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Sommarioredazione: via daunia, 11 / brindisi 0831.430613 / 327.0021710 www.vetrineinedite.it [email protected]: Associazione Vetrine Inedite presidente e direttore responsabile: Serena Passarelli Segreteria di redazione: Tina Cesi responsabile Commerciale: Antonella Todisco impaginazione e grafica: TuDesign.itlogo concorrenza Sleale: Stefano RanalliStampa: Locopress Srl / Mesagne
testi a cura di:Maura Gatti, Danny Vitale, Antonio Mingolla, Giuseppe Rollo (Gruppo Archeo Brindisi), Giuseppe Flore (coop Thalassia), Giovanna Corsa, Cristiano Di Ciommo, Pietro Gioia, Antonio Losavio, Gianluigi Messe.
Fotografie: Virginia Frigione / Afi â Accademia fotografica Italiana (Brindisi), Pasquale Lofino (Carovigno), Foto Gianfredi (Villa Castelli), Giorgio Pedaci (Gallipoli), Studio Fotografico Domenico Urso (Ceglie Messapica), Gianni Polignano (Polignano a mare), Francesco Carparelli (Cisternino), Studio Fotografico FotoGiannini di Gianvito Giannini, Giuseppe Bove (Trani), Urso Cosimo (Otranto), Mario Rosato (Fasano), La Sorsa Fotografia (Francavilla Fontana), Baldari Fotogramma (Oria).
Si ringrazia per la collaborazione:Gli sponsor che hanno creduto nel progetto e lo hanno interamente finanziato.Grazia Buonasorte, Maria Stella Capone, la redazione del centro diurno âPegasoâ di Brindisi, Viviana Leo, Michele Cavallo, Angela Santoro, Enza Trotto, Pasquale Lillo, Francioso Fotografia (Carovigno), Antonio Spalluti (Ceglie Messapica).
Si ringrazia inoltre:
Con il patrocinio dellaProvincia di Brindisi
Concorrenza sleale è uno speciale della testata giornalistica Ciclostyle Magazine. Testata registrata presso il registro stampa del Tribunale di Brindisi n. 14/ 2009 Edizione 1 â Anno 2012 - Tutti i diritti sono riservati.
Cari lettori, âConcorrenza Slealeâ nasce per colmare un vuoto e dalla nostra esigenza, in quanto cittadini amanti della propria terra, di raccontare e raccontarci la Puglia. Non siamo degli esperti di arte o storici. Siamo solo profondamente legati al nostro territorio. Il nostro progetto editoriale è, dunque, solo un punto di partenza. Ci scusiamo, fin da ora, per eventuali mancanze o imprecisioni. Gli intenti, tuttavia, sono positivi. Confidiamo nelle collaborazioni che attueremo fin da Settembre per fornirvi una edizione 2013 ricca, precisa, elaborata e in doppia lingua.
Serena Passarelli, Direttore responsabile
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44 eventi
54 prodotti tipici
58 gastronomia 60 vetrine inedite:
il profilo dellâeditore
pag.
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Culturae arte
ph. Virginia Frigione - AFI
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La cittĂ di Brindisi affonda le proprie radici nella preistoria. Nel paleolitico superiore, verso
la fine dellâera glaciale 12 mila anni fa, il litorale nord (localitĂ Giancola), fu abitato da gruppi di cacciatori e raccoglitori. Sul litorale sud (punta delle terrare), invece, sono state rinvenute tracce di un importante insediamento risalente allâetĂ del bronzo (seconda metĂ del XV e gran parte del XIII secolo a.C.).Nel periodo antecedente la conquista romana lâaltura prospiciente il seno di levante fu occupata da una popolazione proveniente dai Balcani: i Messapi. Epica fu la resistenza messapica prima nei confronti dei coloni spartani che fondarono Taranto, poi nei confronti dei romani dai quali furono definitivamente sconfitti nel 266 a.C.
Brindisi con il suo porto svolse il fondamentale ruolo di testa di ponte dellâespansionismo romano verso il Mediterraneo Orientale. Collegata a Roma dalla via Appia e dalla via Traiana, fu importante scalo per la Grecia e lâOriente. Da qui si imbarcavano le legioni, uomini di stato, imperatori.
Con il progressivo insabbiamento del porto, lâapertura di nuove rotte e la caduta dellâimpero romano, Brindisi lentamente perse dâimportanza. Purtroppo per via della continuitĂ abitativa, pochi sono i resti della âBrentesion âgreco-messapica e della âBrundisiumâ romana. Fra i piĂš importanti vi sono le tracce della cinta muraria messapica
in via P. Camassa, gli scavi di San Pietro degli Schiavoni e quelli di via Casimiro, le vasche limarie terminali dellâacquedotto poste a ridosso del bastione di porta Mesagne, ed i vari reperti custoditi nel museo archeologico M.A.P.R.I. (Museo Archeologico Provinciale Ribezzo).
Fra i piĂš singolari e rappresentativi monumenti di Brindisi, sono le note âColonne Romaneâ situate sulla scalinata virgiliana, cosĂŹ chiamata in onore del poeta Virgilio che morĂŹ a Brindisi nel XIX a.C.Nellâalto Medioevo, Brindisi venne coinvolta nella guerra greco-gotica che sconvolse lâintera penisola. Nel 674 fu presa e distrutta dai Longobardi di Romualdo, duca di Benevento: la cittĂ si spopolò e la sede vescovile fu trasferita ad Oria. Furono questi i secoli piĂš bui in cui il porto era oggetto di frequenti incursioni di pirati saraceni.
Alla fine del IX secolo, Brindisi entrò nuovamente nellâorbita bizantina; risale probabilmente a questo periodo il tentativo di ricostruzione della cittĂ di cui è testimone lâepigrafe alla base della colonna romana posta dal protospatario Lupo.Nellâ XI secolo, i Normanni cacciarono definitivamente i bizantini dalla Puglia e Roberto il Guiscardo prese Brindisi nel 1071. Iniziò, cosĂŹ, la rinascita della cittĂ con il ritorno della sede del vescovo a Brindisi; le autoritĂ politiche ed ecclesiastica provvidero a latinizzare velocemente il territorio attraverso lâopera dei benedettini, ai
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quali fu affidata lâabbazia dellâisola di SantâAndrea e la chiesa di San Benedetto ( allora lâantica Santa Maria Veterana).
Nel 1089, a sottolineare la nuova importanza di Brindisi e del suo porto come scalo verso lâOriente, papa Urbano II consacrò il perimetro della Cattedrale che venne ultimata nel 1143 in puro stile romanico pugliese. Altro monumento testimone del nuovo fervore cristiano che sfociò nelle crociate è il tempio di San Giovanni al Sepolcro degli inizi del XII secolo. Per tutto il periodo normanno la cittĂ attrasse sia mercanti che gestivano i loro fondachi, sia gli ordini monastico-militari impegnati in Terra Santa come i Gerosolimitani, i Cavalieri del Tempio e, piĂš tardi i Cavalieri Teutonici.
Con lâavvento degli Svevi dellâimperatore Federico II di Hohenstaufen, Brindisi perse gran parte della sua autonomia mercantile, ma conservò inalterato il suo ruolo di collegamento con lâOriente tanto che qui, nel 1225, lâimperatore celebrò le sue nozze con Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme. Inoltre, da qui partĂŹ, nel 1227, la sesta crociata.Il Castello Svevo (o âCastello di Terraâ), nel suo nucleo centrale, è la poderosa testimonianza della dominazione sveva, cui seguirono, dopo le sconfitte di Manfredi e Corradino, i francesi di Carlo I dâAngiò.
La dominazione angioina, tra il XII e XIV secolo,
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segnò ancora un periodo di relativo benessere ed importanza per Brindisi e ne sono attestazione gli edifici religiosi come: la Chiesa del Cristo, in stile romanico-gotico; la Chiesa di Santa Maria del Casale, ove nel 1310 fu celebrato il processo contro i Templari del regno; la Chiesa di San Paolo, unica in città eretta in puro stile gotico.
I successivi dominatori Aragonesi si preoccuparono di fortificare la cittĂ dal mare contro il pericolo dei turchi che nel 1480 erano sbarcati ad Otranto; Alfonso II costruĂŹ sullâisola di SantâAndrea, nel porto esterno, una poderosa fortezza che da lui prenderĂ il nome di Castello Alfonsino, ampliata successivamente con il Forte.
Dopo una breve occupazione veneziana (1496), furono di nuovo gli spagnoli dellâimperatore Carlo V a potenziare il sistema difensivo con le mura, i bastioni e le porte: il blasone imperiale con lâaquila bicipite ed il toson dâoro è ancora oggi visibile nelle fortificazioni cittadine del XVI secolo.
Per tutto il periodo spagnolo Brindisi rivestĂŹ solo il ruolo di piazzaforte militare. Una fiscalitĂ e una burocrazia esasperante, assieme a terremoti e carestie, contraddistinsero tutta lâepoca vicereale fino alla dominazione austriaca. Tristemente celebre il terremoto del 1743 che portò alla demolizione dellâantica cattedrale romanica. Il male endemico della cittĂ era rappresentato, però, dallâimpaludamento del porto che, oltre a cessare ogni attivitĂ mercantile, provocava malaria e infezioni. Fu Ferdinando IV di Borbone a tentare una riapertura del canale del porto, ma i suoi ingegneri Pigonati e Pollio non ebbero successo. Solo nel secolo successivo il governo borbonico portò a termine i lavori di risanamento del porto,
di cui la cittĂ potè finalmente giovarsi, dopo lâunitĂ dâItalia, con lâapertura del canale di Suez, allorchè Brindisi divenne terminal della celebre rotta della âValigia delle Indieâ.
itinerario delle ChieSe piĂš importanti di brindiSiLâitinerario ha inizio con la Cattedrale sita in piazza Duomo. Di origine romanica, la chiesa che vediamo risale al 1750, con la facciata caratterizzata da statue di santi ed un elegante campanile. Allâinterno vi è un interessante coro ligneo del XVI secolo e le tele di pittori del XVII e XVIII secolo.Lasciando piazza Duomo e proseguendo per via Montenegro, si arriva in piazza Santa Teresa ove si può ammirare la facciata dellâomonima chiesa in stile barocco leccese e risalente al XVII secolo. Proseguendo per via Deâ Vavotici si giunge alla chiesa di San Paolo Eremita del 1322; con le alte monofore ed un portone sul lato sud, la chiesa risulta essere uno dei piĂš interessanti monumenti
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in stile gotico della provincia di Brindisi.Svoltando a sinistra e proseguendo per via Lauro si raggiunge la bellissima chiesa di San Giovanni al Sepolcro, del XI secolo, con una pianta a staffa di cavallo ed un portale romanico con leoni stilofori che sorreggono un protiro cuspidato; al suo interno vi sono otto colonne in marmo e tracce di affreschi lungo le pareti perimetrali.
Lâitinerario continua proseguendo in via Santa Barbara e di lĂ per via San Benedetto dove lâomonima chiesa, risalente al XI secolo, presenta un bel campanile e lâinterno diviso in tre navate; degno di nota è il chiostro composto da quadrifore e quintifore con capitelli zoomorfi e vegetali.
Da via San Benedetto, proseguendo per via Carmine si arriva in largo Angeli dove vi è la chiesa voluta da San Lorenzo da Brindisi e risalente al XVII secolo; al suo interno si possono ammirare numerose tele del XVI, XVII e XVIII secolo.
Da Via San Lorenzo da Brindisi continuando per via Porta Lecce, si raggiunge via Lata dove sorge la medievale chiesa di Santa Lucia con la sua interessante cripta adorna di affreschi in stile bizantino.
Il percorso termina nei pressi di Porta Lecce con la chiesa del Cristo dei Domenicani eretta nel 1232, dallâelegante rosone romanico, mentre allâinterno si possono ammirare un crocifisso e la statua lignea della madonna della luce, entrambi del XIII secolo.
itinerario del SiStema diFenSivoLâitinerario ha inizio presso via dei Mille con lâimponente Castello Svevo, voluto nel 1227 dallâimperatore Federico II di Svevia e successivamente rinforzato dagli angioini ed ampliato sotto gli aragonesi.
Continuando per via dei Mille si lasciano di lato le quattrocentesche cortine aragonesi con la torre cilindrica detta âdellâinfernoâ.
Proseguendo per via deâ Carpentieri si arriva a Porta Mesagne, costruita nel XIII secolo e composta da un fornice ogivale. Accanto alla porta ha inizio, con il bastione Carlo V, il sistema difensivo del XVI secolo che cingeva la penisola del centro storico, composto da una serie di baluardi come quello di San Giorgio, quello di
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San Giacomo e i bastioni di Porta Lecce con la porta iniziata nel XV secolo e coronata in alto dagli stemmi di Carlo V, Ferdinando DâAlarcon e della cittĂ di Brindisi. Lâultimo bastione è quello di levante, mentre proseguendo verso il lungomare Regina Margherita, si arriva in via Pasquale Camassa dove vi sono i resti delle mura messapiche successivamente rinforzate dai romani e dai bizantini.
itinerario extraurbano
Lâitinerario extraurbano può essere effettuato in macchina oppure anche in bicicletta ed ha inizio in via Prov. San Vito presso la fontana Tancredi, voluta nel XII secolo dal re normanno Tancredi di Sicilia in occasione del matrimonio avvenuto nella cattedrale di Brindisi tra suo figlio Ruggero e la principessa Irene, figlia dellâimperatore bizantino Isacco II.Proseguendo verso lâaeroporto si giunge presso la bellissima chiesa di Santa Maria del Casale, eretta nel XIV secolo con un elegante facciata bicromata e al suo interno numerosi affreschi come il giudizio universale di Rinaldo da Taranto e lâalbero della croce.
Da via Santa Maria del Casale, svoltando per via U. Maddalena e continuando per via Materdomini si giunge, attraverso la diga di Punta Riso, allâIsola di SantâAndrea dove vi è il Castello Aragonese o Alfonsino del XV secolo e il Forte a Mare del XVI secolo. Infine, proseguendo lungo la litoranea Nord, si incontrano le torri costiere come quella di Punta Penne e Torre Testa, entrambe del XVI secolo e costruite a difesa dalle incursioni turche.
itinerario delle maSSerie
Numerose sono le masserie nellâagro brindisino,
pertanto, anche questo itinerario prevede lâuso di un veicolo. In gran parte costruite nel XVI secolo, esse avevano una massiccia torre a pianta quadrata costituita da elementi di difesa e furono fortificate per via delle numerose incursioni piratesche e dei turchi che continuamente minacciavano le coste salentine.
Il percorso tocca le piĂš interessanti masserie come la masseria Mitrano, con lâimponente torre costituita da un parapetto di coronamento composto da bocche da fuoco; la masseria Montenegro con una torre abbellita con balconi rinascimentali; la masseria Pinti, vicinissima al litorale e immersa in un vasto vigneto; la masseria Casignano con un elegante portone dâaccesso sormontato da uno stemma; la masseria Lapani nei pressi di un antico ponte romano; a sud della cittĂ di Brindisi vi è la masseria Villanova eretta sullâantica abbazia di Santa Maria de Ferolellis.
altri monumenti da viSitare
Partenza da Piazzetta Colonne dove si può ammirare, dalla sommitĂ della scalinata âvirgilianaâ, una stupenda panoramica del porto di Brindisi, ma soprattutto le celebri Colonne, uno dei monumenti simbolo della cittĂ . Non si sa con certezza quando furono erette, ma sul basamento della colonna superstite vi è unâiscrizione risalente probabilmente al IX secolo : âLupo Protospata, illustre pio e splendido per le azioni benefiche, ricostruĂŹ dalle fondamenta questa cittĂ , che gli Imperatori magnifici e benigniâ; il capitello è decorato con quattro bellissime figure di divinitĂ marine e otto tritoni. La colonna mancante crollò nel 1528 e i rocchi che la componevano furono trasportati a Lecce per erigere la statua di SantâOronzo.
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Da via colonne si arriva in piazza Duomo dove si possono ammirare, oltre la Cattedrale, anche il Palazzo del Seminario del XVIII secolo e due importanti monumenti medievali come la Loggia Balsamo del XIV secolo e il portico dei De Cateniano del XIII secolo. Nella piazza ha sede il Museo Archeologico Provinciale Francesco Ribezzo.
Proseguendo per via Duomo si arriva a Palazzo Granafei eretto nel XVI secolo.
Esattamente di fronte vi è il Nuovo Teatro Verdi sospeso su unâinteressante area archeologica; qui fu scoperta una strada romana con delle terme e una domus.
Nelle vicinanze vi è piazza Vittoria, dove vi è la fontana De Torres realizzata nei primi del XVII secolo, utilizzando materiale in marmo certamente piÚ antico.
Imboccando Via F. Fornari e proseguendo per via Carmine si arriva alle vasche limarie, costruite in etĂ romana per decantare le acque dellâantico acquedotto di Brindisi.
Dislocati nellâ area del seno di ponente si possono incontrare importanti palazzi nobiliari come:
palazzo perez e palazzoSColmaFora - Palazzo Perez fu abitato dalla nobile famiglia dal XVI secolo fino al XIX secolo. Particolare è il portone prospettante su Via Colonne, composto da bugne e un architrave con triglifi; interessante il cortile interno che richiama i tipici cortili in stile spagnolo. Di fronte a palazzo Perez vi è palazzo Scolmafora di origine medievale con aggiunte del XV secolo e restaurato nel XVII secolo dopo un incendio, come riporta unâiscrizione.
palazzo montenegro - Lâimponente edificio fu realizzato nella seconda metĂ del XVII secolo dalla ricca famiglia di commercianti di origine montenegrina, in stile barocco leccese, su un impianto cinquecentesco, come si può notare dal portone probabilmente residuo del palazzo rinascimentale.
palazzo del Seminario - Il Palazzo del Seminario, il piĂš notevole monumento tardo barocco della cittĂ di Brindisi, fu realizzato dallâ Arch. M. Manieri. Richiama i palazzi borrominiani di Roma e fu inaugurato nel 1744. Sul loggiato
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del secondo piano vi sono otto grandi statue che rappresentano le allegorie della Matematica, lâOratoria, lâEtica, la Teologia, la Filosofia, la Giurisprudenza, la Poetica e lâArmonia.
palazzo Seripando - Eâ un edificio risalente al XIV secolo, come è evidente dagli archi ogivali della facciata e quelli bicromati conservati allâinterno. Il piano superiore è composto da tre semplici finestre.
palazzo guerrieri/deleoAppartenne alla omonima famiglia di cui fece parte lâillustre figura dellâArcivescovo Annibale De Leo. Lâedificio conserva un elegante portone barocco con colonne scanalate e capitelli corinzi e stemma della famiglia. Allâinterno interessante è la cappella con altare del XVIII secolo.
palazzo Crudomonte - Dalle belle forme tardogotiche, nel corso dei secoli ha subito profonde modifiche ed è stato sopraelevato di un piano. Il primo piano è caratterizzato da eleganti bifore decorate con motivi vegetali e zoomorfi. Qui dimorò lâillustre carbonaro brindisino G. Crudomonte, vissuto tra la fine del XVIII secolo e lâinizio del XIX secolo, che lottò per lâindipendenza e la libertĂ italiana.
palazzo granaFei - Palazzo Granafei è uno degli edifici tardo rinascimentali piĂš interessanti della cittĂ . Esso fu realizzato da Nicolò Granafei intorno alla seconda metĂ del XVI secolo nel luogo dove sorgeva lâantica Basilica di San Pelino. La facciata è caratterizzata da tre balconi riccamente decorati e a pianterreno da un bel portone in stile catalano durazzesco con lo stemma della famiglia. Lâarma araldica viene ripetuta sui due balcone estremi e ai due angoli del palazzo, nonchĂŠ, allâinterno dellâedificio, nella stanza subito a sinistra dellâ androne. Al primo piano vi sono i resti della cappella di famiglia con tracce di affreschi; in unâaltra stanza vi è un bellissimo pavimento musivo con decorazioni geometriche e vegetali.
palazzo de marzo e palazzo FeStaPalazzo de Marzo, in parte ricostruito, è di particolare interesse per la loggia del XVI secolo composta da colonne angolari e da una balaustra riccamente decorata.Palazzo Festa venne eretto ai primi del XVII secolo su un edificio risalente al XIV secolo,
come si evince dalla bicromia delle pietre che si nota ancora su Largo Concordia. La facciata prospettante su via F. Fornari venne costruita nel XIX secolo dalla famiglia omonima.
palazzo ripa - Lâedificio, di stile barocco leccese e caratterizzato da una facciata divisa in tre ordini, è composto da eleganti finestre ed un interessante portone riccamente decorato sormontato dallo stemma della famiglia Ripa. Oggi, purtroppo, il palazzo è in abbandono e versa in uno stato di degrado.
il muSeo - In piazza duomo, a pochi passi dalla cattedrale, sorge lâimportante museo archeologico provinciale F.Ribezzo (MAPRI).Il modo in cui è disposto il museo permette di ripercorrere le tappe fondamentali del popolamento dellâarea brindisina a partire dal paleolitico superiore (12.000 a.C.) fino allâetĂ romana.
Esaustivi pannelli illustrativi corredati da immagini, accompagnano i reperti esposti. Dopo aver attraversato lâatrio, che conserva elementi architettonici appartenenti a diverse epoche ed aver oltrepassato il punto di accoglienza, si giunge nella prima sala che raccoglie reperti organizzati per tipologia e provenienti dalle diverse collezioni; vi troviamo produzioni vascolari di tipo Attico, Apulo, Gnathia, trozzelle, antefisse, urne in vetro, unguentari, lucerne.
Nel piano seminterrato è custodita buona parte della collezione statuaria ed epigrafica. Le statue, provengono in gran parte da edifici pubblici e privati, mentre le importantissime epigrafi presentano iscrizioni in lingua messapica, latina, greca ed ebraica.
Il vero e proprio viaggio attraverso la storia inizia al primo piano nel quale sono disposti in diverse vetrine utensili in selce del paleolitico superiore provenienti dallâarea di Giancola frequentata sin
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da 12000 anni fa. La successiva sala raccoglie testimonianze di una importante civiltĂ che visse nel Salento a partire dallâetĂ del ferro, ovvero la civiltĂ Japigio-messapica.I reperti provengono da differenti centri messapici della provincia. Di particolare importanza è la tomba proveniente da Valesio con unâ iscrizione messapica dedicatoria a Demetra.
Nella sala successiva si possono ammirare le numerose testimonianze che attestano lâimportanza di Brindisi nel periodo romano come epigrafi, , capitelli di etĂ ellenistica con protomi umane, frammenti di ceramica provenienti da diversi punti del mediterraneo. Proseguendo nel percorso si possono osservare le testimonianze statuarie raccolte nel centro urbano della cittĂ , dove in etĂ romana sorgeva il foro. I successivi spazi sono dedicati alla necropoli di via Cappuccini che restituĂŹ ben 238 sepolture.
Al centro della sala possiamo ammirare un modellino dellâintera area di scavo, con numerose tombe ad inumazione e incinerazione. Molto suggestiva la sezione dedicata ai reperti marini, a cominciare dalle anfore e dal ricco materiale ceramico che si è trovato nel porto; scenografico il rinnovato acquario, ove la fauna ittica locale, grazie a una curiosa illusione ottica, pare fare da sentinella alle anfore adagiate sul fondale. La collezione dei bronzi è importantissima a livello mondiale. Probabilmente, una nave proveniente dallâoriente, in epoca tardo antica, con un carico di bronzi destinati alla fusione, fece naufragio davanti la nostra costa. Per citare solo alcuni dei bronzi, ricordiamo la âtesta del filosofoâ (Antistene?), sapientemente illuminata in modo che lâocchio lapideo appaia acceso di luce vitale, la statua virile del âprincipe ellenisticoâ, probabilmente il console Lucio Emilio Paolo, la statua di Polydeukion, giovane discepolo del ricco e potente mecenate greco Erode Attico, la testa di una statua di bambina di etĂ antonina, dallo stile assolutamente verista e ritrattista. Il percorso della visita termina con la riproduzione di una nave oneraria romana con le anfore disposte nella sua stiva, come se fosse pronta a salpare per lidi lontani.
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LeggendeVerso la fine di via Lata, câè un palazzo risalente al â500, appartenuto alla famiglia La Colina, dove pare i fantasmi fossero di casa, nel vero senso della parola. Chi viveva in questa residenza raccontava di vedere sempre due fantasmi verso lâora di cena. Uno era lo spettro di un monaco che saliva le scale, lâaltro era una bambina che camminava lungo il corridoio con le mani giunte.
Poi câè il palazzo in via Duomo. Lo acquistò un architetto ma, durante i lavori accaddero dei fatti strani. Per esempio, di punto in bianco, una finestra al primo piano si staccò e cadde in strada, contando che le finestre sono di quelle antiche, incastonate nelle mura, risulta difficile credere che si sia trattato di un semplice incidente. E, comunque,chi lâacquistò non riuscĂŹ a dormire nellâabitazione per piĂš di due notti. Non si sanno le ragioni ma pare che qualcosa non andasse.
Unâaltra abitazione si trova sempre al centro di Brindisi. Si narra che la famiglia che vi abitava sognasse spesso un monaco che chiedeva loro di scavare al centro del cortile alla mezzanotte. Il proprietario decise di controllare e scavo nel punto indicato. ScoprĂŹ una stanza sotterranea allâinterno della quale vi era del pentolame. Lâuomo richiuse tutto e lasciò correre. La notte stessa sognò di nuovo il monaco, questa volta irato, perchĂŠ non aveva scavato di notte ma di giorno, che gli intimò di dargli in dono la figlia piĂš piccola. Il proprietario decise di ignorarlo e il monaco non si presentò piĂš. Anni dopo, durante dei lavori di ristrutturazione, la stanza fu riportata alla luce e, ad unâattenta analisi, si scoprirono le ossa di un uomo, con un saio e una corona. I discendenti decisero di lasciare tutto intatto e richiusero la stanza, dando la casa in affitto. Ma nessuna famiglia resisteva in questa casa perchĂŠ tutti raccontavano di sentire lamenti e passi. Lâultima famiglia che affittò lâappartamento, dopo qualche mese, si recò dai proprietari con un messaggio. Avevano sognato un frate che gli aveva ordinato di andare via, perchĂŠ solo i discendenti della famiglia dei vecchi proprietari poteva abitare lĂŹ. E cosĂŹ fu, da allora la casa è abitata solo dai discendenti diretti.
Ma a Brindisi vi sono anche storie di âmaledizioniâ. Pochi ricordano la âCrociata dei bambiniâ, nel 1212. Negli anni delle Crociate un fanciullo, di nome Nikolaus, affermò di aver ricevuto lâordine
da un angelo di radunare un esercito di bambini per andare a liberare la Terra Santa. Si narra che il mare si sarebbe aperto al loro passaggio e loro avrebbero raggiunto la Terra Santa con i piedi asciutti. Molti bambini lo seguirono e presto divenne un vero è proprio movimento in Germania e in Francia. Ovviamente il mare non si aprÏ al loro passaggio e molti tornarono a casa. Ma un numero considerevole cercò di imbarcarsi da Brindisi. Il Vescovo di Brindisi cercò in tutti i modi di dissuaderli, con scarso risultato.Le navi partirono ma i fanciulli non arrivarono mai in Terra Santa. Molti morirono in mare, altri furono fatti schiavi e il dolore del Vescovo fu cosÏ grande che morÏ poco dopo. Da qui la leggenda che Brindisi sia maledetta perchÊ ha sulla coscienza tutte le vite dei giovani crociati. La favola del Pifferaio Magico pare prenda proprio spunto da questa vicenda.
le aree protette in provinCia di brindiSiPer decenni la Puglia è stata considerata una terra povera di natura a causa della scarsa presenza di boschi e foreste e la provincia di Brindisi in questo contesto rappresenta la provincia con la minor superficie boscata dâItalia.In realtĂ la Terra di Brindisi è ricca di biodiversitĂ : a testimonianza di questa ricchezza esiste una rete di aree naturali protette istituite proprio con il fine di conservare importanti habitat naturali e specie di flora e fauna a rischio di estinzione.La perla di questo territorio è certamente la Riserva naturale di Torre Guaceto, dal nome della torre di avvistamento risalente al XVI secolo. Unâoasi di natura 15 km a sud di Brindisi, caratterizzata da unâelevata diversitĂ di habitat naturali che diventano la casa ideale per numerose specie di piante ed animali. Camminando lungo i sentieri della riserva si può ammirare lâintricato bosco di leccio (Quercus ilex), regno degli uccelli passeriformi, lâestesa macchia mediterranea che ci accompagna fino alla zona retrodunale, nella quale possiamo ammirare emozionanti colori, profumi, suoni e forme della natura, dai ginepri plurisecolari al profumato timo selvatico, dal mirto al lentisco. Un altro habitat naturale di rilievo nei pressi della maestosa Torre Guaceto è la zona umida, un canneto esteso 200 ettari, rifugio per tante specie animali con abitudini acquatiche,
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che in primavera e autunno diventa un enorme âauto-grillâ per le specie di uccelli che migrano dallâAfrica verso il centro e nord Europa. Torre Guaceto, inoltre, è anche unâarea marina protetta che tutela 7 km di costa, allâinterno della quale la fauna e la flora marine possono continuare a vivere e riprodursi in tranquillitĂ , rappresentando in questo modo un âserbatoioâ di biodiversitĂ per un lungo tratto della costa adriatica.Il Parco Regionale Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo, esteso circa 1000 ettari, si trova nel territorio di Ostuni e Fasano. Questo parco, che si estende per 7 km di costa, tutela ambienti costieri di elevato interesse naturalistico e paesaggistico come il cordone dunale, la macchia ricca di ginepri secolari e le zone umide retrodunali (canneti e salicornieti). Il parco si estende anche nellâentroterra seguendo il corso di alcune lame, antichi fiumi carsici, che oggi rappresentano, grazie alla loro rigogliosa vegetazione, dei corridoi ecologici di vitale importanza per lo spostamento della fauna selvatica. Spostandosi lungo i sentieri del parco si possono incontrare volpi, donnole e faine e, alzando lo sguardo al cielo, è possibile ammirare le evoluzioni di falchi di palude, albanelle e gheppi.Il Parco regionale Saline di Punta della Contessa si trova a sud di Brindisi ed è caratterizzato da una grande zona umida che nei periodi di migrazione, nonostante lâarea sia circondata da zone industriali molto impattanti, diventa lâhabitat ideale per decine di specie di uccelli migratori, come il moriglione, la rara moretta tabaccata, lâairone rosso e il falco pescatore.La Riserva regionale Bosco di Cerano si estende per 1100 ettari nei territori di Brindisi e San Pietro Vernotico e tutela la parte residua di un antico bosco costiero caratterizzato dalla presenza di macchia mediterranea e formazioni di leccio. A causa di particolari condizioni climatiche locali troviamo anche alcune specie di piante igrofile come lâolmo campestre e il Carpino nero, oltre a una ricca fauna selvatica.La Riserva regionale Boschi di S. Teresa e dei Lucci si trova nellâentroterra brindisino ed è caratterizzata dagli ultimi preziosi relitti boschivi della piĂš orientale stazione europea della quercia da sughero.
Testi ed Itinerari di D. Vitale, A.Mingolla, G. Rollo del Gruppo Archeo Brindisi. Per contatti o visite guidate : [email protected] Aree protette: Giuseppe Flore (Thalassia)
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Mesagne, situata lungo la via Appia Antica, è una delle città piÚ fiorenti e ricche di
cultura. Importante centro messapico dal VI a.C., Mesagne è stata abitata, nel corso dei secoli, da diverse popolazioni: dai Romani ai Longobardi, dai Normanni al principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo. Numerosi sono i siti di interesse architettonico e storico.
La Porta Grande è la testimonianza di quella che fu la cinta muraria che circondava la città . Crollata parzialmente nel 1764, nel 1784 fu restaurata nella forma che si può ancora ammirare.
Proseguendo verso sinistra ci si ritrova in Piazza IV Novembre. Eâ qui che possiamo ammirare due meraviglie: il vecchio palazzo della Pretura, ove fu collocato il primo orologio pubblico, e la Chiesa Matrice. Completamente ristrutturato, il palazzo della Pretura oggi ospita la Biblioteca Comunale, al cui interno si trova uno dei primi esemplari di libri a stampa. La Chiesa è monumentale, con una facciata che raccoglie i tre ordini architettonici. PiĂš volte modificata nel corso dei secoli, lâinterno è uno spettacolo da mozzare il fiato. Allâaltare si accede da due scalinate in marmo e, subito dietro, vi sono le classiche sedute in legno scuro. Un piccolo capolavoro è il coro ligneo insieme allâorgano a
canne: tenue sfumature verdi, finemente decorate con contrasti in oro. Dietro lâaltare câè una scala che porta ad una cappella piccola dove è custodita la statua della âMadonna col bambinoâ. Rappresentazioni e affreschi regalano un tripudio di colori, in contrasto con le tonalitĂ chiare che caratterizzano il resto della struttura.
A pochi metri dalla Chiesa Madre, troviamo la Chiesetta dedicata ai Santi Medici Cosimo e Damiano.
Piazza orsini del Balzo, location di manifestazioni, concerti e sagre, è una delle piazze piĂš caratteristiche della cittadina messapica. Qui, dallâalto dei suoi 20 metri, il Castello troneggia il centro della cittĂ radunando attorno a sĂŠ la parte piĂš caratteristica, fatta di stradine che si allungano tra locali e ristorantini sotto la tenue luce del passato. Centro di attrazione turistica e culturale, il Castello di Mesagne ospita mostre e concerti. La sua creazione pare risalire al 1062 con la conquista della Puglia da parte del popolo Normanno. Nel 1256 Manfredi Svevo assediò Mesagne e benchĂŠ il castello fu devastato, fu usato comunque come base di appoggio per sferrare lâassalto a Brindisi. Mesagne fu ricostruita nel 1276 dagli Angioini. GiĂ nel â400 Giannantonio del
meSagne
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Balzo Orsini fece abbattere ciò che restava della struttura per edificare lâattuale torrione. Nel XVII secolo assume le attuali sembianze, trasformato dallâarchitetto sacerdote Francesco Capodieci. Nel 1973 il Comune di Brindisi acquistò il castello dal marchese Ugo Granafei.
Nella stessa piazza troviamo la Chiesa di SantâAnna, edificata tra il 1683 e il 1699. Per la sua realizzazione furono chiamati i piĂš grandi artisti salentini. Fu aperta al pubblico nel 1706 grazie al finanziamento ad opera della principessa Vittoria Capano, adempimento di un voto che la nobildonna aveva fatto per la ritrovata salute del figlio.
Di lato possiamo osservare il Palazzo Cavaliere, struttura sobria e lineare, un tempo veniva usata per ospitare le truppe.
Di enorme importanza per i mesagnesi il Santuario del Carmine dedicato alla Madonna del Carmine, protettrice della cittĂ . Qui si possono ammirare i ritratti dei Santi tra i quali spicca per dolcezza il quadro che rappresenta SantâAntonio col Bambino. Allâinterno vi sono le reliquie di SantâIlario e la statua che viene portata in processione della Vergine del Carmine.
Allâinterno della Chiesa Mater Domini, in via Materdona, è custodita lâicona medievale
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raffigurante la Madonna col Bambino, oggetto della venerazione dei fedeli e ritenuta miracolosa. Sembra, infatti, come testimonia una contadina, che il 17 marzo del 1598 lâaffresco avrebbe sudato abbondantemente.
Affascinante per i suoi affreschi il Tempietto paleocristiano di S.Lorenzo, databile al VI-VII secolo d. C., è stato è stato il punto di partenza della processione dei capitolari della Colleggiata nella Domenica delle palme.
LeggendeâLa Signora Letaâ è lo spirito piĂš famoso di Mesagne. Tra tutti gli spiriti cosĂŹ nominati, il piĂš popolare pare essere la âSignura Leta ti la Calanaâ, dal nome della contrada agricola di Mesagne dove il fantasma è apparso. Si racconta che molti anni fa vi era un medico di origini agiate che viveva, con una bellissima donna napoletana, in una villa di campagna nella contrada âCalanaâ Il rapporto dei due amanti era
mal sopportato dal padre di lui. Le minacce erano allâordine del giorno per la giovane donna. I familiari di lei, venuti al corrente dei fatti, vennero da Napoli per riportarla a casa.Alla fine la fanciulla si lasciò convincere a partire ma, poco prima di lasciare la villa, lanciò una maledizione sulla costruzione: âIo vado via, ma la casa sarĂ distrutta da una grande fiamma di fuoco e il dottore perirĂ â.E dopo quindici giorni un violento temporale si abbattĂŠ
sulla zona ed un fulmine colpĂŹ la casa uccidendo il medico. Qualche anno dopo anche la donna perse la vita.Dopo la morte della signora, chi si trasferĂŹ nella villa cominciò a vedere una giovane aggirarsi per la proprietĂ . Una notte un uomo vide una sagoma di spalle, vestita di nero. Quando lo spettro si voltò, si accorse che aveva un viso scheletrico. Altri episodi si susseguirono allâinterno e allâesterno dellâabitazione.
Unâaltra versione della leggenda racconta che la Signura Leta è il fantasma di una donna che, innamoratasi di un ciabattino, aveva cosĂŹ disonorato la propria famiglia. Il padre di lei, ricco proprietario terriero, incaricò i suoi due figli di uccidere la ragazza. La sorpresero in una masseria con il proprio innamorato, con lâabito da sposa della madre. Lui fu ucciso a coltellate, lei si nascose in un forno nella speranza di fuggire al terribile destino. I fratelli la scovarono e accesero
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il forno lasciandola morire tra le fiamme.CosĂŹ nasce la storia del fantasma della âSignora Letaâ che si aggira per la cittĂ in abito da sposa.
Anche il Castello non è esente da leggende. Si racconta di passaggi sotterranei, tunnel e camere di tortura. La piĂš macabra probabilmente riguarda un pozzo al cui interno vi erano spade dalle punte acuminate. Infatti si narra che i prigionieri, dopo essere stati sottoposti a torture, venissero alla fine gettati proprio nel pozzo. Allâinterno del torrione esisterebbe infatti un pozzo, ma malgrado le numerose testimonianze, ancora non si è riusciti a capire dove si trovi.
In ultimo vi è una antica struttura abbandonata alla periferia di Mesagne, molti la chiamano âCastello della vergineâ. Si racconta che il padrone del castello rapisse vergini e le murasse vive in una stanza. Nessuno ha mai scoperto la stanza ma molte persone hanno assistito ad eventi paranormali. Voci e apparizioni sembrano rincorrersi frequentemente.
Secondo le fonti, nelle vicinanze del castello vive un uomo che sta tutto il giorno a fissare il castello.
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La cittĂ di Ostuni si adagia su tre colli ed è conosciuta in tutto il mondo come la âCittĂ
Biancaâ per via del caratteristico colore delle mura in calce bianca. Durante il XVII secolo la peste imperversò nella zona, risparmiando miracolosamente Ostuni. Tuttavia per scongiurare ogni pericolo di contagio le case vennero imbiancate con la calce, uso che rimase nei secoli seguenti facendo di Ostuni una cittĂ unica al mondo.
Chiunque arrivi a Ostuni incontra sul suo cammino le due Piazze principali del centro storico: Piazza SantâOronzo e Piazza LibertĂ , divise dalla guglia di SantâOronzo che osserva entrambe dai suoi 20,75 metri di altezza. La Colonna è interamente scolpita in stile barocco su pietra locale. Sulla sua sommitĂ si può ammirare la statua di SantâOronzo, patrono della cittĂ , nellâatto di benedire il popolo. A metĂ altezza si possono scorgere le statue dei Santi Biagio, Agostino, Irene e Giorgio Armeno.
Su Piazza della LibertĂ si affaccia il palazzo del Municipio, la Chiesa di San Francesco e, leggermente nascosta incastonata tra due vicoli, la
Chiesa dello Spirito Santo.Il Palazzo del Municipio sorge sulle fondamenta di un convento francescano del 1304, successivamente restaurato nel XVIII, fu trasformato in Municipio e conserva ancora oggi parte dellâoriginaria decorazione settecentesca. La Chiesa di San Francesco, adiacente al Municipio, fa parte dellâantico complesso monastico dei padri francescani. Edificata nello stesso anno del Municipio, era in stile gotico ma fu trasformata completamente nel 1615. La facciata fu progettata nel 1883 dallâarchitetto Gaetano Jurleo per renderla piĂš omogenea allâarchitettura del Palazzo Municipale. Allâinterno unâunica navata sfocia su un imponente altare maggiore, dai colori della terra, ove ai lati spiccano due angeli reggi fiaccola attribuiti al Sanmartino. Si possono inoltre ammirare una tela di Luca Giordano raffigurante il Mosè il che spezza le tavole della legge e le statue lignee di San Giuseppe (1695), dellâImmacolata (inizi del settecento) e di SantâAgostino.
Proseguendo lungo i vicoli ornati da numerose botteghe artigianali, caratteristici archi, localini e ristorantini, si giunge in via Cattedrale dove si può
oStuni
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ammirare la Chiesa di San Vito Martire, uno dei monumenti piĂš significativi poichĂŠ considerato uno dei migliori esempi di rococò pugliese. Nel 1750, per far posto alla struttura, furono abbattuti tre palazzi di una nobile famiglia e la medievale chiesetta di San Vito. Allâinterno si possono trovare ben cinque altari in pietra di gran pregio artistico. Le cappelle sono dedicate ai Santi Medici, a Santa Teresa, a Santa Maria Maddalena e allâAddolorata. Unâattenzione particolare va data alla cornice di pietra dellâaltare maggiore realizzata dalla lavorazione di un unico grande blocco di pietra. Degne di ammirazione anche le acquasantiere sorrette da angeli in pietra scolpiti a figura intera.
Proseguendo lungo la via si arriva in Piazza Cattedrale. Qui troviamo la Cattedrale, lâEpiscopio, la Biblioteca e il Ponte in pietra. La Cattedrale è il monumento che piĂš descrive la storia architettonica di Ostuni, un intreccio di elementi artistici di diverse epoche. I lavori cominciarono nel 1435 e terminarono intorno al 1495. La facciata è massiccia, di forme tardo gotiche. Al centro uno splendido rosone simboleggiante il Cristo Sole a 24 raggi, ricco dâintagli e simboli legati alla teologia e cosmologia cristiana medievale. Sulla ghiera si possono ammirare gli Apostoli e, negli archetti che legano le piccole colonne tra loro, si possono scorgere numerosi simboli solari. Lâinterno è a croce latina a tre navate su colonne. Al termine della navata sinistra vi è un altare in legno del 1734; nella navata destra vi è il Sepolcro del Vescovo Filo e, nellâultima navata vi era una Madonna col Bambino e Santi poi trafugata.
Di fronte alla Cattedrale si può ammirare lâArco Scoppa, che collega il Palazzo Vescovile al Palazzo del Seminario. Dello stesso periodo della Cattedrale, le costruzioni hanno subito rifacimenti radicali. Lo stesso arco inizialmente era una struttura in legno ma, a causa dellâusura e della precarietĂ , fu ricostruito nel 1750 in pietra.
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Fuori dal perimetro della cittĂ , lungo il sentiero delle murge ostunesi, si trova il Santuario di San Biagio. Costituisce uno degli esempi piĂš antichi di influenza bizantina in Puglia ed è meta di pellegrinaggio. Secondo la tradizione il Santo riuscĂŹ a togliere una spina dalla gola di un moribondo salvandogli la vita. Per questo motivo il sacerdote, prima di officiare la messa, tocca con lâacqua santa la gola dei fedeli in pellegrinaggio.La struttura è molto semplice, con un campanile di lato. Al suo interno si trova la statua di San Biagio. Si trova in punto incontaminato e selvaggio, ottima meta per chi vuole fuggire dal frastuono della cittĂ .
Il Santuario di SantâOronzo sorge tra le colline sul âMonte Morroneâ. GiĂ nel XVI secolo è attestata la presenza di una chiesetta costruita sopra una cavitĂ naturale che, secondo i racconti, è stata il rifugio del Santo in fuga dalle persecuzioni dei cristiani. Tra i vari episodi leggendari vi è quello della fonte miracolosa, situata a pochi metri dalla chiesa. Si narra che SantâOronzo, assetato, avrebbe colpito la roccia con un bastone, da qui la fonte
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miracolosa rimedio di tutti i mali.Particolare è il Santuario di Santa Maria della Nova, la piĂš antica chiesa ostunese dedicata alla Vergine . Del XVI secolo, sorge sul sito di una cripta-grotta basiliana risalente allâXI secolo. Ci si può arrivare da due ingressi posti nella parete del coro, ai lati dellâaltare settecentesco.
LeggendeIl fantasma di Ostuni è legato alla storia della Fabbrica del Tabacco. Costruita nei primi anni venti del novecento, ospitava tutto il tabacco necessario alla creazione di sigarette per la popolazione. Fu abbandonata verso la metĂ degli anni sessanta.Si narra che la Fabbrica di Tabacco fu chiusa in seguito ad un incidente. La figlia del proprietario morĂŹ schiacciata accidentalmente da un montacarichi e da allora si tramanda che il fantasma della piccola vaghi allâinterno della struttura.
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Francavilla Fontana è conosciuta come la âCittĂ degli Imperialiâ, in onore dei principi
imperiali che la governarono. Sembra sia sorta per iniziativa di Filippo I DâAngiò, principe di Taranto e di Oria. Si narra che durante una battuta di caccia, nel 1332, avrebbe trovato unâimmagine della Beata Vergine dipinta su un vecchio muro diroccato, a ridosso di una fontana.Vi fece costruire una Chiesa in segno di devozione e, per rendere le terre popolose, concesse i terreni ai coltivatori esentandoli dalle tasse. Da qui il nome Francavilla: franca (senza tasse) e villa (borgo). Il nome completo si ebbe nel 1864, Francavilla Fontana, in ricordo dellâicona bizantina raffigurante la Madonna della Fontana.
Nel 1572 il feudo venne comprato da Davide Imperiali, un giovane aristocratico genovese che cambiò il volto della città . Il borgo crebbe tanto che si dovette allargare la cinta muraria. Nel 1743 Francavilla fu colpita da un terremoto del nono grado della scala Mercalli che ne distrusse una parte. Solo nel 1788 ottenne il titolo di città .
Di grande impatto scenico è il Palazzo degli Imperiali, una struttura a metà strada tra una fortezza e un palazzo gentilizio che vanta ben sei secoli di storia. La fortezza cambiò forma nel corso degli anni. Fu la famiglia degli Imperiali, a cui venne poi intitolato, a regalare al Castello una forma piÚ morbida e a costruire altre parti come
scalone e teatro.Passato di mano il castello cadde poco a poco in uno stato di pietoso abbandono fino a quando il Comune di Francavilla, nel 1821, non lo acquistò per farne la propria sede.Il castello è disposto su tre piani ed è circondato da un fossato. Esternamente si può riconoscere lâaspetto delle fortezze salvo scoprire, sul lato orientale, un loggiato di squisito barocco leccese con quattro arcate incorniciate da sculture.
Le mura risalgono al 1364. Nel 1455, Orsini del Balzo, decise di rinnovare le vecchie mura con una struttura piĂš solida. Lâultima cerchia muraria fu costruita durante il governo della famiglia Imperiali e se ne possono ammirare pochi tratti in prossimitĂ del centro storico della cittĂ .
Fulcro e crocevia della città è Piazza Umberto I dove ci sono i portici e le statue di SantâIrene, San Carlo Borromeo, della Vergine Immacolata e della Madonna della Fontana. La piazza è dominata dalla bellissima Torre dellâOrologio (1756) con quadrante (1878) e una torre-campanile finemente decorata.
La Chiesa Matrice è stata costruita intorno al 1310. A causa del terremoto del 1743, per via dei gravi danni, si preferÏ ricostruirla. Si narra che alla ricostruzione partecipò tutto il popolo, compreso il principe che offrÏ la metà del denaro necessario
FranCavilla
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ai lavoriDi aspetto tipicamente barocco, la facciata è semplice, con linee morbide e una stella che chiude la parte superiore. Ai lati sono posizionate le statue in pietra di San Pietro e di San Paolo. La chiesa ha tre navate con pianta a croce greca, modello raro per le chiese del Salento.Allâinterno si possono ammirare diversi dipinti, tra i quali âLa caduta del fulmineâ che ricorda lâavvenimento miracoloso avvenuto nel 1779. Si racconta, infatti, che durante una furiosa lite scoppiata allâinterno della chiesa, un fulmine uccise Angelo Candita, un uomo che aveva usato toni non appropriati per un luogo di culto.Pregevoli anche le tele che raffigurano il ritrovamento dellâicona bizantina ed il miracolo degli ulivi. Nel 1458 una nevicata danneggiò gli ulivi intorno alla cittĂ . La situazione si rivelò critica poichĂŠ non vi era speranza di ricrescita delle piante. Allora la Madonna intervenne rendendo di nuovo verdi gli ulivi e donando raccolti abbondanti. Proprio sotto la tela si trova la famosa icona della Madonna della Fontana. Alle spalle si può notare la cupola, rivestita con mattonelle dalle tenue sfumature verdi e rossicce: è la piĂš alta del Salento.
La Chiesa di Santa Chiara, ha una facciata lineare e pulita, nettamente neoclassica, scevra di particolari. La particolarità è allâinterno, dove si trova il prezioso disegno del pavimento in ceramica datato 1840, elegante nel suo genere. In alto si possono osservare le grate attraverso le quali le suore clarisse assistevano alle varie funzioni religiose. La Chiesa accoglie la statua dellâAddolorata, del XVIII secolo. Lâaltare è invece sovrastato dalla statua di Santa Chiara.
La Chiesa dello Spirito Santo risale al 1560. Di fattura barocca, la facciata ha una forma sinuosa grazie alle due ali laterali leggermente arretrate rispetto al corpo centrale. Decorata da un occhio che ospita lâorologio, la struttura presenta abbellimenti che creano chiaroscuri e profonditĂ . Allo stesso modo il campanile, ornato anchâesso con onde che alleggeriscono e slanciano la costruzione. Allâingresso si trovano due acquasantiere in marmo bianco sorrette da una mano risalenti al XIII secolo. Sullâaltare maggiore, invece, spicca la tela del settecento raffigurante la Discesa dello
Spirito Santo, sormontata dallo stemma degli Imperiali. Particolare il Cristo in Croce, incassato nella tela tra la Madonna e la Maddalena.
La Chiesa di SantâAlfonso, conosciuta come la chiesa dâOro, è un tripudio di colori con tonalitĂ che vanno dallâoro al ruggine, con cupole finemente decorate, stucchi e fregi. Sullâaltare maggiore è collocato il trono, con otto colonne e la cupola, che contiene la statua di SantâAlfonso, insieme alle statue di Fede, Speranza, CaritĂ e PietĂ .
Numerosi sono i Palazzi, esempio di architettura civile. Lo splendido balcone di Palazzo Argentina è stato proclamato monumento nazionale nel 1913. Le sue decorazioni raffiguranti animali e altri soggetti troneggiano nella parte frontale. Palazzo Marrucci-Braccio è caratteristico per il suo portale decorato con maschere satiriche sui capitelli delle colonne laterali. Palazzo Clavica-Guarini è caratterizzato dai balconi in tufo e da un particolare colore rosso, incastonato in una suggestiva piazzetta.
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LeggendeLa leggenda piĂš famosa è, ovviamente, quella riguardante il ritrovamento dellâeffigie della Vergine. Il 14 agosto del 1310 il principe di Taranto, Filippo dâAngiò, si trovava a caccia in una zona ricca di boschi. Durante la battuta un uomo si accorse di un bellissimo cervo, fermo sulla riva di un piccolo lago. Immediatamente inforcò la freccia per colpire il cervo, ma quando la scoccò invece di puntare verso il cervo tornò indietro verso di lui come per trafiggerlo. Lâuomo si mise a urlare e subito il principe con il suo seguito lo raggiunse.Tutti capirono che qualcosa non andava, e il principe diede lâordine di guardare ovunque in mezzo ai cespugli. E proprio coperta dai cespugli fu trovata unâantica costruzione e lâimmagine della Vergine. Il ritrovamento fu interpretato come il desiderio della Madonna di avere un luogo di culto in quel punto, e cosĂŹ si costruĂŹ un tempio.
Di tuttâaltro genere la storia di fantasmi che sta impazzando su tutte le televisioni e siti web. Questa volta sembra che ci siano le prove. Palazzo degli Imperiali, ore 21.24 del 14 maggio, le telecamere del circuito interno rilevano un movimento e immortalano due ombre che sembrano dirigersi verso un luogo preciso. Ufficialmente chiuso
per restauro, Palazzo Imperiale non è mai stato veramente disabitato. Tante le testimonianze, molte le persone che da anni sussurrano che cose strane accadano al suo interno: particolari rumori, avvertiti anche dagli operai che lavorano al restauro, incontri strani, lâascensore che sale e scende senza che qualcuno lo chiami, e lâallarme antincendio attivato allâimprovviso e manualmente. Le persone anziane, avvezze alle leggende, giĂ sorridono sotto i baffi, loro da sempre sostengono che allâinterno di Palazzo Imperiale si aggirino i fantasmi dei nobili che vi hanno abitato. RealtĂ o leggenda?
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S ulle alture di un cordone collinare di antiche dune costiere si erge Oria, cittĂ ricchissima
di storia e leggende. Secondo Erodoto di Alicarnasso, fu fondata da un gruppo di cretesi di Minos approdati sulle coste Joniche a causa di una tempesta. Successivamente passò sotto i Romani, i Greci e i Bizantini. Fu incendiata dagli Agareni e conquistata dal Conte Malgerio di Altavilla.
Famoso il Castello di Oria, voluto dallâimperatore Federico II. Conosciuto come âil gigantesco gioiello di pietraâ, si erge nella parte piĂš alta della cittĂ . Di forma triangolare, è caratterizzato da tre torri, delle quali una di forma quadrata, chiamate: âQuadrataâ, âDel Cavaliereâ e âdel Saltoâ. Questâultima, secondo unâantica leggenda, fu cosĂŹ denominata perchĂŠ una giovane fanciulla, per sfuggire allâobbligo dello Ius Primae Noctis (secondo la credenza popolare è il diritto del signore di trascorrere la prima notte di nozze con la sposa di un proprio servo. La tesi degli storici, invece, è controversa) tentò la fuga ma, rendendosi conto di non avere scampo, decise di gettarsi dalla torre. Altre leggende parlano di una dama infelice che, costretta ad un matrimonio, si gettò dalla torre. Molti sostengono che ancora oggi, alle prime ore del mattino, si possa scorgere la figura della
donna dietro le finestre del Castello.Allâinterno del Castello vi è la cripta che ospita le reliquie ricevute in dono da Papa Stefano V dei Santi Crisante e Daria, primi protettori della cittĂ . La cripta fu tagliata allâaltezza della quarta campana per permettere la costruzione delle fondamenta del muraglione. Nulla è rimasto degli antichi affreschi, quelli presenti sono successivi al XIII secolo.Nella parte occidentale del maniero vi è lâantico ingresso un tempo munito di ponte levatoio. Al vertice si trova la Torre dello Sperone, simile alla prua di una nave. Data la forma triangolare del Castello e la particolaritĂ della Torre dello Sperone, il maniero fu denominata il âVascello natante dellâariaâ.
La Basilica Cattedrale è dedicata a Maria Santissima Assunta in cielo. Essa è stata costruita sulla precedente chiesa medievale del XIII secolo, pericolante dopo il terremoto del 1743. La chiesa medievale poggiava, a sua volta, su un tempio pagano. Due delle colonne del tempio furono addirittura acquistate per abbellire la cappella della Reggia di Caserta. Sulla sinistra si può ammirare la Torre dellâorologio e, dietro, la Torre campanaria. La bellezza delle decorazioni in marmo gli è valsa lâappellativo di âSan Pietro in piccoloâ.
oria
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Grazie ai restauri sono venute alla luce diverse cripte che ospitano le tombe dei vescovi e degli ossari. Allâinterno vi è un presepe permanente.
La Chiesa di San Francesco dâAssisi, secondo la tradizione, ricorda il passaggio del Santo ad Oria. Si racconta che Federico II venne a sapere che un frate predicava contro il vizio che imperava allâinterno della sua corte. Per mettere a tacere le voci pensò di metterlo alla prova, cosĂŹ fece preparare una stanza con un comodo letto e il fuoco acceso ed invitò il frate al Castello di Bari. Mentre San Francesco si preparava per dormire a terra malgrado il comodo letto, entrò nella stanza una donna, inviata per provocarlo. Il frate allora raccolse dal fuoco alcuni carboni ardenti e li sistemò in mezzo alla stanza, guardò la donna e gli disse che se voleva dormire con lui si sarebbe dovuta accomodare sui carboni. Federico capĂŹ che il Santo era un uomo inviato da Dio. In realtĂ San Francesco passò da Oria intorno al 1219, di ritorno dallâOriente, e gli fu
donato un pezzo di terra sulla quale sorgeva un tempio dedicato a Santa Maria delle Grazie o Madonna di Costantinopoli. Lo stesso San Francesco, secondo la tradizione, fondò un convento per i suoi frati, tra i quali Beato Francesco da Durazzo, che rimase ad Oria fino alla sua morte e le cui spoglie sono conservate proprio in questa chiesa. Lâattuale Chiesa è di architettura barocca e allâinterno vi è una pietĂ litica del XV secolo, costituita da cinque statue del XV secolo.
La Chiesa di Santa Maria al Tempio si dice sia stata edificata dai templari, la cui presenza ad Oria era volta alla difesa del territorio ai tempi delle incursioni saracene. Allâinterno si può ammirare una tela raffigurante la âPresentazione di Maria nel tempioâ.
Il Santuario di SantâAntonio da Padova nasce originariamente come Chiesa di San Mauro, costruita su una delle grotte basiliane. Per diversi secoli subĂŹ variazioni ed ampliamenti, fu costruito un convento e aggiunta la navata sinistra. In seguito al terremoto la Chiesa fu nuovamente ristrutturata con lâinserimento di una terza navata. Venne ampliato anche il convento e aperta la grotta sottostante. Allâinterno della cripta si possono osservare alcuni affreschi: San Mauro, la Madonna del Melograno, il Cristo coronato di spine, la Madonna di Costantinopoli e San Giuseppe. Di grande impatto scenico è lâorgano, collocato in alto, adornato con bordature dorate che richiamano le decorazioni dellâintero santuario.Di particolare interesse la Porta degli Ebrei nota come porta Taranto perchĂŠ da qui ci si dirigeva verso la cittĂ di Taranto. Ă una delle tre porte della cittĂ , chiamata cosĂŹ perchĂŠ rappresentava lâaccesso al ghetto Ebraico. Costruita intorno allâanno 100, ha tre stemmi incastrati e una statua della Madonnina del cinquecento.
Porta Manfredi o degli spagnoli, perchĂŠ da qui entrarono gli spagnoli dopo un lungo assedio, era sormontata da tre statue, due perse dopo il ciclone del 1897, la terza rimossa nel 1958 perchĂŠ pericolante.
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A circa cinque chilometri dalla cittĂ di Oria si trova il Santuario di San Cosimo alla Macchia, meta di fedeli provenienti da tutta Italia. In origine era una piccola chiesa fondata dai monaci Basiliani in unâarea priva di coltivazioni, da qui probabilmente lâappellativo di âalla Macchiaâ.Nel corso dei secoli il Santuario ha subito numerosissime ristrutturazioni. Un cimitero risalente allâIX secolo si trova sotto lâala ovest dellâattuale chiesa. Dedicato ai Santi Medici Cosimo, Damiano, Antimo, Eupreprio e Leonzio, sulla sommitĂ della facciata si può notare la grande statua del Cristo Redentore.
A tre chilometri da Oria, nel territorio delle chiesette rupestri, spicca per la sua importanza la Chiesa della Madonna della Scala, al cui interno sono presenti affreschi che rappresentano lâApocalisse e scene dellâAntico Testamento. In stile romanico la struttura è apprezzata per la sue linee semplici.
LeggendeSi racconta che la nebbia che nasconde la cittĂ di Oria sia frutto di una maledizione. Si narra che durante la costruzione del Castello, le
mura crollassero ogni giorno inspiegabilmente. Furono chiamati veggenti e sensitivi per avere una risposta e fermare il crollo, e la risposta arrivò sotto forma di sentenza. Le mura sarebbero rimaste in piedi se sulle pietre fosse stato versato sangue di una vergine innocente.CosĂŹ si percorse la cittĂ alla ricerca della fanciulla che avrebbe salvato i lavori del castello. Ovviamente le notizie volavano piĂš veloci dei soldati e cosĂŹ le strade risultarono deserte perchĂŠ tutte le donne chiusero le figlie in casa. Vagando però incontrarono una bambina che si trovava per strada perchĂŠ la madre era lontana per lavoro.Fu subito presa, sacrificata e il suo sangue versato sulle mura. La madre, che non fece in tempo a fermare lâassassinio, nella disperazione lanciò la famosa maledizione: âPossa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperatoâ. Ancora oggi gli anziani ricordano la nenia che racconta la triste vicenda: âA Oria fumosa âccitera ânna carosa, tantâera picciredda, ca si la mintera âmposciaâ (Ad Oria fumosa, uccisero una bambina cosĂŹ piccola che potevano metterla in una tasca).
ph. Baldari Fotogramma
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La cittĂ di Fasano deriva dal Casale di S.Maria de Fajano, in costruzione nel 1088 dalle popolazioni
che avevano abbandonato Egnazia, ultima delle cittĂ messapiche. Nel XIV secolo Fasano diventa feudo dei Cavalieri di Malta e il 2 giugno 1678 si riveste di gloria grazie alla vittoria sui Turchi.
Si narra che in cielo sia apparsa la Madonna a guidare la resistenza dei fasanesi contro i turchi, sbarcati per saccheggiare la cittĂ . Fu una vittoria cosĂŹ memorabile che da allora la cittĂ ricorda lâavventura con la âScamiciataâ, in occasione della festa dei Santi Patroni: San Giovanni Battista e Santa Maria di Pozzo Faceto.
Imperdibile, meraviglioso e magico è il Minareto. Totalmente immersa nel verde della selva, la costruzione è stata voluta dallâartista fasanese Damasco Bianchi. Il panorama abbraccia unâarea vastissima e lâedificio è un esempio di architettura orientale. Costruito nel 1918, è di ispirazione islamica. Le finestre verdi hanno la caratteristica forma arrotondata con una merlatura squadrata che chiude tutto il perimetro della villa.
Nata come residenza estiva, il Minareto è composto da una villa, alla quale si accede percorrendo un viale di alti pini secolari, e dalla Torre che svetta maestosa. Lâarchitetto decise di costruire la residenza di ritorno da uno dei suoi numerosi viaggi nei paesi islamici alla ricerca di un fratello che non ha mai conosciuto.
Si racconta che, lâuomo amasse organizzare feste nel corso delle quali accendeva sulla cima del minareto un faro ad acetilene, simbolo della âLuce della culturaâ o âFuoco Sacroâ.
Passeggiando nel centro storico, si possono ammirare i monumenti e le piccole piazzette.
Ancora visibile è il Torrione delle Fogge in via San Francesco, un tempo una delle entrate alla cittĂ , unico superstite dellâantica cinta muraria che nel seicento racchiudeva tutto il centro.
Poco distante vi è lâimponente Chiesa Matrice dedicata a San Giovanni Battista. Risalente al XVII sec., edificata su un tempietto demolito nel XIV secolo, è uno dei monumenti di maggior interesse.
La facciata in tufo, recentemente ristrutturata, ha uno splendido rosone intagliato nella pietra ed è collocato sopra il portone dâingresso. Sul lato sinistro troneggia il campanile a base quadrata in stile barocco. A tre navate, ha subito delle manomissioni negli anni â70, ma allâinterno sono ancora visibili alcuni affreschi. Conserva ancora altari barocchi e sculture lignee. Sopra il presbiterio, si può osservare il âCappelloneâ, che ospita le canne dellâorgano. Al centro vi è la statua della Madonna del Pozzo. Sono presenti anche lo stemma con la croce di Malta e le raffigurazioni dellâAgnello, simbolo di San Giovanni Battista. Sotto il pavimento in marmo vi sono i resti dellâantico cimitero.
FaSano
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Fuori le mura, vi è la bellissima Chiesa delle Anime del Purgatorio, in stile barocco. Edificata nel 1696 per volere della Confraternita del âPio Monte del Purgatorioâ, sfoggia opere dâarte e arredi preziosi.
Slanciata ed elegante, la struttura ha lâinterno ad unica navata, ed è rivestita da una ricca decorazione a stucchi. Ai lati vi sono gli altari dove trovano posto dipinti settecenteschi. Sullâaltare di destra vi è lâAddolorata e sullâaltare di sinistra vi è una teca di vetro contiene un Cristo Morto in cartapesta. Sullâaltare maggiore, vero capolavoro marmoreo policromo, vi è un crocifisso ligneo.
In Piazza Ignazio Ciaia, si può godere della splendida vista dei palazzi che la circondano. Su tutti spicca il cinquecentesco Palazzo dei Cavalieri di Malta, chiamato cosĂŹ perchĂŠ residenza del BalĂŹ dei Cavalieri di Malta e sede della guarnigione militare, oggi sede del Comune. Il Palazzo fu ampliato nel XVIII secolo e doveva essere una vera meraviglia, con arcate, cupole e chiesa sottostante. Una loggia con ben 18 archi e una balaustra furono abbattuti perchĂŠ pericolanti. Oggi, dellâoriginaria struttura, si può ammirare solo il portale.
Dove sorgeva lâantico castello di BalĂŹ, si costruĂŹ il Palazzo Comunale. Di fronte sorge la Torre dellâOrologio, con un loggiato che ne ammorbidisce le forme squadrate. La Torre termina con le classiche campane sospese. Di due colori, la struttura è sobria e semplice.
Accanto vi è il bel Palazzo Gaito, che conserva in una nicchia la statua della Madonna del Pozzo, patrona della città .
Palazzo Mogavero si affaccia su Corso Garibaldi. GiĂ esisteva nel 1678 ma fu modificato dalla famiglia Mogavero nel 1693. Di fattura barocca, si possono scorgere influenze rococò, rare a Fasano. Un loggiato orna la facciata che dĂ su Piazza Ciaia. Lo stile rococò si può gustare su tutto il piano nobile: dai contorni delle finestre finemente decorate, al lungo balcone in ferro battuto. Lâinterno riflette lo stile dellâesterno: dieci stanze con volte a stella, le ante delle porte sono decorate ispirandosi alla natura e uno stile tipicamente settecentesco nellâarredamento.
Di particolare rilevanza è la chiesa di SantâAntonio Abate. Originariamente in questo luogo vi era un convento che ospitava appena una dozzina di frati. Insieme al convento fu costruita anche una
piccola cappella dedicata alla Vergine Immacolata. Il convento cessò la sua attivitĂ a causa delle disposizioni del Regno dâItalia che imponeva la soppressione di alcuni ordini. Successivamente venne annesso il chiostro decorato con degli affreschi che rappresentavano i Fioretti di San Francesco. La chiesa è frutto di continui rimaneggiamenti del XVIII secolo. Lâinterno ha la tipica forma di croce latina e presenta tre navate, nella parte destra ci sono gli altari dedicati a SantâAntonio da Padova e a SantâAntonio Abate. A questâultimo sono dedicate le rappresentazioni della vita sulle pareti laterali.
Il Tempietto di Seppannibale, noto come San Pietro Veterano, è uno dei piĂš importanti reperti archeologici ed architettonici. La struttura è precedente allâanno mille, di forma quadrata di piccole dimensioni. Lâabside è quasi completamente crollato. In origine il Tempietto era completamente decorato da affresco, ora è possibile scorgere solo alcune delle pitture.
Da visitare il Parco Archeologico di Egnazia, a pochi chilometri da Fasano. Egnazia era unâantica cittĂ messapica, o del popolo dei Peucezi. Eâ uno dei piĂš importanti siti archeologici date anche le vaste dimensioni. Vi si trovano le necropoli; la Basilica paleocristiana episcopale e Battistero, un grande edificio a tre navate, dove si possono ammirare tratti del mosaico pavimentale a grosse tessere; la Basilica paleocristiana meridionale, di dimensioni piĂš piccole; il Foro, piazza di forma trapezoidale, scavata solo in parte, pavimentata con lastre di tufo circondata da un portico di ordine dorico; lâAnfiteatro; la Via Traiana e molto altro ancora. I primi scavi furono effettuati nel 1912, nel 1978, invece, fu costruito lâattuale museo archeologico, anche se molti reperti sono stati trafugati nel corso dei secoli.
Una testimonianza fondamentale della âCiviltĂ Magaliticaâ è il Dolmen di Montalbano. Chiamato anche la Tavola dei Paladini, risale probabilmente allâetĂ del bronzo (2000-1500 a.C.) ed è intatto malgrado lo scorrere del tempo. Tra le varie ipotesi, la piĂš accreditata, è che il Dolmen abbia avuto funzione di altare sacrificale.
ph. Mario Rosato
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culturamiamo
Graphic Alessandra Bruno
culturamiamo
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Graphic Alessandra Bruno
culturamiamo
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erChie San donaCi
Le origini potrebbero risalire ai Messapi che vollero creare un centro
di culto dei loro Dei, al posto dei Japigi. Testimonianza di questo è la grotta messapica detta dellâAnnunziata dove si possono apprezzare affreschi bizantini. Con lâascesa di Roma, la piccola Heraclea fu messa in disparte fino al I secolo d.C., data in cui venne alla luce Hercle.Lâinsediamento romano è dato anche dalla presenza della necropoli detta âTerme di Filippoâ.Verso la fine del XVII secolo, il nome del casale diviene definitivamente Erchie.Meta di pellegrinaggio è il Santuario di Santa Lucia ove sono custodite le reliquie della Santa. Il Santuario si divide in tre parti: la Chiesa Superiore della seconda metĂ del 1700, una cappella seminterrata e il tempio sotterraneo. Il tempio è ricavato in un antro naturale, allâinterno del quale vi è una sorgente dalla quale si dice sgorghi unâacqua benedetta. Eâ tradizione che ci si bagni le mani e ci si strofini gli occhi, in quanto Santa Lucia, a cui è dedicato il Santuario, è la protettrice dei non vedenti.Di fronte vi è la Chiesa Madre, in stile neoclassico conserva al suo interno pregiate tele del 1700, e la chiesetta di San Nicola, risalente agli inizi del â600 custodisce la bellissima statua del âCristo Mortoâ del 1715.Palazzo Ducale, risalente al 1700 è un tripudio di portali, balconi, finestre e logge. La linea sobria di particolari ne impreziosisce la struttura.
Nasce su quella che un tempo era la strada che collegava Lecce a
Taranto.Da visitare il Tempio di San Miserino, considerato luogo di culto paleocristiano tra i piĂš antichi della regione. Ă caratterizzato da una stanza a forma ottagonale inscritta in un cerchio delimitato da un quadrato, sul quale si aprono delle nicchie. Il pavimento è rivestito da un mosaico a tessere bianche e nere, analogo a quello rinvenuto in San Giovanni al Sepolcro di Brindisi. La chiesetta di Santa Maria delle Grazie, ora cappella del cimitero, è una graziosa struttura nella quale viene conservata la venerata immagine ad affresco di una Madonna col Bambino del XV. Lâimmagine è considerata miracolosa. Si narra che una donna, residente in una masseria, accortasi della fuga di un giovane toro, si sia messa alla ricerca dellâanimale insieme ai lavoratori. Sembra che lâanimale sia stato trovato, docile come un agnellino, in preghiera dinnanzi allâimmagine di Santa Maria Delle Grazie.La Chiesa Madre di Santa Maria Assunta è in stile neoclassico ed è affiancata da un campanile anchâesso dalle linee sobrie. Allâinterno si può ammirare lâaltare in pietra dedicato allâAddolorata.Le Paludi, invece, sono al centro di un progetto: la realizzazione di un Parco Acquatico lacustre, dove sia ripristinato lâhabitat naturale per le specie animali e vegetali in via dâestinzione, che sia dâinteresse scientifico che turistico.
provinCiadi brindiSida nonperdere
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San miCheleSalentino
San vito deinormanni
CellinoSan marCo
Il nome deriva dalla qualitĂ delle olive chiamate âcelinoâ, dal termine greco
che ne indicava il colore nero, e dalla devozione nei confronti di San Marco. Il Castello di Cellino, costruito intorno al XVI secolo, fu modificato rendendo la struttura piĂš simile ad una dimora gentilizia. Eâ caratterizzato da una balaustra in pietra con delle colonne sul portale di accesso, che percorre lâintero perimetro dellâedificio. Si tratta dellâunica struttura dellâoriginario castello.La Chiesa di Santa Caterina dâAlessandra fu edificata nel XVIII secolo. Successivamente fu aggiunto lâattuale campanile. Allâinterno è custodita la statua dâargento di San Marco. Lâaltare di San Marco è chiamato âlâaltare del Baroneâ, probabilmente perchĂŠ fatto costruire da uno dei signori. Da ammirare anche il campanile del 1863.Di sfumature oro ed arancio è invece la facciata della Cappella di San Marco (1716). Si narra che sia stata costruita sul luogo dove avvenne il ritrovamento dei ruderi della cappella basiliana con lâimmagine di San Marco. Lâaltare maggiore è un tipico esempio di barocco leccese e allâinterno si possono ammirare tele di diversi artisti del territorio.Fuori dal centro abitato si trova la bellissima Villa Neviera o Torre del Rifugio, chiamata cosĂŹ per aver ospitato il Re Vittorio Emanuele III. Deve il suo nome alla capacitĂ di conservare, anche nei periodi caldi, le scorte di âneveâ nelle sue cantine.
Di origini recenti, si sviluppò dai primi anni del XIX secolo.
In Piazza Dante si può ammirare il Monumento ai Caduti, simbolo di pace conquistata nei cinque continenti con grande sacrificio umano. La Pinacoteca-Biblioteca, con le sue 260 opere tra dipinti, sculture e grafica, fu costruita in onore di Salvatore Cavallo, colui che aveva costruito la sede parrocchiale del paese. A lui si deve il progetto della Chiesa intitolata al santo Patrono San Michele Arcangelo. La parte piĂš antica è il Borgo di Aieni, âMasseria Vecchiaâ nel gergo popolare. Il borgo è formato da due complessi a corte di epoche diverse. La piĂš antica consiste in alcune stalle di epoca medievale, la piĂš moderna risale alla trasformazione in masseria avvenuta intorno al XVII secolo.La chiesetta della Madonna del Carmine rappresenta un esempio di architettura colonico-rurale.La Chiesa Madre fu, invece, edificata tra il 1876 e il 1882. Dedicata al santo protettore, San Michele Arcangelo, venerato soprattutto come protettore degli animali e dei raccolti, ha sulla facciata due lastre marmoree che descrivono i momenti piĂš importanti della storia del paese. La costruzione sembra sia legata al ritrovamento di una statua di San Michele da parte di un contadino.Da visitare la bellissima chiesa rupestre di S. Maria della Grottella.
Di origini controverse: câè chi sostiene che sia nata per via
dellâinsediamento degli Schiavoni, chi che sia stata fondata dal Normanno Boemondo dâAltavilla, figlio di Roberto il Guiscardo.Il Castello Dentice di Frasso nasce attorno allâoriginaria Torre Quadrata. Bellissima la scalinata in pietra che conduce ad una veranda con colonne classiche. Lâinterno accoglie sale finemente decorate, tele, trofei di caccia e lâArchivio Storico. La Torre Quadrata, invece, è decorata da merli di tipo guelfo.La Chiesa di Santa Maria degli Angeli, chiamata anche Chiesa Vecchia, ha una facciata molto semplice ma lâinterno custodisce opere davvero interessanti. Lâaltare maggiore è in marmo policromo, realizzato nel 1803, ma le vere meraviglie sono gli altari laterali, decorati ognuno con uno stile diverso. Da notare il Crocifisso di legno del â500 e una tela raffigurante la âPresentazione al tempioâ.Santa Maria della Vittoria è stata edificata in ricordo della Battaglia di Lepanto ed è uno spettacolo di fine 500. Dal portale in bronzo allâaltare interno si possono ammirare lâeleganza e la maestositĂ dello stile architettonico che va dal â500 al â700. La Grotta di San Biagio è un santuario monastico collocato in un villaggio rupestre. La Chiesa è molto particolare perchĂŠ è stata ricavata allâinterno di una grotta.Torre Guaceto è una Riserva Naturale WWF di circa 1200 metri quadri, presenta una natura incontaminata che può essere apprezzata solo a piedi o in bicicletta.
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latiano San pietrovernotiCo
CegliemeSSapiCa
Secondo antiche leggende, la fondazione di Ceglie si deve al
mitico popolo di Peslagi e sarebbe stata fondata da Diomede di ritorno dalla guerra di Troia. Ceglie è circondata da 18 specchie, tipici manufatti realizzati con la sovrapposizione a secco di lastre calcaree, alcune delle quali sembra abbiano avuto una funzione sepolcrale. Il simbolo della città è il Castello Ducale e il suo torrione principale alto circa 34 metri, una raritĂ in tutta la penisola. Dalla cima della torre si possono ammirare lâAdriatico e il Canale dâOtranto. Ricca di palazzi settecenteschi che rendono il percorso attraverso la cittĂ una continua meraviglia, Ceglie ha un teatro risalente allâottocento in stile neoclassico con pochi elementi decorativi barocchi. La cittĂ ha numerosissime masserie, di cui alcune fortificate. La Collegiata invece, è la Chiesa consacrata al culto della Vergine Assunta e sorge su una vecchia acropoli. Affiancata dalla torre campanile, lâinterno appare maestoso e con numerosi affreschi e altari in marmo. Un altare è dedicato a SantâAntonio da Padova, patrono della cittĂ .Legata alla leggenda anche la costruzione della Chiesa di San Rocco. Sembra che sul luogo sorgesse giĂ un tempio pagano che cadde in disuso quando la popolazione fu afflitta dalla peste e cominciò a supplicare San Rocco, protettore degli appestati. Da allora la Chiesa è stata dedicata al culto del Santo.
Nel centro storico padroneggia il Palazzo Baronale, detto
il Castello, originario del periodo medievale. La facciata è smussata della durezza tipica delle strutture medievali per trasformarsi nelle piĂš morbide linee dellâarchitettura salentina. La Chiesa Matrice Santa Maria della Neve è antica e raccoglie diversi stili. Ha pianta basilicale e allâinterno è divisa in tre navate con colonne in stile ionico. La Chiesa del Santissimo Crocifisso risale al XVII secolo e secondo la leggenda si trova sulle fondamenta di una taverna nella quale si fermarono degli zingari che avevano, tra le casse piene di mercanzie, un crocifisso nero. La Chiesa del Santissimo Rosario è di origine antichissima. Tutta la struttura con il convento annesso era conosciuta come Abbazia di Santa Margherita. La chiesa dellâImmacolata, invece, era la cappella dei Marchesi Imperiali, e infatti sorge sul lato destro del Palazzo Imperiali con il quale possiede una comunicazione interna non piĂš praticabile. Il Santuario Santa Maria di Cotrino sorge su un insediamento medievale. Si narra che nasca con la leggenda del ritrovamento dellâimmagine della Madonna per mano di una contadina della Basilicata arrivata a Latiano per volere della Madre di Dio. Lâeffige risale al 1600 e nel 1915 fu realizzato il vicino monastero. In ultimo si può ammirare la Torre del Solise, antecedente al 1528, anno in cui fu effettuato il restauro.
Nel centro abitato si può ammirare la Torre Baronale, la piÚ antica
testimonianza nel paese. Si ritiene che risalga al 1300. Di forma quadrata è stata realizzata in pietra calcarea. Si narra che nel 1480 i cittadini respinsero lâassalto dei turchi grazie allâavvistamento delle vedette dallâalto della torre che permise ai cittadini di difendere la propria cittĂ conquistando la bandiera dei barbari.La Chiesa di Santa Maria Assunta si trova nella zona centrale del paese e risale al XV secolo. Nel â600 venne ingrandita con la navata centrale e ben 11 altari. In seguito vennero costruite le due navate laterali. Splendido il rosone in pietra leccese scolpito in rilievo con una vetrata raffigurante lâAssunzione. Sotto il presbiterio vi sono antiche cripte e tombe. Piazza San Pietro è la piazza piĂš antica. La Chiesa di San Pietro fu ricostruita su un precedente edificio medievale e ricorda lâarchitettura del â600. Alla chiesa era annesso un luogo che per secoli fu chiamato âOratorio dei pellegriniâ, perchĂŠ ospitava le preghiere dei pellegrini che arrivavano per palesare la loro devozione a San Pietro e accoglieva chi, morso dalla taranta, veniva a bere lâacqua miracolosa del pozzo.Lungo Piazza del Popolo, invece, si estende tutta la cittĂ . Qui si può ammirare la splendida casa comunale, con le sue tenui tinte rosate e lâorologio finemente decorato.
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Carovigno CiSterninotorre SantaSuSanna
Sembra che il nome derivi dallâeroe Sturnoi, compagno di Diomede,
che dopo la Guerra di Troia, avrebbe fondato una cittĂ , chiamata in seguito Sturninum, cioè Ostuni. Saccheggiata dai Goti, Cisternino sarebbe caduta in rovina. Grazie ai monaci Basiliani la cittĂ riconquistò la sua vita prendendo il nome di Cis-sturnium, âal di qua di Sturniumâ. Passeggiare per il centro storico equivale ad entrare in un mondo di meraviglie. Perfetta la sintonia tra gli spazi interni ed esterni, tra case, vicoli, logge, cortili e decorazioni. La Torre normanno-sveva (17 metri), del XI secolo, è stata rimaneggiata piĂš volte e un tempo costituiva lâingresso principale della cittĂ . Sulla sommitĂ si può osservare la statua di San Nicola. La Chiesa di San Nicola, chiesa Madre, è del XII secolo, e nasce sullâantica chiesa del VIII costruita dai monaci Basiliani. In stile neoclassico, nellâinterno si possono ammirare due sculture in pietra viva del XVI secolo opera dello scultore Stefano da Putignano: il tabernacolo dedicato alla Madonna del Cardellino e un altro di dimensioni piĂš piccolo con putti ed Ecce Homo. Sotto lâadiacente chiesetta del Purgatorio, XVII secolo, è stata scoperta una chiesa antichissima datata probabilmente intorno allâanno 1000.Di rilievo il Santuario della Madonna dâIbernia situato a tre chilometri dalla cittĂ , legato alla leggenda della Vergine che, in una sua apparizione, indicò il luogo esatto dove doveva sorgere il Santuario a lei dedicato.
Carovigno ha origini molto antiche, attestate dai ritrovamenti del
paleolitico e del neolitico. Di indubbia bellezza il Castello di Carovigno, possente struttura che sorge nella parte piĂš alta del paese. A pianta triangolare con una torre quadrata, domina lâintero paesaggio. Alla famiglia Balzo Orsini si deve la costruzione della Torre Circolare che rende piĂš armonica lâintera costruzione. Spettacolare il porticato, dal quale si possono scorgere le varie strutture e la Torre Quadrata. Da visitare anche il Castello di Serranova, risalente al 1629, costruito su unâantica struttura del 1350. Nei pressi del Castello vi è la piccola cappella del XVII secolo a navata unica.La Chiesa di SantâAngelo, di origine medievale, aveva un ruolo di prima chiesa di Carovigno, come attestato da unâiscrizione che si trova allâingresso principale. Della Chiesa Madre è certamente da ammirare il bellissimo rosone, unica testimonianza dellâantica facciata piĂš volte sottoposta a cambiamenti.Il Santuario di Santa Maria Belvedere si staglia su unâaltura a quattro miglia da Carovigno. Si trova su un antico insediamento in rupe. Il Santuario è affiancato da numerose grotte naturali disposte su vari livelli alle quali si accede attraverso un arco presente nella Chiesa. Nella discesa alla cripta inferiore si possono scorgere frammenti di un affresco raffigurante lâArcangelo. Lâultima cripta ospita due affreschi della Vergine col Bambino e della Madonna del Belvedere.
Ha origine dai Messapi che costruirono una Turris
Messapiorum. La trasformazione in Torre Santa Susanna avvenne nel XIII secolo, quando divenne forte il culto per la Santa.Il Santuario di Santa Maria di Galaso nasce dopo il ritrovamento di unâimmagine di origine basiliana affrescata in una grotta ovvero lâimmagine della Madonna con Bambino. Costruito su due livelli, il Santuario, si raggiunge scendendo 13 gradini. Lâaltare maggiore è in stile barocco, nella nicchia si trova custodito lâaffresco basiliano. Allâinterno si può ammirare anche il presepe di uno scultore leccese.La Chiesa Matrice, del XIV secolo, ha una linea molto semplice. Inizialmente fu dedicata a Santa Maria Annunziata, poi a San Nicola, per via dei coloni che volevano una chiesa da poter intitolare al Santo che loro veneravano. Il Castello è uno degli edifici simbolo, originario del XVI secolo. La struttura ricorda piĂš le case gentilizie che un vero e proprio castello. Allâinterno si può ammirare la cappella privata. La Colonna di Santa Susanna fu edificata nel 1837 nel punto in cui sorgeva lâantica torre angioina, abbatta tuta dopo il terremoto del 1743. Si narra che la colonna sia stata costruita come ringraziamento alla Santa per il miracolo che operò in occasione del colera della prima metĂ dellâottocento.San Pietro o Santa Maria di Crepacore è uno dei piĂš affascinanti monumenti bizantini della Puglia. Edificato nellâVIII secolo, ospita dei meravigliosi affreschi.
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torChiarolo villaCaStelli
San panCrazioSalentino
Il nome deriva dal suo protettore San Pancrazio, sembra infatti che la cittĂ
si sia sviluppata intorno ad una giĂ esistente chiesetta dedicata al Santo che, si narra, sia passato per queste terre prima di recarsi a Roma.Lâattributo âSalentinoâ fu aggiunto nel 1862 per evitare confusione con la giĂ esistente San Pancrazio Parmense.Da visitare la Chiesa Madre, posta di fronte al Municipio, in Piazza Umberto I. Dedicata a San Pancrazio martire e a San Francesco dâAssisi, è in stile neoclassico e ad ha una particolare cupola con lucernaio. La facciata si presenta lineare e fu realizzata intorno al 1869. Il campanile si sviluppa su quattro livelli sulla cui sommitĂ vi è una cupola protetta con tessere in ceramica per salvaguardare la statua del Santo. Lâinterno è a tre navate divise da una serie di arcate poste su pilastri sormontati da capitelli in stile ionico. Imponente invece la struttura del Palazzo Comunale, con la parte superiore che spicca di un caldo rosso, il balcone centrale sul quale si trova la cimarosa con lâorologio. A pochi chilometri si trova il Santuario di San Antonio alla Macchia, con una chiesa del 1867 e una cripta che conserva tracce di pitture medievali.Di particolare interesse la Grotta dellâAngelo, o di San Vito, in origine tomba a camera, risale allâVIII-IX secolo ed è scavata nella roccia con una decorazione pittorica. Vi si accede attraverso una scala di sette gradoni.
Il nome sembra che derivi dai massacri che i Turchi perpetrarono
nel XV secolo in tutto il Salento. Infatti Torchiarolo poteva significare âmattatoioâ, proprio a causa dellâesposizione della cittĂ alle razzie. Situata di fronte a Piazza Castello vi è la Chiesa Matrice Maria SS. Assunta, costruita intorno alla fine del XVI secolo su una preesistente struttura. Presenta una facciata molto semplice in tufo, dalle linee morbide e baroccheggianti. La Chiesa non ha un abside per cui lâaltare maggiore si trova sotto un grande arco e vi si accede attraverso dei gradini. Sopra lâaltare vi è un bellissimo affresco raffigurante la Madonna Assunta.Assolutamente da non perdere è lâantico Castello Baronale, che ha mantenuto la sua originaria e possente struttura medievale ed ha un torrione a pianta quadrata. Magnifico è lâarco e il portale sormontato dallâaraldica dei Caracciolo, principi del paese nel 1726.La Chiesa di SantâAntonio fu voluta dal chierico Bartolomeo Origlia e fu inaugurata nel 1680. Sul portale si può notare unâarma incastonata con ogni probabilitĂ appartenente alla famiglia Geofilo, proprietaria della Chiesa. La Cappella Madonna della Graziella, invece, fu costruita come gesto di devozione di una nobildonna, nel 1750. Piccola, con un unico altare sul quale capeggia un affresco raffigurante la Vergine con il figlio allattante.
Di origini antiche ospita lâ importante sito archeologico,âPezza Petrosaâ,
dove sono state portate alla luce tombe in perfetto stato di conservazione che contengono reperti risalenti al IV-V secolo a.C.Magnifica la Chiesa Matrice con il Campanile, edificata intorno ai primi del â900. Maestosa è la cupola decorata che raggiunge unâaltezza di 34 metri. Accanto si trova un elegante campanile, in stile gotico, alto circa 36 metri. In stile romanico la facciata, al centro della quale vi è un meraviglioso rosone che troneggia sul portone centrale. Suggestivo il Calvario, al quale si accede percorrendo una lunga scalinata che collega la struttura al Palazzo Municipale. Il Santuario ospita la statua di Cristo nel Sepolcro. Il Castello è una residenza in tufo che ha subito molte variazione nel corso degli anni. Ancora visibili elementi del tardo medioevo e del rinascimento, la struttura si presenta con colori tenui che le donano unâeleganza particolare. Dal terrazzo del Palazzo del Municipio, struttura dalla posizione strategica per la sua altezza rispetto al resto del territorio, si può godere di una vista da mozzare il fiato. Villa Castelli è famosa anche per il Ponte Viadotto dellâImpero, in pietra di mazzero finemente lavorata con nove arcate a tutto sesto che gli donano una forma armonica. Di particolare interesse storico il âTrappeto del Ducaâ, antichissimo frantoio ipogeo, totalmente ristrutturato è circondato da un magnifico panorama.
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Le origini di Lecce sono un intreccio di leggende e racconti mitologici. Principalmente barocca: uno stile tanto spettacolare da meritarsi
lâappellativo di âBarocco Lecceseâ, Lecce è ricca di testimonianze anche di epoca romana, medievale e rinascimentale. Tra le numerosissime strutture architettoniche câè la Basilica di Santa Croce, il monumento simbolo del Barocco Leccese, la cui costruzione cominciò nel 1353 e si concluse nel 1699. La facciata principale è un tripudio di decorazioni, simboli, statue con accostamenti di elementi tipici del Rinascimento. Un amalgama di stili dove lâesuberanza barocca la fa da padrona. Piazza Duomo racchiude in sĂŠ una serie di monumenti di altissimo livello architettonico: la Cattedrale del Duomo; i Palazzi del Vescovato e del Seminario; il Campanile; la Chiesa di SantâIrene dei Teatini (patrona della cittĂ fino al 1656); la Basilica di San Giovanni Battista. Di grande impatto visivo è Piazza SantâOronzo, ove si erge la colonna in pietra che sorregge la Statua di SantâOronzo. La colonna alta 29 metri è situata accanto allo splendido Anfiteatro Romano costruito nel II secolo d.C.. Allâinterno della Piazza si possono osservare anche Palazzo del Sedile, lâantica Chiesa di San Marco e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie.La Chiesa di San Francesco della Scarpa, costruita sul luogo dove San Francesco pernottò nel 1222, ricorda la leggenda del sandalo che il Santo, non possedendo altro, donò ai Leccesi per ringraziarli dellâospitalitĂ .Nei pressi di SantâOronzo vi è il Castello di Carlo V, imponente struttura voluta da Carlo V nel 1539. Di grande impatto visivo sono le vetrate, il salone con colonne di pietra e le raffinate decorazioni. Bellissime le porte del centro storico: Porta Napoli, o arco di trionfo; Porta Rudiae; Porta San Biagio. Lecce è considerata la Firenze del Sud per via degli innumerevoli monumenti.
leCCepugliada nonperdere
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Ă il comune piĂš orientale dâItalia, circondato da unâacqua cristallina e
un panorama tra i piĂš favolosi. Otranto è considerata un piccolo gioiello per la sua storia e il suo splendido castello che conserva fossato e il ponte levatoio. Il borgo antico, caratteristico per i suoi meravigliosi vicoli che si aprono sul Lungomare degli Eroi, è stato dichiarato Patrimonio culturale mondiale Unesco ed è uno dei piĂš bei borghi dâItalia.In periferia troviamo la Valle delle Memorie, cosĂŹ definita per la presenza di numerosi siti storici. Qui si può visitare la Cripta di San Nicola e poi, ancora, il Colle della Minerva dove vi è la cripta del Padreterno. Invece, sulla Collina di San Giovanni si possono ammirare le catacombe di San Giovanni. La Cattedrale, edificata sui resti di unâantica domus romana, si erge sul luogo piĂš alto della cittĂ . Assolutamente da non perdere, alle prime luci dellâalba, è il laghetto di Bauxite, a sud di Otranto, una cava di estrazione con forti colori che variano dal verde intenso al rosso ruggine. La Grotta dei Cervi, per gli appassionati di archeologia, è una importante grotta naturale dove sono state rinvenute importanti testimonianze pittoriche.Di grande bellezza sono i Laghi Alimini, a pochi passi dal mare, sono circondati da una vastissima varietĂ di vegetazione, tra cui la rarissima orchidea di palude e la castagna dâacqua, specie in via dâestinzione.
Si dice che sulla punta di Santa Maria di Leuca si possa ammirare il punto di
separazione tra il Mar Adriatico e Mar Ionio. Vi è una sorta di demarcazione visibile a livello di colori e molti credono, poeticamente, che sia lâincontro tra i due mari.Diverse leggende sostengono inoltre che Santa Maria di Leuca sia stata il primo approdo di Enea e di San Pietro Apostolo che, arrivato dalla Palestina, iniziò il suo percorso di evangelizzazione fino a Roma, dove fondò la Chiesa. Allâepoca esisteva un tempio dedicato a Minerva sul promontorio, diventato luogo di culto cristiano proprio dopo il passaggio di San Pietro. Oggi si trova la splendida Basilica. Allâinterno si può ammirare il masso monolitico definito lâara di Minerva, che ne ricorda appunto lâantico culto.Vicino al Santuario vi è la Croce Petrina, una croce antichissima in ferro con due chiavi incrociate e il faro che, con i suoi 102 metri di altezza, è tra i piĂš importanti dâItalia.Allâinterno della Cattedrale tra le numerose opere dâarte vi è un quadro che cattura per la sua bellezza: si tratta di San Giovanni Nepomuceno, martire del segreto professionale. Narra la leggenda che San Giovanni, confessore della regina Giovanna di Baviera, non volle assecondare il marito che, attanagliato dalla gelosia e dalla convinzione che la donna gli fosse infedele, gli chiese di violare il segreto e rivelargli la veritĂ . San Giovanni si rifiutò e fu gettato in un sacco nella Moldava. Il mattino seguente il corpo su ritrovato sulle rive del fiume circondato da un alone di luce. Imperdibili per chi ama il fascino dellâarchitettura le numerosissime ville ottocentesche.Chi ama il mare e i suoi giochi tra le rocce, non può non visitare le grotte nei dintorni di Santa Maria di Leuca.
otranto Santa mariadi leuCa
Meta turistica per lo splendido mare e per i romantici tramonti,
Gallipoli, si estende sul mar Ionio ed è divisa in due parti: il borgo antico e il centro storico. Il Centro Storico si trova su unâisola di origine calcarea collegata alla terraferma da un ponte ad archi del seicento. Il Borgo si trova su una penisola ed è la parte piĂš recente di Gallipoli.Tra i numerosi monumenti spicca il Castello Angioino, circondato quasi completamente dal mare sembra galleggiare su di esso. Tre torrioni circolari e la torre poligonale caratterizzano la struttura. Di piĂš tarda edificazione la torre fortificata chiamata âil Rivellinoâ, collegata alla fortezza principale da un ponte levatoio. Lungo la costa, invece, si possono ammirare le numerose torri costiere.La Basilica Concattedrale di SantâAgata, del XVII secolo, sorge sul luogo di una chiesetta romanica dedicata a San Giovanni Crisostomo, sul punto piĂš alto dellâisola, area scra probabilmente sin dallâantichitĂ .Da visitare anche lâimperdibile Isola di SantâAndrea, parco naturale regionale. Qui si può ammirare il Gabbiano Rosso, presenza unica lungo tutto il versante adriatico e ionico.La Fontana Greca, invece, è ritenuta la piĂš antica dâItalia. Costruita nel III secolo a.C. ha la facciata che guarda a scirocco, suddivisa in tre parti da quattro cariatidi. Bellissimi i bassorilievi che rappresentano le metamorfosi delle mitologiche Dirce, Salmace e Biblide.
gallipoli
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Altra perla del salento è Castro, con i suoi monumenti, il castello e magiche grotte
della Zinzulusa.Il Castello è considerato dâimportanza nazionale anche perchĂŠ si possono ammirare le difese naturali e la linea architettonica tipicamente medievale. Castro è nota per le sue antiche grotte, dove si possono ammirare i colori intensi del mare con una sorprendente gamma cromatica dallâazzurro al viola. Di grande interesse scientifico sono le varie specie di animali sotterranee rinvenute allâinterno, in particolar modo crostacei, alcuni di origini antichissime. Ma le grotte sussurrano anche antiche leggende. Si narra che il Barone di Castro, un ricco signore locale con moglie e una figlia, fosse cosĂŹ avaro da non essere mai soddisfatto dellâammontare del suo patrimonio. La sua sete di soldi raggiunse lâapice quando negò alla sua bambina anche il sostentamento primario. La bambina crebbe triste e malinconica. Un giorno una fata regalò alla fanciulla un bellissimo abito, stracciando quello vecchio e rattoppato che portava. La leggenda vuole che gli stracci volassero fino a raggiungere la cavitĂ naturale dove divennero pietra adornando lâingresso della grotta della Zinzulusa. In seguito la ragazza trovò marito e finalmente ebbe quella felicitĂ che da piccola le era stata negata.Anche il padre cambiò vita, fu relegato allâinterno della grotta e fatto sprofondare nel suolo calcareo. La leggenda si conclude narrando di come dal sottosuolo sfociarono acque infernali che andarono a formare il laghetto Cocito, abitato da crostacei resi ciechi dalla visione del sortilegio.Chi ama la natura può invece avventurarsi nel Bosco dello Scarra, un bosco di Lecci dove si possono scorgere pettirossi, tortore, upupe, civette, fringuelli e usignoli.
CaStro
Alberobello, denominata la città dei trulli, è una tappa obbligatoria per
chi vuol visitare le bellezze della Puglia. I trulli sono, dal 1996, patrimonio dellâumanitĂ dellâUnesco e devono la loro origine ad un editto del Regno di Napoli che nel XV secolo obbligava i nuovi residenti a versare un contributo per ogni insediamento costruito. Per ovviare alla tassa i conti di Conversano imposero ai cittadini di edificare a secco, senza utilizzare la malta, in modo che le case passassero per costruzioni precarie e non fisse.PerchĂŠ le abitazioni resistessero i contadini utilizzarono la forma rotonda, semplice ma piĂš solida. Caratteristica che distingue ogni trullo è il simbolo dipinto sul tetto a cono, una sorta di identificazione dellâabitazione. I simboli sono svariati e si va dalla rappresentazione secondo lo zodiaco dei pianeti ai simboli religiosi, da quelli magici a quelli propiziatori, intrecciando religione e paganesimo. Tra i piĂš comuni si hanno i simboli che proteggono la famiglia dal malocchio o i simboli propiziatori di buon raccolto.Particolare la storia dei Trulli Siamesi, che sembra legata alla separazione di due fratelli a causa dellâamore per la stessa fanciulla. Il trullo piĂš grande della cittĂ si chiama Trullo Sovrano ed è stato fatto costruire dalla famiglia Petra verso la metĂ del settecento, oggi adibito a museo.
A picco sullâAdriatico, dalla forma quasi triangolare, Polignano a
mare è una piccola cittĂ rinomata per il suo fascino.Particolare e suggestiva la Lama Monachile, cosĂŹ chiamata perchĂŠ un tempo territorio della foca monaca. Antico porto commerciale, è il punto in cui la cittĂ sembra spaccata a metĂ : tra le due alte coste su cui sorge la cittĂ si insinua la piccola insenatura che la divide creando un effetto davvero unico. Si può ammirare la via Traiana, ancora percorribile, suggestiva soprattutto la sera, illuminata da centinaia di luci. Numerosissime le grotte ben visibili anche dai balconi che circondano il centro. E proprio il centro storico è una delle mete piĂš suggestive, grazie alle piccole stradine e alle terrazze a strapiombo sugli scogli. Una delle piĂš antiche costruzioni della città è la Chiesa Matrice, allâinterno della quale si può ammirare il presepe artistico. Allâesterno troneggia il massiccio campanile a forma quadrangolare.Proseguendo per il centro si può scorgere lâArco Marchesale, un tempo unica via dâaccesso.Consigliato al tramonto è lo scoglio di San Paolo, piĂš comunemente conosciuto come lo âscoglio dellâeremitaâ cosĂŹ chiamato perchĂŠ secondo una leggenda vi risiedeva un uomo che aveva deciso di vivere lontano dal mondo. In realtà è uno scoglio a pochi metri dalla terraferma, simbolo di Polignano, al tramonto regala uno spettacolo davvero straordinario.
alberobello polignanoa mare
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CittĂ di grande importanza per le bellezze artistiche ed
architettoniche. Dal mare si può ammirare lâimponente Cattedrale, definita la âRegina delle Cattedrali di Pugliaâ. In onore di San Nicola Pellegrino, fu costruita dal 1099, anno della canonizzazione del Santo, al 1143 senza il campanile. In stile romanico, ciò che la distingue sono le navate, costituite da colonne binate (ossia due colonne affiancate). Scendendo le scale si accede alla cripta dedicata a San Nicola Pellegrino e alla cripta di Santa Maria. Collegato alla Cattedrale da un arco, si slancia il campanile, di diversi stili architettonici poichĂŠ è stato necessario un secolo per portarlo a termine.Oltre alla Cattedrale si può visitare il Castello Svevo, il fortino, le diverse ville e i palazzi. Sembra che il Castello sia dimora abituale del fantasma di Armida, una giovane dama dai capelli scuri e gli occhi azzurri. Narra la leggenda che la donna fu sorpresa dal marito a letto con lâamante. Lâira fu tale che lâuomo uccise a coltellate lâamante e rinchiuse la moglie in una cella, dove morĂŹ di tristezza. E da allora molte persone hanno sostenuto di aver visto il fantasma della donna aggirarsi per le stanze del Castello.Assai diverso è il fantasma dellâipogeo che si trova sotto la cripta di Santa Maria. Sembra che un uomo sulla trentina, scalzo con una tunica marrone, stazioni proprio in quel luogo.
Le Grotte di Castellana furono scoperte nel 1938 dal prof.
Franco Anelli dellâIstituto Italiano di Speleologia che, dopo una rapida ricognizione, capĂŹ che si trattava di una grande grotta ricchissima. Le cavitĂ sotterranee si estendono per circa 3 chilometri a 72 metri sotto il livello del suolo. Per poterle visitare si possono scegliere due percorsi: quello che dura circa 50 minuti e quello lungo che dura circa due ore. Lâingresso naturale è una voragine di 60 metri denominata âLa graveâ dalla quale è possibile raggiungere la Caverna Bianca, uno spettacolo di cristalli e stalattiti e grandi stalagmiti di un biancore trasparente, per questo motivo è stata definita la âpiĂš splendente del mondoâ.Lungo il percorso si attraversano la Grotta Nera o della Lupa Capitolina, il Cavernone dei Monumenti, la Caverna della Civetta, il Corridoio del Serpente, la Caverna del Precipizio ed il Piccolo Paradiso, il Gran Canyon, dalla colorazione rossiccia, la Caverna della Torre di Pisa, la Caverna della Cupola e il laghetto di Cristalli.In ogni grotta si possono scorgere figure naturali come il Duomo di Milano o la Torre di Pisa, volti e figure umane come il Passaggio del Presepio, dove una stalagmite ricorda una madonna, da qui il nome di Madonnina delle Grotte.
trani grotte diCaStellana
Fiumi dâinchiostro sono stati versati per raccontare i tanti enigmi
racchiusi nel Castello piĂš chiacchierato dâItalia. Di forma ottagonale, molti sostengono che vi siano racchiusi simboli esoterici. GiĂ la posizione scatena le fantasie degli appassionati, sembra che si trovi, infatti, a metĂ strada tra la famosa cattedrale francese di Chartres e la Piramide di Cheope.Una struttura molto particolare e conosciuta in tutto il mondo proprio perchĂŠ unica nel suo genere: in ogni spigolo della costruzione vi è una torre (otto in totale) e anche il cortile interno è di forma ottagonale. Ciò che stupisce è lâassenza delle classiche strutture di un castello: non vi è un fossato, non vi è ponte levatoio, non vi sono stanze sotterranee nĂŠ fortificazioni. Ecco perchĂŠ nel corso dei secoli si sono rincorse leggende di ogni genere, la piĂš famosa è che il Castello fosse stato costruito per custodire il Santo Graal. Infatti lo stesso Federico II, colui che ha commissionato Castel del Monte, ha partecipato alla sesta delle otto crociate nel 1228. GiĂ allâingresso della struttura vi è la prima particolaritĂ : due leoni, uno guarda esattamente nella direzione in cui sorge il sole al solstizio dâinverno, lâaltro nella direzione dove nasce il sole al solstizio dâestate. E percorrendo lâinterno si ha la sensazione che il visitatore debba seguire un percorso obbligato, quasi labirintico, scoprendo stanza dopo stanza simboli e calcoli matematici.
CaSteldel monte
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Famosa in tutto il mondo e indissolubilmente legata al nome del Santo di Pietralcina, Padre Pio. Santa Maria delle Grazie, lâantica Chiesa,
costruita circa cinque secoli fa, ospitò, prima di Padre Pio, un altro santo, San Camillo De Lellis. Padre Pio espresse il desiderio di costruire una nuova Chiesa per poter accogliere i fedeli e, nel 1956 infatti, fu costruita la Chiesa Nuova, consacrata nel 1959. Da ammirare lo splendido mosaico raffigurante la Madonna delle Grazie. Fino a pochi anni fa la Chiesa ospitava la salma di San Pio, trasferita poi nella Chiesa progettata dal famoso architetto Renzo Piano, struttura monumentale che può ospitare fino a 7000 fedeli.Molte le strutture da visitare tra cui il Monastero di Santa Maria Maddalena. Costruito nel seicento, crollato a causa di un forte terremoto, è ora in ristrutturazione.A qualche chilometro da San Giovanni Rotondo vi è Monte SantâAngelo, dove sorge il bellissimo santuario dedicato a San Michele Arcangelo. Secondo la tradizione, il santuario ha avuto origine nel 490, anno della prima apparizione dellâArcangelo Michele, ed è stato costruito nella parte inferiore di una grotta.Nel XIII secolo il santuario fu ampliato, da Carlo I. Il portale ha due massicci battenti in bronzo datati 1076 sul quale sono raffigurate scene del vecchio e nuovo testamento. Allâinterno si accede alla grotta delle apparizioni, uno spettacolo naturale e carico di misticismo. Allâesterno si può ammirare anche il campanile o torre angioina, molto simile per struttura alle torri di Castel del Monte. Altro luogo dâinteresse è il battistero di San Giovanni, detto Tomba di Rotari che, insieme alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, formano il complesso monumentale di San Pietro.Da visitare anche il Castello che sorge nella parte piĂš alta del paese, a pochi chilometri dalla Basilica.
San giovannirotondo
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ph. La Sorsa Fotografia
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eventiprodotti tipiCi
gaStronomia
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La Fiesta latina con Enzo Straniero E' all' Aranceto Cluba Rosamarina di Ostuni
Responsabile e direzione artistica eventi e spettacoli Gianluca ZIZA info 335.82.84.088 o [email protected]
Reggae Vs Dance con Ziza, Andrea Sabato e Don Ciccio featuring Mama Marjasin occasione della Festa della Lumaca in Piazzale Modugno a San Pietro V.co (Br)
a Copertino (Le) con Fabrizio Moro, valerio
scanu, CriFiu, Tris D'Assi, CESKO, PUCCIA e
REKKIA dj set from Apres La Classe, Toro
Meccanica, Antonio Da Costa, e tanti altri...
Una grande discoteca in piazza con i nostri dj a Erchie (Br)
a taranto "evento raffo fest" con elio e le storie tese in concerto - warm up boom da bash, Don ciccio, fido guido, zackalicious, pace fatta. presenta ziza
rione bozzano a brindisi
in diretta dalla riserva naturaledi torre guaceto rione casale a brindisi
a Villa Castelli (Br) con valerio scanu, Crifiu, Manga Nairo, Incantevole Euforia, Aldo Losito, Adriana Sardano, Bordopelle, Ventruto
a Sant'Agata di Puglia (Fg) con Annalisa Scarrone, Ottavio De stefano, Valerio Scanu, Francesca Nicoli, Effetto Doppler
a Marina di Lindinuso (Br) con Luca Dirisio, boom da bash, Tris D'Assi , CESKO, PUCCIA e REKKIA dj set from Apres La Classe, Antonio Da Costa, Francesca Giaccari, Crifiu, Manga Nairo, Il peccato di Eva, Incantevole Euforia, Aldo Losito, Adriana Sardano, Bordopelle, Ventruto
DiscotecA Mashad s.s. 379 Ba/Br uscita Pantanagianni (Br)con Ziza e Andrea SabatoOGNI
SABATON O T T E La Fiesta latina con Enzo Straniero E' all' Aranceto Club
a Rosamarina di Ostuni
Discoteca Jimmyz a Gorgognolo di Ostuni (Br)con MM
OGNISABATON O T T E
d o m e n i c a5 agosto
d o m e n i c a12 agosto
d o m e n i c a19 agosto
v e n e r d i14 settembre
DiscotecA Mashad s.s. 379 Ba/Br uscita Pantanagianni (Br)
con Ziza e Andrea Sabato
Discoteca Jimmyz a Gorgognolo di Ostuni (Br)
con MM
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d o m e n i c a12 agosto
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l u n e d i13 agostol u n e d i13 agosto
s a b a t o18 agosto
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da venerdi7 settembrea domenica9 settembre
da lunedi17 settembrea mercoledi19 settembre
da venerdi7 settembrea domenica9 settembre
da lunedi17 settembrea mercoledi19 settembre
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eventi agosto 2012
âii edizione del Boccale dâoroâ Mesagne Bandabardò in concerto Foro Boario di ostuni otranto Jazz Festival otranto
serata di danza tradizionale latiano note di gustoâpiĂš bella cozza di teâ Mesagneâsalento Finibus terraeâ san Vito dei normanniâCeres schiuma Beer partyâ Villanova di ostuni Marracash in concerto parco gondar di gallipoli
Happy hour bio parco di giulio Brindisi rockân roll party erchie sagra della bombetta e della bruschetta al tartufo Cisterninoâarlecchino servo di due padroniâ di C.goldoni Mesagne sagra de la pitta culle ulie e Festa della Madonna dellâattarico andrano
piano ViolaConcerto musica classicaBrindisirockân roll partyerchieFratelli Buzzanga in concertoBrindisiserata danzante, Casina parklatianoelio e le storie tesetorre regina giovanna (Br)toromeccanica in concerto Villaggio di ostuniCena Medievale alla Corte di Hyriaoria
Festa te lâUddhratieddhrusan pietro vernotico
animazione e giochi da spiaggiaex lido poste, BrindisiKakula e trampugliaBrindisi J-ax in concertoleccesagra della MozzarellaFrancavilla FontanaMax gazzè in concertoForo Boario di ostuniKeepCool Festivalparco gondar di gallipoliâla notte dei Brigantiâart Festivalgrottaglieil teatro degli orroriparco gondar di gallipoli
the ladybugs in concertoBrindisiFiera dellâincoronatanardòsalento summer Festival 2012gallipoliii edizione rassegna di musica popolare âofficina Zoèâ in concertoCeglie Messapicasagra delle orecchiettesan Vito dei normanni
suoni nella notte, concerto pianoforteVillaggio pescatori, BrindisiFestival del XViii secolo-opere della Mente, suoni nella notte, Brindisiâstanza 13â teatrosan Vito dei normanniâracconti dal mareâspettacolo teatraleCarovignoil violinista Massimo Quarta in concertogalatina
Blu70 in concertoBrindisiâracconti del mareâCarovignoitriajazz Mashville on My Mindcountry bluesCisterninoâil canto della vitaâconcerto di Katia ricciarelliCeglie Messapicaâscatti di memoria in musicaâsan Vito dei normannisagra della Macaria CistareddhaCaprarica del Caposagra del panino della nonnagiovinazzo
progetto esserespettacolo di danzaparco Cesare Braico, Brindisisergio CammariereForo Boario di ostuniâil mare nascostoâspettacolo teatraleCarovignoânotte di san lorenzoâpantanagianniâa-liveâ alfio antico in concertoCeglie MessapicaâCromaticaâlatianonote di gustoâUna splendida burrataâMesagnerock in daysan Vito dei normannirione Judeabenedizione degli atletioriarelaxYoga, meditazione e benessereBrindisiCalici di stelleCopertino (le)antonello Venditti in concertoostuniFesta della MuniceddhaCannole (le)âil mare nascostoâCarovignosagra delle orecchietteCisterninoâgran galĂ lirico ii edizioneâcon il soprano W.Vernocchi e il tenore toni de roma CavaliereMesagneamalia grè in concertoostunirock in daysan Vito dei normanniedizione del torneo storico dei rioni,investitura del Cavaliere del corteo e torneo dei rionioria
pianoforte nel CastelloCeglie Messapica
locomotiva Jazz Festivalsogliano
Mercatino del gustoMaglie
sagra te lu purpuMelendugno
âCisternino in mostraâ Cisternino
Birra&soundMebimport Beer Festivalleveranophotografareesplorazioni di bellezzaCisternino
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Musiche di Frontiera turgrate 2Zingaria Folk FestivalMesagne
sagra da Farânedd edei sapori di pugliaCastellanetaFesta della MuniceddhaCannole
alter festCisternino
Boom da Bash in concertotorre regina giovannaBrindisiCaparezza in concertoCannoleâla bella e la bestia. il musicalâForo Boario di ostuniCorteo storicoCarovignoFood Music & Wine FestivalCeglie Messapica
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eventi
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Corteo storico e torneo dei rionioria
Festival dei sensiMartina Franca, locorotondo e Cisternino
Festa gusto dopa al soleaeroporto di lepore/san Cataldo
terza rassegna nazionale di arte Contemporanea,illustri esponenti del novecento da guttuso a guidiMesagne
giochi MedievaliCarovignoFood Music & Wine FestivalCeglie Messapicaâsan Vito live for emiliaâsan Vito dei normannistefano Bollani in concertogalatinasalento guitar Festivaltricasepino daniele liveMonopoliCeglie Food FestivalCeglie Messapica
sud sound system in concertoCannolele parole in gioco,racconti, favole e miti per bambiniBrindisiâCisternino è modaâ,iV premio eâ moda made in italyCisterninoâswing and soulâCeglie Messapica
negrita in concertoparco gondar di gallipolisagra dellâanguriaBotrugno
the other trio plays the other traneVillaggio pescatori Brindisiânegroni in festaâMesagneBrunori s.a.s vs amo dentetorre regina giovanna Brindisisalento a tavola e pizzicaoria
saltimbanchi e Cantastorieex lido poste, BrindisiJimi Fontana & Figli âritorno al passatoâCarovignoClassici in piazza:renso e lucia-sposi promessiMesagnele giovani schegge in concertosan Vito dei normanni
Vega 80 in concertoBrindisiâUnâemozione chiamata libroâserena dandini presenta il suo ultimo lavoroostuni
Balletto Carmenotrantorim-BalziCeglie MessapicaMiseria e nobiltĂ spettacolo teatraletorre santa sabina
Festa dello spumoneCeglie Messapica
note di gustoâQuando lâacieddu pizzula la ficaâMesagneBarocco Festival leonardo leosan Vito dei normanni
rassegna Beat-MusicBolero e Mike terrana in concertoCeglie Messapicaseventy level in concertoBrindisi
giuliano palma and the Bluebeaters liveCannoleâtoscaâCeglie Messapicaâtorno subitoâspettacolo teatraleMesagneâUn secolo di pizzicaâsan Vito dei normanni
sagra dei Vecchi tempiostuniangelo Branduardi in concertoMontalbano di Fasanoocean Quartetindia tango-tango india in concertoMesagne
âracconti di..vini, il nettare di Bacco tra musica, sapori, profumi e storiaMesagneitriajazzJazzmania the guitar contestCisternino
Festeggiamenti in onore di san roccoCeglie Messapica
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17/1911/14
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16/18
sagra della Carne te CavaddrhuseclĂŹ
laboratorio Urbano itinerante di piccolo CircoBrindisi
street Band & salento Wine Festivalotranto
Xi edizione Fiera del fico mandorlato e dei prodotti tipici,skaddia in concertosan Michele salentino
20/21
20/25
24/25
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eventi
2012agosto
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eventi
2012agostovia Marco Pacuvio, 18 / Brindisi | Tel. 3881115479 - 3403929578
aPerTo TuTTi i giorni | Pizza anche a Pranzo | Tavoli allâaPerTo | locale cliMaTizzaTo
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di Giovanni TateoViale Duca degli Abruzzi, 4
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di Parisi Soniavia Ammiraglio Cagni, 36BrindiSiTel. 0831.090017Cel. [email protected]
Pizzeria - Rosticceria
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ringraziamo gli sponsor
Cavalcata di santâoronzoostuni
Funerale di torre regina giovannaBrindisinotte della tarantaMelpignanosagra della fucazza chenaMesagne
a volte accade, teatro comicoex lido poste, Brindisisuoni sacri e dal pianeta âMedeaâCripta Chiesa MatriceCisternino
lâamore sconsolato di didoneBrindisiroy paci in concerto Botrugno
stanley Jordan in concertogalatina
tu del ciel: Haendel in italia,concerto della london early opera orchestraMesagne
sogno di fine estate,coro polifonico Blesssing Brindisinote di gustoâspeck and JazzâMesagne
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MartedĂŹ
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Consigli per lâestate?
Protezione, assolutamente. I capelli vanno preservati anche prima di andare a mare, quindi usare dei trattamenti specifici per ricostruire il capello in modo da renderlo piĂš forte allo stress dellâestate. Molti prodotti rigonfiano lo stelo e chiudono le squame in modo da renderlo piĂš repellente. Durante il periodo estivo ovviamente bisogna usare prodotti altamente protettivi, per esempio i prodotti della Kerastase, sono tra i migliori. Poi ci sono anche i trattamenti post-mare per prevenire la disidratazione, impacchi e maschere. Consiglio, dopo lâapplicazione, di avvolgere i capelli nel domo pack o in un panno umido per far penetrare a fondo il prodotto.
tendenZe estiVe e aUtUnnali?
Sicuramente questâestate, le acconciature saranno basate piĂš sul movimento, sulla forma che sul liscio. Ondulati che rievocano le acconciature degli anni â50 e voluminosi stile anni â60. Cotonature, colori sfumati con sfaccettature chiaro scuro senza usare toni troppo forti come contrasti o meches. E sono assolutamente vietate le ricrescite.In autunno si seguirĂ lo stesso trend ma con tonalitĂ piĂš marcate.
per CHi Volesse osare?
Io sono per la personalizzazione, nel senso che ogni persona ha una sua caratteristica particolare, quindi bisogna lavorare sul volto e trovare il taglio piĂš adatto che ne risalti i punti di forza. Specificato questo, sicuramente consiglierei i doppi tagli a piĂš volumi, esageratamente scalati, veri e propri gradini di scalatura.
dUrante i periodi di stressle donne si laMentano della CadUta dei Capelli. CHe BisognaFare per liMitare i danni?
Precisiamo che un trattamento anticaduta non fa ricrescere i capelli che si è persi. Chi li ha persi non ha possibilità di ricrescita ma sicuramente un buon trattamento preventivo allunga la vita del capello. I trattamenti servono a far sÏ che il capello non cada e serve a nutrirlo, curarlo, migliorarlo. Il benessere del cuoio capelluto è fondamentale quanto il capello. Chi fa un trattamento costante e prolungato ha capelli piÚ belli, questo è un dato di fatto. Serve costanza e pazienza.
Consigli per le adolesCenti?
Consiglierei di non fare trattamenti coloranti che vincolino poi la ragazza al ritocco mensile. Meglio trattamenti allâhennĂŠ, tono su tono, veli di luce. Per quanto riguarda i tagli câè unâevoluzione sul cambiamento, câè piĂš predisposizione alla sperimentazione, a differenza di qualche anno fa, quando i capelli dovevano per forza avere una certa lunghezza e nessuno osava una personalizzazione.
moda Capelli
la parola a steFano palMieri,art direCtor di sMooVY looK
âIo sono per la personalizzazione, nel senso che ogni
persona ha una sua caratteristica
particolare...â
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prodotti tipiCi
il pane di altaMUraInvidiato e desiderato, il Pane di Altamura, è uno dei tanti prodotti tipici pugliesi a Denominazione di Origine Protetta, proveniente dallâomonima cittĂ della provincia di Bari. Al confine tra Puglia e Basilicata, Altamura, chiamata la Leonessa di Puglia, è una cittĂ dai mille volti, ricca di cultura e fiera nellâindole.Il Pane di Altamura è strettamente legato alle tradizioni contadine: è un pezzo grande sul quale il fornaio, prima di infornarlo, incideva le iniziali del capo famiglia con un marchio in legno o in ferro.
il pastiCCiottoIl Pasticciotto è il dolce tipico del Salento ed è fatto di pasta frolla e crema pasticciera. Se ne possono trovare diverse varianti, tuttavia lâoriginale ha un aspetto dorato ambrato, una fragranza inconfondibile e una morbidezza che è come velluto sul palato. Va mangiato caldo, per gustare meglio il suo caratteristico sapore.
la pUCCiaLa Puccia, pagnotta rotonda prodotto con lâimpasto della pizza o del pane, è grande circa 20 centimetri e pesa circa 200 grammi. Ha una fragrante crosta bruna, una mollica bianca ed è soffice. Tipico della tradizione culinaria pugliese, è particolarmente diffusa nel Salento. Tante le varianti, anche farcite. La piĂš conosciuta è la Puccia con le olive nere leccesi. Di piccole dimensioni, è particolarmente saporita se mangiata calda, per via dellâimpasto morbido che ben si amalgama con il sapore delle olive. Secondo la tradizione, la Puccia viene consumata principalmente in occasione della vigilia dellâImmacolata, giorno di digiuno.
il rUstiCoFiore allâocchiello della rosticceria salentina, il rustico è formato da due dischi circolari di pasta sfoglia, uno piĂš grande e uno piĂš piccolo, con un buonissimo ripieno caldo di besciamella, mozzarella filante, pomodoro, un pizzico di pepe e un pizzico di noce moscata. Cotto al forno è uno snack da gustare sia a metĂ mattinata che a metĂ pomeriggio. Il rustico si può trovare in diverse varianti rispetto al tradizionale: coi wurstel, con il prosciutto e formaggio o con la ricotta e spinaci.
le oreCCHietteLe buonissime Orecchiette, con le cime di rapa o con il sugo e cacio ricotta, sono il piatto caratteristico della tradizione pugliese. Il nome deriva dalla forma particolare che ricorda delle piccole orecchie. Sono realizzate con farina di grano duro o con grano integrale, acqua e sale. Sono difficili da fare a mano, come raccontano le nonne: âEâ una questione di polsoâ. Nelle giornate di festa si ha lâusanza di fare unâorecchietta piĂš grande delle altre: si dice che chi la trova nel piatto avrĂ grande fortuna.
i taralli e i taralliniI taralli o tarallini sono un prodotto tipico pugliese. Particolarmente piacevoli come antipasto o aperitivo, nascono nellâottocento. Diversi gusti: classici, al finocchio, al sesamo, al peperoncino, gusto pizza, e cosĂŹ via. Si tratta di un anello di pasta non lievitata cotta al forno con un impasto a base di farina, acqua, olio e sale. Sfiziosi e leggeri sono gustosi e semplici e possono essere di diversa grandezza e forma.
ph. La Srosa Fotografia
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le FriseUna leggenda narra che le frise, prodotto tipico locale, siano state portate da Enea quando sbarcò a Porto Badisco. Piatto povero, si tratta panini tagliati a metĂ , infornati e biscottati. Un prodotto prezioso per contadini e marinai perchĂŠ a lunga conservazione. Sono particolarmente apprezzate dâestate, come piatto fresco unico, con pomodori, un filo dâolio e qualche foglia di basilico o una spruzzata di origano. Molto usati anche negli apertivi. Tantissimi i tipi di frisa, diverse le farine impiegate nella produzione (integrali, al farro, allâorzo, ecc.)
olio: lâoro di pUgliaTerra degli ulivi, la Puglia ospita oltre sessanta 60 milioni di alberi censiti. Dalle forme caratteristiche, con unâaltezza di 15 metri, gli ulivi sono la colonna portante dellâagricoltura pugliese. La lavorazione delle olive ha una storia di 2 mila anni. Ogni cittadino sa riconoscere le caratteristiche proprie dei diversi oli distinguendoli tra vellutati e corposi, delicati e incisivi. Considerato una prelibatezza per pochi nei tempi antichi, lâolio sta vivendo una nuova etĂ splendente grazie alle numerose iniziative âslow foodâ. Si narra che fu proprio la Dea Atena a piantare il primo albero d olivo. Unâaltra leggenda racconta di un folletto della grotta delle fate che, apparso in sogno ad un contadino, rivelò il segreto delle macine e delle pepite dâoro nascoste per secoli in una grotta. Quando il contadino si recò sul posto rimase deluso nel constatare che lâoro di cui parlava altro non erano che le olive. Il folletto, vedendo la reazione esclamò: âppoppiti ca nno ssiti, tanitti lâoru e nu li canusciti!â (poppiti che non siete, avete lâoro e non lo riconoscete).Cinque i marchi Dop: Collina di Brindisi, Dauno, Terra di Bari, Terra dâOtranto e Terre Tarantine. Lâolio extra vergine di oliva presenta diverse caratteristiche. La qualitĂ che racchiude un gusto delicato ha un colore giallo oro e un gusto dolce, solitamente usato per i condimenti a crudo. Il tipo medio ha un colore giallo intenso ed è perfetto per la preparazione di piatti piĂš conditi. Lâolio piĂš corposo, invece, ha un colore giallo verdognolo, leggermente piccante, connubio perfetto con arrosti e grigliate.
di Ney Vitovia Amm. Cagni, 41 - Brindisi
Tel. 347.3689082
di Caterina NencioniVia DĂŠ Catignano, 12 / Brindisi
Chiuso il MartedĂŹ
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VinoIl vino pugliese ha una storia che risale ai tempi degli antichi romani: Plinio il Vecchio e Orazio ne decantavano il colore, lâinebriante profumo e lâarticolato sapore. La Puglia è la regione con la piĂš alta produzione di vini e ha ottenuto diversi riconoscimenti. Intorno a questo prodotto si sono sviluppate le âStrade del Vinoâ, itinerari enogastronomici e turisti che mescolano ad arte enologica, piatti tipici, storia, monumenti e spettacoli. Ad oggi la Puglia conta 25 vini a denominazione di origine controllata (D.O.C.) con ben 158 preparazioni diverse.Nove sono le âStrade del vinoâ. La âstrada dei vini doc della Dauniaâ, nel Gargano, comprende le piĂš affascinanti aree pugliesi. Tappa fondamentale è San Severo, dove si può assaporare uno dei piĂš rinomati vini della regione.La âvia di Castel del Monteâ, invece, permette di scoprire una delle zone rurali la terra dona odori e sapori antichi. Il percorso si snoda lungo le cittĂ , tutte da scoprire, di: Trani, Andria, Corato, Ruvo di Puglia e Bitonto. Da degustare, in perfetta sintonia con i piatti tipici locali, il vino âCastel del Monteâ e il âMoscato di Traniâ Proseguendo verso nord si giunge sulla âStrada degli antichi vini rossiâ, che racchiude la zona tra Foggia e Bari. Qui si possono degustare i vini amati da Federico II quali Rosso Barletta, Rosso Canosa, Rosso Cerignola e Rosso Ortanova.La âvia dei vini della Murgia Carsicaâ è la strada da percorrere per vivere le tradizioni tipiche della Puglia. Qui la vita scorre strettamente collegata con le stagioni della terra. I vini âGravinaâ e âGioia del Colleâ sono lo specchio della tradizione, dal sapore antico scandito dalla storia lenta di questi luoghi.Tra i percorsi piĂš suggestivi vi è la âstrada dei vini Locorotondo e Martina Francaâ, che attraversa le localitĂ caratteristiche quali Alberobello, Martina Franca, Locorotondo, Fasano e Ostuni. La strada del vino âLâAppia dei Viniâ Brindisi-Ostuni percorre una via dove il vino sâintreccia con il sapore dellâolio, altra grande ricchezza del territorio. Per chi ama il gusto forte e corposo non può non percorrere la strada giunge fino al Primitivo di Manduria, prodotto tipico della provincia di Taranto, tra i vini piĂš apprezzati per il suo carattere inconfondibile.
altre preliBateZZeTra i vari ed inconfondibili prodotti da gustare si inseriscono i fichi dâindia, le angurie brindisine e i meloni. Particolari i fichi maritati di Ostuni, chiamati cosĂŹ perchĂŠ si uniscono a coppie dopo essere stati essiccati e dopo aver inserito allâinterno una mandorla secca e semi di finocchio. Successivamente infornati.Il cacio ricotta è un alimento perfetto da assaporare su sughi e piatti tipici. Si tratta di un formaggio ottenuto dalla lavorazione di latte di capra, di pecora e di mucca. Il nome deriva dal metodo misto con il quale si ottiene il prodotto ed è di forma cilindrica di piccole dimensioni. Grattugiato fresco dĂ un sapore intenso e vellutato.In Puglia si può sperimentare la ricotta forte, che si ottiene attraverso un lungo procedimento di stagionatura, dal sapore forte e decisamente piccante, morbido e cremoso.
La strada del âVino Vigna del Soleâ si snoda lungo il Salento, terra del sole per eccellenza e tocca piccole cittĂ produttrice di buon vino quale Salice Salentino, Leverano, Squinzano e Copertino.Ultima tappa la strada del Vino del Salento, dove si incontrano i gioielli del Salento quali Otranto e Gallipoli passando per la piccola Firenze, Lecce, densa di storia e tradizione, dove il buon vino fa da cornice alle leggende, allâarte e alla magia di una terra unica.
approFondimenti
i segreti della pasta FresCa BrindisinaQuali sono le tipologia di pasta fresca piĂš diffuse nonchĂŠ vantate nel brindisino?A Brindisi i tipi di pasta piĂš conosciuti sono le stacchiodde, gli gnocchi e i cavaturi (dal dialetto brindisino = maccheroncini).Ai fini di una buona riuscita dellâimpasto, è meglio lavorare lâimpasto di primo mattino o di sera, col caldo o col freddo?Si può lavorare in qualsiasi momento, quindi ogni temperatura va bene. Qual è la temperatura ideale per conservarla?La pasta deve indurire un poâ per essere conservata
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Design in collaborazione con Marco Pasticcio
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Aperitivi
bene. Io la metto nel freezer chiusa in una busta. Quando è il momento di cucinarla, deve essere buttata tutta insieme nellâacqua bollente.Ci sono tipologie di formati di pasta piĂš fastidiosi di altri?La pasta di farina integrale con la crusca è la piĂš difficile da lavorare perchè se câè umiditĂ la crusca non assorbe lâacqua, la fa uscire e quindi lâimpasto diventa molle, difficile da governare. Io metto tre qualitĂ di farina: integrale, la semola bianca e il grano duro.Qual è il segreto per fare unâottima pasta?Bisogna saperla fare, io lâho lavorata sempre con la semola integrale e la semola grossa. Per 1 Kg di pasta metto i tre tipi di farina in dosi uguali.Ci consigli qualche condimento tipico brindisino per i vari tipi di pasta?Alcuni usano il sugo di carne mista con il formaggio ricotta, oppure con il pecorino. Io invece metto gli ingredienti insieme: olio, sale, cipolla, sedano, carote e cucino per trenta minuti. Anche le rape sono condimento tipico; bisogna amalgamarle con la pasta e aggiungere un trito di aglio e acciughe.Spiegaci gli ingredienti, la quantitĂ e le fasi di lavorazione per un pranzo di quattro persone.Gli ingredienti sono acqua (in inverno tiepida) e farina. Su un piano di lavoro si prepara un Kg di farina, si mette un pò di acqua e si prepara lâimpasto. Poi bisogna saperlo lavorare per renderlo liscio, prima di procedere alla creazione della pasta.Per un pranzo di quattro persone, quanto tempo occorre per preparare la pasta?Non ci vuole molto, circa una mezzâoretta.Ă necessario usare strumenti particolari per fare la pasta fresca?Per alcune tipologie, come per le orecchiette basta anche un dito o il coltello per farle diventare ruvide. Mentre per i maccheroncini serve un ferro usato anche per fare alcuni dolci.(si ringrazia per la collaborazione e lâamicizia la signora Enza Trotto)
i segreti del BUon BereAlla scoperta dei segreti di un buon vino sapientemente guidati dal sommelier Pasquale Lillo.Come si riconosce un buon vino?Un buon vino, al primo impatto, si valuta con
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riCette
FoCaCCia brindiSina ripiena (PuddĂŹca cu la ciPodda)
rape StuFateRaPicĂ uli stufati
parmigiana brindiSina (marangiani a parmiggiana)
ingredienti per la pasta:tre quarti di farinaun cubetto di lievitomezzo quinto di olio extravergine di olivaacqua q.b.un cucchiaio raso di saleingredienti per il ripieno:1 kg. di cipolle fresche200 gr. di olive nere paesane snocciolate50 gr. di olio500 gr. di pomodoro3 acciughe diliscatePrezzemoloCapperiSale e pepe q.b.
ingredienti:Rapeolio extravergine di olivauno/due spicchi dâagliouna o tre foglie di allorosaleun bicchiere dâacqua.
ingredienti:melanzanesalepolpettine di carne di cavallosugo di pomodoroformaggio pecorino grattugiato.
preparaZione:Impastare la farina con lâacqua tiepida e il lievito, lâ olio e sale,lavorare energicamente e formare un panetto. Coprire con un tovagliolo e lasciare lievitare in un luogo tiepido per almeno unâora. Intanto preparare il ripieno: mettere lâ olio in un tegame e aggiungere le cipolle pulite e affettate. Farle soffriggere a fuoco lento, girando di tanto in tanto. Quando la cipolla è cotta, aggiungere i pomodori a pezzetti, le olive snocciolate, le acciughe, i capperi, il sale, il pepe e il prezzemolo tritato. Lasciare cuocere ancora fino a che il composto si restringe. Ungere un tegame da forno, stendere la metĂ della pasta lasciando i bordi in eccesso, versare il ripieno, stendere lâaltro disco di pasta facendo attenzione a chiudere bene i bordi, ripiegando i primi sui secondi, aiutandosi con il dorso della forchetta. Spennellare con olio la superficie e punzecchiarla con la forchetta. Infornare per almeno 30 minuti in forno caldo.
preparaZione:Mettere le rape pulite e lavate in una casseruola; aggiungere gli altri ingredienti, mettere il coperchio e cuocere a fuoco moderato fino a che non si sentirĂ il profumo intenso delle rape cotte.
preparaZione:Preparate le polpettine e il sugo. Togliere il gambo alle melanzane, quindi, senza togliere la buccia, affettarle e scottarle in acqua salata. Farle scolare per qualche minuto e premerle con un panno per eliminare residui di liquidi. Coprire il fondo di un teglia con sugo di pomodoro e adagiare le fette di melanzane . Sistemare le piccole polpettine, aggiungere altro sugo e cospargere di formaggio grattugiato. Ripetere allo stesso modo con un altro strato e terminare con fette di melanzane ricoperte di sugo e di formaggio. Cuocere in forno caldo (170°) per 20/30 minuti circa. Lasciare intiepidire, perchÊ la parmigiana è ottima anche fredda.
la vista per il colore e la vivacitĂ ; deve essere cristallino, brillante, deve riflettere la luce, ciò è sintomo di vitalitĂ del prodotto. Poi câè la fase olfattiva per sentire la flagranza dei profumi. Lâultimo momento è quello gustativo: se hai una lunga persistenza dei profumi in bocca, se câè un bel tenore alcolico, se si sente la sensazione di amaro in bocca, vuol dire che la struttura del vino non è molto aggressiva. Quando i parametri vista-naso-bocca sono ben armonici, vuol dire che il vino è veramente buono.In bottiglia o in cartone?Certamente il vino di qualitĂ passa sempre per la bottiglia, il vetro dĂ una garanzia di qualitĂ , anche se al momento câè la moda del tetra pack. Ă giusto metterlo in frigo?Il vino va servito a una temperatura che cambia a seconda del prodotto. Il bianco e il rosato si conserva in frigo, perchĂŠ la temperatura di servizio è di 7-8 gradi (a seconda della tipologia, se a bollicine o no). Il rosso non andrebbe messo in frigo, però se leggiamo alcune etichette, si parla di temperatura ambiente: ma qual è la temperatura ambiente? Un rosso, per lâottimale degustazione, va servito a 15 -16 gradi, va stemperato in frigo, solo per una mezzâora. Se beviamo un vino troppo freddo ci sembrerĂ di avere in bocca un coltello per quanto è pungente.
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Fave ânCapriate
riSo patate e Cozze
involtini di Carne di Cavallo o di manzo (BRasciolĂŹ)
zeppole
ingredienti:fave secchecicorie (o cicorielle selvatiche o verdura selvatica)olio extra vergine di olivapane casereccio raffermo
ingredienti:1 Kg di cozze400 g di riso6 patate3 cipolle6 pomodori50 g di formaggio pecorino grattugiato1 spicchio di aglio1 ciuffo di prezzemolosedanoolio dâoliva extra-verginesalepepe.
ingredienti:Una fetta di carne a personaaglioprezzemoloformaggio pecorino grattugiatosalepepecotone biancopomodori rossicipollabasilicoolio extraverginevino rossosale.
ingredienti:600 g di farina1 litro di acquaun pizzico di sale300 g di olio di semi
preparaZione:Dalla sera precedente mettere in ammollo le fave secche, coperte da cinque dita di acqua fredda. Il giorno seguente pulire le cicorie o cicorielle, lavarle accuratamente e lessarle in acqua salata. Pulire anche le fave secche da eventuali bucce o da animaletti propri delle fave e metterle a cucinare in una pignata (pentola di terracotta) posta sul fuoco moderato. A metĂ cottura, schiumare e salare. Di tanto in tanto girare le fave con il caratteristico cucchiaio di legno (la cucchiara ti li favi) e aggiungere un poâ di acqua calda. A cottura ultimata, aggiungere un poâ dâolio e girare energicamente, affinchĂŠ non rimangano grumi. Scolare le cicorie e condirle con olio extravergine. Tagliare a pezzi il pane di grano, friggerlo o abbrustolirlo, e mischiarlo alle fave; aggiungere le cicorie e mescolare piĂš volte.
preparaZione:Lavate e pulite bene le cozze, strofinando i gusci con la lana di acciaio o un coltello; poi apritele, aiutandovi sempre col coltellino. Mondate le patate e tagliatele a fette spesse, lavate e sbucciate le cipolle, poi fate un trito di prezzemolo, aglio e sedano. Ungete con lâolio una teglia (30 cm diametro circa), adagiatevi le cipolle, le patate, il trito di odori, il riso e le cozze (con il mollusco rivolto verso il basso), aggiungete il pecorino, un pizzico di sale e uno di pepe; continuando a strati fino ad esaurire gli ingredienti. Adagiate i pomodori (tagliati a spicchi) sullâultimo strato e condite con il pecorino, il sale, il pepe e lâolio. Riempite la teglia di acqua e infornate per circa 3/4 dâora a 180 gradi. Durante la cottura, se necessario, aggiungete altra acqua.
preparaZione:Stendere le fette sul tagliere, batterle e porre su ciascuna dei pezzettini di formaggio pecorino o sardo grattugiato, prezzemolo tritato, aglio a pezzettini, sale e pepe. Arrotolare la fetta su se stessa e chiuderla con del cotone bianco. Mettere sul fuoco un tegame con dellâolio e, quando è caldo, aggiungere la cipolla a fette. âTirareâ un poâ la cipolla e, appena appassisce, aggiungere le braciole e mezzo bicchiere di vino. Dopo mezzâora circa, aggiungere i pomodorini a pezzetti o la salsa di pomodoro fatta in casa, qualche foglia di basilico, e lasciar cuocere a fiamma moderata per unâora circa. Alla fine aggiustare di sale. Con questo sughetto, che è il tipico ragĂš brindisino, si condisce la pasta nei giorni di festa. Gradevole anche con ricotta di pecora o con la ricotta forte stemperata in un poâ di sugo.
preparaZione:Mettere a bollire un litro di acqua, aggiungere un pizzico di sale e 300 g di olio. Quando lâacqua bolle, mettere 600 grammi di farina e impastare finchĂŠ non si sarĂ raggiunto un impasto omogeneo. Si lascia raffreddare per unâora, quindi nellâimpasto aggiungere 6 uova e frullare bene per farlo diventare morbido cosĂŹ da permettere di dare forma alle zeppole in modo facile e preciso. Le zeppole possono essere fritte, oppure cotte al forno per quindici minuti.
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vetrine inedite:Si legge! Vetrine Inedite è editore di Ciclostyle, un free press a colori la cui redazione opera con lâintento di mostrare una realtĂ variegata e preziosa come quella dei talenti. Il magazine viene distribuito mensilmente con una tiratura che va dalle 7 alle 10 mila copie su Brindisi e Mesagne, in tutte le attivitĂ commerciali, nei punti di aggregazione, nelle scuole e presso gli enti locali. Accanto al progetto editoriale mensile nasce âConcorrenza slealeâ, una vera e propria guida al territorio, allo shopping e alle tradizioni.
vetrine inedite:Si naviga!
Sul sito www.vetrineinedite.it,lo staff opera per la
valorizzazione dei talenti e delle aziende del territorio
partners del progetto. Attraverso il sito avviene la promozione nonchĂŠ
la diffusione degli eventi previsti nel programma
associativo. Le attivitĂ nel campo dellâinformazione,
invece, trovano la loro completezza nel lavoro
svolto quotidianamente dalla redazione di Ciclostyle e
tempestivamente pubblicate su www.ciclostyle.it. Il sito,
dalla grafica giovanile e accattivante, è stato concepito
affinchĂŠ lâinternauta sia parte attiva del progetto editoriale facendo si che,
attraverso diversi strumenti di interazione messi a
disposizione, egli diventi protagonista del progetto web.
vetrine inedite:
Si guarda!La tv web è un
arricchimento dei contenuti proposti. Lâintento è quello di divulgare e documentare
stralci della quotidianitĂ brindisina, eventi,
manifestazioni culturali e, soprattutto, raccontare la creativitĂ dei giovani
pugliesi.
vetrine inedite: Si vive!
Svariati sono i micro eventi proposti durante lâanno
dallâassociazione Vetrine Inedite per valorizzare i talenti offrendo loro
occasioni di confronto. Un palcoscenico di volta in
volta allestito per accogliere i protagonisti delle piĂš
svariate discipline artistiche con il fine di offrire
occasioni di visibilitĂ e di scambio culturale. Tutti i progetti confluiscono nel âFestival del Talentoâ, un
grande evento annuale che allarga i confini per
abbracciare tutte le forme dâarte.
âVetrine Inediteâ è unâassociazione di promozione sociale nata con lâintento di valorizzare nonchĂŠ promuovere la cultura del territorio pugliese e la creativitĂ dei giovani. Lâassociazione vanta uno staff qualificato che opera con lâintento di offrire progetti originali e di altissima qualitĂ nel campo della comunicazione e della promozione, seguendo tutte le fasi di elaborazione di qualsivoglia progetto. âVetrine Inediteâ nasce per essere quindi un contenitore di talenti che, attraverso le risorse interne, vuole dare visibilitĂ agli stessi e ai loro prodotti. Si tratta, dunque, di âtalentiâ che âpromuovono talentiâ attraverso un ricco programma annuale le cui proposte, variegate ed accattivanti, vogliono coinvolgere le diverse fasce dâetĂ abbracciando le piĂš importanti sfere
socio-culturali. Unâ importanza rilevante viene assunta dalle aziende del territorio che affiancano il progetto Vetrine Inedite in qualitĂ di partners. Infatti, il rapporto che si crea con lâazienda va ben oltre la sponsorizzazione fine a se stessa: il successo dellâiniziativa ha ricadute positive sullâaimpre che ne ha permesso, attraverso il proprio contributo, lâattuazione nonchĂŠ la concretizzazione.La promozione degli associati Vetrine Inedite, delle aziende partners e degli eventi, viene affidata allâimpegno dello staff nel campo dellâinformazione, impegno che si concretizza nel progetto editoriale Ciclostyle, nel portale www.ciclostyle.it e nella web tv. I âcontenitori di informazioneâ marchiati Vetrine Inedite nascono con il chiaro intento di ricreare interesse verso lâinformazione dando particolare rilievo alla cultura e allâarte.
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âNe vale la penna, concorso di scrittura e fotografiaâ - II edizione Unâiniziativa nata per valorizzare coloro che si cimentano nellâarte della scrittura e che sono fotoamatori. Lâiniziativa si conclude con uno spettacolo teatrale e una mostra. I migliori lavori saranno raccolti in una piccola pubblicazione.
âAvendo Talento, mercatino del prodotto ineditoâ - IV edizione Una iniziativa nata per promuovere lâartigianato che nasce dalle mani dei ragazzi pugliesi. Si tratta di un mercatino dove vengono proposti pezzi unici, fatti rigorosamente a mano e realizzati dallâestro e dalla creativitĂ di giovani residenti in tutta la Puglia.
Un volto per giocare - III edizioneâUn volto per giocare⌠â un concorso fotografico dedicato ai bambini. Lâiniziativa, giunta alla sua terza edizione è finalizzata alla realizzazione del calendario 2013.
âCompilation VIME - Vetrine In musica
editaâ - Concerto live con Special GuestUna compilation per promuovere la inedita distribuita gratuitamente. Un concerto con Guest Start e gruppi emergenti per promuovere il messaggio: âNon subire la musica. Ascoltalaâ.
âAvendo Talento, mercatino del
prodotto ineditoâ - V edizioneUna iniziativa nata per promuovere lâartigianato che nasce dalle mani dei ragazzi pugliesi.Si tratta di un mercatino dove vengono proposti di pezzi unici, fatti rigorosamente a mano e realizzati dallâestro e dalla creativitĂ di giovani residenti in tutta la Puglia.
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âAvendo Talento, mercatino del prodotto ineditoâ - VI EDIZIONE - Contest Breakdance ed Esibizioni freestyleA far da cornice al mercatino del prodotto inedito, giovani della puglia appassionati di breakdance e freestyle. Una console a disposizione e un tappetino per sfidarsi a ritmo di musica.
Guida Concorrenza sleale - II edizione - Caccia al tesoro cittadina - I edizionePer presentare la seconda edizione della guida âAlla conquista della cittĂ per trovare il tesoro. Indizi, giochi, sfide per gli appassionati degli enigmi e dei misteri.
VIME- Vetrine In Musica Edita - III edizioneUn concorso dedicato alle band e ai cantautori della puglia. Giungo alla sua terza edizione, il concorso vuole promuovere il messaggio: âNon subire la musica. Ascoltalaâ
âAvendo Talento,
mercatino del prodotto ineditoâ
- VII edizioneUna iniziativa nata per
promuovere lâartigianato che nasce dalle mani dei ragazzi pugliesi.
Si tratta di un mercatino dove vengono proposti di pezzi unici,
fatti rigorosamente a mano e realizzati dallâestro e dalla creativitĂ di giovani
residenti in tutta la Puglia.
Festival regionale del talento - III edizioneLâevento, un contenitore di arte nato con
lâintento di offrire visibilitĂ ai giovani talenti del territorio, si terrĂ nel cuore della cittĂ di Brindisi il 19/20/21 luglio. Nella kermesse confluiscono tutte le forme dâespressione artistica promosse da Vetrine Inedite nel corso dellâintero anno associativo.
info: 0831 430613 - 347 [email protected]
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63 | Concorrenza sleale 2012
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