Federazione ISTITUITA AI SENSI DELLE LEGGI:
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Prot. N. 1596/2015 Roma, 15 marzo 2015
Verbale N. 2/CN
Oggetto: Verbale lavori Consiglio Nazionale gg. 13.14.15-03-2015 -Roma.
Il Consiglio Nazionale della scrivente Federazione, si è riunito - in prima convocazione, - presso il
Centro Congressi Cavour, sito in Via Cavour n. 50 alle ore 14 del g. 13 marzo 2015.
L’ordine del giorno dei lavori del Consiglio Nazionale è fissato come segue:
venerdì 13 marzo 2015 – ore 14.00/17.45
Verifica poteri;
Delibera del Consiglio nazionale in merito alla possibilità di partecipazione ai
lavori dello stesso dei componenti i consigli direttivi dei collegi provinciali, dei
consulenti ed esperti della Federazione in qualità di auditori;
Approvazione verbale lavori del Consiglio Nazionale dei gg. 24.25 ottobre 2014
e del CN straordinario del g. 17 gennaio 2015;
Costituzione commissione elettorale;
Relazione del Collegio Revisori dei Conti;
Bilancio consuntivo 2014: Tesoriere Fausto Facchini.
Dibattito.
Approvazione.
ore 18,00 - apertura seggio elettorale
ore 19,00 - chiusura seggio elettorale
sabato 14 marzo 2015 – ore 9.00/15.45
Ore 9.00-13.00
Relazione consuntiva del Presidente
Dibattito
Ore 13.00-14.00 Pausa.
Ore 14.00-15,45
Continuazione dibattito
ore 16.00 - apertura seggio elettorale
ore 19.00 - chiusura seggio elettorale
domenica 15 marzo 2015:
ore 9.00 - apertura seggio elettorale
ore 11.00 - chiusura seggio elettorale
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scrutinio schede per elezione Comitato Centrale e Collegio Revisori dei
Conti.
proclamazione degli eletti.
Verifica poteri
La verifica dei poteri vede presenti ai lavori n. 50 presidenti su 66 in quanto il collegio di Reggio
Calabria è commissariato, di cui 3 per delega. Delibera del Consiglio nazionale in merito alla
possibilità di partecipazione ai lavori dello stesso dei componenti i consigli direttivi dei collegi
provinciali, dei consulenti ed esperti della Federazione in qualità di auditori;
Il Segretario Brancato chiede quindi alla assemblea di esprimersi in merito alla possibilità di
partecipazione ai lavori da parte dei componenti i consigli direttivi dei collegi provinciali, dei
consulenti e degli esperti della Federazione in qualità di auditori.
L’assemblea si esprime all’unanimità in senso favorevole alla richiesta.
Approvazione verbale lavori del Consiglio Nazionale dei gg. 24.25 ottobre 2014 e del CN
straordinario del g. 17 gennaio 2015. Il Segretario ricorda ai presenti che i verbali sono stati inviati insieme alla convocazione per
consentire ai Presidenti di effettuare le proprie osservazioni al testo.
Chiede pertanto ai presenti di esprimersi.
Il verbale del 24-25 ottobre 2014 è approvato con la astensione, di Elena Mazzone, presidente del
collegio di Vercelli.
Sul verbale del 17 gennaio 2015, il presidente del collegio di Salerno interviene per ricordare di
avere scritto una mail in cui chiedeva se sia stato giusto approvare la mozione conclusiva dei lavori
attraverso la posta elettronica certificata e ne dà lettura. Leggi la mail
Prima dell’approvazione del verbale vorrebbe una risposta. Il Segretario fa presente che la risposta è
stata fornita dal presidente a tutti i collegi provinciali. Leggi la risposta.
Prende la parola il presidente Beux precisando che la nota inviata al CN lo scorso 9 marzo fa
riferimento a tutti i contributi pervenuti a seguito dell’invio della mozione conclusiva. In particolare
nella prima parte si fa riferimento al metodo: dato che eravamo al di là del previsto orario di
chiusura, che alcuni presidenti avevano già abbandonato la sala e soprattutto che i documenti
appena presentati e sui quali il CN si stava esprimendo erano condivisi nei contenuti, quindi
approvati, abbiamo proposto ai presenti di procedere in modo tale da poterli rileggere con calma nei
giorni successivi offrendo a tutti la possibilità di intervenire con suggerimenti di forma che
rendessero massima l’efficacia comunicativa della versione finale dei documenti (termini o
formulazione delle frasi). Nessuno dei presenti ha obiettato, pertanto abbiamo proceduto con
l’invio. Le numerose risposte arrivate hanno reso evidente l’esigenza di strutturare meglio i
momenti di confronto che se da una parte offrono a tutti la possibilità di intervenire e condividere il
proprio pensiero dall’altra rendono più difficile la definizione rapida di una sintesi condivisa.
Questo è il ritorno che è stato dato al CN che poi non è nient’altro che la descrizione di quello che è
successo nel tardo pomeriggio del 17 di gennaio a Roma, quando c’è stata una proposta da parte
della presidenza a procedere in tal senso e le persone che erano presenti hanno assentito a che si
procedesse in questo modo. Dal momento che Pasquale De Rosa non ha nulla da aggiungere il
segretario pone a votazione il verbale del CNS del 17 gennaio. 2015. Il verbale è approvato a
maggioranza con il voto contrario dei presidenti dei collegi di Salerno e l’astensione di Vercelli e
Verona.
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Costituzione commissione elettorale.
Appurata l’età anagrafica dei colleghi che si sono candidati a svolgere la funzione di scrutatori (i
più anziani di età presenti in aula) e di segretario della commissione elettorale (il più giovane di età
presente in aula), così come stabilito dalle norme vigenti, la commissione elettorale risulta
composta dal presidente uscente della Federazione, Alessandro Beux, dai sigg.ri Giulio Sapienza e
Silvana Mondino, in quanto anagraficamente i più anziani di età tra i presenti, scrutatori, e Davide
Cavedagna, in quanto anagraficamente più giovane, segretario della commissione stessa.
Relazione del Collegio Revisori dei Conti. Leggi
Bilancio consuntivo 2014
Il segretario dà qui la parola al Tesoriere Fausto Facchini per il punto relativo al Bilancio
consuntivo 2014.
Cercherà di essere breve per non tediare i presenti quindi inizia con l’esposizione del Bilancio
Consuntivo 2014 e gli allegati documenti che sono stati inviati insieme alla convocazione a tutti i
presidenti. Leggi la relazione.
Il Segretario ringrazia a nome del CC il Tesoriere e apre il dibattito.
Si iscrive a parlare il presidente del collegio di Bologna, Massimo Romanelli.
Vuole alcuni chiarimenti in merito al bilancio. Ritiene necessario che il tesoriere dichiari il dettaglio
del percepito dal CC e dai consulenti – se ci sono –non essendo possibile desumerlo attraverso una
macro voce.
Angelo Di Matteo, presidente del collegio dell’Abruzzo. Vuole fare una proposta in merito alla
voce partite di giro. Siccome la federazione riporta anche i fondi che poi vanno rigirati ai collegi,
che corrispondono ai due terzi delle partite di giro, chiede che vengano registrati solo i fondi di
competenza della federazione che restano effettivamente in bilancio. Questo per evitare di gonfiare
inutilmente il bilancio.
Pasquale De Rosa, Presidente collegio di Salerno. All’atto dell’approvazione del preventivo
aveva fatto una proposta sulle progettualità e le varie commissioni che il Tesoriere aveva rimandato
all’approvazione del bilancio consuntivo. In questa sua proposta chiedeva di valutare se l’attività e
gli obiettivi erano stati raggiunti per poi riposizionare il consuntivo. Chiede quindi una risposta in
merito alle progettualità (€ 20000,00) con riferimento a codice deontologico (€ 6000,00)
radioprotezione (€ 8000,00), etc.
Diego Catania, Presidente del collegio di Milano.
Non conoscendo i meccanismi che stanno dietro a certe dinamiche amministrative, essendo di
fresca nomina pone due domande. Con la prima vuole sapere se corrisponde al vero che il CC ha
elargito compensi a consulenti non fatturati e rendicontati. La seconda riguarda l’anticipo dell’80%
che i collegi ricevono in acconto sulle quote incassate attraverso i MAV, presume che dietro questa
operazione ci sia una finanziaria e chiede di sapere il tasso di interesse che viene richiesto e pagato.
Prende la parola il Tesoriere, Fausto Facchini, per rispondere alle domande effettuate.
Rispetto a quanto chiesto dai colleghi di Bologna e Salerno, dopo aver riletto il verbale, torna a dire
che le progettualità sono state pubblicate nel sito nazionale. Se invece si chiede di inviare al CN
tutta la mole dei partitari, si può fare dopo averne verificato le modalità. Per quanto riguarda il
dettaglio delle macro voci, è stato stabilito nei precedenti CN che i fondi destinati ad una
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progettualità, non utilizzati, confluissero nelle voci dei progetti attivi. Nella prima pagina sono
riportati i fondi destinati al CC, poi ci sono quelli che vanno ai revisori dei conti, con i vari
contributi, i fondi individuati per i collaboratori. La Federazione ha avuto tre collaboratori fissi che
sono i colleghi Morabito, Barbera e Attinà che hanno avuto un riconoscimento ufficiale con tanto di
mod. CUD. Ci sono poi delle progettualità portate avanti da 25 persone di cui alcune hanno avuto
un riconoscimento a fine anno – una tantum – sotto forma di dotazione tecnologica. Inoltre rassicura
il dott. Catania che non ci sono pagamenti non fatturati e non rendicontati nel bilancio della
Federazione, tuttavia, se il presidente di Milano ritiene che vengano effettuate operazioni scorrette
lo invita ad effettuare le dovute denunce agli organi competenti. Inoltre sottolinea che non è stato
modificato nulla rispetto agli anni precedenti e che tutto è rendicontato mensilmente in modo
chiaro.
Sulle anticipazioni dell’80% delle somme ai collegi aggiunge anche che l’80% è chiesto ad
Equitalia, e poiché è una anticipazione sulle somme che la stessa riscuoterà di lì a breve dagli iscritti
(600.000,00 euro dagli aderenti e 300.00,00 dai non aderenti) versa tale quota alla Federazione
gratuitamente. Pertanto dietro all’operazione non c’è nessuna finanziaria, poiché le somme vengono
anticipate da Equitalia per l’elevata affidabilità della Federazione in termini di solvenza a tasso
zero. Infine visto che il CC si trova nella fase elettorale di rinnovo, si sente in dovere di ribadire in
qualità di responsabile nazionale della Tesoreria, che non esiste e non c’è nessuna voce nel bilancio
della Federazione che sia uscita “in nero” e si rende disponibile a verificarlo in tutte le sedi
competenti; oltretutto con queste affermazioni “gratuite” si mette in discussione la veridicità e la
correttezza della relazione del collegio revisori dei conti.
Riprende la parola il presidente del collegio di Bologna, Massimo Romanelli. Precisando di non
volere che gli vengano attribuite parole che non ha detto, ritiene, senza voler fare nessuna critica,
che sia lecito sapere su una macro voce pari a X euro, quanto percepisce il CC nella figura dei suoi
componenti e i consulenti. Non vuole mettere in dubbio l’operato del tesoriere, ma avendo fatto
riferimento al 730, alle persone (consulenti) che hanno percepito degli emolumenti, senza nessun
tono polemico, senza mala fede, chiede di sapere quanto hanno percepito queste persone.
Il segretario dà la parola al presidente del collegio dei revisori dei conti, Siro Giampaolo
Manetti.
Intende rafforzare quanto detto dal tesoriere Facchini perché, insieme agli altri due colleghi, ha
sempre fatto il proprio dovere e se c’è stato qualche problema ha cercato di chiedere spiegazioni.
Sono tre mandati che fa come presidente dei revisori e non ci sono mai stati problemi di quel
genere. Infatti ogni atto contabile viene controllato e verificato prima di essere firmato, consapevole
del fatto che la responsabilità penale è del presidente del collegio revisori dei conti, e risulta
difficile pensare a 59 anni di aver voglia di andare in galera per atti che non sono in regola e questo
vale anche per i colleghi.
Prende la parola il presidente Alessandro Beux evidenziando che trova gravissima l’osservazione
che è stata fatta dal Presidente di Milano. Il fatto che qualcuno insinui che si prendano compensi
non fatturati e rendicontati è di una enorme gravità. Per precisione sottolinea di prendere una
indennità assoggettata alla contribuzione della gestione separata dell’INPS, per la quale la
federazione rilascia un regolare CUD che tutti gli anni presenta per il 730. Ribadisce che trova
gravissimo che qualcuno insinui che si percepiscano fondi in nero. Ci sono organismi competenti
per segnalare questi inconvenienti, sono quelli a cui bisogna rivolgersi. Non è certamente la strada
della calunnia e della diffamazione che inquina un CN che deve andare verso l’alto e non deve
essere portato dentro il peggior letame.
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Il tesoriere Fausto Facchini riprende la parola per ribadire che nel bilancio previsionale del 2014
tutte le voci delle progettualità erano descritte e potevano essere modificate, tuttavia ritiene di
ricordare ancora una volta che il CC e la Tesoreria hanno lavorato nel rispetto di un bilancio votato
dal CN. Riguardo ai tre collaboratori fissi basta andare a vedere i loro impegni per risalire alla
spesa. Se si ritenesse che ci sia ancora qualcosa di illegale invita ancora una volta ad inviare la
denuncia alla Procura della Repubblica. Trattandosi di una insinuazione vergognosa, dichiara sotto
la propria responsabilità che non vi è nulla che è stato o che venga erogato in nero.
Paolo Giarolo, presidente del collegio di Verona. E’ dispiaciuto perché ha sempre cercato di
essere coerente con ciò che dice, proprio per questa coerenza pensava che questo bilancio sarebbe
stato un po’ diverso non tanto nei contenuti ma perché, in base a una richiesta effettuata un po’ di
tempo fa, non ha dato indicazione degli obiettivi raggiunti. Chiede quindi ancora se è possibile
avere un bilancio consuntivo che, come ha rilevato il collega Facchini, già dal preventivo 2015,
(compattato come richiesto da alcuni componenti del CN) fornisca quei chiarimenti. Vuole chiedere
inoltre cosa è “la formazione ei pass” per un totale di 18.000,00 euro. Vuole capire inoltre qual è la
differenza tra i rimborsi ai consulenti, consulenti specifici, collaboratori e referenti organizzativi e a
chi è riferito. Il collegio di Verona ha elaborato un progetto di risparmio sulle voci di spesa del
bilancio della federazione dopo attenta valutazione dei consiglieri del nostro collegio e del tesoriere
Girlanda, questo progetto di risparmio è stato quantificato tra i 180.000,00 e i 200.000,00 euro.
Questo risparmio potrebbe essere impiegato a loro modo di vedere, o con la riduzione, o con la
rinegoziazione della quota del mutuo stipulato per l’acquisto della sede istituzionale, oppure
aumentando il contributo destinato al congresso nazionale per abbattere le quote di iscrizione dei
TTSSRM, o anche con un coinvolgimento economico delle associazioni scientifiche presenti sul
territorio nazionale per la realizzazione dei progetti scientifici, rivolti soprattutto alla base della
professione. Invita i colleghi favorevoli a questa iniziativa a presentare altre proposte. Ribadisce, in
conclusione, l’invito a rivedere la stesura del bilancio in modo da poter confrontare in maniera
immediata le stesse voci presenti e i dettagli con gli importi inseriti negli anni precedenti per avere
una idea precisa di quello che può essere il risparmio o l’aumento delle varie voci di spesa, tanto più
che le voci di spesa sono quasi tutte uguali. Ciò per aumentare la trasparenza di queste voci e per
avere una indicazione dettagliata di progetti politici economici da raggiungere su indicazione del
CN e con quali strumenti raggiungerli. Volendo aprire ancora di più mettendo anche una finestra
per tutte le proposte che arriveranno dagli iscritti e che dopo una analisi preventiva dei componenti
del CN da approvarsi in assemblea riunita.
Il Segretario interviene per precisare che siccome le proposte effettuate erano già state presentate,
sono state prese sì in considerazione, ma sarà il nuovo CC a valutarle e quindi eventualmente a
modificare l’impostazione del bilancio. E’ un’operazione che va effettuata sul preventivo e non sul
consuntivo. Invita il collega Giarolo a lasciare la sua proposta in segreteria, se non l’ha già fatto.
Pasquale De Rosa, presidente del collegio di Salerno. Probabilmente il suo intervento è stato
frainteso nella foga della discussione. Ad ottobre disse che sulle progettualità e sulle attività che
venivano affidate alle commissioni sarebbe stato opportuno avere delle relazioni di attività e il
presidente successivamente gli diede anche ragione assicurando che sarebbe stato fatto. Siccome
non ha avuto riscontro, ripropone la domanda e cioè vorrebbe sapere se gli obiettivi sono stati
raggiunti perché non ha visto le relazioni che il presidente condivideva si dovessero presentare.
Visto che le commissioni sono state anche implementate, significa che si sono raggiunti tutti gli
obiettivi. Citava il codice deontologico per sapere se l’attività è stata conclusa e cosa ha portato.
Rifacendosi a Romanelli crede che sia legittimo che i componenti percepiscano dei compensi. Lui
per andare al collegio tutti i martedì e i venerdì ha percepito 1.187,00 euro. Ritiene che possa essere
pubblicato sul sito che il presidente di Salerno ha preso una certa cifra, il presidente nazionale ne ha
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presa un’altra, è assolutamente legittimo, le valutazioni o le eventuali verifiche vanno fatte dopo e
nelle sedi opportune.
Il vicepresidente ricorda che in sede plenaria è stato deciso che in ordine al problema trasparenza –
ANAC- e ai dati da inserire nel sito non dovessero essere pubblicate le notizie relative agli
emolumenti dei presidenti. Se si cambia idea si pubblicano tutti perché la procedura ANAC si
riferisce a tutti.
Pasquale De Rosa precisa che si tratta solo di dirlo nella sede del consiglio nazionale fermo
restando che lui si adeguerebbe a pubblicare anche il suo compenso. Precisa che in ogni caso la
richiesta di Romanelli gli sembra legittima. Si tratta di dare informazioni al CN, poi le verifiche e le
valutazioni verranno fatte successivamente.
Fausto Facchini. Ogni componente del CC ha fatto una relazione delle cose fatte su precisa
richiesta del presidente. Invita ad aprire la prima pagina del sito nazionale per verificare l’attività
svolta dal CC. Se volete sapere specificatamente che tipo di attività e su quale progettualità hanno
lavorato, chiaramente raggiungendo l’obiettivo, lo vedete dal sito. In un CN precedente il presidente
Torrisi chiese di pubblicare il 730. Il Tesoriere fa presente che nel suo 730 è inserita anche la
moglie e pertanto non trova corretto esibirlo e non è nemmeno obbligatorio. Come è stato deciso nei
consigli nazionali e nei comitati centrali precedenti, i componenti del CC percepiscono un importo
base legato alla responsabilità e quindi alla carica, e un importo legato alla progettualità. Poi negli
ultimi tre anni si sono individuati tre collaboratori cioè le persone di cui ha parlato prima. Non dirà
gli importi che sono stati votati dal CN e che non sono stati sforati. Se il CN ritiene che quanto
corrisposto in termini di partecipazione e di progettualità, che è legale, debba essere ufficializzato, il
nuovo CC nel prossimo previsionale lo farà. Ricorda di avere effettuato una relazione che il
ministero ha chiesto anche ai collegi, però se il CN ritiene di cambiare le regole bisogna trovare il
modo per farlo tenendo conto di una quota base e della progettualità. Questo è quanto è stato
consigliato dal commercialista. Se invece viene chiesto il 730 la risposta è no perché non c’è
quest’obbligo. Quindi ribadisce che nel primo foglio del bilancio ci sono i compensi del CC in
relazione ai quali esistono le relazioni sulle attività svolte e poi ci sono una serie di altre
competenze che ognuno ha seguito e in base a queste competenze c’è stato un riconoscimento con il
capitolo individuato per le progettualità.
Gilberto Contrini, presidente del collegio di Brescia. Non sa se riuscirà a riassumere bene quello
che è stato discusso fino ad adesso. Romanelli ha fatto una domanda ben precisa per due volte però
non ha avuto la risposta, almeno questo è quello che ha percepito lui. Facchini ha detto giustamente
che per un certo numero di consulenti sono stati stanziati tot soldi, però quello che si cerca di capire,
premesso che non deve essere pubblicato nella sezione “trasparenza”, è quello che ha percepito il
consulente tizio e il consulente caio. Se viene chiesto è perché non viene desunto dal bilancio anche
se ci sarà senz’altro scritto. Si permette poi di ricollegarsi a quanto detto dal presidente Beux perché
a suo parere si sta strumentalizzando le loro richieste facendole passare come se venissero effettuate
per mettere in dubbio la serietà del CC, mentre non è questo il fine. L’intenzione, anche quella di
Diego Catania, non era certamente questa, ma quella di avere più chiarezza e semplicità nel
trasportare al CN le informazioni.
Il Tesoriere vuole precisare che tra i consulenti ci sono anche i proff. Tavani e Zanchetti per i quali
sono stati stanziati 10000,00 euro e relativi oneri riflessi, l’avv. Piccioli, la ditta che effettua le
pulizie è un altro consulente come Datakey. Sono state effettuate anche le gare per assegnare
l’incarico. Per quanto riguarda il CC ripete, al primo punto c’è riportata l’indennità corrisposta ai
componenti per l’attività istituzionale pari a 74.717,00 lordi annui da dividere per sette, poi
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nell’ultima voce degli organi della federazione c’è invece un capitolo riferito alle progettualità pari
a 20.000,00 riferita al 2014. Si vuole sapere quanto prendono i vari componenti. Il CC ha stabilito
degli importi in base alla responsabilità che vengono corrisposti in modo ufficiale e altri che
vengono corrisposti in base alle progettualità, sempre in modo ufficiale. Se si vogliono conoscere
gli importi di ciascuno, che si chiedano al prossimo CC per evidenziarli nel successivo bilancio
previsionale. Lui non poteva che predisporre un consuntivo sulla base del preventivo già approvato
regolandosi in base alla prassi adottata nel tempo dalla Federazione. E’ stato fatto così anche
quando c’erano altri componenti nel CC. Poi se il problema è se si sono raggiunti gli obiettivi, non
può che rispondere di sì, almeno come Tesoriere si sente di affermarlo. Forse a qualcuno si poteva
dare di più, comunque è a disposizione delle proposte che il CN vorrà fare. Ricorda che erano stati
lasciati 15.000,00 euro a disposizione del CN da destinare a nuovi progetti, riducendo le altre spese.
Se da lunedì il CN vorrà intraprendere azioni per diminuire i fondi alla Federazione come è scritto
in alcune liste, va bene, crede che il prossimo Tesoriere ne terrà conto. Termina dicendo che se si
vuole sapere quando ciascun componente ha percepito, basta guardare il bilancio alle voci
progettualità e indennità del CC e dividere tali importi per sette.
Rocco Baglivo, presidente del collegio di Lecce. La sua è una considerazione e non una richiesta.
Si è letto tutto il bilancio e si rivolge al tesoriere come 30 colleghi TSRM si sono rivolti a lui perché
non vogliono pagare più la tassa di iscrizione all’albo perché non si sentono né rappresentati, né
tutelati e quindi pensa che prima salterà il bilancio del suo collegio e poi quello della federazione.
Invita a tenere conto di questo fenomeno, che potrebbe anche aumentare, per cercare di essere uniti
e poter dare una risposta agli iscritti.
Diego Catania, presidente del collegio di Milano. Dal momento che si sta parlando di bilancio e
di spese future e visto che si è all’interno di una assemblea elettorale vorrebbe capire e pertanto
pone la domanda al CC uscente che si sta ricandidando con una nuova lista se è già in previsione
che i colleghi di cui ha apprezzato la lettera, dott. Brancato e dott. Sabatino diventeranno consulenti
della Federazione perché se così fosse visto che si sta parlando di tagli di costi la federazione si
graverebbe di ulteriori costi di consulenti per tenere in piedi il sistema. Quindi non è assolutamente
d’accordo su questa linea.
Il Segretario con il permesso del presidente risponde che nella sua storia crede di avere
rappresentato la professione degnamente. Chi parla è stato anche presidente della federazione. A
prescindere dalla consulenza si definisce una persona che ha creato la possibilità di cambiamento
dei quadri e lo informa che è stato un presidente votato all’unanimità dal CN e che ha lasciato la
presidenza prima della fine del mandato elettorale, pertanto capace e proattivo al cambiamento dei
quadri in una logica di continuità favore degli interessi della professione. Quindi a lui poco gli si
insegna in materia. La decisione spetta al CN, Bordigoni e Giordano potevano essere utilizzati per
la loro esperienza ma non sono mai stati chiamati. Nell’auspicare un superamento degli errori del
passato, invita il nuovo CC a ricercare di implementare le collaborazioni esterne al CC eletto. Michele Caliari, presidente del collegio di Trento. Prende la parola per avvertire che se il CN
intende proseguire su una strada polemica se ne andrà a casa prima. Ricorda che si sta
rappresentando la categoria e che le spaccature fanno male alla causa. Invita a ritornare al tema in
discussione che è il bilancio consuntivo. Fa presente che la normativa vigente non prevede la
presentazione di liste perché è tutta la categoria che deve eleggere la nuova classe dirigente.
Naturalmente condivide la richiesta perché anche lui vorrebbe sapere quanto prende il CC però
queste discussioni fanno male al gruppo rappresentato perché dividono.
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Massimiliano Sabatino. Si riserva di intervenire domani per fare un ragionamento politico. Il tema
è se l’esperienza fatta dai componenti uscenti si vuole continuare ad utilizzarla. Come ha scritto
nella sua lunga lettera è normale che ci sia un cambiamento non generazionale, non fatto per
aspirazioni personali o per fare una della demagogia inutile. Questo gruppo è arrivato ad avere una
sua stabilizzazione grazie al contributo di tutti, anche il loro. Se il CN è sovrano deciderà se
avvalersi anche della loro collaborazione. Sia lui che Brancato e Ferrante sono usciti di propria
volontà però trova poco eleganti certe affermazioni rivolte a chi ha vinto le elezioni per venti anni
di seguito.
Massimo Angelini, presidente del collegio di Perugia/Terni. Condivide l’impostazione di
Michele Caliari anche se chiedere conto di come siano stati spesi i fondi non la trova una cosa
scandalosa. Personalmente ritiene che a chi sacrifica il proprio tempo per la categoria possa essergli
riconosciuto anche uno stipendio. Ci sono sette persone che lavorano per noi, che prendono il
congedo per farlo, perché non riconoscergli lo stesso stipendio di un dirigente del pubblico impiego
perché questa attività non può essere basata tutta sul volontariato. Pertanto questa vicenda per
quanto poco chiara e che poteva essere gestita con una trasparenza diversa la chiuderebbe senza
ulteriori strascichi. Ciò che condivide con Caliari è che occorre guardare avanti, al futuro. Rispetto
alle liste ha detto e scritto che è un piacere vedere che c’è fermento però il fermento non può
diventare guerra civile. La comodità della lista nasce dall’esigenza di creare un gruppo di persone
con le quali c’è identità di vedute. L’aspetto che propone come riflessione è che siccome il gruppo
dirigente deve essere espressione delle varie anime del CN non trova sconveniente che all’interno
del CC ci siano istanze che non siano in linea con quelle di chi vuole proporsi come presidente. Il
CC deve essere espressione anche della minoranza perché tutti devono essere rappresentati
all’interno del CC. Suggerisce quindi di aprire il seggio ma di non votare per prendersi una serata di
riflessione per vedere se è possibile ricomporre la situazione perché quando viene votata al cento
per cento una lista di fatto si è creata già una frattura e lui non vorrebbe trovarsi nei tre anni futuri,
che si configurano peraltro già delicati, con una parte del CN disposta con i fucili puntati sul CC.
Fausto Facchini. Alcune precisazioni. Al presidente di Milano risponde che è difficile per uno
come lui che non sa ancora se sarà riconfermato pensare ai futuri collaboratori. Vuole far osservare
però che su sette persone facenti parte del CC uscente, tre non si ripresentano. Nel 2009, il CC di
allora decise nell’ambito di un processo di riorganizzazione dell’attività del CC di individuare dei
progetti che ogni componente avrebbe dovuto obbligatoriamente eseguire durante il mandato.
Quindi questo CC costa 74.000,00 lordi diviso sette (capitoli 210101a-Indennità CC, prima voce
delle uscite correnti alle quali somme si aggiunge una indennità per la responsabilità derivante dalla
carica ricoperta. Queste voci si riscontrano nel primo capitolo e nelle progettualità. Sono state
deliberate dal CC e inserite nel bilancio preventivo e si riferiscono a tutto il CC. Se qualcuno mi
dice: “Ma il presidente ha lavorato per percepire questi 10000,00 euro? Ha raggiunto gli obiettivi?”
Poi aggiunge i collaboratori non sono solo tre, ma ventitré. Può fare anche i nomi e dire quale
compenso è stato riconosciuto. Come Tesoriere può garantire sulla sua serietà e su quella del CC,
naturalmente il CN, se ritiene il contrario, può anche comportarsi come suggeriva prima, cioè
denunciare le irregolarità.
Massimo Romanelli, presidente del collegio di Bologna. Senza fare polemiche e senza spaccare il
centesimo, quello che si chiedeva alla fine è stato detto. Non c’è nessuna remora sulla serietà e
sull’onestà del CC e del Tesoriere che non ha mai messo in dubbio. E’ lecito domandare e
altrettanto lecito rispondere. Alla fine è stato risposto e pertanto si ritiene soddisfatto.
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Gilberto Contrini, presidente del collegio di Brescia. Si appresta a leggere una dichiarazione che
avrebbe voluto leggere domani perché potrebbe essere uno spunto di riflessione per la notte. “Mi
sento in dovere quale portavoce come presidente di collegio della provincia di Brescia di dare un
contributo attraverso una serena riflessione dopo aver letto i programmi e le lettere arrivate ad oggi
rispetto alle elezioni della federazione nazionale per il triennio 2015/2017: insieme per crescere,
insieme per il nostro futuro, rinnovare e crescere. Un abuso a mio modo di vedere della parola
insieme. Spesso ci si ferma solo al significato letterale, ma non si arriva a ciò che si può fare nel
concreto. E’ fondamentale passare dalle parole ai fatti concreti. Insieme è sicuramente il punto di
partenza imprescindibile per poter crescere sotto tutti i punti di vista condivisi a priori per vincere le
sfide immediate che ci aspettano. Dobbiamo essere innanzitutto solidali nel viaggio che andiamo ad
intraprendere. Tutto è possibile se mettiamo al centro la professione, se lasciamo da parte per una
volta simpatie, antipatie, invidie, gelosie, sete di potere interessi personali sicuramente arriviamo ad
un cambiamento concreto e reale per gli altri innanzitutto e non per noi stessi. Un primo passo è
stato fatto con la rottura di logiche passate che oggi non possono più sussistere. Auspico che
culturalmente siamo pronti mettere al centro i 27.178 colleghi incanalando i 172 voti con la
responsabilità di presidenti che ci compete verso persone rappresentative a livello nazionale capaci
competenti e disinteressate motivate e disinteressate con idee positive scaturite dal nostro gruppo
professionale, un gruppo sì disomogeneo, ma con tanta voglia di distinguersi ed essere parte attiva
nel rinnovamento cultural sociale che ci aspetta nell’immediato. Grazie”.
Diego Catania, presidente collegio di Milano. Si scusa con l’assemblea perché non voleva essere
polemico ma cercava solo delle chiarificazioni, anche Caliari probabilmente ha interpretato male la
sua domanda. Crede che se le cose si faranno insieme, come diceva il collega, si otterranno dei
risultati superiori rispetto ad una linea che viene data e che deve essere seguita senza un confronto
tra le parti. Rispetto al fatto di non votare questa sera, perché magari si poteva pensare di avere un
confronto tra i presentatori delle liste, secondo lui in una professione moderna, si deve ricercare
perché sennò significa che non c’è un confronto, significa che c’è un CC che va, decide le linee,
decide le strategie, se andare da una parte o dall’altra, e poi c’è un gruppo professionale che
probabilmente perde quel necessario contatto con i dirigenti. Non ci si può lamentare se all’interno
dei collegi non ci sono le persone, se non si riesce a coinvolgerle, il CN non si può lamentare se il
CC non dà il necessario feedback. La sua era solo una domanda che diceva: “Andiamo verso il
futuro”. Questo futuro è un futuro di trasparenza, di condivisione oppure è un futuro di scontro? E’
perfettamente d’accordo, questa frattura, se c’è una frattura perché lui non crede che ci sia, fa male
al gruppo professionale, fa solo male al gruppo professionale, però a suo avviso, come condiviso
con alcuni dirigenti del CC è un momento in cui si vede il fermento del gruppo professionale, vuol
dire che c’è gente che tiene a questa professione. Questa era la sua idea.
Vicepresidente Massimiliano Sabatino. Innanzitutto il sistema delle regole, poi il bon ton
elettorale. Il sistema delle regole parte dal fatto che tutti sono eleggibili, in base al peso ponderato
degli iscritti di ogni collegio. Questo dice la legge per tutti i collegi e ordini. Le regole sono che
adesso si sta parlando di bilancio consuntivo che deve essere votato. Nella rete tra territori e collegi
non si può parlare di confronto e poi sparare a zero sui compensi corrisposti al CC e su chi
diventerà collaboratore dello stesso CC perché certamente si creano delle fratture. Il gruppo
dirigente attuale è in grado di fare una difesa della professione nei confronti di un sistema
complesso? Non verso il basso e verso gli iscritti che è dovuto per il semplice fatto che siete stati
eletti presidenti o per caso, per fortuna o per volontà. Come presidenti dovete garantire voi i vostri
territori. Il tema è definire linee politiche, progetti politici, non “vogliamoci tutti bene”. Il presidente
di Brescia ha detto che i tre programmi elettorali sono sovrapponibili quindi se sono sovrapponibili
cosa significa? Si deve lavorare per identificare dei quadri che hanno dei profili e delle carature
necessarie per stare in un gruppo dirigente capace di confrontarsi con gruppi dirigenti attrezzati
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almeno quanto noi? Sì, si deve lavorare sulle persone, le idee, i progetti, tutta una cosa molto più
complessa. Non si deve lavorare in streaming, nessuna professione lo fa. Questa qui è una
corporazione intermedia di interessi particolari, di difesa della categoria dei TTSSRM iscritti,
autofinanziata. Rimane ancora adesso sorpreso che si continui a lanciare sassi perché è una
dinamica vecchia che si ripresenta in ogni competizione elettorale. Oggi, come da odg, si deve
parlare di bilancio, con le connesse implicazioni civili e penali, domani ci sarà la relazione del
presidente che è anche portatore di una lista, e si potrà parlare di programmi, ognuno farà la propria
battaglia, chi perderà si dovrà allineare al volere del CN. Non c’è un problema di maggioranza e
minoranza. Il tutto dentro un sistema di regole chiare e trasparenti che si devono conoscere perché
altrimenti si fa una confusione enorme. Invita ad essere coerenti e ad evitare di dare in pasto ai
radiologi motivi per dire che il gruppo si autodistruggendo.
Michele Caliari, presidente del collegio di Trento. Il discorso che ha fatto prima vale anche per
Sabatino. Invita lui e anche gli altri a calmarsi. Ripropone quando detto da Angelini invitando a non
votare questa sera.
Franco Ascolese, presidente del collegio di Napoli. E’ vero che i sta votando il bilancio però le
regole devono valere per tutti. Non è che la regola è un elastico che adattiamo alle circostanze. La
mozione conclusiva dei lavori del precedente CN. Condivide il fatto che in assenza di tempo si sia
chiesto ai Presidenti di vedersela da casa. La norma vieta assolutamente questa procedura, allora il
buon senso che all’inizio dei lavori è stato chiesto, a prescindere dalle liste elettorali presentate,
avrebbe voluto che il tesoriere non impiegasse tre ore per dire che un componente del CC
percepisce 1500,00 euro netti, no lordi. A domanda si risponde, non si può dire: poi mandiamo a
casa perché chiunque volesse prendere visione delle schede di bilancio è legittimato a farlo seduta
stante chiedendo alla commercialista presente di mostrargliele. Il problema l’ha creato il Tesoriere
perché è stato evasivo e non coerente nelle risposte che ha fornito. Il suo è un ruolo tecnico. Visto
che oggi sarebbe stato meglio ci fosse stata la relazione politica del presidente e domani il bilancio,
la serata in effetti può essere utilizzata per conoscere i candidati e i programmi senza votare.
Conclude dicendo di aver voluto dare una spiegazione di quanto successo invitando tutti alla calma
e al Tesoriere a rispondere alle richieste effettuate perché nessuno ha voluto mettere in dubbio la
buona fede e l’onestà del CC.
Giuseppe Brancato, segretario. Sempre tenendo a mente il rispetto delle regole interviene per dire
che il CN ad apertura dei lavori poteva fare la richiesta di cambiare l’ordine del giorno.
Passa quindi alla votazione del bilancio consuntivo chiedendo ai presidenti che sono intervenuti con
proposte di ottimizzazione del bilancio stesso di inviarle in Federazione in modo da essere prese in
considerazione dal nuovo CC per il prossimo bilancio previsionale.
Il bilancio consuntivo 2014 è approvato a maggioranza con il voto contrario del collegio di Verona
e l’astensione di quello di Salerno.
Alle ore 17,45 i tre scrutatori si convocheranno con il presidente per l’apertura del seggio prevista
per le ore 18.00. Il seggio verrà chiuso alle ore 19.00.
Il g. 14 marzo 2014 all’apertura dei lavori sono presenti n. 45 presidenti di collegio.
Franco Ascolese, presidente collegio di Napoli. Non ha nessuna preclusione nei confronti dei
componenti il seggio elettorale. Si riferisce alla questione che si è posta ieri. Ripete di avere piena
fiducia nei componenti il seggio elettorale però le norme devono essere rispettate in maniera da
garantire tutto il CN. Quando ieri i componenti si sono riuniti chiudendo la porta del seggio, le urne
andavano sigillate e poi riaperte.
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Il Segretario gli risponde che se le norme vengono violate esiste la possibilità di ricorrere alla
CCEPS.
Dichiara quindi aperti i lavori dando la parola al presidente Beux per la sua relazione.
Alessandro Beux, presidente Federazione. “Giungiamo alla fine di un triennio molto complesso e
impegnativo che ha sollecitato, vivacizzato e molto rafforzato il gruppo professionale, presidenti di
collegio e CC. La nostra è una professione che soffre delle criticità che caratterizzano tutte le altre
professioni sanitarie in un momento sociale che, come abbiamo più volte ribadito, è difficile per
tutti quanti. Alcuni problemi sono di carattere generale, penso al problema occupazione, altri sono
specifici, per esempio alcune professioni sanitarie in questo momento storico sentono l’esigenza di
ridefinirsi, riposizionarsi all’interno del sistema sanitario e la nostra è una delle professioni più
sollecitate, sia dall’esterno che dall’interno. Ritengo di averlo detto più volte e l’ho anche scritto
perché vorrei che fosse uno di quei messaggi che, insieme agli altri che passano con una certa
frequenza e intensità, arrivasse ai TSRM. Mi rendo conto che questa percezione è il frutto di chi
come me presiede una professione che ritengo essere una professione forte anche se non posso
tenere conto del fatto che, il singolo o una serie di singoli TSRM, quando pensano a se stessi
all’interno della sanità, hanno una percezione differente da questa. Il tema non è capire chi ha
ragione, il tema è creare quella dimensione intermedia che faccia sì che chi sta in un contesto come
il nostro, quindi ha tutta una serie di informazioni e di sollecitazioni, quindi capacità di analisi e di
valutazioni, possa in qualche modo trasferirle anche ai singoli TSRM affinché anche in periferia
possano comunque partecipare di quella visione che noi abbiamo a livello centrale. Questa credo sia
la più grossa responsabilità. La nostra è una professione forte, più forte delle altre professioni
sanitarie perché non solo è riuscita a mantenere la propria posizione, ma negli ultimi tre anni è
riuscita a rilanciare ciò che era. Faccio riferimento al progetto ad oggi incompiuto di valorizzazione
delle specializzazione delle competenze. C’è un’altra professione al pari del TSRM che è quella
dell’infermiere, perché anche l’infermiere ha il percorso di valorizzazione delle proprie competenze
ancora in itinere che è la tentata e non realizzata risposta ad una specifica richiesta di valorizzare
alcune professione sanitarie già presenti nel sistema. Dico più forte perché a differenza
dell’infermiere, il TSRM con i casi Marlia e Barga, è stato minato nelle sue fondamenta in quanto
c’è stato un momento nel nostro Paese in cui si è messa in discussione la possibilità per il TSRM di
condurre, in assenza fisica del medico radiologo, l’indagine di radiologia convenzionale, non
contrastografica, non in regime di emergenza-urgenza, quindi non era nemmeno presente la
variabile della criticità clinica che poteva giustificare questo tipo di problema, ebbene nonostante
tutto, questa professione ha mantenuto la posizione, è stata in grado di rilanciare, nonostante pezzi
importanti del sistema l’avessero messa in discussione in modo importante, ripeto nei suoi
fondamentali.
Fabbisogno. Voi sapete che i sindacati hanno denunciato il Ministero perché non si dava corso
all’ennesima chiara richiesta che perveniva da parte delle regioni. La nota in questione è quella
sottoscritta dal dott. Coletto lo scorso 28 gennaio. La settimana scorsa è stata anticipata a tutto il Cn.
La lettera è il frutto di un incontro avuto la settimana precedente tra il sottoscritto e un componente
del Cc della Federazione IPASVI e il presidente della conferenza Stato-Regioni. Ciò che può essere
detto all’interno di questo consesso è: miglioriamo, perfezioniamo, implementiamo, rafforziamo le
relazioni che abbiamo anche con tutti gli altri attori istituzionali, ma che sia consapevolezza piena e
definitiva di questo Cn che il gruppo professionale, attraverso il suo Cc che a suo tempo le ha
ricercate, le ha create, le ha coltivate e le ha portate a livelli di efficacia tali, da far sì che le
sollecitazioni dei TSRM e degli infermieri professionali porta a note che sono note di sistema
pesanti. Ci sono due progetti di ampliamento e specializzazione delle competenze. Sapete bene, e lo
ripropongo come un tema di riflessione che voglio condividere con voi perché insieme si possa
trovare il modo per manifestare la realtà in modo diverso rispetto a come è stato fatto oggi, che non
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è possibile che una professione, forte come la nostra, venga in periferia percepita come una
professione addirittura morente. C’è qualcosa che non funziona, sarà la percezione, sarà il
messaggio che viene dato o non viene dato, sarà la modalità in cui il messaggio è stato formulato, i
canali e i mezzi di comunicazione, però almeno essere certi che sul contenuto non possiamo che
negare la percezione ultima in periferia.
Prima ho detto due professioni (infermieri e TSRM) reggono nel momento in cui ci sono
sollecitazioni contrarie, ma anche se guardiamo oramai ai processi attivatisi dal dicembre 2011 in
seno al Ministero (15 dicembre parte il progetto per gli infermieri; 15 giugno 2012 quello per i
TSRM), pur non essendo ancora compiuti, questi due progetti dovrebbero essere inviati dal
Ministero alla conferenza delle regioni per quella che poi sarà la validazione e il recepimento delle
regioni. Quello che sappiamo, anche se è stato comunicato in modo non adeguatamente efficace, è
che mentre per il progetto infermieri c’è solo il documento cappello, il contenitore, per quello che
riguarda i TSRM ci sono anche i contenuti rappresentati dalle schede master sottoscritte all’interno
dell’area radiologica, che vanno a sostanziare quanto nel documento è scritto. Il cappello è uguale a
quello degli infermieri. Anche qui si dimostra che quella di TSRM è una professione in grado di
stare a un certo livello, di essere propositiva e di ricercare gli interlocutori e di negoziare. Quella è
stata una bella esperienza in area radiologica che si sarebbe dovuta continuare perché è stata
un’esperienza di area radiologica libera, scevra da interessi di tipo corporativo e tentativi
anacronistici e violenti di replicare logiche, relazioni e modalità d’azione che non siamo più disposti
ad accettare. C’erano tutti i rappresentanti delle società scientifiche, delle istituzioni che agiscono in
area radiologica che hanno concorso, tant’è che ne abbiamo evidenza documentale e che
quell’esperienza è ancora oggi il modello di riferimento al quale il ministero guarda, per valorizzare
le professioni sanitarie, nell’interesse del sistema e degli operatori che agiscono all’interno del
sistema dell’area radiologica. Prima di cambiare tema faccio un’altra riflessione su ciò che ha
caratterizzato il dibattito interno al gruppo professionale, soprattutto nelle ultime settimane: la paura
che gli infermieri ci fagocitino. Io penso che sia un’idiozia, ma non perché ho una percezione
diversa dalla realtà, ma perché ci sono i documenti che lo dimostrano. E’ impossibile che possa
succedere perché se è vero tutto ciò che abbiamo ricordato sino ad ora, e ne abbiamo evidenza
documentale, come può essere possibile che una professione sanitaria (l’infermiere) fagociti quella
del TSRM, che insieme a lui sta in seno al ministero, su mandato e su specifica e reiterata richiesta
delle regioni, realizzando un percorso di crescita di ampliamento di articolazione interna, a
testimonianza del fatto che il TSRM, così com’era, non è più sufficiente all’interno del sistema
tant’è che deve acquisire competenze specialistiche per poter stare bene nei diversi contesti
dell’area radiologica? Allora è auspicabile pensare a una professione sanitaria che includa qualche
piccola professione sanitaria, che ha un core professionale nobile, ma limitato, perché in un sistema
di razionalizzazione, è nell’interesse sia generale che particolare, perché forse lo è anche della
professione che viene inclusa, che entra in un contesto più forte e più robusto. Questa dinamica è
impossibile per il TSRM da parte di qualsivoglia professione sanitaria, a partire da quella più
potente che è quella degli infermieri perché mancano gli elementi minimi affinché ciò possa
succedere, ancorché ce ne fosse la volontà, ma non c’è neppure la volontà.
Contro di noi abbiamo la lobby dei medici, credo che vada detto con serenità perché non c’è
nessuna acredine nei confronti di questo gruppo professionale ma in questo momento è nostro
antagonista o meglio la classe medica è antagonista delle altre professioni sanitarie. I più attenti ne
hanno evidenza quotidiana. C’è solo un riconoscimento formale del peso del valore di sistema che
le professioni sanitarie hanno. Una delle obiezioni mosse contro i processi di valorizzazione delle
specializzazioni delle professioni sanitarie (infermieri e TSRM) era l’assenza di un appiglio
all’interno della norma primaria che consentisse al ministero di intervenire in risposta alla richiesta
delle regioni. Allora il ministero ha pensato di risolvere questa richiesta, pretestuosa, ma pur sempre
lecita, attraverso il comma 566 della legge di stabilità 2015. Venuta meno questa possibilità di
rallentare, se non ostacolare, il processo di valorizzazione e specializzazione, la considerazione che
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viene utilizzata per impedire che il progetto si realizzi, è che non si può definire nulla sulle
professioni sanitarie se prima non si è definito l’atto medico. Quello che è importante è che c’è una
potenziale volontà di crescere, c’è una potenziale sinergia tra questa tensione e chi ha la
responsabilità diretta che sono le regioni; c’è una resistenza da parte della componente medica che è
molto influente sul ministero che dovrebbe fungere da catalizzatore e consentire che le cose si
realizzino. Ci sono elementi culturali pesantissimi, lo ricordavo ieri presso la federazione delle
ostetriche dove sono stato insieme ai colleghi Brancato e Sabatino, e dove erano presenti anche il
presidente IPASVI e Bortone in rappresentanza di tutte le altre professioni sanitarie: gli interventi
sui termini. La componente medica dice che non si può parlare di équipe, se ci deve essere un
modello di riferimento, per descrivere la sanità, è quello dell’equipaggio dove c’è il capitano, gli
ufficiali e la truppa. Quindi ci sono i direttori di dipartimento, di struttura complessa, i medici e poi
ci siamo noi, quelli che prendono ordini. Allora io credo, come dice una persona dalla quale ho
imparato di più, che è il collega Massimiliano Sabatino, quando la partita diventa importante le
questioni sono basiche, perché quando una professione come quella medica ha bisogno di ribadire
un modello gerarchico, mancano le condizioni di minima per poter condividere un percorso. In area
radiologica alcuni colleghi sono andati a processo, non perché sono stati denunciati da colleghi
TSRM o da amministratori della sanità pubblica o da infermieri. Io vedo un gruppo che si è lacerato
per due anni perché qualcuno in area radiologica riteneva che a Marlia l’erogazione delle
prestazioni radiologiche fossero contra legem. Chi ha fatto ricorso al TAR contro la procedura di
teleradiologia di Pordenone? SIRM e SNR, cioè soggetti che esercitando la loro libera facoltà di
valutazione, decisione e azione, stabiliscono di andare contro un modello di sanità pubblica a favore
del quale si esprime questo gruppo professionale, pertanto diventa difficile trovare una sintesi. C’è
un distinguo tra chi, magari sbagliando, ma in buona fede, cerca di lavorare per la fattibilità
(realizzare concretamente le cose) e la sostenibilità (mantenere nel tempo ciò che si è creato) e chi
invece, per interessi corporativistici, zavorra e continua a zavorrare il sistema sanitario.
A favore delle professioni sanitarie e del loro percorso di crescita, ci sono le regioni con ciò che ne
consegue in termini di spesa e di gestione, e le OO.SS. che ci sono state sempre vicine forse più in
termini formali che sostanziali. Serve qualcuno che stabilisca le regole del gioco. Chi dovrebbe
arbitrare la partita? L’arbitro dovrebbe essere il Ministero della salute che è l’istituzione che ormai
stiamo cercando da tre anni senza grossa soddisfazione e che dovrebbe posizione il TSRM
all’interno del sistema sanitario nel medio e lungo periodo. I TTSSRM non sono contro i medici
radiologi e non sono nemmeno a favore degli infermieri, ma del sistema sanitario, della sua
sostenibilità e pertanto del beneficio che possono trarne i cittadini. Ecco perché a volte si crea una
conflittualità tra soggetti che rappresentano professioni diverse di area radiologica. E’ lecito che
l’SNR faccia interventi a favore dei loro iscritti; noi non siamo un sindacato, una società scientifica,
un’associazione o un ufficio di collocamento, ma un ente di diritto pubblico, pertanto se il SNR
prende lecite e legittime posizioni contro la teleradiologia, collegi e federazione si posizionano
contro questo atteggiamento perché non giova al sistema sanitario. Quindi noi non possiamo che
fare questa scelta sulla base di presupposti valoriali in coerenza con il nostro mandato. Per dare
ulteriori elementi di chiarezza abbiamo preso delle posizioni contro i vertici SIRM e SNR, che sono
cosa diversa rispetto ai radiologi. A Torino questa settimana, in qualità di componente del gruppo di
lavoro, ho sottoscritto la revisione della procedura aziendale che SIRM non avrebbe voluto che si
replicasse all’interno di quel contesto. La procedura è stata aggiornata anche tenuto conto di quanto
avvenuto in area radiologica e del documento sottoscritto il 17 dicembre 2013 ed è stata sottoscritta
anche da medici radiologici, uno dei quali componente del direttivo SIRM, perché ci sono medici
radiologici di valore nel senso più alto del termine. Queste sono le persone che dobbiamo
intercettare e con le quali scrivere l’area radiologica alla quale tutti teniamo; un’area radiologica che
sia al servizio del SSN, delle persone assistite e non un’area dove si chiudono gli interessi che non
gli appartengono.
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Trovo scandaloso che una società scientifica produca un documento insieme ad un sindacato perché
dimostra che ci sono solo interessi di tipo corporativo e lobbistico da salvaguardare.
La frase: “E’ necessario premettere che la SIRM e il SNR ritengono per le attività radiologiche
ambulatoriali, svolte sul territorio, necessaria la presenza del Medico Radiologo e che questa non
possa essere surrogata per mere esigenze economiche dal solo TSRM…omissis” è scandalosa.
L’idea che l’investimento delle regioni vogliono fare sulle professioni sanitarie sia una operazione
meramente economica e che se davvero il ministero non si oppone a questa richiesta, si metterebbe
a rischio la salute pubblica e non ci sarebbe garanzia di qualità della prestazione è scandalosa.
Questo è un messaggio che va rigettato con forza e dobbiamo esserne tutti convinti perché non può
passare l’idea che a Marlia i due colleghi e a Barga i dodici e tutti gli altri che lavorano senza la
presenza del medico radiologo stanno mettendo a rischio la salute pubblica delle persone che a loro
si rivolgono. Queste sono affermazioni pericolosissime che inquinano il ragionamento e il sistema e
pertanto vanno contrastate con forza.
“Al contrario il Radiologo può operare da solo, rimanendo il responsabile dell’intera prestazione, o
con l’ausilio di altre figure professionali”, cioè se il TSRM non piega la testa, loro possono servirsi
di altre figure. Sono vaneggiamenti. C’è il disagio di chi non è al passo con i tempi.
Applicando il criterio gerarchico, il D.Leg.vo 187/00, recependo una direttiva europea, è stato
forzato è andato al di là di ciò che avrebbe dovuto fare. Il decreto ha un’unica finalità: recepire nel
nostro Paese una direttiva europea che deve garantire la radioprotezione. Sono passati 15 anni e
vorrei che qualcuno ci mostrasse i dati sull’aumento dell’appropriatezza delle immagini
radiologiche e sulla riduzione delle dosi alle quali abbiamo esposto la popolazione, per chiedere
ufficialmente scusa agli interlocutori istituzionali e pubblici. Se così non fosse, non ci interessa
cercare i responsabili della mala interpretazione e recepimento della direttiva europea precedente, ci
interessa registrare, con i radiologi in primis, che quella modalità di recepimento non ha garantito
nel nostro Paese la radioprotezione e pertanto cerchiamo di recepire la nuova direttiva in modo
diverso, obiettivo, così come vuole l’Europa, proponenedo cose fattibili e sostenibili. Questa è una
responsabilità professionale alla quale non possiamo e non voglio sottrarci. Questa è la linea che
incarna il pensiero del Cn e su questa linea andremo avanti in modo imperterrito, senza nessuna
possibilità di negoziazione. Il recepimento della direttiva deve solo garantire la radioprotezione e
non gli interessi dell’una o dell’altra professione. Lo dico perché se il Cn voterà il Presidente
uscente della Federazione e il suo gruppo, sosterrà questa linea per la quale abbiamo deciso di
correre qualche rischio.
Al tavolo ministeriale che stava esitando le linee di indirizzo di cui all’art. 6 del D.leg.vo 187/00
(quindi con 14 anni di ritardo), cui partecipavo come esperto del ministero e non come Presidente
della Federazione, dopo aver letto il documento e averne fatto un esame critico, ho inviato una nota
con 11 punti dicendo che il documento andava modificato. Potevano accettare i suggerimenti,
potevano convocare una riunione e invece salta il tavolo. Io non sono pentito di quello che ho fatto,
anzi ne sono orgoglioso perché a quel documento erano state aggiunte delle frasi volute dai
radiologi. Vi rendete conto che il ministero, nel 2014, scrive che nella radiologia convenzionale,
non contrastografica, standardizzata, il TSRM non può esercitare senza la presenza del medico
radiologo? E’ pura follia non si stanno rendendo conto della distanza abissale che c’è tra quello che
sta nella loro testa e la vita quotidiana.
Bibbolino, dopo Marlia, a Trieste, ribadisce il ruolo del medico radiologo. Dopo Marlia si è
evidenziato ciò che stava nelle leggi dello Stato, come la Casa della salute che è manifestazione e
concretizzazione di volontà politiche precise nazionali, internazionali e regionali.
Bordon ha esitato la procedura contro la quale SIRM ed SNR hanno fatto ricorso. Le procedure
cliniche sono una emanazione del D.Lgs.vo 187/00 e danno una parziale soddisfazione a quella
esigenza di giustificazione delle indagini radiologiche perché basate sulle prove di efficacia. Se
l’impianto, sostenuto da questo gruppo dirigente, non avesse tenuto, non sarebbe stato recuperato da
un direttore generale dopo averlo condiviso con altri direttori generali.
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Ho trovato significativo che il coordinamento dei collegi IPASVI del Friuli Venezia Giulia abbia
sentito l’esigenza di scrivere al direttore generale per manifestare solidarietà appresa la notizia che
aveva perso il ricorso al TAR. E’ una dimostrazione documentale, politica, di obiettività e di
sistema da parte di professioni sanitarie che hanno ben chiaro il contesto ampio e articolato
all’interno del quale sono chiamati ad operare. Con gli infermieri esiste in questo periodo un buon
rapporto perché abbiamo condivisione di vedute di sistema. Insieme possiamo contribuire al
miglioramento del sistema sanitario, crescendo come professioni. Più ci si incontra e più ci
rendiamo conto che ci sono dei miti falsi (gli infermieri ci fagocitano, la professione di TSRM
muore). Sono idiozie negate dai fatti e dalle posizioni formalmente assunte come rappresentanze
istituzionali.
Vi mostro la lettera scritta nel luglio 2014 dal presidente IPASVI di Torino e componente del CC
IPASVI, scritta all’assessore alla salute della regione Piemonte affinché venga modificata una DGR
all’interno della quale in modo acritico (copia e incolla) è stato recepito un passaggio di un
documento esitato dal GISE (standard/ requisiti minimi dei laboratori di emodinamica), dove si
indicava preferibilmente un TSRM altrimenti, se la tecnologia ha determinate caratteristiche, va
bene anche l’infermiere. Se gli infermieri fossero quelli dipinti da qualcuno, non avrebbero preso
questa posizione formale, che a loro non porta alcun tipo di vantaggio, visto che nel documento si
dice che ad usare quella determinata tecnologia per ottimizzare, per la radioprotezione del paziente,
ci deve stare l’unica professione competente che è il TSRM.
Nel gruppo professionale in questo momento vedo quelli che strillano, insultano, minacciano,
strumentalizzano, millantano, propongono modelli di crescita che falliranno sempre. Ho anche
scritto che gli obiettivi di queste persone sono nella maggior parte condivisibili. La questione sono i
modi e i toni che vengono utilizzati che sono, secondo me, completamente censurabili tanto è vero
che, a distanza di un anno, la professione, grazie a quel contributo, non si è spostata in avanti, anzi.
Poi ci sono quelli che pensano di non potercela fare da soli, quelli che pensano che il TSRM non
possa avere una sua dignità, svincolata, a fianco delle altre professioni, a partire da quelle di area
radiologica in primis il medico radiologo. Poi ci sono quelli che pensano che il TSRM possa avere
una ragion d’essere direttamente utile al sistema sanitario che ne fruisce. Come posso compiermi
come professione sanitaria se sono vincolato ad un’altra professione? Lo divento solo se mi separo
in modo deciso dalle altre professioni con le quali, un secondo dopo, inizierò a collaborare.
Partecipazione, percorsi di rappresentatività interna. Credo che il dibattito che si è aperto, anche se
nei modi e nei toni sbagliati, è un dibattito che ha vivacizzato il gruppo professionale, ha stimolato
il gruppo professionale, ha generato delle sollecitazioni che ha consentito l’interazione tra le diverse
anime del gruppo. Questo non potrà che fare bene alla causa a prescindere di chi sta con chi.
C’è il problema della disaffezione nei confronti delle istituzioni, bisogna interrogarsi sul perché
siamo arrivati a questo punto. Un conto è interrogarsi e un conto è aggredire le istituzioni che nel
tempo non sono state in grado di alimentare quel dibattito interno che è vitale per il gruppo
professionale. Sono due obiettivi diversi. Se l’istituzione nella quale mi riconosco, nel tempo non è
stata in grado di raggiungere determinati obiettivi, per cui mi interrogo su cosa devo andare a
correggere, va bene, ma se l’obiettivo è quello di aggredire e delegittimare l’istituzione, allora non
siamo d’accordo.
Percorsi democratici: lavoriamoci. Ci siamo presi impegni elettorali formali, il Cn ha recepito
queste istanze e nell’alveo di ciò che sarà consentito dalla norma, se tutti saremo d’accordo sul fatto
che alcune dinamiche interne possono favorire il gruppo se vanno in un modo piuttosto che in un
altro, allora potremo autoregolamentarci. Però alcune cose vanno dette perché le persone che in
modo molto paziente mi stanno ascoltando sono state legittimate da un voto democratico. Se su
mille iscritti vanno a votare in cento, occorre interrogarsi sul perché 900 non esercitano questo
diritto, ma resta il fatto che chi è stato eletto è legittimato e non si può pensare di depotenziare
questi soggetti solo perché sono espressione di una parte residuale degli aventi diritto. Chi ha scelto
di non andare ha, di fatto, delegato i cento che sono andati a votare per la rappresentanza
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istituzionale. Se non sono andati a votare, devono avere il buon gusto di tacere per tre anni, sino alle
elezioni successive. Lo stesso discorso vale per ciò che sta succedendo qui in questi giorni. Va bene
la dialettica, il dibattito, aspro e, da parte di alcune persone anche eccessivo, però il Cc che uscirà
dalle urne sarà il Cc legittimato dal Cn.
Perché le istituzioni non possono essere violentate. Ci sono modi di pensare, di comunicare sbagliati
ancorché le persone che li realizzano sono fermamente convinte della bontà di quello che stanno
facendo. Le istituzioni vanno ristrutturate, bisogna averne cura e poco per volta, preferibilmente
insieme, renderle migliori rispetto a come sono oggi.
Concludo ringraziando tre amici come li ho definiti nel messaggio che ho inviato la settimana
scorsa. Rolando, Massimiliano e soprattutto Giuseppe per quello che hanno fatto in questi anni, per
quello che mi hanno insegnato perché per me sono dei maestri di vita, non solo istituzionale. Mi
hanno trasferito valori. Soprattutto Giuseppe, perché sapete tutti, a lui mi lega un affetto particolare
perché è una persona al di sopra della media. Da lunedì ci saranno persone responsabilizzate sul
governo di questo gruppo professionale e da lunedì faranno le scelte che riterranno più utili sulla
base di quello che sanno e che gli verrà chiesto di fare e sulla base del vissuto di questi mesi. Come
insegna un maestro di vita: “La storia anche quella recente non si cancella”.
Rolando Ferrante leggi la lettera
Franco Ascolese, presidente del collegio di Napoli. Il tema fondamentale, la parola chiave
scaturita dalle comunicazioni fatte dai colleghi fino a questo momento è stata quella di lavorare in
maniera collegiale e in armonia. Il commiato di Ferrante ha toccato tutti però vorrebbe estendere
l’applauso anche a Brancato e Sabatino che lasceranno il CC, come hanno dichiarato, perché con
loro sono stati condivisi tanti anni di attività per portare in alto la professione di TSRM. Vuole dire
al presidente Beux che già dai suoi esordi nel DIFA si vedeva la sua capacità, la forza
comunicativa. Gli ricorda che hanno collaborato insieme anche alla rivista. Poi nel tempo si sono
sviluppate dinamiche che hanno messo gli uni contro gli altri, invita perciò a districare tutti questi
nodi per cercare di lavorare insieme. Si devono delineare gli scenari futuri per cui da lunedì si deve
essere insieme per lavorare per il gruppo professionale. Tre anni fa quando Alessandro Beux si è
trovato in difficoltà, lui lo ha votato, pur non facendo parte del Board, accompagnandolo nel nuovo
tragitto, per salvaguardare l’istituzione che è sacrosanta. Oggi si deve riflettere e fare una
valutazione di questi tre anni. Il blocco del reclutamento nel SSN, unica fonte, ha portato a dei
grossi problemi. Forse bisogna lavorare verso la libera professione e sul territorio. E’ mancata
inoltre la sinergia tra il CC e il CN che sono gli interlocutori dei bisogni collettivi che nascono nelle
regioni. L’idea pensante non sono i sette, ma i sessantasette presidenti di collegio che allargano sul
territorio le idee e le proposte e portano linfa all’interno dei sette. Questo è quello che è mancato,
questo deve essere il vero cambio. La comunicazione deve essere aperta, i presidenti devono potere
leggere il protocollo della Federazione perché il CN fa parte dello stesso gruppo. Nei tre anni
trascorsi si è percepita la distanza che si è frapposta tra questi due organi. Oggi si deve costruire una
nuova identità al passo con i tempi moderni e che tenga conto della crisi. Fa presente che il
coordinamento della sua regione gli ha chiesto di ricandidarsi forte anche degli ottocentocinquanta
iscritti che sono recati a votare nel suo collegio. Occorre lavorare per riavvicinare la base
all’istituzione, lui è orgoglioso che il 30% dei suoi iscritti abbiano partecipato al voto perché
significa che hanno sentito l’esigenza di riappropriarsi dell’istituzione. Dà pertanto ufficialmente la
sua disponibilità ad essere eletto nel CC che non deve essere espressione della maggioranza, ma
deve garantire anche la minoranza come tutti gli apparati democratici. Nella bozza di riforma degli
ordini si parlava già di una lista di minoranza che doveva entrare nel consiglio. Deve essere imposto
per legge? Non si può applicare fin da ora per consentire a chi ha voglia di lavorare di far parte del
CC? I problemi da affrontare sono tanti. Dove sono i dirigenti all’interno delle organizzazioni
sanitarie? Dove sono i professori? In molte aziende sono stati inseriti gli infermieri per coprire i
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posti dirigenziali. Ricorda ancora le parole, pronunciate tre anni fa da Annalisa Silvestro quando
disse: “Ma secondo voi servono davvero tutte queste professioni sanitarie?” In sede di conferenza
dei CdL dove lui è stato per tanti anni vice coordinatore, c’è un dibattito aperto sulla selezione dei
22 profili professionali quindi occorre ragionare su quelle che sono le aggregazioni e le competenze
dei TSRM, allora come diceva Rolando, come si fa a diventare professore senza l’aiuto dei
radiologi? E’ impossibile. Come si fa oggi a parlare di gestione, organizzazione di lavoro, in
assenza di un dirigente, senza parlare con il radiologo? Occorreva, allora, essere più diplomatici e
non rompere i rapporti con i radiologi. L’istituzione non deve lacerare i rapporti. Ora c’è una nuova
direttiva e se non ha capito male, il dott. Rossi del Ministero ha detto che il recepimento senza
l’accordo tra le due parti, non si può fare. Quindi la richiesta di collaborazione viene proprio dal
ministero dove gli infermieri stanno ottenendo le nuove competenza a differenza dei TSRM. Invita
a guardare l’emodinamica, la complementare, l’ecografia, etc. Adesso è il periodo delle nuove
competenze. Fu scritto a suo tempo nel libro del core curriculum, core competence, lo diceva la
Binetti, bisogna chiedere spazio non a danno degli altri, ma cercando nuove aree. Questo è il
momento per fare rivendicazioni cercando la collaborazione di tutte le corporazioni interessate. In
quanto coordinatore dello screening mammografico della sua regione (governa insieme a 24
persone lo screening) parla di una legge regionale che ricalca quelle nazionali pur lavorando in
gisma non ci sono linee guida ad hoc. Quindi per tutti questi aspetti, occorre creare gruppi di studio,
cambiare la federazione come modo di vedere rispetto al territorio, allargarsi alla periferia,
utilizzare i presidenti e i coordinamenti regionali finanziandoli. Come si fa a fare i CdL con le
pochissime risorse che il Tesoriere mette a disposizione? Allora dopo questa competizione
elettorale, che si proceda insieme per il bene comune.
Vincenzo Torrisi, presidente collegio Catania. Al contrario di Ascolese, non si candida. Fa gli
auguri al CC e al presidente Beux perché ritiene che attualmente è l’unico che può rappresentare il
gruppo. Chiede che in futuro quando devono essere prese decisioni di una certa importanza si
convochino più CN. Ciò che è importante è che le decisioni prese siano espressione del CN, non
importa se non vengono prese all’unanimità. Questo per evitare che si verifichino scollamenti con la
base, come sta succedendo alla SIRM. Non è mai stato d’accordo sul fatto di sedersi allo stesso
tavolo con chi plaudiva all’azione dei magistrati e a scritto e riscritto i noti documenti. Cosa diversa
è quando è il ministero a convocare le due professioni. Si può accettare di dialogare con SIRM su
temi che riguardano l’area radiologica: protocolli, linee guida, su come interagire con le aziende
rispetto alle dosi delle macchine, etc., ma non per sentirsi dire cosa deve fare il tecnico. Con il SNR
poi non c’è proprio motivo di entrare in contatto. Il suo legale gli ha ribadito che l’autonomia del
TSRM è scritta nella legge, il punto debole è il decreto 187. A suo parere, rispetto al 187 si deve
intervenire sulla responsabilità. Si parla del medico curante prescrivente. Questo è già un errore
perché c’è anche il medico richiedente che prima del medico curante effettua la richiesta di esami.
La responsabilità è di pertinenza del medico specialista prescrivente o richiedente. Il medico
radiologo non può entrare nel merito di una richiesta di un altro specialista, ma solo redigere il
referto e consentire al medico richiedente di fare una diagnosi e di seguire bene il paziente. Occorre
coinvolgere la FNOM che rappresenta tutti i medici specialisti per poter modificare questo aspetto
legato alla responsabilità. Non bisogna consentire che la legge venga interpretata. La legge si
applica. Va inoltre tolto il concetto di “delega”. L’esecuzione dell’esame spetta al TSRM.
L’infermiere in radiologia svolge altri compiti. Nella complementare in presenza di specialisti
diversi dal medico radiologo è sempre obbligatorio che ci sia il TSRM. Senza di lui la macchina
nemmeno si accende. Rispetto alla prossima tornata elettorale si augura che elezioni si svolgano in
modo democratico e trasparente consentendo a livello provinciale di discutere e condividere le linee
del programma presentato. Non si può in prossimità delle votazioni ricevere lettere e programmi
perché si crea solo confusione non essendoci il tempo materiale necessario per riflettere. Ricorda
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che la legge non parla di liste, né di maggioranza e minoranza perché i collegi e la federazione non
sono organi politici.
Michele Caliari, presidente del collegio di Trento. Innanzitutto esprime contentezza per non
essersene andato ieri in quanto trova che il clima si sia rasserenato. Vuole fare inoltre una proposta
che è quella di rivedersi in occasione del congresso che si terrà a Riccione, organizzando un CN
aperto a tutti gli iscritti. Vuole rispondere inoltre ad Ascolese circa i rapporti con la SIRM, che il
prof. Rotondo di recente, in un momento congressuale sullo screening mammografico, avrebbe
detto di fronte a delle colleghe che il medico radiologo è l’unico responsabile dell’atto, che è
responsabile di raccogliere il consenso informato anche nel primo livello di screening. Propone
inoltre di aprire un altro fronte preventivo, che riguarda il contratto. Costringere le amministrazioni
a scrivere cioè nel contratto pubblico, perché a ricaduta, riguarderebbe tutti gli ambiti, qual è il
profilo di ruolo e non solo amministrativo di queste figure professionali di un certo livello,
amministrazione di sistema, coordinatore, esperto in RM, il profilo di ruolo, delineando meglio qual
è il requisito e le modalità per l’accesso, non più solo selezioni interne anche per il coordinatore.
Questo per evitare che il professionista sia scelto dal barone di turno e non per le sue capacità.
Monitorare bene la scrittura del profilo di ruolo e i requisiti dell’accesso possibilmente con contratto
pubblico aperto all’esterno. Questo passaggio potrebbe collocarsi nella rivisitazione della PA. Si
potrebbero aiutare le regioni per costruire i metodi di accesso a livello regionale e non più
aziendale. Il prossimo triennio potrebbe essere il momento favorevole per attuarlo. Per ultimo,
siccome a Trento il prossimo mese di ottobre verrà organizzato il festival delle professioni, propone
che il TSRM sia presente per far conoscere la professione.
Laura Canovi, presidente di Modena/Reggio Emilia. Vuole ringraziare il CC per l’aiuto che gli
ha fornito dopo la scomparsa del collega Pietro Messori. Chiede inoltre di poter far parlare anche i
colleghi presentatori di una lista che non sono presidenti di collegio. Precisa di parlare a titolo
personale e ad insaputa della persona interessata. Non è una dichiarazione di voto a suo favore,
vuole soltanto che gli sia data la stessa possibilità degli altri colleghi. Chiede di poter mettere ai voti
questa richiesta
Il Segretario precisa che la richiesta deve essere messa ai voti.
Pasquale De Rosa, presidente del collegio di Salerno. A suo parere la richiesta di Canovi si
riferisce ai presentatori della lista e non anche a coloro che ne fanno parte.
Il Segretario specifica che si crea un precedente che varrà per il futuro. Chiede quindi ai presenti di
esprimersi.
Antonio Cambria, presidente del collegio di Messina. Interviene per dire che la mozione che si
voterà ha valore temporaneo e non per il futuro, non è vincolante.
Il Segretario registra che la richiesta di Canovi è approvata all’unanimità.
Dino Barbera. Conferma che non era al corrente della richiesta di Laura Canovi e pertanto non si
era preparato nessun discorso visto che il Segretario gli aveva detto che il regolamento non prevede
la possibilità di intervenire per i non presidenti di collegio. Ringrazia pertanto i presidenti di
collegio per la deroga effettuata. Attraverso la sua lettera ha comunicato a tutti che il sistema di
presentazione del sistema di rinnovo del CC deve essere adeguato con i tempi, cioè occorrerebbe
ragionare su quello che sarà il futuro gruppo dirigente perché ci sono delle persone valide, che
hanno delle idee e la possibilità di dedicare del tempo al gruppo professionale i cui obiettivi devono
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essere stabiliti dal CN. E’ anacronistico dati i tempi ed è per questo motivo che si candida senza
avere dietro una squadra, perché come i suoi grandi formatori, a partire da Bordigoni, gli hanno
insegnato (sono 27 anni che è all’interno di questa organizzazione anche come componente del CC)
è anacronistico che questo quadro dirigente, questo sistema di istituzione pubblica che ha nel CN il
suo valore, cioè la rappresentatività di tutto il territorio, non sia in grado di dare un progetto politico
a chi deve governarlo. Condivide quanto detto da Torrisi in merito al fatto che occorre trovarsi
almeno prima per ragionare sul futuro del percorso del CC. Quello è il grande cambiamento. Ora
non si può più fare. Nessuna legge nega che ci si possa dare delle regole per andare in quella
direzione, questo è il primo elemento. Secondo elemento. E’ consapevole di avere tanti imbarazzi in
questa situazione perché come tutti sanno è stato comunque dentro alle attività della Federazione
mettendoci le sue energie (qualcuno lo ha definito l’uomo nero che tira i fili di nascosto, che fa
girare i soldi della Federazione, che manovra tutta l’industria radiologica a favore dei TSRM, lo
stesso Tesoriere ha detto che lui porta un bel capitale al congresso nazionale). E’ molto dispiaciuto
di aver sentito dire che si è portato via un sacco di soldi con AEDO mentre lui ha pagato 26.750,00
euro di tasca sua per coprire i debiti di AEDO. Ci tiene a dirlo come critica di un sistema che
secondo lui è poco chiaro in tante cose. Un collega di recente gli ha detto che aveva approvato il
bilancio di AEDO e c’erano 150 milioni poi dopo il suo ingresso (quello di Barbera) è fallita e si
chiedeva pertanto dov’erano finiti i soldi. Lui sa soltanto che quando ha preso in mano AEDO
c’erano 60 milioni di passivo e li ha saldati tutti di tasca sua, come sanno molte persone presenti
oggi.
Trasparenza. E’ stanco di sentire parlare di compensi. Lui è stato pagato per le sue collaborazioni e
come diceva anche il Presidente che ha girato l’Italia in largo e lungo, vorrebbe vedere che non
fosse retribuito. Lui ha tolto tempo alla sua famiglia invita pertanto a smetterla di seminare dubbi e
non ci deve essere nessun problema a scrivere in chiaro sul bilancio gli importi percepiti da
ciascuno di noi basta che dall’altra parte ci sia un apporto maturo a non giudicare chi è bravo e chi
non lo è, perché i compensi sono anche commisurati al tempo dedicato. Non ha problemi sulla
trasparenza, nemmeno ad esibire i registri di AEDO. Non ha problemi nemmeno ad aprire gli
incontri ai colleghi perché sappiano. Non si deve nascondere niente perché tutto ciò che si sta
facendo è per loro e con loro. Perché ha deciso di fare una proposta singola di candidatura? Nel
mese di settembre disse al Presidente di essere disponibile ad entrare in CC, lui gli rispose che non
era il caso perché aveva altri progetti e che poteva continuare nell’attività che stava già svolgendo
all’esterno. Barbera vuole precisare due aspetti non in contrapposizione con Beux cui riconosce
leadership, come più volte gli ha ribadito, ma solo per fare chiarezza. Primo punto: stare fuori vuol
dire non essere rappresentativo, perché non eletto, e la parola finale è del CC, quindi chiedeva di
poter contare come loro. E’ vero che oggi c’è un documento di ampliamento delle competenze
come è vero che ci si trova un passo avanti agli infermieri, che ci sono le schede dei master e che
c’è stato un lavoro sincronizzato con molti colleghi che hanno lavorato insieme a lui al tavolo con
tutte le associazioni, ma è anche vero che se non si fosse firmato quel documento oggi non ci
sarebbe quella delibera. Pertanto è fondamentale che chi lavora abbia la possibilità di esprimere il
suo pensiero, di avere la stessa dignità, ma soprattutto è fondamentale che quel concetto di area
radiologica che tanto bene ha espresso il Presidente, con il quale si sente di essere in linea, sia
comunque vincolante all’interno del futuro dei TSRM. Al momento dell’allontanamento del Tavolo
tecnico, che come ricordato dal dott. Rossi è in pausa, Alessandro ha mandato una mail con la sua
posta personale e lui non gli ha risposto per iscritto, nel rispetto dei tanti accordi, ma gli ha
telefonato dicendogli che era d’accordo sui punti che aveva scritto perché bisogna difendere il
gruppo professionale e perché è ciò di cui il gruppo ha bisogno. Lui non è d’accordo soltanto nei
metodi, qualsiasi situazione si gestisce standoci dentro continuando a discutere per settimane, per
mesi, ma mai mettendola in pausa in un momento storico delicato come l’attuale perché la
situazione è molto più critica di quanto si pensi. Non dubita che il prof. Rotondo possa avere fatto
quella dichiarazione perché in Veneto, quel progetto (che sia il radiologo a fare tutta la parte
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ananmestica) è approvato dalla Regione e finanziato da soggetti privati. Quindi è importante
esserci, molti colleghi ricordano le scene che si sono create tra tecnici e medici in fase di
discussione dei documenti prodotti. Pertanto, non ci si può permettere di andare via dai tavoli se si
vuole difendere la categoria e portare a casa dei risultati. Il secondo ragionamento è che premesso
che il suo sostegno continuerà a darlo sia al suo collegio che a chi glielo chiederà, oggi ritiene che
serva invece non la prostrazione verso i radiologi, ma incentivare la discussione. Nei prossimi tre
anni e lo ha dichiarato nell’ultima riunione cui ha partecipato occorre fare dei compromessi, non è
possibile portare il gruppo contro un muro, la peggiore lobby è proprio l’istituzione. Nei prossimi
tre anni la professione vivrà tre passaggi importanti: il recepimento degli ordini professionali che
sposterà il peso delle professioni all’interno del Ministero della Salute (un ordine di 650.000
operatori peserà di più di uno di 400.000 e uno di 250.000). E’ vero che non c’è evidenza ma è
anche vero che la politica dell’ultimo minuto, anche con una virgola, come è stato di recente
dimostrato, può dar vita a questa paura. Quindi occorrerà stare molto attenti. Il secondo e il terzo
problema hanno un denominatore comune. L’ampliamento di competenze: la conferenza Stato-
Regioni vuole andare avanti, c’è un forte stimolo perché il sistema ha bisogno di sostenibilità, ma è
anche vero che lo stesso sistema propongono i medici di serie A e di serie B. I medici di serie B li
vanno a classificare in fascia DS e nella radiologia quel medico è previsto come refertatore. Chiede
se si ha consapevolezza di ciò perché in questa situazione non pensa che ci possa essere spazio per
l’ampliamento delle competenze. Non è la FNOM a chiedere questa suddivisione, ma la parte
istituzionale. Questo è un altro argomento da osservare con particolare attenzione che il CN deve
discutere. La lobby medica agisce sull’istituzione per avere sanata la loro disoccupazione, come
sostiene anche Alessandro. Recepimento Euratom. Non è vero che si poteva cambiare la legge nella
sua fase iniziale perché riguarda tutta la protezione e la sicurezza del paziente, della persona e
dell’ambiente, agglomerando tutto. Quella norma è scritta così perché dietro ci sono documenti
europei e non che dicono banalmente quello che dice oggi il decreto 187 e se non c’è un intervento
lobbistico molto forte lo stato italiano può recepire tranquillamente secondo le indicazioni europee
con dentro le professioni degli infermieri, dei biotecnologi, dei tecnici ortopedici, degli ingegneri
clinici, perché la direttiva europea e mondiale questo prevede, parla di una responsabilità clinica che
non vuol dire medica, e la cita sempre così. L’ampliamento delle competenze e la direttiva europea
devono essere discusse in un rapporto paritetico, di rispetto e di stima con tutte le figure
rappresentate nell’area radiologica. Lui ha fatto molte battaglie in tavoli tecnici con i fisici per
rispondere ad Angelini, perché i fisici in questo momento stanno acquisendo un potere enorme,
nella direttiva hanno ottenuto l’unica cosa che poteva essere dei tecnici e cioè l’ottimizzazione.
Avevamo un tavolo composto da tutta l’area radiologica ed ora è sospeso in una fase molto critica e
i fisici si stanno organizzando per conto loro. Quindi il suo pensiero è quello di riprendere le fila dei
ragionamenti accantonati, magari facendo un passo indietro, senza accettare compromessi ma
continuando a parlare. Ieri qualcuno ha detto che i programmi sono gli stessi; certo i tre programmi
integrati sarebbero la soluzione migliore, darebbero una visione completa dello scenario, ma anche
questo deve far riflettere perché se viene sacrificato tempo è perché si crede che il TSRM ha una
sua forte dignità, un suo forte bisogno, giustificato all’interno dell’area radiologica, anzi del sistema
salute, dedicato al paziente. Non accetterà mai di essere schiavo del radiologo. Riferisce di essere
stato chiamato da un collega, che se è presente potrà confermare, per riferirgli che il suo direttore
gli ha consigliato di votarlo. A questo collega ha risposto di non farlo perché non ha mai chiesto
nulla ai radiologi, né vuole nulla da loro. Vuole essere votato da colleghi che credono in lui e nel
suo programma, invita a smetterla con questa campagna denigratoria, e auspica un confronto e una
possibilità democratica per gestire la professione.
Antonio Cambria, presidente del collegio di Messina, interviene per dire che non ha capito bene
il programma elettorale espresso da Barbera.
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Massimo Romanelli, presidente del collegio di Bologna. Questa mattina sono state usate delle
parole come pregiudizi, forse anche la sua persona è stata presentata usando dei pregiudizi dandone
una presentazione completamente diversa da quella che è realmente. Conoscendo le persone ha
potuto anche rivedere i giudizi precedentemente dati. La parola pregiudizi è nascosta dietro
ciascuno di noi. Ieri ha chiesto di conoscere i compensi corrisposti ai componenti del CC, senza
pregiudizi; ritiene giusto che chi sacrifica il proprio tempo, venga retribuito, ritiene però altrettanto
giusto che gli si risponda. Rispetto all’espressione usata questa mattina dal Presidente come
professione morente, progetti con gli infermieri, fagocitare, con chi stare, esperto del ministero. E’
vero la Federazione va ristrutturata, crede che si debba fare dei passi in avanti, ma qualcuno
dovrebbe anche fare dei passi indietro. Condivide con Angelini che debba essere rappresentata
anche la minoranza perché la competizione aiuta le persone a dare più capacità ai programmi. Fuori
di questa assise si va molto velocemente pertanto si sprecano tempo ed energia in questa aula che
andrebbero meglio indirizzate per riallacciare i rapporti, costituire dei gruppi che possano
coadiuvare il CC. Se nessuno dei candidati dell’Emilia Romagna verrà eletto lui continuerà a
collaborare con il CC risultato vincitore della competizione elettorale in modo costruttivo perché ha
conosciuto le persone e ha potuto verificare che anche dall’altra parte ci sono persone che come lui
lavorano e credono nella stessa causa. Invita anche il CC uscente a prenderne atto per stare sui fatti
concreti come rivolge lo stesso invito ai suoi colleghi. A proposito di lobby crede che ci siano le
competenze e le capacità per sedere in certi tavoli. Il presidente ha parlato di avere agito come
“esperto del ministero”. Perché come esperto non ci può stare un componente del CN o del CC?
Crede si debba agire ed essere performanti in tutti tavoli. La Federazione non è un sindacato, non è
possibile quindi, come qualcuno ha detto, che si deve intervenire sui CCNL. Si devono creare degli
organismi alternativi per agire contrattualmente, solo lavorando in sinergia e su più fronti si
possono raggiungere determinati obiettivi. Occorre mettere in punti nevralgici, persone del gruppo
che abbiano competenza e capacità di stare ai tavoli e raggiungere dei risultati. E’ soddisfatto
perché è stata data voce anche a chi non ne aveva e ringrazia per questo Canovi e Barbera. Se si
deve aprire anche a chi non fa parte del CN, perché non può essere data la parola a chi non è
presidente di collegio? Occorre essere aperti e prendere ciò che di buono il CN offre, il
rinnovamento progressivo ci deve essere. Prima si parlava di DS, se i medici invadono quei settori
dove si arriva per selezione interna, i coordinatori con un anno di esperienza possono partecipare
alla selezione, perché tutti coloro che hanno la specialistica non possono essere inquadrarti in DS?
Invita quindi a fare più fatti e meno chiacchiere.
Giulio Sapienza, presidente del collegio di Palermo. Intanto si compiace perché il CN si è
riappropriato della sua funzione politica. Nei tre anni trascorsi non ha mai sentito interventi come
quelli fatti oggi che sarebbero stati utili al CC e alla categoria. Il CC deve realizzare quanto il CN
suggerisce e propone in termini di politica professionale, votate dall’intera assemblea. Oggi si
criticano i rapporti con la SIRM. A lui sembra si stia tornando indietro, all’epoca in cui si facevano
le prime battaglie per il riconoscimento della categoria. Oggi invece il tavolo è paritetico, per
confrontarsi e arrivare ad un accordo dignitoso fra le parti. Il programma deve essere approvato dal
CN e recepito dai candidati che guideranno la Federazione, ma visto che in questa campagna
elettorale si è trasceso a livelli molto bassi e con modi che toccano le persone, che vanno fuori dal
contesto, dice che occorre dimostrare di essere capaci nell’attività svolta all’interno dei propri
collegi dove ci si confronta con la base. Quindi rivolge un interrogativo: “I presidenti di collegio
che cosa fanno?” In tre anni di attività in cui questo CC ha lavorato, commettendo anche degli
errori, il CN cosa ha fatto per correggere questi errori. La riflessione che pone all’attenzione dei
presenti è questa: c’è un presidente nazionale che stima per le sue capacità e professionalità, al pari
degli altri componenti, anche quelli che hanno poca visibilità, ma lavorano dietro le quinte, c’è
bisogno di tutti per portare acqua al mulino della categoria. Il compito fondamentale è quello di far
crescere una classe dirigente giovane e dinamica. Ha sentito dire che occorre rinnovare
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completamente il CC magari con persone che orbitano da 25 anni intorno alla Federazione. Di quale
rinnovamento si parla? Lui ha applaudito le tre persone del CC che hanno fatto un passo indietro
per iniziare un cambiamento che non può essere radicale perché l’esperienza serve per far crescere.
Il rinnovamento deve essere fatto nell’arco di un periodo ben definito portando avanti idee e
risultati.
Franco Ascolese, presidente collegio di Napoli. Una precisazione senza nessuna polemica. Ha
sentito parlare di tangenti pari a 16.700,00 che avrebbe preso in relazione al congresso che si terrà a
Riccione. Lui non ha mai preso soldi se non quelli autorizzati e trascritti nel bilancio della
Federazione ed è pronto – se gli verrà richiesto – a dimostrarlo. Franco Ascolese farà il provider
della Federazione, invia una rivista a 9.000 persone, produce libri sulla radioterapia a 35,00 euro.
Visto che lo fa per il suo collegio, vorrebbe farlo anche per la Federazione.
Massimiliano Sabatino, vicepresidente. Questa è una sessione che si occupa espressamente del
progetto politico per il prossimo triennio. Come nel passato si lavora poco sul progetto e molto sulla
personalizzazione dei rapporti. Trova che chi deve condurre la Federazione debba avere una cultura
giuridico amministrativa e procedurale, non solo saper fare una risonanza perché probabilmente non
serve a nulla. Lui è per un clima di pacificazione purché non sia la derivazione della mancanza di
una progettualità politica. Allora bisogna essere chiari e dire che in assenza della richiesta
progettualità occorre lavorare sul profilo di un componente ideale che partecipi al gruppo di lavoro
con caratteristiche fondamentali quali quelle giuridiche, amministrative e procedurali. Dietro al
comma 566 c’è tutto un iter parlamentare, una rete di contatti, conferenza Stato-Regioni come si
trasforma cioè il pensiero in azione. Dopo venti anni di attività crede che ci sia ancora bisogno di
crescere perché ha sentito solo slogan e non un progetto politico alto. I candidati hanno in parte
raccontato di se stessi mentre non c’è bisogno di un curriculum ma di sapere se sono persone
affidabili e se hanno capacità politico culturali per subentrare al posto di chi c’era prima o se sono
in grado di sostenere il programma elettorale del CN. Ha sentito parlare di scollamento tra il CN e il
CC. Non è così, tutto è sempre passato al vaglio del CN, tutto è stato sottoposto a processi formali
del CN e il CC ha sempre eseguito la volontà del CN. Il problema non è la procedura seguita dal CC
nei confronti del CN, è il dibattito che è basso. Ieri si è perso tempo tra delazioni, macchine del
fango e accuse irripetibili, oggi per giustificarsi. Ma dov’è il programma politico? In venti anni non
ha mai avuto rapporti con la SIRM, non con i radiologi, e gli altri che l’anno avuti si sono distinti
per fatti e non per chiacchiere. Prima di tutto ci vuole l’onestà intellettuale di sapere che tutto si
paga e passa sulla propria pelle. Adesso occorre fare delle scelte ben precise e il clima di
pacificazione si creerà dopo. Accetta tutti i suggerimenti effettuati, di Angelini, di Romanelli, ma
occorre dire da che parte si vuole stare e domenica pomeriggio ci sarà un nuovo CC con una
squadra che bisogna lavori, che faccia crescere dei quadri. Siamo tra l’altro a un mese dal congresso
che festeggia i 50 della professione e bisogna arrivarci uniti per i colleghi che saranno presenti. La
questione degli emolumenti: lui non è per raccontare i fatti all’esterno, perché ci sono già organi di
vigilanza e controllo deputati alla verifica contabile. La Federazione non è un partito politico, non
deve fidelizzare nessuno, è un organo di autogoverno. Ha sentito parlare 42 volte di trasparenza.
Prima non si poteva parlare di emolumenti perché l’attività doveva essere svolta su base volontaria.
Sono stati sacrificati alla famiglia giorni interi. Per essere presenti alle riunioni si devono prendere
ferie, i permessi non vengono riconosciuti. In CN non si è mai discusso formalmente di emolumenti
fissando una fascia di fondi da destinare loro. Il presidente sacrifica giorno e notte alla Federazione
portando avanti contestualmente il suo lavoro e pertanto è giusto che gli sia riconosciuto un
compenso. Questo principio non è mai stato dichiarato. Sulla dirigenza non è d’accordo con Barbera
che bisogna passare da un radiologo, ma da un meccanismo molto più complesso aziendale
(capacità, requisiti). Se si deve riaffrontare il problema, che lo si faccia pensando ad un restayling
profondo della professione per essere competitiva veramente ed essere attrattiva sul mercato. Con
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27 mesi di scuola si può fare poco più di un operaio specializzato, quindi l’ampliamento delle
competenze ti permettono di essere sulla piazza. Gli slogan non servono (diminuiamo la quota
pagata alla Federazione) se poi tutto finisce in un vogliamoci bene. Occorre rafforzare i territori per
affrontare le problematiche locali e non ricorrere sempre alla Federazione come è successo
recentemente rispetto all’assistenza anche legale da fornire ad una iscritta. Invita a non confondere i
vari livelli e a rimanere nelle proprie caselle. Si viene qui a denunciare determinate situazioni e poi
si delega la Federazione a subentrare al loro posto. Lui e Brancato hanno deciso di rimanere fuori
per allargare la base e dare di più a dimostrazione del fatto che non serve essere dentro per dare il
proprio apporto, si tratta soltanto di lavorare con la coerenza votando le persone che sono state
indicate e da martedì chi vorrà collaborare si metterà a disposizione per lavorare con chi vincerà. Il
CN da svolgersi nell’ambito congressuale potrà essere la prima occasione per concretizzare queste
aspettative. Sugli ordini sono state dette delle inesattezze. Il ministero ha chiesto se nell’ordine dei
TSRM potevano essere incluse tutte le altre professioni dell’area tecnico sanitaria perché gli
infermieri non le vogliono? E nemmeno le ostetriche? E’ diverso dal dire che gli infermieri
vogliono fagocitare i TSRM. E’ stato convocato un CN straordinario per la posizione che si doveva
assumere in relazione a questa ipotesi. La sen. De Biasi contattata proprio ieri insieme ai colleghi
Paganini e Di Bella per preparare la difesa su Pordenone, ha riferito che la riforma è in stallo oltre
che per la mole di provvedimenti attualmente all’esame del Senato anche perché non è chiaro cosa
intendano fare Renzi e la Guidi. E’ strumentale alimentare paure perché la situazione è quella
conosciuta e decisa dal CN. Non sono gli infermieri che fagocitano, i TSRM avranno dei
avvantaggi aprendo alle altre professioni sanitarie.
Sui radiologi. Il ministro Lorenzin dice che la medicina difensiva costa 12 miliari di euro ed è una
inappropriatezza prescrittiva diagnostica esercitata dai medici clinici nei confronti di alcune
prescrizioni (da medici per altri medici). Negli ultimi 20 anni non ha mai visto un radiologo
rifiutare una prestazione richiesta da altri specialisti. Masciocchi in una recente intervista ha detto
che il parco tecnologico è obsoleto e bisogna comprare macchine. Loro costituiscono un gruppo di
potere che hanno obiettivi ben precisi quelli di alimentare un mercato di inappropriatezza
tecnologica. Adesso sono contro la teleradiologia. Hanno vissuto per 15 anni sui RIS e sui PACS,
hanno comprato centinaia di tecnologie inutili e dovremmo essere collaborazionisti? I TSRM sono
stati predati e quindi si deve valutare tutte le opportunità che vengono offerte. La parte TSRM ha
abbandonato quel Tavolo perché si è sentita umiliata anche per l’atteggiamento tenuto da un
professore del CSS che mostrava di non conoscerci. Non abbiamo accettato compromessi perché
dietro c’era il CN a sostenerci assumendosene anche le responsabilità conseguenti. Chi si candida
deve sapere quale sono le responsabilità cui va incontro. Chiede di fare una riflessione politica seria
perché il CC rappresenta il CN e il CN rappresenta i propri iscritti. Non si può essere in balia di chi
giudica chi è bravo e chi non lo è usando un bottone e la rete. Bisogna avere l’orgoglio di difendere
la categoria con la passione, con il cuore, l’indipendenza. Fino a lunedì ci si confronta aspramente
perché i presidenti devono votare chi li garantisce di più perché i compiti da affrontare devono
essere gestiti da persone adatte, con la necessaria competenza.
Massimo Angelini, presidente Collegio PG/TR. Aveva intenzione di non fare ulteriori interventi,
la diapositiva su Giovanni Falcone gli ha fatto cambiare idea e siccome vuole tornare dai suoi
colleghi a testa alta e c’è anche il momento dell’assunzione di responsabilità come detto da
Sabatino, e il fatto, come detto da Sapienza, che non si può contestare per tre anni e poi non mettersi
in gioco, tutto ciò premesso, diventa una provocazione in termini positivi, che si sente di accogliere
per dare la sua disponibilità. Non possono esserci due o tre squadre, la squadra è unica si sta
giocando tutti una partita, non è un campionato, alla fine non ci saranno vinti e vincitori. Il concetto
di competizione e di vittoria lo vede in questo caso fuori luogo e fuorviante. Ha cercato di spiegarlo
ieri può essere d’accordo al 50% con gli uni e con gli altri però crede che un CC debba avvalersi per
forza di queste contraddizioni che poi fanno la forza del CC. Capisce la scelta effettuata da
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Alessandro perché è la stessa dei collegi nelle rispettive province, cioè comporre una squadra con
persone con cui hai più affinità per facilitarti la vita però per esempio nel suo collegio sono stati
eletti tre/quattro elementi nuovi che la pensano parzialmente in modo diverso da lui, ma non per
questo pensa di avere dei nemici. In questo modo ha delle opportunità diverse da sfruttare, di
crescita. E’ sbagliato parlare di competizione perché la politica è unica, semmai deve essere
mediato il modo con il quale raggiungere l’obiettivo. Non può pensare che l’idea di Beux sia
diversa da quella di Barbera perché allora si tratterebbe di un suicidio e tutto finirebbe male. Fa
notare che sarebbe stato meglio che i colleghi candidati si fossero presentati come ha fatto Barbera
perché alcuni di loro per esempio non li conosce anche perché vanno a sostituire almeno due su tre
che hanno avuto un discreto peso specifico. Crede che sarebbe stato un atto di responsabilità nei
confronti del CN che deve votare. Quindi chi si mette a disposizione lo fa in una squadra unica in
cui ci sono molte riserve ma giocano una partita unica. Diversamente ci si fa solo del male.
Contrini, presidente del collegio di Brescia. Anche lui si era riproposto di non parlare però in
coscienza si sente di fare alcune riflessioni che legge per essere breve e conciso. “Riflettendo sugli
interventi fatti innanzitutto non mi propongo come candidato. A mio modo di vedere la rosa di
candidati che si è resa disponibile è più che sufficiente. Guardiamoli tutti negli occhi e votiamo in
qualità di presidenti coloro che volgarmente hanno gli attributi e sono rappresentativi a livello
nazionale ed internazionale ma soprattutto coloro che portano in sé dei valori come persone e
sostengono i veri valori della professione. A questo livello è necessario e fondamentale dialogare,
confrontarsi con tutti gli attori del sistema sanitario nazionale e non solo, arrivare ad accordi se
possibile, ma saper dire di no se necessario. Quindi sono le persone che fanno la differenza nei vari
contesti istituzionali e non. A noi ora spetta la scelta che non dovrebbe essere dettata da logiche di
potere o personali, ma da logiche legate alla nostra onestà intellettiva; eleggere i nostri
rappresentanti come sinonimo di correttezza, professionalità e capacità strategiche politiche uniche.
Diego Catania, presidente collegio Milano. E’ in difficoltà a parlare dopo dei carri armati a cui
vanno tutti i suoi ringraziamenti per avere portato la Federazione fino a questo punto. Si
complimenta con gli intervenuti perché il livello si è alzato rispetto a ieri a dimostrazione del fatto
che all’interno dell’aula c’è molto di buono. I colleghi hanno dimostrato maturità e si scusa con la
platea se nella giornata di ieri ha usato dei toni troppo accesi, conseguenza delle pressioni subite. Ha
esercitato la professione di TSRM per oltre 25 anni e ha compiuto una serie di azioni con
un’associazione scientifica fondata nel 1999 creando un gruppo di colleghi professionisti,
volenterosi e capaci, non retribuiti per la categoria. Tutto ciò è agli atti, Beux lo conosce, è un
collega con il quale ha condiviso una serie di attività del passato. Se è arrivato a questo punto è
merito della professione che ha esercitato e che lo ha fatto crescere facendolo diventare un
professionista in ambito sanitario. Si definisce anche un uomo idealista e ottimista, propositivo e a
volte purtroppo anche ruvido nelle cose che dice, ma chi lo conosce lo sa. Si è proposto perché ad
un certo punto storico ha visto delle cose che non andavano proprio come dovevano. E’ stato
consigliere ed è sempre rimasto perciò a margine dell’istituzione. Con un gruppo di persone hanno
fatto un cambiamento al collegio di Milano nonostante ciò con Sabatino mantiene dei rapporti
sereni ed equilibrati. E’ stato condotto ad una scelta, tutti i presidenti hanno avuto il suo programma
perché non ha condiviso il modo e la scelta dei candidati presentata dal Presidente uscente per il
prossimo triennio. Lui ha scelto presidenti e colleghi che sono ancora all’interno del gruppo
professionale, presidenti e fondatori di associazioni scientifiche, colleghi validi che sono all’interno
di istituzioni, rappresentanze di tipo universitario, facendo una specie di provocazione al gruppo
dirigente attuale dimostrando che c’è anche una base a cui bisogna creare le condizioni per una
opportunità di crescita. E’ difficile mettere insieme tutte le situazioni, le logiche di tipo politico con
le esigenze della base. Condivide appieno il pensiero di Massimiliano quando dice è facile mettersi
in una stanza con un computer e sparare a zero su tutti e questo non porta molto lontano la
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categoria. Probabilmente occorrerà interrogarsi sul perché avviene questo, è stata lasciata troppo
sola la base? L’istituzione si è allontanata troppo dai colleghi? Questa è la domanda che occorre
porsi. Lui si è candidato per mettersi a disposizione del gruppo professionale, per le sue competenze
e capacità e la richiesta che fa all’assemblea sovrana, è un appello accorato al voto responsabile per
la scelta degli uomini che vengono ritenuti più idonei a ricoprire questi ruoli.
Giuseppe Brancato, segretario. Vuole fornire degli spunti sul lavoro da svolgere nel prossimo
triennio anche in relazione ai programmi elettorali pervenuti e agli interventi dei colleghi effettuati.
Il professore associato. Precisa che essere in questo ruolo non vuol dire fare il TSRM. Pertanto se si
vuole fare il professore associato occorre aprirsi ad una carriera diversa e ad un percorso formativo
diverso che permetta ai colleghi di occupare i posti destinati al MED 50, cioè riservati ai TSRM.
Non si diventa professori associati perché si è amici di un cattedratico, perché è tutto un altro lavoro
e un altro sistema per fare carriera.
Quando si parla di Tavolo sospeso non viene colto il fatto che un Tavolo sospeso si è costituito
dopo cinquant’anni di storia, che trent’anni fa il documento sarebbe stato firmato a prescindere di
quello che pensassero i TSRM, ciò che non viene colto è la forza della professione che riesce a dire
di no e il lavoro non va avanti fino a che non diventa un sì. Ha ragione Torrisi quando parla di
responsabilità, ma la responsabilità non può essere delegata, occorre prendersela. Bisogna capire
quale tipo di responsabilità la professione vuole prendersi perché su questa responsabilità si fonda
tutta l’attività lavorativa futura. Occorre smetterla di dire che i TSRM non sono in emodinamica e
via dicendo, perché non ci vanno?
Il problema sollevato da Caliari, che a suo parere viene letto come un problema sindacale, riguarda
una professione suddivisa per competenze all’interno di un processo gestionale. Non è che essere
coordinatore è come essere dirigente, essere dirigente è come essere professore associato. Se la
professione cresce tutti possono arrivare. Le differenziazioni sono legate più alle competenze che
alle raccomandazioni. Le raccomandazioni restano ma almeno la professione ha scelto come
crescere.
L’altro elemento che bisognerà cominciare ad assimilare riguarda il fatto che bisogna smettere di
definire la professione come non medica o come professione sanitaria. Occorre definirsi solo
TSRM, perché il muro cui faceva riferimento un collega questa mattina è stato incrinato e pensare
che si va trecento all’ora per andare a sbattere contro un muro non lo trova d’accordo. Il muro è
costituito dai medici che si frappongono alle professioni sanitarie. Se ci si va contro in 600.000 si
potrebbe anche rompere, come è caduto il muro di Berlino. Il problema è se si ritiene di andarci da
soli, facendo degli accordini con qualcuno, o insieme alle altre professioni sanitarie.
Non voleva parlare della SIRM che sembra debba essere il tema centrale. Ha sentito da Dino queste
parole: unitario, paritetico, rispettoso. Quando sarà chiarito il significato di queste parole allora ci si
potrà sedere in qualunque tavolo. Se queste tre parole non riescono a reggere in un sistema di
dialogo allora si sta parlando del nulla. Non crede che dopo tanti anni il CN merita di sentir
continuare a parlare del nulla, ma merita di dire finalmente questa è la professione che rappresento
con orgoglio dopo 50 anni di storia che nessuno potrà togliere.
Rispetto agli ordini il CN futuro, a prescindere da quanto realizzato finora, dovrà prendersi delle
responsabilità per regolamentare i nuovi ordini anche con le difficoltà rappresentate.
Davide Cavedagna, presidente del collegio di Ferrara. Anche per lui parlare dopo certi
carrarmati è difficile però ieri sera si è confrontato con alcuni componenti del suo direttivo e anche
se era nauseato per come si erano svolti gli interventi vuole esprimere il suo pensiero. Ha letto i
programmi elettorali presentati, ma anche visto colleghi, che stima, usare dei pretesti allusivi nei
confronti dell’attuale CC, votato tra l’altro dal CN. In tre CN cui ha partecipato non aveva mai visto
niente di simile. Capisce Alessandro quando dice che c’è fermento elettorale che porta valore
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aggiunto però il valore aggiunto ci deve essere veramente non deve tramutarsi in allusioni di
pratiche illegali. Come i colleghi del suo direttivo gli hanno detto, chi attacca le persone senza
scinderle dal ruolo istituzionale che ricopre, attacca per un motivo suo e questo non è
rappresentativo del ruolo istituzionale che ricopre. Questo lo fa molto pensare, anche perché è stato
ripetutamente chiesto di conoscere gli importi corrisposti al CC e lui ha verificato che in bilancio
detti valori sono riportati, basta dividere l’importo complessivo per il numero dei componenti.
Trova strano che dette insinuazioni in nome della trasparenza vengano da persone che sono state
all’interno dell’organizzazione e rivolte nei confronti di coloro che sono state elette proprio dal CN.
Si sta stancando perché una foga di questo tipo non deve far dimenticare che si è lì per i colleghi. E’
contento che oggi i toni siano cambiati però non può fare a meno di pensare che si è un po’
camaleonti se prima si lanciano determinate accuse e dopo si diventa tutti fratelli. Diventa difficile
credere a chi si comporta così soprattutto se si pensa alla loro affidabilità nel governo della
Federazione.
Comunica di aver ricevuto una posta certificata dal collegio di Napoli con un messaggio di una
collega. La prima cosa che ha pensato dei colleghi interessati di Piacenza e Genova è che nei loro
panni si sarebbe molto inquietato perché ogni realtà locale ha le sue dinamiche e il tempismo e la
mole di documenti inviati da Napoli cosa stanno a dimostrare? Quindi tutti questi fatti lo hanno
fatto molto riflettere. Tutti i presenti hanno una percezione aulica della categoria, ma i fatti li
smentiscono. Il nuovo CC dovrà impegnarsi tantissimo, il suo voto (quello degli iscritti che
rappresenta) andrà alle persone che gli sembrano più affidabili e lineari. Spera di non ricredersi.
Marco Ciccone, presidente collegio GE/SV/IM. Generalmente è sintetico nei suoi interventi oggi
invece impiegherà un po’ più di tempo. La sua scaletta si concentra su tre punti: rimpianti, sogni e
certezze. Il rimpianto è quello di essere arrivato oggi e di essersi perso la giornata di ieri. Ho
pensato: parla Facchini, se non lo sento sto meglio e invece si è perso un mucchio di roba.
I sogni. Bisogna dirlo chiaramente, siccome si è capito che tutti sono candidati, ci sono tre liste,
allora dichiara di candidarsi anche lui. Lo ha deciso ora. Ha tutte le carte in regola. E’ presente da
meno tempo di Sabatino e Brancato, quindi è abbastanza giovane, ha la stessa età di Franco
Ascolese, ha condiviso i percorsi con Dino e Diego Catania. Giustamente come le ha detto il suo
vicepresidente deve proporre un programma. Il suo programma elettorale è: “Garantisco che nel
giro di tre anni, se vengo eletto e sarò presidente, occuperò tutti i nostri disoccupati, avrò un
successo tale che chiamerò i tecnici di radiologia argentini e li farò diventare italiani, cosa mai
successa. Però non basta un posto solo anche se riconosco che è forte. Il secondo punto me lo ha
suggerito Massimiliano Sabatino perché ascolto sempre con attenzione Massimiliano che diceva
“che gli infermieri non vogliono le altre professioni sanitarie allora le abbiamo prese noi”, io
prenderò nei tre anni anche gli infermieri e creerò l’ordine dei TSRM e delle altre professioni
sanitarie minori. Il terzo punto invece è una elaborazione di quello che ha suggerito il collega
Barbera, vogliamo che i medici da dirigenti diventino DS, va bene, ci stiamo, e noi da DS
diventiamo dirigenti. Siccome so di aver conquistato tutti voi e mi sono assicurato la mia elezione, a
questo punto qua, passiamo alle certezze”.
Anche lui ringrazia il CC uscente, il presidente Alessandro Beux e tutti i colleghi e amici a partire
da quel galantuomo di Rolando Ferrante, però su un punto si dovrebbe riflettere tutti. Sellitti dice
tutto e il contrario di tutto. Cita sempre Sabatino: “E’ vero ma la comunicazione dove è stata
lasciata? sarà in grado il prossimo gruppo a mettere in campo da subito un sistema di
comunicazione con tutti gli iscritti, di pari livello? Si decida come. Si decida una strategia. Se si
perde il 70% del tempo in CN a discutere su problemi sollevati da un modello di comunicazione
arbitrario, vuol dire che qualcosa non funziona e che non si è riusciti a mettere in piedi un sistema di
comunicazione adeguato. I soldi ci sono, ci sono i mezzi e, pensa, anche le competenze. Altra
questione. L’accordo con la SIRM del novembre 2013 è stato portato avanti da un gruppo di
professionisti delegati dal CC lo stesso nucleo che aveva portato avanti il discorso sui Master con la
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SIRM, lui è uno dei quattro che ha firmato per primo quel documento. Però, lo ha già detto ai
componenti del CC, è stato un errore, non fare il documento o firmarlo, è stato un errore che sia
stato costituito un gruppo di professionisti senza un potere politico se non un potere politico
delegato, per trattare con la SIRM. Va bene la discussione tecnica sui Master, ma la discussione sul
nucleo politico della professione devono essere il presidente e il vicepresidente ad andare a trattare
con il presidente e il vicepresidente della SIRM perché senno si creano due binari e si creano delle
incomprensioni perché al di là delle politiche interne dei due blocchi le incomprensioni nascano
anche da questi aspetti.
La SIRM, nessuno ne vuole parlare, è il convitato di pietra, è una società scientifica, o meglio, si
qualifica come tale perché in Italia c’è una legge che dice che le società scientifiche sono enti che
hanno determinate caratteristiche, che possono fare alcune cose, e all’art. 3 dice che non possono
fare lobby, non possono interessarsi di problemi sindacali. Allora c’è un documento firmato SNR e
SIRM, c’è un ufficio legale, si riesce a capire se quei documenti sono compatibili? E se non lo sono,
si può provare a portare in tribunale la SIRM e dire: “Voi non siete più società scientifica?”
Il collega Angelini nella sua missiva inviata a tutti i presidenti di collegio fa un passaggio
sull’assicurazione, corretto. Però ricorda che il CN nove anni fa, aveva delegato la prima
Fondazione per la strutturazione di tutto il percorso. Non e venuto fuori niente se non sporadiche
iniziative locali. Anche su questo occorre interrogarsi un pochino.
Ha scoperto con interesse che il TSRM non serve più, perché non serve più un TSRM che vada nel
gruppo direttivo e non sappia tutto di leggi, non abbia una laurea in giurisprudenza o affini e non
serve nemmeno più se dovesse fare carriera o il percorso di professore associato universitario. Lui
non ne è così sicuro perché alla fine se si rappresenta una professione chi la rappresenta l’anima
della professione deve averla non a parole, ma nei fatti. E’ una sua visione, forse parcellizzata. Il
percorso universitario va al di là della problematica: associati sì, no o per come. Il percorso
universitario è fondamentale. Esiste un contenzioso, una dialettica aperta con la SIRM e tutti i nostri
sacrosanti CdL, master, etc. sono diretti nel 99% dei casi da un professore universitario ordinario
associato in radiologia. Questa è una cosa su cui riflettere. Il problema teleradiologia sì, no, o come,
andrebbe inquadrato in un’ottica “utilitaristica” con la SIRM. La politica è l’arte del compromesso
si può arrivare a dei compromessi. La SIRM dice la teleradiologia in Italia non si può fare e poi tra i
10 articoli più importanti dell’ECR 2015, c’è un articolo di una dottoressa italiana radiologa che ha
fatto un censimento tra i radiologi italiani sulla teleradiologia e l’80% è favorevole. Ce ne sarebbe
da dire, ma allora se si va ad un confronto con la SIRM, a suo modo di vedere, se hanno deciso che
la teleradiologia non si debba fare più, non si fa più. Se in ambito ambulatoriale ci vogliono 4
medici e un tecnico, va benissimo, in cambio si chiede la direzione dei corsi di laurea e magari tra
dieci anni si fala teleradiologia da soli o con i pachistani.
Pierluigi Ferrari, presidente del collegio di Cremona. Vuole recuperare quello che ha sentito e
che in parte corrisponde al suo pensiero e che è ciò che unisce l’assemblea e che può essere
propedeutico per il futuro. La prima cosa che ha sentito e che gli piace molto è che l’elaborazione
del programma è di competenza del CN. Conseguentemente a questo il suo personale parere è che
le liste presentate sono una distorsione del sistema. Lui crede in un programma messo a punto dal
CN e crede ad una serie di persone che si mettono a disposizione del CN per portare avanti il
programma che quest’ultimo ha deciso. Tanto tempo fa Facchini, in un contesto naturalmente
diverso, disse a Bordigoni una frase che non ho più dimenticato: “Io non entrerò in CC ma lavorerò
per mettere al tuo fianco persone che ti daranno filo da torcere”. Lui prende in prestito quella frase
per dire che analogamente lavorerà per far entrare persone che opereranno per il bene di tutta la
categoria. Stabilito che il programma deve essere fatto dal CN e non da altri, servono anche le
persone giuste, che sappiano unire capacità, competenza, carisma, intelligenza politica,
disponibilità, rappresentatività territoriale e affidabilità. L’individuazione di queste persone è
competenza e grande responsabilità del CN, indipendentemente dalle liste presentate. Si augura che
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anche in futuro si dia la parola ad un candidato che non era presidente. Gli ha fatto molto piacere
che la collega di Reggio Emilia abbia presentato una mozione d’ordine per dare la parola a Barbera.
Questo non deve avvenire solo perché si tratta di un collega che tutti conosciamo e di cui tutti
abbiamo stima, perché la stessa possibilità deve essere data a tutti i TSRM candidati e non per
favorire i candidati, ma il CN perché non si può votare per sentito dire. Prima di accordargli la sua
preferenza ha bisogno di conoscerli. E’ assolutamente d’accordo che debba esserci un ricambio
ponderato, intelligente altrimenti si rischia solo di fare dei danni. Poi il CC deve avvalersi anche
della collaborazione di altre persone valide, cercando di sfruttare tutte le professionalità a
disposizione per progetti specifici. Non si scandalizza pertanto se i componenti uscenti saranno
chiamati a lavorare insieme al CC se possono dare ancora qualcosa e hanno esperienza da
trasmettere, così come non si scandalizza se verranno chiamate persone candidate che non sono
state elette, naturalmente tutte pagate. Nello specifico dei programmi si permette di dare una sua
piccola indicazione per quanto riguarda il percorso costruito insieme riguardante i master, la
specialistica in cui molti colleghi hanno partecipato credendoci. Adesso deve essere fatto qualche
passo in più sui percorsi di studio e pur comprendendo la linea che divide questa organizzazione dal
sindacato, occorre lavorare verso le istituzioni competenti affinché i titoli acquisiti siano spendibili.
Non crede infatti nella dirigenza unica perché il rapporto con le altre figure professionali è sempre
da uno a 10. Crede fortemente in un mandato da dare al nuovo CC, sempre che sia condiviso da tutti
i presidenti presenti, e cioè di puntare in maniera forte sulla dirigenza di area specialistica.
Bartolomeo Campo, presidente del collegio di Trapani. Ha sentito gli interventi dei suoi colleghi
e le dichiarazioni di intenti per il futuro, ma non ha sentito grosse critiche all’operato del CC
uscente. Quanto successo tra ieri e oggi le inserirebbe nella parentesi delle dinamiche elettorali che
si scatenano ad ogni rinnovo degli organi che rappresentano la Federazione. Essendo negato per la
politica agisce istintivamente e pertanto ha necessità di dire ciò che pensa e ritiene giusto.
Innanzitutto non è che il CC uscente ha fallito il suo compito anche se ci sono delle modifiche da
fare. Ritiene che in quanto enti che non possono agire sindacalmente, sarebbe importante che la
categoria si muovesse parallelamente all’evoluzione contrattuale perché altrimenti si innescano
meccanismi impressionanti. Ai tempi in cui l’ausiliario spingeva l’apparecchio portatile di corsia
per fare un torace a letto lo rimproverava perché era geloso del suo apparecchio portatile e perché
quell'esame doveva farlo lui in quanto abilitato a farlo. Purtroppo lui rimane legato alle previsioni
della legge dello Stato a cui si affiancano i contratti di lavoro e pertanto se altre figure si affacciano
sullo scenario lavorativo si affaccia il problema della SIRM. Giusto che ci siano le dichiarazioni
degli infermieri a favore del fatto che non sono loro competenze, ma è pure vero che un radiologo
non deve permettere ad un infermiere di sedersi ad una consolle e fare una RM o fare altre attività
di pertinenza del TSRM. Il TSRM ha bisogno dell’abilitazione, l’infermiere del medico radiologo.
Ritiene che questa cosa vada attenzionata e discussa nelle sedi opportune e cioè con la SIRM che ho
dà le indicazioni o non si oppone, che è lo stesso. Per quanto riguarda il contratto, a fronte di un
percorso formativo di tutto rispetto, non capisce cosa significa la parola professionale, non capisce
cosa vuol dire essere abilitato alle funzioni direttive (devo fare un concorso, devo avere dei titoli, da
chi devo essere abilitato). Per quello che lo riguarda i TSRM sono classificati in D e DS. Queste
categorie hanno due livelli economici diversi di tipo verticale. Il D ha delle competenze stabilite
dalla legge, il DS ne ha altre sempre stabilite dalla legge. Per passare da D a DS si deve fare un
concorso in forza del quale si dà a quelle persone l’abilitazione a funzioni dirigenziali. Nella sua
azienda succede che un DS se non ha il master in coordinamento gli tolgono tutto però gli danno
una posizione organizzativa. Se non puoi essere coordinatore come puoi avere la posizione
organizzativa. Nella sua azienda chi dovrebbe essere dirigente delle professioni tecniche, per i
requisiti che ha acquisito nel tempo, non può fare il TSRM però le funzioni di coordinamento
vengono affidate a chi è in categoria D solo perché ha il master. Ci sono cose che non funzionano e
quindi come istituzione si devono difendere le professionalità fissate dalla legge e non dalla
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convenienza dell’azienda, e del radiologo in base ai rapporti instaurati. Il nuovo CC a suo parere
dovrà prendere in carico queste situazioni per fare osservare le leggi esistenti altrimenti che senso
ha prendersi la laurea specialistica?
Pasquale De Rosa, presidente del collegio di Salerno. Vuole chiedere, come fa lui sempre fatto,
che gli interventi venissero supportati da documenti in modo da dare forza e credibilità a ciò che si
sta affermando. Non vuole fare polemiche, non vuole entrare nel merito di alcune domande o
risposte, non vuole entrare nel merito di come si sono svolti determinati fatti. Si riferisce alla
collega La Valle e a quanto detto dal Presidente in merito al fatto che lunedì invierà della
documentazione. Siccome appena ricevuta la documentazione da parte del collegio di Napoli,
l’argomento è stato portato all’attenzione del suo CD, e siccome anche loro hanno delle
problematiche (rischio radiologico in una clinica privata, concessa come malattia; colleghi a cui è
stato chiesto di svolgere attività di fisioterapista in regime di spending revew, entrambe risolte),
chiede se risponde al vero che la richiesta della collega è stata inviata in Federazione la prima volta
il 22 settembre 2014.
Franco Ascolese, presidente del collegio di NA/CE/AV/BN. Interviene per precisare che l’invio
dell’ultima documentazione riguardante la collega La Valle Consuelo è dovuto ad un errore della
collaboratrice del suo collegio. Precisa di non essersi mai messo contro la Federazione né contro i
collegi. Quando ha ricevuto la nota ha richiesto un parere legale, il parere che risultava contrastante
lo ha mandato all’interessata e al CN. Vuole quindi precisare che non si permette di entrare nel
merito della situazione locale. Il suo voleva solo essere un contributo. Ripete che si è scusato anche
con la collega perché il suo messaggio è stato trasmesso inavvertitamente per errore.
Flavio Grazioli, presidente del collegio di Piacenza. Sulla questione “La Valle Consuelo” è stata
fatta, purtroppo, molta confusione. Il suo è un piccolo collegio, non hanno molta disponibilità, però
si sono occupati della cosa nel miglior modo possibile. Deve ringraziare il CC che si è offerto di
aiutarlo. A lui è dispiaciuto leggere sui social commenti sull’argomento e offerte di pareri legali non
richiesti, creando, tra l’altro, qualche problema in più coinvolgendo, in maniera non vera, anche gli
altri sette colleghi. Come si sono permessi di scrivere tali falsità? Nessuno si è preoccupato prima di
scrivere di accertarsi dei fatti. E’ grato al CC che lo ha fatto e al Presidente che ha dato un parere
autorevole in termini di legge. E’ convinto che fosse la migliore risposta possibile. E’ intervenuto
insieme ai rappresentanti della Federazione chiamando la collega per concordare un’azione da
svolgere insieme al collegio degli infermieri. La questione non è ancora definita e risolta. Si
incontreranno con i responsabili della clinica il prossimo 20 aprile e se avrà un esito negativo hanno
già programmato insieme al collegio di Genova una linea successiva da intraprendere. Non hanno
voluto dare al problema un risalto nazionale, pubblicizzandola, per salvaguardare la collega che
conosce pur non essendo iscritta al suo collegio e che rischia il posto di lavoro essendo impiegata in
una struttura particolare perché privata.
Il suo obiettivo è quello di aiutare l’interessata e non di alimentare le casse degli avvocati. Spera di
essere stato chiaro e di poter fornire in futuro notizie che possano tornare utili a tutti i TSRM sia nel
pubblico che nel privato.
Il Segretario chiede ai presenti se acconsentano a dare la parola ad Attinà per una sua
presentazione.
Claudio Attinà. (leggi i dati)
Terminata la relazione, il segretario chiede se ci sono domande da fare su quanto esposto.
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Michele Caliari, presidente del collegio di Trento. Siccome sono diversi anni che sta facendo le
stesse analisi e siccome età anagrafica e iscrizione non sono sufficienti, chiede se è possibile di farsi
dire dagli iscritti in che situazione occupazionale si trovano, ma soprattutto dove lavorano perché,
ed è l’esempio che porta sempre in assemblea, il più vecchio iscritto (un sessantanovenne) è anche
il più recente iscritto al collegio di Trento perché si è reiscritto per lavorare in una struttura privata.
Occorre incrociare i dati.
Claudio Attinà risponde subito. Per quanto riguarda l’occupazione e inoccupazione sul sito
tsrmweb ci sono tutte le combinazioni possibili e c’è anche quella lavora/non lavora. Ringrazia sia
la Federazione che Datakey che hanno consentito di raggiungere i molteplici obiettivi. Uno di questi
potrebbe essere di far compilare ai partecipanti ai corsi FAD organizzati al nostro interno un
modulo con i dati da inserire nel data base nazionale (lavora/non lavora). A suo parere bisogna
sensibilizzare i colleghi dicendogli che i dati richiesti principalmente aiutano loro a trovare lavoro.
Occorre studiare insieme un modo che sia poi adottato da tutti. Le iniziative singole non danno
risultati a livello nazionale. I dati raccolti potranno poi essere spesi dalla Federazione al Ministero
della salute in sede di discussione sul fabbisogno.
Vincenzo Torrisi, presidente del collegio di Catania. Alcuni mesi fa ha mandato una statistica
fatta nella sua regione partendo dal presupposto che i posti letto sono decisi in base agli abitanti (e
di conseguenza gli operatori). Propone di fare il lavoro al contrario: i presidenti di collegio si
impegnino a sapere dalle strutture pubbliche quanti TSRM ci sono e quanti dovrebbero esserci. Il
nuovo CC dovrà individuare quelle università che laureano troppi TSRM. Città di Ferrara: 110.000
abitanti, quella di Catania 300.000 abitanti. Provincia di Ferrara: 300.000, provincia di Catania
900.000. Iscritti Ferrara 340, iscritti Catania 354. Nel 2007, nella ricerca mostrata, Catania aveva
327 iscritti, ora ne ha 354. Sono stati più i cancellati che gli iscritti. L’università di Catania tranne
gli ultimi due anni è stata virtuosa perché il corso per TSRM era di 10 unità (non tutti di Catania).
Negli ultimi anni ci sono stati anche pochissimi concorsi. Invita a prendere esempio dagli esempi
positivi.
Paolo Giarolo, presidente collegio Verona. Sul fabbisogno formativo si è già parlato e
approfondito, e quindi vuole chiedere a Claudio Attinà se nel numero delle cancellazioni o meglio
nel rapporto ingressi/cancellazioni fosse stato considerato proprio l’aspetto dei colleghi pensionati
perché il dato potrebbe essere significativo (nella sua regione ne contano circa 150, il 10% a
provincia). La verifica sui corsi di aggiornamento non è attendibile perché i pensionati non li fanno.
Il calcolo del fabbisogno, e anche questa è una considerazione che era già stata fatta, deve essere
fatta sulla popolazione delle apparecchiature perché si dovrebbe arrivare al recupero di tutti quei
posti di lavoro i cui dati che solo l’apparecchiatura può fornire o può essere più significativo.
Giuseppe Brancato, segretario Federazione. La considerazione è giusta. Dove c’è più
popolazione ci sono più tecnologie e pertanto ci vorranno più TSRM. Sono dati da considerare nello
studio.
Claudio Attinà. Torrisi ha localizzato troppo nel suo intervento. Si ragiona purtroppo ancora
tenendo presente il proprio orticello. Le regioni, il fabbisogno lo chiedono per tutte le province, non
è la singola università che fa e decide. Ci si rapporta con la regione e non con singola università.
A Giarolo dice che il vero problema sono i dati relativi alla fascia superiore ai 65 anni che riguarda
senz’altro gente che ancora lavora. Bisogna tenere conto anche degli studi convenzionati. Il
rapporto con gli abitanti, quindi, non basta da solo, non è sufficiente come dato per arrivare al
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numero degli iscritti perché gli ospedali ridurranno i posti letto e nei prossimi anni non è previsto in
sanità altro collocamento al lavoro per concorso.
Giuseppe Brancato. Precisa che il lavoro va inteso come indicazione e va completato oggettivando
il percorso. E’ vero che i posti letto diminuiscono, ma è anche vero che le aziende fanno entrare ed
uscire un paziente entro 48 ore e per fare ciò le radiologie devono lavorare almeno 12 ore.
I lavori si concludono alle ore 16,30 del g. 14 marzo 2015 e subito dopo viene aperto il seggio per
consentire ai presenti di esercitare il diritto di voto.
Il giorno successivo (15/03/2015) il seggio verrà aperto come da odg.
Del che è verbale.
Il Segretario Il Presidente (TSRM Dr. Giuseppe Brancato) (TSRM Dr. Alessandro Beux)