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Hatha Yoga

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cenni su un tipo di yoga

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Il primo testo indipendente sullo yoga è lo Yogasutra di Patanjali, redatto intorno al 200 d.C. come raccolta di testi precedenti che rivelano qualche influenza buddhista. Anche se in alcune Upanisad e nella Bhagavad Gītā sono descritte alcune pratiche yoga.

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Quest’opera fissa le caratteristiche essenziali dello “yoga ottuplice”, chiamato in seguito “yoga reale”, una disciplina principalmente di tipo fisico, basata sulla fisiologia elaborata e sviluppata sotto il nome di “hatha yoga”.

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La Goraksashataka (“ i cento versi di Goraksa” 1300 d.C.) sono forse il testo più antico di questa scuola, ma diversi rami dell’induismo hanno pratiche di meditazione che possono essere definite yogiche; molti guru moderni sostengono di aver sviluppato tecniche di yoga proprie.

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• L’interesse primario della filosofia indiana è sempre stato non l’informazione ma la trasformazione : un cambiamento radicale della natura dell’uomo e, quindi, un rinnovamento della sua comprensione del mondo esterno e dell’esistenza; la trasformazione più completa possibile, così come avviene quando si giunge con successo a una conversione o a una rinascita totale.

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Henrich Zimmer Filosofie e religioni dell’India Mondadori Milano 2001 p.493 ss.

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Un po’ di storia

• Goraksanātha, fondatore dell’ordine dei Gorakhnāthin o Kanphata-yogin (yogin dalle orecchie forate), vissuto forse tra l’XI e il XII secolo, realizzò una sintesi tra alcuni tradizioni śaiva (Pāśupata), il tantrismo e la dottrina dei Siddha (perfetti).

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Pāśupata

• Lakuliśa è il fondatore di questa importante corrente dello śivaismo. Diffusa nel Gujarat nel 1 secolo d.C. I membri usavano cospargersi il corpo con ceneri, dedicandosi a diverse forme di ascesi

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La dottrina dei Pāśupata

• Si fonda su tre principi:

a) Pati (Il Signore Śiva)

b) Paśu (l’insieme degli esseri viventi)

c) Pāśa (il laccio che li tiene legati al mondo del divenire)

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Il tantrismo Sistema religioso di rituali e pratiche magiche che si fonda sui Tantra (Trattato dottrinale) considerati come rivelazione del supremo Signore Śiva. Tali, dottrine si propongono di presentare un nuovo insegnamento religioso, particolarmente adatto all’attuale era cosmica (Kaliyuga).

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Il tantrismo Secondo questa particolare visione religiosa l’adepto o praticante (sādhana) che comporta l’uso di formule magiche (mantra) diagrammi (yantra) mistici (spesso raffigurari come cerchi detti mandala, psicocosmogrammi) gesti di pregnante valore simbolico (mudrā) e discipline psicofisiche particolari (yoga).

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Una caratteristica importante della visione religiosa del Tantra è comunque l’idea che la divinità sia costituita dall’unione di due polarità opposte, maschile e femminile Śiva-Śakti reintegrate in una condizione di perfetta unità e che la manifestazione del cosmo si verifichi quando tale unità si rompe e i due principi si separano.

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Il seguace del Tantra (tāntrika) cerca l’aiuto della potenza femminile sia attraverso il culto (in cui essa raffigurata come una dea) sia nella pratica della meditazione e della ricerca interiore, in quanto si crede il medesimo principio sia presente nel corpo umano come capacità generativa, raffigurata come un serpente avvolto nelle sue spire (Kundalini).

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Le varie forme di Yoga tantrico delineano la struttura misteriosa del corpo sottile fatto di canali (nādī) e cerchi mistici (cakra) e tracciano l’itinerario che conduce la misteriosa potenza (collocata alla base della colonna vertebrale) a ricongiungersi con Siva (alla sommità del capo) consentendo al devoto di realizzare, - per mezzo di pratiche ben precise di controllo del respiro, contrazioni muscolari…- quella liberazione da tutti i legami che ha il suo omologo nella dissoluzione del mondo (laya); si tratta di un processo che è esattamente l’opposto che ha dato luogo al suo sprigionamento (srsti).

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• I cakra (cerchi) rappresentano altrettante tappe dell’ascesa di Kundalini, l’energia vitale che secondo la fisiologia mistica del Tantrismo, risiede alla base della colonna vertebrale, avvolta su se stessa nelle sue spire come un serpente.

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• Quando lo yogin riesce a ridestarla con l’applicazione di opportune tecniche, essa ricomincia a risalire verso l’alto, lungo la nādī chiamata susumnā , attraversa l’uno dopo l’altro i diversi chakra fino a raggiungere il sahasrāra-cakra, che simboleggia l’assoluto al di fuori di spazio e tempo; in esso Kundalini s’identifica con la Śakti l’energia cosmica raffigurata antropomorficamente come consorte o paredra[1] di Śiva.

•[1] Dal greco "para"=presso ed "edra"=sedia, ha il significato di "che siede accanto". Nella religione greca, infatti, si dava questo nome ad una divinità associata al culto di altra divinità. La consuetudine fu mantenuta anche dai Latini. Presso gli Indù esiste una forma similare ma con significato diverso; ogni Dio, infatti, ha una corrispondente figura femminile che, di solito, prende il nome di Shakti.

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• Significa cerchio, centro del corpo sottile. Essi sono descritti nelle seguenti fonti sanscrite : Hathayoga.-pradīpikā, Śiva-samhitā e Satcakra-nirūpana .

• Dal basso verso l’alto sono :

1. mūlādhāra-chakra: (C. del supporto di base) situato alla base della colonna vertebrale, nello spazio fra i genitali e l’ano e descritto come un loto con quattro petali di colore rosso sanguigno;

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3. manipūra-chakra (c. della città dei gioielli) detto anche nābhi-cakra o nābhi-sthāna, perché è situato nella regione lombare all’altezza dell’ombelico (nābhi): viene raffigurato come un loto blu o dorato a dieci petali;

2. svādhisthāna-chakra (c. del suo proprio luogo) situato alla base dell’organo genitale maschile e per questo detto anche medhrādhāra (che sta alla base del pene) viene raffigurato come un loto di colore rosso vermiglio a sei petali;

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4. anāhata-cakra (c. del suono incausato) detto anche hrdaya-chakra (C. del cuore); è raffigurato come un loto dal colore rosso vermiglio a dodici petali;

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5.viśuddha-cakra (C. completamente puro) situato nella regione della gola e raffigurato come un loto di sedici petali di colore grigio scuro o giallo oro;

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6. ājnā-cakra (C. del potere illimitato o del comando) situato fra le sopracciglia, dove si trova il mistico terzo occhio e raffigurato come un loto a due petali di colore bianco splendente.

Mandala del terzo occhio

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• 7) sahasrāra-cakra (ruota dai mille raggi) chiamato anche brama- sthāna (sede del Brahman), brama-randhra (cavità del Brahman), nirvāna-chakra (c. del nirvāna) o sahasrāra-padma (loto dai mille petali). È raffigurato come un loto capovolto situato al di sopra del capo, con mille petali privi di colore (perché tale centro si colloca al di là del mondo delle forme e dei colori).

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