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Il Piano Strategico di Rimini e del suo territorio “WELFARE E COESIONE SOCIALE ” Gruppo di lavoro G4 Volume 0 Inquadramento del tema e stato dell’arte

welfare e coesione sociale - volume 0

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i quaderni del Piano Strategico di Rimini

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Il Piano Strategico di Rimini

e del suo territorio

“WELFARE E COESIONE SOCIALE ”

Gruppo di lavoro G4

Volume 0 Inquadramento del tema

e stato dell’arte

Associazione Forum Rimini Venture

Direzione del Piano Strategico di Rimini

Palazzo del Turismo, Piazzale Fellini 3

47921 - RiminiTelefono: 0541 704377

Fax: 0541 704632E-mail: [email protected]

sito: www.riminiventure.it

Rimini, la città

che accoglie tutti

Giugno 2012

COMPOSIZIONE DEL LABORATORIO

PortavoceMarzi LucianoRosati DavideBonopera SabrinaKristian Gianfreda

CoordinamentoMaurizio Ermeti

Coordinamento TecnicoValentina Ridolfi

PartecipantiBaldassarri Emiliana Barbieri Francesca (Comune Rimini)Bonopera Sabrina (CDS Rimini)Borghini Pietro (Cons.Soc.Rom.)Calderoni Maria (Dir.amm.coop Ali e Radici)Ceccarelli Elisabetta (Ass. Itaca)Cerotti Luca (CDO)De Paola Francesco Debebe Debora (Coop Eucrante)Fabbri Cristina (Coop. Soc. Ambra)Fabbrini Livia (Inopera)Farneti Anna (Ass.Papa Giov.XXIII)Ferrini Valentina (Pres.coop Ali e Radici)Forcellini Carla (BMinM)Forcellini Carla (BMinM)Ghiberti Piera (Ausl)Giannini Stefano (Azione Cattolica)Giorgetti Tatiana (Centro per L’impiego)Grossi Leonina (Ass.Banca del tempo)Gulino Katia (Confcooperative)Kamaraku Edmond Lombardini Michela (Serviceweb)Manao’ Emilio (Rete GLBTQE Rimini Pride)Mariani Cinzia (Coop Metis)Marmo Francesca (Comune di Rn)Marzi Luciano (Caritas Diocesana)Mazzotti Fabio (Comune di Rn)

Mussoni Werther (Cento fiori social club)Perazzini Francesca (Ass. Ippocampo)Romersa Giorgio (Ass. Alzheimer)Salvi Rossella (Provincia di Rn)Scarpellini Milena (Ausl)Scattaglia Felice (Ass. L’incontro)Soldati Roberto (Ass. Papa Giovanni XXIII)Spaggiari Massimo (ARCI)Venturini Adele (Yoga L’Ancora)Vignali Roberto (Coop Il Millepiedi)Zavatti Barbara (APS) Zoffoli Maria Pia (Forum per la Famiglia)

Gruppo di lavoro G4

“WELFARE E COESIONE SOCIALE ”

INDICE

1.MANDATO RICEVUTO DAL PIANO.........................................................4Contenuti specifici elaborati all’interno del piano

1.1 Il Piano Strategico e il Gruppo di lavoro G4................................................................5Gli ambiti e le azioni che il laboratorio intercetta

1.2 Strategia e contenuti specifici..................................................................................6Definizione di strategie, proposte e azioni su quattro macro-aree riferite a: welfare delle capacità, qualità urbana, capacità di accoglienza e risposta ai bisogni, cittadinanza e qualità della vita

2.ISTRUTTORIA DI PROGETTO...............................................................8Riconferma delle priorità individuate e aggiornamenti sui lavori in essere

2.1 Un Piano Strategico del Welfare.................................................................................9Impostazione di un Piano strategico di settore per il welfare

2.2 Sottogruppi e aree di lavoro...................................................................................14Definizione dei sottogruppi e delle aree di lavoro: coesione sociale, welfare delle capacità, famiglie, housing e spazi di vita

3.OBIETTIVI, STRATEGIE E PROPOSTE PROGETTUALI.........................22Prima fase di lavoro

3.1 Strategie e proposte............................................................................................23Lavoro nei sottogruppi ed individuazione di: criticità, paesaggi sociali auspicati e possibili strategie e pro-poste

4.PROSSIME ATTIVITA’.........................................................................35

4.1 Individuazione di proposte innovative sperimentali e di proposte di miglioramento della governance e degli strumenti attuali.

1. MANDATO RICEVUTO DAL PIANO

Gruppo di lavoro G4

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“WELFARE E COESIONE SOCIALE ”

1.1 Il Piano Strategico e il gruppo di lavoro G4

1.2 Strategia e contenuti specifici

Il sistema territoriale della Regione Emilia Ro-magna ha raggiunto importanti traguardi nei di-versi campi della vita economica, sociale e civile e posizioni di vertice sul piano nazionale ed eu-ropeo. Il successo di tale sistema è in generale ricon-ducibile alla forte compenetrazione tra piccola e media impresa, alla formazione tecnica e profes-sionale, all’organizzazione degli usi del territorio e non da ultimo alla densità delle reti sociali. Tuttavia, l’impoverimento del contingente de-mografico che si è verificato negli ultimi anni ha sensibilmente agito sul mix sociale, impoverendo l’arco delle classi e generando nei centri urbani segregazione e degrado sociale. A ciò si aggiun-gano le conseguenze del fenomeno dell’immigra-zione che, se da un lato rappresenta una risorsa necessaria per lo sviluppo economico, richiede dall’altro precise politiche di integrazione che interessano l’intero tema del welfare, dalla casa, alla scuola, alla cultura, ai servizi. Per fornire una risposta a queste esigenze si deci-se, nella prima fase del Piano Strategico, di cre-are un gruppo di lavoro che si concentrasse sulla

ridefinizione di un territorio coeso con l’obiettivo di innescare un nuovo circuito virtuoso tra le re-altà del territorio che rendesse le persone prota-goniste dello sviluppo. L’azione di questo gruppo, denominato “Rimini città che soddisfa i bisogni di tutti i cittadini”, si delineò fin da subito trasversale rispetto a tutti gli altri campi di intervento tanto che, alla fine del percorso, finì per “dettare” la stessa vision del Piano, ovvero la centralità della persona nella sua individualità e nei ruoli sociali che ciascuno è chiamato a svolgere, nel rispetto e nella tutela della sua dignità, della libertà e delle pari oppor-tunità. L’anima della città vive, dunque, nella rete di relazioni interpersonali che viene intrecciata ogni giorno e quel continuo divenire rende la città unica.Con questa accezione, la tematica del sociale è poi confluita nell’Ambito strategico 4, “La qualità di un territorio ricomposto e coeso”, che restitu-isce un’immagine unitaria di un territorio forte

della sua identità, ma aperto alle diversità.

Il mandato ricevuto dal Piano strategico sottoli-nea come, oltre all’integrazione urbana e terri-

toriale e ad una nuova attenzione alla qualità urbana e dell’ambiente, un fattore determinante per la ricomposizione e l’attrattività del territorio sia la capacità di creare le condizioni per favorire

la coesione sociale, rispondendo ai biso-gni in maniera differenziata. Questo a partire da uno dei requisiti di fondo di

una buona accoglienza, ovvero la disponibilità dell’offerta di casa che rientra nel più ampio tema

dell’housing.

Altro tema individuato come strategico è quello dell’occupazione, o meglio dell’investimento sul-la formazione del capitale umano al fine di poten-

ziarne le capacità (“welfare delle capacità”) e le conseguenti possibilità di inserimento o re-inserimento nel mercato del lavoro.

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Più in generale, viene auspicata una maggiore attenzione al cittadino, alla persona. Questo im-plica la necessità di investire a tutto campo sulle diverse fasce della cittadinanza: sull’infanzia e l’adolescenza, a partire dall’attenzione posta ai luoghi e ai servizi per i bambini e i ragazzi; sugli anziani, per esempio sperimentando sistemi di reimpiego dei pensionati anche a sostegno delle famiglie e della popolazione attiva; sull’integra-zione degli immigrati.

Tutte le azioni strategiche possono trovare rispo-sta efficace a partire dal potenziamento e dalla messa in rete dell’assetto associazionistico che già oggi rappresenta una eccellenza riconosciuta e diffusa su tutto il territorio riminese.

Gruppo di lavoro G4

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Gruppo di lavoro G4

2. ISTRUTTORIA DI PROGETTO

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“WELFARE E COESIONE SOCIALE ”

2.1 Un Piano Strategico del welfare

2.2 Sottogruppi e aree di lavoro

In riferimento a questo quadro di partenza e di indirizzo, si è ritenuto di dar vita, nella secon-da fase, ad un vero e proprio piano strategico di settore per tutte le tematiche del welfare e del sociale.Il lavoro è stato impostato assieme agli Assesso-rati alle politiche sociali del Comune di Rimini e della Provincia ed è stato sviluppato a partire dalla convinzione che tutte le azioni strategiche possono trovare una risposta efficace a condizione di far leva sulla messa in rete dell’assetto asso-ciazionistico che già oggi rappresenta una eccel-lenza riconosciuta e diffusa su tutto il territorio riminese.Per questo, l’avvio del processo ha coinciso con il coinvolgimento di tutte le realtà associative e co-

operative: ciò ha significato aprire il gruppo di la-voro a contributi diversi e confrontarsi con tutti i soggetti portatori di esperienze e competenze spe-cifiche in ambito sociale. Uno degli sforzi mag-giori in questa prima fase è stato proprio quello di far capire ai partecipanti la natura stessa del Piano strategico, ovvero di uno strumento che si pone una visione e un orizzonte medio-lungo, non riconducibile a valutazioni di carattere prescrit-tivo, contingente e socio-economico, ma alla co-struzione di un progetto strategico imperniato su obiettivi di qualità condivisi. Ciò ha inoltre “for-zato” un cambiamento di approccio nell’azione da sviluppare ed intraprendere.

Per rendere fin da subito più efficace l’analisi dello stato di fatto e la conseguente elaborazione di possibili strategie, proposte e azioni più pun-tuali, la successiva fase di lavoro operativo è stata svolta ripartendo l’assemblea in 4 sottogruppi di lavoro sulla base delle 4 tematiche di interesse indicate dal Piano strategico generale al Piano di settore:

1. Coesione sociale2. Welfare delle capacità3. Le nostre famiglie al centro4. Housing e spazi di vita

Per ciascuno dei sottogruppi è stato individuato un portavoce, scelto tra i partecipanti al gruppo

stesso, con il compito di coordinare i lavori te-matici e di riportarne gli esiti in sede plenaria. In questa fase il lavoro è stato accompagnato da facilitatori professionisti, che hanno supportato i portavoce nell’obiettivo sia di favorire l’adozione di un linguaggio condiviso tra tutti i partecipan-ti, sia di accompagnare la presa di distanza dagli interessi particolari, da una parziale e ristretta visione delle problematiche sociali, che spesso deriva dal fatto che la loro visione ed eventuale soluzione, parte unicamente dalla realtà di ap-partenenza degli attori individuati, prescindendo dalla molteplicità e diversità di altre componenti. Il lavoro portato avanti è stato dunque anche una occasione di confronto e crescita per ciascun par-tecipante.

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Gruppo di lavoro G4

3. OBIETTIVI, STRATEGIE E PROPOSTE PROGETTUALI

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3.1 Strategie e proposte

Da un punto di vista metodologico, la prima fase di lavoro è stata condotta utilizzando il sistema GOPP (Goal Oriented Project Planning) ovvero un metodo direttamente finalizzato a pianificare il progetto sulla base dell’individuazione di obiet-tivi e ricadute specificamente calibrati sulla re-altà per cui il progetto è pensato. All’interno di ciascun sottogruppo sono state quindi, in primo luogo, individuate le criticità principali ravvisate dai partecipanti rispetto al contesto territoriale riminese. Successivamente si è provveduto a rior-dinare tali criticità riconducendole all’interno di raggruppamenti tematici (cluster) di riferimento.Nella fase seguente, le criticità sono state poi “ri-baltate” in scenari positivi (“paesaggi sociali”) auspicati per il futuro, individuando le conse-guenti linee di intervento necessarie per raggiun-gere tali scenari. Su ciascuna di queste azioni si è infine fatta un’analisi volta ad approfondirne i contorni in riferimento allo stato dell’arte attuale e alle azioni da perseguire per costruire, a medio e lungo termine, gli step necessari a raggiungere il paesaggio sociale desiderato.

Di seguito i risultati elaborati nella prima fase per ciascun sottogruppo di lavoro.

1. COESIONE SOCIALE

Il presuppostoIl tema della coesione è fondamentale e necessa-rio per la città di Rimini, affinché si possa giun-gere ad un obiettivo di benessere e di qualità del-la vita per la maggior parte dei suoi cittadini, sia per coloro che abitano la città (cioè i residenti, quelli nativi e quelli “nuovi”, in particolare gli stranieri), sia per coloro che la “utilizzano” (i tu-risti, i lavoratori temporanei, i migranti in cerca di occupazione, ecc.).Pertanto il fattore determinante per ricomporre e rendere attrattivo e accogliente il nostro territorio

è la capacità di creare condizioni per favorire la coesione sociale, accogliendo tutti e rispondendo ai diversi bisogni in maniera differenziata.

La visione strategicaLe persone devono ritornare ad essere sogget-ti centrali nell’azione di sviluppo della città. In quest’ottica Rimini vuole porsi come la città che è attenta a tutte le diversità, nel senso di un’atten-zione capace di:

- gestire le diversità (saper rispondere alle do-mande delle differenti fasce di popolazione, in particolare quelle più vulnerabili come i bambini, gli adolescenti, gli anziani, i sogget-ti svantaggiati, i migranti, ecc.);

- valorizzare le diversità (saper promuovere azioni tese non solo a migliorare le condizio-ni di vita delle persone, ma soprattutto tese a valorizzare le loro capacità).

Si potrebbe sintetizzare il percorso di lavoro di questo sottogruppo con due brevi didascalie:

“RIMINI OGGI: città delle diverse cittadinanze, delle differenze e delle individualità”

“RIMINI DOMANI: città coesa che riafferma la centralità della persona e che accoglie tutti come cittadini”

I cluster e i “paesaggi sociali de-siderati”Sono stati individuati tre orizzonti di riferimento a partire dalla sintesi dei contributi portati dai partecipanti:

1. “La persona soggetto di sviluppo”2. “Centralità delle relazioni”3. “Rimini città educante e inclusiva”

In sintesi, per ciascuno di questi temi sono sta-

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te individuate le linee di azione strategica, sulle quali sarà necessario lavorare nei prossimi anni per rendere una immagine nitida di quelli che ora sono appunto solamente “orizzonti”.

1. “La persona soggetto di sviluppo” (Rap-presentanza e partecipazione attiva)

I. Coinvolgere tutti gli attori, pubblici e pri-vati, ad una rete di relazioni riconosciuta: l’obiettivo è quello di creare un Tavolo Permanente Pubblico/Privato che coinvol-ga tutti i portatori di interesse, attraverso l’individuazione di strategie e obiettivi condivisi.

II. Consentire la partecipazione attiva dei cit-tadini e delle loro famiglie nell’organizza-zione dei servizi sociali, attraverso il sup-porto ad azioni finalizzate a fornire risposte ai bisogni e favorendo il “mutuo aiuto”.

III. Dalla consapevolezza che la “terza età” sia una ricchezza da impiegare e stimolare attraverso la valorizzazione della “memo-ria” e dell’esperienza, sviluppare forme di integrazione tra anziani e scuola, anziani e mondo del lavoro (ad. esempio le imprese artigiane), anziani e società civile. (Il tema del re-impiego delle risorse e delle capaci-tà della popolazione anziana dovrà essere confrontato nell’ambito delle azioni messe in campo dal sottogruppo “Welfare delle capacità”.)

IV. Aumentare la capacità di intercettare il disagio nelle sue molteplici forme attraver-so interventi mirati sul territorio, a partire dall’ambito scolastico: l’obiettivo è la rea-lizzazione di politiche sociali strutturate in grado di promuovere adeguati strumenti di prevenzione, intercettare criticità e proble-matiche, attivare idee e progetti capaci di individuare idonee soluzioni.

2. “Centralità delle relazioni” (Coesione sociale e culturale)

I. Realizzare la “casa della cultura”, un la-

boratorio sociale che promuova opportu-nità di relazione, fruibilità degli strumenti di conoscenza della diversità, disponibilità di informazioni necessarie all’abbattimen-to dei pregiudizi, attraverso scambi ed incontri tesi a riconoscere e accogliere la diversità nei suoi diversi volti: l’obiettivo è quello di perseguire un “patto sociale” mediante il quale riconoscere la centralità e il valore di ogni persona. (Si rende neces-saria una collaborazione con il G3 Gruppo Cultura, partendo dalle riflessioni in esso maturate intorno al tema dell’intercultura.)

3. “Rimini: città educante e inclusiva” (Azioni di educazione e integrazione)

I. Attuare una politica educativa integrata sul tema delle diversità nella sua ampia accezione, per l’abbattimento di ogni tipo di pregiudizio, discriminazione e per il ri-spetto di genere, promuovendo l’accesso dei cittadini alle informazioni utili per il sostegno delle persone in difficoltà; l’obiet-tivo è la realizzazione di iniziative diffuse e integrate utili ad accrescere la sensibilità e la conoscenza nei confronti della diversità.

II. Realizzare attività destinate agli studenti che promuovano la cultura e il valore del-la coesione sociale, ad esempio attraver-so l’istituzione di crediti formativi per le scuole secondarie di 2° e l’Università: dal momento che le esperienze attualmente in atto sono numericamente esigue, l’obiet-tivo è raggiungere un’ampia diffusione di percorsi formativi.

III. Intervenire sul problema dell’abbando-no scolastico dei ragazzi, in particolare quelli stranieri che attualmente è stimato al 46%, potenziando la rete di sostegno per l’inclusione scolastica e soprattutto extra-scolastica. (Si rileva l’esigenza di un

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allargamento specifico della riflessione in quest’ambito relativamente ai progetti di accompagnamento scolastico e di integra-zione rivolta a studenti delle scuole secon-darie affrontati dal sottogruppo “Famiglie al centro”).

2. WELFARE DELLE CAPACITA’

Il presuppostoParlare di lavoro in generale, e sempre di più alla luce delle criticità poste in campo dal contesto socio-economico attuale, significa affrontare un tema che è quanto mai al centro dello stesso sta-tus di cittadino. Il lavoro è dunque un argomento necessariamente fondante in qualunque ragiona-mento si voglia sviluppare sul futuro di un terri-torio.

La visione strategica Di fronte alle sfide di una società sempre più complessa, la visione strategica cui il gruppo fa riferimento disegna la Rimini che verrà come una realtà capace di garantire accessibilità ai mon-di del lavoro per tutti i suoi cittadini in modo da renderli in grado di concorrere fattivamente al funzionamento della città e alla costruzione del suo sviluppo nel segno dell’equilibrio, della qua-lità, della solidarietà e della convivenza civile. Per questo è determinante e sempre più urgente accompagnare il passaggio da un welfare “assi-stenziale”, che mira al miglioramento delle con-dizioni di vita delle persone, ad un welfare attivo, che opera per potenziare al massimo le capacità delle persone per consentire loro di concorrere al meglio, ciascuno in rapporto alle proprie possibi-lità, al benessere dell’intera collettività.

I cluster e i “paesaggi sociali de-siderati”3 le aree di intervento individuate dal gruppo:

1. Inserimento lavorativo2. Rispetto delle regole del mercato del

lavoro3. Affidamento delle commesse

1. Area 1 - Inserimento lavorativoQuest’area è nata dall’esigenza di migliorare le modalità con le quali parte della popolazione del territorio, con una particolare attenzione alle componenti più deboli, si affaccia sul mercato del lavoro. Ad oggi i punti emersi sono 6:

I. Promuovere specifiche incentivazioni co-

munali e provinciali per l’inserimento lavorativo sia dei giovani che di per-sone in età avanzata

II. Consolidare nuove pratiche di incentiva-zione sia a livello comunale che a livello

provinciale per il re-inserimento lavo-rativo di quanti appartengono a categorie che attualmente non godono di agevolazio-ni in tal senso.

III. Riaffermare la centralità dei bisogni delle imprese in sede di progettazione e gestione dei programmi formativi.

IV. Lavorare a tutto campo sulla formazio-ne, operando in una logica di empower-ment al fine di dare alle persone strumenti utili per reinterpretare il proprio percorso lavorativo e percorsi di autoriflessione che ne favoriscano un inserimento più ampio nel contesto socio-economico.

V. Operare al contempo per sviluppare nuove

opportunità di lavoro (job creation) guardando anche ai nuovi orientamenti che trasformano il mercato del lavoro

VI. Definire strumenti innovativi per sup-portare meglio l’incrocio tra do-manda e offerta.

2. Area 2 - Rispetto delle regoleIn quest’area il Gruppo di lavoro ha voluto porre l’attenzione sulla tendenza, molto diffusa, di elu-

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dere per quanto possibile le norme già esistenti che tutelano il mercato del lavoro. Ci siamo quin-di prefissati i seguenti 3 obiettivi:

I. Ridurre di almeno il 50% l’ uso e l’

abuso di forme contrattuali distorte riguardanti l’inserimento lavorativo. Con ciò vogliamo porre l’attenzione sulla rica-duta positiva, in termini economici e so-ciali, che possono avere contratti di lavoro stabili e rispettosi. Il punto sarà da vedere anche in riferimento alla nuova normativa nazionale in materia di lavoro, attualmente in iter.

II. Raggiungere una adeguata e diffusa applicazione delle legislazioni, per l’inserimento lavorativo di persone con di-sabilità certificata o appartenenti alle cate-gorie protette. Saranno inoltre state messe a punto condizioni di accesso e permanen-za dei disabili, in azienda e in contesti la-vorativi in genere.

III. Definizione di regole per una nuova economia sociale, che prevede integra-zioni virtuose tra Ente Pubblico, Privato,

Imprese e No-profit condivise da tutti gli attori socio-economici del territorio e dalle Istituzioni.

L’esplicitazione di questo punto auspica

la capacità di implementare percorsi di coprogettazione tra pubblico, pri-vato e privato sociale, stringendo al-leanze che si confrontino sulla traccia di quanto indicato dal prof. Zamagni (sussi-diarietà circolare: compartecipazione pro-gettuale tra ente pubblico privati e soggetti del no-profit - coop sociali e associazioni ). Legata a questo punto è la necessità di in-

dividuare dei confini di comunità (una comunità è tale se ha dei confini), entro cui gestire un processo di integrazione lavora-tiva con modalità ben regolamentate.

3. Area 3 - Affidamento delle commesseQuest’area è risultata essere una delle più sentite dal Gruppo di lavoro. Tutto nasce dall’esigenza di conferire maggiore trasparenza ed equità al rap-porto tra committenza e affidatari dei servizi. Due le principali modalità ad oggi individuate:

I. La prima è definire e condividere un pro-getto politico integrato per il governo del welfare territoriale. Il progetto così ar-ticolato prevede 6 azioni principali:

- Ottimizzazione dei progetti prove-nienti dallo stesso Ente attraverso la definizione di obiettivi condivisi e loro

integrazione (es. dall’ente pubblico ci sono diversi progetti diretti a una particolare fascia protetta ma che sono erogati da settori diversi e quindi pro-getti che “non dialogano tra loro” e nn tengono conto l’uno dell’altro.);

- Definizione e attuazione da parte

dell’Ente committente di un Regola-mento per l’estensione e la gestione dei bandi per l’inserimento lavorativo delle categorie svantaggiate attraverso un innalzamento delle quote di affi-damento degli appalti pubblici ai pri-vati. L’importante è che all’interno ci siano le clausole sociali;

- Definizione condivisa degli obiet-tivi economici e sociali attesi,

anche attraverso la consapevolez-za che l’offerta “economicamente più vantaggiosa” è quella che tiene conto anche del risparmio derivante dai mi-nori oneri assistenziali conseguenti al passaggio da assistito a membro atti-vo.

- Attivazione di processi forma-tivi e conseguente incremento della

consapevolezza degli attori sociali coinvolti;

Gruppo di lavoro G4

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- Definizione e applicazione di forme contrattuali adeguate

- Monitoraggio per la verifica del controllo del processo e dei risultati,

attraverso un regolamento che renda operativo il controllo di programma.

II. Seconda modalità, saranno state defi-nite e condivise una Carta dei valori e

una Carta dei sistemi dotate di una loro coerenza interna e della capacità di man-tenere una loro validità nei lunghi periodi.

Per Carta dei Valori si intende un docu-mento, non legato ad un singolo ente, che

individua principi etici generali e valori

condivisi, da tutti i soggetti coinvolti sul territorio.

La Carta dei Sistemi invece è un neolo-gismo nato all’interno del Gruppo di lavoro e sta ad indicare un insieme di caratteri-stiche, prerogative ed elementi essenziali che possano costituire l’essenza di un si-stema organizzativo, sia esso pubblico che privato.

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3. LE NOSTRE FAMIGLIE AL CENTRO

Il presuppostoLe famiglie vanno considerate nella loro estrema complessità, pertanto la messa in atto di strate-gie e progetti specifici in questo campo non può prescindere da una analisi approfondita delle problematiche e sfide della vita quotidiana a cui ogni individuo deve far fronte poiché queste va-riabili hanno una innegabile influenza ed evidenti ripercussioni nella vita dell’individuo all’interno di una città, sia in campo lavorativo sia nel campo delle relazioni sociali.

La visione strategicaIl lavoro del gruppo parte dalla messa in luce di alcuni punti chiave che ruotano attorno al tema dei nuclei familiari, declinati nelle loro moltepli-ci sfaccettature e sintetizzabili nel modo seguen-te: - Le famiglie come luogo originario delle ca-

pacità relazionali degli individui e come sor-gente di capitale sociale, nelle sue dimensio-ni bonding e bridging.

- Le famiglie intese nella loro soggettività so-ciale e nella loro capacità di farsi carico del lavoro di cura e di risposta a bisogni sempre più complessi e non più come “ammortizza-tore sociale” a costo zero.

- Le famiglie considerate anche nelle loro fra-gilità, non solo di natura economica, ma an-che nelle loro difficoltà relazionali sia intra che inter familiari.

I cluster e i “paesaggi sociali de-siderati”Sulla base dell’analisi delle famiglie sono stati individuati sei cluster:

1. Famiglie e lavoro2. Famiglie e carico di cura3. Famiglie e fisco4. Famiglie e accesso alle informazioni

5. Reti e relazioni sociali6. Educativo / Alleanze educative / Coppia

A partire da questa declinazione sono state indi-viduate le linee di azione di seguito descritte.

1. “Famiglie e lavoro”Il tema della conciliazione famiglia – lavoro, o meglio della armonizzazione tra lavoro retribuito e vita familiare è un tema di particolare attualità. Questo comporta due assunti di base: il ricono-scimento del lavoratore come persona che è parte di un intreccio complesso di relazioni di cui si fa carico; il riconoscimento delle famiglie come soggetto sociale ed economico e come stakehol-der delle aziende.In questo quadro di riferimento, il lavoro di cura della famiglia diventa particolarmente urgente per quelle famiglie che alla nascita di un figlio, si trovano nella particolare difficoltà di dover ar-monizzare la propria vita professionale e quella familiare. Per questo abbiamo individuato alcuni obiettivi strategici particolarmente cogenti e ne-cessari:

I. Nel nostro territorio il problema della di-sponibilità di posti negli asili nido è di drammatica attualità. In attesa di indivi-duare le modalità con cui affrontare il pro-blema, abbiamo identificato come obiettivi strategici:

a. L’aumento del 50% dei posti disponibili per la fascia 0-3 anni nel medio periodo.

b. La copertura totale della domanda di posti per la fascia 0-3 anni per le fami-glie in situazioni di disagio/fragilità nel breve periodo.

II. Una gestione più flessibile nella risposta che i servizi danno alle famiglie per realiz-zare quella armonizzazione tra tempi di la-voro e la cura della famiglia. Non nel senso di creare nuove strutture, bensì di rendere la fruibilità di quelli già esistenti maggior-mente compatibile con le esigenze delle

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famiglie lavoratrici o in cerca di lavoro.

III. Diffusione delle iniziative di Corporate Family Responsability, in cui le imprese stabiliscono alleanze con i propri dipen-denti avviando iniziative di supporto e mo-delli organizzativi flessibili per rispondere alle esigenze di armonizzazione famiglia – lavoro. Si tratta cioè di diffondere una cul-tura nuova in cui le imprese riconoscono che ciò che è bene per i propri dipenden-ti è bene anche per le imprese stesse. Su questo fronte appaiono interessanti come esempi di riferimento le iniziative di cre-azione di reti territoriali di Welfare Azien-dale e Interaziendale, realizzate in un’otti-ca di sussidiarietà circolare, coinvolgendo cioè non solo la business community, ma anche gli enti locali, il terzo settore e la società civile organizzata.

2. “Famiglie e carico di cura”Il tema del supporto alla famiglia nel suo com-pito di cura è molto sentito nel nostro territorio. In termini di paesaggio sociale desiderato quello individuato dal nostro gruppo è il seguente:

I. Diversificazione dei servizi per ammalati (servizi di assistenza) e adattabilità/flessi-bilità ai bisogni delle famiglie.

II. Il carico/costo economico del lavoro di cura a carico delle famiglie è abbassato del 30% (vantaggi fiscali).

3. “Famiglie e fisco”Il tema dell’equità e della non discriminazione delle famiglie è una condizione sine qua non per l’introduzione di un nuovo modello di welfare che riconosca la soggettività sociale della famiglia. Fatta questa premessa, abbiamo individuato que-sti obiettivi:

I. Il costo economico del lavoro di cura non deve essere considerato reddito disponibi-le.

II. Occorre una maggiore equità orizzontale

negli scaglioni e nella definizione delle ta-riffe e degli accessi ai servizi.

III. E’ necessario introdurre meccanismi di accertamento/verifica più efficaci e che permettano una fotografia attendibile della realtà, incrociando dati di origine diversa (ad esempio redditi, consumi e patrimoni) in fase di controllo.

4. “Famiglie e accesso alle informazioni”

Nella prima fase degli incontri è emersa una diffi-coltà delle famiglie a reperire le informazioni sui servizi, sulle agevolazioni e sulle opportunità di cui possono usufruire. Ne è quindi risultato il se-guente paesaggio sociale desiderato:

I. L’informazione raggiunge le famiglie (e non il contrario).

II. Le famiglie potranno usufruire di punti in-formativi diffusi sul territorio e sul mondo del lavoro.

III. Social Network informativi dedicati alle famiglie.

5. “Reti e relazioni sociali”

I. Famiglie promotrici di azioni sociali per il benessere

a. Le famiglie si aggregano in modo infor-male o formale per acquistare / erogare direttamente servizi a costi inferiori ri-spetto al mercato e avviando almeno tre progetti nell’arco di tre anni.

b. Le famiglie si aggregano in modo forma-le o informale per acquistare prodotti a prezzi scontati aumentando il numero o estendendo l’attività delle attuali espe-rienze presenti sul territorio (ci si riferi-sce al tema dei GAS- Gruppi di Acqui-sto Solidale).

II. Le solitudini sono superate dalla condivi-sione di spazi e luoghi

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a. Entro due anni vanno individuati in ogni quartiere spazi e luoghi aperti alle varie forme di famiglie (monogenitoriali, an-ziani soli, famiglie allargate, etc.) dove si possono incontrare e stabilire relazio-ni anche in un’ottica intergenerazionale.

b. Attivazione di un servizio specifico che si occupi di incontrare / contattare di-rettamente sul territorio le persone sole e i casi di disagio, potenziando e ricono-scendo il ruolo del “vicinato”.

III. Famiglie solidali e aggregate in rete

a. Avvio di almeno 3 esperienze di “portie-rato sociale” (e/o di isolato o di comuni-tà) nei prossimi 5 anni.

b. Avvio entro 2 anni di un social network specifico per favorire l’aggregazione e la condivisione di informazioni ed espe-rienze tra le famiglie.

IV. Le famiglie immigrate sono integrate nel nostro sistema

a. Aumento del 50% del livello di alfabe-tizzazione in lingua italiana delle donne immigrate.

b. Aumentare del 50% le iniziative e i luoghi destinati alla integrazione multi-culturale, puntando in modo prioritario sulla scuola primaria come luogo privi-legiato.

6. “Educativo / Alleanze educative / Cop-pia”

I. Individuare entro 2 anni un momento / periodo dell’anno da dedicare alla condi-visione / formazione / supporto alla geni-torialità, puntando alla collaborazione tra Istituti Scolastici / Associazioni / Terzo settore / Istituzioni (es. Mese delle Fami-glie).

II. Creare entro 2 anni un coordinamento / si-

nergia tra Tribunale / Centro per le Fami-glie / Istituzioni / Associazioni per fornire un supporto alle famiglie in difficoltà e in fase di separazione, con particolare atten-zione ai figli.

III. Realizzare entro 2 anni percorsi di col-laborazione tra Istituzioni (Licei, Istituti Tecnici e Professionali, CPI, etc.) ed Asso-ciazioni per progetti di accompagnamento scolastico e di integrazione per studenti delle scuole secondarie (nel I o II anno).

IV. Prevedere entro 3 anni momenti specifi-ci, nel corso dell’ultimo anni degli Istituti della scuola Secondaria, dedicati al tema della affettività.

V. Attivare un servizio di supporto e di intro-duzione alla vita di coppia e alle responsa-bilità ad essa connesse, per tutti coloro che si avvicinano al matrimonio, creando una collaborazione tra Comune e Associazioni.

VI. Avviare entro 1 anno uno studio sulla possibilità di estendere l’uso dei voucher per garantire la libertà di scelta educativa, garantendo la parità di accesso e ponen-do particolare attenzione alle situazioni di disagio e valorizzando il merito scolastico.

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4. HOUSING E SPAZI DI VITA

Il presuppostoIl tema dell’housing sociale è strettamente legato alle analisi che riguardano i sistemi funzionali e morfologici dell’intera città. Più in generale l’abi-tare è il fondamento e il punto di partenza per la vita quotidiana di ciascuno e il luogo in cui si torna, alla ricerca degli affetti e di un posto si-curo, al riparo dalle difficoltà e dalle preoccupa-zioni che spesso si cerca ‘di non portare a casa’. Si comprende dunque il ruolo strategico che que-sto spazio rappresenta per ciascun individuo, in modo particolare per le persone che appartengo-no al segmento più debole della società.

La visione strategicaL’analisi del disagio abitativo nelle sue varie for-me consente l’individuazione dei bisogni delle categorie deboli ai quali deve essere data una risposta che tenga necessariamente conto del-le relazioni e delle ripercussioni sulla gestione del territorio e di conseguenza l’influenza sulla qualità della vita di tutti i cittadini. Una visio-ne strategica in questo settore deve infatti saper leggere con attenzione le possibili trasformazioni alla luce delle ricadute sociali, in modo tale da evitare che si realizzino operazioni urbanistiche che possano comportare la separazione e in qual-che modo la ‘ghettizzazione’ delle categorie svan-taggiate in isole dotate dei servizi necessari, ma pur sempre isole.La città deve rispondere alla domanda di edilizia sociale a canone moderato per giovani, famiglie e nuovi abitanti, così come alla richiesta di servizi per anziani, disabili o altre persone in difficoltà, tenendo sempre presente che una città integrata è una città che funziona ed è in grado, con le sue forze, di superare le stagioni di crisi grazie alle relazioni e ai circuiti virtuosi che solo in ambienti ‘diversamente ricchi’ si possono attivare.

I cluster e i “paesaggi sociali de-siderati”Il lavoro del gruppo dell’Housing sociale ha por-tato a definire tre aree di intervento:

1. La pianificazione territoriale2. La fruibilità del territorio3. Il problema abitativo

I tre temi risultano particolarmente interconnessi tra loro ma è comunque possibile fare un ragiona-mento distinto per ciascuno.

1. La pianificazione territoriale

I. Spazio nelle scelteIl nodo fondamentale da risolvere è lo scar-so peso delle categorie deboli nella fase progettuale dell’amministrazione pubbli-ca, pertanto si prevede che i rappresentan-ti dei cittadini possano dare un parere di-retto sulle scelte che incideranno sulle loro vite dal punto di vista dei benefici sociali che se ne possono trarre. In questi termini risulta essenziale il coinvolgimento delle parti sociali per definire una visione con-divisa che possa fungere da guida per gli interventi.

II. Spazi verdi e ricreativi accessibili alle di-verse categorie di cittadini.I piani urbanistici in fase di elaborazione metteranno al centro le esigenze delle ca-tegorie deboli e renderanno gli spazi verdi e gli spazi ricreativi pubblici facilmente fruibili ed accessibili per tutti, con par-ticolare attenzione agli anziani, disabili, bambini e famiglie.

III. Città armonica nelle sue partiMaggiore attenzione sarà data alla distri-buzione dei servizi essenziali sul territorio. In ogni quartiere saranno presenti servizi essenziali e dove non sarà possibile verrà garantito il trasporto verso il servizio man-cante. Partendo dal presupposto che sono le persone i soggetti da cui partire, occor-

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rerà riconoscere le molteplici risorse del territorio per identificarne le potenzialità e trasformare la città in uno spazio resilien-te.

2. La fruibilità del territorio

I. Eliminazione delle barriere architettoni-che ancora esistenti e creazione di stru-menti di accompagnamento e controllo ef-ficaci che favoriscano l’adeguamento e che intervengano sulle situazioni non idonee e sulla costruzione di nuove strutture.

II. Trasformazione della destinazione d’uso dei locali degli ex-quartieri in luoghi ag-gregativi multifunzionali, affidando la gestione a turno alle diverse Associazio-ni, comitati e gruppi che rispondano alle istanze locali. Verranno in questo senso creati spazi di incontro ed eventi di scam-bio e approfondimento con la presenza di un volontariato attivo che garantisca un percorso positivo per tutti. Verranno inoltre incentivati percorsi di formazione e sensi-bilizzazione per favorire la coesistenza ed il vicinato, con l’obiettivo di vivere in una città accogliente.

3. Il problema abitativo

I. Housing socialeIl costo di acquisto e affitto delle abitazio-ni è troppo alto per tutti, soprattutto per le categorie deboli di cittadini; le istituzioni dovranno essere promotrici di progetti di edilizia popolare coinvolgendo i costruttori e gli istituti di credito, con particolare at-tenzione ad usufruire di finanziamenti per l’housing sociale. Le istituzioni potrebbe-ro inoltre stimolare il mercato attraverso norme che possano promuovere l’housing sociale.Alla luce della situazione di crisi attuale alcuni proprietari e costruttori potrebbero trasformare aree a edilizia libera in aree o alloggi a canone convenzionato e da adibi-re ad Housing sociale.

II. Garanzie per i proprietariPer facilitare l’accesso all’affitto a chi non dà garanzie economiche verranno messi a punto strumenti di garanzia per i proprie-tari di immobili attraverso la creazione di fondi pubblici e privati.

III. Un’offerta abitativa adeguatamente di-

versificataAttraverso la pianificazione delle nuove costruzioni, ma anche attraverso il riuti-lizzo dell’esistente, si fornirà un’offerta abitativa diversificata che terrà conto delle esigenze delle categorie della città e delle varie tipologie familiari (famiglie numero-se, disabili…).

IV. ERP (Edilizia Residenziale Pubblica)Gli enti preposti alla gestione delle case popolari saranno dotati di strumenti e strutture adeguati alle richieste. Un siste-ma di monitoraggio costante della doman-da abitativa e della sua dinamica garantirà prontezza nelle risposte. Il monitoraggio della situazione socio-economica dei be-neficiari garantirà l’efficacia e la validità dell’intervento.

Più in generale, viene auspicata una maggiore attenzione al cittadino, alla persona. Questo im-plica la necessità di investire a tutto campo sulle diverse fasce della cittadinanza: sull’infanzia e l’adolescenza, a partire dall’attenzione posta ai luoghi e ai servizi per i bambini e i ragazzi; sugli anziani, per esempio sperimentando sistemi di reimpiego dei pensionati anche a sostegno delle famiglie e della popolazione attiva; sull’integra-zione degli immigrati.

Tutte le azioni strategiche possono trovare rispo-sta efficace a partire dal potenziamento e dalla messa in rete dell’assetto associazionistico che già oggi rappresenta una eccellenza riconosciuta e diffusa su tutto il territorio riminese.

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4. PROSSIME ATTIVITA’

A seguito di questa prima fase, condotta in stretto rapporto con gli Assessorati competenti, si sta attualmente impostando l’attività successiva, volta a individuare, per ciascun ambito tema-tico, le priorità di intervento e, su questa base, ad approfondire l’elaborazione progettuale sulle singole azioni, anche svolgendo azioni di benchmarking rispetto ad esperienze di successo sperimentate in altri contesti, per poi iniziare il percorso attuativo.

Per ciascuno dei 4 gruppi di lavoro si prevede di raggiungere i seguenti esiti:

- DEFINIZIONE DI GRANDI TEMI DI POSIZIONAMENTO STRATEGICO CAPACI AN-CHE DI ORIENTARE LE PROSSIME E FUTURE POLITICHE

- INDIVIDUAZIONE DI UN PROGETTO INNOVATIVO SU CUI COSTRUIRE PERCORSI SPERIMENTALI

- INDIVIDUAZIONE DI ULTERIORI INDIRIZZI O PROPOSTE

- IDENTIFICAZIONE DI PROPOSTE E INDIRIZZI ANCHE PER IL MIGLIORAMENTO E/O L’ORIENTAMENTO DELLA GOVERNANCE E DEGLI STRUMENTI ATTUALI.

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Negli ultimi 4 anni Rimini è stata im-pegnata in un processo di pianificazio-ne strategica promosso da Comune e Provincia di Rimini, CCIAA Rimini e Fondazione Carim e che ha ampiamen-te coinvolto la società civile attraverso l’impegno diretto, all’interno del Forum Rimini Venture appositamente costi-tuito, di una settantina di associazioni rappresentative del tessuto culturale, sociale ed economico del territorio. I primi due anni di lavoro sono stati de-dicati all’elaborazione della vision (“Le persone protagoniste dello sviluppo”), della mission (“Rimini terra di incon-tri”), degli ambiti strategici (1. “Un nuovo rapporto con il mare”; 2. “Una sfida sulla mobilità”; 3. “Un sistema di imprese fatto di persone e innova-zione”; 4. “La qualità di un territorio ricomposto e coeso”; 5. “La cultura che forma e informa creando nuova immagi-ne”) e delle 61 azioni, poi confluite nel documento “Il Piano Strategico di Ri-mini e del suo territorio”. Il documento, approvato dagli organi di governo dei 4 enti promotori, rappresenta il riferi-

mento di base su cui ha preso successi-vamente avvio la fase operativa del pia-no, attualmente in corso. Il documento riporta anche gli esiti di un processo di valutazione preliminare, effettuato su ciascuna delle 61 azioni promosse dal piano, sulla base del quale è stata effettuata una selezione dei progetti da portare avanti in via prioritaria nel pro-cesso di attuazione del Piano.

La prima fase di attuazione del Piano si sta concretizzando attraverso due strumenti: i GRUPPI DI LAVORO - che approfondiscono e precisano alcu-ni temi specifici sui quali il piano non ha espresso proposte precise, ma solo obiettivi e approcci di massima - e i LABORATORI - elaborano e sviluppa-no alcune delle proposte già enucleate con buon grado di dettaglio nel proces-so di elaborazione del Piano.Tra questi figura appunto il Gruppo di lavoro G4 “Welfare e coesione sociale”