U.D.: MECCANIZZAZIONE AGRARIA - massimogiubilei.it Giubilei - LEZIONI... · La meccanica agraria è quella branca della meccanica che studia le macchine e gli attrezzi utilizzati

U.D.: MECCANIZZAZIONE AGRARIA

Prof. Massimo Giubilei

Quando si parla di meccanizzazione agricola, si intendono tutte quelle operazioni che utilizzando macchine e attrezzi riescono ad automatizzare, migliorare e facilitare al massimo le lavorazioni agricole in tutti i loro aspetti: preparazione del terreno, semina, raccolta ecc.. La meccanica agraria è quella branca della meccanica che studia le macchine e gli attrezzi utilizzati in agricoltura.

2 Massimo Giubilei - Lezioni di produzioni vegetali 3° - modulo di Meccanizzazione agraria

Il trattore è l’elemento fondamentale che ha contribuito maggiormente allo sviluppo della meccanizzazione, viene definito come una “centrale mobile di potenza” ed è utilizzato per la trazione (spingere, sollevare e azionare) di attrezzi e macchine operatrici, per la fornitura di energia sottoforma meccanica, idraulica, pneumatica e elettrica, nonché come motrice fissa al servizio dell’azienda.


Secondo il sistema di propulsione,le trattrici agricole si suddividono in: ◦ Trattrici a due ruote motrici (2RM

o trazione semplice),con ruote posteriori motrici e ruote anteriori direttrici;

◦ Trattrici a quattro ruote motrici (4RM);

◦ Trattrici a doppia trazione (DT) con ruote posteriori motrici e ruote anteriori direttrici e motrici (disinnestabili);

◦ Trattrici cingolate in cui le funzioni di dislocamento e direzione sono affidate ai cingoli.


Oltre alle trattrici universali che sono adatte a fornire sforzi diretti di trazione o fornire potenza da applicare alle macchine o agli attrezzi ad essa collegati; che sono quelle maggiormente diffuse, ne esistono anche altre per usi particolari quali: Trattrici di larghezza ridotta o strette:adatte per i lavori nei vigneti, nei frutteti, giardini e cc.; Trattrici scavallatrici: adatte per i lavori di raccolta nei vigneti (vendemmiatrici) oppure per i trattamenti antiparassitari nelle coltivazioni disposte a filari; Trattrici industriali destinate all’accoppiamento con attrezzature per il movimento terra ad esempio lame apri pista, escavatori, livellatrici ecc Trattrici forestali o skidder destinate ai lavori forestali e per la movimentazione del legname.


La struttura del trattore può essere così schematizzata: • Telaio e struttura portante; • Blocco motore; • Organi di trasmissione: frizione, cambio, differenziale, riduttori finali

ecc.; • Organi di propulsione e frenatura; • Organi di direzione; • Organi di collegamento alle macchine operatrici; • Organi di trasferimento dell’energia; • Posto di guida e comando, cabina, scocca


Il telaio una struttura portante rigida, sul quale sono montati i diversi componenti del trattore. In alcune trattrici il telaio è snodato, questo consente maggiore manovrabilità.


Quasi la totalità dei trattori sono alimentati dal motore Diesel per limitare i consumi e aumentare le performance in potenza sviluppata. Il motore a scoppio (di cui fa parte anche il motore Diesel) è una macchina endotermica che trasforma l’energia biochimica del combustibile in energia meccanica attraverso la combustione in presenza di un comburente.


Il monoblocco all’interno del quale sono ricavati i cilindri, costituisce il corpo del motore all’interno dei cilindri scorrono i pistoni, presenta poi delle intercapedini per il raffreddamento, e tutti gli elementi che permettono la corretta connessione con testata, il basamento e gli altri elementi.


Il pistone o stantuffo è l’elemento che scorre nel cilindro con un moto rettilineo alternato tra il Punto Morto Inferiore (PMI) e il Punto Morto Superiore (PMS)) e viceversa. Per la perfetta tenuta di pressione sul pistone sono inserite le fasce elastiche alloggiate in apposite scanalature. La fascia inferiore è invece chiamata "raschia olio“ e serve ad eliminare l'olio di lubrificazione in eccesso sulle pareti del cilindro.


La biella è un asta metallica con due fori all’estremità e collega il pistone all’albero motore. Ha quindi il compito di trasmettere il movimento del pistone all'albero motore.


L’albero motore o albero a gomiti si trova tra il monoblocco ed il basamento, riceve il movimento dalla biella e attraverso il manovellismo che si genera con la biella contribuisce a trasformare il moto rettilineo alternato dei pistoni in moto rotatorio. Sulla parte terminale dell'albero motore è situato il "Volano“ che serve a conservare l’energia cinetica.


La testata è un blocco metallico che chiude superiormente il monoblocco, su di essa sono presenti: le cavità che formano la camera di scoppio, le luci (i fori) di aspirazione e scarico, chiuse dalle rispettive valvole e gli iniettori.


Sulla testata in corrispondenza di ogni camera di scoppio ci sono due valvole: la valvola di aspirazione e la valvola di scarico, che che servono ad aprire e chiudere i rispettivi fori (luci). Le valvole hanno la particolare forma a fungo e sono tenute chiuse dalle molle. Vengono aperte al momento opportuno dall’albero a camme.


L’albero della distribuzione o albero a camme ha la funzione di aprire e chiudere le valvole di "aspirazione" e di "scarico“al momento giusto. Ha tante camme (eccentrici) quante sono le valvole, ed è collegato all'albero motore tramite una cinghia dentata o una catena quando è situato a diretto contatto con le valvole (in testa), oppure è collegato ad un ingranaggio se posto lateralmente all’albero motore e le valvole sono mosse da un sistema aste e bilancieri. Il rapporto di rotazione tra albero a camme e albero di trasmissione è 1:2.



La coppa dell'olio è una vaschetta metallica che chiude inferiormente il motore. In essa è contenuto l'olio che serve a lubrificare e raffreddare il motore che altrimenti si surriscalderebbe data l'elevata velocità e attrito degli organi e dei componenti. L’olio viene fatto circolare nel motore da un’apposita pompa a ingranaggi.


Ci sono altri componenti che completano il motore Diesel quali: iniettori collegati alla relativa pompa di iniezione; volano; il coperchio delle punterie; il sistema di raffreddamento; il sistema di avviamento; i sistemi di sovralimentazione dell’aria (turbocompressore, intercooler e valvola Wastegate), filtri, collettori ecc..


Assemblaggio del motore filmato LINK: http://www.youtube.com/watch?v=zR95n3N_EJg


Il ciclo del motore Diesel comprende 4 tempi o fasi: 1° tempo – Fase di aspirazione: lo stantuffo partendo dal punto morto si abbassa e crea una depressione, che permette all’aria di entrare attraverso la valvola di aspirazione aperta nel cilindro; 2° tempo – Fase di compressione: lo stantuffo raggiunge il punto morto inferiore e la valvola di aspirazione si chiude, lo stantuffo inizia a risalire fino a comprimere l’aria nella camera di combustione provocando un innalzamento di temperatura e di pressione. 3° tempo – Fase di combustione: in prossimità della fine della corsa di compressione un iniettore spruzza una certa quantità di gasolio finemente polverizzato che a contatto con l'aria surriscaldata si incendia spontaneamente spingendo violentemente lo stantuffo verso il basso. 4° tempo – Fase di scarico: poco prima che lo stantuffo raggiunga il punto morto inferiore durante la fase di espansione, si apre la valvola di scarico attraverso la quale i gas bruciati escono; lo stantuffo può così risalire e, raggiunto il punto morto superiore, ricominciare il ciclo.


Ogni ciclo completo del motore prevede 2 giri completi dell’albero motore ed 1 giro dell’albero a

camme, rapporto 2:1 21 Massimo Giubilei - Lezioni di produzioni vegetali 3° - modulo di Meccanizzazione agraria

Nota: questo è un motore a ciclo Otto nel quale lo scoppio è determinato dalla scintilla della candela, ma le fasi restano le stesse 22 Massimo Giubilei - Lezioni di produzioni vegetali 3° - modulo di Meccanizzazione agraria



L’energia meccanica prodotta dal motore deve essere trasferita alle ruote per la propulsione, alla Presa di Potenza per muovere gli attrezzi e a tutti le altre parti del trattore che necessitano di energia meccanica. Il moto può essere trasmesso o trasformato da vari meccanismi o sistemi meccanici detti rotismi o manovellismi a secondo del modo con cui traferiscono o trasformano il moto. L'organo che trasmette il moto si chiama conduttore, mentre quello a cui viene trasmesso il moto si chiama condotto.


I sistemi meccanici hanno lo scopo di trasmettere energia meccanica sotto forma di movimento. Contemporaneamente possono anche essere in grado di modificare il tipo di movimento, cioè si può passare da un moto rettilineo ad uno rotatorio e viceversa. Il movimento di un qualsiasi elemento di un meccanismo può essere circolare o rettilineo, continuo o alternativo.


La trasmissione del moto rotatorio da un asse all’altro avviene per mezzo di ruote. La trasmissione può avvenire per contatto diretto: ruote di frizione e ruote dentate (ingranaggi) oppure per collegamento: cinghie, catene, funi, sistemi idraulici, oppure con organi rigidi come le bielle e gli alberi di trasmissione


Nel moto rotatorio il numero di giri che compie la ruota conduttrice e la ruota condotta è inversamente proporzionale ai relativi diametri. Se il diametro è più grande, minore sarà il numero dei giri e viceversa. Il rapporto tra il numero dei giri delle due ruote si chiama rapporto di trasmissione, è indicato con la lettera greca Tau (τ) ed è dato dalle seguenti proporzioni:

τ = D1 : D2 = n2 : n1 = z1 : z2


Le ruote di frizione sono costituite da ruote di forma cilindrica che si muovono su assi paralleli, oppure di forma conica che si muovono su assi concorrenti. Il moto è trasmesso mediante il contatto della superficie esterna delle due ruote sfruttando l’aderenza (attrito). Le due ruote girano in senso opposto e il numero dei giri dipende dal rapporto di trasmissione.


Le ruote dentate, comunemente chiamate ingranaggi, consentono di garantire fisso il rapporto di trasmissione (non ci sono slittamenti) e di sopportare sforzi maggiori, per queste ragioni sono maggiormente presenti nei meccanismi meccanici. In una ruota dentata si distinguono i seguenti elementi: dente, vano, passo e circonferenza primitiva.


Nella trasmissione indiretta del moto, ossia mediante organi di collegamento trova molta diffusione quella con cinghie e pulegge. La cinghia è un organo di trasmissione meccanica utilizzato per collegare in modo leggermente elastico, ma comunque solidale, due pulegge. Nelle macchine agricole, questo tipo di trasmissione è utilizzato in particolare quando per motivi di sicurezza è utile avere lo slittamento; esempio nelle frese e nelle trinciatrici consente in caso di inceppamento accidentale di evitare rotture agli ingranaggi.


Le cinghie utilizzate possono avere varie sezioni: rettangolare, trapezoidale, dentata ecc. In genere quelle dentate sono utilizzate quando non ci deve essere slittamento (es. tra albero motore e albero a camme), quelle trapezoidali forniscono un ottimo attrito con le gole della puleggia e consentono di trasmettere una grande potenza. In genere per la trasmissione di grandi potenze si impiegano più cinghie in parallelo piuttosto che una sola cinghi di grandi dimensioni.


La catena utilizzata nelle trasmissioni è un elemento formato da una successione di elementi detti maglie, formate da perni collegati gli uni con gli altri tramite una serie di piastrine. Attorno ad ogni perno è presente un rullo rotante: questo sistema permette una libertà di movimento tale da far girare la catena attorno ai denti del pignone e della corona con un attrito ridotto. Si chiama pignone la ruota dentata più piccola e corona quella più grande.


In alcune macchine viene adottato un sistema di trasmissione del moto basato sulla pressione di un liquido incomprimibile, solitamente un apposito olio (trasmissione idraulica). Questo sistema che utilizza motori idraulici montati sulle ruote azionati dalla pressione dell’olio, è più semplice ed economico rispetto ad installare una trasmissione meccanica, inoltre questa soluzione svincola dall’utilizzo di assi ed ingranaggi, poiché il moto può essere trasmesso attraverso tubi flessibili.


ll cambio è un componente meccanico formato da una serie di ingranaggi che ha la funzione di modificare il rapporto di trasmissione. Il cambio è perciò una macchina trasformatrice, caratterizzata da una certa gamma di rapporti (marce). Il cambio è collegato al motore tramite la frizione. Nei trattori il cambio oltre alle marce prevede una serie di gamme intermedie ottenibili grazie ai riduttori, ad esempio un cambio a 4 marce con 3 riduttori (CAMBIO 4×3) equivale a: 12 marce avanti e 4 retromarce.


Per consentire il lavoro senza strappi o sforzi particolari al motore, nei trattori moderni e presente il cambio PowerShift (semplice o totale full). Questo sistema è dotato di due frizioni e permette di cambiare "sottocarico", cioè di passare da una marcia all’altra l'interruzione dell'erogazione della potenza alle ruote, evitando il disinnesto della frizione principale. Consente quindi di mantenere la forza di trazione richiesta e di evitare ogni rallentamento delle macchine operatrici durante il lavoro. Nei trattori più grandi è presente il cambio power_automatico o semiautomatico azionato da joystick


Il cambio muove anche la presa di potenza che serve ad azionare le macchine operatrici che necessitano di moto rotatorio (vangatrici, frese, atomizzatori ecc.). La presa di potenza è posizionata posteriormente al trattore e si presenta come un perno scanalato protetto da un carter. Le dimensioni e le scanalature sono standard (la 1 e la 4 sono le più diffuse)


La presa standard funziona: • a 540 giri/min, è modalità standard presente in tutti i trattori; • a1000 giri/min, è la modalità veloce per soddisfare particolari

richieste di potenza; • sincronizzata al cambio e all’avanzamento è utile per azionare gli

organi che devono muoversi in sincronia con l’avanzamento del mezzo (esempio quando si collega ai carri traino). La pdp sincronizzata è sempre indipendente rispetto a quella del regime standardizzato poiché a volte è necessario che funzionino contemporaneamente;

• economica 750 giri/min quando è richiesta una bassa coppia motrice (es seminatrici, spandiconcimi ecc.), se in questa modalità si vuole ottenere una rotazione standard si riduce del 30% il regime di giri del motore, con conseguente risparmio.

Il numero di giri della Pdp corrisponde ad un regime di giri predefinito del motore (circa 2000 giri/min) ed è specifico per ogni trattore (indicato sul contagiri da apposito segno).


Completano la trasmissione: • L’albero di trasmissione, che

nelle trattrici a doppia trazione è doppio e serve alla trasmissione del moto all'assale anteriore (con relativi differenziale e semiassi);

• il differenziale, necessario per rallentare, nelle sterzate, la ruota interna e accelerare la ruota esterna alla curva;

• i semiassi e la riduzione finale, a ingranaggi in cascata o a riduttori epicicloidali;




I sistemi di dislocamento o propulsione sono rappresentati normalmente da ruote gommate, provviste cioè di pneumatici con costolatura: longitudinale, nelle ruote direttrici dei trattori a 2RM o a spina di pesce a centro aperto, nelle ruote motrici.


Un altro sistema di dislocamento è rappresentato dai cingoli, formati da catene modulari chiuse costituite da maglie o pattini collegate fra loro da perni. I cingoli sono mossi da una ruota dentata (ruota motrice), mossa direttamente dagli organi di moto del veicolo, all’estremità opposta è posta una ruota su cui non agisce il motore (ruota di rinvio) collegata al meccanismo tendicingolo. Tra le due ruote nella parte inferiore sono presenti le ruote di appoggio che fungono anche come ruote guida. Nella parte superiore (quella che non tocca terra) del treno di rotolamento possono essere previsti rulli di ritorno, per sostenere il cingolo. Oggi sono sempre più diffusi i cingoli in gomma.




Per eseguire il lavoro agricolo, oltre al trattore, sono necessarie le macchine operatrici che vengono collegate al trattore stesso con diverse modalità. Una classificazione delle macchine operatrici fatta in base al collegamento è:

• Trainate (collegate mediante il gancio traino e scaricano il proprio peso direttamente sul terreno)

• Portate (collegate mediante l’attacco a tre punti e scaricano il proprio peso al terreno attraverso il trattore)

Indipendentemente dal modo di collegamento le macchine possono essere azionate dalla presa di potenza oppure no.


Gancio traino e Attacco a tre punti


Il gancio traino può essere di diverse tipologie classificato in diverse categorie corrispondenti alla massa rimorchiabile (A – B – C). A prescindere dalla categoria è formato da due flange di ferro forate collegate in modo solidale alla trattrice. All’interno dei fori si pone un perno che fissa l’occhione girevole posto sul timone della macchina operatrice. Può avere la posizione fissa o variabile.


Il timone serve a collegare i rimorchi agricoli e tutte le altre macchine operatrici trainate (ad es.: atomizzatori trainati, spandiletame, i carri botte, rulli, i carri miscelatori, ecc.) al trattore. È costituito da un asse che termina con un occhione girevole, l’asse può essere semplice od avere una struttura triangolare, può avere un movimento in senso verticale se le macchine operatrici sono dotate di più assi e non devono appoggiarsi al trattore.


L’attacco a tre punti è costituito dai due bracci inferiori, sui quali agisce il sollevatore idraulico, e dal terzo punto o puntone posto in alto al centro. I bracci inferiori sono collegati al sollevatore idraulico mediante due tiranti dei quali uno è regolabile, i due bracci terminano con un foro all’interno del quale è presenta la rotula. Per limitare l’oscillazione laterale ai due bracci sono collegati gli stabilizzatori


La disposizione dei tre punti è definita dalle norme ISO, in quanto deve garantire il corretto posizionamento dell’attrezzo rispetto alla trattrice nelle diverse fasi di lavoro e di trasporto. L’attacco a tre punti si trova posteriormente al trattore, ma può essere montato anche anteriormente.


Caratteristiche dimensionali secondo gli standard ISO e le relative categorie.


Per facilitare le operazioni di aggancio e sgancio degli attrezzi, l’attacco a tre punti può essere dotato di attacco rapido costituito da particolari ganci che si interfacciano direttamente con le rotule poste sull’attrezzo. Questo sistema consente all’operatore di agganciare gli attrezzi senza scendere dl trattore.


Il terzo punto è un’asta regolabile in lunghezza (in modo meccanico o idraulico) che all’estremità ha due fori uno che si collega al trattore e l’altro all’attrezzo. Il terzo punto serve a stabilizzare l’attrezzo in senso verticale.


Il sollevatore idraulico è azionato direttamente dal sistema idraulico della trattrice. È formato da:

• un serbatoio dell'olio; • una pompa dell'olio, solitamente ad ingranaggi; • un distributore (valvole di distribuzione), che permette di inviare l'olio in

pressione ai pistoni idraulici dei bracci del sollevatore collegati tramite i tiranti ai bracci inferiori dell’attacco a tre punti;

• Tubazioni di invio e ritorno dell’olio. In genere la fase attiva è quella di sollevamento, in quanto si abbassa con il peso proprio, senza utilizzo di energia.


Il sollevatore idraulico può funzionare in diverse modalità che dipendono dal tipo di lavorazione che si sta eseguendo.

• funzionamento flottante, il martinetto non esercita alcuna forza di sollevamento e la macchina operativa segue il profilo del terreno (ad es. seminatrici, zappatrici, trinciatori, ecc.);

• funzionamento a posizione controllata: posizione fissa dell'attacco rispetto alla trattrice, controllata da appositi sensori di posizione che agiscono sul distributore in modo da ripristinare la posizione corretta (spandiconcime, atomizzatori, oppure lame, scavafossi, trivelle);


• funzionamento a sforzo controllato: lo sforzo di trazione viene mantenuto costante mediante sensori di sforzo che comandano l'abbassamento o il sollevamento dell'attrezzo in caso di scostamento;

• funzionamento misto (sforzo e posizione controllati: le informazioni circa la posizione e lo sforzo vengono combinate in modo da ottenere, in pratica, una posizione dell'attacco intermedia rispetto ai sistemi precedenti.


Il sistema idraulico oltre ad azionare il sollevatore, alimenta e fornisce pressione alle prese idrauliche che servono ad azionare i dispositivi idraulici posti sulle macchine operatrici (sollevatore del cassone, ribaltamento dell’aratro voltaorecchio ecc.). Queste prese sono comandate da apposite leve poste nella cabina o posteriormente al trattore. Sono dotate di un innesto rapido per i tubi.




L’ergonomia è la disciplina che studia la migliore integrazione tra lavoro umano, macchina e ambiente di lavoro, finalizzata al maggior rendimento del lavoro stesso. La sicurezza comprende tutti gli strumenti atti a prevenire gli incidenti sul lavoro. Lo scopo è di riconoscere i rischi connessi all’utilizzo dei mezzi agricoli in campagna, conoscere i dispositivi di protezione installati sui mezzi. Il tecnico deve conoscere le norme di sicurezza e salute sul luogo di lavoro e farle rispettare.

L’Osservatorio il Centauro – ASAPS - sulle "Morti verdi" 2013 ha registrato 374 incidenti gravi con 173 morti


Le soluzioni adottate ai fini dell’ergonomia sono pensate per ridurre la fatica, aumentare al massimo il ritmo di lavoro e incrementare la produttività. In sintesi devono separare efficacemente l’operatore da rumori e vibrazioni e rendere agevoli tutte le operioni, le principali soluzioni adottate sono: • il sedile deve essere regolabile; • la visibilità perfetta su tutti i lati della

macchina e sugli attrezzi; • tutti i comandi collocati in posizione

logica e a portata di mano; • il cruscotto deve essere chiaro e intuitivo,

fornire al primo sguardo tutte le informazioni sui principali parametri operativi;

• La cabina efficacemente insonorizzata e climatizzata.




La trattrice può risultare instabile sia in senso longitudinale (impennamento) o in senso trasversale (ribaltamento). In tutti e due i casi i rischi per l’operatore sono altissimi, in molti casi c’è la MORTE. Conoscere le cause di instabilità del trattore è importante per prevenire il pericolo di ribaltamento e di impennamento.

L’Osservatorio il Centauro – ASAPS - sulle "Morti verdi" 2013 ha registrato 374 incidenti gravi con 173 morti


Il ribaltamento può essere definito come “la rotazione laterale lungo l’asse longitudinale”. Le principali cause che lo determinano sono:

• Eccesiva pendenza del terreno; • Smottamento del terreno; • Eccesso di velocità in curva

Da un punto di vista fisico si può affermare che “il trattore è stabile fino a quando la proiezione del baricentro cade all’interno della carreggiata”


Altri esempi di ribaltamento


Il trattore è stabile trasversalmente (non si ribalta) fino a quando la forza ribaltante è minore della forza stabilizzante.

F * H < N * S/2 oppure G * sen α < G * cos α


Analizzando le formule precedenti si nota che è possibile migliorare la stabilità intervenendo sulla larghezza della carreggiata (s) o abbassando il baricentro (h) oppure intervenendo su entrambi. Nei terreni inclinati con inclinazioni fino al 10-20% non ci sono particolari problemi per eseguire i lavori. Con pendenze superiori al 20-25% è preferibile utilizzare trattori cingolati che hanno il baricentro molto basso e perciò sono più stabili. Con pendenze del 25-30% le lavorazioni devono essere eseguite a rittochino, oltre è sconsigliato lavorare i terreni.


Il ribaltamento può essere definito come “la rotazione lungo l’asse trasversale”. Le principali cause che lo determinano sono:

• Eccesiva pendenza del terreno;

• Affossamento nel terreno; • Eccessivo sforzo di trazione • Carichi a sbalzo eccessivi

Da un punto di vista fisico si può affermare che “il trattore è stabile fino a quando la proiezione del baricentro cade all’interno degli assi delle ruote”


Altre possibili cause di impennamento


Per ridurre l’impennamento del trattore è utile seguire i seguenti accorgimenti: • Dotare la trattrice di un’adeguata zavorra; • lavorare a “ritocchino” ossia lungo le linee di massima

pendenza prestando attenzione alle manovre; • limitare eccessivi sforzi di trazione; • evitare partenze brusche e fare attenzione ai terreni

dissestati; • utilizzare marce adeguate e accelerare lentamente; • graduare l’innesto della frizione nelle partenze e nei cambi

di marcia; • evitare che la macchina trainata trovi impedimenti

nell’avanzamento (buche, scalini ecc.); • limitare il peso dei carichi sporgenti.


In considerazione che il rischio di ribaltamento e di impennamento non può essere eliminato, bisogna prendere provvedimenti affinchè vengano ridotte le conseguenze del suo verificarsi. La soluzione adottata prevede una struttura a telaio che protegge l’operatore abbinata all’utilizzo della cintura di sicurezza. Nei trattori privi di cabina si ricorre alla barra antiribaltamento. La formazione degli operatori sul corretto utilizzo delle macchine è un utile sistema di prevenzione.


Nell’utilizzo delle macchine agricole bisogna far attenzione a molti altri pericoli, primi fra tutto gli organi in movimento in particolare il giunto cardanico, ventole di raffreddamento, cinghie di trasmissione. Altri pericoli sono rappresentati: dalle parti che scottano (marmitta e motore), dalla fuoriuscita di liquidi corrosivi (dispositivi idraulici, batteria), dallo scivolamento su gradini e pedane. Non da ultimo dall’essere vicino alle macchine durante le manovre e il collegamento agli attrezzi. Tutti i possibili pericoli devono essere segnalati da appositi pittogrammi e cartelli, devono essere previste e installate adeguate protezioni. Gli operatori devono indossare i previsti DPI (Dispositivi Protezione Individuale es. guanti, caschetti, scarpe antinfortunistiche ecc.)




La scelta del trattore è importante perché troppo spesso nelle aziende viene utilizzato solo per il 20 – 25% delle sue potenzialità effettive; questo comporta un aumento dei costi di produzione e un maggiore costo di ammortamento con le relative ripercussioni sul bilancio aziendale. La corretta scelta deve tener conto di molti parametri quali; le dimensioni aziendali e l’ordinamento colturale, l’orografia del terreno, la possibilità di ricorrere a contoterzisti. Quest’ultimo aspetto non va sottovalutato perché molti lavori si eseguono una tantum.


Esigenze del trattore in base all’ordinamento colturale: Coltivazioni in pieno campo : sono aziende con superficie di qualche decina di ettari normalmente dedicati alla produzione di cereali, prodotti per l’industria (mais, girasole, barbabietola ecc.), prodotti foraggeri (erba da fieno, date l insilati ecc.); necessitano di un trattore grande e potente (così che gli si potranno applicare aratri o fresatrici altrettante larghe) e di un trattore più piccolo per le operazioni complementari (trattamenti, movimentazione materiali ecc. Aziende zootecniche – Allevamenti: in queste aziende le macchine servono per trasportare fieno, biada o gli stessi animali, trainare rimorchi in genere sono macchine particolari dotate di forche e benne, mentre i trattori sono utilizzati per lavorare i campi di produzione dei foraggi (in questo caso vale quello detto sopra) Frutteti e Vigneti: nei frutteti e nei vigneti i lavori al terreno richiedono potenze limitate, altri impieghi del trattore sono per fare trattamenti o supportare la raccolta. In qualsiasi caso è indispensabile la manovrabilità e il limitato ingombro per passare comodamente nei filari. I trattori da frutteto sono in genere di potenza modesta e stretti.


L’orografia del terreno è sicuramente determinante per la scelta del trattore, infatti come già visto nei terreni collinari sono da preferire i trattori cingolati perché hanno il baricentro più basso e maggiore aderenza. Relativamente alla potenza vale quanto già detto: i trattori grandi hanno maggiori costi di acquisto e di gestione e spesso sono sottoutilizzati. In collina trovano largo impiego le macchine autolivellanti


Un altro aspetto importante nella scelta del trattore è la corretta valutazione dei tempi e delle potenze richiesti per le singole operazioni colturali. Per far questo è necessario compilare per ogni unità colturale una tabella con le seguenti informazioni: coltura; superficie, lavorazione, epoca di esecuzione, potenza richiesta, ore di lavoro, eventuali tempi morti. Nell’esempio seguente ci si riferisce ad un appezzamento coltivato a mais.


Fonte:Dipartimento di Ingegneria del Territorio – Università degli Studi di Sassari


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