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LA STAMPA

07 gennaio 2016

quotidiano

RASSEGNA STAMPA

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LA STAMPAGIOVEDÌ 7 GENNAIO 2016 TORINOVia Lugaro 15, 10126 Torino, tel. 011 6568111 ! fax 011 6639003,e-mail [email protected] ! [email protected] ! [email protected]

& PROVINCIA

A difesadei pedoni

feriti

4Scrivete a [email protected] Twitter hashtag #pedoniarischio

0morti

Diario

“Al Gradenigocontinuiamoa investire”Humanitas puntaa crescere con altrimedici del pubblico

Noemi PennaA PAGINA 40

Meno soldiper i dannidegli animaliUna direttiva Uelimita gli indennizziper la fauna selvatica

Giacomino e MondoA PAGINA 41

investiti

4Ci sono strade, a Torino, che so-no un pericolo per i pedoni, adogni ora del giorno. Zone dellacittà dove quotidianamente at-traversare a piedi una via o una

piazza è una scommessa. Dov’èpericoloso addirittura cammi-nare sul marciapiede. Ci sonostrisce pedonali che gli auto-mobilisti non considerano mai,

semafori che non vengono mi-nimamente rispettati. Segnala-teci (anche con una foto, se vo-lete) qual è la strada pericolosavicino a casa vostra.

Chetempoche fa

Adozioniinternazionaliarriva un bimboal giorno

INCHIESTA

Jerome Dyson, 28 anni, èla stella della ManitalTorino. Il giocatore più

decisivo, uno degli arteficidella serie positiva che ha al-lontanato Torino dall’ultimoposto della classifica. Un ta-lento prezioso del quale nelleultime 24 ore non si hannonotizie certe. La società nonha preso ufficialmente posi-zione attraverso un comuni-cato, ma alcuni dirigenti ierisera sembravano molto pre-occupati. Alla scomparsa delcampione potrebbe esserelegato anche il misteriosomalessere del compagno disquadra Ian Miller che ieri

Nessuna notizia di Dyson, la stella della ManitalJerome Dyson play, guardiadella Manitalè a Torinoda pochi mesi

sera ha chiesto di essere visi-tato, a casa, dal medico dellasocietà per un’intossicazioneda cozze. Fino alla mezzanottedi ieri la società non era riusci-ta a mettersi in contatto conDyson che oggi, come i compa-gni, è atteso alla ripresa degliallenamenti con la palla, men-tre ieri i giocatori si sono limi-tati a un po’ di workout in pale-stra. Già questa mattina il tra-scinatore di Sassari all’ultimoscudetto dovrebbe mettersi incontatto con i dirigenti maquando il giornale è andato instampa si trattava ancora diun giallo. [R. CRO.]

!"BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

-1° 7°DomaniAbbastanza soleggiato tra velature e addensamenti sulle zone collinari e alte valli alpine. Nubi in aumento.

2° 5°SabatoNuvoloso con piogge a tratti, più frequenti tra pomeriggio e sera; nevicate oltre i 1500 metri.

SituazioneFronti nuvolosi si susseguono da Ovest, ma si limitano a portare innocui passaggi nuvo-losi in pianura, anche se a tratti estesi, e neve solo all’interno delle valli alpine.

0° 7°OggiParzialmente nuvoloso, localmente più nuvoloso, ma senza piogge; nevicate sull’in-terno delle valli alpine.

All’Energy Center ci sarà anche un laboratorio della Commissione Ue

RISO BASMATI, LENTICCHIE E SOIA PER IL PASTO DELL’EPIFANIA CON HARE KRISHNA E CITY ANGELS

Il pranzo vegetariano dei senzatettoCristina Insalaco A PAGINA 45

La nostra città seconda solo a Milano per numero di brevetti

L’Europa ha scelto Torinocome centro di innovazione

REPORTERS

REPORTAGE

Quel restaurolasciato a drogati

e prostituteFEDERICO GENTA

La Commissione Europea hafirmato un accordo con il Poli-tecnico per insediare un labora-torio di ricerca sulle reti elettri-che all’Energy Center di viaBorsellino, che aprirà a settem-bre. Una conferma per Torinocittà dell’innovazione, seconda solo a Milano per numero dibrevetti depositati.

Rossi e Tortello PAG. 38 E 39

Sci e tessutial plasmacosmeticidalle vinacceDue sfideper il futuroSperimentazionie progetti realianche così la cittàs’inventa nuoveoccasioni di crescita

Federico Callegaro A PAGINA 39

LE STORIE

Antonella Mariotti e Antonella TorraA PAGINA 44

Cascina Fossata è uncomplesso secente-sco, nel cuore di Borgo

Vittoria. Nel 2014 sono finitii lavori di recupero ma oranegli spazi che dovevanoaiutare il quartiere a rilan-ciarsi ci sono solo rifiuti ab-bandonati: dalla spazzatura,ai tossicodipendenti, alleprostitute al lavoro.

A PAGINA 47

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Aperto il Sabato

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RASSEGNA STAMPA

LA STAMPA

GIOVEDÌ 7 GENNAIO 2016 .Cronaca di Torino .39!"#$%#&'#!(

Aconvalidare l’idea de-gli antichi secondocui il vino rosso faccia

bene alla salute ci pensòun’ipotesi, poi scartata, nataosservando lo stato di salutedei francesi: i nostri cuginid’oltralpe, infatti, nonostan-te una dieta ricca di grassisaturi, sembravano averemeno problemi cardiovasco-lari di quanto la loro alimen-tazione potesse lasciar pen-sare. Questa teoria, diventa-ta nota con il nome di «Para-dosso francese», venne poiaccantonata in favore di al-tre che cercavano la rispo-sta al quesito nella genetica.Che il vino rosso facesse be-ne e avesse poteri antiossi-danti, però, era diventato unassunto comprovato e haaperto la strada al suo im-piego anche nel campo dellacosmetica.

Ed è proprio a questo pun-to che Torino diventa fulcrodella ricerca per riuscire acreare prodotti di bellezzache prendano quanto di me-glio il vino (e addirittura gliscarti della sua lavorazione)può offrire, trasformandoli tramite processi completa-mente biologici e naturali.

Processo «bio»L’idea è nata all’EnvironmentPark, centro di ricerca diven-tato punto di riferimento perle tecnologie verdi, ma vedeschierata anche l’Università diTorino. Entrando nello specifi-co, il progetto prevede la crea-zione di prodotti cosmetici ri-cavati dagli scarti della lavora-zione dell’uva. Questi scarti,però, a differenza delle produ-zioni tradizionali che prevedo-no l’uso di solventi, vengono la-vorati grazie alla tecnologiasperimentale dello «steamexplosion», una vera e propriaesplosione a vapore ottenutaportando il materiale da trat-tare ad altissima pressione eriportandolo, in pochi secondi,nuovamente a quella atmosfe-rica. Una procedura totalmen-te «bio» che i laboratori torine-si stanno utilizzando in nume-rosi campi già da tempo. «Stia-mo perfezionando questo tipodi procedura da anni e abbia-mo già avuto modo di utilizzar-la per la produzione di energia- spiega Paola Zitella, respon-sabile del laboratorio di chimi-ca verde dell’EnvironmentPark -. In questo caso la sfida èstata diversa e stimolante per-ché, oltre a concentrarci su un

ciclo di produzione non inqui-nante, abbiamo deciso di rea-lizzare creme e saponi intera-mente legati ai vini della no-stra regione».

Vini del territorioPer la realizzazione dei cosme-tici i ricercatori si sono rivoltiall’azienda di cosmetici Rey-naldi che ha fornito la cono-scenza tecnica necessaria peraddentrarsi in questo mondo.A loro si sono affiancati i pro-duttori vinicoli che li hannoaiutati a selezionare gli scartidell’uva più appropriati. «An-ziché usare direttamente unmateriale pregiato come l’uvaabbiamo optato per le vinacce- racconta la responsabile delprogetto -. Costano meno e contengono gli stessi tipi diprincipi attivi di cui avevamobisogno». Per mesi, quindi, gliscienziati hanno condotto ana-lisi sui diversi tipi di scarti delvino: Barbera, Grignolino,Freisa, sono solo alcuni dei no-mi annotati nella tavola di mi-surazione dei componenti eche sono andati a finire neiprodotti di bellezza realizzatiin via sperimentale. Quella chedoveva essere solo una prova,però, ha ottenuto dei risultaticosì soddisfacenti da far giàpensare a una realizzazionecommerciale di questi articoliper il corpo. Questo, ovvia-mente, dopo aver superato an-cora una serie di step obbliga-tori che ne vadano ad analizza-re fino in fondo caratteristichee potenzialità.

!"BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

La sperimentazione

Una linea di cosmeticidalle vinaccedi Barbera e FreisaCon una tecnica innovativa ricavati creme e saponi

Recupero degli scartiPer produrre i cosmetici i ricercatori dell’Environment Park hanno utilizzato le vinacce dell’uva:

costano meno e contengono gli stessi tipi di principi attivi di cui c’era bisogno

FEDERICO CALLEGARO

La storia/1

Nel campo delle nano-tecnologie legate alplasma l’Environ-

ment Park è un punto di rife-rimento per i privati che vo-gliono fare ricerca. Il centrodi sperimentazione di via Li-vorno, infatti, investe da anninella messa a punto di tecni-che che possano risolvere iproblemi delle aziende chechiedono aiuto. Una di que-ste è l’utilizzo del plasma.«Potremmo definirlo unostato della materia - spiegaDomenico D’Angelo, respon-sabile di questo specifico set-tore di analisi -. È uno stato incui è possibile generare nei materiali reazioni che altri-menti non avverrebbero eche possono mutarne le ca-ratteristiche, facendoli di-ventare ancora più utili perl’uomo».

Questa definizione po-trebbe apparire ancora com-plessa ma basta un esempioper rendersi conto di quantosia utile per le industrie po-ter accedere a laboratori chemaneggiano questo tipo ditecnologie: «Trattandoli conil plasma possiamo renderepiù resistenti alcuni materia-li, ignifughi altri ed estrema-

mente leggeri altri ancora -raccontano all’EnvironmentPark -. Se applicati all’indu-stria automobilistica, peresempio, materiali più leggeripossono voler dire anche con-sumi più bassi, una caratteri-stica che in tempi di inquina-mento e lotta alle emissioninon è di poco conto».

Dal tessile ai veicoliIl meccanismo che porta leaziende a rivolgersi al centrodi ricerca è semplice: il privatovuole ottenere dei risultati mi-gliori ma non sa come fare e siaffida ha chi ha gli strumentitecnici utili per tracciare unanuova strada. È successo cosìnel 2009, quando alcune azien-de tessili del biellese sono an-date all’Environment Park pertrovare il modo di abbatterecosti e consumo di energia, ne-cessari per la tintura dei tessu-ti. «Per tingere 420 chili di lanaservivano 16mila e 200 litrid’acqua, che andavano fattibollire a 98 gradi per più diquattro ore - racconta D’Ange-lo -. Un procedimento moltocostoso e lungo che siamo riu-sciti a sostituire con una colo-ritura a freddo, effettuata pro-prio con il plasma».

Il progetto sperimentale haottenuto il finanziamento diUnione Europea e RegionePiemonte e nel giro di qualcheanno ha dato risultati tali dapermettere un test svolto di-rettamente in fabbrica. Pre-messa, questa, per il successi-vo brevetto e l’applicazione in-dustriale.

Tra gli interessati a questotipo di soluzioni ci sono anchele industrie automobilisticheche vogliono trovare il modo diabbattere le emissioni dei vei-coli. La strada da percorrere èavere veicoli più leggeri: «Leparti plastiche delle automobi-li presentato al loro interno al-tri materiali che le appesanti-scono - spiegano i ricercatori -.Usando il plasma si possonounire fra loro componenti chealtrimenti non si legherebberoe, di conseguenza, abbatterneil peso».

Un’idea nata sugli sci Molte idee innovative nasconoper caso, in contesti non lavo-rativi. È il caso dell’applicazio-ne di queste nanotecnologieper la realizzazione di nuovisci d’avanguardia. «Un nostrodirigente era a sciare con ilrappresentante di uno sci clubquando gli è venuto in mente diprovare a usare il plasma peraumentare la resa della scioli-na - racconta Domenico D’An-gelo - Da quella idea fugace ènato un progetto che sta già at-tirando l’interesse di numero-se case produttrici di articolisportivi». [F. CAL.]

!"BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Il progetto finanziato dall’Ue

Plasma, il tuttofareche migliora la resadei materialiSci, tessuti, auto: componenti più leggeri e resistenti

Applicazione nell’automotiveIl plasma può alleggerire le parti plastiche delle automobili che hanno al loro interno

materiali che le appesantiscono, aumentano i consumi di benzina e quindi le emissioni

La storia/2

15milioni

È il finanziamento dell’Energy Center diviso tra Compagnia

di San Paolo e Regione (fondi europei)

27.788brevetti

Dal 1980 a oggi Torino ha depositato quasi 30 mila

brevetti italiani, quasi il 12% del totale

3006in Europa

Dei brevetti che l’Italia ha presentato in Europa

oltre 3 mila (il 7,5%)è stato ideato a Torino

2215marchi

La città è meno feconda quando si tratta di depositare

marchi: solo il 3,6% del totale italiano

4410richieste

Sui brevetti europei il Piemonte è la quarta

regione italiana,la sesta sui marchi

LA STAMPA

GIOVEDÌ 7 GENNAIO 2016 .Cronaca di Torino .39!"#$%#&'#!(

Aconvalidare l’idea de-gli antichi secondocui il vino rosso faccia

bene alla salute ci pensòun’ipotesi, poi scartata, nataosservando lo stato di salutedei francesi: i nostri cuginid’oltralpe, infatti, nonostan-te una dieta ricca di grassisaturi, sembravano averemeno problemi cardiovasco-lari di quanto la loro alimen-tazione potesse lasciar pen-sare. Questa teoria, diventa-ta nota con il nome di «Para-dosso francese», venne poiaccantonata in favore di al-tre che cercavano la rispo-sta al quesito nella genetica.Che il vino rosso facesse be-ne e avesse poteri antiossi-danti, però, era diventato unassunto comprovato e haaperto la strada al suo im-piego anche nel campo dellacosmetica.

Ed è proprio a questo pun-to che Torino diventa fulcrodella ricerca per riuscire acreare prodotti di bellezzache prendano quanto di me-glio il vino (e addirittura gliscarti della sua lavorazione)può offrire, trasformandoli tramite processi completa-mente biologici e naturali.

Processo «bio»L’idea è nata all’EnvironmentPark, centro di ricerca diven-tato punto di riferimento perle tecnologie verdi, ma vedeschierata anche l’Università diTorino. Entrando nello specifi-co, il progetto prevede la crea-zione di prodotti cosmetici ri-cavati dagli scarti della lavora-zione dell’uva. Questi scarti,però, a differenza delle produ-zioni tradizionali che prevedo-no l’uso di solventi, vengono la-vorati grazie alla tecnologiasperimentale dello «steamexplosion», una vera e propriaesplosione a vapore ottenutaportando il materiale da trat-tare ad altissima pressione eriportandolo, in pochi secondi,nuovamente a quella atmosfe-rica. Una procedura totalmen-te «bio» che i laboratori torine-si stanno utilizzando in nume-rosi campi già da tempo. «Stia-mo perfezionando questo tipodi procedura da anni e abbia-mo già avuto modo di utilizzar-la per la produzione di energia- spiega Paola Zitella, respon-sabile del laboratorio di chimi-ca verde dell’EnvironmentPark -. In questo caso la sfida èstata diversa e stimolante per-ché, oltre a concentrarci su un

ciclo di produzione non inqui-nante, abbiamo deciso di rea-lizzare creme e saponi intera-mente legati ai vini della no-stra regione».

Vini del territorioPer la realizzazione dei cosme-tici i ricercatori si sono rivoltiall’azienda di cosmetici Rey-naldi che ha fornito la cono-scenza tecnica necessaria peraddentrarsi in questo mondo.A loro si sono affiancati i pro-duttori vinicoli che li hannoaiutati a selezionare gli scartidell’uva più appropriati. «An-ziché usare direttamente unmateriale pregiato come l’uvaabbiamo optato per le vinacce- racconta la responsabile delprogetto -. Costano meno e contengono gli stessi tipi diprincipi attivi di cui avevamobisogno». Per mesi, quindi, gliscienziati hanno condotto ana-lisi sui diversi tipi di scarti delvino: Barbera, Grignolino,Freisa, sono solo alcuni dei no-mi annotati nella tavola di mi-surazione dei componenti eche sono andati a finire neiprodotti di bellezza realizzatiin via sperimentale. Quella chedoveva essere solo una prova,però, ha ottenuto dei risultaticosì soddisfacenti da far giàpensare a una realizzazionecommerciale di questi articoliper il corpo. Questo, ovvia-mente, dopo aver superato an-cora una serie di step obbliga-tori che ne vadano ad analizza-re fino in fondo caratteristichee potenzialità.

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La sperimentazione

Una linea di cosmeticidalle vinaccedi Barbera e FreisaCon una tecnica innovativa ricavati creme e saponi

Recupero degli scartiPer produrre i cosmetici i ricercatori dell’Environment Park hanno utilizzato le vinacce dell’uva:

costano meno e contengono gli stessi tipi di principi attivi di cui c’era bisogno

FEDERICO CALLEGARO

La storia/1

Nel campo delle nano-tecnologie legate alplasma l’Environ-

ment Park è un punto di rife-rimento per i privati che vo-gliono fare ricerca. Il centrodi sperimentazione di via Li-vorno, infatti, investe da anninella messa a punto di tecni-che che possano risolvere iproblemi delle aziende chechiedono aiuto. Una di que-ste è l’utilizzo del plasma.«Potremmo definirlo unostato della materia - spiegaDomenico D’Angelo, respon-sabile di questo specifico set-tore di analisi -. È uno stato incui è possibile generare nei materiali reazioni che altri-menti non avverrebbero eche possono mutarne le ca-ratteristiche, facendoli di-ventare ancora più utili perl’uomo».

Questa definizione po-trebbe apparire ancora com-plessa ma basta un esempioper rendersi conto di quantosia utile per le industrie po-ter accedere a laboratori chemaneggiano questo tipo ditecnologie: «Trattandoli conil plasma possiamo renderepiù resistenti alcuni materia-li, ignifughi altri ed estrema-

mente leggeri altri ancora -raccontano all’EnvironmentPark -. Se applicati all’indu-stria automobilistica, peresempio, materiali più leggeripossono voler dire anche con-sumi più bassi, una caratteri-stica che in tempi di inquina-mento e lotta alle emissioninon è di poco conto».

Dal tessile ai veicoliIl meccanismo che porta leaziende a rivolgersi al centrodi ricerca è semplice: il privatovuole ottenere dei risultati mi-gliori ma non sa come fare e siaffida ha chi ha gli strumentitecnici utili per tracciare unanuova strada. È successo cosìnel 2009, quando alcune azien-de tessili del biellese sono an-date all’Environment Park pertrovare il modo di abbatterecosti e consumo di energia, ne-cessari per la tintura dei tessu-ti. «Per tingere 420 chili di lanaservivano 16mila e 200 litrid’acqua, che andavano fattibollire a 98 gradi per più diquattro ore - racconta D’Ange-lo -. Un procedimento moltocostoso e lungo che siamo riu-sciti a sostituire con una colo-ritura a freddo, effettuata pro-prio con il plasma».

Il progetto sperimentale haottenuto il finanziamento diUnione Europea e RegionePiemonte e nel giro di qualcheanno ha dato risultati tali dapermettere un test svolto di-rettamente in fabbrica. Pre-messa, questa, per il successi-vo brevetto e l’applicazione in-dustriale.

Tra gli interessati a questotipo di soluzioni ci sono anchele industrie automobilisticheche vogliono trovare il modo diabbattere le emissioni dei vei-coli. La strada da percorrere èavere veicoli più leggeri: «Leparti plastiche delle automobi-li presentato al loro interno al-tri materiali che le appesanti-scono - spiegano i ricercatori -.Usando il plasma si possonounire fra loro componenti chealtrimenti non si legherebberoe, di conseguenza, abbatterneil peso».

Un’idea nata sugli sci Molte idee innovative nasconoper caso, in contesti non lavo-rativi. È il caso dell’applicazio-ne di queste nanotecnologieper la realizzazione di nuovisci d’avanguardia. «Un nostrodirigente era a sciare con ilrappresentante di uno sci clubquando gli è venuto in mente diprovare a usare il plasma peraumentare la resa della scioli-na - racconta Domenico D’An-gelo - Da quella idea fugace ènato un progetto che sta già at-tirando l’interesse di numero-se case produttrici di articolisportivi». [F. CAL.]

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Il progetto finanziato dall’Ue

Plasma, il tuttofareche migliora la resadei materialiSci, tessuti, auto: componenti più leggeri e resistenti

Applicazione nell’automotiveIl plasma può alleggerire le parti plastiche delle automobili che hanno al loro interno

materiali che le appesantiscono, aumentano i consumi di benzina e quindi le emissioni

La storia/2

15milioni

È il finanziamento dell’Energy Center diviso tra Compagnia

di San Paolo e Regione (fondi europei)

27.788brevetti

Dal 1980 a oggi Torino ha depositato quasi 30 mila

brevetti italiani, quasi il 12% del totale

3006in Europa

Dei brevetti che l’Italia ha presentato in Europa

oltre 3 mila (il 7,5%)è stato ideato a Torino

2215marchi

La città è meno feconda quando si tratta di depositare

marchi: solo il 3,6% del totale italiano

4410richieste

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Ed è proprio a questo pun-to che Torino diventa fulcrodella ricerca per riuscire acreare prodotti di bellezzache prendano quanto di me-glio il vino (e addirittura gliscarti della sua lavorazione)può offrire, trasformandoli tramite processi completa-mente biologici e naturali.

Processo «bio»L’idea è nata all’EnvironmentPark, centro di ricerca diven-tato punto di riferimento perle tecnologie verdi, ma vedeschierata anche l’Università diTorino. Entrando nello specifi-co, il progetto prevede la crea-zione di prodotti cosmetici ri-cavati dagli scarti della lavora-zione dell’uva. Questi scarti,però, a differenza delle produ-zioni tradizionali che prevedo-no l’uso di solventi, vengono la-vorati grazie alla tecnologiasperimentale dello «steamexplosion», una vera e propriaesplosione a vapore ottenutaportando il materiale da trat-tare ad altissima pressione eriportandolo, in pochi secondi,nuovamente a quella atmosfe-rica. Una procedura totalmen-te «bio» che i laboratori torine-si stanno utilizzando in nume-rosi campi già da tempo. «Stia-mo perfezionando questo tipodi procedura da anni e abbia-mo già avuto modo di utilizzar-la per la produzione di energia- spiega Paola Zitella, respon-sabile del laboratorio di chimi-ca verde dell’EnvironmentPark -. In questo caso la sfida èstata diversa e stimolante per-ché, oltre a concentrarci su un

ciclo di produzione non inqui-nante, abbiamo deciso di rea-lizzare creme e saponi intera-mente legati ai vini della no-stra regione».

Vini del territorioPer la realizzazione dei cosme-tici i ricercatori si sono rivoltiall’azienda di cosmetici Rey-naldi che ha fornito la cono-scenza tecnica necessaria peraddentrarsi in questo mondo.A loro si sono affiancati i pro-duttori vinicoli che li hannoaiutati a selezionare gli scartidell’uva più appropriati. «An-ziché usare direttamente unmateriale pregiato come l’uvaabbiamo optato per le vinacce- racconta la responsabile delprogetto -. Costano meno e contengono gli stessi tipi diprincipi attivi di cui avevamobisogno». Per mesi, quindi, gliscienziati hanno condotto ana-lisi sui diversi tipi di scarti delvino: Barbera, Grignolino,Freisa, sono solo alcuni dei no-mi annotati nella tavola di mi-surazione dei componenti eche sono andati a finire neiprodotti di bellezza realizzatiin via sperimentale. Quella chedoveva essere solo una prova,però, ha ottenuto dei risultaticosì soddisfacenti da far giàpensare a una realizzazionecommerciale di questi articoliper il corpo. Questo, ovvia-mente, dopo aver superato an-cora una serie di step obbliga-tori che ne vadano ad analizza-re fino in fondo caratteristichee potenzialità.

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Una linea di cosmeticidalle vinaccedi Barbera e FreisaCon una tecnica innovativa ricavati creme e saponi

Recupero degli scartiPer produrre i cosmetici i ricercatori dell’Environment Park hanno utilizzato le vinacce dell’uva:

costano meno e contengono gli stessi tipi di principi attivi di cui c’era bisogno

FEDERICO CALLEGARO

La storia/1

Nel campo delle nano-tecnologie legate alplasma l’Environ-

ment Park è un punto di rife-rimento per i privati che vo-gliono fare ricerca. Il centrodi sperimentazione di via Li-vorno, infatti, investe da anninella messa a punto di tecni-che che possano risolvere iproblemi delle aziende chechiedono aiuto. Una di que-ste è l’utilizzo del plasma.«Potremmo definirlo unostato della materia - spiegaDomenico D’Angelo, respon-sabile di questo specifico set-tore di analisi -. È uno stato incui è possibile generare nei materiali reazioni che altri-menti non avverrebbero eche possono mutarne le ca-ratteristiche, facendoli di-ventare ancora più utili perl’uomo».

Questa definizione po-trebbe apparire ancora com-plessa ma basta un esempioper rendersi conto di quantosia utile per le industrie po-ter accedere a laboratori chemaneggiano questo tipo ditecnologie: «Trattandoli conil plasma possiamo renderepiù resistenti alcuni materia-li, ignifughi altri ed estrema-

mente leggeri altri ancora -raccontano all’EnvironmentPark -. Se applicati all’indu-stria automobilistica, peresempio, materiali più leggeripossono voler dire anche con-sumi più bassi, una caratteri-stica che in tempi di inquina-mento e lotta alle emissioninon è di poco conto».

Dal tessile ai veicoliIl meccanismo che porta leaziende a rivolgersi al centrodi ricerca è semplice: il privatovuole ottenere dei risultati mi-gliori ma non sa come fare e siaffida ha chi ha gli strumentitecnici utili per tracciare unanuova strada. È successo cosìnel 2009, quando alcune azien-de tessili del biellese sono an-date all’Environment Park pertrovare il modo di abbatterecosti e consumo di energia, ne-cessari per la tintura dei tessu-ti. «Per tingere 420 chili di lanaservivano 16mila e 200 litrid’acqua, che andavano fattibollire a 98 gradi per più diquattro ore - racconta D’Ange-lo -. Un procedimento moltocostoso e lungo che siamo riu-sciti a sostituire con una colo-ritura a freddo, effettuata pro-prio con il plasma».

Il progetto sperimentale haottenuto il finanziamento diUnione Europea e RegionePiemonte e nel giro di qualcheanno ha dato risultati tali dapermettere un test svolto di-rettamente in fabbrica. Pre-messa, questa, per il successi-vo brevetto e l’applicazione in-dustriale.

Tra gli interessati a questotipo di soluzioni ci sono anchele industrie automobilisticheche vogliono trovare il modo diabbattere le emissioni dei vei-coli. La strada da percorrere èavere veicoli più leggeri: «Leparti plastiche delle automobi-li presentato al loro interno al-tri materiali che le appesanti-scono - spiegano i ricercatori -.Usando il plasma si possonounire fra loro componenti chealtrimenti non si legherebberoe, di conseguenza, abbatterneil peso».

Un’idea nata sugli sci Molte idee innovative nasconoper caso, in contesti non lavo-rativi. È il caso dell’applicazio-ne di queste nanotecnologieper la realizzazione di nuovisci d’avanguardia. «Un nostrodirigente era a sciare con ilrappresentante di uno sci clubquando gli è venuto in mente diprovare a usare il plasma peraumentare la resa della scioli-na - racconta Domenico D’An-gelo - Da quella idea fugace ènato un progetto che sta già at-tirando l’interesse di numero-se case produttrici di articolisportivi». [F. CAL.]

!"BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Il progetto finanziato dall’Ue

Plasma, il tuttofareche migliora la resadei materialiSci, tessuti, auto: componenti più leggeri e resistenti

Applicazione nell’automotiveIl plasma può alleggerire le parti plastiche delle automobili che hanno al loro interno

materiali che le appesantiscono, aumentano i consumi di benzina e quindi le emissioni

La storia/2

15milioni

È il finanziamento dell’Energy Center diviso tra Compagnia

di San Paolo e Regione (fondi europei)

27.788brevetti

Dal 1980 a oggi Torino ha depositato quasi 30 mila

brevetti italiani, quasi il 12% del totale

3006in Europa

Dei brevetti che l’Italia ha presentato in Europa

oltre 3 mila (il 7,5%)è stato ideato a Torino

2215marchi

La città è meno feconda quando si tratta di depositare

marchi: solo il 3,6% del totale italiano

4410richieste

Sui brevetti europei il Piemonte è la quarta

regione italiana,la sesta sui marchi

LA STAMPA

GIOVEDÌ 7 GENNAIO 2016 .Cronaca di Torino .39!"#$%#&'#!(

Aconvalidare l’idea de-gli antichi secondocui il vino rosso faccia

bene alla salute ci pensòun’ipotesi, poi scartata, nataosservando lo stato di salutedei francesi: i nostri cuginid’oltralpe, infatti, nonostan-te una dieta ricca di grassisaturi, sembravano averemeno problemi cardiovasco-lari di quanto la loro alimen-tazione potesse lasciar pen-sare. Questa teoria, diventa-ta nota con il nome di «Para-dosso francese», venne poiaccantonata in favore di al-tre che cercavano la rispo-sta al quesito nella genetica.Che il vino rosso facesse be-ne e avesse poteri antiossi-danti, però, era diventato unassunto comprovato e haaperto la strada al suo im-piego anche nel campo dellacosmetica.

Ed è proprio a questo pun-to che Torino diventa fulcrodella ricerca per riuscire acreare prodotti di bellezzache prendano quanto di me-glio il vino (e addirittura gliscarti della sua lavorazione)può offrire, trasformandoli tramite processi completa-mente biologici e naturali.

Processo «bio»L’idea è nata all’EnvironmentPark, centro di ricerca diven-tato punto di riferimento perle tecnologie verdi, ma vedeschierata anche l’Università diTorino. Entrando nello specifi-co, il progetto prevede la crea-zione di prodotti cosmetici ri-cavati dagli scarti della lavora-zione dell’uva. Questi scarti,però, a differenza delle produ-zioni tradizionali che prevedo-no l’uso di solventi, vengono la-vorati grazie alla tecnologiasperimentale dello «steamexplosion», una vera e propriaesplosione a vapore ottenutaportando il materiale da trat-tare ad altissima pressione eriportandolo, in pochi secondi,nuovamente a quella atmosfe-rica. Una procedura totalmen-te «bio» che i laboratori torine-si stanno utilizzando in nume-rosi campi già da tempo. «Stia-mo perfezionando questo tipodi procedura da anni e abbia-mo già avuto modo di utilizzar-la per la produzione di energia- spiega Paola Zitella, respon-sabile del laboratorio di chimi-ca verde dell’EnvironmentPark -. In questo caso la sfida èstata diversa e stimolante per-ché, oltre a concentrarci su un

ciclo di produzione non inqui-nante, abbiamo deciso di rea-lizzare creme e saponi intera-mente legati ai vini della no-stra regione».

Vini del territorioPer la realizzazione dei cosme-tici i ricercatori si sono rivoltiall’azienda di cosmetici Rey-naldi che ha fornito la cono-scenza tecnica necessaria peraddentrarsi in questo mondo.A loro si sono affiancati i pro-duttori vinicoli che li hannoaiutati a selezionare gli scartidell’uva più appropriati. «An-ziché usare direttamente unmateriale pregiato come l’uvaabbiamo optato per le vinacce- racconta la responsabile delprogetto -. Costano meno e contengono gli stessi tipi diprincipi attivi di cui avevamobisogno». Per mesi, quindi, gliscienziati hanno condotto ana-lisi sui diversi tipi di scarti delvino: Barbera, Grignolino,Freisa, sono solo alcuni dei no-mi annotati nella tavola di mi-surazione dei componenti eche sono andati a finire neiprodotti di bellezza realizzatiin via sperimentale. Quella chedoveva essere solo una prova,però, ha ottenuto dei risultaticosì soddisfacenti da far giàpensare a una realizzazionecommerciale di questi articoliper il corpo. Questo, ovvia-mente, dopo aver superato an-cora una serie di step obbliga-tori che ne vadano ad analizza-re fino in fondo caratteristichee potenzialità.

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La sperimentazione

Una linea di cosmeticidalle vinaccedi Barbera e FreisaCon una tecnica innovativa ricavati creme e saponi

Recupero degli scartiPer produrre i cosmetici i ricercatori dell’Environment Park hanno utilizzato le vinacce dell’uva:

costano meno e contengono gli stessi tipi di principi attivi di cui c’era bisogno

FEDERICO CALLEGARO

La storia/1

Nel campo delle nano-tecnologie legate alplasma l’Environ-

ment Park è un punto di rife-rimento per i privati che vo-gliono fare ricerca. Il centrodi sperimentazione di via Li-vorno, infatti, investe da anninella messa a punto di tecni-che che possano risolvere iproblemi delle aziende chechiedono aiuto. Una di que-ste è l’utilizzo del plasma.«Potremmo definirlo unostato della materia - spiegaDomenico D’Angelo, respon-sabile di questo specifico set-tore di analisi -. È uno stato incui è possibile generare nei materiali reazioni che altri-menti non avverrebbero eche possono mutarne le ca-ratteristiche, facendoli di-ventare ancora più utili perl’uomo».

Questa definizione po-trebbe apparire ancora com-plessa ma basta un esempioper rendersi conto di quantosia utile per le industrie po-ter accedere a laboratori chemaneggiano questo tipo ditecnologie: «Trattandoli conil plasma possiamo renderepiù resistenti alcuni materia-li, ignifughi altri ed estrema-

mente leggeri altri ancora -raccontano all’EnvironmentPark -. Se applicati all’indu-stria automobilistica, peresempio, materiali più leggeripossono voler dire anche con-sumi più bassi, una caratteri-stica che in tempi di inquina-mento e lotta alle emissioninon è di poco conto».

Dal tessile ai veicoliIl meccanismo che porta leaziende a rivolgersi al centrodi ricerca è semplice: il privatovuole ottenere dei risultati mi-gliori ma non sa come fare e siaffida ha chi ha gli strumentitecnici utili per tracciare unanuova strada. È successo cosìnel 2009, quando alcune azien-de tessili del biellese sono an-date all’Environment Park pertrovare il modo di abbatterecosti e consumo di energia, ne-cessari per la tintura dei tessu-ti. «Per tingere 420 chili di lanaservivano 16mila e 200 litrid’acqua, che andavano fattibollire a 98 gradi per più diquattro ore - racconta D’Ange-lo -. Un procedimento moltocostoso e lungo che siamo riu-sciti a sostituire con una colo-ritura a freddo, effettuata pro-prio con il plasma».

Il progetto sperimentale haottenuto il finanziamento diUnione Europea e RegionePiemonte e nel giro di qualcheanno ha dato risultati tali dapermettere un test svolto di-rettamente in fabbrica. Pre-messa, questa, per il successi-vo brevetto e l’applicazione in-dustriale.

Tra gli interessati a questotipo di soluzioni ci sono anchele industrie automobilisticheche vogliono trovare il modo diabbattere le emissioni dei vei-coli. La strada da percorrere èavere veicoli più leggeri: «Leparti plastiche delle automobi-li presentato al loro interno al-tri materiali che le appesanti-scono - spiegano i ricercatori -.Usando il plasma si possonounire fra loro componenti chealtrimenti non si legherebberoe, di conseguenza, abbatterneil peso».

Un’idea nata sugli sci Molte idee innovative nasconoper caso, in contesti non lavo-rativi. È il caso dell’applicazio-ne di queste nanotecnologieper la realizzazione di nuovisci d’avanguardia. «Un nostrodirigente era a sciare con ilrappresentante di uno sci clubquando gli è venuto in mente diprovare a usare il plasma peraumentare la resa della scioli-na - racconta Domenico D’An-gelo - Da quella idea fugace ènato un progetto che sta già at-tirando l’interesse di numero-se case produttrici di articolisportivi». [F. CAL.]

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Il progetto finanziato dall’Ue

Plasma, il tuttofareche migliora la resadei materialiSci, tessuti, auto: componenti più leggeri e resistenti

Applicazione nell’automotiveIl plasma può alleggerire le parti plastiche delle automobili che hanno al loro interno

materiali che le appesantiscono, aumentano i consumi di benzina e quindi le emissioni

La storia/2

15milioni

È il finanziamento dell’Energy Center diviso tra Compagnia

di San Paolo e Regione (fondi europei)

27.788brevetti

Dal 1980 a oggi Torino ha depositato quasi 30 mila

brevetti italiani, quasi il 12% del totale

3006in Europa

Dei brevetti che l’Italia ha presentato in Europa

oltre 3 mila (il 7,5%)è stato ideato a Torino

2215marchi

La città è meno feconda quando si tratta di depositare

marchi: solo il 3,6% del totale italiano

4410richieste

Sui brevetti europei il Piemonte è la quarta

regione italiana,la sesta sui marchi


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