire che mi sono trovato a mio agio sin dal primo giorno cosa che reputo fondamentale per il buon risultato di una band. Stare in una band è come essere fidanzati, non si fa l'amore ma si va a dormire insieme, si vive, si viaggia e si trascorrono giornate intere con gli altri membri, quindi, posso ritenermi molto fortunato per essermi sentito subito parte di questa famiglia.In Italia spesso tendiamo a fare paragoni tra band, catalogare in determinati stili e generi. Più volte i DGM sono stati accostati ai SYMPHONY X. Dal tuo punto di vista, quanto fanno piacere e invece quanto credi possano nuocere certi paragoni ad una band?M.B. Dipendesse da me lascerei la musica libera, le etichette e i generi servono solo a catalogarci negli scaffali. In realtà i paragoni lasciano il tempo che trovano. Di sicuro i Symphony X sono quelli a cui musicalmente siamo più vicini, d'altronde tutti siamo cresciuti con la loro musica e quindi la cosa non mi infastidisce anche perché un orecchio attento può sentire facilmente che anche se la matrice è quella, la nostra musica poi finisce da tutt'altra parte. I paragoni fioccheranno sempre, anche quelli molto arditi e poco inerenti. Io confido nell’orecchio delle persone!Se dovessi consigliare ad un neo-ascoltatore dei DGM una canzone di questo MOMENTUM, quale sceglieresti per un approccio più immediato e quale più ti rispecchia? M.B. Ahah! Sai che hai tirato fuori una domanda tosta? In

primis perché anche noi ancora non lo abbiamo assimilato perbene... Posso solo dire che la differenza tra MOMeNtuM ed il precedente lavoro è che Frame seguiva un filo logico mentre MOMENTUM è libero da ogni interpretazione. Insomma, ascoltate l'album intero e consigliatemi!Nel 2011 avete intrapreso un tour con SYMPHONY X e PAGAN'S MIND qual'é stato l'episodio più bello, il classico aneddoto da raccontare? M.B. Beh partiamo dal presupposto che la maggior parte degli episodi divertenti non si può raccontare (ride)! Ce ne sono tantissimi ed alla fine il TOURBUS che ti porta in giro diventa il tuo microcosmo. Mi ricordo di un teatro a Lisbona dove giocammo a Volley, inutile dirvi che Russel (Allen, cantante dei SimphonyX, n.d.r.) dall'alto dei suoi quasi due metri ci massacrò letteralmente… ci siamo rifatti giocando a calcio!Com'è stato collaborare, sia sul palco che sul disco, con una personalità di spicco come Russell Allen? M.B. Tante risate, tante risate! Russell è un italiano dentro, ha i modi di casa nostra, si è trovato estremamente a suo agio quando è venuto in Italia. è un ottimo professionista, straordinario performer, un tipo che ci sa fare sul palco e fuori. Un vero rocker!I DGM hanno alle spalle ormai molti dischi ed una lunga esperienza discografica. Come è cambiato negli ultimi anni il rapporto tra casa discografica e band? M.B. Esistono ancora le case discografiche (ride)? Scherzi a parte, noi siamo fortunati sotto questo punto di vista perche la nostra etichetta, la Scarlett Records ci sostiene e ci supporta adeguatamente. Per quanto riguarda la situazione in generale, mi trovo abbastanza in crisi nel risponderti. Molti allievi che vengono a fare lezioni da me chiedono spesso consigli ed io mi trovo sempre in grande difficoltà nel rispondere. Quando sono venuto fuori io le cose erano diverse, è cambiato un po’ lo scenario da qualche anno a questa parte. Oggi davvero devi essere creativo, devi saperti reinventare continuamente, devi saper essere pronto per ogni occasione.Un consiglio a chi si appresta ad affrontare questo lungo viaggio chiamato musica? M.B. Studiare, studiare, studiare e ancora studiare, non abbandonando mai la passione. Ci saranno tante difficoltà, ma bisogna trovare il tempo e il modo di studiare. Un professionista non è colui che dedica tutta la giornata alla musica, è quello che dedica la qualità della propria vita alla musica. Solo chi ha quest’attitudine può essere un professionista anche nella musica.Anticipazioni live per il 2013 per tutti i fan dei DGM? M.B. Partiamo dalla partecipazione per il secondo anno consecutivo al PPM FeSt in Belgio, quest'anno divideremo il palco con gli AVANtASIA e i QueeNSrIChe. Poi faremo qualche altra data entro l’estate prima di partire in tour dall'autunno.

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a cura della Redazione

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Un’oasi dove la musica incontra la cultura: ZTLTutti conoscono Marco ZurZolo come sassofonista di primissimo piano nell’attuale scena musicale nazionale, vera e propria icona del cosiddetto Jazz napoletano dove le sonorità partenopee si fondono con la maniera jazzistica di matrice afroamericana e suggestioni mediterranee per creare un sound unico e riconoscibile. Recentemente Zurzolo ha affiancato alla sua attività come musicista un impegno concreto e appassionato per la produzione, promozione, e divulgazione di cultura a trecentosessanta gradi dando vita a Napoli negli ambienti restaurati della Cappella Mauro in un vicolo di Via Foria, quella che fu un tempo il limite settentrionale della città greca, lo Spazio Ztl.

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L’acronimo che sta per ZURZOLO TEATRO LIVE, indica un luogo fisico interattivo di incontro, scambio, confronto e promozione di arte e cultura, dove artisti, musicisti ed appassionati convergono in un perfetto esempio di interplay culturale, attraverso una densa programmazione di attività ed iniziative come lo stesso Marco Zurzolo ci ha raccontato.

M.Z. Lo spazio Ztl è un luogo dove si vuole dare la possibilità di imparare i linguaggi multiformi dell'arte necessari secondo noi all'accrescimento culturale e personale dell'uomo. Un luogo dove attraverso l'arte ci si possa ritrovare e riconoscere; un luogo che con l'arte vuole creare nuovi spazi di aggregazione e diventare un punto di riferimento per la gente che ha voglia di condividere le proprie passioni. è un luogo di crescita e in crescita. Le attività promosse sono principalmente due: una formativa, con la scuola di musica per bambini dai sei mesi fino gli adulti e con corsi per adulti che si allontanano dall'aspetto artistico ma si curano di più dell'aspetto aggregativo e formativo della persona; poi ci sono le attività concertistiche che vogliono donare alla città di Napoli un luogo familiare ed accogliente dove la musica fa da padrona, dove la gente viene accolta con affetto ed i musicisti trattati con il riguardo che merita un artista.

Che importanza ha oggi la possibilità di realizzare momenti d’incontro tra espressioni diverse della cultura, come la musica, l’arte, il teatro, come avviene nello Spazio ZTL?

M.Z. In un momento storico come questo, dove la disgregazione sociale, la mancanza di punti di riferimento e il crollo dei valori che hanno caratterizzato la società del benessere stanno facendo da padrona, far sentire alla gente che insieme si può essere una forza che afferma ancora il proprio sdegno e la propria voglia di cambiare è fondamentale soprattutto creando, a discapito della crisi e delle difficoltà, una realtà che in un vuoto culturale enorme vuole fare della cultura il trampolino di lancio per nuovi impulsi al cambiamento. La storia ci insegna che è nei momenti di crisi e di disidentificazione che sorgono le più brillanti idee artistiche che hanno la forza e la potenza di smuovere anche questioni diverse dal loro ambito di competenza.

Alla ZTL una parte importante è dedicata all’organizzazione di vari corsi di formazione. Quanto può essere decisiva oggi la sana divulgazione di cultura per uno sviluppo organico della società?

Come già detto in un momento storico così particolare ed in un paese come il nostro dove la cultura è stata relegata ad

argomento secondario, creare spazi dove invece si dà potenza alla formazione ed all'espressione culturale è fondamentale. Ci addormentano da anni il cervello perché se dorme non si rende conto di quello che succede. La cultura e la nostra palestra intellettuale è l'unica cosa che ci rende liberi di utilizzare la capacità del tutto umana di differire risposte, insomma di scegliere. Siamo realmente uomini liberi quando la nostra cultura ci rende liberi di scegliere non tra cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma tra cosa è evolutivo e cosa non lo è. L'arte nella sua molteplicità di forme è il linguaggio che laicamente più ti avvicina a questo tipo di atteggiamento.

Nonostante tu sia estremamente impegnato nella direzione artistica dello Spazio ZTL, sappiamo che non trascuri la tua attività di musicista e che al momento sei impegnato col MARCO ZURZOLO NEw QUARTET. Cosa puoi dirci di questo nuovo progetto?

Il New4tet è un gruppo di amici che ha come obiettivo la divulgazione della tradizione napoletana legata al jazz. Abbiamo registrato un cd che uscirà a breve e saremo presto in tour in Italia e all'estero.

Grazie e in bocca al lupo per tutto allora!

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interplay

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Quella dell'educazione all'ascolto è una questione tanto ricercata quanto spinosa. Perché parlare di educazione all'ascolto? Le risposte potrebbero essere molte e di diversa natura, ma è principalmente una quella che sta a cuore al mondo della musica di qualità: per rendere attivo l'ascoltatore all'interno del complicato processo di comunicazione musicale.Certo, il primo e più arduo obiettivo della musica resta sempre quello di emozionare e di entrare nel cuore del tempo segnando il proprio periodo storico, pennellando ogni passo che l'uomo compie sul sentiero della storia. Ma di certo non si può dire che siamo tutti alfabetizzati musicalmente da poter ascoltare in maniera critica i prodotti musicali del nostro tempo.Basta guardare la nostra musica, dai grandi successi a quella emergente. Spesso la notorietà viene confusa con la qualità, creando falsi miti e falsi talenti, a discapito di musicisti più bravi e meno noti. Il web è un mezzo fantastico che ha democratizzato qualsiasi campo, di conseguenza anche quello della musica. Ma, allo stesso tempo, è un'arma a doppio taglio perché amplifica, senza filtro, ogni fenomeno musicale che riesce a sfruttarlo in tutta la sua potenza.In questo continuo evolversi della scena musicale e della sua fruizione, sono sempre di più gli ascoltatori a dover valutare un prodotto musicale. E proprio per questo è necessario saper ascoltare la musica.

Educazione all'ascolto

Anche gli italiani hanno da dire la loro nel settore audiovisivo strettamente legato al videoclip. Sono molti gli artisti che si sono espressi al meglio, ma ELIO E LE STORIE TESE hanno tutto il diritto di fare la voce grossa in merito. Da sempre, il gruppo ha riscosso ottimi consensi anche per i suoi video, strettamente legati allo stile musicale (ricco di sonorità disparate, enorme talento tecnico ed un umorismo pari a pochissimi altri, oltre ad un’intelligenza ed una cultura fuori dal comune), e tra i tanti titoli, quello di SERvI DELLA GLEBA certamente rimane uno dei più interessanti e cruciali. Tratto dall’omonima canzone estratta da Italyan, Rum Casusu Ҫikti, e prodotto da Marco Balich per Central Production, è costruito su una struttura camaleontica in cui si possono riconoscere un prologo (totalmente narrativo, che pesca a piene mani in scenografie variopinte e tagli cinematografici degni di nota), uno svolgimento (magnifica parodia dei fotoromanzi più fantasiosi) ed un epilogo (un finale colmo d’ironia nello stile puro della band, con un’astuta e finissima citazione da The Twilight Zone), dove il gusto per il non sense e l’iperbole dal sorriso colto possono esprimersi in totale libertà, uscendo fuori dai canoni della classica concezione del videoclip nostrano. Ancora oggi, a più di vent’anni di distanza, assistere al Mangoni in versione Big Jim è uno spasso, ed è un piacere immenso vedere (o sarebbe meglio dire “sentire”?) che la classe di Elio & Co. non è cambiata di una virgola. Sebbene rivedere il mai dimenticato Feiez, scomparso nel ’98, inserisce al tutto una nota di ovvia malinconia.

a cura di Salvatore De Chiara

SERVI DELLA GLEBAARTISTA: elio e le Storie tese

REGIA: riccardo PaolettiANNO: 1992

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LA RIVISTA PER GLI ADDETTI ALL’ASCOLTO

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