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VALUTAZIONE E DIAGNOSI DELLO SPETTRO AUTISTICO

ESPERIENZE E PERCORSI

Dott.ssa Paola Annese Psicologa Psicoterapeuta Analista Comportamentale Consigliere Ordine Psicologi Regione Puglia

Gioia del Colle, 5 maggio 2016

2 APRILE

Giornata mondiale della consapevolezza

dell’autismo

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A BARI…

“L’AUTISMO è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri. L’autismo, pertanto, si configura come una disabilità “permanente” che accompagna il soggetto nel suo ciclo vitale anche se le caratteristiche del deficit sociale assumono un’espressività variabile nel tempo.” (Linee Guida per l’Autismo della SINPIA)

L’AUTISMO

UN Po’ DI STORIA…

Il termine "autismo" fu impiegato da Bleuler nel

1911, nell'ambito della schizofrenia, per indicare

un comportamento rappresentato da chiusura,

evitamento dell'altro ed isolamento.

Autismo come sintomo della schizofrenia

• Kanner (1943) articolo in cui descrive 11 bambini, caratterizzati da:

- intensa chiusura relazionale, con apparente disinteresse o mancanza di

consapevolezza della esistenza delle altre persone,

-incapacità di gioco immaginativo o simbolico,

-grave perturbazione della comunicazione verbale con ecolalia differita ed

inversione pronominale,

-ansiosa necessità di mantenere del tutto inalterate le caratteristiche

dell’ambiente,

-comportamenti ripetitivi.

Egli utilizzò la parola autistico per descrivere l’incapacità di quei bambini di

rapportarsi con gli altri e il loro desiderio di essere lasciati da soli.

• Asperger descriveva bambini con caratteristiche simili a quelle di

Kanner, con deficit nella relazione interpersonale e nella espressione

delle emozioni ed anche nello sviluppo motorio, ma con abilità cognitive

e linguistiche sostanzialmente intatte.

UN Po’ DI STORIA…

• Anni successivi: confusione tra i due quadri descritti ed altre gravi perturbazioni dello sviluppo (psicosi o schizofrenia); difficoltà di collocazione in rapporto al ritardo mentale.

• Negli anni 60 e 70, la ricerca sui disturbi autistici ha

portato ad una più chiara definizione del quadro rispetto sia al ritardo mentale, sia ad altri disturbi psichiatrici ed in particolare alla schizofrenia.

• Il disturbo autistico, considerato inizialmente una forma

di disturbo psicotico dell’infanzia, è stato quindi successivamente differenziato dalla psicosi ed ha acquisito una autonomia nosografica nell’ambito dei cosiddetti «Disturbi Pervasivi dello Sviluppo».

UN Po’ DI STORIA…

DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO

Disturbo autistico

Disturbo di Asperger

Disturbo di Rett

Disturbo

Disintegrativo della

fanciullezza

Disturbo

Pervasivo dello

sviluppo NAS

DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO

SECONDO IL DSM IV TR:

UN APPROCCIO CATEGORIALE

DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO

SECONDO IL DSM IV TR:

UN APPROCCIO CATEGORIALE

Autismo: triade sintomatologica

1.Deficit nell’interazione sociale

2.Deficit nella comunicazione

3.Deficit dell’immaginazione con interessi

ristretti e stereotipati

I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO

NEL DSM 5:

UN APPROCCIO DIMENSIONALE

Un’unica macro categoria che include:

Autismo grave

Autismo medio

Autismo lieve

Autismo sottosoglia

Autismo variante fisiologica della norma.

Dominio 1: deficit nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale (componente sociale dei DSA)

Dominio 2: pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi (componente non sociale dei DSA)

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

Secondo il DSM-V, il Disturbo dello Spettro Autistico deve

soddisfare i criteri A, B, C e D:

A. Deficit persistente nella comunicazione sociale e

nell´interazione sociale in diversi contesti, non spiegabile

attraverso un ritardo generalizzato dello sviluppo e manifestato

da tutti e tre i seguenti punti:

1. Deficit nella reciprocità socio-emotiva che va da un approccio

sociale anormale e insuccesso nella normale conversazione

attraverso una ridotta condivisione di interessi, emozioni,

percezione mentale e reazione, fino alla totale mancanza di

iniziativa nell´interazione sociale.

Criterio A

2. Deficit nei comportamenti comunicativi non verbali usati per

l´interazione sociale, da una scarsa integrazione della comunicazione

verbale e non verbale, attraverso anormalità nel contatto oculare e nel

linguaggio del corpo, o deficit nella comprensione e nell´uso della

comunicazione non verbale, fino alla totale mancanza di espressività

facciale e gestualità.

3. Deficit nella creazione e mantenimento di relazioni appropriate al

livello di sviluppo (non comprese quelle con i genitori e caregiver); che

vanno da difficoltà nell’adattare il comportamento ai diversi contesti

sociali attraverso difficoltà nella condivisione del gioco immaginativo e

nel fare amicizie, fino all’apparente assenza di interesse per le persone.

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

B. Pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi

come manifestato da almeno due dei seguenti punti:

1. Linguaggio, movimenti o uso di oggetti stereotipati o ripetitivi, come

semplici stereotipie motorie, ecolalia, uso ripetitivo di oggetti, o frasi

idiosincratiche.

2. Eccessiva fedeltà alla routine, comportamenti verbali o non verbali

riutilizzati o eccessiva riluttanza ai cambiamenti: rituali motori, insistenza

nel fare la stessa strada o mangiare lo stesso cibo, domande incessanti

o estremo stress a seguito di piccoli cambiamenti.

Criterio B

3. Interessi altamente ristretti e fissati, anormali in intensità o argomenti:

forte attaccamento o interesse per oggetti insoliti, interessi

eccessivamente persistenti o circostanziati.

4. Iper o Ipo-reattività agli stimoli sensoriali o interessi insoliti verso

aspetti sensoriali dell´ambiente: apparente indifferenza al

caldo/freddo/dolore, risposta avversa a suoni o consistenze specifiche,

eccessivo annusare o toccare gli oggetti, attrazione per luci o oggetti

roteanti.

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

C. I sintomi devono essere presenti nella prima infanzia

(ma possono non diventare completamente manifesti finché

le esigenze sociali non oltrepassano il limite delle capacità).

D. L´insieme dei sintomi deve limitare e compromettere

il funzionamento quotidiano.

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

I tre livelli di gravità:

Livello 3: Richiede supporto molto sostanziale

- Comunicazione sociale: i gravi deficit nella comunicazione sociale,

verbale e non verbale, causano una grave difficoltà nel funzionamento;

iniziativa molto limitata nell´interazione sociale e minima risposta

all´iniziativa altrui.

- Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: preoccupazioni, rituali fissi

e/o comportamenti ripetitivi che interferiscono marcatamente con il

funzionamento in tutte le sfere. Stress marcato quando i rituali o le routine

sono interrotti; è molto difficile distogliere il soggetto dal suo focus di

interesse e se ciò avviene egli ritorna rapidamente ad esso.

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

Livello 2: Richiede supporto sostanziale

- Comunicazione sociale: Deficit marcati nella comunicazione sociale,

verbale e non verbale, l´impedimento sociale appare evidente anche

quando è presente supporto; iniziativa limitata nell´interazione sociale e

ridotta o anormale risposta all´iniziativa degli altri.

- Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: preoccupazioni, rituali fissi

e/o comportamenti ripetitivi appaiono abbastanza di frequente da essere

evidenti per l´osservatore casuale e interferiscono con il funzionamento in

diversi contesti. Stress o frustrazione appaiono quando sono interrotti ed

è difficile ridirigere l´attenzione.

Criteri diagnostici del DSM-V per l’autismo.

Livello 1: Richiede supporto

- Comunicazione sociale: senza supporto i deficit nella comunicazione

sociale causano impedimenti che possono essere notati. Il soggetto ha

difficoltà a iniziare le interazioni sociali e mostra chiari esempi di atipicità

o insuccesso nella risposta alle iniziative altrui. Può sembrare che abbia

un ridotto interesse nell´interazione sociale.

- Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: rituali e comportamenti

ripetitivi causano un´interferenza significativa in uno o più contesti.

Resiste ai tentativi da parte degli altri di interromperli.

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Le caratteristiche di un soggetto con DSA

Le caratteristiche di un soggetto con DSA

- L’autismo non presenta prevalenze geografiche e/o etniche, è

stato descritto in tutte le popolazioni del mondo, di ogni razza o

ambiente sociale.

- Il tasso del disturbo è da 4 a 5 volte maggiore nei maschi che

nelle femmine.

- La diffusione dei disturbi dello spettro autistico è aumentata

negli ultimi anni; tale aumento può essere spiegato solo in parte

da una maggiore definizione dei criteri diagnostici (che includono

le forme più lievi), dalla diffusione di procedure diagnostiche

standardizzate e una maggiore sensibilizzazione sull’argomento.

EPIDEMIOLOGIA

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EPIDEMIOLOGIA

EPIDEMIOLOGIA

1 BAMBINO OGNI 42 E

1 BAMBINA OGNI 189

HA OGGI UN DISTURBO

DELLO

SPETTRO AUTISTICO

EPIDEMIOLOGIA

www.cdc.gov/media/releases/2014/p0327-autism-spectrum-disorder.html

EZIOPATOGENESI -L’eziologia dell’autismo è ancora sconosciuta, tuttavia

esistono numerose evidenze sperimentali e cliniche che

suggeriscono l’intervento nell’eziopatogenesi di questa

sindrome di diversi fattori (malattia a genesi multifattoriale).

-Ipotesi eziopatogenetica più accreditata:

esistenza di un background genetico predisponente

intervento di fattori ambientali (sia biologici che sociali)

alterazioni nella maturazione del sistema nervoso

(base biologica dell’autismo)

EZIOPATOGENESI La ricerca sta approfondendo 3 aree distinte:

- Eziologia: fattori causali (genetica\patologie

neonatali)

- Anatomia patologica: basi neurobiologiche;

(neurotrasmettitori\strutture anatomiche)

- Patogenesi: modelli interpretativi della clinica

(deficit della teoria della mente, deficit delle

funzioni esecutive, deficit di coerenza centrale)

DIAGNOSI

La diagnosi di autismo prevede un processo molto articolato e complesso. La presa in carico diagnostica deve essere realizzata da una équipe composta da: - neuropsichiatra infantile - psicologo - terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva - logopedista - educatore.

DIAGNOSI

Importanza della precocità della diagnosi Ruolo del pediatra: prestare attenzione a indicatori di rischio nei bilanci di salute Strumenti di screening si possono eseguire già a 18 mesi, che consentono di inviare al neuropsichiatra infantile i casi con sospetto di autismo. La Checklist for Autism in Toddlers (CHAT): -2 sezioni, una per le risposte dei genitori e una per le risposte degli operatori; -veloce da somministrare (circa 5 minuti) e ha scarse possibilità di errore.

DIAGNOSI

La Checklist for Autism in Toddlers (CHAT):

Il bambino deve essere considerato a “rischio” quando: – non si gira al richiamo; – mostra uno sguardo sfuggente o iperfisso nei confronti dell’interlocutore; – ha un gioco ripetitivo (mette in fila oggetti, li fa ruotare, li ammucchia) o caotico e non riesce ad organizzare un gioco di finzione (dare da mangiare al bambolotto o fargli fare nanna); – non ha acquisito i gesti deittici dell’indicare con il dito al fine di fare rivolgere l’attenzione dell’altro su un oggetto o su un evento (attenzione congiunta) e i gesti referenziali (come il “ciao ciao” con la mano, coerente al contesto).

VALUTAZIONE CLINICA GLOBALE

- Raccolta anamnestica

- Interviste e checklist

- Scale di osservazione

- Indagini strumentali e di laboratorio (indagini

audiometriche, genetiche, metaboliche, EEG, neuroimmagini)

Assenza di markers biologici o test di laboratorio che

supportino la diagnosi.

VALUTAZIONE CLINICA GLOBALE

- Interviste e checklist

Autism Behavior Checklist (ABC): Scala di valutazione del

comportamento che fa riferimento a 57 comportamenti “problema”, divisi

in 5 categorie: linguaggio, socializzazione, uso dell’oggetto, sensorialità e

autonomia.

ADI-R (Autism Diagnostic Interview): intervista semistrutturata con

93 item destinata ai genitori, basata su domande relative ai

comportamenti appartenenti alla triade sintomatologica e al tipo di gioco.

Gillian Autism Rating Scale (GARS): checklist per genitori basata

sui criteri diagnostici del DSM IV e quindi gli items sono raggruppati in

aree che valutano lo sviluppo sociale, la comunicazione e i comportamenti

stereotipati.

- Strumenti osservativi

Childhood Autism Rating Scales (CARS): strumento di

osservazione articolato in 15 items relativi ai vari comportamenti (uso

degli oggetti, capacità verbali, relazione con l’altro…), che raccoglie

informazioni in contesti vari e da fonti molteplici, con un punteggio totale

indicante la gravità clinica

ADOS (Autism Diagnostic Observation Schedule): Intervista

semistrutturata basata sull’osservazione diretta e standardizzata del

bambino ed è strutturata in moduli che esplorano il comportamento

sociale in contesti comunicativi naturali. I diversi moduli comprendono

prove selezionate in base all’età e al livello linguistico.

VALUTAZIONE CLINICA GLOBALE

PEP-R (Profilo psicoeducativo revisionato per bambini

autistici): permette di ottenere un profilo di sviluppo dettagliato e di

pianificare un programma di intervento specifico ed individualizzato.

Vineland-Adaptive Behavior Scales (VABS): un’intervista semi

strutturata molto utilizzata, per valutare profilo di sviluppo e livello

adattivo. Tuttii i domini correlano con la scala CARS.

VALUTAZIONE CLINICA GLOBALE

DOPO LA DIAGNOSI…

DOPO LA DIAGNOSI…

La complessità dei disturbi dello spettro autistico, con

presenza di un quadro fenomenico molto diversificato, non

solo sul piano delle competenze funzionali e sociali, rende

particolarmente complessa l’adozione di modalità di

intervento adeguate.

La presa in carico clinica e l’adozione di efficaci percorsi di

intervento, basati su una solida metodologia e supportati da

prove scientifiche adeguate, costituisce ancora oggi una

importante criticità dopo la diagnosi.

FINALITÀ a lungo termine: favorire l’adattamento del

soggetto al suo ambiente, per garantire una soddisfacente

qualità della vita al soggetto e alla famiglia.

Il percorso terapeutico parte dalla definizione del profilo

funzionale del soggetto.

Definizione obiettivi specifici intermedi individuazione di

strategie idonee per l’insegnamento di abilità e per la

gestione dei comportamenti problema

L’INTERVENTO

L’INTERVENTO

• Continuità e qualità del percorso terapeutico sono garantite da:

-Coinvolgimento dei genitori -Coordinamento dei vari interventi -Verifica e monitoraggio delle strategie • Presa in carico globale che si sviluppi per tutto l’arco della

vita. • I trattamenti cognitivo comportamentali e psicoeducativi

costituiscono attualmente il nucleo centrale e essenziale degli approcci abilitativi e terapeutici.

L’INTERVENTO

Raccomandazioni dalle Linee Guida dell’ISS

Tra i programmi intensivi comportamentali il modello più studiato è l’analisi comportamentale applicata (Applied Behavior Analysis, ABA): gli studi sostengono una sua efficacia nel migliorare le abilità intellettive (QI), il linguaggio e i comportamenti adattativi nei bambini con disturbi dello spettro autistico. Le prove a disposizione, anche se non definitive, consentono di consigliare l’utilizzo del modello ABA nel trattamento dei bambini con disturbi dello spettro autistico.

I programmi di intervento mediati dai genitori sono raccomandati nei

bambini e negli adolescenti con disturbi dello spettro autistico, poiché

sono interventi che possono migliorare la comunicazione sociale e i

comportamenti problema, aiutare le famiglie a interagire con i loro figli,

promuovere lo sviluppo e l’incremento della soddisfazione dei genitori,

del loro empowerment e benessere emotivo.

APPLIED BEHAVIOR ANALYSIS (A.B.A.)

È la scienza in cui i principi dell'analisi

del comportamento vengono applicati

sistematicamente per migliorare i comportamenti

socialmente significativi e in cui si utilizza una logica

sperimentale per identificare le variabili responsabili

dei cambiamenti nel comportamento.

COMPONENTI DI UN PROGRAMMA

ABA/VB DI QUALITÀ

• Valutazione del linguaggio e delle abilità di

apprendimento (ABLLS o VB-MAPP)

• Applicazione della relativa letteratura per

sviluppare procedure d’insegnamento

• Forte enfasi sullo sviluppo della comunicazione

funzionale

• Combinazione di prove di insegnamento in NET ed

ITT

VB - MAPP

I PROGRAMMI ABA - VB

UN PROGRAMMA ABA-VB SI CONCENTRERÀ

SU...

1. Motivare la risposta

2. Iniziare il linguaggio spontaneo

3. Rispondere a domande

4. Etichettare stimoli (oggetti, azioni, eventi,

proprietà, relazioni, etc.)

5. Rispondere ad istruzioni

6. Utilizzare le capacità visive

7. Utilizzare le abilità di imitazione

I PROGRAMMI ABA - VB

…E PUÒ COMPRENDERE INOLTRE:

8. Ridurre i comportamenti problema

9. Aumentare i comportamenti appropriati

10. Abilità accademiche

11. Interazione con i pari/socializzazione

12. Abilità di gioco indipendente

13. Autonomie

14. Alimentazione

15. Toilet training

LINEE GUIDA DEL BACB PER IMPLEMENTARE L’ABA

Tre caratteristiche generali: 1. “Un’analisi obiettiva sulle condizioni dell’utente attraverso

l’osservazione di come l’ambiente agisce sul comportamento dello stesso, come evidenziato attraverso un’appropriata raccolta dati”;

2. “L’importanza data al contesto in cui è avvenuto il comportamento ed il valore del comportamento per l’individuo e la comunità”;

3. “Utilizzazione dei principi e procedure dell’analisi comportamentale affinché la salute dell’utente, la sua indipendenza e la sua qualità di vita siano migliorati”.

Associazione G.A.P. – Genitori Autismo Puglia O.N.L.U.S.

www.associazionegap.org

[email protected]

[email protected]

GRAZIE PER L’ATTENZIONE